Cap. 17

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Cap.17
Dai Settanta
1 Avvenne dunque, quando Abramo aveva novantanove anni, che si fece vedere il Signore ad Abramo e gli disse: “Io sono il Dio tuo, sii gradito dinanzi a me e sii irreprensibile, 2 e porrò la mia alleanza tra me da una parte e te dall’altra e ti moltiplicherò oltremodo”. 3 E cadde Abramo sul suo volto e gli parlò Dio dicendo:  4 “Eccomi, la mia alleanza con te e sarai padre di una moltitudine di nazioni. 5 E non sarai più chiamato con il tuo nome Abram, ma il tuo nome sarà Abraam, perché padre di molte nazioni ti ho posto. 6 E ti accrescerò assai grandemente e ti farò diventare nazioni, e re da te usciranno. 7 E porrò la mia alleanza tra me da una parte e te dall’altra e il tuo seme dopo di te per le loro generazioni, in alleanza eterna, per essere tuo Dio e del tuo seme dopo di te. 8 E darò a te e al tuo seme dopo di te la terra in cui soggiorni, tutta la terra di Chanaan, in possesso eterno, e sarò per loro Dio”. 9 E disse Dio ad Abramo: “Ma tu la mia alleanza osserverai, tu e il tuo seme dopo di te per le loro generazioni. 10 E questa l’alleanza che osserverai tra me e voi e il tuo seme dopo di te per le loro generazioni: sarà circonciso tra voi ogni maschio, 11 e sarete circoncisi nella carne del vostro prepuzio e sarà in segno di alleanza tra me e voi. 12 E il fanciullo di otto giorni sarà circonciso da voi, ogni maschio nelle vostre generazioni, il servo nato nella tua casa e quello comprato con denaro da ogni figlio di straniero, che non è del tuo seme. 13 Con circoncisione sarà circonciso il servo nato nella tua casa e quello comprato con denaro e sarà, la mia alleanza, sulla vostra carne per alleanza eterna. 14 E il maschio non circonciso, che non sarà circonciso nella carne del suo prepuzio nel giorno ottavo, sarà eliminata questa anima dalla sua stirpe, perché la mia alleanza ha infranto”. 15 Disse poi Dio ad Abramo: “Sara, tua moglie, non sarà chiamata col nome di Sara, ma Sarra sarà il suo nome. 16 Certo la benedirò e ti darò da lei un figlio; e lo benedirò e diventerà nazioni e re di nazioni da lui verranno”. 17 E cadde Abramo sul suo volto e rise e parlò nella sua mente, dicendo: “Ad uno che ha cento anni nascerà un figlio e Sara che ha novant’anni partorirà?”. 18 Disse dunque Abramo a Dio: “Questo Ismaele viva di fronte a te!”. 19 Ma disse Dio ad Abramo: “Sì, ecco, Sara, tua sposa, ti partorirà un figlio e lo chiamerai col nome di Isacco, e porrò la mia alleanza con lui come alleanza eterna, e con il suo seme dopo di lui. 20 Riguardo a Ismaele, ecco, ti ho esaudito: ecco, l’ho benedetto e lo farò crescere e lo moltiplicherò oltremodo; dodici nazioni genererà e ne farò una nazione grande. 21 Ma la mia alleanza porrò con Isacco, che Sara ti genererà di questo tempo l’anno prossimo”. 22 E terminò di parlargli e si levò in alto Dio, lasciando Abramo.23 E prese, Abramo, Ismaele suo figlio e tutti i suoi servi nati in casa e tutti quelli comprati con denaro e ogni maschio degli uomini della casa di Abramo e circoncise i loro prepuzi in occasione di quel giorno, come gli aveva parlato Dio. 24 E Abramo aveva novantanove anni quando circoncise la carne del suo prepuzio. 25 E Ismaele, suo figlio, aveva tredici anni quando fu circonciso nella carne del suo prepuzio. 26 In occasione di quel giorno furono circoncisi Abramo e Ismaele suo figlio, 27 e tutti gli uomini della sua casa e i servi nati in casa e quelli comprati con denaro da nazioni di altra stirpe, li circoncise.
Vulgata
Postquam vero nonaginta et novem annorum esse coeperat apparuit ei Dominus dixitque ad eum ego Deus omnipotens ambula coram me et esto perfectus
2 ponamque foedus meum inter me et te et multiplicabo te vehementer nimis
3 cecidit Abram pronus in faciem dixitque ei Deus ego sum et pactum meum tecum erisque pater multarum gentium
5 nec ultra vocabitur nomen tuum Abram sed appellaberis  Abraham quia patrem multarum gentium constitui te
6 faciamque te crescere vehementissime et ponam in gentibus regesque ex te egredientur
7 et statuam pactum meum inter me et te et inter semen tuum post te in generationibus suis foedere sempiterno ut sim Deus tuus et seminis tui post te
8 daboque tibi et semini tuo terram peregrinationis tuae omnem terram Chanaan in possessionem aeternam eroque Deus eorum
9 dixit iterum Deus ad Abraham et tu ergo custodies pactum meum et semen tuum post te in generationibus suis
10 hoc est pactum quod observabitis inter me et vos et semen tuum post te circumcidetur ex vobis omne masculinum
11 et circumcidetis carnem praeputii vestri ut sit in signum foederis inter me et vos
12 infans octo dierum circumcidetur in vobis omne masculinum in generationibus vestris tam vernaculus quam empticius circumcidetur et quicumque non fuerit de stirpe vestra
13 eritque pactum meum in carne vestra in foedus aeternum
14 masculus cuius praeputii caro circumcisa non fuerit delebitur anima illa de populo suo quia pactum meum irritum fecit
15 dixit quoque Deus ad Abraham Sarai uxorem tuam non vocabis Sarai sed Sarram
16 et benedicam ei et ex illa dabo tibi filium cui benedicturus sum eritque in nationes et reges populorum orientur ex eo
17 cecidit Abraham in faciem et risit dicens in corde suo putasne centenario nascetur filius et Sarra nonagenaria pariet
18 dixitque ad Deum utinam Ismahel vivat coram te
19 et ait Deus ad Abraham Sarra uxor tua pariet tibi filium vocabisque nomen eius Isaac et constituam pactum meum illi in foedus sempiternum et semini eius post eum
20 super Ismahel quoque exaudivi te ecce benedicam ei et augebo et multiplicabo eum valde duodecim duces generabit et faciam illum in gentem magnam
21 pacto vero meum statuam ad Isaac quem pariet tibi Sarra tempore isto in anno altero
22 cumque finitus esset sermo loquentis cu meo ascendit Deus ab Abraham
23 tulit autem Abraham Ismahelem filium suum et omnes vernaculos domus suae universosque quos emerat cunctos mares ex omnibus viris domus suae et circumcidit carnem praeputii eorum statim in ipse die sicut praeceperat ei Deus
24 nonaginta novem erat annorum quando circumcidit carnem preputii sui
25 et Ismahel filius eius tredecim annos impleverat tempore circumcisionis suae
26 eadem die circumcises est Abraham et Ismahel filius eius
27 et omnes viri domus illius tam vernaculi quam empticii et alienigenae pariter circumcisi sunt.

Traduzione dalla Vulgata
Ma dopo che aveva cominciato ad essere di anni novantanove, gli apparve il Signore e gli disse  : Io il Dio onnipotente: cammina al mio cospetto e sii perfetto. 2 E io porrò la mia alleanza tra me e te e moltiplicherò te grandemente oltre modo. 3 Cadde Abramo chinato sulla faccia. 4 E disse a lui Dio: Io sono, e il mio patto con te e tu sarai padre di molte genti, 5 non sarà più chiamato il tuo nome Abramo, ma sarai nominato Abramo poiché padre di molte genti ho stabilito te. 6 E ti farò crescere  oltremodo e ti porrò nelle genti e re usciranno da te. 7 E  stabilirò il mio patto tra me e te e tra il seme tuo dopo di te nelle loro generazioni con eterna alleanza: affinché sia Dio tuo e del seme tuo dopo di te. 8 E darò a te e al seme tuo la terra della tua peregrinazione, tutta la terra di Chanaan in possesso eterno, e sarò loro Dio. 9 Di nuovo Dio disse ad Abramo: e tu pertanto custodirai il mio patto e il tuo seme dopo di te nelle sue generazioni. 10 Questo è il  patto che osserverete tra me e voi e il tuo seme dopo di te : sarà circonciso fra voi ogni maschio 11 e circonciderete la carne del vostro prepuzio perché sia come segno del patto tra me e voi, 12 sarà circonciso il bambino di otto giorni tra di voi, ogni maschio nelle vostre generazioni: tanto il servo nato in casa quanto il comprato sarà circonciso e chiunque non sarà stato della vostra stirpe.13 E  sarà il mio patto  nella vostra carne per un’ alleanza eterna. 14 Il maschio  la cui carne del prepuzio non sarà stata circoncisa sarà distrutta quella anima dal popolo suo, poiché il mio patto ha fatto vano. 15 Disse ancora Dio ad Abramo: Sara tua moglie non chiamerai Sarai ma Sara. 16 E benedirò lei e da lei darò a te un figlio, che benedirò, e sarà nelle nazioni e re di popoli nasceranno da lui. 17 Cadde Abramo sulla  faccia e rise dicendo in cuore suo: pensi che a un uomo di cento anni nascerà un figlio? E Sara partorirà a novanta anni? 18 E disse a Dio: Ah, se vivesse Ismaele davanti a te! 19 E disse Dio ad Abramo: Sara tua moglie partorirà a te un figlio e chiamerai il suo nome Isacco e stabilirò il mio patto con lui in alleanza eterna e con il suo seme dopo di lui. 20 Anche riguardo Ismaele ti ho esaudito: ecco lo benedirò e accrescerò e lo moltiplicherò assai, genererà dodici condottieri e farò quello una nazione grande. 21 Ma il mio patto stabilirò con Isacco, che a te partorirà Sara in questo tempo nell’anno che verrà. 22 Essendo finito il discorso di chi parlava con lui, si innalzò Dio da Abramo. 23 Ma Abramo prese Ismaele figlio suo e tutti i servi della di casa sua e tutti quelli che aveva comprato, tutti i maschi da tutti gli uomini e circoncise la carne del loro prepuzio, subito nello stesso giorno come aveva comandato a lui Dio. 24 Abramo era di novantanove anni quando circoncise la carne del suo prepuzio. 25 e Ismaele figlio suo tredici anni  aveva compiuto nel tempo della sua circoncisione. 26 Nello stesso giorno fu circonciso Abramo e suo figlio Ismaele 27 e tutti gli uomini di quella casa tanto gli schiavi domestici quanto quelli comprati e gli stranieri parimenti furono circoncisi.

“Ma dopo che aveva cominciato ad essere di anni novantanove, gli apparve il Signore e disse a lui: Io il Dio onnipotente: cammina avanti a me e sii perfetto. 2 E io porrò la mia alleanza tra me e te e moltiplicherò te grandemente, oltre modo”.

E’ la prima volta che Abramo vede Dio, dopo un rapporto di fede che si protrae da anni. Se la fede viene dall’ascolto, e l’ascolto dalla parola del Signore, lo stesso Signore non si dona in visione se non  là dove la fede ha già messo radici profonde. Ascoltare Dio è presupposto della fede, vedere Dio è sua conseguenza. Abbiamo letto al cap. 15,1 che “fu rivolta la parola del Signore, in visione, dicendo…” Non si parla di una visione accompagnata dalla parola come in 16,1, ma di una parola detta in visione. Non sappiamo cosa propriamente abbia visto Abramo, sappiamo che cosa Dio gli ha detto. La visione è un semplice corollario della parola, per garantire la sua autenticità, un filo diretto tra Colui che parla e Colui che ascolta. Abbiamo la certezza che questa parola non fu semplice riflesso dell’io di Abramo, ma gli fu realmente data da una manifestazione di Dio. Allorché l’uomo accoglie la parola ed alza gli occhi al cielo verso Colui che gli parla, incontra lo sguardo del Signore e la Parola gli giunge sempre più chiaramente, non da una qualsiasi visione di Dio, ma dal volto del Padre. Ci sembra che i versetti in questione si debbano intendere come una descrizione della fede relativamente alla sua nascita ed alla sua crescita. Se c’è nel cuore dell’uomo una parola che è semplice riflesso dell’io, c’è anche una parola che è altro dal nostro io, quella che noi chiamiamo voce della coscienza. In un cuore puro la voce della coscienza si impone come una realtà che viene dall’alto e da un altro. E’ un modo di vedere le cose diverso dal nostro io, quale prodotto dell’intelligenza e di tutto ciò che l’accompagna. Se all’inizio questa parola, che è altro da noi, non ha contorni chiari e precisi, nella misura della nostra perseveranza nell’ascolto si manifesta e si caratterizza sempre più chiaramente come voce di Dio. Acquisisce  una altezza ed una profondità che superano la nostra intelligenza; nondimeno sempre più chiaramente l’avvertiamo come manifestazione divina. E’ Dio che si fa sentire e vedere nella nostra vita. Non sapremo mai cosa propriamente abbia visto Abramo. Qualsiasi visione di Dio è sempre una forma di mediazione che passa attraverso i sensi. Non è di per sé vera ed autentica se non nella misura in cui nasce dalla fede e dall’ascolto della parola di Dio. Soltanto chi cammina sotto lo sguardo di Dio, può incontrare e vedere il suo volto. E’ una visione che è data a tutti i credenti; l’unica che ha importanza. Chi cerca altro corre dietro all’inganno e alla falsità. Troppo spesso si parla di visioni e di visionari, e si tira in ballo la Bibbia, a sproposito. Meglio intendere in senso spirituale. La fede non ha solo orecchi per Dio, ha anche occhi per Lui.

“Io il Dio onnipotente: cammina al mio cospetto e sii perfetto. 2 E io porrò la mia alleanza tra me e te e moltiplicherò te grandemente oltre modo”.
Sono poste le premesse e le condizioni di un rapporto con Dio che sia nella fede. Innanzitutto: “Io il Dio onnipotente”. Non dobbiamo avere altro Dio, all’infuori di quello che si è a noi manifestato. Altro è credere in un dio frutto della nostra fantasia, da noi creato a nostro uso e consumo, altro è vivere nell’ascolto dell’unico Dio. La falsa fede si rivolge ad altri dei, per la semplice ragione che non nasce e non si alimenta nell’ascolto dell’unica Parola.
“cammina al mio cospetto e sii perfetto”.  Sono le conseguenze e i frutti della fede. Non c’è bisogno di un elenco dettagliato di opere buone: Abramo è  oltre lo spirito della Legge. È già nella dimensione della fede; in virtù di essa non gli è semplicemente chiesto di operare il bene, ma ancor più ed ancor prima quel bene che Dio vuole da lui. E’ gradito a Dio l’uomo che si fa a Lui obbediente. E’ irreprensibile colui che non devia né a destra né a sinistra rispetto alla Sua volontà. Allorché si vive soltanto per Dio, diventa attuale l’alleanza che Dio ha fatto con noi: in Abramo, in virtù della fede in Colui che doveva venire,in noi, in virtù della fede in Colui che è già venuto. I frutti dell’alleanza saranno ben presto visibili nel moltiplicarsi delle opere buone, che sgorgheranno dal nostro cuore: in apparenza create da noi, in realtà generate dalla grazia di Dio. Nell’Antico Testamento la fecondità era intesa innanzitutto in senso materiale; con la venuta di Cristo non c’è vera paternità o maternità se non in senso spirituale. Anche ed ancor più l’eunuco per il regno dei cieli, può  vantare una prole numerosa, di essa ammantarsi ed in essa gioire.
“e moltiplicherò te grandemente oltremodo”.
La fecondità dura soltanto nel tempo e per il tempo della fede.  Non è esclusiva di questo o quell’uomo, di questo o quel popolo, ma soltanto di coloro che vivono in Cristo. Il dono della grazia è relativo  allo stato della fede: eterno per quel che riguarda la sua fonte, può venir meno per quel che riguarda i suoi destinatari. Molto spesso si sottolinea la gratuità della fede, come dono di Dio. Va tuttavia precisato che non può considerarsi semplicemente grazia anche l’ascolto che la precede: La fede è bensì dono, ma un dono condizionato dalla nostra volontà di obbedienza alla Parola. Nessuna fede è data da Dio all’uomo in maniera arbitraria, quasi una stranezza o un capriccio della Sua volontà, ma soltanto a chi vive per Lui, nell’ascolto della Sua volontà. Incomprensibile, assurdo ed iniquo è l’operare di Dio, soltanto per l’uomo che non comprende e non vuole comprendere, perché duro è il suo cuore. L’Apostolo Paolo tratta in maniera ampia ed esauriente tutta la problematica relativa alla fede, nella Lettera ai Romani. Chi ha fede può ben permettersi di prendere per il naso coloro che fanno i processi a Dio: nella pretesa di tutto comprendere, nulla comprendono di ciò che giova alla vita. Leggono il discorso di Paolo come un assurdo? Periscano nell’assurdità delle loro argomentazioni. Non meritano di essere salvati da un’altra logica; moriranno nella loro stessa logica, accecati dalla presunzione di una luce falsa e di una giustizia menzognera.
Abbiamo detto che nelle parole che Dio rivolge ad Abramo non c’è un cenno alle opere buone: non si comandano e neppure si raccomandano. Possiamo con ciò escludere che Abramo abbia osservato i comandamenti divini, quelli almeno che sono dettati dalla legge naturale? Niente affatto! Non c’è vera fede senza le opere che ne conseguono, ma allorché è appurata l’autenticità e la veridicità di una fede, quale bisogno c’è di elogiare Abramo per le opere della legge? Abramo ha già avuto la sua approvazione e la sua esaltazione, agli occhi del cielo e a quelli della terra. … “credette Abramo a Dio e gli fu calcolato a giustizia ( 15,6)”.
Chi si è messo al servizio di Dio ed è stato da Lui approvato, non si aspetta certo un elogio per le sue opere buone, ma adora il Signore ed accoglie la Sua benedizione.
“3 cadde Abramo prostrato sulla faccia. 4 e disse a lui Dio:
Quello che sta a cuore a Dio sta a cuore anche ad Abramo: chi ha avuto il dono di Dio lo desidera anche per gli altri, a cominciare dalla propria famiglia.

“4 E disse a lui Dio: io sono, e il mio patto con te e tu sarai padre di molte genti. 5 non più sarà chiamato il tuo nome Abramo, ma sarà richiamato Abramo poiché padre di molte genti ho stabilito te”.
Come da un uomo possa esserci una numerosa discendenza si  comprende. Come dallo stesso uomo possa discendere una moltitudine di nazioni, non si comprende. Ancora una volta la parola di Dio va interpretata in immagine ed in un senso spirituale. Abramo sarà padre nella fede di tutti i credenti, non semplicemente dei discendenti per  via della carne, ma di tutti i discendenti per via della fede. E tutto questo è visto in un futuro non definito e non definibile in senso temporale, se non col senno di poi. Ciò che a noi può sembrare chiaro e di facile comprensione, non lo era certo per Abramo. Il cambiamento del nome da parte di Dio ha indubbiamente un suo significato. Molti esegeti hanno cercato di interpretare. Filone dedica alla questione l’intero trattato intitolato “De mutatione nominum”. Per dare una spiegazione soddisfacente dovremmo innanzitutto conoscere il significato esatto di Abram e di Abraam. Secondo alcuni Abraam vuol dire padre di una moltitudine, perché in ebraico vi è una forte assonanza tra la parola Abraam e l’espressione che segue. Per Filone, Abramo vuol dire “padre che si eleva”, mentre Abraam significa “padre di suono elevato”. Origene più semplicemente pensa che “Abramo non poteva, essendo ancora Abram e portando il nome della nascita carnale, ricevere il testamento di Dio ed il segno della circoncisione”. In altre parole vi è per Abramo la chiamata ad una vera e propria rinascita spirituale, attestata da un nome diverso.

“6 E ti farò crescere  oltre modo e ti porrò nelle genti e re usciranno da te”

Da Abramo verrà un popolo, da questo popolo nazioni. Non solo: ci saranno fra i suoi discendenti dei re. Se il riferimento fosse al solo Davide ed alla sua stirpe si parlerebbe di nazione, al singolare. Perché  si tirano in ballo le nazioni, se non per significare una regalità molto più grande ed importante che abbraccia tutti i popoli e che non appartiene al solo Davide e non riguarda il solo Israele? Quello che all’inizio è detto in maniera vaga e confusa si verrà a chiarire sempre di più. Un progetto che si dispiega e si realizza nel tempo non può essere conosciuto attraverso una profezia che tutto dice in maniera chiara ed immediatamente comprensibile, ma solo attraverso una parola oscura, gravida di significati che si andranno sempre più definendo nel corso della storia. Di Cristo Abramo sa ben poco in modo chiaro, ma tutto gli è già detto in forma velata.

“7 E io stabilirò il mio patto tra me e te e tra il seme tuo dopo di te nelle tue generazioni con eterna alleanza: affinché sia Dio tuo e del seme tuo dopo di te. 8 E darò a te e al seme tuo la terra della tua peregrinazione, tutta la terra di Chanaan in possesso eterno, e sarò loro Dio”.
Il passo è commentato da Paolo in Gal. 3,16. “ Ora ad Abramo furono dette le promesse e al seme di lui. Non dice: E ai semi, come riguardo a molti,  ma come riguardo a uno; e al seme di te, che è Cristo”.
Una lettura superficiale di  Genesi può insinuare in noi la convinzione che Paolo interpreti in modo alquanto arbitrario, forzando il testo oltre ogni limite, pur di accreditare le proprie tesi. In realtà il testo non si presenta affatto chiaro e lineare. Può sembrare fin troppo evidente che l’alleanza riguardi Dio da un lato e dall’altro soltanto Abramo e la sua discendenza. In realtà il discorso è molto più complesso ed articolato.

“7 E  stabilirò il mio patto tra me e te e tra il seme tuo dopo di te nelle loro generazioni con eterna alleanza: affinché sia Dio tuo e del seme tuo dopo di te”.
Se si dice “per le loro generazioni”  si lascia intendere che il seme, al singolare, avrà più generazioni. Passando da seme a seme, procedendo dall’unico seme di Abramo,  si arriverà ad  un altro seme. Vi è cioè un primo seme carnale che nasce da Abramo ed è Israele e vi è un secondo seme spirituale che è Cristo.
“8 E darò a te e al seme tuo la terra della tua peregrinazione, tutta la terra di Chanaan in possesso eterno, e sarò loro Dio”.
Come interpretare il senso di questa alleanza? Può esserci un patto eterno tra Dio e la discendenza dell’uomo destinata a perire? Ed ancora, come può esserci un possesso eterno da parte di un solo e medesimo seme di una terra ( la terra di Chanaan ) che eterna non è?
Non riusciremo mai a comprendere la Bibbia se non ci è dato di leggere ciò che si cela dietro il velo del paradosso. L’Antico Testamento si esprime come il Nuovo, o meglio il Nuovo si trova in sintonia con l’Antico, anche per quel che riguarda la forma della parola. Il Signore ama parlare “in termini oscuri”, per bocca dei profeti,  per bocca del Figlio, da ultimo per bocca dello stesso Paolo. Il senso proprio della rivelazione non è mai dato hic et nunc, ma è frutto di un’attenta meditazione, nella perseveranza della fede e dell’ascolto. La Scrittura si esprime sempre a due livelli: uno più semplice, immediatamente comprensibile, che può andare bene a tutti: un altro più complesso, che non tutti afferrano, ma soltanto quelli che hanno “orecchi di ascolto.
Come accade più volte, in uno stesso discorso sono frammischiati ed uniti fatti e realtà diversi. Da un lato vi è una discendenza secondo la carne: Isacco; dall’altro una discendenza secondo lo spirito:  Gesù Cristo. Una discendenza a breve termine si incontra e si intreccia con una discendenza a lungo termine, all’inizio non ben definita, che assume significati e connotati sempre più chiari e precisi. Non si fa esplicitamente il nome di Cristo, ma si accenna ad una generazione eterna, destinata al possesso di un regno eterno.
Dal punto di vista della connessione logica delle parti, ciò che è adattato per entrambe le realtà, non sempre si adatta a ciascuna di esse. Il possesso della terra di Canaan appartiene alla generazione che è secondo la carne: il possesso di un regno eterno fa pensare ad una generazione che è secondo lo spirito. Che senso ha parlare di un’alleanza eterna, se non si lascia intendere un rapporto tra Dio e l’uomo che travalica l’esperienza terrena, destinata a perire?
Ogni volta che Dio ritorna sul discorso, dice qualcosa in più. Da un lato aggiunge mistero a mistero, dall’altro interesse ad interesse. Siamo così stimolati a mangiare sempre di più della Sua parola, e più si mastica la parola e si gusta la ricchezza dei suoi sapori, più si viene nutriti e si cresce di conoscenza in conoscenza.

“9 Di nuovo Dio disse ad Abramo: e tu pertanto custodirai il mio patto e il tuo seme dopo di te nelle sue generazioni”.
Se non tutto è detto riguardo al senso ultimo di un’alleanza, bisogna pur porre le condizioni per il suo inizio. Non c’è alleanza là dove non si crea un rapporto d’amicizia, che segna una rottura con il passato ed un’inversione di marcia rispetto all’operare di un tempo. Se non si sa dove andremo a finire insieme, sappiamo come cominciamo, nel momento in cui facciamo la pace. Un segno di riconciliazione deve essere dato da entrambe le parti: da parte di Dio e da parte dell’uomo. Se il Signore di segni ne ha già dati, e molti, gli è pur lecito chiedere qualcosa all’uomo. Non per esaurire con questo il senso di un’alleanza, ma soltanto per renderla viva ed attuale. Sbagliano gli Ebrei allorché si fermano alla circoncisione e non vedono oltre e non vanno oltre, quando un rapporto d’amore è già cresciuto di molto e non si può più rinchiudere nelle forme di un tempo. Dalla circoncisione, alla Legge, ai Profeti, per arrivare a Cristo e a una Nuova Alleanza, che non è rinnegamento dell’Antica, ma suo naturale epilogo e completamento. All’inizio Dio non chiede più di tanto, ma verrà anche la pienezza dei tempi, ed allora nessuno potrà rifugiarsi nelle forme di un amore passato, troppo piccolo e troppo bambino per entrare nel possesso di una vita eterna che appartiene all’età adulta.

“10 Questo è il  patto che osserverete tra me e voi e il tuo seme dopo di te : sarà circonciso fra voi ogni maschio 11 e circonciderete la carne del vostro prepuzio perché sia come segno del patto tra me e voi, 12 sarà circonciso il bambino di otto giorni tra di voi, ogni maschio nelle vostre generazioni: tanto il servo nato in casa quanto il comprato sarà circonciso e chiunque non sarà stato della vostra stirpe.13 E  sarà il mio patto  nella vostra carne per un’ alleanza eterna”.

La circoncisione di per sé è poca cosa e non può esaurire il senso di un’alleanza. Non è presupposto indispensabile e conditio sine qua non per un’amicizia, ne è piuttosto il suggello e ciò che l’accompagna. È come il carattere distintivo di chi milita in un partito. Non ne è l’anima e la più intima essenza, ma semplicemente un segno, un distintivo, per ricordare a noi stessi e per fare sapere agli altri da che parte stiamo. Non segna l’ingresso nel novero dei figli di Dio, semplicemente l’attesta. Chi non vuole portare la circoncisione, non vuole stare dalla parte di Dio,  si dimostra subito disobbediente a qualsiasi richiesta anche minima. Per questo è detto

“14 Il maschio di cui la carne del prepuzio non sarà stata circoncisa sarà distrutta quella anima dal popolo suo, poiché il mio patto ha fatto vano. 15 Disse ancora Dio ad Abramo: Sara tua moglie non chiamerai Sarai ma Sara. 16 e benedirò lei e da lei darò a te un figlio, che benedirò, e sarà nelle nazioni e re di popoli nasceranno da lui”.

Le parole del Signore diventano sempre più chiare. Sara avrà un figlio secondo la carne. Non figlio adottivo dunque e neppure figlio in senso spirituale, ma frutto del suo grembo e di Abramo. Questo figlio sarà oggetto di benedizione divina e diventerà nazioni. Sarà soltanto il primo di una stirpe numerosa di uomini benedetti dal Signore. La benedizione non sarà soltanto per il popolo che da lui discenderà, ma per intere nazioni. Ma con ciò è già prefigurata una discendenza di tipo spirituale. Da un solo uomo non possono discendere più nazioni se non per una carne rivestita di spirito. Ma “quel che nasce dalla carne è carne”. Quello che non può fare l’uomo ( farsi spirito) può farlo Dio in lui, facendo se stesso carne. E con questo siamo già al Cristo. Non solo: una generazione di tipo spirituale che dia la vita ad intere nazioni non si comprende se non in virtù di un potere sovrano su tutti gli uomini. Se prima si è detto che re usciranno da lui e si poteva pensare a dei re d’Israele, ora si parla di re di nazioni e si lascia intendere un re diverso da tutti gli altri, sovrano di tutti i popoli, “perché creati in lui e per lui”.

“17 Cadde Abramo sulla sua faccia e rise dicendo in cuore suo: pensi che a un uomo di cento anni nascerà un figlio? E Sara partorirà a novanta anni?”.

Abramo si prostra a terra in segno di adorazione davanti al suo Signore. La venerazione, l’amore, la fede in Dio, non portano di conseguenza che tutte le sue parole ci appaiano chiare. Può essere che a volte provochino il sorriso. Non il sorriso malevolo di chi non si fida, ma il sorriso benevolo di chi trova l’oggetto del suo amore veramente insolito ed originale nelle sue trovate. Abramo ama perché si sente amato e non si scandalizza di queste promesse che sono al di fuori e al di sopra di ogni realistica possibilità. È proprio nella logica dell’amore promettere anche l’impossibile: non per questo si provoca lo scandalo ed il rigetto, ma qualche sorriso bonario ci può scappare. E si può anche tentare di riportare a terra chi vive in cielo, e di camminare coi piedi chi vola coi venti..

“ 18 E disse a Dio: Ah, se vivesse Ismaele davanti a te”.

Abramo pensa che Dio voglia scherzare e gli chiede di non divagare col discorso e di benedire Ismaele. Abramo si accontenta in definitiva di molto di meno e rende lode per ciò che ha già avuto. A volte i piccoli pongono fine ai discorsi scherzosi dei genitori e chiedono un approccio più serio, come si conviene tra adulti. Si potrebbe obiettare che una simile interpretazione è troppo benevola nei confronti di Abramo. Ma è proprio la reazione non irritata di Dio che fa pensare ad un riso senza malizia. Quale genitore non ama “contarle grosse” al proprio piccolo, per farlo allegro e suscitare la sua meraviglia ed il suo riso, finchè il bambino non pone fine al gioco e richiama il papà alla realtà?

“19 E disse Dio ad Abramo: Sara tua moglie partorirà a te un figlio e chiamerai il suo nome Isacco e stabilirò il mio patto con lui in alleanza eterna e con il suo seme dopo di lui”.

Il Signore non sta affatto parlando per scherzo, ma conferma ad Abramo la serietà e la fondatezza di una promessa. Sara partorirà un figlio e porterà un nome che viene dal cielo. Con questo figlio e con il suo seme dopo di lui Dio porrà un’alleanza eterna.

20 Anche riguardo Ismaele ti ho esaudito: ecco lo benedirò e accrescerò e lo moltiplicherò assai, genererà dodici condottieri e farò quello una nazione grande.

Se è benedetto chi discende da Israele, non per questo è maledetto chi non fa parte del popolo eletto.
Vi è una benedizione, una crescita ed una moltiplicazione per tutti coloro che saranno coinvolti, se pur in maniera diversa, nell’opera della salvezza. Allorché sono poste le radici dell’intervento di Dio, cresce l’albero della vita e i suoi frutti sovrabbondano e si moltiplicano e saziano la fame di ogni vivente. La grazia riversata su Israele è scossa e traboccante ed anche Ismaele potrà averne parte. In Ismaele sono prefigurati i Gentili. Nota come di Israele sia detto che diventerà nazioni, allorché la chiesa sarà allargata a tutti, mentre delle genti è detto che Dio ne farà una nazione grande, allorché tutte le nazioni entreranno nell’unica chiesa. Dalla chiesa alle genti, dalle genti alla chiesa, per essere tutti un cuor solo ed un anima sola  in Cristo. Se il futuro è di unione e di aggregazione, il presente è di divisione e di separazione. L’intervento di Dio fa proprie le categorie dell’uomo: lo spazio ed il tempo dapprima dividono, da ultimo uniscono ed aggregano.

“21 Ma il mio patto stabilirò con Isacco, che a te partorirà Sara in questo tempo nell’anno che verrà”.

Se tutto è chiaro per noi, che vediamo le cose alla luce del dopo, lo stesso non si può dire per Abramo: ce n’è abbastanza per avere una gran confusione in testa. La promessa è reiterata in modo sempre nuovo e diverso. E non è ancora il peggio: viene il momento in cui la parola di Dio non ti supporta più in maniera chiara ed evidente e tu ti trovi solo nella tua bassezza, a ricordare.

“22 Essendo finito il discorso di chi parlava con lui, si innalzò Dio da Abramo”.
Non c’è altro modo per tenere vivo il ricordo della parola che obbedire in maniera pronta con una adesione totale al piano di Dio.

“23 Ma Abramo prese Ismaele figlio suo e tutti i servi della di casa sua e tutti quelli che aveva comprato, tutti i maschi da tutti gli uomini e circoncise la carne del loro prepuzio, subito nello stesso giorno come aveva comandato a lui Dio”.
Di nulla e di nessuno si dimentica Abramo, ma tutto opera come gli è stato ordinato dal Signore.

“24 Abramo era di novantanove anni quando circoncise la carne del suo prepuzio. 25 e Ismaele figlio suo aveva compiuto tredici anni  nel tempo della sua circoncisione. 26 Nello stesso giorno fu circonciso Abramo e suo figlio Ismaele 27 e tutti gli uomini di quella casa tanto gli schiavi domestici quanto quelli comprati e gli stranieri parimenti furono circoncisi”.
È lecita una domanda: Perché viene circonciso anche Ismaele che non è figlio della promessa?
Da un lato si ridimensiona l’importanza ed il valore della circoncisione, in quanto data anche a chi figlio non è, ai servi e agli stranieri. Un segno nella carne di per sé non è novità di vita, se caso mai l’attesta come ciò che si riceve da un altro ed in virtù di un altro, anche senza il nostro consenso ed un’intima adesione. Vi è un’appartenenza a Dio del tutto formale e nominale, che si può estendere a tutti coloro che fanno parte di una stessa famiglia, anche se in maniera diversa: nella chiesa altro è essere figlio, altro servo, altro un comprato ed un venduto. L’etichetta di cristiani si può dare a molti: in quanto allo spirito è tutt’altra cosa. Se tutti portiamo il nome di cristiani, non tutti lo siamo; nello stesso tempo non c’è cristiano di nome che non possa diventarlo anche di fatto e che sia escluso dal novero.