Genesi 4, 8-26

Genesi 4, 8-26
Dai Settanta
8 E disse Caino ad Abele suo fratello: “Passiamo nella pianura”. E avvenne che , mentre erano nella pianura, si erse Caino contro suo fratello e lo uccise. 9 E disse Dio a Caino: “Dov’è Abele tuo fratello?”. Egli disse: Non lo so: forse custode di mio fratello sono io?”:10 E disse Dio: “ Cos’hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dalla terra. 11 E ora maledetto tu dalla terra, che ha spalancato la sua bocca per accogliere il sangue di tuo fratello dalla tua mano. 12 Certo lavorerai la terra ed essa non continuerà  a darti il suo vigore. Gemente e tremante sarai sulla terra”. 13 E disse Caino al Signore: Troppo grande è la mia colpa , perché io ne sia assolto. 14 Se tu mi cacci oggi dalla faccia della terra, lontano dal tuo volto mi nasconderò e sarò gemente e tremante sulla terra; e avverrà : chiunque mi troverà mi ucciderà”. 15 E disse a lui il Signore Dio: “ Non così: chiunque avrà ucciso Caino pagherà sette volte la vendetta “. E pose il Signore Dio un segno su Caino, perché non lo sopprimesse chiunque lo trovasse. 16 Uscì allora Caino via dal volto di Dio e abitò nella terra di Naid di fronte a Eden. 17 E conobbe Caino la sua sposa ed essa concepì e partorì Enoch, che fu costruttore di una città e la chiamò Enoch dal nome di suo figlio. 18 Nacque ad Enoch Gaidad e Gaidad generò Maiel e Maiel generò Mathusala e Mathusala generò Lamech. 19 19 e si prese Lamech due mogli , una di nome Ada, la seconda Sella. 20 E partorì, Ada, Jobel. Questi fu padre di coloro che abitano nelle tende degli allevatori di bestiame. 21 E il nome di suo fratello Jubal e fu colui che insegnò a suonare il salterioe la cetra. 22 Sella poi partorì anch’essa Thobel: questi era martellatore e forgiatore di rame e ferro. Sorella di Thobel: Noemi. 23 e disse Lamech alle sue mogli: “Ada e Sella, ascoltate la mia voce; mogli di Lamech, prestate orecchio alle mie parole: un uomo ho ucciso per una ferita a me e un ragazzo per un livido a me. 24 poiché sette volte è stata presa vendetta da Caino, ma da Lamech settanta volte sette. 25 Conobbe ancora Adamo Eva, la sua sposa, ed essa concepì e partorì un figlio e lo chiamò con il nome di Seth dicendo: “Ha fatto sorgere per me Dio un altro seme al posto di Abele, che Caino ha ucciso”. 26 E a Seth nacque un figlio e lo chiamò con il nome di Enos. Questi concepì la speranza di invocare il nome del Signore Dio.

Dalla Vulgata
8 dixitque Cain ad Abel fratrem suum egrediamur foras cumque essent in agro consurrexit Cain adversus Abel fratrem suum et interfecit eum 9 et ait Dominus ad Cain ubi est Abel frater tuus qui respondit nescio num custos fratris mei sum 10 dixitque ad eum quid fecisti vox sanguinis fratris tui clamat ad me de terra 11 nunc igitur meledictus eris super terram quae aperuit os suum et suscepit sanguinem fratris tui de manu tua 12 cum operatus fueris eam non dabit tibi fructus suos vagus et profugus eris super terram 13 dixitque Cain ad Dominum maior est iniquitas mea quam ut veniam merear 14 ecce eicis me hodie a facie terrae et a facie tua abscondar et ero vagus et profugus in terra omnis igitur qui invenerit me occidet me 15 dixitque ei Dominus nequaquam ita fiet 24 sed omnis qui occiderit cain septuplum punietur posuitque Dominus Cain signum ut non eum interficeret omnis qui invenisset eum 16 egressusque Cain a facie domini habitavit in terra profugus ad orientalem plagam Eden 17 cognovit autem cain uxorem suam quae concepit et peperit Enoch et aedificavit civitatem vocavitque nomen eius ex nomine filii sui Enoch 18 porro Enoch genuit Irad et Irad genuit Maviahel et Maviahel genuit Mathusahel et Matushael genuit Lamech 19 qui accepit uxores duas nomen uni Ada et nomen alteri Sella 20 genuitque Ada Iabel qui fuit pater habitantium in tentoriis atque pastorum 21 et nomen fratris eius Iubal ipse fuit pater canentium cithara et organo 22 Sella quoque genuit Thubalcain qui fuit malleator et faber in cuncta operis aeris et ferri soror vero Thubalcain Noemma 23 dixitque Lamech uxoribus suis Adae et Sellae audite vocem meam uxores Lamech auscultate sermonem meum quoniam occidi virum in vulnus meum et adulescentulum in livorem meum 24 septuplum ultio dabitur de Cain de Lamech vero septuagies septies 25 cognovitque quoque adhuc Adam uxorem suam et peperit filium vocavitque nomen eius Seth dicens posuit mihi Deus semen aliud pro Abel quem occidit Cain 26 sed et Seth natus esT filius quem vocavit Enos iste coepit invocare nomen Domini.


Traduzione dalla Vulgata
8 E disse Caino ad Abele suo fratello: “Usciamo fuori.” Ed essendo nel campo, si erse Caino contro suo fratello Abele e lo uccise. 9 E disse Dio rivolto a Caino: “Dov’è Abele tuo fratello?”. Questi rispose: “Non lo so: forse custode di mio fratello sono ?”. 10 E disse a lui: “Cos’hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dalla terra. 11 E ora pertanto sarai maledetto sopra la terra, che ha aperto  la sua bocca ed ha ricevuto il sangue di tuo fratello dalla tua mano”. 12 Dopo che l’avrai lavorata, non darà a te i suoi frutti. Vagabondo e profugo sarai sulla terra”. 13 E disse Caino al Signore: “E’ così grande la mia iniquità, che io non posso meritare perdono”. 14 Ecco tu mi cacci oggi dalla faccia della terra  e dalla tua faccia mi nasconderò e sarò vagabondo e profugo sulla terra. Pertanto chiunque mi troverà mi ucciderà. 15 E disse a lui il Signore: “Non sarà mai così, ma chiunque  avrà ucciso Caino sarà punito sette volte”. E pose il Signore  un segno su Caino, perché non lo uccidesse chiunque lo avesse trovato. 16 Uscito allora Caino  dal volto di Dio  abitò profugo nella  regione ad oriente di Eden. 17 Ma conobbe Caino sua moglie che concepì e partorì Enoc e costruì una città e chiamò il suo nome dal nome del figlio suo Enoch. 18 Poi Enoch generò Irad ed Irad generò Maviahel e Maviahel generò Mathusael e Mathusael generò Lamech 19 che prese due mogli: una di nome Ada e l’altra di nome Sella. 20 E generò Ada Iabel che fu padre di coloro che abitano sotto le tende e dei pastori 21 e il nome di suo fratello Iubal, lo stesso fu padre  di coloro che cantano con la cetra e il salterio. 22 Sella pure generò  Tubalcain che fu martellatore e fabbro in tutti i lavori di rame e di ferro,  sorella poi di Thubalcain fu Noemma.  23 E disse Lamech  alle sue mogli Ada e Sella: ascoltate la mia voce mogli di Lamech, prestate orecchio alle mie parole poiché ho ucciso un uomo per una ferita a me, ed un ragazzo per un livido a me, 24   “Sette volte si farà vendetta per Caino, ma settanta volte sette per Lamech”.
25 E Adamo  conobbe  fino ad ora  sua moglie,  e generò un figlio e lo chiamò col nome di Seth, dicendo: “Ha posto per me  Dio un altro seme in cambio di Abele, che Caino ha ucciso”. 26 Ma anche a Seth nacque un figlio che chiamò con il nome di Enos. Questi cominciò ad invocare il nome del Signore.


“8 E disse Caino ad Abele suo fratello: “Usciamo fuori.” Ed essendo nel campo, si erse Caino contro suo fratello Abele e lo uccise”.

Il fratello che è più in basso “tira giù” e “fa venire fuori” il fratello che è più in alto, ma non per farsi aiutare e per risalire con Lui, ma per ucciderlo, e per sopprimere con ciò la voce diversa del proprio simile, dopo aver ucciso nel proprio cuore la voce diversa di Dio.
Il peccato che innanzitutto è contro Dio, allorché lasciato crescere, si riversa non solo sul creato, ma su tutta la creazione, a cominciare dai fratelli.
Dopo essersi innalzato contro Dio, Caino si innalza contro il fratello. Non accetta di essere sottomesso a Dio, tanto meno di essere sottomesso al proprio simile, anche se è approvato dal Signore. E’ infranta così quella comunione di cuori, quell’essere un cuor solo ed un’anima sola, che è il tratto distintivo dell’uomo che è in Eden. Non solo la creatura non si riconosce nel Creatore, neppure si riconosce nel proprio simile. Postosi fuori dalla comunione con Dio, l’uomo si pone altresì fuori dalla comunione fraterna. Il fratello non è più l’altro come me, ma diventa l’altro da me, un compagno scomodo che devo mettere da parte perché sia esaltato il mio io e non il nostro io. Si erse, cioè si alzò Caino, da solo, rifiutando la mano di Dio, ma con quale risultato? Per dare la morte anche al proprio fratello, dopo averla data a se stesso. Perché “chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato”. Ogni peccato porta con sé un’umiliazione, ma altro è essere umiliati da piccoli, altro essere umiliati da grandi. Non c’è felice colpa se non per chi  ha umiliato se stesso. Nel peccato conoscerà la consolazione del perdono divino, quanto è dolce e quanto è grande l’amore del Padre. Ma per chi innalza se stesso il peccato ha il sapore della morte; non è visitato dall’amore del Signore, ma dalla Sua ira e da un giudizio di condanna.
Caino precipita nel baratro più profondo. Finchè c’è richiamo di Dio, c’è speranza di conversione, ma quando il cuore si indurisce  è sempre più difficile ed improbabile  un ravvedimento ed una conversione. Ancora una volta Caino è ripreso dalla parola di Dio.

“9 E disse Dio rivolto a Caino: “Dov’è Abele tuo fratello?”. Questi rispose: “Non lo so: forse custode di mio fratello sono?”.

Dopo essere stato richiamato all’amore verso Dio, Caino è richiamato all’amore verso il prossimo. E non verso un prossimo qualunque, ma a colui che ci è prossimo per eccellenza, il fratello giusto che è stato posto a fianco di noi, il Cristo; ed ancora il fratello che ha accettato la salvezza offerta dal Cristo, ed in quanto salvato dall’unico che è salvezza, può diventare forza di attrazione e fare da traino per chi ha il cuore indurito. Abele è figura di Cristo, perché dopo il peccato di Eden fu il primo che fece propria l’opera di salvezza di Gesù mediante la fede in Lui. Non c’è sacrificio di Abele al Padre se non per la fede e nella fede in Cristo Salvatore, non quello già venuto, ma quello che doveva venire, secondo la promessa. Il peccato d’origine, nelle sue prime e più immediate conseguenze, sembra che non abbia poi ottenebrato in maniera tragica il rapporto con Colui che è detto “l’albero della vita”. Cogliendo dei suoi frutti e donandoli al Signore è ancora possibile essere a Lui accetti.
Ma questa seconda generazione di figli di Dio, ( dopo la prima in Eden ) deve convivere con un’altra generazione che è uscita per prima dal grembo di Eva
( prima Caino poi Abele ): quella dell’uomo che ha indurito in maniera irreparabile il proprio cuore di fronte all’amore del Signore, che, in Cristo e per Cristo, continua a proporci una via di salvezza ancora possibile, non solo auspicabile, ma anche attuabile. Una via che è ancora a portata di mano, non impossibile, come diverrà col tempo  a causa di un continuo e progressivo indurimento del cuore. 
Chi non vuol vedere  il peccato contro Dio, neppure vuol vedere il peccato contro l’uomo. Non c’è psicologia di approccio che tenga, neppure quella divina. Il Signore non prende Caino di petto. Sarebbe inutile ed inopportuno, di fronte a chi vuol essere nostro nemico. Dio pazienta, e si fa piccolo, ma non desiste dalla  correzione. Tutto fa il Signore per aiutarci a confessare e a riconoscere la nostra colpa. All’umiltà della giustizia divina risponde l’arroganza della superbia umana. Niente di più chiaro, di più bello, di più scontato di quella comunione fraterna che viene da un unico Padre. Privatosi dell’amore del Padre, Caino si priva ora anche dell’amore del fratello. Dovrebbe piangere per tutto ciò che ha perduto. Invece il suo cuore diventa sempre più duro. Non una lacrima per Dio, non una lacrima per il fratello. La sua vita ormai procede da sola. Dove sia il fratello non gli interessa, gli interessa soltanto che non sia più. Contesta e mette in dubbio la parola di Dio, la quale da sempre gli ha insegnato che custodendo il fratello che è in Cristo si custodisce anche se stessi. Volendo il bene dell’altro si vuole anche il proprio bene. Caino certamente farebbe a meno del richiamo del Signore; la rottura è già consumata e la risposta non è nello spirito dell’ascolto, ma nella bestemmia all’amore di Dio. Se il male fatto è a nostro danno, il male subìto è a nostro bene. Non c’è male contro gli eletti che non sia convertito nel loro bene. Perché Abele ora che non è più custodito da Caino, sarà custodito da Dio. In questo senso Caino peccatore diventa suo malgrado profeta. “Forse custode di mio fratello sono ?”. Giustamente Caino dici che tu non sei il custode di tuo fratello, adesso che l’hai ucciso ha ben altro  custode. Pensavi di togliergli la vita? Gli hai dato una vita più grande. Gli hai negato il tuo aiuto e la tua protezione, adesso egli trova riparo sotto le ali dell’Altissimo. Per lui ogni bene, per te l’ira divina.
Volevi farlo tacere per sempre? Gli hai dato una voce più grande, che dal profondo della terra arriva all’alto dei cieli.

“10 E disse a lui: “Cos’hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dalla terra. 11 E ora pertanto sarai maledetto sopra la terra, che ha aperto  la sua bocca ed ha ricevuto il sangue di tuo fratello dalla tua mano”.

Si può uccidere nel proprio cuore Dio e il fratello mandato dal Padre, non ci si libera facilmente della loro voce. Dio ci insegue col  richiamo della sua parola ed il  fratello giusto ucciso fa altrettanto  col rimorso della nostra coscienza. Non c’è peccato, portato alle estreme conseguenze, che non alzi il proprio grido contro di noi. Dopo la maledizione dall’alto, arriva pure la maledizione dal basso. La terra, costretta ad aprire la propria bocca per ingoiare il sangue versato, non più  fecondata dalla nostra vita, è resa sterile dalla nostra morte. Caino potrà ben lavorare come prima e più di prima, ma invece di infondere vigore alla terra, la renderà sempre più povera e gemente del suo stesso gemito. Geme lo spirito del peccatore, trema la sua carne, perde vigore la sua terra.

“12 Dopo che l’avrai lavorata, non darà a te i suoi frutti. Vagabondo e profugo sarai sulla terra”.

Dopo Eden, nonostante la maledizione di Dio a causa del peccato di Adamo, sembra che sia rimasta una certa “benevolenza” del creato verso l’uomo. Il lavoro costa fatica e sudore, ma permane una generosità della terra nel dare i suoi frutti. E ciò allevia la sofferenza dell’uomo, che si trova in qualche modo incoraggiato e confortato dall’abbondanza dei raccolti, per la fertilità del terreno in cui opera.
Siamo nella mitica età dell’oro, in un tempo indefinito, ma certamente in un passato lontano, che è ai primordi dell’esistenza; quando sopravvive ancora una ricchezza ed un’abbondanza di beni, non più ritrovata in seguito. Ma chi credeva e crede ancora in un “progresso “ continuo è smentito in partenza. Non si andrà verso il meglio, ma sempre più verso il peggio: per il peccato dell’uomo, che rende sempre più vani la misericordia e l’amore di Dio. Storia e mito si incontrano e si intrecciano nei primi capitoli di Genesi, fino ad Abramo, dopo il quale si può parlare  di sola storia. Certamente gli antichi non erano in grado di scrivere la storia dall’inizio: non la conoscevano e non potevano conoscerla. Non è che noi oggi siamo messi molto meglio. Possiamo soltanto fare delle ipotesi e creare delle teorie, che chiamiamo scientifiche, per opporle al mito degli antichi. Ma gli antichi erano molto più illuminati. Mentre il mito,  (la favola “insegna che” scrive Esopo ), non ha alcuna pretesa di verità storica, ma molto più semplicemente e significativamente vuol mettere in luce una verità “perenne” nascosta ed oscura, che è soprattutto verità del cuore e della mente, le teorie scientifiche odierne riguardo “all’evoluzione” dell’uomo nulla dicono di spiritualmente importante e rilevante, che ci possa in qualche modo aiutare nella nostra condizione di creature destinate alla morte. È vero: siamo nel mondo del mito antico, ma di un mito illuminato dallo Spirito di Dio, che in immagine vuole farci conoscere, per istruirci ed illuminarci riguardo al presente. Chi dice che questi racconti sono semplici favole, senza fondamento storico, dice una grande sciocchezza. Se storia è sinonimo di verità, verità è il quadro spirituale che risulta e risalta, non fatto dall’uomo, ma da Dio stesso, dalla Parola increata, che fa propria la forma della parola creata. Partendo da e passando attraverso la favola, Dio conduce alla Verità ultima e definitiva che è Cristo. Partendo dalla realtà storica, l’uomo non solo dice grandi sciocchezze, in cui può esserci anche qualcosa di vero, ma, quel che è peggio si allontana sempre più dalla fede in Cristo Salvatore, che è via, verità e vita.
Coloro che si affidano ciecamente al solo metodo storico critico per leggere la Bibbia, nulla comprenderanno che sia per la salvezza. La Bibbia va letta nello Spirito e con lo spirito di Dio, che attraverso l’immagine parla all’uomo di ogni tempo e cultura. È l’immagine che dà all’insegnamento divino un valore perenne ed universale. Gli storici e gli studiosi che credono di saperla lunga riguardo al Signore per i loro studi e per la loro cultura, si sbagliano di grosso. Ed ancora più sbagliano quelli che li seguono ed abdicano ad una lettura personale della Parola di Dio, quasi fosse riservata ai pochi e non ai molti. Anche il semplice e l’illetterato può ricevere  luce dal cielo ed arricchire quel vasto deposito spirituale di cui la Chiesa è custode ed interprete, per il bene dell’intero corpo di Cristo.
La Bibbia è il libro del popolo di Dio: è data per essere letta da tutti e da tutti è intesa, quando si ha lo Spirito Santo.

“13 E disse Caino al Signore: “E’ così grande la mia iniquità, che io non posso meritare perdono”. 14 Ecco tu mi cacci oggi dalla faccia della terra  e dalla tua faccia mi nasconderò e sarò vagabondo e profugo sulla terra. Pertanto chiunque mi troverà mi ucciderà”.

Anche se Dio lo richiama ed il fratello gli urla dentro, Caino non vuol sentire fino in fondo il rimprovero per il suo peccato. Non c’è peccato che non susciti l’ira del cielo e della terra, ma solo per avvicinare alla misericordia divina, nell’umile confessione della propria colpa, che fa grande il nome del Signore. Nessun peccatore è cacciato dalla faccia del Signore, se non quando lui stesso se ne allontana. Niente è perduto, se non la presunzione della propria giustizia, ma non bisogna far precipitare le cose perseverando nella durezza del proprio cuore. Caino vede la propria colpa, ma non crede nella misericordia di Dio, e neppure le lascia la possibilità di esprimersi. Fa tutto da solo, fin dall’inizio. Si crea una propria giustizia e non accetta il confronto con quella divina, e neppure con quella del fratello. Trovato peccatore decide per Dio riguardo al proprio destino.
“ E’ così grande la mia iniquità, che io non posso meritare perdono”.
Non c’è colpa così grande che non sia perdonata dal Padre, in virtù del Figlio. Non c’è esistenza così consumata dalla morte che non possa rinascere in Gesù. Ma questo non lo sa e non lo può conoscere chi non ascolta fino in fondo quello che Dio ci vuol dire.

“14 Ecco tu mi cacci oggi dalla faccia della terra  e dalla tua faccia mi nasconderò e sarò vagabondo e profugo sulla terra. Pertanto chiunque mi troverà mi ucciderà”.

E’ questa la falsa umiltà. Quella che accetta la vita come un castigo mandato da Dio: quella che non guarda più in faccia la propria esistenza, perché non vuol vedere com’è e come  diviene, e peggio ancora non sopporta lo sguardo del Signore, perché paga del proprio. Non c’è confessione della colpa, né fiducia nella misericordia del Creatore .Come pensi Caino di venirne fuori senza Dio? Fuggendo da quella terra che hai distrutto, nella continua ricerca di una mondo non ancora rovinato dal tuo peccato? Nascondendo la tua coscienza al volto di Dio, per non sentire più la sua voce? Nella consapevolezza che sarai sempre gemente e tremante sulla terra per tutti i giorni della tua vita? Ormai sei tutto questo e non solo qualcosa di questo. Potrai anche rivestire la tua vita di falsi attributi, come gli eroi della tragedia; non per questo sarai trovato migliore e potrai guadagnare in grandezza di un solo cubito. Non vuoi  Dio Padre? Vivrai nell’incubo di un destino crudele ed inesorabile che non lascia scampo a nessuno e che a tutti toglie ogni speranza. “chiunque mi troverà mi ucciderà”.
Non c’è concezione fatalistica della vita che veda in positivo. Perché il proprio peccato diventa anche il peccato dell’altro e di tutti. La propria mancanza di timore di Dio crea un mondo di uomini a propria immagine e somiglianza, dove è morto ogni sentimento di giustizia. Chi fa il male al prossimo, dal prossimo non si aspetta altro che male. E tutto questo in virtù di una giustizia che l’uomo crea a se stesso, ignorando quella del Creatore.
Non la pensa così il Signore ed interrotto nel proprio amore da Caino, interrompe Caino nella sua malvagità. Perché l’uomo potrà ben rinchiudersi nella sua falsa giustizia, ma sempre ed ovunque sarà rincorso dalla voce di Dio. Nessuna giustizia umana, potrà mai prendere il posto di quella di Dio, tanto meno operare per essa. Sempre ed ovunque l’uomo che vuol fare giustizia del fratello, attirerà su di sé l’ira di ben altra giustizia.

“15 E disse a lui il Signore: “Non sarà mai così, ma chiunque  avrà ucciso Caino sarà punito sette volte”. E pose il Signore  un segno su Caino, perché non lo uccidesse chiunque lo avesse trovato”.

Quale segno Dio ha posto su Caino se non quello del Figlio suo diletto? E’ soltanto in virtù della croce del Cristo,  perché segnati da essa fin dalla nascita, che la nostra vita è sacra davanti al Signore. Al segno del nostro peccato, Dio contrappone il segno della Sua giustizia e del suo amore. Caino nulla vede e nulla vuol vedere all’infuori di se stesso ed esce per sempre dalla vita di Dio.

“16 Uscito allora Caino  dal volto di Dio  abitò profugo nella  regione ad oriente di Eden”.

Chi esce  dal volto di Dio, guarda alla propria vita con occhi da Dio. Seppur lontano e fuori dalla vera vita, abita nella menzogna come di fronte alla verità. “Abitò profugo nella regione ad Oriente di Eden”. Vede ad Oriente ciò che in realtà è ad Occidente, il sole che è al tramonto, come il sole che sta per nascere.
Dopo aver peccato contro il cielo e contro la terra Caino, persiste in uno stato di peccato. Nulla che faccia pensare ad un qualche pentimento nei confronti di Dio o ravvedimento riguardo al proprio operare. Non c’è alcun tentativo di ritorno alla casa del Padre, ma un’esistenza volutamente senza Dio. Non ci sono più orecchi di ascolto per l’uomo che ha eretto tra se ed il Signore un muro di silenzio. La vita continua lo stesso ed all’apparenza tutto può sembrare come prima. Smarrita la dimensione verticale dell’esistenza, l’uomo si getta in una corsa folle ed insensata per spremere il più possibile il dono della vita. Si comincia col generare dei figli, scavalcando quel “crescete” che è presupposto e condizione del “moltiplicatevi”. Si vuole la fecondità, non si vuole la maturità che la precede e la responsabilità che ne consegue. Da Caino, generatore di una vita nel peccato e col peccato, ha origine una lunga discendenza di uomini laboriosi ed “impegnati”. Del figlio Enoch, si dice che fu costruttore di una città, una vera e propria società civile organizzata, che nulla ha in sé della Gerusalemme celeste, neppure il nome che è speranza per il futuro. L’unità e la concordia non sono più garantite da Dio, ma dalla folle presunzione dell’uomo. Se Enoch, tira su case, i suoi discendenti non stanno certo a guardare. Per crescere in potenza su questa terra, bisogna essere padri di una numerosa discendenza. E per questo si rompe anche l’unità del matrimonio, e si giustifica il possesso di più donne. Lamech per primo si prese due mogli. Giustamente è scritto si prese, perché la scelta fu del tutto arbitraria ed ingiustificata rispetto al dono di Dio, in virtù del quale all’uomo è dato di unirsi solo alla sua donna. Dove non è arrivato Caino sono arrivati i suoi figli.

“17 Ma conobbe Caino sua moglie che concepì e partorì Enoc e costruì una città e chiamò il suo nome dal nome del figlio suo Enoch. 18 Poi Enoch generò Irad ed Irad generò Maviahel e Maviahel generò Mathusael e Mathusael generò Lamech 19 che prese due mogli: una di nome Ada e l’altra di nome Sella. 20 E generò Ada Iabel che fu padre di coloro che abitano sotto le tende e dei pastori 21 e il nome di suo fratello Iubal, lo stesso fu padre  di coloro che cantano con la cetra e il salterio. 22 Sella pure generò  Tubalcain che fu martellatore e fabbro in tutti i lavori di rame e di ferro,  sorella poi di Thubalcain fu Noemma.  23 E disse Lamech  alle sue mogli Ada e Sella: ascoltate la mia voce mogli di Lamech, prestate orecchio alle mie parole poiché ho ucciso un uomo per una ferita a me, ed un ragazzo per un livido a me, 24   “Sette volte si farà vendetta per Caino, ma settanta volte sette per Lamech”.

Il quadro è ormai completo: agricoltori, allevatori, artigiani per strumenti di piacere e per strumenti di lavoro. Non manca nulla per la creazione di una grande civiltà: manca solo il timore del Signore e la sua giustizia. Ed ecco il tocco di grazia finale, per una società che vuole crescere fino a diventare come Dio. Lamech crede di poter scavalcare la stessa giustizia divina, affermando una giustizia umana addirittura superiore.

“23 E disse Lamech  alle sue mogli Ada e Sella: ascoltate la mia voce mogli di Lamech, prestate orecchio alle mie parole…”


Quando parla un dio, i miseri mortali devono ascoltare… ne va della loro vita.

“poiché ho ucciso un uomo per una ferita a me, ed un ragazzo per un livido a me, 24   “Sette volte si farà vendetta per Caino, ma settanta volte sette per Lamech”.

Sei più giusto di Dio,  Lamech, o sei semplicemente un uomo spietato e senza cuore? Se Dio tollera il tuo peccato nei suoi confronti, perché tu non perdoni chi pecca contro di te? Punisci prima il peccato che è in te stesso ed allora giudicherai con maggior senno e con più equità. Chi non vede quanto è grande il proprio peccato, vede grandi i peccati degli altri, anche se piccoli, e fatti da piccoli. Hai ucciso un ragazzo per un semplice livido, e non ne provi neppure vergogna? Non comprendi che i piccoli sono pur sempre migliori dei grandi e non provi rispetto e venerazione per una giovane vita?  Meglio invocare la giustizia divina e rendere gloria al nome del Signore!

“25 E Adamo  conobbe  fino ad ora  sua moglie,  e generò un figlio e lo chiamò col nome di Seth, dicendo: “Ha posto per me  Dio un altro seme in cambio di Abele, che Caino ha ucciso”. 26 Ma anche a Seth nacque un figlio che chiamò con il nome di Enos. Questi cominciò ad invocare il nome del Signore”.”

Se la generazione di Adamo ed Eva si fosse conclusa con la stirpe di Caino, ci sarebbe ben poco da stare allegri. Per grazia di Dio, accanto ad una primitiva generazione di malvagi, si pone ben presto una generazione diversa, non in quanto alla sua origine, ma in quanto alla sua crescita. Se in un primo momento sembra che l’uomo giusto che è  Abele non possa avere una discendenza perché ucciso dell’uomo malvagio che è Caino, alla fine vediamo che il suo sacrificio non è vano. La morte del giusto dà vita ad altri giusti, ed anche Abele avrà una sua discendenza, non attraverso la sua giustizia, ma attraverso l’ingiustizia di Adamo ed Eva. Da un unico albero e dagli stessi genitori nascono così figli diversi: con una stessa eredità di peccato ma con una propria libertà in rapporto al Bene ed al Male.
Seth, non è semplicemente un  figlio, al posto di un altro figlio, ma un  seme, al posto di un altro seme. Da Adamo ed Eva hanno origine quindi due semi che crescono in modo diverso. Abbiamo già visto come sia cresciuto il primo, vediamo ora come cresce il secondo.
Di questo terzo figlio di Adamo ed Eva niente è detto. Semplicemente vengono riportate le parole di Eva :

“Ha posto per me  Dio un altro seme in cambio di Abele, che Caino ha ucciso”.

Seth rappresenta innanzitutto il desiderio di Adamo ed Eva di un figlio diverso rispetto a Caino, un figlio che ripercorra le orme del primogenito Abele. Non si può dire che Adamo ed Eva abbiano rinnegato Caino in quanto ribelle a Dio, semplicemente hanno tenuto vivo il desiderio di un figlio aperto alla conoscenza del bene. Cosa significa tutto questo? Non c’è esperienza del bene e del male ripetuta ed accumulata nel susseguirsi delle generazioni, che possa di per sé, in rapporto ai frutti che ne derivano, far nascere ed accrescere il desiderio di una generazione per così dire a senso unico; come conoscenza del bene o come conoscenza del male. L’uomo le abbraccia entrambe e continuerà nei secoli a generare figli ugualmente rapportati al bene ed al male, ma diversamente rapportantesi al bene ed al male. Ed è giusto che di Seth non si dica nulla. Non si vuole innanzitutto dar rilievo a ciò che ha fatto in bene ed in male, ma semplicemente evidenziare che la sua nascita è salvaguardia e garanzia di una generazione in cui è ancora possibile il bene. Il bene che è stato soppresso dal male, può ancora riemergere in nuova vita e nella stessa vita. Se Caino e i suoi figli hanno ormai preso la via della disobbedienza responsabile e consapevole, con Seth è recuperata e riaffermata una conoscenza del bene che ha pari opportunità di affermazione e di crescita. In ogni caso l’uomo è sempre posto al bivio: o per il Male contro il Bene o per il Bene contro il Male. Non si può esaltare la positività di questa generazione in rapporto al Bene, senza prima far risaltare la sua negatività in rapporto al Male. Seth è quel desiderio di bene che nasce dopo un’esperienza consumata di male. Non è l’uomo semplicemente portato al bene, contrapposto all’altro, ma l’uomo che portato sia al bene sia al male, sceglie liberamente il bene. Non più in un punto neutro ed in una vita non cresciuta rispetto all’esperienza, ma in un’esistenza in cui i frutti del male si sono resi ben visibili nella storia di Caino e di tutti quelli che ne seguono le orme. E’ ormai chiaro come comincia e come si accresce una vita contro Dio. Ora bisogna chiarire come nasce e come cresce una vita per Dio. Non c’è vita che si apra alla possibilità del bene se non attraverso un desiderio di bene. Ma nessun desiderio di bene può da solo dar frutto finchè rimane inespresso, finchè non partorisce dallo stesso uomo un uomo diverso, che non desidera semplicemente il Signore, ma invoca il  Nome del Signore. E non ci può essere invocazione di Dio senza speranza e senza fede in Colui che è invocato. E’ così che una generazione di credenti si trova storicamente contrapposta ad una generazione di non credenti.

“26 Ma anche a Seth nacque un figlio che chiamò con il nome di Enos. Questi cominciò ad invocare il nome del Signore”.”

Con poche parole è già delineato il volto di un’umanità che cammina nella fede del Signore. Cosa fanno i figli di Dio di storicamente rilevante? Sperano nel Signore ed invocano il suo nome. Questo e null’altro è detto di essi, perché questo e solo questo è storicamente importante e rilevante. Nella fede e solo nella fede è il senso di una prosperità e di una fecondità. Mentre i figli di Caino si impegnano nella costruzione di una società sempre più cresciuta in rapporto al creato, i figli di Seth sono totalmente impegnati in una vita che si alimenta e si accresce unicamente nell’invocazione del nome del Signore. Coi piedi per terra, certamente, ma con gli occhi al cielo. Impegnati nel lavoro quotidiano, ma col cuore altrove.
Una civiltà “impegnata davanti a Dio” è di necessità logica in ritardo rispetto a ciò che è comunemente inteso come progresso. Ogni cosa vuole il suo tempo, e chi dà molto tempo alla preghiera ha meno tempo per altro. Ci sarà meno produzione di beni di lusso,  meno sviluppo industriale, ma una fioritura spirituale molto più grande ed una fecondità ancora più grande. Perché solo chi ha la vita di Dio può generare altri alla stessa vita. Non c’è vera maternità o paternità, se non quella che viene dalla fede nell’unico Dio. Si affannino gli altri a costruire i loro idoli, noi penseremo innanzitutto al Signore e a ciò che è a Lui gradito. C’è chi sazia i propri figli di beni materiali e chi li riempie di beni spirituali. La storia si ripete sempre allo stesso modo, da Adamo, fino ai nostri giorni.
Se a nulla giova ricordare cosa hanno fatto questi uomini nella loro dimensione per così dire orizzontale, è importante e rilevante tramandare ai posteri il loro nome, perché esso e solo esso è stato scritto nel regno dei cieli. Ma per quel che riguarda gli altri, per coloro che hanno seguito le vie del male, meglio dimenticare. D’ora in poi il nome del malvagio farà semplicemente da corona al nome del giusto e sarà solo in funzione dell’unico giusto.
La storia è fatta  dai figli di Dio e per coloro che vogliono essere figli di Dio. Certo la loro esistenza si intreccia e si confonde con quelli che seguono il Maligno, ma questi seppur figli di una medesima carne, non meritano ricordo alcuno.
E’ con questo spirito che dobbiamo leggere le genealogie dei nostri patriarchi. Ci rallegri conoscere il loro nome. Sono i fratelli più vecchi, quelli che incontreremo per primi nel regno dei cieli.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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