Cap. 12

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Cap.12
Dai Settanta
E disse il Signore ad Abramo: “Esci dalla tua terra e dalla parentela di tuo padre verso la terra che ti mostrerò. 2 E farò di te una nazione grande e ti benedirò e magnificherò il tuo nome, e sarai benedetto.  E benedirò quelli che ti benedicono, e quelli che ti maledicono maledirò; e saranno benedette in te tutte le tribù della terra”.4 E partì Abramo, come gli aveva parlato il Signore, e andava con lui Lot. Abramo era di settantacinque anni quando uscì da Charran.
5 E prese, Abramo, Sara sua sposa e Lot figlio di suo fratello e tutte le loro sostanze, che si erano acquistati, e ogni anima, che si erano acquistati in Charran, e uscirono per andare nella terra di Chanaan e giunsero nella terra di Chanaan.
6 E attraversò Abramo la terra per la sua lunghezza fino alla località di Sichem, presso la quercia alta; ma i Cananei in quel tempo dimoravano in quella terra”.
7 E si mostrò il Signore ad Abramo e gli disse: “Al tuo seme darò questa terra”.
Ed edificò colà Abramo un altare al Signore, che gli si era mostrato. 8 E si allontanò di là verso il monte a oriente di Betel e piantò lì la sua tenda, in Betel verso il mare e in Aggai verso oriente; ed edificò là un altare al Signore e fece invocazioni nel nome del Signore.
9 E levò le tende Abramo, e, partito, si accampò nel deserto. 10 E venne una carestia su quella terra E discese Abramo in Egitto per soggiornare là poiché gravava la carestia su quella terra. 11 Avvenne poi, quando fu prossimo Abramo ad entrare in Egitto, che disse Abramo a Sara sua sposa: “So, io, che sei una donna di bell’aspetto. 12 Ed ecco come ti vedranno gli egiziani, diranno: Sua moglie, costei” E uccideranno me; te invece, prenderanno per sé. 13 Di’ dunque: “Sua sorella sono”, affinché del bene mi venga per causa tua e viva l’anima mia a motivo tuo”. 14 Quando poi entrò Abramo in Egitto, vedendo gli Egiziani che la donna era bella straordinariamente, 15 e la videro gli ufficiali di Faraone e ne fecero le lodi presso Faraone – avvenne che la introdussero nella casa di Faraone; 16 e Abramo lo trattarono bene per causa sua. E vennero a lui pecore e vitelli e asini, servi e serve, muli e cammelli. 17 E vagliò, Dio, il Faraone con vagli grandi e malvagi, e la sua casa, a motivo di Sara sposa di Abramo. 18 Il Faraone allora, chiamato Abramo, disse: “Perché mi hai fatto questo, di non palesarmi che è tua moglie? 19 Perché mi hai detto: E’ mia sorella”? E l’ho presa per me in moglie! E ora ecco la tua moglie davanti a te: prendila e vattene!”. 20 E comandò Faraone ai suoi uomini riguardo ad Abramo, di scortare lui e sua moglie e tutto ciò che aveva, e Lot con lui.


Vulgata
Dixit autem Dominus ad Abram egredere de terra tua et de cognatione tua et de domo patris tui in terram quam monstrabo tibi
2 faciamque te in gentem magnam et benedicam tibi et magnificabo nomen tuum erisque benedictus
31 benedicam benedicentibus tibi et maledicam maledicentibus tibi atque in te benedicentur universae cognationes terrae
4 egressus est itaque Abram sicut praeceperat ei Dominus et ivit cum eo Loth septuaginta annorum erat Abram cum egrederetur de Haran
5 tulitque Sarai uxorem suam et Loth filium fratris sui universamque substantiam quam possederant et animas quas fecerant in Haran et egressi sunt ut irent in terram Chanaan cumque venissent in eam
6 pertransivit Abram terram usque ad locum Sychem usque ad convallem inlustrem Chananeus autem tunc erat in terra
7 apparuitque Dominus Abram et dixit ei semini tuo dabo terram hanc qui aedificavit ibi altare Domino qui apparuerat ei
8 Et inde transgrediens ad montem qui erat contra orientem Bethel tetendit ibi tabernaculum suum ab occidente habens Bethel et ab oriente Ai aedificavit quoque ibi altare Domino et invocavit nomen eius
9 perrexitque Abram vadens et ultra progrediens ad meridiem
10 facta est autem fames in terra descenditque Abram in Aegiptum ut peregrinaretur ibi praevaluerunt enim fames in terra
11 cumque prope esset ut ingrederetur Aegyptum dixit Sarai uxori suae novi quod pulchra sis mulier
12 et quod cum viderint te Aegyptii dicturi sunt uxor ipsius est et interficient me et te reservabunt
13 dic ergo obsecro te quod soror mea sis ut bene sit mihi propter te et vivat anima mea ob gratiam tui
14 cum itaque ingressus esset Abram Aegyptum viderunt Aegypti mulierem quod esset pulchra nimis
15 et nuntiaverunt principes pharaoni et laudaverunt eam apud illum et sublata est mulier in domum pharaonis
16 Abram vero bene usi sunt propter illam fueruntque ei oves et boves et asini et servi et famulae et asinae et cameli
17 flagellavit aut dominus Pharaonem plagis maximis et domum eius propter Sarai uxorem Abram
18 vocavitque Pharaoh Abram et dixit ei quidnam est quod fecisti mihi quare non indicasti quod uxor tua esset
19 quam ob causam dixisti esse sororem tuam ut tollerem eam mihi in uxorem nunc igitur ecce coniux tua accipe eam et vade
20 praecepitque Pharao super Abram viris et deduxerunt eum et  uxorem illius et omnia quae habebat.

Traduzione dalla Vulgata
E disse il Signore ad Abramo: “Esci dalla tua terra, e dalla tua parentela, e dalla casa di tuo padre, e vieni nella terra, che io mostrerò a te.
2 E farò te una grande nazione e benedirò te, e farò grande il tuo nome e sarai benedetto.
3 benedirò quelli che ti benedicono e maledirò quelli che ti maledicono, e in te saranno benedette tutte le tribù della terra”.
4 Uscì pertanto Abramo, come gli aveva comandato il Signore e andò con lui Lot: era Abramo di settantacinque anni quando uscì da Aran.
5 E prese Sara sua moglie, e Lot figlio di suo fratello, e tutta la sostanza che avevano posseduto e le anime che avevano fatte in Aran: ed uscirono per andare nella terra di Chanaan. Ed essendo venuti in quella 6 attraversò la terra fino al luogo di Sichem, fino alla valle famosa: ma il Cananeo allora era nella terra.
7 E il Signore apparve ad Abramo e gli disse: darò questa terra al  tuo seme. Questi edificò qui un altare al Signore che era apparso a lui.
8 E da lì andando avanti verso il monte che era di fronte ad oriente di Bethel stese qui la sua tenda, avendo ad occidente  Bethel e ad oriente Hai. Edificò anche qui un altare al Signore ed invocò il suo nome.
9 E procedette Abramo andando e avanzando oltre verso mezzogiorno.
10 Ma vi fu la fame nella terra. E Abramo scese in Egitto, per qui peregrinare. Infatti aveva prevalso la fame nella terra.
11 Ed essendo prossimo ad entrare in Egitto, disse a Sara sua moglie. So che sei una bella donna.
12 E quando ti avranno vista gli Egiziani, staranno a dire: è moglie dello stesso; e uccideranno me e te serberanno per se stessi.
13 Di’ dunque, ti prego, che sei mia sorella : affinchè sia bene a me a causa tua, e viva la mia anima in grazia di te.
14 Pertanto essendo entrato Abramo in Egitto, videro gli Egiziani la donna che era troppo bella .
15 E i notabili diedero la notizia a Faraone e ne fecero le lodi presso di lui, e fu portata la donna nella casa di Faraone.
16 E, in verità a causa di lei, trattarono bene Abramo: ed egli ebbe pecore e buoi ed asini e servi e serve e asine e cammelli.
17 Ma il Signore colpì con flagelli il Faraone con grandissime piaghe e la sua casa a causa di Sara, moglie di Abramo.
18 E Faraone chiamò Abramo e disse a lui: cos’è questo che hai fatto a me? Perché non hai fatto sapere che era tua moglie?
19 Per quale ragione dicesti che era tua sorella, così che la prendessi per me in moglie?
Ora pertanto ecco la tua coniuge, prendila e vattene.
20 E diede ordini Faraone agli uomini riguardo ad Abramo e condussero fuori lui e sua moglie e tutte le cose che aveva.

 

“E disse il Signore ad Abramo:”

Dopo generazioni e generazioni di silenzio, finalmente è riudita ed ascoltata di nuovo la parola del Signore e non in maniera semplice.

“Esci dalla tua terra, e dalla tua parentela, e dalla casa di tuo padre, e vieni nella terra, che io mostrerò a te”.

Non era Abramo già uscito dalla terra dei Caldei sulle orme del padre Tare? Come uscire di nuovo, quando si è già usciti? Come rinnegare un padre la cui vita fu già un rinnegamento di questa vita? Quale altra terra dobbiamo noi cercare che già non sia stata cercata? Nel rinnegare il passato Abramo trova anche la sua convalida da parte di Dio. Il cammino rimane quello iniziato dal padre Tare, la metà è la stessa, semplicemente è superata quella battuta d’arresto che incontra una ricerca di Dio che non sia ancor prima ascolto della sua Parola.

“2 E farò te una grande nazione e benedirò te, e farò grande il tuo nome e sarai benedetto.
3 benedirò quelli che ti benedicono e maledirò quelli che ti maledicono, e in te saranno benedette tutte le tribù della terra”.
4 Uscì pertanto Abramo, come gli aveva comandato il Signore e andò con lui Lot: era Abramo di settantacinque anni quando uscì da Aran”.

Nessuna ricerca di Dio ha esito felice se non quella che è da Lui benedetta, ma bisogna cogliere la benedizione  in tempo opportuno. E non comprende il tempo opportuno chi non ha orecchi di ascolto.
Dopo tanto silenzio e tanta confusione, finalmente la Parola di Dio ed un raggio della sua luce. E non certo per i meriti dell’uomo e perché l’umanità tutta sia più matura. Più maturo è innanzitutto il disegno di Dio di intervenire sulla terra in una maniera più nuova e più forte. Ed anche Abramo ha il suo merito: ha fatto propria l’opera di Dio, creando a se stesso una coscienza di peccato. Non semplicemente la coscienza di questo o quel peccato, ma la consapevolezza che anche quando abbiamo fatto insieme ad altri tutto il possibile per Dio, anche quando siamo già in viaggio, alla fine ci troviamo soli e senza forze, incapaci di andare oltre se non ci arriva una luce dal cielo. Sull’uomo pesa una maledizione. Non riusciremo a liberarci da essa se non liberati da Dio. Il tempo dell’attesa inerte è anche il tempo del pentimento e del ravvedimento. Non più come prima, per non finire come prima, arenati sulle spiagge del nostro peccato. Non è benedetto se non colui che è benedetto da Dio. Prima di metterci in viaggio c’è bisogno della grazia celeste, per non cadere nel circolo vizioso di un fallimento che si perpetua per generazioni, di padre in figlio.
In Abramo la Parola di Dio si crea un orizzonte nuovo: se pur rivolta all’individuo esce dall’interiorità dell’uno e si pone nella prospettiva dei molti. Se la questione avesse riguardato il solo Abramo, tutto sarebbe caduto nell’oblio più profondo. Ma in Abramo e con Abramo Dio vuol parlare ai molti che sono intorno a lui e che verranno da lui. Sono poste le radici della rivelazione e della tradizione orale. D’ora in poi Dio dirà all’uno  perché intendano in molti. Per confondere e disperdere i molti nella loro superbia, è meglio pizzicarli quando sono tutti insieme. Per riportarli all’unità della vita  è più complicato: non si può arrivare a tutti se non arrivando ad ognuno di essi, separatamente. Opera non impossibile al Signore, ma bisogna innanzitutto eliminare quella linea di demarcazione, data dal tempo e dalla cultura, che separa e tiene diviso l’uno dall’altro. Se non si possono eliminare tempi e culture diverse, si può tuttavia porre un segno d’inizio e di predilezione alla propria opera. Non su tutti gli uomini indistintamente, ma su un uomo e a partire da un uomo.
E’ così che Dio tutti ingloba nell’Uno che viene dal cielo, partendo dall’uno che viene dalla terra, creando innanzitutto un vincolo e un’unità in una Rivelazione e in una Tradizione storicamente ben definite, che tutelano i molti dal pericolo di una nuova confusione e dispersione tra le genti. E’ gettato il filo conduttore della salvezza: se ti smarrisci, dopo essere stato ripescato da Dio, cerca questo filo e tienilo ben stretto. Non è la salvezza, ma è una guida sicura alla salvezza. Dopo aver disperso e confuso l’umanità tutta, Dio intraprende l’opera inversa di unificazione e di illuminazione: nel tempo e col tempo di ogni vita, gettando tuttavia un ponte d’unione tra le varie generazioni. Perché nulla vada perduto e dimenticato della Sua opera. Così il fratello potrà visitare e confortare il fratello, dopo essere stato lui stesso visitato e confortato dal Signore. Non possiamo intendere diversamente le figure profetiche: non prendono il posto della Parola di Dio che è rivolta ad ogni cuore, ma rinforzano tutti i cuori visitati dalla stessa Parola. Abramo custodisce per sé la parola che gli è stata rivolta dal Signore, ma la custodisce anche per il proprio fratello e con ciò segna l’inizio della Rivelazione, non semplicemente di quella che unisce l’uno all’Uno, ma di quella che unisce i molti al medesimo Uno. Se la salvezza è esclusiva dell’uno, lo è soltanto allorché  l’uno  è e vuol essere inclusivo dei molti.
In Abramo non è semplicemente la coscienza di peccato del singolo, ma è la coscienza di peccato del singolo che non si conosce come tale se non in quanto parte del genere. Non la coscienza di questo o quel peccato, ma di essere parte di un’umanità che è nel peccato. Soltanto per questo ed in virtù di questo, la grazia data al singolo transita sul fratello: accomunati in uno stesso peccato siamo anche accomunati in una sola grazia. La fede che dà i suoi frutti in Abramo, può ben darla anche nei suoi figli e per i suoi figli.
Ma qual è la parola che innanzitutto viene rivolta ad Abramo?
“Esci dalla tua terra e dalla parentela di tuo padre verso la terra che ti mostrerò”.
Da quale terra Abramo deve uscire, se non da quella macchiata dal peccato dell’uomo? Dalla terra abitata dal padre e dal padre di suo padre. Ma con ciò è già la consapevolezza che il peccato dell’uomo non è realtà accidentale ed occasionale, ma strutturale, ed in quanto tale trasmessa di padre in figlio. Dobbiamo abbandonare l’iniqua parentela che ci lega in Adamo e cercare terra nuova e vita nuova. Non in maniera arbitraria e alla ventura, ma sotto la guida della Parola di Dio.
Ci può essere chi cerca una nuova terra, e vuol portare con sé tutta la vecchia parentela, anche quella che non desidera la vita nuova del Signore. Non così Abramo: soltanto Lot andrà con lui, perché soltanto Lot sembra condividerne la fede. Fino a che punto, non sappiamo. Di fatto è soltanto Abramo che innalza altari al Signore.
“2 E farò te una grande nazione e benedirò te, e farò grande il tuo nome e sarai benedetto.

Dopo aver disperso e diviso i nostri cuori il Signore li unirà in un’unica nazione. Ma ciò è ancor poco se oltre ad una moltitudine non ci sarà anche una grandezza. Di essere in molti non ce ne cale poi molto se siamo tutti poveri. E non ci si può poi rallegrare più di tanto di una grandezza effimera e passeggera. Soltanto la benedizione del Signore è garanzia di autentica grandezza. “Ti benedirò… e sarai benedetto”. Ciò che è promesso con benedizione avverrà con la medesima benedizione.
“Facciamo a noi stessi un nome” Così dicono a se stessi i figli di Adamo, e il loro nome li seguirà nella tomba.
“Magnificherò il tuo nome” Così dice a chi è suo figlio il Signore, e questo nome sarà ritrovato  in cielo.
Giusto e santo desiderare un nome, ma quello che  è dato da Dio.

“3 benedirò quelli che ti benedicono e maledirò quelli che ti maledicono, e in te saranno benedette tutte le tribù della terra”.

In Abramo il rapporto con Dio esce dalle secche della coscienza individuale ed abbraccia l’intero genere. Colui che per primo si è riconosciuto uno nato dai molti che erano in Adamo, per primo sarà riportato ai molti nel vincolo dell’unico Cristo. Dio benedirà quelli che benedicono Abramo seguendo le sue orme, maledirà quelli che lo malediranno abbandonando e ripudiando la via da lui intrapresa.

“e saranno benedette in te tutte le tribù della terra”.
Vi è una benedizione a breve termine per chi ha conosciuto ed accolto la fede di Abramo, e vi è una benedizione a lungo termine per tutte le nazioni che accoglieranno la fede che è in Israele. Se Abramo è posto come modello per i suoi contemporanei e i suoi vicini, Israele sarà posto come modello per tutte le genti.

“4 Uscì pertanto Abramo, come gli aveva comandato il Signore e andò con lui Lot: era Abramo di settantacinque anni quando uscì da Aran”.

Non prima e non senza la benedizione del Signore, non più  e non diversamente dalla Sua parola.

“e andò con lui Lot”.

Nota bene: non è detto che Abramo portò con sé Lot, ma che Lot andò con lui. Per sua libera scelta, non costretto da necessità.
E’ l’inizio di una nuova chiesa, dove nessuno è ricercato o ritrovato, ma dove ognuno e tutti  si sentono chiamati e si ritrovano figli dell’unico Dio.
L’inizio della fede è l’inizio di un cammino di cui non si conosce la meta. Chi ama il Signore ubbidisce alla sua parola, di essa si fida ed in essa confida. Il Signore, che ci ha chiamato alla vita nuova, ci accompagnerà nel cammino e ci indicherà la strada da seguire. Non conosciamo la via, ma conosciamo bene chi è la nostra guida: è Lui che ci dà pace e sicurezza, non certo lo studio e l’analisi dei tracciati fatti dall’uomo.

“era Abramo di settantacinque anni quando uscì da A,ran”.

Non giovane dunque e di fede matura. Se è vero che la fede non ha età è altrettanto vero che soltanto una fede provata e riprovata col tempo ha solide radici.

“5 E prese Sara sua moglie, e Lot figlio di suo fratello, e tutta la sostanza che avevano posseduto e le anime che avevano fatte in Aran: ed uscirono per andare nella terra di Chanaan”.

Chi è in autorità nella famiglia del Signore deve prendere l’iniziativa della croce e portare con sé anche chi è più debole ed incerto. Abramo mette in gioco non solo i suoi beni materiali ma anche i suoi beni spirituali, tutto ciò che si è guadagnato con il sudore della fronte e tutte le anime acquistate al Signore con il travaglio della fede. E’ il primo esodo della chiesa verso la terra promessa: una comunità di persone disparate, che non hanno nulla di chiaro e di ben definito nella testa, se non la volontà di cambiare vita. Difficile fare tutto da soli, meglio lasciarsi catturare da qualcuno che ha già qualcosa in mente e accodarsi a qualche gruppo che appaia in cammino. Molto meglio se chi guida la carovana non è un temerario, ma l’uomo prudente che tutto pondera e tutto esplora con saggezza. Quando si ha in mano la vita degli altri bisogna dar prova di giudizio e di buon senso.

“Ed essendo venuti in quella 6 attraversò la terra fino al luogo di Sichem, fino alla valle famosa: ma il Cananeo allora era nella terra”.

Abramo è  consapevole della difficoltà dell’impresa. L’uomo vecchio è ancora forte e ben piazzato sulle sue posizioni. Anche se nel nostro cuore cerchiamo la vita nuova, quella vecchia appare ancora  salda: ovunque andiamo essa è presente in noi e fuori di noi. Dopo lo slancio iniziale sembra ci sia una battuta d’arresto. Ora Abramo può ben valutare la grandezza della nuova vita, ma anche lo spessore della lotta che deve affrontare: molto più grande delle sue forze e delle sue reali possibilità. La storia sarebbe già conchiusa se non ci fosse l’intervento di Dio.

7 E il Signore apparve ad Abramo e gli disse: darò questa terra al  tuo seme.

E’ liberato Abramo dall’angoscia di una lotta sproporzionata alle sue forze. Non è più semplicemente una questione dell’uomo: il Signore stesso darà questa terra alla  discendenza di Abramo. Non resta che dar lode al nome di Dio, offrire la propria vita come altare al Signore, perché ne faccia quello che vuole.

“Questi edificò qui un altare al Signore che era apparso a lui”.

Chi è saldo nella fede e crede nella promessa non si muove alla ventura e non opera come gli pare, ma aspetta una parola dal cielo. Se dobbiamo pur vivere il tempo dell’attesa, meglio non costruirci stabili dimore, ma vivere sotto le tende, come chi è sempre pronto a partire, guardando le cose dall’alto  e avendo ben chiaro davanti agli occhi il mare dove muore la vita vecchia e l’oriente dove sorge quella nuova. Ogni tappa importante segnata dalla visita di Dio, merita da parte nostra un segno di ringraziamento e l’edificazione di un altare in perenne ricordo.

“8 E da lì andando avanti verso il monte che era di fronte ad oriente di Bethel stese qui la sua tenda, avendo ad occidente  Bethel e ad oriente Hai. Edificò anche qui un altare al Signore ed invocò il suo nome”.

Il Signore che ha parlato non sempre si fa sentire e bisogna pur pazientare per conoscere il suo intervento. Intanto dobbiamo tenerci pronti, nel perenne sacrificio della nostra vita e nell’invocazione continua del Suo nome. Dapprima Abramo costruisce semplicemente un altare al Signore, adesso costruisce un altare e fa invocazioni al cielo.

“9 E procedette Abramo andando e avanzando oltre verso mezzogiorno”.

La fede ci porta inevitabilmente a vivere nel deserto. Si parte e si riparte più volte senza sapere dove: ci si ritrova sempre soli con il Signore. Soltanto dove non vi è alcun bene Dio può manifestarsi come l’unico bene. E la tentazione di cercare qualcosa, quel minimo che è necessario alla vita può diventare molto forte.

“10 E venne una carestia su quella terra E discese Abramo in Egitto per soggiornare là poiché gravava la carestia su quella terra”.

Abramo comincia a sentire i morsi della fame. E’ fatica vivere del solo Dio e spaventa essere circondati dalla povertà più assoluta e dimorare in una terra di cui non si vedono i frutti. Basta andare più in là ed ecco lo splendore, la ricchezza, l’abbondanza di cibi del mondo. L’Egitto è sempre una forte attrazione per tutti gli uomini, anche per quelli che credono in Dio e camminano in un mondo diverso. La fede di Abramo vacilla e dopo la salita verso Dio comincia una discesa verso il Satana.

“E discese Abramo in Egitto per soggiornare là…”, forse non per molto e non per sempre, ma è già un venir meno alla parola di Dio e ritornare a vedere le cose con gli occhi della carne,
“poiché gravava la carestia su quella terra”.
Quando c’è di mezzo la vita, la perseveranza nella fede può apparire ostinazione cieca e folle. Il Signore saprà ben comprendere e non potrà disapprovare chi cerca soltanto di salvare la pelle.
Dopo aver abbandonato il mondo, Abramo è da esso risucchiato, e subito il suo operare non è più così cristallino come prima. Perché il mondo ha uno spirito che non è quello di Dio, e chi vuol vivere in esso ed avere parte ai suoi beni deve pur adattarsi, e infine fa ciò che non è gradito al Signore. Chi pensa che l’esperienza della fede debba sempre essere in salita si sbaglia. In certi momenti ed in certi periodi può essere in discesa. Colui che è modello di fede non lo è sempre in positivo, ma a volte anche in negativo. L’errore insegna e fa da maestro. Quel che importa è accogliere la correzione che viene dal cielo.

“11 E essendo prossimo ad entrare in Egitto, disse a Sara sua moglie. So che sei una bella donna.
12 E quando ti avranno vista gli Egiziani, staranno a dire: è moglie dello stesso e uccideranno me e te serberanno per se stessi.
13 Di’ dunque, ti prego, che sei mia sorella : affinchè sia bene a me a causa tua, e viva la mia anima in grazia di te”.

Abramo teme per la propria vita, ora più di prima.  Chi è allo sbaraglio per l’obbedienza alla fede può ben vivere momenti di scoraggiamento, ma se resiste e nella misura in cui resiste conoscerà la consolazione ed il soccorso che vengono dal cielo. L’uomo che non ha fede in Dio ovunque e sempre è inseguito dalla paura della morte e tutto fa e tutto dice per sfuggire al destino di ogni carne. Se Abramo pensava di cambiare in meglio… certamente tutto è cambiato in peggio. L’uomo di Dio non ha più luce né per sé né per la sua sposa. Il bene che viene dagli uomini ha come prezzo la menzogna che viene dal Maligno e chi vuol piacere agli uomini deve pagare il suo tributo al Diavolo.

“14 Pertanto essendo entrato Abramo in Egitto, videro gli Egiziani la donna che era troppo bella .
15 E i notabili diedero la notizia a faraone e ne fecero le lodi presso di lui, e fu portata la donna nella casa di faraone.
16 E, in verità a causa di lei, trattarono bene Abramo: ed egli ebbe pecore e buoi ed asini e servi e Serve e asine e cammelli”.

A ragione Paolo scrive che Abramo fu giustificato dalla fede e non dalle opere. Perché in quanto alle opere non è scritto che sia stato irreprensibile davanti al Signore. Ed era ben giusto che a noi tutti fosse dato un tal padre spirituale, in tutto simile a noi, anche nel peccato e nelle debolezze della carne. Di Noè è scritto: “ Essendo perfetto nella sua generazione, a Dio fu gradito Noè”. Niente di tutto questo in Abramo e per Abramo: fa parte di un’altra generazione, più vicina alla nostra . Noè sarebbe stato per noi un padre troppo lontano e troppo diverso.
“Se infatti Abramo da opere è stato giustificato, ha vanto, ma non presso Dio. Cosa dice infatti la scrittura? Credette Abramo a Dio e fu computato a lui a giustizia”.
Paolo non vuol dire che in Abramo ci sia stata come una doppia giustizia: una dalle opere, che dà vanto agli occhi degli uomini, ed una dalla fede, che dà vanto agli occhi di Dio.
Noè fece sempre tutto ciò che gli aveva comandato il Signore, Abramo conosce anche la disobbedienza ed il peccato nelle sue forme più gravi.

“16 E, in verità a causa di lei, trattarono bene Abramo: ed egli ebbe pecore e buoi ed asini e servi e Serve e asine e cammelli”.

Abbandonata la ricerca del Signore come unico bene, Abramo cerca la gloria che viene dagli uomini e non si può certo dire nella maniera più decorosa e dignitosa. Niente di più turpe e vergognoso che vendere il corpo della propria donna. E non lo fa semplicemente alla maniera di altri, ma con l’inganno e con la menzogna. Dopo aver ingannato Dio, inganna anche il prossimo, per  i beni di questo mondo destinati a perire e per salvare un’anima destinata alla morte.
Le ricchezze materiali sono sempre frutto d’iniquità e chi vuole averle deve fare ciò che non è gradito al Signore. Abramo ha toccato ora il fondo della propria miseria e se non fosse per Dio, sarebbe perduto per sempre.

“17 Ma il Signore colpì con flagelli il Faraone con grandissime piaghe e la sua casa a causa di Sara, moglie di Abramo”.

Quando Dio non può intervenire direttamente su di noi può servirsi di altre persone, anche di quelle che non sono nel novero degli eletti. Non c’è uomo, per quanto possa sembrare lontano, che non sia amato e rincorso dal Signore. Una qualche lezione può venirci anche da quelli che non si manifestano come credenti. Noi non siamo migliori di loro.

“18 E Faraone chiamò Abramo e disse a lui: cos’è questo che hai fatto a me? Perché non hai fatto sapere che era tua moglie?
19 Per quale ragione dicesti che era tua sorella, così che la prendessi per me in moglie?
Ora pertanto ecco la tua coniuge, prendila e vattene.
20 E diede ordini Faraone agli uomini riguardo ad Abramo e condussero fuori lui e sua moglie e tutte le cose che aveva”.