Commento al Miserere

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Commento al Miserere
di Gerolamo Savonarola – adattamento dal volgare di Cristoforo

Oh me, infelice, abbandonato da qualsiasi aiuto, che ho offeso il cielo e la terra! Dove andrò? A chi mi volgerò? A chi ricorrerò? Chi avrà di me misericordia? Io non oso alzare gli occhi al cielo, perché verso quello io ho gravemente peccato. In terra non trovo alcun rifugio, perché io le sono stato di scandalo. Cosa farò dunque? Mi dispererò? No, certo, Iddio è misericordioso: il mio Salvatore è pietoso.  Per questo solo Dio è il mio rifugio: lui non disprezzerà l’opera sua, non scaccerà da sé la sua immagine. A te, pertanto piissimo Dio, ricorro e vengo tutto malinconico e pieno di dolore, tu solo sei la mia speranza, tu solo il mio rifugio. Ma che  ti dirò io, non avendo l’ardire di alzare gli occhi? Io spargerò parole di dolore, implorando la tua misericordia, e dirò: Miserere mei, Deus, secundum magnam misericordiam tuam ; O Dio, , che abiti in una luce inaccessibile; Dio nascosto, che non puoi essere visto con gli occhi corporei, né intelletto creato ti può comprendere, né lingua di uomini o di angeli può manifestarti chiaramente; Dio mio, te incomprensibile io cerco, te ineffabile io invoco, ciò che tu sei, che sei in ogni luogo. Io so che tu sei cosa somma, se però tu sei cosa e non piuttosto causa di tutte le cose, ammesso anche però che tu sia causa, perché io non trovo alcun nome col quale io possa nominare la tua ineffabile maestà. Dio, dunque, il quale sei ciò  che è in te, perché tu sei la stessa tua sapienza, la tua bontà, la tua potenza e la tua somma felicità,  ed essendo così  misericordioso, chi sei tu se non la stessa misericordia? E io chi sono se non la stessa miseria? Ecco, pertanto, Dio mio, ecco la miseria davanti a te. Cosa farai tu, o misericordia? Farai certamente l’opera tua, perché tu non puoi separarti dalla tua natura. E quale sarà l’opera tua? Togliere via la miseria, sollevare i miseri. Per questo, miserere mei , Deus: abbi di me misericordia, o Dio! Dio,  dico, che sei misericordia, togli via la mia miseria; togli via i miei peccati, perché questi sono la mia somma miseria; solleva me misero; mostra in me l’opera della tua misericordia; esercita in me la tua virtù.
Abyssus abyssum invocat. L’abisso della miseria invoca l’abisso della misericordia. L’abisso dei peccati invoca l’abisso delle grazie. Maggiore è l’abisso della misericordia dell’abisso della miseria. L’abisso pertanto, inghiottisca l’abisso. L’abisso della misericordia inghiottisca e consumi l’abisso della miseria.
Miserere mei, Deus, secundum magnam misericordiam tuam.
Abbi misericordia di me, Signore, non secondo la misericordia degli uomini la quale è piccola, ma secondo la tua, la quale è grande, la quale immensa, la quale è incomprensibile, la quale eccede in immenso tutti i peccati. Abbi misericordia di me, Signore, secondo quella grande misericordia con la quale tu amasti il mondo in tale modo che tu desti il tuo Unigenito. Quale può essere maggiore misericordia? Quale maggiore carità? Chi è quello che possa disperarsi e che non debba confidare? Dio è fatto uomo e per gli uomini crocifisso. Pertanto, o Dio, abbi pietà di me secondo questa tua grande misericordia per la quale tu desti il tuo Figliolo per noi, per la quale tu togliesti in virtù di lui i peccati del mondo, per la quale mediante la sua croce tu illuminasti tutti gli uomini, per la quale tu rinnovasti e restaurasti le cose che sono in cielo e che sono in terra. Lavami, Signore, nel suo sangue; rinnovami nella sua resurrezione.
Abbi misericordia di me, o Dio, non secondo la tua piccola misericordia, perché la tua misericordia è piccola quando tu sollevi e liberi gli uomini dalle miserie corporali; ma è grande quando tu perdoni i peccati e per la tua grazia tu sollevi gli uomini sopra l’altezza della terra. Così, Signore, abbi misericordia di me secondo questa tua grande misericordia, affinché tu converta me a te, e io mi dolga dei miei peccati e tu per la tua grazia mi giustifichi e salvi.
Ampius lava me ab iniquitate mea, e a peccato meo munda me. Perché io non sono ancora mondo del tutto, finisci la tua opera: togli tutta la colpa; togli il peccato; accresci la luce; accendi il mio cuore della tua carità; caccia via il timore, perché la perfetta carità  allontana il timore. Esca del tutto da me l’amore del mondo, l’amore della carne, l’amore della gloria e l’amor proprio. Lavami, Signore, del tutto dalla mia iniquità, perché io ho peccato contro il prossimo, e  purificami dal mio peccato col quale io ho offeso Dio, così che tu non solamente estingua la colpa e il peccato, ma anche il fomite e la causa dei peccati. Lavami, dico Signore, con l’acqua delle tue grazie, con l’acqua della quale chi beve non ha più sete, ma sgorgherà in lui una fonte d’acqua viva che sale nella vita eterna. Lavami con l’acqua delle mie lacrime; lavami con l’acqua delle tue Scritture, perché io sia annoverato tra quelli ai quali tu dicesti: “Voi siete già puri in virtù della mia parola”.
O Dio, sii benigno a me peccatore, perché l’anima mia sta in grande agitazione tra la speranza e il timore, sia quando sono sul punto di disperarmi per il timore dei peccati che io conosco in me, sia quando mi riprendo per la speranza della tua misericordia.
Ma poiché la tua misericordia è più grande della mia miseria, sempre avrò speranza in te, Signore, e canterò in eterno le tue misericordie. Perché io so che tu non vuoi la morte del peccatore, ma che lui si converta, ma che lui conosca la sua iniquità, lasci il peccato e ritorni a te e viva. Perché io conosco la mia iniquità, perché io so quanto essa è grave, quanto è grande, quanto è dannosa, io non la ignoro, non la nascondo, ma la pongo davanti ai miei occhi per lavarla con le mie lacrime e confessare contro di me la mia ingiustizia al Signore…
Tibi solo peccavi et malum contra te feci, ut iustificeris in sermonibus tuis et vincas cum iudicaris.
Ecco io vengo a te, Signore, aggravato di peccati, affaticandomi il dì e la notte nel gemito del mio cuore. Ricreami, Signore, e consolami, così che tu ti giustifichi nelle tue parole et vincas cum iudicaris ( e vinca quando sei giudicato ). Perché molti dicono “Per costui non c’è salvezza nel suo Dio” e  “Dio l’ha abbandonato”, vinci Signore, costoro, essendo così da loro giudicato, e non fare secondo il loro giudizio. Non mi abbandonare, Signore, in nessun tempo.
Dammi la tua misericordia e la salvezza, e saranno vinti, perché essi dicono che tu non avrai misericordia di me e che tu mi scaccerai dalla tua faccia e non mi riceverai più. Così sei giudicato dagli uomini; così parlano di te gli uomini; questi sono i loro giudizi. Ma tu pietoso, tu misericordioso, abbi misericordia di me e vinci i loro giudizi; manifesta in me la tua misericordia; si lodi in me la tua pietà. Fammi un vaso della tua misericordia , perché tu ti giustifichi nelle tue parole e vinca quando sei così giudicato. Perché gli uomini ti giudicano inflessibile e severo, vinci con la tua pietà e con la tua dolcezza il loro giudizio, e imparino gli uomini ad avere misericordia dei peccatori, ed i malfattori tornino a penitenza vedendo la tua pietà e dolcezza verso di me.
Cor mundum crea in me, Deus, et spiritum rectum innova in visceribus meis.
O Dio, crea in me un cuore mondo, un cuore umile, un cuore mansueto, un cuore pacifico,  un cuore benigno, un cuore pietoso, che non faccia male ad alcuno, che non renda male per male, ma renda bene per male, che ami te sopra tutte le cose, sempre pensi a te, di te parli, a te renda grazie, e si diletti di inni, e cantici spirituali, e nei cieli abbia il suo luogo. Crea in me, Signore, un tal cuore; producilo dal nulla, perché quale non può essere per natura tale diventi per grazia. Questa viene da te solo per creazione nell’anima; questa è la forma del cuore puro; questa, tirando con sé tutte le virtù, scaccia parimenti tutti i vizi.
Dammi uno spirito retto che cerchi non le cose che sono sue, ma le tue; rinnova lo spirito retto nelle mie viscere; rinnovalo perché il primo che tu mi desti l’hanno spento i miei peccati.
Dammi uno spirito nuovo, il quale rinnovi in me quello che è invecchiato.
Ne proiicias  me a facie tua, et spiritum sanctum tuum ne auferas  a me.
Non mi confondere, o buon Gesù, perché io spero solo in te; perché la mia salvezza non è se non in te, Signore, perché tutti gli altri mi hanno abbandonato, i miei fratelli e i miei figli mi hanno lasciato, le mie viscere mi hanno in abominazione, e non  mi è rimasto chi mi aiuti se non te. Non mi scacciare, pertanto, dalla tua faccia.
Redde mihi laetitiam salutaris tui, et spiritu principali confirma me.
Cosa posso io domandare che sia più grato a te e a me più utile se non che tu mi ridoni la letizia dell’amore di Gesù? Io gustai già quanto sia dolce il Signore, quanto sia leggero e soave il suo peso. Io mi ricordo quanta pace e quanta tranquillità d’animo io mi godevo quando  mi rallegravo nel Signore ed esultavo in Gesù mio Dio. E perciò ora mi dolgo ancor più, perché so quello che ho perduto. Io  so quanti grandissimi beni mi sono mancati: perciò importunamente grido: Ridonami la letizia dell’amore di Gesù; ridonamela, perché tu me l’hai tolta per i miei peccati; ridonamela, perché io l’ho perduta per la mia colpa; ridonamela, ti prego, per i meriti di colui che sempre sta alla tua destra e intercede per noi. Ma poiché la mia fragilità è grande, spiritu principali confirma me, sostienimi con uno spirito di forza, cosicché per nessun turbamento io mi possa separare da Cristo, né mi possa allontanare da lui per nessun timore, né indebolire e diventare infermo per nessun tormento ed afflizione, perché la mia virtù non è tale che essa possa combattere con l’antico serpente e vincerlo. San Pietro mi insegna quanto grande sia la nostra infermità. Lui ti vide, Signore Gesù, e con te conversò famigliarmente.: gustò la tua gloria sul monte quando tu ti trasfigurasti; udì la voce del Padre; vide con i suoi occhi le tue meravigliose opere, e lui ancora nella tua potenza fece molti miracoli. Andò con i piedi sopra le acque; ogni giorno udiva le tue parole tanto potenti e tanto soavi; sembrava di una fede ferventissima, e diceva di essere pronto ad andare con te anche in prigione e anche alla morte, e, quando tu, gli manifestasti apertamente che lui ti avrebbe rinnegato, non ti credeva e confidava nella propria virtù e aveva più fede in sé uomo che in te Dio. Ma quando poi l’ancella gli disse : “Tu sei di quelli” lui di fatto negò. Venne l’altra ancella e disse : “Veramente tu sei  di quelli”; lui di nuovo ti negò. Non potè stare saldamente dinanzi a una donnicciola. Come sarebbe lui stato dinanzi a re e a tiranni? Ed essendo di nuovo  da quelli che erano presenti chiamato in causa ed accusato, cominciò a giurare e a spergiurare che non conosceva l’uomo. Cosa credi che lui dicesse? Io penso che lui giurasse per Dio e per la legge di Mosè che non ti conosceva e che ti detestava dicendo: “Credete voi che io sia discepolo di questo samaritano ingannatore e indemoniato che ha distrutto la nostra legge? Io sono discepolo di Mosè. Costui non so chi sia o donde sia”: Deo gratias  che non fu interrogato più oltre, perché se non fosse mancato il domandare, non sarebbe anche mancato il rinnegare; se mille volte fosse stato interrogato, mille volte avrebbe negato, anzi mille volte avrebbe falsamente giurato e detestato. Ma queste domande furono solo parole. Cosa avrebbe fatto se i Giudei fossero venuti alle percosse? Certamente San Pietro nulla  avrebbe smesso di fare fino a che col negare, giurare, detestare e bestemmiare non fosse uscito dalle loro mani: ma tu, Signore pietoso, lo guardasti e lui subito conobbe il suo peccato, né però ebbe il coraggio di farsi avanti e confessare te Figlio di Dio, perché  non era ancora confermato  dalla potenza del cielo, infatti  di nuovo ti avrebbe rinnegato se avesse visto preparati per lui i flagelli, e perciò con più matura decisione uscì fuori e pianse amaramente. Ma tu , dopo la tua resurrezione, gli apparisti e lo consolasti, e nondimeno lui stava ancora nascosto per la paura dei Giudei. Ti vide salire in cielo così gloriosamente e fu confortato dalla visione e consolazione degli angeli, però non osava uscire in pubblico, perché aveva provato con l’esperienza la propria fragilità, aveva conosciuto la propria infermità; perciò aspettava lo Spirito Santo promesso, il quale venne e riempì di grazia il suo petto. Allora uscì fuori ; allora cominciò a parlare; allora con grande potenza rese testimonianza della tua  resurrezione; allora lui non temette i capi dei sacerdoti e i re, ma si gloriava nelle tribolazioni e abbracciava la croce di Cristo come sua  delizia più grande. Così, Signor mio, sostienimi con uno spirito di forza, perché io continuamente stia nella letizia dell’amore di Gesù, altrimenti io non posso reggere contro  tante battaglie. La carne ha desideri che contrastano con  lo spirito; il mondo mi comprime, il diavolo non dorme. Dammi la potenza del tuo Spirito, affinchè ne cadano mille dal mio fianco e diecimila dalla mia destra, e che io sia fedele e forte testimone della tua fede. Perché, se Pietro, al quale tu avevi concesso tanti doni e tante grazie, cadde così miserabilmente, che cosa, o Signore, avrei potuto fare io, che non t’ho visto in carne, e non gustai la tua gloria sul monte, e non ho veduto i tuoi miracoli, anzi piuttosto appena da lontano ho inteso le tue meravigliose opere, e la tua voce non udii mai, ma sempre sono stato nei peccati? Così, sostienimi con uno spirito di forza, perché io possa perseverare nel tuo servizio e dare per te l’anima mia. Docebo inoquos vias tuas, et impii ad te convertentur. Non mi imputare questo, Signore, a temerarietà se io desidero insegnare agli iniqui le tue vie, perché io iniquo, infame e in catene, non desidero insegnare agli iniqui le tue vie, ma, se tu mi ridonerai la letizia dell’amore di Gesù e se mi sosterrai con uno spirito di forza e se  mi lascerai libero, allora io insegnerò agli iniqui le tue vie. Poiché questo non ti è difficile, poiché da questi sassi tu puoi suscitare i figli di Abramo , e non ti possono impedire i peccati quando tu voglia fare questo, anzi dove è abbondato il peccato, ivi è sovrabbondata la grazia.
San Paolo spirante minacce e morte contro i discepoli del Signore, prese potestà e commissione dalla sinagoga per portare legati in Gerusalemme tutti quegli uomini e donne che lui avesse trovato seguire te e confessare la tua fede. Lui, dunque, andava portato dal furore come lupo rapace per disperdere, prendere e uccidere le tue pecorelle. Essendo dunque lui nella via, nel fervore della persecuzione, nell’atto del peccato; quando ti perseguitava , e mentre voleva uccidere i tuoi fedeli, e in lui non vi era lacuna preparazione alla grazia, né alcuna consapevolezza di peccato; quando con tutte le forze a te si opponeva, ti detestava, ti bestemmiava, ecco la voce della tua pietà sopra di lui, che disse: “Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?”. Per questa voce lui a un tratto cadde in terrà e si rialzò. Cadde col corpo e si rialzò con la mente, perche tu lo svegliasti che dormiva, e apristi gli occhi appesantiti dal sonno, infondesti la tua luce, gli mostrasti la tua faccia, e spargesti su di lui meravigliosamente la tua misericordia. Si alzò lui che era morto; aprì gli occhi; vide te e disse: “Signore, che vuoi tu che io faccia?”. Tu mandasti il lupo all’agnello; tu lo mandasti ad Anania, e fu battezzato, e subito, ripieno di Spirito Santo, fu fatto vaso di elezione per portare il tuo nome dinanzi alle genti e ai re e ai figli d’Israele. Pertanto lui, subito, entrato nelle sinagoghe, senza paura predicò te, affermando che tu sei Cristo: disputava, prendeva forza, e confondeva i Giudei. Ecco, Signore, che da persecutore lo facesti subito predicatore, e tale e così grande che lui più degli altri discepoli s’affaticò. O quanto è grande la tua virtù! Se tu vuoi d’un iniquo fare un predicatore, chi potrà fermarti? Chi ti resisterà? Chi potrà dire: perché fai tu così? Tu hai fatto tutte le cose che tu hai voluto in cielo e in terra, in mare e in tutti gli abissi. Non mi sia, dunque, imputato ad arroganza se io, non per mia ma per tua virtù,  desidero insegnare agli empi le tue vie, perché so bene che io non posso offrirti cosa che piaccia di più ai tuoi occhi della tua pietà. Questo sacrificio è il più grande di tutti, e io anche a me non posso fare cosa più utile. Se dunque mi muterai in un altro uomo, insegnerò agli iniqui le tue vie, non le vie di Platone, non di Aristotele, non ravvolgimenti di sillogismi, non regole  e precetti di filosofia, non le parole infiammate degli oratori, non le faccende secolari, non le vie della vanità, non quelle vie che portano alla morte, ma le tue vie e i tuoi precetti che conducono a vita. Non una via solamente, ma molte vie, perché molti sono i tuoi precetti, nondimeno tutte queste vie concludono in una, perché tutte sono riunite nella sola carità, la quale congiunge insieme gli animi dei fedeli in modo che in loro si forma un solo cuore e una sola anima nel Signore. Ovvero diverse vie sono certamente diverse vite, perché per una vanno i chierici, per un’altra i monaci, per un’altra i mendicanti, per un’altra vanno quelli che sono uniti in matrimonio, per altra quelli che sono in vedovanza e continenti, un’altra via seguono i principi, un’altra i dottori, un’altra i mercanti. Alla fine, le diversità degli uomini, per diverse vie,  vanno alla patria celeste. Così che io insegnerò agli iniqui le tue vie, e a ciascuno secondo la sua natura e condizione. Et impii ad te convertentur: e gli empi si convertiranno a te, perché io predicherò loro non me medesimo ma Cristo Crocifisso. E per questo si convertiranno non alle mie lodi, ma a te, perché essi lasceranno le loro vie per venire alle tue, camminare in esse e giungere a te…
Sacrificium Deo spiritus contribolatus; cor contritum et humiliatum, Deus, non despicies.
Certamente lo spirito addolorato e non la carne addolorata ti piace, Signore. Perché la carne si addolora perché non ha le cose terrene che desidera, ovvero perché essa sente in sé quelle cose che ha in odio; ma lo spirito si contrista della colpa perché essa è contro Dio che egli ama, si duole d’aver offeso il suo creatore e redentore, d’avere calpestato il suo sangue, d’aver disprezzato un padre così buono e dolce. Dunque, questo spirito così addolorato è per te un sacrificio di odore soavissimo, perché è fatto di aromi e spezie amarissime, cioè del ricordo dei peccati. Perché, mettendosi i peccati nel mortaio del cuore e pestandoli col pestello della compunzione e riducendoli in polvere e bagnandoli con l’acqua delle lacrime, se ne fa un unguento e un sacrificio a te soavissimo, il quale, offerto a te, non disprezzerai. Colui dunque che rompe il suo cuore di sasso e fatto delle dure pietre dei peccati e lo trita per farne unguento di contrizione con abbondanza di lacrime, e, non disperando per la moltitudine e la gravità dei peccati, umilmente offre a te questo sacrificio, non sarà da te in alcun modo disprezzato, perché tu, Dio, non disprezzerai il cuore contrito e umiliato.
Benigne fac, Domine, in bona voluntate tua Syon, ut aedificentur muri Jerusalem… Signore Dio, quanto è piccola oggi la Chiesa tua! Tutto il mondo viene meno, perché molti di più sono gli infedeli che i cristiani. E tra i cristiani dove sono quelli che , lasciate le cose terrene, contemplino e considerino la gloria del Signore? Pochi ne troverai certamente in confronto di quelli che sanno di cose terrene, il Dio dei quali è il ventre e si fanno gloria della propria confusione. Sii benigno, Signore, con la tua benevolenza verso Syon, di modo che lei cresca di merito e di numero. Riguarda dal cielo ed usa benignità secondo la tua consuetudine, così che tu mandi sopra noi dal cielo il fuoco della carità, il quale consumi tutti i nostri peccati… Signore, dimmi, ti prego, che utilità è nella dannazione di tante migliaia d’uomini? L’inferno si riempie, la tua Chiesa ogni giorno si vuota. Alzati su! Perché dormi, Signore? Alzati su e non rigettarci per sempre. Sii benigno con la tua benevolenza verso Syon, e fai si che i muri di Gerusalemme siano edificati. Che altro è Gerusalemme, la quale s’interpreta visione di pace, se non la città santa dei beati, la quale è nostra madre?... Dunque, Signore, sii benigno verso Syon, perché presto si adempia il numero degli eletti, e perché si edifichino e si conducano a perfezione i muri di Gerusalemme con vive pietre, le quali ti lodino sempre e durino in eterno.
O Signore, quanti sacrifici ti offriamo noi in questo giorno, i quali non ti sono grati ma piuttosto abominevoli! Noi ti offriamo sacrifici non di giustizia ma di cerimonie nostre; per questo non ti sono accetti. Dove è ora la gloria degli apostoli? Dove è la fortezza dei martiri? Dove è il frutto dei predicatori? Dove è la santa semplicità dei monaci? Dove, le virtù e le opere dei primi cristiani? Perché allora tu accettavi i loro sacrifici, quando tu li adornavi con la tua grazia e con le virtù. Così ancora, se tu sarai benigno verso Syon con la tua benevolenza, allora accetterai il sacrificio di giustizia, perché il popolo comincerà a vivere bene e a osservare i tuoi comandamenti e a operare la giustizia, e sopra di lui sarà la tua benedizione. Allora ti saranno accette le offerte dei sacerdoti e dei chierici, perché, lasciate le cose terrene, si prepareranno a una migliore vita e l’unzione della tua benedizione sarà sopra i loro capi. Allora ti saranno graditi i sacrifici dei religiosi, i quali, lasciato il torpore e tolta la tiepidità saranno da ogni parte consumati dall’incendio del divino amore. Allora i vescovi e i predicatori porranno sopra il tuo altare i vitelli, perché in ogni virtù perfetti e ripieni di Spirito Santo non esiteranno a dare la vita per le loro pecorelle. Perché il tuo altare che altro è, o buon Gesù, se non la tua croce, sopra la quale tu fosti offerto? Che altro significa il vitello pieno di lascivia se non il nostro corpo? Allora, dunque, porranno sopra il tuo altare i vitelli, quando per il tuo nome offriranno i loro corpi alla croce, cioè alle torture e ai tormenti e alla morte. Allora fiorirà la Chiesa; allora allargherà i suoi confini; allora la lode tua risuonerà dagli estremi della terra; allora il gaudio e la letizia riempiranno tutto il mondo; allora esulteranno i santi nella gloria, staranno lieti nei loro giacigli, aspettandoci nella terra dei viventi. Ti prego , Signore, sia fatto ora per me quello che allora sarà, così che tu abbi di me misericordia secondo la tua grande misericordia; così che tu mi riceva come sacrificio di giustizia, come offerta di santità, come olocausto di vita religiosa, e come vitello della tua croce, per la quale io meriti passare da questa valle di miseria a quella gloria che tu hai preparato per quelli che ti amano.