Vangelo di Giovanni cap9

COMMENTO AL Vangelo di Giovanni

    

Cap. 9

 

E passando vide un uomo cieco dalla nascita.

2 E lo interrogarono i suoi discepoli dicendo: Rabbì, chi ha peccato, questi o i suoi genitori, per essere diventato cieco? 3 Rispose Gesù: Né questi ha peccato né i suoi genitori, ma affinché si manifestino le opere di Dio in lui.

4 E’ necessario che noi operiamo le opere di colui che ha inviato me finchè è giorno; viene la notte quando nessuno può operare.

5 Mentre sono nel mondo, sono la luce del mondo.

6 Queste cose dicendo sputò per terra e fece del fango con lo sputo e spalmò il fango sugli occhi di lui 7 e gli disse: Va’ a lavarti nella piscina di Siloe, che si traduce inviato. Andò dunque e si lavò e venne vedendo.

8 Allora i vicini e quelli che lo vedevano in precedenza che era mendicante dicevano: Non è questi quello che stava seduto a mendicare?

9 Altri dicevano: E’ questi! Altri dicevano: No! Ma è simile a lui. Quello diceva: Io sono!

10 Dicevano allora a lui: Come dunque si aprirono i tuoi occhi?

11 Rispose quello: L’uomo quello detto Gesù ha fatto del fango e ha spalmato i miei occhi e mi disse: Va’ a Siloe e lavati. Essendo andato allora ed essendomi lavato recuperai la vista.  12 E gli dissero: Dov’è quello? Dice non so.

13 Conducono dai farisei quello un tempo cieco.

14 Era poi sabato il giorno in cui Gesù fece il fango e aprì gli occhi di lui.

15 Di nuovo dunque lo interrogavano anche i farisei come recuperò la vista. Egli allora disse a loro: Mise del fango sui miei occhi e mi sono lavato e vedo.

16 Dicevano allora alcuni dei farisei: Quest’uomo non è da Dio, perché non osserva il sabato. Altri poi dicevano: Come può un uomo peccatore fare tali segni? E c’era divisione fra loro.

17 Dicono dunque al cieco di nuovo: Cosa dici di colui che ha aperto i tuoi occhi? Egli allora disse: E’ un profeta.

18 Non credettero dunque i Giudei riguardo a lui che fosse stato cieco e avesse recuperato la vista, fino a quando chiamarono i genitori di colui che aveva recuperato la vista, 19 e li interrogarono dicendo: Questi è il figlio vostro, quello che voi dite che è stato generato cieco? Come dunque adesso vede?

20 Risposero allora i suoi genitori e dissero: Sappiamo che questi è il figlio nostro e che cieco è stato generato,

21 come poi ora veda non sappiamo, o chi aprì i suoi occhi noi non sappiamo. Lui interrogate, ha l’età; egli parlerà di se stesso.

22 Queste cose dissero i suoi genitori perché avevano paura dei Giudei: Già infatti si erano accordati i Giudei affinché se qualcuno lo riconoscesse come Cristo, fosse espulso dalla sinagoga.

23 Per questa cosa i suoi genitori dissero: Ha l’età, interrogate lui.

24 Chiamarono dunque una seconda volta l’uomo che era cieco e gli dissero: Da’ gloria a Dio; noi sappiamo che quest’uomo è peccatore.

25 Rispose allora quello: Se è peccatore io non so. Una cosa sola so: che essendo cieco adesso vedo.

26 Dissero allora a lui: Cosa ti ha fatto? Come ha aperto i tuoi occhi?

27 Rispose a loro: Ve l’ho già detto e non avete ascoltato: perché volete di nuovo ascoltarlo? Volete anche voi diventare suoi discepoli?

28 E lo oltraggiarono e dissero: Tu sei discepolo di quello, noi invece siamo discepoli di Mosè.

29 Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio, ma questi non sappiamo di dov’è.

30 Rispose l’uomo e disse a loro: In questo infatti è il mirabile, che voi non sapete di dov’è, e ha aperto i miei occhi.

31 Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma se qualcuno è timorato di Dio e fa la sua volontà, questi ascolta.

32 Da sempre non si udì che qualcuno aprì gli occhi di un cieco nato.

33 Se questi non era da Dio, non poteva far niente.

34 Risposero e gli dissero: Nei peccati intero sei stato generato e tu insegni a noi? E lo cacciarono fuori.

35 Udì Gesù che lo avevano cacciato fuori e avendolo trovato disse: Tu credi nel figlio dell’uomo?

36 Rispose quello e disse: E chi è, Signore, affinché creda in lui?

37 Gli disse Gesù: L’hai anche visto e colui che  parla con te quello è.

38 Egli allora disse: Credo, Signore; e si prostrò a lui.

39 E disse Gesù: Per un giudizio io sono venuto in questo mondo, affinché i non vedenti vedano e i vedenti diventino ciechi.

40 Quelli dai farisei che erano con lui udirono queste cose e gli dissero: Siamo forse ciechi anche noi?

41 Disse a loro Gesù: Se foste ciechi, non avreste peccato; ora invece dite: Vediamo! Il vostro peccato rimane.

 

 

E passando vide un uomo cieco dalla nascita.

Non c’è malattia o menomazione o povertà umana che non sia vista  dal Signore. E’ come se Gesù tutti passasse in rassegna per vedere come siamo messi.

Non è un passare occasionale ed accidentale, ma è il suo sguardo amoroso che  vuol provvedere a tutto per tutti.

Perché un cieco nato? La cecità è un male che tutti abbraccia fin dalla nascita, emblematico della condizione dell’uomo dopo il peccato d’origine.

Gli occhi della carne possono anche ben vedere, ma quelli dello spirito sono spenti. Siamo ciechi alle cose di Dio e intorno a noi è la notte più profonda.

2 E lo interrogarono i suoi discepoli dicendo: Rabbì, chi ha peccato, questi o i suoi genitori, per essere diventato cieco?

Per quanto l’uomo sia coinvolto nel male e suo complice, di fronte a certe conseguenze del peccato, non può eludere la domanda: “Chi ha peccato, lui o i suoi genitori?”.

Domanda legittima e non eludibile. Viene da sé in ogni mente. Ma è mal posta e deve essere corretta dal Signore. Diversamente qualsiasi domanda riguardo al peccato e alla colpa può portarci fuori strada ed allontanarci dall’amore di Dio.

Bisogna innanzitutto fare una distinzione fra il peccato che è in atto ed il peccato che l’ha messo in atto, fra la dimensione essenziale e quella esistenziale, fra una colpa originale ed una colpa originata. Indubbiamente non ci sarebbe tanta povertà, in senso lato, se la vita non fosse segnata da una colpa.

Ma va precisato che tale colpa non si pone innanzitutto a livello dell’individuo, ma a quello del genere: non è colpa di questo o quell’uomo, ma di tutta l’umanità in quanto figlia di Adamo.

Non la colpa di per sé è diversa per ogni uomo, ma le sue conseguenze sono diversamente manifestate. Vero è che alcune persone appaiono più colpite di altre e questo può far pensare ad un peccato più grande.

La diversità come vedremo, non è in rapporto al peccato, ma in relazione all’intervento di Dio. Ma è difficile per l’uomo mettersi al livello e alla pari di chi appare ultimo.

Per questo bisogna pensare che chi è più mal messo porti le conseguenze di un peccato più grande. Se così non fosse, se fossimo tutti ugualmente peccatori, ma colpiti diversamente, non potremmo in alcun modo giustificare la nostra fuga dalle situazioni e dalle realtà più impossibili.

Dovremmo in qualche modo fare delle scelte di condivisione con chi, peccatore come noi, paga tuttavia un prezzo più alto. E non si creda che i lanci di colpa siano esclusivi di questa o quella cultura o civiltà. Sono un carattere proprio di tutta l’umanità.

Quando qualcuno è fortemente segnato, subito si va alla caccia di qualche colpa, se non in lui, almeno nei suoi genitori. La colpa porta il castigo ed ognuno deve avere quello che si merita.

Emblematica al riguardo è la condizione delle persone con handicap. Dice il Vangelo che si trattava di un uomo cieco dalla nascita. Ma nessuna diversità “incolpevole” è accettata dall’uomo. Per questo gli stessi discepoli chiedono: rabbì, chi ha peccato, questi o i suoi genitori, per essere diventato cieco?

Ci deve pur essere stato un peccato diverso, che ha portato ad una diversità. Ed allora è giustificata l’ emarginazione e la non solidarietà con i famigliari. Gesù tronca subito pensieri così infondati e malvagi.

3 Rispose Gesù: Né questi ha peccato né i suoi genitori, ma affinché si manifestino le opere di Dio in lui.

Ciò che è conseguenza del peccato non è in relazione all’entità del peccato medesimo, ma ai modi dell’intervento divino.

Il peccato non si manifesta diversamente a causa di una diversa di colpa, ma al fine di una diversa grazia. Più pesanti sono i segni lasciati dalla colpa, più manifesta è l’opera di Dio e più chiaramente visibile la sua potenza di resurrezione.

Né questi ha peccato né i suoi genitori. Non nega Gesù una colpa all’origine di ogni male, nega una diversità di colpa del singolo che non sia quella del genere.

ma affinché si manifestino le opere di Dio in lui.

E’ completamente ribaltata la mentalità ed il pensiero dell’uomo.

Ciò che noi vediamo in negativo, va visto come in positivo. Non come espressione e conseguenza di un peccato più grande, ma come possibilità lasciata e aperta al divino di una grazia più grande. Siamo caduti tutti da una stessa altezza.

Benché rovinosa per ognuno, la caduta non ci ha ridotti  allo stesso modo: c’è chi è più malconcio.

Ma è proprio  questi che offre a Dio la possibilità di una manifestazione più grande del suo amore. Coloro che noi releghiamo e nascondiamo all’ultimo posto, dobbiamo invece metterli al centro della nostra vita, perché l’opera del Signore che rifulge in loro risplenda anche in noi e per noi.

Cerca l’amore e l’amicizia degli ultimi e dei piccoli. Non sarai semplicemente travolto dalla loro sofferenza, ancor più sarai coinvolto e reso compartecipe della grazia che Dio riversa su di loro. Niente di simile all’ipocrisia ed alla falsità con cui la società moderna affronta il problema dell’handicap, soprattutto quello psichico. Tutto si riduce all’etichetta e a formalismi vuoti che non toccano la sostanza delle cose.

Un tempo si chiamavano matti, poi subnormali, handicappati, disabili, oggi diversamente abili. Falsità e menzogna! Non così si riscatta  la dignità dell’uomo e di qualsiasi uomo. Soltanto in Cristo e per Cristo è recuperato il valore della vita. Gli ultimi diventano i primi ed i primi gli ultimi.

4 E’ necessario che noi operiamo le opere di colui che ha inviato me finché è giorno; viene la notte quando nessuno può operare.

Perché Gesù dice che è necessario che lui operi le opere di chi l’ha inviato finché è giorno? Non può il Figlio di Dio operare anche nelle tenebre? Se lui è la luce, quale problema?

Possiamo intendere giorno come tempo opportuno, tempo preparato dal Padre ed accolto dall’uomo, fuori ed oltre il quale non c’è opera di salvezza.

Da un lato vi è l’iniziativa di Dio, dall’altro la disponibilità dell’uomo ad accogliere la grazia che è data. Vi è una pienezza del tempo unica ed irripetibile che non deve cadere invano.

Quando viene la notte, cioè quando i cuori sono chiusi all’intervento dal cielo, neanche Dio può operare, se non invano e a vuoto. Niente di casuale nell’opera del Figlio: non il tempo né il modo.

Tutto avviene secondo un progetto prestabilito, ma soltanto allorché vi è da parte dell’uomo una disponibilità massima ad accoglierlo.

5 Mentre sono nel mondo, sono la luce del mondo.

Nel tempo in cui è nel mondo Gesù è la luce del mondo. Lo sarà anche dopo e per sempre, ma in maniera ed in misura diversa.

Vi è una grazia esclusiva che ha il nome di Gesù, che illumina ogni prima ed ogni dopo.

La storia della salvezza non corre in linea retta e con la stessa velocità: vi è una curva massima di innalzamento al cui vertice sta la venuta di Gesù.

In questo tempo la luce è data in tutto il suo splendore, allorché il Figlio di Dio è sacrificato per il mondo.

La rivelazione ha un inizio ed una fine. Un inizio quanto mai incerto e nebuloso con Abramo, una fine radiosa e luminosa col Cristo. Non è possibile andare oltre la sua conclusiva pienezza.

Ogni nostro andare a Cristo, altro non è che  un ritornare a quella luce. Non esistono e non possono esistere nuove rivelazioni, anche se camuffate sotto vesti diverse.

Chi vuol attingere alla verità deve ritornare alla memoria di quei tempi, così come ci è stata tramandata dai Vangeli e dalle lettere apostoliche.

L’unica testimonianza a cui dobbiamo credere è quella delle persone che hanno visto e toccato con mano il Figlio di Dio fattosi uomo. Non ogni visione è rivelazione, ma solo ciò che è stato illuminato dalla Sua  presenza nel mondo in sembianze di carne.

Dopo, sono le tenebre.

6 Queste cose dicendo sputò per terra e fece del fango con lo sputo e spalmò il fango sugli occhi di lui 7 e gli disse: Va’ a lavarti nella piscina di Siloe, che si traduce inviato.

C’è bisogno di una rinascita dall’alto per mano dell’Unico Creatore. Plasmati dal fango della terra, con lo stesso fango ci siamo  sporcati.

Ma allorché la nostra povertà è visitata e fatta propria da Cristo, il Signore infonde in questo fango la possibilità vitale del suo sputo. In Eden soffia il suo alito, qui immette la sua saliva.

Se il primo spiraculum vitae ( spiraglio di vita ) trova all’origine la porta aperta, perché fatta aperta, ora la porta è chiusa e a nulla vale il dono di Dio se non è accolto nell’obbedienza alla sua volontà. Con Gesù è offerta la possibilità di una vita nuova, ma bisogna seguire un cammino inverso di ascolto della Sua parola.

Non c’è dono del Signore che non sia condizionato a questa obbedienza. Va’ a lavarti nella piscina di Siloe, che si traduce inviato.

C’è bisogno di un bagno spirituale nell’inviato che è Gesù: chiamalo pentimento, chiamalo battesimo, non c’è vita nuova per chi non ascolta la parola di Cristo.

Andò dunque e si lavò e venne vedendo.

E’ l’obbedienza della fede, senza la quale il dono è lettera morta. Dapprima si va a Cristo, poi ci si lava nel suo spirito, e si viene alla vita nuova: non più sporchi, ma ripuliti da ogni sozzura, non più ciechi, ma vedenti.

8 Allora i vicini e quelli che lo vedevano in precedenza che era mendicante dicevano: Non è questi quello che stava seduto a mendicare? 9 Altri dicevano: E’ questi! Altri dicevano: No! Ma è simile a lui.

Meraviglia delle meraviglie: un povero cieco mendicante di professione, che nulla ha fatto nella sua vita se non stare seduto a chiedere l’elemosina, ora ecco ci vede ed è diventato un altro.

E’ lui, ma non sembra più lui: è una persona completamente nuova. Molta meraviglia da parte degli altri, ma nessuna condivisione della sua gioia.

Così gli uomini che molto si affannano per costruirsi un futuro migliore mal sopportano che venga beneficato un qualsiasi fannullone.

Non merita tanto chi non è costruttore della propria vita, ma la chiede ad un altro. Non è degno di stima e di considerazione chi passa il suo tempo comodamente seduto nella preghiera e nella meditazione della Parola di Dio.

Se poi avviene il miracolo della vita nuova, subentra lo sgomento e lo smarrimento. C’è qualcosa che non quadra: non può essere lui.

Quello diceva: Io sono.

Contro la confusione e lo smarrimento degli increduli sta la certezza di chi crede. Sono proprio io. È tutto vero, ero cieco ed ora ci vedo. Questa l’interpretazione letterale, la più semplice e la più immediata.

Noi pensiamo che sotto la veste dell’immagine si racchiuda un significato più profondo. A rigore di logica avrebbe dovuto dire: sono io e non io sono.

Ma “io sono” è il nome di Dio… e qui ci sta proprio tutto!

Mentre gli increduli di fronte ai miracoli del Cristo si perdono in inutili  e sterili discussioni, chi ha conosciuto il Signore dà lode al suo nome, e va gridando ai quattro venti “Javè”: Dio, Dio ed ancora Dio.

La forma del verbo all’imperfetto sta ad indicare non un’azione compiuta ma un’azione ripetuta nel tempo. E questo fa pensare non tanto ad una risposta reiterata ad ipotetici interlocutori,  ma ad un inno di lode perenne al Signore Dio.

Sono due mondi e due realtà diverse che vanno per strade opposte, non si incontrano se non per caso  e per contrasto allorché posti vicini .

Chi non crede sta a discutere sul caso, chi ha fede va per la sua strada e non si preoccupa tanto degli altri quanto di ringraziare continuamente il Signore.

Dopo la lode a Dio è dovuta la testimonianza all’uomo. Perché tutti seguano la via di salvezza che è stata aperta. In poche parole il senso dell’annuncio. Non annuncia il Signore se non chi ha conosciuto la sua opera. E non a tutti, ma a coloro che dimostrano  qualche interesse e pongono domande.

Come dunque si aprirono i tuoi occhi?

11 Rispose quello: L’annuncio del Vangelo non è una provocazione, ma risposta di Dio a coloro che cercano Dio. Non siamo tenuti a parlare di Cristo agli uomini che non dimostrano interesse alcuno. Non è ancora tutto e si può arrivare allo scontro ed alla rottura. Ma quando c’è indifferenza è giustificato il silenzio.

L’uomo quello detto Gesù ha fatto del fango e ha spalmato i miei occhi e mi disse: Va’ a Siloe e lavati. Essendo andato allora ed essendomi lavato recuperai la vista.

La salvezza non avviene per iniziativa dell’uomo, ma comincia dal Cristo e dalla sua opera. Dopo c’è la nostra obbedienza, il nostro entrare nella chiesa e alla fine la vita nuova. Non propriamente la vita di un altro: è sempre l’unica e medesima vita, ma questa volta non procede nelle tenebre, ma nella luce.

recuperai la vista. Affermazione strana ed insolita, se posta sulla bocca di un cieco nato.

La vista che è recuperata non è quella della carne e del sangue ma quella spirituale che tutti abbiamo avuto e tutti abbiamo perduto in Eden.

12 E gli dissero: Dov’è quello? Dice non so.

La domanda di quelli che gli erano vicino manifesta un interesse per Gesù. Non sappiamo se per un autentico desiderio di salvezza o se per pura curiosità. La risposta netta e decisa tronca ogni volontà di ricerca. E questo fa pensare che per Cristo non volevano poi darsi tanta pena. Meglio mettere tutto nelle mani dell’autorità riconosciuta. Il responso sarà sicuro e solleverà ogni cuore da un impegno personale.

13 Conducono dai farisei quello un tempo cieco.

Comportamento ineccepibile e soluzione indiscutibile. La chiesa e solo la chiesa ha da Dio potere ed autorità per indagare riguardo a tutto ciò che interessa il Cristo. Così le anime mediocri si sollevano da qualsiasi responsabilità, tutto rimettendo al giudizio di quelli che hanno un’autorità riconosciuta e consacrata. E tutto questo ha nome di obbedienza e di umiltà… anche se ci è chiesto di rinunciare a ragionare e a pensare con la nostra testa.

14 Era poi sabato il giorno in cui Gesù fece il fango e aprì gli occhi di lui.

Particolare insignificante  se non fosse per il rilievo che ad esso vien dato da coloro che non credono. Quando il cuore non è aperto al Signore, l’ordine dei valori viene completamente ribaltato.

15 Di nuovo dunque lo interrogavano anche i farisei come recuperò la vista.

Questa volta finalmente un interrogatorio di quelli che contano: nuovo semplicemente perché viene fatto da persone in autorità. Quello che può chiedere e comprendere il fedele qualunque non ha  importanza o valore alcuno.

Egli allora disse a loro: Mise del fango sui miei occhi e mi sono lavato e vedo.

Stessa domanda e stessa risposta, con qualche parola in meno, perché gli ultimi arrivati ne sanno sempre meno dei primi. La prima testimonianza è sempre la più forte e la più viva, quella che dice meglio come sono andate le cose. Chi conosce da vicino l’opera del Signore, allorché tutto rimette nelle mani di altri, non sempre ha un guadagno.

16 Dicevano allora alcuni dei farisei: Quest’uomo non è da Dio, perché non osserva il sabato.

La verifica può essere assai maldestra ed un messaggio dato in maniera chiara può essere interpretato e restituito con una lettura sbagliata. Non sempre è utile e saggio rimettere tutto nelle mani dei capi, quando i segni sono chiari ed inequivocabili.

Altri poi dicevano: Come può un uomo peccatore fare tali segni? E c’era divisione fra loro.

Se nella chiesa vi è divisione nel basso, non è che nell’alto le cose vadano diversamente. Riguardo a Gesù ed alla sua opera le convinzioni e le opinioni sono molto diverse. Se ti appelli all’autorità di uno che è in alto, in alto troverai sempre qualcuno che la pensa diversamente. Ci sono cristiani che molto girano e fanno anche trasloco per trovare un vescovo consenziente. Alla fine non è che la fede ne guadagni in chiarezza.

17 Dicono dunque al cieco di nuovo: Cosa dici di colui che ha aperto i tuoi occhi? Egli allora disse: E’ un profeta.

Finalmente una domanda saggia e rivolta alla persona giusta. Come ignorare e trascurare la fede di chi è  il testimone più diretto dell’opera di Dio? La risposta può anche non convincere del tutto e svelare i limiti di una fede, ma ha sempre una sua importanza e mette sulla strada giusta. Questo cieco non ha ancora conosciuto con chiarezza il Cristo, ma si è già avviato sulla sentiero dei Suoi profeti. L’incontro è vicino.

18 Non credettero dunque i Giudei riguardo a lui che fosse stato cieco e avesse recuperato la vista, fino a quando chiamarono i genitori di colui che aveva recuperato la vista,

Quando una cosa non piace non c’è testimone che tenga ed abbia valore. Si deve sempre supporre qualche imbroglio o malinteso.

19 e li interrogarono dicendo: Questi è il figlio vostro, quello che voi dite che è stato generato cieco?

Si comincia col mettere in discussione quello che è dato per scontato, quasi fosse invenzione dell’uomo, per passare alle intimidazioni ed alle minacce.

Come dunque adesso vede?

Non c’è gioia per il miracolo di Gesù, ma rabbia ed invidia. Bisogna pur trovare il modo per mettere a tacere la cosa, spegnendo ogni entusiasmo e facendo risaltare una colpa là dove è stata esaltata la grazia di Dio.

20 Risposero allora i suoi genitori e dissero: Sappiamo che questi è il figlio nostro e che cieco è stato generato, 21 come poi ora veda non sappiamo, o chi aprì i suoi occhi noi non sappiamo.

Così la prudenza umana suggerisce di non andare oltre ciò che è naturalmente vero. Allorché si tira in ballo l’opera di Dio, meglio defilarsi e non dare giudizi o semplici pareri. Lo scontro per Dio con chi ha autorità a questo mondo fa paura. Se la vedono le persone che hanno interesse. Per quel che ci riguarda, meglio una vita tranquilla lontana da contese e tensioni.

Lui interrogate, ha l’età; egli parlerà di se stesso.

Chi è testimone delle meraviglie di Dio è lasciato solo fra i denti dei lupi.

22 Queste cose dissero i suoi genitori perché avevano paura dei Giudei: Già infatti si erano accordati i Giudei affinché se qualcuno lo riconoscesse come Cristo, fosse espulso dalla sinagoga.

La chiesa che dovrebbe infondere speranza a volte suscita timore e fa paura: non incoraggia l’andare a Cristo, ma tira indietro chi si mostra disponibile a fare i primi passi.

Già infatti si erano accordati i Giudei affinché se qualcuno lo riconoscesse come Cristo, fosse espulso dalla sinagoga.

Come potevano saperlo i genitori del cieco nato? Qualcuno l’ha riferito loro o non dobbiamo pensare a qualcosa d’altro? E’ la consuetudine e la conoscenza che viene dall’esperienza del passato che rende le persone diffidenti nei confronti degli uomini di chiesa. L’andazzo è sempre stato lo stesso: i primi nemici dei cristiani sono proprio nel loro clero. Nessuno più si meraviglia, tutti lo danno per scontato e da tenersi in considerazione. E’ suggerita molta prudenza. Meglio evitare il confronto diretto e mandare avanti altri. Per molti è  presupposto di ogni rapporto con la chiesa.

23 Per questa cosa i suoi genitori dissero: Ha l’età, interrogate lui.

Così la testimonianza di fede è evitata e rifiutata davanti alla chiesa, quando non cerca la verità ma   vuole la menzogna.

24 Chiamarono dunque una seconda volta l’uomo che era cieco e gli dissero:

Quando si è chiamati e richiamati dalla chiesa c’è poco da stare allegri: poche volte perché sia data gloria a Dio, più spesso per ricevere rimproveri ed intimidazioni.

Da’ gloria a Dio;

Richiesta assurda per chi ha già dato lode al Signore: a meno che si voglia una conferma, per unirsi alla sua gioia e per ringraziare insieme con Lui.

noi sappiamo che quest’uomo è peccatore.

Quanta presunzione di sapere riguardo Gesù! Nulla hanno conosciuto e tutto già sanno. Unicamente perché  custodi di una Parola e di una tradizione che non comprendono e non vivono. Così l’autorità che viene dall’obbedienza alla Parola è soppiantata dall’autorità che viene dal deposito della Parola.

25 Rispose allora quello: Se è peccatore io non so. Una cosa sola so: che essendo cieco adesso vedo.

Dove non arrivano quelli che la sanno lunga, arriva l’intelligenza di un uomo semplice ed illetterato. Che Gesù sia peccatore o meno, non è poi la cosa che innanzitutto importa sapere. Quel che giova sapere è che nati ciechi, per grazia di Cristo ci vediamo. Questo  è utile conoscere e dire a tutti. Qualsiasi indagine riguardo a Cristo è falsa e fuorviante se non tiene in considerazione quello che Lui ha fatto per noi.

26 Dissero allora a lui: Cosa ti ha fatto? Come ha aperto i tuoi occhi?

Quando non c’è possibilità alcuna di smentire i fatti, allora si cercano cavilli riguardo al modo ed al tempo. E’ già stato contestato il giorno dell’operare, non conforme alla Legge, ora si tenta di indagare riguardo al modo. E’ la tecnica inquisitoria, quando si insiste più volte per fare cadere il teste in contraddizione.

27 Rispose a loro: Ve l’ho già detto e non avete ascoltato: perché volete di nuovo ascoltarlo?

Chi è testimone verace non  cade nella trappola. Non solo non si lascia tirare dall’altra parte, ma cerca di attirare dalla propria parte.

Volete anche voi diventare suoi discepoli?

Domanda coraggiosa o più semplicemente ingenua. Chi ha conosciuto l’opera di Dio, non comprende perché tanta insistenza e tante domande, se non per una conversione più convinta e più piena.

28 E lo oltraggiarono e dissero: Tu sei discepolo di quello, noi invece siamo discepoli di Mosè.

In quanto all’indagare le autorità della chiesa dimostrano molto zelo, quando si tratta di credere gridano allo scandalo ed arrivano all’insulto ed alla persecuzione.

29 Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio, ma questi non sappiamo di dov’è.

Presunzione riguardo alla Legge, presunzione riguardo a Cristo. La prima in positivo, la seconda in negativo. Se non sapete di dov’è, perchè escludete a priori che venga da Dio?

30 Rispose l’uomo e disse a loro: In questo infatti è il mirabile, che voi non sapete di dov’è, e ha aperto i miei occhi.

La fede di quest’uomo sta crescendo. La persecuzione che avviene nella chiesa da parte degli uomini di chiesa, se non altro sortisce un effetto positivo. Costringe le persone a maturare nella loro conoscenza di Dio. Gli uomini di chiesa non sanno dirmi di dov’è il Cristo? Mi basta la vita nuova che da Lui mi è donata. Certe aspettative di luce riguardo alla chiesa sono inutili. E’ sufficiente la grazia e l’intervento di Cristo nella nostra storia. I fatti sono molto più consolanti ed edificanti dei costrutti ideologici e di ogni teoria della chiesa.

31 Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma se qualcuno è timorato di Dio e fa la sua volontà, questi ascolta.

32 Da sempre non si udì che qualcuno aprì gli occhi di un cieco nato. 33 Se questi non era da Dio, non poteva far niente.

Le persone semplici a volte fanno ragionamenti più sensati di quelli che si credono sapienti. Ci si può ben perdere in lunghe e complesse discussioni riguardo al Cristo, ma i fatti parlano da soli. Allorché posti davanti ad un miracolo gratuitamente dato, che ha il nome di Gesù, non possiamo presupporre in Lui una volontà di peccato. Se è vero che ogni bene viene dal cielo ed è opera del Padre, allora dobbiamo concludere che ogni uomo che dona vita nuova è approvato dallo stesso Padre. Nulla potrebbe operare, se non in Lui e per Lui. Non è ascoltato se non chi ha il timore di Dio e fa la sua volontà. Se questo si può dire di ogni uomo e di ogni miracolo, quanto più si deve dire del Cristo e della sua opera !

34 Risposero e gli dissero: Nei peccati intero sei stato generato e tu insegni a noi?

Chi si crede giusto e confida nella propria giustizia presume di se stesso. Non accetta il parere degli altri, tanto meno una qualche correzione: punto il dito su chi lo contraddice per sparare giudizi di condanna. Il peccato, nella sua totalità, spetta agli altri: a se stessi ogni giustizia e ogni sapienza. Chi si riconosce in uno stato di peccato non può insegnare a chi si crede in uno stato di grazia. Così il malvagio sovverte l’ordine della giustizia divina e a ritroso va incontro alla salvezza.

E lo cacciarono fuori.

Nulla di più tristo e di più squallido di una simile chiesa. Non apre le porte al peccatore, ma caccia fuori chi è stato liberato dal peccato.

35 Udì Gesù che lo avevano cacciato fuori e avendolo trovato disse: Tu credi nel figlio dell’uomo?

Non c’è ingiustizia consumata nella chiesa di Cristo che sfugga agli occhi del suo capo. Se l’uomo getta nella disperazione, Gesù va in soccorso e mette in chiaro le cose. Non ci è chiesta altra fede se non quella in Cristo Gesù: è Lui il capo unico ed esclusivo della Chiesa. Qualsiasi giudizio su questa terra deve essere ratificato dal Figlio dell’uomo. La chiesa può bensì legare e sciogliere per mandato divino, ma soltanto se approvata dal Cristo. Non c’è condanna operata dall’uomo sulla terra  che non abbia diritto di ricorso in appello, in cielo. Non sempre e non necessariamente la fede si vive “dentro”: c’è anche chi la vive “fuori”, perché cacciato dalla comunità dei credenti.

36 Rispose quello e disse: E chi è, Signore, affinché creda in lui? 37 Gli disse Gesù: L’hai anche visto e colui che  parla con te quello è.

Una fede nata ed alimentata all’interno della chiesa, trova il suo adempimento e la sua maturità soltanto fuori di essa: non per propria volontà, ma perché spinta e relegata all’ultimo posto. Quel che conta ed ha importanza è vedere l’opera del Signore e parlare con Lui e fare la sua volontà.

38 Egli allora disse: Credo, Signore; e si prostrò a lui.

E’ l’atto di fede e l’ adorazione del Cristo Gesù: non c’è altro sigillo che dica a noi e a tutti che siamo figli di Dio.

39 E disse Gesù: Per un giudizio io sono venuto in questo mondo,

Se Gesù non è venuto per giudicare il mondo ma per salvare il mondo, non siamo di fronte ad una palese contraddizione? Gesù non parla di un giudizio da farsi, ma di un giudizio già fatto, che deve trovare il suo adempimento per opera di Cristo. E’ volontà di Dio che dopo un giudizio di condanna in Eden, che ha portato alla cecità, ci sia un giudizio di salvezza che porta alla luce.

Il giudizio di Dio deve però incontrarsi e confrontarsi con un giudizio dell’uomo “sulla stessa materia” che non sempre concorda. Ai ciechi è data la possibilità della salvezza, ma a coloro che vedono, quale offerta può essere fatta? Che tutti siamo ciechi è scontato; ma solo per Dio. C’è anche chi crede di vederci e rende vana l’opera del Salvatore.

affinché i non vedenti vedano e i vedenti diventino ciechi.

Quale novità per i ciechi se non una vista recuperata, e quale novità per quelli che ugualmente ciechi credono di vedere, se non un giudizio di condanna ed un abbandono al loro stato, senza possibilità alcuna di una reiterazione del dono? Non ci sarà un altro sacrificio del Figlio e neppure si deve pensare ad un’altra via di salvezza che non sia quella del Cristo.

40 Quelli dai farisei che erano con lui udirono queste cose e gli dissero: Siamo forse ciechi anche noi?

Niente di più folle e di più assurdo che rivendicare a se stessi una qualche diversità per quel che riguarda il peccato. C’è peccato e peccato, ma un unico stato di peccato. Eppure c’è anche l’uomo in cui si insinua la presunzione di una diversità creata in proprio e dovuta ai propri meriti. Pensieri di tal fatta vanno allontanati dal cuore con decisione… prima che intervenga Dio.

41 Disse a loro Gesù: Se foste ciechi, non avreste peccato; ora invece dite: Vediamo! Il vostro peccato rimane.

Gesù non è venuto per mandare in perdizione, ma per salvare chi è destinato alla perdizione. Nessuna colpa in particolare per chi è cieco, se non quella che è di tutto il genere umano. Ma per coloro che presumono di vederci le cose si mettono male. Come può Cristo togliere il peccato che non viene a Lui mostrato ed offerto, ma negato e nascosto? La diagnosi è già stata fatta ed ha dato il suo responso. Per chi non vuole essere sanato il peccato rimane e crescerà il suo odore nauseabondo.

 

 

                            

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