Atti degli Apostoli cap9

 Atti cap. 9

Ora Saulo, ancora spirante minacce e strage verso i discepoli del Signore, avvicinatosi al sommo sacerdote 2 chiese da lui lettere per Damasco per le sinagoghe, affinché se alcuni avesse trovati che erano della via, uomini e donne , incatenati conducesse a Gerusalemme. 3 Ma nell’andare avvenne che egli nell’avvicinarsi a Damasco, improvvisamente gli sfolgorò intorno una luce dal cielo 4 ed essendo caduto a terra udì una voce dicente a lui: Saulo Saulo, perché mi perseguiti? 5 Disse allora: Chi sei, Signore? Egli allora: Io sono Gesù che tu perseguiti: 6 ma alzati ed entra in città e ti sarà detto ciò che è necessario tu faccia. 7 Gli uomini poi che erano per via  con lui, stavano ammutoliti, udendo la voce nessuno però vedendo. 8 Si alzò poi Saulo da terra, ma aperti i suoi occhi niente vedeva. Conducendolo per mano poi lo condussero a Damasco. 9 Ed era per tre giorno non vedente e non mangiò né bevve. 10 C’era poi un certo discepolo in Damasco di nome Anania, e disse a lui in visione il Signore: Anania! Egli allora disse: Eccomi, Signore! 11 Poi il Signore a lui: Essendoti alzato và sulla via chiamata Diritta e cerca, in casa di Giuda, Saulo di nome, di Tarso; ecco infatti prega 12 e ha visto un uomo in visione di nome Anania entrare ed imporre a lui le mani affinchè vedesse di nuovo. 13 Rispose poi Anania: Signore, ho sentito dire da molti riguardo a quest’uomo quanti mali ai tuoi santi fece a Gerusalemme; 14 e qui ha il potere dai sommi sacerdoti di legare tutti gli invocanti il tuo nome. 15 Disse allora a lui il Signore: Va’ perché costui è un vaso d’elezione per me, per portare il mio nome davanti alle genti e ai re ai figli d’Israele. 16 Io infatti gli mostrerò quante cose bisogna che egli per il mio nome patisca. 17 Andò allora Anania ed entrò nella casa e avendo imposto su di lui le mani disse: Saulo fratello, il Signore ha mandato me, Gesù, colui che è apparso a te sulla via per cui andavi, così che vedessi di nuovo e fossi pieno di Spirito santo. 18 E subito caddero dai suoi occhi come squame, vide di nuovo ed essendosi alzato fu battezzato 19 e avendo preso cibo ricuperò le forze. Fu poi con i discepoli in Damasco per alcuni giorni 20 e subito nelle sinagoghe annunciava Gesù, che questi è il Figlio di Dio. 21 Si stupivano poi tutti gli ascoltanti e dicevano: Non è questi colui che ha devastato a Gerusalemme gli invocanti questo nome, e qui per questa cosa era venuto, per condurre questi incatenati ai sommi sacerdoti”. 22 Ma Saulo si rinvigoriva di più e confondeva i Giudei abitanti a Damasco dimostrando che questi è il Cristo. 23 Quando poi si compirono giorni sufficienti deliberarono i Giudei  di ucciderlo. 24 Fu poi reso noto a Saulo il loro complotto. Sorvegliavano poi anche le porte di giorno e di notte per ucciderlo. 25 Avendolo preso poi i suoi discepoli di notte attraverso il muro lo fecero scendere calandolo in un canestro. 26 Essendo poi giunto a Gerusalemme cercava di unirsi ai discepoli, e tutti lo temevano non credendo che fosse discepolo. 27 Barnaba, avendolo preso con sé, lo condusse dagli apostoli e raccontò loro come sulla via vide il Signore e che parlò a lui e come a Damasco parlava con franchezza nel nome di Gesù 28 Ed era con loro entrante ed uscente a Gerusalemme , parlando con franchezza nel nome del Signore, 29 parlava e disputava davanti agli Ellenisti, ma essi tentavano di ucciderlo. 30 Avendolo saputo i fratelli lo condussero a Cesarea e lo mandarono a Tarso. 31 La chiesa dunque nell’intera Giudea e Galilea e Samaria aveva pace edificandosi e camminando nel timore del Signore e con la consolazione del Santo Spirito cresceva. 32 Avvenne poi che Pietro passando per tutti i luoghi giunse anche presso i santi che abitano a Lidda. 33 Trovò poi là un uomo un tale di nome Enea giacente da otto anni su  lettuccio, che era paralitico. 34 E disse a lui Pietro: Enea ti guarisce Gesù Cristo. Alzati e stendi per te stesso il lettuccio. E subito si alzò. 35 E  lo videro tutti gli abitanti,  Lidda e il Saron, che si convertirono al Signore.
36 Ora in Ioppe c’era una certa discepola di nome Tabità, che interpretata si dice Gazzella . Essa era piena di opere buone  e di elemosine che faceva. 37 Avvenne ora in quei giorni essendosi lei ammalata morì. Avendola lavata la posero nella camera alta. 38 Essendo ora Lidda vicino a Ioppe, i discepoli, avendo udito che Pietro era in essa, mandarono due uomini da lui pregandolo: Non indugiare di passare fino a noi! 39 Essendosi alzato allora Pietro venne insieme a loro. Egli essendo giunto, lo condussero su nella camera alta e si presentarono a lui tutte le vedove piangenti e mostranti a lui le tuniche e le vesti che faceva Gazzella essendo con loro. 40 Pietro avendo poi fatto uscire fuori tutti e avendo posto le ginocchia pregò ed essendosi rivolto verso il corpo disse: Tabità, alzati!
Essa allora aprì i suoi occhi , ed avendo visto Pietro si sedette. 41 Dando allora a lei la mano la alzò. Avendo poi chiamati i santi e le vedove presentò lei vivente. 42 Noto allora divenne per  l’intera Ioppe e credettero molti al Signore. 43 Accadde poi per molti giorni a Pietro di rimanere in Ioppe presso un certo Simone  conciapelle.

 

 


Ora Saulo ancora spirante minacce e strage verso i discepoli del Signore, avvicinatosi al sommo sacerdote 2 chiese da lui lettere per Damasco per le sinagoghe, affinché se alcuni avesse trovati che erano della via, uomini e donne , incatenati conducesse a Gerusalemme.
Immagine triste e squallida di un fedele sostenitore della Legge, che con il sostegno e l’approvazione delle autorità religiose spira minacce e strage contro i discepoli del Signore. Niente di più assurdo che farsi persecutori in nome della Legge di coloro che hanno trovato in Cristo Colui che è l’adempimento ultimo della Legge.
L’obbedienza alla Legge può partorire in alcuni cuori non uno spirito d’amore, ma uno spirito di violenza e di sopraffazione, che non dona la vita ma ovunque vuol seminare la morte. E quel che è peggio nel nome di Dio, e di tutti quelli che si dichiarano per Dio.
Così un intero popolo di credenti può essere trascinato all’empietà dalla cieca follia dell’uno. Quando è Satana che agisce nei cuori, la sua potenza può avere effetti devastanti sui molti anche se riversata primariamente soltanto sull’uno.
Giova sottolineare come sono chiamati questi primi cristiani. “Quelli che erano della via”. Evidentemente è questo il giudizio di Saulo su di loro.
Non sono coloro che dimorano stabilmente nell’osservanza della Legge, ma quelli che stanno intraprendendo un cammino di salvezza.
Se l’uomo della Legge ha già un suo percorso ed una meta ben definita e ormai raggiunta, questi nuovi credenti si trovano e sono trovati come avviati in un cammino, a partire dalla morte e risurrezione di Cristo.
Tutto questo evidentemente è un palese rinnegamento della salvezza che si ottiene dalla Legge. Quale altra via deve percorrere un ebreo? E quale altro viaggio queste persone stanno percorrendo?
Bisogna fermare questi folli esaltati che confondono le carte in tavola e mettono in discussione la salvezza che viene solo ed esclusivamente dall’osservanza della Legge.
Questo è indubbiamente quello che ha nella testa Saulo. E sembra proprio che ottenga un largo consenso fra coloro che frequentano le sinagoghe. Se quelli della via vanno in un senso bisogna contrapporsi andando loro incontro in senso contrario.
3 Ma nell’andare avvenne che egli nell’avvicinarsi a Damasco, improvvisamente gli sfolgorò intorno una luce dal cielo
Chi va contro Cristo apertamente e deliberatamente non può certo sfuggire e scansare un confronto chiaro e aperto.
Nel momento in cui Saulo va contro Colui che considera nemico di Dio, è il nemico stesso che va incontro a lui per un confronto conforme a verità e giustizia. Ma lo fa in modo diverso rispetto a quello di chi lo perseguita.
Non usa violenza , ma misericordia, non getta fumo negli occhi ma manda luce dal Cielo. Tanto basta perché Saulo cada  a terra.
Vacilla ogni sicurezza umana, non c’è più ardire e  convinzione certa.
4 ed essendo caduto a terra udì una voce dicente a lui: Saulo Saulo, perché mi perseguiti?
Il cammino di Saulo è interrotto bruscamente; prostrato a terra deve subire passivamente e la sua voce è sovrastata da un’altra  molto più potente.
Molti uomini perseguitano Cristo e i suoi fedeli senza sapere il perché. Ma quando si pongono la domanda e si chiedono la ragione di tanta avversione, già nella loro mente è entrato uno spiraglio di luce divina e già il cuore si è aperto all’ascolto.
Non cade a terra se non colui che è convinto di stare in piedi, non ode se non chi è disposto all’ascolto, non è richiamato da Dio se non colui che ha coscienza di peccato nei confronti dello stesso Dio.
Il terreno è ormai pronto per essere seminato dal Signore
5 Disse allora: Chi sei, Signore? Egli allora: Io sono Gesù che tu perseguiti:
Si può anche perseguitare Colui che non si conosce, ma non durerà a lungo. Non esiste incosciente ed inconsapevole avversione al Cristo che non debba essere verificata, chiarita ed avviata alla conversione e all’obbedienza alla sua parola.
L’ostilità contro il Salvatore non trova alcuna giustificazione finale. Può essere trovata in itinere in un tempo e per un tempo, ma seppure inconsapevole sarà fatta consapevole dallo stesso Cristo…
Consapevole della propria infondatezza, consapevole di peccato, consapevole di una necessaria illuminazione e di una grazia che è data a ogni retta coscienza dall’unico e esclusivo Salvatore.
Chi permane nell’ostilità contro di Lui ignorando il suo richiamo, si rende meritevole di giudizio e di riprovazione. Se l’uomo giustifica la non fede, è Cristo stesso che richiama all’unica fede che porta alla salvezza.
Se il mondo soffoca ed annichilisce l’annuncio del Vangelo, la Chiesa lo tiene vivo e lo mette in alto.
6 ma alzati ed entra in città e ti sarà detto ciò che è necessario tu faccia.
Ci si alza perché risorti a vita nuova e si entra nella città non più da nemici del Cristo ma con il cuore aperto all’ascolto della sua Chiesa.
Nella Chiesa e in virtù della Chiesa ti sarà detto cosa è accetto a Dio e qual è la sua volontà.
7 Gli uomini poi che erano per via  con lui, stavano ammutoliti, udendo la voce nessuno però vedendo.
Quando Dio parla all’uno tutti coloro che sono trovati vicini rimangono coinvolti anche se udendo la voce non intendono né vedono.
8 Si alzò poi Saulo da terra, ma aperti i suoi occhi niente vedeva.
È l’alzarsi di chi si sente diverso, perché toccato dal Signore.
Saulo apre i suoi occhi, ma nulla vede. Non basta il desiderio e la volontà di vedere, c’è bisogno di occhi fatti nuovi.
Conducendolo per mano poi lo condussero a Damasco.
È persa l’iniziale baldanza e la presunzione di una propria giustizia e di una propria luce. Viene il tempo in cui bisogna lasciarsi condurre per mano da altri, quando siamo fatti consapevoli che non c’è luce nei nostri occhi.
9 Ed era per tre giorni non vedente e non mangiò né bevve.
Non c’è rinascita a vita nuova se non per chi fa esperienza di morte a quella vecchia. Nella morte dei sensi e nell’impotenza più assoluta Dio getta in noi i germi per una futura risurrezione.
10 C’era poi un certo discepolo in Damasco di nome Anania, e disse a lui in visione il Signore: Anania!
La conversione di un uomo chiama direttamente in causa la Chiesa del Cristo. Non si entra a far parte di un corpo senza il coinvolgimento dello stesso corpo.
Egli allora disse: Eccomi, Signore!
Chi ha già conosciuto il Signore, deve star pronto al suo comando, per un servizio a favore degli ultimi entrati che sia conforme alla volontà di Dio.
11 Poi il Signore a lui: Essendoti alzato và sulla via chiamata Diritta e cerca, in casa di Giuda, Saulo di nome, di Tarso; ecco infatti prega
Nessuno che è rinato a vita nuova dia per scontata la propria rinascita, ma ogni giorno rinasca in Cristo, cammini sulla strada della rettitudine e cerchi fra il suo popolo colui che ha conosciuto la visita del Signore…
Non come i ministri che abbandonano la retta fede per far entrare tutti nella chiesa e per perdere anche se stessi, ma come servi fedeli che tutto operano conforme al precetto di Dio, ben discernendo lo spirito di preghiera agito dal Cristo.
12 e ha visto un uomo in visione di nome Anania entrare ed imporre a lui le mani affinchè vedesse di nuovo.
Non si accorre prontamente se non là dove ci sono segni di un intervento da parte del Signore ed è trovato un desiderio sincero di essere benedetti dalla sua Chiesa per vedere con occhi nuovi. Non di nuovo, come colui che rivede come prima, ma di nuovo, come colui che vede diversamente da prima.
13 Rispose poi Anania: Signore , ho sentito dire da molti riguardo a quest’uomo quanti mali fece ai tuoi santi a Gerusalemme; 14 e qui ha il potere dai sommi sacerdoti di legare tutti gli invocanti il tuo nome.
Ci possono essere da parte del credente dubbi e perplessità riguardo ad ogni nuova entrata, perché l’uomo si giudica innanzitutto dalle sue azioni. È lecito avere incertezze riguardo agli altri, ma solo il Signore conosce i pensieri dei cuori e quello che sta bene a Lui deve essere preso per buono anche da noi.
Ogni nostro giudizio deve cadere di fronte a ciò che è volontà ed iniziativa del cielo.
15 Disse allora a lui il Signore: Va’ perché costui è un vaso d’elezione per me per portare il mio nome davanti alle genti e ai re ai figli d’Israele..
Se ci sono dei dubbi sono sciolti dallo stesso Signore. Nessuna lontananza da Dio è così spaventosa che non possa essere raggiunta dalla sua grazia, e non c’è peccato così grande che non possa essere convertito in un bene ancora più grande.
Il primo e  peggior nemico del nome di Cristo sarà fatto Apostolo delle genti. Porterà l’annuncio del Vangelo ai primi e agli ultimi di questo mondo, vicini e lontani.
16 Io infatti gli mostrerò quante cose bisogna che egli per il mio nome patisca
Saulo non sarà soltanto messaggero del mistero che è Cristo, sarà anche reso compartecipe delle sofferenze del Salvatore, perché porti a compimento nella sua carne quel che manca ai patimenti di Cristo. 
17 Andò allora Anania ed entrò nella casa e avendo imposto su di lui le mani disse: Saulo fratello, il Signore ha mandato me, Gesù, colui che è apparso a te sulla via per cui andavi, così che vedessi di nuovo e fossi pieno di Spirito santo.
Quando nella casa di un uomo entra il Signore, subito dopo entra la Chiesa per accogliere e confermare il nuovo arrivato.
La Chiesa non opera per iniziativa propria ma per mandato divino; “ha mandato me”, per confermare riguardo al Cristo, perché una nuova luce sia data agli occhi e perché ci sia pienezza di Spirito Santo.
18 E subito caddero dai suoi occhi come squame, vide di nuovo ed essendosi alzato fu battezzato …
Cade tutto ciò che impedisce una visione conforme allo Spirito Santo, diventa reale e attuale la risurrezione in Cristo, si chiede e si ottiene il battesimo, come sigillo della fede e garanzia di un rimanere nella nuova vita.
19 e avendo preso cibo ricuperò le forze.
Non è detto quale cibo: uno solo è il cibo che corrobora e fortifica la nuova vita.
Fu poi con i discepoli in Damasco per alcuni giorni
Chi è appena entrato nella Chiesa, presso la Chiesa deve dimorare per un tempo opportuno, per la necessaria istruzione e per la conoscenza che è da essa tramandata.
20 e subito nelle sinagoghe annunciava Gesù che questi è il Figlio di Dio.
Cosa annuncia Saulo? Che Gesù è il Figlio di Dio. Tutto il Vangelo si riassume in questo unico mistero.
21 Si stupivano poi tutti gli ascoltanti e dicevano: Non è questi colui che ha devastato a Gerusalemme gli invocanti questo nome, e qui per questa cosa era venuto, per condurre questi incatenati ai sommi sacerdoti?
Fa stupore un uomo che dopo aver portato avanti una guerra in prima fila, è poi trovato a fianco del nemico, gli dà ragione e porta in alto il suo nome.
Potrebbe sembrare uno che ha la faccia tosta:  è un facile bersaglio per i detrattori e non degno di essere creduto. Chi non perderebbe l’ardore nel dire, nel proclamare, nell’annunciare?
Quando c’è di mezzo la Verità, che ha nome di Cristo, nessun timore e rispetto umano può prevalere e soffocare.
22 Ma Saulo si rinvigoriva di più e confondeva i Giudei abitanti a Damasco dimostrando che questi è il Cristo.
Non solo Saulo non prova rossore e non patisce la debolezza della propria posizione, al contrario trova in Cristo un vigore sempre più grande.
Colui che potrebbe essere facilmente confuso perché trovato in contraddizione con se stesso, confonde chi ascolta e dimostra che l’uomo da lui perseguitato è il Cristo di Dio.
23 Quando poi si compirono giorni sufficienti deliberarono i Giudei  di ucciderlo.
La forza di persuasione di Saulo è talmente grande che non c’è verso di fermarlo. Dopo aver aspettato un tempo ragionevole per vedere se il nuovo apostolo di Gesù si ravvede, i Giudei nessun altra soluzione trovano se non il ricorso alla soppressione fisica.
24 Fu poi reso noto a Saulo il loro complotto.
Se l’annuncio crea in alcuni odio mortale, in altri crea amore e comunione di cuori. Alcune persone stanno dalla parte di Saulo e lo mettono al corrente del pericolo.
Sorvegliavano poi anche le porte di giorno e di notte per ucciderlo.
Raramente è trovato un simile odio e un simile zelo nell’impedire e nell’ostacolare. Quando si tratta di Cristo, non dobbiamo stupirci. Tutto questo era stato già da Lui profetizzato.
25 Avendolo preso poi i suoi discepoli di notte attraverso il muro lo fecero scendere calandolo in un canestro.
C’è chi vuol prendere per uccidere c’è chi prende per salvare e far proprio.
Il destino di ogni vero apostolo è quello di essere preso dagli uomini, per essere odiato  o per essere amato. Quando c’è di mezzo un annuncio in verità nessuno rimane indifferente.
26 Essendo poi giunto a Gerusalemme cercava di unirsi ai discepoli, e tutti lo temevano non credendo che fosse discepolo.
Colui che cercava di disperdere dal gregge si trova ora a cercare il gregge per non essere lui stesso disperso. La vera fede è quella che cerca la comunione con la chiesa di Cristo. E non si arrende quando non è creduta e compresa.
27 Barnaba avendolo preso con sé lo condusse dagli apostoli e raccontò loro come sulla via vide il Signore e che parlò a lui e come a Damasco parlava con franchezza nel nome di Gesù
Non può rimanere nascosto alla comunità dei santi chi ha conosciuto il Signore e si è fatto suo apostolo.
28 Ed era con loro entrante ed uscente a Gerusalemme , parlando con franchezza nel nome del Signore, 29 parlava e disputava davanti agli Ellenisti, ma essi tentavano di ucciderlo.
Saulo nella Chiesa gode di una certa libertà riguardo al dove e al quando del proprio operare, ma fin dall’inizio è trovato insieme con i discepoli di Cristo. Non c’è chiesa di Paolo che non sia quella dei dodici apostoli. Molto presto si evidenzia nell’Apostolo una particolare vocazione per l’annuncio del Vangelo a quelli che non sono propriamente Israele. Cambia il pubblico a cui l’apostolo si rivolge, non cambia l’atteggiamento ostile nei suoi confronti.
30 Avendolo saputo i fratelli lo condussero a Cesarea e lo mandarono a Tarso.
Per salvarlo dalla persecuzione degli Ellenisti o per assecondare la sua vocazione di apostolo delle genti?
31 La chiesa dunque nell’intera Giudea e Galilea e Samaria aveva pace edificandosi e camminando nel timore del Signore e con la consolazione del Santo Spirito cresceva.
La Chiesa che è nata in Israele cresce e si rafforza sempre di più: la Chiesa nuova prende il posto dell’antica.
32 Avvenne poi che Pietro passando per tutti i luoghi giunse anche presso i santi che abitano a Lidda.
Il discorso si sposta da Saulo a Pietro, capo della chiesa. Nonostante l’importanza di Paolo per quanto riguarda l’evangelizzazione, rimane la figura di Pietro, come colui che guida la barca del Signore. Il suo messaggio arriva dappertutto oltre e fuori Gerusalemme.
33 Trovò poi là un uomo un tale di nome Enea giacente da otto anni su  lettuccio, che era paralitico. 34 E disse a lui Pietro: Enea, ti guarisce Gesù Cristo. Alzati e stendi per te stesso il lettuccio! E subito si alzò.
Per chi giace impotente nell’attesa della salvezza è arrivato il tempo opportuno. E tutto questo è opera di Cristo, annunciato dalla Chiesa degli apostoli. È detto e subito è fatto. Quando c’è l’obbedienza della fede, l’opera del Signore si manifesta agli occhi di tutti.
35 E  lo videro tutti gli abitanti,  Lidda e il Saron, che si convertirono al Signore.
La fede dell’uno è grazia anche per gli altri. Non c’è obbedienza al Signore che non porti bene al prossimo, non c’è conversione che non sia sull’onda del flusso di grazia che viene dall’annuncio della Chiesa.
36 Ora in Ioppe c’era una certa discepola di nome Tabità, che interpretata si dice Gazzella . Essa era piena di opere buone  e di elemosine che faceva.
Due condizioni umane completamente diverse: da un lato l’impotenza ad agire, dall’altro un’operosità amorosa a tutti nota e a tutti manifesta.
In entrambi i casi un cuore aperto all’opera del Signore. Dapprima è visitata la povertà umiliata e non considerata, poi la generosità del fare e del donare.
C’è una impotenza all’operare radicata e consolidata agli occhi di tutti, non compresa e volutamente ignorata, che improvvisamente viene messa in primo piano e al primo posto dal Signore.
Pietro interviene senza richiesta alcuna. Il Signore vede nel cuore di chi è povero, previene la  ricerca, quando non è dato ricercare e previene  la stessa preghiera, quando tutta la propria vita è sacrificio offerto a Dio.
37 Avvenne ora in quei giorni essendosi lei ammalata morì. Avendola lavata la posero nella camera alta.
Anche chi è attivo in questa vita, con un’operosità improntata al bene, deve conoscere la morte che viene dal peccato.
Non bastano le opere buone per avere vita nuova dal Cristo, bisogna prima fare esperienza di morte. E anche quando si crea consapevolezza di peccato si rendono necessarie le preghiere e le suppliche della Chiesa.
Più semplice, più pronta più immediata la salvezza per il povero. Più complessa, più articolata, più coinvolgente l’intera Chiesa la salvezza di chi fa cose buone in questa vita.
38 Essendo ora Lidda vicino a Ioppe i discepoli avendo udito che Pietro era in essa mandarono due uomini da lui pregandolo: Non indugiare di passare fino a noi!
Forte e insistente è la preghiera della Chiesa per questa donna virtuosa, piena di opere buone, perché sia fatta salva.
Per chi è fedele osservante dei precetti della Legge e soprattutto per chi dimostra uno spiccato amore per il prossimo c’è bisogno di una preghiera dei molti insistente e continua, per evitare interventi tardivi e massivi.
È una scavalcamento e un rovesciamento completo del comune modo di pensare dei cristiani. Per quelli che sembrano più bravi e più buoni nella Chiesa bisogna pregare in tempo opportuno e non quando la situazione è già precipitata. Non c’è bontà che non sia esposta alla caduta e alla perdizione.
Preghiamo per chi è povero in virtù ed opere, ma preghiamo anche per chi appare ed è trovato più in alto.
Ci sono malati cronici che non toccano il fondo del peccato, ci sono persone molto attive e intraprendenti per il bene che allorchè si ammalano precipitano rapidamente in uno stato di morte.
39 Essendosi alzato allora Pietro venne insieme a loro.
“Fatevi degli amici con le ricchezze frutto d’iniquità, perché quando verrete a mancare vi accolgano nei tabernacoli eterni”. Quali sono le ricchezze che ci fanno degli amici? Quelle che sono spese non per noi stessi, ma per gli altri. Ricchezza è tutto ciò che abbiamo in più rispetto al minimo necessario per la vita. Le ricchezze sono frutto d’iniquità non semplicemente perché accumulate con l’iniquità. Ancor più e ancor prima sono frutto di un uomo che è nato dal e col peccato d’origine.
Non danno come frutto l’iniquità ma sono in qualsiasi caso prodotte da un uomo iniquo. Anche quando facciamo il bene, se questo bene non è rivisitato dal Cristo,  non siamo solo per ciò graditi e accetti a Dio. C’è un solo giusto e è Gesù Cristo. Ogni giustizia, che non sia in Lui e per Lui, trova la sua fine e la sua necessaria verifica. Non ci salva dalla morte il nostro bene, ma solo il bene che in noi e per noi è operato dal Cristo. Buone e degne di lode da parte dell’uomo le opere di Tabità, ma non per queste è stata salvata dalla morte.
C’è bisogno, per avere la vita di Dio, non delle nostre opere, ma dell’opera di un altro, che ha nome di Gesù e di Salvatore.
Dire che le opere buone sono frutto d’iniquità è certamente esprimersi in maniera paradossale. Ma il paradosso usato da Gesù ben ci dice come tutto ciò che è ricchezza agli occhi dell’ uomo non solo è furto nei confronti dell’altro uomo, ma può anche essere furto in confronto dell’Altro che ha nome di Dio e di Signore nostro. Perché non c’è bene o bontà naturale, che non sia un dono, un residuo di quella bontà che avevamo in Eden, a noi lasciato dal Cristo, in vista di un cammino di conversione e di ritorno all’amore del Creatore.
Quando le nostre opere buone non danno lode  Dio, ma all’uomo, non portano gli altri al Cristo, ma li convertono a noi stessi, in virtù di quella seduzione che ha nome di Diavolo… allora veramente senza timore alcuno si può e si deve dire che sono frutto d’iniquità. Sono un furto perpetrato nei confronti del Creatore, espressione e manifestazione del potere del Maligno e di una nostra schiavitù a Lucifero.
Chi fa opere buone deve essere consapevole di tutto questo, attendere alla salvezza con timore e tremore, perché tutto viene da Dio, il volere e l’operare. Quello che c’è di buono in noi è dono di Dio, non abbiamo merito alcuno. Quale il frutto del bene che facciamo al prossimo? Non certamente quello di essere trovati giusti solo per questo davanti a Dio, ma quello di far guadagno dell’amicizia e dell’amore dei fratelli di fede da noi beneficiati. Nel momento in cui verremo a mancare, la loro preghiera salirà incessante al Signore per noi, per la nostra salvezza.
La carità, intesa semplicemente ed in senso improprio come amore al prossimo in opere buone, copre una moltitudine di peccati, perché guadagna alla nostra causa la preghiera della Chiesa tutta.
Pietro venne insieme a loro
Non da solo come nel caso del paralitico, ma quasi trascinato di forza dai fratelli di fede.
Egli essendo giunto lo condussero su nella camera alta.
Cosa ci rappresenta in immagine questa camera alta se non uno di quei tabernacoli eterni di cui parla Gesù, tabernacolo  che già fin d’ora fa della nostra tenda terrena una tenda diversa, eretta verso il cielo dai fratelli e dalle sorelle di fede, per l’amore da noi manifestato verso di loro in opere buone?
si presentarono a lui tutte le vedove piangenti e mostranti a lui le tuniche e le vesti che faceva Gazzella essendo con loro.
Nel momento in cui verrà a mancare la nostra fede e saremo trovati morti, la comunità tutta pregherà per la nostra salvezza mostrando al Signore le nostre opere buone.
40 Avendo poi Pietro fatto uscire fuori tutti e avendo posto le ginocchia pregò ed essendosi rivolto verso il corpo disse: Tabità, alzati!
Molti possono pregare e intercedere per altri, ma la rinascita interessa il singolo nel suo rapporto con Cristo.
Tabità, dopo un confronto bello e grande coi molti, deve conoscere quale potenza di risurrezione sia riservata all’Uno e unicamente da Lui operata.
Nessuno rinasce a vita nuova semplicemente per le opere buone, ma soltanto in virtù della potenza della Parola dispensata dalla Chiesa.
Essa allora aprì i suoi occhi , ed avendo visto Pietro si sedette.
Cosa fa Tabità rinata? Si mette subito a fare cose buone, ritornando allo spirito di un tempo o non apre innanzitutto gli occhi per vedere in maniera diversa?
Chi vede dapprima? Cristo o chi rappresenta la sua Chiesa? Perché si siede accanto a Pietro? Per conoscere un uomo o Colui che ha operato in virtù di quest’uomo?
La conversione dona occhi nuovi e volontà di ascolto, non di una qualsiasi parola ma di quella che è annunciata dalla Chiesa…
Per conoscere Cristo e la potenza della sua risurrezione.
41 Dando allora a lei la mano la alzò.
Non c’è rinascita a vita nuova se non in virtù di Cristo. Lasciati afferrare dalla mano della Chiesa:  opera in Gesù e per Gesù.
Avendo poi chiamati i santi e le vedove presentò lei vivente.
È un’altra Tabità quella che Pietro presenta alla comunità che sta intorno. Non quella che vive in virtù di opere buone, ma colei che può essere detta vivente in virtù di Colui che unicamente è il Vivente.
42 Noto allora divenne per  l’intera Ioppe e credettero molti al Signore.
Le meraviglie compiute dal Signore passano di bocca in bocca e accrescono il numero di coloro che credono.
43 Accadde poi per molti giorni a Pietro di rimanere in Ioppe presso un certo Simone  conciapelle.
Dove si forma un comunità di credenti c’è bisogno di un  tempo di  istruzione e di  conferma nella fede da parte di chi è a capo della Chiesa.
Chi svolge un ministero nella Chiesa non va , non si ferma e non si allontana se non in obbedienza alla volontà di Dio.

Da e con don Divo Barsotti,  riflessioni  ( da Meditazione sugli Atti degli apostoli – edizioni san Paolo )
La storia della Chiesa sta per conoscere un nuovo cammino, che è preannunciato dalla conversione di Saulo.
Dopo la Pentecoste la Chiesa delle origini non ha conosciuto avvenimento più grande della conversione di Saulo, tanto e tanto fu il sommovimento che ne derivò nella Comunità cristiana.
Dobbiamo ora analizzare e meditare questa conversione.
Non ho trovato chi sottolineasse abbastanza un fatto elementare e pur tuttavia importante nella narrazione di questo avvenimento: in che cosa consiste la conversione di Saulo?
Quando si parla di metànoia in generale si intende una conversione dei costumi, ma quella di Saulo è conversione al Dio vivente, al Dio vero, al Cristo. La conversione non è una trasformazione morale dell’uomo o, se è anche questo, non è prima di tutto questo: la conversione morale deriva da un’altra conversione, da un incontro con Dio, dalla non conoscenza alla conoscenza.
Tutta la predicazione di Paolo, secondo le sue stesse parole agli anziani di Efeso, è stata la conversione alla fede in Cristo Gesù.
La conversione e la fede sono la medesima cosa.
La prima si realizza quando, in un atto di fede viva, l’uomo si incontra col Dio vivente.
La conversione ci strappa agli idoli che ci legano e ci sottraggono a Dio e ci volge al Dio vivente. Ma come l’uomo potrebbe volgersi a Dio e incontrarsi realmente con Lui, se Dio stesso non si rivelasse all’uomo e non entrasse in comunione con lui?
La conversione di Saulo è modello di ogni conversione reale e vera; la vita cristiana è essenzialmente una conversione continua. Così questa pagina ha un valore permanente per la vita cristiana, che è essenzialmente una fede che cresce, una conoscenza di Dio sempre più limpida e luminosa, che attrae tutte le potenze, che esige sempre più il tuo servizio e ti impegna fino all’estremo.
Saulo riconoscerà Dio  nel rimettere nelle sue mani la sua vita, riconoscerà il Cristo nel mettersi al suo servizio. L’abbandono al Cristo che si rivela, è esattamente l’abbandono senza riserve che l’uomo deve a Dio: così nella rivelazione del Cristo, Saulo si incontra con Dio e vive col Cristo un rapporto religioso di dedizione assoluta.
Dio si rivela all’uomo nel Cristo, perciò ogni religione vera è conversione a Cristo, è incontro con Lui, è vivere una comunione con Lui.
Analizziamo l’avvenimento come ci viene narrato dallo scrittore degli Atti.
La prima cosa da rilevare è che, del fatto, il Libro degli Atti dà tre relazioni diverse: la prima è la narrazione dello scrittore, le altre due sono la relazione che del fatto dà lo stesso convertito, in due discorsi diversi, come leggiamo ai capitoli 22, e 26, dove però è molto importante alcune divergenze, che dimostrano che si è trattato di un avvenimento soprattutto interiore. I soli fatti esteriori non possono farci penetrare la grandezza dell’avvenimento.
Nella prima relazione Paolo è colpito da una grande luce e ascolta delle parole distinte; gli altri, secondo questa prima relazione  intendono la voce ma non vedono nulla; nella seconda relazione gli altri non odono la voce, ma vedono uno splendore.
Nella prima relazione il rapporto personale è reso evidente dalle parole che il Cristo rivolge a Saulo e dalla risposta del persecutore sconvolto ed atterrito. Nella seconda relazione invece prevale la visione del Cristo risorto: i compagni di Saulo in questo caso vedono lo splendore, ma non vedono il volto e non odono alcuna parola; egli solo vede e ascolta. In questa esperienza eccezionale, sembra che la visione sia a supporto dell’esperienza fondamentale che è quella dell’udito, per quanto nella seconda relazione avvenga il contrario…
L’importanza poi dell’avvenimento è richiamata non solo dai discorsi di Paolo negli Atti, ma anche dalle Lettere, specialmente dalla prima e dalla seconda ai Corinti. Egli sembra mettere sul medesimo piano l’apparizione avuta sulla via di Damasco e le apparizioni di Gesù risorto ai Dodici. Non è pura esperienza interiore: ha il carattere metastorico, ma anche oggettivo e reale , che hanno le apparizioni del Risorto, nella vita degli apostoli.
Ci troviamo qui di fronte ad uno degli avvenimenti maggiori della rivelazione divina. Lo stesso numero di testimonianze negli scritti neotestamentari non solo suggerisce, ma insegna l’importanza che la Chiesa, fin dalle origini, ha dato a questo improvviso entrare del Cristo nella vita di un suo persecutore.
Mai come in questo avvenimento, la Chiesa primitiva ha riconosciuto la potenza di Colui che risorgendo è divenuto il Kyrios, cui obbediscono tutti, anche i  nemici e può sconvolgere e piegare alla sua volontà le forze più avverse.
La chiesa primitiva ha visto in quest’avvenimento, non tanto la grandezza di Paolo, quanto la grandezza di Gesù; non tanto la mirabile trasformazione di quest’uomo, quanto la manifestazione delle potenza del Cristo, che piega a Sé, come fece con il mare e i venti, la volontà pervicace degli uomini.
A differenza dei giudei, che rimasero nella loro pervicacia contro il Signore e lo crocifissero, Saulo non potè portare a compimento il suo proposito contro la Chiesa. Ora il Cristo risorto, vivente nella Chiesa, trasforma il nemico nell’amico più grande, nell’apostolo più ardente…
Nell’avvenimento i personaggi sono due soli: Gesù e Saulo; anche questa è una cosa molto importante e che noi dobbiamo sottolineare nel modo più chiaro, più pieno, più solenne. Da una parte Saulo, dall’altra Gesù…
La teologia di Paolo deriva in gran parte dalle parole dettegli da Gesù quando egli si convertì. Dio non dice ad alcuno che una sola parola; e tutta la vita del cristiano non dipende dall’ascolto di parole successive, ma dall’approfondimento di quell’unica parola che fin dall’inizio Dio gli ha comunicato. Uno dei criteri per giudicare delle ispirazioni di Dio è proprio la continuità. Il nostro cammino, se risponde ad una vocazione divina, è un cammino che implica continuità nella sua direzione…
Può sembrare che un’anima rimanga per anni e anni sempre la stessa, allo stesso punto: la cosa importante è che rimanga stabile; per camminare di fatto bisogna rimanere fermi, ben fondati sulla parola: è Dio che ci porta.
Analisi della conversione
“E … all’improvviso lo avvolse una luce dal cielo” ( 9,3 ).
L’avvenimento richiama indubbiamente il carattere di una esperienza mistica, ma non è esperienza totalmente interiore, impegna anche i sensi esteriori. Sfolgora una luce: prima che Dio possa sfolgorare nell’intimo, deve sfolgorare dal di fuori. Dio che è al di fuori di te, ti assedia dal di fuori e forza la porta del tuo cuore finchè cede e si apre…
Saulo è travolto da Dio. L’esperienza prima è quella della luce. Anche le teofanie dell’Antico Testamento cominciano con la luce e terminano con la parola. Prima che Dio possa parlare ed essere riconosciuto nella parola, è necessario che una luce accecante manifesti all’uomo la sua trascendenza. L’esperienza della luce è ordinata tuttavia a una esperienza religiosa che si traduce in un rapporto di amore. Dio parla: Egli è la Parola. L’insegnamento è secondario nei confronti del rapporto che stabilisce la Parola con l’uomo. Il Signore parla e Saulo non vede più nulla, ma entra in comunione con Dio.
La vita religiosa è rapporto personale. Potremmo vivere la nostra responsabilità morale senza uscire da noi stessi, ma l’esperienza religiosa è esperienza di un rapporto e il rapporto non si inizia dall’uomo ma da Dio.  “E cadendo a terra udì una voce che gli diceva…” ( 9,4 )
L’esperienza mistica è esperienza di ascolto. “Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?”. È un rimprovero, non è una condanna! È un rimprovero per portare l’anima alla consapevolezza di quello che fa. Saulo credeva di difendere Dio e invece difendeva solo il giudaismo; ora il Cristo che gli parla , è quel medesimo Dio che egli credeva di conoscere…
La parola di Dio non si era mai identificata con il popolo d’Israele, perché giudicava Israele; ora la Parola si identifica con la Chiesa che Saulo perseguita. Dio si è incarnato e l’incarnazione continua ed è presente; Dio non è più separabile dall’uomo e l’uomo non è più separabile da Dio.
Chi sei o Signore? Io sono Gesù, che tu perseguiti!” ( 9,5 ). Se si pensa che il Kyrios per un fariseo è lo stesso Dio inaccessibile che non si può nemmeno nominare, si capisce come la parola che aveva udito, abbia sconvolto Saulo e ancor più della luce.
Proprio Saulo, rigido fariseo, stava per colpire il Dio inaccessibile, perseguitava il Signore! Egli non era più al di là dei cieli; si era messo nelle sue mani ed egli poteva perseguitarlo.
Come i farisei avevano messo a morte Gesù, così egli poteva continuare a fare, perché il Cristo si identifica alla Comunità, al nuovo popolo di Dio che egli vuole sterminare.
In Cristo Saulo riconosce il Signore e il Signore si identifica ora ai credenti. Ma intanto Saulo deve imparare che ogni offesa fatta agli uomini è fatta al Signore.
Il Signore è potuto divenire il mondo in cui l’uomo ha ritrovato una sua comunione d’amore, perché Egli si è fatto prima vulnerabile all’offesa dell’uomo. Saulo non ha ancora raggiunto nell’odio  i fedeli ed ha già raggiunto il Cristo; non ha ancora infierito contro la Comunità di Damasco e già ha perseguitato Gesù.
Prima ancora che il suo atto raggiunga l’uomo, già l’atto interiore raggiunge il Cristo.
Il primo rapporto che l’uomo vive, non lo vive con gli altri, lo vive con Lui. La dipendenza nostra da Cristo e il nostro essere ordinati a Lui, determinano il valore di ogni nostro atto, in tal modo che l’atto umano prima di essere morale è religioso.
È da presumere che il dialogo che gli Atti riportano voglia delineare il processo della conversione stessa. Egli è stato già vinto. E subito una risposta di dedizione incondizionata: “Che devo fare, Signore?”. ( 22,10 ) Finora ne voleva la morte, ora, proprio a Lui egli offre incondizionatamente la vita…
A questo punto il Cristo non ha ora che da esprimere la sua volontà: non gli dice dove vuole condurlo, né cosa vuol fare di lui, ma gli chiede semplicemente il puro abbandono…
Questa l’esigenza del Cristo: spoglia l’uomo di ogni sua pretesa, di ogni sua iniziativa, di ogni sua volontà; egli deve obbedire. “Orsù alzati ed entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare” ( 9,6 ), egli deve andare senza chiedere nulla.
Sarà Anania poi che gli dirà che cosa dovrà fare, intanto deve muoversi senza sapere dove tenderà il suo cammino. Una conversione verace implica la pura obbedienza a una parola che non si scopre mai totalmente.
Non puoi domandare : Colui che ti chiama non dice mai dove vuol portarti. Il Signore vuole soltanto che Saulo obbedisca. Saulo apre gli occhi e non vede più nulla. Egli rimane cieco e deve essere condotto per mano; la sua forza è venuta meno, il suo odio è scomparso; in un istante tutto è finito.
È una nuova nascita, un inizio dal nulla: portato per mano va senza sapere dove, senza sapere quello che gli verrà chiesto, ma disponibile fino in fondo alla volontà del Nuovo Signore, che l’ha atterrato sulla via. “Rimase tre giorni senza vedere e senza prendere né cibo né bevanda. ( 9,9 ) Una volta che veramente Dio ti ha toccato, tu diventi quasi inabile alle cose di questo mondo. Prima eri capace di sconvolgere il mondo, ora più nulla.
Non si pensi che la grazia divina immediatamente, ci faccia o più forti o più sapienti o anche più buoni! Certo c’è questa docilità allo Spirito, ma immediatamente tu diventi una povera creatura che non può contare più sulle proprie forze, che non ha più alcuna risorsa in sé e deve affidarsi soltanto alla grazia, per essere condotta per mano.
E avviene anche questo: un’anima che aveva impostato la sua vita con decisione e fermezza, ora che si è abbandonata a Dio è assalita da turbamenti e tempeste; si trova priva di forze, non ha altra possibilità di salvarsi che quella di lasciarsi condurre, di lasciarsi guidare da Dio.
Noi troviamo in questa pagina il segreto della vita spirituale, specialmente agli inizi…
Saulo viene condotto in città: gli sarà detto che cosa dovrà fare. La vita spirituale di unione con Cristo non è mai, negli Atti, fine a se stessa: l’uomo si unisce al Cristo per continuare l’opera sua: Saulo è convertito perché diventi strumento per portare il Nome di Cristo alle nazioni. 
Anche la vocazione immediata del Cristo non dispensa l’uomo dalla sua dipendenza alla Comunità. È il Cristo stesso che manda coloro che sceglie alla Comunità e non libera Saulo da una sua dipendenza dalla Chiesa; al contrario, nell’istante medesimo in cui Egli sceglie Saulo per inviarlo a convertire i gentili, Gesù vuole che debba piegarsi a riconoscere l’autorità della Comunità e lo invia ad Anania.
Prima di andare ad Antiochia per confrontare il suo insegnamento con l’insegnamento di Pietro e di Giovanni, prima di sottoporre il suo operato alla Chiesa di Gerusalemme, nell’atto stesso che entra con la fede nella Comunità dei discepoli, Saulo è mandato da Anania.
Colui che sarà il più grande degli apostoli, deve sottostare intanto al più umile dei discepoli, a un discepolo che appare ora soltanto per accogliere Saulo e del quale poi non si saprà più nulla…
A me piace questo personaggio minore degli Atti: Saulo era un uomo straordinario, Anania era come uno di noi, uno come tutti. Eppure quest’uomo viveva un continuo contatto con Dio, viveva la certezza, anzi l’esperienza della presenza del Cristo.
Vivessimo noi pure così! Potremmo continuare ad essere anche un po’ testardi come Anania, cioè dei poveri uomini, ma che sono sempre al servizio di Dio. Non importa essere grandi per servire al Signore umilmente. È stato Anania ad introdurre Saulo nella Comunità dei credenti. Non era stata sufficiente l’apparizione sulla via; è Anania che mediante il battesimo, rigenera Saulo e lo fa membro della Comunità dei credenti. In questo il suo amore per Cristo si dimostra puro: è grande nella misura che, non volendo nulla per sé, rimane contento della missione degli altri…
Questo soprattutto occorre notare. Il Libro degli Atti continuamente richiama e sottolinea l’importanza dei riti nel cristianesimo primitivo.
L’apparizione del Signore lungo la via, la elezione, il miracolo della vista che sembra essere la prova del dono dello Spirito Santo, non dispensano Saulo dal battesimo.
L’attività dominante della Comunità è la predicazione del messaggio, ma la predicazione stessa è in ordine al rito e prima di tutto al battesimo. Col rito soltanto, coloro che si convertono e aderiscono al messaggio, entrano a far parte della Comunità.
La vita della Comunità è poi l’amore fraterno. Il rito è dunque al centro: non vi è predicazione che non debba terminare nell’azione rituale; e la vita della Comunità nella carità fraterna non è che prolungamento e frutto del rito…
Lo Spirito Santo vive nella Chiesa nella potenza e nella parola e in Saulo, fin dalla sua conversione, potenza e parola sono una cosa sola: sono la forza e la sicurezza che sfidano i poteri del mondo…
I tre anni che Saulo passò nel deserto ci dicono come nemmeno il miracolo di una conversione e di una vocazione straordinaria dispensino l’uomo da un suo processo di interiorizzazione e di inserimento nel mistero del Cristo, che trae la sua fecondità dal silenzio e dalla preghiera. Non esiste in fondo alternativa: non la vita contemplativa o la vita attiva, ma la vita nel Cristo, ed è sempre essenzialmente vita contemplativa e vita attiva, perché una vita contemplativa che ci dispensi dall’azione ci dispensa anche dall’amore, e una vita senza l’amore non è più vita nel Cristo.

 

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