Vangelo di Giovanni cap14

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Commento al Vangelo di Giovanni

 

Cap. 14

 

Non sia turbato il vostro cuore; credete in Dio ed in me credete.

2 Nella casa di mio Padre ci sono molte dimore. Se no, vi avrei detto che vado a preparare un posto a voi?

3 E quando sarò andato e avrò preparato un posto a voi, di nuovo verrò e vi prenderò presso di me, perché dove sono io anche voi siate.

4 E dove io vado sapete la via.

5 Gli dice Tommaso: Signore, non sappiamo dove vai: come possiamo conoscere la via?

6 Gli dice Gesù: Io sono la via e la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.

7 Se avete conosciuto me, anche il Padre mio conoscerete: e da ora lo conoscete e lo avete visto.

8 Gli dice Filippo: Signore mostraci il Padre e ci basta.

9 Gli dice Gesù: Da tanto tempo sono con voi e non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre; come tu dici: mostraci il Padre?

10 Non credi che io sono nel Padre ed il Padre è in me? Le parole che io dico a voi da me stesso non parlo. Ma il Padre in me dimorante fa le sue opere.

11 Credete a me che io sono nel Padre ed il Padre è in me; se poi non, a causa delle opere stesse credete.

12 Amen amen dico a voi, colui che crede in me anche quello farà le opere che io faccio e più grandi di esse farà, perché io vado presso il Padre;

13 e qualsiasi cosa chiediate nel mio nome questa farò; affinché sia glorificato il Padre nel Figlio;

14 qualsiasi cosa chiediate a me nel mio nome io farò.

15 Se mi amate, i miei comandamenti osserverete;

16 e io pregherò il Padre ed un altro consolatore vi darò, affinché con voi sia per sempre,

17 lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché dimora presso di voi ed in voi sarà.

18 Non vi lascerò orfani, verrò da voi.

19 Ancora un poco ed il mondo non mi vedrà più, ma voi mi vedrete, perché io vivo e voi pure vivrete.

20 In quel giorno voi conoscerete che io sono nel Padre mio e voi in me ed io in voi.

21 Colui che ha i miei  comandamenti e li osserva quello è colui che mi ama; ma chi ama me sarà amato dal Padre mio, ed io lo amerò e gli manifesterò me stesso.

22 Gli dice Giuda, non l’Iscariota: Signore, e che cosa è accaduto che a noi stai per manifestare te stesso e non al mondo?

23 Rispose Gesù e gli disse: Se qualcuno mi ama, la mia parola osserverà, ed il Padre mio lo amerà e verremo da lui e faremo dimora presso di lui.

24 Colui che non mi ama non osserva le mie parole: e la parola che ascoltate non è mia ma del Padre che mi ha inviato.

25 Queste cose vi ho detto rimanendo presso voi;

26 poi il consolatore, lo Spirito santo che il Padre invierà nel mio nome, quello vi insegnerà tutte le cose e vi farà ricordare tutte le cose che io ho detto a voi.

27 Pace lascio a voi, la mia pace vi do, non come il mondo dà io do a voi. Non sia turbato il vostro cuore, né sia spaventato.

28 Avete udito che io vi dissi: vado e torno da voi. Se mi amaste vi rallegrereste che vado presso il Padre, perché il Padre è più grande di me.

29 E ora l’ho detto a voi prima che accada, affinché quando avverrà crediate.

30 Non dirò più molte cose con voi, viene infatti il principe del mondo; e contro di me non può nulla,

31 ma affinché conosca il mondo che amo il Padre, e come mi ha comandato il Padre, così faccio. Alzatevi, andiamocene di qua.

 

 

Non sia turbato il vostro cuore; credete in Dio ed in me credete.

Il segreto per non avere turbamento di cuore? Credere in Dio e nel Figlio suo Gesù. Non basta  credere nel solo Dio: non è risolto con ciò il problema della nostra vita.

Rimangono le ansie ed i turbamenti di un cuore che non ha ancora trovato dove riposare in eterno.

2 Nella casa di mio Padre ci sono molte dimore.

Non dice Gesù: Nella casa del Padre, ma nella casa di mio Padre. Benché ci sia un solo Dio Padre, bisogna sapere distinguere quello vero da quello che vero non è. Chiunque invoca Dio non può farlo se non nel Figlio e per il Figlio.

Nella casa del Padre c’è posto per tutti, anche per i più lontani. E non è poi una verità così certa e scontata: Israele crede ancora che la propria elezione sia ad esclusione di tutti gli altri popoli.

In realtà la vita eterna è per ogni uomo che viene al mondo, ma c’è bisogno di un cammino e di una preparazione: da parte dell’uomo, ma anche da parte di Dio.

Se no, vi avrei detto che vado a preparare un posto a voi?

Il protagonista primo della nostra salvezza è proprio Cristo Gesù, il Figlio di Dio. Noi possiamo pure prepararci su questa terra, ma tutto deve essere pronto e predisposto anche in cielo.

E nessuno può andare in cielo a preparare un posto per noi se non colui che è disceso dal cielo.

Nessun timore dunque: la salvezza non è una sorta di competizione ad eliminazione degli ultimi, ma è per tutti i chiamati.

Il cuore di Dio è più grande del nostro ed abbraccia tutta l’umanità.

3 E quando sarò andato e avrò preparato un posto a voi, di nuovo verrò e vi prenderò presso di me, perché dove sono io anche voi siate.

In mezzo a tutto questo “andirivieni” di Gesù non meraviglia più di tanto che gli apostoli abbiano un po’ di confusione in testa.

Se è già difficile comprendere un Dio che scende sulla terra, ancor peggio quando dice che andrà in cielo, donde è venuto, a preparare un posto per i suoi, per poi ritornare ancora, per prendere i  discepoli e portarli nella sua dimora eterna: quasi fosse superato ogni confine tra cielo e terra e come se l’uomo fosse diventato una sorta di angelo.

4 E dove io vado sapete la via. 5 Gli dice Tommaso: Signore, non sappiamo dove vai: come possiamo conoscere la via?

Tommaso fa brutta figura, ma dice quello che pensano anche tutti gli altri.

Non si comprende dove andrà Gesù e come si può conoscere la via? Di fronte ad un viaggio così insolito, tra terra e cielo, ad un percorso così indefinito con tante andate e ritorni, quale via si può immaginare?

6 Gli dice Gesù: Io sono la via e la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.

Per chi vuol viaggiare nello spirito le cose non sono poi così complicate e non c’è bisogno di andare lontano e di cercare quale cosa. Gesù è la via per andare al Padre; non solo: è anche la verità. Non una delle tante possibili vie, ma l’unica esclusivamente vera. Qualsiasi altra strada conduce lontano dal Padre: non c’è altra via d’accesso per il regno dei cieli.

Gesù è anche la vita: non si può entrare in essa se non in virtù della stessa. Nessuno dà la vita che non ha.

7 Se avete conosciuto me, anche il Padre mio conoscerete: e da ora lo conoscete e lo avete visto.

Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: non diversamente dal Figlio. Nel momento in cui accogliete Cristo come Figlio di Dio vi è dato di conoscere e vedere il Padre stesso.

Perché Gesù dice da ora? Perché soltanto in quest’ora è manifestato il Figlio, ad immagine del Padre.

Chi ha visto il Figlio ha visto il Padre. L’immagine non prende il posto della realtà, né la realtà caccia via l’immagine. Padre e Figlio sono un unico Dio.

Chi conosce e vede il Figlio conosce e vede il Padre.

8 Gli dice Filippo: Signore mostraci il Padre e ci basta.

Discorso semplice solo in apparenza. Gli apostoli non comprendono quale rapporto lega il Figlio al Padre. Chiedono nuove spiegazioni.

9 Gli dice Gesù: Da tanto tempo sono con voi e non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre; come tu dici: mostraci il Padre? 10 Non credi che io sono nel Padre ed il Padre è in me? Le parole che io dico a voi da me stesso non parlo. Ma il Padre in me dimorante fa le sue opere. 11 Credete a me che io sono nel Padre ed il Padre è in me; se poi non, a causa delle opere stesse credete.

Non solo le parole che sono sulla bocca di Gesù vengono dal Padre, ma anche le sue stesse opere.
Come Gesù dimora nel Padre, così anche il Padre dimora in Gesù. Gesù fa le opere perché dimora nel Padre, parimenti il Padre fa le opere perché dimora nel Figlio: l’uno non può stare senza l’altro, né per quel che riguarda l’essere né per quel che riguarda il fare.
Credete a me che io sono nel Padre. E’un’affermazione forte. Ma ancor più forte è dire: il Padre è in me.

E’ un’autentica rivelazione: per la prima volta è detto esplicitamente ciò che implicitamente è dato intendere nell’Antico Testamento. Siamo al di fuori e al di sopra dell’umana intelligenza, ma ci è chiesto di credere, se non altro per le opere.

12 Amen amen dico a voi, colui che crede in me anche quello farà le opere che io faccio e più grandi di esse farà, perché io vado presso il Padre;

Andiamo sempre più sul difficile. Quando mai si è visto qualcuno che fa le opere come Gesù?

Possiamo intendere che chiunque è in Cristo fa le opere del Cristo, in quanto da lui guidato e da lui agito.

Non si pone innanzitutto un problema di quantità, ma di qualità. Non c’è bene che non venga dal Signore e tutto ciò che facciamo di buono è frutto della sua grazia.

Ma quando vengono compiute opere ancora più grandi?

Abbiamo detto che un’opera è buona solo quando è fondata in colui che è buono, e nessuno è buono se non il Signore.

Il bene che esce dall’uomo deve trovare il proprio fondamento ed il proprio fine. Ma come? Qual è la via?

La via ci è indicata da Gesù: farsi obbediente in tutto e per tutto alla volontà del Padre.

L’obbedienza e solo l’obbedienza può garantire in noi di un bene fondato in Dio. Non c’è opera di Gesù che non sia frutto della sua obbedienza al Padre, del suo essere in Lui e per Lui.

A questo punto possiamo comprendere il salto di grandezza. Gesù sta per andare al Padre, in virtù della sua morte e resurrezione, e con ciò la sua obbedienza raggiunge il culmine ed il suo punto di massima estensione.

Quando è consumata ogni obbedienza del Figlio, è consumata anche ogni grazia che da essa ci viene.

Il Cristo risorto, allorché siede alla destra del Padre, opera in noi in maniera più grande ed efficace.

Non si pone un confronto tra l’opera nostra e quella sua, si vuole evidenziare piuttosto il rapporto tra il nostro operare ed il suo operare.

Non sono due strade diverse che possono procedere anche in parallelo. Vi è un'unica via di salvezza ed è Cristo Gesù: ogni altra via deve congiungersi ad essa ed immettersi in essa.

In Cristo e per Cristo saremo guidati al Padre che è nei cieli.

E tutto questo ha il nome di fede: non si ottiene se non obbedendo  a Cristo Gesù, come Lui pure in tutto e per tutto si è fatto obbediente alla volontà del Padre.

13 e qualsiasi cosa chiediate nel mio nome questa farò; affinché sia glorificato il Padre nel Figlio; 14 qualsiasi cosa chiediate a me nel mio nome io farò.

Non c’è migliore conferma di quanto detto di quella che ci viene dalla preghiera.

Vuoi sperimentare e conoscere l’efficacia del bene che  viene da Cristo Gesù?

Invoca il suo nome e chiedi ogni bene: ti sarà dato.

Non per i tuoi meriti, ma per i suoi, per la grazia che ti ha acquisito presso il Padre. Se chiedi nel tuo nome non otterrai nulla, perché nulla a te è dovuto. Se chiedi nel nome del Figlio qualsiasi cosa ti sarà data. Il Padre nulla può negare a colui che gli ha donato la propria vita.

In questo modo il Padre è glorificato nel Figlio, allorché accoglie il suo sacrificio, lo fa proprio e riversa doni sui figli che erano perduti.

15 Se mi amate, i miei comandamenti osserverete;

Non è un comando e neppure un invito, ma richiamo alla necessità di una verifica.

Siamo in un amore vero quando siamo in una vera obbedienza. Se non facciamo la volontà di Dio, viviamo nell’inganno, anche se la bocca è piena di belle parole.

16 e io pregherò il Padre ed un altro consolatore vi darò, affinché con voi sia per sempre, 17 lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché dimora presso di voi ed in voi sarà.

Quando un discorso può apparire duro è allora che si deve manifestare tenerezza.

Perché dopo tanto rigore, sacrificio, spirito di obbedienza, il cuore dell’uomo ha bisogno di consolazione.

Ed anche in questo ci soccorre la grazia divina. Se il cammino può apparire difficile e tribolato ci è garantito che non saremo lasciati soli.

Se Gesù non è sempre con noi, con noi è sempre il suo Spirito.

Non c’è consolazione più grande di quella che ci viene dal cielo, ma soltanto allorché siamo in cammino.

Il desiderio di un conforto e di un refrigerio per l’anima nostra in mezzo a tante tribolazioni non può essere il presupposto della nostra fede né la ragione prima per cui si va a Dio.

Innanzitutto bisogna cercare la verità e farsi obbedienti alla Parola: soltanto allorché si è alla sequela di Cristo possiamo invocare la consolazione dello Spirito Santo.

Vi è una religiosità diffusa, assai attenta agli aspetti emotivi e consolatori della fede, molto meno ai suoi contenuti e ad una ortodossia conforme alla Parola.

Purché si abbia pace e conforto, tutto può andare bene: Cristo è alla pari dei suoi santi, se non meno; Maria prende il posto del Salvatore.

E la conferma è data al singolo soltanto a livello emotivo; ma tanto basta per renderlo presuntuoso di verità. Non un qualsiasi contenuto può essere oggetto di fede, ma soltanto ciò che è rivelato attraverso la Parola.

E non si può inseguire altre rivelazioni che abbiano la pretesa di camminare in parallelo; nè vale dire: ma io credo anche in Gesù.

La fede è dovuta in toto al solo Cristo: il resto è oggetto d’opinione personale; non può essere il valore fondante la comunione dei cuori.

Qualsiasi gruppo o movimento che non viva esclusivamente nella fede in Cristo è destinato al fallimento e a seminare illusione ed inganno.

La divisione nella chiesa tra i vari gruppi non è dovuta al Cristo: al contrario alla mancanza di fede in Cristo.

Dappertutto si batte cassa e si aprono botteghini, si innalzano chiese e nuovi edifici: le novità fanno il giro del mondo, purchè siano sensazionali e strepitose, e soprattutto non deve mancare il miracolo di guarigione fisica.

Con ciò non cresce il buon seme di Cristo ma si afferma la babele più completa, con le sue vistose cattedrali, vuote d’amore e prive di verità.

Lo Spirito Santo è detto il Consolatore e lo Spirito di verità.

Dal punto di vista teologico la questione non è affatto semplice. Abbiamo visto come Giovanni riguardo a Gesù insista nel dire che il Figlio di Dio è lui stesso Dio, non un altro Dio, ma l’altro volto di Dio.

Il Figlio porta l’immagine del Padre, come il Padre ha in sé l’immagine del Figlio: un unico Essere in due persone.

Il discorso si complica ancor di più quando si tira in mezzo una terza persona: lo Spirito Santo.

Cos’è lo Spirito? E’ una semplice dimensione della persona e con ciò riflesso del Padre, identico a quello del Figlio, oppure è lui stesso una persona?

Se il Figlio procede dal Padre in quanto generato dal Padre, in che senso si può dire che lo Spirito procede dal Padre ed anche dal Figlio?

Il concetto di generazione è chiaro alla ragione umana ed ha una sua logica comprensione. Ma allorché si parla di processione e di processioni, qui le cose si complicano di molto ed il discorso si fa oscuro.

Finché si rimane in una dimensione astratta del pensiero, ovvero si fa riferimento a tutto ciò che è “tratto fuori” da esso e procede da esso si può anche capire.

Si può ad esempio dire che la logica, la memoria, l’intelligenza “procedono” dal pensiero in quanto in esse contenute.

Ma qui la realtà è molto diversa in quanto siamo di fronte ad uno Spirito che è persona ed in quanto tale non un semplice prodotto del pensiero, ma qualcuno che sta accanto ad esso ed alla pari di esso.

Si può parlare di Padre, Figlio e Spirito Santo in una successione temporale, relativamente alla manifestazione di Dio: Dapprima è il tempo di Dio Padre, poi viene il Figlio, da ultimo lo Spirito Santo.

Lo Spirito è ultimo semplicemente in quanto dato all’uomo.

In questo senso possiamo dire che procede dal Padre e dal Figlio, in quanto ci è donato da entrambi.

Ma allorché il discorso si porta ad una dimensione atemporale, logica ed essenziale, la successione Padre, Figlio e Spirito Santo, non regge. Ne abbiamo già parlato in maniera esauriente e diffusa nel nostro commento a Genesi, ipotizzando, Bibbia alla mano, una logica successione Padre, Spirito Santo, Figlio.

Non vogliamo ripeterci e rimandiamo a quanto già scritto.

Per quel che riguarda più propriamente il Vangelo di Giovanni ci sembra che la priorità logica dello Spirito rispetto al Figlio si possa ritrovare nell’espressione “Spirito di verità”.

In quanto Consolatore, donato dal Figlio, lo Spirito appare per ultimo, ma in quanto Verità eterna è prima del Figlio.

Gesù che definisce se stesso la verità, definisce lo Spirito Santo come Spirito della verità.

Ora se lo spirito è semplice riflesso dell’essere personale e Gesù è la verità, lo Spirito Santo altro non sarebbe che un riflesso o un prodotto di Gesù.

Alla stessa stregua sarebbe anche riflesso del Padre, ma con ciò perde qualsiasi identità propria .

Di ciò e di colui che non ha una propria identità tutto si può dire all’infuori che sia una persona.

Ma noi pensiamo che lo Spirito sia da considerare in un’ottica completamente diversa e per così dire ribaltata: lo Spirito non è prodotto della verità che è Gesù, ma è il suo fondamento, Colui in virtù del quale il Figlio è eternamente generato.

Il concetto di generazione implica la presenza non di una sola persona , ma di due.

Il Padre genera il Figlio da sé, ma non può farlo se non in concorso con il suo Spirito, l’altro da sé, che è ancora sé stesso. “Tu sei il figlio diletto, oggi ti ho generato”: non da solo ma attraverso l’eterna conoscenza del proprio Spirito.

Per quanto si voglia ridicolizzare affermazioni di tal tipo, lo Spirito è il volto materno di Dio.

E non ci spaventa e non ci meraviglia il fatto che nella Scrittura si parli di un Padre, di un Figlio e non di una Madre.

E neppure c’è bisogno di tirare in ballo Maria, come madre di Dio, per colmare un vuoto, voluto semplicemente non per lasciare spazio alla Madonna, ma per evitare un terribile equivoco.

Se l’uomo è ad immagine di Dio, dobbiamo stare attenti dal fare Dio ad immagine dell’uomo. In Dio, il rapporto Padre, Madre, Figlio si delinea in un’interiorità  conchiusa in se stessa, senza ombre d’incrinature: tre persone e un unico essere.

Dopo il peccato d’origine, l’uomo fatto ad immagine di Dio, appare come creatura dissociata, non solo dal proprio fondamento e dal proprio fine, ma anche in sé e per sé, nelle proprie dimensioni e nell’originale unità della famiglia.

Padre, madre, figlio, non sono più un cuor solo ed un’anima sola, ma appaiono divisi l’uno dall’altro, a volte addirittura l’uno contro l’altro.

L’immagine dello Spirito come Madre eterna, può ingenerare l’idea di una qualche dissociazione all’interno della divina Trinità.

Padre e madre sono due esseri distinti che non si ritrovano in uno se non in via eccezionale in virtù della grazia divina e non si sa mai fino a quando.

Più semplice comprendere un Figlio ad immagine del Padre, in tutto  a lui identico, con lo stesso volere e lo stesso sentire.

Non si parla esplicitamente dello Spirito santo come eterna madre di Gesù, per evitare ambiguità, paradossi, contraddizioni che una simile terminologia porterebbe con sé.

Noi pensiamo che “mutatis mutandis” le parole di Genesi: “Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza… maschio e femmina li creò”, si debbano proprio intendere in questo senso. Ritornando a Giovanni diremo che lo Spirito Santo è lo Spirito di verità non in quanto  prodotto da essa verità, ma in quanto generante la stessa verità, in concorso col Padre.

Non il Figlio è conferma dello Spirito Santo come verità, ma è lo Spirito Santo che conferma il Figlio come verità.

Quello che viene dopo e da ultimo in senso temporale conferma quello che viene prima nello stesso senso. Ma non può farlo se non in quanto dal punto di vista logico ed assiologico viene prima di tutto.

Abbiamo già spiegato come la divina Trinità si possa intendere in maniera diversa a seconda delle diverse prospettive che ci interessa considerare.

Dal punto di vista temporale si parla di Padre, Figlio e Spirito Santo. Dal punto di vista logico, atemporale, come abbiamo letto in Genesi vale la successione Padre, Spirito, Figlio.

Dal punto di vista assiologico dovremmo parlare di Madre, Padre e Figlio.

La persona che viene ultima in senso temporale viene prima dal punto di vista del valore. Di chi si compiacciono il Padre ed il Figlio se non dello Spirito Santo? Quale dono più grande ci possono fare? Se una “madre” ha un occhio per il padre e l’altro per il figlio ed è il loro punto d’incontro, il padre ed il figlio non hanno occhi se non per la madre.

Lo Spirito Santo dal punto di vista del valore è il vertice della Trinità. Non c’è generazione o vita ultima ed eterna che non sia in virtù dello Spirito Santo.

Spirito di verità e dunque della verità che è Gesù, non in quanto generato dalla verità o procedente da essa, ma in quanto generante la verità stessa.

Volete sapere se sono la verità? Ci direbbe Gesù. Chiedetelo a mia madre, ossia allo Spirito che mi ha generato. Quando sarà venuto lui vi darà ogni conferma ed ogni certezza.

Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce.

Spirito della verità, non come si traduce di solito maldestramente spirito di verità.

Perché il mondo non lo può ricevere? Perché “non lo vede e non lo conosce”. La risposta di Gesù non ci aiuta poi molto a capire. Potremmo al contrario ribadire che Lo Spirito Santo non è fatto per essere visto, ma per essere posseduto.

Nell’aldilà non avremo una visione triplice, ma semplice. Vedremo il Figlio nel Padre ed il Padre nel Figlio, come due immagini sovrapposte perfettamente uguali e trasparenti,  di modo che l’una non sia distinguibile dall’altra.

In quanto allo Spirito Santo sarà semplicemente posseduto ed in virtù di questo possesso avremo occhi per vedere Dio.

Perché mai Gesù dice che il mondo non lo può ricevere perché non lo vede e non lo conosce? Si può affermare diversamente dei discepoli?

Evidentemente Cristo allude ad una visione diversa che non è quella degli occhi carnali. Benché lo Spirito di per sé non sia visibile, la fede ci dà di vederlo, in noi e negli altri e per quel che riguarda gli apostoli nel Cristo stesso.

Parimenti ci è dato di conoscerlo, allorché lo possediamo e ne siamo posseduti. Tra il vedere ed il conoscere c’è qualche sfumatura di significato. Si vede ciò o Colui che è fuori di noi, come operante negli altri e per gli altri: si conosce ciò o Colui che ci appartiene intimamente in quanto sperimentato nella nostra vita.

In questo dunque la differenza tra i discepoli ed il mondo.

Voi lo conoscete, perché dimora presso di voi ed in voi sarà.

Non come il mondo: gli apostoli conoscono lo Spirito perché dimora presso di loro e sarà in loro.

Non è ancora un possesso pieno e definitivo. Fino ad ora lo Spirito dimora presso, cioè vicino, agli apostoli, non è completamente e stabilmente in loro.

Ha messo la sua tenda accanto ai loro cuori, alla porta, e per questo lo conoscono.

Ma non c’è tenda che non si possa levare, fino al giorno in cui lo Spirito risiederà per sempre dentro di noi, nell’eternità del Padre.

17 lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché dimora presso di voi ed in voi sarà.

18 Non vi lascerò orfani, verrò da voi
Se Gesù non è sempre con noi, con noi è sempre il suo Spirito. Orfano propriamente è colui che manca di un genitore o di entrambi.
Soltanto in senso improprio si può dire che è orfano chi manca di un fratello. Ma ciò che è infinitamente bello e consolante è che con Cristo la famiglia divina si ricongiunge con noi in toto.
Troveremo non soltanto il Figlio, il primogenito dei molti fratelli, ma con lui anche Dio Padre e lo Spirito generante che è Madre in eterno.
19 Ancora un poco ed il mondo non mi vedrà più, ma voi mi vedrete, perché io vivo e voi pure vivrete.

Il mondo non vedrà più Gesù, in assoluto: neppure nelle sembianze della carne. In quanto ai discepoli lo vedranno nella dimensione eterna.

E tutto questo è possibile perché Gesù vive, ovvero ha la vita in sé, ed in quanto vivente può darla a chi vuole.

Altro è essere in cammino verso la vita eterna, altro è dimorare in essa.

Non può camminare chi è morto del tutto, ma non può neppure dimorare  chi è ancora in cammino. La Vita vera è solo nell’eternità.

20 In quel giorno voi conoscerete che io sono nel Padre mio e voi in me ed io in voi.

“In quel giorno”, cioè nell’eterno giorno di Dio, allorché saremo con lui per sempre, ci sarà data la vera conoscenza.

Adesso vediamo come in uno specchio, allora vedremo Dio com’è: Il Padre nel Figlio ed il Figlio nel Padre. “… voi in me ed io in voi”. Nella visione di Dio si realizza non solo il disegno eterno della nostra assunzione a figli, ma anche il mistero del nostro essere un cuor solo ed un anima sola in Cristo Gesù.

E’ ritrovata per sempre l’unità della vita e del genere e questo in virtù della centralità del Figlio, l’albero della vita, che dà il suo frutto in eterno: ci rende fratelli a sua immagine e somiglianza.

21 Colui che ha i miei  comandamenti e li osserva quello è colui che mi ama;

Forse qualcuno non ha i comandamenti di Dio? Non sono essi scritti nella coscienza di ogni uomo?

E’ vero e non è vero: i comandamenti di Dio non sono semplicemente dati una volta per tutte, vanno anche custoditi, in un cammino di crescita spirituale che rende sempre più presente ai nostri cuori la volontà di Dio.

Ci sono anche coscienze insensibili ad ogni richiamo del Signore, chiuse in una morale estranea all’ascolto della Parola.

Non bisogna dare nulla per scontato, neppure l’intelligenza di ciò che è gradito a Dio: è una conquista che va di obbedienza in obbedienza.

Nell’osservanza dei comandi del Signore è la misura del vero amore. La fede che non sa custodire e mettere in pratica la parola è falsa ed ingannevole. La preghiera stessa si riduce ad una pratica psicologica e consolatoria quando trasgredisce il comando di Dio.

ma chi ama me sarà amato dal Padre mio, ed io lo amerò e gli manifesterò me stesso.

Chi ama Gesù, innanzitutto sarà amato dal Padre suo, perché il Padre ha posto ogni compiacimento nel Figlio.

Sarà poi amato anche dal Figlio, non di un amore diverso e minore, ma di un amore umile e sottomesso che in nulla prevarica rispetto a ciò che è gradito al Padre e tutto mette nelle Sue mani, anche la lode che proviene dai santi.

L’amore per il Figlio precede la sua manifestazione. Se non facciamo un passo verso il Salvatore e non osserviamo i suoi comandi,  la sua grazia rimane lettera morta e non ci sarà in noi alcuna conoscenza del Cristo.

Non manifesta il proprio amore chi non si sente amato: lo tiene in serbo per altri. Non si illuda di conoscere Cristo chi ha rigetto della sua parola ed è indifferente alla sua offerta d’amore.

22 Gli dice Giuda, non l’Iscariota: Signore, e che cosa è accaduto che a noi stai per manifestare te stesso e non al mondo?

Giuda manifesta la propria meraviglia per la predilezione divina che è caduta sugli apostoli.

Vorrebbe sapere: perché a noi e non ad altri? Domanda legittima che ogni discepolo fa a se stesso.

Non c’è risposta da parte del Signore. Il perché è chiuso negli arcani misteri del disegno divino.

Ci basti la certezza della verità. In quanto agli altri, al mondo, a quelli che hanno un’altra religione, Dio provvederà come e quando vuole.

Quando sta per consumarsi un rapporto d’amore è sempre ad esclusione di altri e degli altri: non per questo si viene meno all’amata o all’amato. Potremmo anche andare oltre nel discorso ed intendere la domanda di Giuda in un senso ecclesiale. Perché certe cose sono  dette alla chiesa e non al mondo, ovvero agli uomini che sono fuori dal raggio d’azione della parola rivelata? Abbiamo detto che non c’è una risposta diretta e che Gesù fa tacere sin dall’inizio argomentazioni di tal fatta. Non per questo possiamo trarre come logica conseguenza che si salvano soltanto quelli che fanno parte di questa o di quella istituzione che ha nome di chiesa.

L’unica trattazione esauriente di questo argomento è stata fatta dall’Apostolo Paolo nella lettera ai Romani, dove esplicitamente si dice che la grazia che viene dal sacrificio di Cristo arriva a tutti, in ogni luogo ed in ogni tempo. La diversità non è di appartenenza, ma è pertinente alle diverse possibilità di conoscenza che Dio offre ad ogni uomo. Allorché una chiesa rivendica a sé stessa ogni monopolio per quel che riguarda la salvezza, ripudia con ciò l’unica vera grande chiesa  il cui capo è il solo Cristo: chiesa invisibile agli occhi della carne ma sempre viva ed attuale agli occhi di Colui che tutto opera per essa.   

Donde allora il settarismo che tanto ci fa soffrire?

Potremmo semplicemente rispondere che le divisioni sono innanzitutto create dall’uomo che non si fa obbediente alla volontà di Dio.
Ora è volontà di Dio che anche in terra la chiesa cerchi quell’unità in Cristo che è perfetta e compiuta solo in cielo.
Allorché una chiesa si irrigidisce, senza dare adeguate e fondate spiegazioni, nei suoi aspetti dogmatici, liturgici, gerarchici e rifiuta il confronto con un’ altra chiesa, che parimenti si autodefinisce erede della chiesa fondata da Cristo in Pietro, vanifica con ciò ogni possibilità di superamento delle divisioni create dal peccato dell’uomo.
La chiesa di Pietro è quella che umilmente si riconosce nella Parola di Dio e la legge in unità concorde di intenti alla luce della Tradizione, ma solo per conoscere e fare la volontà di Dio.
Se manca questa obbedienza di tutti e di ognuno, possiamo anche avere una comunità fortemente accentrata per ragioni culturali, ma con una unità più apparente che reale, che fa crepe da tutte le parti.
Non più una vera chiesa, ma una vera setta che porta il nome di chiesa.
La risposta di Gesù va al cuore del problema e pone fine a tutte le inutili diatribe umane.
23 Rispose Gesù e gli disse: Se qualcuno mi ama, la mia parola osserverà, ed il Padre mio lo amerà e verremo da lui e faremo dimora presso di lui.

L’unica vera risposta alla chiamata di Dio, a Lui accetta e gradita è quella che ha nome di obbedienza: obbedienza non a questo o a quell’uomo, a questa o quella istituzione, ma alla sua parola.

E’ dato per certo da Gesù: Se qualcuno lo ama osserverà la sua parola ed entrerà con ciò nel mistero dell’amore trinitario.

In quanto al modo, ognuno ha una sua storia, perché ha un suo tempo ed una sua collocazione geografica.

Nessuno che ami veramente si pone il problema di come amino gli altri: il problema siamo noi ed ognuno di noi.

Per chi ha un rapporto da vicino con la Parola divina, a nulla giova indagare sulle diverse altre possibilità. Interessa amare in obbedienza alla Parola.

Il Signore ci libera dall’angoscia di tutto comprendere e tutti giudicare. Chi ha il più non deve preoccuparsi di chi ha avuto il meno: ognuno renderà conto di ciò che gli è stato dato.

Vi è una dimensione interiore del rapporto con Dio che non può essere misurata dai metri costruiti dall’uomo, neppure dall’autorità della Chiesa.

Ciò che insegna il Magistero della chiesa è un sicuro aiuto per chi percorre un cammino. Garantisce l’autenticità di una via, non il raggiungimento di una meta.

Non può di per sé garantire l’obbedienza della fede; a volte può essere addirittura un intralcio ed un impedimento che va scavalcato.

In nome di chi e di che cosa? Di una superiore obbedienza al Padre e al Figlio che rivendicano a sé ogni priorità riguardo al dire ed al comandare.

Si potrebbe obiettare: “Chi ascolta voi ascolta me”. Ma questo è detto riguardo all’annuncio del Vangelo che è fatto e deve essere fatto conforme alla verità, così come rivelata attraverso la parola di chi è stato testimone accreditato dal Cristo: non ha nulla a che vedere con quell’obbedienza che è richiesta ad ogni uomo in quanto singolo.

La chiesa cattolica accusa la chiesa protestante di esaltare un individualismo disgregatore della vera unità.

E questo è vero; ma è vero anche il contrario.

La realtà comunitaria non può sostituirsi all’obbedienza ed alla conoscenza del singolo. Una certa unità “forzata” nasconde forme di immaturità spaventose, pronte ad esplodere in ogni momento.

Lo spirito dominante nelle chiese è quello della setta: non c’è capacità di dialogo e di confronto con chi appare diverso, solo perché non segue noi.

Molte volte le diversità sono più formali che sostanziali, non intaccano il rapporto fondamentale dell’individuo con Dio.

Persone che hanno idee diverse, hanno le medesime possibilità ed opportunità di obbedienza alla parola di Dio.

Questo non significa che un’idea valga un’altra e che sia inutile la conoscenza della Tradizione. Questa ci garantisce un modo di sentire e di pensare in unità armonica e concorde con i santi che ci hanno preceduto, confermato da un giudizio e da una illuminata capacità di discernimento  donati da Gesù alla Chiesa di Pietro, in virtù del Magistero ad essa affidato. Ma non basta essere o sentirsi cattolici, per avere conoscenza di Dio.

L’unica vera conoscenza di Dio è quella che viene dall’osservanza dei suoi comandi.

Fai la volontà di Dio, e non angustiarti troppo del resto.  Cresce chi obbedisce al Signore, si illude di crescere chi si limita a dissertare su Dio, riguardo al Figlio suo.

Quando qualcuno nella chiesa “scoppia”, nonostante tanto sapere e tanto zelo comunitario  vien proprio di chiedersi se per caso non abbia smarrito la strada maestra dell’obbedienza alla volontà di Dio.

La vita va messa nelle mani di Dio e non in quelle di questo o quell’uomo che parla ed opera in nome di Dio.

Attenti ai preti e ai vescovi che non si limitano all’annuncio del Vangelo, ma allungano le mani sulla vita degli altri: non sono veri pastori, ma lupi rapaci, non portano alla salvezza, ma alla perdizione.

Nessuno troverà certezza di verità fuori di sé, in questa o quella istituzione, se pur fondata in Verità. Un cuore in pace è solo quello che fa pace con Dio, nell’obbedienza alla sua parola.

24 Colui che non mi ama non osserva le mie parole: e la parola che ascoltate non è mia ma del Padre che mi ha inviato.

Non dobbiamo crearci inutili preoccupazioni. La verità ha una sua logica:  chi ama Gesù osserva le sue parole, chi non lo ama non le osserva.

E’ questo l’unico elemento discriminante fra la verità e la menzogna e questo innanzitutto dobbiamo cercare e volere con tutto il nostro cuore, con tutte la nostra mente, con tutte le nostre forze.

E non dobbiamo poi credere che la parola di Gesù sia altra dall’eterna parola di Dio Padre.

Dai tempi di Adamo la parola di Dio parla nel cuore di ogni uomo. Nel Logos che si è fatto carne è la sua manifestazione ed espressione ultima e definitiva: con ciò non è cancellato ciò che è stato detto da Dio e neppure ciò che viene detto ad ogni uomo: più semplicemente trova una nuova luce, una nuova chiarezza e potenza di salvezza.

L’annuncio del Vangelo è certamente esclusivo: esclude ciò che non è conforme ad esso. Ma è anche inclusivo: accoglie in sé e riconosce come proprio tutto ciò che è conforme ad esso. Allarghiamo il nostro cuore a tutti gli uomini che cercano il Signore e non lasciamoci spaventare dalle diversità: fanno parte della vita e sono accette a Dio.

Chi si chiude nel proprio gruppo o cammina da solo porterà in sé l’inutile angoscia di chi vuole vedere anzitempo la comunità degli eletti.

Chi si rende disponibile al dialogo ed all’amicizia con tutti coloro che cercano Dio avrà il cuore pieno di ogni consolazione: sarà testimone dell’unica vera obbedienza alla volontà di Dio.

Nessuna risposta diretta dunque da parte di Gesù. Ognuno si sforzi di camminare  nell’obbedienza alla volontà di Dio. Il Signore arriva ed arriverà a tutti coloro che lo amano. Verremo da lui e faremo dimora presso di lui. E’ dato per certo: In quanto al modo ed alla misura non è detto che dobbiamo comprendere. E neppure dobbiamo credere che la comunità degli eletti si possa identificare con questa o quella chiesa: vive nascosta in Cristo ed è formata da tutti gli uomini che fanno la volontà di Dio.

25 Queste cose vi ho detto rimanendo presso voi; 26 poi il consolatore, lo Spirito santo che il Padre invierà nel mio nome, quello vi insegnerà tutte le cose e vi farà ricordare tutte le cose che io ho detto a voi.

Non ci basta, per avere la pace, una buona coscienza che vive e si alimenta nell’osservanza dei comandi di Dio?

Abbiamo bisogno della consolazione e della testimonianza di un’altra persona? Il Signore ha già pensato anche a questo: manderà nei nostri cuori il suo Spirito: spirito di consolazione, ma anche di sapienza e di conoscenza.

Una retta coscienza abbandonata a se stessa può sentirsi smarrita. Nessun uomo è buon giudice di se stesso e non vale la testimonianza che ognuno rende al proprio cuore.

C’è bisogno che un altro garantisca per noi e non un altro qualunque, ma l’altro che ha il nome di Dio e viene nel nome del Padre e del Figlio. Se Dio stesso giustifica la nostra coscienza, chi potrà accusarla?

Allorché lo Spirito è dato, una nuova pace invade i cuori che l’accolgono. Non ci sentiamo più abbandonati a noi stessi, abbiamo chi ci conforta, ma anche chi ci insegna tutte le cose e ci dona l’intelligenza della Parola.

Un rapporto immediato con la Parola quale vediamo nei bambini e nei subnormali è prerogativa dei semplici e non è dato a tutti.

Per chi è logicamente cresciuto e corre il rischio di perdersi nei suoi ragionamenti infondati, un grande aiuto viene dal cielo.

E’ lo Spirito Santo che fonda in verità il nostro pensiero, lo riveste di luce divina, gli dona di comprendere la parola di Dio.

“Vi insegnerà tutte le cose” di modo che non abbiamo bisogno di nessun altro maestro e di nessun’altra guida, non escludendo e cancellando la parola che è stata detta, ma riportandola alla mente, in una sorta di continuità omogenea tra ciò che Dio ha detto per bocca del Figlio e ciò che dice per voce dello Spirito Santo.

27 Pace lascio a voi, la mia pace vi do, non come il mondo dà io do a voi.

Lo Spirito Santo è garanzia di ogni consolazione, sapienza ed intelligenza, ma anche di ogni vera pace, che vengono dall’alto. Gesù non lascia semplicemente in pace, ma nella pace che è il suo Spirito: in virtù di esso continua ad essere presente in ogni cuore insieme con il Padre.

Qualsiasi tentativo di consolazione che non porti alla pace si risolve in un fallimento: non così lo Spirito Santo.

In esso troviamo una pace diversa da quella che dà il mondo: non fondata sulle certezze false ed ingannevoli dell’uomo, ma sulla certezza della presenza di Dio.

Non sia turbato il vostro cuore, né sia spaventato.

In quanto alla vera pace, non è facile convincere l’uomo. In questa vita pochi ci sperano, anche se tutti la cercano.

Quando poi si tira in ballo una pace che viene da un altro mondo, quale coscienza non si sente smarrita? Il cuore ne esce non semplicemente turbato, ma addirittura spaventato.

Viene voglia di scappare lontano da chi fa discorsi di tal genere.

28 Avete udito che io vi dissi: vado e torno da voi. Se mi amaste vi rallegrereste che vado presso il Padre, perché il Padre è più grande di me.

L’uomo che ascolta con pazienza la parola di Gesù sperimenterà il suo paziente amore. Cristo si ripete nelle sue parole?
Non per annoiarci, ma per tenere viva la speranza nei nostri cuori, perché nessuno si scoraggi di fronte ad una promessa così grande. Chi vuole passare ad altra vita deve affrontare il momento del distacco: chi vuol vedere con occhi diversi deve accettare che sia tolta la luce di questo mondo.
E’ necessario il momento del trapasso non solo per l’uomo, ma anche per il Figlio dell’uomo. Non c’è altra via d’entrata per l’eternità di Dio. Ogni andata presso il Padre è garanzia di felicità perpetua.
Nel Padre e col Padre, nell’unità del Figlio suo, nel vincolo del suo amore che ha nome di Spirito Santo è il coronamento di ogni vita creata.
Se il Padre è più grande del Figlio, chi vuole il Figlio ancor più vuole il Padre suo: più grande non perché sia superiore al Figlio, semplicemente perché fatto più grande dal Figlio.
29 E ora l’ho detto a voi prima che accada, affinché quando avverrà crediate.

La Parola che ammonisce è anche la parola che premunisce, perché gli eventi della vita non ci colgano di sorpresa.

Chi custodisce la Parola da essa sarà custodito di fronte a qualsiasi novità: la fede non ne uscirà sminuita, ma rafforzata in virtù della potenza di ciò che è stato detto.

30 Non dirò più molte cose con voi, viene infatti il principe del mondo; e contro di me non può nulla, 31 ma affinché conosca il mondo che amo il Padre, e come mi ha comandato il Padre, così faccio. Alzatevi, andiamocene di qua.

E’ necessario che si scateni l’ira del Satana contro il Cristo. Gesù potrebbe trattenerla ed allontanarla da sé; ma deve manifestarsi il suo amore per il Padre agli occhi del mondo.

L’amore vero è quello che si fa obbediente in tutto fino alla morte di croce.

Per amore del Padre dunque o per amore nostro?

Per l’uno e per l’altro; ma l’amore a Dio Padre è prioritario rispetto a tutto il resto.

Non c’è amore che non si alimenti e riceva la sua forza se non in virtù dell’obbedienza al Padre. Alzatevi, andiamocene di qua.

Nessuno si adagi nella vita che è in atto. Dobbiamo sempre tenerci pronti per un altro viaggio ed un’altra meta.