Salmo 4

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Salmo 4
Per la fine; fra i salmi: cantico di Davide.
1 Quando invocavo mi ha esaudito
il Dio della mia giustizia;
nell’angustia mi hai fatto largo;
pietà di me ed esaudisci la mia preghiera.
2 Figli degli uomini, fino a quando pesanti di cuore?
Perché amate la vanità e cercate la menzogna?
3 Sappiatelo: il Signore ha reso mirabile il suo santo;
il Signore mi esaudirà quando griderò a lui.
4 Adiratevi, e non peccate;
di ciò che dite nei vostri cuori
sui vostri giacigli abbiate compunzione.
5 Offrite un sacrificio di giustizia
e sperate nel Signore..
6 Molti dicono: Chi ci mostrerà i beni?
E’ stata impressa su di noi la luce del tuo volto, Signore.
7 Hai dato gioia nel mio cuore.
Col frutto del loro grano, vino ed olio,
si sono moltiplicati
8 In pace a un tempo mi coricherò e dormirò,
perché tu, Signore, solo,
mi hai fatto abitare nella speranza.

Per la fine; fra i salmi: cantico di Davide.
Come dobbiamo intendere, per la fine? Fine nel senso di realtà finale, compimento. Scrive Agostino Cristo è fine della legge a giustificazione di ogni credente  Infatti qui fine significa perfezione, non consunzione.
Abbiamo già detto e lo ripeteremo che i salmi si possono leggere ed intendere a due diversi livelli: o riferiti al Cristo, o riferiti ad ogni uomo che vuol essere fatto simile al Figlio di Dio, all’unico giusto che è disceso dal cielo o all’uomo che è in Lui e da Lui giustificato. A secondo dei casi apparirà più appropriata l’una o l’altra interpretazione, a volte entrambe sono giustificate e possono stare insieme.
1 Quando invocavo mi ha esaudito
il Dio della mia giustizia;
Non c’è invocazione del Figlio che non sia esaudita dal Padre, perché la giustizia dell’uno è giustizia dell’altro. Chi invoca può essere anche ognuno che ha posto la sua fede in Cristo Salvatore.
L’eterno Figlio può chiamare il Padre il Dio della mia giustizia, ma anche il credente può dire: Dio della mia giustizia. Giustizia mia non in quanto mi appartiene di fatto e di diritto, come al Cristo, ma mia nel senso che l’accolgo, la recepisco, la faccio mia allorchè è donata.
nell’angustia mi hai fatto largo;
Nel tempo dell’angustia, allorchè il Figlio si è fatto carne, il Padre gli ha dato un cuore largo per portarla. E’ detto del Figlio eterno, è detto di ogni figlio. Nel momento della prova non necessariamente saremo liberati dal travaglio e dalla fatica, più semplicemente il Signore ci darà le forze per portare la croce. Non chiediamo al Signore la liberazione da ciò che ci mette in angustia, ma che la nostra pazienza o capacità di sopportazione sia fatta larga.
C’è un desiderio di liberazione che è fuga dalla volontà di Dio, c’è una accoglienza della croce in virtù di una dilatazione del cuore che ci fa simile al Cristo, e che è frutto della sua grazia.
pietà di me ed esaudisci la mia preghiera.
Il Signore che ha esaudito la mia preghiera, la esaudirà ancora, oggi come ieri. Per sempre è la sua misericordia.
Così la supplica del figlio di Dio. E chi è figlio dell’uomo? Cosa dire di lui e dei suoi simili?
2 Figli degli uomini, fino a quando pesanti di cuore?
Duro è il cuore dell’uomo, reso pesante dal peccato. Fino a quando figli degli uomini sarete insensibili alla voce di Dio ed alla potenza di resurrezione che viene dal cielo?
Perché amate la vanità e cercate la menzogna?
Perché gli uomini amano ciò che è vano, privo di fondamento eterno e destinato  a perire?
E perché cercano la Menzogna e non la verità? Spalancano ogni porta al Maligno e chiudono ogni strada al Salvatore mandato dal cielo.
3 Sappiatelo: il Signore ha reso mirabile il suo santo;
Sappia tutta la casa d’Israele: C’è un solo santo davanti al Signore, lui solo è stato fatto  meraviglia  del popolo suo.
il Signore mi esaudirà quando griderò a lui.
Non c’è preghiera del Figlio che non sia ascoltata dal Padre, tanto più sarà esaudito il suo grido d’invocazione.
4 Adiratevi, e non peccate;
Brusco e improvviso passaggio dalla realtà del Cristo a quella dell’uomo.
Per i figli degli uomini nessuna possibilità di stare alla pari con il Figlio di Dio. L’ira li consuma e li tiene divisi dal Padre. C’è uno stato di inimicizia che deve toccare il fondo e manifestare la propria iniquità.  Adiratevi con voi stessi e non peccate. Siete voi i responsabili di una frattura così grande.
di ciò che dite nei vostri cuori
sui vostri giacigli abbiate compunzione.
Pentitevi delle parole che escono dalla vostra bocca. Siano i vostri cuori compunti ogni volta che vi coricate per prendere sonno e trovare riposo.
Da Origene “I peccati della lingua suscitino in voi la compunzione e vi provochino rimorsi quando vi coricate. Riflettete su ciò che avete fatto durante il giorno, e solo dopo sentitevi tranquilli”. ( Origene )
5 Offrite un sacrificio di giustizia
e sperate nel Signore…
Fate sacrificio della vostra vita, ma secondo uno spirito di giustizia: la giustizia che viene dal Figlio. E ponete la vostra speranza nel Signore che è Salvatore.
“Dobbiamo elevarci dai beni dell’antica alleanza ai beni spirituali”. ( Origene )
6 Molti dicono: Chi ci mostrerà i beni?
Non credono gli uomini nei beni eterni. E chi può farceli vedere? Così lo stolto disprezza la promessa del Cristo!“
Coloro che scelgono le vanità della vita e non sperano né credono di vedere un giorno i veri beni, dicono: Chi ci mostrerà i beni? Essi non li vedono perché non sono illuminati dalla luce del tuo volto. Ma noi che siamo segnati dalla luce del tuo volto, sappiamo chi ce li mostrerà e chi ce li darà”. ( Eusebio )
E’ stata impressa su di noi la luce del tuo volto, Signore.
Se l’occhio è specchio del cuore, risplenda nei nostri occhi la luce del volto di Dio.
“I credenti sono come una moneta che porta l’immagine del re. Come Cesare esige da voi la moneta che porta la sua effige, così Dio richiede a voi la sua immagine. A Cesare si paga il tributo; a Dio si rende un’anima illuminata, che porta l’impronta della luce del suo volto”. ( Agostino )
7 Hai dato gioia nel mio cuore.
Soltanto il Signore ha dato gioia al mio cuore, Lui solo ha riempito l’anima mia di ogni bene.
Col frutto del loro grano, vino ed olio,
si sono moltiplicati
Coloro che confidano nei beni materiali hanno accresciuto il loro numero, mangiando e bevendo. Sono diventati i molti, ma a quale scopo e con quale profitto?
8 In pace a un tempo mi coricherò e dormirò,
Io che mi nutro di un cibo celeste, mi coricherò e dormirò in pace per dare in Dio riposo all’anima mia.
perché tu, Signore, solo,
mi hai fatto abitare nella speranza
Perché tu, Signore, da solitario, mi hai fatto abitare nella speranza.
Gli uomini di questo mondo si troveranno in molti, per mangiare e  bere. Ma quale speranza di vita eterna nei loro cuori? L’eletto del Signore, abiterà da solo,  in una casa fatta piena di ogni speranza in Dio Salvatore. “
Dobbiamo dunque essere soli e semplici, cioè isolati dalla folla e dalla turba delle cose che nascono e muoiono, innamorati dell'eternità e dell'unità, se bramiamo essere stretti all'unico Dio e Signore nostro. ( Agostino )    
In conclusione vorremmo fare alcune considerazioni riguardo a questo, “da solo, o da solitario, mi hai fatto abitare nella speranza”. Noi cristiani per definizione divina siamo dei solitari sia come individui sia come popolo. Soli perché fatti diversi, soli perché viviamo in mezzo ai molti che non vogliono la giustizia di Dio che è quella del Figlio suo. Molte volte ci capita di udire un lamento molto forte da parte di persone che soffrono e sono in pena perché si sentono soli. Evidentemente un tale modo di sentire è in stridente contrasto con quanto scritto nel salmo. Comprensibile e plausibile un simile stato d’animo in chi non crede in Cristo, dobbiamo chiederci quale sia il senso di un tale lamento allorchè esce dalla bocca di chi si dice cristiano.  Il sentimento di solitudine è tipico ed esclusivo della creatura che non vive alla presenza di Dio, non gode della sua vicinanza e della sua pienezza d’amore, non conosce uno sguardo premuroso, che dall’alto sempre ed ovunque ci segue e ci accompagna.                                                                      Come uscire da questa sofferenza allorchè è trovata da noi in noi? Andando incontro ad un mondo che vive nell’inganno e nella menzogna, rinnegando la propria fede, partecipando ai banchetti e alle feste dei bontemponi, ignorando la ragioni del cuore, oppure dando un significato diverso alla nostra solitudine, volgendola in una direzione contraria? Non alla ricerca dell’uomo e di una facile comunione con le creature, ma alla ricerca di Dio, compresi da un sentimento di vuoto e di vanità della nostra vita. Quando ci sentiamo soli, è il tempo della grazia, è aperta la strada per un rapporto diverso con il Signore.   Il Creatore non è  un bene messo accanto ad altri beni, ma si propone come l’unico vero bene, capace di colmare ogni vuoto, e di saziare ogni fame dello Spirito. Invece di dare libero sfogo alla tua amarezza, investendo di essa il cuore di coloro che ti stanno accanto, volgiti con la totalità del tuo essere creato al  Signore. Innalza al cielo una supplica perenne, perché il tuo cuore sia visitato dal Salvatore, perché una luce nuova entri nella tua vita e perché sulla tua bocca sia sempre trovata la lode a Dio per il dono che ci è dato in Cristo Gesù.    Ti lamenti perché sei solo? È comprensibile questo lamento. Manifesta il disagio e la povertà di chi è lontano da Dio. Ma non andare all’uomo e non chiedere aiuto a chi non può dare aiuto, perché vive la tua stessa schiavitù al Maligno.     L’uno che è  solo non può rinforzare l’altro che è parimenti solo.   Potranno soltanto illudersi ed ingannarsi a vicenda con le facili e false soluzioni dettate dalla ragione umana schiava del Maligno. Stupiscono e sconcertano gli affollamenti umani. Basta un nonnulla: una festa paesana, un risotto, una fiera, uno spettacolo per vedere frotte di persone che si riuniscono in uno.   Per  chi e per che cosa? Per trovare colui che unico fa piena la vita, o per fare più salda la propria schiavitù al Maligno, e per rinserrare e rafforzare i lacci del Satana che può e vuole soltanto accrescere ed esasperare il nostro bisogno di vita?   È forse colmato il cuore che abbandonatosi all’oblio deve alla fine ritornare ad un’esistenza priva di Dio?      Non lamentiamoci fratelli se ci sentiamo soli, ma invochiamo il Signore, cerchiamo il suo abbraccio, la sua confidenza, la sua compagnia, il conforto che ci viene dalla sua parola.     La fuga dalla solitudine non è sentimento cristiano: è  cristiano invece il desiderio della solitudine per incontrare il nostro Signore, per stare con Lui, in quell’isolamento da tutto e da tutti in cui unicamente si consuma un rapporto sponsale.   L’uomo o la donna felicemente sposati, ebbri d’amore cosa vogliono e cosa cercano se non lo stare insieme? Quale amore è alla fine trovato in quegli sposi che sono sempre in viaggio e in giro e così poco sperimentano la bellezza e la pienezza dello stare da soli insieme? Non importa il luogo.  Quando importa il luogo è finita l’illusione di un amore. Beata solitudine, sola beatitudine.     Questo dobbiamo dire e questo dobbiamo sperimentare nella nostra vita.  E alle persone consacrate quale rimprovero? Perché sono sempre in giro e perché lasciano abbandonato e deserto l’altare del Signore? Lasciando solo il Signore ti condanni all’eterna rovina, come vaso vuoto ed infranto. Rimanendo solo con il tuo Creatore avrai parte all’assemblea dei santi, al coro degli angeli e dei beati, che cantano un eterno inno di lode al Padre che è nei cieli. La tua speranza in Cristo sarà fatta più piena e più appagante e saprai portare nella gioia e nella pazienza ogni rifiuto ed ogni umana emarginazione.