Vangelo di Marco cap10
- Dettagli
- Categoria: Vangelo di Marco
- Pubblicato Mercoledì, 27 Luglio 2011 13:35
- Scritto da Cristoforo
- Visite: 6373
Marco 10
E di là essendosi alzato viene nei confini della Giudea e al di là del Giordano, e accorrono ancora le folle presso di lui, e come era solito di nuovo ammaestrava loro. 2 Ed essendosi avvicinati dei farisei lo interrogavano se è permesso ad un uomo rimandare la moglie, mettendolo alla prova. 3 Egli allora rispondendo disse a loro: Cosa vi comandò Mosè? 4 Essi dissero: Permise Mosè di scrivere un atto di divorzio e di rimandarla. 5 Ma Gesù disse a loro: Per la durezza del vostro cuore scrisse a voi questo comandamento. 6 Però dal principio della creazione li fece maschio e femmina; 7 a causa di questo l’uomo lascerà suo padre e la madre e si unirà a sua moglie, 8 e saranno i due in una carne sola. Poiché non sono più due ma una sola carne. 9 Ciò che dunque Dio congiunse l’uomo non separi. 10 E nella casa di nuovo i discepoli riguardo a questo lo interrogavano. 11 E dice a loro: Chiunque rimandi la moglie sua e sposa un’altra commette adulterio verso di lei, 12 e se lei avendo rimandato suo marito sposa un altro commette adulterio.
13 E portavano a lui dei bambini perché li toccasse; ma i discepoli li sgridarono. 14 Allora avendo visto Gesù si sdegnò e disse a loro: Lasciate venire i bambini da me, non lo impedite loro, infatti di tali è il regno di Dio. 15 Amen dico a voi, chiunque non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà affatto in esso. 16 E avendoli abbracciati li benediceva ponendo le mani su di loro. 17 Ed essendo uscito lui per via essendo accorso un tale ed essendosi inginocchiato a lui lo interrogò: Maestro buono, cosa faccio perché erediti vita eterna?
18 Allora Gesù gli disse: Perché mi dici buono? Nessuno è buono se non uno solo: Dio. 19 Conosci i comandamenti: non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare falsamente, non frodare, onora il padre tuo e la madre. 20 Egli allora gli disse: maestro queste cose tutte ho osservato dalla mia giovinezza. 21 Allora Gesù fissandolo lo amò e gli disse: Una cosa sola ti manca: va’ vendi quanto hai e da’ ai poveri, e avrai un tesoro in cielo, e orsù segui me. 22 Ma egli essendosi rattristato per la parola se ne andò addolorato; infatti era un avente molte ricchezze.
23 Ed essendosi guardato intorno Gesù dice ai suoi discepoli: Come difficilmente quelli che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio. 24 Allora i discepoli erano stupefatti per le sue parole. Allora Gesù di nuovo rispondendo dice a loro: Figlioli, come è difficile entrare nel regno di Dio; 25 è più facile a un cammello passare attraverso la cruna dell’ago che ad un ricco entrare nel regno di Dio. 26 Essi allora molto erano stupiti dicendo fra loro: E chi può salvarsi? 27 Fissandoli Gesù dice: Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio: tutte le cose infatti sono possibili presso Dio.
28 Cominciò Pietro a dire a lui: Ecco noi abbiamo lasciato tutte le cose ed abbiamo seguito te. 29 Disse Gesù: Amen dico a voi, non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi a causa di me e a causa del vangelo, 30 se non riceva cento volte tanto adesso in questo tempo, case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi con persecuzioni, e la vita eterna nel secolo veniente. 31 Molti primi saranno ultimi e gli ultimi primi.
32 Erano poi nella via salenti a Gerusalemme, ed era precedente loro Gesù, ed erano stupefatti, quelli che seguivano poi temevano. E avendo preso con sé di nuovo i dodici cominciò a dire a loro le cose in procinto a lui di accadere. 33 Ecco saliamo a Gerusalemme, e il figlio dell’uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti ed agli scribi e lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani 34 e lo scherniranno e sputeranno addosso a lui e lo flagelleranno e lo uccideranno e dopo tre giorni risorgerà.
35 E si avvicinano a lui Giacomo e Giovanni i figli di Zebedeo dicendogli: Maestro, vogliamo che ciò che ti chiediamo tu faccia a noi. 36 Egli allora disse a loro: Cosa volete che io vi faccia? 37 Essi allora gli dissero: Da’ a noi che sediamo nella tua gloria uno alla tua destra e uno alla tua sinistra. 38 Allora Gesù disse a loro: Non sapete cosa chiedete. Potete bere il calice che io bevo o essere immersi con l’immersione con cui io sono immerso? 39 Essi allora gli dissero: Lo possiamo. E Gesù disse a loro: Il calice che io bevo berrete e con l’immersione con cui io sono immerso sarete immersi; 40 ma il sedere a destra di me o a sinistra non è mio darlo, ma è per coloro a cui è preparato.
41 E avendo udito i dieci cominciarono a sdegnarsi a riguardo di Giacomo e di Giovanni. 42 E avendoli chiamati a sé, Gesù dice a loro: Sapete che quelli che si considerano capi delle nazioni spadroneggiano su esse e i grandi di esse esercitano il potere su di esse. 43 Ma non così è fra voi, ma chiunque voglia diventare grande fra voi, sarà servo di voi, 44 e chiunque voglia fra voi essere primo sarà di tutti schiavo. 45 Infatti anche il figlio dell’uomo non è venuto per essere servito ma a servire e a dare la sua vita riscatto per molti.
46 E giungono a Gerico. E uscendo lui da Gerico e i suoi discepoli e una folla numerosa, il figlio di Timeo Bartimeo , cieco mendicante, sedeva lungo la strada. 47 E avendo udito che c’era Gesù il Nazareno cominciò a gridare e a dire: Figlio di Davide Gesù, abbi pietà di me. 48 E sgridavano lui molti affinché tacesse. Ma egli molto più gridava: Figlio di Davide, abbi pietà di me. 49 Ed essendosi fermato Gesù disse: Chiamatelo! E chiamano il cieco dicendogli: Coraggio, alzati, chiama te! 50 Egli allora avendo gettato il suo mantello balzato in piedi venne da Gesù. 51 E rispondendogli Gesù disse: Cosa vuoi che ti faccia? Allora il cieco gli disse: Rabbonì, che veda! 52 E Gesù gli disse: Va’, la tua fede ti ha salvato. E subito vide di nuovo e lo seguiva nella via.
E di là essendosi alzato viene nei confini della Giudea e al di là del Giordano, e accorrono ancora le folle presso di lui, e come era solito di nuovo ammaestrava loro.
Ovunque Cristo si sposti a Lui vanno le folle. Non Gesù rincorre le folle, ma le folle accorrono a Gesù, per essere ammaestrate dalla sua Parola.
2 Ed essendosi avvicinati dei farisei lo interrogavano se è permesso ad un uomo rimandare la moglie, mettendolo alla prova.
In mezzo ai tanti che ascoltano con cuore sincero ci sono anche quelli mossi da spirito di contesa e di contraddizione. Questi farisei si avvicinano non per sentire meglio e per avere un rapporto più intimo con il Salvatore: vogliono mettere alla prova Gesù per trovare motivo di polemica.
Qualunque domanda potrebbe servire allo scopo, ma è meglio affrontare i problemi più delicati e controversi come quello del rapporto tra l’uomo e la donna, dove la complessità e la varietà di casi e situazioni lasciano spazio ad interpretazioni diverse della Legge.
3 Egli allora rispondendo disse a loro: Cosa vi comandò Mosè?
E’ d’obbligo il rimando alla Legge ed alle sue prescrizioni. La domanda potrebbe essere anche fuori luogo e la risposta già data e scontata.
4 Essi dissero: Permise Mosè di scrivere un atto di divorzio e di rimandarla.
Conoscono i farisei quanto scritto nella Legge e non sono così stolti da pensare che Gesù sia ignorante al riguardo. Se una domanda è posta vuol dire che da altri discorsi o da quanto riferito hanno compreso che il sentire di Gesù non è in piena sintonia con quanto permesso da Mosè. Il fatto stesso che qualcosa sia semplicemente permesso, dice di per sé che è infranta la realtà originaria. Ciò che è permesso rappresenta l’eccezione rispetto alla norma, e l’eccezione si giustifica soltanto perché qualcosa di nuovo è intervenuto tra ciò che era all’inizio e ciò che è ritrovato dopo. Un permesso dato in un certo frangente può anche essere revocato in un altro tempo, quando è ristabilita la situazione originaria.
5 Ma Gesù disse a loro: Per la durezza del vostro cuore scrisse a voi questo comandamento.
Se i farisei vogliono capire le ragioni di un permesso, è presto detto. Per la durezza del vostro cuore è stato scritto questo comandamento. Non perché la cosa sia un bene di per sé: più semplicemente per evitare un male più grande. Non ha valore assoluto, ma assume un valore soltanto per coloro che sono duri di cuore. Chiunque ricorre a tale permesso deve considerare che è dato soltanto in ragione di una malvagità. Cerca di porre rimedio ad un comportamento ingiusto dell’uomo nei confronti della donna.
6 Però dal principio della creazione li fece maschio e femmina;
Se interessa l’integrità e la purezza del proprio essere bisogna ricordare che dal principio l’uomo è posto come maschio e femmina. Se è consentita l’eccezione, ciò significa che è infranto l’uomo originale e c’è stata una deviazione dalla strada segnata da Dio.
Attenti dunque a considerare buono ciò che semplicemente consentito. Meglio considerare le ragioni per cui la Legge ha reso lecita l’eccezione. Non gioire di un simile permesso, piangi piuttosto e chiedi perdono perché non sei più conforme alla volontà di Dio.
7 a causa di questo l’uomo lascerà suo padre e la madre e si unirà a sua moglie, 8 e saranno i due in una carne sola. Poiché non sono più due ma una sola carne.
La ragione per cui l’uomo lascerà il padre e la madre per unirsi a sua moglie va ricercata unicamente in una vocazione che è strutturale all’essere creato. Quando è infranta questa chiamata vuol dire che è intervenuta una realtà di peccato, per cui l’uomo non è più trovato conforme alla volontà di Dio. Volontà di Dio è che i due siano una sola carne.
“Saranno i due in una sola carne”, non per scelta arbitraria dei singoli, ma perché di fatto “ non sono più due ma una sola carne”. E’ una unità già data e garantita da Dio; non è rotta senza colpa e senza peccato.
9 Ciò che dunque Dio congiunse l’uomo non separi.
Perché l’uomo dovrebbe separare ciò che Dio ha congiunto?
10 E nella casa di nuovo i discepoli riguardo a questo lo interrogavano.
Vi è una discussione riguardo al matrimonio che è sempre attuale fra coloro che non credono, e vi è pure un confronto sullo stesso tema che viene fatto nella chiesa del Signore.
Per coloro che non vogliono fare la volontà di Dio, il problema si presenta più semplice. Ci può essere qualche dubbio se sia un bene o un male rimandare la moglie, ma è fuori discussione che finito un amore carnale, è del tutto scontato che si passi ad un altro amore altrettanto carnale. C’è addirittura chi trova compatibile una convivenza aperta ad ogni forma di adulterio.
Per i cristiani il discorso è più complesso e più delicato. Può verificarsi il caso in cui, per iniziativa e colpa dell’uno o dell’altra, l’unione è rotta e risulta di fatto impossibile rimanere insieme.
11 E dice a loro: Chiunque rimandi la moglie sua e sposa un’altra commette adulterio verso di lei, 12 e se lei avendo rimandato suo marito sposa un altro commette adulterio.
Non è detto che non sia consentito in assoluto ed in nessun caso rimandare il proprio coniuge.
Si può arrivare a tanto perché costretti da ragioni indipendenti dalla nostra volontà. In ogni caso e per qualsiasi ragione si sia giunti a questo, non è permesso a nessuno dei due passare ad altre nozze: l’unione infranta dall’uomo si pone contro l’unione voluta da Dio. Non si risolve uno stato in contraddizione con se stesso se non rifiutando un’altra unione. Di fatto si rimane soli e si entra nello spirito di chi è eunuco per il regno dei cieli. Se il matrimonio è immagine dell’amore che c’è tra Cristo e la chiesa, infranta l’immagine non rimane che la scelta della realtà. Non si arriva a Cristo unico sposo, passando da matrimonio a matrimonio, ma rimanendo fedeli all’amore dell’eterno sposo. E’ consentito un altro matrimonio per la vedovanza, perché in questo caso non c’è colpa in nessuno dei due. Nulla di che esultare! Benedetti l’uomo e la donna che trovatisi soli, non vanno in cerca di altro e di altri se non del Signore. Sono i segni di un matrimonio che non è stato sterile, ma che ha generato Cristo nei cuori: l’immagine è diventata realtà.
Per giustificare e rafforzare l’indissolubilità del matrimonio la chiesa cattolica lo considera un sacramento. La chiesa protestante, al contrario, non vede nell’unione contratta alcun significato sacramentale: vi è più larghezza di manica ed è consentito il divorzio. E’ pur vero che anche la chiesa cattolica in certi casi scioglie il matrimonio, in virtù di un potere accordato da Dio. Fin a che punto è fondata e giustificata tale pretesa? Non sarebbe meglio addebitare il tutto alla coscienza del singolo ed alla sua libera responsabilità del fare e del comprendere?
Puoi pensarla come vuoi riguardo al valore sacramentale del matrimonio. Non è questo il vero problema. Sta di fatto che Dio non consente la rottura di quell’unione che Lui stesso ha fatto e sancito con la sua Parola. Piaccia o non piaccia, venuto meno il vincolo con una donna, non si può passare ad un’altra donna, se non facendosi rei di adulterio.
13 E portavano a lui dei bambini perché li toccasse;
E’ buona cosa portare i bambini a Gesù, anche se non sono in grado di comprendere come gli adulti: Cristo tocca anche loro, in maniera adeguata all’età, con efficacia non minore. L’importanza ed il valore di un rapporto non vanno sottovalutati ed ignorati.
ma i discepoli li sgridarono.
Ancora una volta i discepoli fanno brutta figura. Non capiscono quanto sia importante davanti a Dio la vita di un bambino e quale il senso della predilezione divina. Evidentemente vedono ancora la sequela di Gesù nell’ottica della grandezza umana: è roba da grandi e i piccoli vanno allontanati.
14 Allora avendo visto Gesù si sdegnò e disse a loro:
Gesù non ha semplicemente udito che i discepoli sgridano bambini ed accompagnatori. Ha visto qualcosa in più: i suoi discepoli non hanno lo spirito che viene da Dio. Per questo si sdegna e li richiama fortemente.
Lasciate venire i bambini da me, non lo impedite loro,
Per quale ragione si impedisce ai bambini di andare a Gesù? Perché non sono in grado di portare un rapporto ed un confronto con il loro Signore? Se Dio è Padre, lo è innanzitutto per coloro che sono piccoli ed hanno bisogno del suo aiuto, perché senza di Lui nulla possono fare. Chi si sente grande e cresciuto vive il rapporto con il Padre in maniera diversa: nel migliore dei casi in una dimensione di stima, di affetto, di gratitudine per il dono della vita. In un figlio piccolo c’è qualcosa di più e di diverso: un’identificazione di se stesso nell’Altro, in maniera assoluta ed esclusiva. Un figlio grande può conoscere altri amori: un piccolo conosce un solo amore ed ha occhi e cuore solo per il suo genitore: vive per Lui ed in funzione di Lui.
infatti di tali è il regno di Dio.
Un piccolo non è un meno rispetto a chi è grande: al contrario è un più. Non semplicemente come colui che viene prima, ma come colui che esclude una diversa possibilità di porsi davanti a Dio. Il regno di Dio è dei piccoli, non di altri che piccoli non sono.
15 Amen dico a voi, chiunque non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà affatto in esso.
Essere come un bambino non è semplicemente un valore: è conditio sine qua non per entrare nel regno di Dio. Cosa si aspetta per portare a Dio Padre? Che i bambini diventino grandi? Gesù aspetta che i grandi si facciano bambini.
16 E avendoli abbracciati
Nell’abbraccio è il segno di una presa di possesso
li benediceva
Nella benedizione è il segno dell’amore.
ponendo le mani su di loro.
Nell’imposizione delle mani il segno della custodia e della protezione che vengono dall’alto.
17 Ed essendo uscito lui per via essendo accorso un tale ed essendosi inginocchiato a lui lo interrogò: Maestro buono, cosa faccio perché erediti vita eterna?
Niente di più promettente di un simile zelo e di un simile interesse per Gesù. Questo tale non va semplicemente al Cristo, va di corsa e cade in ginocchio come colui che adora.
Una rincorsa così pronta e veloce viene subito tradita da una smania di chiedere e di sapere che manifesta un cuore più intento alla propria costruzione che all’abbandono nel Signore. E’ vero che è rivolta la Parola a Gesù, ma l’ interesse è per il proprio io: non c’è lode al Figlio di Dio Salvatore.
L’esordio non poteva essere più infelice: “Maestro buono”. Che Gesù sia un maestro è cosa nota in Israele, lo sanno anche quelli che non hanno fiducia in Lui. Importa comprendere che è un maestro diverso, mandato dal cielo per la nostra salvezza. E non si coglie la Sua diversità chiamandolo semplicemente buono e dandogli fiducia. Cristo è molto più di un buon maestro, è l’autore della nostra salvezza. La salvezza e non altro si deve chiedere, non cosa si deve fare per ottenerla in eredità. Ciò che è dato in eredità è a titolo gratuito: si ottiene per la morte del testatore, non per meriti personali. Quel che è dovuto è innanzitutto la lode per Colui che ci ha fatto un dono così grande. Un’eredità acquisita per i propri meriti fa piccolo l’amore del benefattore. Si può andare a Cristo con un’intelligenza sbagliata, quando si vede in Lui semplicemente un grande maestro della Legge, che sa darci qualche insegnamento in più per l’osservanza del comandamento divino.
18 Allora Gesù gli disse: Perché mi dici buono? Nessuno è buono se non uno solo: Dio.
Un approccio fatto con tanto entusiasmo e scarsa intelligenza della cose di Dio, ha bisogno innanzitutto di una correzione e di una verifica in entrata. Perché Gesù è detto buon maestro?
Se è buono è molto di più di un semplice maestro, perché solo Dio è buono. Se invece è solo maestro non può essere chiamato buono.
19 Conosci i comandamenti: non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare falsamente, non frodare, onora il padre tuo e la madre.
Riguardo poi a ciò che si deve fare è tutto scritto nella Legge , non c’è bisogno di andare a Cristo per saperne di più.
20 Egli allora gli disse: maestro queste cose tutte ho osservato dalla mia giovinezza.
Sembra superata la primitiva difficoltà di approccio: finalmente si va verso un’intesa ed una sintonia del pensare. Perché in quanto all’osservanza della Legge ci si trova perfettamente d’accordo. Non solo è riconosciuta la sua importanza, ma è pure confessata la sua osservanza.
21 Allora Gesù fissandolo lo amò e gli disse:
Non c’è nessuno che ami la Legge e si sforzi di metterla in pratica che non sia amato dall’autore della Legge. Quando osserviamo i comandamenti siamo accetti al Padre ed al Figlio. Ma non è concluso con questo il piano della salvezza. Senza la fede in Cristo non c’è vero adempimento della Legge e il discorso rimane sospeso a metà: a un punto morto in cui, finalmente, o si dice sì a Gesù per avere vita eterna o si dice no, per avere dannazione eterna.
C’è chi si nasconde nell’osservanza della Legge e non osa uscire allo scoperto incontro a Cristo. Se tu ti sottrai ad un confronto e cerchi di scansare il volto di Gesù sarà Lui a fissarti negli occhi, per mettere le cose in chiaro. Il suo amore si è già dichiarato ( fissandolo lo amò ). Adesso tocca a te fare la tua dichiarazione; non seguendo la logica di un amore falso ed ingannevole, ma accogliendo il vero amore così come ti è proposto dal Salvatore. Chi vuole l’altro, all’altro si dona senza porre condizioni, seguendolo anche in capo al mondo, e soprattutto senza separazione di beni. Nel momento in cui ti dai a Cristo tutto ciò che è tuo diventa anche suo. E riguardo all’uso non c’è proprio nulla da concordare e neppure si può pensare ad una gestione democratica: perché tutto quello che abbiamo è dono di Dio. Il Dio che ha dato può anche togliere ed usare diversamente. Non cambia per questo un rapporto d’amore, caso mai trova la sua verifica e la sua autenticazione.
Una cosa sola ti manca: va’ vendi quanto hai e da’ ai poveri, e avrai un tesoro in cielo, e orsù segui me.
Richiesta sconcertante per l’uomo, ma del tutto ovvia e scontata per Dio. Importa innanzitutto vivere per colui che è buono, non per i beni terreni, che sono pure dono suo. Ben altro tesoro è stato preparato per noi in cielo. Abbandonata la rincorsa ai beni di Dio, non resta che la sequela al Figlio suo. C’è chi rinuncia ai beni materiali per amore della creatura, quanto più è giustificato ed approvato chi lo fa per amore del Creatore! E non si deve affatto pensare ad una sparata di Gesù, per mettere alla prova uno che è capitato in un brutto momento, con un Cristo di cattivo umore, che “esagera”. Tutta la Parola porta in questa direzione e ci dice che per amore di Dio tutto si deve abbandonare.
22 Ma egli essendosi rattristato per la parola
Non si è rattristato semplicemente per quel che gli è stato chiesto, ma per la Parola di Dio. Perché Gesù gli ha fatto capire il vero senso della Scrittura, senza possibilità alcuna di replica o di accomodamento o di attesa di tempi migliori. E’ la Parola stessa che chiede una scelta per o contro il Figlio di Dio. Non esiste una soluzione diversa del rapporto con il Signore. O si fa la sua volontà o gli si volta le spalle e si ritorna alla vita di sempre, dove ci può anche essere l’osservanza della Legge, ma non l’amore di Dio e neppure la speranza di una vita eterna.
se ne andò addolorato;
C’è tristezza e tristezza: abbandonare un’impresa sul più bello, quando la meta sembrava già raggiunta, lascia amarezza nel cuore. E’ infranto un rapporto sbagliato con la Legge e non è trovata la coscienza di peccato necessaria per una scelta più coraggiosa e più vera. Non resta che abbandonare il campo di battaglia dopo tante fatiche ed illusioni. Per trovarsi a mani vuote? Niente affatto, ma per continuare a vivere nella certezza dei beni terreni.
infatti era un avente molte ricchezze.
Chi possiede molte cose buone ed in esse confida e pone il proprio compiacimento nelle soddisfazioni terrene, non molla la presa per lasciarsi afferrare da Cristo. Vuol restare ben ancorato dove si sente sicuro, non corre alla ventura verso una nuova vita. La vera osservanza della Legge, crea coscienza di peccato e spalanca le porte a Cristo, un’osservanza falsa rende l’uomo presuntuoso della propria giustizia ed attaccato alle ricchezze. Gesù con le sua richiesta di sequela viene a guastare lo stomaco. Meglio andarsene! Soprattutto quando il malloppo che si deve mollare è molto pesante. Più felice l’uomo che non possiede ricchezze: può scegliere liberamente senza impedimento alcuno e senza lasciarsi alle spalle nostalgie e rimpianti. Quando non può andare peggio di così… è più facile andare dietro a Cristo!
23 Ed essendosi guardato intorno Gesù dice ai suoi discepoli: Come difficilmente quelli che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio.
Perché Gesù si guarda intorno prima di parlare? Per vedere fino a che punto è vero quello che sta per dire: potrebbe esserci fra quelli che lo seguono qualche ricco. Ma è un dato di fatto che può essere verificato in ogni momento: alla sequela di Gesù non ci sono i ricchi. Se qualcuno è trovato è l’eccezione che conferma la regola. Difficilmente quelli che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio. E non si deve pensare soltanto alle ricchezze materiali: ci sono anche ricchezze diverse come la bellezza, l’intelligenza, le virtù morali, la salute: non aiutano ad andare a Dio, sono un ostacolo che non sempre si vuol rimuovere. Quando poi è trovato tutto quanto insieme, allora la difficoltà è massima.
24 Allora i discepoli erano stupefatti per le sue parole.
Perché i discepoli sono stupefatti? Nessuno è così ingenuo da non comprendere che la ricchezza è parente stretta della malvagità, ma questa volta il caso è diverso. Si è presentata una persona che ha il timore di Dio e che fa un uso giusto della ricchezza, nell’osservanza della Legge. E’ proprio così impossibile conciliare la sequela di Cristo con una gestione corretta di beni che sono pur sempre dono di Dio?
Allora Gesù di nuovo rispondendo dice a loro: Figlioli, come è difficile entrare nel regno di Dio;
Lo stupore dei discepoli non induce Gesù ad alcuna rettifica se pur parziale di quanto detto. Va ribadita innanzitutto una verità che è fuori discussione. In qualsiasi caso e per ogni uomo è difficile entrare nel regno dei cieli. Quando poi ci sono di mezzo le ricchezze tutto si fa ancor più difficile.
25 è più facile a un cammello passare attraverso la cruna dell’ago che ad un ricco entrare nel regno di Dio.
Quale possibilità per un cammello di passare attraverso le cruna dell’ago? Nessuna. Dunque quale possibilità di salvezza per un ricco? Nessuna.
26 Essi allora molto erano stupiti dicendo fra loro: E chi può salvarsi?
Se dunque è difficile per chiunque salvarsi ed addirittura impossibile per un ricco, anche se osserva la Legge di Dio, chi può entrare nel regno dei cieli?
27 Fissandoli Gesù dice: Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio: tutte le cose infatti sono possibili presso Dio.
Si fissa qualcuno negli occhi quando si deve dire qualcosa di assolutamente importante e si vuole la certezza di essere ascoltati e compresi.
La salvezza è impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio. In Cristo e per Cristo avviene il miracolo della vita: sono aperte le porte per il regno dei cieli. Ma a questo punto è chiaro che tutto l’impossibile diventa possibile: e non si può escludere che anche un ricco entri nel regno dei cieli. Non per virtù propria o per il sostegno delle cose buone che sono possedute, ma per grazia di Dio, che nessuno esclude, ma tutti include nel suo disegno di salvezza. Si deve perdere qualsiasi convinzione che ciò che è buono di per sé sia un aiuto e un passaporto per il regno dei cieli. E’ vero il contrario: non si deve tenere conto e rimettere tutto nelle mani del Signore e fare la Sua volontà. Nessun progetto di salvezza è costruito a partire dai beni che un uomo possiede: al contrario è fatto indipendentemente da essi e a volte con esclusione di essi. Se Dio dice di mollare, bisogna mollare. Non sempre e per tutti, i tempi e le modalità di una perdita sono uguali. Ma una cosa è certa: non possiamo correre dietro ai nostri progetti di bene, dobbiamo fare quello che ci è chiesto da Gesù. Chi ha molti beni, intorno a questi beni molto costruisce in proprio. E’ il caso del ricco in questione: fa un uso retto delle ricchezze, ma secondo i propri disegni. E il Signore può anche chiedere tagli radicali e totali. In alcuni casi può anche intervenire con potature più leggere e dilazionate in tempi diversi.
Una rilettura attenta dei versetti in questione mette in evidenza una progressione nel discorso, da una verità di per sé evidente a tutti ad un’altra che va scoperta perché rivelata da Gesù.
Come difficilmente quelli che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio.
E’ un dato di fatto facilmente verificabile: i ricchi in genere amano di più i loro beni del Signore: non comprendono e non vogliono comprendere che la ricchezza è frutto d’iniquità e che va spesa conforme alla volontà di Dio. Ma se è difficile salvarsi per un ricco non si può dire diversamente per gli altri uomini.
Allora Gesù di nuovo rispondendo dice a loro: Figlioli, come è difficile entrare nel regno di Dio.
Se qualcuno pensa che il discorso abbia valore solo per i ricchi, è meglio mettere subito le cose in chiaro. A costoro Gesù dà una pronta risposta. La salvezza è difficile per tutti gli uomini, di qualsiasi condizione sociale.
Cristo, prima di dare la botta finale, parla secondo lo spirito della Legge, per adeguarsi all’intelligenza degli apostoli. E’ difficile entrare nel regno dei cieli, perché difficile è l’osservanza piena e vera della Legge.
Eppure ci possono essere persone che osservano la Legge, come questo tale che si è appena presentato a Gesù. Ma l’eccezione conferma la regola: più che osservanza della Legge, c’è una presunzione di giustizia secondo la Legge che va verificata. La vera osservanza del precetto divino porta al fallimento totale ed alla consapevolezza di peccato. Apre la porta alla sequela di Cristo e non chiude la porta in faccia al Salvatore. Quando poi la presunzione di giustizia si accompagna al possesso della ricchezza, allora veramente si può dire:
25 è più facile a un cammello passare attraverso la cruna dell’ago che ad un ricco entrare nel regno di Dio.
Ma non è ancora tutto perduto: si può fare inversione di marcia, rimettendo nelle mani di Gesù tutto il nostro essere: quello che siamo e quello che possediamo. Perché Gesù compia l’opera sua che ci fa uomini nuovi. Difficile entrare nel regno di Dio per chi possiede ricchezze; difficile per qualsiasi uomo; pressoché impossibile, per chi presume di osservare la Legge e per di più è trovato ricco. Ma allora chi può salvarsi? Escluso il ricco, escluso l’uomo in genere, escluso chi osserva la Legge; chi rimane? Gesù può ora dare l’affondo finale e dire come stanno realmente le cose.
27 Fissandoli Gesù dice: Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio: tutte le cose infatti sono possibili presso Dio.
Nessun uomo può redimere se stesso: è necessario l’intervento di un altro, di Colui presso il quale tutto è possibile. Nel Figlio e per il Figlio, il Padre opera la salvezza di chiunque si affida a Colui che è stato mandato dal cielo. Non si entra nel regno dei cieli se non per la fede in Cristo. Bisogna mettersi alla Sua sequela e fare a Lui dono della propria vita per riaverla conforme al suo spirito.
28 Cominciò Pietro a dire a lui: Ecco noi abbiamo lasciato tutte le cose ed abbiamo seguito te.
Pietro parla per primo, ma soltanto per esprimere quelli che anche gli altri apostoli pensano.
Cosa ne sarà di noi che abbiamo lasciato tutto per seguirti? Cosa avremo di più e di diverso?
29 Disse Gesù: Amen dico a voi, non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi a causa di me e a causa del vangelo,
Nessuna perdita e nessun abbandono fatti per Cristo e per il suo Vangelo cadranno invano. Ciò che vale per Gesù, vale anche per la sua Parola: sono due realtà inscindibili ed un unico amore. Non si può amare Cristo e non amare la sua Parola e viceversa non si può amare la sua Parola e non amare Cristo.
30 se non riceva cento volte tanto adesso in questo tempo, case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi con persecuzioni, e la vita eterna nel secolo veniente.
Si perde poco per ricevere tutto. A cominciare dagli affetti umani: lasciati quelli carnali della famiglia, entreremo in una casa molto più grande che è la chiesa, dove troveremo una moltitudine di fratelli, sorelle, padri, madri e figli. E ben altro sarà il campo in cui dovremo lavorare e molto più grande il raccolto. Se fino ad ora abbiamo raccolto frutti materiali, nella chiesa del Signore raccoglieremo frutti spirituali. Tutto questo assieme a persecuzioni, per concludere con la vita eterna. Prezzo di ogni lavoro in campo materiale è il sudore della fronte: in campo spirituale si paga patendo persecuzione.
31 Molti primi saranno ultimi e gli ultimi primi.
Quando si entra in una dimensione diversa dell’esistere, non solo si lavora in un modo diverso ed in un altro campo, per avere un’altra vita: si entra in una classifica, per così dire, capovolta, rispetto a quella costruita dall’uomo. I primi sono ritrovati agli ultimi posti e gli ultimi ai primi posti.
32 Erano poi nella via salenti a Gerusalemme, ed era precedente loro Gesù, ed erano stupefatti,
Incomprensibile ed inaccettabile il discorso di Gesù riguardo a quello che dovrà patire a Gerusalemme; ancora più assurdo che non prenda un’altra strada. Non è un caso se Gesù si trova a precedere: gli apostoli la pensano diversamente e si stupiscono che Cristo vada di sua spontanea volontà verso la morte.
quelli che seguivano poi temevano.
L’iniziale stupore degli apostoli diventa timore. Quanto più Gesù persiste nel suo andare in una certa direzione, tanto più i dodici hanno paura.
E avendo preso con sé di nuovo i dodici cominciò a dire a loro le cose in procinto a lui di accadere.
Ancora una volta Gesù è costretto a prendere vicino a sé i dodici per fare il punto della situazione: è prossimo il compimento della salvezza, ma c’è un prezzo che il Figlio dell’uomo deve pagare. Così e non diversamente andranno le cose: paura o non paura bisogna accettare ciò che è volontà del Padre.
33 Ecco saliamo a Gerusalemme, e il figlio dell’uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti ed agli scribi e lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani 34 e lo scherniranno e sputeranno addosso a lui e lo flagelleranno e lo uccideranno e dopo tre giorni risorgerà.
La chiesa tutta va verso la redenzione, ma solo Gesù pagherà il prezzo del riscatto. Quale questo prezzo? Innanzitutto il figlio dell’uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti ed agli scribi che vogliono la sua morte. Cosa vuole propriamente dire “consegnare a…?” Si consegna colui che è privato con la violenza della propria dignità e libertà, come persona che non ha più alcun diritto e di cui si può fare quello che si vuole. Consegnare a… è esattamente il contrario dell’affidare a… Si dà qualcuno in affidamento perché ci si prenda cura di lui, si dà in consegna qualcuno perché si faccia di lui quello che si vuole a proprio arbitrio. I sommi sacerdoti e gli scribi saranno responsabili della condanna a morte di Cristo, ma anche i pagani faranno la loro parte: di consegna in consegna questi ultimi saranno gli esecutori materiali dell’umiliazione del Cristo e della sentenza di morte.
lo scherniranno e sputeranno addosso a lui e lo flagelleranno e lo uccideranno.
L’umiliazione sarà completa e nulla sarà risparmiato: dapprima il semplice scherno, poi lo sputo. Dopo la violenza psicologica quella fisica: Gesù sarà flagellato, poi ucciso.
E’ chiaro in questa vicenda quale sia la colpa dell’uomo, che opera sotto l’impulso del Satana. Ma se consideriamo attentamente tutta la storia fin dall’inizio, chi per primo consegna Gesù? E’ scritto: “Il figlio dell’uomo sarà consegnato…” Ma da chi? Non è detto. Possiamo pensare a Giuda, ma sarebbe troppo restrittivo ed alla fine sbagliato addebitare ad un solo uomo un peccato ed un potere così grandi. Il responsabile primo e l’autore di questa consegna va ricercato più in alto: è il Padre che è nei cieli che consegna il Figlio suo nelle mani dell’uomo. Quello che può apparire una colpa è in realtà il segno più grande del Suo amore verso di noi. Dio ha tanto amato il mondo da sacrificare per esso il figlio suo. Non ci poteva essere consegna alcuna del Figlio se non per volontà e consenso del Padre. La volontà di morte per Dio da parte dall’uomo è convertita da Dio in una volontà di vita per l’uomo.
e dopo tre giorni risorgerà.
In questo l’uomo non c’entra per niente e non ha parte alcuna. L’esito finale di un sacrificio è in sintonia con la causa iniziale e la ragione di una consegna per la morte fa tutt’uno con la ragione di una resurrezione. E’ per amore dell’uomo che il Padre gli consegna il figlio suo perché sia messo a morte ed è per lo stesso amore che il Figlio risorge. La storia della salvezza, quella vera, è fatta da Dio: l’uomo fa una semplice comparsa ed alla fine il suo operare diventa strumento nelle mani di Dio. Rendiamo lode al Signore che converte in bene ogni male! Non facciamo vana la croce di Cristo con la nostra incredulità e durezza di cuore!
35 E si avvicinano a lui Giacomo e Giovanni i figli di Zebedeo dicendogli: Maestro, vogliamo che ciò che ti chiediamo tu faccia a noi.
Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire e non c’è modo migliore di allontanare il pensiero della morte che abbandonarsi a sogni di gloria, non la gloria che passa attraverso la croce, ma quella che si può ottenere senza fatica alcuna, come una manna piovuta dal cielo o lasciata in eredità da altri. Così anche la preghiera può essere falsificata sotto le vesti dell’amicizia e di un rapporto intimo con il Signore. Perché innanzitutto si deve chiedere che sia fatta la volontà di Dio e non la nostra. Maestro vogliamo… L’atteggiamento di questi due apostoli prediletti è addirittura sfrontato: butta in faccia a Gesù, la propria volontà, con la pretesa che sia esaudita. Non ci può essere atteggiamento più indisponente; per grazia di Dio incontra un ascolto paziente e benevolo, pronto ad una correzione amorosa.
36 Egli allora disse a loro: Cosa volete che io vi faccia?
Si può chiedere in una maniera sbagliata; non per questo è rifiutato l’ascolto da parte di Dio, ma soltanto se lasciamo spazio ad una correzione.
37 Essi allora gli dissero: Da’ a noi che sediamo nella tua gloria uno alla tua destra e uno alla tua sinistra.
Non sembra proprio che Gesù abbia calcato la mano sulla resurrezione; in quanto alla gloria che lo aspetta in cielo non ne ha affatto parlato. Ma il modo migliore per minimizzare un discorso di sofferenza estrema è proprio quello di correre avanti con la fantasia, alla gloria che verrà dopo.
Cristo si tenga per sé l’angoscia di quello che dovrà patire, a noi interessa la Sua gloria eterna. Se l’amore è condivisione, qui siamo lontani mille miglia. Un atteggiamento del genere urterebbe la sensibilità di chiunque. Gesù si dimostra molto paziente nei confronti dei suoi prediletti.
38 Allora Gesù disse a loro: Non sapete cosa chiedete.
Ben sanno gli apostoli quello che vogliono, ma la loro richiesta esce da un cuore ottenebrato dal Maligno: non c’è la luce che viene dall’amore. E’ questo l’amore che portate al vostro maestro? Siete disposti a portare con lui il peso della croce che è volontà del Padre e redenzione dell’umanità?
Potete bere il calice che io bevo o essere immersi con l’immersione con cui io sono immerso?
Pretendete di sedere nella gloria di Cristo, in un posto di privilegio, ma quale merito potete vantare? Siete in grado di affrontare un sacrificio come il suo, che vi renda degni di stare in eterno accanto a lui?
39 Essi allora gli dissero: Lo possiamo.
Presunzione, stoltezza o incoscienza? Forse tutto quanto insieme. Verrà il tempo del sacrificio anche per gli apostoli, ma solo per grazia divina e non certo per forza e volontà proprie.
E Gesù disse a loro: Il calice che io bevo berrete e con l’immersione con cui io sono immerso sarete immersi;
Gesù preannuncia il dono dello Spirito Santo che darà vita nuova e renderà possibile per l’uomo ciò che prima era impossibile.
40 ma il sedere a destra di me o a sinistra non è mio darlo, ma è per coloro a cui è preparato.
Verrà il tempo in cui gli apostoli saranno fatti come il Cristo: ma la fede deve cogliere il momento presente e non fare salti in avanti. Volete la gloria eterna del Figlio, nel posto a Lui più vicino? Può essere anche un desiderio che viene dall’amore che gli portate, ma c’è bisogno di una verifica.
Gesù non può dare la sua gloria ad arbitrio, secondo la logica del capriccio o del favoritismo umano, che dispensa favori a destra e a sinistra, ignorando le ragioni della giustizia e della verità. Il dono della gloria eterna in Cristo non è un trovato divino dell’ultima ora, dato agli uni e negato agli altri; non si sa per quale ragione. Vi è un eterno progetto d’amore che interessa l’umanità tutta: in Cristo e per Cristo ogni uomo vedrà la salvezza. Ma bisogna far proprio questo progetto, nell’obbedienza alla volontà del Padre. Può essere che voi, Giacomo e Giovanni sediate uno alla mia destra e l’altro alla mia sinistra, ma tutto questo non potrà accadere se non vi fate obbedienti all’eterno disegno che vi ha racchiusi in Cristo fin dall’eternità. Non Gesù deve fare quello che voi volete, al contrario sta a voi fare la sua eterna volontà. Cristo non può essere l’artefice della vostra gloria, se voi non entrate nel mistero di quella croce che deve essere con Lui condivisa.
41 E avendo udito i dieci cominciarono a sdegnarsi a riguardo di Giacomo e di Giovanni.
E’ più facile scandalizzarsi per gli sbagli degli altri che per i propri e spesso l’uomo solidarizza con i molti per dar addosso ai pochi, ma poi alla fine siamo trovati tutti peccatori allo stesso modo. Se nessuno è esente da colpa, nessuno sfugge alla correzione ed al richiamo di Gesù.
42 E avendoli chiamati a sé, Gesù dice a loro:
Quello che vale per Giacomo e Giovanni vale anche per gli altri: Gesù chiama tutti a raccolta, perché tutti dobbiamo essere richiamati dalla sua Parola per essere riportati sulla via della verità e della giustizia.
Sapete che quelli che si considerano capi delle nazioni spadroneggiano su esse e i grandi di esse esercitano il potere su di esse.
Non c’è autorità che non venga da Dio e non ha valore ai suoi occhi se non quella da Lui conferita. Vi è anche l’autorità che l’uomo strappa per sé al Creatore ed ai suoi simili con la violenza ed il sopruso. Giustamente Gesù dice “quelli che si considerano capi delle nazioni”: il loro potere è del tutto infondato per quel che riguarda il diritto divino e viene esercitato in maniera arbitraria, non secondo la volontà di Dio, ma secondo il peccato dell’uomo. I popoli delle nazioni sono come terra di conquista e oggetto di saccheggio da parte di chi riesce ad imporre agli altri la propria volontà. Grandi agli occhi del mondo sono coloro che mettono il prossimo sotto i propri piedi: irrilevante il modo in cui si acquisisce un potere, irrilevante il modo in cui si esercita. Non c’è altro scopo se non l’esaltazione del proprio io e la soddisfazione del proprio capriccio. “I grandi di esse esercitano il potere su di esse”. Che il potere sia tale soltanto allorchè viene esercitato è scontato per l’uomo, non per Dio. Chi ha potere sulla volontà degli altri deve averlo anche sulla propria. Legittimo e giusto in certi casi usare violenza agli altri, ma innanzitutto dobbiamo essere capaci di usare violenza a noi stessi. Un esercizio del potere conforme alla volontà di Dio, deve perseguire ciò che è giusto, vero, santo, utile per la salvezza di tutti. Se l’esercizio di un potere non sortisce alcun guadagno per la collettività, meglio abdicare ad esso e scegliere un’altra via.
43 Ma non così è fra voi, ma chiunque voglia diventare grande fra voi, sarà servo di voi,
Giusto e santo aspirare ad una grandezza, ma soltanto per il bene di tutti. E per il bene di tutti non c’è vera grandezza se non in colui che si mette al servizio degli altri. Non c’è potere più grande donato all’uomo, di quello che si spoglia delle sue prerogative terrene per farsi simile a Dio. Il Dio che comanda all’uomo, in Cristo diventa il Dio che si sottomette all’uomo. E’ l’espressione ultima dell’amore che viene dal cielo e tentativo estremo di salvare colui che è perduto.
44 e chiunque voglia fra voi essere primo sarà di tutti schiavo.
Si è primi davanti a Dio per il servizio che si fa agli altri, non per la misura secondo la quale ci si serve degli altri.
45 Infatti anche il figlio dell’uomo non è venuto per essere servito ma a servire e a dare la sua vita riscatto per molti.
Le pretese dell’amore divino non sono affatto infondate: hanno la loro giustificazione nel Figlio di Dio che si è fatto figlio dell’uomo. Prima ancora di pretendere da noi, Dio ha preteso da se stesso e ha mandato il Cristo per servire l’umanità tutta. Qual è l’espressione massima di un servizio? Dare tutto fino al sacrificio della propria vita. E questo ha fatto Gesù. Nessun uomo poteva pagare il prezzo per il proprio riscatto dalla schiavitù al Maligno: l’ha fatto Cristo per tutti quelli che l’hanno accolto.
C’è anche chi non tiene conto e vuol rimanere con l’antico padrone.
46 E giungono a Gerico. E uscendo lui da Gerico e i suoi discepoli e una folla numerosa, il figlio di Timeo Bartimeo , cieco mendicante, sedeva lungo la via.
Nella società è sempre trovato chi per una ragione o per un’altra vive ai margini e non può fare quello che fanno tutti e condividere una gioia comune ai molti, neppure quando c’è di mezzo Cristo Salvatore. Tutti vanno, vengono, corrono per vedere e conoscere; qualcuno è costretto a portare avanti una diversità: non la diversità che fa piacere ed esalta l’individuo, ma quella che umilia e fa poveri. Bartimeo nulla vede delle cose terrene: è costretto a chiedere l’elemosina, seduto lungo la via. Non c’è strada che non sia fatta per essere percorsa, ma c’è anche chi conosce la strada solo per trovarsi in essa seduto. Nulla fa più paura all’uomo dell’impotenza assoluta. Che sapore ha la vita e quale senso dare ad essa quando non c’è possibilità di vedere, di muoversi, di lavorare, di godere una propria autonomia rispetto agli altri?
Ciò che è una sventura agli occhi dell’uomo, non sempre lo è agli occhi di Dio. Chi è tagliato fuori dal mondo, trova uno spazio maggiore di comunicazione con il Signore. Perché tutto può essere tolto alla creatura, ma non il suo rapporto con il Creatore. L’uomo che non può fare ed operare può sviluppare e mettere a frutto maggiori capacità di ascolto. E per quel che riguarda Gesù questo Bartimeo, se pur non lo vede, non se lo lascia scappare. Ha un orecchio attento ed esercitato all’ascolto ed afferra al volo la novità di vita.
47 E avendo udito che c’era Gesù il Nazareno cominciò a gridare e a dire:
Nessuno si è preoccupato di annunciargli la presenza di Gesù, ma quando c’è grande capacità di ascolto non sfugge il momento opportuno per la salvezza. Non resta che invocare con tutto il fiato la misericordia che viene dal cielo.
Figlio di Davide Gesù, abbi pietà di me.
E’ riconosciuto in Gesù il Salvatore promesso, che viene dalla casa di Davide. Un povero cieco arriva subito là dove dotti e sapienti ancora non sono arrivati: Cristo è molto di più di un maestro di Israele, è il Messia promesso dal cielo.
48 E sgridavano lui molti affinché tacesse.
Particolare curioso: chi è portatore di handicap non solo non è aiutato e considerato nella sua ricerca di Dio, addirittura viene zittito, quando osa alzare al Signore la propria supplica. Qualsiasi voce del diverso viene avvertita come una stonatura e si fa tacere la sua parola anche se dà lode a Dio.
Ma egli molto più gridava: Figlio di Davide, abbi pietà di me.
Si può umiliare e mettere a tacere la parola di un disabile in molti modi, non quando rivolge la sua parola a Gesù. Bartimeo non si lascia intimidire, ma grida ancora di più, cercando una efficace scorciatoia. La prima volta ha usato la formula completa, “Gesù, Figlio di Davide”, adesso taglia corto, perché il suo messaggio sia meglio compreso. Dice semplicemente: Figlio di Davide”: per fare prima ed essere subito udito da Gesù.
49 Ed essendosi fermato Gesù disse:
La fede che non si lascia fermare, ha il potere di fermare Cristo. Subito è avvertita da Gesù e trova la risposta che cerca.
Chiamatelo!
Perché Gesù non lo chiama lui direttamente, ma lo fa chiamare da quelli della folla? Perché chi allontana dal Salvatore deve imboccare una strada che va in senso contrario: si deve portare a Gesù chiunque Lo cerca, ancor più se non ha occhi per vedere.
E chiamano il cieco dicendogli: Coraggio, alzati, chiama te!
E’ questa la voce della chiesa. Quella che si rivolge ai ciechi per annunciare l’amore di Dio e la sua predilezione per gli ultimi. “ Coraggio… chiama te! I reietti dagli uomini sono i primi ad essere chiamati da Gesù.
50 Egli allora avendo gettato il suo mantello balzato in piedi venne da Gesù.
Mantello è ciò che impedisce di andare prontamente a Gesù: deve essere gettato via, perché può essere occasione di inciampo e di intralcio. Quando si risponde ad una chiamata che viene dal cielo non c’è bisogno dell’aiuto altrui, ma sono date le forze per andare da soli al Salvatore. La chiesa si fa portavoce della chiamata del Signore, ma non deve operare forzatura alcuna: l’adesione a Cristo è vera quando è libera, spontanea, volontaria.
51 E rispondendogli Gesù disse: Cosa vuoi che ti faccia? Allora il cieco gli disse: Rabbonì, che veda!
Non c’è miracolo alcuno senza fede, e non ci può essere una fede inespressa. E’ volontà di Dio che ogni uomo chieda la salvezza al Figlio suo: nel segreto del cuore, ma anche nell’assemblea dei santi. Per seguire Cristo bisogna ritrovare in Lui la luce perduta in Eden.
52 E Gesù gli disse: Va’, la tua fede ti ha salvato.
Non dalle opere della Legge, ma dalla fede in Cristo viene la salvezza.
E subito vide di nuovo e lo seguiva nella via.
Se vide di nuovo vuol dire che un tempo ci vedeva. E qual è questo tempo se non quello dell’uomo che era in Adamo prima del peccato? Una grande luce illuminava la via verso Dio. In Cristo è ridato ciò che era perduto, perché possiamo riprendere un cammino in santità e giustizia, alla sequela del Salvatore.
Bartimeo dapprima sedeva nella via, ora segue nella via. Si siede nella via del Signore nell’osservanza della Legge, si cammina nella stessa via alla sequela di Cristo.
La Legge ci mette sulla strada giusta, ma bisogna attendere nella speranza e chiedere nella fede la luce che è portata da Gesù, perché il nostro andare non sia vano.