Vangelo di Giovanni cap18

Commento al Vangelo di Giovanni

Cap. 18

Avendo detto queste cose Gesù uscì con i suoi discepoli al di là del torrente del Cedron dove c’era un orto, in cui entrò egli e i suoi discepoli.
2 Ora anche Giuda colui che lo tradiva conosceva il posto, perché molte volte si era riunito là Gesù con i suoi discepoli. 
3 Dunque Giuda avendo preso la coorte e inservienti dai sommi sacerdoti e dai farisei, viene là con lanterne e torce e armi.
4 Gesù dunque sapendo tutte le cose che venivano su di lui uscì e dice loro: Chi cercate?
5 Risposero a lui: Gesù il Nazoreo. Dice a loro: Io sono! Stava poi anche Giuda colui che lo consegnava con loro.
6 Allora come disse a loro: Io sono, andarono all’indietro e caddero a terra.
7 Di nuovo allora interrogò loro: Chi cercate? Essi allora dissero: Gesù il Nazoreo.
8 Rispose Gesù: Ho detto a voi che io sono.
Se dunque me cercate, lasciate andare questi;
9 affinchè si adempisse la parola che aveva detto: Di coloro che hai dato a me non ho perduto  nessuno.
10 Allora Simone Pietro avendo una spada la sguainò e colpì lo schiavo del sommo sacerdote e recise il suo orecchio destro. Era il nome dello schiavo Malco.
11 Disse allora Gesù a Pietro: Metti la spada nel fodero; non berrò forse la coppa che il Padre ha dato a me?
12 Allora la coorte ed il comandante e gli inservienti dei Giudei presero Gesù e lo legarono.
13 e condussero prima da Anna. Era infatti suocero di Caifa, che era sommo sacerdote di quell’anno.
14 Era poi Caifa quello che aveva consigliato ai Giudei: Conviene che un solo uomo muoia per il popolo.
15 Ora seguiva Gesù Simon Pietro e l’altro discepolo.  Quel discepolo poi era conosciuto al sommo sacerdote ed entrò insieme a Gesù nel cortile del sommo sacerdote,
16 ma Pietro stava presso la porta fuori. Entrò dunque l’altro discepolo quello conosciuto al sommo sacerdote e parlò con la portinaia e introdusse Pietro.
17 Allora dice a Pietro la serva portinaia: Non sei anche tu dai discepoli di quell’uomo? Dice quello: Non lo sono!
18 Stavano ora i servi e gli inservienti avendo fatto carboni ardenti, poiché era freddo e si scaldavano; c’era poi anche Pietro che stava con loro e si scaldava.
19 Allora il sommo sacerdote interrogò Gesù circa i suoi discepoli e circa il suo insegnamento.
20 Rispose a lui Gesù: Io apertamente ho parlato al mondo, io ho sempre insegnato in sinagoga e nel tempio dove convengono tutti i Giudei, e in segreto non ho detto niente. 21 Perché mi interroghi? Interroga quelli che hanno udito cosa ho detto a loro: Ecco questi sanno le cose che ho detto io.
22 Queste cose allora lui avendo detto uno degli inservienti astante diede uno schiaffo a Gesù dicendo: Così rispondi al sommo sacerdote?
23 Rispose a lui Gesù: Se ho parlato male, testimonia riguardo al male; se invece bene, perché mi percuoti?
24 Anna allora lo mandò legato da Caifa il sommo sacerdote.
25 Era Simon Pietro stante dritto e scaldantesi. Dissero allora a lui: Non sei anche tu dai suoi discepoli? Negò quello e disse: Non lo sono!
26 Dice uno dei servi del sommo sacerdote, essendo parente di colui a cui Pietro aveva tagliato l’orecchio: Non ti ho io visto nell’orto con lui?
27 Di nuovo allora Pietro negò, e subito un gallo cantò.
28 Conducono allora Gesù da Caifa nel pretorio. Era mattino presto; ed essi non entrarono nel pretorio, per non contaminarsi ma perché mangiassero la pasqua.
29 Uscì dunque Pilato fuori da loro e dice: Che accusa portate contro?
30 Risposero e gli dissero: Se non fosse costui un malfattore, non te l’avremmo consegnato.
31 Disse a loro Pilato: Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra legge. Gli dissero i Giudei: A noi non è permesso uccidere nessuno;
32 affinchè si adempisse la parola di Gesù che disse indicando di quale morte stava per morire.
33 Uscì allora di nuovo nel pretorio Pilato e chiamò Gesù e gli disse: Tu sei il re dei Giudei?
34 Rispose Gesù: Da te stesso tu dici questa cosa o altri hanno detto a te di me?
35 Rispose Pilato: Forse che io sono Giudeo? La tua nazione e i sommi sacerdoti hanno consegnato te a me. Cosa hai fatto?
36 Il mio regno non è da questo mondo; se il mio regno fosse da questo mondo, i miei inservienti avrebbero combattuto, perché non fossi consegnato ai Giudei. Ora poi il mio regno non è di qui.
37 Gli disse allora Pilato: Dunque re sei tu? Rispose Gesù: Tu lo dici che sono re. Io per questo sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per testimoniare la verità. Ognuno che è dalla verità ascolta la mia voce.
38 Dice a lui Pilato: Cos’è la verità? Ed avendo detto questa cosa di nuovo uscì dai Giudei e dice a loro: Io non trovo in lui alcuna colpa.
39 Ora è consuetudine per voi che vi liberi uno per la pasqua; volete dunque che vi liberi il re dei Giudei?
40 Gridarono allora di nuovo dicendo: Non questi, ma Barabba. Ora era Barabba un bandito.

Avendo detto queste cose Gesù uscì con i suoi discepoli al di là del torrente del Cedron dove c’era un orto, in cui entrò egli e i suoi discepoli.
Quando l’ora si avvicina, Gesù si ritira in un luogo appartato, lontano dal clamore delle folle, in compagnia dei suoi discepoli.
La serietà  del momento rende gradita soltanto la vicinanza degli amici, unico conforto da parte dell’uomo, se pur non necessariamente garantito.
Quando si è isolati spiritualmente dal mondo, si desidera e si cerca anche la separazione fisica e di starsene un po’ da soli a tu per tu col Padre .
Soltanto chi entra con Gesù in questa separazione è degno di toccare con mano e di vedere con i propri occhi l’adempimento pieno della salvezza.
E’ l’ultimo appello che Gesù fa ai suoi discepoli: il più importante ed il più decisivo. Allorché Cristo fa la conta finale, qualcuno è trovato mancante. E quel che è peggio sta schierato col fronte nemico.
2 Ora anche Giuda colui che lo tradiva conosceva il posto, perché molte volte si era riunito là Gesù con i suoi discepoli.
C’è una conoscenza di Cristo che porta alla salvezza e c’è una conoscenza che è convertita in dannazione.
Abbandonata la sequela, non esiste per nessuno la possibilità di un atteggiamento neutrale di fronte al Cristo.
Si diventa di necessità suoi nemici e suoi traditori… nel modo più meschino e subdolo, allorché si profana e si calpesta quel luogo santo dove l’amicizia aveva conosciuto i momenti più belli e più intimi.
molte volte si era riunito là Gesù con i suoi discepoli.
Nessuno presuma di salvezza: si può venir meno anche dopo molti anni e molti incontri e molto ascolto.
3 Dunque Giuda avendo preso la coorte e inservienti dai sommi sacerdoti e dai farisei, viene là con lanterne e torce e armi.
Se il piano contro Cristo è partito da altri e solo in extremis  Giuda è stato coinvolto, quasi strappato all’amicizia del Cristo, ora la congiura manifesta un volto nuovo ed impensato.
In prima linea c’è proprio lui, Giuda, uno dei dodici. Se ci poteva essere qualche incertezza e qualche esitazione negli altri, è Giuda che rompe ogni indugio e prende in mano la cosa.
E vuol fare bene il suo servizio al Diavolo, perché l’esito finale sia garantito e non ci siano sorprese, a costo di apparire un “esagerato” ed un esaltato agli occhi degli altri.
Porta con sé un’intera coorte ed un gruppo di inservienti mandati dai sommi sacerdoti: più di cinquecento uomini, quasi un piccolo esercito per catturare un uomo docile e mite di cuore.
viene là con lanterne e torce e armi.
Quelli che contano stanno a guardare e mandano altri, come al solito. Non vogliono sporcarsi le mani in una storia così brutta, eppure prontamente hanno acconsentito alle richieste di Giuda, anche se l’apparato finale è chiaramente ridicolo.
Quando interessa far fuori Gesù, ogni mezzo ed ogni persona fanno allo scopo.
Giuda ha calcolato proprio tutto. Se Cristo non può sfuggire a tanti uomini, potrebbe però nascondersi nel buio… ma ci sarà la luce delle lanterne.
Se le lanterne si spegneranno… ci saranno le torce. Se qualcuno ricorrerà alla forza… si potrà contare sull’uso delle armi.
4 Gesù dunque sapendo tutte le cose che venivano su di lui
Non c’è piano così prudente e perfetto contro Cristo che non sia da Lui conosciuto.
uscì e dice loro:
Quando si va a Cristo come nemici non è dato incontrarLo in un luogo riservato ad una santa amicizia. Gesù accetta la scontro con chi lo tradisce… non nella sua chiesa.
Chi cercate?
Niente di più bello e di più consolante che essere precorsi e prevenuti dalla parola del Signore, se non ci fosse di mezzo una volontà di tradimento.
Chi vuol prevenire il Signore è da Lui prevenuto, nella Parola e con la Parola. Chi vuol evitare il suo volto, se lo trova innanzi tutti davanti.
5 Risposero a lui: Gesù il Nazoreo. 
Chi non vuol invocare il suo nome, lo deve pur pronunciare.
Dice a loro: Io sono!
Chi non vuol ascoltare la Sua parola, deve pur conoscere la potenza del nome di Dio. Meglio però trovarsi dalla parte giusta, soprattutto quando si è discepoli.
Stava poi anche Giuda colui che lo consegnava con loro.
Considerazione triste ed amara. Stava… Giuda… con loro. Molto più di uno smarrimento temporaneo: Giuda sta saldo nella volontà di rinnegamento, con i nemici di Dio.
6 Allora come disse a loro: Io sono, andarono all’indietro e caddero a terra.
Qualsiasi violenza contro il cielo e contro il nome di Dio non è un passo avanti nella vita, ma un ritorno al peccato di Eden e peggio ancora una caduta per la morte.
Se la vita terrena è fatta di tante cadute, c’è anche un’ultima caduta senza possibilità alcuna di salvezza: quando Dio pronuncerà il suo nome, non per fare nuova ogni cosa, ma per il giudizio finale.
7 Di nuovo allora interrogò loro: Chi cercate? Essi allora dissero: Gesù il Nazoreo. 8 Rispose Gesù: Ho detto a voi che io sono.
Prima del giorno del giudizio di Dio c’è il tempo della sua pazienza, allorché ogni cuore è da Lui cercato e da Lui vagliato.
Se dunque me cercate, lasciate andare questi; 9 affinchè si adempisse la parola che aveva detto: Di coloro che hai dato a me non ho perduto  nessuno.
Prima che si adempia la Parola riguardo alla Sua ira si deve adempiere la Parola riguardo al Suo Amore. Nessuno può strappare a Cristo coloro che il Padre gli ha dato. E’ la Parola stessa che si fa garante della nostra salvezza, non c’è bisogno dell’ intervento dell’uomo.
10 Allora Simone Pietro avendo una spada la sguainò e colpì lo schiavo del sommo sacerdote e recise il suo orecchio destro. Era il nome dello schiavo Malco.
Lodevole l’intento di Pietro di venire in soccorso alla parola del Signore: in quanto all’esito, niente che faccia esultare. L’apostolo ferisce e mutila un povero diavolo, uno di quelli che non contano agli occhi degli uomini, ma il cui nome è conosciuto da Dio.
Se è vero che il regno di Dio è dei violenti, è altrettanto vero che non ogni violenza è benedetta, se non quella che è conforme alla volontà del Signore.
Gli esordi di Pietro, capo della chiesa, non sono certo esaltanti. Lo zelo non illuminato fa male al prossimo, soprattutto ai poveri.
11 Disse allora Gesù a Pietro: Metti la spada nel fodero; non berrò forse la coppa che il Padre ha dato a me?
Rimprovero deciso e forte! Nessuna violenza contro l’uomo è giustificata da Dio: il richiamo è per tutti, a cominciare da Pietro e da chi come lui.
C’è una umiliazione che deve essere affrontata e portata. Se il Figlio di Dio ha bevuto fino in fondo questo calice, perché tu vuoi seguire altre vie?
12 Allora la coorte ed il comandante e gli inservienti dei Giudei presero Gesù e lo legarono.
Tutti all’infuori di Giuda. Particolare strano e non privo di significato: Giuda non può essere messo  nel novero di quelli che hanno preso Gesù.
Per chi ha semplicemente “legato” Cristo, non c’è ancora giudizio di condanna; per chi ha  consegnato Cristo, dopo essere stato da lui preso, è già la dannazione eterna.
D’ora in avanti non ci sarà alcun rapporto tra Cristo e Giuda: la storia di un incontro e di un confronto ha già trovato il suo epilogo finale.
13 e condussero prima da Anna.
Accade spesso che i nemici di Cristo cerchino la complicità della sua chiesa e ad essa si appellino. Prima però bisogna legare Gesù e rendere impotente ed inoperante la sua autorità.
Era infatti suocero di Caifa, che era sommo sacerdote di quell’anno.
Se è vero che c’è un unico sommo sacerdote, che ha nome di Cristo, allorché se ne cerca un altro, bisogna mettere fuori causa il primo.
14 Era poi Caifa quello che aveva consigliato ai Giudei: Conviene che un solo uomo muoia per il popolo.
I consigli dei sommi sacerdoti di questo mondo, sono troppo sensati e ragionevoli, perché l’uomo non li debba tenere in considerazione… Per il bene del popolo, s’intende, anche se mettiamo a morte il Cristo.

………………………………………………………………………

 

15 Ora seguiva Gesù Simon Pietro e l’altro discepolo.
Quando c’è di mezzo la disapprovazione e la condanna delle masse, pochi osano ancora seguire Cristo. Pietro e Giovanni resistono e non sembrano disposti a cedere.
Quel discepolo poi era conosciuto al sommo sacerdote ed entrò insieme a Gesù nel cortile del sommo sacerdote, 16 ma Pietro stava presso la porta fuori.
La familiarità con i capi della chiesa può essere un aiuto, per conoscere meglio quale scempio essi fanno di Cristo.
Non è detto per questo che si debba ricercare ad ogni costo.
Quale vincolo c’è tra Giovanni e il sommo sacerdote? Non lo sappiamo.
Certo è che grazie a questa conoscenza l’apostolo può entrare negli spazi riservati ai capi del sinedrio. Pietro invece sta fuori presso la porta, ma è fermamente deciso a non mollare e a non andarsene.
Entrò dunque l’altro discepolo quello conosciuto al sommo sacerdote e parlò con la portinaia e introdusse Pietro.
Anche Pietro è ammesso nel cortile, di sottobanco e come un irregolare.
17 Allora dice a Pietro la serva portinaia: Non sei anche tu dai discepoli di quell’uomo?
Quando si sta in un posto ostile al Signore, la presenza di chi ama Gesù non passa inosservata. Se non si vuole uscire subito allo scoperto, ci pensano gli altri a tirarti fuori.
Dice quello: Non lo sono!
Nega Pietro di essere discepolo di Cristo. Dopo tanta perseveranza e tanta audacia, allorché deve testimoniare la sua fede in Gesù, Pietro viene meno. Una sequela pronta ed immediata si risolve in un rinnegamento altrettanto pronto e deciso.
E quel che è peggio, davanti ad una donna, e per di più serva: una persona che non conta nulla a questo mondo e da cui nulla c’è da temere.
18 Stavano ora i servi e gli inservienti avendo fatto carboni ardenti, poiché era freddo e si scaldavano; c’era poi anche Pietro che stava con loro e si scaldava.
Colui che era stato trovato con Gesù viene ora trovato nel novero delle persone indifferenti alla presenza del Cristo.
Pietro non è passato dalla parte dei nemici, sta semplicemente dalla parte di coloro che solo incidentalmente e marginalmente sono coinvolti nella vicenda di Cristo, Figlio di Dio.
Hanno ben altro a cui pensare e non sembra poi che siano interessati alle problematiche religiose. La loro preoccupazione è tutta terra, terra: fa freddo e bisogna scaldarsi al fuoco.
In questo contesto di povertà indifferente alla ricerca di una verità che viene dal cielo, può essere accettata anche la presenza di Pietro, purchè tenga la bocca chiusa e non crei disturbo.
19 Allora il sommo sacerdote interrogò Gesù circa i suoi discepoli e circa il suo insegnamento.
Interessa innanzitutto sapere riguardo ai discepoli e a quali prospettive e soltanto in un secondo momento riguardo a quale insegnamento.
Non si interroga la parola per giudicarla, ma per ascoltarla e per essere da lei giudicati.
Gesù a diritto potrebbe rifiutare un simile confronto, ma per amore dell’uomo accetta di essere giudicato dall’uomo, caso mai potesse servire per il bene di qualcuno.
20 Rispose a lui Gesù: Io apertamente ho parlato al mondo, io ho sempre insegnato in sinagoga e nel tempio dove convengono tutti i Giudei, e in segreto non ho detto niente.
Nulla di segreto e di nascosto vi è stato nell’insegnamento di Gesù che possa giustificare un simile interrogatorio davanti alle autorità della chiesa.
Cristo ha parlato apertamente al mondo intero e per tutti gli uomini e questo fa cadere da subito ogni congettura di complotto che metta l’uomo contro l’uomo.
In secondo luogo la sua parola non si è fatta insegnamento se non nei luoghi opportuni, secondo le consuetudini e le leggi del suo popolo. Ciò che è consentito a qualsiasi maestro in Israele va pure concesso a Gesù.
21 Perché mi interroghi? Interroga quelli che hanno udito cosa ho detto a loro: Ecco questi sanno le cose che ho detto io.
Del tutto inopportuno un interrogatorio da parte di chi non ha udito e nel contempo si fa giudice di ciò che non ha voluto conoscere. Quando non c’è stima e non c’è fiducia in una parola, tanto vale chiedere a coloro che hanno udito, se pure non hanno ascoltato. Questi sanno le cose che ha detto Gesù e sono gli unici testimoni che si possano chiamare in causa a ragione.
Cristo chiede di essere giudicato secondo ciò che obiettivamente ha detto davanti a tutti. E neppure si preoccupa di tirare in ballo i discepoli che l’hanno seguito: la testimonianza di un “familiare” è sempre dubbia e sospetta.  
22 Queste cose allora lui avendo detto uno degli inservienti astante diede uno schiaffo a Gesù dicendo: Così rispondi al sommo sacerdote?
Quelli che non contano a questo mondo a volte sono molto zelanti nel difendere i potenti. Non importano le ragioni, importa far bella figura. Chi è in autorità chiude la bocca agli altri oppure li fa parlare a sproposito.
Rispose a lui Gesù: Se ho parlato male, testimonia riguarda al male; se invece bene, perché mi percuoti?
C’è una violenza contro Gesù cieca e folle. Non guarda alle ragioni e non cerca la verità: è agita da altre persone e da altre potenze.
24 Anna allora lo mandò legato da Caifa il sommo sacerdote.
Da un sommo sacerdote all’altro, sempre legato: non sembra che cambi la musica.
In qualsiasi caso Gesù è e rimane una persona che deve essere fermata. Il giudizio è già fatto e già dato per scontato.
Da Caifa non ci si aspetta nulla di nuovo, se non la ratifica di ciò che già è stato deciso: una pura formalità riguardo alla quale tutto è risaputo.
Nulla si dice di questo confronto perché nulla aggiunge al quadro che è stato presentato. L’interesse si sposta per un momento sull’apostolo Pietro.
25 Era Simon Pietro stante dritto e scaldantesi. Dissero allora a lui: Non sei anche tu dai suoi discepoli?
Pietro riesce a ben nascondere l’angoscia del proprio cuore.
Non si presenta come un prostrato ed un frustato, ma come un uomo in forze, del tutto uguale agli altri che si riscaldano al medesimo fuoco.
Chi è stato alla sequela di Cristo in certi momenti eviterebbe volentieri il confronto col mondo. Per quanto si cerchi il nascondimento nel mucchio, alla fine il mondo vuole spiegazioni. Questa volta la domanda non viene da una singola persona, ma da un intero gruppo.
Negò quello e disse: Non lo sono!
La seconda negazione è più forte e più grave della prima.
Quando l’accusa viene da un solo testimone, può essere anche respinta, come un errore o un riconoscimento sbagliato.
Quando più testimoni dicono la stessa cosa, qualsiasi negazione rende manifesta la menzogna: soprattutto quando nulla si vuole concedere all’accusa. Pietro si illude di cavarsela con una negazione decisa, ma i guai per lui non sono finiti.
26 Dice uno dei servi del sommo sacerdote, essendo parente di colui a cui Pietro aveva tagliato l’orecchio: Non ti ho io visto nell’orto con lui?
Questa volta l’accusa è seria: non viene da una persona qualunque, ma da un uomo colpito e segnato, se pur indirettamente, dalle vicende di una sequela.
E’ parente di quel Malco al quale Pietro ha tagliato l’orecchio. Era anche lui nell’orto al momento del fatto: dunque conosce bene il discepolo di Cristo, perché l’ha visto con i propri occhi.
Come negare una testimonianza così vicina e così attendibile?
27 Di nuovo allora Pietro negò, e subito un gallo cantò.
Nega Pietro per la terza volta e subito un gallo canta, così come predetto dal Signore. Quando il cuore precipita nel buio più profondo ed il tradimento non ha più limiti e misura c’è sempre un richiamo forte da parte di Dio.
Questo giova dire e far sapere… E non è poi così importante soffermarsi sul pianto di Pietro.
Qualunque vorrà essere la risposta dell’uomo, la voce di Dio si farà sentire. Nessun discepolo che abbia seguito Cristo da vicino potrà mettere fine ad una amicizia senza essere richiamato dalla sua parola.
28 Conducono allora Gesù da Caifa al pretorio. Era mattino presto;
Quando Gesù è legato e messo fuori causa c’è una gran fretta di vedere la sua morte. Molti in questa notte non hanno dormito.
Lo zelo dei figli delle tenebre è più grande di quello dei figli della luce e non disdegna nessun sacrificio ed alcun compromesso.
Di mattino presto si disturba lo stesso Pilato, pur di arrivare ad una rapida conclusione.
ed essi non entrarono nel pretorio, per non contaminarsi ma perché mangiassero la pasqua.
Il disturbo ha tutte le parvenze della provocazione e della violenza. Nel momento stesso in cui cercano l’autorità romana, perché ne hanno bisogno, i Giudei ostentano ogni avversione ed ogni sacra ripugnanza nei suoi confronti. Pilato avrebbe tutte le ragioni per non ascoltarli, ma è travolto e trascinato dalla violenza del gruppo. E’ pericoloso contrastare tanta audacia e tanta temerarietà.
Meglio prima capire quali ragioni, andando incontro. Così anche Pilato, se pur inconsciamente, fa il gioco del Satana.
29 Uscì dunque Pilato fuori da loro e dice: Che accusa portate contro?
Satana fa sì che ogni barriera sia superata  e  qualsiasi contrasto colmato, purchè Cristo cada sotto il giudizio dell’uomo.
Quando c’è di mezzo il Figlio di Dio, i Giudei riescono ad interloquire con gli stessi Romani. Il “chiasso” è talmente grande che Pilato è costretto ad uscire e a chiedere quale accusa si porti contro l’uomo.
30 Risposero e gli dissero: Se non fosse costui un malfattore, non te l’avremmo consegnato.
La risposta è sdegnosa e piena di arroganza e presunzione. Manifesta apertamente ogni sfiducia ed ogni disistima. Preso di petto Pilato risponde a tono.
31 Disse a loro Pilato: Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra legge.
Se il giudizio è già stato fatto da voi e non mostrate fiducia e stima nelle mie capacità di discernimento, perché vi appellate alla legge romana?
Gli dissero i Giudei: A noi non è permesso uccidere nessuno;
La ragione per cui si va a Pilato è presto detta, senza rispetto e diplomazia.
Si deve mettere a morte il Cristo, ma c’è bisogno del consenso di Roma. Non importa e non si chiede il giudizio di Pilato, soltanto il suo benestare.
32 affinchè si adempisse la parola di Gesù che disse indicando di quale morte stava per morire.
Ancora una volta quando l’uomo crede di scavalcare la Parola di Dio e di toglierla di mezzo è precorso e scavalcato dalla stessa Parola. Gesù sta per morire per mano dell’uomo, ma non innanzitutto per volere dell’uomo, ma per volere di Dio.
Per quanto voglia essere artefice e signore della vita, l’uomo è e sarà sempre trovato semplice strumento nelle mani di Dio.
33 Uscì allora di nuovo nel pretorio Pilato e chiamò Gesù e gli disse: Tu sei il re dei Giudei?
Pilato è costretto a dare un giudizio, ma non vuole perdere la propria dignità di rappresentate di Roma e tenta un confronto con Gesù secondo giustizia.
Ascoltata l’accusa, così corale e decisa,  vuol ora sentire anche l’altra campana.
Chiede a Gesù se veramente è il re dei Giudei, in tono pacato e senza sdegno. Non gli sfugge che in tutta questa storia vi è qualcosa di eccessivo, il cui significato è puramente religioso e non politico.
Se la questione fosse politica, i Giudei non si rivolgerebbero certo ai Romani: un qualsiasi guastafeste e rivoluzionario sarebbe a loro gradito.
Pilato non è così sciocco da credere in una qualche collaborazione da parte dei Giudei per mantenere l’ordine costituito. Evidentemente si tratta di questioni interne in cui Roma è tirata in ballo semplicemente come soluzione di comodo.
34 Rispose Gesù: Da te stesso tu dici questa cosa o altri hanno detto a te di me?
Pilato e Gesù si intendono alla svelta e non c’è poi bisogno di  molte parole. L’autorità di Roma è tirata in ballo del tutto a sproposito, per farne un uso strumentale.
L’accusa ed il giudizio vengono da altrove. Il richiamo che Gesù fa a Pilato è presto inteso.
35 Rispose Pilato: Forse che io sono Giudeo? La tua nazione e i sommi sacerdoti hanno consegnato te a me.
Pilato cerca di giustificarsi agli occhi di Gesù e di recuperare dignità e credibilità.
Se Cristo è finito davanti a lui, la colpa è dei Giudei e non di chi è chiamato a proferire una condanna.
La tua nazione e i sommi sacerdoti hanno consegnato te a me.  L’unica soluzione possibile per un caso così insolito è quella di ricucire lo strappo con gli accusatori.
Pilato si dimostra disposto ad ascoltare, per comprendere e fare il possibile, di modo che si arrivi ad una soluzione giusta e ragionevole.
Cosa hai fatto?
Innanzi tutto i fatti: come un bravo avvocato Pilato vuol sapere come stanno realmente le cose. Cosa ha fatto Gesù per provocare una reazione così violenta e sdegnata?
36 Il mio regno non è da questo mondo; se il mio regno fosse da questo mondo, i miei inservienti avrebbero combattuto, perché non fossi consegnato ai Giudei. Ora poi il mio regno non è di qui.
Una domanda molto chiara trova una risposta altrettanto chiara. L’intuizione di Pilato e le sue supposizioni trovano una conferma. Si tratta delle solite questioni religiose dei Giudei e di una provocazione che non ha nulla di politico.
Come poi si possa parlare di un regno che non è di questo mondo e di soldati di un altro mondo… Tutto questo è incomprensibile per un Romano.
Pilato per un attimo si lascia prendere dal desiderio di saperne di più… Per curiosità, per conoscere fino a qual punto si possa arrivare con simili stramberie.
37 Gli disse allora Pilato: Dunque re sei tu? Rispose Gesù: Tu lo dici che sono re. Io per questo sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per testimoniare la verità. Ognuno che è dalla verità ascolta la mia voce.
Nella domanda non c’è ironia, forse un po’ di compatimento per una mente malata, o, nella migliore della ipotesi, un tentativo di riportare alla ragione chi mostra di essere fuori di testa.
La risposta di Gesù è un richiamo molto forte alla serietà della vita ed alla ricerca della verità come bene assoluto.
Se Gesù ha la pretesa di essere re, il suo regno non è di questo mondo, e non vuole contendere con i re di questo mondo.
Se ha la pretesa di essere ascoltato, non è innanzitutto come verità, ma come testimone della verità. Come lascia spazio ai re di questa terra, così lascia spazio a tutti coloro che cercano la verità sulla stessa terra.
La sua parola come annuncio di un regno  e  di una verità che vengono dal cielo, è una semplice proposta, un dono fatto all’uomo. Non merita violenza chi parla in mitezza, non  merita la morte chi vuol semplicemente dare la vita.
38 Dice a lui Pilato: Cos’è la verità?
Sembra che Pilato sia entrato nella serietà di un discorso. Ma non è in grado di comprendere: non ha avuto il dono della Parola di Dio. Riesce ad immaginare la verità come una cosa difficile da definire: non può certo intenderla come una persona.
Avrebbe dovuto chiedere: Chi è la verità? Ma a tanto non arriva. Nonostante il buio riguardo alla verità, comprende  la falsità dell’accusa. Non ha la luce della fede, ma possiede ancora la luce della ragione.
Ed avendo detto questa cosa di nuovo uscì dai Giudei e dice a loro: Io non trovo in lui alcuna colpa.
Pilato fino a questo punto ha il coraggio di un’onesta ragione e ha la forza per far fronte alla menzogna ed alla cattiveria dei Giudei: non senza segni di cedimento.
39 Ora è consuetudine per voi che vi liberi uno per la pasqua; volete dunque che vi liberi il re dei Giudei?
Pilato tenta di salvare capre e cavoli: vuol sentirsi a posto con la coscienza e nel contempo desidera il consenso dei Giudei.
Cerca un compromesso per metter tutto a posto in maniera indolore. Ribadita la sua opinione circa l’innocenza di Gesù, di fatto non lo rimanda libero, ma lo trattiene prigioniero.
Esercita il suo potere di giudice soltanto a parole: non ha il coraggio di tutelare il diritto di chi gli è stato consegnato ingiustamente.
Una breccia pericolosa si è aperta nella suo cuore e il Satana ha trovato lo spazio in cui entrare. Quando il timore dell’uomo è più grande del timore di Dio, è smarrito ogni logico buon senso.
Se i Giudei hanno messo Cristo nelle tue mani perché tu, o Pilato, lo rimetti nelle loro mani?
Hai conosciuto la loro perfidia, come puoi sperare nella loro misericordia? Giusto e santo dare fiducia al prossimo, ma non sulla pelle degli altri.
40 Gridarono allora di nuovo dicendo: Non questi, ma Barabba. Ora era Barabba un bandito.
Chi concede anche solo un dito al Diavolo è afferrato per la mano e non riesce più a liberarsi dalla stretta mortale.
Pilato si trova ora con le spalle al muro: non solo non è riuscito a impedire un atto di ingiustizia, ma lui stesso si trova promotore e fautore di un’altra ingiustizia.
Ora era Barabba un bandito. Se riguardo a Gesù nulla si poteva dimostrare a sua condanna, riguardo a Barabba il giudizio era già stato fatto.
Quando si lascia libero sfogo all’iniquità dell’uomo, chi potrà mai fermarla?
Il male va estirpato subito, appena ha messo radice. Chi lo lascia crescere vedrà crescere anche i suoi frutti. Chi ascolta la voce del malvagio, ben presto dovrà sentire anche il suo grido assassino.

 

 


 

Informazioni aggiuntive