Genesi 9

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Genesi 9

Dai Settanta
1E benedì, Dio, Noè e i suoi figli e disse loro: Fatevi crescere e moltiplicare e riempite la terra e dominatela. 2 E il tremore di voi ed il timore sarà su tutte le fiere della terra e su tutti gli uccelli del cielo e su tutto ciò che si muove sulla terra e su tutti i pesci del mare: sotto le mani ve li ho posti. 3 E tutto ciò che striscia ed è vivente, per voi sarà di nutrimento: come gli ortaggi verdi, ho dato a voi tutto. 4 Solo, la carne col sangue della vita non mangerete: 5 perché del vostro sangue delle vostre vite chiederò conto e dalla mano di tutte le fiere ne chiederò conto e dalla mano del fratello chiederò conto della vita dell’uomo.6 Chi versa il sangue di un uomo, invece di quel sangue il suo sarà versato, perché a immagine di Dio ho fatto l’uomo. 7 Voi dunque fatevi accrescere e moltiplicare e riempite la terra e fatevi moltiplicare su di essa”.
8 E parlò Dio a Noè e ai suoi figli con lui dicendo: 9 ”Io ecco erigo il mio patto con voi e con il vostro seme dopo di voi 10 e con ogni essere vivente insieme a voi, tra gli uccelli e tra il bestiame e con tutte le fiere della terra, quante sono con voi, tra tutte quelle uscite dall’arca. 11 E stabilirò il mio patto verso di voi e non morirà nessuna carne mai più per l’acqua del diluvio e non ci sarà più diluvio di acqua tale da gettare nella corruzione tutta la terra”. 12 E disse il Signore Dio a Noè: “Questo è il segno del patto che io pongo di mezzo a me e a voi e di mezzo a ogni essere vivente che è con voi, per le generazioni eterne: 13 Il mio arco pongo nella nube e sarà come segno del patto fra me e la terra. 14 E sarà, quando io ammasserò le nubi sulla terra sarà visto il mio arco nella nube, 15 e mi ricorderò del mio patto, che c’è di mezzo a me e a voi e di mezzo a ogni anima vivente in ogni carne, e non diverrà più l’acqua un diluvio, così da cancellare ogni carne. 16 E ci sarà il mio arco nella nube e io lo guarderò per ricordarmi del patto eterno fra me e ogni anima vivente in ogni carne, che è sulla terra”. 17 E disse Dio a Noè: “Questo è il segno del patto che ho pattuito di mezzo a me e di mezzo a ogni carne che è sulla terra”. 18 Erano poi i figli di Noè usciti dall’arca Sem, Cham e Japhet: Cham era padre di Chanaan. 19 Questi tre sono i figli di Noè: a partire da questi fu fatta la dispersione su tutta la terra.
20 E cominciò Noè a essere uomo coltivatore della terra e piantò una vigna. 21 E bevve del vino e ne fu ubriacato e si denudò nella sua casa. 22 E vide Cham, il padre di Chanaan, la nudità di suo padre e, uscito, l’annunciò ai suoi due fratelli, fuori. 23 E Sem e Iaphet, preso il mantello, se lo misero entrambi sul loro dorso e camminarono all’indietro e coprirono la nudità del padre loro e il loro volto guardava dalla parte opposta, così che la nudità del padre loro non videro.24 Si risvegliò Noè dal vino e conobbe che cosa gli aveva fatto il suo figlio più giovane 25 e disse: “Maledetto Chanaan, servo di casa sarà per i suoi fratelli”. 26 E disse: “Benedetto il Signore Dio di Sem, e sarà Chanaan suo servo. 27 Dilati Dio lo spazio a Iaphet e dimori nelle abitazioni di Sem e sia Chanaan loro servo”. 28 Visse poi Noè dopo il diluvio trecentocinquanta anni. 29 E furono tutti i giorni di Noè novecentocinquanta. E morì.


Vulgata
Benedixitque Deus Noe et filiis eius et dixit ad eos crescite et multiplicamini et implete terram
2 et terror vester ac tremor sit super cuncta animalia terrae et super omnes volucres caeli cun universis que moventur in terra omnes pisces maris manui vestrae traditi sunt
3 et omne quod movetur et vivit erit vobis in cibum quasi holera virentia tradidi vobis omnia
4 excepto quod carnem cum sanguine non comeditis
5 sanguinem enim animarum vestrarum requiram de manu cunctarum bestiarum et de manu hominis de manu viri et fratris eius requiram animam hominis
6 quicumque effuderit humanum sanguinem fundetur sanguis illius ad imaginem quippe Dei factus est homo
7 vos autem crescite et multiplicamini et ingredimini super terram et implete eam
8 Haec quoque dixit Deus ad Noe et ad filios eius cum eo
9 ecce ego statuam pactum mem vobiscum et cum semine vestro post vos
10 et ad omnem animam viventem quae est vobiscum tam in volucribus quam in iumentis et pecudibus terrae cunctis quae egressa sunt de arca et universis bestiis terrae
11 statuam pactum meum vobiscum et nequaquam ultra interficietur omnis caro aquis diluvii neque erit deinceps diluvium dissipans terram
12 dixitque Deus hoc signum foederis quod do inter me et vos et ad omnem animam viventem quae est vobiscum in generationes sempiternas
13 arcum meum ponam in nubibus et erit signum foederis inter me et inter terram
14 cumque obduxero nubibus caelum apparebit arcus meus in nubibus
15 et recordabor foederis mei vobiscum et cum omni anima vivente quae carnem vegetat et non erunt ultra aquae diluvii ad delendam universam carnem
16 eritque arcus in nubibus et videbo illum et recordabor foederis sempiterni quod pactum est inter Deum et inter omnem animam viventem universae carnis quae est super terram
17 dixitque Deus Noe hoc erit signum foederis quod constitui inter me et inter omnem carnem super terram
18 erant igitur filii Noe qui egressi sunt de arca Sem Cam et Iafeth porro Cam ipse est pater Chanaan
19 tres isti sunt filii Noe et ab his disseminatum est omne hominum genus super universam terram
20 coepit Noe vir agricola exercere terram et plantavit vineam 21 bibensque vinum inebriatus est et nudatus in tabernaculo suo
22 quod cum vidisset Cam pater Chanaan verenda scilicet patris sui esse nuda nuntiavit duobus fratribus suis foras
23 at vero Sem et Iaphet pallium imposuerunt umeris suis et incedentes retrorsum operuerunt verecunda patris sui faciesque eorum aversae erant et patris virilia non viderunt
24 evigilans autem Noe ex vino cum didicisset quae fecerat ei filius suus minor
25 ait maledictus Chanaan servus servorum erit fratribus suis
26 dixitque benedictus Dominus Deus Sem sit Chanaan servus eius
27 dilatet Deus Iafeth et habitet in tabernaculis Sem sitque Chanaan servus eius
28 vixit autem Noe post diluvium trecentis quinquaginta annis
29 et impleti sunt omnes dies eius nongentorum quinquaginta annorum et mortuus est

Traduzione dalla Vulgata
1 E benedisse Dio Noè e i suoi figli. E disse loro: Crescete e siate moltiplicati, e riempite la terra.
2 E il vostro terrore e tremore sia sopra tutti gli animali della terra, e sopra tutti gli uccelli del cielo con tutto quello che si muove sopra la terra: e tutti i pesci del mare a vostra mano sono consegnati.
3 E tutto ciò che si muove e vive sarà per voi in cibo: come i verdi ortaggi ogni essere ho consegnato a voi.
4 Eccetto che non mangiate la carne con il sangue.
5 Infatti io chiederò conto del sangue delle vostre anime dalla mano di tutte le bestie e dalla mano dell’uomo; dalla mano dell’uomo e del suo fratello io chiederò conto dell’anima dell’uomo.
6 Chiunque avrà versato sangue umano, sarà versato il suo sangue: veramente ad immagine di Dio è stato fatto l’uomo.
7 Ma voi crescete e siate moltiplicati ed entrate sopra la terra e riempitela.
8 Anche questo disse Dio a Noè, e ai figli suoi con lui:
9 Ecco io stabilirò il mio patto con voi e con il vostro seme dopo di voi:
10 e ad ogni anima vivente , che è con voi, sia negli uccelli sia nei giumenti e bestie tutte della terra, che sono uscite dall’arca, e in tutte le bestie della terra.
11 Stabilirò il mio patto con voi, e in nessun modo mai più sarà uccisa ogni carne con le acque del diluvio, né ci sarà in seguito diluvio distruggente la terra.
12 E disse Dio: questo il segno del patto, che io do tra me e voi, e ad ogni anima vivente, che è con voi per generazioni eterne.
13 Porrò il mio arco nelle nuvole, e sarà segno del patto tra me e tra la terra.
14 E quando avrò coperto il cielo di nubi, apparirà il mio arco nelle nuvole:
15 E mi ricorderò del mio patto con voi, e con ogni anima vivente, che fa viva la carne: e non ci saranno più le acque del diluvio per sterminare ogni carne.
16 E ci sarà l’arco nelle nuvole, e vedrò quello, e mi ricorderò del patto eterno, che è patto tra Dio e ogni anima vivente di ogni carne che è sopra la terra.
17 Disse Dio a Noè: questo sarà il segno del patto, che ho stabilito tra me e ogni carne sopra la terra.
18 Erano pertanto i figli di Noè che uscirono dall’arca, Sem,  Cam, Iaphet: poi lo stesso Cam è padre di Canaan.
19  Questi tre sono i figli di Noè, e da questi è stato disseminato tutto il genere degli uomini sopra tutta la terra.
20 E cominciò Noè uomo agricoltore a lavorare la terra, e piantò una vigna.
21 E bevendo del vino fu inebriato e fu spogliato nella sua tenda.
22 Avendo visto ciò Cam padre di Canaan, cioè che le vergogne del padre suo erano scoperte, lo annunciò ai due suoi fratelli fuori.
23 Ma invece Sem e Iaphet misero un mantello sopra le loro spalle , e camminando all’indietro, coprirono le parti di loro padre che devono essere tenute in onore, e le loro facce erano state rivolte indietro, e non videro gli attributi virili del padre.
24 Noè svegliandosi dal vino, , avendo saputo quel che aveva fatto a lui suo figlio minore, disse:
25 Maledetto Canaan, sarà servo dei servi ai suoi fratelli.
26 E disse: Benedetto il Signore Dio di Sem; sia Canaan suo servo.
27 Dilati Dio  Iaphet e abiti nei tabernacoli di Sem, e sia Canaan suo servo.
28 Ma visse Noè dopo il diluvio trecento cinquanta anni.
29 e tutta intera la sua vita fu di novecentocinquanta anni e morì.

 

 

“1 E benedisse Dio Noè e i suoi figli. E disse loro: Crescete e siate moltiplicati, e riempite la terra”.

Non c’è benedizione se non nel Figlio e per il Figlio, così in Eden, così dopo Eden. Ma non si può dire che sia la stessa cosa. In mezzo c’è il peccato dell’uomo e la misericordia divina, quale si manifesta per grazia del Figlio. La prima benedizione è nell’auspicio di una crescita e di una conoscenza futura… E li benedisse Dio dicendo: “crescete e moltiplicatevi e riempite la terra e dominate su di essa”.
La seconda è nella certezza di un amore che già si è reso manifesto. “E benedì, Dio, Noè e i suoi figli. E disse loro…”
Adamo ed Eva furono benedetti con il comandamento di Dio. “Li benedisse dicendo…”. Nessun’ altra grazia vi sarebbe stata se non in virtù della loro obbedienza alla Parola. Noè è benedetto prima di ogni comandamento divino, solo per il Figlio ed in virtù del Figlio. “ E benedì, Dio, Noè… e disse”.
Adamo ed Eva, prima umanità, sono stati creati per conoscere l’amore del Cristo, noi, seconda umanità, nasciamo all’esistenza soltanto perché già abbiamo conosciuto il Suo amore. Questa la differenza tra Eden e il dopo Eden. Adamo doveva conoscere un amore che non si era ancora reso manifesto, noi dobbiamo conoscere un amore che già si è manifestato. L’esistenza è già di per sé conoscenza, cioè esperienza dell’amore del Figlio. Non si passa da Eden al dopo Eden se non per grazia divina. Non c’è inizio di un rapporto d’amore senza un segno d’amore. L’inizio dell’esistenza è così l’inizio di una vita segnata dall’amore del Figlio, perché possiamo essere fatti suoi sposi e considerati degni della vita eterna. Ci sembra che questa nuova vita di Noè e della sua famiglia dopo il diluvio altro non sia, in immagine, se non la nostra vita, non più semplicemente dopo Adamo, ma dopo Adamo visitato dal Cristo. Mi chiederai perché tutto questo non si legga chiaramente già con Abele e Caino. Perché non subito e non sempre tutto è dato comprendere. Non solo: si può anche comprendere con il sen di poi, alla luce del nuovo. Nessuna meraviglia che la parola rivelata sia stata rivista e corretta nel tempo. Il presente getta una luce nuova sul passato, non per contraddire, ma per meglio comprendere. I primi uomini, pur essendo come noi oggetto dell’amore divino, ne avevano una intelligenza diversa, non pienamente compiuta. Soltanto allorché Noè viene scampato dalle acque, che inghiottono tutta l’umanità, risalta evidente il senso di una vita risparmiata dall’ira divina. E non certo per i meriti dell’uomo. Mi dirai che Noè fu trovato giusto davanti a Dio, e per questo fu fatto salvo. Non fu risparmiato soltanto lui perché senza colpa, ma anche tutta la sua famiglia, seppure fatta di peccatori. Abbiamo scritto come già nelle parole di Eva: “Mi sono acquistata un uomo mediante Dio”, si possa intendere, per la prima volta, la consapevolezza di una vita, che non è semplicemente un dono, ma un dono a noi acquistato  dal Padre, in virtù del Figlio. Se non fosse per il Figlio, la nostra storia sarebbe già chiusa da tempo. Ciò che è vero dal tempo di Eva, viene conosciuto soltanto col tempo, in maniera sempre più chiara e ben definita: in modo che ogni gloria sia data al solo Cristo.
Altro è essere oggetto d’amore, altro è la conoscenza di questo amore. Se l’amore di Dio è un dato ed un fatto, in eterno, la sua conoscenza  si colloca nel tempo, e col tempo si arricchisce e si riempie di eventi nuovi.
Perché l’uomo possa ricordare e trarre profitto ed insegnamento dal passato occorre una tradizione. In essa e solo in essa troviamo il vero volto dell’umanità e la linfa che dà vita  al tutto. Non una qualsiasi tradizione, intendiamoci, ma solo quella che è confermata ed approvata da Dio stesso. La tradizione, che è verità, non va confusa con ciò che è un semplice prodotto della cultura dell’uomo. La prima viene dall’iniziativa e dall’ispirazione di Dio, le altre sono da noi create per compiacere ai sentimenti della carne e del sangue. Ciò che è creato dall’uomo ha il suo tempo e finisce col tempo, ciò che è creato da Dio accompagna ogni tempo. Cerchi la vita? Non puoi trovarla da solo all’infuori o peggio ancora contro la Tradizione. C’è un solco già tracciato: ogni altra via porta fuori strada. E questo per volontà di Dio.
Non c’è novità dell’Amore che non sia stata puntualmente rilevata e tramandata, dapprima in forma orale, poi scritta, perché il nostro cuore non si trovi impreparato di fronte alle meraviglie che vengono dal cielo. Da Adamo a Noè , da Noè ad Abramo, da Abramo alla Legge, dalla Legge a Cristo: sono i momenti, le tappe i percorsi più importanti di un rapporto d’amore. Ogni uomo è investito in tempi ed in modo diversi, e risponde in tempi e modi diversi. Se ti chiedi a quando l’inizio della rivelazione, ti rispondo che essa è da sempre… semplicemente per ciò che è stato manifestato e per ciò che è dato di comprendere. Ogni uomo ha un suo punto ed una sua collocazione diversi nella storia: spetta a lui e solo a lui trovarli. E’ un inganno ogni speculazione filosofica che pretenda di trovare in astratto il punto di collocazione dell’uomo di fronte alla verità. Ognuno deve cercare da dove è stato posto, e mettersi in cammino da questo posto, non  da solo, ma con l’aiuto di Dio e con quello dei fratelli. Non vale la testimonianza di uno solo. L’uomo e Dio devono scrivere insieme la loro storia d’amore e chi è da meno deve ascoltare chi è da più. Chi è infedele deve lasciare spazio alla voce di chi è fedele.
Se la storia ha un inizio ha anche una fine. Se l’inizio è dal primo uomo la fine è anche con l’ultimo uomo. E questo indubbiamente ha un suo fondamento di verità, ma non al punto da giustificare una Parola scritta che vada oltre la morte dell’ultimo degli apostoli. Con la venuta di Cristo sulla terra la storia ha raggiunto il suo culmine e la sua realizzazione piena. Non c’è novità in assoluto che vada oltre la morte e resurrezione di Cristo. Quello che doveva essere operato è già stato fatto, quello che si doveva scrivere è già stato scritto. Certo la storia dell’amore tra Cristo e l’umanità continua, ma non vi è e non vi sarà più nulla di significativo e di nuovo che si possa aggiungere a quanto già scritto. È già giunta a noi la pienezza della Parola e nessun’altra pienezza si può vivere se non ripercorrendo e rivivendo in noi ciò che già è stato dato e ciò che già è accaduto.
La chiesa, in genere, intesa come massa dei fedeli, è molto aperta a rivelazioni dell’ultima ora e facilmente suggestionabile da esse. Può esserci in queste poco o molto di vero, più spesso il nulla e l’opera del Satana. Nella Scrittura e nei sacramenti abbiamo già tutto quello che è necessario per la pienezza della vita. Non cerchiamo altro e non ascoltiamo altri. Sono un pericolo ed un’insidia che è meglio evitare.
“2 E il vostro terrore e tremore sia sopra tutti gli animali della terra, e sopra tutti gli uccelli del cielo con tutto quello che si muove sopra la terra: e tutti i pesci del mare a vostra mano sono consegnati.
3 E tutto ciò che si muove e vive sarà per voi in cibo: come i verdi ortaggi ogni essere ho consegnato a voi”.
È ridato all’uomo il dominio su tutti gli animali di terra, cielo, acqua. Ma non è più un dominio pacifico. È imposto con la violenza permessa da Dio per il nostro bene, è dato all’uomo in misura della lunghezza della sua mano, cioè fin là dove può arrivare. Ogni animale è dato in cibo all’uomo; ammesso beninteso che possa prenderlo e farlo proprio! 
Mentre in Eden gli animali erano condotti da Dio all’uomo, ora hanno timore e tremore dell’uomo e fuggono lontano.
Non è tolto da Dio un dominio, ma diventa relativo a tempi, spazi e modi.
Tutto ciò che è stato prodotto dal peccato di Adamo trova la sua riconciliazione e pacificazione per il sacrificio del Cristo.
L’uomo può guardare alla propria colpa e a tutto ciò che da essa è stato originato con occhi sereni e fiduciosi, senza disperare. Ciò che ci divide dagli animali, il loro tremore e timore, benché nato da un nostro atto di inimicizia nei confronti del Creatore, diventa più “pacifico” e meno traumatico.
L’uomo può cibarsi di ogni essere vivente senza l’angoscia per la frattura e la rottura da lui stesso creata. Gli animalisti d’oggi hanno ben poco dello spirito delle Scritture: Certo, bisogna rispettare la vita degli animali, ma sono stati creati per noi e per le nostre necessità: non possiamo e non dobbiamo mettere la loro vita sullo stesso piano di quella umana.
“4 Eccetto che non mangiate la carne con il sangue”.
Cosa si vuol significare con ciò? Che la vita ha sede nel sangue o che il sangue è immagine e figura della vita? Noi uccidiamo gli animali solo per nutrirci della loro carne e con il consenso di Dio. Per quale ragione? Semplicemente perché ne abbiamo bisogno, senza abuso alcuno. E con ciò non rinneghiamo la loro esistenza ed il loro diritto alla vita. Semplicemente rimandiamo questo ad un altro tempo, non per un nostra scelta temeraria, ma giustificati dalla parola di Dio. Mangiamo le carni animali, per averne un alimento: facciamo salvo il loro sangue, cioè il loro diritto ad entrare nella vita nuova. “L’attesa impaziente della creazione aspetta ansiosamente la rivelazione dei figli di Dio. La creazione infatti fu sottomessa alla vanità, non volendo,  ma a causa di colui che l’ha sottomessa con la speranza che anche essa, la creazione, sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per la libertà della gloria dei figli di Dio. Sappiamo infatti che tutta la creazione geme insieme e soffre insieme fino a ora”. ( Rom. 8,19-22 )
“5 infatti io chiederò conto del sangue delle vostre anime dalla mano di tutte le bestie e dalla mano dell’uomo; dalla mano dell’uomo e del suo fratello io chiederò conto dell’anima dell’uomo”.
Se è resa lecita, per un tempo e in un tempo, la violenza dell’uomo sulla vita dell’animale, non è resa lecita alcuna violenza sull’uomo e la soppressione della sua vita … neppure da parte degli animali.
Non perché esista un peccato imputabile agli animali, semplicemente non è benedetto né voluto da Dio. Se, per paradosso e secondo l’immagine, Dio chiede conto a tutte le fiere della vita dell’uomo, quanto più chiederà conto all’uomo stesso!
“6 Chiunque avrà versato sangue umano, sarà versato il suo sangue: veramente ad immagine di Dio è stato fatto l’uomo”.
Cosa si intende dire? Chi rivendica a sé il  diritto della vita altrui, perderà il diritto alla propria vita. Il peccato che è innanzitutto contro Dio, si manifesta anche contro coloro che sono ad immagine di Dio. Come uccidendo Dio uccidi te stesso, così uccidendo chi è a immagine Sua uccidi in te stesso il tuo essere a Sua immagine.
“7 Ma voi crescete e siate moltiplicati ed entrate sopra la terra e riempitela”.
La prima vocazione dell’uomo, abbiamo visto, è quella di far crescere la propria vita. Dapprima si cresce nel proprio essere creato, entrando in una comunione sempre più piena con Dio e con tutti i fratelli. Nasciamo piccoli, per diventare grandi, in una comunione stretta e limitata con la nostra madre, finchè non ci è dato di conoscere altri fratelli, ed insieme ad essi si dà lode al Signore e si  esplorano e si godono le meraviglie del creato… finchè non ci è chiesto di allargare il cerchio della vita, generando altri figli a Dio e per Dio. Ci sembra che il primo “moltiplicatevi” si debba intendere nel senso della chiamata dell’uno, non solo alla comunione con il Creatore, ma anche con i molti da Lui voluti. Il secondo “moltiplicatevi, o meglio siate moltiplicati” non è una ripetizione del primo, ma evidenzia la necessità di una generazione che non è più pacifica e scontata per l’uomo, ma voluta dal Signore e imposta dal Suo comando. Spetta a Dio porre dei limiti, non a noi. In questo modo, dopo la comunione con i molti già generati, vi sarà la comunione con i molti che saranno generati, perché la terra sia sempre più piena della lode del Signore.
“8 Anche questo disse Dio a Noè, e ai figli suoi con lui:
9 Ecco io stabilirò il mio patto con voi e con il vostro seme dopo di voi:
10 e ad ogni anima vivente , che è con voi, sia negli uccelli sia nei giumenti e bestie tutte della terra, che sono uscite dall’arca, e in tutte le bestie della terra.
11 Stabilirò il mio patto con voi, e in nessun modo mai più sarà uccisa ogni carne con le acque del diluvio, né ci sarà in seguito diluvio distruggente la terra.”
Quale il senso di questo patto? Dio non farà più perire l’umanità tutta, perché è cessato il tempo della sua ira. Se l’atteggiamento di Dio nei confronti dell’uomo è cambiato, ciò non è dovuto al cambiamento dell’uomo nei confronti di Dio. La novità va ricercata all’interno del Dio Uno e Trino ed è semplicemente in ragione del Cristo e della sua venuta sulla terra. Allorché il Padre guarda al sacrificio del Figlio, per amore del Figlio risparmia gli uomini altrimenti destinati alla dannazione eterna.
“12 E disse Dio: questo il segno del patto, che io do tra me e voi, e ad ogni anima vivente, che è con voi per generazioni eterne.
13 Porrò il mio arco nelle nuvole, e sarà segno del patto tra me e tra la terra.
14 E quando avrò coperto il cielo di nubi, apparirà il mio arco nelle nuvole:
15 E mi ricorderò del mio patto con voi, e con ogni anima vivente, che fa viva la carne: e non ci saranno più le acque del diluvio per sterminare ogni carne.
16 E ci sarà l’arco nelle nuvole, e vedrò quello, e mi ricorderò del patto eterno, che è patto tra Dio e ogni anima vivente di ogni carne che è sopra la terra. 17 Disse Dio a Noè: questo sarà il segno del patto, che ho stabilito tra me e ogni carne sopra la terra.”
Un patto si fa sempre per qualcosa e per qualcuno. In questo caso per la salvezza nostra e per l’autore di essa. Perché un patto sia valido ed efficace deve essere sottoscritto dalle due parti contraenti ed essere vincolante. Uno volta fatto e concluso non si può venire a meno a quanto pattuito, pena una rottura irreparabile. Per quel che riguardo Dio Padre, il patto altro non è che la promessa di una pacificazione tra la terra ed il cielo: pacificazione che diventa attuale soltanto in virtù del Figlio. Per quel che riguarda l’uomo è chiesta la fede nel Salvatore. La promessa di Dio deve trovare come corrispettivo la fede di chi la riceve.  Se è vero che in Abramo abbiamo il modello della fede, è altrettanto vero che la fede in Cristo non inizia con lui, ma accompagna da sempre la vita dell’uomo, dai suoi primi albori. Ciò che vi è di diverso è la diversa conferma di questa fede da parte del cielo. Non c’è vita eterna senza la fede in Cristo, ma l’opera del Cristo diversamente si viene determinando e manifestando nella nostra storia. Avvolta nell’oscurità, seppur reale ed operante per i primi uomini, si arricchisce col tempo di una luce nuova che splende sempre più. Già viva ed attuale in Abele conoscerà momenti cruciali e tempi di svolta. Con Noè la fede è più di una semplice intuizione del cuore: è adesione ad una promessa di pace suggellata con un patto tra Dio e l’uomo. Con Abramo la promessa è legata ad una discendenza. Con Davide la promessa di una discendenza è accompagnata da un giuramento, con Gesù la salvezza si fa carne. In quanto alla Legge non rappresenta un momento di svolta nella fede, semplicemente la prepara, in maniera più adeguata rispetto al passato. La centralità della storia è data soltanto in rapporto a Cristo. Qualsiasi altra centralità è falsa e pretestuosa.
La fede che è chiesta a Noè  può apparire semplice e facile, in quanto accompagnata da un segno. “Questo è il segno del patto che ho pattuito di mezzo a me e di mezzo a ogni carne che è sulla terra”. Bisogna altresì sottolineare che se il segno è chiaro non è altrettanto chiaro chi in esso è significato. Risalire dall’arcobaleno come simbolo di unione e di legame tra il cielo e la terra a colui che in esso è significato, è facile soltanto con il senno e la luce di poi. Ciò che a noi appare di facile comprensione alla luce del Nuovo Testamento, non doveva essere tale a Noè. Eppure Noè credette a Dio e alla sua Parola e il suo nome rimarrà nei secoli a gloria del Padre e per l’edificazione della sua chiesa.
“18 Erano pertanto i figli di Noè che uscirono dall’arca, Sem,  Cam, Iaphet: poi lo stesso Cam è padre di Canaan.
19  Questi tre sono i figli di Noè, e da questi è stato disseminato tutto il genere degli uomini sopra tutta la terra.
20 E cominciò Noè uomo agricoltore a lavorare la terra, e piantò una vigna.
21 E bevendo del vino fu inebriato e fu spogliato nella sua tenda.
22 Avendo visto ciò Cam padre di Canaan, cioè che le vergogne del padre suo erano scoperte, lo annunciò ai due suoi fratelli fuori.
23 Ma invece Sem e Iaphet misero un mantello sopra le loro spalle , e camminando all’indietro, coprirono le parti che devono essere tenute in onore di loro padre, e le loro facce erano state rivolte indietro, e non videro gli attributi virili del padre.
24 Noè svegliandosi dal vino, , avendo saputo quel che aveva fatto a lui suo figlio minore, disse:
25 Maledetto Canaan, sarà servo dei servi ai suoi fratelli.
26 E disse: Benedetto il Signore Dio di Sem; sia Canaan suo servo.
27 Dilati Dio  Iaphet e abiti nei tabernacoli di Sem, e sia Canaan suo servo.
28 Ma visse Noè dopo il diluvio trecento cinquanta anni.
29 e tutta intera la sua vita fu di novecentocinquanta anni e morì.”
Ricomincia la storia dell’umanità dopo Adamo, ma non con un semplice ritorno al punto di partenza. Noè porta con sé un bagaglio di conoscenze e di esperienze che lo proiettano subito verso la creazione di una civiltà più ricca ed evoluta rispetto al passato. E’ già in grado di coltivare la terra e di piantare una vigna. E’ cresciuto il suo dominio sul creato, ma rimangono ancora molti aspetti sconosciuti ed inesplorati. Artefice, per volontà di Dio, di un mondo nuovo non è tuttavia in grado di esercitare su di esso un pieno controllo. C’è sempre qualcosa che sfugge e riserva della sorprese. Anche ciò che è buono e ha la parvenza di bene, se usato in malo modo può ritorcersi contro e portare sventura. La conoscenza del bene e del male non è semplicemente strutturale all’uomo, ma fa tutt’uno con l’esperienza della vita: in essa e con essa si alimenta e cresce. Si impara sbagliando e si cresce in conoscenza soltanto toccando i propri limiti. Un uso eccessivo e smodato dei beni della terra può avere conseguenze disastrose. Certo non è ancora la morte eterna, ma il danno può essere grande, non solo per noi, ma anche per chi vive con noi. Noè impara la lezione, ma dà scandalo alla propria casa e mette a repentaglio la fede dei propri figli. Cham, allorché vede la vergogna di suo padre, dopo essere entrato abusivamente nel suo mondo intimo ( la sua tenda ) invece di coprirlo e di aiutarlo a superare la difficoltà del momento,  fa denuncia ai fratelli. Non è accetto al Signore chi punta il dito per accusare e calunniare chi gli è padre, dopo aver fatto invasione nel segreto  della sua vita. Sem e Iaphet non prendono parte al dileggio, e neppure avrebbero saputo, dal momento che si tenevano “fuori” dalla tenda del padre. Si dissociano subito da Cam, e tutto fanno e tutto operano per non vedere, per coprire agli occhi propri ed altrui la nudità di Noè. Il vero amore filiale non prova mai disprezzo e tanto meno schernisce le debolezze del proprio genitore. Ogni figlio prima o poi capirà che anche il padre ha dei limiti e dei difetti, ma dovrà conservare intatti l’affetto e la stima. Il figlio benedetto dal padre che è sulla terra sarà benedetto anche dal Padre che è in cielo; chi si attira la sua maledizione sarà maledetto anche da Dio. Nessuno prenda pretesto ed occasione dai limiti del padre carnale, per mancargli di rispetto e per calunniarlo: non sarà gradito al Signore.
Non c’è benedizione o maledizione paterna, fatta in Dio e per Dio, che non trovi suggello e conferma in cielo.
“25 Maledetto Canaan, sarà servo dei servi ai suoi fratelli”.
È maledetto il figlio che non fa la volontà del Padre che è nei cieli: sarà trovato all’ultimo posto davanti al Signore.
“26 E disse: Benedetto il Signore Dio di Sem; sia Canaan suo servo”.
Prima del figlio è benedetto ed esaltato il suo Dio. Soltanto in Dio e per Dio è sottomessa ogni realtà di peccato.