Salmo 8

Salmo 8
Per la fine, sui torchi; salmo di Davide.
1 Signore, Signore nostro,
com’è ammirabile il tuo nome in tutta la terra!
Perché è stata elevata la tua magnificenza
Al di sopra dei cieli.
2 Dalla bocca dei bimbi e dei lattanti
ti sei composta una lode a causa dei tuoi nemici,
per distruggere il nemico ed il vendicatore.
3 Sì, vedrò i cieli, opera delle tue dita,
la luna e le stelle che tu hai fondato.
4 Che cos’è l’uomo, che ti ricordi di lui
o il figlio dell’uomo, che tu lo visiti?
5 Lo hai reso per poco inferiore agli angeli
di gloria e di onore lo hai coronato,
6 e l’hai costituito sulle opere delle tue mani,
tutto hai sottoposto ai suoi piedi,
7 pecore e bovi tutti,
come pure le bestie del campo,
8 gli uccelli del cielo e i pesci del mare,
tutto ciò che percorre i sentieri dei mari.
9 Signore, Signore nostro,
com’è ammirabile il tuo nome in tutta la terra!

 

Per la fine, sui torchi; salmo di Davide.
“ Non sembra che nel testo di questo salmo, che ha un simile titolo, si dica qualcosa dei torchi; dal che risulta che, spesso, nelle Scritture, sotto molte e diverse similitudini si intende una sola e medesima cosa. Possiamo perciò nei torchi vedere le chiese, per la stessa ragione per cui vediamo anche nell'aia la Chiesa. Sia nell'aia sia nel torchio infatti non si compie niente altro se non la liberazione dei frutti dai tegumenti, necessari perché nascessero, crescessero e giungessero alla maturità sia della mietitura che della vendemmia. Orbene, quanto a questi tegumenti e peduncoli, il frumento si libera nell'aia dalla pula, e il vino si libera nel torchio dalle vinacce; allo stesso modo, nelle chiese, si separano in forza di spirituale amore, ad opera dei ministri di Dio, i buoni dalla moltitudine degli uomini del secolo che sta riunita insieme con loro”. ( Agostino )
1 Signore, Signore nostro,
com’è ammirabile il tuo nome in tutta la terra!
Vi è un solo nome che suscita meraviglia su tutta la terra ed è quello del Signore nostro. In Lui e per Lui la terra tutta trova il proprio fondamento e la propria indivisa unità.
Una è la terra creata per l’uomo e uno solo è il suo creatore.
Che cosa innanzitutto unisce gli uomini di tutti i tempi e di tutti gli luoghi?
La consapevolezza che vi è un unico Creatore.
Lo attesta chiaramente l’Apostolo Paolo allorchè dice:
“Le cose invisibili di lui sono osservate dalla creazione del mondo essendo percepite per mezzo delle opere:la sua potenza e divinità”. ( Rom. 20 )
Altro è la consapevolezza di un Dio creatore, altra è la sua conoscenza.
Tutti hanno coscienza di Dio, soltanto in Israele è conosciuto il suo nome.
Soltanto il popolo eletto può chiamarlo Signore nostro.
Nostro perchè innanzitutto il suo nome è esaltato in Giudea, nostro perché è l’unico e medesimo Dio per tutti gli uomini.
“Nei tempi antichi Dio si è fatto conoscere in Giudea; ora il nome di Dio è conosciuto in tutta la terra”. ( Cirillo Alessandrino )
Perché è stata elevata la tua magnificenza
al di sopra dei cieli.
In modo chiaro e ben visibile ad ogni intelligenza creata.
Vi è una universale coscienza della bellezza e della grandezza di Dio che non è conquista dell’uomo, ma semplicemente un dato ed un fatto che è trovato sin dall’inizio della  vita.
“Chiedo: perché è ammirabile il suo nome in tutta la terra? Mi si risponde: perché la tua magnificenza è innalzata sopra i cieli. Il senso è dunque questo: o Signore, tu che sei il nostro Signore, quanto ti ammirano tutti coloro che abitano la terra! Perché la tua magnificenza si è innalzata dalla umiltà terrena fin sopra i cieli. Di là infatti si è reso manifesto chi eri tu che, ne discendevi, quando alcuni hanno visto, e altri hanno creduto, ove tu salivi. ( Agostino )
2 Dalla bocca dei bimbi e dei lattanti
ti sei composta una lode a causa dei tuoi nemici,
per distruggere il nemico ed il vendicatore.
Dio stesso ha composto una lode al suo nome per bocca dei bimbi e dei lattanti. I piccoli non hanno ancora un pensiero capace di operare in maniera autonoma rispetto al loro Creatore. Nell’immediatezza del loro rapporto con il Signore, ogni suono che esce dalla loro bocca altro non è che lode a Dio. E a chi altri dovrebbe dar lode la bocca dell’uomo non ancora cresciuto nel rapporto con la creazione, ma già fondato in Dio sin dal momento della propria nascita?
Il piccolo balbetta al Signore e per il Signore, perché innanzitutto consapevole del suo essere creato in Dio e per Dio.
Non esiste un’età senza parola: esiste un’età di parola informe, che dà lode solo ed esclusivamente al suo Creatore, a Colui che si fa immediatamente presente alla creatura fin dalla nascita.
Gesù stesso ricorda queste parole del salmo allorchè entra in Gerusalemme.
Il diavolo e i figli suoi possono ben tramare contro il Salvatore per impedire la sua opera, ma finchè vi sarà mondo vi sarà il canto dei lattanti e degli umili che darà al suo nome lode perfetta, cioè pura, immediata, senza macchia di finzione, incontenibile nel suo essere fondata in Dio e da Lui agita.
È questa lode che distrugge il nemico, e il vendicatore, perché non c’è uomo che non abbia avuto a suo tempo questa bocca di lode e dai primordi della propria vita non abbia esaltato il nome del Signore.
Il Maligno è detto anche vendicatore perché attraverso gli uomini che sono suoi schiavi vuol vendicarsi del Cristo allorché si fa uomo.
“Ciò che gli apostoli non sapevano ancora, lo hanno cantato i bambini”. ( Crisostomo )
3 Sì, vedrò i cieli, opera delle tue dita,
la luna e le stelle che tu hai fondato.
È la speranza di tutti coloro che credono in Cristo: vedere il creato nella sua completezza, allorchè vedranno Cristo così com’è realmente.
Atto di presunzione e velleità infondata o destino eterno di ogni uomo?
Benchè chiusi un questo mondo, già fin d’ora ci sentiamo chiamati alla conoscenza dell’infinito, in virtù dell’Onnipotente eterno Dio nostro, nel quale non vi è limite alcuno, né riguardo al suo essere né riguardo al suo operare.
4 Che cos’è l’uomo, che ti ricordi di lui
o il figlio dell’uomo, che tu lo visiti?
Quale uomo non si pone questa domanda?
Allorchè alziamo gli occhi al cielo e vediamo la bellezza e la grandezza di tutto il creato, chi non si sente infinitamente piccolo e creatura insignificante di cui l’universo può fare anche a meno?
Che cos’è l’uomo, perché il Signore debba ricordarsi di lui? Una grande e nobile stella o un frammento disperso nell’infinito della creazione?
Da Eusebio “La luna e le stelle sono poca cosa: l’uomo è molto di più, perché è immagine di Dio”. ( Eusebio )
Da Agostino “Che cosa è l'uomo, che tu ti ricordi di lui, o il figlio dell'uomo, che tu lo visiti? Ci si può chiedere quale differenza vi sia tra l'uomo e il figlio dell'uomo. Se non vi fosse alcuna differenza, il salmista non avrebbe scritto così: l'uomo, o il figlio dell'uomo, separandoli con la disgiunzione. Se fosse scritto infatti: che cosa è l'uomo che tu ti ricordi di lui, e il figlio dell'uomo che tu lo visiti, sembrerebbe trattarsi di una ripetizione della parola uomo; ma siccome qui leggiamo l'uomo, o il figlio dell'uomo, si suggerisce chiaramente che vi è una differenza. Dobbiamo senz'altro intendere così, perché mentre ogni figlio dell'uomo è uomo, non ogni uomo può essere ritenuto figlio dell'uomo. Adamo infatti era uomo, ma non figlio dell'uomo. Ecco perché è fin d'ora lecito esaminare e distinguere quale differenza vi sia in questo luogo tra l'uomo e il figlio dell'uomo, in modo che coloro che portano l'immagine dell'uomo terreno - che non è figlio dell'uomo - siano indicati con il nome di uomini; mentre coloro che portano l'immagine dell'uomo celeste siano piuttosto chiamati figli degli uomini”. ( Agostino )
Se dunque vi è diversità tra uomo e figlio dell’uomo, più semplicemente possiamo dire che mentre tutti sappiamo e conosciamo chi è l’uomo, l’uomo peccatore in Adamo, non tutti sappiamo chi è figlio dell’uomo. Figlio dell’uomo è Colui che ha abbandonato le sue prerogative celesti per assumere la nostra carne, per portare il nostro peccato, per riscattarci dal Maligno, pagando con la sua morte il prezzo del riscatto.
Il Figlio dell’uomo , è il Cristo, Figlio di Dio. In Lui e per Lui siamo chiamati ad una figliolanza diversa che non è quella di Adamo peccatore, ma del Cristo Salvatore, fattosi figlio dell’uomo, perché anche noi diventati figli del suo uomo, siamo fatti con ciò figli di Dio.
5 Lo hai reso per poco inferiore agli angeli
di gloria e di onore lo hai coronato,
“Orbene, il figlio dell'uomo è visitato dapprima nello stesso Uomo del Signore, nato da Maria Vergine. Di lui, a cagione della stessa debolezza della carne che la Sapienza di Dio si è degnata di assumere e della umiliazione della passione, è detto giustamente: lo hai fatto di un poco inferiore agli angeli. Ma si aggiunge poi quella glorificazione nella quale, risorgendo, è asceso al cielo: di gloria - dice - e di onore lo hai coronato; lo hai costituito sopra le opere delle tue mani. Poiché anche gli angeli sono opere delle mani di Dio, comprendiamo che anche al di sopra degli angeli è stato costituito il Figlio Unigenito, che abbiamo sentito, e crediamo, essere stato reso un poco inferiore rispetto agli angeli a causa della umiltà della sua generazione carnale e della passione”. ( Agostino )
6 e l’hai costituito sulle opere delle tue mani,
tutto hai sottoposto ai suoi piedi,
7 pecore e bovi tutti,
come pure le bestie del campo,
8 gli uccelli del cielo e i pesci del mare,
tutto ciò che percorre i sentieri dei mari.
“Tutte le cose - dice - hai poste sotto i suoi piedi. Non eccettua niente, dicendo tutte le cose. E per evitare che si intenda altrimenti, l'Apostolo così ci ordina di credere: eccetto Colui che tutto gli ha sottomesso. Scrivendo agli Ebrei si serve della medesima testimonianza di questo salmo, quando vuol far intendere che tutte le cose sono sottomesse al nostro Signor Gesù Cristo, tanto che niente è eccettuato”. ( Agostino )
La spiegazione di Agostino è sufficientemente chiara.
Potremmo fare una semplice osservazione riguardo al versetto cinque. Lo hai reso per poco inferiore agli angeli.
Con indubbio riferimento al Cristo, fattosi figlio dell’uomo, reso dal Padre inferiore agli angeli, possiamo intendere come Agostino: di poco, nel senso da lui chiarito, oppure per poco, cioè per poco tempo, limitatamente alla durata della sua incarnazione.
9 Signore, Signore nostro,
com’è ammirabile il tuo nome in tutta la terra!
“Ripetiamo dunque l'ultimo verso, che si legge anche nell'esordio del salmo, e lodiamo Dio dicendo: o Signore, Signore nostro, quanto è ammirabile il tuo nome in tutta la terra! Invero opportunamente, dopo lo svolgimento del discorso si torna all'inizio, cui si deve riferire il sermone tutto intero”. ( Agostino )

 

 

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