15 - Salmi 106 -120

Salmi numero e pagina

Salmo 106           pag 2

Salmo 107           pag 37

Salmo 108           pag 44

Salmo 109           pag 75

Salmo 110           pag 96

Salmo 111           pag 108

Salmo 112           pag 121

Salmo 113           pag 132

Salmo 114           pag 154

Salmo 115           pag 169

Salmo 116           pag 185

Salmo 117           pag 187

Salmo 118           pag….a parte

Salmo 119           pag 210

Salmo 120           pag 220

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salmo 106

Alleluia

1 Confessate il Signore perché è

buono, perché in eterno è la sua misericordia.

2 Lo dicano i redenti dal Signore,

quelli che ha redento dalla mano del nemico.

Dalle regioni li ha radunati,

3 dall’oriente e dall’occidente e

dal settentrione e dal mezzogiorno.

4 Errarono nel deserto e

nella terra arida, non trovarono la

via di una città da abitare.

5 Affamati ed assetati, la loro anima in essi

venne meno

6 e gridarono al Signore mentre erano tribolati e li

liberò dalle loro angustie

7 e li guidò per una via diritta

perché giungessero a una città da abitare.

8 Confessino al Signore

le sue misericordie e le sue

meraviglie ai figli degli uomini,

9 perché ha saziato l’anima vuota

e l’anima affamata ha colmato di beni:

10 quelli che sedevano nelle

tenebre e nell’ombra di morte

incatenati nella povertà e nel ferro,

11 perché provocarono le

parole di Dio ed esasperarono

il consiglio dell’Altissimo

12 e fu umiliato nelle fatiche

il loro cuore, si estenuarono

e non c’era chi aiutasse.

13 E gridarono al Signore essendo tribolati

e li salvò dalle loro angustie,

14 li trasse dalle tenebre

e dall’ombra di morte e spezzò le loro catene.

15 Confessino il Signore

le sue misericordie

e le sue meraviglie per i figli degli uomini,

16 perché ha infranto le porte

di bronzo e le sbarre di ferro ha spezzato.

17 Li prese dalla via della loro iniquità;

per le loro iniquità infatti sono stati umiliati.

18 Ogni cibo abominò l’anima loro

e si avvicinarono fino alle porte della morte.

19 E gridarono al Signore quando erano tribolati,

e li liberò dalle loro  angustie.

20 Mandò la sua parola

e li guarì e li strappò dalle loro stragi.

21 Confessino il Signore

le sue misericordie e le sue

meraviglie per i figli degli uomini,

22 e offrano un sacrificio di lode

e annuncino le sue opere con esultanza.

23 Quelli che scendono nel mare

su navi  facendo il lavoro sulle vaste acque,

24 essi videro le opere del Signore

e le sue meraviglie nel profondo.

25 Disse e si levò un vento di

tempesta e si innalzarono i suoi flutti.

26 Salgono fino ai cieli

e scendono fino agli abissi, la loro

anima si struggeva nei mali.

27 Furono sconvolti, e agitati come un ubriaco

e tutta la loro sapienza fu inghiottita,

28 e gridarono al Signore essendo tribolati.

E li trasse fuori dalle loro angustie

29 e stabilì la sua tempesta

in brezza e si calmarono i suoi flutti.

30 E si rallegrarono perché

si erano quietati e li condusse

al porto del loro desiderio.

31 Confessino il Signore

le sue misericordie e le sue

meraviglie per i figli degli uomini.

32 Lo esaltino nell’assemblea del

popolo e sulla cattedra degli anziani lo lodino.

33 Cambiò i fiumi in deserto

e le sorgenti delle acque in siccità,

34 la terra fertile in salsedine,

per la malvagità dei suoi abitanti.

35 Cambiò il deserto in laghi

d’acqua e la terra arida in sorgenti d’acque,

36 e collocò là gli affamati

e fondarono una città da abitare

37 e seminarono campi

e piantarono viti e  fecero il loro frutto .

38 E li benedisse e si moltiplicarono grandemente

e non diminuì il loro bestiame.

39 E furono ridotti a pochi

e tormentati dalla tribolazione di mali e dal dolore.

40 Fu riversato disprezzo

sui principi e li fece errare

in una terra senza sentieri e non nella via.

41 E aiutò il povero nella penuria e pose

le famiglie come pecore.

42 Vedranno i retti e gioiranno e ogni iniquità

turerà la sua bocca.

43 Chi è sapiente e custodirà

queste cose e comprenderanno le misericordie del Signore?

da Sacy

Alleluia

1 Confessate il Signore perché è

buono, perché in eterno è la sua misericordia.

2 Lo dicano i redenti dal Signore,

quelli che ha redento dalla mano del nemico.

Dalle regioni li ha radunati,

3 dall’oriente e dall’occidente e

dal settentrione e dal mezzogiorno.

Non c’è cosa che meglio convenga ai redenti della lode e dei rendimenti di grazie al loro liberatore. Non vi fu popolo che mai fosse obbligato a tale riconoscenza verso Dio più degli ebrei che dopo la schiavitù d’Egitto fino alla fine della loro schiavitù in Babilonia furono redenti dal Signore una infinità di volte dalla mano dei loro nemici a cui erano consegnati per i loro delitti. Questo inno di ringraziamento conviene ancor di più a quelli di cui il popolo d’Israele era figura. Quanto più è inestimabile è il prezzo con cui sono stati redenti dal sangue dello stesso Dio! I mali temporali da cui era liberato Israele non si possono confrontare con l’inferno da cui Gesù Cristo ha salvato i suoi. Tale è l’argomento dell’inno di riconoscenza che deve essere sulla bocca e nel cuore di tutti quelli che l’incarnazione e la morte del figlio di Dio ha redento dall’ eterna dannazione e che la sua misericordia ha radunato da tutti i paesi.

4 Errarono nel deserto e

nella terra arida, non trovarono la

via di una città da abitare.

5 Affamati ed assetati, la loro anima in essi

venne meno

6 e gridarono al Signore mentre erano tribolati e li

liberò dalle loro angustie

7 e li guidò per una via diritta

perché giungessero a una città da abitare.

8 Confessino al Signore

le sue misericordie e le sue

meraviglie ai figli degli uomini,

9 perché ha saziato l’anima vuota

e l’anima affamata ha colmato di beni:

10 quelli che sedevano nelle

tenebre e nell’ombra di morte

incatenati nella povertà e nel ferro,

Dio si serve di quello che era accaduto agli israeliti nel deserto all’uscita dall’Egitto per esprimerci sotto quelle immagini importantissime verità. Consideriamo dunque il popolo ebreo errante nella solitudine come la figura di tutti gli uomini, non solo prima della incarnazione del Figlio di Dio ma anche dopo la nascita della Chiesa in tutto il corso dei secoli. Si possono applicare queste verità a ciascun fedele in tutto il corso delle varie età della Chiesa. Accade assai spesso che si cammina in questa vita come in un deserto arido senza trovare la via che guida alla città eterna a cui deve tendere ogni cristiano. Le misericordie del Signore siano l’argomento delle nostre lodi e non cessiamo di lodarlo per le meraviglie che egli opera continuamente per i figli degli uomini, considerato quello che ha già fatto un tempo per la liberazione degli israeliti e quello che ha fatto poi per la redenzione di tutto il genere umano

10 quelli che sedevano nelle

tenebre e nell’ombra di morte

incatenati nella povertà e nel ferro,

11 perché provocarono le

parole di Dio ed esasperarono

il consiglio dell’Altissimo

12 e fu umiliato nelle fatiche

il loro cuore, si estenuarono

e non c’era chi aiutasse.

13 E gridarono al Signore essendo tribolati

e li salvò dalle loro angustie,

14 li trasse dalle tenebre

e dall’ombra di morte e spezzò le loro catene.

15 Confessino il Signore

le sue misericordie

e le sue meraviglie per i figli degli uomini,

16 perché ha infranto le porte

di bronzo e le sbarre di ferro ha spezzato.

17 Li prese dalla via della loro iniquità;

per le loro iniquità infatti sono stati umiliati.

Questo linguaggio del profeta è figurato. Con le tenebre e l’ombra della morte, con i vincoli delle catene di ferro ci rappresenta l’orribile stato a cui si trovò ridotto il popolo di Israele allorché essendo schiavo legato ai ferri in una prigione oscura, paragonata a quella del sepolcro, mancava di ogni cosa ed era nella estrema miseria. Questo fu il giusto castigo che meritò la disubbidienza degli israeliti alle parole di Dio e il disprezzo con cui rigettarono il consiglio dell’altissimo che li aveva minacciati di queste calamità se avessero violato la santità della sua legge. Era dunque giusto che il loro cuore gonfiatosi per l’orgoglio fosse umiliato con le fatiche e i patimenti di una così aspra schiavitù e che avendo voluto essere forti in certo modo contro Dio stesso, cadessero nell’estremo abbattimento e fossero privati di ogni soccorso. Bisognava che la loro umiliazione li stimolasse a ricorrere a colui del quale sperimentavano da gran tempo la collera per essersi da lui allontanati. Dopo che ebbero esclamato al Signore egli li trasse dalla loro prigione, figurata come si è detto, dalle tenebre e dall’ombra della morte e ruppe i loro legami.

17 Li prese dalla via della loro iniquità;

per le loro iniquità infatti sono stati umiliati.

18 Ogni cibo abominò l’anima loro

e si avvicinarono fino alle porte della morte.

19 E gridarono al Signore quando erano tribolati,

e li liberò dalle loro  angustie.

20 Mandò la sua parola

e li guarì e li strappò dalle loro stragi.

21 Confessino il Signore

le sue misericordie e le sue

meraviglie per i figli degli uomini,

22 e offrano un sacrificio di lode

e annuncino le sue opere con esultanza.

Il profeta non mantenendo l’ordine dei tempi risale a quello che era accaduto agli israeliti nel deserto, allorché mormorando contro Dio e contro Mosè si videro  assaliti dai serpenti i cui rimorsi velenosi li portavano alla morte. Egli dichiara che il loro veleno era tale che quelli da loro addentati avevano in orrore qualunque cibo e si avvicinavano subito alle porte della morte. Siccome uno stato così funesto era la conseguenza dei loro delitti lo chiama con un linguaggio figurato la via della loro iniquità e l’umiliazione per le loro ingiustizie. Allorché in questo modo erano umiliati sotto il peso della giustizia di Dio alzarono le loro grida verso di lui. Egli stese alla fine la sua mano per rialzarli e per guarirli. Mandò loro, dice il profeta la sua parola e in virtù di essa li salvò dall’eccidio inevitabile. Noi possiamo dire che la parola mandata dal Signore per guarire il suo popolo dal morso dei serpenti è il Verbo eterno, il Figlio unigenito del Padre che egli ha mandato agli uomini mediante la sua incarnazione e che  è venuto a liberarli dal loro mortale destino.

Cantiamo dunque anche noi sull’esempio del profeta la lode delle misericordie del Signore e non cessiamo di offrirgli azioni di grazie e annunciamo ovunque con esultanza le grandi cose da lui operate per la nostra salvezza.

23 Quelli che scendono nel mare

su navi  facendo il lavoro sulle vaste acque,

24 essi videro le opere del Signore

e le sue meraviglie nel profondo.

25 Disse e si levò un vento di

tempesta e si innalzarono i suoi flutti.

26 Salgono fino ai cieli

e scendono fino agli abissi, la loro

anima si struggeva nei mali.

27 Furono sconvolti, e agitati come un ubriaco

e tutta la loro sapienza fu inghiottita,

28 e gridarono al Signore essendo tribolati.

E li trasse fuori dalle loro angustie

29 e stabilì la sua tempesta

in brezza e si calmarono i suoi flutti.

30 E si rallegrarono perché

si erano quietati e li condusse

al porto del loro desiderio.

31 Confessino il Signore

le sue misericordie e le sue

meraviglie per i figli degli uomini.

32 Lo esaltino nell’assemblea del

popolo e sulla cattedra degli anziani lo lodino.

33 Cambiò i fiumi in deserto

e le sorgenti delle acque in siccità,

Quelli che scendono nel mare su navi, facendo traffico in grandi acque, essi hanno visto le opere del Signore e le sue meraviglie nell’alto mare… Un padre antico crede che sia questa una similitudine di cui si serve il profeta per esprimere il prodigio della onnipotenza con cui Dio liberò gli israeliti dalla schiavitù in cui gemevano da così gran tempo in Babilonia. Per farci vedere lo stato in cui si trovava il popolo di Dio essendo schiavo e la gioia che ebbe di vedersi salvato per mano del Signore onnipotente egli riferisce quello che accade ai naviganti. Coloro, dice egli, che sono occupati nell’esercizio del navigare o che trafficano in mezzo alle acque sono abituati a vedere più di altri le opere miracolose che egli fa risplendere nella profondità degli abissi. Nel momento che a lui piace e quando egli lo comanda i venti che suscitano  le tempeste sono pronti ad eseguire i suoi ordini e si vedono le onde del mare innalzarsi in una maniera prodigiosa salendo tutto ad un tratto con le  navi fino al cielo e poi scendendo presto come fino al profondo degli abissi così che i naviganti sono presi dallo spavento della morte che li minaccia e barcollano e si muovono come ubriachi a cui più non rimanga né maestria, né sapienza né consiglio. In così orribile estremità esclamano al Signore che li liberi in un istante da un così grave pericolo cambiando con il suo supremo potere la tempesta in una grande bonaccia, imponendo silenzio al furore dei flutti marini.

33 Cambiò i fiumi in deserto

e le sorgenti delle acque in siccità,

34 la terra fertile in salsedine,

per la malvagità dei suoi abitanti.

35 Cambiò il deserto in laghi

d’acqua e la terra arida in sorgenti d’acque,

36 e collocò là gli affamati

e fondarono una città da abitare

37 e seminarono campi

e piantarono viti e  fecero il loro frutto .

38 E li benedisse e si moltiplicarono grandemente

e non diminuì il loro bestiame.

39 E furono ridotti a pochi

e tormentati dalla tribolazione di mali e dal dolore.

È anche questo un effetto della grandezza del nostro Dio e della assoluta dipendenza da lui in cui si trovano tutte le creature. Forse sotto questa specie di parabola il profeta ci raffigura di nuovo le  diverse rivoluzioni che accaddero al popolo giudeo e che accadono spesso nei regni meglio costituiti. Egli dice dunque che la malizia degli uomini costringe talvolta Dio a cambiare tutta la natura del loro paese rendendo arida e deserta la terra che era irrigata da molte acque, sostituendo la sterilità all’abbondanza di ogni sorta di frutti. Noi ne vediamo un esempio famoso nella scrittura dove sta scritto che prima che Dio distruggesse Sodoma e Gomorra quel paese era  bellissimo, essendo irrigato come un delizioso giardino e come l’Egitto che è innaffiato dalle acque del Nilo. Avendo poi voluto punire le abbominazioni degli abitanti il Signore versò qui una pioggia di zolfo e di fuoco che devastò tutto il paese condannandolo a una eterna sterilità . Quanto al sale di cui qui si parla si scorge ancora in un altro luogo della scrittura che quando si voleva rendere  una terra deserta e sterile si spargeva in essa del sale come fece Abimelec con la città di Sichem, dove seminò il suolo di sale dopo averla completamente distrutta. Il popolo di Dio un tempo così fortunato e così ricco di ogni bene meritò per l’empietà della sua condotta di cadere nella più grande miseria e di essere spogliato di tutto lo splendore che lo circondava essendo stato posto in schiavitù e ridotto ad estrema povertà. Maledetto l’uomo, dice Geremia, che pone la sua fiducia nell’uomo, che si appoggia sopra un braccio di carne e il cui cuore si allontana da Dio. Egli abiterà in un arido deserto e in una terra seminata di sale. Ma la grandezza di Dio nondimeno risplende nell’innalzare i popoli su cui prima si è appesantita la sua mano. Dice il profeta che quando gli piace cambia i paesi aridi e i deserti in altrettanti laghi e la terra senza acqua in sorgenti. Qui colloca e fa vivere gli affamati e li mette in grado di costruire città , di coltivare la campagna, di piantar vigne e vi fa crescere frutti in abbondanza e dando ai popoli la sua benedizione li moltiplica insieme con il loro bestiame

39 E furono ridotti a pochi

e tormentati dalla tribolazione di mali e dal dolore.

40 Fu riversato disprezzo

sui principi e li fece errare

in una terra senza sentieri e non nella via.

41 E aiutò il povero nella penuria e pose

le famiglie come pecore.

42 Vedranno i retti e gioiranno e ogni iniquità

turerà la sua bocca.

43 Chi è sapiente e custodirà

queste cose e comprenderanno le misericordie del Signore?

In seguito furono ridotti a piccolo numero, afflitti da mali e oppressi dal dolore. Quando Dio li ha benedetti si sono moltiplicati oltre misura, così quando ha voluto  castigarli per l’uso scellerato che hanno fatto della prosperità li ha ridotti un piccolo numero oppressi dalla afflizione e dal dolore, affinché nessun uomo e nessun popolo si vanti insolentemente come se egli fosse l’autore della propria felicità. I principi stessi dice il profeta non sono esenti da simile trattamento, poiché quando c’è bisogno Dio li fa cadere da quella gloria di cui godevano in faccia ai popoli, esponendoli alla confusione e al disprezzo. I giusti che hanno un cuore retto vedono le meraviglie della condotta di Dio sui principi e sui poveri e ne gioiscono. Tutti le vedono ma non come dovrebbero vederle con gli occhi della fede  né si rallegrano quanto conviene. Il profeta Osea termina anch’egli nello stesso modo la sua profezia. Chi è saggio, dice egli per osservare queste cose? Chi ha l’intelligenza per penetrarle? Pochi sono i saggi che si applicano a contemplare mediante la fede così grandi cose a custodirle nell’intimo del loro cuore.

 

Da Agostino

1 Alleluia.

1 Confessate il Signore perché è

buono, perché in eterno è la sua misericordia.

Confessate il Signore, perché egli è soave, perché " nel secolo " è la sua misericordia. Dovete appunto confessare che egli è soave: se l'avete gustato, dovete confessarlo. Ma non può confessarlo chi non ha voluto gustarlo: come potrebbe dire, infatti, che è soave ciò che non conosce? Ma voi, se avete gustato quanto è soave il Signore , confessate il Signore, perché egli è soave: se l'avete gustato con l'avidità del desiderio, dichiaratelo apertamente con la vostra confessione.

2 Lo dicano i redenti dal Signore,

quelli che ha redento dalla mano del nemico.

Dalle regioni li ha radunati,

3 dall’oriente e dall’occidente e

dal settentrione e dal mezzogiorno.

“Lo dicano quelli che sono stati riscattati dal Signore. Per la verità, anche il popolo di Israele appare riscattato dalla terra d'Egitto, dal giogo della schiavitù, lasciando le fatiche non retribuite ed umilianti della lavorazione dell'argilla; dobbiamo però controllare se quelli che dicono questo siano proprio coloro che il Signore ha liberato dall'Egitto. Non è affatto così. Ma allora chi sono questi? Quelli che egli ha riscattato dalla mano dei nemici. Anche qui si potrebbero intendere gli Israeliti come riscattati dal potere dei loro nemici, che erano gli Egiziani. Bisogna stabilire con precisione chi siano quelli per i quali questo salmo canta espressamente così. Li ha radunati dalle regioni. Ancora potrebbe trattarsi delle regioni dell'Egitto, perché anche in una sola provincia ci sono molte regioni. Il salmo parli allora più chiaro: Dall'Oriente e dall'Occidente, dal Settentrione e dal mare. Siamo quindi in grado di intendere che i redenti, di cui si dice, appartengono a tutta quanta la terra. Questo popolo di Dio, che è stato liberato dal grande e vasto Egitto, è guidato come attraverso il Mar Rosso perché uccida nel battesimo i suoi nemici. È infatti nel sacramento, diremmo, del Mar Rosso, ossia nel battesimo reso sacro dal sangue di Cristo, che vengono distrutti gli Egiziani inseguitori, cioè i nostri peccati: quando tu sei sfuggito, non rimane più nessun nemico che ti stava incalzando. Costoro sono dunque quelli che devono dire ciò; e noi possiamo già ascoltare, o fratelli - dato che questo popolo di Dio viene tuttora guidato - che cosa avviene quaggiù nell'assemblea di tutte le genti, riscattata da Cristo.

4 Errarono nel deserto e

nella terra arida, non trovarono la

via di una città da abitare.

5 Affamati ed assetati, la loro anima in essi

venne meno

6 e gridarono al Signore mentre erano tribolati e li

liberò dalle loro angustie

7 e li guidò per una via diritta

perché giungessero a una città da abitare.

8 Confessino al Signore

le sue misericordie e le sue

meraviglie ai figli degli uomini,

9 perché ha saziato l’anima vuota

e l’anima affamata ha colmato di beni:

“Lo dicano quelli che sono stati riscattati dal Signore, che egli ha riscattato dalla mano dei nemici; li ha radunati dalle regioni, dall'Oriente e dall'Occidente, dal Settentrione e dal mare. Lo dicano dunque gli stessi cristiani, che sono chiamati da tutto quanto il mondo. Vagarono nel deserto, nell'arida terra, non trovarono la via di una città da abitare. Sentiamo parlare di un miserevole errore. Che si dice della loro indigenza? Affamati e sitibondi, venne meno in essi la loro anima. Ma perché venne meno, e per quale bene? Dio infatti non può essere crudele: vuole invece ricordarci se stesso, il che si risolve in nostro vantaggio, per essere pregato, quando noi veniamo meno, ed essere amato, quando egli ci soccorre. Perciò, dopo questo errore, dopo la fame e la sete, si dice: E levarono il grido al Signore, mentre erano oppressi, e li strappò dalle loro angustie. E che cosa concesse loro, se andavano errando? E li indirizzò per la retta via. Non riuscivano a trovare la via di una città da abitare, bruciavano per la fame e la sete, e venivano meno. E li indirizzò per la retta via, onde giungere ad una città da abitare. Ancora non è detto come li soccorse nella fame e nella sete, ma attendete anche questo aiuto. Confessino il Signore le sue misericordie, e le sue meraviglie verso i figli degli uomini. Ditelo agli inesperti voi che le avete sperimentate e che ormai vi trovate sulla retta via, già diretti a trovare la città e liberati, finalmente, dalla fame e dalla sete: Perché egli ha saziato l'anima digiuna, ed ha ricolmato di beni l'anima affamata.

10 quelli che sedevano nelle

tenebre e nell’ombra di morte

incatenati nella povertà e nel ferro,

11 perché provocarono le

parole di Dio ed esasperarono

il consiglio dell’Altissimo

12 e fu umiliato nelle fatiche

il loro cuore, si estenuarono

e non c’era chi aiutasse.

13 E gridarono al Signore essendo tribolati

e li salvò dalle loro angustie,

14 li trasse dalle tenebre

e dall’ombra di morte e spezzò le loro catene.

15 Confessino il Signore

le sue misericordie

e le sue meraviglie per i figli degli uomini,

16 perché ha infranto le porte

di bronzo e le sbarre di ferro ha spezzato.

17 Li prese dalla via della loro iniquità;

per le loro iniquità infatti sono stati umiliati.

“Devi dunque viver bene: ormai ti trovi sulla retta via ed ormai ben conosci quel che devi fare e devi sperare. Ma a quale altra cosa vai incontro se, nonostante i tentativi che fai, vieni superato? Sedevano nelle tenebre e nell'ombra di morte, avvinti per l'estrema povertà in ferrei ceppi. E donde deriva questo, se non dal fatto che ti attribuivi dei pregi, non riconoscevi la grazia di Dio e respingevi il disegno concepito su di te dal Signore? Considera infatti quel che aggiunge il testo: perché amareggiarono le parole del Signore per la loro superbia, ignorando la giustizia del Signore e cercando di stabilire la propria . Ed esasperarono il consiglio dell'Altissimo. E fu umiliato negli affanni il loro cuore. È qui che avviene la lotta contro la concupiscenza: quando Dio ritira il suo aiuto, puoi pure affannarti, ma non puoi vincere. Ed allorché, ti sentirai oppresso dalle tue cattive abitudini, sarà umiliato negli affanni il tuo cuore, ma, proprio per questa interiore umiliazione, imparerai a gridare: Me infelice che sono! Chi mi libererà da questo corpo di morte?  Fu dunque umiliato negli affanni il loro cuore; caddero ammalati, e non c'era chi li aiutasse. Che rimane dunque, se non domandarsi perché ciò sia avvenuto? Se infatti fosse stata data una legge capace di ridonare la vita, allora certamente la giustizia deriverebbe dalla legge. Ma la Scrittura ha tutto racchiuso sotto il peccato, affinché la promessa fosse data ai credenti mediante la fede in Gesù Cristo. La legge poi è sopraggiunta, perché fosse abbondante l'offesa . Hai ricevuto la divina parola, hai ricevuto il precetto, eppure continui a fare il male come facevi prima; anzi, avendo ricevuto il precetto, aumenti i peccati con la tua prevaricazione. O uomo superbo, se prima non ti conoscevi, impara almeno a conoscerti ora che sei stato umiliato: prova a gridare, e sarai liberato dalla critica tua situazione e, una volta liberato, confesserai le misericordie del Signore. E levarono il grido al Signore, mentre erano oppressi, e li fece salvi dalle loro angustie. Sono stati così liberati dalla seconda tentazione; rimane la tentazione della noia e della nausea. Ma prima dovete osservare quel che Dio ha fatto per questi uomini, da lui liberati. E li trasse fuori dalle tenebre e dall'ombra di morte, ed infranse le loro catene. Confessino il Signore le sue misericordie, e le sue meraviglie verso i figli degli uomini. Perché? Quali difficoltà ha vinto? Perché egli ha abbattuto le porte di bronzo, ed ha spezzato le sbarre di ferro. Li ha accolti dalla via della loro iniquità; infatti per le loro ingiustizie furono umiliati. Proprio perché attribuivano dei pregi a se stessi, e non a Dio, perché volevano stabilire una loro giustizia, ignorando la giustizia di Dio, essi furono umiliati. In tal modo coloro che presumevano unicamente delle loro forze, scoprirono di non riuscire a far nulla senza l'aiuto di lui!

18 Ogni cibo abominò l’anima loro

e si avvicinarono fino alle porte della morte.

19 E gridarono al Signore quando erano tribolati,

e li liberò dalle loro  angustie.

20 Mandò la sua parola

e li guarì e li strappò dalle loro stragi.

21 Confessino il Signore

le sue misericordie e le sue

meraviglie per i figli degli uomini,

22 e offrano un sacrificio di lode

e annuncino le sue opere con esultanza.

Quale altro genere di tentazione ci rimane? La loro anima prese ad odiare ogni sorta di cibo. Stanno ormai soffrendo la nausea, languiscono per la nausea, sono in pericolo per la nausea, a meno che tu non creda che li abbia, sì, potuti uccidere la fame, ma non li possa uccidere la nausea. Considera allora quel che segue: dopo aver detto: La loro anima prese ad odiare ogni sorta di cibo, perché tu non li credessi tranquilli e sicuri per la loro sazietà, anziché vederli, piuttosto, quasi in punto di morte per la nausea, si aggiunge: E sì avvicinarono fino alle porte della morte. Che rimane allora? Rimane che, se trovi gusto nella parola di Dio, non devi attribuirne il merito a te stesso, non devi per questo gonfiarti di insolente arroganza, e non devi, nella tua avidità, lanciarti orgogliosamente contro coloro che sono in pericolo per la nausea. Devi capire che anche a te è stato concesso questo gusto, e non ti viene certo da te! Che cosa hai infatti tu, che non l'abbia ricevuto?  Se dunque questo lo capisci e sei in pericolo, perché affetto da un tale languore, fa' quel che segue nel testo: E levarono il grido al Signore, mentre erano oppressi, e li liberò dalle loro angustie. E poiché il loro languore derivava dal non provare più gusto, inviò la sua parola, e li risanò. Considera quale male comporti la nausea; considera in che modo liberi da questo male colui al quale leva il suo grido chi soffre la nausea. Inviò la sua parola e li risanò; e li trasse fuori. Da che cosa? Non dall'errore, non dalla fame, non dalla difficoltà di vincere il peccato, ma dalla loro profonda corruzione. È infatti una forma di interna corruzione il provar nausea per quello che è dolce. Perciò anche per questo beneficio, come per gli altri sopra ricordati, è necessario che confessino al Signore le sue misericordie, e le sue meraviglie verso i figli degli uomini. Ed offrano a lui il sacrificio della lode. Ormai, infatti, per loro è soave il Signore e può essere quindi lodato. Ed annunzino le sue opere nell'esultanza: non con un senso di noia, né di tristezza, né di angoscia, né di nausea, ma nell'esultanza.

23 Quelli che scendono nel mare

su navi  facendo il lavoro sulle vaste acque,

24 essi videro le opere del Signore

e le sue meraviglie nel profondo.

25 Disse e si levò un vento di

tempesta e si innalzarono i suoi flutti.

26 Salgono fino ai cieli

e scendono fino agli abissi, la loro

anima si struggeva nei mali.

27 Furono sconvolti, e agitati come un ubriaco

e tutta la loro sapienza fu inghiottita,

28 e gridarono al Signore essendo tribolati.

E li trasse fuori dalle loro angustie

29 e stabilì la sua tempesta

in brezza e si calmarono i suoi flutti.

30 E si rallegrarono perché

si erano quietati e li condusse

al porto del loro desiderio.

31 Confessino il Signore

le sue misericordie e le sue

meraviglie per i figli degli uomini.

Rimane quella quarta tentazione, per la quale siamo tutti in pericolo. Difatti siamo tutti imbarcati sulla nave: alcuni sono addetti alle manovre, altri sono trasportati, ma tutti, comunque, sono in pericolo quando c'è tempesta e tutti si salvano quando giungono in porto. Dopo tutto quello che ha detto, il salmo continua infatti così: Quelli che scendono in mare sulle navi, facendo traffico nelle immense acque, cioè in molti popoli. Che la parola acque sia spesso usata al posto di popoli, l'attesta l'Apocalisse di Giovanni, allorché all'Apostolo, il quale aveva chiesto che cosa fossero le acque, fu risposto: Sono i popoli . Quelli dunque che fanno traffico nelle immense acque, videro appunto le opere del Signore, e le sue meraviglie nelle profondità. Che cosa infatti è più profondo del cuore degli uomini? È da qui che il più delle volle si scatenano i venti, e le tempeste delle ribellioni e dei contrasti sconvolgono la nave. E che cosa avviene in queste condizioni? Volendo Dio che a lui levassero il loro grido sia i capitani sia i passeggeri, disse, e ristette il soffio della bufera. Che significa ristette? Significa che rimase e perdurò, sicché esso ancora sconvolge, scuote, infuria e non accenna a passare. Infatti Dio disse, e ristette il soffio della bufera. E che cosa provocò questo soffio della bufera? E si sollevarono i suoi flutti. Essi salgono fino ai cieli, perché osano; discendono fino agli abissi, perché temono. Essi salgono fino ai cieli, discendono fino agli abissi: fuori affrontano le battaglie, dentro provano i timori. La loro anima si struggeva nei mali. Furono sconvolti e agitati come un ubriaco. Coloro che stanno alla guida ed amano sinceramente la nave, capiscono quello che sto dicendo: Furono sconvolti e agitati come un ubriaco. Certamente quando parlano o leggono o sono al lavoro, essi appaiono saggi, ma guai se incombe la tempesta! E tutta la loro saggezza - si dice - fu inghiottita. Talvolta vengono a mancare tutti gli accorgimenti umani: in qualunque parte uno si volge, rimbombano i flutti, infuria la tempesta, vengono meno le braccia, ed i comandanti non vedono più assolutamente dove spinger la prora, a quale flutto scoprire il fianco, dove diriger la nave per poterla lasciare, o su quali scogli fermarla perché non vada distrutta. In tali condizioni che resta da fare se non quello che segue? E levarono il grido al Signore, mentre erano oppressi, e li trasse fuori dalle loro angustie. E comandò alla bufera, e ristette in brezza. Non ristette in tempesta, ma in brezza. E tacquero i suoi flutti. Ora ascoltate, a questo proposito, la voce di un gran capitano, che ha sperimentato il pericolo, l'umiliazione e la liberazione: Non voglio - dice - che ignoriate, o fratelli, circa la nostra tribolazione, che è avvenuta nell'Asia, perché sopra le nostre forze fummo angustiati e fino all'eccesso (qui scopro che tutta la sua saggezza è stata inghiottita!) sicché ci venne a noia - aggiunge - lo stesso vivere. Ed allora? Forse Dio doveva abbandonare degli uomini ridotti a tal punto? O forse non vennero meno proprio perché egli trovasse in loro la sua gloria? Che cosa si dice subito dopo? Ma noi avemmo in noi stessi il responso della morte, perché non abbiamo a confidare in noi, ma in Dio, che risuscita i morti . E comandò alla bufera, e ristette in brezza. Ormai quelli, la cui saggezza era stata tutta inghiottita, avevano trovato in se stessi un responso di morte che li riguardava. E tacquero i suoi flutti. E si rallegrarono perché tacquero i flutti; e li guidò fino al porto, da loro desiderato. Confessino il Signore le sue misericordie. Sì, proprio dappertutto confessino il Signore non i nostri meriti, non le nostre forze, non la nostra saggezza, ma le sue misericordie. In ogni nostra liberazione dobbiamo sempre amare colui che abbiamo invocato in ogni nostra tribolazione! Confessino il Signore le sue misericordie, e le sue meraviglie verso i figli degli uomini.

32 Lo esaltino nell’assemblea del

popolo e sulla cattedra degli anziani lo lodino.

33 Cambiò i fiumi in deserto

e le sorgenti delle acque in siccità,

34 la terra fertile in salsedine,

per la malvagità dei suoi abitanti.

35 Cambiò il deserto in laghi

d’acqua e la terra arida in sorgenti d’acque,

36 e collocò là gli affamati

e fondarono una città da abitare

37 e seminarono campi

e piantarono viti e  fecero il loro frutto .

38 E li benedisse e si moltiplicarono grandemente

e non diminuì il loro bestiame.

Osservate poi perché il salmo dica così, perché abbia premesso tutte queste cose, perché le abbia accuratamente enumerate, e dove esse si svolgano. E lo esaltino nell'assemblea del popolo, e lo lodino nel consesso degli anziani. Lo esaltino è lo stesso che lo lodino, con perfetta identità di significato. Lo esaltino e lo lodino i popoli e gli anziani, i mercanti e i comandanti della nave. In realtà che ha fatto Dio in questa assemblea della Chiesa, che vi ha stabilito, da che l'ha liberata e che le ha concesso? Egli, come ha resistito ai superbi, così ha dato la grazia agli umili: ai superbi vuol dire al primo popolo dei Giudei, che era orgoglioso e si gloriava perché apparteneva alla discendenza di Abramo e perché a quella razza erano stati affidati gli oracoli di Dio . Senonché tali benefici non servivano ad essi per la loro salute, ma per l'autoesaltazione, per la boria più che per la grandezza. Che cosa dunque ha fatto Dio, resistendo ai superbi e dando la grazia agli umili; amputando per la loro superbia i rami naturali ed innestando per la sua umiltà l'olivo selvatico ? Che cosa ha fatto Dio? Ascoltate queste due considerazioni: come Dio resiste ai superbi; la seconda, come egli dà la sua grazia agli umili. Convertì i fiumi in deserto. Là una volta scorrevano le acque, scorrevano le profezie; prova ora a cercare un profeta in mezzo ai Giudei: non ne trovi nessuno. Gli è che Dio convertì i fiumi in deserto, e le sorgenti d'acqua in landa assetata. Convertì i fiumi in deserto, e possono quindi dire: Ormai non c'è profeta, e più non ci conoscerà . Convertì i fiumi in deserto, e le sorgenti d'acqua in landa assetata, la terra fruttifera in salmastra. Là, ormai, se cerchi la fede di Cristo, non la trovi; se cerchi il profeta, non lo trovi; se cerchi il sacerdote, non lo trovi; se cerchi il sacrificio, non lo trovi; se cerchi il tempio, non lo trovi. E perché tutto questo? Perché convertì i fiumi in deserto e le sorgenti d'acqua in landa assetata, la terra fruttifera in salmastra. Come mai, per quale preciso motivo? Per la malizia di coloro che vi abitano. Ecco come Dio resiste ai superbi. Ascolta adesso come egli dà agli umili la sua grazia: Convertì il deserto in laghi d'acqua, e la terra arida in sorgenti d'acqua. E lì fece abitare gli affamati. Certo è che a lui fu detto: Tu sei sacerdote in eterno secondo l'ordine di Melchisedec. Ora tu cerchi il sacrificio in mezzo agli Ebrei e non lo trovi secondo l'ordine di Aronne, perché Dio convertì i fiumi in deserto; cerchi quello secondo l'ordine di Melchisedec, e non lo trovi in mezzo a loro, ma esso è celebrato per tutto quanto il mondo nella Chiesa. Da dove nasce il sole fino a ponente viene lodato il nome del Signore . Appunto, a quelli per i quali convertì i fiumi in deserto, Dio dice: Io non ho compiacenza in voi né accoglierò il sacrificio dalle vostre mani, perché da dove nasce il sole fino a ponente viene offerto un sacrificio puro al mio nome. Dove prima non c'erano che sacrifici impuri, quando tutte le genti erano come un deserto nello squallore di una terra incolta e salmastra, lì ora ci sono fontane e fiumi, ci sono laghi e sorgenti d'acqua. Dio dunque ha resistito ai superbi, mentre agli umili ha dato la grazia. E lì fece abitare gli affamati, perché è scritto che mangeranno i poveri, e saranno saziati . E vi stabilirono una città da abitare; per ora si tratta di un abitare nella speranza, perché sta pure scritto: Chi ascolta me, abiterà nella speranza . E vi stabilirono una città da abitare; e seminarono i campi, e piantarono le vigne, e raccolsero il frutto del frumento. Di questo frutto si rallegra quell'operaio, che dice: Non che io cerchi ciò che ho dato, ma ricerco il frutto . E li benedisse, e si moltiplicarono in gran misura, e non furono diminuiti i loro giumenti. Tutto questo dura tuttora. Infatti sta saldo il fondamento di Dio ... perché conosce il Signore quelli che son suoi . Sono qui detti giumenti e animali quanti vivono con semplicità nella Chiesa, ma si dimostrano utili: sono persone non tanto dotte, quanto piene di fede. Egli dunque sia gli spirituali, sia i carnali li benedisse, e si moltiplicarono in gran misura, e non furono diminuiti i loro giumenti.

39 E furono ridotti a pochi

e tormentati dalla tribolazione di mali e dal dolore.

40 Fu riversato disprezzo

sui principi e li fece errare

in una terra senza sentieri e non nella via.

E si ridussero in pochi, e furono maltrattati. Donde deriva questo fatto, che sembra venir di traverso? No, è di ordine interno, perché, se si ridussero in pochi, essi uscirono da noi, ma non erano dei nostri. E se qui si dice di loro come di, quelli di cui si parlava prima, è perché siano chiaramente distinti: si parla come se fossero gli stessi in ragione dei comuni sacramenti. Essi infatti appartengono al popolo di Dio se non per la loro virtù, certo per l'apparente pietà; sul loro conto abbiamo, del resto, sentito l'Apostolo: Negli ultimi tempi sopravverranno giorni terribili, in cui ci saranno degli uomini amanti di se stessi . Il primo male è di essere amanti di se stessi, riuscendo così piacenti a se stessi. Oh se invece spiacessero a sé e piacessero a Dio! Oh se, in mezzo alle difficoltà, a lui levassero il grido per essere liberati dalle loro angustie! Essi, invece, presumendo troppo di sé, si ridussero in pochi. È questo un fatto evidente, o fratelli: tutti quelli che si staccano dall'unità diventano pochi. Sono infatti molti, ma solo se rimangono nell'unità, quando non si separano dall'unità; non appena però comincia a disarticolarsi da loro la moltitudine unita, son subito pochi nell'eresia e nello scisma. E si ridussero in pochi, e furono maltrattati per le tribolazioni dei mali e per il dolore. Fu diffuso il disprezzo sopra i principi. Difatti essi sono stati riprovati dalla Chiesa di Dio, e proprio perché han voluto essere potenti, sono stati disprezzati, divenendo così un sale insipido, che viene gettato via ed è quindi calpestato dagli uomini ! Fu diffuso il disprezzo sopra i principi. E li sedusse in luogo impraticabile, e non nella via. Quelli di prima sono già nella via, diretti alla città, in definitiva sono condotti, non sedotti; questi invece sono sedotti in luogo impraticabile. Che significa: li sedusse? Significa che Dio li abbandonò alle passioni del loro cuore . Questa parola sedusse vuol dire appunto che li lasciò completamente a se stessi, perché, in fondo, a considerar bene la cosa, sono essi che seducono se stessi. Chi infatti ritiene di valer qualcosa, mentre non vale niente, seduce se stesso . Che significa dunque li sedusse? Li lasciò andare. In luogo impraticabile, e non nella via; come potrebbero invero trovarsi nella via gli uomini che abbandonano il tutto per seguire la parte? Come potrebbero starci? Qual è dunque la via, o dove si può riconoscere la via? Sta scritto: Dio abbia misericordia di noi e ci benedica; faccia risplendere il suo volto sopra di noi, perché riconosciamo nella terra la tua via . In quale terra? In tutte le genti è la tua salvezza . Nessun dubbio che questi uomini, se diminuiscono di numero e diventano pochi, escano da qui: sono tutti usciti dalla moltitudine unita, come ho già ricordato che fu detto di loro: Essi uscirono da noi, ma non erano dei nostri, perché se fossero stati dei nostri, certamente sarebbero rimasti con noi . Ma se, nell'occulto disegno della prescienza di Dio, sono nostri, essi necessariamente faranno ritorno. Quanti che non sono nostri ancora sono quasi dentro, e quanti altri che invece sono nostri ancora sono al di fuori? Conosce il Signore coloro che son suoi . E quelli che, pur non essendo nostri, sono dentro, alla prima occasione escono fuori, mentre quelli che, pur essendo nostri, sono fuori, alla prima occasione fanno ritorno. Sappiate dunque intendere il fatto della conoscenza che Dio ha di loro: in questo senso egli li sedusse in luogo impraticabile, e non nella via. E che cosa ha fatto di loro? Quel che avevo cominciato a spiegare e che dovete attentamente seguire. Avrebbe potuto lasciarli sempre star dentro, ma in questo caso noi non avremmo ricavato alcun profitto da loro; quando invece essi si distaccano e cominciano a sollecitarci con le loro dispute maligne, ne risulta per noi uno stimolo alla ricerca ed insieme un esempio di salutare timore. Ciascuno di noi non può non tremare, vedendo che l'altro è uscito di strada: è come se da tale sbandamento si levasse la voce: Perciò colui che crede di stare in piedi, guardi di non cadere . Essi dunque sono utili perché escono: difatti se rimanessero dentro continuando ad essere così cattivi, non ce ne verrebbe nessuna utilità. Che si dice di essi in un altro salmo? Congregazione di tori, cioè di uomini cocciuti e superbi; congregazione di tori tra vacche di popoli. La parola vacche designa le anime inclini alla seduzione, che cedono facilmente ai tori che le seducono. Perché si dice questo? Perché siano esclusi questi che sono stati provati dall'argento. Che significa perché siano esclusi? Perché appaiano e si distinguano bene coloro che sono stati provati dalla parola di Dio. Quando infatti si risponde agli eretici per necessità, i cattolici ne sono utilmente edificati. Questo concetto è stato espresso chiaramente da san Paolo: È necessario che ci siano eresie, affinché i provati diventino manifesti tra voi. È necessario che ci siano anche i tori seduttori, perché quelli che sono stati provati dall'argento, siano manifesti, cioè siano esclusi. Ma che significa provati dall'argento? Le parole del Signore sono parole pure; argento raffinato nel fuoco della terra, purificato sette volte . Tutti quelli che sono stati provati da questo argento, cioè dalla parola del Signore, non possono dimostrare compiutamente questa loro ricchezza se non sollecitati dalle dispute degli eretici. E notate che qui non è omesso un tale particolare; ecco si dice: fu diffuso il disprezzo sopra i principi, che sono appunto quei tori. Perché furono disprezzati? Perché annunziavano un altro vangelo. In che senso furono disprezzati? Nel senso che furono colpiti da anatema. Difatti chiunque vi annunzierà una cosa diversa da quel che avete ricevuto, sia anatema . C'è forse cosa che sia tanto disprezzata quanto il sale divenuto insipido, il quale viene gettato fuori e calpestato? Ed osservate se non si tratti proprio di principi; ascoltate ancora san Paolo: Anche se noi, o un Angelo dal cielo, vi annunzierà un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anatema. Sì, sono dei principi: sono dotti, sono grandi, sono pietre preziose! Che si può aggiungere ancora? Sono forse degli angeli? Forse sì, perché il diavolo stesso non è che un angelo caduto dal cielo; eppure, anche se un Angelo dal cielo vi annunzierà un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anatema. Dunque fu diffuso il disprezzo sopra i principi. E aiutò il povero nella sua mendicità. Che cosa vuol dire, fratelli, che furono disprezzati i principi e fu aiutato il povero? Vuol dire che furono buttati fuori i superbi e fu soccorso l'umile. Questo Dio fece e, facendo questo, aiutò il povero nella sua mendicità. Mendico è colui che nulla attribuisce a se stesso, e tutto si attende dalla misericordia divina: ogni giorno egli grida davanti alla porta del Signore, e bussa perché gli si apra, e nudo e tremante domanda di essere vestito, volgendo gli occhi a terra e battendosi il petto. Proprio costui, mendico, povero e umile Dio l'ha aiutato moltissimo attraverso il fatto stesso del distacco degli eretici, mentre questi si sono ridotti in pochi, e sono stati maltrattati e " sedotti " in luogo impraticabile e non nella via. Infine, che cosa avviene, dopo che essi sono diminuiti di numero, " sedotti ", ridotti in pochi e maltrattati, nel povero che è stato aiutato? E aumentò le famiglie come pecore. Forse prima si poteva pensare a un solo povero o a un solo mendico, sentendo che di lui si diceva: E aiutò il povero nella sua mendicità; quest'unico povero, invece, comprende e rappresenta molte famiglie e molti popoli, allo stesso modo che le molte Chiese sono una sola Chiesa, un solo popolo, una sola famiglia, una sola pecora. E aumentò le famiglie come pecore. Grandi misteri son questi, grandi sacramenti, davvero tanto profondi e pieni di segreti, tanto dolci a scoprirsi perché rimasti per lungo tempo nascosti! Perciò i giusti vedranno ed esulteranno di gioia mentre ogni iniquità chiuderà la sua bocca. Quell'iniquità ciarliera che sbraita contro l'unità e che pure spinge la verità a manifestarsi, sarà confutata e chiuderà la sua bocca.

41 E aiutò il povero nella penuria e pose

le famiglie come pecore.

42 Vedranno i retti e gioiranno e ogni iniquità

turerà la sua bocca.

43 Chi è sapiente e custodirà

queste cose e comprenderanno le misericordie del Signore?

Chi è sapiente? Egli custodirà tali cose, e comprenderà le misericordie del Signore. Osservate con quale finale si conclude il salmo: Chi è sapiente? Egli custodirà tali cose. Che cosa dovrà custodire il sapiente? S'intende che se è povero, le custodisce, cioè se non è ricco, non è superbo, non è orgoglioso, queste cose le custodisce. Perché infatti le custodisce? Perché comprenderà le misericordie del Signore; non già i suoi meriti, o le sue forze, o la sua potenza, ma le misericordie del Signore. È lui infatti che ha guidato e nutrito nella via chi era errante e affamato; lui ha sciolto e liberato chi si dibatteva nelle difficoltà dei peccati ed era avvinto nelle catene delle cattive abitudini, lui ha rinvigorito, con la medicina della sua parola, chi sentiva nausea per la parola di Dio e rischiava quasi di morire di noia; lui ha ricondotto al porto, placate le onde del mare, chi correva pericolo di fare naufragio tra gli sconvolgimenti della tempesta. È lui, infine, che ha posto quest'uomo in seno a quel popolo, in cui dà agli umili la sua grazia, e non in quell'altro, in cui resiste ai superbi; e l'ha fatto suo, perché rimanesse lì dentro e si moltiplicasse, e non ne uscisse più fuori e diminuisse. Tutto questo vedono i giusti e ne esultano di gioia. Perciò ogni iniquità chiuderà la sua bocca, e chi è sapiente, custodirà queste cose. Come le custodirà? Mediante l'umiltà, che gli darà modo di comprendere le misericordie del Signore, perché sempre e dappertutto si dice: Confessino il Signore le sue misericordie, e le sue meraviglie verso i figli degli uomini  .

Dai Padri

Gregorio di Nissa: visione di insieme: 5º libro dei salmi. In questo quinto grado dell’ascensione, il profeta si innalza fino ad un vertice donde vede tutto il compendio della salvezza dell’umanità. Nel grado precedente ha molto filosofato sull’ immutabile e sul mutevole: colui che è rimane in eterno. Colui che non è diviene incessantemente, perché il mutamento è il passaggio a ciò che non era ancora. L’uomo è caduto liberamente nel peccato. Egli si volge e ritorna, affinché lo splendore e la maestà di Dio brillino di nuovo sulla vita umana. Il salmo 106 espone, sotto forma di rendimento di grazie, i vari modi in cui Dio ricopra la miseria umana. Confessate il Signore perché è buono. Tutta la salvezza viene dalla sola bontà di Dio, allorché non c’è in noi titolo alcuno per riceverla. Il seguito del salmo presenta il contrasto tra i vari modi dei nostri traviamenti e l’azione di Dio che, immutabile, compie sempre ciò che costituisce la sua natura stessa: la bontà, il bene. Dicano i redenti… Redenzione significa ritorno dalla prigionia. Dio si è dato egli stesso come prezzo del riscatto per quelli che erano prigionieri della morte. Tutti erano prigionieri e tutti sono stati liberati: perché nessuno può rimanere soggetto alla morte quando la morte è annientata. La menzione delle quattro parti del mondo ci insegna che nessuna regione è stata esclusa dalla redenzione divina (2 – 3).

I diversi smarrimenti: nel deserto. La via è il Signore. Gli uomini l’hanno abbandonata e, fuori della vigilanza divina, errano nel deserto senza acqua e senza via. Non possono trovare la città di Dio, la dimora dei giusti. In questo deserto hanno fame e sete: le loro forze vengono meno. Il profeta pensa al cibo e alla bevanda spirituali: a queste due indigenze il Signore offre se stesso, si dona in cibo e bevanda. Ma cosa li strappa alla tribolazione? Un solo grido verso il Signore che viene dal profondo dell’essere. Gridarono… E li guidò per una via diritta, perché giungessero a una città da abitare. Dio stesso riconduce gli erranti sulla via ed egli stesso si fa la città da abitare. In lui viviamo (Atti 17,28), dice l’Apostolo.

Confessino il Signore per le sue misericordie. Non nascondete orgogliosamente ciò che vi è accaduto, ma, al contrario, gridate dovunque: ha saziato l’anima mia e l’anima affamata ha colmato di beni.

Poi il profeta descrive, in un altro modo, la sventura umana e loda la benevolenza divina che attira la nostra natura verso il meglio. Il genere umano ha abbandonato la luce, ha cessato di tenersi dritto, si è reso estraneo alla vera vita:… Giacevano nelle tenebre e nell’ombra di morte, gli incatenati… Il peso delle loro catene impediva loro di muoversi, per avere disprezzato la parola di Dio e reso vano il disegno di Dio. Ciò che raccolgono sono fatica ed estenuazione. Sono privi di ogni aiuto e proprio questo fa loro cercare e trovare soccorso: gridarono… Li salvò. Il Cristo ha squarciato le tenebre, annientato la morte, infranto le catene: li trasse fuori dalle tenebre e dall’ombra di morte e spezzò le loro catene. Fatelo sapere con grida di gioia: questa morte inevitabile, con le sue porte di bronzo le sue sbarre di ferro, è stata spezzata! In presenza della vera vita è scomparsa (versetti 10 – 16).

Altra rappresentazione della miseria umana e della iniquità che diventa abiezione: li prese dalla via della loro iniquità. Tutta la miseria e l’iniquità umana si riassume nell’essere caduti dal Paradiso. Nel Paradiso il Signore aveva detto: mangiate di tutti gli alberi che sono nel Paradiso (Genesi 2,16), donando loro la pienezza di ogni bene. Essendosi distolti dal bene, essi deperiscono. Erano dunque alle porte della morte. E di là ancora gridarono al Signore. Questa volta il profeta precisa il modo della salvezza con le parole stesse del Vangelo: mandò la sua parola… (Giovanni 3,16). Tu vedi il Verbo in persona mandato per la salvezza dei perduti! Cantino dunque inni di lode quelli che sono stati così riconciliati! (versetti 17 – 22). Ancora avventatezza ed afflizioni: la temerità umana ha lasciato la vita pacifica del Paradiso per gettarsi come in mare aperto, condurvi un’esistenza piena di pericoli, esposta a tutte le tempeste, con attività che minacciano ad ogni istante di farla inghiottire dai flutti. Videro le opere del Signore… In pieno pericolo e in pieno naufragio hanno visto la bontà di Dio strapparli all’abisso: comandò alla tempesta e si calmò. Lo spirito di tempesta è il nemico di Cristo (nella Scrittura, l’abisso il luogo abitato dai demoni). Come ubriachi non sanno più dove sono. E ancora un grido verso Dio dà inizio alla salvezza. Il profeta invita il popolo e la Chiesa alla lode divina, descrivendo l’immagine della Chiesa presente: l’assemblea del popolo e la cattedra degli anziani (versetti 23 – 32). Spiegazioni morali sui vizi e le virtù (versetto 36): si innalza una città che abitano quelli che avevano fame di santità. Al versetto 39 il profeta riprende e riassume tutto quanto precede. Le afflizioni: furono ridotti a pochi e tormentati, per una decadenza improvvisa, e per il dolore della separazione dal bene e dalla comunione col male. Essere diminuito è il contrario di essere moltiplicato, il contrario di essere benedetto. Fu riversato il disprezzo sui loro principi: sono stati ridotti a nulla, perché essere nel peccato è non essere. Per essere è necessario essere in colui che è. Questo annientamento si è abbattuto sui primi autori del peccato (principi nel senso di primi uomini) e si è esteso ai loro discendenti (versetto 40). Al momento di questa decadenza l’uomo fu ridotto alla povertà dal predatore che lo privò della benedizione divina. È così che l’uomo divenne il povero del versetto 41. Ma il Signore venne in aiuto al povero per mezzo della sua povertà. È dalla sua povertà che noi siamo stati arricchiti. E rese le famiglie come suoi greggi: di questi animali senza ragione, il buon pastore ne fa le pecore della casa paterna. Ogni iniquità si turerà la bocca (versetto 42). Ogni iniquità non è altro che l’inventore del peccato (Salmo 35,12). Sarà turata la bocca a chi la aprì, in principio, per offrire all’uomo l’occasione della sua morte. Quando sarà stato in tal modo soppresso tutto ciò che si oppone al bene, allora ci accoglierà questa pace stabile, questa stabilità pacifica che nessuna parola può esprimere e di cui la voce divina ci dice che trascende ogni sentimento (Filippesi 4,7). Il salmista mette come un sigillo alla sua profezia con questo ultimo versetto: chi è sapiente per custodire queste cose e per comprendere le misericordia del Signore? Cos’è questa sapienza? Cos’è questa intelligenza? Quella che riconosce e contempla la amorosa bontà di Dio verso gli uomini.

1 Origene: questo salmo profetizza la riunione universale delle nazioni.

Eusebio: ha redento… Ha radunato: è la vocazione universale, il popolo nuovo e l’eredità nuova, il regno.

Teodoreto: il salmo 104 ricordava le promesse ai patriarchi, il salmo 105 le infedeltà giudaiche, il salmo 106 è una profezia della liberazione dei giudei, la quale è figura della nostra liberazione. Tutte queste cose, però accaddero loro come esempio ( 1 Corinzi 10,11).

Teodoreto: i giudei sono liberati da Babilonia e noi siamo liberati dal diavolo. Girolamo: vocazione dei gentili. Questo salmo racchiude il loro mistero. Eravamo prigionieri del diavolo. La mano del diavolo è senza dubbio ben grande: essa ci teneva stretti in tutte le regioni della terra.

3 Origene: gli uni vengono dal vizio, gli altri dall’errore.

Teodoreto: la Chiesa è radunata da tutte le parti del mondo, ma i giudei errano ancora.

Atanasio: vuote di pietà e di religione, senza regole di vita, le nazioni soffrivano una immensa sete. Non avevano il pane che fortifica il cuore dell’uomo, né l’acqua viva, grazie alla quale non si avrà mai più sete. Non sapevano trovare la città: non avevano una legislazione giusta.

Girolamo: i gentili hanno cercato la via della città da abitare, ma non l’hanno trovata: Socrate, Platone, Aristotele sono rimasti con la loro sete. La loro dottrina prometteva la verità e non faceva che acuire la fame.

Cassiodoro: non trovavano la città dove avrebbero dovuto abitare. Avevano fame perché i loro dottori erano dottori senza vera sapienza. Soccombevano esausti, perché non potevano trovare Dio.

6 Origene: i profeti hanno portato davanti a Dio le voci di questi supplizi: gli angeli preposti alle genti hanno pregato Dio per la salvezza universale.

Eusebio: le genti, che venivano meno, gridarono a Dio supplicando che fosse mandato il Salvatore universale.

Ruperto: gridarono non con la voce né col desiderio, ma con la grandezza della loro miseria.

7 Origene: il figlio unigenito di Dio, il Logos, il Verbo del versetto 20 è stato mandato per strappare tutte le genti alle loro tribolazione, perché ormai non ignorino più la via della salvezza, né la città di Dio, verso la quale il salmo ci esorta ad affrettarci. Non siano più vittime della fame e della sete dell’anima, per mancanza di alimento spirituale; non giacciano più nelle tenebre e nell’ombra di morte, nella mendicità e nelle catene; non siano più trascinati fino alle porte della morte, ma si affrettino a prendere la via, non solo conosciuta, ma già calcata, che conduce alla città celeste.

8 Cassiodoro: tutto ciò che in noi sembra degno di lode è misericordia del Signore. Questo versetto ritornerà quattro volte  così come gli eletti vengono dai quattro punti cardinali.

9 Girolamo: ha saziato di beni spirituali quelli che soffrivano la fame del Verbo.

10 Origene: il Signore, in quanto è luce, ci ha strappati alle tenebre; in quanto è vita ci ha strappati all’ombra di morte, in quanto è potente ha spezzato le nostre catene.

11 Eusebio eravamo nell’idolatria, vanificavamo il disegno di Dio, perché si sarebbe dovuto render gloria e grazie al Creatore vedendo le sue opere; al contrario, come ciechi, cambiavamo la gloria dell’incorruttibile Dio con l’immagine e la figura dell’uomo corruttibile, di uccelli… (Romani 1,23).

12 Eusebio: non c’era chi aiutasse: questo era riservato al Verbo di Dio, di cui è detto più avanti: mandò la sua parola e li guarì… li trasse fuori dalle tenebre… E spezzò le loro catene.

16 Eusebio: ha infranto le porte di bronzo… Li prese dalla via della loro iniquità. Porte di bronzo: la morte. Il versetto 18 dirà che il genere umano è precipitato fino alla morte; è per questo che il redentore discenderà fino alla morte (porte di bronzo).

17 Esichio di Gerusalemme: la via dell’iniquità conduce necessariamente alla morte.

18 Gregorio di Nissa: ogni cibo: quello che Dio aveva offerto nel Paradiso dicendo: mangiate di ogni albero, che voleva dire: mangerai della pienezza di ogni bene.

Girolamo: ogni parola di vita che i profeti annunciarono essi la respinsero; ed erano prossimi alla morte.

20 Girolamo: lo stesso Figlio suo. Il Verbo che era in principio e che nel Vangelo guarisce ogni malattia tra il popolo.

22 Girolamo: conducano cori con gioia e in festa, annunciando che la sua visita li ha salvati.

23 Origene: il profeta dice questo come in parabola. Quelli che compiono lunghi viaggi per mare hanno svariate occasioni per contemplare i segni di Dio: sballottati dalla tempesta o sani e salvi contro ogni speranza. Allo stesso modo i giudei hanno sperimentato le sciagure e le salvezze. Ma tutti gli uomini che considerino la successione imprevista degli avvenimenti, la repentina cessazione della sofferenza, la tranquillità dell’anima e il porto della risurrezione, ammirano colui che è padrone della situazione. Origene cita il Vangelo della tempesta sedata (Matteo 8,24).

Teodoreto: come naviganti salvati in modo insperato, i giudei sono stati testimoni di interventi miracolosi del Signore. Ma anche tutta l’umanità salvata e che sa di dover risuscitare.

Girolamo: sono le chiese le navi che attraversano il mondo (il mare) in mezzo ai popoli (le acque agitate). Queste navi portano Cristo.

30 Origene: il posto dell’anima è la quiete.

33 Origene: le meraviglie del Signore sono tanto più straordinarie, quanto più fa cose contrarie con contrarie: la terra santa traboccava di frutti e messi, ma Gerusalemme divenne incolta per la malizia dei suoi abitanti e tutto il popolo fu privato dei suoi beni, cessò di essere onorato dalle apparizioni di angeli e di profeti, perse il tempio, la sovranità, il sacerdozio e i suoi figli divennero schiavi. Al contrario, la Chiesa delle genti, dapprima deserta e sterile, divenne laghi d’acqua, sorgenti d’acqua, fu abitata da quelli che prima avevano fame. Perduti com’erano, erranti in regione lontana, trovarono la riva che è la dottrina del Vangelo e costruirono la città dove abitare, cioè il modo divino di vivere.

Atanasio: si costruirono città da abitare: istituirono una forma di vita buona e celeste.

Teodoreto: un modo di vita degno.

40 Atanasio: i principi: i sacerdoti, i dottori giudei e i farisei. Il disprezzo li soverchia e i giudei ora sono erranti.

Origene: i giudei hanno abbandonato la vita alla quale sono stati chiamati. Dio non induce in errore ma lascia senza guida i disobbedienti.

Simmaco: hanno errato nella vanità del loro pensieri.

Atanasio: il povero è il popolo dei gentili.

Girolamo: il povero è il popolo cristiano. Greggi perché il Cristo è buon pastore.

Eusebio: vedranno ciò che tanti profeti hanno potuto vedere. Vedranno le cose cambiate in meglio. Ogni iniquità: il diavolo.

Cirillo Alessandrino: avendo il Cristo trionfato sul peccato con la propria immolazione, ogni iniquità si turerà la bocca e non potrà più accusare delle loro infermità quelli che peccano, poiché Dio stesso li giustifica.

43 Atanasio: per comprendere è necessario essere sapienti nei misteri di Dio.

Didimo di Alessandria: non appartiene a tutti discernere e riconoscere il misericordioso disegno della salvezza, ma soltanto a chi ha ricevuto il dono della sapienza e della intelligenza divina e grida a Dio: apri i miei occhi, perché io possa contemplare le tue meraviglie.

 

 

 

Salmo 107

1 Cantico, salmo, di Davide

2 Pronto è il mio cuore, o Dio,

pronto il mio cuore. Canterò

e salmeggerò nella mia gloria.

3 Destati arpa e cetra, mi desterò all’aurora.

4 Ti confesserò fra i popoli,

Signore, e salmeggerò a te fra le genti.

5 Perché grande sopra i cieli è la tua

misericordia e fino alle nubi la tua verità.

6 Innalzati sopra i cieli o Dio,

e su tutta la terra la tua gloria;

7 perché siano liberati i tuoi diletti,

salva con la tua destra ed esaudiscimi.

8 Dio ha parlato nel suo santuario:

mi innalzerò e spartirò Sichem

e misurerò la valle delle tende.

9 Mio è Galaad, mio è Manasse

Ed Efraim sostegno del mio capo, Giuda mio re,

10 Moab vaso della mia speranza,

sull’Idumea stenderò il mio sandalo.

Gli stranieri sono stati fatti a me amici.

11 Chi mi condurrà nella città

fortificata? Chi mi condurrà fino all’Idumea?

12 Non forse tu o Dio che ci hai respinti?

E non uscirai o Dio con le nostre schiere?

Dacci aiuto nella tribolazione perché

vana è la salvezza dell’uomo.

14 In Dio opereremo potenza ed

egli ridurrà a nulla i nostri nemici.

 

Da Sacy

Poiché questo salmo è composto di altri 2, cioè del 56 dopo il 10º versetto fino alla fine del 59 dopo il 5º versetto fino alla fine noi rimandiamo ad essi i lettori per vederne la spiegazione letterale e spirituale di cui abbiamo stimato cosa superflua fare qui la ripetizione

 

 

Da Agostino

1. Non ho ritenuto opportuno fare il commento del Salmo 107, perché già l'ho fatto durante l'esposizione del Salmo 56 e del Salmo 59, delle cui ultime parti esso risulta composto. Difatti l'ultima parte del Salmo 56 costituisce la prima parte di questo salmo, fino al versetto in cui si dice: E sopra tutta la terra la tua gloria ; da questo punto poi, fino alla fine, esso riprende l'ultima parte del Salmo 59. Allo stesso modo l'ultima parte del Salmo 134 è la stessa del Salmo 113, a cominciare dal versetto in cui si dice: I simulacri delle genti sono argento e oro ; allo stesso modo i Salmi 13 e 52, tranne alcuni mutamenti nel mezzo, contengono le stesse espressioni dal principio fino alla fine. Tutte le cose dunque che in questo Salmo 107 sono riportate in forma leggermente diversa rispetto a quei due salmi, delle cui parti risulta composto, non sono difficili a comprendere. Ad esempio nel Salmo 56 si dice: Canterò ed inneggerò; lèvati su, mia gloria , mentre qui si dice: Canterò ed inneggerò nella mia gloria . Se infatti in quello si è detto: Lèvati su , è stato proprio perché si cantasse ed inneggiasse. Parimenti lì si dice: Perché è stata fatta grande fino ai cieli la tua misericordia, o anche - come traducono altri è stata innalzata; qui invece: Perché è grande sopra i cieli la tua misericordia . Se questa è stata fatta grande fino ai cieli, è perché sia veramente grande nei cieli: questo vuol dire appunto quel sopra i cieli. Parimenti nel Salmo 59 si legge: Mi allieterò, e dividerò Sichem ; qui invece si legge: Mi esalterò, e dividerò Sichem . Una tale variante dimostra ciò che è simboleggiato con la divisione di Sichem, che cioè è predetto il futuro seguito all'esaltazione del Signore e che quella letizia si riferisce a questa esaltazione; in altre parole uno si allieta perché è esaltato. Per questo altrove si dice: Hai cambiato il mio lutto in gioia per me; hai strappato il mio sacco, e mi hai rivestito di letizia . Parimenti lì si legge: Ed Efraim è la fortezza del mio capo ; qui invece: Ed Efraim è il sostegno del mio capo . Difatti col sostenere si ha la fortezza, cioè attraverso il sostegno esso rende forti e così fruttifica in noi, perché Efraim significa appunto " fruttificazione ". Questa azione di sostegno può essere riferita all'uno e all'altro elemento: sia a noi quando accogliamo il Cristo, sia a lui quando accoglie noi, essendo il capo della Chiesa. Infine, lì si legge: Quelli che ci affliggono ; qui invece: I nostri nemici ; si tratta ovviamente degli stessi individui.

2. Codesto salmo ci ricorda pure che quei titoli, che sono premessi ai componimenti come dati storici, possono essere esattamente e giustamente intesi da noi dal punto di vista profetico, secondo il quale sappiamo essere stati scritti i salmi. Ora che c'è di più diverso, dal punto di vista storico, tra ciò che si dice nel titolo del Salmo 56 e ciò che si dice nel titolo del Salmo 59? Nel primo si legge: Per la fine, "non guastare "; di David stesso, per l'iscrizione del titolo, quando fuggiva dalla presenza di Saul verso la caverna ; nell'altro invece: Per la fine, per coloro che saranno mutati, per l'iscrizione del titolo, di David stesso, da far imparare, quando incendiò la Mesopotamia, la Siria e la Siria di Sobal, e fece indietreggiare Ioab, ed uccise nella valle delle saline dodicimila persone. Difatti, tranne alcune espressioni, quali per l'iscrizione, di David stesso e per la fine, tutte le altre sono talmente diverse in quei titoli che uno ci parla dell'umiliazione di David e l'altro della sua fortezza, uno ne ricorda la fuga e l'altro le vittorie. Eppure proprio delle due ultime parti di questi due salmi, i cui titoli sono tanto diversi tra loro, si compone il nostro salmo. Questo fatto significa che l'uno e l'altro concorrono verso un fine unitario non già a livello della storia, bensì a quello ben più alto della profezia, essendo collegati i finali dell'uno e del l'altro in quest'altro salmo, il quale ha per titolo: Cantico del Salmo, dello stesso David, che non è simile a nessuno dei due titoli sopra ricordati, tranne l'espressione messa anche qui: dello stesso David. La ragione è che anticamente Dio - come afferma la Lettera agli Ebrei  - a più riprese ed in più maniere parlò ai padri per mezzo dei Profeti; ed ancora parlò per mezzo di colui che mandò dopo, perché si compissero gli oracoli dei Profeti: Quante infatti sono le promesse di Dio, in lui hanno compimento.

Dai padri

Origene: interpretazione generale. Cantare è del cuore puro e fedele. Per questo la parola pronto è ripetuta: pronto per la contemplazione, pronto per l’azione. Destatevi, arpa e cetra. Arpa, simbolo dello spirito; cetra, simbolo dell’anima. Lo spirito si desta scuotendo l’ignoranza, l’anima scuotendo la malizia. Io chiamo qui anima la parte sensibile che concepisce l’ira e il desiderio.

Innalzati: quando il Cristo, col sangue della sua croce, riconciliò la terra e il cielo, la gloria del Signore si innalzò al di sopra del cielo e della terra.

Sull’Idumea getterò il mio sandalo: è il Salvatore in persona che parla così. Poiché  la parola Idumea è interpretata come terrestre, egli assicura che farà il cammino sulla terra. Il sandalo è il simbolo mistico del suo cammino. Per mezzo della sua creazione e della sua provvidenza egli si avanza a piedi nudi; ora assume la carne come una calzatura.

Girolamo: pronto è il mio cuore, pronto è il mio cuore. Destatevi, arpa e cetra, perché siete stati fatti e creati per cantare Dio. È nella luce che si canta Dio; ma anche se cantiamo di notte, è in piena luce che noi benediciamo Dio: esiste una notte per il cristiano? Sempre sorge, per il cristiano, il sole di giustizia: pronto è il mio cuore, pronto è il mio cuore! Egli canta per il presente e il futuro, per la terra e il cielo, per gli angeli e per gli uomini. Il Signore parla al suo corpo, a questa arpa che fu deposta nel sepolcro e discese agli inferi. Si desti il suo corpo per lodare Dio! Non sono io a dire che il profeta parla in nome di Cristo; guardate il seguito: ti celebrerò fra i popoli, salmeggerò a te fra le genti. Parla di noi: i popoli sono i giudei e le genti. E osservate in quale ordine: prima loda Dio fra i giudei, perché i primi che hanno creduto erano giudei; poi loda Dio fra le genti, perché in seguito ci furono dei credenti venuti dalle nazioni.

Sopra i cieli è la tua misericordia: non c’è creatura alcuna che non abbia bisogno della misericordia di Dio. Gabriele, Michele, i serafini, i cherubini hanno bisogno della misericordia del loro Creatore. Dicendo questo non faccio torto agli angeli: celebro il Creatore e gli angeli mi ascoltano con gioia. Innalzati sopra i cieli, o Dio! Quando sarò prelevato da terra, attirò tutti a me (Giovanni 12,32). Quando sarò stato crocifisso, allora attirò a me tutti gli uomini. Perché siano liberati i tuoi diletti: o divino consiglio! Il Signore è stato crocifisso ed innalzato perché siano liberati i suoi diletti. Quello che domandiamo, si è compiuto: egli è stato innalzato e noi siamo stati salvati. Dio ha parlato nel suo santuario, che significa: nel tempio, nel profeta, nei santi. Dio ha parlato in Mosè e nell’ apostolo, ma in verità, molto più ancora ha parlato nel Figlio suo. E che ha detto? Ciò che segue: io sono stato crocifisso proprio per spartire Sichem e la valle delle tende. Veramente il nostro Signore e Salvatore discese in questa valle di lacrime, nella dimora della nostra umile condizione. Mio è Galaad, mio è Manasse! Il nostro Signore e Salvatore si rallegra per tutte quelle ricchezze che egli conquista. Galaad sei tu, Manasse, sei tu. Efraim, sostegno del mio capo: la parola Efraim significa: carico di frutti. Porta frutto, dunque, e sarai la corona del tuo Dio.

Chi mi condurrà alla città fortificata? Nessuno, tu lo sai o Signore. Tu stesso hai detto: io solo ho pigiato il torchio, nessuna delle genti era con me (Isaia 63,5). E Pietro che aveva promesso di morire per te, ti ha rinnegato. Cosa è questa città fortificata? Gli inferi. Nessuno vi è disceso vincitore, se non tu solo. Tu ci hai respinto si deve intendere: vi fu un tempo in cui ci respingevi. E non uscirai con le nostre schiere? È necessario leggerlo nella forma interrogativa. Quanto all’affermazione: vana è la salvezza dell’uomo, non è necessario commentarla, tanto è evidente per tutti.

In Dio opereremo potenza: non abbiamo speranza che in Dio. Tu hai Cristo, ed  hai paura? In Dio saremo forti perché è lui la nostra forza. Il salmista non dice: combatterà i nostri nemici, ma: li annienterà.

Eusebio: afferro la mia grazia profetica e canto.

Ruperto: prima della sua passione il Cristo piangeva su Gerusalemme, ma dalle cose che patì imparò l’obbedienza (Ebrei 5,8). Egli ora è impassibile e si prepara per tutta la lode di Dio che salirà dai gentili. Destati, mia gloria! È detto dal Padre che risuscita la carne del Cristo.

3 Ruperto: ti celebrerò con la voce di ogni popolo e di ogni lingua. Questo è sulla bocca del Cristo: annuncia il suo trionfo e predice che si acquisterà innumerevoli cantori di Dio tra tutte le genti.

7 Eusebio: il profeta cantava: innalzati! E Dio risponde: mi innalzerò! Su tutta la terra, proseguiva il profeta; Dio risponde ancora: regnerò sul mondo intero e lo spartirò tra le mie chiese.

9 Basilio: è la carne del Verbo che mette piede sul nostro mondo. Il profeta proclama beati questi tempi futuri in cui una così grande speranza sorgerà per il genere umano con la venuta di Cristo: Chi mi condurrà alla città fortificata che è la Chiesa? Città fortificata per mezzo della fede.

10 Origene: chi mi condurrà alla città fortificata, alla città dove si dimora? Per lo spirito profetico il salmista è certo che anche gli stranieri saranno ammessi all’amicizia di Dio. Per questo, volendo essere con loro, dice: Chi mi condurrà?

12 Basilio: soccorrici con la tribolazione. Non chiede come aiuto la forza e la gloria, ma la tribolazione. Cita 2 Corinzi 12,10: quando sono debole, è allora che sono forte. Persuadiamoci, fratelli, nel momento della tentazione di non guardare a speranze umane ma di restare saldi e consolidati nella nostra speranza che è Cristo Gesù Signore nostro.

 

 

 

Salmo 108

(1 Per la fine, salmo di Davide )

2 O Dio non tacere la mia lode

perché la bocca del peccatore

e del fraudolento su di me si è aperta.

3 Hanno parlato contro di me con

lingua ingannatrice e con parole di

odio, mi hanno circondato e mi

hanno fatto guerra senza ragione.

4 Invece di amarmi mi calunniavano.

Ma io pregavo

5 e mi hanno reso male per bene e odio

in cambio del mio amore.

6 Poni sopra di lui il peccatore

e il diavolo stia alla sua destra.

7 Venendo giudicato esca

condannato e la preghiera diventi peccato.

8 Siano pochi i suoi giorni

e il suo ministero lo prenda un altro.

9 I suoi figli diventino orfani e sua moglie vedova.

10 Raminghi siano trasferiti i suoi figli e chiedano

l’elemosina, siano cacciati dalle loro abitazioni,

11 l’usuraio insidi ogni

suo bene e gli estranei depredino le  sue fatiche

12 Non ci sia chi lo aiuti,

né ci sia chi abbia pietà dei suoi orfani.

13 I suoi figli siano dati allo

sterminio, in una sola generazione

sia cancellato il suo nome.

14 Sia ricordata l’iniquità dei suoi

padri davanti al Signore

e il peccato di sua madre non sia cancellato.

15 Siano  davanti al Signore

sempre e perisca dalla terra il loro ricordo.

16 Perché non si è ricordato di fare misericordia e

17 ha cercato fino in fondo

l’uomo misero

e mendico e il trafitto di cuore per farlo morire .

18 Ha amato la maledizione

e gli arriverà  e non ha voluto la

benedizione e si allontanerà da lui.

E si è rivestito di maledizione

come di una veste ed è entrata

come acqua nelle sue viscere

e come olio nelle sue ossa.

19 Sia per lui come la veste

con cui si copre e come la

cintura con cui sempre si cinge.

20 Questa l’opera di coloro

che mi calunniano presso il Signore

e che dicono malvagità contro l’anima mia.

21 E tu Signore, Signore

agisci con me per amore del tuo

nome perché soave è la tua misericordia.

22 Liberami perché misero e povero sono io e il mio

cuore è sconvolto dentro di me.

23 Come ombra quando declina

sono stato portato via,  scacciato come le locuste.

24 Le mie ginocchia si sono

estenuate per il digiuno

e la mia carne è stata trasformata per l’olio

25 e io sono diventato un obbrobrio per loro: mi hanno

visto, hanno scosso le loro teste.

26 Aiutami Signore, Dio mio!

Salvami secondo la tua misericordia

27 e sappiano che questa è la tua

mano, tu Signore l’ hai fatta!

28 Essi malediranno, ma tu

benedirai. Quelli che insorgono

contro di me siano confusi,

ma il tuo servo gioirà.

29 Siano rivestiti di vergogna

quelli che mi calunnieranno

e siano coperti come da un

mantello dalla loro confusione.

30 Confesserò il Signore

ardentemente con la mia bocca

ed in mezzo a una moltitudine lo loderò,

31 perché si è posto alla

destra del povero per salvare

dai persecutori l’anima mia.

 

Da Sacy

(1 Per la fine, salmo di Davide )

2 O Dio non tacere la mia lode

perché la bocca del peccatore

e del fraudolento su di me si è aperta.

3 Hanno parlato contro di me con

lingua ingannatrice e con parole di

odio, mi hanno circondato e mi

hanno fatto guerra senza ragione.

4 Invece di amarmi mi calunniavano.

Ma io pregavo

5 e mi hanno reso male per bene e odio

in cambio del mio amore.

Davide oppresso dalle calunnie dei suoi nemici si sente impotente a giustificare la sua innocenza contro uomini abbandonati al peccato che non aprono la loro bocca se non per ingannare ed inasprirsi verso di lui. Egli parla o di Doeg che lo tradì presso Saul o di Achitofel che diede ad Assalonne un consiglio di morte contro di lui. Egli si indirizza dunque a Dio per chiedergli di non stare in silenzio poiché solo lui ha il potere parlando di chiudere la bocca ai peccatori e agli ingannatori e di far tacere la calunnia. Quando gli innocenti perseguitati ricorrono come Davide alla preghiera, la loro umile pazienza costringe in certo modo Dio a non tacere più a lungo. Dio non tacerà sempre ma parlerà per giustificare la sua innocenza.

6 Poni sopra di lui il peccatore

e il diavolo stia alla sua destra.

7 Venendo giudicato esca

condannato e la preghiera diventi peccato.

8 Siano pochi i suoi giorni

e il suo ministero lo prenda un altro.

Stupisce ascoltare Davide che pronuncia imprecazione subito dopo aver dichiarato che egli pregava in mezzo alle persecuzioni dei suoi nemici. Dice San Giovanni Crisostomo che il profeta pieno di spirito Santo non desidera ma predice soltanto il male che deve accadere ai suoi assalitori dichiarando nel tempo stesso quanto Dio sia in collera contro quelli che perseguitano le persone consacrate con l’unzione sacerdotale o regale. Costituisci, egli dice sopra costui un peccatore, cioè sottoponilo alla violenza e al furore dei perversi ed un avversario ossia un diavolo sia sempre alla sua destra per tormentarlo. Chiamato in giudizio sia egli condannato come uno scellerato e tutte le preghiere che potrà fare gli tornino in peccato. Siano abbreviati i suoi giorni come ad un uomo che è indegno di vivere. Tali sciagure predice il profeta da parte di Dio che dovranno accadere a Doeg e a tutti quelli che perseguitano i suoi servi, se non in questo mondo almeno nell’altro dove avranno un giudizio di condanna. Non possiamo dubitare che lo spirito Santo abbia inteso Giuda con queste parole di Davide, poiché in quella occasione così celebre in cui si doveva dargli un successore nell’apostolato, Pietro dice che bisognava che fosse adempiuto ciò che lo Spirito Santo aveva predetto per bocca di Davide e cita a tale scopo le parole: che un altro occupi il suo posto nell’episcopato. I giorni dell’apostata furono abbreviati perché si condannò da se stesso per la sua disperazione e morì prima di Gesù Cristo che egli aveva tradito. Egli fece a dire il vero una specie di preghiera quando dichiarò di aver peccato consegnando il sangue innocente. Ma tale preghiera e tale confessione non ridondò che in aumento del suo peccato, non avendo in lui prodotto altra cosa se non la disperazione.

9 I suoi figli diventino orfani e sua moglie vedova.

10 Raminghi siano trasferiti i suoi figli e chiedano

l’elemosina, siano cacciati dalle loro abitazioni,

11 l’usuraio insidi ogni

suo bene e gli estranei depredino le  sue fatiche

12 Non ci sia chi lo aiuti,

né ci sia chi abbia pietà dei suoi orfani.

13 I suoi figli siano dati allo

sterminio, in una sola generazione

sia cancellato il suo nome.

Non c’è bisogno di spiegare il senso letterale di questi versetti, se vogliamo intenderlo riferito a qualche nemico di Davide. È chiaro che si voglia intendere di Giuda. Non vediamo nella Scrittura che egli abbia mai avuto moglie o figli. Gli interpreti applicano il presente passo al popolo giudeo piuttosto che a Giuda. Essendosi staccato da Gesù Cristo che è la pietra su cui avrebbero potuto rimanere immobili, si sono visti esposti ad ogni sorte di agitazioni, cacciati da Gerusalemme, ridotti a mendicare il loro pane e spogliati a un tempo dei loro beni e della vita da crudeli esattori, che erano i romani.

13 I suoi figli siano dati allo

sterminio, in una sola generazione

sia cancellato il suo nome.

14 Sia ricordata l’iniquità dei suoi

padri davanti al Signore

e il peccato di sua madre non sia cancellato.

15 Siano  sempre davanti al Signore

e perisca dalla terra il loro ricordo.

16 Perché non si è ricordato di fare misericordia e

17 ha cercato fino in fondo

l’uomo misero

e mendico e il trafitto di cuore per farlo morire.

18 Ha amato la maledizione

e gli arriverà  e non ha voluto la

benedizione e si allontanerà da lui.

E si è rivestito di maledizione

come di una veste ed è entrata

come acqua nelle sue viscere

e come olio nelle sue ossa.

19 Sia per lui come la veste

con cui si copre e come la

cintura con cui sempre si cinge.

20 Questa l’opera di coloro

che mi calunniano presso il Signore

e che dicono malvagità contro l’anima mia.

Davide fa conoscere con queste parole che egli non è se non lo strumento del Signore e che se egli parla contro quelli che lo odiano lo fa soltanto per ubbidire allo spirito di Dio. Lo ascoltino essi dunque non come un effetto del risentimento del santo profeta ma come un avvertimento che viene da Dio e che deve indurre a convertirsi. Ascoltiamo noi pure le così terribili predizioni di un Dio irritato contro i nemici del suo servo e contro quelli del figlio suo, poiché ci riguardano esse certamente altrettanto quanto loro. Non potendo Davide farci comprendere la grande sventura dell’uomo riprovato da Dio, che avrà provocato sopra di sé la sua maledizione finale completa, si serve di molte similitudini per darcene una più viva intelligenza. Egli dice che sarà per lui come una veste da cui sarà tutto ricoperto; essa si insinuerà dentro di lui come acqua che si apre dappertutto una via, che essa penetrerà quale olio nel midollo delle sue ossa. Finalmente sarà come una cintura che lo cingerà per sempre. Dentro e fuori sarà egli esposto a tutti gli strali della vendetta di Dio che non risparmierà parte alcuna né dell’anima né del corpo, ma tutto intero  lo renderà una vittima di maledizione e un eterno oggetto della sua giustizia.

21 E tu Signore, Signore

agisci con me per amore del tuo

nome perché soave è la tua misericordia.

22 Liberami perché misero e povero sono io e il mio

cuore è sconvolto dentro di me.

23 Come ombra quando declina

sono stato portato via,  scacciato come le locuste.

24 Le mie ginocchia si sono

estenuate per il digiuno

e la mia carne è stata trasformata per l’olio

25 e io sono diventato un obbrobrio per loro: mi hanno

visto, hanno scosso le loro teste.

Davide, dice Giovanni Crisostomo, nel modo in cui prega Dio, fa chiaramente vedere la sua riconoscenza e la sua umile pietà. Non perché io ne sia degno, o Signore, ma perché tu sei pieno di misericordia e di bontà io imploro la tua assistenza. Liberami non perché io sia giusto ma perché sono povero e meschino. Osservate, quali siano le armi, che egli oppone alla malizia dei suoi nemici. Egli ricorre al digiuno e a un digiuno tale che lo indeboliva a tal punto da rendergli vacillanti le ginocchia.

26 Aiutami Signore, Dio mio!

Salvami secondo la tua misericordia

27 e sappiano che questa è la tua

mano, tu Signore l’ hai fatta!

28 Essi malediranno, ma tu

benedirai. Quelli che insorgono

contro di me siano confusi,

ma il tuo servo gioirà.

Nello stato di debolezza in cui si trovava Davide, in mezzo a tanti insulti dei suoi nemici allorché era abbandonato dagli uomini, cosa egli doveva fare se non rivolgersi al Signore? Egli lo chiama il suo Dio a motivo della perfetta fiducia che aveva in lui. Volendo il Signore radicarlo in una profonda umiltà prima di sollevarlo al trono di Israele, non permetteva tale abbandono e tale debolezza se non per convincerlo più fortemente che soltanto dalla sua misericordia doveva aspettare la salvezza

29 Siano rivestiti di vergogna

quelli che mi calunnieranno

e siano coperti come da un

mantello dalla loro confusione.

30 Confesserò il Signore

ardentemente con la mia bocca

ed in mezzo a una moltitudine lo loderò,

31 perché si è posto alla

destra del povero per salvare

dai persecutori l’anima mia.

È dice Giovanni Crisostomo una eccellente offerta e un sacrificio degno di Dio glorificarlo con rendimenti di grazie e con lodi per tutti i beni che abbiamo ricevuto e dichiarare con una santa sollecitudine di voler far conoscere le sue divine misericordie. Da tale sacrificio di lode nascono secondo il Crisostomo due grandi vantaggi. Uno è che colui che attesta la sua riconoscenza verso Dio si renderà degno di un maggior soccorso; l’altro che quelli a cui farà conoscere le grazie da lui ricevute diventeranno sempre più fervorosi nella virtù. Non c’è che il povero che abbia la prerogativa di avere il Signore alla sua destra, cioè di averlo per protettore. I ricchi e i potenti che ripongono la loro speranza nelle ricchezze e nella forza non devono aspettare nulla da colui che si è fatto povero e si è reso debole volontariamente, per assistere quelli che avrebbero avuto parte alla sua povertà e alla sua debolezza.

 

Da Agostino

(1 Per la fine, salmo di Davide )

2 O Dio non tacere la mia lode

perché la bocca del peccatore

e del fraudolento su di me si è aperta.

“Il salmo comincia dunque così: O Dio, non tacere la mia lode, perché la bocca del peccatore e la bocca dell'ingannatore si è aperta contro di me. Questa frase dimostra, da una parte, che è falsa la riprensione, cui si abbandona l'uomo peccatore e ingannatore, e, dall'altra, che è vera la lode proclamata da Dio. Dio infatti è verace, mentre ogni uomo è menzognero ; nessuno può essere verace se non colui in cui parla Dio. Ora la lode più alta è quella del Figlio unigenito di Dio, per cui viene appunto esaltato, secondo la sua propria natura, come Figlio unigenito di Dio. Questa natura però non appariva, ma era nascosta sotto le apparenze della debolezza, quando la bocca del peccatore e dell'ingannatore fu aperta contro di lui, e fu aperta perché fu invece " coperta " la sua potenza. Se poi si dice che si è aperta la bocca dell'ingannatore, è perché quell'odio, che era ingannevolmente dissimulato, proruppe all'esterno in parole. Questo, del resto, è detto in forma esplicita nei versetti che seguono.

3 Hanno parlato contro di me con

lingua ingannatrice e con parole di

odio, mi hanno circondato e mi

hanno fatto guerra senza ragione.

Hanno parlato contro di me con lingua ingannatrice: ciò certamente avveniva quando lodavano Gesù come maestro buono, ipocritamente adulandolo. Per questo in altro luogo si dice: E quelli che mi lodavano, giuravano contro di me . Dato che poi proruppero nel grido: Crocifiggilo, crocifiggilo! , il salmista subito dopo aggiunge: E mi hanno circondato con discorsi di odio. Coloro che parlavano con lingua ingannatrice proferivano quasi parole non di odio, ma di amore; si dice contro di me, perché lo facevano per tendergli un tranello, e si precisa poi: con discorsi non di un falso ed ingannevole amore, ma di manifesto odio mi hanno circondato, e senza motivo mi hanno assalito. Come i buoni amano Cristo disinteressatamente, così gli empi gratuitamente lo odiano, perché come la verità è ricercata di per se stessa dai migliori, senza prospettiva di nessun vantaggio al di fuori di essa, così è l'iniquità che ricercano i perversi. Per questo anche presso gli autori della letteratura profana troviamo scritto di un uomo perverso: Piuttosto senza motivo egli era cattivo e crudele.

4 Invece di amarmi mi calunniavano.

Ma io pregavo

“In cambio di amarmi, dice, mi ingiuriavano. A tal riguardo esiste una distinzione di sei classi, che basta solo citare perché siano facilmente comprese: rendere bene per male, non rendere male per male; rendere bene per bene, rendere male per male; non rendere bene per bene, rendere male per bene. Le prime due classi sono proprie dei buoni, e la prima di esse è la migliore; le ultime due classi sono proprie dei cattivi, e la seconda di esse è la peggiore; le due classi intermedie appartengono, in qualche modo, ai mediocri, ma la prima di esse li avvicina ai buoni, la seconda li avvicina ai cattivi. Tutto questo bisogna considerarlo alla luce della Sacra Scrittura. Chi rende bene per male è il Signore stesso, il quale giustifica l'empio e, mentre pendeva dalla croce, disse: Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno. Ispirandosi a questo esempio, santo Stefano pregò inginocchiato per quelli che lo lapidavano, dicendo: Signore, non imputar loro questo peccato . A questo modo di agire si riferisce il precetto: Amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano e pregate per quelli che vi perseguitano . Che poi non si debba rendere male per male, lo afferma l'apostolo Paolo: Non rendendo a nessuno male per male ; e lo dice pure l'apostolo Pietro: Non rendendo male per male , né maledizione per maledizione, per cui anche nei salmi si legge: Se ho reso del male a quelli che me lo facevano . Alla meno peggiore delle due ultime classi appartengono i nove lebbrosi i quali, dopo essere stati guariti dal Signore, non pensarono a rendergli grazie ; ma all'ultima, che è la peggiore di tutte, appartengono quelli di cui parla questo salmo: In cambio di amarmi, mi ingiuriavano. Essi infatti dovevano amore al Signore per i grandi suoi benefici, ed invece non solo non gli davano amore, ma in cambio di quel bene gli rendevano male.

5 e mi hanno reso male per bene e odio

in cambio del mio amore.

Ma dopo aver detto: In cambio di amarmi, mi ingiuriavano, che si aggiunge? Io invece pregavo. Veramente non è detto che cosa chiedeva pregando; ma che potremmo immaginare di meglio se non che pregava per loro? Essi infatti ingiuriavano in forma gravissima il crocifisso, quando lo beffeggiavano come un semplice uomo che ormai avevano vinto; egli invece da quella sua croce diceva: Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno , sicché mentre quelli nel profondo della loro malvagità gli rendevano male per bene, egli dal sommo della sua bontà rendeva loro bene per male. Si può, peraltro, immaginare che egli pregava pure per i suoi discepoli - come preannunciò anche prima della sua passione - perché la loro fede non venisse meno; mentre pendeva dal legno, per insegnare la virtù della pazienza, non volle dimostrare la sua potenza tra gli insulti dei suoi detrattori, che avrebbe potuto annientare con la forza del suo potere divino. Ma per noi era molto più utile l'esempio che così ci dava della sua pazienza, più che se ci avesse proposto, distruggendo senza indugio i suoi nemici, di affrettarci impazientemente anche noi a vendicarci dei cattivi, che ci fanno del male. Sta scritto infatti: Vale più l'uomo paziente che il forte . Alla luce dell'esempio del Signore, le parole divine, quando sentiamo: In cambio di amarmi, mi ingiuriavano; io invece pregavo, contengono un preciso insegnamento per noi: esse ci dicono che, quando scopriamo che alcuni sono ingrati non solo non rendendoci il bene, ma addirittura rendendoci il male per il bene, noi dobbiamo pregare. Cristo certo pregava per gli altri, fossero i nemici che lo stavano seviziando, o i discepoli che erano nel dolore e rischiavano di perdere la fede; noi invece dobbiamo pregare prima di tutto per noi, perché, con l'aiuto misericordioso di Dio, possiamo vincere il nostro naturale istinto che ci porta a desiderare la vendetta, quando, presenti o assenti, noi siamo ingiuriati. Inoltre, nel ricordo della pazienza di Cristo, il quale, quasi destandosi all'improvviso, come avvenne quella volta che dormiva nella nave , rasserena la tempesta che ci ha intimamente sconvolto, noi dobbiamo con animo tranquillo e placato pregare anche per i nostri detrattori, per poter dire sicuri: Rimetti a noi i nostri debiti, come anche noi li rimettiamo . E - notiamo - egli li rimetteva, pur non avendo evidentemente nessun peccato da farsi rimettere.

6 Poni sopra di lui il peccatore

e il diavolo stia alla sua destra.

“Metti sopra di lui il peccatore, ed il diavolo stia alla sua destra. Mentre prima le espressioni di rimprovero si riferivano a più persone, ora il salmo parla di uno solo. Prima infatti aveva detto: Hanno parlato contro di me con lingua ingannatrice, e mi hanno circondato con discorsi di odio, e mi hanno assalito senza motivo; in cambio di amarmi, mi ingiuriavano; io invece pregavo; e posero contro di me i mali in cambio dei beni, e l'odio in cambio del mio amore . Tutte queste cose sono dette di più persone. Ora invece, preannunciando ciò che hanno meritato per queste loro iniquità e ciò che avverrà di loro secondo il giudizio divino, il testo dice: Metti sopra di lui il peccatore, come se volesse intendere solo colui che si abbandonò a quelle persone di cui aveva prima parlato come di suoi nemici. Se dunque qui si preannuncia che Giuda, il traditore, secondo quel che è scritto negli Atti degli Apostoli, doveva essere punito con il giusto castigo , significa: Metti sopra di lui il peccatore, se non che il peccatore è colui che viene indicato nella parte seguente del versetto, dove si dice: Ed il diavolo stia alla sua destra? In altre parole, ha meritato di avere sopra di sé il diavolo, cioè di esser soggetto al diavolo, chi non ha voluto essere soggetto a Cristo! Sì dice ancora: Stia alla sua destra, perché egli ha preferito le opere del diavolo alle opere di Dio. Per ognuno infatti si può non a torto chiamare destra la cosa che preferisce, come la mano destra è preferita alla sinistra. Per tale ragione anche di quelli che hanno preferito a Dio i piaceri di questo mondo ed hanno chiamato beato il popolo che ne gode, è stato detto molto giustamente: La loro destra è la destra dell'iniquità. E proprio per aver chiamato beato il popolo che gode di questi piaceri, la loro bocca ha proferito la vanità, come poco prima dice di. essi lo stesso versetto. Colui invece, la cui bocca proferisce la verità, contraddicendo l'affermazione di costoro che han chiamato beato il popolo che gode di quei piaceri, deve ripetere anche quel che segue nello stesso salmo: Beato il popolo, che ha come suo Dio il Signore! Egli infatti alla sua destra non ha il diavolo, ma il Signore, come è detto anche altrove: Scorgevo sempre il Signore al mio cospetto, poiché egli sta alla mia destra onde io non sia smosso . Il diavolo dunque stava alla destra di Giuda, quando preferì l'avarizia alla sapienza ed il danaro alla propria salvezza fino a tradire colui dal quale solo doveva essere posseduto, per non esser posseduto dall'altro: dico il demonio, le cui opere furono distrutte da Cristo, dal quale Giuda non volle esser posseduto.

7 Venendo giudicato esca

condannato e la preghiera diventi peccato.

Quando è sottoposto a giudizio, ne esca condannato. Egli infatti non volle essere come uno che merita di sentirsi dire: Entra nel gaudio del tuo Signore, ma come uno del quale si dice: Gettatelo fuori nelle tenebre . E la sua preghiera si volga in peccato. Il motivo è che non esiste preghiera giusta se non per mezzo di Cristo, che Giuda vendette con l'enormità del suo peccato: la preghiera, che non è fatta per mezzo di Cristo, non solo non può distruggere il peccato, ma si risolve essa stessa in peccato. Ci si può domandare quando Giuda poté pregare in questo modo, per cui la sua preghiera si risolse in peccato. Credo che questo avvenne prima che egli tradisse il Signore, quando già progettava di tradirlo: fin da allora infatti non poteva più pregare per mezzo di Cristo. D'altra parte, dopo che l'ebbe tradito e ne sentì pentimento, se avesse pregato per mezzo di Cristo, avrebbe chiesto perdono e, chiedendo perdono, avrebbe avuto speranza e, avendo speranza, avrebbe sperato misericordia, e sperando misericordia, non si sarebbe impiccato per disperazione. Il salmo dunque ha detto: Quando è sottoposto a giudizio, ne esca condannato; ma perché non si pensi che egli avrebbe potuto sottrarsi all'imminente condanna ricorrendo alla preghiera che aveva imparato con i suoi condiscepoli e che dice: Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori , aggiunge: E la sua preghiera si volga in peccato, in quanto non era fatta per mezzo di Cristo, che egli non volle seguire, ma perseguitare.

8 Siano pochi i suoi giorni

e il suo ministero lo prenda un altro.

Diventino pochi i suoi giorni. Sono chiamati i suoi giorni i giorni del suo apostolato, i quali si esaurirono già prima della passione del Signore, in conseguenza del suo delitto e della sua morte. E quasi prevenendo la nostra domanda: Che avverrà dunque del sacro numero di dodici, nel quale il Signore ha voluto significativamente comprendere il gruppo dei primi suoi Apostoli? il testo aggiunge subito: E l'alto suo ufficio lo prenda un altro. È come se dicesse: Sia egli punito per ciò che ha meritato, e quel numero sia reintegrato. Se poi uno desidera sapere come questo sia avvenuto, legga gli Atti degli Apostoli” .

9 I suoi figli diventino orfani e sua moglie vedova.

Diventino orfani i suoi figli, e vedova la sua moglie. È chiaro che, essendo lui morto, i suoi figli divennero orfani e la sua moglie rimase vedova.

10 Raminghi siano trasferiti i suoi figli e chiedano

l’elemosina, siano cacciati dalle loro abitazioni,

Raminghi siano trasferiti i suoi figli, e vadano mendicando. Sono chiamati raminghi, perché non sanno dove andare e sono del tutto privi di qualsiasi appoggio. E siano scacciati dalle loro abitazioni. Questo serve a spiegare il siano trasferiti, che precede. Come poi tutto ciò si sia verificato per la sua moglie e i suoi figli, lo indicano i versetti che seguono.

11 l’usuraio insidi ogni

suo bene e gli estranei depredino le  sue fatiche

12 Non ci sia chi lo aiuti,

né ci sia chi abbia pietà dei suoi orfani.

Insidi l'usuraio tutta la sua sostanza, e dilapidino gli estranei tutte le sue fatiche. Non ci sia chi l'aiuti. Ciò è detto in rapporto alla tutela della sua discendenza, e per questo si aggiunge: Né ci sia chi abbia compassione dei suoi piccoli figli.

13 I suoi figli siano dati allo

sterminio, in una sola generazione

sia cancellato il suo nome.

Ma poiché questi piccoli figli, anche senza un aiuto e un tutore, potrebbero sempre crescere in mezzo all'indigenza e agli stenti ed assicurare con la procreazione la conservazione della stirpe, subito dopo si aggiunge: Vadano i suoi nati allo sterminio, ed in una sola generazione sia cancellato il suo nome, cioè quel che da lui è stato generato non possa più generare e rapidamente sparisca .

14 Sia ricordata l’iniquità dei suoi padri

davanti del Signore

e il peccato di sua madre non sia cancellato.

Ma che significa quel che poi si soggiunge? Sia ricordata al cospetto del Signore l'iniquità dei suoi padri, e non sia cancellato il peccato della sua madre. Bisognerà forse intendere che a lui saranno imputati anche i peccati dei suoi genitori? Certamente questi peccati non sono imputati a colui che si è trasformato nel Cristo ed ormai più non è figlio degli iniqui, perché non ne imita i costumi. È stato scritto con assoluta verità sia il monito: Imputerò i peccati dei padri ai figli , sia quel che è detto per bocca del Profeta: Come è mia l'anima del padre, così è mia l'anima del figlio; l'anima che avrà peccato, morrà. Certamente questo secondo detto si riferisce a coloro che si convertono al Signore e non imitano le malvagità dei loro genitori: lo dimostra apertamente lo stesso Profeta quando dice che le iniquità dei genitori non recano danno a quelli che, praticando la giustizia, saranno ben diversi da loro. E l'altro detto: Imputerò i peccati dei padri ai figli, ha questa aggiunta: i quali mi odiano, che vuol dire: come mi odiavano i loro genitori. Si conclude quindi che, come l'imitazione dei buoni fa sì che ad uno siano cancellati anche i suoi propri peccati, allo stesso modo l'imitazione dei cattivi fa sì che uno ottenga e riceva non soltanto ciò che ha meritato, ma anche ciò che hanno meritato gli altri, che egli ha imitato. Perciò, se Giuda si fosse mantenuto fedele al compito al quale era stato chiamato, in nessun modo sarebbero ricaduti su di lui i suoi personali trascorsi o l'iniquità dei suoi genitori. Ma poiché non seppe tener fede alla sua adozione nella famiglia di Dio e preferì scegliere l'iniquità dell'antica sua stirpe, ritornò questa iniquità dei suoi padri al cospetto del Signore, onde in lui fosse anch'essa punita, e neppure il peccato della sua madre fu in lui cancellato.

15 Siano  sempre davanti al Signore

e perisca dalla terra il loro ricordo.

Stiano sempre contro il Signore, cioè i suoi padri e la sua madre stiano sempre contro il Signore, non perché abbiano ad opporsi al Signore, ma perché il Signore non dimentichi in costui i loro pessimi meriti, quando anche di questi gli darà la retribuzione. Si dice insomma contro il Signore, intendendo al cospetto del Signore; ed infatti altri interpreti hanno tradotto così: Stiano sempre al cospetto del Signore; ed altri: Stiano sempre dinanzi al Signore, nel senso stesso in cui altrove è detto: Hai posto al tuo cospetto le nostre iniquità . Si dice poi sempre, perché quell'enorme delitto sia senza remissione tanto quaggiù, tanto nel mondo futuro. Vada perduta dalla terra la loro memoria, s'intende cioè dei suoi padri e della sua madre. È chiamata la loro memoria quella che viene conservata nel succedersi delle generazioni, ed il testo profetizza appunto che essa scomparirà dalla terra, in quanto sia Giuda stesso, sia i suoi figli, che erano come il ricordo vivente dei suoi padri e della sua madre, per mancanza di prole - come è già stato detto sopra - si sono estinti nel breve periodo di una generazione.

16 Perché non si è ricordato di fare misericordia e

17 ha cercato fino in fondo

l’uomo misero

e mendico e il trafitto di cuore per farlo morire.

Per il fatto che non si ricordò di usare misericordia: si può intendere o Giuda o questo popolo. Ma è meglio applicare al popolo il verbo non si ricordò, perché, se esso uccise Cristo, almeno dovrebbe ricordarsene facendo penitenza, ed usar pure misericordia con le membra di Cristo, che invece perseguitò con ostinata costanza. Perciò si dice che perseguitò l'uomo povero e mendico. Anche questo può essere applicato a Giuda, perché il Signore non disdegnò di farsi povero, pur essendo ricco, affinché noi ci arricchissimo della sua povertà . Ma come interpretare la parola mendico? Forse ricorre perché egli disse alla donna di Samaria: Dammi da bere , e poi sulla croce: Ho sete . Invece, per la frase che segue, non riesco proprio a trovare come si applichi al nostro stesso Capo, cioè a colui che è il salvatore del suo corpo e che Giuda perseguitò. Difatti il testo, dopo aver detto: E perseguitò l'uomo povero e mendico, continua dicendo: e a mortificare il compunto di cuore, cioè per mortificarlo (anche così, infatti, alcuni han tradotto il verbo). Ora non si è soliti chiamare compunto di cuore se non colui che sente il rimorso dei propri peccati ed insieme il dolore nel farne penitenza; in questo senso, di quelli che avevano ucciso il Signore e che, dopo la sua ascensione, avevano ascoltato gli Apostoli, fu detto: Si sentirono il cuore compunto. Ad essi si rivolse il beato apostolo Pietro, dicendo loro tra l'altro: Fate penitenza, e ciascuno di voi sia battezzato nel nome del Signore Gesù Cristo, e vi saranno rimessi i vostri peccati . Ma, mentre codesti divennero le membra di colui le cui membra avevano prima inchiodato sul legno della croce, il popolo dei Giudei non si ricordò di usare misericordia; esso perseguitò l'uomo povero e mendico, ma nelle sue membra. Di queste membra, per quanto attiene alle opere di misericordia, il Signore dirà: Qualunque cosa non avete fatta ad uno dei miei fratelli più piccoli, non l'avete fatta a me  E a mortificare il compunto di cuore: egli, sì, fu compunto di cuore, ma nelle sue membra. Tra coloro, poi, che perseguitavano per mortificare il compunto di cuore, c'era anche Saulo, il quale consentì alla morte di Stefano, che era anch'egli - giova sottolinearlo - di quelli che si sentirono il cuore compunto . Saulo però si ricordò di usare misericordia e, come al mattino divorava la preda, alla sera divise il bottino ; fu anch'egli compunto di cuore, sicché anche in lui i Giudei perseguitarono il povero con l'intenzione di mortificare il compunto di cuore. Questo infatti essi odiavano nell'apostolo Paolo: che, compunto di cuore, predicava quel Gesù che prima aveva perseguitato. Mentre appunto stava perseguitando, per mortificare anch'egli il povero, il mendico ed il compunto di cuore nelle sue membra, udì dal cielo la voce: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? : e divenne così compunto di cuore e cominciò a soffrire quelle stesse pene, che voleva infliggere al compunti di cuore.

18 Ha amato la maledizione

e gli arriverà  e non ha voluto la

benedizione e si allontanerà da lui.

E si è rivestito di maledizione

come di una veste ed è entrata

come acqua nelle sue viscere

e come olio nelle sue ossa.

E non ha voluto la benedizione e si allontanerà da lui.

Il Salmo continua poi, dicendo: E amò la maledizione, e verrà su di lui. Benché anche Giuda abbia amato la maledizione, in quanto rubava dalla borsa e poi vendette e tradì il Signore, tuttavia fu quel popolo ad amare in forma più aperta la maledizione, quando disse: Il suo sangue ricada sopra di noi e sopra i nostri figli. E non volle la benedizione, e si allontanerà da lui. Questo pure vale per Giuda, che rifiutò il Signore, nel quale si trova l'eterna benedizione; ma a rifiutare in forma più aperta la benedizione fu il popolo dei Giudei, al quale il cieco, che riebbe dal Signore la vista, disse: Volete forse anche voi diventare suoi discepoli? Ma esso non volle la benedizione e, prendendola come una maledizione, rispose: Sii tu un suo discepolo!  In tal modo, si allontanò da esso la benedizione, che passò quindi alle genti. E indossò la maledizione come un vestito: si può intendere sia Giuda sia quel popolo. E gli penetrò come l'acqua nelle sue viscere. La maledizione dunque sta fuori e sta dentro di lui: fuori come il vestito, dentro come l'acqua, perché cadde sotto il giudizio di colui, il quale può far perire nella geenna sia il corpo che l'anima , ed il corpo appunto sta fuori e l'anima dentro. E come l'olio nelle sue ossa. Ciò dimostra che egli opera il male con compiacimento, e si guadagna così la maledizione, cioè la pena eterna; la benedizione invece costituisce la vita eterna. Adesso, indubbiamente, le cattive azioni danno un senso di piacere, come l'acqua che penetra nelle viscere o come l'olio nelle ossa; ma se sono chiamate maledizione, è perché Dio ha preannunciato per esse i tormenti. Tale maledizione è come l'olio nelle ossa, quando gli uomini ne prendono motivo per credersi forti, perché possono commettere il male quasi impunemente.

19 Sia per lui come la veste

con cui si copre e come la

cintura con cui sempre si cinge.

Diventi per lui come un vestito, di cui si ricopre. Se già prima si è parlato di vestito, che vuol dire questa ripetizione? Forse la frase precedente: Indossò la maledizione come un vestito, differisce da questa che parla di un vestito che non si indossa, ma di cui ci si ricopre? L'uomo infatti con la tunica si veste, con il pallio si ricopre. E che significa tutto questo se non gloriarsi dell'iniquità anche al cospetto degli uomini? E come una cintura - dice - di cui sempre si cinge. Gli uomini generalmente e principalmente si cingono per essere più liberi nel lavorare, senza essere impediti dalle pieghe dei loro vestiti. Chi dunque si cinge della maledizione è chi opera il male non per impulso improvviso, ma per un preordinato disegno, ed è tanto bravo nell'agire così da essere sempre preparato. Per questo qui si dice: E come una cintura, di cui sempre si cinge”.

20 Questa l’opera di coloro

che mi calunniano presso il Signore

e che dicono malvagità contro l’anima mia.

Questa è l'opera di quelli che mi ingiuriano davanti al Signore. Il testo non dice che è la loro mercede, ma la loro opera, perché è evidente che, parlando di veste da indossare o di manto per ricoprirsi, parlando di acqua, di olio e di cintura, descriveva appunto le opere con cui si acquista la maledizione eterna. Non è dunque soltanto Giuda, ma sono molti quelli a cui si riferisce l'espressione: Questa è l'opera di quelli che mi ingiuriano davanti al Signore. È anche possibile però che sia stato usato il numero plurale al posto del singolare, come quando, dopo la morte di Erode, fu detto dall'Angelo: Sono morti coloro che volevano uccidere il bambino. Ma chi sono quelli che più ingiuriano Cristo davanti al Signore, se non coloro i quali fanno ingiuria alle parole stesse del Signore, dicendo che non è lui la persona preannunciata dalla Legge divina e dai Profeti? E quelli - si aggiunge - che dicono cose cattive contro la mia anima, negando che lui, se l'avesse voluto, avrebbe potuto risorgere, quando egli stesso aveva detto: Ho il potere di dare la mia anima, ed ho il potere di prenderla di nuovo .

21 E tu Signore, Signore

agisci con me per amore del tuo

nome perché soave è la tua misericordia.

E tu, Signore, opera con me. Alcuni hanno pensato che si dovesse sottintendere misericordia, ed altri hanno addirittura aggiunto questa parola, mentre i codici più corretti dicono così: E tu, Signore, opera con me a motivo del tuo nome. Ed allora non bisogna prescindere da un senso più alto, intendendo che il Figlio abbia detto al Padre: Opera con me, perché le stesse ed identiche sono le opere del Padre e del Figlio. Anche se qui vogliamo intendere la misericordia (dato che segue subito la frase: Perché soave è la tua misericordia), tuttavia, poiché non si dice: " operala in me ", o " operala sopra di me ", o qualcosa di simile, ma si dice: Opera con me, possiamo giustamente pensare che siano il Padre e il Figlio che congiuntamente operano la misericordia verso i cosiddetti vasi di misericordia.

22 Liberami perché misero e povero sono io e il mio

cuore è sconvolto dentro di me.

Liberami, perché io sono indigente e povero. L'indigenza e la povertà costituiscono la debolezza, per la quale Cristo fu crocifisso. E il mio cuore fu profondamente turbato dentro di me. Questo si riferisce a ciò che egli disse nell'imminenza della sua passione: L'anima mia è triste fino alla morte .

23 Come ombra quando declina

sono stato portato via,  scacciato come le locuste.

“Come l'ombra quando declina, fui portato via. Con questo ha voluto significare la morte, perché, come dall'ombra che declina deriva la notte, così dalla carne mortale deriva la morte. Fui scosso come le locuste. Ritengo che questo si comprenda meglio, riferendolo alle sue membra, ossia ai suoi fedeli. E per esprimerlo un po' più chiaramente, ha preferito dire come le locuste, e non: come la locusta. Veramente, anche con l'uso del numero singolare si potrebbero intendere molte locuste, come nella frase: Egli disse, e venne la locusta , ma il passo sarebbe più oscuro. I suoi fedeli, dunque, furono scossi, cioè messi in fuga dai persecutori, mentre, sotto il nome di locuste, si è voluto indicare o il loro grande numero o il fatto che passarono di luogo in luogo.

24 Le mie ginocchia si sono

estenuate per il digiuno

e la mia carne è stata trasformata per l’olio .

Le mie ginocchia si indebolirono per il digiuno. Noi leggiamo che Cristo Signore fece digiuno per ben quaranta giorni , ma davvero una tale privazione di cibo provocò in lui l'effetto di indebolire le sue ginocchia? O forse anche questo si comprende più compiutamente, riferendolo alle sue membra, ossia ai suoi santi? E la mia carne si trasformò per (l'unzione del) l'olio, cioè per la grazia spirituale. Per questo Cristo prende nome dal crisma, e il crisma significa appunto l'unzione. La sua carne, ricevendo l'olio, non si è trasformata in uno stato peggiore, ma in uno migliore, in quanto cioè si è risollevata dall'umiliazione della morte alla gloria dell'immortalità. Prima, pertanto, ha detto: Le mie ginocchia si indebolirono per il digiuno, dove ritengo sia stato indicato che quelli, tra le sue membra, i quali apparivano forti, vedendosi sottratto dai loro occhi il pane che serviva a sostentarli, vennero meno durante la sua passione fino al punto di negarlo: tale fu il caso di Pietro. Subito dopo, quasi per rassicurarli e per impedir loro di soccombere per un cedimento completo, dice: E la mia carne si trasformò per (l'unzione del)l'olio, perché potessi - vuol dire - confermare con la mia risurrezione i discepoli scoraggiati per la mia morte, ed ungerli inviando loro lo Spirito Santo, che non sarebbe venuto su di essi, se non me ne fossi andato.

25 e io sono diventato un obbrobrio per loro: mi hanno

visto, hanno scosso le loro teste.

Ed io divenni per loro oggetto di ludibrio, s'intende per la morte di croce. Cristo infatti ci riscattò dalla maledizione della Legge, essendo divenuto per noi maledizione . Mi videro, e scossero il loro capo: perché lo videro che pendeva dal legno, ma non lo videro che era risorto; lo videro quando le sue ginocchia si indebolirono, ma non lo videro quando si trasformò la sua carne.

26 Aiutami Signore, Dio mio!

Salvami secondo la tua misericordia

Aiutami, o Signore, mio Dio; fammi salvo secondo la tua misericordia. Questo può essere riferito all'intero organismo, cioè sia al capo, sia al corpo: al capo per la sua natura di servo, al corpo per i servi stessi, di cui si compone. Nella loro persona poté, infatti, ben dire a Dio: Aiutami e fammi salvo, come in essi disse a Saulo: Perché mi perseguiti? E se poi ha aggiunto secondo la tua misericordia, ciò sta a ricordare la gratuità della grazia, che non è dovuta per le opere.

27 e sappiano che questa è la tua

mano, tu Signore l’ hai fatta!

E sappiano che la tua mano è questa, e che tu, Signore, l'hai fatta. Egli ha detto sappiano di quelli stessi, per i quali pregò mentre infierivano contro di lui; questo perché tra coloro, per i quali divenne oggetto di ludibrio e che scuotevano il loro capo in segno di scherno, c'erano anche quelli che in seguito credettero in lui. Quanti poi attribuiscono a Dio la forma di un corpo umano, imparino in che senso Dio possa avere la mano. Se infatti quel che fa egli lo fa con la mano, fa forse questa mano con la sua mano? In che senso dunque qui è detto: e sappiano che la tua mano è questa, e che tu, Signore, l'hai fatta? Dobbiamo pertanto comprendere che è Cristo la mano di Dio; per questo altrove si dice: E a chi è stato rivelato il braccio del Signore?  Esisteva questa mano, e tuttavia egli la fece, perché in principio era il Verbo ( ... ), e il Verbo si fece carne . Esisteva questo Verbo fuori del tempo secondo la divinità, e tuttavia fu fatto dalla stirpe di David secondo la carne .

28 Essi malediranno, ma tu

benedirai. Quelli che insorgono

contro di me siano confusi,

ma il tuo servo gioirà.

Essi malediranno, e tu benedirai. È dunque inutile e falsa la maledizione dei figli degli uomini, i quali amano la vanità e ricercano la menzogna ; Dio invece, quando benedice, fa quel che dice. Quelli che insorgono contro di me, siano confusi. Per il fatto che insorgono, essi pensano di avvantaggiarsi un po' contro di me; però, quando io sarò esaltato al di sopra dei cieli e comincerà a diffondersi la mia gloria sopra tutta quanta la terra, saranno confusi. Il tuo servo invece si allieterà: si può intendere o perché siede alla destra del Padre, o perché vive nelle sue membra, che si allietano ora, tra le tentazioni, nella speranza e si allieteranno, dopo le tentazioni, in eterno.

29 Si rivestano di vergogna

quelli che mi calunnieranno

e siano coperti come da un

mantello dalla loro confusione.

Si rivestano di vergogna quelli che mi ingiuriano: cioè si vergognino per avermi ingiuriato. Ma questo si può anche prendere in senso buono, se poi si correggono. E si ricoprano, come in una cappa, della loro confusione. Questa cappa, o, diploide, è un pallio doppio, sicché alcuni autori hanno tradotto così questo versetto: E si ricoprano, come in un pallio doppio, della loro confusione. Si intende così che saranno confusi al di dentro e al di fuori, cioè sia davanti a Dio sia davanti agli uomini.

30 Confesserò il Signore

ardentemente con la mia bocca

ed in mezzo a una moltitudine lo loderò,

Confesserò il Signore moltissimo con la mia bocca. Il testo scrive nimis (troppo), che nell'uso comune della lingua latina suole esprimere il più di quel che è dovuto; il suo contrario è parum (poco), che significa il meno di quel che è dovuto. Però nimis in greco si dice , mentre questo versetto non pone ma . Questo termine è stato tradotto variamente dai nostri, i quali l'hanno reso qualche volta con nimis, qualche altra volta con valde (molto). Ora se nimis viene inteso come equivalente di valde, può benissimo applicarsi alla lode, perché la confessione di cui qui si parla, significa lode. In questo senso il testo continua: E in mezzo a tanti lo loderò. Ciò è detto anche in un altro salmo: In mezzo alla Chiesa ti canterò . Ma se a cantare è proprio la Chiesa, che è il corpo di Cristo, in che modo può cantare la Chiesa in mezzo alla Chiesa? Così anche nel nostro passo, perché i tanti sono le membra di Cristo: se quando essi lodano, è lui che loda trattandosi delle stesse sue membra, in che modo può lodare in mezzo a tanti se si dice che, mentre lodano questi, già loda lui stesso? O forse egli loda in mezzo a tanti, perché rimane quaggiù con la sua Chiesa fino alla consumazione del mondo ? Ed allora l'espressione in mezzo a tanti può essere intesa nel senso che viene egli onorato da questa stessa moltitudine. Si dice infatti che sta in mezzo colui che è oggetto di un onore speciale. Se poi si riflette che il cuore è come al centro dell'uomo, non c'è per il passo una migliore interpretazione di questa: nei cuori di tanti lo loderò. Cristo, invero, abita per la fede nei nostri cuori ; e per questo si dice: con la mia bocca, cioè con la bocca del mio corpo, che è la Chiesa. Difatti con il cuore si crede per la giustizia, e con la bocca si fa la confessione per la salvezza .

31 perché si è posto alla

destra del povero per salvare

dai persecutori l’anima mia.

Perché egli si mise alla destra del povero. Prima era stato detto di Giuda: Ed il diavolo stia alla sua destra, perché volle accrescere le sue ricchezze, vendendo Cristo; qui invece si dice che il Signore si mise alla destra del povero, perché sia egli stesso la ricchezza del povero. Se si mise alla destra del povero, non lo fece per moltiplicargli gli anni di vita, destinata una volta a finire, né per accrescere il suo danaro, né per renderlo forte e vigoroso nel corpo o temporaneamente esente da ogni pericolo, ma per fare salva - dice - la mia anima da quelli che la perseguitano. Ora l'anima si salva da quanti la perseguitano, quando non consente ad essi nel fare il male, e non consente ad essi, quando il Signore si pone alla destra del povero, per impedirgli di soccombere per la sua povertà, cioè per la sua debolezza. Questo aiuto è stato offerto al corpo di Cristo nella persona di tutti i martiri santi.

Dai Padri

Eusebio: lo Spirito Santo ci insegna che si deve cantare il trionfo del nostro Salvatore sulla morte, proprio celebrando la sua passione e la sua morte. Questo salmo si riferisce alla persona del Cristo ed è la sua passione che descrive: la Scrittura stessa lo afferma (Atti 1,20). Non tacere la mia lode. Il Salvatore, in quanto uomo, benché rimanga Dio, prega il Padre perché nessuno ponga ostacolo alla sua opera, alla realizzazione del suo disegno che è di stabilire sulla terra la lode del Padre, come ha annunciato nel salmo 21.

Racconterò il tuo nome ai miei fratelli, inneggerò a te in mezzo alla Chiesa. La bocca del peccatore e del fraudolento è soprattutto quella dei farisei e degli scribi. Accusano il Cristo proprio allorché ha guarito i corpi e le anime (versetto 2 – 3). Io pregavo: si può pensare a buon diritto che il Cristo pregava proprio per i suoi persecutori, dando così ai suoi discepoli l’esempio di quello che aveva loro chiesto: pregate per i vostri persecutori (Matteo 5,44) (versetto 4).

Mi hanno reso male per bene. I versetti che seguono indicano letteralmente il traditore Giuda. Le sciagure annunciate hanno colpito anche tutto il popolo giudeo (versetti 6 – 10). L’usuraio annunciato dal versetto 11 fu l’impero romano e, quarant’anni dopo la morte di Cristo, il popolo giudeo fu quasi distrutto (versetti 11 – 13). La virtù dei padri giova ai figli, anche se peccatori. Giovò ai giudei in considerazione di Abramo; a Salomone, in considerazione di Davide. Ma quando i padri sono malvagi, è un peso in più contro i figli (versetti 15 – 16). La benedizione di Genesi 27,9 (benedizione di Isacco a Giacobbe) si rivolgeva di lontano al Salvatore: chi ti maledice sia maledetto e chi ti benedice sia benedetto. La Chiesa del Cristo, dunque, è benedetta, e i persecutori del Cristo sono dunque maledetti (versetti 17 – 20). Poiché il Salvatore ama le anime (confronta Sapienza 11,26), anche quella del traditore e quella dei persecutori e di tutto il popolo giudeo, il suo cuore è sconvolto in lui (versetti 21 – 24). Alla risurrezione del Signore, la mano di Dio, la potenza di Dio, che è il suo Verbo, si è manifestata: è lui stesso che volontariamente soffrì la crocifissione; è lui stesso che risuscitò il proprio corpo. Tu, Signore, hai fatto questo: ti è piaciuto che io assumessi un corpo (versetto 27). Il tuo servo: è il Cristo. Ha assunto la condizione di servo (Filippesi 2,7). I giudei che lo hanno crocifisso vedono gli onori resi al suo sepolcro e la Chiesa stabilita su tutta la terra: il Cristo loda il Padre fra tutte le genti, come aveva preannunciato.

1 Atanasio: salmo che celebra la passione di Cristo, annuncia il castigo di Giuda e del popolo giudeo. Non sono imprecazioni o auguri, ma profezie. O Dio non tacere la mia lode: in tutte le chiese del Cristo, Dio loda il Figlio.

Teodoreto: passione di Cristo. Il Cristo parla qui come uomo.

4 Origene: in cambio del mio amore… Mentre io pregavo. Questo ci insegna che, quando siamo accusati, dobbiamo pregare per i nostri nemici. Se ci lasciamo travolgere dalla durezza della nostra reazione, eccoci decaduti dalla conoscenza di Dio.

Girolamo: mi hanno reso male per bene… Io pregavo. Queste le armi del Signore che debbono essere anche le nostre. Pregare per vincere quando ci si perseguita? No, ma dire come il Cristo: Padre, perdona loro (Luca 23,34 ).

6 Atanasio: poni sopra di lui il peccatore: Satana, inventore del peccato.

Teodoreto cita il Vangelo: dopo quel boccone, Satana entrò in lui (Giovanni 13,27) e aggiunge: tutti questi ottativi sono da considerare come dei futuri profetici.

7 Atanasio: dal giudizio: il giudizio futuro.

Origene: quando domandiamo cose terrene, invece delle celesti, la nostra preghiera si volge in peccato.

8 Origene: siano pochi i suoi giorni; è il contrario della benedizione di Abramo, sazio di giorni.

Atanasio: il castigo di Giuda: si impiccò e Mattia fu apostolo al suo posto.

8 Ruperto quel che capitò a Giuda, cioè che un altro ricevette il suo incarico, sarebbe accaduto anche ai giudei: il vero incarico, il vero ed eterno sacerdozio, sarebbe passato al popolo dei gentili.

9 Origene: non è una maledizione, ma una preghiera, perché tutte le parole sono simboliche: orfani, i pensieri cattivi, polloni di Satana; vedova, l’anima che non riceve più il seme di Satana.

13 Teodoreto: in una sola generazione: distruzione del popolo giudeo in quanto popolo, quarant’anni dopo la morte di Cristo.

14 Atanasio: l’iniquità dei suoi padri che hanno versato il sangue innocente, da Abele fino a Zaccaria. Il peccato di Giuda ha colmato le prevaricazioni del popolo.

16 Eusebio: si tratta di Cristo colpito e messo a morte.

Ruperto: Dio rialza il povero, principalmente colui che ha detto: io sono mite e umile di cuore (Matteo 11,29), e di cui il profeta canta. Ha perseguitato l’uomo misero e povero e il trafitto di cuore per farlo morire. Il Signore lo ha condotto fino alla dimora dei morti, lo ha impoverito e umiliato; poi gli ha reso la vita, lo ha ricondotto dagli inferi, lo ha arricchito ed esaltato.

18 Atanasio: come acqua: indica l’abbondanza. Come olio: l’olio penetra e non va più via.

21 Atanasio è ancora il Cristo che parla qui, nella sua umanità: Padre salvami da questa ora (Giovanni 12,27).

Girolamo: come una locusta. Mi hanno perseguitato da Nazaret a Cafarnao, da Cafarnao a Betsaida, da Betsaida a Gerusalemme.

25 Girolamo: hanno detto che cacciavo i demoni il nome di Beelzebub, mi hanno schernito sulla croce.

27 Girolamo: che io soffra è la mia volontà e la tua. Ciò che tu hai voluto , io pure l’ho voluto. Era necessario che questo scandalo avvenisse, ma guai all’uomo per colpa del quale avviene! ( Matteo 18,7).

28 Origene: il Signore benedice colui che i nemici maledicono.

29 Girolamo: la diploide è un tipo di mantello doppio. Abbiano, dunque, doppia confusione e siano così salvati. Non prega contro i giudei, ma per loro… Preghiamo per loro anche noi: essi sono le nostre radici, noi siamo innestati su di loro. Sì, io prego per loro! E poiché egli ha pietà dei suoi persecutori, anche di me avrà pietà.

30 Atanasio: Cristo loda il Padre in tutte le chiese.

31 Origene: alla destra del misero. Il misero è il Cristo, che ha accettato di soffrire perché era necessario che la salvezza avvenisse mediante la sua passione. Confesserò, perché  il capo reputa sua la confessione del suo corpo, la Chiesa. Egli rende grazie a Dio e canta questo inno eucaristico per offrire l’esempio a tutti: come grande cantore si pone al centro della scena nel mondo. Ecco il vero sacrificio, la vera vittima: fare sempre memoria dei benefici di Dio, imprimerli nel pensiero, proclamarli.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

salmo 109

(1 salmo Davide )

Ha detto il Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra

finchè io ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi.

2 Lo scettro della tua potenza

farà uscire il Signore da Sion,

domina in mezzo ai tuoi nemici.

3 Con te il principio nel giorno della

tua  potenza tra gli splendori

dei santi; dal ventre prima di

lucifero ti ho generato.

4 Ha giurato il Signore e non si pentirà:

tu sei sacerdote in eterno secondo l’ordine di Melchisedech.

5 Il Signore è alla tua destra,

ha abbattuto i re nel giorno della sua ira.

6 Giudicherà tra le genti, riempirà di cadaveri

stritolerà le teste di molti sulla terra.

7 Dal torrente berrà nella via, per

questo leverà alta la testa.

 

Da Sacy

(1 salmo Davide )

Ha detto il Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra

finchè io ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi.

2 Lo scettro della tua potenza

farà uscire il Signore da Sion,

domina in mezzo ai tuoi nemici.

Questo salmo, come dice Sant’Agostino, è breve quanto a numero delle parole, ma è grande quanto alla profondità dei significati da esso rinchiusi. San Giovanni Crisostomo dichiara che il salmo da solo combatte giudei, ariani, marcioniti e manichei e tutti quelli che si oppongono alla fede della risurrezione. Gesù Cristo e i suoi apostoli dopo di lui hanno fatto chiaramente vedere che non si può intenderlo se non del Messia e che i Giudei a cui parlava Gesù Cristo sono stati costretti a consentirvi con il loro silenzio. Quando domandò loro di chi credevano che Cristo fosse Figlio, avendo essi risposto: di Davide; egli chiese a loro come Davide avesse potuto chiamare Signore colui che era  figlio. Il Signore ha detto al mio Signore, siedi alla mia destra finché io riduca i miei nemici a servirti di sgabello. Sta notato espressamente che nessuno poté rispondergli una sola parola. Quindi il Signore, cioè Dio Padre ha detto al Signore, all’unigenito suo Figlio, al pari di lui Dio e fatto uomo per amore nostro: Siedi alla mia destra. Glielo ha detto in tutta l’eternità, poiché essendo suo Figlio è uguale a lui e Dio al pari di lui: cosa che ci viene significata dall’espressione sedere alla destra del Padre.  Ma glielo disse anche dopo la sua incarnazione nel giorno in cui salì al cielo, poiché essendo l’uomo unito personalmente al Verbo si è allora seduto alla destra del Signore suo Padre ed ha incominciato a possedere l’impero supremo ed eterno che egli si è acquistato con la sua morte e con la gloria della sua risurrezione. Ma quando udì Davide il Signore che disse al suo Signore: siede alla mia destra? Non sappiamo quando l’abbia udito il santo profeta. L’udì, non c’è dubbio, in spirito: l’udì nel segreto e nell’interiore santuario della verità e dei più alti misteri dove i profeti hanno appreso in una maniera nascosta quello che hanno poi annunziato pubblicamente. Ciò che egli aggiunge: finché io abbia posto sotto ai tuoi piedi i tuoi nemici, non deve intendersi, come se il regno di Gesù Cristo non dovesse durare se non fino a quel tempo,  ma bisogna intendere che il regno di Gesù Cristo che si stabilisce ogni giorno non riceverà la sua consumazione se non quando avrà ridotto sotto i suoi piedi tutti i suoi nemici. E non lo fa che  poco a poco per tutto il corso dei secoli per  dare il tempo agli stessi nemici di diventare i servi suoi e per completare il numero dei suoi eletti nella serie di tutte le generazioni fino alla fine del mondo.

3 Con te il principio nel giorno della

tua  potenza tra gli splendori

dei santi; dal ventre prima di

lucifero ti ho generato.

Il principato di Gesù Cristo non è come quello dei re della terra, la cui potenza consiste nel valore della loro milizie. La sua potenza gli è essenziale e talmente connessa alla sua natura che è da quella inseparabile. Questo e non altro San Giovanni Crisostomo attesta esserci significato  dalle parole: Tecum principium, con te si ritrova il principato, cioè intrinseco alla tua natura, alla tua essenza. Ma vero è che tale principato è rimasto occulto, in una maniera portentosa sotto le sembianze della più abbietta condizione che si possa concepire, in tutto il tempo della sua vita mortale. Quindi il profeta tutto pieno dello Spirito Santo considera il momento della risurrezione del nostro Salvatore e ancor più quello dell’ultima sua venuta e della sua potenza.

4 Ha giurato il Signore e non si pentirà:

tu sei sacerdote in eterno secondo l’ordine di Melchisedech.

Il Signore ha giurato e il suo giuramento sarà immutabile: Tu sei sacerdote in eterno secondo l’ordine di Melchisedech. Questo era necessario, dice il Crisostomo, per la riconciliazione degli uomini con Dio. Poiché a placare la collera del Signore e a cancellare i peccati si richiedeva un sacrificio che fosse degno di essere  offerto e di cui non erano che immagine tutti i sacrifici della legge antica. La vittima di tale sacrificio doveva essere Gesù Cristo, né altri vi era fuori di lui che potesse offrirlo. Per questo bisognava che egli fosse e la vittima offerta e il sacerdote offerente per la salvezza dell’universo.

6 Giudicherà tra le genti, riempirà di cadaveri

stritolerà le teste di molti sulla terra.

7 Dal torrente berrà nella via, per

questo leverà alta la testa.

Il torrente da cui doveva bere il Figlio dell’uomo per la via, nel corso della sua vita mortale, è ben diverso da quello di cui i beati sono inebriati nel cielo, ed anzi è ad esso opposto, quanto sono opposte alla gloria le croci e le umiliazioni. Ma nessuno ciò nonostante potrà bere dal torrente delle delizie del paradiso che non abbia prima bevuto dal torrente delle amarezze del secolo. È necessario essere umiliato per essere esaltato e i patimenti sono la base e la fonte della gloria. Fu dunque necessario, secondo la Scrittura, che Cristo bevesse dal torrente dei patimenti, prima che bevesse dal torrente della gloria ineffabile che a lui conveniva.

Da Agostino

(1 salmo Davide )

Ha detto il Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra

finchè io ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi.

“Il Signore ha detto al mio Signore: Siedi alla mia destra, finché io non ponga i tuoi nemici come sgabello dei tuoi piedi. Tale questione, dunque, che il Signore propose ai Giudei, noi dobbiamo trattarla al principio stesso del Salmo. Se, infatti, ci si chiedesse se anche noi riconosciamo o neghiamo quel che risposero i Giudei, saremmo ben lungi dal negarlo. Se ci si domandasse:, - Cristo è o non è figlio di David? e noi rispondessimo di no, contraddiremmo il Vangelo, perché il Vangelo, quello scritto da Matteo, comincia precisamente così: Libro della generazione di Gesù Cristo, figlio di David . L'Evangelista afferma di scrivere il libro della generazione di Gesù Cristo, figlio di David. Dissero dunque bene i Giudei quando, interrogati da Cristo di chi credevano esser figlio il Cristo, risposero: di David. Con la loro risposta concorda il Vangelo; questo però non l'ammette soltanto la credenza dei Giudei, ma anche la fede dei cristiani. Trovo ancora altre prove autorevoli. L'Apostolo dice: Egli fu fatto dalla stirpe di David secondo la carne ; ed anche a Timoteo scrive: Ricordati che Cristo Gesù, della stirpe di David, risuscitò dai morti secondo il mio Vangelo . E che cosa dice di questo suo Vangelo? Per esso mi affatico fino a stare in catene come un malfattore; ma la parola di Dio non è incatenata. L'Apostolo, dunque, si affaticava fino al punto di essere incatenato per la causa del suo Vangelo, cioè per quell'economia evangelica che generosamente predicava e dispensava ai popoli. Egli, dunque, si affaticava fino al punto di essere incatenato per la causa del Vangelo. Quale Vangelo? Che Cristo Gesù, della stirpe di David, risuscitò dai morti. Per questo Vangelo si affaticava l'Apostolo, e proprio su di esso verteva la domanda fatta da Cristo. Eppure, ai Giudei che rispondevano quel che predicava l'Apostolo, egli replicò, quasi in tono di contraddirli, con queste parole: In qual modo dunque David, in spirito lo chiama Signore? e portò anche la testimonianza di questo Salmo: Il Signore ha detto al mio Signore ( ... ) Se dunque, in Spirito, lo chiama Signore, in qual modo è suo figlio? I Giudei, di fronte a questa interrogazione, tacquero: essi non trovarono in seguito nessuna risposta né, tuttavia, cercarono di scoprire in lui il Signore, perché non riconoscevano che fosse proprio lui il figlio di David. Noi invece, o fratelli, dobbiamo crederlo e confessarlo, perché con il cuore si crede per la giustizia e con la bocca si fa confessione per la salvezza: crediamolo - intendo dire - e confessiamolo sia come figlio di David sia come Signore di David. Non dobbiamo vergognarci del figlio di David, per non ritrovare adirato con noi il Signore di David!

2 Lo scettro della tua potenza

farà uscire il Signore da Sion,

domina in mezzo ai tuoi nemici.

3 Con te il principio nel giorno della

tua  potenza tra gli splendori

dei santi; dal ventre prima di

lucifero ti ho generato.

Che cosa si dice poi? Il Signore farà uscire da Sion lo scettro della tua virtù. Appare in tutta evidenza, o fratelli, che qui il Profeta non parla di quel regno di Cristo, di cui egli gode in eterno presso il Padre, come Signore delle cose che per mezzo di lui furono create. Esiste forse un tempo, nel quale il Verbo, che è Dio, non regni da principio presso Dio? Sta scritto infatti: Al re dei secoli, invisibile e incorruttibile, all'unico Dio sia onore e gloria nei secoli dei secoli!  Al re dei secoli onore e gloria nei secoli dei secoli: a quale re dei secoli? All'invisibile e all'incorruttibile. Per il fatto che Cristo è, con il Padre, invisibile e incorruttibile, essendo il suo Verbo, la sua virtù e la sua sapienza, essendo Dio presso Dio, per mezzo del quale furono fatte tutte le cose, egli è di certo il re dei secoli; ma anche in rapporto a quell'economia transitoria, per la quale ci ha chiamati all'eternità attraverso la mediazione della sua carne, esiste un suo regno che comincia dai cristiani, e questo suo regno non avrà fine. È vero, dunque, che i suoi nemici sono posti come sgabello dei suoi piedi, poiché siede alla destra del Padre: abbiamo già detto che è così, e ciò vien fatto e continuerà senz'altro fino alla fine. Nessuno deve dire che non può aver compimento quel che è stato iniziato: perché disperare della conclusione di un'opera già iniziata? L'ha iniziata l'Onnipotente, e l'Onnipotente ha promesso di portare a compimento quel che ha iniziato. E da dove ha iniziato? Il Signore farà uscire da Sion lo scettro della tua virtù. Sion non è altro che Gerusalemme. Ascolta il Signore stesso, che dice: Era necessario che Cristo patisse e risorgesse dai morti il terzo giorno . Cominciando da qui, dov'era appunto al momento della risurrezione, egli siede alla destra di Dio Padre. E che vien fatto poi, da quando siede alla destra del Padre? Che vien fatto, perché i suoi nemici siano posti come sgabello dei suoi piedi? Ascolta lui che te lo insegna e io spiega: E sarà predicata nel suo nome la penitenza e la remissione dei peccati tra tutte le genti, cominciando da Gerusalemme , perché il Signore farà uscire da Sion lo scettro della tua virtù. Lo scettro della tua virtù vuol dire il regno della tua potenza, perché tu li reggerai con scettro di ferro ; il Signore lo farà uscire da Sion. Perché si dice: cominciando da Gerusalemme? Che cosa, dunque, avverrà, dopo che il Signore avrà fatto uscire da Sion lo scettro della sua virtù? E domina nel mezzo dei tuoi nemici. Dapprima domina nel mezzo dei tuoi nemici, tra le genti che fremono. Ma egli dominerà anche dopo nel mezzo dei suoi nemici, quando cioè i santi avranno ricevuto il meritato onore e gli empi la loro condanna? C'è forse da meravigliarsi se dominerà anche allora, mentre con lui regneranno i giusti in eterno e gli empi, invece, bruceranno tra gli eterni tormenti? C'è forse da meravigliarsi di questo? Ora tu domini nel mezzo dei tuoi nemici: al presente, in questa rapida vicenda di secoli, durante il periodo di propagazione e successione della mortale natura umana, mentre fugge veloce il torrente del tempo, lo scettro della tua virtù si leva direttamente da Sion, perché tu abbia a dominare nel mezzo dei tuoi nemici. Domina dunque, domina nel mezzo dei pagani, dei Giudei, degli eretici, dei falsi fratelli! Domina, sì domina, o figlio di David, o Signore di David, domina nel mezzo dei pagani, dei Giudei, degli eretici, dei falsi fratelli! Domina nel mezzo dei tuoi nemici. Ma non intenderemmo bene questo versetto, se non vedessimo che la cosa già si verifica. Siedi, dunque, alla destra di Dio, resta nascosto per esser creduto, finché non si compiano i tempi per le genti. Così, infatti, sta scritto: Era necessario che il cielo lo accogliesse, finché non si compiano i tempi delle genti . Tu invero sei morto per risorgere, sei risorto per ascendere al cielo, sei asceso per sedere alla destra del Padre: tu, dunque, sei morto per sedere alla destra del Padre. Dalla tua morte è derivata la risurrezione, dalla risurrezione l'ascensione, dall'ascensione il tuo assiderti alla destra del Padre: dunque, l'intero ciclo di questi eventi ha avuto inizio dalla morte, come lo splendore di questa glorificazione trova il suo principio nell'umiltà. Mentre, pertanto, tu siedi alla destra del Padre, si compiono i tempi delle genti ed i tuoi nemici sono posti come sgabello dei tuoi piedi. Per giungere a questo, tu prima dominerai nel mezzo dei tuoi nemici, perché proprio per questo il Signore farà uscire da Sion lo scettro della tua virtù . Ma perché tu morissi e, per la tua morte, fosse cancellato il chirografo contro i peccatori  e fosse predicata la penitenza e la remissione dei peccati tra tutte le genti, cominciando da Gerusalemme, intervenne la cecità dei Giudei. Davvero la cecità degli uni è servita per dare la luce agli altri. Difatti, si è verificata in parte la cecità di Israele, perché entrasse la totalità delle genti, e così si salvasse l'intero Israele. La cecità, che in parte si è verificata in Israele, ti ha ucciso; ma, ucciso, tu sei risorto e, con il tuo sangue, hai distrutto i peccati delle genti e, sedendo alla destra del Padre, hai raccolto insieme da tutte le parti quelli che soffrono ed in te si rifugiano. Dunque, si è verificata in parte la cecità di Israele: si è verificata perché entrasse la totalità delle genti, e così si salvasse l'intero Israele, e tutti i tuoi nemici divenissero lo sgabello dei tuoi piedi. Questo, però, avviene ora. E dopo che cosa avverrà? “Con te è il principio nel giorno della tua virtù. Qual è questo giorno della sua virtù? Quando può essere con lui il principio, o di quale principio si tratta, o come può essere con lui il principio, se egli stesso è il principio? Ci aiuti il Signore, perché non rechi turbamento né a me il parlare né a voi l'ascoltare. Vedo, infatti, quello che già è avvenuto, e lo vedo con voi attraverso gli occhi della fede; vedo, anche attraverso gli occhi della carne, quello che già avviene; ed ancora, attraverso gli occhi della fede, spero di vedere con voi quello che avverrà. Che cosa, dunque, è avvenuto, che cosa avviene, che cosa avverrà? Cristo ha patito, è morto, è risorto al terzo giorno, è salito al cielo - come sappiamo - dopo quaranta giorni, siede alla destra del Padre: tutto questo è già avvenuto e, anche se non l'abbiamo visto, noi lo crediamo. Ed ora che cosa avviene? Egli domina nel mezzo dei suoi nemici, perché da Sion è uscito lo scettro della sua virtù: è questo che avviene e si sta compiendo. La sua natura di servo fu vista allora dai servi, quando era presente tra loro, ed è ora creduta dai servi, perché è assente da loro. Dalla sua natura di servo, insomma, crediamo quel che possiamo capire, mentre siamo ancora dei servi. Questo è appunto quel latte dei bambini, che egli temperò nella giusta misura per noi, facendo passare il pane attraverso la carne. Difatti, il pane degli Angeli era in principio il Verbo; eppure, perché l'uomo potesse mangiare questo pane degli Angeli, il Creatore degli Angeli si è fatto uomo . In tal modo il Verbo incarnato si è fatto capace di esser ricevuto da noi: cioè noi non l'avremmo potuto ricevere, se il Figlio, che è eguale a Dio, non si fosse annientato, assumendo la natura di servo, fatto a somiglianza degli uomini e all'aspetto ritrovato come uomo . Perché, dunque, noi potessimo, in qualche modo, comprender colui che non poteva esser compreso dai mortali, l'immortale si è fatto mortale per farci, mediante la sua morte, immortali ed offrirci, altresì, qualcosa da contemplare, qualcosa da credere, qualcosa da vedere più tardi. Ai presenti ha offerto e presentato la sua natura di servo, facendola non solo vedere con gli occhi, ma toccare addirittura con le mani. Con questa medesima natura è sceso al cielo, e ci ha comandato di credere ciò che a quelli aveva fatto vedere. Ma anche noi abbiamo qualcosa da vedere: se quelli videro lo scettro che usciva da Sion, noi lo vediamo dominare nel mezzo dei suoi nemici. Tutto questo, o fratelli, appartiene all'economia della natura di servo, la quale è compresa con sopportazione dai servi ed è amata dai futuri figli. In realtà, la Verità immutabile, che è il Verbo di Dio, Dio presso Dio, per mezzo del quale furono fatte tutte le cose, rimanendo in se stessa, rinnova tutte le cose . Ma per poterla vedere ci è necessaria una grande e perfetta purezza di cuore, la quale si ottiene mediante la fede. Dopo aver mostrato la natura di servo, la Verità ha differito se stessa per dimostrare la natura di Dio. Il Signore stesso, parlando ai servi nella sua natura di servo, disse: Chi mi ama, osserva i miei comandamenti; e chi ama me, sarà amato dal Padre mio, ed io pure l'amerò e manifesterò a lui me stesso . A quelli che lo vedevano egli promise che si sarebbe mostrato. Ma che cosa vedevano, e che cosa prometteva? Quelli vedevano la natura di servo, egli prometteva di far vedere la natura di Dio. Manifesterò a lui - dice - me stesso. È proprio questo lo splendore glorioso, verso il quale è condotto il regno che viene ora riunito, mentre questo secolo passa: sì, questo regno è avviato verso una visione ineffabile, che non sarà meritata dagli empi. Peraltro, quand'era quaggiù, questa natura di servo fu vista dagli empi: la videro quelli che la credettero, e la videro anche quelli che la uccisero. E perché tu non pensi che sia gran cosa il vedere quella natura, tieni presente che la videro tanto gli amici quanto i nemici, e che alcuni, pur vedendola, la soppressero, ed altri, pur non vedendola, la credettero. Dunque, questa natura di servo, che quaggiù videro nell'umiltà i buoni e gli empi, anche al momento del giudizio la vedranno sia i buoni che gli empi. Quando il Signore dinanzi agli occhi dei suoi discepoli si levò verso il cielo, mentre lo stavano guardando, risuonò questa voce degli Angeli: Uomini di Galilea, perché state guardando verso il cielo? Questo Gesù così verrà, come l'avete visto salire al cielo . Così vuol dire, dunque, nella medesima natura, come è stato detto degli empi: Vedranno colui che hanno trafitto. Vedranno in atto di giudicare colui che irrisero, quand'era giudicato. Perciò, al momento del giudizio, questa stessa natura di servo sarà visibile ai giusti e agli ingiusti, ai buoni e agli empi, ai credenti e ai miscredenti. Che cosa, dunque, non vedranno gli empi? Di coloro dei quali fu detto: Vedranno colui che hanno trafitto, fu anche detto: Sia tolto di mezzo l'empio, perché non veda lo splendore della gloria del Signore . Che cosa significa questo, o fratelli? Cerchiamo di individuarlo e discuterlo. L'empio è innalzato perché veda qualcosa, ed insieme è tolto di mezzo perché non veda qualcosa. Abbiamo già indicato ciò che egli vedrà: precisamente quella natura, della quale è stato detto che così verrà il Signore. Ed allora che cosa non vedrà? E manifesterò a lui me stesso . Che significa me stesso? Non certo la natura di servo. Che significa me stesso? Significa la natura di Dio, per la quale non ha ritenuto una rapina il suo essere eguale a Dio. Che significa ancora me stesso? Carissimi, noi siamo già figli di Dio, ma non è ancora apparso quello che saremo; sappiamo che, quando ciò apparirà, saremo simili a lui, perché lo vedremo qual egli è . Questo splendore glorioso di Dio è la luce ineffabile, la fonte di luce senza possibilità di mutamento, la verità che mai non vien meno, la sapienza che rimane in se stessa e rinnova tutte quante le cose: essa è la sostanza di Dio. Perciò sarà tolto di mezzo l'empio, onde non veda questa gloria del Signore. Sono, infatti, beati i puri di cuore, perché essi vedranno Dio .

4 Ha giurato il Signore e non si pentirà:

tu sei sacerdote in eterno secondo l’ordine di Melchisedech.

“E perché sei nato? Il Signore ha giurato, e non se ne pentirà: Tu sei sacerdote in eterno secondo l'ordine di Melchisedec. Sì, tu sei nato dal ventre, prima di lucifero, per essere sacerdote in eterno secondo l'ordine di Melchisedec. Se noi intendiamo nato dal ventre in quanto nato dalla Vergine, e prima di lucifero perché nato di notte, come attestano concordemente i Vangeli, allora non c'è dubbio che egli è nato dal ventre, prima di lucifero, per essere sacerdote in eterno secondo l'ordine di Melchisedec. Difatti, secondo l'altra sua nascita, per la quale egli è nato dal Padre, Dio presso Dio, è coeterno al suo genitore e non sacerdote. Egli, invece, è sacerdote in ragione della carne assunta, in ragione del suo stato di vittima che aveva ricevuto da noi e che avrebbe offerto per noi. Dunque, il Signore ha giurato. Che cosa significa: Il Signore ha giurato? Dunque il Signore giura, mentre proibisce all'uomo di giurare ? O non è vero, piuttosto, che egli proibisce all'uomo di giurare perché non cada nello spergiuro, e per ciò stesso Dio giura, perché non può essere assolutamente spergiuro? È giusto, infatti, che all'uomo, il quale per l'abitudine di giurare può cadere con la sua lingua nello spergiuro, sia proibito di giurare: egli sarà tanto più lontano dallo spergiuro, quanto più sarà lontano dal giurare. L'uomo che giura può, in effetti, giurare il falso e il vero; l'uomo che, invece, non giura, non può giurare il falso, perché non giura affatto. Perché, dunque, non potrebbe giurare il Signore, quando il giuramento del Signore è la conferma suprema della sua promessa? Egli può certamente giurare. Ora che cosa fai tu, quando giuri? Tu chiami Dio in testimonio: giurare significa chiamare Dio in testimonio, ed appunto per questo non è cosa opportuna, ad evitare che tu prenda Dio a testimonio di qualche falsità. Dunque, se giurando tu chiami Dio in testimonio, perché non potrebbe anche Dio, giurando, chiamare in testimonio se stesso? Io vivo, dice il Signore: è la formula del giuramento di Dio. Così ha giurato sopra la discendenza di Abramo: Io vivo, dice il Signore: poiché hai ascoltato la mia voce e non hai risparmiato per me il tuo unico figlio, in fede mia ti colmerò di benedizioni e moltiplicherò la tua discendenza come le stelle del cielo e come l'arena che sta sulla riva del mare, e nella tua discendenza saranno benedette tutte quante le genti . E la discendenza di Abramo, che è Cristo - egli che discende da Abramo perché prende la carne dalla discendenza di Abramo - sarà sacerdote in eterno secondo l'ordine di Melchisedec. Dunque, il Signore ha giurato sopra il sacerdozio secondo l'ordine di Melchisedec, e non se ne pentirà. E che cosa sarà del sacerdozio secondo l'ordine di Aronne? Forse Dio si pente come l'uomo, o non volendo si trova costretto a fare qualche cosa, o non sapendo cade in qualche errore, di cui dovrà più tardi pentirsi? Egli sa bene quel che fa, sa fino a che punto deve svilupparsi una cosa, e come questa possa cambiarsi in un'altra dipende dal suo potere di governo. Ora il cambiamento delle cose è indicato dal pentimento. Come tu, quando ti penti di qualche cosa, ti rammarichi di aver fatto quel che hai fatto, così Dio, quando al di là della speranza degli uomini, cioè senza che lo sperino gli uomini, cambia una cosa in un'altra, dice di pentirsi; e questo fino al punto che si pente anche della nostra pena, se noi ci pentiamo della nostra vita cattiva. Dunque, il Signore ha giurato: ha giurato, cioè ha confermato; non se ne pentirà, cioè non cambierà. Che cosa? Che tu sei sacerdote in eterno, e lo sarai in eterno, perché egli non se ne pentirà. Ma sacerdote secondo che cosa? Rimarranno forse quei sacrifici, le vittime offerte dai Patriarchi, gli altari del sangue e il tabernacolo, insomma tutti quei sacramenti dell'Antico Testamento? No di certo! Quelle cose già sono state abolite con l'avvenuta distruzione del tempio, con la cessazione del sacerdozio, con la scomparsa delle relative vittime e sacrifici: neppure i Giudei le hanno più! Essi vedono che ormai è finito il sacerdozio secondo l'ordine di Aronne, e non riconoscono il sacerdozio secondo l'ordine di Melchisedec. Tu sei sacerdote in eterno secondo l'ordine di Melchisedec. Parlo a persone che credono: se i catecumeni non comprendono qualche cosa, si sforzino di vincere la pigrizia e si affrettino per arrivare alla conoscenza. Non è, dunque, necessario manifestare i misteri: saranno le Scritture a farvi capire che cos'è il sacerdozio secondo l'ordine di Melchisedec.

5 Il Signore è alla tua destra,

ha abbattuto i re nel giorno della sua ira.

6 Giudicherà tra le genti, riempirà di cadaveri

stritolerà le teste di molti sulla terra.

“Il Signore sta alla tua destra. Prima il Signore aveva detto: Siedi alla mia destra; ora il Signore sta alla sua destra, come se avessero cambiato posizione ... O non sarà, piuttosto, da ricordare che è stato detto a Cristo: Il Signore ha giurato, e non se ne pentirà: Tu sei sacerdote in eterno) Il Signore ha giurato, dicendo: Tu sei sacerdote in eterno Quale Signore? Colui che ha detto al mio Signore: Siedi alla mia destra, ha anche giurato: Tu sei sacerdote in eterno secondo l'ordine di Melchisedec, ed al medesimo Signore, che ha giurato, sono dirette le parole: Il Signore sta alla tua destra. O Signore, che hai giurato ed hai detto: Tu sei sacerdote in eterno secondo l'ordine di Melchisedec, questo stesso sacerdote in eterno è il Signore che sta alla tua destra: proprio lui - voglio dire - sacerdote in eterno, sopra il quale hai giurato, è il Signore che sta alla tua destra, perché a questo mio Signore tu hai detto: Siedi alla mia destra, fino a che io non ponga i tuoi nemici come sgabello dei tuoi piedi. Perciò codesto Signore, il quale sta alla tua destra, sopra il quale hai giurato ed al quale hai giurato, dicendo: Tu sei sacerdote in eterno secondo l'ordine di Melchisedec, ha abbattuto nel giorno della sua ira i re. È Cristo, in definitiva, il Signore che sta alla tua destra, al quale hai giurato e non te ne pentirai. E che cosa fa come sacerdote in eterno? Che cosa fa colui che sta alla destra di Dio ed intercede per noi , come sacerdote che entra nell'interno del tempio o nel santo dei santi, nel segreto dei cieli, egli che solo non ha il peccato e, pertanto, purifica con facilità dai peccati? Egli dunque, che sta alla tua destra, ha abbattuto nel giorno della sua ira i re. Vuoi sapere quali re? Hai forse dimenticato il testo: Si levarono i re della terra, ed i principi si riunirono insieme contro il Signore e contro il suo Cristo ? Questi re egli li ha abbattuti con la sua gloria, e li ha tanto fiaccati con la potenza del suo nome che non hanno potuto realizzare i loro disegni. Essi, infatti, hanno tentato con ogni sforzo di cancellare dalla terra il nome cristiano e non ci sono riusciti, perché chi inciamperà contro quella pietra, sarà abbattuto . Hanno, dunque, inciampato contro la pietra d'inciampo, e perciò i re sono stati abbattuti, quando dicevano: Chi è Cristo? Non so proprio quale Giudeo o Galileo sia stato ucciso così, o sia morto così! La pietra sta davanti ai tuoi piedi e giace, come cosa vile ed umile, a terra: perciò, disprezzandola, inciampi, e inciampando cadi, e cadendo resti abbattuto. Se, dunque, è tanto grande la sua ira quando è nascosta, come sarà il giudizio quando si manifesterà? Avete sentito questa sua ira nascosta, circa la quale un Salmo s'intitola: Per le cose nascoste del Figlio. È il Salmo nono - se ben ricordo - che s'intitola: Per le cose nascoste del Figlio, ed esso dimostra il giudizio nascosto della sua ira nascosta. Vivono provocando l'ira di Dio coloro che inciampano contro quella pietra, e sono quindi abbattuti. E che vuol dire per loro essere abbattuti? Senti quel che riguarda il giudizio futuro: Chi inciamperà contro quella pietra - si dice - sarà abbattuto, e sopra chi cadrà quella pietra, lo schiaccerà . Dunque, quando si inciampa contro di essa, che giace umilmente a terra, allora il Signore abbatte; ma quando schiaccerà, verrà dall'alto. Osservate come con queste coppie di parole: abbatterà e schiaccerà, inciampa contro di essa e verrà sopra di lui, siano esattamente distinti i due tempi dell'umiliazione e della glorificazione di Cristo, del castigo nascosto e del giudizio futuro. Cristo non schiaccerà,  quando è giacente; e dico giacente, per dire quando appare disprezzabile. Difatti, egli sta alla destra di Dio, ed a gran voce gridò dall'alto: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?  Eppure, stando nel cielo dove nessuno poteva toccarlo, non avrebbe detto: Perché mi perseguiti?, se nel cielo non fosse assiso alla destra del Padre in modo da rimanere sulla terra, quasi giacente tra noi. Il Signore, che sta alla tua destra, ha abbattuto nel giorno della sua ira i re.

7 Dal torrente berrà nella via, per

questo leverà alta la testa.

Berrà dal torrente lungo la via; perciò leverà alta la testa. Vediamolo anche mentre beve dal torrente, lungo la via. Prima di tutto, qual è il torrente? È il fluire della mortalità umana: difatti, come il torrente si forma per la raccolta delle acque piovane, straripa, rumoreggia, corre e, correndo, scorre, cioè finisce il suo corso, così avviene dell'intero corso della mortalità. Gli uomini nascono, vivono, muoiono e, mentre alcuni muoiono, altri nascono, e di nuovo, mentre questi muoiono, altri ancora ne sorgono: essi si succedono in una serie ininterrotta di venute e di partenze, ma non rimangono per sempre. Che cosa è stabile quaggiù? C'è cosa che non scorra e non vada, come onda raccolta dalla pioggia, verso l'abisso? Proprio come un fiume, raccoltosi d'improvviso dalla pioggia, dalle gocce di un abbondante acquazzone, va a sfociare nel mare e più non appare - e neppure appariva prima di formarsi dalla pioggia - così questo genere umano si raccoglie da luoghi nascosti e comincia a scorrere, poi di nuovo, con la morte, ritorna in luoghi nascosti: nel mezzo di questo suo corso, risuona e passa oltre. È da questo torrente che Cristo ha bevuto: egli non ha disdegnato di bere da questo torrente! Per lui il bere da questo torrente ha significato, in effetti, nascere e morire. Questo torrente, dunque, porta con sé la nascita e la morte: questo ha assunto Cristo, che è nato ed è morto, ed in tal modo ha bevuto dal torrente lungo la via. Egli infatti è balzato, come gigante, nel percorrere la via. Dunque, ha bevuto dal torrente lungo la via, perché non si è fermato lungo la via dei peccatori . Poiché, dunque, ha bevuto dal torrente lungo la via, perciò ha levato alta la testa: cioè, poiché si è umiliato e si è fatto obbediente fino alla morte, e fino alla morte di croce, per questo motivo Dio lo esaltò dai morti e gli donò il nome, che è al di sopra di ogni nome, affinché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi degli esseri del cielo, della terra e degli inferi, ed ogni lingua confessi che Gesù Cristo è Signore nella gloria di Dio Padre.

Dai Padri

Origene: mediante la sua grazia profetica, il salmista ascolta ciò che Dio dice al Cristo: al Cristo nostro Signore e Dio, Figlio unigenito e primogenito: primogenito secondo la carne, unigenito secondo la divinità.

Siedi… Si rivolge non al Figlio unigenito, poiché come Figlio unigenito è coetaneo ma al primogenito ed erede. Come il salmo precedente aveva annunciato la passione, questo salmo profetizza i misteri che seguiranno l’ascensione. Siedi alla mia destra: il Signore rende il mio Signore partecipe del suo trono, alla sua destra. Partecipa secondo la carne ai beni che non possedeva ancora; non secondo la divinità, perché secondo la divinità, li possedeva per natura.

Finché… Non è limitativo. Si tratta, al contrario, di un diritto perpetuo.

Il nemico è il diavolo con i suoi ministri, i demoni, ed anche quelli che si oppongono al Cristo. Lo scettro della potenza ti manderà il Signore. Cita il salmo 49,2: da Sion lo splendore della sua bellezza, Dio verrà; e Isaia 37,32: La salvezza viene da Sion. Dal torrente berrà… Se il Cristo rialza il capo perché in cammino ha bevuto l’acqua del torrente, allora il torrente rappresenta la sua morte che egli chiama calice nel Vangelo. Origene cita: passi da me questo calice (Matteo 27,39): e… Quando sarò elevato da terra, attirò tutti a me (Giovanni 12,32).

Eusebio: Davide non poteva, senza lo spirito Santo, dire: ha detto il Signore al mio Signore… Come avrebbe avuto umanamente conoscenza della comunicazione che esiste tra il Padre e il Signore di Davide? Il trono significa la dignità regale. Siedi esprime la solidità, la stabilità, la immutabilità nel possesso di questo regno. A destra, rivela che il Cristo partecipa ai doni della destra del Padre. I nemici sono quelli dichiarati nel salmo precedente, ed anche tutte le potenze avverse. Il Padre annuncia che li prostrerà tutti sotto i piedi del Cristo. Lo scettro è, a un tempo, la parola evangelica, la verga di ferro del salmo 2,9 e tutta l’economia della salvezza. Essa distrugge i nemici di Cristo e della Chiesa. Siccome Cristo ha posto la sua Chiesa in mezzo a città pagane e nemici, era necessario dirle: il Signore ti donerà uno scettro di potenza per dominare in mezzo ai tuoi nemici. Dal seno… La generazione del Cristo come rugiada è opera dello Spirito Santo, non dell’uomo. Il Signore ha giurato: Sebbene tu abbia accettato di incarnarti, la tua sorte non è quella degli altri uomini, tu sei sacerdote per l’eternità.

Gregorio Nazianzeno: ascese al cielo, offrì al Padre questa natura umana ricevuta per la nostra salvezza, ed è assiso alla destra del Padre, come è scritto: Siedi alla mia destra: finché… E poi? Il suo regno non avrà fine.

Ilario: sempre egli è Signore e sempre regna. Ma viene un tempo in cui la stessa sua carne assunta dalla Vergine Maria, è trasferita nella gloria eterna. A questo Gesù nato da Maria è data la potenza del regno eterno (Matteo 28,18): mi è stato dato ogni potere… Nella gloria di Dio Padre di essere del cielo, della terra e degli inferi lo adorano e lo celebrano (Filippesi 2,10)… Perché nel nome di Gesù Cristo ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra. Nel tempo stabilito, il Cristo  glorificato riceve il nome stesso di Dio e il suo potere. L’apostolo  insegna: dopo aver ridotto a nulla ogni principato e ogni potestà e potenza… L’ultimo nemico ad essere annientato sarà la morte (1 Corinzi 15,24). Allora regnerà senza nemici. Ma attualmente, benché egli regni sempre, il principe di questo mondo ha domandato di vagliare gli apostoli come il grano (Luca 22,31). E tra gli esseri celesti, vi sono spiriti maligni contro i quali Paolo ci arma. Gli angeli buoni li combattono e la misericordia di Dio ci protegge.

Arnobio il Giovane: affermazione della nascita eterna e della nascita secondo Davide.

Beda...: gli siamo sottoposti o come amici o come nemici.

2 Cirillo Alessandrino: Cristo è stato fatto per noi scettro di potenza.

Crisostomo: voi vi siete invece accostati al monte di Sion (Ebrei 12,22). Lo scettro è un tempo strumento di regno e di castigo. Questo scettro è anche la croce di Cristo.

Atanasio: lo scettro: la parola evangelica che dominerà il mondo.

Crisostomo:… In mezzo ai tuoi nemici, perché le chiese sono ovunque come le pecore in mezzo ai lupi; e tuttavia sussistono. L’imperativo domina sottolinea la dominazione tranquilla, perché sovrana.

Girolamo: non gli si dice di uccidere i suoi nemici, ma che si degni di diventare loro Signore.

3 Origene, Atanasio, Agostino, Girolamo, Beda: un solo principio: il Padre è principio, il Figlio è principio (Giovanni 14,8).

Origene: nel giorno della tua potenza: il giorno della croce o il giorno dell’incarnazione.

Crisostomo il primato fa parte della tua natura, della tua stessa essenza. Il giorno della tua potenza è nel contempo il giorno della risurrezione e il giorno del giudizio. Comprende anche i miracoli del Cristo e i fenomeni cosmici al momento della sua morte, l’invio dello Spirito Santo e le conversioni nel mondo intero.

Atanasio: giorno della potenza: giorno del giudizio. Giorno della sua nascita, perché anche incarnato egli ha il dominio.

Teodoreto il principato: il dominio sulle nazioni in generale, ma più particolarmente nel giorno del giudizio.

3 Eusebio: il Figlio, nella gioia trionfale del vincitore, nella letizia del compito condotto a buon termine, incoronerà i suoi eletti e instaurerà sotto gli occhi del Padre il regno che non conoscerà né mutamento, né tramonto. Come re e Signore, il Figlio consegna al Padre tutto quanto è stato sottomesso al suo potere, egli presenta questi uomini splendenti nei loro corpi di risuscitati come in una veste di luce, affinché siano colmati sia della sua stessa regalità sia delle ineffabili ricchezze del Padre. Allora si realizzerà la parola dell’apostolo:… Affinché Dio sia tutto in tutti (1 Corinzi 15,28).

Crisostomo: è la generazione eterna del Verbo. Dal seno sottolinea che si tratta di una vera generazione.

Atanasio: considera come il Padre dell’Unigenito si appropri della generazione secondo la carne. Prima della stella del mattino, ti ho generato.

Teodoreto: dal seno afferma l’identità di natura e significa: tu mostri in te stesso la sostanza del Padre. Prima della stella del mattino: eternamente.

Girolamo: dal seno: dalla mia sostanza. È il solo modo di indicare la paternità. Si serve di parole umane. L’artefice o colui che crea dice: di mia mano. Il Padre dice: dal seno. Prima della stella del mattino: prima di ogni creatura.

4 Crisostomo: il Signore ha giurato: è il profeta che parla qui. Il giuramento è segno di amore veemente e di gioia straordinaria.

Atanasio: la parola di Dio fa fede come un giuramento, perché essa è tale che mai si pente.

Crisostomo: secondo l’ordine di Melchisedek, per il mistero del pane e del vino e per il sacerdozio non proveniente dalla legge. Questo sacerdozio comporta la remissione dei peccati e la riconciliazione con Dio. Di Melchisedek noi ignoriamo l’ inizio dei suoi giorni e la fine della vita, perché non sono menzionati nella Scrittura. Ignoriamo anche il principio e la fine del Cristo, ma per la stessa ragione: Melchisedek è la figura, il suo principio e la sua fine non sono scritti nel libro; Gesù è la verità, e semplicemente non ha principio né fine. Così pure i nomi: per Melchisedek, re di giustizia e re di pace non sono che appellativi; in Gesù, al contrario, abbiamo la verità delle cose.

Girolamo: senza padre secondo la carne, senza madre secondo Dio. Ci ha consegnato il sacramento del suo corpo e del suo sangue secondo l’ordine di Melchisedek: pane vino. Melchisedek è solo, è re e sacerdote ed è stato onorato col sacerdozio prima della circoncisione; ciò significa che i gentili non hanno ricevuto dai giudei il sacerdozio, ma piuttosto l’inverso. Non è unto con l’olio rituale secondo il Levitico ma con l’olio di esultanza. Non ha immolato vittime sanguinanti; ma in un sacrificio semplice e puro, di pane e di vino, ha presentato il sacramento del Cristo.

5 Atanasio: giorno d’ira: il giudizio.

6 Atanasio: il Cristo compirà la vendetta di cui parla il salmo 149,7.

7 Origene: torrente: il calice della passione.

Crisostomo: torrente, l’umiltà della vita di Cristo.

Atanasio: la Scrittura chiama torrente la tentazione. Sulla via: discesa del Signore sulla terra.

Girolamo: via: la vita umana. Torrente: la tempesta della vita. La mia anima è turbata (Giovanni 12,27)… La mia anima è triste fino alla morte (Matteo 26,38). Egli ha bevuto queste acque torbide e tristi: ha preso il calice, l’ha riempito al torrente di questo mondo. Ha detto: Padre mio, se è possibile… (Matteo 26,39), e lo ha bevuto non in  casa ma in cammino, affrettandosi verso altra casa. Noi pure dobbiamo bere al torrente: l’anima nostra ha attraversato il torrente (Salmo 123,4). Il torrente, che raccoglie acque torbide, si oppone alla fonte di acque vive. Presero Gesù al torrente Cedron (Giovanni 18,1) non è tradito nel tempio, né al monte degli Olivi, ma al torrente. E Cedron significa tenebre.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salmo 110

( alleluia,  )

1 Ti confesserò, Signore, con tutto il mio cuore

nel consiglio dei giusti e nell’assemblea.

2 Grandi le opere del Signore,

scelte per tutte le sue volontà.

3 Confessione e magnificenza,

l’opera sua e la sua giustizia

rimane nei secoli dei secoli.

4 Ha fatto memoria delle sue

meraviglie, misericordioso e pietoso è il Signore.

5 Ha dato il cibo a quelli che lo

temono, si ricorderà in eterno della sua alleanza.

6 La potenza delle sue opere

annuncerà al suo popolo,

7 per dare a loro l’eredità

delle genti. Le opere delle sue

mani, verità e giudizio.

8 Fedeli tutti i suoi comandamenti

confermati nei secoli dei secoli,

fatti nella verità e nella giustizia.

9 Redenzione ha mandato al popolo

suo ha stabilito in eterno la sua alleanza.

Santo e terribile il suo nome.

10 Principio della sapienza è il

timore del Signore: hanno buon

intelletto quelli che lo praticano.

La sua lode rimane nei secoli dei secoli.

 

Da Sacy

 

( alleluia,  )

1 Ti confesserò, Signore, con tutto il mio cuore

nel consiglio dei giusti e nell’assemblea.

2 Grandi le opere del Signore,

scelte per tutte le sue volontà.

3 Confessione e magnificenza,

l’opera sua e la sua giustizia

rimane nei secoli dei secoli.

Che cosa è lodare Dio con tutto il proprio cuore, dice San Giovanni Crisostomo? Non accontentarsi di lodarlo con le parole e con la lingua, ma lodarlo con tutta la pienezza di un cuore che non ha ardore se non per lui e che si solleva continuamente verso il cielo. Dichiarando il santo profeta che egli loderà Dio con tutto il cuore nel consiglio dei popoli, dichiara che lo farà in modo particolare nella società o nel consiglio segreto dei giusti. Grandi e mirabili in se stesse, indipendentemente dai nostri giudizi, sono le opere del Signore, ma non si rendono chiare per quelle che sono se non agli occhi di colui che la fede rende un giudice integro e a cui scopre la luce della  verità.

4 Ha fatto memoria delle sue

meraviglie, misericordioso e pietoso è il Signore.

5 Ha dato il cibo a quelli che lo

temono, si ricorderà in eterno della sua alleanza.

6 La potenza delle sue opere

annuncerà al suo popolo,

7 per dare a loro l’eredità

delle genti. Le opere delle sue

mani, verità e giudizio.

Quantunque San Giovanni Crisostomo abbia inteso con le parole “si è fatto un memoriale delle sue meraviglie” che Dio non ha cessato di fare in tutti i tempi meraviglie in favore degli uomini, tutti gli interpreti le spiegano dei prodigi operati dal Signore in favore del popolo di Israele: gli ha dato di vedere quanto egli sia misericordioso e pieno di bontà con tante meraviglie di cui ci ha conservato la memoria. E fra le altre ha fatto quella di dare un cibo a quelli che lo temono. Egli parla evidentemente della manna che Dio fece cadere dal cielo nel deserto per alimentare il popolo che lo adorava. Secondo il sentimento della Chiesa il mistero dell’eucarestia è come un memoriale e un compendio di tutte le altre meraviglie da Dio operate: è l’opera massima del suo amore e della sua sapienza. Un tale cibo è propriamente per quelli che lo temono. Quantunque sia ricevuto da tutti, esso non alimenta e vivifica se non coloro che sono pieni del timore del Signore, un timore da figli che sia accompagnato dall’amore.

8 Fedeli tutti i suoi comandamenti

confermati nei secoli dei secoli,

fatti nella verità e nella giustizia.

Come le sue opere o nella creazione del mondo o al tempo della legge antica, o nella redenzione degli uomini e al tempo della nuova, sono state come ruscelli della eterna sorgente di giustizia e di verità che è in Dio, così pure i suoi decreti o comandamenti hanno tutti per principio la stessa verità e l’equità suprema, che è la regola e la causa di ogni cosa giusta. Sono essi fedeli perché non possono mai ingannare quelli che li osservano e sono stabili per sempre, perché la verità di Dio, che ne è il principio, non cambia come il capriccio degli uomini, ma è immutabile per tutta l’eternità.

9 Redenzione ha mandato al popolo

suo ha stabilito in eterno la sua alleanza.

Molti secondo la lettera per redenzione intendono la liberazione del popolo giudaico dalla schiavitù degli egiziani. Ma altri la spiegano in senso spirituale della redenzione dell’intera umanità e della salvezza mandata dal Signore sopra la terra, allorché ha inviato il Salvatore e il redentore del mondo che doveva ricomprarci dalla schiavitù del demonio.

Santo e terribile il suo nome.

10 Principio della sapienza è il

timore del Signore: hanno buon

intelletto quelli che lo praticano.

La sua lode rimane nei secoli dei secoli.

Sia si consideri la maniera con cui Dio ha ricomprato il suo popolo dalla schiavitù dell’Egitto o quella con cui poi egli ha ricomprato il mondo mediante l’incarnazione del suo Figlio, il profeta, secondo San Giovanni Crisostomo, ha molta ragione di esclamare, preso da meraviglia della sua grandezza: Il suo nome è santo e terribile. Siano dunque coperti di confusione tutti coloro che non solo non temono il Signore, ma si vantano di non temerlo. Tutti i sapienti e gli spiriti forti del secolo che si presumono più illuminati degli altri, riconoscano il loro accecamento e la loro debolezza ed imparino dalla testimonianza di Davide che non hanno essi acquistato il principio della sapienza di cui si vantano di possedere la perfezione, poiché non hanno il timore del Signore che ne è il principio. Egli dice che il timore è il principio della sapienza, perché dal timore si incomincia ad essere saggi e la carità ne è poi la perfezione. Perciò egli aggiunge, dice il Crisostomo, che la sapienza di cui parla non è puramente speculativa. Quelli che operano conformemente a un tale timore sono pieni di una salutare intelligenza. La sapienza fondata sull’ umile timore del Signore gli darà eternamente lode.

Da Agostino

( alleluia,  )

1 Ti confesserò, Signore, con tutto il mio cuore

nel consiglio dei giusti e nell’assemblea.

“Ti confesserò, o Signore - dice - con tutto il mio cuore. Non sempre la confessione riguarda i peccati, ma c'è una forma religiosa di confessione con la quale si esprime la lode di Dio. Quella prima confessione piange, questa gioisce, quella mostra la piaga al medico, questa ringrazia per la salute riacquistata. Tale confessione serve ad indicare un uomo che non solo è liberato da ogni male, ma che è anche separato da tutti i malvagi. Vediamo perciò dove solo confessi il Signore con tutto il suo cuore. Nel consiglio - dice - dei giusti e nella congregazione: credo siano quelli che sederanno sopra i dodici troni per giudicare le dodici tribù di Israele . Tra loro infatti non c'è più nessun iniquo, né un Giuda di cui si tollerino i furti, né un Simon mago che, battezzato, voglia acquistare lo Spirito Santo ripromettendosi poi di rivenderlo , né un Alessandro calderaio che dimostri molti mali , né alcuno che tra loro s'insinui come falso fratello, nascondendosi sotto la pelle di agnello. E se adesso in mezzo a siffatte persone deve pur soffrire la Chiesa, un giorno bisognerà che le escluda, quando tutti i giusti saranno insieme riuniti.

2 Grandi le opere del Signore,

scelte per tutte le sue volontà.

3 Confessione e magnificenza,

l’opera sua e la sua giustizia

rimane nei secoli dei secoli.

“La confessione e la magnificenza sono sua opera. Che cosa c'è di più magnifico dell'atto di giustificare l'empio? Ma forse l'opera dell'uomo previene questa magnificenza di Dio nel senso che, confessando i propri peccati, egli meriti di essere giustificato. Sta scritto infatti che il pubblicano discese giustificato dal tempio più che il fariseo, perché non osava neppure alzare gli occhi verso il cielo, ma si batteva il petto, dicendo: O Dio, sii propizio a me peccatore . Questa è appunto la magnificenza del Signore: la giustificazione del peccatore, perché chi si umilia sarà esaltato, e chi si esalta sarà umiliato . Questa è la magnificenza del Signore, poiché molto più ama colui al quale molto viene perdonato . Questa è la magnificenza del Signore, poiché proprio dove ha abbondato il peccato, ha sovrabbondato anche la grazia. Ciò forse avviene per le opere? Non per le opere, dice l'Apostolo, affinché nessuno se ne possa vantare. Siamo infatti sua fattura, essendo stati creati in Cristo per le opere buone . In realtà, l'uomo non può operare la giustizia se non è giustificato; ma credendo in colui che giustifica l'empio , comincia per la fede a giustificarsi, e tale lo rivelano le buone opere che non precedono quel che ha meritato, ma che seguono quel che ha ricevuto. Dov'è dunque quella confessione? Non si tratta ancora di opera della giustizia, ma della riprovazione del delitto: in qualunque modo però si intenda questa confessione, neppure di essa ti puoi gloriare, o uomo, perché chi si gloria, si deve gloriare nel Signore . Che cos'hai, infatti, che non abbia ricevuto?  Non è dunque soltanto la magnificenza l'opera di Dio, per la quale è giustificato l'empio, ma la confessione e la magnificenza sono, a un tempo, sua opera. Che cosa dunque possiamo dire? Diciamo che Dio usa misericordia a chi vuole e che indurisce chi vuole. C'è forse ingiustizia presso Dio? No certo , perché la sua giustizia rimane nei secoli dei secoli. Ma tu, uomo di questo mondo, chi sei per pretendere di rispondere a Dio?

Sono queste le grandi opere del Signore, da ricercare in tutte le sue volontà, secondo le quali non è negata a nessuno la misericordia se confessa il peccato, ma neppure resta impunita l'iniquità di nessuno, dal momento che egli flagella anche ogni figlio che accoglie . Ora se il giusto a stento si salva, dove compariranno il peccatore e l'empio?  Scelga pure l'uomo quello che vuole: comunque le opere del Signore non sono disposte in modo che la creatura, dotata di libero arbitrio, possa scavalcare la volontà del Creatore, anche se agisce contro questa volontà. Dio non vuole che tu pecchi, ed infatti te lo proibisce; tuttavia, se hai peccato, non pensare che l'uomo abbia fatto quel che voleva e che a Dio sia accaduto quel che non voleva. In realtà, egli come vuole che l'uomo non pecchi, così vuole perdonare chi pecca perché si converta e viva; e vuole anche, alla fine, punire chi nel peccato persevera perché non sfugga, nella sua ostinazione, alla potenza della divina giustizia. Perciò, qualunque cosa avrai scelto, non mancherà all'Onnipotente il modo di compiere su di te la sua volontà. Sono infatti - grandi le opere del Signore, da ricercare in tutte le sue volontà.

4 Ha fatto memoria delle sue

meraviglie, misericordioso e pietoso è il Signore.

5 Ha dato il cibo a quelli che lo

temono, si ricorderà in eterno della sua alleanza.

Ha fatto memoria delle sue meraviglie, umiliando questo ed esaltando quello. Ha fatto memoria delle sue meraviglie, riservando in modo opportuno i prodigi straordinari, che l'umana debolezza, sempre interessata alle novità, suole ricordare, mentre ben più grandi sono i suoi quotidiani miracoli. Egli crea, per esempio, un'infinità di alberi in tutta quanta la terra e nessuno se ne meraviglia; una volta, invece, disseccò un albero con la sua parola e rimasero stupefatti i cuori degli uomini . Tuttavia ha fatto memoria delle sue meraviglie, e questo stesso miracolo s'imprimerà moltissimo nei cuori attenti, perché non potrà svilirlo il suo costante ripetersi.

6 La potenza delle sue opere

annuncerà al suo popolo,

Annunzierà al suo popolo la fortezza delle sue opere. Non devono rattristarsi i santi Israeliti, che hanno abbandonato tutte le loro cose e l'hanno seguito. Non devono rattristarsi, dicendo: Chi potrà salvarsi, se entra più facilmente un cammello nella cruna di un ago che un ricco nel regno dei cieli? Egli, infatti, ha loro annunziato la fortezza delle sue opere, perché quelle cose che sono difficili agli uomini, sono facili a Dio . Per dare ad essi l'eredità delle genti. E difatti si è andati alle genti ed è stato raccomandato ai ricchi di questo mondo di non nutrire pensieri superbi e non di riporre la loro speranza nell'instabilità delle ricchezze, ma nel Dio vivente , per il quale è facile quel che agli uomini riesce difficile. In questo modo molti sono stati chiamati, in questo modo si è entrati in possesso dell'eredità delle genti, in questo modo è anche avvenuto che tanti uomini, pur non avendo abbandonato in questa vita tutte le loro cose per seguire il Signore, hanno però saputo disprezzare la stessa loro vita per confessare il suo nome: essi, abbassandosi come cammelli sotto il grave peso delle tribolazioni, sono entrati come per la cruna dell'ago attraverso le pungenti strettoie della sofferenza. A far questo è stato lui, perché a lui sono possibili tutte le cose.

7 per dare a loro l’eredità

delle genti. Le opere delle sue

mani, verità e giudizio.

Le opere delle sue mani sono la verità e il giudizio. Devono esser fedeli alla verità coloro che sono giudicati quaggiù. Ora quaggiù sono giudicati i martiri e sono avviati ad un giudizio, in cui saranno essi a giudicare non solo quelli che li hanno giudicati, ma anche gli angeli , contro i quali in realtà lottavano quando sembravano giudicati dagli uomini. Non deve separarli da Cristo la tribolazione, l'angustia, la fame, la nudità, la spada . Fedeli sono infatti i suoi comandamenti: egli non inganna, concede sempre quel che ha promesso. Tuttavia, quel che ha promesso non dev'essere né aspettato né sperato quaggiù; al contrario, i suoi comandamenti sono confermati nei secoli dei secoli, attuati nella verità e nella giustizia. È appunto vero e giusto che quaggiù si lavori e lassù ci si riposi, perché egli ha mandato la redenzione al suo popolo. Da che cosa noi siamo redenti, se non dalla prigionia di questa peregrinazione terrena? Il riposo, dunque, non va ricercato se non nella patria celeste.

8 Fedeli tutti i suoi comandamenti

confermati nei secoli dei secoli,

fatti nella verità e nella giustizia.

9 Redenzione ha mandato al popolo

suo ha stabilito in eterno la sua alleanza.

Santo e terribile il suo nome.

È vero, sì, che Dio ha assegnato agli Israeliti carnali la Gerusalemme terrena, la quale è schiava con i suoi figli ; ma questa è cosa del Vecchio Testamento ed appartiene all'uomo vecchio. Coloro però che la intesero in senso figurato, divennero fin da allora eredi del Nuovo Testamento, poiché la Gerusalemme che sta in alto è libera ed essa è la madre nostra , che vive eterna nei cieli. Mediante il Vecchio Testamento è stato in realtà dimostrato che esso prometteva delle cose transitorie; qui infatti si dice: Ha stabilito in eterno il suo Testamento. Ma quale Testamento, se non il Nuovo? E chiunque tu sia, che vuoi diventare erede di questo, io non permetterò che ti inganni; non devi pensare in senso carnale ad una terra che stilla latte e miele, né riprometterti di ottenere degli ameni poderi, o dei giardini rigogliosi ed ombrosi, o qualcosa di simile a ciò che quaggiù lo sguardo dell'avarizia suole ardentemente bramare. Poiché la cupidigia è la radice di tutti i mali  essa dev'essere mortificata perché quaggiù sia distrutta e non già differita perché sia saziata lassù. Per prima cosa, cerca di sfuggire alle pene e di evitare la geenna; prima di desiderare Dio che promette, sta' attento a Dio che minaccia. Difatti santo e terribile è il suo nome.

10 Principio della sapienza è il

timore del Signore: hanno buon

intelletto quelli che lo praticano.

La sua lode rimane nei secoli dei secoli.

Al posto di tutti i piaceri di questa vita, che hai già sperimentato o che puoi anche moltiplicare ed accrescere con l'immaginazione, tu devi bramare la sapienza, che è la madre dei piaceri immortali. Ma principio della sapienza è il timore di Dio. Essa con questi piaceri ti rallegrerà e, senza dubbio, ti rallegrerà in modo ineffabile, offrendoti i casti ed eterni amplessi della verità; ma prima di richiedere il premio, tu devi donare le cose dovute. Perciò principio della sapienza è il timore del Signore. Buono è l'intelletto. Chi lo nega? Ma intendere e non fare è cosa pericolosa. Esso dunque è buono per quelli che operano. Né deve fare insuperbire la mente perché, come il timore di Dio è principio della sapienza, così la sua lode rimane nei secoli dei secoli; e sarà questo il premio, questa la fine, questa la sede stabile e perpetua. È là che si trovano i comandamenti fedeli, confermati nei secoli dei secoli, ed in questo stesso consiste l'eredità del Nuovo Testamento, stabilito in eterno. Una cosa sola - sta scritto - ho chiesto al Signore, e la richiederò: di abitare nella casa del Signore per tutti i giorni della mia vita . Sono infatti beati quelli che abitano nella casa del Signore; nei secoli dei secoli lo loderanno , proprio perché la sua lode rimane nei secoli dei secoli!

Dai Padri

1 Eusebio: inno di ringraziamento. È molto giusto che questo inno segua la profezia del salmo precedente sul nostro Salvatore. È il Salvatore stesso che parla: egli rende grazie al Padre perché la salvezza è stata accordata a tutti gli uomini. Si sa che la confessione della sacra Scrittura è sia un’azione di grazie che la confessione delle colpe.

Crisostomo: con tutto il mio cuore: con tutta la gioia e il fervore di un’anima libera dalle preoccupazioni del mondo. Confessare Dio è ciò che Dio chiede soprattutto; è questo il sacrificio.

Atanasio: gli apostoli narrano le meraviglie dell’economia della salvezza. Girolamo: con tutto il mio cuore: nella semplicità del cuore.

Origene: io non sono solo: con me tutta l’assemblea dei giusti proclama che le opere del Signore sono grandi.

Eusebio: il consiglio dei retti, l’assemblea è la Chiesa stabilita su tutta la terra.

Atanasio: il popolo della nuova assemblea.

2 Origene: le sue opere sono grandi per la sapienza in esse nascosta.

Crisostomo: per i giusti, tutte le opere del Signore sono grandi e buone, anche la morte e le altre calamità, perché Dio le volge a nostro bene.

Atanasio: la Chiesa è tutta intenta a cercare e compiere la volontà di Dio.

Crisostomo: le opere del Signore, la creazione, sono sempre pronte a fare la sua volontà e sono come un libro che istruisce gli uomini.

Atanasio: l’opera sua: i fatti dell’economia della salvezza. La sua giustizia: la parola evangelica propone la salvezza a tutti gli uomini in modo uguale.

Crisostomo: anche se vi sono ingiustizie tra gli uomini, la giustizia di Dio avrà l’ultima parola.

4 Origene: il Cristo ha reso presente ciò che era stato predetto.

Atanasio: il Cristo ha adempiuto le promesse messianiche, in particolare la vocazione dei gentili.

Ruperto: dopo il sacerdozio del Cristo (Salmo 109), abbiamo il sacramento di questo sacerdozio. Si è fatto un memoriale… Ha dato cibo; è il sacramento del corpo e del sangue di Cristo.

5 Crisostomo: egli fa sorgere il sole sui buoni e sui cattivi, ma dona il cibo spirituale a coloro che lo temono.

Atanasio: il pane spirituale, che è disceso dal cielo.

Beda: il pane eucaristico, replica della manna del deserto.

Crisostomo: i suoi benefici sono dovuti alla sua fedeltà, non alla nostra.

Beda: l’eredità delle genti: le genti in eredità.

Origene: con Mosè l’ombra, con Cristo la verità. I suoi comandamenti sono fedeli perché, ciò che promettono, lo mantengono.

8 Atanasio: i suoi doni sono senza pentimento.

Beda: mandando il Cristo redentore, ha disposto in eterno la sua alleanza.

9 Crisostomo: il poema si conclude con la glorificazione di colui che ha fatto tutte queste cose.

10 Origene: il buon intelletto è dato a quelli che realizzano il principio della sapienza. La sapienza è la buona via della contemplazione; il principio di questa buona via è di fare ciò che è giusto.

Atanasio: per tutti quelli che lo temono, la grazia dello Spirito Santo.

Eusebio: la fine dei beati è di essere con Dio e di attendere unicamente alla sua contemplazione e alla sua lode.

Teodoreto anche se nessuno volesse lodare Dio, egli ha l’inno eterno.

Girolamo: il salmo comincia con alleluia e termina con alleluia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

salmo 111

(alleluia : del ritorno, di Aggeo, di Zaccaria)

Beato l’uomo che teme il Signore:

nei suoi comandamenti porrà tutta la sua volontà.

2 Potente sulla terra sarà la sua discendenza, la

generazione dei retti sarà benedetta.

3 Gloria e ricchezza nella

sua casa e la sua giustizia rimane nei secoli dei secoli.

4 E’ sorto nelle tenebre  luce

per i retti: il Signore è

misericordioso e pietoso e giusto.

5 Fortunato l’uomo che ha pietà e

presta, regolerà le sue parole con giudizio,

6 poiché in eterno non sarà scosso.

7 In memoria eterna sarà il giusto.

Non temerà un ascolto funesto.

Pronto è il suo cuore a sperare nel Signore.

8 Saldo è il suo cuore, non

sarà smosso mentre disprezza i suoi nemici.

9 Ha sparso, ha dato ai poveri,

la sua giustizia rimane nel secolo

del secolo. Il suo corno sarà innalzato nella gloria.

10 Il peccatore vedrà e si adirerà,

digrignerà i suoi denti e si struggerà; la brama

dei peccatori perirà.

 

Da Sacy

(alleluia : del ritorno, di Aggeo, di Zaccaria)

Beato l’uomo che teme il Signore:

nei suoi comandamenti porrà tutta la sua volontà.

2 Potente sulla terra sarà la sua discendenza, la

generazione dei retti sarà benedetta.

3 Gloria e ricchezza nella

sua casa e la sua giustizia rimane nei secoli dei secoli.

Il profeta ha detto alla fine dell’altro salmo che il timore del Signore è la vera sapienza, così al principio di questo che esso rinchiude la vera felicità. Avendo dichiarato che è beato colui che teme il Signore fa conoscere immediatamente che egli non parla del timore che nasce soltanto dalla conoscenza ma di quello che è accompagnato dalla carità e ha un ardente volontà di adempiere i divini precetti.

Quando il profeta aggiunge che la stirpe dell’uomo che teme Dio sarà potente sopra la terra e benedetta sarà la posterità dei giusti e che la gloria e le ricchezze si trovano nella sua casa è manifesto che tali parole si spiegano riguardo alle benedizioni e alle ricchezze spirituali.

4 E’ sorto nelle tenebre  luce

per i retti: il Signore è

misericordioso e pietoso e giusto.

A coloro che hanno il timore di Dio e il cuore retto accade talvolta di essere come avvolti da tenebre, ma il Signore misericordioso e giusto, purificando e provando quelli che ama, fa sorgere presto la luce della sua grazia nelle loro anime, liberandole dai più gravi pericoli in cui si ritrovano.

5 Fortunato l’uomo che ha pietà e

presta, regolerà le sue parole con giudizio,

Tutti convengono che non c’è cosa più gioconda né più soave della carità compassionevole di un uomo che facilmente si intenerisca verso i suoi fratelli o prendendo parte ai mali da loro sofferti o sollevandoli in quel che può o rimettendo loro con bontà le offese da essi ricevute o prestando loro gratuitamente ciò che è loro necessario per assisterli nei loro bisogni. Così pure non c’è cosa più pregevole della saggia circospezione che trattiene dal dire con precipitazione e con calore e che porta a pesare molto e a non essere prevenuti in tutte le parole con cui si giudichi.

6 poiché in eterno non sarà scosso.

7 In memoria eterna sarà il giusto.

Non temerà un ascolto funesto.

Pronto è il suo cuore a sperare nel Signore.

Quanto la memoria dei malvagi è in orrore, dovendo essere cancellata dalla mente degli uomini, altrettanto la memoria di giusti è salutare e durevole. Non solo essa non si cancella, ma sussistendo anche dopo la morte diventa come una dottrina vivente che ammaestra gli uomini in tutti i secoli come si vede dall’esempio di Giobbe e di Tobia che vivranno eternamente  per produrre frutti di vita in tutti quelli che vorranno approfittare di quei grandi modelli di carità di pazienza.

8 Saldo è il suo cuore, non

sarà smosso mentre disprezza i suoi nemici.

9 Ha sparso, ha dato ai poveri,

la sua giustizia rimane nel secolo

del secolo. Il suo corno sarà innalzato nella gloria.

Davide, che già aveva parlato della carità e della elemosina, esalta qui la eccellenza di una carità abbondante e magnifica dicendo del giusto: che egli ha versato i suoi beni sopra i poveri cioè che ne ha fatto una santa profusione. Dio gli darà in cambio il suo regno e sarà esaltato il suo corno, cioè la sua potenza. Si intende principalmente della potenza e della gloria di cui santi saranno riempiti in cielo in ricompensa delle grande loro carità

10 Il peccatore vedrà e si adirerà,

digrignerà i suoi denti e si struggerà; la brama

dei peccatori perirà.

La pietà, la misericordia e la carità che sono per il giusto una sorgente di potenza e di gloria sono per il peccatore un argomento di disperazione. Egli non può vedere, se non con furore, la potenza piena di gloria che accompagna spesso anche in questo mondo la virtù e che deve soprattutto esserne la ricompensa nell’altro. La bellezza della giustizia è insopportabile alla corruzione dei malvagi, perché essa è la prova convincente e la condanna della loro malizia.

 

Da Agostino

(alleluia : del ritorno, di Aggeo, di Zaccaria)

Suppongo, fratelli, che abbiate posto attenzione al titolo di questo salmo e che ve lo siate impresso nella memoria. Dice: Ritorno di Aggeo e di Zaccaria. Quando il salmo veniva composto questi due Profeti ancora non erano nati. Difatti tra l'epoca davidica e la deportazione degli Israeliti in Babilonia trascorsero quattordici generazioni, come attesta la Scrittura divina e particolarmente l'evangelista Matteo . Quanto alla restaurazione del tempio  - secondo la predicazione del santo profeta Geremia - era attesa per settant'anni dopo tale deportazione . Trascorsi questi anni, al tempo di Dario, re di Babilonia, furono riempiti di Spirito Santo i due profeti Aggeo e Zaccaria i quali, uno dopo l'altro, nello spazio di un anno, cominciarono a predicare la restaurazione del tempio e altre cose ad essa inerenti, come era stato predetto tanti secoli prima . Tuttavia, chi si limita a fissare l'occhio della mente agli avvenimenti considerati nella loro dimensione esteriore, senza dilatarsi a percepirne la grazia di una comprensione spirituale, rimane col pensiero fra le pietre del tempio: quelle pietre con cui da mano d'uomo fu costruita la mole esterna dell'edificio che si levava al cielo… Per diventare ciascuno pietra viva adeguata alla struttura di un tale edificio, cerchiamo di intendere in senso spirituale la restaurazione del tempio, vedendo in essa la risurrezione dell'umanità dall'antica caduta avvenuta per colpa di Adamo e la formazione del nuovo popolo, modellato sull'Uomo nuovo e celeste. Portiamo l'immagine dell'Uomo celeste come abbiamo portato l'immagine dell'uomo terreno , e facciamo in modo d'essere costruiti non in un edificio destinato a crollare, ma solido e stabile nell'eterna immortalità! Questo avverrà alla fine di tutte le età del mondo presente, trascorsi cioè i cosiddetti settant'anni raffigurati dall'uso del numero mistico indicante perfezione, e quando sarà cessata la prigionia e il lungo peregrinare del ritorno. Considerate vostra patria la Gerusalemme spirituale: essa è più vostra che non dei Giudei. Voi infatti, per usare le parole dell'Apostolo, non siete più estranei o forestieri, ma siete concittadini dei santi e della famiglia di Dio: edificio eretto sul fondamento degli Apostoli e dei Profeti, essendone pietra angolare Gesù Cristo; su cui tutto l'edificio ben costruito s'innalza a tempio santo nel Signore; e voi pure siete parte di quest'edificio, che ha da essere abitazione di Dio nello Spirito . Ecco il tempio di Dio a cui si riferisce, nel suo significato misterioso, la profezia di Aggeo e Zaccaria. È il tempio di cui, in un altro passo, l'Apostolo dice: Santo è il tempio di Dio che siete voi . Ebbene, chiunque dalle macerie e dal sudiciume di questo mondo vorrà rientrare nella struttura di questo edificio come pietra viva, costui è in grado di capire il titolo del salmo, e cioè che cosa sia il ritorno di Aggeo e di Zaccaria. Canti dunque costui le parole che seguono, e le canti non tanto con la lingua quanto con la vita. Perfezione di questo edificio sarà la pace ineffabile, frutto della sapienza, il cui inizio è il timore di Dio . Cominci dunque a cantare questo timore l'uomo che per la sua conversione è inserito nell'edificio di Dio.

Beato l’uomo che teme il Signore:

nei suoi comandamenti porrà tutta la sua volontà.

Beato l'uomo che teme il Signore, egli si delizierà grandemente nei suoi precetti. Veda Iddio, egli che è il solo capace di giudicare con verità e misericordia, i progressi compiuti da questo devoto nella via dei comandamenti. Dice Giobbe: La vita dell'uomo sulla terra è una prova , e in un altro libro è scritto: Il corpo corruttibile appesantisce l'anima, e la dimora di argilla sospinge al basso la mente e i suoi molti pensieri . Il nostro giudice, in effetti, è il Signore. Noi non dobbiamo prematuramente emettere giudizi, ma aspettare che venga il Signore a illuminare i nascondigli tenebrosi e a rendere manifesti i pensieri del cuore. Allora avrà ciascuno da Dio la lode che gli spetta. Veda dunque, Dio, i progressi di ciascuno nell'osservanza dei suoi comandamenti; in essi riponga tutte le sue delizie l'uomo innamorato della pace proveniente dall'essere nella compagine di quell'edificio. Egli infatti si delizia grandemente nei precetti del Signore, e pace è in terra per gli uomini di buona volontà.

2 Potente sulla terra sarà la sua discendenza, la

generazione dei retti sarà benedetta.

Ecco perché vigoroso sarà sulla terra il suo seme. Seme della messe futura sono le opere di misericordia. Lo attesta l'Apostolo quando dice: Non stanchiamoci di compiere il bene, poiché a suo tempo ne raccoglieremo la messe . E altrove: Questo peraltro io vi ricordo: Chi semina poco raccoglie poco . In effetti qual potere potrà immaginarsi superiore a quello che permise a Zaccheo di comprarsi il regno dei cieli con la distribuzione di metà dei suoi beni  mentre alla vedova bastò l'erogazione di due spiccioli , sicché alla fine tutt'e due riuscirono ugualmente a possederlo? Qual vigore più grande che rendere dello stesso valore, in ordine al regno dei cieli e il tesoro erogato dal ricco e il bicchiere d'acqua fresca dato dal povero? Ci sono, è vero, persone che si dedicano alle opere di misericordia con mire terrene, cioè ripromettendosi dal Signore una ricompensa materiale o intendendo piacere agli uomini; ma ad essere benedetta sarà la stirpe degli uomini retti. Saranno benedette, cioè, le opere di coloro verso i quali è buono il Dio d'Israele, in quanto essi sono retti di cuore, e avere un cuore retto significa non resistere a Dio quando sferza salutarmente e credergli in ciò che promette. Non lo saranno altrettanto le opere di chi ha vacillante il piede e incerto e malfermo il passo (come si canta in un altro salmo), né quelle della gente che invidia i peccatori vedendone la pace e teme che siano vane le proprie opere buone, per il fatto che non ne intravvedono la ricompensa caduca che si attendevano . L'uomo timorato di Dio di cui il salmo mediante la conversione del cuore si erge a tempio santo di Dio, né aspira a gloria umana né è avido di ricchezze terrene. Nondimeno nella sua casa ci sono la gloria e la ricchezza. La sua casa è il cuore e lì dentro egli loda Dio e, ricco di speranze di vita eterna, vi dimora con maggiori provviste di quante non ne avrebbe se, pur fra le adulazioni della gente, abitasse in stanze di marmo con preziosi soffitti, oppresso però dal timore della morte eterna. La giustizia di un tal pio è stabile in eterno: e questa giustizia è la sua ricchezza e la sua gloria. Al contrario la porpora, il bisso e i lauti banchetti dell'empio passano nell'istante stesso che si godono, e quando si sarà arrivati alla fine, non resterà che il gridare di una lingua bruciata dalle fiamme e desiderosa di una goccia d'acqua che piova dal dito [del giusto].

3 Gloria e ricchezza nella

sua casa e la sua giustizia rimane nei secoli dei secoli.

4 E’ sorto nelle tenebre  luce

per i retti: il Signore è

misericordioso e pietoso e giusto.

Per i retti di cuore è sorta una luce nelle tenebre. Ecco perché gli uomini retti volgono a Dio il cuore e camminano con lui: perché antepongono alla propria volontà quella di Dio né si arrogano orgogliosamente alcun successo dalla sola propria volontà. Sanno d'essere stati tenebra e se ora son luce, lo sono nel Signore . Il Signore Dio è misericordioso e compassionevole e giusto. Gioiscono perché il Signore Dio è misericordioso e compassionevole, ma forse paventano la sua giustizia. O uomo felice, che temi il Signore e ti compiaci grandemente dei suoi precetti, non temere né disperarti! Sii benigno, usa compassione e da' in prestito! Difatti il Signore Dio sarà giusto, nel senso che riserverà un giudizio severo, senza misericordia, verso colui che non ha agito con misericordia .

5 Fortunato l’uomo che ha pietà e

presta, regolerà le sue parole con giudizio,

6 poiché in eterno non sarà scosso.

Queste due funzioni della bontà, cioè il perdono dei peccati e l'elargizione benevola di benefici, sono segnalate nelle parole del Vangelo: Perdonate e vi sarà perdonato; date e vi sarà dato, e sono - così almeno penso - designate con opportuna distinzione nel verso del salmo: Benigno è l'uomo che usa compassione e dà in prestito. Non siamo svogliati, o fratelli, nella pratica di queste opere! Chi desidera la vendetta lo fa perché interessato della propria gloria; ma ecco quanto sta scritto di lui: Val più l'uomo che doma l'ira che non colui che conquista una città . Chi ricusa di dare il suo ai poveri lo fa perché vuol arricchire; ma bada alle parole della Scrittura: Il tuo tesoro sarà nel cielo . Non sarai senza gloria se praticherai il perdono, perché molta lode e trionfo merita chi vince l'ira. Non sarai povero se darai del tuo, perché possederai con tutta sicurezza i tesori del cielo. Questo versicolo è, quanto al significato, figlio del precedente: Nella casa di lui ci saranno gloria e ricchezza. Chi agisce in questa maniera ordinerà in [vista del] giudizio i suoi discorsi. Le opere stesse sono i discorsi con cui sarà difeso nel giudizio: non resterà senza misericordia, avendo egli stesso usato misericordia. Non sarà turbato in eterno, poiché, situato alla destra, ascolterà la sentenza: Venite benedetti del Padre mio! Possedete il regno che vi è stato preparato dall'origine del mondo . In quel giudizio infatti non sarà menzionato altro se non le opere di misericordia, e quindi le parole che udrà saranno: Venite benedetti del Padre mio, perché sarà benedetta la stirpe degli uomini retti , e ancora perché il giusto sarà sempre nel ricordo, né avrà da temere la sentenza sfavorevole, che dovranno invece sentirsi pronunziare quelli che saranno a sinistra: Andatevene al fuoco eterno, che è stato preparato per il diavolo ed i suoi angeli.

7 In memoria eterna sarà il giusto.

Non temerà un ascolto funesto.

Pronto è il suo cuore a sperare nel Signore.

8 Saldo è il suo cuore, non

sarà smosso mentre disprezza i suoi nemici.

L'uomo che non cerca il proprio interesse ma gli interessi di Gesù Cristo sopporta con gran pazienza le traversie della vita e attende con fiducia le promesse del Signore. Il suo cuore è pronto a sperare nel Signore; né si sgomenta per alcuna tentazione. Il suo cuore è ben saldo, né si turberà finché non abbia visto umiliati i suoi nemici. I suoi nemici vollero vedere i beni in questo mondo soltanto e, quando si promettevano loro beni invisibili, replicavano: Chi ci mostrerà i beni?  Sia dunque saldo il nostro cuore! Non ci turbiamo finché non abbiamo visti umiliati i nostri nemici. Essi si, ripromettono di vedere i beni dell'uomo nella terra dei mortali; noi, sorretti dalla fede, speriamo di vedere i beni del Signore nella terra dei viventi .

9 Ha sparso, ha dato ai poveri,

la sua giustizia rimane nel secolo

del secolo. Il suo corno sarà innalzato nella gloria.

Grande conquista è avere un cuore saldo e non lasciarsi turbare di fronte ai godimenti di chi ama le cose visibili e di fronte alle beffe che si rivolgono a chi spera nei beni invisibili e non si lascia turbare finché non abbia visto ciò che Dio ha preparato per chi lo ama . Saranno cose che occhio mai vide né orecchio mai udì né penetrarono nel cuore dell'uomo; e il giusto le vedrà non dal basso, come i suoi nemici, ma dall'alto, dal di sopra dei suoi nemici. Quanto non dovrà essere il valore di queste cose invisibili, che ciascuno compra spendendoci tutto quello che può? In vista di ciò, anche il giusto [di cui il salmo] dice: Ha sparso e distribuito i suoi beni ai poveri. Non vedeva quel tesoro eppure se lo comprava, e a lui lo teneva in serbo nel cielo Colui che si era degnato di avere fame e sete in terra nella persona dei poveri. Nessuna sorpresa quindi se la giustizia di lui è stabile per l'eternità: a conservargliela interviene il Creatore del mondo. La sua fronte s'innalzerà nella gloria. Dice della fronte dell'uomo disprezzato dai superbi a motivo della sua umiltà.

10 Il peccatore vedrà e si adirerà,

digrignerà i suoi denti e si struggerà; la brama

dei peccatori perirà.

Il peccatore vedrà e si adirerà: proverà cioè quel pentimento che, per essere tardivo, sarà infruttuoso. E contro chi si adirerà se non contro se stesso, allorché, vedendo esaltata nella gloria la fronte dell'uomo che era stato generoso nel dare del suo distribuendolo ai poveri, esclamerà: Cosa ci ha giovato la superbia? E qual vantaggio ci ha arrecato l'arroganza per le nostre ricchezze?  Digrignerà i denti e si consumerà, poiché laggiù ci sarà pianto e stridore di denti. Non sarà adorno di foglie verdeggianti come lo sarebbe se a tempo debito si fosse pentito; egli si pentirà quando il desiderio dei peccatori perirà, non essendoci sollievo che succeda [alle pene]. Il desiderio dei peccatori perirà quando ogni cosa sarà passata come ombra , e il fiore si chinerà a terra per l'inaridirsi dello stelo. La parola del Signore, che rimane in eterno , sì befferà allora della rovina di quei miseri, veri miseri, che nella loro vanità, credendosi stupidamente beati, l'avevano un tempo derisa.

Dai Padri

Origene: questo salmo fa seguito senza interruzione al precedente che terminava sul timore del Signore. Qual genere di timore? Il salmo 111 lo precisa: tutto il desiderio del salmista è nella volontà del Signore.

Eusebio: si chiamano abitualmente timorati di Dio i convertiti che, dalle genti, vengono al Signore. Il popolo dei timorati di Dio, cioè dei gentili, sarà il beato di cui parla il salmo, purché desideri ardentemente i comandamenti del Signore e li osservi con entusiasmo.

Crisostomo: questo salmo forma col precedente un insieme continuo: principio della sapienza è il timore del Signore. Beato l’uomo che teme il Signore.

Efrem: chi teme il Signore è al riparo dalle astuzie del nemico. Evita o supera facilmente tutte le sue insidie o i suoi inganni.

Arnobio il Giovane : in questo salmo lodiamo tutti i santi, personificati in un solo uomo perfetto.

Origene: osserva i comandamenti con tutto il suo zelo: mio Dio, ho voluto la tua legge (Salmo 39,8).

Crisostomo: è avido di fare la volontà di Dio. La brama nella virtù prende il posto della brama nel vizio.

Girolamo: lo desidera con l’ardore di uno che ha sete.

2 Origene: la sua discendenza: la Chiesa.

Girolamo: noi giacevamo nelle tenebre, ma la luce è sorta per noi.

4 Crisostomo questo giusto è il Signore. Poiché è giusto, le tribolazioni delle persone rette in questo mondo sono soltanto una prova della risurrezione futura, perché è ben necessario, essendo giusto, che li ricompensi.

Girolamo: il salmista ispirato ha ricordato una volta la giustizia di Dio e due volte la sua misericordia. E l’uomo giusto deve imitare il Signore: mostrarsi due volte più misericordioso che giusto.

Eusebio: misericordioso l’amministratore fedele  e saggio che distribuisce ai suoi conservi la misura necessaria (Luca 12,42). È saldo sulla roccia, non sarà scosso, il suo cuore è pronto.

Origene: intende questo versetto del ministero della Parola: come ministri di Cristo e dispensatori dei misteri di Dio.

Atanasio: non bisogna proporre a tutti senza discernimento i misteri; infatti il Signore ha detto di non gettare le cose sante ai cani (Matteo 7,6).

5 Atanasio: il giorno del giudizio dirà a Dio: ho guadagnato cinque talenti.

7 Origene ed Eusebio interpretano in senso molto generale: non teme di udire la parola cattiva.

Atanasio: non dovrà più fare i conti con l’avversario.

Girolamo: la parola di maledizione per eccellenza: andate lontano da me maledetti, nel fuoco eterno (Matteo 25,41).

Crisostomo: è interamente proteso verso Dio, fermo nella speranza di Dio e nulla al mondo lo distrae da lui.

8 Atanasio: vedrà il diavolo gettato nel fuoco eterno.

Atanasio: il Signore si è fatto povero per noi: Cristo da ricco che era si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà (2 Corinzi 8,9). La parola spirituale si semina come grano.

Atanasio: si tratta della giustizia del seminatore.

Baldovino di Ford: il Signore ha spezzato il pane per donare a un gran numero, per comunicare la sua grazia a un gran numero… Se Gesù non avesse spezzato il pane, come sarebbero giunte sino a noi le briciole? L’ha spezzato e distribuito, ha sparso, ha dato ai poveri… Verrà un tempo in cui non avranno più né fame, né sete: nell’attesa, spezza questo pane ogni giorno, Signore, per quelli che hanno fame. Perché oggi e tutti i giorni noi raccogliamo qualche briciola ed ogni giorno abbiamo ancora bisogno del pane quotidiano… In ogni consolazione che tu ci mandi, noi raccogliamo le briciole di questo pane che tu spezzi: ma ne abbiamo bisogno ancora… Noi abbiamo sempre più fame!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

salmo 112

( alleluia )

1 Lodate fanciulli il Signore

lodate il nome del Signore.

2 Sia benedetto il nome del Signore da ora e in eterno,

3 Dal sorgere del sole fino al tramonto è da

lodare il nome del Signore.

4 Eccelso su tutte le genti il

Signore, sopra i cieli la sua gloria.

5 Chi come il Signore nostro

Dio che abita nelle altezze

6 e guarda su ciò che è piccolo nel cielo e sulla terra?

7 Che fa sorgere dalla terra il misero

e dal letame innalza il povero,

8 per collocarlo con i principi,

con i principi del suo popolo;

9 che fa abitare la sterile

in casa,  madre che gioisce dei figli.

 

Da Sacy

( alleluia )

1 Lodate fanciulli il Signore

lodate il nome del Signore.

2 Sia benedetto il nome del Signore da ora e in eterno,

3 Dal sorgere del sole fino al tramonto è da

lodare il nome del Signore.

4 Eccelso su tutte le genti il

Signore, sopra i cieli la sua gloria.

Il Signore, dice San Giovanni Crisostomo, vuol essere lodato dai giusti. Per la qual cosa bisogna pensare a vivere la vita dei giusti per essere in grado di cantare inni a Dio; poiché le sue lodi non gli riescono accettevoli nella bocca dei peccatori. Egli inoltre ci richiede che gli diamo lode tanto con le nostre azioni, quanto con le nostre parole. Desidera Dio molto più il sacrificio del nostro cuore che  quello della nostra lingua e più perfetta è la lode di colui che l’ama con fervore. La luce della pietà e delle opere buone dei suoi servi contribuisce più che ogni altra cosa a fare risplendere fra gli uomini la sua gloria.

5 Chi come il Signore nostro

Dio che abita nelle altezze

6 e guarda su ciò che è piccolo nel cielo e sulla terra?

7 Che fa sorgere dalla terra il misero

e dal letame innalza il povero,

8 per collocarlo con i principi,

con i principi del suo popolo;

Nessuno è simile al Signore nostro Dio. Quale conseguenza dobbiamo dedurne? Che nessuna cosa gli deve essere paragonata e molto meno preferita. Per meritare di conoscere l’altezza di Dio è necessario che noi ci abbassiamo, perché egli non si degna di rimirare né in cielo, né in terra se non le cose umili e solo lo sguardo divino ci rende degni di innalzarci fino a lui. Giuseppe, Mosè e Davide furono altrettante prove della bontà con cui egli fa alzare il povero dalla polvere e lo alza dal letame per collocarlo con i principi. Dice San Giovanni Crisostomo che  è uno dei caratteri della onnipotenza del Signore esaltare quando gli piace le cose più piccole, come pure l’abbassare le più grandi.

9 che fa abitare la sterile

in casa,  madre che gioisce dei figli.

Non rechino stupore, dice il profeta, i grandi effetti da me vaticinati della divina potenza, poiché colui che ha innalzato Davide, l’ultimo dei figli dell’ultima famiglia della sua tribù, fino alla dignità di principe e di principe del popolo suo potrà ben fare altrettanti miracoli nella nuova legge; e colui che ha cambiato altre volte l’ordine comune della natura, rendendo madri quelle che erano state fino allora sterili è onnipotente anche  per procurare alla chiesa l’ammirabile fecondità che da sterile la renderà madre di un così prodigioso numero di figli che riempiranno tutta la terra.

 

Da Agostino

( alleluia )

1 Lodate fanciulli il Signore

lodate il nome del Signore.

“Voi, fratelli, che con molta assiduità ascoltate [la parola di Dio], ricordate certamente quanto dice il Signore nel Vangelo: Lasciate che i fanciulli vengano a me, poiché proprio di loro è il regno dei cieli; e inoltre: Chi non avrà accolto il regno dei cieli come un fanciullo non vi entrerà . In molte pagine il Signore pone sotto accusa la superbia del nostro uomo vecchio ricorrendo all'esempio caratteristico dei fanciulli, volendo con tale raffronto instaurare in noi una nuova vita basata sull'umiltà. Pertanto, o carissimi, quando udite cantare le parole del salmo: Lodate, o fanciulli, il Signore, non dovete pensare che l'invito non sia rivolto a voi che siete usciti dalla puerizia, trovandovi nel bel fiore della giovinezza o nella veneranda canizie della vecchiaia. Anzi, è rivolgendosi a tutti voi che l'Apostolo dice: Non vogliate essere piccoli per la [immaturità della] mente ma per la malizia; quanto allo spirito siate invece [uomini] perfetti. E qual è questa malizia se non la superbia? Per la superbia l'uomo diventa presuntuoso e, gonfiandosi vanamente della propria eccellenza, non riesce a camminare per la strada stretta né a entrare per la porta piccola . Il fanciullo invece si caccia con molta facilità anche nei luoghi stretti, e proprio per questo nessuno potrà entrare nel regno dei cieli se non diventerà come un fanciullo. Riguardo poi alla superbia, potrà esserci malizia più grave di chi ricusa d'aver come superiore lo stesso Dio? Sta infatti scritto: Principio della superbia dell'uomo è apostatare da Dio . La superbia fa drizzare la cresta vanamente orgogliosa contro i comandamenti di Dio e resiste al giogo soave del Signore; ma voi non stancatevi d'abbatterla, di spezzarla, di stritolarla e consumarla e, [divenuti] fanciulli, lodate il Signore, lodate il nome del Signore. Atterrata infatti e rimossa la superbia, perfetta sarà la lode che si leverà dalla bocca dei bambini e dei lattanti. Schiacciata e annientata la superbia, chi si gloria si glorierà nel Signore . Son lodi, queste, che non sa cantare chi si crede grande, chi conoscendo Dio non lo glorifica né ringrazia come [si deve] a Dio. Questi tali lodano se stessi, non Dio: e questo perché non sono fanciulli. Essi pretendono che venga elogiato ovunque il loro nome e non lodano il nome del Signore. Son divenuti vani nei loro progetti, e il loro cuore, istupidito, è immerso nelle tenebre. Dicendo d'essere sapienti son divenuti stolti : stolti perché hanno voluto che la fama del loro nome si diffondesse smisuratamente in lungo e in largo, sperando in pari tempo di poter passare per la via stretta. Solo a Dio, al Signore si addice essere glorificato sempre e dovunque. Sia benedetto il nome del Signore da ora e nei secoli; e in ogni luogo si ripeta: Dall'oriente all'occidente lodate il nome del Signore.

2 Sia benedetto il nome del Signore da ora e in eterno,

3 Dal sorgere del sole fino al tramonto è da

lodare il nome del Signore.

4 Eccelso su tutte le genti il

Signore, sopra i cieli la sua gloria.

Alto al di sopra di tutte le genti è il Signore. Le genti fan parte dell'umanità, e quindi cosa c'è di straordinario che al di sopra dell'uomo si levi sublime il Signore? Ci sono certuni che adorano esseri superiori a sé: son coloro che servono le creature abbandonando il Creatore, e certamente costoro vedono con gli occhi splendere alti in cielo il sole, la luna e le stelle. Quanto però al Signore, egli è alto al di sopra di tutte le genti, non solo, ma la sua gloria è al di sopra dei cieli. I cieli lo mirano alto al di sopra di loro, mentre gli umili lo hanno accanto a sé: quegli umili che, trovandosi col corpo al di sotto del cielo, tuttavia rifuggono dall'adorare il cielo scambiandolo con Dio.

5 Chi come il Signore nostro

Dio che abita nelle altezze

6 e guarda su ciò che è piccolo nel cielo e sulla terra?

“Chi è pari al Signore nostro Dio, il quale abita su in alto e volge lo sguardo alle cose umili? Qualcuno potrebbe supporre che Dio dimori lassù nell'alto dei cieli e da lassù guardi alle cose umili che sono sulla terra; ma [è detto]: Egli volge lo sguardo alle cose umili del cielo e della terra. In quali altitudini sarà quindi la sua dimora, dalla quale volge lo sguardo alle cose umili del cielo e della terra? Non saranno per caso le stesse alture in cui egli dimora, quelle cose umili a cui volge lo sguardo? Dio infatti, se esalta gli umili, lo fa senza che per questo diventino superbi. Egli abita negli umili da lui stesso esaltati, rendendoli suo cielo, cioè suo trono; tuttavia, vedendoli non orgogliosi ma sempre sottomessi a lui, son loro le alture in cui abita, cioè lo stesso cielo in cui egli trova le cose umili a cui guardare. In tal senso si esprime lo Spirito per bocca di Isaia: Queste cose dice l'Altissimo che abita in alto e il cui nome è eterno, il Signore altissimo che trova la sua requie nei santi. Chiarifica il senso delle parole: Colui che abita in alto, ripetendole con una espressione più completa. Dice: Egli trova la sua requie nei santi. E chi sono questi santi se non gli umili, e cioè quei fanciulli che lodano il Signore? Sicché può aggiungere: Egli infonde coraggio ai pusillanimi e dà la vita a coloro che sono umili di cuore. I santi in cui trova la sua requie sono i pusillanimi a cui Dio infonde coraggio. Infondendo coraggio li solleva a grandi altezze, sicché, divenuti alti, Dio vi abita e vi trova la sua dimora pacifica. Ma poiché queste alture, in cui Dio abita, sono i pusillanimi ai quali infonde coraggio, per questo resta vero che Dio guarda alle cose umili. Dice: Egli guarda le cose umili [esistenti] in cielo e sulla terra… Sarà difficoltoso provare che il nome di umile venga esteso anche a chi non ha ancora religiosamente piegato il collo al giogo soave del Signore. Questo perché la parola di Dio, per tutta la durata del salmo ci invita ad identificare in questo passo gli umili con i santi… Ecco le cose umili che Dio vede nel cielo. Sono gli spirituali: persone che giudicano ogni cosa ma rimangono umili, per non essere prostrati a terra e incorrere nel giudizio. E di se stesso in particolare cosa afferma l'Apostolo? Non forse lo stesso di quanto ora ricordato? Dice: Io non merito il nome di apostolo, perché ho perseguitato la Chiesa di Dio ; ma ottenni misericordia perché agii per ignoranza nella mia incredulità.

7 Che fa sorgere dalla terra il misero

e dal letame innalza il povero,

8 per collocarlo con i principi,

con i principi del suo popolo;

“Abbiamo esposto i versetti del salmo in cui lo Spirito si pone l'interrogativo: Chi è pari al Signore Dio nostro, il quale abita in alto e volge lo sguardo alle cose umili del cielo e della terra? Successivamente, al fine d'inculcarci il motivo per cui gli umili del cielo, pur essendo spiritualmente grandi e degni del trono riservato ai giudici, vengono designati con tale vocabolo, soggiunge: Egli solleva da terra l'indigente, alza il povero da sopra il letame, e lo colloca fra i principi, fra i principi del suo popolo. Non sdegni quindi, chi è altolocato, di umiliarsi abbassando la testa sotto il braccio del Signore. È vero infatti che l'amministratore fedele delle finanze divine è posto in alto tra i principi del popolo di Dio e che alla fine si assiderà su uno dei dodici troni per giudicare gli stessi angeli; tuttavia egli è sempre un misero che viene sollevato da terra, un povero innalzato da sopra un letamaio. O che non sia stato davvero innalzato da sopra il letame colui che era asservito ai molteplici desideri e piaceri della carne? Ma chi scriveva queste parole facilmente non era più né misero né povero. Perché allora geme come chi è ancora oppresso, se non perché desidera rivestirsi dell'abitazione celeste? Non sarà forse perché non si inorgoglisca che viene ancora schiaffeggiato e abbandonato all'angelo di satana, al pungiglione della sua carne ? Egli si trova in alto perché il Signore gli abita in cuore e perché ha lo Spirito che scruta ogni cosa, anche le profondità di Dio ; quindi è in cielo. Tuttavia anche nel cielo il Signore guarda alle cose umili.

9 che fa abitare la sterile

in casa,  madre che gioisce dei figli.

Son parole, queste, che la Chiesa pronunzia in quella porzione di sé che la farebbe apparire come sterile, in quella moltitudine di persone che non abbandonano tutti i propri averi per mettersi al seguito del Signore e un giorno assidersi sui dodici troni. Eppure in quella moltitudine quanti non saranno coloro che, essendosi procurati degli amici con l'iniquo mammona, staranno alla destra per aver compiuto opere di misericordia? Il Signore dunque non solo innalza da sopra il letame colui che collocherà fra i principi del suo popolo, ma fa abitare nella [sua] casa colei che era sterile, rendendola madre felice di [molti] figli. Colui che abita in alto guarda nello stesso tempo alle cose umili del cielo e della terra: guarda cioè con benevolenza alla discendenza di Abramo che pone su troni eccelsi (e questo si riferisce alla santità più elevata, simboleggiata dalle stelle del cielo), mentre un'altra parte separa dai marosi che infuriano sinistramente e dalla salsedine amara degli empi: e questo si riferisce alla schiera innumerevole dei misericordiosi, simboleggiata dalla sabbia sparsa in riva al mare.

Dai Padri

Eusebio: nel salmo precedente il profeta ha chiamato beati tutti quelli che temono il Signore: Beati per il fatto stesso che temono il Signore. Ha descritto il modo in cui devono vivere e con quale ricompensa saranno coronati. In questo salmo li chiama fanciulli, bambini perché sono appena nati e perché non sono più servi ma figli; tuttavia Aquila e Simmaco traducono “servi”. Come a fanciulli che non sanno ancora nulla, lo spirito profetico, facendosi per noi pedagogo, ci ispira le parole per lodare Dio: sia benedetto il nome del Signore! Rimanga sempre con noi il nome del Signore e non ci abbandoni  ma si riposi nella nostra vita (versetto 1 – 2).

Dal sorgere del sole fino al tramonto… Questo si è realizzato con l’avvento del Signore nostro Gesù Cristo, perché prima Dio non era conosciuto che in Giudea, il suo nome non era magnificato che in Israele (Salmo 75,1). Le genti votate all’idolatria, non conoscevano neppure il suo nome. Ma quando il Signore ha inviato i suoi discepoli fra tutte le genti, allora questo inno, tramandato ai gentili, è stato cantato nel mondo intero (versetti 30 – 4). Sebbene il Signore sia salito in cielo, il popolo deve sapere che il suo sguardo riempie e rallegra tutta la terra. Dire il cielo e la terra è dire ben poco quando si tratta di Dio, ma è un modo di suggerire poco a poco l’onnipresenza del Signore. E dopo aver celebrato la sua grandezza dirà che Dio  muta, secondo il suo beneplacito, qualunque situazione (versetti 5 – 6). Non solo Dio arricchisce il povero, ma gli fa prendere posto tra i principi del suo popolo e lo fa pure regnare. Questo si può dire del popolo dei gentili, seguendo Isaia 25,3…: Tu riparo per gli sfiduciati a causa della loro indigenza, li libererai da uomini malvagi, tu riparo per gli assetati e respiro per uomini che subiscono ingiustizia. Per questo ti benedirà il popolo povero, e città di uomini che subiscono ingiustizia ti benediranno. Questo popolo povero e indigente è l’umanità pagana: il Signore infatti ha risollevato questo popolo indigente che giaceva nei propri vizi e l’ha fatto sedere con i principi di Israele, che è il suo popolo. Questi principi del popolo giudeo sono gli apostoli e i patriarchi: tutti quelli dei gentili che avranno creduto abiteranno con loro. È il Signore stesso che lo ha detto… Siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli (Matteo 8,11). Questa parola è universale. E se la si vuole intendere in senso analogico si troverà che la profezia si è realizzata con l’avvento del Cristo. Perché, cosa è più indigente della nostra natura? Ma egli l’ha risollevata, l’ha portata fino al cielo e ivi l’ha fatto sedere. Anna l’aveva profetizzato: il Signore solleva dalla polvere il misero, innalza il povero dalle immondizie, per farli sedere insieme con i capi del popolo e assegnar loro un seggio di gloria (1 Samuele 2,8). L’umanità pagana, ridotta in schiavitù sotto il peccato, egli l’ha fatta partecipe dei beni promessi ad Israele; la natura umana, caduta nell’abisso infernale, egli l’ha presa, ricondotta, fatta sedere più in alto di tutti i principati, potenze e dominazioni, più in alto di ogni nome pronunciato in questo e nel mondo futuro (v.7 – 9).

1 Origene: il popolo nuovo è invitato a cantare il suo Salvatore. Lo spirito profetico, come un maestro di scuola, insegna a fanciulli ignoranti quali noi siamo come si debba lodare Dio.

Crisostomo: la lode è una grande cosa. Anzitutto suppone che si cominci col purificare la propria vita, perché la sua lode non si addice alla bocca del peccatore (Siracide 15,9), poi che si lodi Dio con le opere: gli uomini vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli (Matteo 5,16). Non per nulla il salmista invita gli angeli a lodare Dio per primi: lodate il Signore dai cieli (Salmo 148,1). Bisognerebbe essere angeli per lodare bene Dio. Prima della nostra bocca, la nostra vita faccia sentire la lode di Dio! È necessario anche cantare tutti d’accordo in sinfonia. La lode di Dio presuppone la carità fraterna.

Atanasio: questo salmo esprime la vocazione dei gentili e insegna al popolo nuovo che essa deve cantare instancabilmente la lode del suo Salvatore.

Teodoreto: lodate il suo nome, anche se ignorate la sua natura.

2 Crisostomo: sia benedetto il nome del Signore! Lo è per natura, ben prima che gli uomini se ne occupino. Ma il Cristo stesso ci ha detto di pregare così: sia santificato il tuo nome (Matteo 6,9), cioè: sia glorificato anche per mezzo della nostra vita.

Girolamo: da ora: da quando gli uomini hanno cominciato.

3 Origene: quando il Signore inviò i suoi discepoli fra tutte le genti, si adempiono queste parole: dal sorgere del sole fino al tramonto… Dopo l’incarnazione, una scienza divina è stata concessa alle genti, e tutta la terra è stata riempita della conoscenza.

Crisostomo: la città nuova che comprende il mondo intero.

Atanasio: sebbene il Signore sia salito alla destra del Padre, la terra è piena di lui e gioisce sempre della sua vita.

Teodoreto: a partire dall’ incarnazione tutta la terra è stata riempita della conoscenza di Dio.

6 Origene: egli è presente ovunque e si occupa delle più piccole cose. Davanti a Dio tutto è umile, sulla terra come in cielo, ma nella sua provvidenza egli guarda tutti questi umili esseri.

Atanasio: ama gli umili ed anche i peccatori. Senza lasciare il cielo, ha visitato la terra.

7 Origene: Dio solo risolleva l’anima dalla malizia alla virtù; risolleva lo spirito dalla ignoranza alla conoscenza.

Crisostomo: nel Cristo, fa sedere la nostra natura umana sul trono del Padre e cielo.

Girolamo: il Padre ha risuscitato il Cristo, che per noi si è fatto povero e indigente… Il Cristo regna sui principi, cioè sugli angeli. Le sue membra regnano con lui.

9 Origene: risulta o sterile che non hai partorito! La sterile è la Chiesa.

Atanasio: La sterile la moltitudine dei gentili. Essa è divenuta casa spirituale da quando il Signore abita in essa. È anche la madre felice di innumerevoli figli perché i suoi figli hanno ottenuto, mediante la fede, la salvezza nel Cristo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salmo 113

( alleluia )

1 Nell’esodo di Israele dall’Egitto,

della casa di Giacobbe da un popolo barbaro,

2 la Giudea divenne il suo

santuario, Israele il suo dominio.

3 Il mare vide e fuggì, il Giordano si volse indietro.

4 I monti saltellarono come arieti,

i colli come agnelli di pecore.

5 Che hai tu, o mare, che sei

fuggito, e tu Giordano, poiché ti sei volto indietro?

6 E voi monti, che avete saltellato come arieti,

e voi colli come agnelli di pecore?

7 Davanti al volto del Signore è stata scossa la terra,

davanti al volto del Dio di Giacobbe

8 che ha mutato la roccia in laghi e

la rupe in fonti di acque.

9 Non a noi, Signore, non a noi

ma al tuo nome da’ gloria,

10 per la tua misericordia e la tua

verità, perché non dicano le genti: Dov’è il loro Dio?

11 Ma il nostro Dio è nel cielo,

tutto ciò che ha voluto, l’ha fatto

12 Gli idoli delle genti, argento ed,

oro, opere delle mani degli uomini.

13 Hanno bocca e non parleranno,

hanno occhi e non vedranno

14 hanno orecchi e non udranno,

hanno narici e non odoreranno,

15 hanno mani e non palperanno,

hanno piedi e non cammineranno

non avranno voce nella loro gola.

16 Simili ad essi diventino quelli che

li fanno e tutti quelli che confidano in essi.

17 La casa di Israele ha

sperato nel Signore, è loro aiuto e loro protettore.

18 La casa di Aronne ha sperato nel

Signore, è loro aiuto e loro protettore.

19 Quelli che temono il

Signore hanno sperato nel Signore:

è loro aiuto e loro protettore.

20 Il Signore si è ricordato di noi e ci ha benedetti:

ha benedetto  la casa di Israele,

ha benedetto la casa di Aronne,

21 ha benedetto tutti quelli che

temono il Signore, i piccoli insieme con i grandi.

22 Aggiunga a voi il Signore, e ai vostri figli.

23 Benedetti voi dal Signore che

ha fatto il cielo e la terra.

24 Il cielo del cielo è del Signore,

ma la terra l’ha data ai figli degli uomini.

25 Non i morti ti loderanno, Signore,

né tutti quelli che scendono nell’inferno,

26 ma noi che viviamo

benediciamo il Signore, da ora e in eterno.

 

Da Sacy

 

( alleluia )

1 Nell’esodo di Israele dall’Egitto,

della casa di Giacobbe da un popolo barbaro,

2 la Giudea divenne il suo

santuario, Israele il suo dominio.

Cosa richiede il Signore ai Giudei riscattati dalla schiavitù di faraone? Li obbliga soltanto ad amarlo e ad adorarlo; li santifica separandoli da tutte le altre nazioni per consacrarli al suo servizio e vuole essere loro re e loro Dio e governarli come il suo impero.

3 Il mare vide e fuggì, il Giordano si volse indietro.

4 I monti saltellarono come arieti,

i colli come agnelli di pecore.

Questi sono i grandi miracoli per cui il popolo giudeo diventò un popolo santificato e consacrato al Signore. Il profeta servendosi di una figura poetica ci rappresenta il Mare Rosso come se fosse stato capace di concepire chi era il liberatore degli Israeliti: vide il popolo santificato e consacrato dalla presenza del Signore e subito si volse in fuga, ritirandosi per aprirgli un libero passaggio. Il Giordano allo stesso modo si fermò e risalendo le sue acque verso la loro sorgente ritornò indietro per lasciare libero il passaggio ad Israele. I monti e i colli saltellarono, cioè furono fortemente agitati e tremarono per la presenza dello stesso Signore.

5 Che hai tu, o mare, che sei

fuggito, e tu Giordano, poiché ti sei volto indietro?

6 E voi monti, che avete saltellato come arieti,

e voi colli come agnelli di pecore?

7 Davanti al volto del Signore è stata scossa la terra,

davanti al volto del Dio di Giacobbe

8 che ha mutato la roccia in laghi e

la rupe in fonti di acque.

Il profeta si rivolge al mar Rosso e al Giordano, ai monti e ai colli per chiedere a loro come se avessero senso e ragione quale poteva essere la causa di tanti effetti straordinari. E rispondendo subito egli stesso in loro vece aggiunge che la presenza del Signore ha prodotto così grande portenti. Quale dunque sarà, esclama San Giovanni Crisostomo, la scusa, quale sarà la speranza di perdono che potranno avere le anime più dure e più insensibili dei macigni, le quali resistono all’ordine di Dio, allorché le rupi si fendono e si liquefanno per obbedire alla sua volontà?

9 Non a noi, Signore, non a noi

ma al tuo nome da’ gloria,

10 per la tua misericordia e la tua

verità, perché non dicano le genti: Dov’è il loro Dio?

Questo omaggio rende il profeta a Dio e obbliga tutto il popolo a  fare la stessa cosa. Egli riconosce sinceramente e costringe tutti gli Israeliti a riconoscere con lui che essi non pretendevano alcuna gloria da tutti i prodigi che il Signore aveva operato, ma che ogni gloria era dovuta al suo nome onnipotente. D’altra parte non indicavano che essi ne fossero meritevoli, ma erano solamente altrettante prove della sua infinita misericordia e della ineffabile verità delle sue promesse, per arrestare l’insolenza delle nazioni infedeli.

11 Ma il nostro Dio è nel cielo,

tutto ciò che ha voluto, l’ha fatto

12 Gli idoli delle genti, argento ed,

oro, opere delle mani degli uomini.

13 Hanno bocca e non parleranno,

hanno occhi e non vedranno

14 hanno orecchi e non udranno,

hanno narici e non odoreranno,

15 hanno mani e non palperanno,

hanno piedi e non cammineranno

non avranno voce nella loro gola.

16 Simili ad essi diventino quelli che

li fanno e tutti quelli che confidano in essi.

Le nazioni infedeli non domandino, ove è il nostro Dio, non vedendolo, poiché il suo trono è in cielo: egli è superiore a tutte le creature: è l’Onnipotente, la sua volontà compie infallibilmente quanto ha deciso. Gli idoli delle nazioni all’opposto sono figure inanimate d’oro e d’argento. Questi idoli sono le opere della mano degli uomini e per conseguenza impotenti ed inutili ad ogni cosa. Avendo una bocca, occhi, orecchi, narici, mani, piedi e gola, essi non parlano, non vedono non odono, non sentono, non toccano, non camminano e non formano alcuna voce perché sono una materia inanimata a cui l’uomo non ha potuto ispirare un soffio di vita. Siano dunque simili agli idoli coloro che li fanno e che in loro confidano; cioè diventino simili ad essi per la stupidità che manifestano  allorché si fabbricano dèi ciechi, sordi, muti e inanimati. Invece di adorare il loro Creatore adorano le opere delle loro mani. Tali sono anche oggi molti cristiani idolatri delle ricchezze, dei piaceri del mondo e di loro medesimi, che illuminati al massimo per ciò che può soddisfare le diverse passioni, sembrano poi essere privi di lume e di movimento per tutte le cose della religione e della salvezza.

17 La casa di Israele ha

sperato nel Signore, è loro aiuto e loro protettore.

18 La casa di Aronne ha sperato nel

Signore, è loro aiuto e loro protettore.

19 Quelli che temono il

Signore hanno sperato nel Signore:

è loro aiuto e loro protettore.

Il profeta accenna qui per la casa di Israele al popolo giudeo, a tutta la stirpe sacerdotale per la casa di Aronne e a tutti i fedeli, di qualunque paese fossero. Tutto il popolo di Israele, tutti i sacerdoti della stirpe di Aronne e tutti quelli che conoscono e temono il Signore sperano in lui, poiché hanno provato quanto sia vana la fiducia che si ripone nelle creature. Essi continuano a sperare in lui perché egli è il loro sostegno e il loro difensore.

20 Il Signore si è ricordato di noi e ci ha benedetti:

ha benedetto  la casa di Israele,

ha benedetto la casa di Aronne,

21 ha benedetto tutti quelli che

temono il Signore, i piccoli insieme con i grandi.

22 Aggiunga a voi il Signore, e ai vostri figli.

Benché la memoria e la benedizione del Signore di cui qui si parla si intenda letteralmente della felicità in cui aveva stabilito il suo popolo dopo tanti mali sofferti dal medesimo in castigo dei suoi delitti si può anche spiegarla dell’altra memoria di Dio infinitamente più salutare. Dopo una dimenticanza di quattromila anni pensò finalmente di mandare sulla terra l’unigenito suo Figlio perché fosse la benedizione della casa di Israele e di Aronne che furono i primi a ricevere la grazia del Vangelo e di tutti quelli che avrebbero avuto il timore del Signore senza distinzione di Giudei o di Gentili di grandi o di piccoli.

23 Benedetti voi dal Signore che

ha fatto il cielo e la terra.

San Giovanni Crisostomo afferma che il profeta, desiderando per il suo popolo la benedizione del Signore, aggiunge che egli ha creato il cielo e la  terra, per far meglio comprendere la virtù di una benedizione così onnipotente. Queste parole di Davide non sono diverse dal dire al popolo: la parola del Signore ebbe la forza di creare il cielo e con una parola così efficace egli vi deve benedire. Egli parlò e sia il cielo che la terra furono create, ma ha creato un cielo nuovo e una nuova terra mediante il suo Verbo la cui incarnazione ha prodotto il rinnovamento del mondo.

24 Il cielo del cielo è del Signore,

ma la terra l’ha data ai figli degli uomini.

25 Non i morti ti loderanno, Signore,

né tutti quelli che scendono nell’inferno,

26 ma noi che viviamo

benediciamo il Signore, da ora e in eterno.

Non vuol dire il salmista, dice San Giovanni Crisostomo, che Dio abbia voluto riservare a sé solo tutto il cielo ed escluderne gli uomini, destinando loro la terra, poiché nel creare l’uomo sulla terra lo destinò fin da allora per il cielo. Il profeta ha voluto con ciò significare agli uomini l’infinita esaltazione del Signore sopra di loro, relativamente alla quasi infinita distanza che si trova fra la parte più alta del cielo e la terra che è l’abitazione degli uomini nel corso della loro vita. Ora dal momento che il dovere degli uomini finché vivono è di lodare il Signore tanto superiore a tutte le sue creature, così a lui si indirizza per supplicarlo a non permettere che essi vengano meno a un tale dovere, mentre stanno quaggiù in terra; poiché i morti né tutti quelli che scendono tra i defunti , ovvero nell’inferno, non possono dargli le dovute lodi. I vivi, come era Davide, che al par di lui hanno consacrato la loro vita all’adorazione del vero Dio e all’esercizio della pietà lo benedicono fin d’ora con l’esempio della loro virtù e lo benediranno eternamente nell’altra vita, dove la profonda riconoscenza di tante grazie ricevute farà loro offrire a Dio per tutti i secoli un perenne sacrificio di benedizioni e di lodi.

Da Agostino

( alleluia )

1 Nell’esodo di Israele dall’Egitto,

della casa di Giacobbe da un popolo barbaro,

2 la Giudea divenne il suo

santuario, Israele il suo dominio.

3 Il mare vide e fuggì, il Giordano si volse indietro.

4 I monti saltellarono come arieti,

i colli come agnelli di pecore.

5 Che hai tu, o mare, che sei

fuggito, e tu Giordano, poiché ti sei volto indietro?

6 E voi monti, che avete saltellato come arieti,

e voi colli come agnelli di pecore?

Abbiamo letto sicuramente, carissimi fratelli, il racconto dell'Esodo e lo ricordiamo come cosa ben nota. Il popolo d'Israele, liberato dall'iniqua oppressione egiziana, passò a piedi asciutti tra le onde del mare divise a metà . E quando stavano per entrare nella terra promessa  attraverso il Giordano, questo fiume al tocco dei piedi dei sacerdoti che portavano l'arca del Signore si arrestò bloccando a monte il corso delle acque, mentre dalla parte inferiore, defluendo verso il mare, le acque seguitarono a scorrere normalmente. I sacerdoti poggiavano così il piede sull'asciutto e questo finché il popolo al completo non ebbe guadagnato l'altra sponda. Son cose note. Tuttavia per quanto riguarda il presente salmo, al quale abbiamo risposto acclamando e cantando Alleluia, non dobbiamo pensare che lo Spirito Santo abbia inteso solamente rammentarci quelle gesta del passato, senza che ve ne scorgiamo altre simili da realizzarsi in futuro. Infatti tutte quelle cose - dice l'Apostolo - accadevano loro con valore di simbolo: erano però scritte a nostro ammaestramento, di quanti cioè viviamo al compiersi dei tempi. Orbene, nel salmo abbiamo udito le parole: Uscendo Israele dall'Egitto, la casa di Giacobbe da un popolo barbaro, la Giudea divenne cosa a lui sacra, Israele divenne suo dominio. Il mare vide e fuggì; il Giordano si volse indietro. Non crediate si tratti unicamente d'un racconto di fatti avvenuti; è al contrario una predizione di quanto sarebbe dovuto accadere. Difatti al momento stesso in cui tali miracoli accadevano agli occhi di quel popolo antico, si trattava, sì, di eventi attuali ma essi non erano privi di significato per l'avvenire. In vista di ciò il profeta autore del salmo si premura di mostrarci che quanto egli afferma a parole s'identifica con quanto storicamente s'era compiuto nei fatti, in quanto eventi e parole risalivano ad un'unica ed identica origine, lo Spirito Santo. Per l'intervento dello Spirito, infatti, quel che era destinato a manifestarsi completamente alla fine dei secoli fu in antecedenza annunziato con figure risultanti di fatti e di parole. Non che egli ripeta a parole il racconto delle cose accadute ma, come sappiamo e abbiamo letto, con espressioni parzialmente diverse: in modo che non si pensi ad un semplice resoconto di eventi passati ma piuttosto (come sono in realtà) predizione di eventi futuri. Osserviamo quanto si dice del Giordano. [Nei libri storici] non leggiamo che si volse indietro, ma piuttosto che al passaggio di quel popolo si arrestò a monte, cioè da quella parte da cui provenivano le acque. E quanto ai monti e ai colli non leggiamo che abbiano saltato di gioia; e altri particolari che il salmista non solo aggiunge ma anzi ripete. Dice: Il mare vide e fuggì; il Giordano si volse indietro. E soggiunge: I monti tripudiarono come arieti e i colli come agnelli. Quindi, ripetendo le stesse cose, li apostrofa in questo modo: Per qual motivo, o mare, fuggisti? e tu, o Giordano, perché ti rivolgesti indietro? Perché, o monti, saltellaste come arieti, e voi, o colline, come agnelli? … Il nome " Egitto " significa afflizione, o persona affliggente o opprimente, e spesso rappresenta il mondo attuale: quel mondo da cui dobbiamo spiritualmente separarci per non essere persone sottoposte allo stesso giogo degli infedeli  … Eccovi una testimonianza certa e chiara, basata non su induzioni umane ma su un insegnamento autentico e apostolico, che è poi insegnamento stesso di Dio e del Signore. Negli Apostoli infatti parlava Dio. Erano nuvole carnali, ma da esse Dio faceva udire il tuono della sua voce. In forza di un attestato così autorevole e manifesto siamo sicuri che tutte le vicende che accadevano all'antico popolo contenevano un valore simbolico e si sono realizzate adesso nella nostra salvezza. Le cose che allora venivano prefigurate e predette ora le leggiamo già avvenute e le abbiamo sott'occhio nel loro quotidiano realizzarsi…Noi pertanto riteniamo che le vicende antiche erano delle figure per noi; e questa convinzione ci proviene dall'autorità non solo degli Apostoli ma anche dei profeti. Infatti i profeti non omisero di chiarire il loro messaggio, sicché, vedendo [la realizzazione] delle figure e assaporandone la gioia, certi e sicuri, dal tesoro di Dio sappiamo cavar fuori ricchezze nuove e antiche, tutte e due in pieno accordo fra loro. Michea, ad esempio, cantò i fatti di cui vi ho parlato, molto tempo dopo l'esodo di quel popolo dall'Egitto e molto prima dell'era cristiana; eppure egli attesta in maniera inequivocabile che la sua predizione riguarda eventi futuri. Dice: Io mostrerò loro dei portenti come nel giorno della loro partenza dall'Egitto. Le genti vedranno e resteranno confuse. Lo stesso concetto è espresso nel salmo con le parole: Il mare vide e fuggì. Difatti, se con voci verbali del passato come vide e fuggì velatamente si predicono eventi futuri, chi potrà mai pensare che con termini quali vedranno e resteranno confusi (evidentemente di tempo futuro) si indichino avvenimenti passati? Un po' più oltre precisa, con parole più chiare della luce, quali fossero i nemici che ci inseguivano nella fuga smaniosi di ucciderci. Erano i nostri peccati, che nel battesimo furono sommersi e annientati come gli egiziani travolti dal mare. Dice: Poiché è benevolo e misericordioso, egli si rivolgerà ed avrà pietà di noi; affogherà nell'acqua le nostre iniquità e getterà nel profondo del mare tutti i nostri peccati… Interrogate e chiedete: Per qual motivo, o mare, fuggisti? e tu, o Giordano, perché ti rivolgesti indietro? Perché, o monti, saltellaste nel santo Vangelo. E i colli come agnelli. Sono coloro ai quali vien detto: Io vi ho generati in Cristo mediante il Vangelo; e ancora: Vi scrivo queste cose non per farvi arrossire ma per ammonirvi come figli carissimi. Di costoro è anche detto: Recate al Signore i figli degli arieti. Allargate lo sguardo a tutte le regioni della terra, voi che siete in grado di contemplare tali meraviglie e saprete goderne e cantarne gloria al Signore vostro Dio. Osservate come tutte queste cose, avvenute simbolicamente e profetizzate tanti secoli prima, si stanno adempiendo ora in mezzo a tutte le genti.

7 Davanti al volto del Signore è stata scossa la terra,

davanti al volto del Dio di Giacobbe

“Che vuol dire: Dinnanzi alla faccia del Signore, se non: Alla presenza di colui che annunziò: Ecco, io sarò con voi sino alla fine del mondo? La terra fu scossa, ma siccome prima era rimasta pigra in senso deteriore, così quando fu scossa lo fu per essere più saldamente consolidata alla presenza del Signore.

8 che ha mutato la roccia in laghi e

la rupe in fonti di acque.

Egli cambia la roccia in stagni d'acqua e la rupe in sorgenti d'acqua. Egli addolcì se stesso, e stemperò quella specie di durezza in lui insita, al fine di irrigare i suoi fedeli. Accadde così che in loro scaturì una fontana d'acqua zampillante per la vita eterna, mentre prima, quando non lo si conosceva, egli sembrava dura roccia. Tanto è vero che ne rimasero turbati quei tali che gli dissero: Codesto discorso è duro e chi potrà accettarlo? Né attesero che egli, aperte le Scritture, ne riversasse su di loro i flutti e li inondasse. La sua petrosità, o durezza di pietra, fu cambiata in stagni di acqua e la sua natura rupestre in sorgenti d'acqua il giorno della risurrezione, quando, cominciando da Mosè, giù, giù attraverso tutti i Profeti, mostrò ai discepoli che il Cristo doveva patire proprio così come aveva patito , e quando più tardi inviò loro lo Spirito Santo, a proposito del quale aveva detto: Se uno ha sete, venga a me e beva .

9 Non a noi, Signore, non a noi

ma al tuo nome da’ gloria,

Non a noi, o Signore, non a noi ma al tuo nome dà gloria. Difatti la grazia dell'acqua che scaturisce da quella pietra che è Cristo  non ci fu data per delle opere che l'avessero preceduta ma per la misericordia di colui che giustifica l'empio . Cristo infatti morì per degli empi , affinché l'uomo non cerchi in alcun modo la sua propria gloria ma solo la gloria del nome di Dio.

10 per la tua misericordia e la tua

verità, perché non dicano le genti: Dov’è il loro Dio?

“Dice: Per la tua misericordia e la tua verità. Notate come questi due attributi divini, misericordia e verità, si trovino spesso abbinati nelle sacre Scritture. Fu infatti per la sua misericordia che egli chiamò gli empi, mentre è nella verità che saranno giudicati coloro che avranno ricusato di venire. Che mai abbiano a dire le genti: Dov'è il loro Dio? Alla fine si manifesteranno la misericordia e la verità di Dio, quando nel cielo apparirà il segno dei Figlio dell'uomo e tutte le tribù della terra piangeranno. Allora però non si chiederanno dove sia il loro Dio, poiché non sarà più il tempo in cui egli viene predicato perché gli si creda ma sarà l'ora in cui apparirà nel suo aspetto terribile.

11 Ma il nostro Dio è nel cielo,

tutto ciò che ha voluto, l’ha fatto

“Il nostro Dio è in alto nel cielo. Non nel cielo dove il pagano contempla il sole e la luna, opere di Dio che egli venera, ma in alto nel cielo, cioè al di sopra di tutti i corpi terrestri e celesti. Difatti il nostro Dio non risiede nel cielo quasi che, tolto da sotto i suoi piedi questo cielo, egli possa restare senza trono e precipitare. Egli ha fatto nel cielo e sulla terra tutte le opere che ha voluto. Non ha bisogno, per reggersi, di alcuna delle sue opere, quasi che poggi su di esse. Egli rimane nella sua eternità e, restando in questa sua eternità, egli eseguì nel cielo e sulla terra le opere che volle. Non potevano quindi sorreggerlo e insieme essere create da lui; anzi mai avrebbero potuto portarlo se non fossero state create. Pertanto le creature dove Dio dimora è lui che le contiene, in quanto sono bisognose di lui, e non viceversa. Cioè, non è Dio che, quasi bisognoso della creatura, venga da lei contenuto. In altra direzione, le parole: Egli ha fatto nel cielo e sulla terra tutte le opere che ha voluto, si potrebbero riferire alla grazia che Dio volontariamente distribuisce e fra i notabili e fra gli infimi del suo popolo, ottenendo così che nessuno si glori dei meriti di opere personali. Comunque, sia che tripudino i monti come arieti o che lo facciano i colli a guisa di agnelli, la terra è stata scossa alla presenza del Signore affinché non restasse per sempre fra le sporcizie terrene.

12 Gli idoli delle genti, argento ed,

oro, opere delle mani degli uomini.

13 Hanno bocca e non parleranno,

hanno occhi e non vedranno

A chi è in grado di scrutarli accuratamente, tutti i salmi presentano forse fra di loro una connessione così stretta che il seguente si potrebbe attaccare al precedente. A maggior ragione sia lecito considerare questo salmo (sebbene diviso in due parti, quella di oggi e la precedente) come un unico salmo. Infatti nella parte antecedente si diceva: Non a noi, o Signore, non a noi ma al tuo nome dà gloria. Per la tua misericordia e la tua verità che mai abbiano a dire le genti: Dov'è il loro Dio? Questo perché noi veneriamo un Dio invisibile che sfugge a ogni occhio corporeo e si fa conoscere solo al cuore estremamente puro di pochi privilegiati. Del nostro Dio i pagani potrebbero quindi chiederci veramente: Dov'è il loro Dio?, poiché essi hanno la possibilità di farci vedere le loro divinità. A questo riguardo il salmo ci ha ricordato nella sua prima parte che la presenza del nostro Dio si percepisce attraverso le sue opere, in quanto lui, pur risiedendo in alto nel cielo, ha creato tutto ciò che ha voluto in cielo e stilla terra. E come invitando le genti a mostrare le loro divinità, prosegue ora: I simulacri delle genti sono argento e oro, opera di mani umane. Sembra dire: È vero che noi non possiamo presentare il nostro Dio alla vista dei vostri occhi carnali (il nostro Dio avreste dovuto conoscerlo attraverso le sue opere!), tuttavia non lasciatevi sedurre dalle vostre vanità né gloriatevi perché potete mostrarci a dito le divinità che voi adorate. Sarebbe molto più serio per voi non aver niente da mostrare anziché doverci mostrare delle miserie, valide solo a palesarci l'accecamento del vostro cuore. Cosa infatti ci mostrate se non oro e argento? Hanno, è vero, i pagani anche delle statue di bronzo e di legno e perfino di creta o di varie altre materie consimili; tuttavia allo Spirito Santo è piaciuto menzionare la materia più nobile, poiché quando uno si sarà vergognato di ciò che reputa più prezioso, si ritrarrà ancor più facilmente dal venerare ciò che è più spregevole. Riguardo ai cultori degli idoli è detto in un altro passo della Scrittura: Essi dicono ad un pezzo di legno: Tu sei mio padre; e una pietra: Sei stata tu a generarmi . Che se invece uno non rivolge tali parole al legno né alla pietra ma all'oro e all'argento e per questo motivo si credesse più intelligente, venga a considerare le parole del salmo e vi tenda le orecchie del cuore. Dice: I simulacri delle genti sono argento e oro. Non si menzionano metalli vili e spregevoli; tuttavia per chi ha l'animo non impastato di terra, anche l'oro e l'argento sono terra, anche se una terra più bella e luccicante, più solida e compatta. Non incantarti quindi a guardare le mani dell'uomo né ti venga la voglia di prendere il metallo creato da Dio per farci un dio falso. Colui che tu vorresti venerare come vero dio è falso anche come uomo, al segno che, se uno ritenendolo uomo vero volesse stringere con lui amicizia, lo si prenderebbe per matto. La somiglianza esterna e la disposizione ordinata delle membra, abilmente modellate sul vero, possono tuttavia sedurre il misero cuore dei mortali e trascinarlo ai sentimenti più meschini che esistano sulla terra. Ma tu, o insipienza umana, come fai mostra degli svariati tuoi prodotti, così facci anche vedere l'attività che esplica ciascuna di quelle membra la cui forma ti attrae!

14 hanno orecchi e non udranno,

hanno narici e non odoreranno,

15 hanno mani e non palperanno,

hanno piedi e non cammineranno

non avranno voce nella loro gola.

“Eccotelo! Hanno la bocca e non parlano, hanno gli occhi e non vedono, hanno gli orecchi e non odono, hanno le narici e non odorano, hanno le mani e non palpano, hanno i piedi e non camminano, non emettono suono con la loro gola. Certamente superiore a tali dèi è l'artista che, muovendo le membra e lavorando, riuscì a forgiarli; eppure tu ti vergogneresti di tributare a quell'artista gli onori divini. E anche tu sei superiore a loro, poiché, pur non avendo plasmato tali simulacri, tuttavia sei in grado di compiere molte opere che loro non sono in grado di fare. E superiore ne è anche il bruto, riferendosi al quale il salmista aggiunge: Non emettono suono con la loro gola. Aveva detto già prima che hanno la bocca e non parlano, e poi aveva elencato tutte le membra dalla testa ai piedi. Che bisogno c'era dunque di tornare a descrivere le fauci e il loro gridare? Penso che l'abbia fatto perché quanto ricordato a proposito delle altre membra è comune all'uomo e al bruto. Lo constatiamo tutti. Infatti uomini e bruti vedono e odono, hanno l'olfatto e sono in grado di muoversi; anzi certi animali come le scimmie possono stringere le cose con le mani.

In più parti, quindi, la Parola di Dio si erge a sentinella contro queste aberrazioni, sicché nessuno, quando noi ci burliamo dei simulacri, possa replicarci: Io non venero questa statua visibile ma il nume invisibile che vi abita dentro. Parlando infatti espressamente di questi numi, in un altro salmo la Scrittura così li condanna: Tutte le divinità dei pagani sono demoni; il Signore invece creò i cieli . E l'Apostolo: Non che l'idolo sia un qualcosa; anzi le vittime che immolano i pagani sono offerte al demonio e non a Dio. Io non voglio che voi diventiate partecipi dei demoni .

16 Simili ad essi diventino quelli che

li fanno e tutti quelli che confidano in essi.

Ne segue che effettivamente i risultati sono quelli elencati nel seguito del salmo. Cioè: Divengano simili a loro tutti coloro che li fabbricano e che ripongono in essi la loro fiducia. Abbiano pure costoro gli occhi aperti e capaci di vedere e poi adorino statue che non vedono né vivono. È segno che la loro mente è chiusa, anzi morta.

17 La casa di Israele ha

sperato nel Signore, è loro aiuto e loro protettore.

18 La casa di Aronne ha sperato nel

Signore, è loro aiuto e loro protettore.

19 Quelli che temono il

Signore hanno sperato nel Signore:

è loro aiuto e loro protettore.

La casa d'Israele ha viceversa sperato nel Signore. Difatti la speranza di ciò che si vede non è più speranza; poiché chi già vede una cosa, come la spera? Ma se speriamo quel che non vediamo, allora aspettiamolo con pazienza . Ma affinché la pazienza resti salda sino alla fine, Dio è loro aiuto e loro protettore. Di chi si parla qui? Forse degli spirituali, da cui la gente carnale è istruita con spirito di mansuetudine? Sono infatti gli spirituali a pregare per i carnali; loro, i più dotati, a pregare per i meno dotati. Orbene gli spirituali vedono forse fin d'adesso le realtà promesse, le quali pertanto son per loro delle acquisizioni, mentre per gli inferiori sono semplici speranze? Non è così. Difatti anche la casa di Aronne ha sperato nel Signore. Quindi Dio è aiuto e protettore anche per loro, affinché anche loro tendano costantemente verso la meta che sta loro dinanzi e con perseveranza corrano finché non abbiano conquistato colui che li possiede  e raggiunto quella conoscenza con cui sono conosciuti . Quindi perfetti e imperfetti temano il Signore e sperino in lui, che è il loro aiuto e il loro protettore.

20 Il Signore si è ricordato di noi e ci ha benedetti:

ha benedetto  la casa di Israele,

ha benedetto la casa di Aronne,

Non siamo infatti noi che con i nostri meriti preveniamo la misericordia del Signore, ma il Signore si è ricordato di noi e ci ha benedetti. Ha benedetto la casa d'Israele e la casa di Aronne. Benedicendo le due stirpi, ha benedetto tutti coloro che temono il Signore. Chiedi forse quali siano queste due stirpi? Ti si risponde: I piccoli insieme con i più grandi. Ecco cosa sono la casa d'Israele e la casa di Aronne: quanti in mezzo a quel popolo credettero in Gesù Salvatore, poiché non di tutti loro Dio si compiacque . Ma anche se alcuni di loro non vollero credere, forse che la loro incredulità rese inefficace la fedeltà di Dio? Tutt'altro!  Difatti non tutti coloro che discendono da Israele sono Israele, né tutti coloro che appartengono alla stirpe di Abramo son figli di Abramo , ma, come sta scritto, solo un resto sarà salvato . Identificandosi quindi con quei Giudei che abbracciarono la fede [il Profeta] poté dire: Se il Signore degli eserciti non ci avesse lasciato un seme, saremmo divenuti come Sodoma, saremmo simili a Gomorra . In realtà si trattò proprio di un " seme ", in quanto sparso per ogni dove si moltiplicò su tutta la terra.

21 ha benedetto tutti quelli che

temono il Signore, i piccoli insieme con i grandi.

22 Aggiunga a voi il Signore, e ai vostri figli.

Quei grandi della casa di Aronne dissero: il Signore aggiunga [benedizione a benedizione] sopra di voi: sopra di voi e sopra i vostri figli. E così è accaduto. Si sono infatti aggiunti ai figli d'Abramo altri figli suscitati dalle pietre ; si sono aggiunte altre pecore che non erano di quel gregge, e si è fatto un solo gregge con un solo pastore . È maturata la fede fra tutte le genti ed è cresciuto il numero non solo di sapienti prelati ma anche di popoli docili nell'obbedire. E in tal modo il Signore ha moltiplicato le sue benedizioni non solo sui padri, che in Cristo avrebbero preceduto gli altri che imitandone gli esempi si sarebbero orientati a lui, ma le ha moltiplicate anche sui loro figli, i quali avrebbero calcato le orme fedeli dei padri. Così infatti si esprime l'Apostolo nei confronti di coloro che mediante il Vangelo aveva generati a Cristo: Siate miei imitatori come io lo sono di Cristo . In realtà il Signore ha aggiunto benedizione a benedizione non solo sopra i monti, saltellanti come arieti, ma anche sopra i colli, saltellanti come agnelli.

23 Benedetti voi dal Signore che

ha fatto il cielo e la terra.

24 Il cielo del cielo è del Signore,

ma la terra l’ha data ai figli degli uomini.

Ora il profeta si rivolge ai due gruppi [di amici di Dio], ai grandi e ai piccoli, ai monti e ai colli, agli arieti e agli agnelli, e a tutt'e due dice le parole seguenti: Siate voi benedetti dal Signore, creatore del cielo e della terra. È come se dicesse: Siate benedetti dal Signore voi grandi, che il Signore ha reso come dei cieli, e anche voi piccoli, simili alla terra. Né mi riferisco a questo cielo visibile, cosparso di astri luminosi osservabili a vista. Mi riferisco al cielo del cielo che appartiene al Signore, il quale ha tanto elevato le menti di certi santi che la loro sapienza non proveniva da qualche uomo ma dal loro Dio che personalmente li ammaestrava. In confronto con un tal " cielo " ogni altra realtà raggiungibile con occhio materiale è da chiamarsi " terra ": quella terra che egli ha dato ai figli degli uomini. Una tal " terra " può mirarsi nella sua parte superiore, quella cioè da cui proviene la luce e che noi chiamiamo cielo, ovvero nella parte inferiore, dove la luce si espande e che noi propriamente chiamiamo terra. Tutto questo però, come siamo andati dicendo, in confronto con quel che si chiama " cielo del cielo " nient'altro è se non terra; e questa terra tutta intera Dio ha dato ai figli degli uomini, affinché osservandola sappiano, nei limiti loro consentiti, farsi un'idea del Creatore. Quel Creatore che, per essere il loro cuore ancora povero e misero, non avrebbero in alcun modo potuto vedere, se fosse mancato questo aggancio che facesse da richiamo.

25 Non i morti ti loderanno, Signore,

né tutti quelli che scendono nell’inferno,

26 ma noi che viviamo

benediciamo il Signore, da ora e in eterno.

Cielo e terra, dunque, restino fedeli a Dio loro creatore, e vivano di lui, confessando le sue meraviglie e lodandolo. Se infatti vorranno vivere del proprio, morranno, come sta scritto: Dal morto, come da un essere inesistente, è lungi la confessione . In realtà non ti loderanno, o Signore, i morti né alcuno di quelli che scendono nell'inferno. In un'altra pagina della tua Scrittura c'è lo stesso grido: Il peccatore, giunto al fondo dei suoi mali, disprezza . Noi invece, che viviamo, benediciamo il Signore da ora e per sempre nei secoli.

Dai Padri

Origene: l’esodo dall’Egitto è, in senso anagogico, la liberazione che ci fa passare dal vizio alla virtù, dall’ignoranza alla conoscenza di Dio. Noi abbiamo detto che spiritualmente ciascuno di noi può uscire dall’Egitto in due modi: sia lasciando la vita pagana per arrivare alla conoscenza della legge divina, sia quando l’anima esce dall’abitazione del corpo.

Eusebio: questo inno ricorda i benefici di Dio ad Israele e che i gentili sono stati liberati dalla schiavitù degli idoli.

Girolamo: il profeta mostra che i fatti narrati storicamente debbono essere compresi spiritualmente. Il salmo commemora l’esodo dall’Egitto, ma significa per noi ben più della liberazione dall’Egitto: siamo stati liberati dalle tenebre dei nostri peccati per mezzo del battesimo.

2 Teodoreto: Dio dichiarò che gli ebrei erano suo popolo e pose nella Giudea il suo tempio.

Girolamo: la santificazione di Dio fu da principio in Giudea.

Eusebio: un tempo Israele era la parte di Dio.

Crisostomo: Israele fu governato in modo speciale rispetto al resto del mondo mediante gli inviati di Dio. Per esempio, è su comando di Dio che si partiva in guerra. Per questo Dio ha anche il diritto di lamentarsi: sono forse divenuto un deserto per Israele? (Geremia 2,31).

3 Eusebio: vocazione dei gentili.

Atanasio: il mare: simbolo dell’idolatria.

4 Origene: i monti. In senso spirituale, gli angeli

Atanasio: i monti: i profeti.

Teodoreto: i monti danzano per accogliere Dio.

Origene: tutte queste cose si compiono in te in modo spirituale. Quando sei stato aggregato ai catecumeni, hai attraversato il mare Rosso; quando ti applichi alla legge di Dio, contempli il volto di Mosè; quando giungerai ai misteri del battesimo, avrai attraversato il Giordano, ti volgerai ed esclamerai: che hai, o mare, che sei fuggito e tu, Giordano, che ti sei rivolto indietro? E voi, monti, che avete saltellato come capri, e voi, colli, come agnelli del gregge? La parola divina ti risponderà: davanti al volto del Signore è stata scossa la terra; davanti al volto del Dio di Giacobbe che ha mutato la roccia in laghi e la rupe in fonti di acque.

7 Origene: quando Dio scende verso di lei, ogni creatura trema.

Aquila: la terra partorisce: ha partorito la terra in un giorno solo ed è stata generata una azione in un istante (Isaia 67,8).

Atanasio: nulla di sorprendente in tutti questi fenomeni: è il Creatore che comanda.

Crisostomo: generalmente è il servo che è chiamato con il nome del padrone, ma Dio accetta di essere chiamato dal nome dei suoi servi: Dio di Abramo…

8 Origene: storicamente l’acqua che scorreva dalla roccia verso il deserto; spiritualmente, la roccia che è il Cristo, disseta l’Israele spirituale.

8 Atanasio: Dio ha cambiato i cuori di pietra.

9 Eusebio: lo spirito detta ad Israele respinto la preghiera che deve fare. Noi siamo indegni della tua grazia, ma non ci abbandonare per la tua misericordia.

Atanasio: il popolo della circoncisione riconosce i suoi torti. Noi non siamo degni, ma al tuo nome dà gloria.

10 Crisostomo: dov’è il loro Dio? Risposta: nel cielo! Ma non si vendica subito, altrimenti da tempo il genere umano sarebbe stato annientato.

16 Atanasio interpreta: non è un’imprecazione, ma l’annuncio del risultato.

Cirillo Alessandrino: noi facciamo immagini di santi, facciamo anche immagini di Cristo per eccitare il nostro amore. Non adoriamo un’immagine corruttibile o di un uomo corruttibile, ma poiché Dio si è degnato di farsi uomo, noi facciamo la sua immagine come quella di un uomo, ben sapendo che è Dio per natura.

Gregorio di Nissa: come quelli che volgono lo sguardo verso il vero Dio ricevono in sé le proprietà della divinità, così quelli che si sono attaccati agli idoli illusori sono stati mutati in ciò che contemplavano  e da uomini che erano sono diventati pietre.

20 Teodoreto: la benedizione è il frutto della speranza.

Teodoreto: i piccoli sono tanto i poveri e gli umili che i giovani.

22 Origene: non è benedetta una sola nazione. La benedizione è diffusa su tutte le genti.

Teodoreto: profezia della moltiplicazione per quelli che sperano in Dio.

Beda: aggiunga il popolo nuovo al popolo antico e li benedica tutti.

Origene: al suo primo popolo Dio ha aggiunto tutte le genti, alle benedizioni terrestri egli ha raggiunto le grazie spirituali.

Crisostomo: senso spirituale: morti per il peccato, viventi per la fedeltà di Dio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salmo 114

( Alleluia )

1 Ho amato, perché esaudirà il

Signore la voce della mia preghiera.

2 Perché ha chinato verso di me il

suo orecchio e nei miei giorni ti invocherò.

3 Mi hanno circondato dolori di

morte, pericoli d’inferno

mi hanno trovato: tribolazione e dolore ho trovato

4 e ho invocato il nome del Signore.

O Signore, libera l’anima mia!

5 Misericordioso il Signore e giusto

e il nostro Dio fa misericordia,

6 custodisce i piccoli il Signore;

sono stato umiliato e mi ha liberato.

7 Ritorna anima mia, al tuo riposo,

perché il Signore ti ha beneficato,

8 perché ha strappato l’anima mia

dalla morte, i miei occhi

dalle lacrime, i miei piedi dalla caduta.

9 Piacerò al Signore nella terra dei  viventi.

 

Da Sacy

( Alleluia )

1 Ho amato, perché esaudirà il

Signore la voce della mia preghiera.

2 Perché ha chinato verso di me il

suo orecchio e nei miei giorni ti invocherò.

Non appartiene ad ogni sorta di persone dire col profeta: ho amato, ovvero io amo il Signore. È questo un privilegio dei perfetti che sono passati dallo stato di schiavitù e di timore allo spirito della carità e allo stato dei figli di Dio. Amano il Signore essendo esauditi solo coloro che non gli chiedono se non le cose che egli sa essere loro utili; e l’amano anche se mandasse loro la povertà o la fame una malattia o altre simili tribolazioni perché sanno che Dio quando gli offrono le loro preghiere con cuore puro e pieno di fede è così buono che non può ad essi concedere quello che sarebbe di danno.

3 Mi hanno circondato dolori di

morte, pericoli d’inferno

mi hanno trovato: tribolazione e dolore ho trovato

4 e ho invocato il nome del Signore.

O Signore, libera l’anima mia!

Per dolore di  morte egli ci fa intendere i più atroci dolori, come se dicesse dolori che conducono a morire. I pericoli dell’inferno o sepolcro, da cui dichiara di essere stato sorpreso, indicano pure la stessa cosa. Queste sono tutte espressioni metaforiche per significare il deplorevole stato in cui lo avevano ridotto i suoi nemici o si intenda la persecuzione dei suoi nemici visibili o forse di quelli invisibili o alla fine degli uni insieme agli altri. L’effetto della tribolazione è di farci ricorrere alla preghiera e al tempo stesso di staccarci da tutti gli oggetti che allontanandoci da Dio ci rendono indegni di invocarlo come conviene e di essere esauditi.

5 Misericordioso il Signore e giusto

e il nostro Dio fa misericordia,

6 custodisce i piccoli il Signore;

sono stato umiliato e mi ha liberato.

Pone il profeta ogni cosa in obblio per salvare il tesoro più prezioso dell’uomo, la cui salvaguardia è tutto, come la sua perdita rappresenta  per lui la perdita di tutte le altre cose. E lo muove a fare una tale preghiera a Dio l’avere per esperienza conosciuto quanto misericordioso e giusto sia il Signore. Perciò considerandosi come uno dei piccoli e dei semplici di cui Dio si dichiara protettore trova così una nuova certezza di essere esaudito.

7 Ritorna anima mia, al tuo riposo,

perché il Signore ti ha beneficato,

8 perché ha strappato l’anima mia

dalla morte, i miei occhi

dalle lacrime, i miei piedi dalla caduta.

Confessa l’anima, con riconoscenza e giubilo, che non avrà mai fine, che il Signore l’ha strappata dalla morte, ha asciugato le sue lacrime e l’ha posta in salvo da qualunque sorta di caduta. Tutte le lacrime saranno asciugate dai nostri occhi quando i piedi saranno esenti da ogni caduta. Questo non può accadere se prima l’anima essendo disgiunta dal corpo non si ritrova più esposta alla debolezza della carne.

9 Piacerò al Signore nella terra dei  viventi.

Il profeta chiama la terra dei viventi non quella della vita presente che è tutta piena e di sospiri, di tribolazioni, di infermità e di morti, ma quella in cui si gode la pace perfetta di una virtù consumata e in cui si possiedono con sicurezza tutti i tesori della giustizia che abbiamo procurato di acquistare con le lacrime e coi patimenti di questo mondo.

 

Da Agostino

( Alleluia )

1 Ho amato, perché esaudirà il

Signore la voce della mia preghiera.

Ho amato perché il Signore esaudirà la voce della mia supplica. Canti queste parole l'anima pellegrina nella sua lontananza dal Signore; le canti la pecora smarrita del Vangelo, le canti quel figlio che era morto ma tornò in vita, s'era perduto e fu ritrovato . Le canti la nostra anima, fratelli e figli carissimi. Lasciamoci istruire e restiamo saldi per cantare con i santi: Ho amato perché il Signore esaudirà la voce della mia supplica. Ma sarà davvero questo il motivo per cui si ama, che cioè il Signore esaudirà la voce della mia supplica? Non è piuttosto vero che noi amiamo in quanto ci ha già esauditi o magari perché vogliamo che ci esaudisca? Che senso ha dunque la frase: Ho amato perché egli mi esaudirà? Non si sarà, per caso, riferito al fatto che di solito chi accende l'amore è la speranza e quindi ha detto d'avere amato in quanto sperava che Dio avrebbe ascoltato la voce della sua preghiera?

2 Perché ha chinato verso di me il

suo orecchio e nei miei giorni ti invocherò.

“Come ha potuto nutrire una tale speranza? Dice: Egli ha chinato verso di me il suo orecchio e io l'ho invocato durante i miei giorni. Ecco: io ho amato perché egli mi esaudirà; e mi esaudirà perché ha già chinato l'orecchio verso di me. Ma come sai, o anima umana, che Dio ha chinato a te l'orecchio, se tu non dirai: Ho creduto? Quindi sono tre le cose che rimangono: la fede, la speranza, la carità . Perché avevi creduto, hai sperato; perché hai sperato hai anche amato. Se poi chiedo all'anima su quale fondamento abbia creduto che Dio si sia chinato con l'orecchio verso di lei, mi risponderà: Egli ci ha amati per primo; e ancora: Egli non ha risparmiato il suo proprio Figlio, ma lo ha consegnato [alla morte] per noi . Così infatti [in altro luogo] argomenta il Dottore delle genti: Ma come invocheranno uno in cui non avranno creduto? Ovvero come crederanno in uno di cui non hanno sentito dir nulla? Ma come ne sentiranno parlare senza chi lo annunzi? E come la annunzieranno se non sono mandati?  Vedendo compiute in me tutte queste cose, come avrei potuto non credere che il Signore ha chinato verso di me il suo orecchio? In effetti nei nostri riguardi egli ha evidenziato il suo amore a tal segno che Cristo è morto per degli empi . Tutto questo mi hanno annunziato coloro che con piede stupendo si diedero ad annunziare la pace e i beni [messianici] . Mi hanno detto che chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvo ; di conseguenza io ho creduto che Dio già ha chinato l'orecchio verso di me e durante i miei giorni l'ho invocato.

3 Mi hanno circondato dolori di

morte, pericoli d’inferno

mi hanno trovato: tribolazione e dolore ho trovato

Quali sono codesti tuoi giorni di cui hai detto: Durante i miei giorni l'ho invocato? Saranno forse i giorni nei quali il tempo raggiunse la pienezza e Dio mandò il suo Figlio , dopo avercelo predetto con le parole: Nel tempo propizio ti ho esaudito e nel giorno della salvezza ti ho aiutato? Dalla bocca del predicatore che veniva a te con piedi magnifici avevi udito l'annunzio: Ecco, ora è il tempo propizio, ora è il giorno della salvezza ; e gli credesti e nei tuoi giorni invocasti il Signore dicendo: O Signore, libera la mia anima . Sono vere certamente anche queste cose; tuttavia per " giorni miei " mi piace di più intendere i giorni della mia miseria e della mia mortalità, i giorni che risentono di Adamo e son pieni di stenti e di sudore, i giorni condotti secondo il vecchio uomo e avviati alla corruzione del sepolcro. Io infatti sono un uomo prostrato a terra, immerso nel fango dell'abisso, per cui in un altro salmo gridavo: Ecco, hai reso vecchi i miei giorni . Durante questi miei giorni l'ho invocato. Sono infatti, questi miei giorni, tanto differenti da quelli del mio Signore, e se io li chiamo " miei " è perché io me li sono procurati tali con la mia presunzione, per la quale abbandonai il Signore. Ma siccome egli regna dovunque ed è onnipotente e padrone assoluto di tutto il creato, ecco che io mi meritai il carcere, cioè ne ebbi come conseguenza le tenebre dell'ignoranza e i ceppi della mortalità. Ecco in quali giorni l'ho invocato. Sono infatti ancora io colui che altrove grida: Libera dal carcere la mia anima. E siccome Iddio mi ha soccorso nel giorno della salvezza, a me conferita, veramente il gemito dei prigionieri entra al suo cospetto. Durante questi miei giorni, dunque, i dolori della morte mi avvolsero, mi sorpresero i pericoli dell'inferno, cose che non sarebbero capitate se io non mi fossi sperduto allontanandomi da te. Ma ora questi malanni mi hanno trovato, mentre io non li avrei scoperti finché avessi continuato a godere delle prosperità mondane, nella cui abbondanza più facilmente i pericoli dell'inferno riescono ad ingannarci.

4 e ho invocato il nome del Signore.

O Signore, libera l’anima mia!

5 Misericordioso il Signore e giusto

e il nostro Dio fa misericordia,

6 custodisce i piccoli il Signore;

sono stato umiliato e mi ha liberato.

Il Signore è misericordioso e giusto; il nostro Dio usa compassione.  Misericordioso, giusto, usa compassione. Prima misericordioso: difatti chinò a me il suo orecchio, né io mi sarei accorto che l'orecchio del mio Dio s'era avvicinato alla mia bocca se non fossero intervenuti quegli [araldi dai] magnifici piedi che mi hanno spronato ad invocarlo. Chi infatti poté mai invocare Dio senza che Dio prima l'avesse chiamato? Prima dunque misericordioso. Poi giusto, e ciò quando flagella; ma poi di nuovo usa compassione, quando accoglie. Flagella infatti ogni figlio che accoglie, e a noi non deve sembrare tanto amaro l'essere fustigati, quanto è dolce invece l'essere accolti . Come potrebbe il Signore, che custodisce i piccoli, non fustigarli, volendoli eredi adulti? C'è forse un qualche figlio col quale suo padre non usa severità? Mi sono umilialo ed egli mi ha salvato. Mi ha salvato perché io mi sono umiliato. Non è infatti per tormentare ma per guarire che il medico nel recidere [un membro guasto] produce dolore.

7 Ritorna anima mia, al tuo riposo,

perché il Signore ti ha beneficato,

8 perché ha strappato l’anima mia

dalla morte, i miei occhi

dalle lacrime, i miei piedi dalla caduta.

“Ritorna, dunque, o anima mia, al tuo riposo, poiché il Signore ti ha beneficato. Non per i tuoi meriti o le tue forze, ma perché il Signore ti ha beneficato. Difatti così continua: Egli ha sottratto l'anima mia alla morte. È sorprendente quello che dice, o carissimi. Prima ha affermato che l'anima ha da tornare al suo riposo perché il Signore l'ha beneficata, e poi continua con le parole: Il Signore ha sottratto l'anima mia alla morte. Tornerà dunque, quest'anima, al suo riposo in quanto è sottratta alla morte? Non si è piuttosto soliti parlare di riposo proprio nella morte? Qual mai, dunque, sarà l'attività di quest'anima, se per lei la vita è un riposo mentre la morte è un'agitazione? Ovviamente l'attività di quest'anima dev'essere tale che le concilia quiete e serenità, non che le aumenti l'angustia e l'affanno. È infatti un'anima liberata dalla morte ad opera di colui che usandole misericordia le ha detto: Venite a me, voi tutti che siete affaticati, e io vi ristorerò. Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me che sono mansueto e umile di cuore ' e troverete riposo alle anime vostre: poiché il mio giogo è dolce e il mio carico leggero . L'agire di un'anima che aspira alla quiete dev'essere umile e soave, come conviene al seguace di Cristo. Senza peraltro cadere nell'indolenza e svogliatezza, ma in maniera da portare a compimento la corsa. Sta scritto infatti: Compi le tue opere con pacatezza,  ove l'ammonizione: Compi le tue opere, mira proprio a impedire che la pacatezza ti porti all'indolenza. Non devi quindi trarre confronto dalla vita presente, dove il riposo del sonno ci ristora e facilita l'attività. Le buone azioni di per se stesse conducono l'anima ad una quiete nella quale si resta sempre vigili.

9 Piacerò al Signore nella terra dei  viventi.

In una parola, noi siamo e insieme non siamo nella carne. Siamo nella carne poiché non si è ancora sciolto quel legame che invece sarebbe di gran lunga preferibile si sciogliesse affinché noi potessimo essere con Cristo . Non siamo nella carne poiché abbiamo affidato a Dio le primizie dello spirito, per cui possiamo dire che la nostra vita è nel cielo . In tale condizione, mentre con la testa (si fa per dire) siamo accetti a Dio, sotto i piedi, cioè nei lembi più marginali dell'anima, ci accorgiamo di avere ancora un terreno sdrucciolevole. Ebbene, le parole del salmo cantato sono un invito alla speranza; anzi il testo sembrerebbe quasi riferirsi a un fatto compiuto. Dice: Egli ha sottratto i miei occhi alle lacrime e i miei piedi alla caduta. Tuttavia non continua dicendo: " Io già piaccio ", ma: Piacerò al Signore nella regione dei vivi, volendo con ciò indicare che egli non piace ancora al Signore per quella parte di sé che ha sede nella regione dei morti, cioè nella carne mortale. Difatti coloro che sono nella carne non possono piacere a Dio . E continua lo stesso Apostolo: Voi però non siete nella carne , frase da interpretarsi nel senso che il corpo è, sì, morto per il peccato ma lo spirito è vita a causa della giustificazione . Ora proprio secondo questo spirito, per il quale non erano più nella carne, piacevano al Signore. Viceversa, come si potrebbe piacere a un Dio vivo quando si è asserviti ad un corpo morto? Ma cosa dice [l'Apostolo]? Se abita in voi lo Spirito di chi ha risuscitato Gesù Cristo dai morti, colui che ha risuscitato Gesù Cristo dai morti farà rivivere anche i vostri corpi mortali per mezzo dello Spirito che risiede in voi . Allora saremo nella regione dei vivi, e in ogni nostra parte piaceremo al Signore e per nessuna parte saremo a lui estranei. Infatti finché siamo nel corpo siamo esuli, lontani dal nostro Signore, e per questo essere esuli e lontani dal Signore non siamo nella regione dei vivi. Abbiamo però fiducia e con fondatezza riteniamo essere meglio per noi staccarci dal corpo e comparire dinanzi al Signore. Comunque, sia che gli siamo vicini sia che ancora ne restiamo lontani, aneliamo di piacergli . Ora aneliamo poiché siamo in attesa della redenzione del nostro corpo , ma quando la morte sarà stata assorbita nella vittoria, quando il nostro corpo corruttibile si sarà rivestito d'incorruzione e il nostro corpo mortale si sarà rivestito d'immortalità , allora non ci sarà più alcun pianto, come non ci sarà più alcuna caduta né alcuna corruzione, causa delle cadute. Allora piacere al Signore non costituirà per noi un'aspirazione ma gli piaceremo senza riserve vivendo alla sua presenza nella regione dei vivi.

Dai Padri

Eusebio: ho amato! Il salmista ha superato il timore: ama. Chi ama? Tu amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze (Deuteronomio 6,5), al punto di lottare per lui fino alla morte (versetti 1 – 3). Doglie di morte, pericoli di inferno… Tribolazione e dolore… Ho sofferto tutto questo per Dio, perché lo amo. Non mio malgrado, ma con slancio mi sono consegnato. Ho tutto abbracciato per amor di Dio, ho amato tutto per il Signore. E perché lo amavo, ho invocato il nome del Signore (versetti 4 – 8). Piacerò al Signore nella terra dei viventi. Questo mondo è mortale, un luogo per i morenti. Nella terra dei viventi non ci sarà più mutamento; è dunque soprattutto là che il profeta piacerà a Dio (versetto 9).

Basilio: non tutti possono dire: ho amato, ma solo chi ha superato il timore e ricevuto lo Spirito di adozione. Io amo. Non dice chi ama, ma noi comprendiamo: Dio. E poiché ama, può tutto sopportare: doglie di morte, pericoli di inferno; a causa dell’amore di Dio e del deposito della speranza, tutto per lui è amabile. Parallelamente l’Apostolo dice: chi ci separerà dall’amore di Cristo? (Romani 8,35).

Esaudirà: Dio mi guarda, vede che sopporto tutto per amor suo. Ha chinato verso di me il suo orecchio. Giacevo a terra. Si è chinato a causa del suo amore per gli uomini, come un medico caritatevole si china su una malato grave; l’ammalato non può più neppure parlare, ma l’orecchio del medico intende direttamente di che cosa soffre. Nei miei giorni significa: per tutti i miei giorni (versetto 2). Si potrebbe credere che invoca  Dio perché tutto gli riesce in questa vita. No, al contrario enumera le disgrazie fra le quali si trova: mi hanno stretto doglie di morte, pericoli di inferno mi hanno colto. Il profeta vede la morte come un parto. Non è poca cosa ciò che ha sofferto; ma la morte, la discesa agli inferi sono generalmente sofferenze involontarie. Vedi di qual taglia è questo atleta! Lungi dal soccombere, si presenta spontaneamente per soffrire di più: ho cercato e trovato il dolore e la tribolazione. Non è, dunque, mio malgrado che mi hanno afferrato; infatti il versetto precedente diceva: pericoli di inferno mi hanno colto, ma qui: tribolazione e dolore ho trovato. Ho voluto mostrare quanto grande era il mio amore per il Signore ed ho affrontato dolore su dolore, non con le mie forze, ma invocando il nome del Signore (versetto 4). Caduto nel peccato che conduce alla morte, può dire: mi hanno stretto doglie di morte, perché chi commette il peccato è dal diavolo (1 Giovanni 3,8). Dunque, avendo commesso il peccato ero portato nel seno della morte, come un figlio è portato in seno dalla madre. Ora, come sono stato liberato? Ho cercato e ho trovato il dolore e la tribolazione: quelli della penitenza e quelli che converrebbero alla grandezza del peccato: così ho osato invocare il nome del Signore: o Signore! Sono stretto in questa prigionia, paga per me il prezzo della redenzione, libera l’anima mia! Misericordioso è il Signore e giusto. La scrittura unisce sempre questi due termini. Il Signore emette il suo giudizio tenendo conto della nostra infermità; ed è ancora per amore dell’uomo che castiga e non per rendere il contraccambio. Il nostro Dio fa misericordia: la misericordia è un sentimento che si prova per le persone abbattute e noi abbiamo pietà specialmente per quelli che sono caduti da molto in alto, passando da una grande fortuna ad una grande sventura. È così che il nostro Dio ha pietà di noi: perché nel Paradiso noi possedevamo gloria e bellezza. Ma quando ne siamo stati cancellati, abbiamo perduto tutto. Dio ha pietà di una simile decadenza: sa ciò che noi eravamo e sa ciò che siamo diventati. Per questo, nel Paradiso, richiamava Adamo con questa parola di misericordia: Adamo dove sei? (Genesi 3,9). Non aveva certo bisogno di essere informato! Ma voleva che Adamo stesso comprendesse donde era caduto e fin dove: dove vai? In qual rovina dopo tanta sublimità? (Versetto 5). Custodisce i piccoli il Signore. Si può intenderlo dei bimbi che sono ancora nel seno della madre: è il seno materno e la nuova nascita! Si può anche intendere: mi sono convertito, sono diventato un bimbo, ho ricevuto il regno come un bambino: sono stato umiliato e mi ha salvato (versetto 6). Ritorna, anima mia al tuo riposo. Il buon atleta si incoraggia come Paolo che dice: ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore giusto giudice mi consegnerà (2 Timoteo 4,7). Così pure il profeta: hai terminato la corsa ben lunga di questa vita: ritorna, anima mia, al tuo riposo, perché Dio ti dona i beni promessi. Questa corona non è dovuta: è donata per grazia a quelli che sperano in Dio (versetto 7). Già il profeta rende grazie, anticipa e descrive il riposo futuro verso il quale è incamminato: Dio ha strappato l’anima mia dalla morte, i miei occhi dalle lacrime, i miei piedi dallo scivolare. Il riposo futuro contrasta con le cose presenti: qui le doglie di morte, ma là occhi tutti occupati a contemplare la bellezza della maestà divina; qui costante pericolo di caduta, là i nostri passi saranno sicuri. La vita sarà unica e semplice, occupata soltanto di piacere a Dio nella terra dei viventi, questi viventi che non rischiano più di morire per il peccato, ma vivono nella vera vita nel Cristo, al quale è onora e gloria (versetto 8 – 9).

Crisostomo: ho amato, perché esaudirà il Signore la voce della mia supplica. Dio ha esaudito il salmista, perché gli ha donato le cose che conducono a lui: Dio conosce bene le cose che ci conducono a lui, per esempio la povertà, la malattia ed altre simili disgrazie. Le cose che Dio manda sono sempre ciò che ci è utile. Ascolta ciò che il Signore dice a Paolo: ti basta la mia grazia (2 Corinzi 12,9). Al che l’apostolo afferma: perciò mi compiaccio nelle mia infermità, negli oltraggi, nelle necessità, nelle persecuzioni (2 Corinzi 12,10). Ha chinato… È come dire simbolicamente: io non sono degno di essere ascoltato, ma egli è disceso verso di me. E lo invocherò sempre (versetto 2). Mi hanno stretto doglie di morte… E ho invocato il nome del Signore. Vedi di quali armi si serve? Gli basta invocare Dio per essere liberato dai mali che lo assediano. Ecco la consolazione che scioglie i pericoli più gravi. Quando cadrai in una sciagura  inattesa non scoraggiarti: innalza prontamente il tuo spirito, fuggi verso l’aiuto divino. Dio ha permesso che tu cada, perché tu lo invochi, perché Dio ci ama come nessun altro può amare. Se egli permette che abbiamo delle afflizioni è perché gli siamo ancor più uniti, come fanno le madri, che usano a volte qualche finzione per attirare a sé i loro bambini. Egli desidera tanto unirci a sè da permettere che tu sia ridotto in simile brutta circostanza, perché tu venga allora a pregarlo incessantemente, dimenticando il resto del mondo: o Signore, libera l’anima mia! Chi prega così dimentica il resto del mondo (versetti 3 – 4). Il salmista istruisce il suo ascoltatore: misericordioso è il Signore e giusto. Non disperare, perché Dio è misericordioso, non essere negligente, perché è giusto (versetto 5). Custodisce i piccoli il Signore. È la sua più grande provvidenza. I bimbi non hanno discernimento per evitare i pericoli che li circondano; né la madre, né la nutrice basterebbero a custodirli, se una provvidenza dall’alto non vigilasse su di loro. Il Signore agisce con noi come con dei bambini, perché noi non abbiamo l’età della ragione per scegliere le cose che conducono a lui. Alcuni interpreti dicono che, in questo versetto, si tratta dei bimbi che sono ancora nel seno della madre.

Sono stato umiliato… Il salmista non dice: Dio non ha permesso che io cada nel pericolo, ma ci sono caduto e mi ha salvato. Non cercare quindi una vita di assoluta sicurezza, essa non ti condurrebbe a Dio. Il profeta ringrazia per due cose: di essere caduto nel pericolo e, una volta caduto, di non essere stato abbandonato. Sono infatti due benefici, ciascuno nel suo genere; il primo non è inferiore al secondo. Se posso permettermi un paradosso: è ancora più grande, perché ha fatto dell’uomo un sapiente (versetto 6). Ritorna anima mia al tuo riposo… Piacerò al Signore nella terra dei viventi. Storicamente allude alla grande liberazione  che sbocca nel riposo e nella libertà. In senso anagogico si può vedere nel riposo e nella liberazione il nostro passaggio da questa vita all’altra. Perché la morte è entrata nel mondo a causa del peccato, ma Dio ha utilizzato questa stessa morte per farci del bene (versetto 7) (Romani 5,12); ne ha fatto l’ingresso nella vera libertà e nel vero riposo. Perché se Dio avesse voluto  soltanto punire, si sarebbe accontentato di infliggerci la morte: morrai di morte… tornerai alla terra (Genesi 2,17); era sufficiente come punizione, ma non ci avrebbe condotti a Dio. Ora Dio non si accontenta; rende penosa la vita stessa coi castighi che correggono: con il sudore del tuo volto mangerai il pane… La terra produrrà per te spine… Partorirai nel dolore (Genesi 3,16). La morte non corregge, niente; ma la vita penosa, ecco la correzione che guarisce; e noi vediamo ogni giorno uomini che diventano migliori sotto la prova. Da questo devi comprendere che il Signore non avrebbe permesso la morte stessa se non fosse stato per conduci a lui. Alla fine essa ci libera (Filippesi 1,23) e ci introduce nel riposo di Cristo, dice Paolo, il quale si rallegra nel vederla venire e attende con impazienza la adozione a figli, nel momento in cui l’anima uscirà dal corpo (Romani 8,23). Ecco la filosofia del profeta. Considera come desiderabile ciò che altri fa piangere; e finalmente la sola cosa che deve farci  gemere è l’essere in un paese straniero, lontano dalla patria. Tu hai strappato i miei occhi alle lacrime, i miei piedi dallo scivolare: è nella patria che ne saremo liberati (versetti 7 – 8). Piacerò al Signore nella terra dei viventi. Sì, come dice Paolo, saremo rapiti sulle nubi incontro al Signore nell’aria e così saremo sempre col Signore (1 Tessalonicesi 4,17). Non ci sarà più caduta, né ira, né tristezza. Desideriamo questa vita, dirigiamo verso di essa tutte le nostre azioni. L’uomo che è sorretto da questo amore, nutrito dalla speranza dei beni celesti, non può fare un passo falso. Ogni giorno pensa a questa patria e se la immagina, riscaldando e ravvivando così il suo desiderio. Ciò che sembra grave sulla terra, egli non lo considera grave come non considera piacevole e glorioso quanto è considerato piacevole e glorioso, anzi non lo vede neppure. Ha occhi che vedono altra cosa, come dice Paolo: non guardate ciò che si vede, ma quel che non si vede (versetto 9) (Ebrei 11,16).

1 Origene: noi non sappiamo ascoltare Dio, ma egli ci ascolta.

Teodoreto: questo salmo narra le prove del popolo e l’aiuto di Dio.

Bruno certosino: ho amato, con un amore perfetto, che abbraccia tutta la legge e i profeti; sono certo infatti che mi esaudirà, perché già si è chinato verso di me. Lo invocherò, dunque, per tutto il tempo in cui sarò nei miei giorni transitori ed effimeri; me li sono acquisiti così, peccando in Adamo.

2 Girolamo: noi siamo troppo piccoli e il Signore si china verso di noi.

Cassiodoro e Beda: si è chinato: l’incarnazione.

Atanasio: i giorni del mio combattimento. Poiché l’ho invocato, ho superato tutto. Sapevo che il misericordioso mi avrebbe ascoltato.

3 Origene: il Cristo ha sopportato l’assalto dell’inferno, ma l’inferno non ha potuto nulla contro di lui.

Atanasio: i dolori del peccato hanno prevalso su di me sino a farmi morire.

4 Origene: tutto questo io l’ho amato per il Signore: e, poiché amavo, ho invocato il nome del Signore, persuaso che mi avrebbe ascoltato e fatto superare tutto. Una volta esaudito, ho saputo per esperienza che questa potenza che esaudisce è chinata verso di me. Per questo, nei miei giorni, cioè nel corso di tutta la mia vita, l’ho invocato.

Atanasio: ho trovato in me ingiustizia e  peccato.

Origene: il Misericordioso (il Cristo) invoca il Misericordioso; il Giusto (il Cristo) invoca il Giusto. È un’eco della santità primordiale che giunge a noi.

Cassiodoro: la sua tenerezza: si è chinato. La sua giustizia: flagella col dolore. La sua misericordia: accoglie il figlio che corregge.

6 Cassiodoro: custodisce evoca il pastore e le pecore.

7 Origene: riposo: assenza del peccato. Per questo il salmo 22,2 parla di acque di riposo. L’anima rientra nel riposo sia col battesimo che con la penitenza. L’anima gemente piange nel veder prolungarsi il suo pellegrinaggio. Nel corso di questo pellegrinaggio la sua intelligenza si affina; comprenderà meglio quando sarà ritornata nel suo riposo, cioè nella sua patria, il paradiso. Nel mistero, il profeta contemplava questo ritorno e diceva: ritorna, anima mia, al tuo riposo.

Atanasio: riposo: le dimore di lassù.

Teodoreto: la vita futura.

Girolamo: avevamo dunque il riposo, poiché ci viene detto di ritornarvi. Abbiamo perduto in Adamo. Dio ci ha creati buoni; con Adamo ci ha posti tutti, per così dire, nel paradiso. Ma ne siamo decaduti, siamo venuti in questa valle di lacrime. Ritorna in paradiso! Non ne sei degno, ma la misericordia di Dio ti ci riconduce.

Ilario: il riposo è la consumazione, il tempo del frutto. Le infermità umane sono guarite e la nostra anima ritorna al riposo da cui era stata esiliata a causa del peccato di Adamo. La consumazione è per questo tempo futuro.

9 Atanasio: la Gerusalemme celeste.

Salmo 115

alleluia

10 Ho creduto, per questo

ho parlato, ma io sono stato umiliato molto.

11 Io ho detto, fuori di me:

Ogni uomo è bugiardo.

12 Che cosa darò in cambio al

Signore per tutto ciò che mi ha dato?

13 Prenderò il calice della

salvezza e invocherò il nome del Signore.

14 Renderò i miei voti al

Signore davanti a tutto il suo popolo.

15 Preziosa davanti al

Signore la morte dei suoi santi.

16 O Signore io sono tuo servo,

io tuo servo e figlio della tua ancella.

Hai spezzato le mie catene.

17 A te offrirò un sacrificio di lode

e invocherò il nome del Signore.

18 Renderò i miei voti al Signore

davanti a tutto il suo popolo,

19 negli atri della casa del Signore

in mezzo a te Gerusalemme.

Da Sacy

10 Ho creduto, per questo

ho parlato, ma io sono stato umiliato molto.

11 Io ho detto, fuori di me:

Ogni uomo è bugiardo.

Vedendosi Davide in un grande pericolo non si smosse tuttavia dalla sua fede. Credette egli sempre con uguale fermezza alle promesse del Signore e per quanto fosse estrema l’umiliazione a cui si trovò ridotto non cessò di parlare per annunziare le lodi della grandezza e della bontà di Dio. Aumentò in questo modo la persecuzione dei suoi nemici. Allorché fu egli obbligato a fuggire per salvarsi dal loro furore e allorché tutto era smarrito di spavento e trasportato fuori di sé considerò che riusciva tutto inutile e che era vana ogni fiducia che si poteva mettere nelle creature. Per questo dice queste parole: ogni uomo è menzognero, cioè vano e ingannatore.

12 Che cosa darò in cambio al

Signore per tutto ciò che mi ha dato?

13 Prenderò il calice della

salvezza e invocherò il nome del Signore.

Il tempo in cui Davide compose questo salmo è diverso da quello in cui aveva sofferto la grande umiliazione in cui ha parlato. Il Signore aveva allora spezzato i suoi vincoli e il profeta non pensava che ad attestargli la sua riconoscenza. Non sapendo in qual modo fargli conoscere la sua gratitudine, dopo che egli ebbe cercato, come dice San Basilio, in tutte le cose che erano in suo potere, un dono che fosse degno di essere offerto esclama: che cosa renderò al mio Signore: non vittime, né olocausti, ma il calice della salvezza. Invocherò il nome del Signore per essere degno di offrirgli un sacrificio che manifesti un cuore pieno di fede . Molti padri ed interpreti hanno creduto che il calice della salvezza si debba intendere in riferimento alla passione del Figlio di Dio, poiché egli stesso ha nominato il calice che doveva bere per procurare la salvezza del mondo.

14 Renderò i miei voti al

Signore davanti a tutto il suo popolo.

15 Preziosa davanti al

Signore la morte dei suoi santi.

16 O Signore io sono tuo servo,

io tuo servo e figlio della tua ancella.

Hai spezzato le mie catene.

E’ difficile umiliare se stesso più profondamente di quello che faccia qui Davide dinanzi a Dio per attestargli la sua riconoscenza per la grazia a lui fatta salvandolo; per questo confessa di essere suo servo e figlio della sua ancella. È peraltro un grande titolo per ottenere il divino aiuto considerarsi quale schiavo di Dio, cioè come un uomo comprato a caro prezzo e considerato dal Signore come proprio possesso. Dice San Basilio che ha grande merito colui che si professa schiavo di Dio poiché essendo tale effettivamente non fa che rendere al Signore ciò che è suo.

18 Renderò i miei voti al Signore

davanti a tutto il suo popolo,

19 negli atri della casa del Signore

in mezzo a te Gerusalemme.

Questa ripetizione indica il fervore e l’ardore dell’amore di Davide. Se egli più volte dichiara che adempierà i suoi voti alla presenza di tutto il popolo di Dio, non lo fa per uno spirito di ostentazione, ma per destare un simile zelo in tutti gli altri e far nascere in loro il desiderio di essere con lui partecipi della riconoscenza verso Dio.

Da Agostino

alleluia

10 Ho creduto, per questo

ho parlato, ma io sono stato umiliato molto.

Il servo che in questo salmo canta Alleluia è un servo buono, che cioè offre il sacrificio di lode a quel Signore dalle cui labbra udrà l'invito: Entra nel gaudio del tuo Signore. Esulti dunque e dica: Io ho creduto e per questo ho parlato, cioè: Io ho creduto perfettamente. Non credono infatti in maniera perfetta coloro che si rifiutano di comunicare agli altri ciò che credono, poiché rientrano nell'ambito della nostra fede anche quelle parole: Chi mi avrà riconosciuto dinanzi agli uomini, anch'io lo riconoscerò dinanzi agli angeli di Dio . E quel servo, se fu chiamato fedele, lo fu non tanto perché aveva ricevuto dei talenti ma perché li spese bene e ne ricavò profitto . Così qui il salmo. Non dice: Io ho creduto e parlato; ma afferma d'aver parlato proprio per il fatto di aver creduto. All'atto stesso di credere egli si rese conto del premio che poteva sperare se avesse parlato e della pena che doveva temere se avesse taciuto. Dice: Ho creduto e per questo ho parlato. Tuttavia io sono stato profondamente umiliato. Ha subito molte tribolazioni a causa della parola che custodiva fedelmente e fedelmente dispensava; per essa è stato profondamente umiliato. Cose, queste, di cui si lasciarono spaventare quegli altri che amarono la gloria degli uomini più che non la gloria di Dio . Ma che vuol dire quel: Tuttavia io? Avrebbe dovuto dire semplicemente: Io ho creduto e per questo ho parlato e ne sono stato profondamente umiliato. Perché aggiungere quel: Tuttavia io, se non per indicarci che le umiliazioni lanciate dai negatori ostinati della verità possono, sì, raggiungere l'uomo ma non la verità stessa che l'uomo crede e di cui parla? Sicché l'Apostolo, parlando delle proprie catene, poteva affermare: La parola di Dio non è però incatenata . Allo stesso modo il salmista, che poi si identifica con l'unica persona costituita da tutti i santi testimoni (cioè i martiri) di Dio, può dire: Io ho creduto e per questo ho parlato. Tuttavia io, non la verità che io ho creduto o la parola che ho annunziato, ma io personalmente sono stato profondamente umiliato.

11 Io ho detto, fuori di me:

Ogni uomo è bugiardo.

Io però nella mia estasi ho detto: Ogni uomo è mentitore. Parla di estasi nel senso di spavento: quello spavento che prova l'umana debolezza di fronte alle minacce dei persecutori e quando le piombano addosso le acerbità dei tormenti e la morte. Intendiamo così poiché in questo salmo risuona la voce dei martiri; mentre [in astratto] ci sarebbe anche un'altra maniera di concepire l'estasi, e la si ha non quando l'anima è fuori di sé per la paura ma quando è investita da una ispirazione derivante da una qualche rivelazione. Io però nella mia estasi ho detto: Ogni uomo è mentitore. Guardò alla propria miseria e ne ebbe paura, constatando come non aveva proprio nulla per confidare in se stesso. Di fatti l'uomo, di per se stesso, è menzognero e, se è divenuto verace, lo deve alla grazia di Dio; e a questa grazia deve anche il non aver ceduto alla violenza dei nemici, i quali miravano a fargli non confessare ma piuttosto rinnegare quel che credeva. Una tal cosa era capitata a Pietro, il quale, avendo presunto di se stesso, ebbe bisogno di imparare a sue spese che non si deve presumere dell'uomo. Che se non si deve presumere dell'uomo, non si deve presumere nemmeno di noi stessi che siamo uomini. Con molta esattezza pertanto il salmista, nel suo spavento, constatò che ogni uomo è mentitore. Ciò risulta confermato dal fatto che anche coloro che non si lasciano intimorire né cadono nell'insensatezza di cedere alle persecuzioni e di diventare bugiardi si comportano così per un dono molteplice di Dio, non per le loro proprie forze. Rimane pertanto verissima l'affermazione: Ogni uomo è mentitore. Viceversa, Dio è verace, quel Dio che asserisce: Io ho detto che voi siete dèi e figli dell'Altissimo voi tutti; ma voi in quanto uomini morrete e come uno dei principi cadrete. Consola gli umili e li riempie non solamente di fede perché abbiano a credere nella verità ma anche di coraggio perché la predichino. Occorre però che rimangano costantemente soggetti a Dio; né debbono prendere l'esempio da quell'uno fra i principi che fu il diavolo, il quale non perseverò nella verità e decadde. In realtà, se ogni uomo è mentitore, solo a patto di non essere uomini sì potrà non essere mentitori. Occorrerà cioè essere dèi e figli dell'Altissimo.

12 Che cosa darò in cambio al

Signore per tutto ciò che mi ha dato?

Ripensando a tutte queste cose e osservando come la grazia divina l'abbia reso veritiero, colui che prima aveva sentenziato: Nel mio spavento io ho detto: ogni uomo è mentitore, ora dice: Cosa potrò io rendere al Signore per tutti i benefici che egli mi ha resi? Non dice: " per tutti i benefici che mi ha elargiti ", ma: Per tutti i benefici che egli mi ha resi. Dunque c'erano stati dei meriti antecedenti da parte dell'uomo, per cui la concessione dei doni divini fatta all'uomo potesse essere chiamata non elargizione gratuita ma compenso? Ma cosa l'aveva preceduta nell'uomo se non il peccato? Sì, veramente, Dio rende il bene invece del male, così come gli uomini rendono talvolta a Lui il male al posto del bene.

13 Prenderò il calice della

salvezza e invocherò il nome del Signore.

14 Renderò i miei voti al

Signore davanti a tutto il suo popolo.

15 Preziosa davanti al

Signore la morte dei suoi santi.

Il salmista cerca qualcosa da rendere al Signore ma non lo trova, se non fra quelle cose che il Signore stesso gli ha donate. Dice: Prenderò il calice della salvezza e invocherò il nome del Signore. O uomo, divenuto mentitore per il tuo peccato e riportato alla verità dalla grazia di Dio, per la quale non sei più un [semplice] uomo, chi ti ha porto il calice della salvezza che tu puoi tenere in mano e così essere in grado d'invocare il nome del Signore e rendergli quanto gli devi per tutti i benefici che egli ti ha fatti? Chi te l'ha dato, se non colui che diceva: Potete bere al calice da cui io sto per bere?  Chi ti ha concesso la forza di imitare i suoi patimenti, se non colui che antecedentemente ha sofferto per te? Con ragione, dunque, è preziosa al cospetto del Signore la morte dei suoi santi. Col suo sangue, sparso antecedentemente per la salvezza dei suoi servi, i] Signore ne riscattò la morte; sicché adesso questi suoi servi non hanno più da temere di versare il loro sangue per il nome del Signore. Tanto più che un tal gesto non torna a vantaggio del Signore, ma a loro proprio vantaggio.

16 O Signore io sono tuo servo,

io tuo servo e figlio della tua ancella.

Hai spezzato le mie catene.

Acquistato ad un prezzo così grande, lo schiavo riconosca la sua [reale] condizione ed esclami: O Signore, io sono tuo servo; tuo servo e figlio della tua serva. Ecco: è stato riscattato, eppure era di famiglia. E allora? Forse che fu comprato in sua madre, anch'essa comprata? Ovvero, essendo uno schiavo nato in casa, fu forse catturato [dai nemici] quando commise il peccato di darsi alla fuga e l'essere stato comprato non è consistito se non nell'essere riscattato? Infatti ogni uomo è figlio della schiava del Signore, in quanto ogni creatura è soggetta al suo Creatore e deve prestare un ossequio di autentico servizio a chi verissimamente le è signore. Quando gli presta questo servizio ottiene la libertà; riceve cioè dal Signore la grazia di poterlo servire non per forza ma per scelta volontaria. Un uomo siffatto è figlio della Gerusalemme celeste, la città superna, che è libera ed è la madre di noi tutti . Libera dal peccato ma schiava della giustizia, ella ha dei figli ancora pellegrini, ai quali dice la Scrittura: Voi siete stati chiamati alla libertà. E ancora, rendendoli in una certa maniera di nuovo servi: Siate servi l'uno dell'altro nella carità . E finalmente: Quando eravate asserviti al peccato, non eravate sottoposti alla giustizia; ma ora affrancati dal peccato e divenuti schiavi di Dio, ne avete il frutto nella vostra santificazione, mentre il fine è la vita eterna . Dica dunque a Dio questo suo servo: Molti si danno il nome di martiri e di servi tuoi, o Signore, perché hanno il tuo nome; appartenendo però a varie eresie e errori ed essendo fuori della tua Chiesa, tutti costoro non sono figli della tua serva; io invece sono e tuo servo e figlio della tua serva.

17 A te offrirò un sacrificio di lode

e invocherò il nome del Signore.

Hai spezzato i miei legami: ti offrirò un sacrificio di lode. Quando tu spezzasti i miei legami non c'era alcun mio merito [a cui attribuire una tale liberazione]. Per questo ti debbo il sacrificio di lode. E se mi glorierò di essere tuo servo e figlio della tua serva, non mi glorierò in me ma in te, che sei il mio Signore e hai spezzato i miei legami, facendo sì che io, reduce ormai dalla fuga, mi riattaccassi a te.

18 Renderò i miei voti al Signore

davanti a tutto il suo popolo,

Renderò al Signore i miei voti. Quali voti gli renderai? Quali vittime gli hai promesse? quale incenso? quale olocausto? Ti riferisci forse a quello che menzionavi or ora dicendo: Prenderò il calice della salvezza e invocherò il nome del Signore? Ovvero alle altre: Offrirò a te un sacrificio di lode? In realtà, chi con retto giudizio pensa alla vittima da consacrare al Signore e al voto da sciogliere in suo onore, non ha che se stesso da offrire e da rendere. Questo è ciò che si esige da lui, ciò che si deve a Dio.

19 negli atri della casa del Signore

in mezzo a te Gerusalemme.

Chi poi ricorda di essere non solo servo di Dio ma anche figlio della sua serva, riconosce anche il luogo dove ha da sciogliere i suoi voti, uniformandosi a Cristo mediante la partecipazione al calice della salvezza. Dice: Negli atri della casa del Signore. Casa di Dio e serva di Dio sono la stessa cosa; e chi è la casa di Dio se non la totalità del suo popolo? Sicché a ragione soggiunge: Alla presenza di tutto il suo popolo; e finalmente eccolo nominare espressamente la madre. Cos'altro infatti è il popolo di Dio se non quanto è descritto nelle parole successive: In mezzo a te, o Gerusalemme? Infatti l'offerta che si presenta a Dio è a lui gradita se è un'offerta di pace e gli si presenta nella pace. Al contrario, coloro che non vogliono essere figli di quella serva [che è la Chiesa], amano la guerra e non la pace. A questo punto si potrebbe pensare (da qualcuno almeno) che per atri della casa del Signore e per totalità del suo popolo si debbano intendere piuttosto i Giudei. Il salmo infatti termina con le parole: In mezzo a te, o Gerusalemme, e questo nome di Gerusalemme costituisce il vanto degli Israeliti secondo la carne. Per escludere una simile interpretazione, vogliate ascoltare il salmo che segue, costituito da quattro soli versetti.

Dai Padri

Eusebio: sguardo di insieme. Nell’ ebraico questo salmo è legato al precedente. Offre lo stesso insegnamento: ritorna, anima mia, al tuo riposo… nella terra dei viventi (Salmo 114,7). Ho creduto, perciò ho parlato, ma io sono stato umiliato molto. Simmaco interpreta “afflitto”. Conoscendo lo stato di tutta l’umanità, ho fatto penitenza; avendo fede nella vita futura e nel riposo dell’anima sulla terra dei viventi, mi sono umiliato per non perdere la promessa, per non venire meno nella speranza. A fatica, in questo corpo corruttibile e in questa tenda terrestre, noi possiamo pensare alle cose che si vedono. Meno ancora saremmo capaci di giudicare le cose celesti. Non ho dunque parlato come un uomo, perché l’uomo è menzogna, ma ho creduto alle parole e alle promesse di Dio. Che cosa renderò al Signore? Un sacrificio di lode. Si è detto liberato dal peccato, figlio della Chiesa, e promette l’eucarestia del corpo e del sangue del Signore in mezzo alla vera Gerusalemme.

Basilio: questo salmo si riallaccia al precedente che diceva: piacerò al Signore nella terra dei viventi (Salmo 114,9). Avendo parlato di una regione che non si vede, il profeta rende conto della sua asserzione, come uno che conosce chiaramente le cose: ho creduto che esiste una terra dei viventi, e per questo ho detto: su questa terra piacerò al Signore. Poi spiega come noi possiamo raggiungere la perfezione della fede: ma io sono stato umiliato molto. Io non ritengo ancora di esservi giunto… (Filippesi 3,13). Io allora fuori di me ho detto: ogni uomo è bugiardo. È bugiardo chi, lungi dall’ umiliarsi come il profeta, crede di misurare le cose di Dio con la sua piccola intelligenza. Il salmista dice: fuori di me, perché ho cercato la verità fra gli uomini e non l’ha trovata. È in una sorta di stupore. Che cosa renderò…? Il profeta si vede creato da Dio, dotato di ragione, recante l’immagine di Dio, riscattato dal Signore… Non sa cosa rendere, cerca un dono: non sacrifici, né olocausti, ma la mia stessa vita tutta intera. Per questo, prenderò il calice della salvezza. Chiama calice la costanza fino alla morte. Passi da me questo calice! (Matteo 26,39). Potete bere il calice che io sto per bere? (Matteo 20,22). Il profeta vuole dire dunque: ho sete del martirio. Non trovando nulla che sia degno del mio benefattore, offro me stesso. E adempirò queste promesse davanti a tutto il popolo, che sarà mio testimone (versetti 3 – 5). Esorta gli ascoltatori a non temere la morte: Preziosa… la morte non è una scomparsa, è quasi un inizio: è il punto di partenza da cui ci si lancia nella vita, è il passaggio alla gloria. Il corpo si semina nella corruzione… Risorge nella gloria (Corinzi 15,42). Vedi nella morte una nascita! E tu cesserai di piangere colui che è liberato. Nella legge giudaica i cadaveri erano un oggetto da cui ci si distoglieva; ma a partire dal momento in cui si muore per Cristo, le reliquie dei santi sono preziose. Un tempo la legge diceva ai sacerdoti e ai nazirei: chi avrà accolto un cadavere umano sarà immondo (Numeri 19,11). Ma ora che tocca le ossa dei martiri riceve, per la grazia che è unita a questi corpi, una sorta di partecipazione alla santità (versetto 6). Quando rendo me stesso a te, Signore, io non faccio nulla di grande: essendo tuo servo, ti rendo semplicemente ciò che ti appartiene; poiché ogni creatura è serva del creatore e io sono servo non solo per volontà, ma per natura. E sono figlio della tua serva, che il nemico ha sedotto quando era ancora giovanissima e per così dire fanciulla. L’ha sottratta al tuo servizio, l’ha fatta schiava del peccato. Ma io ritorno: accorro verso il mio primo padrone, sottoscrivo il mio stato di servo. Hai spezzato le mie catene. La tua morte e la tua risurrezione hanno liberato me e tutta la natura umana da questo inferno da cui non si risale. Per questo io ti sacrificherò non offerte di animali e di profumi, offerte della terra per il suo padrone, ma ciò che è mia proprietà: il frutto del mio cuore, la tua glorificazione che sale da esso come dall’altare della mia anima. Questo sacrificio di lode ti sarà più prezioso di tutti gli olocausti, perché tu non chiedi i sacrifici materiali, ma la confessione che viene dal cuore. Io non mi nasconderò per offrirtela, come se me ne vergognassi, ma chiamerò tutto il popolo alla comunione di questo culto, in mezzo a Gerusalemme, cioè alla Chiesa di Dio.

Crisostomo: cita questo versetto: avendo lo stesso spirito di fede di cui sta scritto: ho creduto, perciò ho parlato, anche noi crediamo e perciò parliamo (2 Corinzi 4,13). Vediamo anzitutto come l’apostolo se ne serve e di che parlava . Così noi potremo riconoscere ciò che il profeta vuol dire. Paolo parlava della risurrezione e dei beni futuri che superano ogni sentimento. Poiché non si possono spiegare, si ha quindi bisogno della fede. Per non turbare il giudeo che avrebbe potuto credersi frustrato nelle sue speranze, Paolo lo riconduce alla ragione citandogli la parola del profeta: non domando nulla di nuovo; domando la fede che è un bene antichissimo. Il profeta sta per annunciare beni futuri e straordinari. Perché nessuno rifiuti di credere, comincia dunque così: ho creduto, perciò ho parlato. Gerusalemme era andata perduta, il tempio era stato distrutto, gli abitanti condotti prigionieri in una regione straniera. Al loro posto i barbari possedevano la loro terra. I giudei erano prossimi alla disperazione e pensavano: quando avevamo una città, armi, oro, un tempio, un altare, un culto e delle cerimonie abbiamo dovuto partire in schiavitù. Ora che siamo spogli, prigionieri, come potremmo ritrovare la nostra patria? Non credevano ai profeti che annunciavano il ritorno. Il salmista comincia in modo da mostrare a tutti che è necessario aver fede nella Parola di Dio. Ho creduto! Il che significa: considerando tutto questo nel mio cuore, per mezzo della fede, ho cacciato ogni esitazione. Paolo argomenta a fortiori: se i giudei avevano bisogno di fede per ammettere che avrebbero ritrovato la loro città, ben più ne occorre a noi che speriamo il cielo! Quando si tratta di qualche cosa che supera ogni sentimento, è necessario mantenere ferma la propria fede e non esaminare con occhi umani. Chi vuole giudicare delle cose di Dio con la propria ragione, rifiuta a Dio la gloria che gli è dovuta. Abramo ha considerato una cosa sola: la potenza divina. E così ha reso gloria a Dio. Ma che vuol dire poi: animati da quello stesso spirito di fede…? (2 Corinzi 4,13). Ciò rivela un mistero, cioè che lo spirito dell’antico e del nuovo testamento è lo stesso, e che in entrambi i casi questo stesso spirito ha parlato per dire che la fede ci ammaestra tutti e che senza di essa non possiamo nulla. Noi crediamo e perciò parliamo (2 Corinzi 4,13), e senza la fede non possiamo aprire bocca. E perché invece di dire: avendo la stessa fede, dice: avendo lo stesso Spirito di fede? (2 Corinzi 4,13). Per far comprendere che dobbiamo essere sollevati dallo Spirito per salire fino a questa altezza della fede. È tempo di ritornare alla profezia e di spiegare quel che dice questo beato: ho creduto, perciò ho parlato. Mentre rimuginava nello spirito questa calamità e questa tragedia, non ho disperato di vedere le cose mutare in meglio, anzi l’ho fermamente atteso e nei salmi precedenti l’ho annunciato. Istruito dalla fede, ho parlato. Non guardo né le forze dei barbari, né la prigionia dei giudei, ma la potenza di Dio che ha promesso. Ma io sono stato umiliato molto. Un’altra versione traduce: io sono stato molto afflitto. Io allora, fuori di me, ho detto: ogni uomo è bugiardo. Ho detto nella ansietà del mio spirito: ogni uomo mente. Qui appare lo splendore della fede perché la grandezza della sventura non l’ha ridotto alla disperazione. La fede è proprio questo: un ‘ ancora sacra, che rinsalda da ogni parte lo spirito che aderisce ad essa. In mezzo all’estrema difficoltà, persuade l’uomo ad avere buona speranza, malgrado il turbamento dei suoi pensieri. L’enorme quantità della sofferenza mi ha sovraccaricato di stupore e torpore. Ma: ogni uomo è bugiardo…? Giobbe fu bugiardo? E i profeti? E Abramo? Questo significa come nel salmo 143,4: l’uomo è diventato come un soffio, un’ombra, un sogno, un’immagine. Altri traducono: è falso, mente, è ingannato, si inganna, è in errore. La parola mentire ha parecchi significati; noi diciamo per esempio: le messi hanno mentito, cioè hanno deluso la nostra aspettativa; l’annata ha mentito, ossia: il raccolto ha deluso. Questa filosofia sulla nostra natura inferma ci viene nella calamità. Che cosa renderò al Signore per tutto ciò che mi ha dato? Sottolinea che non solo i doni del Signore sono generosi, ma che sono rivolti a lui, creatura miserabile: duplice beneficio, per la sua grandezza e perché si rivolge ad uno che è nulla. Quando, dunque si è menzogna, frode, inganno, delusione, quando si è nulla, che cosa rendere al Signore? È lo spirito riconoscente che cerca attorno a sé quale grazia rendere al suo benefattore. E renderà grazie in duplice modo: offrendo qualche cosa e stimando che non dona nulla. Prenderò il calice della salvezza e invocherò il nome del Signore. Quelli che interpretano in senso anagogico dicono: è la comunione ai misteri. Ma noi vogliamo seguire il senso storico: si tratta qui delle libazioni, dei sacrifici e degli inni di azione di grazie, poiché c’erano sotto la legge diversi generi di sacrifici. Il salmista dice dunque: io non posso rendere ciò che sarebbe degno, rendo ciò che posso, offrendo il sacrificio d’azione di grazie. Renderò i miei voti al Signore davanti a tutto il suo popolo. I voti sono le promesse. Preziosa davanti al Signore la morte dei suoi santi. Quale legame con ciò che precede? Egli è in ammirazione davanti ai benefici di Dio: Dio ha cura non solo della vita dei suoi, ma anche della loro morte. Io sono il tuo servo. Non parla di una servitù qualsiasi, ma di quella che proviene da un grande amore e che è la suprema corona. Così Dio fa l’elogio di Mosè: Mosè mio servo (Numeri 12,7). Hai spezzato le mie catene. Se qualcuno vuole intenderlo in senso anagogico e vedere qui i legami del peccato e l’uomo vecchio non si ingannerà. Davanti a tutto il suo popolo, non per ostentazione, ma per associare tutto il popolo all’azione di grazie. E non c’è nulla di più grande che lo spirito sempre filiale e riconoscente verso Dio, soprattutto nelle avversità.

Origene: è buon pedagogo: credere prima, poi insegnare e umiliarsi.

Girolamo: nell’ebraico i salmi 114 e 115 formano un salmo unico. Ho creduto che piacerò al Signore nella terra dei viventi, che sarò come gli angeli del cielo e, lungi dall’ esaltarmi, mi sono umiliato profondamente.

Cassiodoro: salmo dei martiri invitti.

11 Gregorio di Nissa: col cibo e la bevanda della conoscenza divina, il trasporto e l’estasi invadono l’anima. È di questa ebbrezza che fu inebriato Davide il giorno in cui uscì da sé e in estasi vide la bellezza invisibile ed esclamò: ogni uomo è inganno, volendo darci con ciò un’idea dei beni indicibili.

Cassiodoro: cosa possiede in proprio l’uomo? La menzogna. Ma non ha potuto scoprirla che con la contemplazione purificatrice, sollevato al di sopra di se stesso e vedendo la verità delle cose. L’uomo illuminato si vede mentitore.

13 Girolamo: io non ho nulla da offrirgli: non posso altro che versare il mio sangue per lui. Liberati dal Salvatore, offriamo liberamente il nostro sangue per lui: il mio calice lo berrete (Matteo 20,23).

Beda: imiterò la passione del Signore, grazie al suo nome che invocherò.

Girolamo: noi possiamo tradurre secondo l’ebraico: prenderò il calice di Gesù. Il calice è la passione, il martirio. È vero che la passione del servo è ben al di sotto di quella del maestro, ma è come un ricco che invita un povero: se gli avviene in seguito di passare davanti alla casa del povero e il povero non ha null’altro da offrirgli che la sua buona volontà, il ricco l’accetta come l’obolo della vedova.

15 Cassiodoro e Beda: preziosa, perché acquistata col sangue del Cristo.

Girolamo: essere servo del Signore è grande dignità; la Scrittura la attribuisce ai più grandi: Mosè, Abramo, Giacobbe, Paolo. Le mie catene: quelle del peccato.

17 Girolamo: i martiri lodano il Signore nella terra dei viventi. Anche i monaci che lo cantano giorno e notte sono martiri (testimoni). Quel che gli angeli fanno in cielo, i monaci lo fanno sulla terra.

18 Girolamo: cos’è l’orazione dei santi? Quella di Giacobbe: non ti lascerò andare, se non mi benedirai (Genesi 32,26).

19 Ruperto: ho creduto, perciò ho parlato: ho creduto e ho confessato. Prenderò il calice: gli offrirò tutta la mia povertà e anche il mio sangue. Se il persecutore manca, farò incessantemente all’altare memoria della passione di Cristo e sarò pronto a morire per lui.

Baldovino di Ford: il sangue di Cristo esige da noi l’obbedienza fino alla morte, perché il Cristo ha sofferto per noi, dandoci l’esempio affinché noi seguiamo le sue tracce, cioè affinché noi moriamo e moriamo con lui… La morte preziosa dei santi è come un’azione di grazie per la morte del Cristo, qualche cosa che assomiglia ad uno scambio. Egli si accontenta, come azione di grazie, della minima somiglianza con la sua morte. Essa è legata a questo calice, chiamato nel Vangelo “Nuovo Testamento”. Per questo il profeta dice: che cosa renderò al Signore per tutto ciò che mi ha dato? Prenderò il calice della salvezza. A questo calice è legato il compimento della nuova promessa, che ricompensa la nuova obbedienza. Questo calice è il nuovo patto (Luca 22,20): in esso si trovano la causa, il motivo e l’energia per compiere ciò che il Nuovo Testamento comanda e per ottenere ciò che esso promette. Il Nuovo Testamento è stato confermato nel mio sangue per non essere mai cambiato, ma per restare la legge perenne (Esodo 28,43). Qesto calice è un filtro d’amore, che il Cristo ci ha preparato secondo un’arte da lui solo conosciuta. Col suo sangue versato sulla croce ha versato il suo amore; col suo sangue che ci fa bere, ci fa bere anche il suo amore, lavandoci dai nostri peccati nel suo sangue.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salmo 116

( Alleluia )

1 Lodate il Signore, genti tutte,

lodatelo, popoli tutti

2 perché si è rafforzata

su di noi la sua misericordia

e la verità del Signore rimane in eterno.

Da Sacy

L’autorità di San Paolo non ci lascia alcun motivo per dubitare che il profeta non avesse di mira in queste parole se non la grazia che doveva essere abbondantemente diffusa su tutti i popoli mediante la venuta del Messia, tanto sui gentili quanto sui giudei allorché dice che Gesù Cristo è stato il dispensatore e il ministro del Vangelo rispetto ai Giudei circoncisi, quanto ai Gentili. I Gentili non potevano aspettare che una misericordia affatto gratuita, mentre i Giudei erano in attesa dell’adempimento delle promesse  fatte ai loro padri.

Da Agostino

Lodate il Signore, o genti tutte; lodatelo, o popoli tutti. Ecco cosa sono gli atri della casa del Signore: il popolo di Dio nella sua totalità. Questa è la vera Gerusalemme. Lo ascoltino bene quelli che si sono rifiutati di essere figli di questa città, separandosi dalla comunione con tutte le genti. Si è rafforzata sopra di noi la sua misericordia, e la verità del Signore persiste in eterno. La misericordia e la verità sono i due valori che vi esortai a non perdere mai di vista allorché spiegai il salmo 113. La misericordia del Signore si è in effetti rafforzata su di noi quando di fronte al suo nome, per opera del quale siamo stati liberati, si sono arrese le genti, un tempo ostili, e hanno chiuso la loro bocca fremente di rabbia. E la verità del Signore persiste in eterno, e questo tanto nelle promesse fatte ai giusti quanto nelle minacce pronunciate contro gli empi. ( Agostino )

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salmo 117

( Alleluia )

Confessate il Signore perché è

buono perché in eterno è la sua misericordia.

2 Dica ora  Israele che è buono,

che in eterno è la sua misericordia.

3 Dica ora la casa di Aronne

che in eterno è la sua misericordia.

4 Dicano quelli che temono

il Signore che in eterno è la sua misericordia.

5 Dalla tribolazione ho invocato il

Signore e mi ha esaudito con ampiezza il Signore.

6 Il Signore è il mio aiuto, non temerò

cosa mi faccia l’uomo.

7 Il Signore è il mio aiuto

e io disprezzerò i miei nemici.

8 E’ bene confidare nel Signore

piuttosto che confidare nell’uomo.

9 E’ bene sperare nel Signore

piuttosto che sperare nei principi.

10 Tutte le genti mi hanno accerchiato

e nel nome del Signore ne ho fatto vendetta.

11 Girando attorno mi hanno accerchiato,

ma è nel nome del Signore che ne ho fatto vendetta.

12 Mi accerchiarono come api

e divamparono come fuoco

tra le spine ed è nel nome del

Signore che ne ho fatto vendetta.

13 Spinto, sono stato travolto

perché cadessi e il Signore mi ha sostenuto.

14 Mia forza e mia lode è il Signore

e si è fatto mia salvezza.

15 Voce di esultanza e di salvezza nelle tende dei giusti.

16 La destra del Signore ha operato

potenza, la destra del Signore

mi ha innalzato, la destra

del Signore ha operato potenza.

17 Non morirò ma vivrò,

e narrerò le opere del Signore.

18 Mi ha castigato e castigato  il

Signore e alla morte non mi ha consegnato.

19 Apritemi le porte della giustizia;

entrato per esse confesserò il Signore.

20 Questa è la porta del Signore,

i giusti entreranno per essa.

21 Ti  confesserò, perché mi hai

esaudito e ti sei fatto per me salvezza.

22 La pietra che i costruttori hanno

scartato, questa è stata fatta capo d’angolo.

23 Dal Signore è stato fatto questo,

ciò è mirabile agli occhi nostri.

24 Questo è il giorno che ha fatto il Signore,

esultiamo e rallegriamoci  in esso.

25 O Signore salva, o Signore porta a buon fine.

26 Benedetto colui che sta per

venire nel nome del Signore.

Vi abbiamo benedetti dalla casa del Signore.

27 Il Signore è Dio e ha rifulso

su noi. Allestite la festa con rami folti,

fino ai corni dell’altare.

28 Dio mio sei tu e ti confesserò; Dio mio

sei tu e ti esalterò, ti confesserò, perché

mi hai esaudito e ti sei fatto mia salvezza.

29 Confessate il Signore perché

è buono, perché in eterno è la sua misericordia.

 

 

Da Sacy

( Alleluia )

Confessate il Signore perché è

buono perché in eterno è la sua misericordia.

2 Dica ora  Israele che è buono,

che in eterno è la sua misericordia.

3 Dica ora la casa di Aronne

che in eterno è la sua misericordia.

4 Dicano quelli che temono

il Signore che in eterno è la sua misericordia.

Desidera Davide che siano cantate le lodi di Dio e che gli siano rese grazie da ogni sorta di condizione. Per questo invita egli dapprima il popolo eletto, sotto il nome di Israele, quindi i sacerdoti sotto il nome della casa di Aronne e alla fine tutti servi di Dio in generale, sotto il nome di quelli che temono il Signore, tanto dei Giudei, quanto dei Gentili che lo adoravano o che dovevano adorarlo un giorno come il vero Dio. I giusti non aspettano di essere in cielo coronati di gloria per cantare che buono è Dio e pieno di misericordia, ma sin d’ora lo dicono.

5 Dalla tribolazione ho invocato il

Signore e mi ha esaudito con ampiezza il Signore.

6 Il Signore è il mio aiuto, non temerò

cosa mi faccia l’uomo.

7 Il Signore è il mio aiuto

e io disprezzerò i miei nemici.

Davide si era visto angustiato dalla violenza dei suoi nemici e da tanti mali che lo affliggevano. In tale stato, dice San Giovanni Crisostomo, egli non si dà pensiero alcuno di esaltare la sua innocenza e non si vanta davanti a Dio di tutte le virtù da lui praticate, ma si accontenta di invocarlo. Egli non si aspetta di non aver più nulla da soffrire, ma si assicura con l’idea del divino soccorso contro il timore di ogni sorta di affanni. Se Dio è per noi, dicevano i santi apostoli, chi sarà contro di noi? Avevano essi allora contro sé una infinità di persone, ma non potevano temerle avendo in loro favore il padrone supremo dei loro propri nemici.

8 E’ bene confidare nel Signore

piuttosto che confidare nell’uomo.

9 E’ bene sperare nel Signore

piuttosto che sperare nei principi.

10 Tutte le genti mi hanno accerchiato

e nel nome del Signore ne ho fatto vendetta.

11 Girando attorno mi hanno accerchiato,

ma è nel nome del Signore che ne ho fatto vendetta.

12 Mi accerchiarono come api

e divamparono come fuoco

tra le spine ed è nel nome del

Signore che ne ho fatto vendetta.

Un altro profeta apertamente dichiara: che è maledetto chiunque spera nell’uomo, poiché oltre l’ essere una tale speranza più fragile della tela di un ragno, essa fa oltraggio alla infinita potenza di Dio e provoca la sua maledizione su colui che osa così paragonarlo con l’uomo. Davide ci fa vedere che era molto alieno dall’ operare in questo modo allorché aggiunge: che tutte le nazioni lo hanno circondato e che egli non le ha sconfitte se non nel nome del Signore. I suoi nemici lo strinsero così da vicino con un furore da lui paragonato a quello delle vespe quando sono irritate dall’ardore del fuoco che esce dalle spine  a cui si è attaccato.

13 Spinto, sono stato travolto

perché cadessi e il Signore mi ha sostenuto.

14 Mia forza e mia lode è il Signore

e si è fatto mia salvezza.

Davide volendo magnificare l’onnipotenza del suo divino protettore, non teme di confessare di essere stato spinto con forza dei suoi nemici al punto che fu quasi abbattuto ed in procinto di cadere. Con questo fa egli conoscere quale sia la sua debolezza e nel medesimo tempo la forza di quelli che l’odiavano; ma è sua intenzione  far risplendere ancor di più la gloria di Dio che l’ha sostenuto in un pericolo così grave.

15 Voce di esultanza e di salvezza nelle tende dei giusti.

Le mormorazione e le vane compiacenze dell’amor proprio sono abituali ai peccatori a cui tutto dispiace nella condotta di Dio e che applaudono a sé medesimi nei desideri del loro cuore. Al contrario quelli che sono veramente giusti, cioè che si stimano per quello che sono, riconoscendo la propria miseria e che rendono il dovuto a Dio considerandolo come principio della loro salvezza, fanno risuonare nei loro corpi mortali, che sono le loro stanze, continui rendimenti di grazie e voci di esaltazione che dicono la loro riconoscenza verso il Salvatore.

16 La destra del Signore ha operato

potenza, la destra del Signore

mi ha innalzato, la destra

del Signore ha operato potenza.

17 Non morirò ma vivrò,

e narrerò le opere del Signore.

18 Mi ha castigato e castigato  il

Signore e alla morte non mi ha consegnato.

Quali erano le grida di gioia di Davide e nel tempo stesso quelle di tutti i giusti? La proclamazione  che la destra del Signore aveva mostrato la sua potenza verso di lui esaltandolo ed abbassando i suoi nemici: cosa che egli conferma con una triplice ripetizione per meglio mostrare la sua gratitudine e la sua contentezza.

Egli mi ha castigato, continua Davide, allo stesso modo che un padre castiga il figlio suo per correggere. Non solo non mi ha dato alla morte castigandomi, anzi col castigo ha salvato l’anima mia. Egli dunque rende grazie a Dio, dice un santo padre, non solo per non essere morto, ma per non aver temuto di morire e fa vedere quale utilità ne ha ricavato.

19 Apritemi le porte della giustizia;

entrato per esse confesserò il Signore.

20 Questa è la porta del Signore,

i giusti entreranno per essa.

Il profeta chiama qui le porte del tabernacolo le porte della giustizia, poiché come egli dice in seguito, ai giusti  appartiene l’entrarvi, ovvero perché qui Dio giustifica i peccatori. Questo deve intendersi  della Chiesa figurata dal tabernacolo piuttosto che del tabernacolo stesso, ove nessuno poteva ricevere la vera giustificazione se non in virtù dei sacramenti figurati da quelli della legge antica. La porta della Chiesa è chiamata la porta del Signore, non solo perché essa è la porta della casa del Signore, ma inoltre perché in essa non si entra se non per mezzo del Signore. Quelli che vi entrano sono chiamati giusti perché Dio li giustifica mediante il battesimo per renderli degni d’entrarvi.

21 Ti  confesserò, perché mi hai

esaudito e ti sei fatto per me salvezza.

22 La pietra che i costruttori hanno

scartato, questa è stata fatta capo d’angolo.

23 Dal Signore è stato fatto questo,

ciò è mirabile agli occhi nostri.

Alcuni interpreti intendono queste parole con riferimento a Davide, dicendo che dopo essere stato rigettato, alla fine fu costituito re di tutto il popolo di Dio, come la pietra angolare, che riunì i due regni prima divisi di Giuda e di Israele. Affermano che in ciò egli fu figura di Cristo. Ma San Giovanni Crisostomo, che aveva interpretato di Davide alla lettera tutto ciò che precede, non teme di affermare che questa profezia riguarda unicamente il Salvatore. Aggiunge che non deve meravigliare il fatto che tale predizione sia così intromessa in questo salmo senza connessione con le cose precedenti. Assai spesso si incontrano simili esempi nella Scrittura. Il santo stesso ne rende la ragione dicendo che nell’Antico Testamento le profezie dovevano essere coperte d’ombre e di veli, affinché le Scritture non fossero adulterata dalla malizia dei Giudei . Ora la testimonianza di San Giovanni Crisostomo è tanto più degna di essere considerata perché Gesù Cristo ha applicato a se stesso le parole del profeta. I due apostoli Pietro e Paolo hanno dato la  stessa spiegazione, senza parlare affatto di Davide.

24 Questo è il giorno che ha fatto il Signore,

esultiamo e rallegriamoci  in esso.

25 O Signore salva, o Signore porta a buon fine.

26 Benedetto colui che sta per

venire nel nome del Signore.

Vi abbiamo benedetti dalla casa del Signore.

Deh, Signore, dammi  salvezza: dammi un felice successo: benedetto colui  che viene in nome del Signore. Nella lingua originale non si legge dammi salvezza, ma dà salvezza, e si pretende che siano queste le stesse parole che dissero i popoli nell’ingresso trionfale di Gesù Cristo in Gerusalemme, quando tutti insieme esclamavano: Osanna, salvezza e gloria al figlio di Davide: sia benedetto colui che viene nel nome del Signore. Questo significa che i Giudei intendevano anch’essi queste parole del Messia. Il santo profeta pieno dello spirito di Dio fa qui dunque un voto per la fausta venuta del Messia tanto desiderato dai popoli e per la prosperità del suo regno. Quantunque i Giudei parlassero della prima venuta, Gesù Cristo le ha pure spiegate della seconda dicendo: dichiaro in verità che non mi vedrete più d’ora in poi, finché non diciate: benedetto sia chi viene nel nome del Signore. O parli il profeta in persona propria o faccia egli parlare i sacerdoti a cui appartiene dare la benedizione ai popoli, egli desidera che i popoli possano godere una così grande benedizione che doveva partire dalla casa del Signore. Ora questa benedizione consisteva nel fatto che il Signore o il Messia essendo il vero Dio, mediante la sua incarnazione doveva far risplendere a noi la sua luce.

27 Il Signore è Dio e ha rifulso

su noi. Allestite la festa con rami folti,

fino ai corni dell’altare.

28 Dio mio sei tu e ti confesserò; Dio mio

sei tu e ti esalterò, ti confesserò, perché

mi hai esaudito e ti sei fatto mia salvezza.

29 Confessate il Signore perché

è buono, perché in eterno è la sua misericordia.

Sant’Agostino dice che il rendimento di grazie e la lode con cui il profeta vuole adempiere il suo dovere verso Dio per un bene così grande non consiste nel suono esteriore delle parole ma più propriamente nell’amore del cuore. L’ardore che dimostra il profeta nasceva in lui da suo amore e tendeva ad accendere lo stesso fuoco nel cuore dei popoli. Non è in grado di esaltare degnamente la gloria di Dio se non chi l’ama come suo Dio, cioè come colui che merita di essere amato unicamente per sé medesimo e sopra tutte le creature.

Da Agostino

Salmo 117

( Alleluia )

Confessate il Signore perché è

buono perché in eterno è la sua misericordia.

Quando dunque, o carissimi, nelle divine Lettere si parla di confessione, la si intende non solamente come confessione dei peccati ma anche come confessione della lode di Dio. È questa una cosa di cui non si può dubitare in alcun modo. Tante infatti sono a questo riguardo le testimonianze scritturali e tutte d'accordo tra loro, che lasciamo a voi l'incarico di identificare da voi stessi le altre somiglianti a quelle citate. Veniamo quindi al nostro salmo che si apre col canto di Alleluia, cioè: " Lodate il Signore ". Anche qui ascoltiamo le parole: Confessate al Signore; e come potremmo intenderle più esattamente se non nel senso che le parole stesse esprimono, e cioè che dobbiamo lodare il Signore? Questa lode di Dio, poi, non la si sarebbe potuta motivare con espressione più compendiosa di questa: Poiché egli è buono. Non vedo elogio più grande di quello contenuto in formula tanto breve. L'essere buono è una proprietà esclusiva di Dio; e lo stesso Figlio di Dio, apostrofato un giorno da un tale (che ne vedeva solo la carne senza scorgere in lui la pienezza della divinità, poiché lo riteneva un semplice uomo), al sentirsi chiamare: Maestro buono, rispose: Perché mi dici buono? Nessuno è buono all'infuori di Dio . E cosa voleva suggerirgli? Null'altro che questo: " Se veramente te la senti di chiamarmi buono, comprendi che io debbo essere anche Dio ". Ma qui nel salmo queste parole contengono una anticipazione di eventi futuri e sono dette nei riguardi di quel popolo che sarebbe stato liberato da ogni sorta di affanni, come la schiavitù dell'esilio e la mescolanza con i cattivi: cose tutte che gli vengono concesse per l'azione della grazia divina. Così infatti ha agito con l'uomo il Signore: non solo non gli ha reso male per male ma in luogo del male gli ha accordato il bene. Per questo nel salmo si trovano, quanto mai a proposito, aggiunte le altre parole: La sua misericordia è per sempre.

2 Dica ora  Israele che è buono,

che in eterno è la sua misericordia.

3 Dica ora la casa di Aronne

che in eterno è la sua misericordia.

4 Dicano quelli che temono

il Signore che in eterno è la sua misericordia.

5 Dalla tribolazione ho invocato il

Signore e mi ha esaudito con ampiezza il Signore.

Dica la casa d'Israele che egli è buono, che in eterno è la sua misericordia. Dica la casa d'Aronne che egli è buono, che in eterno è la sua misericordia. Dicano ora tutti quelli che temono il Signore che in eterno è la sua misericordia. Riconoscete, penso, o carissimi, chi sia la casa d'Israele e chi sia la casa d'Aronne e come tutte e due appartengano alla categoria di coloro che temono il Signore. Sono quei piccoli associati ai grandi di cui un altro salmo presenta alla vostra mente una bella descrizione. È la famiglia alla quale ci rallegriamo di appartenere noi tutti, per grazia di colui che è buono e la cui misericordia dura in eterno. Sono state infatti esaudite le preghiere di quei tali che invocano: Il Signore aggiunga [benedizione a benedizione] sopra di voi; sopra di voi e sopra i vostri figli. Agli Israeliti convertiti a Cristo, fra cui emergono gli Apostoli nostri padri [nella fede], e alla loro dignità incomparabile di uomini perfetti a cui han prestato obbedienza i piccoli, s'è aggiunta la moltitudine dei pagani, e tutti insieme, divenuti in Cristo un'unica realtà, divenuti un unico gregge sotto un solo pastore, divenuti un solo corpo sotto l'unico Capo e formanti, per così dire, un solo e identico uomo, possiamo dire: Nella tribolazione ho invocato il Signore e mi ha esaudito con ampiezza. Le angustie del nostro soffrire avranno termine, mentre non ne avrà l'ampiezza alla quale siamo diretti. Chi infatti potrà formulare accuse contro gli eletti di Dio?

6 Il Signore è il mio aiuto, non temerò

cosa mi faccia l’uomo.

7 Il Signore è il mio aiuto

e io disprezzerò i miei nemici.

Il Signore è mio aiuto: non temerò quanto [di male] potrà farmi l'uomo. Ma forse che soltanto fra gli uomini trova nemici la Chiesa? E che cos'è l'uomo, impastato di carne e di sangue, se non carne e sangue? Ma l'Apostolo dice: Noi non dobbiamo lottare solamente contro la carne e il sangue, ma anche contro i principi e i dominatori del mondo di queste tenebre, cioè contro quegli esseri che dirigono la massa degli empi che amano questo mondo e che pertanto sono i dominatori delle tenebre. Anche noi infatti siamo stati un tempo tenebra, mentre ora siamo luce nel Signore. Dice: Contro esseri spirituali maligni esistenti nelle sfere celesti ; e si riferisce al diavolo e ai suoi angeli: quel diavolo che in un altro passo chiama principe della potenza di quest'aria . Ascolta dunque come prosegue: Il Signore è mio aiuto e io umilierò i miei nemici. Da qualunque parte ci si levino contro i nemici, sia di fra mezzo agli uomini perversi sia di fra mezzo agli angeli cattivi, potremo sempre umiliarli mediante l'aiuto che ci dà il Signore, al quale confessando eleviamo la lode e cantiamo Alleluia.

8 E’ bene confidare nel Signore

piuttosto che confidare nell’uomo.

9 E’ bene sperare nel Signore

piuttosto che sperare nei principi.

Quando avrò umiliato i miei nemici, non mi si erga contro, facendomi l'amico, l'uomo perbene, costringendomi a riporre in lui la mia speranza. Cosa buona è infatti confidare nel Signore, più che non [lo sia] confidare nell'uomo. Nonostante qualche locuzione usuale, nemmeno l'angelo ha da essere chiamato buono al segno che io possa pensare di riporre in lui la mia confidenza. Nessuno infatti è buono all'infuori di Dio . E quando l'uomo o l'angelo sembrano venire in nostro aiuto, se lo fanno con amore autentico, chi in tal caso ci viene in aiuto è colui che prima di servirsi di loro come ministri li rese buoni, donando ad essi la bontà nella misura che ne erano capaci. Pertanto, buona cosa è sperare nel Signore, più buona che sperare nei principi. Anche gli angeli infatti sono chiamati principi, come leggiamo in Daniele: Michele vostro principe .

10 Tutte le genti mi hanno accerchiato

e nel nome del Signore ne ho fatto vendetta.

11 Girando attorno mi hanno accerchiato,

ma è nel nome del Signore che ne ho fatto vendetta.

Tutte le genti mi avevano attorniato, ma nel nome del Signore mi sono vendicato di loro. Mi avevano proprio attorniato, ma nel nome del Signore mi sono vendicato di loro. Le parole: Tutte le genti mi avevano attorniato ma nel nome del Signore mi sono vendicato di loro, descrivono le sofferenze e la vittoria della Chiesa. E come se gli si andasse a chiedere con quali risorse abbia potuto superare afflizioni così tremende, ci presenta il suo modello e ci descrive le tribolazioni che agli inizi ebbe a soffrire nella persona del suo Capo. Per questo aggiunge la frase: Mi avevano proprio attorniato. In questo stico molto opportunamente non viene ripetuto il soggetto, cioè tutte le genti, poiché autori delle sue sofferenze furono i soli Giudei. Ma nel nome del Signore mi sono vendicato di loro. È vero infatti che dalla loro stirpe il Signore assunse la carne che fu confitta in croce; tuttavia fu parimenti in mezzo a loro che ebbe a sperimentare [le prime] persecuzioni anche il corpo di Cristo, cioè il popolo fedele. Né valse che per amore di quel popolo il Signore con la divinità che celava interiormente avesse compiuto tutti quei miracoli che da uomo mortale, ma con potenza immortale. compì mediante la carne mortale di cui era rivestito all'esterno.

12 Mi accerchiarono come api

e divamparono come fuoco

tra le spine ed è nel nome del

Signore che ne ho fatto vendetta.

Mi attorniarono come quando le api circondano un favo; divamparono come un fuoco tra le spine, ma nel nome del Signore mi sono vendicato di loro. L'ordine e la connessione di queste frasi appariranno meglio confrontandole con la successione storica degli avvenimenti. Riteniamo infatti che l'affermazione iniziale si riferisca alla persona stessa di nostro Signore, il capo della Chiesa, che fu circondato dai persecutori come quando le api circondano un favo. Quanto accadde al Signore per colpa dei suoi nemici, ignari [di quel che facevano], viene descritto dallo Spirito Santo con una penetrazione acutissima del mistero. Come le api producono miele e lo depositano nei favi, così i persecutori di Cristo, senza sapere quel che facevano, ci resero ancora più dolce il nostro Signore proprio in forza della sua passione. Perseguitandolo essi ci hanno fatto gustare e vedere quanto sia soave il Signore , morto per i nostri delitti e risorto per la nostra giustificazione . Quanto alle altre parole, e cioè: Essi divamparono come fuoco in mezzo alle spine,  si applicano meglio al corpo di Cristo, cioè al suo popolo sparso in tutto il mondo. Essendo stato adunato di tra mezzo a tutte le genti, queste genti lo hanno attorniato: arsero in effetti come quando il fuoco divampa tra le spine, e questo allorché col fuoco della persecuzione bruciarono la carne peccatrice e tutte le fastidiosissime trafitture che comporta la vita mortale. Dice: Ma nel nome del Signore mi sono vendicato di loro. E si riferisce o al fatto che, cessato l'odio che li portava a perseguitare i giusti, essi stessi sono venuti a far parte del popolo cristiano, ovvero alla sorte che attenderà quanti fra loro, avendo disprezzato la misericordia di colui che nel tempo li chiamava [al ravvedimento], alla fine esperimenteranno la verità del giudice.

13 Spinto, sono stato travolto

perché cadessi e il Signore mi ha sostenuto.

Come un mucchio di sabbia sono stato spinto e stavo per cadere, ma il Signore mi ha sostenuto.

La persecuzione sollevata dal paganesimo non aveva possibilità di scuotere dalle fondamenta e di abbattere la comunità dei fedeli sempre più numerosa, perché abitava insieme cementata dall'unità della fede. Essi credevano in Colui che sostiene ovunque e la comunità stessa e ciascuno dei suoi componenti; e delle loro invocazioni egli mai avrebbe potuto disinteressarsi.

14 Mia forza e mia lode è il Signore

e si è fatto mia salvezza.

Mia fortezza e mia lode è il Signore; egli è divenuto la mia salvezza. Chi sarà dunque a cadere di fronte all'impeto [della persecuzione] se non quei tali che pretendono d'avere una loro propria forza e ambiscono per se stessi la lode? Nessuno infatti cade nella lotta se prima non è stata abbattuta la sua fortezza insieme con quanto costituiva la sua lode. Per cui, se uno fa del Signore la propria fortezza e la propria lode, costui non cade, come è certo che non può cadere il Signore. In tal modo [il Signore] diviene salvezza per quanti sperano in lui. Ne diviene salvezza non nel senso che il Signore cominci ad essere un qualcosa che prima non era, ma nel senso che ogni credente all'atto di credere diviene un qualcosa che prima non era. E Dio, non per un mutamento avvenuto in se stesso ma per il fatto che l'uomo si volge a lui, comincia ad essergli salvezza, mentre non lo era quando quest'uomo gli volgeva le spalle.

15 Voce di esultanza e di salvezza nelle tende dei giusti.

Grida di gioia e di salvezza nelle tende dei giusti, mentre coloro che martoriavano i loro corpi si attendevano grida di lamento e di disperazione. Costoro infatti non erano in grado di percepire i godimenti spirituali che ai santi causa la speranza dei beni futuri, a proposito dei quali dice l'Apostolo: Sembriamo tristi, ma siamo sempre nella gioia . E altrove dice ancora: Né soltanto questo, ma ci gloriamo delle tribolazioni .

16 La destra del Signore ha operato

potenza, la destra del Signore

mi ha innalzato, la destra

del Signore ha operato potenza.

La destra dei Signore ha operato un prodigio. A quale prodigio si riferisce? Continua: La destra del Signore mi ha esaltato. Grande prodigio elevare [al cielo] chi è meschino, fare un dio di chi è un mortale, dalla debolezza ricavare la perfezione, dall'abiezione la gloria, dalla sofferenza il trionfo: in una parola prendere la tribolazione e farne un mezzo di salvezza, tale che ai tribolati apparisse già in atto la vera salvezza, dono di Dio, mentre agli autori della tribolazione non rimanesse altra salvezza se non quella dell'uomo, che è fallace. Cose grandi, queste: ma perché stupirsene? Ascolta il ritornello! Non è stato l'uomo ad elevarsi in questa maniera né a darsi tale perfezione o tale gloria. Non è stato l'uomo a vincere o a salvarsi; la destra del Signore ha operato il prodigio.

17 Non morirò ma vivrò,

e narrerò le opere del Signore.

Non morrò, ma vivrò e narrerò le opere del Signore. Seminavano ovunque strage e lutto e pensavano che la Chiesa di Cristo dovesse morire. Ecco invece com'essa ora canta le opere del Signore. Per tutto il mondo Cristo è la gloria dei beati martiri. A forza di ricevere schiaffi ha vinto i suoi aguzzini; a forza di pazienza ha vinto gli incapaci di pazienza; amando ha vinto la ferocia dei persecutori.

18 Mi ha castigato e castigato  il

Signore e alla morte non mi ha consegnato.

Il corpo di Cristo, la santa Chiesa, il popolo chiamato all'adozione, ci manifesti il motivo per cui ha dovuto soffrire tanti soprusi. Dice: Severamente mi ha castigato il Signore, ma non mi ha abbandonato alla morte. Non ritengano quindi gli empi nel loro furore che avrebbero potuto conseguire un qualche successo con le loro sole forze. Non avrebbero avuto il potere [di nuocere alla Chiesa] se non fosse stato loro accordato dall'alto. Non diversamente accade, anzi è cosa assai frequente, che un padre di famiglia faccia fustigare i propri figli per mano di schiavi crudeli, pur avendo disposto che agli uni sia riservata l'eredità e agli altri le manette. E qual è questa eredità? Consisterà forse in oro, argento, pietre preziose, latifondi o ridenti campagne? Vedi come ci si entra, e ti renderai conto di cosa sia.

19 Apritemi le porte della giustizia;

entrato per esse confesserò il Signore.

Dice: Apritemi le porte della giustizia. Ecco le porte. E dentro cosa c'è? Dice ancora: Entrato per tali porte, confesserò al Signore. Si tratta di quella confessione in senso di lode che si leva meravigliosa fino alla casa di Dio, con voci di giubilo e di confessione, in mezzo a suoni di gente in festa . È questa la felicità eterna dei giusti: la felicità che rende beati coloro che dimorano nella casa di Dio lodandolo nei secoli dei secoli .

20 Questa è la porta del Signore,

i giusti entreranno per essa.

Osserva ancora come si entri nelle porte della giustizia. Dice: Son queste le porte del Signore, e [solo] i giusti vi entreranno. Per queste porte (finalmente!) non entrerà alcun ingiusto, come non ne entreranno in quella Gerusalemme dove non è ammesso alcun incirconciso e dove risuona la voce: Fuori i cani!  È stato già troppo che durante il mio lungo pellegrinaggio abbia soggiornato insieme con le tende di Cedar e sia stato pacifico verso coloro che odiavano la pace. Fino all'ultimo dei giorni ho tollerato pazientemente di stare mescolato con i cattivi; ecco finalmente le porte del Signore, e [solo] i giusti vi entreranno.

21 Ti  confesserò, perché mi hai

esaudito e ti sei fatto per me salvezza.

Signore, ti confesserò perché mi hai esaudito e ti sei fatto mia salvezza. Quante volte ci si ripete che si tratta di una confessione in senso di lode! Non è la confessione di chi mostra al medico le proprie ferite ma di chi lo ringrazia per aver ricuperato la salute, la quale salute poi è lo stesso medico.

22 La pietra che i costruttori hanno

scartato, questa è stata fatta capo d’angolo.

La pietra che i costruttori hanno scartato. Difatti proprio questa pietra è divenuta testata d'angolo, capace di comporre in se stesso, artefice di pace, i due in un unico uomo nuovo, e di riconciliarli entrambi, cioè i circoncisi e gli incirconcisi, nell'unico corpo di Dio .

23 Dal Signore è stato fatto questo,

ciò è mirabile agli occhi nostri.

Ad opera del Signore egli è diventato [così] a suo vantaggio. Cioè: [Cristo] è diventato [quel che è diventato] in pro della testata d'angolo per un intervento del Signore. Non sarebbe divenuto così se non avesse patito, ma non furono certo coloro che lo fecero patire a renderlo così. I costruttori lo scartarono, ma il Signore, nell'opera che occultamente veniva edificando, prese ciò che essi avevano scartato e ne fece la testata d'angolo. Ed è mirabile ai nostri occhi: mirabile all'occhio dell'uomo interiore, mirabile all'occhio di chi crede, spera e ama. Non agli occhi carnali di coloro che lo rifiutarono, disprezzandolo quasi fosse un [semplice] uomo.

24 Questo è il giorno che ha fatto il Signore,

esultiamo e rallegriamoci  in esso.

Questo è il giorno che ha fatto il Signore. Chi dice questo si ricorda che in uno dei precedenti salmi ha affermato: Il Signore ha chinato verso di me il suo orecchio, e io l'ho invocato nei miei giorni , ove il suo pensiero è rivolto ai giorni da lui trascorsi nella vita vecchia. In contrapposizione dice ora: Questo è il giorno che ha fatto il Signore. In altre parole, è il giorno nel quale egli mi ha accordato la salvezza. È il giorno di cui dice il Profeta: Nel tempo favorevole ti ho esaudito, e nel giorno della salvezza ti ho aiutato . È, ancora, il giorno in cui il nostro Mediatore è divenuto per noi testata d'angolo. In esso dunque esultiamo e rallegriamoci.

25 O Signore salva, o Signore porta a buon fine.

O Signore, salvami. O Signore, sì, dona un felice viaggio. Salvami, perché è giorno di salvezza; e poi, siccome siamo di ritorno da un esilio lontano e per via ci siamo staccati da coloro che odiavano la pace (sebbene noi ci comportavamo da gente pacifica) e senza motivo ci volevano distruggere (sebbene noi non negavamo loro la parola), per questo dona un felice viaggio a chi torna, tu che sei divenuto la nostra via .

26 Benedetto colui che sta per

venire nel nome del Signore.

Vi abbiamo benedetti dalla casa del Signore.

Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Viceversa, maledetto chi viene in nome di se stesso, come dice [il Signore] nel Vangelo: Sono venuto in nome del Padre mio e voi non mi ricevete; se venisse un altro in nome proprio, voi lo ricevereste. Vi abbiamo benedetti da dentro la casa del Signore. Penso che questa voce provenga dai grandi e sia rivolta ai piccoli. Parlano in tal modo i grandi che con l'acume della loro mente sono in grado, per quanto è consentito all'uomo nella vita presente, di raggiungere il Verbo, Dio presso Dio; tuttavia, per amore dei piccoli (a cui si rivolgono), moderano il loro dire al fine di poter ripetere con verità le parole dell'Apostolo: Se con la mente siamo degli esaltati, lo siamo per Iddio; se siamo degli assennati, lo siamo per voi: ci sospinge infatti l'amore di Cristo . Questi grandi benedicono" i loro piccoli dall'interno della casa del Signore, dove per tutta l'eternità la lode non ha mai termine.

27 Il Signore è Dio e ha rifulso

su noi. Allestite la festa con rami folti,

fino ai corni dell’altare.

Il Signore è Dio: egli ha fatto brillare su di noi la sua luce. Dice di quel " Signore " che venne nel nome del Signore e che, sebbene scartato dai costruttori, è divenuto testata d'angolo , di quel Mediatore tra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Gesù . Egli è Dio, è uguale al Padre. La sua luce ha brillato su di noi per farci comprendere le verità della nostra fede e renderci capaci di predicarle a voi che, pur credendole, ancora non le comprendevate. Per riuscire a comprenderle anche voi disponete il giorno di festa affollandovi in assemblea fino agli stipiti dell'altare. Addensatevi cioè fino alla parte più intima della casa di Dio, là dove si innalza l'altare e da dove siamo soliti benedirvi. Disponete il giorno di festa, non con svogliatezza e pigrizia, ma affollandovi in assemblea. Così infatti dev'essere la voce di giubilo, in mezzo a suoni di gente in festa: di coloro cioè che camminano nel luogo della magnifica tenda fino alla casa di Dio . Se infatti è spirituale, se è eterno il sacrificio di lode, eterno deve essere anche il sacerdote ed eterno l'altare, cioè la stessa anima dei giusti pacificata [da ogni tempesta]. Vogliamo ripetervi più chiaramente lo stesso concetto, o fratelli. Tutti coloro che vogliono comprendere la divinità del Verbo non si contentino di riconoscerlo carne (quella carne che il Verbo assunse per loro amore, quasi per nutrirli di latte), come non si contentano di festeggiare qui sulla terra questo giorno nel quale l'agnello fu ucciso. Mediante i sacri raduni ci si renda adatti, con l'aiuto del Signore che eleva le nostre anime, a conseguire la penetrazione intima della divinità di colui che a noi, bisognosi ancora di latte, ha presentato la facciata esterna della sua umanità.

28 Dio mio sei tu e ti confesserò; Dio mio

sei tu e ti esalterò, ti confesserò, perché

mi hai esaudito e ti sei fatto mia salvezza.

29 Confessate il Signore perché

è buono, perché in eterno è la sua misericordia.

Una volta lassù, cosa canteremo se non le sue lodi? E che cosa diremo se non: Tu sei il mio Dio, e io confesserò a te; tu sei il mio Dio, e io ti esalterò? Sì, Signore, io confesserò a te perché tu mi hai esaudito e sei divenuto mia salvezza. Non gli tributeremo queste lodi con suono di parole; sarà l'amore stesso che ci unirà a lui ad elevare un tal grido; anzi l'amore sarà esso stesso questo grido. È logico quindi che il salmo termini la lode con le stesse parole con cui l'aveva iniziata: Confesserò al Signore perché è buono; in eterno è la sua misericordia. Così era iniziato e così finisce. La lode di Dio infatti è la cosa che più salutarmente vale a rallegrarci. Nulla regge al suo confronto, e anche se noi al principio ce ne estraniammo, è ad essa che come a nostro fine torniamo. Per cui sia sempre Alleluia.

Dai Padri

Girolamo: in ogni salmo nostro Signore Gesù Cristo profetizza e canta. Perché lui solo ha la chiave di Davide: egli apre e nessuno chiude, egli chiude e nessuno apre (Apocalisse 3,7). Ma in modo evidente nel salmo 117 è proclamato il mistero della risurrezione. Il salmo comincia con la confessione: il Signore è buono! Eterna la sua misericordia! Chi di noi potrebbe pensare a ciò che la Chiesa esultante celebra in questo salmo – la passione del Signore, la sua risurrezione e la sua ascensione – senza scoppiare in acclamazioni, divenuti come quei fanciulli che agitavano i loro rami di palma davanti al Signore: Signore, salvaci! Signore dona la vita beata! I fanciulli del giorno delle palme trassero da questo salmo: benedetto colui che viene nel nome del Signore! O Signore, ti prego, salva: è questo il senso della parola ebraica “osanna”. Il vincitore, salendo al Padre, comanda agli angeli: apritemi le porte della giustizia! È di queste porte che gli angeli parlavano nel salmo 23,7, preparando l’entrata del Signore: Alzate, principi, le vostre porte, fatevi rialzare, porte eterne ed entrerà il re della gloria! Fanno bene ad alzare le loro porte perché, seguendo l’economia dell’incarnazione e il mistero della croce, egli ritorna in cielo più grande di quanto non fosse disceso sulla terra. Questa è la porta del Signore, i giusti entreranno per essa: Pietro è entrato, Paolo è entrato, gli apostoli, i martiri, i santi di ogni giorno, ma il ladrone è entrato per primo, con il Signore. Miseri giudei! Questa pietra promessa in Isaia per essere posta nelle fondamenta di Sion e riunire i due popoli, voi non l’avete riconosciuta nel Signore Salvatore, nel Figlio di Dio. Scartata da voi, essa è divenuta la pietra angolare ed ha riunito in un solo gregge la prima chiesa, formata di giudei e gentili. Dal Signore è stato fatto questo ed è mirabile agli occhi nostri: noi, i senza legge, i senza alleanza, siamo adottati come figli di Dio! Questo è il giorno che ha fatto il Signore: esultiamo e rallegriamoci in esso.

2 Atanasio: il profeta si rivolge al popolo nuovo fatto dei giudei e dei gentili: essi hanno un unico Redentore. Azione di grazie per la sua vittoria. I giudei sono invitati per primi a confessare Dio, perché essi sono stati chiamati per primi.

Crisostomo: invito all’azione di grazie: dapprima Israele principale testimone dei benefici del Signore: poi i sacerdoti, perché Dio ha fatto per loro tante meraviglie, in proporzione alla loro dignità; infine i timorati di Dio.

12 Aquila e Simmaco: si sono spenti come fuoco di spine.

14 Origene: tutto posso in colui che mi dà forza (Filippesi 4,13).

Crisostomo: Mia forza e mio inno. Inno significa qui: mio onore, mia gloria.

16 Atanasio: la destra: il figlio di Dio.

Girolamo: la destra del Signore mi ha donato la vittoria nella passione.

17 Crisostomo non morirò, ma vivrò è una profezia della risurrezione. In realtà è come dire: la morte non è più la morte.

Crisostomo: mi ha castigato. Egli rende grazie non solo per essere stato liberato, ma persino di essere caduto. I pericoli lo hanno reso migliore.

20 Origene: la porta del Signore è la contemplazione.

Girolamo: la porta è il Cristo.

22 Crisostomo: è manifesto per tutti che questo è detto del Cristo, perché lui stesso ha citato questa profezia: non avete mai letto nelle Scritture: la pietra che i costruttori avevano scartato è diventata capo d’angolo? (Matteo 21,42). I costruttori sono i giudei, i dottori della legge, gli scribi e farisei che lo rifiutarono. Non diciamo con ragione noi che sei un samaritano e hai un demonio? (Giovanni 8,48). Costui non è da Dio, ma seduce la folla (Giovanni 7,12). Ora questo riprovato si è manifestato talmente approvato che è diventato testata d’angolo. Non una pietra qualunque è atta ad essere pietra angolare: è necessaria la pietra scelta, capace di unire due muri. Il profeta dice qui: respinto dai giudei e tenuto in nessun conto, è apparso talmente ammirabile che non solo si integra all’edificio, ma è lui che riunisce e tiene insieme i due muri. Quali muri? I credenti, giudei e gentili.

23 Crisostomo: dal Signore è stato fatto questo. Non spettava né agli uomini né agli angeli preparare e posare una tale pietra. La meraviglia è dinanzi ai nostri occhi. Quale meraviglia? L’angolo, il concorso dei due popoli, perché miriadi di giudei hanno creduto e la terra intera è stata invasa da questa fede che riunisce tutti gli uomini alla verità.

24 Origene: il giorno: conoscenza del Cristo. È il sole di giustizia che ha fatto questo giorno: giorno per eccellenza, in cui Cristo si riconcilia con Dio, in cui il paradiso si apre, in cui la benedizione è compiuta e la maledizione soppressa. Egli ha fatto tutti i giorni, ma ha fatto questo giorno fra tutti.

Atanasio: il giorno della risurrezione del Signore.

Girolamo: questa pietra angolare è essa stessa il giorno della salvezza: in essa noi  risuscitiamo dalla morte e, deponendo il tormento del peccato, ci rallegriamo nella vita nuova.

28 Crisostomo: Dio mio sei tu… Mostra che essi debbono rende grazie a Dio per la sua stessa maestà, per ciò che egli è, per la sua gloria ineffabile, indipendentemente dai suoi doni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salmo 119

( Cantico delle ascensioni )

1 Al Signore quando ero tribolato

ho gridato e mi ha esaudito.

2 Signore libera l’anima mia dalle

labbra inique, dalla lingua ingannatrice.

3 Cosa si darà a te e cosa si aggiungerà a te

contro la lingua ingannatrice?

4 Le frecce acuminate del potente con

carboni di desolazione

5 Ahimè, perché il mio esilio è stato

prolungato. Ho abitato nelle dimore di Kedar.

6 A lungo è stata straniera l’anima mia.

7 Con quelli che odiavano la pace ero pacifico.

Quando parlavo loro mi facevano guerra senza ragione.

 

 

Da Sacy

( Cantico delle ascensioni )

1 Al Signore quando ero tribolato

ho gridato e mi ha esaudito.

2 Signore libera l’anima mia dalle

labbra inique, dalla lingua ingannatrice.

Il tempo della tribolazione non è per noi, dice San Giovanni Crisostomo, un motivo di disperazione, non è un tempo di rilassamento; anzi è una occasione per risvegliarci, perché le nostre preghiere sono allora più pure e la bontà del Signore sempre più a noi si manifesta. Perciò non ricerchiamo la dolcezza di una vita gradita ai sensi, se non abbiamo dimenticato che la via larga non è quella che conduce al cielo e che le fatiche e gli affanni sono la porzione quaggiù di quelli che vivono nella pietà. Cosa mai ci significano le labbra inique da cui il profeta chiede al Signore di essere liberato? Sono esse principalmente secondo i santi padri quelle che tendono a distruggere in noi la virtù e che ci recano al male. Il profeta ammaestrando dunque nella sua persona colui che si affatica ad innalzarsi come grado a grado verso le cose eterne gli fa conoscere che la più dannosa tribolazione per i giusti è la società e i consigli delle persone che sollecitano tanto con il loro esempio, quanto con le loro parole all’amore del mondo, alla ricerca delle sue vanità e dei suoi piaceri e a tutto ciò che si oppone alla verità o all’unità della Santa Chiesa. Sant’Ilario fa una distinzione tra le labbra piene di iniquità e la lingua ingannatrice, dicendo che le une assalgono apertamente la fede rappresentando il lusso e la sensualità come il solo bene dell’uomo; l’altra usando una particolare dissimulazione tende a distruggere la vera religione con lo splendore di una religione apparente. Secondo il senso letterale potevano le labbra inique e la lingua ingannatrice significarci la giustizia e l’artificio che si usavano per screditare il profeta.

3 Cosa si darà a te e cosa si aggiungerà a te

contro la lingua ingannatrice?

4 Le frecce acuminate del potente con

carboni di desolazione

Si spiegano queste parole in tante maniere che quasi non possiamo determinarci ad alcuno dei sensi che si danno a loro e preferirlo agli altri. Tutti questi vari sensi nondimeno concorrono insieme per farci comprendere quanto sia da temere il male di una lingua fraudolenta e malefica. Secondo la spiegazione di alcuni la lingua ingannatrice è un male così grande che non gli si può opporre altra cosa se non le penetranti saette dell’Onnipotente e i carboni della sua giustizia. Secondo la spiegazione di altri il profeta indirizzandosi a quelli che così crudelmente lo straziavano si sforza di indurli a fare qualche riflessione in loro stessi e a considerare seriamente quale altro frutto pretendessero ricavare dalla loro condotta se non il più grande rigore dei giudizi spaventosi di Dio, rappresentati e dalle frecce penetranti e dai carboni ardenti di cui abbiamo parlato.

5 Ahimè, perché il mio esilio è stato

prolungato. Ho abitato nelle dimore di Kedar.

6 A lungo è stata straniera l’anima mia.

O sia Davide che parla di sé nel tempo in cui si vedeva relegato dall’odio di Saul in mezzo agli abitanti di Kedar, cioè fra gli arabi; o sia un altro profeta che parli di sé e dei giudei nel tempo in cui vivevano in mezzo ai popoli barbari e che deplori la lunghezza del loro esilio, ci rappresentano essi certamente la disposizione di un’anima che è sempre circondata da tribolazione e che geme in questo mondo in cui vive come straniera, tenendo sempre gli occhi rivolti alla sua patria che è il cielo. La più eccellente dottrina dice San Giovanni Crisostomo e la più importante verità è ben conoscere che siamo stranieri in questa vita. Colui che è straniero rispetto ai beni di quaggiù è cittadino rispetto a quelli del cielo e non si invaghisce di tutte le cose di questo mondo e pensa unicamente a ritornare nella sua patria. Quanto più quest’anima sente la sua sciagura, tanto più deplora la lunghezza del suo esilio.

7 Con quelli che odiavano la pace ero pacifico.

Quando parlavo loro mi facevano guerra senza ragione.

Queste parole convengono perfettamente a Davide che sempre ha conservato uno spirito di pace con quelli che l’odiavano e che era  perseguitato senza alcun motivo da coloro a cui parlava con mansuetudine. Mai si vide una condotta più pacifica della sua o rispetto a Saul o rispetto a tutti gli altri suoi nemici. Egli era figura di Gesù Cristo, a cui il presente salmo si può applicare, come al capo di tutti i giusti. Essendosi egli visto nella più profonda afflizione nel tempo della sua morte, esclamò veementemente al Padre, come dice San Paolo,  e fu esaudito. Dopo aver sperimentato fino sopra la croce tutto il furore delle labbra piene di iniquità e di ingiustizia egli ne fu liberato mediante la gloria della sua risurrezione. Mai si vide una più grande bontà nè un cuore più pieno di pace che nell’uomo Dio, che viene chiamato nelle Scritture un re pieno di mansuetudine. Non aveva egli che sentimenti di carità per coloro che odiavano questa pace. Allorché parlava ai suoi nemici con amore, costoro l’ assalivano con estrema ingiustizia senza alcun motivo. E alla fine il suo carattere singolare è di essere morto per quelli che lo facevano morire e di aver procurato la pace e l’amore del Padre suo ai nemici dichiarati di quella stessa pace. Come potremo noi renderci degni di una così santa disposizione, se non vivendo quaggiù come stranieri, non attaccandoci per nulla alle cose presenti? Non c’è cosa che più produca la discordia quanto l’amore delle ricchezze, della gloria e dei piaceri. Quelli che si ricordano che Gesù Cristo ha comandato a loro di essere come agnelli in  mezzo ai lupi non si lamenteranno di avere a che fare con persone insopportabili, poiché è comandato loro di mostrare la loro mansuetudine verso queste persone.

 

Da Agostino

( Cantico delle ascensioni )

E’ questo un Cantico dei gradini, che in greco si dice . Ora, sebbene di per sé i gradini possano essere ad uso e di chi scende e di chi sale, nei nostri salmi, dal modo come sono disposti, designano gradini in ordine ascendente. Intendiamoli dunque come conviene a chi vuole salirvi, né cerchiamo di salirvi con i piedi del corpo, ma, come sta scritto in un altro salmo: Dispose delle ascensioni nel cuore di lui, nella valle del pianto, verso il luogo che [Dio gli] ha stabilito. Ha menzionato delle ascensioni; ma dove? Eccolo: Nel cuore. Donde l'avvio? Dalla valle del pianto. Dove poi sarà la meta di queste ascensioni, venendo come a mancare il linguaggio umano, non si può né descrivere né, forse, pensare. È quanto avete ascoltato ora mentre si leggeva l'Apostolo: Ciò che occhio non vide né orecchio udì, né ascese nel cuore dell'uomo . Non ascese nel cuore dell'uomo: è il cuore dell'uomo che deve ascendere lassù. Se dunque né occhio vide né orecchio udì né ascese nel cuore dell'uomo, come si potrà descrivere la meta delle nostre ascensioni? Trattandosi di cosa indicibile l'autore si contenta di dire: Al luogo che egli ha stabilito.

1 Al Signore quando ero tribolato

ho gridato e mi ha esaudito.

2 Signore libera l’anima mia dalle

labbra inique, dalla lingua ingannatrice.

All'inizio delle sue ascensioni è stato esaudito: vediamo ora l'oggetto della sua preghiera. O Signore, libera l'anima mia dalle labbra maligne e dalla lingua ingannatrice. Quando una lingua è ingannatrice? Quando è insidiosa, quando all'apparenza ci si presenta per consigliare mentre in realtà mira al danno e alla rovina. Sono coloro che dicono: " Ma ti metterai davvero a fare quel che nessun altro ha fatto? Che sia tu l'unico ad essere cristiano? ".

3 Cosa si darà a te e cosa si aggiungerà a te

contro la lingua ingannatrice?

4 Le frecce acuminate del potente con

carboni di desolazione

Ti dirà il tuo Signore: Che cosa ti sarà dato o aggiunto contro la lingua ingannatrice? Cioè: Che cosa ti sarà dato come risorsa contro la lingua ingannatrice? Cosa potrai contrapporre alle insidie della lingua ingannatrice e difendertene? Che cosa ti sarà aggiunto? Ti interroga per metterti alla prova; difatti risponderà lui stesso alla sua domanda. Agganciandosi infatti alla domanda da lui posta risponde: Frecce acute di persona potente con carboni distruttori o devastatori. Che tu legga distruttori o devastatori (nei diversi codici si ha questa diversa lezione), il significato non cambia. Notatelo! Dei carboni si dice che sono devastatori perché a furia di devastare e di distruggere riducono facilmente una terra alla desolazione. Cosa sono questi carboni ? Le frecce acute di persona potente sono la parola di Dio. Ecco, le si scaglia e trapassano il cuore. Ma dai cuori così trafitti dal dardo della parola di Dio si sviluppa l'amore, non ne risulta la morte. Sa bene il Signore come si scaglino frecce che suscitano l'amore, e nessuno più bellamente scaglia queste frecce d'amore di colui che saetta mediante la parola [di Dio]. Costui colpisce il cuore dell'amante e così lo aiuta ad amare. Lo colpisce per renderlo un innamorato. Scagliamo dunque frecce tutte le volte che parliamo. Quanto ai carboni che devastano, cosa sono? Sarebbe poco ricorrere alle parole quando si ha da combattere contro una lingua ingannatrice e contro labbra inique; sarebbe poco se ci si limitasse alle parole. Occorrono gli esempi; e gli esempi sono i carboni che devastano.

5 Ahimè, perché il mio esilio è stato

prolungato. Ho abitato nelle dimore di Kedar.

La parole del salmista: La mia peregrinazione si prolunga,  sono  parole della Chiesa che tribola in questo mondo. Sono gli accenti di colei che grida da un'estremità all'altra della terra, come è detto nell'altro salmo: Dall'estremità della terra ho gridato a te . Chi di noi può gridare da un estremo all'altro della terra? Né io né tu né lui, ma a gridare dagli estremi confini della terra è la Chiesa nel suo complesso, è tutta intera l'eredità di Cristo.

6 A lungo è stata straniera l’anima mia.

Per molto tempo ha peregrinato la mia anima. Perché tu non pensassi a una migrazione corporale, ti dice che è stata l'anima a peregrinare. Il corpo emigra cambiando luogo, l'anima muovendosi con l'affetto. Se ami la terra, ti estranei da Dio; se ami Dio sali verso Dio. Esercitiamoci nell'amore di Dio e del prossimo per tornare alla carità. Se cadiamo in terra, imputridiamo e marciamo. Quanto all'uomo del nostro salmo, è vero che era caduto, ma ci fu chi si abbassò fino a lui per farlo risalire. Ripensando però al tempo in cui era andato peregrinando, diceva di aver peregrinato nelle tende di Cedar. Perché? Perché per molto tempo ha peregrinato la mia anima. Comincia ad essere esule dal [suo] paese quando inizia l'ascesa. E come non aveva emigrato col corpo, così non è col corpo che ascende. Ma dov'è che ascende? Dice: Le ascensioni nel cuore. Dunque risale col cuore, ma non potrebbe risalire mediante ascensioni spirituali se non fosse stata l'anima ad andare peregrinando. Di fatto, prima di raggiungere la meta, per molto tempo ha peregrinato l'anima mia. Dove? Nelle tende di Cedar.

7 Con quelli che odiavano la pace ero pacifico.

Quando parlavo loro mi facevano guerra senza ragione.

Per molto tempo ha peregrinato l'anima mia ; tra quelli che odiavano la pace, ero pacifico. Cos'altro infatti diciamo agli eretici tra cui viviamo se non: Riconoscete la pace, amate la pace? Voi vi dite giusti; ma, se foste davvero giusti, gemereste per essere - voi (nell'ipotesi) buon grano - in mezzo alla paglia. Viceversa il grano si trova nella Chiesa Cattolica e si tratta di grani veri. Per questo sopportano la paglia [che li circonda.] finché non venga nettata l'aia, e fra la paglia eccoli gridare: Ohimè, quanto il mio peregrinare si prolunga! Ho abitato nelle tende di Cedar. Dice: Ho abitato insieme alla paglia. Ma come dalla paglia si leva denso fumo, così da Cedar spuntano tenebre. Ho abitato nelle tende di Cedar, per molto tempo ha peregrinato l'anima mia. È la voce del frumento che geme in mezzo alla paglia. Sono le parole che diciamo a quei tali che odiano la pace. Diciamo loro: Tra coloro che odiavano la pace, ero pacifico. Ma chi sono questi nemici della pace? Coloro che spezzano l'unità. Se infatti non avessero odiato la pace, sarebbero rimasti nell'unità. Essi invece si sono separati per poter essere una comunità di soli giusti e non vedersi mescolati agli ingiusti. Orbene, questa voce o è la nostra o è la loro. Di chi sarà? Scegli! La Chiesa cattolica dice: Non si deve spezzare l'unità, non si deve sezionare la Chiesa di Dio. Dio s'incaricherà di giudicare, alla fine, i buoni e i cattivi. Se per ora non è possibile separare i cattivi dai buoni, occorre sopportarli; ma sarà cosa temporanea, poiché, se i cattivi potranno essere con noi sull'aia, certo non lo saranno nel granaio.

Dai Padri

Origene: ritorno dell’anima a colui che solo può salvare. Questo grido, Dio lo ascolta subito.

Eusebio: coloro che si sono allontanati dai beni di Dio, riprendono a salire. Questo primo gradino mostra che l’ascesa si compie attraverso la tribolazione.

2 Eusebio: bisogna stare attenti a non essere tutti in errore e a non lasciarsi persuadere, come avvenne nel peccato di Adamo ed Eva.

Crisostomo: pregate per non entrare in tentazione (Luca 22,46).

Cassiodoro: la lingua ingannatrice dice: sarete come dei (Genesi 3,5).

3 Eusebio risposta di Dio: incoraggiamento mediante la descrizione e la rassegna delle armi divine.

Atanasio: annuncio della vendetta da parte di Dio.

Ilario, Girolamo, Agostino: contro la lingua ingannatrice: è il Signore che chiede con tenerezza: cosa ti posso dare contro la lingua ingannatrice?

4 Origene: il potente, il valoroso è il Cristo. Le frecce sono quelle che fanno cadere i popoli ai suoi piedi.

Crisostomo: le frecce e il fuoco sono, per noi, i simboli più terribili della vendetta.

Teodoreto: le punizioni mandate da Dio saranno rapide come le frecce e brucianti come carboni ardenti.

Ilario: le frecce stanno per inchiodare questa lingua ingannatrice. I castighi servono per correggere i persecutori. I carboni ardenti purificano: sono venuto a portare il fuoco sulla terra… (Luca 12,49). È un carbone anche quello che purifica le labbra di Isaia 6,6. E la freccia è ancora il Cristo stesso, freccia scelta (Isaia 49,2).

Origene: questi carboni bruciano legni, fieno, paglia (1 Corinzi 3,12).

5 Origene: desidero andarmene ed essere con Cristo (Filippesi 1,23).

Eusebio: è l’abitare nella tenda oscura della carne (2 Corinzi 5,4).

Origene: kedar è la carne.

Ilario: l’oscurità, la carne.

6 Crisostomo: non è un problema di tempo, vuol dire piuttosto: incessantemente.

Cassiodoro: l’esilio non è soltanto lungo, è faticoso.

Girolamo: frumento mescolato alla paglia e alla zizzania.

7 Crisostomo: con quanti odiavano la pace ero pacifico: è il frutto della cattività, il beneficio che scaturisce dall’ afflizione. A stento sappiamo essere pacifici con i pacifici! Se siamo stranieri e pellegrini, non discuteremo sul denaro, sulla gloria o sul piacere. Non dire: ho sofferto troppo, per questo sono duro e aspro. Anche in mezzo ai lupi, resta come una pecora. Ecco i sentimenti che dobbiamo avere, anche se, mentre siamo pieni d’amore per il prossimo, riceviamo i suoi colpi.

Ilario: è il Cristo che pacifica, col sangue della sua croce, il cielo e la terra.

Ruperto: questo salmo esprime il gemito dell’uomo perfetto: desidero andarmene ed essere con Cristo (Filippesi 1,23). Ma è posto tra i cantici delle ascensioni per mostrare che l’umiltà è necessaria a chi vuole salire: altrimenti, si crederebbe di volare in cielo e si precipiterebbe invece nell’inferno. Il popolo di questo re è tutto quanto un popolo innocente che non prenderà la spada per difendersi ma predicherà la pace sempre e fino alla morte, alle nazioni stesse che lo colpiscono di spada. I profeti hanno annunciato che il regno del Cristo sarebbe stato la pace senza fine.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salmo 120

( Cantico delle ascensioni )

1 Ho alzato i miei occhi ai monti,

donde verrà a me aiuto?

2 Il mio aiuto dal Signore, che ha

fatto il cielo e la terra.

3 Non lasci vacillare il tuo

piede e non si assopisca il tuo custode.

4 Ecco, non si assopirà e non

dormirà il custode di Israele.

5 Il Signore ti custodisce, il Signore

è tua protezione sopra la tua mano destra.

6 Di giorno il sole non ti brucerà né la luna di notte.

7 Il Signore ti custodisce da ogni male,

custodisca l’anima tua il Signore.

8 Il Signore custodisca il tuo

entrare e il tuo uscire da ora e in eterno.

 

 

Da Sacy

( Cantico delle ascensioni )

1 Ho alzato i miei occhi ai monti,

donde verrà a me aiuto?

2 Il mio aiuto dal Signore, che ha

fatto il cielo e la terra.

Quelli che guardavano ai monti di Gerusalemme come al luogo che il Signore aveva scelto per la sua abitazione fra gli uomini, avevano di continuo gli occhi alzati verso quei monti; fossero quelli fuori del loro paese come i Giudei al tempo della loro schiavitù di Babilonia o fossero nella Palestina allorché gli Ebrei erano sparsi in tutte le varie tribù. Come dobbiamo noi piuttosto essendo tribolati alzare gli occhi nostri al cielo? Dal Signore dunque, non dagli uomini né nel numero dei cavalli, né nell’oro né dall’argento né dalla forza delle difese dobbiamo aspettare l’ aiuto. Quello che rende certa la nostra speranza  è che l’aiuto ci viene da colui che ha fatto il cielo e la terra. Come dire: tutto è possibile a colui che è il supremo creatore dell’universo.

3 Non lasci vacillare il tuo

piede e non si assopisca il tuo custode.

4 Ecco, non si assopirà e non

dormirà il custode di Israele.

5 Il Signore ti custodisce, il Signore

è tua protezione sopra la tua mano destra.

Il profeta parlando a se stesso e nella sua persona a tutti i veri pellegrini o israeliti e a tutti quelli che erano da loro figurati, fa un voto così degno del lume della sua fede. Non permetta il Signore che sia mosso il tuo piede, né si addormenti colui che ti custodisce. Il Creatore del  cielo e della terra non lascerà  che sia mosso per cadere il piede di chi ha alzato verso i monti i suoi occhi. Quando noi ci allontaniamo da Dio, egli si allontana da noi e noi cadiamo nel precipizio dei delitti e corriamo nella via spaziosa della morte. Ma finché abitiamo in Dio, dice Sant’Ilario, o finché egli abita in noi, è vero il dire che egli veglia di continuo per custodirci e che è il nostro invincibile scudo. Se noi ci addormentiamo nella nostra tiepida fede, forse che dorme anche Dio con noi? No certamente! Ma poiché il tentennamento della nostra fede procura a noi o da noi rimuove il divino aiuto, il Signore ci viene spesso rappresentato in una maniera figurata come se egli vegliasse o dormisse: ciò  si deve dire relativamente a noi stessi e non a lui. Il profeta ci assicura che non si addormenterà colui che custodisce Israele; cioè che egli veglierà certamente per la custodia di chi  aspetta il suo aiuto. Egli sarà alla nostra destra. Poiché noi principalmente operiamo con la mano destra, il profeta ci assicura che il Signore non solo veglierà e ci custodirà, ma che egli sarà, per così dire alla nostra destra, per farci operare e combattere. Egli stesso combatterà con noi per farci vincere

6 Di giorno il sole non ti brucerà né la luna di notte.

Si dice, talvolta, di un grande freddo come di un grande caldo che esso è ardente. In questo senso sta qui scritto: che il sole non ti brucerà di giorno nè la luna di notte. Secondo il senso letterale si dice che Dio si prende una cura del tutto particolare di quelli che invocano il suo aiuto, come fece egli vedere verso il suo popolo nel deserto, allorché temperava di giorno l’ardore del sole con la colonna della nube sotto cui lo proteggeva e moderava altresì di notte il rigore del freddo con la colonna di fuoco che faceva apparire in suo favore.

7 Il Signore ti custodisce da ogni male,

custodisca l’anima tua il Signore.

8 Il Signore custodisca il tuo

entrare e il tuo uscire da ora e in eterno.

Allorché dice o parlando a se stesso o rivolgendosi a tutti i veri servi di Dio: il Signore custodirà l’anima tua; ti custodirà in ogni tua azione… il profeta assicura che egli ci custodirà dentro e fuori, nel corpo nell’anima, in tutte le nostre imprese. Quali sono i mali dice Sant’Ilario da cui il Signore custodisce i suoi? Non sono quelli che ordinariamente si reputano mali: non la povertà né la malattia né la morte. Il Signore custodisce l’anima fedele da ogni male, da tutti i peccati e la custodisce tanto all’ingresso quanto all’uscita.

Da Agostino

1 Cantico delle ascensioni.

Il presente salmo è il secondo nella serie di quelli che hanno per titolo Cantico dei gradini. Sono un gruppo di salmi nei quali, come avete udito nella spiegazione del primo, si descrive quell'ascesa che noi col cuore facciamo verso Dio dalle valle del pianto , cioè dall'umiltà e dall'afflizione. Non ci recherà infatti alcun vantaggio l'ascendere, se prima non ci saremo umiliati, ricordandoci che la nostra ascesa ha inizio da una valle: la quale, proprio in quanto valle, è una superficie terrestre situata in basso. Come i monti e le colline sono regioni elevate della terra, così le valli sono regioni poste in basso. Se dimenticassimo dove abbia inizio l'ascesa, ambiremmo forse una esaltazione frettolosa e fuori posto per cui, invece di ascendere, andremmo a ruzzoloni. E che si debba ascendere proprio dalla valle del pianto ce l'ha insegnato di persona nostro Signore degnandosi di patire e di umiliarsi fino alla morte di croce.

1 Ho alzato i miei occhi ai monti,

donde verrà a me aiuto?

Il sole della giustizia è sorto; gli Apostoli hanno predicato il Vangelo e fatto conoscere le Scritture; tutti i misteri sono svelati, il velo è stato squarciato e i più segreti recessi del tempio sono penetrabili . Si levino finalmente gli occhi ai monti, da dove verrà  l'aiuto. Questo ingiunge il presente salmo, il secondo fra quanti s'intitolano: Cantico dei gradini. Nessuno però riponga la sua fiducia nei monti, in quanto i monti non emettono luce da se stessi ma sono illuminati da colui di cui fu detto: Era la luce vera, che illumina ogni uomo che viene in questo mondo . Per " monti " possiamo intendere gli uomini eminenti e illustri. E chi più grande di Giovanni Battista? Che monte sublime doveva essere costui, se nei suoi confronti poteva dire il Signore: Tra i nati di donna non è sorto mai alcuno più grande di Giovanni Battista ! A te certamente non sfugge questo monte grande e luminoso; ma ascolta cosa confessa. Che cosa? Dice: Della pienezza di lui noi tutti abbiamo ricevuto . L'aiuto ti proviene dunque non dai monti ma da colui dalla cui pienezza i monti hanno ricevuto. Però, se tu attraverso le Scritture non solleverai gli occhi ai monti, non ti avvicinerai in maniera tale da poter essere da lui illuminato.

2 Il mio aiuto dal Signore, che ha

fatto il cielo e la terra.

3 Non lasci vacillare il tuo

piede e non si assopisca il tuo custode.

4 Ecco, non si assopirà e non

dormirà il custode di Israele.

Ecco, non si addormenterà né dormirà colui che custodisce Israele. Vuoi dunque avere un custode che non dorma né sia preso dal sonno? Ecco, non si addormenterà né dormirà colui che custodisce Israele. Chi infatti custodisce Israele è Cristo. Sii dunque un Israele. Cosa significa essere un Israele? Israele corrisponde a: " Colui che vede Dio ". E come si vede Dio? Prima attraverso la fede e poi nella visione. Se non ti è dato per ora vederlo svelatamente, vedilo attraverso la fede.

5 Il Signore ti custodisce, il Signore

è tua protezione sopra la tua mano destra.

Il Signore è il tuo riparo, sopra la mano della tua destra. Mi sembra che si nasconda un significato misterioso nel non essersi limitato a dire semplicemente e brevemente: Il Signore ti custodirà, ma abbia aggiunto: Sopra la mano della tua destra. Cos'è mai questo? Custodirà forse Dio la nostra destra senza custodire la nostra sinistra?.. Ma non ci ha creati lui tutti interi? Non è stato forse lui a creare anche la sinistra come ha creato la destra? E finalmente, se gli piaceva parlare della destra, perché dire: Sopra la mano della tua destra, e non piuttosto: Sopra la tua destra?... Perché dire così, se non avesse voluto nascondere nelle sue parole un qualche mistero, al quale saremmo pervenuti insistendo nel bussare?  Ma veniamo ormai alle parole del salmo: Il Signore è il tuo riparo sopra la mano della tua destra. La mano indica il potere. Come lo dimostriamo? Dal fatto che la potenza di Dio è chiamata anche mano di Dio… Dunque, se mano significa potere, cos'è la mano della destra? Penso non vi si possa intendere con maggiore proprietà altro che il potere ricevuto da Dio di essere un giorno, per suo dono e se tu lo vorrai, alla destra di lui. Gli empi saranno tutti alla sua sinistra, mentre i figli buoni saranno tutti alla sua destra;

6 Di giorno il sole non ti brucerà né la luna di notte.

7 Il Signore ti custodisce da ogni male,

custodisca l’anima tua il Signore.

8 Il Signore custodisca il tuo

entrare e il tuo uscire da ora e in eterno.

Dunque di giorno il sole non ti brucerà, né la luna di notte. Perché? Perché il Signore ti custodirà da ogni male. Ti custodirà dagli scandali in tempo di sole, dagli scandali in tempo di luna, insomma da ogni male, lui che è il tuo riparo sopra la mano della tua destra, lui che non dorme né si lascia prendere dal sonno. Ma che bisogno c'è? Il Signore ti custodirà da ogni male, perché siamo fra le tentazioni. Il Signore custodisca la tua anima. Sì, anche riguardo all'anima, il Signore custodisca il tuo entrare e il tuo uscire, sin da ora e in eterno. Cos'è l'ingresso? Cos'è l'uscita? Quando veniamo tentati, entriamo [nella lotta]; quando vinciamo la tentazione ne usciamo. Ecco l'ingresso, ecco l'uscita.

Dai Padri

1 Origene: i monti sono gli angeli.

Eusebio: si è allontanato dalla schiavitù del nemico: si è messo sulla via che conduce alla città di Dio. Alza gli occhi verso i monti e scruta con attenzione donde gli verrà l’aiuto. Comprende che non troverà questo aiuto in nessuna cosa sensibile. Canta allora il suo secondo cantico, tenendo gli occhi e il pensiero fissi al suo Creatore.

Crisostomo: è la tentazione che porta l’animo ad alzare lo sguardo. Fu l’esilio che portò i giudei a volgere lo sguardo verso il cielo: l’aiuto non può venire che da Dio.

Cassiodoro: al secondo gradino (al secondo salmo graduale), osa alzare gli occhi verso i monti. Al primo era come il pubblicano del Vangelo (Luca 18,10).

Girolamo: ho alzato lo sguardo spirituale.

Ruperto: non ho fiducia in me stesso, ma nel soccorso di Dio e di tutti i suoi santi.

2 Origene, Atanasio, Crisostomo: il salmista pensa oscuramente che, se Dio ha creato il cielo e la terra, può tendere la mano e salvare anche su una terra straniera.

Crisostomo: i giudei non vedono più il tempio, ma possono sempre pensare al cielo. È proprio per questo che Dio ha dato all’uomo una posizione verticale mentre tutti gli altri animali hanno una posizione orizzontale: Dio vuole che l’uomo guardi il cielo.

3 Atanasio: custodisci questa speranza e sarai salvato.

Ruperto: custodiscimi perché non cada sotto il piede dell’orgoglio.

6 Eusebio: Dio ci protegge dal male anche se lascia che il diavolo affligga la parte esteriore di noi stessi.

Crisostomo: nell’uscita dell’Egitto, ciò si verificò puntualmente. Alla tua destra è una metafora militare che vuol dire: ti assista durante la battaglia e ti protegga.

Teodoreto: allusione all’uscita dall’Egitto.

7 Origene: il Signore non ti preserverà dalla malattia o dalla povertà ma ti proteggerà contro i veri mali, quelli che colpiscono l’anima.

Crisostomo: ti proteggerà da tutti i mali. Non solo ci dà l’aiuto indispensabile, ma va oltre tutto ciò che possiamo chiedere, con i suoi benefici.

8 Gregorio di Nissa: il Signore custodirà il tuo entrare il tuo uscire. L’uscita dal nostro stato attuale è un entrare in possesso di beni superiori. È in questo modo che esce l’anima che ha preso come guida il Verbo… Non cessa mai d’entrare, né cessa dall’uscire: sempre entra avanzando verso ciò che è dall’alto e sempre esce da ciò che essa ha già raggiunto.

Crisostomo: entrare e uscire: indica tutto il cammino. Non una volta, non cento, ma sempre. L’instabilità regna tra i figli degli uomini: chi oggi ti è amico, domani ti sarà nemico. Ma l’aiuto di Dio non viene mai meno, è stabile ed eterno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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