Vangelo di Luca cap18

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 Cap 18

Diceva poi a loro una parabola sull’essere necessario pregare sempre e non trascurare la preghiera

2 dicendo: C’era un giudice in una certa città che non temeva Dio e che non aveva rispetto dell’uomo.

3 Ora c’era in quella città una vedova e veniva da lui dicendo: Fammi giustizia dal mio avversario.

4 E non voleva per un tempo. Poi dopo queste cose disse in se stesso: Se anche non temo Dio né ho rispetto d’uomo,

5 per il fatto che questa vedova mi dà molestia le farò giustizia, affinché venendo non mi tormenti fino alla fine.

6 Disse allora il Signore: Ascoltate cosa dice il giudice d’ingiustizia.

7 Ora Dio non farà affatto giustizia dei suoi eletti che gridano giorno e notte e tarda per loro?

8 Dico a voi che farà la giustizia di loro in fretta. Ma il figlio dell’uomo venendo troverà la fede sulla terra?

9 Disse poi anche ad alcuni che erano persuasi in se stessi di essere giusti e disprezzavano gli altri questa parabola: 10 Due uomini salirono al tempio per pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano.

11 Il fariseo stando in piedi in sé pregava queste cose: O Dio, ti rendo grazie perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adulteri o anche come questo pubblicano.

12 Digiuno due volte la settimana , pago la decima di tutte le cose che guadagno.

13 Il pubblicano invece stando da lontano non voleva neppure alzare gli occhi al cielo, ma batteva il suo petto dicendo: O Dio , sii benevolo con me peccatore.

14 Dico a voi: scese questi giustificato alla sua casa rispetto all’altro; perché ognuno che innalza se stesso sarà abbassato, ma colui che abbassa se stesso sarà innalzato.

15 Portavano poi a lui anche i bambini affinché li toccasse. Ora avendo visto i discepoli li sgridavano.

16 Allora Gesù li chiamò a sé dicendo: Lasciate che i bambini vengano a me e non impeditelo loro, di tali infatti è il regno di Dio.

17 Amen dico a voi, chiunque non accoglie il regno di Dio come bambino, non entrerà affatto in esso.

18 E lo interrogò un certo capo dicendo: Maestro buono, cosa avendo fatto erediterò la vita eterna?

19 Disse allora a lui Gesù: Perché mi dici buono? Nessuno è buono se non uno solo , Dio.

20 Conosci i comandamenti: non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non testimoniare falsamente, onora il padre tuo e la madre.

21 Egli allora disse: Tutte queste cose osservai dalla giovinezza.

22 Ora avendo udito Gesù gli disse: Ancora una cosa ti manca: vendi tutte le cose che hai e distribuiscile ai poveri, e avrai un tesoro nei cieli, e vieni, segui me.

23 Ma egli avendo udito queste cose divenne molto triste: era infatti molto ricco.

24 Ora avendo visto Gesù che lui era diventato molto triste, disse: Quanto difficilmente quelli che hanno beni entrano nel regno di Dio.

25 E’ infatti più facile ad un cammello entrare attraverso la cruna di un ago che ad un ricco entrare nel regno di Dio.

26 Dissero allora quelli che avevano ascoltato: E chi può salvarsi?

27 Egli allora disse: Le cose impossibili presso gli uomini sono possibili presso Dio.

28 Disse poi Pietro: Ecco noi avendo lasciato le nostre cose ti abbiamo seguito.

29 Egli allora disse loro: Amen dico a voi che non c’è nessuno che ha lasciato casa o moglie o fratello o genitori o figli a causa del regno di Dio,

30 che non riceva molto di più in questo tempo e la vita eterna in quello che verrà.

31 Avendo poi preso con sé i dodici disse a loro: Ecco saliamo a Gerusalemme e si compiranno tutte le cose scritte per mezzo dei profeti intorno al figlio dell’uomo:

32 infatti sarà consegnato ai pagani e sarà schernito e sarà oltraggiato e sarà sputacchiato

33 ed avendolo flagellato lo uccideranno, ed il terzo giorno risusciterà.

34 Ed essi nessuna di queste cose compresero ed era questa parola nascosta a loro, e non capirono le cose dette.

35 Avvenne poi che mentre si avvicinava a Gerico un cieco sedeva presso la via mendicando.

36 Ora avendo udito la folla passante domandava cosa fosse questa cosa.

37 Gli annunciarono: Passa Gesù il Nazareno.

38 E gridò dicendo: Gesù figlio di Davide, abbi pietà di me. 39 E quelli che camminavano davanti lo sgridavano perché tacesse, egli invece gridava molto di più: Figlio di Davide, abbi pietà di me.

40 Allora essendosi fermato Gesù comandò che quello fosse portato da lui. Ora essendosi quello avvicinato gli domandò. 41 Cosa vuoi che ti faccia? Egli allora disse: Signore, che riveda.

42 E Gesù gli disse: Rivedi, la tua fede ti ha salvato.

43 E subito rivide e seguiva lui glorificando Dio. E tutta la folla avendo visto diede lode a Dio.

 

 

 

Diceva poi a loro una parabola sull’essere necessario pregare sempre e non trascurare la preghiera 2 dicendo:

Non c’è potenza più grande di quella della parola. Per essa e con essa Dio ha potere su di noi  e noi su di Lui.

Ma bisogna uscire dallo spirito di un ascolto sporadico ed occasionale, così pure da una preghiera che non investe e non coinvolge la totalità del nostro tempo. Dobbiamo sempre essere in ascolto, dobbiamo sempre essere in preghiera. Allorchè viene interrotta questa vitale corrente che ci tiene uniti a Dio, viene meno un rapporto d’amore. Se l’amore è un legame, lo è  quando dà possibilità all’Uno di entrare nell’altro ed all’altro di entrare nell’Uno. Diversamente è un amore sterile.

Dalla volontà di ascolto viene la capacità di preghiera, dalla volontà di preghiera la capacità di ascolto.

Tutto chiaro dunque e tutto scontato? Chi garantisce che Dio è poi così disposto ad ascoltare sempre le nostre preghiere? Non può darsi che anche Lui qualche volta non ascolti? E’ una possibilità che dobbiamo tenere in considerazione. Per concludere che non vale la pena pregare? Al contrario: per affermare la necessità di pregare sempre, per mettere Dio alle strette. Perché la preghiera insistente riesce a sfondare anche nell’orecchio più sordo e nel cuore più duro.

In quest’ottica va intesa la parabola che segue.

C’era un giudice in una certa città che non temeva Dio e che non aveva rispetto dell’uomo.

Può essere che un giudice di questo mondo sia senza timore di Dio e non abbia nessun rispetto e nessuna considerazione per l’uomo. Un giudice iniquo a tutti gli effetti che non rende la giustizia dovuta né a Dio né all’uomo. Cosa fare allora, quando siamo schiacciati dall’avversario? Supplicare con insistenza colui che può farci liberi dal Maligno.

3 Ora c’era in quella città una vedova e veniva da lui dicendo: Fammi giustizia dal mio avversario. 4 E non voleva per un tempo.

Non a caso Gesù tira in ballo una vedova. Le donne rimaste senza il marito sono le più deboli ed indifese. Perso lo sposo, l’avversario trova via libera e facile vittoria, a meno che non intervenga quella giustizia che ha potere. Poche persone confidano nella giustizia di questo mondo, molte ne farebbero a meno. Ma quando non siamo in grado di tutelare da noi stessi la nostra vita, la scelta è obbligata. E nessuno se inascoltato si rassegna facilmente. Insiste finchè la sua richiesta non è accolta.

Quando all’uomo non resta alcun altro potere, sfrutta con insistenza quel potere che è la parola. Ben lo conoscono i bambini e le donne in questo fanno da maestre all’uomo.

Poi dopo queste cose disse in se stesso: Se anche non temo Dio né ho rispetto d’uomo, 5 per il fatto che questa vedova mi dà molestia le farò giustizia, affinché venendo non mi tormenti fino alla fine.

Non c’è tormento e molestia più grande della richiesta insistente che viene dalla donna. E’ detestata dall’uomo, ma alla fine è sempre vincitrice. Se vuol vivere, l’uomo deve cedere e dare il contentino, anche senza entusiasmo e trasporto d’amore.

6 Disse allora il Signore: Ascoltate cosa dice il giudice d’ingiustizia. 7 Ora Dio non farà affatto giustizia dei suoi eletti che gridano giorno e notte e tarda per loro? 8 Dico a voi che farà la giustizia di loro in fretta.

Se un qualsiasi giudice di questo mondo, che non conosce giustizia alcuna è costretto a fare il proprio dovere per la preghiera insistente di una donna, quanto più il giudice che è nei cieli farà giustizia ai suoi eletti che gridano a lui giorno e notte !

Dio non è sordo alla richiesta d’aiuto che gli giunge dalla terra: se noi abbiamo fretta che finisca una certa storia, Lui ha più fretta di noi. Purchè la preghiera venga da coloro che sono suoi, sia  senza interruzione, sia fatta per ottenere giustizia nei confronti del Maligno.

In quale modo Dio ci renderà giustizia?

Facendoci subito giusti. 8 Dico a voi che farà la giustizia di loro in fretta.

Ma il figlio dell’uomo venendo troverà la fede sulla terra?

E’ necessario pregare sempre e non trascurare la preghiera, perché Dio mandi sulla terra il Figlio suo in nostro soccorso.  Ma quando non c’è la fede nel suo nome a quale scopo la sua venuta? Finchè ci sarà un uomo che ha fede in Cristo la terra sarà visitata dalla sua grazia. Sarà così fino alla fine, nel tempo della venuta ultima? E’ posta una domanda, non è data una risposta. Verrà la fine di questo mondo quando sarà completato il numero degli eletti e nessun uomo avrà più fede in Cristo Gesù? Allora Il Figlio di Dio tornerà sulla terra per  il giudizio ultimo e definitivo.

9 Disse poi anche ad alcuni che erano persuasi in se stessi di essere giusti e disprezzavano i rimanenti questa parabola:

Chi è convinto in se stesso di essere giusto prova disprezzo per tutti gli altri. Nessuno si sottrae al suo giudizio ed alla fine non c’è uomo che sia considerato alla pari e degno di stima. E non c’è logica o buon senso che tenga. Il giudizio sugli altri sgorga dal cuore in maniera violenta ed irrefrenabile; quanto basta per non sentirsi debitore  verso nessuno. C’è la giusta consapevolezza che il peccato ha una portata ed una valenza universale, ma ecco il paradosso: il proprio io si pone come l’eccezione. Per quale ragione, per quali meriti non è dato sapere e neppure si pone la domanda.

10 Due uomini salirono al tempio per pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano.

Si sale al tempio per dar lode al Signore ed invocare la sua misericordia. E’ una possibilità offerta a tutti gli uomini qualunque sia il loro peccato e la loro colpa. La preghiera è momento di confronto con Dio, ma bisogna abbandonare ogni confronto con l’uomo.

11 Il fariseo stando in piedi in sé pregava queste cose:

Quale bisogno di Dio possa avere chi sta in piedi, è difficile dire. La preghiera nasce dalla necessità di un aiuto e di un sostegno. Se ce la fai da solo, cosa puoi chiedere a Dio e quale dialogo ci può essere? La preghiera diventa narcisistica contemplazione del proprio io.

O Dio, ti rendo grazie

Giustamente la preghiera è innanzitutto rendimento di grazie, ma per l’amore e la misericordia del Signore non per la propria giustizia.

perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adulteri o anche come questo pubblicano.

C’è chi rende gloria a Dio, glorificando se stesso. Se sei diverso dagli altri, ringrazia colui che ti fa diverso. Non esiste diversità in proprio, ma soltanto una diversità donata… perché facciamo grande il nome del Signore e non il nostro.

Il fariseo ha una intuizione autentica del peccato che è nel mondo. Ma per quale ragione si possa essere diversi e fare eccezione, in questo non è proprio illuminato. La diversità non è una conquista del nostro io, ma è un dono ed un miracolo del Signore. Diversamente è una falsità, un inganno ed una illusione diabolica. Si vede il peccato di tutti gli altri, si vede la propria giustizia come unica ed esclusiva. Secondo quali categorie e metro di giudizio? Quelli dati dall’osservanza della Legge.

12 Digiuno due volte la settimana , pago la decima di tutte le cose che guadagno.

E’ sufficiente tutto questo, per non essere nel novero dei ladri, ingiusti, adulteri?

L’osservanza della Legge porta veramente alla giustizia o non crea semplicemente l’illusione di una propria giustizia? Chi ha trasgredito la Legge non ha più possibilità alcuna di entrare nell’amore del Signore?

13 Il pubblicano invece stando da lontano

Chi si sente peccatore si mette alla giusta distanza da Dio. Non si può invocare il Signore se non nella consapevolezza che c’è un abisso tra la sua giustizia e la nostra: l’una è posta nel più alto dei cieli, l’altra nel più profondo della terra.

non voleva neppure alzare gli occhi al cielo, ma batteva il suo petto dicendo:

Non si arriva al cielo levando ad esso i propri occhi, ma battendo il  petto e confessando il proprio peccato.

O Dio , sii benevolo con me peccatore.

Non si entra nello spirito della vera preghiera innanzitutto rendendo lode a Dio, ma invocando la sua misericordia. C’è chi arriva subito alla lode, senza passare attraverso la supplica, ma lo fa in maniera sbagliata. Perché di null’altro si loda il Signore se non per il suo amore e per il perdono che ci viene dal cielo. Ma quando non c’è consapevolezza di peccato e non si gusta la gioia del perdono, quale rendimento di grazie può salire al cielo? Siamo come il fariseo che rende lode a Dio non perché da Lui fatto giusto, ma perché trovato da Lui giusto. E’ l’inganno del Satana.

14 Dico a voi: scese questi giustificato alla sua casa rispetto all’altro;

Si ritorna dalla preghiera secondo lo spirito della stessa preghiera. Chi si crede giusto è abbandonato alla propria ingiustizia. Chi si crede peccatore è fatto giusto dal Signore. Perché nessun uomo può essere detto giusto, all’infuori del Cristo: noi tutti siamo in Lui e da Lui giustificati.

perché ognuno che innalza se stesso sarà abbassato, ma colui che abbassa se stesso sarà innalzato.

Chi si ammanta della giustizia divina, sarà abbandonato alla propria nudità, chi confessa umilmente il proprio peccato sarà rivestito della giustizia del Cristo. Vuoi essere fatto grande? Fatti piccolo.

15 Portavano poi a lui anche i bambini affinché li toccasse.

Una potenza esce dal Cristo: non soltanto dalla sua bocca ma anche dalle sue mani: si va a Lui per essere toccati e si porta a Lui perché tocchi.

Ora avendo visto i discepoli li sgridavano.

Dove arrivano i bambini arriva la gioia, ma anche chiasso e confusione. Gli apostoli cercano di tenere lontana questa folla di piccoli che si accalca intorno a Gesù.

16 Allora Gesù li chiamò a sé dicendo: Lasciate che i bambini vengano a me e non impeditelo loro,

I bambini che vanno a Gesù in maniera precipitosa e disordinata possono essere un disturbo per gli adulti, mai per il Signore. di tali infatti è il regno di Dio.

Non dice semplicemente “di questi ”, ma “di  tali” cioè di tutti coloro che sono ad essi simili. Non vi è altro modo di andare a Gesù se non quello che gli apostoli cercano di impedire… Perché non dimostra alcuna maturità, perché non sono chiare le ragioni, perché dettato da un moto spontaneo ed immediato che sfugge alle categorie della logica adulta.

Gli apostoli vorrebbero intorno a Cristo persone più adulte e più cresciute, magari di quelle che contano agli occhi del mondo. Ma il regno di Dio non è fatto per questi.

17 Amen dico a voi, chiunque non accoglie il regno di Dio come bambino, non entrerà affatto in esso.

Cosa significa più propriamente accogliere il regno di Dio come un bambino? In che cosa lo spirito di un piccolo differisce da quello di un grande? Potremmo tirare in ballo la semplicità, la spontaneità, l’umiltà  e tutte quelle virtù che sono perse o semplicemente rovinate con l’età adulta. Perché i peccati più gravi li fanno proprio gli adulti e non sempre si cresce nel bene, più spesso nel male.

La diversità nello spirito di un bambino rispetto ad un adulto non va cercata in questa o quella virtù, in un minore o maggiore peccato,  quanto nel modo in cui ogni piccolo si rapporta a colui che gli appare grande, a cominciare dal padre. Il bambino non ha vita propria, vive in funzione dell’altro e dell’altra che gli dimostrano amore.

Identificandosi nel genitore il piccolo si sente tranquillo, sicuro, colmo di gioia, pienamente appagato dall’altro. Nessun bambino vive per sé, ma per chi gli sta accanto. Quando non sente la sua presenza piange e la cerca e allorchè l’ha trovata gioisce per essa.

Come un bambino accoglie il regno di Dio? Come la novità che gli è portata dal Padre. Come la vita nuova che non può tradire le sue aspettative: realizzazione ultima e definitiva di un vincolo d’amore che unico ha valore. Perché quando si vive per Dio, come un bimbo vive per il padre suo, tutto ciò che è annunciato di Dio riempie il cuore di gioia e crea un’adesione pronta ed immediata.

18 E lo interrogò un certo capo dicendo: Maestro buono, cosa avendo fatto erediterò la vita eterna?

Abbiamo appena detto come un bambino accoglie il regno di Dio, ecco come lo accoglie uno che bambino non è ( un certo capo ).

Non come l’annuncio di un dono che è dato hic et nunc, ma come un bene dovuto in virtù dei propri meriti: una eredità che l’uomo può far propria allorchè si fa degno di essa. E’ così e per questo che Gesù Figlio di Dio, diventa un buon maestro e che il Salvatore e Redentore dell’umanità diventa semplice guida o luce del nostro operare per la salvezza.

Non importa quello che Cristo ha fatto e farà, non importa sapere quale salvezza è stata preparata, importa sapere ancor di più da un maestro di Israele, quali opere si debbano compiere per diventare eredi a pieno titolo e di diritto.

19 Disse allora a lui Gesù: Perché mi dici buono? Nessuno è buono se non uno solo , Dio.

Se non credi che Gesù è Figlio di Dio, ma semplicemente un maestro, perché lo chiami buono? Uno solo è buono, Dio. E’ colpita al cuore una fede sbagliata nella Legge. La Legge manifesta la bontà di Dio, non quella dell’uomo. Nessun maestro della Legge può essere buono se non è Dio stesso. Se dunque credi che Gesù è buono, devi credere che è Dio. Se pensi che sia un maestro come tanti altri non chiamarlo buono. Non c’è peggior maestro della Legge di colui che esalta e fa esaltare davanti agli uomini la propria bontà.

Argomentazione forse troppo sottile e difficile, più comprensibile a tavolino che in un discorso immediato e diretto. Meglio parlare “terra, terra”.

20 Conosci i comandamenti: non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non testimoniare falsamente, onora il padre tuo e la madre.

Con chi ragiona secondo la logica della Legge si può parlare soltanto della Legge e non per smentire, ma semplicemente per confermare.

21 Egli allora disse: Tutte queste cose osservai dalla giovinezza.

Risposta priva di luce e piena di presunzione. Quale uomo può dire di aver osservato tutta la legge ( tutte queste cose ) fin dalla giovinezza? La Legge allorchè presa seriamente manifesta la nostra incapacità ad osservarla. Svela crepe ed incrinature profonde del nostro cuore ed evidenzia un rapporto con Dio tutt’altro che limpido e lineare. Quando non si arriva alla coscienza di peccato, ma si crea l’illusione della giustizia e pur si insiste in un rapporto con Dio, allora il Signore è costretto a dare l’affondo finale, per far cadere la maschera e per rimettere le cose in chiaro.

22 Ora avendo udito Gesù gli disse: Ancora una cosa ti manca:

Manca l’adempimento del primo e più grande comandamento: “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima , con tutta la tua mente”.

Non a caso Gesù non lo ha nominato, perché in esso e per esso è la verifica di tutti gli altri.

Se hai osservato i comandamenti adempi ora il precetto dell’amore, dimostrando che niente e nessuno ti sta a cuore se non il Signore Dio tuo. Non sia mai che chi ha osservato tutti i precetti, si dimentichi proprio del primo e del più importante.

vendi tutte le cose che hai e distribuiscile ai poveri, e avrai un tesoro nei cieli,.

Per chi e per che cosa? Per Dio e per avere un tesoro nei cieli.

Non c’è bene più grande del Signore, al suo confronto tutto il resto è nulla ed è degno di essere perduto.

e vieni, segui me.

Osservata la Legge è tempo di conoscere il suo perfezionatore ed il suo adempimento ultimo. E questo è reso possibile soltanto in Cristo e per Cristo. Bisogna andare a Lui e mettersi alla sua sequela. Perché termine della Legge è Gesù Salvatore.

Potremmo  spiegare ancora di più. Fatto sta che la chiamata non ha bisogno di giustificazione alcuna. Allorchè è data, chiede una risposta pronta ed immediata. Le motivazioni non devono essere fornite da Dio, ma ognuno deve trovarle in se stesso, in un rapporto giusto e santo con il Signore… a cominciare dall’osservanza della Legge.

Quando veramente stanno a cuore i comandamenti del Signore, ha inizio un cammino di crescita e di purificazione del cuore. Nonostante l’impegno e la buona volontà si rende sempre più evidente l’impossibilità per l’uomo di fare ciò che è da Dio comandato. Per quale ragione dunque è data la Legge e in quale modo l’impossibile diventa per noi possibile? E’ spianata la strada per la venuta di Cristo Salvatore che unico adempie la Legge ed unico dà a noi la forza per adempierla.

Fedeltà alla Legge e fede in Cristo vanno sempre insieme: dove c’è l’una c’è anche l’altra.

Verificata la prima non resta che passare alla seconda.

23 Ma egli avendo udito queste cose divenne molto triste:

Brutta sorpresa! Quando il  rapporto con la Legge trova la sua spiegazione e giustificazione ultima, quando  arriva la risposta all’unico vero interrogativo dell’esistenza: “Perché la Legge e come osservarla?” Quando la stanchezza e lo scoraggiamento del ricercatore lasciano il posto alla felice sorpresa di una grande scoperta… Allora, ecco, non la gioia appare sul volto, ma la tristezza.

era infatti molto ricco.

Spiegazione semplice e lapidaria che dice tutto. Dice cioè come sia possibile osservare la Legge andando in un senso esattamente contrario al cammino da Essa indicato. Perché la Legge non è data per arricchire l’uomo, ma per renderlo più povero. Per spogliarlo di ogni presunzione di giustizia, per spianare le diversità create dalla nostra ingiustizia, per mettere in discussione ogni lecito possesso dei beni di questo mondo.

In questo caso tutto è andato alla rovescia. Nessuna coscienza di peccato, nessuna intelligenza del povero e del misero, nessun desiderio di spoliazione dei beni di questo mondo, frutto di iniquità, nessuna aspettativa di un luce dal cielo e di un liberatore finale.

24 Ora avendo visto Gesù che lui era diventato molto triste, disse:

Gesù vede ancor più ed oltre le apparenze: che lui era diventato non semplicemente triste, ma molto triste. Non c’è mai per Cristo una gioia ed una  tristezza a metà.

Quanto difficilmente quelli che hanno beni entrano nel regno di Dio. 25 E’ infatti più facile ad un cammello entrare attraverso la cruna di un ago che ad un ricco entrare nel regno di Dio.

Affermazione decisa che mette in discussione il cuore di molti. Perché i beni sono un impedimento per entrare nel regno dei cieli? Perché rendono pesante il cuore e più difficile il cammino verso la salvezza. Perché creano legami di cui è meglio fare a meno. Perché sono frutto di iniquità e passano sempre attraverso mani sporche. Perché diventano un altro dio che vuol prendere il posto dell’unico Dio. Chi li possiede non vede e non vuole sentire ragioni. Cosa c’è di male? Chiediti piuttosto cosa c’è di bene. Quale beneficio viene al tuo cuore quando è continuamente distratto dall’ansia, dalle preoccupazioni, aspettative, frenesie, fantasie create dai beni? Un cuore puro è un cuore semplice e non è semplice se non Colui che vive solo per Dio. Coi beni si possono fare cose belle e buone. Ma la nostra vocazione non è quella di vivere per ciò che è buono e peggio ancora per ciò che è bello, ma per Colui che unicamente è buono e bello.

In una corsa ad ostacoli bisogna liberarsi di ogni  peso e fardello, per non cadere anzitempo, prima di arrivare alla meta, sotto un carico del tutto inutile.

Nulla di più diabolico e di più strutturale nel peccato dell’uomo del desiderio di accrescere i propri beni. Sembra quasi una vocazione quella di “allargarsi sempre di più”, ma non è verso Dio, più semplicemente è nella fuga da Dio.

Quando le ricchezze di questo mondo si accompagnano alla non consapevolezza di peccato, allora la situazione si fa veramente triste. E’ questo il caso del ricco in questione: in coscienza si sente giusto. Perché una richiesta così assurda e stroncante?

La prospettiva di seguire Cristo non gli mette gioia, al contrario gli toglie ogni gioia: diviene non semplicemente triste, ma molto triste.

Gesù può solo constatare che il dialogo appena cominciato è già finito.

26 Dissero allora quelli che avevano ascoltato: E chi può salvarsi?

Gli apostoli sono molto meravigliati e preoccupati per le parole di Gesù. Se si trattasse di un ricco qualunque, ci potrebbe anche stare l’ultimatum di Cristo, ma il fatto è che questo tale è osservante dei comandamenti fin dalla giovinezza. E’ la sua fedeltà alla Legge che ai loro occhi lo rende diverso e superiore rispetto agli altri. Dunque, se non si salva chi appare manifestamente giusto, chi altro?

27 Egli allora disse: Le cose impossibili presso gli uomini sono possibili presso Dio.

Due cose sono dette . E’ impossibile per l’uomo salvare se stesso. Ma non per concludere nella disperazione, ma per affermare la potenza della mano di Dio. In Cristo e per Cristo la salvezza è resa possibile.

28 Disse poi Pietro: Ecco noi avendo lasciato le nostre cose ti abbiamo seguito.

Pietro ha ben compreso che è molto più importante quel che si perde per Dio di quello che si fa per Dio. Chi perde per il Signore rende il suo cuore puro, lo libera da ogni ingombro. Chi fa per Dio, lo appesantisce con la propria giustizia. Quando è posto al via, fa subito cilecca e neppure comincia la corsa.

29 Egli allora disse loro: Amen dico a voi che non c’è nessuno che ha lasciato casa o moglie o fratello o genitori o figli a causa del regno di Dio, 30 che non riceva molto di più in questo tempo e la vita eterna in quello che verrà.

Ogni perdita per Cristo è solo un guadagno, perché chiunque avrà perso qualcosa o qualcuno di caro per il regno di Dio sarà largamente compensato Non solo con la vita eterna nell’aldilà, ma già in questo tempo avrà molto di più di quanto ha lasciato. Nota come Gesù insista soprattutto sugli affetti umani. Sono il bene più comune e quello a cui siamo tutti attaccati.

31 Avendo poi preso con sé i dodici disse a loro:

Quando si fa dura si rimane con i pochi fedeli e bisogna quasi prenderli di forza per portarli dove non piace.

Ecco saliamo a Gerusalemme e si compiranno tutte le cose scritte per mezzo dei profeti intorno al figlio dell’uomo:

E’ venuto il tempo in cui si adempiranno tutte le cose dette dai profeti riguardo al Figlio dell’uomo che è Figlio di Dio. Gesù spiega in maniera chiara ed aperta ai suoi discepoli quello che dovrà accadere. Con la speranza che comprendano o con la convinzione che nulla possano comprendere?

32 infatti sarà consegnato ai pagani . Niente di più assurdo che il liberatore di Israele sia dato nelle mani dei pagani.

e sarà schernito e sarà oltraggiato e sarà sputacchiato 33 ed avendolo flagellato lo uccideranno,

Come ritratto di un Salvatore che viene a portare un nuovo regno, c’è poco da stare allegri. Comincia proprio nel peggiore dei modi.

ed il terzo giorno risusciterà.

La storia è a lieto fine, ma è imbastita veramente male. Quando mai si è sentito dire che un morto è risuscitato e peggio ancora dopo tre giorni, quando ormai il corpo puzza? Quale importanza dare a simili discorsi? Sembrano frutto di una mente delirante.

34 Ed essi nessuna di queste cose compresero ed era questa parola nascosta a loro, e non capirono le cose dette.

Se dunque questa parola era loro nascosta, allora perché fu detta? Perché viene il giorno in cui la parola nascosta viene svelata ed illuminata dallo spirito di Dio. Allorchè accolta e depositata nella memoria diventa a tempo opportuno strumento di salvezza.

Gli apostoli non compresero, non per questo dimenticarono le parole di Gesù. Verrà il giorno in cui vedranno il frutto del loro ascolto.

35 Avvenne poi che mentre si avvicinava a Gerico un cieco sedeva presso la via mendicando.

Quando non ci sono occhi per vedere, null’altro si può fare che stare seduto, aspettando che altri si prendano cura di te e provvedano al tuo sostentamento. Condizione veramente infelice che fa paura a tutti, perché è tolta qualsiasi autonomia dell’operare. Ma è proprio in queste situazioni di estrema povertà che all’uomo è offerto di crescere in una maniera diversa, seguendo non le vie del fare, ma quelle dell’ascoltare.

36Ora avendo udito la folla passante domandava cosa fosse questa cosa. 37 Gli annunciarono: Passa Gesù il Nazareno.

I ciechi in genere sviluppano notevoli capacità di ascolto ed una attenzione molto pronta a ogni novità. Per questo cieco l’occasione è unica, perché non potendo  andare a Gesù, ecco  gli è riferito che Gesù sta passando davanti a lui. Non c’è cecità che impedisca di conoscere il Signore, ma bisogna avere le orecchie aperte per comprendere l’annuncio che vale.

38 E gridò dicendo: Gesù figlio di Davide, abbi pietà di me.

Chi non vede Gesù con gli occhi della carne può ben vederlo con gli occhi dello Spirito.

Questo cieco accoglie in Gesù il figlio di Davide Salvatore. E non si unisce alla massa della folla in una sequela vuota e sterile, ma innalza subito al Figlio di Dio l’invocazione di salvezza.

39 E quelli che camminavano davanti lo sgridavano perché tacesse,

Particolare curioso: quelli che vedono, invece di unirsi alla sua invocazione, lo sgridano perché chiuda la bocca. Bel modo di precedere Cristo e di presentarlo al mondo, quando non si invoca il suo nome e si cerca di impedire che la preghiera del povero arrivi alle sue orecchie.

egli invece gridava molto di più: Figlio di Davide, abbi pietà di me.

Si può impedire un cieco in molti modi, ma quando trova aperta la strada della parola, nessuno riesce a fermarlo. Questo cieco ben ha compreso la potenza della preghiera. Zittito, grida ancora di più al suo Salvatore. Di quello che pensano gli altri nulla gli importa: vuol vedersela col Signore.

40 Allora essendosi fermato Gesù comandò che quello fosse portato da lui. Ora essendosi quello avvicinato gli domandò.

E’ questa la potenza della nostra parola, allorchè cerca e vuole soltanto Cristo: lo costringe a prendersi cura di noi e a richiamare quelli che non hanno voce per la preghiera.

comandò che quello fosse portato da lui. Perché unicamente importante per Lui, perché fosse un esempio ed un insegnamento per tutti.

41 Cosa vuoi che ti faccia?

La domanda di Gesù va oltre l’invocazione di misericordia del cieco. E’ concesso il perdono per i peccati passati, ma quale desiderio per il futuro?

Egli allora disse: Signore, che riveda.

Non semplicemente di vedere al modo di tutti, ma con gli occhi dei figli di Dio. Superfluo chiedersi se un tempo ha visto o è nato cieco. Quel che è certo è che non vuole  una vita senza occhi per Dio. Vuol rivedere il Cristo come l’ha visto in Eden… adesso che è tolto il peccato del mondo.

42 E Gesù gli disse: Rivedi, la tua fede ti ha salvato.

La salvezza ci è data per la fede. Fatti salvi dal Maligno camminiamo in una luce nuova che è quella portata dal Cristo.

43 E subito rivide

Riacquistò la vista perduta, non quella materiale, ma quella spirituale. E’ detto “subito”, perché quando il Signore parla, ecco è fatto.

e seguiva lui glorificando Dio.

La luce ci è data perché seguiamo il Figlio rendendo gloria al Padre.

E tutta la folla avendo visto diede lode a Dio.

Ogni rinascita in Cristo è per la chiesa motivo di lode a Dio.