Atti degli Apostoli cap22

                                                Cap. 22
Uomini fratelli e padri, ascoltate adesso la mia difesa verso di voi. 2 Avendo udito che parlava a loro in lingua ebraica, ancor più concessero silenzio. E disse:
3 Io sono uomo giudeo, nato a Tarso in Cilicia, educato poi in questa città, presso i piedi  di Gamaliele secondo la diligenza della legge dei padri, essente zelatore di Dio come tutti voi siete oggi; 4 che questa via perseguitai fino a morte incatenando e consegnando in carcere uomini e donne 5 come anche il sommo sacerdote rende a me testimonianza e tutto il consiglio degli anziani, dai quali anche avendo ricevuto lettere per i fratelli andavo a Damasco, per condurre anche quelli là essenti incatenati a Gerusalemme, affinchè fossero puniti.
6 Ma avvenne a me andando e avvicinandomi a Damasco verso mezzogiorno improvvisamente dal cielo rifulse una grande luce, 7 caddi al suolo e udii una voce dicente a me: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?
8 Io allora risposi: Chi sei Signore? Disse a me: Io sono Gesù il Nazareno, che tu perseguiti. 9 Ora quelli che erano con me videro la luce ma non udirono la voce del parlante a me. 10 Dissi poi: Cosa devo fare Signore? Allora il Signore mi disse: Alzàtoti, va’ a Damasco e là ti sarà detto circa tutte le cose che è disposto che tu faccia. 11 Siccome poi non vedevo per la gloria di quella luce, condotto per mano dagli essenti con me giunsi a Damasco. 12 Allora un certo Anania, uomo religioso secondo la legge, testimoniato da tutti gli abitanti Giudei, 13 essendo venuto da me e stando accanto disse a me: Saulo fratello, vedi di nuovo! E io nella stessa ora vidi di nuovo lui. 14 Egli allora disse: Il Dio dei nostri padri ha designato te per conoscere la sua volontà e vedere il Giusto e ascoltare la voce dalla bocca di lui, 15 perché sarai testimone a lui per tutti gli uomini delle cose che hai visto e udito. 16 E adesso cosa esiti? Alzandoti, sii battezzato e sii lavato dai tuoi peccati avendo invocato il suo nome. 17 Accadde poi a me essendo ritornato in Gerusalemme e pregando io nel tempio di essere io in estasi 18 e aver visto lui dicente a me: Affrettati ed esci rapidamente da Gerusalemme, perché non accoglieranno la tua testimonianza riguardo me. 19 E io dissi: Signore, essi sanno che io ero l’imprigionante e percuotente i credenti in te nelle sinagoghe, 20 e quando veniva versato il sangue di Stefano il testimone di te, e io stesso ero astante e approvante e custodente le vesti degli uccidenti lui. 21 E disse a me: Va’ perché io invierò te alle genti lontano. 22 Ora ascoltavano lui fino a questa parola e alzarono la loro voce dicenti: Togli dalla terra tale uomo, non conviene infatti a lui vivere. 23 Gridando essi e stracciandosi le vesti e gettando polvere in aria, 24 ordinò il tribuno di far entrare lui nella fortezza, dicendo di esaminarlo con frustrate affinchè si sapesse per quale ragione così gridavano contro di lui. 25 Ma quando lo distesero con le cinghie, disse al centurione astante Paolo: Un uomo romano anche non condannato è lecito a voi frustare? 26 Avendo udito allora il centurione, essendosi avvicinato al tribuno annunciò dicendo: Cosa stai per fare? Questo uomo infatti è romano! 27 Essendosi poi avvicinato il tribuno disse a lui: di’ a me, tu sei romano? Egli allora disse: Sì! Rispose poi il tribuno: Io con molto denaro acquistai questa cittadinanza. Ma Paolo disse: Io invece anche ci sono nato. 29 Subito dunque si allontanarono da lui quelli che stavano per esaminarlo, e il tribuno allora ebbe paura avendo saputo che è romano e che lui era l’avente legato. 30 L’indomani poi, volendo sapere la cosa sicura, il perché è accusato dai Giudei, lo slegò e ordinò di riunire i sommi sacerdoti e tutto il sinedrio, e avendo condotto giù Paolo lo pose fra loro.


Uomini fratelli e padri, ascoltate adesso la mia difesa verso di voi. 2 Avendo udito che parlava a loro in lingua ebraica, ancor più concessero silenzio. E disse:
3 Io sono uomo giudeo, nato a Tarso in Cilicia, educato poi in questa città, presso i piedi  di Gamaliele secondo la diligenza della legge dei padri, essente zelatore di Dio come tutti voi siete oggi; 4 che questa via perseguitai fino a morte incatenando e consegnando in carcere uomini e donne 5 come anche il sommo sacerdote rende a me testimonianza e tutto il consiglio degli anziani, dai quali anche avendo ricevuto lettere per i fratelli andavo a Damasco, per condurre anche quelli là essenti incatenati a Gerusalemme, affinchè fossero puniti.,
Ottenuto , per gentile concessione degli astanti, il silenzio, Paolo comincia la propria difesa, nella maniera più semplice ed immediata: parlando di se stesso nella forma di una vera e propria confessione davanti a Dio e davanti agli uomini. Memore dell’insegnamento di Gesù, che ci invita a non preoccuparci di quel che dobbiamo dire e di lasciare fare allo Spirito Santo, l’Apostolo comincia dall’inizio, dalle proprie origini giudaiche. Per dire cosa? Per sottolineare come sin da piccolo è stato educato conforme ai precetti della Legge ed è pure stato alla scuola di Gamaliele, un maestro famoso da tutti apprezzato.
Non è uno sprovveduto riguardo alla dottrina dei padri, ma profondo conoscitore e osservatore zelante, come tutti gli ebrei lì presenti.
Non c’è in lui alcuna volontà di provocatoria rottura nei riguardi della fede avuta in eredità dai padri. In nome di una tradizione, di una  comunione con l’autorità religiosa costituita,  è stato il primo e più accanito persecutore della nuova via: via è chiamata la sequela di Cristo, e a ragione. La meta a cui si vuol arrivare non è altra da quella desiderata e cercata dagli antichi padri, è cambiata semplicemente la strada, perché una luce potente è venuta dal cielo.
Se vi è un desiderio nel cuore di Paolo è quello condiviso da tutti gli ebrei: raggiungere la vita eterna. Ma in un cammino di decisiva importanza per arrivare al pieno possesso di Dio, non si può ignorare i suggerimenti e le indicazioni che ci vengono dallo stesso Signore.
C’è stato un tempo per l’Apostolo in cui la persecuzione dei seguaci di Cristo appariva ai suoi occhi fondata e doverosa. Ma nessun zelo che abbia la pretesa di essere secondo verità e giustizia può procedere da solo, ignorando l’intervento di Dio nella propria storia. Il Signore che ha dato ad Israele una luce e una guida in virtù della Legge Antica si fa ora di nuovo presente per portare la salvezza al suo epilogo finale. Qualsiasi disquisizione riguardo alla Legge è superata dall’evento di salvezza a cui conduce la stessa Legge:  la morte e resurrezione di Gesù Cristo, Figlio di Dio mandato dal cielo.
Il popolo d’Israele è posto dinanzi ad un accadimento storico la cui potenza di resurrezione verificata da alcuni deve essere verificata da tutti.
La testimonianza di ieri è superata in Paolo da un testimonianza ancora più grande che investe l’oggi della sua vita. Come è   accertata da tutti la sua avversione verso i cristiani, fino alla persecuzione, così è  testimoniato dai molti il suo incontro con Cristo risorto.
6 Ma avvenne a me andando e avvicinandomi a Damasco verso mezzogiorno improvvisamente dal cielo rifulse una grande luce intorno a me
Nell’ora in cui la luce del sole massimamente splende agli occhi della carne, quando vi è in Paolo la massima certezza riguardo al proprio operare, ecco una luce grande e diversa rifulge dal cielo intorno a lui: non è più possibile proseguire nel cammino intrapreso. Vengono meno le forze e l’uomo sicuro del proprio agire si trova ora confuso e impotente.
7 caddi al suolo e udii una voce dicente a me: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?
Chi era presuntuoso di camminare verso l’alto cade al suolo, e colui che aveva le orecchie chiuse ode una voce che parla nell’intimo del  cuore.
Viene il tempo in cui le nostre ragioni  si devono confrontare con quelle di Dio. Beninteso: non Lui deve rendere ragione a noi, ma noi dobbiamo dare ragione a Lui.
Si può sbagliare nel rapporto con Cristo nella presunzione della propria buona fede in un tempo e per un tempo: non per sempre. Se tu sfuggi il confronto diretto con Dio, è Dio che si para davanti a te e chiede spiegazioni e vuole una risposta vera e sincera. Se l’uomo allenta, il Signore stringe. È tolta ogni possibilità di fuga, di dilazione, di inquinamento delle acque.
Il Dio che ha parlato a tutto il suo popolo: Ascolta Israele, ora parla ad ognuno del suo popolo.
8 Io allora risposi: Chi sei Signore?
Cade a terra chi stava ben ritto in piedi, perde ogni certezza riguardo a Dio chi era presuntuoso di Verità.
Paolo che per tutto e per tutti aveva una sicura risposta, ora una timida domanda deve fare allo stesso Signore.
Chi sei Signore? È la confessione della propria ignoranza riguardo a Dio, suggerita, provocata, voluta dal cielo.
Disse a me:
Non più ad un popolo parla il Signore, ma ad ognuno che fa parte dello stesso popolo. E non semplicemente per guidare verso il proprio Figlio, ma per fare conoscere l’eterno Figlio.
Io sono Gesù il Nazareno, che tu perseguiti.
Colui che era una semplice promessa, è ora nell’oggi della nostra vita, hic et nunc. Colui che abbiamo rigettato se pur in buona fede, non accetta più di essere messo da parte e di essere combattuto come un nemico.
9 Ora quelli che erano con me videro la luce ma non udirono la voce del parlante a me.
Se a tutti è dato vedere il sorgere di una grande luce, non a tutti è dato udire la voce del Signore.
Come nei tempi antichi Dio ha parlato a Mosè, così ora parla a Paolo.
In una maniera unica ed esclusiva, che  pone l’Apostolo alla stessa altezza dei dodici e che nello stesso tempo ne sottolinea la diversità.
I dodici prima di conoscere Cristo secondo lo spirito l’hanno conosciuto nella carne e con la carne.
Paolo può rivendicare per sé una conoscenza del Salvatore unicamente spirituale: più pura, più limpida e più lungimirante, più comprensibile per coloro che non fanno parte d’Israele.
Dopo la testimonianza di chi ha visto con i propri occhi e toccato con le proprie mani, ecco la testimonianza di chi ha visto solo con gli occhi dello Spirito e per questo dà garanzia di una intelligenza più alta e più vicina a Dio.
Vuoi comprendere i Vangeli? Se non leggi le lettere di Paolo ti troverai in difficoltà e corri il rischio di intendere in modo sbagliato.
È Paolo la chiave ultima e più importante che ci permette di aprire le porte chiuse del senso spirituale.
Colui che all’inizio è visto e considerato dai dodici come un intruso  e un fuori luogo, si andrà sempre più affermando nella Chiesa come il più autorevole interprete del Vangelo che è annunciato.
10 Dissi poi: Cosa devo fare Signore?
Se la fede viene dall’ascolto e l’ascolto dalla Parola di Dio, allorchè Dio ha parlato non resta che l’obbedienza incondizionata a quanto ci è detto in virtù della Parola. Non c’è nulla da replicare e da rivendicare alla propria intelligenza. Si obbedisce a basta.
Ma bisogna essere pronti e senza doppiezze di cuore.
Non comprendi la volontà di Dio? Guarda bene se c’è in te volontà di ascolto.
Non può Dio parlare a chi non ha orecchi di ascolto.
Allora il Signore mi disse: Alzàti,
Cosa è innanzitutto comandato dal Signore? Che entriamo nel mistero della sua morte e resurrezione. Morti in Lui, con Lui dobbiamo alzarci per una vita nuova che procede da obbedienza a obbedienza, da conoscenza a conoscenza, fino alla statura dell’uomo perfetto che è considerato degno di vedere Dio.
va’ a Damasco e là ti sarà detto circa tutte le cose che è disposto che tu faccia.
Non si va se non si ha consapevolezza di resurrezione in Cristo e non ci è detto cosa dobbiamo fare se non siamo trovati in un cammino di obbedienza.
11 Siccome poi non vedevo per la gloria di quella luce, condotto per mano dagli essenti con me giunsi a Damasco.
Una luce grande dovrebbe consentire una visione altrettanto grande, ma bisogna avere occhi che siano in grado di portarla.
Quando poi si tratta di luce spirituale che manifesta la gloria del Signore, allora si può essere trovati assolutamente ciechi. Non si vede Dio se non con gli occhi di Dio. Non c’è passaggio dall’uomo carnale all’uomo spirituale se non in virtù di un cammino agito e guidato da Dio, il cui momento iniziale è dato dalla consapevolezza di una nostra assoluta cecità o incapacità a vedere e comprendere le cose del Signore. Paolo credeva di vedere, ora ha l’assoluta certezza del proprio non vedere. Quando l’iniziativa della salvezza passa dall’uomo a Dio, l’uomo si rende conto di essere prostrato a terra e ancor peggio di non vedere assolutamente nulla del Dio che si fa conoscere con manifesta potenza. Chi aveva la presunzione di condurre, ora deve lasciarsi condurre, per mano, come un bambino. Se la mano allenta la presa è persa la guida e ci troviamo perduti anche se la luce è data nella sua pienezza.
12 Allora un certo Anania, uomo religioso secondo la legge, testimoniato da tutti gli abitanti Giudei, 13 essendo venuto da me e stando accanto disse a me: Saulo fratello, vedi di nuovo!
Non si acquistano occhi spirituali se non nella Chiesa e sotto la sua guida e protezione. Nella fede non esiste un fai da te che possa ignorare l’intero corpo di Cristo, così come si è storicamente determinato e definito.
Chi vuol fare la volontà di Dio prima di trovare la Chiesa è da essa trovato.
Anania viene da Paolo e si mette accanto a lui. La vicinanza della Chiesa a noi e noi alla Chiesa è garanzia di una luce spirituale che ci dona una nuova vista.
Paolo vede di nuovo, ma non più come prima e non sulla stessa lunghezza d’onda.
E io nella stessa ora vidi di nuovo lui.
Detto, fatto. C’è una grazia veicolata dalla Chiesa che  non è opera dell’uomo, se pur passa attraverso le mani dell’uomo. Ce la troviamo data in dono hic et nunc. Quale la certezza? Un modo nuovo e diverso di vedere Dio e tutto quello che è di Dio, le cose, come le persone.
14 Egli allora disse: Il Dio dei nostri padri ha designato te per conoscere la sua volontà e vedere il Giusto e ascoltare la voce dalla bocca di lui,
Non è apostolo se non chi è mandato e non c’è certezza di un mandato se non si passa attraverso la Chiesa. Dal primo e più grande degli apostoli, fino all’ultimo e più piccolo non c’è garanzia di verità dal cielo che non passi attraverso l’approvazione e la benedizione della Chiesa.
Cristo non dà mandato alcuno se non mandando e rimandando alla  all’autorità divinamente riconosciuta della sua Chiesa.
Nessun uomo è portatore di un messaggio e di un annuncio così grande che possa giustificare il superamento e lo scavalcamento di chi è in autorità presso il corpo di Cristo. Chi si muove ed opera all’interno di un corpo, non può fare liberamente di testa sua. Se Cristo ha un solo corpo, ha pure una sola testa: non può essere diversamente.
Quando non c’è questo spirito di obbedienza e di sottomissione anche i doni più grandi avuti dal cielo possono diventare strumenti di perdizione, allorchè si mettono in mani sbagliate. È così che Satana si riveste di angelo di luce, quando fa propri i doni del Signore e crea divisione, confusione e sconcerto fra le anime.
15 perché sarai testimone a lui per tutti gli uomini delle cose che hai visto e udito
Come per i dodici così anche per Paolo, con una differenza però: Paolo ha visto e udito il Cristo soltanto nello spirito e secondo lo spirito.
16 E adesso cosa esiti?
Esita chi ha dei dubbi e non ha ancora compreso il vero significato della fede.
Allorchè la fede diventa sequela di Cristo, vi è un passaggio obbligato attraverso la sua morte e risurrezione così come si attualizza in virtù del Battesimo.
Alzandoti, sii battezzato e sii lavato dai tuoi peccati avendo invocato il suo nome.
Non si entra nella comunità dei santificati se non in virtù di un lavacro spirituale che ci libera dai peccati nell’invocazione dell’unico giusto che ha nome di Cristo, Figlio di Dio.
17 Accadde poi a me essendo ritornato in Gerusalemme e pregando io nel tempio di essere io in estasi 18 e aver visto lui dicente a me:
Il battesimo in Cristo non comporta di per sé il rinnegamento del culto antico. Si ritorna ad esso, ma con una speranza nuova nel cuore che ha nome di Cristo, Figlio di Dio: non un altro Dio, ma la manifestazione ultima dell’unico eterno Dio.
Allorchè siamo entrati nel disegno dell’eterna salvezza,  Cristo e non altro o altri vediamo nella nostra vita, in una stato di estasi, cioè come strappati da questa esistenza per essere proiettati verso un’altra dimensione dell’esistere che è quella della sottomissione piena all’eterno Logos.
E questo in virtù di un rapporto immediato della creatura col suo Creatore che scavalca la mediazione della Legge Mosaica.
Se Paolo prima ascoltava Dio nell’obbedienza alla Legge Antica ora ascolta il medesimo Dio nell’obbedienza alla Parola che esce dalla bocca dell’eterno Figlio Suo.
Affrettati ed esci rapidamente da Gerusalemme, perché non accoglieranno la tua testimonianza riguardo me.
Paolo ha certamente in animo di portare ad Israele l’annuncio della venuta del Salvatore con uno spirito di pace e di conciliazione,  in cui il presente è visto come adempimento delle promesse del passato, senza rotture o provocazioni; ma il richiamo alla realtà da parte di Dio è brusco ed inquietante.
Gli Ebrei non accoglieranno la sua testimonianza. E Paolo è ben pronto ad assumersi in ciò le proprie responsabilità.
19 E io dissi: Signore, essi sanno che io ero l’imprigionante e percuotente i credenti in te nelle sinagoghe, 20 e quando veniva versato il sangue di Stefano il testimone di te, e io stesso ero astante e approvante e custodente le vesti degli uccidenti lui.
21 E disse a me: Va’ perché io invierò te alle genti lontano.
Il passato può anche avere nella nostra vita il peso di un macigno, ma colui che è venuto a far nuove tutte le cose, rimuoverà ogni ostacolo e  porterà a compimento la propria opera, non grazie a noi, ma nonostante noi.
Anche uno strumento che ha operato contro il Salvatore, può essere da Lui usato per un’opera diversa e contraria. Chi ha distrutto è scelto per edificare: ma deve riconoscere la propria colpa, invocare la misericordia di Dio e farsi obbediente alla Sua volontà, anche se è un assurdo. Se il momento in atto sembra smentire un mandato, c’è pure una prospettiva dell’opera di Dio a lungo termine.
22 Ora ascoltavano lui fino a questa parola e alzarono la loro voce dicenti: Togli dalla terra tale uomo, non conviene infatti a lui vivere.
Il momento della rottura e del taglio con un discorso non è certo casuale o dettato dalla stanchezza e dalla noia dell’ascolto.
Quale persona di buon senso potrebbe mai accettare una simile testimonianza? Quale impudenza più grande di questa? Presentarsi come un persecutore di Cristo, per poi concludere con una propria elezione da parte dell’offeso! Annunciare ad Israele il Salvatore, dopo aver perseguitato i suoi credenti!
La reazione dell’uditorio è violenta ed incontenibile.
23 Gridando essi e stracciandosi le vesti e gettando polvere in aria.
Come interpretare questi gesti singolarmente o messi insieme?
È tutto quanto possono fare gli astanti per manifestare la propria ira, nella situazione in cui si trovano: gridare, stracciare le vesti che portano e gettare in aria la polvere. Niente di più consente il luogo e la presenza delle forze dell’ordine.
24 Ordinò il tribuno di far entrare lui nella fortezza, dicendo di esaminarlo con frustrate affinchè si sapesse per quale ragione così gridavano contro di lui.
Modo strano per sapere le cose. Non si considera sicuro il luogo né degne di fede persone così esaltate. Meglio interrogare l’imputato. Naturalmente a suon di nerbate, come era consuetudine nei tempi più antichi e meno antichi!
25 Ma quando lo distesero con le cinghie, disse al centurione astante Paolo: E’ lecito a voi frustare un uomo romano anche non condannato?
Benchè Paolo sia  entrato in uno spirito di accettazione di ogni ingiuria e persecuzione, per amore di Cristo, non per questo considera senza valore ed importanza l’autorità costituita e le vigenti leggi.
Ad esse si deve rispetto, in quanto donate, volute, approvate dallo stesso Dio per il bene dell’uomo. E non è consentito ad alcuno snobbarle, rifiutarle o andare contro.
Se pur frutto dello spirito malvagio dell’uomo, con esse e in esse il Signore porta avanti la sua opera di salvezza; anche ciò che di per sé non rappresenta il bene o la giustizia in assoluto, ma soltanto un bene e una giustizia minori e relativi, assume una sua importanza nel disegno salvifico di Dio. Paolo non è affatto un rivoluzionario in senso politico. Al contrario: non c’è salvezza per l’uomo che non accetta l’ordine costituito, come strumento di Dio e conditio sine qua non per la  redenzione. È nella realtà dell’ oggi in tutti i suoi aspetti, culturali, sociali, economici, che l’uomo incontra il Salvatore.
Le marce della pace, le dimostrazioni violente o non violente, le rivendicazioni sociali, la lotta per leggi più giuste ed uguali per tutti, non appartengono al mondo di Paolo. La salvezza cade hic et nunc nell’oggi di ogni vita: non attende un’altra realtà, ma fa propria ogni realtà.
L’ordine costituito che ha valore salvifico è quello in atto. Ad esso puoi anche ricorrere ed appoggiarti. Puoi farne uso perché si adempia la volontà di Dio, non puoi farne abuso perché sia fatta la tua volontà, che è quella del Maligno.  Non si vive e non si lotta per un mondo migliore: ogni mondo è migliore quando si accoglie Cristo Salvatore. Il Dio che converte il male in bene per amore dei suoi eletti, fa del mondo peggiore il migliore, per coloro che hanno posto la loro fede in Gesù.
Il benessere e le giustizie che sono trovate nell’oggi, non giustificano le sofferenze e le ingiustizie del passato. Cristo e solo Cristo  giustifica ogni sofferenza ed ogni ingiustizia, di ieri, oggi, domani.
E non può fare questo se non rinnovando ogni giorno il suo sacrificio, perché  alla sua morte sia associata la nostra morte, alla sua resurrezione la nostra resurrezione.
Un Paolo che fa politica non è semplicemente fuori tempo, è prima ancora fuori luogo. Non c’è altro luogo di salvezza, se non in Cristo Gesù.
E non si dica che la fede in Cristo ci costringe e ci spinge…
L’esperienza politica è semplicemente una delle tante possibilità che si aprono ad ogni uomo: non è  carattere peculiare del discepolo di Cristo.
Ciò che è proprio ed esclusivo di ogni cristiano è soltanto la sua morte e resurrezione in Gesù.
26 Avendo udito allora il centurione essendosi avvicinato al tribuno annunciò dicendo: Cosa stai per fare? Questo uomo infatti è romano! 27 Essendosi poi avvicinato il tribuno disse a lui: di’ a me, tu sei romano? Egli allora disse: Sì!
Chi è cristiano ha il diritto di appellarsi o meno alle leggi dello stato, se pur discutibili e storicamente datate. Non c’è regno, stato, istituzione, che non siano espressione di una libertà concessa all’uomo, sotto il giudizio divino, perché diventi artefice della propria vita… facendo il bene o il male, ascoltando la voce di Dio o quella del Maligno. Niente e nessuno può vanificare o semplicemente scalfire l’opera di Cristo Salvatore. Cade nell’oggi di ogni vita, nella società più retriva e tardiva, come in quella più illuminata e progredita.
Rispose poi il tribuno: Io con molto denaro acquistai questa cittadinanza. Ma Paolo disse: Io invece anche ci sono nato.
Versetto di fondamentale importanza che getta ulteriore luce su di un discorso.
C’è chi spende fatica e sudore e lotta per avere privilegi e favori ed è disposto anche ad usare mezzi disonesti, comprando col denaro; non per essere tra i primi, ma semplicemente per non essere trovato tra gli ultimi. E tutto questo può apparire pienamente giustificato e conforme ad uno spirito di giustizia.
C’è anche chi si trova per certi aspetti dell’esistere in una situazione di privilegio, senza sua fatica, quasi per diritto naturale.
Non per questo è ripudiato da Dio: quando tutto è messo nelle Sue mani, perché Sia fatta la sua volontà.
Paolo non vuole trarre profitto dal suo status sociale. È volontà di Dio che arrivi a Roma ed arriverà a Roma come cittadino romano, perché cittadino romano. Altro non interessa.
29 Subito dunque si allontanarono da lui quelli che stavano per esaminarlo, e il tribuno allora ebbe paura avendo saputo che è romano e che lui era l’avente legato.
C’è un timore ed un rispetto per l’ordine costituito che Dio fa propri, perché si realizzi sulla terra il Suo eterno disegno d’amore.
30 L’indomani poi, volendo sapere la cosa sicura, il perché è accusato dai Giudei, lo slegò e ordinò di riunire i sommi sacerdoti e tutto il sinedrio, e avendo condotto giù Paolo lo pose fra loro.
Encomiabile il comportamento di questo tribuno. Vuol adempiere bene il suo mandato ed essere un fedele tutore e un degno rappresentante dell’impero Romano.
Paolo ha diritto ad un confronto sereno e pacifico con i suoi accusatori. Non portando le catene, ma come uomo alla pari, non davanti al popolo, ma ai suoi accreditati rappresentanti.
L’Apostolo è condotto giù dalla fortezza e messo in mezzo ai suoi accusatori, non abbandonato in loro potere, ma sotto la protezione di Roma.

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