Vangelo di Luca cap12

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Commento al Vangelo di Luca

 

Cap. 12

 

In quelle cose essendosi radunate migliaia della folla, così da calpestarsi gli uni gli altri, cominciò a dire ai suoi discepoli anzitutto: Guardate voi stessi dal lievito, che è l’ipocrisia, dei farisei.

2 Ora niente è coperto che non sarà rivelato e nascosto che non sarà conosciuto.

3 Per queste cose quanto diceste nelle tenebre sarà ascoltate nella luce, e ciò che all’orecchio diceste nelle dispense sarà annunciato sui tetti.

4 Dico ora a voi amici miei: non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo e che dopo queste cose non hanno cosa fare di più.

5 Ma mostro a voi chi temere: temete colui che dopo aver ucciso ha il potere di gettare nella Geenna. Sì dico a voi, costui temete.

6 Non si vendono cinque passeri a due assi? E uno solo di loro non è dimenticato davanti a Dio,

7 ma anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate paura: importate di più di molti passeri.

8 Dico poi a voi: ognuno che si dichiari per me davanti agli uomini, anche il figlio dell’uomo si dichiarerà per lui davanti agli angeli di Dio.

9 Ma chi mi ha rinnegato davanti agli uomini sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio.

10 e ognuno che dirà una parola contro il figlio dell’uomo, sarà condonato a lui; ma a colui che ha bestemmiato contro lo Spirito santo non sarà condonato.

11 Qualora poi vi portino davanti alle sinagoghe ed ai magistrati ed alle autorità, non preoccupatevi come o che cosa proferire in difesa o cosa dire.

12 Infatti lo Spirito santo vi insegnerà in quell’ora le cose che è necessario dire.

13 Disse poi uno della folla a lui: Maestro di’a mio fratello di dividere con me l’eredità.

14 Egli allora gli disse: Uomo, chi mi costituì giudice o divisore tra voi?

15 Guardate e custoditevi da ogni avarizia, perché a qualcuno la sua vita non è nell’abbondare dai suoi beni.

16 Disse poi a loro una parabola dicendo: Il campo di un uomo ricco fu ferace

17 e discorreva fra sé dicendo: Cosa farò, perché non ho dove raccogliere i miei frutti:

18 E disse: Questa cosa farò: demolirò i miei granai e ne costruirò di più grandi e raccoglierò là tutto il grano ed i miei beni

19 e dirò all’anima mia: Anima, hai molti beni giacenti per molti anni: riposati, mangia, bevi, sta’ allegra.

20 Ma Dio disse a lui: Stolto! Questa notte la tua anima viene richiesta da te; le cose che ora hai preparato a chi saranno?

21 Così è colui che tesorizza per se stesso e non arricchisce verso Dio.

22 Disse poi ai suoi discepoli: Perciò vi dico: non affannatevi per l’anima, cosa mangiare né per il corpo cosa vestire.

23 L’anima infatti è più del cibo ed il corpo del vestito.

24 Considerate i corvi che non seminano né mietono, che non hanno dispensa né granaio, e Dio li nutre; quanto più voi importate degli uccelli.

25 Chi poi tra di voi affannandosi può aggiungere un cubito sulla sua statura?

26 Se dunque neppure la più piccola cosa potete, perché vi affannate intorno alle rimanenti?

27 Considerate i gigli come crescono: non faticano né filano. Dico allora a voi, neppure Salomone in tutta la sua gloria vestiva come uno solo di questi.

28 Se allora Dio così veste l’erba che è oggi nel campo e domani si getta nel forno, quanto più voi, piccoli di fede.

29 E voi non cercate cosa mangiare e cosa bere e non siate inquieti:

30 queste cose infatti ricercano tutte le genti del mondo, ma il Padre vostro sa che avete bisogno di queste cose.

31 Piuttosto cercate il suo regno e queste cose saranno poste innanzi a voi.

32 Non aver paura, piccolo gregge, perché piacque al Padre vostro dare a voi il regno.

33 Vendete i vostri beni e dateli in elemosina; fate per voi stessi borse che non diventano vecchie, un tesoro inesauribile nei cieli, dove ladro non si avvicina né tignola distrugge.

34 Dove infatti è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.

35 Siano i vostri fianchi cinti e le lampade accese.

36 E voi siate simili a uomini che aspettano il loro padrone quando ritorni dalle nozze, affinché essendo venuto e bussando subito gli aprano.

37 Beati quei servi che essendo venuto il padrone troverà vigilanti. Amen dico a voi che si cingerà e li farà giacere a tavola e passando li servirà.

38 E se nella seconda e se nella terza veglia venga e li trovi così, beati sono quelli.

39 Questa cosa poi sappiate: se conoscesse il padrone di casa a quale ora viene il ladro, non lascerebbe che fosse sfondata la sua casa.

40 Anche voi siate pronti, perché nell’ora in cui non pensate il figlio dell’uomo viene.

41 Disse allora Pietro: Signore, per noi dici questa parabola o anche per tutti?

42 E disse il Signore: Chi è dunque l’amministratore fedele, quello accorto che il Signore costituirà sulla sua servitù per dare in tempo la porzione di viveri?

43 Beato quello schiavo, che venendo il suo padrone troverà facente così.

44 In vero dico a voi che lo costituirà su tutti i suoi beni.

45 Qualora poi dicesse quello schiavo in cuor suo: Ritarda a venire il mio padrone, e cominci a battere i servi e le serve, a mangiare e a bere e a ubriacarsi,

46 verrà il padrone di quello schiavo il giorno in cui non l’aspetta e nell’ora che non conosce, e lo taglierà in due, e la sua parte porrà con gli infedeli.

47 Quello schiavo poi che ha conosciuto la volontà del suo padrone e non ha preparato o non ha fatto secondo la sua volontà sarà battuto con molte battiture; 

48 chi non l’ha conosciuta, avendo fatto però cose degne di percosse sarà battuto con poche. Ad ognuno poi a cui è stato dato molto, molto sarà richiesto da lui, e colui al quale fu affidato molto, di più chiederanno a lui.

49 Fuoco venni a gettare sulla terra e quanto desidero se già fosse acceso.

50 Con un’immersione ho da essere immerso e come sono angustiato finchè sia compiuto.

51 Ritenete che sia venuto a dare pace sulla terra? No, dico a voi, ma la divisione.

52 Infatti da ora ci saranno cinque in una casa divisi: tre contro due e due contro tre,

53 saranno divisi il padre contro il figlio ed il figlio contro il padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera.

54 Diceva poi anche alle folle: Quando vedete la nube che sale sull’occidente, subito dite: Viene la pioggia , e accade così.

55 E quando soffia il vento del sud, dite: Sarà caldo, ed avviene.

56 Ipocriti, sapete valutare il volto della terra e del cielo, ma come non sapete valutare questo tempo?

57 Allora perché anche da voi stessi non giudicate la cosa giusta?

58 Infatti quando vai con il tuo avversario dal magistrato, nella via fa’ opera per liberarti da lui, affinché non ti trascini davanti al giudice, ed il giudice ti consegni alla guardia e la guardia ti getti in prigione.

59 Dico a te: non uscirai affatto di là, finchè abbia pagato anche l’ultimo centesimo.

 

 

 

 

In quelle cose essendosi radunate migliaia della folla, così da calpestarsi gli uni gli altri, cominciò a dire ai suoi discepoli anzitutto:

Quando c’è polemica per Gesù ed intorno a Gesù, le folle accorrono numerose. Ed è proprio il momento in cui è meglio rivolgersi ai soli discepoli, perché stiano in guardia da coloro che non hanno lo spirito del Signore.

Guardate voi stessi dal lievito, che è l’ipocrisia, dei farisei.

Lievito è tutto quello che fa fermentare la massa; anche se non si vede, opera con potenza ed efficacia. Qual è questo lievito da cui i discepoli devono stare in guardia? L’ipocrisia dei farisei.

Un cuore ipocrita è un cuore falso, che ama ingannare gli altri dopo aver ingannato se stesso. Si illude di verità mentre porta la menzogna. Ha l’apparenza della giustizia, ma nasconde ogni iniquità. E quel che è peggio di tutto: non possiede l’amore di Dio.

2 Ora niente è coperto che non sarà rivelato e nascosto che non sarà conosciuto.

Si può coprire la propria malvagità nel tempo e per un tempo, ma viene l’ora in cui sono svelati i segreti dei cuori. Ed allora sarà esaltata soltanto la giustizia di Dio.

3 Per queste cose quanto diceste nelle tenebre sarà ascoltate nella luce, e ciò che all’orecchio diceste nelle dispense sarà annunciato sui tetti.

E’ tempo di guardare in faccia la verità e di dire le cose come stanno.  Ciò che ha importanza per la salvezza del mondo intero non può essere detto nel buio della notte ed ascoltato nel segreto della casa. Bisogna mettere in luce l’annuncio e fare in modo che raggiunga ogni punto d’ascolto.

4 Dico ora a voi amici miei: non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo e che dopo queste cose non hanno cosa fare di più.

La gioia annunciata vale molto di più della persecuzione a cui si va incontro. Gli uomini possono  uccidere il corpo, che pur è destinato a perire, ma non hanno potere sullo spirito.

5 Ma mostro a voi chi temere: temete colui che dopo aver ucciso ha il potere di gettare nella Geenna.

Se non dobbiamo temere gli uomini che più di tanto non possono farci o portarci via, non per questo siamo fuori pericolo e al di sopra di ogni attacco. E’ sempre vivo ed operante il Maligno antico, che dopo averci strappato alla vita di Dio, ha il potere di gettarci nella morte eterna.

Si dico a voi, costui temete.

Va detto e ripetuto, perché nessuno si illuda che Satana abbia allentato la presa e sia disposto a cedere qualcosa e qualcuno.

6 Non si vendono cinque passeri a due assi? E uno solo di loro non è dimenticato davanti a Dio, 7 ma anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate paura: importate di più di molti passeri.

Se fossimo soli e dimenticati non avremmo speranza. Per grazia di Dio anche i capelli del nostro capo sono tutti contati. Nulla di ciò che accade sulla terra al più piccolo dei discepoli passa ignorato in cielo. Per Dio noi tutti siamo importanti e preziosi. Questa la nostra consolazione, questa la nostra speranza: il Signore provvederà ai suoi figli nel momento della prova.

L’importante è dichiararsi: il resto sarà affrontato in Cristo e con Cristo.

8 Dico poi a voi: ognuno che si dichiari per me davanti agli uomini, anche il figlio dell’uomo si dichiarerà per lui davanti agli angeli di Dio.

Il Signore vuole una dichiarazione di fede aperta e conclamata, così che sia conosciuta da tutti, per la salvezza dell’uomo e per la gloria di Dio.

Niente di più deplorevole di una fede che è tenuta nascosta e che non si manifesta davanti a tutti per il solo Gesù. 

9 Ma chi mi ha rinnegato davanti agli uomini sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio.

Se noi rinneghiamo Cristo davanti agli uomini, saremo da Lui rinnegati davanti al Padre, perché lui solo è  costituito in cielo giudice su ogni creatura.

10 e ognuno che dirà una parola contro il figlio dell’uomo, sarà condonato a lui; ma a colui che ha bestemmiato contro lo Spirito santo non sarà condonato.

Non sarà l’uomo rinnegato in cielo  per i peccati che fa contro il Cristo: Il Figlio di Dio non è venuto per condannare, ma per salvare. Ma quando non si crede e non si accoglie lo Spirito da Lui donato, in quale salvezza possiamo sperare?

Possiamo anche dubitare ed esitare davanti ad un Dio che si è fatto uomo, possiamo mancargli di rispetto e di stima, ma quando ci porta in dono lo Spirito Santo, è ancora giustificato chi non crede in Cristo Gesù?

Qual è dunque la tragedia dell’uomo? Non semplicemente quella di essere un peccatore, ma di rifiutare la salvezza che è offerta dal cielo, che ha il nome di Gesù e che si manifesta con il dono dello Spirito Santo. 

11 Qualora poi vi portino davanti alle sinagoghe ed ai magistrati ed alle autorità, non preoccupatevi come o che cosa proferire in difesa o cosa dire. 12 Infatti lo Spirito santo vi insegnerà in quell’ora le cose che è necessario dire.

Non c’è niente che incuta timore nell’uomo come essere portato in giudizio davanti a quelli che hanno autorità a questo mondo. Il giudizio della Parola sul mondo può diventare giudizio del mondo su coloro che portano la Parola. E chi non sarebbe tentato di addolcire contrasti e smussare spigoli per amore del quieto vivere?  Prevenendo il confronto e preparando accuratamente la propria difesa a seconda delle circostanze e delle persone, calcolando ogni pro ed ogni contro. Ma con ciò è vanificata la parola che viene dal cielo, vincolata e vanificata dal timore di chi ne è messaggero.

Nessun timore deve essere trovato in chi annuncia la Parola di Dio, perché il Signore stesso provvederà per i suoi apostoli, dando loro uno spirito di fortezza e di sapienza che gli uomini non potranno soffocare. Non è garantita l’immunità dal patire e dal subire , ma è affermata una presenza viva ed efficace dello Spirito Santo che prenderà il posto dell’uomo. Se fosse soltanto una questione tra uomo ed uomo, Dio non si sentirebbe obbligato ad intervenire, ma quando lui stesso parla  nei suoi discepoli, non se ne starà certo ad orecchiare.

Prenderà in mano la situazione come primo protagonista e non come semplice avvocato difensore.

Non vale ciò che gli apostoli possono dire in propria difesa, importa quello che Dio stesso vuol dire attraverso di loro. Se a qualcuno piace giocare in difesa, non così il Signore.

13 Disse poi uno della folla a lui: Maestro di’a mio fratello di dividere con me l’eredità. 14 Egli allora gli disse: Uomo, chi mi costituì giudice o divisore tra voi?

Si può seguire Cristo per le più svariate ragioni; anche per trovare giustizia in questo mondo nei confronti dei propri simili. Chi porta una giustizia superiore deve anche essere in grado di affermarla  in modo altrettanto superiore.

Tra le tante follie di coloro che sono attratti dalla figura del Cristo c’è anche questa.

Gesù è disceso dalla terra al cielo per mettere ordine nei rapporti tra uomo ed uomo, per un mondo migliore dove ogni ingiustizia trova il suo giusto riparatore.

Uomo, chi mi costituì giudice o divisore tra voi?

Chi pensa che la giustizia di cui Cristo è portatore si debba intendere in una dimensione orizzontale e terrena è in errore. Giusto deve essere innanzitutto il nostro rapporto con Dio. E’ questo quello che deve starci a cuore: ritrovare il senso di un’amicizia antica e della nostra adozione a figli. Non tutti entreranno nella vita eterna, ma soltanto quelli che il Figlio giudicherà degni dell’amore del Padre. Il rapporto con i fratelli va visto e considerato alla luce del rapporto col Padre.

Ci sono ingiustizie a questo mondo, nel rapporto tra uomo ed uomo, che vanno portate nell’amore del Signore. Cristo mette la giustizia nel cuore del singolo, ma non può essere risolutore in questo mondo di qualsiasi iniquità: vi è di mezzo la libera volontà di ogni individuo.

Non tutti hanno la fede in Gesù. E come imporre in toto una giustizia tra uomo ed uomo quando non tutti accettano il dono che è dato dal cielo? Ci sono anche religioni che credono in una tale violenza e ne giustificano l’uso: non così Gesù. Meglio patire che arrecare offesa, meglio subire che fare violenza.

Gli uomini hanno il diritto ed il dovere di creare leggi ed istituzioni che regolano il rapporto tra cittadino e cittadino secondo principi e criteri di uguaglianza ed equità. La legge può anche usare la spada, ma si tratta pur sempre di una giustizia di questo mondo che rimane al di sotto di quella che viene dal cielo. Fatti servo della giustizia di Cristo e non pretendere che Lui sia servo di una tua qualsiasi giustizia!

  15 Guardate e custoditevi da ogni avarizia, perché a qualcuno la sua vita non è nell’abbondare dai suoi beni.

State in guardia dunque dall’attaccamento ai beni di questo mondo! Non sono le ricchezze terrene la soluzione del vero problema che l’esistenza porta con sé. Ci basti il minimo necessario.

La tentazione di considerare e valutare ogni vita dalla quantità dei beni  può essere forte. L’attaccamento alla ricchezza è inculcato e coltivato fin dall’infanzia come possibilità unica di realizzazione di ogni aspirazione più vera e profonda… Compresa quella sentimentale. Perché al ricco tutto è lecito e tutto è consentito.

Non vi è filosofia più spicciola e più immediatamente comprensibile ed allettante per ogni cuore.

Ma non c’è soltanto l’attaccamento alle ricchezze materiali. Anche i beni spirituali possono essere oggetto di avarizia. Quando non sono riconosciuti nella loro fonte e nel loro donatore, quando non vengono condivisi, quando non servono per dare lode a Dio, ma all’uomo.

Si tratta di una forma di avarizia più fine e sottile, meno visibile ed appariscente, ma ugualmente pericolosa e devastante. E’ quella che si annida nel cuore dei farisei e di chi come loro.

I farisei non sembrano poi così attaccati alle ricchezze materiali e neppure le possiedono. Ma vi è in loro un attaccamento sbagliato alla ricchezza dell’anima, che alla fine porta al rifiuto di Cristo.

Perché ogni bene interiore viene da Dio e deve tornare a lode di Dio. Quando è tenuto per sé, coltiva e fa crescere la presunzione della propria giustizia.

Generosi dunque nel dare le ricchezze materiali, ma ancor più generosi nel dare le ricchezze dell’anima e dello spirito. Perché non si accresca una vita in se stessa e per se stessa, ma in Dio e per Dio.

Se la vita non dipende dunque dai beni che possediamo, da che cosa dipende? Dalla fede in Cristo. E’ questa che dà fondamento, cibo, crescita, immortalità ad ogni vita e che fa nuove tutte le cose.

16 Disse poi a loro una parabola dicendo: Il campo di un uomo ricco fu ferace 17 e discorreva fra sé dicendo: Cosa farò, perché non ho dove raccogliere i miei frutti:

Da sempre è detto che la ricchezza produce ricchezza e la povertà produce povertà: non diversamente ai tempi di Gesù.

Questo ricco che già naviga nell’abbondanza, vede spalancate davanti a sé le porte per una ricchezza ancor più grande. Ci sono già i presupposti che sono una quasi certezza. Il campo ha lavorato bene ed il raccolto si presenta abbondante. Ma dove mettere tanto prodotto in eccesso? Cosa fare quando i beni superano il nostro fabbisogno e non possono più essere contenuti dalla vita che è in atto? La risposta non sarebbe poi così difficile e lontana. Meglio liberarsi da quello che c’è di più e darlo a chi possiede di meno. In questo modo non solo si compie un vero atto di giustizia dovuta ai poveri, ma si libera il proprio cuore da tante ansie,  preoccupazioni e fatiche del tutto inutili. 

Ma così è fatto il nostro cuore: non si chiede cosa darò, ma cosa metterò da parte. E così la nostra mente invece di dare lode a Dio è occupata in ciò che non interessa a Dio.

18 E disse: Questa cosa farò: demolirò i miei granai e ne costruirò di più grandi e raccoglierò là tutto il grano ed i miei beni 19 e dirò all’anima mia: Anima, hai molti beni giacenti per molti anni: riposati, mangia, bevi, sta’ allegra.

I poveri non danno lode a Dio perché si preoccupano per quello che hanno in meno, i ricchi  perché si preoccupano di quello che hanno in più. E così il Satana ha trovato il modo per ingannare ogni carne. Mette in affanno la povertà, mette in affanno la ricchezza.

Anche quando non si è assillati dal bisogno del pane quotidiano, tutto si pensa e tutto si fa, per non rendere gloria al Signore.

Quando non c’è un rapporto di amore con il Signore ogni uomo si vede artefice della propria vita. Non basta cogliere l’attimo presente, l’unico che interessa realmente, bisogna pensare a costruire un futuro migliore. Ad ingrandirsi, direbbe la nostra gente, non in Dio, ma nei beni da Lui creati.

E così la vita va avanti in un continuo fare e disfare, il cui unico scopo è quello di stare meglio e di porsi in un luogo più sicuro. Un’illusione continua, dove tutto è messo al futuro e niente è realmente goduto al presente. C’è anche chi aspetta una modesta pensione; per potere finalmente vivere qualche anno in santa pace, senza fatica e senza preoccupazione.

Anima, hai molti beni giacenti per molti anni:

I beni possono essere anche tanti e bastare per tanti anni, ma quale certezza che la vita sarà poi così lunga?

riposati, mangia, bevi, sta’ allegra.

Sembra proprio che i valori siano tutti qui: riposare, mangiare, bere e divertirsi.

In quanto a Dio ci si dimentica troppo facilmente che è lui il Signore della vita: prima o poi si fa presente e chiede il rendiconto.

20 Ma Dio disse a lui: Stolto! Questa notte la tua anima viene richiesta da te; le cose che ora hai preparato a chi saranno? 21 Così è colui che tesorizza per se stesso e non arricchisce verso Dio.

Nessuno può dormire sonni tranquilli nella certezza che vedrà sorgere l’alba di un altro giorno. In ogni momento il Signore può porre fine alla tua stoltezza ed alla tua indifferenza nei suoi confronti.

Di giorno o di notte, ogni momento è buono. Più propriamente si dice che il Signore viene di notte per indicare le tenebre in cui è avvolta l’ esistenza. In questa notte, perché  il suo tempo non è poi così lontano come l’uomo vuol credere. E i beni, accumulati con tanta fatica, passeranno ad altri di cui non conosci neppure il nome. Questa è la triste fine di colui che accumula tesori su questa terra, ma non arricchisce in beni spirituali. Spogliato dei beni terreni si presenterà davanti a Dio a mani vuote, per ricevere la giusta ricompensa  della propria iniquità.

22 Disse poi ai suoi discepoli: Perciò vi dico: non affannatevi per l’anima, cosa mangiare, né per il corpo cosa vestire.

Per quale ragione dunque dovremmo affannarci per questa vita, che è destinata a perire?

Giustamente si parla di anima e di corpo. Sono le due dimensioni di cui è fatto l’uomo, come è comunemente inteso. L’anima intesa come psiche ha bisogno di essere nutrita da un cibo materiale, il corpo deve essere anche vestito. Cibo e vestito sono i bisogni fondamentali dell’uomo, la nostra preoccupazione primaria. Che l’uomo non debba e non possa stare con le mani in mano, è fuori discussione. Questa vita si deve pur alimentare e non bisogna aspettare che tutto cada dal cielo. Ma senza dimenticare Colui che ci sostiene e mantiene in essere.

23 L’anima infatti è più del cibo ed il corpo del vestito.

L’anima di per sé vale molto di più del cibo ed il corpo  più del vestito.

Cibo e vestito sono strumenti e mezzi per conservare la vita, ma non sono il suo fondamento ed il suo motore primo. Se la vita ha bisogno di qualcosa che sta più in basso, molto più ha bisogno di qualcuno che sta più in alto. Chi ha creato la vita deve pur essere in grado di provvedere per essa. La preoccupazione per il cibo ed il vestito appartiene all’uomo che si è messo in proprio, dopo aver scippato l’ esistenza a Dio. Una vita conosciuta in Dio, in Dio cerca il proprio nutrimento. Se è lecito ipotizzare una qualche preoccupazione per il cibo ed il vestito è solo nel Creatore e per il Creatore: è cosa sua e spetta innanzitutto a Lui provvedere. Ti sembra un modo di ragionare assurdo ed improponibile? Vedi come vivono le creature che non hanno rinnegato il loro Signore.

24 Considerate i corvi che non seminano né mietono, che non hanno dispensa né granaio, e Dio li nutre; quanto più voi importate degli uccelli.

Gli uccelli non sono presi dall’affanno del lavoro, non pensano ad accumulare per il domani, vivono alla giornata e Dio li nutre. E non siamo noi più importanti per il Signore? Cosa ne sarebbe della nostra adozione a figli se non fossimo nel cuore del Padre?

25 Chi poi tra di voi affannandosi può aggiungere un cubito sulla sua statura?

Vero è che non siamo mai contenti di quello che ci è dato e cerchiamo sempre di accrescere la nostra esistenza, ma con quali risultati? Alla fine di tanti sforzi e di tante fatiche c’è stata in noi una reale crescita?

26 Se dunque neppure la più piccola cosa potete perché vi affannate intorno alle rimanenti?

E’ innanzitutto nel confronto con le piccole cose che possiamo comprendere tutta la nostra impotenza e nullità. Vale la pena affannarsi tanto quando ogni giorno, ogni momento ci è dato conoscere e sperimentare la pochezza delle nostre forze?

27 Considerate i gigli come crescono: non faticano né filano. Dico allora a voi, neppure Salomone in tutta la sua gloria vestiva come uno solo di questi.

Non basta riflettere sulla vita degli animali? Prendiamo pure in considerazione anche quella delle piante… per parlare del vestito. I gigli selvatici crescono senza fatica alcuna e senza lavoro per il vestito. E sono così belli che neppure Salomone in tutta la sua regale ricchezza vestiva come uno solo di loro.

28 Se allora Dio così veste l’erba che è oggi nel campo e domani si getta nel forno, quanto più voi, piccoli di fede.

Se Dio non solo nutre, ma anche fa così bella l’erba che ha vita breve, quanto più provvederà ai suoi piccoli! Piccoli innanzitutto nella fede ed in quanto tali bisognosi di un sostegno e di un rinforzo. Non siamo abbandonati da Dio per la pochezza della nostra fede, al contrario è proprio questa povertà che rende il Signore molto sollecito e premuroso nei nostri confronti.

29 E voi non cercate cosa mangiare e cosa bere e non siate inquieti: 30 queste cose infatti ricercano tutte le genti del mondo, ma il Padre vostro sa che avete bisogno di queste cose.

La preoccupazione per il nutrimento materiale è l’assillo costante di tutti i popoli. Se ne va per questo la serenità e la pace del cuore ed il pensiero è distolto da Dio.

Per i discepoli non deve essere così. Perché il Padre sa che abbiamo bisogno di queste cose e provvederà a tempo opportuno. Se vuole che in questa vita facciamo la sua volontà deve pur provvedere al nostro cibo materiale. Il problema è innanzitutto suo e non nostro.

31 Piuttosto cercate il suo regno e queste cose saranno poste innanzi a voi.

Per quel che ci compete è molto meglio cercare il regno di Dio. Queste cose ci saranno poste davanti da Dio stesso. Il Signore provvederà a tutto ciò che serve per compiere l’opera sua. Non semplicemente assicurando uno stipendio minimo, com’è nella preoccupazione della stessa chiesa terrena, ma donando ogni giorno il pane quotidiano.

32 Non aver paura, piccolo gregge, perché piacque al Padre vostro dare a voi il regno.

Nessun timore dunque, piccolo gregge, perché piacque al Padre dare a voi il regno. Se tutto è già stato deciso in cielo, il Signore dovrà provvedere ad ogni cosa per i suoi. Piccolo gregge non solo in quanto al numero, ma ancor più ed ancor prima perché fatto di piccoli. Coloro che sono i destinatari del regno dei cieli, non devono preoccuparsi di cose di poco conto come i beni di questo mondo.

33 Vendete i vostri beni e dateli in elemosina;

Molto meglio liberarsi di tutto ciò che non è strettamente necessario per la vita. C’è sempre chi ha meno di noi e patisce ogni mancanza.

fate per voi stessi borse che non diventano vecchie,

Borse che non diventano vecchie sono quelle che contengono i beni spirituali: possono essere perdute per nostra negligenza, non sono soggetta ad usura e a deperimento.

un tesoro inesauribile nei cieli,

Non c’è tesoro materiale che non sia destinato a finire: non così quello che viene dal cielo ed è depositato presso Dio.

dove ladro non si avvicina né tignola distrugge.

Finché i nostri beni sono dati in custodia a Dio, il Maligno neppur osa avvicinarsi ad essi. Niente e nessuno può consumarli o saccheggiarli.

34 Dove infatti è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.

La felicità di un cuore è data dai pascoli in cui può nutrire se stesso. Il pensiero corre ai luoghi della gioia. Non sempre a quella vera. C’è anche la felicità illusoria che si alimenta in pascoli altrettanto illusori. Finché non si cercano i beni eterni, finché non c’è in noi alcun deposito spirituale, il cuore continuerà a percorrere i soliti sentieri e a cercare le cose di sempre. Finché non rompiamo con gli attaccamenti alle cose di questo mondo nessuna diversa possibilità offriamo al nostro cuore.

Un discorso va fatto riguardo alla povertà materiale… Perché non è poi così facile riporre ogni fiducia soltanto nel Signore senza sentirsi in qualche modo coperti e protetti dai beni di questo mondo. E non si dica che basta essere poveri spiritualmente e che non si deve poi dare molto peso alle ricchezze accumulate, dal momento che non viviamo per esse. Troppo facilmente si dà per vero e per scontato quello che tale non è. E’ proprio la quantità di beni posti in riserva che dice la nostra mancanza di fiducia nella provvidenza di Dio. Quale senso diamo all’accumulare quando altri mancano di tutto? E’ più facile parlare di povertà che fare scelta di povertà. Non c’è solo la povertà imposta e serenamente accettata, c’è anche l’invito chiaro ed esplicito da parte di Gesù di dare in elemosina quanto possediamo, per farci un tesoro in cielo. La povertà non va confusa con la sobrietà. Si può essere sobri  per sentirsi in qualche modo dispensati da scelte di povertà.

Se non sono uno sciupone ed uno sprecone, perché mai dovrei sentirmi in obbligo di alleggerire la mia borsa? Non sono poche le persone anche religiose che conducono una vita modesta e che nel contempo hanno significativi depositi in banca o in titoli di credito di vario genere. Non si tratta di fare pazzie e di ridurre se stessi e la propria famiglia all’indigenza, ma dobbiamo considerare la nostra vita come affidata nelle mani del Signore e suo peculiare possesso. Se siamo di Cristo , Cristo provvederà per noi, nei modi da Lui voluti e non da noi scelti e precostituiti.

La generosità nel dare i propri beni materiali è compensata dalla generosità con cui Dio ci riveste di beni spirituali. Cala il tesoro custodito su questa terra, si accresce quello depositato in cielo.

In una corsa all’ultimo fiato verso la salvezza va più forte chi è più leggero e svuotato delle cose di questo mondo. E va ancor più forte se consapevole di correre verso i beni eterni che gli sono riconosciuti da Dio.

Ognuno faccia un serio esame di coscienza e non si lasci coinvolgere dallo spirito e dall’esempio dei più anche se uomini di chiesa. Se vuoi essere felice in Cristo, devi liberare il tuo cuore da tutto ciò che Cristo non è. Vuoi misurare quanto dista il tuo cuore da Cristo? Vedi quanto sei lontano dall’attesa della sua venuta.

35 Siano i vostri fianchi cinti e le lampade accese.

Se veramente ogni nostro bene è in Gesù, viviamo nell’attesa della sua venuta. Con i fianchi cinti, per non essere impediti nel nostro andargli incontro . Con le lampade accese, per camminare nella luce. Fianchi cinti e lampade accese indicano l’efficacia della fede, che è garanzia di un’attesa sempre viva  e di una luce che non viene mai meno.

36 E voi siate simili a uomini che aspettano il loro padrone quando ritorni dalle nozze, affinché essendo venuto e bussando subito gli aprano.

Chi sia questo nostro padrone è facile intendere. Di quali ritorno si parli  lo è di meno. Se poi ci mettiamo di mezzo le nozze, qualcuno potrebbe non intendere. Padrone è Cristo, suo ritorno è quello dell’ultimo giorno, nozze sono quelle che ha celebrato sulla terra per la nostra salvezza. Con quale sposa? Con la sua chiesa. E’ difficile vivere nell’attesa di un padrone che ci è lontano. Più facile aspettarlo quando ci ha fatto suoi sposi e viene  per prendere eterno possesso dei nostri cuori. Non viene a mani vuote e per vivere in questo mondo, ma per portarci nel regno del Padre suo e padre nostro. Non sappiamo il giorno del suo ritorno, ma viviamo nell’attesa della sua venuta. Quando avrà bussato alla porta, al primo rumore subito gli apriremo il nostro cuore per essere suoi in eterno. Vigiliamo dunque in quella luce che è l’ascolto!

37 Beati quei servi che essendo venuto il padrone troverà vigilanti.

E’ la beatitudine ultima e non va trascurata, perché non sia resa vana la nostra fede.

Amen dico a voi che si cingerà e li farà giacere a tavola e passando li servirà.

In questa vita è la chiesa che serve il suo sposo, in quella eterna sarà Cristo a servire la sua chiesa. Con ogni grazia e dono spirituale perché possiamo godere dei beni preparati per noi dall’eternità.

38 E se nella seconda e se nella terza veglia venga e li trovi così, beati sono quelli.

Non importa sapere a quale ora Cristo viene: importa essere vigilanti.

39 Questa cosa poi sappiate: se conoscesse il padrone di casa a quale ora viene il ladro, non lascerebbe che fosse sfondata la sua casa.

Passo di non facile comprensione.

Pensi che sarebbe tutto più facile se Dio ci dicesse in anticipo quando verrà? E’ vero esattamente il contrario. Ce la prenderemmo comoda e non ci daremmo da fare per scacciare dalla nostra casa il Maligno. Il Diavolo la farebbe ancor più da padrone. L’incognita della venuta è strumento di salvezza, perché subito dichiariamo guerra al Satana e lasciamo spazio ai varchi che Dio sta per aprire in questa nostra dimora terrena, fino a completo sfondamento. Padrone è il Diavolo, sua casa il nostro cuore, ladro il Cristo.

40 Anche voi siate pronti, perché nell’ora in cui non pensate il figlio dell’uomo viene.

Pronti dunque, perché sicura è la venuta ( viene e non verrà ), sicuramente a noi ignota l’ora di questa venuta.

41 Disse allora Pietro: Signore, per noi dici questa parabola o anche per tutti?

Chi si trova più vicino a Cristo può sentire la propria diversità in un modo eccessivo e sbagliato e porre domande del tutto inutili. Se a tutti i costi ed in qualsiasi caso vogliamo pensare ad uno che va considerato in maniera diversa, quello è un altro.

42 E disse il Signore: Chi è dunque l’amministratore fedele, quello accorto che il Signore costituirà sulla sua servitù per dare in tempo la porzione di viveri?

Domanda provocatoria per riportare il problema della diversità alla sua reale dimensione, un richiamo a Pietro e a chi come lui perché non vada fuori dal seminato. E’ la consuetudine di Gesù: rispondere ad una domanda inopportuna con un’altra domanda più opportuna, per riportare alla retta ragione.

Vi è un solo amministratore dei beni divini, di per sé fedele ed accorto, che non ha bisogno di essere provato: è Gesù Cristo, il Figlio di Dio, che il Padre metterà a capo della sua servitù per dare ad ogni creatura la vita che gli spetta.

E’ lui il modello di ogni santità, l’unico che non si può richiamare al dovere della vigilanza.  Soltanto Cristo e non altri va considerato in maniera diversa ed eccezionale, perché dalla sua diversità attingiamo la grazia per una nostra diversità.

43 Beato quello schiavo, che venendo il suo padrone troverà facente così.

E’ beato lo schiavo che non si sente diverso da tutti gli altri, ma che sarà trovato tale perché fatto tale dal Cristo. 

44 In vero dico a voi che lo costituirà su tutti i suoi beni.

Sarà costituito su tutti i beni eterni soltanto l’uomo che opera a somiglianza del Cristo, invocando ogni giorno la Sua grazia, ponendo Lui solo a modello della propria fedeltà. 

45 Qualora poi dicesse quello schiavo in cuor suo: Ritarda a venire il mio padrone,

Quando non c’è fede in Gesù e non si ascolta la sua parola ed il tempo della sua venuta sembra lontano ed irreale, allora nessun freno al peccato l’uomo può trovare in se stesso.

e cominci a battere i servi e le serve, a mangiare e a bere e a ubriacarsi,

Si comincia col disprezzo del proprio simile e a far valere per se stessi un potere dato per il bene di tutti. Riempita l’anima di ogni malvagità verso il prossimo, si riempie il  ventre di ogni cibo e bevanda, fino all’ebbrezza. C’è chi si ubriaca solo di vino, c’è chi si ubriaca di ogni piacere mondano. L’uomo che vuol essere fuori di sé, non è padrone di sé. E come può essere custode dei beni di Dio, colui che neppure sa custodire il proprio essere?

46 verrà il padrone di quello schiavo il giorno in cui non l’aspetta e nell’ora che non conosce,

Niente di più triste per un custode che essere trovato dal padrone in stato di ebbrezza.

Se avverrà, quando avverrà, sarà la catastrofe più completa.

e lo taglierà in due

Espressione cruenta che in apparenza mal si concilia con l’immagine di un Dio misericordioso. Una sorta di autopsia per vedere bene quale male interiore ha portato alla morte? Nessun giudizio sommario ed esecuzione capitale, ma un giusto esame del nostro essere più profondo, prima della sentenza eterna.

Possiamo intendere diversamente. Farà di lui due parti: quella che è stata creata dal nulla, il cui destino è  di tornare là donde è uscita ( il corpo alla terra, l’anima alla mente divina ) e quella increata, ovvero lo spirito originato dal soffio dell’alitare divino- non propriamente creato dal nulla, ma insufflato da Dio - quello spiraculum vitae, spiraglio di vita, che trovato chiuso al dono dello Spirito Santo, sarà da Dio rigettato e messo insieme a tutti gli altri che hanno rifiutato Cristo salvatore.

Mi chiederai quale  differenza per gli eletti.

Il corpo e l’anima saranno bensì tolti ma solo per essere ridonati in una forma nuova non macchiata dal peccato, quanto allo spirito, che è garante della identità di ogni persona, entrerà nella pienezza dello Spirito Santo: alla sua fonte ed alla sua origine dunque, ma in una forma pienamente appagante. Le tre dimensioni dell’uomo ( corpo, anima, spirito ) negli eletti saranno  separate per un tempo per essere da Dio rivisitate. Alla resurrezione dei corpi l’uomo sarà trovato ancora come unità di corpo, anima e spirito.

In quanto ai dannati non ci è dato di sapere più di tanto. Sembra che alla resurrezione dei corpi anche loro ritroveranno l’unità del proprio essere, ma nella forma non redenta, per semplice accostamento del vecchio e del passato. Tagliato fuori da Dio, il dannato si ritroverà anche diviso in se stesso ,da Dio, da ogni dannato.

e la sua parte porrà con gli infedeli.

Quello che spetta a lui è quello che spetta a tutti gli infedeli. Neppur si vuole dire. Tanto è orribile e parola brutta.

47 Quello schiavo poi che ha conosciuto la volontà del suo padrone e non ha preparato o non ha fatto secondo la sua volontà sarà battuto con molte battiture; 

Volontà di Dio è che l’uomo cresca nella conoscenza del suo Creatore. Ogni crescita porta con sé una ricchezza di doni ma anche una maggiore responsabilità. Chi conosce di più e meglio la volontà di Dio deve anche rispondere ad essa  in modo più pieno e pronto. Il castigo divino sarà diverso per persone diverse. Più è dato e più è richiesto. E questo vale per ogni tempo, popolo e cultura.

48 chi non l’ha conosciuta, avendo fatto però cose degne di percosse sarà battuto con poche.

Difficile comprendere una contrapposizione così netta e decisa tra chi conosce la volontà di Dio e chi non la conosce. Anche chi vive al di fuori della rivelazione possiede pur sempre una coscienza che è veicolo della volontà di Dio. Difficile anche comprendere un castigo divino diviso tra una conoscenza piena della volontà di Dio ed una altrettanto piena non conoscenza. La realtà sembra diversa: nessuno ha conoscenza piena della volontà di Dio e nel contempo a nessuno si può addebitare una piena non conoscenza. Ci sembra che questa contrapposizione così netta non si possa intendere se non nel contesto in cui è fatta e relativamente ai suoi destinatari. Perché è proprio della mentalità di Israele considerare se stesso l’unico depositario della volontà di Dio e reputare le altre genti escluse in assoluto dal rapporto con il Signore. Se le cose stanno realmente così il popolo eletto deve fare molta attenzione a come ascolta e al peso che dà alla parola del Cristo. Perché in Cristo si manifesta la volontà di Dio ed ora che questa volontà si è fatta carne ed è venuta ad abitare in mezzo al suo popolo, chi salverà gli increduli ed i ribelli dal castigo di Dio? Un castigo fatto con mano pesante, perché pesante è il peccato d’Israele.

Per quel che riguarda gli altri popoli le cose stanno diversamente. Non potranno essere giudicati per quella conoscenza della volontà di Dio che a loro non è stata data e che ha nome di rivelazione.

Non per questo sono al di fuori e al di sopra di ogni giudizio divino. C’è una conoscenza della volontà di Dio che passa attraverso la voce della coscienza la quale dice ciò che è bene e ciò che è male. E’ pur sempre voce di Cristo, in forma diversa ed in misura minore, ma chiede ascolto ed obbedienza. Quello che manca a queste coscienze non illuminate dalla rivelazione non è soltanto una piena conoscenza della volontà di Dio, ma anche quell’abbondanza di grazia che Cristo ha riversato sul popolo eletto. Saranno dunque punite in misura minore, perché meno responsabili della propria trasgressione al comando di Dio. Non basta conoscere il bene - quando si conosce e se si conosce -  bisogna anche avere la forza per operarlo. E questa grazia è stata data dal Cristo innanzitutto ad Israele, ma non con esclusione delle genti. La venuta del Cristo è salvezza per il mondo intero: coinvolge, chiama, responsabilizza, fortifica, gratifica, giudica tutti gli uomini, ma in maniera ed in misura diverse.

Ad ognuno poi a cui è stato dato molto, molto sarà richiesto da lui, e colui al quale fu affidato molto, di più chiederanno a lui.

Un giudizio diverso dunque tra popolo e popolo, tra Israele e le genti, ma anche un giudizio diverso per ogni individuo dello stesso popolo. Perché non tutti abbiamo ricevuto gli stessi doni e non a tutti sono stati affidati gli stessi incarichi. Persone diverse non possono essere giudicate se non secondo la diversità del dono e della chiamata.

49 Fuoco venni a gettare sulla terra e quanto desidero se già fosse acceso.

Gesù è venuto a portare il suo fuoco su tutta la terra: a partire da Israele. Perché  in Israele sarà acceso e da Israele si diffonderà nel mondo intero. E’ desiderio di Cristo che tutti gli uomini conoscano la sua luce ed il suo calore. Gli Ebrei vogliono legare la verità alla loro terra, la verità desidera ardentemente di essere conosciuta da tutte le genti.

50 Con un’immersione ho da essere immerso e come sono angustiato finché sia compiuto.

Di quale battesimo parla Gesù? Perché tanta angustia per un semplice lavacro? Non nell’acqua deve essere battezzato Cristo, ma nel sangue del suo sacrificio. Senza il sacrificio del Figlio l’uomo non potrà essere salvo. La salvezza non è cosa di poco conto ed il suo prezzo è alto: morte in croce per Gesù, ma anche lotta per ogni uomo e tra uomo e uomo.

51 Ritenete che sia venuto a dare pace sulla terra? No, dico a voi, ma la divisione.

Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra, tra uomo ed uomo? Non è questo il frutto del Vangelo, ma la divisione, a cominciare dalla stessa famiglia.

52 Infatti da ora ci saranno cinque in una casa divisi: tre contro due e due contro tre, 53 saranno divisi il padre contro il figlio ed il figlio contro il padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera.

Non soltanto rimarranno divisioni già esistenti, ma se ne creeranno “da ora” altre ben più dolorose ed importanti, che intaccheranno gli stessi affetti familiari. Perché ogni uomo dovrà dichiararsi per Cristo o contro Cristo e sarà inevitabile il confronto e lo scontro tra quelli che l’accolgono come salvatore e coloro che lo respingono. Divisione però a senso unico: è data e creata da coloro che non vogliono la salvezza che viene dal cielo. Coloro che si trovano dall’altra parte della barricata sono costretti a portarla contro la loro volontà, in un rapporto di forza numerica variabile, di per sé non significativo. A volte saranno tre che si mettono contro due a volte due contro tre. Nota bene: non c’è reciprocità di intenti. Non così va inteso “tre contro due e due contro tre”, come se in ogni caso si dovesse rendere pan per focaccia. Se l’altro è contro di me io devo pormi contro di lui. L’ostilità viene sempre dalla parte di chi ha scelto il Maligno, l’altra la subisce semplicemente. La divisione può essere creata da tre che si mettono contro due o da due che si mettono contro tre.  Nello stesso senso dobbiamo intendere “padre contro il figlio e figlio contro il padre… A volte sarà il padre a mettersi contro il figlio a volte il figlio a mettersi contro il padre… e così il resto.

Noterai che non si parla di marito contro moglie e di moglie contro marito. Non è affatto una eventualità impossibile ed improbabile, ma la parola di Dio neppur vuole prenderla in considerazione, tanto è brutta. Perché i due “saranno una sola carne” e lo saranno per tutta la loro esistenza terrena, nonostante fratture ed incomprensioni, rimarranno l’uno per l’altra e l’altra per l’uno. Ma se poi effettivamente le cose andranno nel senso di una rottura insanabile a causa di Cristo? Verifica bene che sia solo per Cristo e non per altro. Cerca di mantenere l’unità fin che è possibile e soprattutto vedi, nei momenti di crisi, che l’altro o l’altra sia contro di te, e non diversamente. La rottura del matrimonio è sempre imputabile alla mancanza di fede: c’è anche chi è costretto a subirla e non riesce più a portare avanti un rapporto diventato impossibile. Iddio solo giudicherà i cuori degli sposi che si sono divisi. In ogni caso anche per chi subisce la separazione, rimane l’indissolubilità del vincolo. Quale separato può pensare di non avere colpa o responsabilità alcuna? Se ti ritrovi solo, solo rimani e non cercar e altre nozze. Solo così sarai benedetto dal Signore.

54 Diceva poi anche alle folle: Quando vedete la nube che sale sull’occidente, subito dite: Viene la pioggia , e accade così. 55 E quando soffia il vento del sud, dite: Sarà caldo, ed avviene. 56 Ipocriti, sapete valutare il volto della terra e del cielo, ma come non sapete valutare questo tempo?

Qual è questo tempo? E’ il tempo della misericordia divina. Il Signore è venuto a visitare il suo popolo in maniera ben visibile e sensibile. La venuta del Salvatore non è più semplice promessa ma un dato di fatto, una realtà che cade sotto gli occhi di tutti. Come mai dunque Israele che ben vede e ben comprende, non dà il giusto peso a Cristo Gesù?

57 Allora perché anche da voi stessi non giudicate la cosa giusta?

Perché Israele non arriva da solo a capire qual è la cosa giusta in simile frangente? Cosa giusta è accogliere la pace tra cielo e terra portata dal Salvatore. Diversamente saremo da Lui trascinati in giudizio per la dannazione eterna. Sta a voi decidere: o con Cristo  o contro Cristo.

58 Infatti quando vai con il tuo avversario dal magistrato,

La vita contro Cristo porta necessariamente ad un giudizio e già siamo incamminati verso esso.

nella via fa’ opera per liberarti da lui,

Finché dura la tua esistenza terrena cerca di liberarti da questa avversione verso Gesù. Fa’ pace con Lui.  Accogli l’offerta di conciliazione che viene dal cielo.

affinché non ti trascini davanti al giudice,

Evita di essere trascinato in giudizio. Prenderai torto e ne uscirai molto male.

ed il giudice ti consegni alla guardia e la guardia ti getti in prigione.

Con tua grande sorpresa conoscerai che il Figlio ed il Padre ben se la intendono a tuo riguardo e tutto sarà deciso alla svelta senza dibattimento alcuno e senza possibilità  di difesa. Sarai consegnato ad un angelo, perché ti getti in quella prigione che è la dannazione eterna.

59 Dico a te: non uscirai affatto di là, finché abbia pagato anche l’ultimo centesimo.

Nessuno che entri in questa prigione ha speranza di uscirne. Il prezzo del riscatto neppure è pattuito e preso in considerazione: sarebbe troppo alto. C’è forse su questa terra un uomo che può pagare  per il proprio riscatto tutte le monete che sono coniate nel mondo, fino all’ultimo spicciolo? No, certamente!

Ed allora vedi che nessuno potrà riscattare se stesso, allorché condannato nel giorno del giudizio? Il prezzo è un assurdo!