Vangelo di Giovanni cap8

Commento al Vangelo di Giovanni

  

Cap. 8

 

Allora Gesù se ne andò al Monte degli Ulivi.

2 Di mattino presto poi di nuovo si presentò nel tempio e tutto il popolo veniva da lui, ed essendosi seduto li ammaestrava.

3 Conducono allora gli scribi e i farisei una donna sorpresa in adulterio ed avendo posta lei in mezzo

4 gli dicono: Maestro, questa donna è stata sorpresa sul fatto commettendo adulterio;

5 ora Mosè, nelle legge, ci ha comandato di lapidare le donne simili. Tu dunque cosa dici?

6 Questa cosa poi dicevano mettendolo alla prova, per avere di che accusarlo. Allora Gesù essendosi chinato giù col dito scriveva sulla terra.

7 Siccome poi insistevano interrogandolo, si drizzò e disse a loro. Chi di voi è senza peccato getti per primo la pietra su di lei.

8 E di nuovo essendosi chinato scriveva in terra.

9 Essi allora avendo udito se ne andavano uno per uno cominciando dagli anziani e rimase solo e la donna che era in mezzo.

10 Essendosi drizzato poi Gesù le disse: Donna, dove sono: Nessuno ti ha condannato?

11 Essa allora disse: Nessuno, Signore. Disse allora Gesù: Neppure io ti condanno; va’ e da ora non peccare più.

12 Di nuovo dunque a loro parlava Gesù, dicendo: Io sono la luce del mondo. Chi segue me non cammina affatto nella tenebra, ma avrà la luce della vita.

13 Dissero allora a lui i farisei: Tu testimoni di te stesso: la tua testimonianza non è vera.

14 Rispose Gesù e disse a loro: Anche se io testimonio di me stesso, vera è la mia testimonianza, perché so da dove sono venuto e dove vado; voi non sapete da dove vengo e dove vado.

15 Voi giudicate secondo la carne, io non giudico nessuno. 16 E se poi giudico io, il mio giudizio è veritiero, poiché non sono solo, ma io e il Padre che ha inviato me.

17 Nella vostra legge è scritto che di due uomini la testimonianza è vera.

18 Io sono  il testimone di me stesso e testimonia di me colui che ha inviato me, il Padre.

19  Dicevano dunque a lui: Dov’è il padre tuo? Rispose Gesù: Né me conoscete né il Padre mio. Se conosceste me, conoscereste anche il Padre mio.

20 Queste parole disse nel luogo della cassa delle offerte insegnando nel tempio, e nessuno lo prese, perché non era ancora giunta la sua ora.

21 Disse dunque di nuovo a loro: Io vado e mi cercherete, e nel vostro peccato morirete. Dove io vado voi non potete venire.

22 Dicevano allora i Giudei: Forse ucciderà se stesso, che dice: Dove io vado voi non potete venire?

23 E diceva a loro: Voi siete dalle cose in basso, io sono dalle cose in alto. Voi siete da questo mondo, io non sono da questo mondo.

24 Ho detto dunque a voi che morirete nei vostri peccati. Infatti se non credete che io sono, morirete nei vostri peccati.

25 Dicevano allora a lui: Tu chi sei? Disse a loro Gesù: Da principio ciò che ancora dico a voi!

26 Molte cose su di voi ho da dire e giudicare, ma colui che mi ha inviato è veritiero, e io le cose che ho udito da lui queste dico al mondo.

27 Non conobbero che parlava loro del Padre.

28 Disse allora a loro Gesù: Quando innalzerete il figlio dell’uomo, allora conoscerete che io sono, e da me stesso non faccio nulla, ma come ha insegnato a me il Padre queste cose dico

29 e colui che ha inviato me è con me: non mi lascia solo, perché io faccio sempre le cose a lui gradite.

30 Queste cose lui dicendo molti credettero in lui.

31 Diceva allora Gesù ai Giudei che avevano creduto a lui: Se voi rimanete nella mia parola, veramente siete miei discepoli

32 e conoscerete la verità e la verità vi libererà.

33 Risposero a lui: Siamo stirpe di Abramo e a nessuno siamo mai stati schiavi; come tu dici: liberi diverrete.

34 Rispose a loro Gesù: Amen amen dico a voi che ognuno che fa il peccato è schiavo del peccato.

35 Ora lo schiavo non rimane nella casa per sempre, il figlio rimane per sempre.

36 Se dunque il figlio vi libera, davvero sarete liberi.

37 So che siete stirpe di Abramo; ma cercate di uccidere me, perché la mia parola non trova posto in voi.

38 Le cose che io ho visto presso il Padre dico: e voi allora le cose che avete udito dal Padre fate.

39 Risposero e gli dissero: Il nostro padre è Abramo. Dice a loro a loro Gesù. Se siete figli di Abramo, fareste le opere di Abramo.

40 Ma ora cercate di uccidere me, uomo che ho detto a voi la verità che ho udito presso il Padre; questo Abramo non ha fatto.

41 Voi fate le opere del padre vostro. Dissero allora a lui: Noi non siamo nati da prostituzione; abbiamo un solo padre, Dio.

42 Disse a loro Gesù: Se Dio fosse Padre vostro amereste me, io infatti  sono uscito e vengo da Dio: infatti non sono venuto da me stesso, ma quello ha mandato me.

43 Perché non comprendete il mio linguaggio? Perché non potete ascoltare la mia parola?

44 Voi da padre siete dal diavolo e volete fare i desideri del padre vostro. Quello era omicida dall’inizio e non è stato nella verità, perché non c’è verità in lui. Quando dice la menzogna parla  delle cose proprie, perché è menzognero e padre di essa.

45 Io invece che dico la verità, a me non credete.

46 Chi fra voi convince me di peccato? Se dico la verità perché voi non  credete a me?

47 Colui che è da Dio ascolta le parole di Dio; per questo voi non ascoltate, perché non siete da Dio.

48 Risposero i Giudei e gli dissero: Non diciamo noi bene che sei tu Samaritano e hai un demonio?

49 Rispose Gesù: Io non ho un demonio, ma onoro il Padre mio, e voi disonorate me.

50 Io poi non cerco la mia gloria: vi è chi cerca essa e giudica.

51 Amen, amen dico a voi: se qualcuno osserva la mia parola, non vedrà affatto morte in eterno.

52 Dissero dunque a lui i Giudei: Adesso abbiamo conosciuto che hai un demonio. Abramo morì e i profeti, e tu dici: Se qualcuno osserva la mia parola, non gusterà morte in eterno.

53 Sei tu forse più grande del nostro padre Abramo, che morì; e i profeti morirono: cosa fai te stesso?

54 Rispose Gesù: Se io glorifico me stesso, la mia gloria è niente. E’ il Padre mio che mi glorifica; che voi dite che è nostro Dio,

55 e non l’avete conosciuto, io invece lo conosco. E se dicessi che non lo conosco, sarei simile a voi menzognero; ma lo conosco e osservo la sua parola.

56 Abramo il vostro padre esultò perché vide il mio giorno, e  vide e si rallegrò.

57 Gli dissero allora i Giudei: Non hai ancora cinquanta anni e hai visto Abramo?

58 Disse a loro Gesù: Amen amen dico a voi: prima che Abramo fosse io sono.

59 Presero allora delle pietre per gettarle su lui. Ma Gesù si nascose ed uscì dal tempio.

 

 

 

Allora Gesù se ne andò al Monte degli Ulivi.

Quando non parla all’uomo, Gesù parla al Padre. Non c’è tempo vuoto che non sia dedicato alla preghiera: meglio da soli, lontano dal vociare delle folle.

2 Di mattino presto poi di nuovo si presentò nel tempio e tutto il popolo veniva da lui,

Se è bello rimanere col Padre, urge la salvezza dell’uomo e muoversi di buon mattino, perché tutto sia detto e fatto in tempo opportuno. Nessun uomo può sfuggire nella chiesa ad un confronto così sollecito ed insistente, voluto e preparato in cielo. Se tutto il popolo veniva da lui, è soltanto perché Gesù era a disposizione di tutti e di chiunque.

ed essendosi seduto li ammaestrava.

Quando ammaestra Gesù sta seduto, in posizione comoda e tranquilla, per  spiegare bene ogni cosa. Di fronte ad un pubblico docile ed attento, Cristo rifugge dall’ ira e da ogni atteggiamento stroncante. L’abbiamo visto anche parlare in piedi, ma soltanto perché provocato dalla durezza di cuore e costretto dal tempo che fugge.

3 Conducono allora gli scribi e i farisei una donna sorpresa in adulterio ed avendola posta lei in mezzo 4 gli dicono:

Mentre il popolo ascolta per essere istruito, gli scribi e i farisei hanno la testa altrove e pensano ad altro. Bisogna chiudere la bocca al Cristo, creando una occasione forte e di rottura. Così quelli che non vogliono ascoltare Gesù mettono avanti  problemi più seri e pongono domande più importanti. Chiunque vuol essere distratto dall’ascolto e distrarre gli altri dal medesimo ascolto trova sempre nella vita qualche interrogativo che  interrompa la lezione del maestro. Le parole contano poco: sono i fatti che contano… E quando i fatti sono gravi, qual è la serietà e la necessità dell’operare? Se c’è il peccato bisogna subito stroncarlo: a nulla valgono tante chiacchiere; anche la Legge di Mosè va in questo senso. Non si capisce quale bisogno di altre parole.

avendola posta lei in mezzo 4 gli dicono: Di prepotenza interrompono il discorso in atto e mettono in mezzo non se stessi e la propria realtà di peccato, ma la colpa di un’altra persona. Quando Gesù tutti vuol convincere di peccato, c’è sempre chi fa da sordo e vede ben altro… negli altri!

Maestro, questa donna è stata sorpresa sul fatto commettendo adulterio;

Bando alle chiacchiere, maestro, ed alle accuse di peccato gratuite ed infondate. Qui c’è una donna che è stata sorpresa sul fatto, mentre commetteva adulterio. Giudichiamo il peccato che è visto e conosciuto, non divaghiamo altrove.

5 ora Mosè, nelle legge, ci ha comandato di lapidare le donne simili. Tu dunque cosa dici?

Se sei un vero maestro in Israele sai bene che Mosè nella legge ci ha comandato di lapidare le donne simili. Cosa dici al riguardo, non condividi quanto è scritto nella Legge?

E’ lecito e giusto interrogare Gesù riguardo alla Legge, ma per ascoltare colui che è adempimento della Legge e che va oltre ogni legge.

6 Questa cosa poi dicevano mettendolo alla prova, per avere di che accusarlo.

Quando si interroga Gesù e si ha già in tasca la risposta vera e sicura, non si è disposti all’ascolto, ma all’accusa ed al rifiuto. Perché Cristo dovrebbe rispondere e dare spiegazioni a coloro che sanno già tutto?

Allorché provocato, Gesù provoca. Non solo e non sempre con la Parola: questa volta con il gesto.

Allora Gesù essendosi chinato giù col dito scriveva sulla terra.

Se i Giudei alzano gli occhi in alto e tirano in ballo ciò che è stato detto dal cielo, Cristo più semplicemente si china in basso e scrive sulla terra. Di fronte a certe sparate di dannazione eterna, Gesù tace ed annota: le ragioni di chi accusa e le ragioni di chi è accusato. Così farebbe ogni buon giudice di questo mondo. Quel che è scritto sulla terra però, per quanto giusto e fondato perirà con la terra stessa. Il tempo alla fine tutto e tutti spazza via, come la polvere che è cancellata dal vento. La Legge di Mosè certamente è giusta e santa e merita di essere scritta sulla terra ed in ogni terra, ma non va oltre questa esistenza carnale e non può dire l’ultima parola, quella che conta ed è definitiva. Cosa avrà scritto Gesù? I peccati di tutti e di ognuno, così come sono giudicati attraverso la Sua Legge. Chi mette gli altri nella lista dei condannati, dovrebbe ben comprendere che è incluso nella stessa lista, non per volontà arbitraria di Cristo, ma per lo spirito della Legge. La Legge infatti tutti ha chiuso in un’unica condanna.

7 Siccome poi insistevano interrogandolo, si drizzò e disse a loro. Chi di voi è senza peccato getti per primo la pietra su di lei.

Insisti nell’accusare gli altri e non ti spaventi che Gesù tutto scriva e tutto registri? Un giudice che di fronte alle accuse che gli sono portate continua a scrivere, senza nulla dire, fa paura. Vuol dire che sta valutando seriamente la cosa ed ogni cosa. Alla fine troverà anche in te qualche colpa. E tu continui a provocarlo, montando accuse su accuse? Non temi che la pietra, che hai lanciato, alla fine ricada su te stesso? Quale vantaggio nel provocare il giudizio di Dio, ingigantendo le colpe degli altri e tacendo le proprie? Credi che Dio è giusto giudice degli altri? E pensi tu forse di sfuggire al suo giudizio? Di nulla ti senti colpevole? Vuoi provocare la sua ira? Provoca la sua misericordia: ne avrai maggior guadagno.

Chi di voi è senza peccato getti per primo la pietra su di lei.

Vedi che le cose sono andate proprio come era logico attendersi. Il Signore non ha dato un giudizio superficiale e frettoloso sul peccato, ma l’ha valutato e ponderato ben bene. Non ha giudicato solo il peccato degli altri, ma anche il tuo e quello di tutti.

8 E di nuovo essendosi chinato scriveva in terra.

Buon per te che Gesù non ama le sparate, ma tutto e tutti considera attentamente e sa attendere e pazientare prima di dire l’ultima. Finchè si limita a scrivere e non pronuncia alcuna sentenza si può ancora sperare, anche per noi.

9 Essi allora avendo udito se ne andavano uno per uno cominciando dagli anziani e rimase solo e la donna che era in mezzo.

Alla fine sembra che anche i cuori più duri abbiano capito la lezione. Di fronte ad un giudice così imparziale e giusto, non vale proprio la pena di infierire sul peccato altrui: tirerà fuori anche il nostro. Se lui non condanna, meglio tacere e tagliare la corda, prima che cambi parere. Se ne vanno tutti uno dopo l’altro, non come tanti pecoroni che seguono chi è davanti, ma ponderando bene ognuno per se stesso. cominciando dagli anziani.. . E’ logico e naturale e come potrebbe essere diversamente? Chi più ha vissuto, più ha peccato. Ognuno lo intende da sé.

e rimase solo e la donna che era in mezzo. 

Colei che era stata tirata in mezzo , ora in mezzo non è più, ma si trova faccia a faccia col Signore.

Finisce come deve finire in ogni caso: per quel che riguarda il peccato ognuno deve vedersela  con il solo Gesù. Non saremo giudicati da un’assemblea umana, ma da Dio.

Fin qui nessuna novità: Il bello viene dopo.

10 Essendosi drizzato poi Gesù le disse: Quando deve dire l’ultima parola, Gesù si alza in piedi, e non parla a tutti ma ad ognuno di noi.

Donna, dove sono: Nessuno ti ha condannato?

Dove sono o donna i tuoi accusatori? Spietati nel condannare l’altrui colpa, allorché si sono posti come giudici davanti a Dio, ne sono usciti a mal partito: non come giudicanti, ma come giudicati. Perché chi condanna l’altro commette lui stesso il medesimo peccato. Meglio provocare la misericordia divina e non la sua giustizia!

11 Essa allora disse: Nessuno, Signore.

Anche se l’uomo non condanna,  perché ne uscirebbe a sua volta condannato, non per questo tutto si può dire finito: dobbiamo affrontare ora ben altro giudice e ben altro giudizio.

Disse allora Gesù: Neppure io ti condanno; va’ e da ora non peccare più.

E’ questa la grande meraviglia: se l’uomo non può condannare, Dio non vuole condannare. Potrebbe farlo e ne avrebbe ragione, ma al giudizio preferisce la misericordia ed il perdono, perché egli è venuto non per mandare in perdizione, ma per salvare. Gli basta il desiderio di una vita nuova e la promessa di un non ritorno al passato.

12 Di nuovo dunque a loro parlava Gesù, dicendo: Io sono la luce del mondo.

Liquidato e risolto un incidente provocato ad arte, Gesù continua nel suo discorso. Il giudizio di Dio riguarda il singolo, il suo insegnamento interessa tutta la comunità. C’è qualcosa che deve dire ad ognuno di noi, e c’è qualcosa che dice a tutti noi.

Io sono la luce del mondo.

Affermazione forte e di non facile comprensione. Gesù si è appena posto come giudice unico ed esclusivo. Non basta. Ora si pone come luce del mondo. La luce è ciò che dà la vita ed alimenta ogni vita. Non una qualsiasi luce, ma quella che è all’origine, fondamento e principio di tutte le creature. La luce non solo alimenta la vita, ma è anche sua guida: senza luce è il regno delle tenebre.

Chi segue me non cammina affatto nella tenebra, ma avrà la luce della vita.

Chi precorre la luce, cammina nella tenebra: può muoversi molto e molto darsi da fare, ma non raggiunge alcuna meta, che non sia dannazione eterna. Chi si pone dietro la luce ha la via già spianata ed aperta. Ma bisogna essere umili e riconoscere il proprio stato. Diversamente le parole di Gesù appaiono fuori luogo e frutto di una mente esaltata.

13 Dissero allora a lui i farisei: Tu testimoni di te stesso: la tua testimonianza non è vera.

Come può Gesù fare affermazioni così gravi ed importanti? Quali prove porta e quali testimoni?

14 Rispose Gesù e disse a loro: Anche se io testimonio di me stesso, vera è la mia testimonianza, perché so da dove sono venuto e dove vado; voi non sapete da dove vengo e dove vado.

Che cosa distingue innanzitutto Gesù allorché si confronta con l’uomo? Una conoscenza diversa e superiore. La sua testimonianza è vera perché Egli sa da dove è venuto e dove và. Diversamente l’uomo non sa da dove viene e neppure dove va a finire. Potrebbe banalmente rispondere che viene dal grembo di sua madre e va a finire in una fossa. Ma chi mai si accontenta di una simile risposta? Troppo ovvia e troppo scontata non dice nulla riguardo al fine ed al fondamento della vita. C’è sempre il prima ed il poi. Benché non conosciuti e non sperimentabili hic et nunc, chi potrebbe mettere in dubbio la loro realtà? Se poi il problema lo spostiamo al Cristo, riguardo al Figlio di Dio, è la notte più profonda. Non sappiamo né donde viene né dove và. Eppure è un dato ed un fatto, una realtà visibile e tangibile allorché si è fatta carne ed è venuta ad abitare in mezzo a noi.

Se l’umanità tutta non sa e non conosce, chiuda la bocca ed ascolti la parola della sapienza che viene dall’alto.

15 Voi giudicate secondo la carne, io non giudico nessuno.

Se la preoccupazione prima dell’uomo è quella di giudicare, non così il Figlio dell’uomo. Non giudica nessuno, perché tutti siamo già stati giudicati in Adamo. Al contrario vuol riscattarci dal giudizio che pende sul capo di tutti e di ognuno.

16 E se poi giudico io, il mio giudizio è veritiero, poiché non sono solo, ma io e il Padre che ha inviato me.

Ammesso poi che Gesù debba giudicare, il suo giudizio è vero, poiché  è l’unico fondato nella verità. Diversamente ogni giudizio dell’uomo è frutto di un processo di autofondazione nella verità. Non è approvato dal Padre, perché non viene da Lui. Diversamente il giudizio di Gesù è vero, perché il Figlio e non altri il Padre ha mandato.

17 Nella vostra legge è scritto che di due uomini la testimonianza è vera.

Colui che ha dato la Legge sembra ora prendere le distanze dalla sua stessa Legge. Perché ormai, visto come è considerata e trattata, è divenuta una creazione dell’uomo. Non è più possibile giudicare le cose dal punto di vista di Dio, bisogna abbassarsi e considerarle dal punto di vista dell’uomo; non per costruire, ma per smontare.

18 Io sono  il testimone di me stesso e testimonia di me colui che ha inviato me il Padre.

Se non capite che tutta la Legge testimonia di me e non siete in grado di andare oltre una lettura superficiale che non attinge alla dimensione dello Spirito, sappiate che io sono il testimone di me stesso. Non vi basta la testimonianza della Legge riguardo al Cristo? Ora avete quella del Cristo stesso. Se non siete ancora paghi, c’è quella del Padre che ha inviato me. Quale parola oltre e al di sopra di quella che viene dal Padre e dal Figlio?

19  Dicevano dunque a lui: Dov’è il padre tuo?

Quando un testimone tira in ballo un altro testimone è lecito e doveroso  chiedere dove si trova quest’ultimo, per chiamarlo in causa. Ciò che è nella logica della carne, può essere anche nella logica dello Spirito. Ma bisogna avere intelligenza delle cose di Dio. Sei convinto che Gesù è un uomo come te? Come puoi pensare che abbia un padre diverso dall’unico Padre? Tu che sei custode e maestro della Legge, chiedi ad un altro dov’è il Padre suo?  Se invece pensi che Gesù è il Figlio di Dio, allora perché fai polemica?  Ascolta e lasciati istruire da colui che ha visto ed udito in cielo.

Rispose Gesù: Né me conoscete né il Padre mio.

Come può Gesù concludere diversamente? Tante domande così incongruenti e contraddittorie, dimostrano una sola cosa: Non conoscete né me né il Padre.

Se conosceste me, conoscereste anche il Padre mio.

Chi non ha intelligenza alcuna riguardo a Gesù dimostra con ciò di non conoscere neppure il Padre.

E’ cieco e bugiardo chi presume di conoscere il Padre, quando non riconosce il Figlio suo: l’Uno è ad immagine dell’Altro.

20 Queste parole disse nel luogo della cassa delle offerte insegnando nel tempio,

Perché si è posto Gesù nel tempio, nel luogo della cassa delle offerte? Per puro caso o per insegnare che è altro il dono che dobbiamo fare a Dio? Non con oro o argento si compra il regno dei cieli, ma con l’offerta della propria vita e con la fede in Cristo.

e nessuno lo prese, perché non era ancora giunta la sua ora.

Ancora una volta è sottolineato che l’uomo non ha alcun potere sul Figlio di Dio se non gli è concesso dal Padre.

 

21 Disse dunque di nuovo a loro: Io vado e mi cercherete, e nel vostro peccato morirete.

Quando l’uomo crede di poter far fuori Gesù, a proprio arbitrio, si sbaglia di grosso: più semplicemente Cristo se ne va e si allontana dalla sua vita. Se lo cerca dopo averlo respinto, non ha in sé alcuna garanzia di successo. Morirà nel proprio peccato, a meno che sia fatto oggetto del perdono e della misericordia di Dio.

Dove io vado voi non potete venire.

Vi è un cammino di salvezza che solo Cristo può percorrere. Quand’anche ce la mettiamo tutta e siamo pieni di buona volontà non potremo pagare il prezzo del nostro riscatto.

22 Dicevano allora i Giudei: Forse ucciderà se stesso, che dice: Dove io vado voi non potete venire?

Che Gesù stia parlando della propria morte, questo lo capiscono anche i Giudei. Comprendono la follia di una scelta, non ne comprendono l’amore. Cristo è proprio tutto matto! Altro non sanno pensare quelli che non credono in Lui.

23 E diceva a loro: Voi siete dalle cose in basso, io sono dalle cose in alto. Voi siete da questo mondo, io non sono da questo mondo.

Per comprendere Gesù bisogna salire più in alto: dalla terra al cielo, da una dimensione carnale ad una spirituale. Se è vero che Gesù entra nel nostro mondo è solo perché vuol portarci al suo mondo. Non può esserci un rapporto alla pari con Cristo: rimarremo chiusi in una vita che è morte.

24 Ho detto dunque a voi che morirete nei vostri peccati. Infatti se non credete che io sono, morirete nei vostri peccati.

Se la preoccupazione prima e l’interesse unico è quello di vincere il peccato, allora vi dico e vi ripeto che senza la fede in Gesù Salvatore morirete nei vostri peccati. Così insiste Cristo fino alla noia… ma viene proprio da chiedersi fino a che punto l’uomo ha coscienza di peccato. Gli interessa poi così tanto essere liberato dal male? Chi si sente a posto con la coscienza, non comprende perché tanta insistenza da parte di Gesù. Un discorso di per sé tragico può essere colto in veste comica.

25 Dicevano allora a lui: Tu chi sei?

Quando si pongono troppe domande a Gesù su di Lui e nessuna su di noi, allora vuol dire che non si ascolta la sua parola. Si è sempre fermi al punto di partenza. Non c’è possibilità di dialogo.

Disse a loro Gesù: Da principio ciò che ancora dico a voi!

Solita domanda, solita risposta. Come può Gesù andare oltre con la sua Parola quando non c’è fede in Lui? Il discorso si trova davanti ad un blocco. Non può procedere, ma solo ritornare su se stesso.

26 Molte cose su di voi ho da dire e giudicare, ma colui che mi ha inviato è veritiero, e io le cose che ho udito da lui queste dico al mondo.

Cristo ha molte cose da dire e da giudicare su di noi. E tu continui ad interrogarlo sui fatti suoi? Chiedigli ciò che ti riguarda. Il problema sei tu e non Cristo. Il Figlio dice le cose che ha udito dal Padre perché mandato da Lui. Se non è veritiero Dio Padre, chi mai può essere considerato tale?

27 Non conobbero che parlava loro del Padre.

Siamo sempre al punto di partenza . Chi non riconosce il Figlio non conosce il Padre. Come può Gesù parlare di Dio Padre a chi non ha alcuna conoscenza di Lui? Qualsiasi discorso genera diffidenza, perché non può essere verificato. Non credi in Cristo? Vuol dire che sei lontano da Dio. Recupera il tuo rapporto con il Padre, ed allora terrai in considerazione la parola del Figlio.

28 Disse allora a loro Gesù: Quando innalzerete il figlio dell’uomo, allora conoscerete che io sono, e da me stesso non faccio nulla, ma come ha insegnato a me il Padre queste cose dico 29 e colui che ha inviato me è con me: non mi lascia solo, perché io faccio sempre le cose a lui gradite.

Non è possibile uscire dalle secche di un discorso sterile ed inutile, se non in virtù di un miracolo dal cielo, che ci dona un’intelligenza nuova e diversa. Se l’uomo non ci arriva da solo, il Signore può illuminare il suo cuore. Gli occhi che non vedono al buio, rinascono a vita nuova allorché è data la luce. Ma tutto questo ha un costo ed un prezzo  che l’uomo non può pagare. E’ necessario il sacrificio del Figlio: non c’è altra via di salvezza. Dove va Gesù noi non possiamo andare: dobbiamo per forza lasciarlo solo.

colui che ha inviato me è con me: non mi lascia solo, perché io faccio sempre le cose a lui gradite.

Ti sgomenta la solitudine e ti chiedi come Gesù possa farcela da solo? Non è mai solo chi fa la volontà del Padre. Cristo ti dà un esempio ed una conferma molto grandi.

30 Queste cose lui dicendo molti credettero in lui.

La Parola dà sempre i suoi frutti. A forza di ripetere, qualcosa entra anche nelle zucche più dure. Non è questione d’intelligenza: bisogna avere innanzitutto volontà di ascolto e perseverare. Non come i farisei che vanno e vengono: non colgono mai la parola nella sua interezza. Gli scolari che la sanno più lunga dei maestri, ascoltano in qualche modo. Alla fine si vedono i risultati.

31 Diceva allora Gesù ai Giudei che avevano creduto a lui:

Viene il momento in cui Gesù parla soltanto a chi l’ascolta e a chi ha fiducia in lui.

Se voi rimanete nella mia parola, veramente siete miei discepoli 32 e conoscerete la verità e la verità vi libererà.

Come riconoscere un vero discepolo? Vero discepolo è colui che persevera nell’ascolto della parola, L’ascolto alimenta la fede, la fede porta alla conoscenza della verità, la verità ci fa uomini liberi.

Non c’è libertà se non in verità… Discorso che va controcorrente e che mal si concilia con l’esaltazione della libertà come valore primario, conditio sine qua non per qualsiasi conoscenza. Perché la libertà non è affatto il presupposto della nostra ricerca, ma ne è piuttosto l’epilogo finale, non un dato, ma un fatto. Chi pensa di essere libero solo perché è “alla ricerca”, si sbaglia di grosso. Vi è uno stato di schiavitù di cui dobbiamo prendere coscienza e agire di conseguenza come uomini che cercano non una qualsiasi libertà, ma l’Unico liberatore. La verità ha nome di salvezza e si chiama Gesù Cristo. Conoscere la verità vuol dire sperimentare la sua potenza di liberazione dalla schiavitù del Maligno. I filosofi di questo mondo parlano di verità usando le categorie dell’astrazione, Gesù ne parla in maniera molto concreta. Ma deve mettere il dito sulla piaga e toccare una ferità che è sempre aperta e che l’uomo tenta in qualche modo di tamponare.

33 Risposero a lui: Siamo stirpe di Abramo e a nessuno siamo mai stati schiavi; come tu dice: liberi diverrete.

Risposta scontata e polemica inevitabile. Siamo ancora al punto di partenza. Se non c’è l’umile confessione di peccato ed il desiderio di essere fatti diversi, impossibile dialogare con Gesù.

33 Risposero a lui: Come fosse una trovata del Cristo ciò che è vero dai tempi di Adamo. E’ il Padre stesso che ha sollevato il problema, il Figlio è venuto a risolverlo. In quest’ottica ed in questo spirito va letta e compresa la rivelazione. Se siete figli di Abramo, perché non avete la fede di Abramo? Come potete dire che non siete mai stati schiavi di nessuno? O si è schiavi del Signore o si è schiavi del Maligno. Dove si colloca e dove collocate la vostra libertà. In voi stessi? Non c’è libertà senza verità. Se dite di essere uomini liberi date per scontata una conoscenza della verità che non vi appartiene. Cosa giova all’uomo presumere di verità, se non la possiede e non ne sperimenta la potenza vivificante? Vivete poi così bene nella vostra schiavitù?

34 Rispose a loro Gesù: Amen amen dico a voi che ognuno che fa il peccato è schiavo del peccato.

In chi ed in che cosa è fondata la vostra convinzione di essere uomini liberi? Non fate anche voi peccati come tutti gli altri uomini? E allora? Chi fa il peccato è schiavo del peccato. Non è una nuova filosofia, ma semplice constatazione di un dato di fatto che risalta agli occhi ed alle menti di tutti.

35 Ora lo schiavo non rimane nella casa per sempre, il figlio rimane per sempre.

Lo stato e la condizione di schiavo può anche far piacere ad alcuno, ma quale speranza e quale esito finale? Non c’è dignità né certezza del futuro: si vive in una casa, ma come estranei e non per sempre. Si partecipa alla mensa del padrone, ma come servi e non come figli. Non si diventa uomini liberi se non per un affrancamento ed  un riscatto, in virtù del quale non si cambia semplicemente padrone, ma si cambia stato: da servi si diventa figli. Se la proposta  fosse semplicemente quella di cambiare padrone, potrebbe anche non interessarvi: un padrone vale l’altro e c’è sempre il rischio che l’ultimo sia peggiore del primo. Ora sta per avverarsi il grande sogno della vita: in virtù del Figlio sarete fatti tutti figli di Dio. Non è una promessa da marinaio: ve lo annuncia Colui che da sempre è presso il Padre.

36 Se dunque il figlio vi libera, davvero sarete liberi.

Colui che fa la promessa è anche Colui che l’adempie: l’Unigenito figlio di Dio, primogenito di molti fratelli. Se non vi fidate del primo ed unico vero fratello vostro, in chi riporrete la vostra speranza? Se è Lui stesso che vi libera, non ci sarà illusione ed inganno di sorta.

37 So che siete stirpe di Abramo; ma cercate di uccidere me, perché la mia parola non trova posto in voi.

Non c’è bisogno che diciate a me che siete stirpe di Abramo. Sono forse io estraneo all’opera di salvezza operata dal Padre? Siete una stirpe di Abramo veramente insolita e curiosa. Avete accolto la parola del Padre e non accogliete la stessa parola allorché detta dal Figlio. Peggio ancora volete uccidermi, perché non c’è posto in voi per la mia parola.

38 Le cose che io ho visto presso il Padre dico e voi allora le cose che avete udito dal Padre fate.

Io dico le cose che ho visto presso il Padre e non credete; allora fate le cose che avete udito dal Padre. Alla fine ci capiremo, ed ogni dubbio sarà dissolto. Non vi chiedo di mettervi contro il Padre, al contrario di farvi obbedienti alla sua volontà.

39 Risposero e gli dissero: Il nostro padre è Abramo.

In fatto di paternità è molto difficile intendersi con Gesù. I Giudei insistono nel ribadire una paternità diversa secondo la carne; Cristo riconosce solo la paternità che è in cielo e che viene dal cielo.

Dice a loro a loro Gesù. Se foste figli di Abramo, fareste le opere di Abramo.

Non si è figli innanzitutto in un senso carnale, ma ancor prima ed ancor più in senso spirituale. Se foste figli di Abramo, fareste le opere di Abramo. Avete il suo stesso sangue, ma un cuore diverso.

40 Ma ora cercate di uccidere me, uomo che ho detto a voi la verità che ho udito presso il Padre; questo Abramo non ha fatto.

Come potete mettervi sullo stesso piano di Abramo? Voi volete uccidere me, perché vi ho detto la verità che ho udito presso il Padre. Abramo ha fatto esattamente il contrario: ha accolto l’annuncio di salvezza che viene dal Figlio di Dio e per questo ha sacrificato il figlio che è secondo la carne. Voi invece, pur di salvare una discendenza che è secondo la carne, siete disposti a sacrificare Colui che è l’autore di una discendenza secondo lo spirito.

41 Voi fate le opere del padre vostro.

Dite bene: fate le opere del padre vostro. Ma questo Padre non ha nome di Dio ma di Satana.

Dissero allora a lui: Noi non siamo nati da prostituzione; abbiamo un solo padre, Dio.

Cosa intendono dire i Giudei? E’ figlio di prostituzione chi per così dire ha una natura che è metà e metà: una parte viene da Dio, l’altra dal Diavolo, una è legittima, l’altra illegittima. Gesù intendeva dire ben peggio e nulla voleva concedere alla bontà dei Giudei. Ma quando i cuori sono duri comprendono quel che comprendono: che la vita, nel peggiore dei casi, è divisa a metà, tra il bene ed il male.

42 Disse a loro Gesù: Se Dio fosse Padre vostro amereste me, io infatti  sono uscito e vengo da Dio: infatti non sono venuto da me stesso, ma quello ha mandato me.

Non c’è amore al Padre che non sia amore per il Figlio. Difatti nulla conosciamo del Padre se non quello che ci è svelato dal Figlio. Gesù è uscito da Dio e si è fatto uomo perché l’uomo possa andare a Dio. Senza questa “uscita”, terra e cielo sono due mondi separati ed estranei l’uno all’altro, senza punto d’incontro. Non si deve pensare ad una invenzione del Figlio: il Padre non solo acconsente ed approva, ma Lui stesso ha mandato Gesù.

43 Perché non comprendete il mio linguaggio? Perché non potete ascoltare la mia parola?

Chi viene da Dio e fa la sua volontà ha un linguaggio unico ed inconfondibile. Non lo comprendono quelli che non amano il Signore, ma chi vive per Dio riconosce ciò che viene dallo Spirito.  Si crea subito una comunione di cuori: è come se da sempre ci conoscessimo e abitassimo nella stessa casa.  Chi non è interessato alle cose del cielo, al contrario, prova un senso di disgusto e di non sopportazione. Impossibile parlare ed intendersi: sono due mondi e due realtà diverse ed opposte.

44 Voi da padre siete dal diavolo e volete fare i desideri del padre vostro.

Questa volta Gesù va giù di brutto e parla chiaro: Il vostro padre è il diavolo. L’aveva già detto, ma non era stato compreso. Ora lo ripete in modo netto e deciso. Non ci sono dubbi al riguardo; e neppure la possibilità di una vita in qualche modo divisa tra Dio ed il Maligno. Se in voi c’è una volontà di obbedienza, non è certo per il Signore.

Quello era omicida dall’inizio e non è stato nella verità, perché non c’è verità in lui.

Sappiate che Satana non vuole la vostra vita, ma la vostra morte. E’ stato nemico dell’uomo ed omicida fin dall’inizio. Benché creato nella verità e per la verità non ha dimorato in essa.

Quando dice la menzogna parla delle cose proprie, perché è menzognero e padre di essa.

Nel Maligno non c’è verità alcuna, ma soltanto la menzogna. E’ lui l’autore e la fonte del male. La menzogna gli appartiene in proprio come realtà da lui stesso creata, non esistente in sé e per sé, ma sussistente in Lui e per Lui. Chi ha per padre il diavolo è figlio della menzogna.

45 Io invece che dico la verità, a me non credete.

Nessuna meraviglia dunque se non credete a me. Io dico la verità e sono figlio di un Padre diverso.

46 Chi fra voi convince me di peccato?

Chi fra di voi può convincermi di peccato? Siete figli di Colui che è autore di ogni male e volete addossare il peccato a me, che sono Figlio di colui che è l’autore di ogni bene.

Se dico la verità perché voi non  credete a me?

Io dico la verità perché sono la verità. E allora perché voi non credete a me, ma credete al Diavolo? Perché siete figli della menzogna.

47 Colui che è da Dio ascolta le parole di Dio; per questo voi non ascoltate, perché non siete da Dio.

Quale conclusione più chiara e logicamente coerente?

48 Risposero i Giudei e gli dissero: Non diciamo noi bene che sei tu Samaritano e hai un demonio?

Gesù può ben insistere, ma trova dei cuori duri come la pietra. “Non noi siamo figli del diavolo, ma tu sei posseduto da un demonio”. La contraccusa dei Giudei non è dura come l’accusa di Gesù. Cristo li ha chiamati figli del Diavolo, nulla concedendo alla loro bontà. Ma è un linguaggio difficile ed incomprensibile per l’uomo che non riesce e non vuole comprendere che l’anima non è posta in un punto neutro, al confine tra il bene ed il male; al contrario o è nel bene o è nel male, o è posta in Dio o è posta nel Maligno. Così Gesù nelle menti pervertite di questi Giudei è semplicemente un uomo come tanti posseduto dal demonio: non propriamente figlio suo, ma fattosi strumento del diavolo, per una deplorevole scelta della propria volontà.

49 Rispose Gesù: Io non ho un demonio, ma onoro il Padre mio, e voi disonorate me.

Non ha un demonio chi onora il Padre. Se voi me disonorate, disonorate anche il Padre che da me riceve onore.

50 Io poi non cerco la mia gloria: vi è chi cerca essa e giudica.

Gesù non cerca la propria gloria, ma quella del Padre. Chi non cerca la propria gloria non ha alcun interesse a giudicare. Cristo non è venuto a condannare il mondo, ma a salvare il mondo. E’ per questo dispensato l’uomo dal rendere gloria a Dio? Niente affatto! Israele sa bene che il suo Dio è un Dio geloso e che a Lui deve onore e gloria, pena un giudizio di condanna eterna.

51 Amen, amen dico a voi: se qualcuno osserva la mia parola, non vedrà affatto morte in eterno.

Non volete vedere morte in eterno? Osservate la mia parola.

52 Dissero dunque a lui i Giudei: Adesso abbiamo conosciuto che hai un demonio.

Finalmente Cristo si è dato a conoscere per quello che è realmente: un uomo posseduto dal demonio.

Abramo morì e i profeti, e tu dici: Se qualcuno osserva la mia parola, non gusterà morte in eterno.

Le ragioni che portano i Giudei sono una conferma: non di quello che loro pensano di Gesù, ma di quello che Gesù rimprovera loro, perché tanta fede nel Dio di Israele è più pretesa che reale. Non c’è neanche l’aspettativa della vita eterna. E questa è la migliore dimostrazione di un rapporto con la Parola superficiale e sbagliato. Come può un Giudeo rassegnarsi alla morte quando tutta la rivelazione è un inno alla vita eterna? Certo la promessa è velata, ma solo per chi non ha il cuore puro e non ha retto intendimento.

53 Sei tu forse più grande del nostro padre Abramo, che morì; e i profeti morirono: cosa fai te stesso?

Non ci poteva essere riferimento più sbagliato e più assurdo. Non si comprende Abramo e neppure i profeti se non nella prospettiva della vita eterna. Come si può dire che Abramo e i profeti sono morti, quando  vivono al cospetto di Dio? Quale giorno del Signore videro, se la loro vita è discesa nella fossa?

cosa fai te stesso?

Non comprendono i Giudei che la grandezza di Abramo è in funzione della grandezza di Dio. Gli attribuiscono un desiderio di gloria che non ha mai avuto e che al contrario ha disprezzato. Peggio ancora mettono Cristo sul loro stesso piano, come fosse un uomo che vuol esaltare se stesso.

54 Rispose Gesù: Se io glorifico me stesso, la mia gloria è niente.

Niente di più stupido che dar gloria a se stessi. Non c’è gioia, non c’è sapore: tutto finirà in una tomba. E’ un’altra la gloria che ha valore e che bisogna cercare.

E’ il Padre mio che mi glorifica; che voi dite che è nostro Dio,

Cristo riceve gloria dal Padre suo: quello stesso che voi dite Dio vostro. Se è vostro Dio perché non cercate anche voi la sua gloria?

55 e non l’avete conosciuto, io invece lo conosco.

Le cose stanno molto diversamente da quello che volete far credere. Voi non avete alcuna conoscenza del Padre: per questo non cercate la sua gloria. Io invece lo conosco:  per questo cerco la sua gloria. Nessuno desidera ciò o colui che non conosce.

E se dicessi che non lo conosco, sarei simile a voi menzognero; ma lo conosco e osservo la sua parola.

Voi siete menzogneri perché dite che conoscete il Padre: io sarei simile a voi se dicessi che non lo conosco. In realtà io lo conosco: per questo osservo la sua parola.

56 Abramo il vostro padre esultò perché vide il mio giorno, e  vide e si rallegrò.

Tirate in ballo Abramo vostro padre, ma non siete come lui. Abramo esultò allorchè vide nella fede il giorno del Salvatore. E ancor più si rallegrò quando lo vide e lo gustò in eterno.

57 Gli dissero allora i Giudei: Non hai ancora cinquanta anni e hai visto Abramo?

Quel che è  meraviglia per la fede, è scandalo per l’incredulità.

58 Disse a loro Gesù: Amen amen dico a voi: prima che Abramo fosse io sono.

Gesù si manifesta chiaramente come l’eterno Signore, ma non trova i cuori aperti, al contrario…

59 Presero allora delle pietre per gettarle su lui.

E’ l’unica vera grande tragedia della storia: il Figlio di Dio si manifesta per dare la vita e l’uomo vuol farlo fuori hic et nunc, senza tanti complimenti e riflessioni.

Ma Gesù si nascose ed uscì dal tempio.

A Dio non resta che il nascondimento e l’attesa di tempi migliori… E quel che è triste: esce dalla sua chiesa.

 

                    

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