Vangelo di Luca cap9

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                                      Luca 9

Avendo poi convocato i dodici diede a loro potere ed autorità su tutti i demoni e di curare le malattie

2 e li inviò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi,

3 e disse a loro: Non prendete per la via né bastone né bisaccia né pane né denaro né abbiate ciascuno due tuniche.

4 Ed in qualunque casa entriate, là rimanete e di là uscite.

5 E a quanti non vi accolgano, uscendo da quella città scuotete la polvere dai vostri piedi in testimonianza contro di loro.

6 Uscendo poi passavano di villaggio in villaggio annunciando la buona notizia e curando dovunque.

7 Ora Erode il tetrarca udì le cose tutte accadute ed era perplesso per l’esser detto da alcuni: Giovanni è risuscitato dai morti, 8 da altri invece: Elia è apparso; da altri invece: qualcuno degli antichi profeti è risorto. 9 Disse allora Erode: Giovanni io decapitai. Ma chi è questi di cui sento tali cose? E cercava di vederlo. 10 Ed essendo ritornati gli inviati raccontarono a lui quante cose avevano fatto. Ed avendoli presi con sé si ritirò in disparte in una città chiamata Betsaida. 11 Ma le folle avendo conosciuto lo seguirono. Ed avendole accolto parlava a loro del regno di Dio e sanava quelli che avevano bisogno di cura. 12 Ora il giorno cominciava a declinare. Essendosi avvicinati i dodici gli dissero: Rimanda la folla, affinchè essendo andati nei villaggi e campi attorno alloggino e trovino cibo perché qui siamo in un luogo deserto. 13 Disse poi a loro: Date voi stessi da mangiare. Essi allora dissero: Non abbiamo più di cinque pani e due pesci, a meno che, essendo andati noi compriamo per tutto questo popolo cose da mangiare. 14 C’erano infatti circa cinquemila uomini. Disse poi ai suoi discepoli: Fateli coricare in gruppi di cinquanta. 15 E fecero così e fecero coricare tutti. 16 Avendo poi preso i cinque pani e i due pesci guardando in su verso il cielo li benedisse e spezzò e li dava ai discepoli per porre dinanzi alla folla. 17 E mangiarono e si saziarono tutti e si raccolse ciò che era avanzato a loro, dodici canestri di pezzi. 18

Ed avvenne che mentre lui pregava da solo erano con lui i discepoli e li interrogò dicendo: Chi dicono che io sia le folle? 19 Essi allora rispondendo dissero: Giovanni l’immergitore, altri poi Elia, altri ancora che è risuscitato un profeta qualcuno degli antichi. 20 Disse poi a loro: Ma voi chi dite che io sia? Pietro allora rispondendo disse: Il Cristo di Dio! 21 egli poi avendolo intimato a loro ordinò di non dire queste cose a nessuno 22 dicendo: E’ necessario che il figlio dell’uomo soffra molte cose e sia respinto dagli anziani e dai sommi sacerdoti e dagli scribi e sia ucciso e risorga il terzo giorno. 23 Diceva poi a tutti: Se qualcuno vuole venire dietro di me rinneghi se stesso e prenda la sua croce ogni giorno e segua me.24 Infatti chiunque vuol salvare la sua anima la perderà; chiunque invece perda la sua anima a causa mia questi la salverà. 25 Cosa giova infatti che l’uomo abbia guadagnato il mondo intero ma avendo perduto se stesso o sofferto danno? 26 Chiunque infatti si vergogna di me e delle mie parole di questi il figlio dell’uomo si vergognerà quando verrà nella gloria sua e del Padre e dei santi angeli. 27 Dico a voi in verità: ci sono alcuni dei qui stanti che non gusteranno affatto la morte finché vedano il regno di Dio.

28 Avvenne poi che, circa otto giorni dopo queste parole e avendo preso con sé Pietro e Giovanni e Giacomo, salì sul monte a pregare. 29 Ed avvenne che mentre pregava l’aspetto del suo volto diventò altro ed il suo vestito bianco sfolgorante. 30 Ed ecco due uomini parlavano con lui i quali erano Mosè ed Elia, 31 che essendo apparsi nella gloria parlavano del suo esodo, che stava per compiere in Gerusalemme.

32 Ora Pietro e quelli con lui erano oppressi dal sonno. Avendo però vegliato videro la gloria di lui e i due uomini che stavano con lui. 33 Ed avvenne che nel separarsi essi da lui disse Pietro a Gesù: Maestro, è bello che noi siamo qui e facciamo tre tende, una per te e una per Mosè e una per Elia, non sapendo cosa diceva. 34 Ora dicendo lui queste cose ci fu una nube ed adombrava essi. Ebbero allora paura entrando loro nella nube. 35 Ed una voce ci fu dalla nube che diceva: Questi è il figlio mio, l’eletto, ascoltatelo. 36 E mentre c’era la voce fu trovato Gesù solo ed essi tacquero e a nessuno annunciarono in quei giorni alcuna delle cose che avevano visto. 37 Avvenne poi che il giorno seguente essendo scesi dal monte andò incontro a lui una grande folla. 38 Ed ecco un uomo dalla folla gridò dicendo: Maestro, ti prego di guardare su mio figlio, poiché è mio unigenito; 39 ed ecco uno spirito lo prende e subito grida e lo scuote con schiuma ed a stento si ritira da lui fiaccandolo. 40 e pregai i tuoi affinchè lo cacciassero e non poterono. 41 Rispondendo allora Gesù disse: O generazione incredula e contorta, fino a quando sarò presso di voi e vi sopporterò? Conduci qui tuo figlio. 42 Ora stava ancora lui avvicinandosi che il demonio lo agitò e lo contorse convulsamente. Allora Gesù sgridò lo spirito impuro e il fanciullo fu risanato e lo consegnò a suo padre. 43 Ora tutti erano stupefatti per la magnificenza di Dio. 44 Ora essendo tutti meravigliati per tutte le cose che faceva disse ai suoi discepoli: Mettete voi nei vostri orecchi queste parole: il figlio dell’uomo infatti sta per essere consegnato nelle mani degli uomini. 45 Ma essi non comprendevano questa parola ed era nascosta da loro affinchè non la intendessero ed avevano paura di interrogarlo circa questa parola. 46 Entrò poi una questione fra loro: Chi fosse maggiore di loro. 47 Allora Gesù conoscendo la questione del loro cuore, avendo preso un bambino lo pose presso di sé 48 e disse a loro: Chiunque accolga questo bambino nel mio nome, accoglie me; e chiunque accolga me, accoglie colui che ha inviato me; infatti colui che è più piccolo in tutti voi questi è grande. 49 Rispondendo allora Giovanni disse: Maestro, abbiamo visto uno che caccia i demoni nel tuo nome e lo impedivamo a lui, perché non segue con noi. 50 Gli disse allora Gesù: Non impedite: infatti chi non è contro di voi, è per voi. 51 Avvenne poi nel compiersi i giorni della sua assunzione ed egli indurì il volto per andare a Gerusalemme. 52 E inviò dei messaggeri davanti al suo volto. Ed essendo andati entrarono in un villaggio di samaritani per preparare per lui. 53 E non lo accolsero, perché il suo volto era andante a Gerusalemme. 54 Avendo visto ora i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: Signore, vuoi che diciamo che un fuoco scenda dal cielo e li consumi? 55 Allora essendosi voltato li rimproverò. 56 Ed andarono verso un altro villaggio. 57 E mentre andavano nella via qualcuno disse a lui: Ti seguirò dovunque tu vada. 58 E Gesù gli disse: Le volpi hanno delle tane e gli uccelli del cielo nidi, ma il figlio dell’uomo non ha dove posare il capo. 59 Disse poi ad un altro: Seguimi! Egli allora disse: Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre. 60 Disse allora a lui: Lascia che i morti seppelliscano i loro morti, tu invece essendo andato annuncia il regno di Dio. 61 Disse poi anche un altro: Seguirò te, Signore: prima però permetti a me di dire addio a quelli nella mia casa. 62 Disse allora a lui Gesù: Nessuno avendo posto la mano sull’aratro e guardante alle cose che sono dietro è adatto al regno di Dio.

 

 

 

 

 

Avendo poi convocato i dodici diede a loro potere ed autorità su tutti i demoni e di curare le malattie 2 e li inviò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi,

Non c’è potere ed autorità sul male se non vengono conferiti da Gesù… e non in forma nascosta e privata, ma nella comunità riunita che è la chiesa. Il peccato va combattuto innanzitutto nella sua fonte che è il Diavolo. Non basta curare una malattia nei suoi sintomi, bisogna colpirla alla radice in ciò che la mantiene viva. E questo non è possibile se non veniamo liberati dalla schiavitù del Satana; per volontà nostra e per quella grazia di Dio che passa attraverso la comunità dei santi.

La salvezza non è solo una questione ed un problema nostro: chiama direttamente in causa la chiesa ed i doni che Gesù ha conferito ad essa.

Il peccato va pure combattuto in coloro che sono oggetto dell’opera del Satana e portano i segni e le conseguenze di una schiavitù. Nessuno può rinascere a vita nuova se non viene liberato dal Maligno. E nessuno è fatto libero dal Maligno se non in virtù del battesimo conferito dalla chiesa per volontà di Cristo. Ma l’inizio di una nuova vita non significa affatto una rottura completa e definitiva con quella vecchia.

Se pur rinati nello Spirito, portiamo ancora con noi un corpo di morte, che è fatto di carne e di anima, segnato e compromesso dai colpi inferti dal satana. Soltanto nel regno dei cieli la redenzione sarà completa e definitiva, allorchè avremo un altro corpo ed un’altra anima, in perfetta armonia e sintonia con lo Spirito.

In questa vita, se pur rinati nello Spirito, portiamo con noi una carne ed un’anima profondamente segnati dalla vita vecchia.

Non solo: il Satana non molla facilmente la presa ed una volta cacciato fa di tutto per ritornare nella sua vecchia casa.

Anche quando non trova uno spazio nel nostro spirito può tuttavia attaccarci diversamente. Le tribolazioni nella carne e nell’anima possono fiaccare lo spirito. E questo è ben conosciuto dal Satana che porta avanti la sua battaglia su tutti i campi, che trova aperti.

Se non può colpire direttamente lo spirito, cercherà di arrivare ad esso attraverso la carne o l’anima, con le malattie fisiche o con quelle psichiche. Tutto il nostro essere, se pur spiritualmente rinato, va curato e custodito nella chiesa e dalla chiesa.

Dopo avere scacciato in noi il Maligno, la Chiesa deve prestarci le sue cure, curando le nostre ferite e le nostre continue ricadute, non per iniziativa e volontà propria, ma per obbedienza al comando di Dio. Non con la presunzione di un potere dato per i propri meriti, ma nell’umile consapevolezza di essere semplicemente dispensatrice dei doni di Dio.

In quest’ottica possiamo comprendere l’apparente contraddizione della Parola: prima si dice: diede a loro potere… di curare le malattie e si conclude:

2 e li inviò a guarire gli infermi.

Altro è curare, altro è guarire. L’apparente contraddizione della Parola ben esprime la nostra condizione provvisoria di salvati e redenti che, benché guariti dal peccato, tuttavia abbiamo bisogno di cure, per gli spazi lasciati aperti al Satana dalla nostra volontà e per quelli che restano perennemente aperti per la nostra natura di figli di Adamo.

Per Dio la salvezza è già un fatto definitivo e non può parlarne se non in questi termini, per noi il gioco è ancora aperto ed è un continuo andare avanti e indietro..

Un discorso va fatto per coloro che cercano la guarigione dalla malattia fisica e psichica. La liberazione riguarda innanzitutto il nostro spirito: è questa l’infermità che Dio non può tollerare e che ci impedisce l’ingresso nel regno dei cieli.

In quanto alle malattie fisiche e psichiche di per sé non sono un impedimento alla salvezza, se non nella misura in cui non sono portate dalla fede e nella fede.

È indubbio che il Satana, come in Giobbe, può tentare di fiaccare il nostro spirito attraverso la malattia. Questo potere non gli è tolto completamente: fa parte di quella realtà destinata a perire che la Scrittura chiama mondo e che attualmente è in mano al maligno. Nonostante la carne e l’anima, il nostro Spirito attinge all’eterna salvezza e vive in essa. Non solo: grazie ad una carne e ad un’anima malate, il Signore può manifestare in noi tutta la potenza del suo Spirito e fare in modo che ciò che è segno di morte diventi strumento per la vita: il nostro male diventa il nostro bene.

La malattia non solo non uccide lo Spirito, ma gli dona una forza nuova.

È questo il miracolo della fede.

È questo l’annuncio del regno di Dio e la guarigione dall’infermità.

Tutto il resto è inganno. E’ vero che il Signore può anche alleviare e toglierci la malattia, ma soltanto per venire in soccorso alla nostra debolezza.

Meglio pregare perché lo Spirito sia trovato vincitore e non perdente si ogni infermità. Meglio entrare nello stato d’animo di chi cerca le cure della chiesa e non in quello di chi vuole e spera di essere da lei guarito… per rimanere spiritualmente morto.

3 e disse a loro: Non prendete per la via né bastone né bisaccia né pane né denaro né abbiate ciascuno due tuniche.

Un annuncio diverso deve essere fatto in maniera diversa.

Il bastone non è semplicemente un sostegno nel cammino, è anche mezzo di difesa e di offesa contro i nemici.

Sia Gesù l’unico sostegno e l’unica difesa della nostra vita.

Se dobbiamo attaccare il nemico o difenderci da esso, facciamolo con le armi del Signore.

Nella bisaccia sono riposti i beni più utili, garanzia di vita futura.

Sia Cristo l’unico nostro bene e l’unica garanzia che dà pace, serenità, speranza di vita eterna.

Il pane è il cibo materiale di cui abbiamo bisogno, ma di cui non dobbiamo fare scorta. Ci sarà dato ogni giorno, fino alla fine dei giorni.

Il denaro è la possibilità di una vita più ricca e più facile. In Cristo siamo già arricchiti di ogni bene e non manchiamo di nulla.

Le due tuniche significano la doppiezza della vita, quando “l’altra” non viene mai eliminata completamente, ma è tenuta di scorta e viene ripresa e rispolverata, secondo il nostro capriccio.

4 Ed in qualunque casa entriate, là rimanete e di là uscite.

Versetto di non facile interpretazione. L’apparente non significato è stato colmato da “aggiunte” nella traduzione, già nella Volgata. Questo secondo noi il significato:

Nessuna casa può e deve essere considerata diversa e diversamente trattata, se non per una diversa risposta all’annuncio del Vangelo.

Se in una famiglia è accolto il Cristo, su quella famiglia rimanga la vostra benedizione ed il vostro cuore.

Viceversa quando non è accolto il messaggio di Gesù Salvatore, allora lasciate quella dimora e uscite da essa e dal suo spirito. Non solo…

5 E a quanti non vi accolgano, uscendo da quella città scuotete la polvere dai vostri piedi in testimonianza contro di loro.

Qualora non siate accolti, allorchè uscite da quella città, liberatevi da tutto ciò che porta il segno del rifiuto.

La disapprovazione di Dio deve essere in voi e attraverso voi ben manifesta, senza possibilità di dubbi e di equivoci.

Ciò è detto, beninteso, non necessariamente riguardo all’intera città, ma riguardo a tutti coloro che si sono manifestati ostili.

6 Uscendo poi passavano di villaggio in villaggio annunciando la buona notizia e curando dovunque.

L’annuncio del Vangelo deve essere fatto a tutti ed in ogni luogo: ovunque deve arrivare la grazia rinnovatrice che è data dal cielo.

Vocazione e missione della chiesa è far conoscere a tutti gli uomini il vangelo di Cristo e dispensare i doni del Signore.

7 Ora Erode il tetrarca udì le cose tutte accadute

Non può rimanere nascosto ciò che è detto e fatto nel nome del Signore.

Anche coloro che sono “lontani” o addirittura nemici di Dio devono confrontarsi con una realtà nuova, se pur diversamente interpretata.

ed era perplesso per l’esser detto da alcuni: Giovanni è risuscitato dai morti, 8 da altri invece: Elia è apparso; da altri invece: qualcuno degli antichi profeti è risorto.

L’opera del Signore suscita gioia in chi accoglie il Salvatore, meraviglia e stupore in chi non ha ancora fatto la sua scelta, dubbi e perplessità in chi vive da nemico di Dio.

Erode ha dei ripensamenti, ma non riguardo alla propria vita ed alla possibilità di una conversione.

Semplicemente vuol capire come meglio tutelare se stesso e salvaguardare il proprio potere.

È molto sensibile all’opinione altrui e a quello che si dice e pensa dal popolo.

Per “tenere sotto” gli altri bisogna valutare attentamente gli umori e le opinioni diffuse. Ci sono convinzioni di massa che non arrecano ferita, altre che possono attentare alla nostra autorità. Se Cristo è semplicemente uno dei tanti profeti d’Israele, Erode può stare tranquillo: tanto gli appaiono lontani e campati per aria, come ogni prodotto della fantasia e della credulità popolare.

In quanto a Giovanni le cose stanno diversamente: è persona realmente vissuta e realmente conosciuta da Erode e, quel che più conta, molto da vicino. A causa di Giovanni Erode si è fatto omicida e come tutti gli assassini teme le conseguenze del proprio delitto.

9 Disse allora Erode: Giovanni io decapitai. Ma chi è questi di cui sento tali cose?

Esame di coscienza e confessione molto veritieri, non per la conversione, ma per tutelare il proprio stato di peccato.

Se Gesù non è un profeta e non può essere Giovanni, perché non esiste resurrezione dai morti, allora chi è quest’uomo di cui tanto si parla?

E cercava di vederlo.

Per dare una risposta al proprio interrogativo. Non lo cerca per conoscerlo nello spirito di verità: semplicemente cerca di vederlo con i propri occhi per fare le proprie valutazioni e considerazioni.

Quale sia il seguito di questa volontà, non è detto.

Ogni approccio falso ed ingannevole a Gesù è destinato a perire e ad essere messo da parte. Ad un certo punto si lascia perdere e si ritorna a vivere sonni tranquilli: non vale poi la pena di darsi tanto pensiero per Cristo.

10 Ed essendo ritornati gli inviati raccontarono a lui quante cose avevano fatto.

Chi annuncia in nome di Cristo, allo stesso Cristo fa ritorno per rendere conto di ogni cosa.

Ed avendoli presi con sé si ritirò in disparte in una città chiamata Betsaida.

C’è una realtà affidata alla chiesa di cui non si parla e non si discute se non lontano da occhi ed orecchi indiscreti.

Spesso Gesù è in ritiro con i suoi discepoli.

11 Ma le folle avendo conosciuto lo seguirono.

Chi vuole conoscere il Cristo non accetta di essere escluso dalle cose di Dio e si mette a seguirlo e lo raggiunge e lo costringe ad aprire le porte della sua chiesa.

Ed avendole accolto parlava a loro del regno di Dio e sanava quelli che avevano bisogno di cura.

Gesù accoglie coloro che lo cercano ed annuncia il regno dei cieli e fa sani: non tutti, ma soltanto quelli che hanno bisogno di essere guariti e si affidano alle sue cure.

C’è anche chi insegue Cristo in salute: non conoscerà la potenza vivificatrice della sua Parola.

12 Ora il giorno cominciava a declinare.

Viene il momento in cui il giorno declina e la sua luce va calando e si deve tornare alla vita di sempre. C’è il rischio di fare rientro con la pancia vuota e senza aver portato via nulla dei doni di Dio.

Essendosi avvicinati i dodici gli dissero: Rimanda la folla, affinchè essendo andati nei villaggi e campi attorno alloggino e trovino cibo perché qui siamo in un luogo deserto.

Quando si segue Cristo  si è trascinati nel deserto, ma presto giunge l’ora in cui vien voglia di fare ritorno ad una vita più normale che dia garanzie per il futuro. Gli apostoli si fanno interpreti del modo di sentire delle masse e del comune buon senso.

L’incontro con Cristo è indubbiamente un’esperienza eccezionale, ma del tutto temporanea e si deve conciliare con i bisogni primari della vita.

Fino ad un certo punto è ragionevole ascoltare il Signore, più oltre si deve lasciare alla ragione lo spazio che le compete.

Non si vive di sole parole, ma anche di pane.

13 Disse poi a loro: Date voi stessi da mangiare.

Come interpretare una simile pretesa e come farla propria?

Cos’ altro possiede la chiesa all’infuori della Parola di Dio?

Essi allora dissero: Non abbiamo più di cinque pani e due pesci, a meno che, essendo andati noi compriamo per tutto questo popolo cose da mangiare. 14 C’erano infatti circa cinquemila uomini.

Considerazioni e valutazioni del tutto ovvie, che Cristo non contesta.

Quello che è fuori luogo è la preoccupazione insorgente per il cibo materiale, proprio quando viene dato quello spirituale.

Chi sta dando il più darà anche il meno, chi riempie il nostro spirito riempirà anche il vostro ventre. Nessuno e niente deve distrarre dall’ascolto, allorché Cristo parla. Perché gli apostoli si lasciano prendere da preoccupazioni di tal genere, quando le folle sono invece prese dalla Parola?

La chiesa deve aiutare e favorire l’ascolto, non fare opera di disturbo.

Disse poi ai suoi discepoli: Fateli coricare in gruppi di cinquanta.

La Parola di Cristo vien incontro ad una legittima richiesta dell’uomo, ma si pone in senso inverso rispetto al suo sentire.

Non acconsente alla smania e al desiderio di andare altrove, ma comanda ogni pace ed ogni riposo.

Gli apostoli pensano che si debba andare, Cristo comanda non solo di rimanere ma addirittura di sedere.

15 E fecero così e fecero coricare tutti.

Gli apostoli obbediscono alla Parola, nonostante sia tutto così assurdo e contrario al buon senso.

Quando c’è l’obbedienza della fede, c’è anche il miracolo che viene dal cielo.

16 Avendo poi preso i cinque pani e i due pesci guardando in su verso il cielo li benedisse e spezzò e li dava ai discepoli per porre dinanzi alla folla.

Tutto ciò che passa per le mani del Figlio è benedetto dal cielo e non ha bisogno di altra benedizione. Quale significato dare a questi pani e a questi pesci? Sono il frutto del lavoro dell’uomo: di per sé poca cosa, ma allorchè vengono dati al Cristo, avviene il miracolo. Non c’è povertà materiale della chiesa che sia insoddisfacente e non pienamente appagante ogni fame, allorché viene affidata al Cristo.

Non importa quello che si dà, importa dare tutto quello che si ha.

Se non c’è calcolo e risparmio alcuno per se stessi, ogni offerta per la comunità degli eletti viene rivisitata dal Signore e ridistribuita a tutti e a ognuno in una misura sovrabbondante ed eccedente il dono dell’uomo.

Abbiamo nulla o poco da dare agli altri? Diamo tutta la nostra povertà, dopo averla messa nelle mani del Cristo.

Non sazia ciò che noi spezziamo per gli altri, ma ciò che di nostro è spezzato dal Cristo per il bene di tutti.

Nessun sacrificio dell’uomo è per la vita, se non quando è rivisitato e fatto proprio dal sacrificio del Figlio. Non c’è sacrificio dell’uomo senza quello del Figlio e non c’è sacrificio del Figlio senza quello dell’uomo.

La chiesa ha sempre interpretato questi versetti in senso eucaristico.

17 E mangiarono e si saziarono tutti e si raccolse ciò che era avanzato a loro, dodici canestri di pezzi.

Quando si prende dalle mani del Cristo, tutti sono saziati e ne rimane pure: dodici canestri, uno per ogni discepolo.

Ogni discepolo vedrà quello che ha dato a Cristo, non semplicemente in ciò che sazia la chiesa di oggi, ma anche in ciò che rimane per saziare la chiesa di domani.

18 Ed avvenne che mentre lui pregava da solo erano con lui i discepoli

Molte volte la preghiera di Cristo non è accompagnata e seguita da quella degli apostoli, eppure sono con Lui e vicino a Lui, ma non hanno la testa nelle cose del Padre.

e li interrogò dicendo: Chi dicono che io sia le folle?

È Gesù a tenere vivo il senso della fede non soltanto con la sua preghiera al Padre, ma anche con la sua parola all’uomo.

19 Essi allora rispondendo dissero: Giovanni l’immergitore, altri poi Elia, altri ancora che è risuscitato un profeta qualcuno degli antichi.

Non può esserci confronto con il mondo se non si conosce cosa pensa il mondo di Cristo: non tanto in negativo quanto in positivo.

Non tutti pensano male di Gesù. C’è anche chi vede in Lui non semplicemente un profeta, ma un grande profeta.

Non la novità in assoluto, ma la ripresentazione dell’Antico in forma nuova ed attuale. Non l’adempimento di ciò che hanno detto i profeti, ma la riaffermazione della loro parola. Se non c’è diversità tra profeta e profeta, nessuna diversità è trovata in Cristo rispetto agli altri profeti.

Per quanto ce la metta tutta e sia piena di buona volontà, più oltre non può andare la ragione umana.

20 Disse poi a loro: Ma voi chi dite che io sia?

Importa a noi sapere cosa gli altri pensano di Cristo, importa a Cristo sapere cosa noi pensiamo di Lui. La verità non si trova e non va cercata in chi disquisisce su di essa rimanendo “fuori”; va cercata nella chiesa di Cristo. Nessuna cultura, fede, conoscenza dell’uomo è sottoposta a continua verifica da parte della Verità se non nella chiesa che viene da Gesù. Vuoi sapere chi è Cristo?

Interroga l’uomo e sarai da esso confuso, interroga la Sua chiesa ed avrai ogni luce.

Pietro allora rispondendo disse: Il Cristo di Dio!

Pietro risponde per tutti e questa volta il futuro capo della chiesa terrena fa bella figura e dice il vero. Fino a che punto la sua convinzione sia condivisa dagli altri non è detto chiaramente. Se è vero che chi tace acconsente, vien da pensare che anche gli altri siano trovati in sintonia con Pietro.

Gesù dà per scontato, almeno in Luca, che questo sia il sentire dei suoi discepoli.

21 Egli poi avendolo intimato a loro ordinò di non dire queste cose a nessuno 22 dicendo:

Se non si può disubbidire ad un comando del Signore, ancor più quando è preceduto da una intimazione!

Il silenzio non sempre è cosa di poco conto, a volte è assolutamente necessario per il bene di tutti. Perché ancora non si è adempiuto pienamente il mistero di Cristo Figlio di Dio, fatto uomo.

Manca l’epilogo finale, senza il quale è vana qualsiasi proclamazione della gloria di Gesù.

E’ necessario che il figlio dell’uomo soffra molte cose e sia respinto dagli anziani e dai sommi sacerdoti e dagli scribi e sia ucciso e risorga il terzo giorno.

Prima di essere glorificato, il Figlio di Dio deve patire sofferenza ed umiliazione fino alla morte violenta per mano dell’uomo.

Il terzo giorno risorgerà da morte… ed allora nessuna bocca potrà e dovrà rimanere chiusa, ma ogni uomo darà lode all’amore misericordioso di Dio quale si è manifestato nel Figlio suo.

Fino ad allora Gesù deve apparire semplicemente come figlio dell’uomo, uno dei tanti e non fra i primi, ma fra gli ultimi.

Diverso come Dio, è pure diverso come uomo, ma soltanto in relazione alla sua piccolezza, sofferenza ed umiliazione.

Molte cose deve soffrire, perché ogni sofferenza sia in lui portata. Sarà respinto dall’umanità tutta a partire da coloro che contano in questo mondo.

Gli anziani rappresentano la saggezza che è frutto del concretamente vissuto, i sommi sacerdoti l’autorità religiosa che si fa portavoce presso il popolo della volontà di Dio, gli scribi la credibilità di una parola arricchita ed approfondita attraverso l’uso degli strumenti culturali.

Quale spazio resta per la fede in Cristo, se non quella che sarà accreditata dalla sua morte e resurrezione?

Per vincere le potenze di questo mondo bisogna operare ciò che per l’uomo rappresenta l’impossibile in assoluto.

Da che mondo è mondo nessuno è mai risuscitato dai morti, se non Cristo Gesù.

23 Diceva poi a tutti:

certe cose sono dette soltanto ai discepoli, altre sono per tutti.

Se qualcuno vuole venire dietro di me rinneghi se stesso e prenda la sua croce ogni giorno e segua me.

Chi vuol andare dietro a Gesù deve seguire i suoi passi e fare quello che ha fatto Lui, rinnegando se stesso e prendendo ogni giorno la propria croce.

24 Infatti chiunque vuol salvare la sua anima la perderà; chiunque invece  perda la sua anima a causa mia questi la salverà.

Modo di esprimersi curioso: Chi non vorrebbe salvare la propria anima? E come potrebbe essere altrimenti? L’anima rappresenta nell’uomo la parte più nobile, che è destinata a vita eterna. In verità l’anima nella forma da noi posseduta dopo il peccato d’origine, è fatta per la morte.

Nel regno dei cieli avremo un’anima diversa: quella terrena è destinata a perire, perché insanabilmente malvagia e rovinata.

L’uomo stolto, che non comprende la Parola di Dio, si crede giusto e vuol salvare ad ogni costo ciò che è destinato alla perdizione.

25 Cosa giova infatti che l’uomo abbia guadagnato il mondo intero ma avendo perduto se stesso o sofferto danno?

Non è possibile salvare quest’anima se non salvando al contempo il suo ambito e spazio vitale.

Un’anima non rivolta a Dio si riversa sui beni di questo mondo, perché vede nel creato l’unica possibilità di espansione e di crescita. Ma dimentica il fondamento della propria vita e Colui che è creatore di ogni vita. Alla fine, perdendo tutto, perderà anche se stessa: non avrà parte all’eredità dei figli di Dio.

Cerca il tuo Signore, per Lui vivi ed in Lui gioisci. Non bramare le cose della terra: ti saranno tolte e nulla stringerai tra le mani.

26 Chiunque infatti si vergogna di me e delle mie parole di questi il figlio dell’uomo si vergognerà quando verrà nella gloria sua e del Padre e dei santi angeli.

L’esistenza terrena è tempo d’attesa della venuta del Signore.

Nessuna promessa sposa parla male dell’amato suo, ma magnifica la sua bellezza ed esalta la sua bontà. Come potrà il Figlio introdurci nella casa del Padre e presentarci davanti al trono dell’Altissimo, se non ci troverà innamorati di Lui e della Sua parola? Non è gradito al Padre se non colui che è gradito al Figlio e non è gradito al Figlio se non colui che ama la sua Parola.

27 Dico a voi in verità: ci sono alcuni dei qui stanti che non gusteranno affatto la morte finchè vedano il regno di Dio.

La vita eterna non è una semplice promessa per il futuro: già è dato gustare i suoi frutti. Coloro che accolgono il Cristo, “qui stanti”, cioè dal momento che è in atto, sono fatti nuovi.

Finché ci nutriamo del cibo che viene dal Maligno, tutto ha il sapore della morte. Allorché ci nutriamo del Cristo, ci è fatto dono di un gusto diverso: “proviamo” il sapore della vera vita. Ma bisogna perseverare nella fede, fino alla visione del regno di Dio, non con l’amaro in bocca di un attendere senza nulla pregustare, ma con la dolcezza che Cristo ha riversato nei nostri cuori.

28 Avvenne poi che, circa otto giorni dopo queste parole e avendo preso con sé Pietro e Giovanni e Giacomo, salì sul monte a pregare.

Nei momenti più importanti, quando il rapporto con il Padre si fa più intimo e l’opera di salvezza volge verso l’ultima ora, Gesù spesso sale sul monte a pregare, da solo o con i suoi discepoli prediletti: Pietro, Giacomo, Giovanni.

I tre sono presi quasi di forza, come sollevati da terra. ( paralabòn )

Se Cristo non usasse qualche violenza nei confronti dei suoi, nessuno si muoverebbe verso di Lui e con Lui.

29 Ed avvenne che mentre pregava l’aspetto del suo volto diventò altro ed il suo vestito bianco sfolgorante.

Quando la preghiera è vera siamo fatti altri, anche nell’aspetto esteriore. L’espressione del volto è specchio del cuore ed è rivelatrice di ogni cambiamento interiore.

In Gesù non solo il volto, ma anche il vestito appare in una luce nuova. Volto è ciò che ad una persona appartiene in proprio, veste quello che è assunto dal di fuori.

Cristo, figlio di Dio e figlio dell’uomo si manifesta agli apostoli in maniera diversa, in virtù della preghiera che rende attuale ed operante il Lui la volontà del Padre.

Nessuna preghiera dell’uomo può svelare il vero volto di Cristo, se non quella che si unisce alla preghiera dello stesso Cristo.

Entrare nel mistero di Gesù significa innanzitutto entrare nel rapporto che lo lega al Padre, per comprendere quale rapporto gli è dato con l’uomo: gloria di Dio è anche gloria delle sue creature.

30 Ed ecco due uomini parlavano con lui i quali erano Mosè ed Elia, 31 che essendo apparsi nella gloria parlavano del suo esodo, che stava per compiere in Gerusalemme.

Non può esserci anticipazione della gloria futura del Cristo se non in continuità con quella gloria che Dio ha manifestato nei tempi antichi, per bocca dell’uomo.

Mosè è figura della Legge e di tutti i doni che Dio ha dato ad Israele attraverso di essa. La Legge è il pedagogo che conduce a Gesù: non s’intende se non in Lui e per Lui.

Elia è figura della profezia che trova in Cristo il suo fondamento ed il suo fine: non c’è profezia se non in Cristo ed in relazione a Cristo.

La gloria del Figlio è innanzitutto manifestata a coloro che sono vissuti nella speranza della sua venuta: una gloria che è già attuale ed operante nel regno dei cieli. Ma perché Mosè ed Elia che già vedono il volto di Dio, devono apparire e ancora farsi sentire dall’uomo, se non per dire a noi tutti che è giunta l’ora della salvezza?

È l’ultimo clamore della Parola di Dio che, codificata nella Sacra Scrittura, ancora una volta, per l’ultima volta, vuol farsi sentire per bocca dell’uomo.

Non per smentire se stessa ma per confermare Cristo Figlio di Dio e per essere nello stesso tempo da Lui confermata.

Da un lato la gloria che appare ha un aspetto luminoso e gioioso, dall’altro mette in luce un lato oscuro della Parola, non ben inteso dall’uomo e che tuttavia assume ora un aspetto prevalente ed un’importanza prioritaria.

“parlavano del suo esodo, che stava per compiere in Gerusalemme”.

La gloria fa da corona ad un discorso il cui centro è un esodo imminente che Gesù deve compiere in Gerusalemme.

Gesù, Mosè ed Elia sono tutti presi da ciò che è oggetto della loro parola, gli apostoli intendono di sfuggita e sono catturati e distratti dalla gloria che appare.

32 ora Pietro e quelli con lui erano oppressi dal sonno. Avendo però vegliato videro la gloria di lui e i due uomini che stavano con lui.

Se non fosse per la luce che è irradiata dal Cristo gli apostoli sarebbero precipitati in un sonno profondo. Non vegliano dunque per la loro buona volontà, ma semplicemente perché costretti a star svegli dall’intensità della luce, da essa impediti a prendere sonno. Non l’interesse per la Parola li tiene desti, ma lo splendore del Figlio.

Non riescono a seguire la preghiera di Gesù al Padre né la sua conversazione con Mosè ed Elia.

33 Ed avvenne che nel separarsi essi da lui disse Pietro a Gesù: Maestro, è bello che noi siamo qui e facciamo tre tende, una per te e una per Mosè e una per Elia, non sapendo cosa diceva.

Le parole di Pietro sono rivelatrici di un cuore distratto dall’ascolto della Parola, perché tutto preso dalla gloria che appare.

Non solo non ha seguito bene il discorso dei tre, neppure sembra accorgersi che Mosè ed Elia stanno per andarsene.

“è bello che noi siamo qui”. La dimensione estetica della vita alla fine dice sempre l’ultima parola: in definitiva è per essa che si vive.

Pietro è come tutti gli altri uomini: nella sequela di Gesù vede ed intende innanzitutto ciò che piace.

Il sentimento della carne e del sangue cerca di sovrapporsi al sentimento di Dio e di prevalere sulla Sua volontà.

“non sapendo cosa diceva”.

Perché vinto e soggiogato dallo Spirito del Maligno, che fa intendere alla rovescia la Parola di Dio. Non è momento di gloria eterna e di facili entusiasmi: è momento di lotta e di serietà di impegno.

“facciamo tre tende, una per te ed una per Mosè ed una per Elia”…

Come puoi Pietro dividere il Cristo da Mosè e da Elia? Dove c’è la Legge ivi è Gesù e dove c’è profezia ivi è ancora lo stesso Gesù.

Se è assurdo separare Mosè ed Elia, quanto più Gesù da entrambi!

Chi si lascia prendere dai facili entusiasmi non è buon interprete della volontà di Dio.

34 Ora dicendo lui queste cose ci fu una nube ed adombrava essi.

Brusco richiamo di Dio alla realtà, perché camminiamo con i piedi per terra ed intendiamo con retto ascolto.

La nube non offusca la gloria dei tre, semplicemente adombra gli apostoli e pone fine alla visione luminosa.

Ebbero allora paura entrando loro nella nube.

Dalla luce più piena e più gioiosa al buio più pesto e pauroso. Così  la fede dell’uomo, va su e giù, comprende quel che vuol comprendere per ritrovarsi infine di nuovo al buio. Gioia e paura s’alternano nel cuore umano in maniera rapida ed improvvisa. Se non fosse per l’intervento di Dio, ci troveremmo eternamente smarriti e confusi.

35 Ed una voce ci fu dalla nube che diceva: Questi è il figlio mio, l’eletto, ascoltatelo.

È nell’ascolto e solo per l’ascolto della Parola di Dio, così come esce dalla bocca del Figlio, la via di uscita dalle tenebre della vita.

È il solito ritornello del Padre che non deve essere dimenticato.

36 E mentre c’era la voce fu trovato Gesù solo ed essi tacquero

Quando Dio parla ed è ascoltato ed inteso, si trova il solo Gesù. Meglio tacere e custodire nel silenzio un tesoro così grande fino a quando il possesso sarà più sicuro e nessuno potrà togliercelo, ma a tutti sarà dato senza misura.

e a nessuno annunciarono in quei giorni alcuna delle cose che avevano visto.

Quando non c’è certezza della fede e tutto è inteso e visto in maniera vaga e confusa, meglio non dire niente a nessuno e custodire nel proprio cuore fino a nuova luce.

37 Avvenne poi che il giorno seguente essendo scesi dal monte andò incontro a lui una grande folla.

Pochi seguono Gesù allorché sale in alto, molti lo cercano quando scende in basso e si manifesta alla portata di tutti.

38 Ed ecco un uomo dalla folla gridò dicendo: Maestro, ti prego di guardare su mio figlio, poiché è mio unigenito; 39 ed ecco uno spirito lo prende e subito grida e lo scuote con schiuma ed a stento si ritira da lui fiaccandolo. 40 e pregai i tuoi affinché lo cacciassero e non poterono.

Si cerca Gesù per ragioni diverse e non sempre si arriva a lui con la preghiera. In mezzo a tante persone, spinte da semplice curiosità e desiderio di nuovo, c’è anche chi è mosso da motivazioni che toccano da vicino e sulla pelle. E questi non si accontenta di una conoscenza superficiale e formale, ma va subito al sodo e si fa strada fra gli altri e fa sentire la propria voce e grida supplice a Gesù. Non per se stesso, ma per il proprio figlio unigenito, unico tesoro della propria vita ed unica garanzia di una qualche sopravvivenza dopo la morte.

Niente di più angosciante di una morte vista e letta nel proprio figlio unigenito: è la fine di ogni speranza, non solo per questa vita.

La morte può essere intravista non solo per ragioni carnali, ma anche per ragioni spirituali. I sintomi ci sono tutti e non c’è speranza per il futuro, se non in una liberazione miracolosa.

Un male spirituale richiede un medico spirituale, non un ciarlatano ed un cialtrone, ma un vero maestro. Così è visto Gesù da questo padre: non alla stregua di un maestro qualsiasi, uno dei tanti, ma il primo in assoluto.

Al suo confronto anche i discepoli fanno brutta figura. Benché vengano da una scuola di un certo tipo, degna di rispetto e di stima, allorché chiamati in causa nulla hanno potuto operare per la guarigione.

E questo colloca il maestro su di un piano superiore rispetto a tutti gli altri che sono alla sua sequela. Lui e lui solo può guarire dalla malattia, non per un potere dato da pratiche magiche che si possono anche insegnare e trasmettere ad altri, ma per la potenza che esce dalla Sua parola.

I sintomi di questa malattia sono quelli del mal caduco: quasi sicuramente si tratta di una persona che è posseduta dal demonio né più né meno come tutti: non necessariamente si deve pensare ad un particolare e diverso rapporto con il diavolo.

Ma tale era la convinzione del tempo, quando alle malattie si dava un significato puramente spirituale, non conoscendo il loro entroterra psichico.

Per gli antichi la malattia o è di origine materiale o è di origine spirituale.

E questo da un certo punto di vista è vero, ma non dice tutto: va considerata a parte, la malattia psichica che ha caratteristiche proprie e non può essere identificata tout court con la malattia spirituale, così come può apparire ad una cultura ingenua e primitiva.

Al contrario la malattia il più delle volte ha origine organica, rientra in una tipologia materiale. Non comporta necessariamente una diversità spirituale ed un diverso rapporto con il Maligno.

Ma tale era la mentalità di quei tempi e Gesù si adegua per significare attraverso la guarigione della psiche una guarigione che è più propriamente dello spirito.

Una precisazione però va fatta. Mentre siamo chiamati ad una salvezza nello spirito e per lo spirito, per quel che riguarda il nostro corpo e la nostra psiche sono destinati a perire e rimangono segnati da un destino di morte.

Si può vivere nello Spirito anche se si è malati nella psiche. Né si può pretendere che colui che è venuto a salvare il nostro spirito debba salvare anche un’anima che è destinata a perire. Vivi nello spirito e porterai diversamente la tua malattia sia fisica sia psicofisica! Non tutti i malati psichici, anzi pochi o forse molto pochi, sono liberati dal loro male: a tutti però è offerta la guarigione dello spirito.

Anche un pregiudizio umano può diventare in Gesù e per Gesù uno strumento ed un’occasione di insegnamento.

39 ed ecco uno spirito lo prende e subito grida e lo scuote con schiuma ed a stento si ritira da lui fiaccandolo. 40 e pregai i tuoi affinché lo cacciassero e non poterono.

L’uomo è fatto per essere posseduto ed inabitato dallo Spirito Santo.

Se le cose stanno diversamente, è preso di forza da un altro spirito che è quello del Diavolo. Allora non sale al cielo l’inno di lode al Signore, ma subito è riversato sulla terra un grido di maledizione, nemico di Dio.

Il fremito dell’amore lascia il posto al gemito della passione che percorre l’uomo in tutto il suo corpo, fino ad uscirgli dalla bocca in maniera traboccante e ripugnante. E non è poi così facile trovare momenti di liberazione, se non con grande fatica e dispendio di energie. La vittoria, se pur  momentanea, è sempre pagata a caro prezzo e non è mai definitiva  e reale e trova il cuore stanco e fiacco.

Facendo propria la mentalità del tempo, Cristo ci mostra quale liberazione dal Maligno sia data a coloro che si affidano alla potenza della Sua parola.

Ciò che è detto ed operato per un “indemoniato”, è detto ed operato per ognuno di noi, in quanto tutti siamo posseduti dal Diavolo.

Riguardo al fatto che non ne abbiamo sentore e peggio ancora un sentore sbagliato, che riversa sugli altri ciò che innanzitutto interessa il nostro spirito… in questo dobbiamo essere convertiti.

Altro che caccia agli esorcisti di professione. Chiedi al Signore che guarisca il tuo cuore e che ti liberi dalla mentalità di questo mondo.

Non gettare su dei poveri malati psichici il fardello e l’onta di una colpa che innanzitutto è tua e nostra. Chiedi per loro amore, pace e serenità: accetta la diversità mentale senza pretesa di cambiamento alcuno. Se a Dio piacciono così, perché tu giudichi e rifiuti? Se non riesci a comunicare secondo le categorie dell’anima, cerca di comunicare attraverso le categorie dello Spirito. Nessuno è escluso da esso. Il muro che non può valicare la nostra ragione è superato e scavalcato dallo Spirito Santo.

Quando non sai cosa dire, cosa fare… allora metti in discussione te stesso e non colui che alla miopia dei tuoi occhi appare diverso. Scuola dura, quella della malattia mentale. Eppure il Signore è presente e vuole essere compreso anche in essa e da essa; a volte, come nel brano in questione, soltanto a partire da essa.

41 Rispondendo allora Gesù disse: O generazione incredula e contorta,

Altro che dramma della malattia mentale! C’è di più e di peggio e non a livello del singolo o di qualche singolo, ma a livello di massa e di totalità del genere umano. L’incredulità manifesta, presunta o reale, di un indemoniato è poca cosa in confronto alla incredulità nascosta di un’intera  generazione.

Qui vedete l’opera del Maligno e non la vedete nel vostro cuore?

fino a quando sarò presso di voi e vi sopporterò?

Credete di portare chissà quale pazienza? E non comprendete quanta pazienza ha Dio verso di voi? Non ce la fate più? Anche il Figlio di Dio è sull’orlo di un crollo!

Conduci qui tuo figlio.

Non è detto al padre dell’indemoniato, è detto a tutta questa “generazione incredula e perversa”.

Conduci da me l’uomo che hai partorito con il tuo peccato, ed avrai un figlio della salvezza!

42 Ora stava ancora lui avvicinandosi che il demonio lo agitò e lo contorse convulsamente.

La vicinanza di Cristo non è gradita al demonio.

Quando le distanze si accorciano, subito il diavolo dà segni di intolleranza e di fastidio. Il cuore è turbato e sconvolto nelle proprie certezze. Le ambiguità e le contraddizioni che ci portiamo dentro vengono in superficie e saltano fuori. Il nostro essere non è poi così pacifico e diritto, ma appare assai scosso e contorto.

Allora Gesù sgridò lo spirito impuro e il fanciullo fu risanato e lo consegnò a suo padre.

Non basta una semplice parola per cacciare il demonio: c’è bisogno della Parola del Cristo, allorchè è detta e sentita nella forma del comandamento.

Non semplicemente sussurrata e suggerita, ma gridata con tutto il fiato: potente nella forma, solo perché potentemente fondata in Dio.

Quando la Parola di Gesù può arrivare al bersaglio, la vita è fatta nuova e nuovi siamo consegnati al Padre nostro.

43 Ora tutti erano stupefatti per la magnificenza di Dio.

L’opera del Cristo esalta la magnificenza di Dio. Non c’è opera del Figlio che non sia per la gloria del Padre, come non c’è opera del Padre che non sia per la gloria del Figlio.

44 Ora essendo tutti meravigliati per tutte le cose che faceva disse ai suoi discepoli:

L’opera di Dio suscita meraviglia, quando è conforme alle aspettative umane. Ma quando va contro quello che piace alla carne ed al sangue che cosa ne sarà di questa meraviglia? Nell’imminenza della croce Gesù non è poi tanto entusiasta di questo stupore delle masse: preferisce pensare ai suoi. Con quale meraviglia i discepoli accoglieranno il sacrificio che il Figlio dell’uomo sta per affrontare? Con gratitudine ed intelligenza dell’amore del Padre o con lo scandalo e l’abbandono?

Mettete voi nei vostri orecchi queste parole:

Mettere nelle orecchie è qualcosa di più di un semplice ascoltare.

Si mette qualcosa dentro perché non esca fuori e rimanga ben custodito e conservato. La nostra intelligenza in ogni momento deve attingere al deposito della Parola divina, anche se ci appare oscura e non immediatamente comprensibile. Non dobbiamo ricordare soltanto la Parola che piace, ma anche quella che non piace e di cui faremmo volentieri a meno.

il figlio dell’uomo infatti sta per essere consegnato nelle mani degli uomini.

Espressione dura e lapidaria: nessuna spiegazione riguardo al come e al perché. Ciò che è dato per certo è l’imminenza dell’ora.

45 Ma essi non comprendevano questa parola ed era nascosta da loro affinché non la intendessero

Nessuna meraviglia che gli apostoli non comprendano questa parola: benché detta, è nascosta alla loro intelligenza, benché entrata nelle orecchie, non è intesa.

ed avevano paura di interrogarlo circa questa parola.

Si ricorda ciò che piace, ma si ricorda anche quello che fa paura.

Gli apostoli dimostrano di aver messo nelle orecchie, ma non hanno nessuna voglia di meglio comprendere e si guardano bene dal chiedere spiegazioni. Al contrario danno subito avvio ad una manovra diversiva, per ammorbidire quello che hanno ascoltato e per indurre Gesù a pensieri diversi, più in sintonia con le aspettative del loro cuore.

46 Entrò poi una questione fra loro: Chi fosse maggiore di loro.

Gesù vuol affrontare un discorso di umiliazione sua da parte di quelli che sono fuori dalla comunità degli eletti, gli apostoli cercano l’esaltazione e la grandezza. Innanzitutto  di fronte al mondo. Può mai esserci qualcuno più grande di loro che sono alla sequela di Cristo?

47 Allora Gesù conoscendo la questione del loro cuore, avendo preso un bambino lo pose presso di sé

48 e disse a loro: Chiunque accolga questo bambino nel mio nome, accoglie me; e chiunque accolga me, accoglie colui che ha inviato me;

Non c’è segreto del cuore che non sia conosciuto dal Signore e che non trovi adeguata risposta e correzione. Non ci può essere problema di grandezza o meno dell’uomo se non in relazione a ciò che è gradito al Figlio di Dio. Nessuno può stare accanto a Gesù, se non colui che è piccolo agli occhi del mondo.

Piccoli si può essere nonostante la propria volontà.

Non è questa la piccolezza che interessa a Dio. Gradita a Dio è la piccolezza liberamente accolta e portata in Cristo e davanti a Cristo, così come da Lui presentata e proposta. Una piccolezza posta in mezzo di forza e di prepotenza, avendo preso… senza chiedere il parere dell’uomo.

Secondo la carne si nasce bambini, secondo lo Spirito bisogna essere fatti bambini, mediante una rinascita ed un lavacro.

Chiunque dunque accoglie “questo bambino” così come dato ed offerto da Cristo, come al centro della vita, questi accoglie il Figlio e chi accoglie il Figlio accoglie il Padre che l’ha mandato.

Quando ci è chiaro quale uomo è gradito al Figlio ed al Padre, allora si può parlare di grandezza.

infatti colui che è più piccolo in tutti voi questi è grande.

Grande nella comunità degli eletti è quell’uomo che agli occhi vostri appare più piccolo. Espressione pregna di significato che è diversamente intesa.

La Volgata traduce: “infatti colui che è più piccolo fra tutti voi questi è più grande”.

Al primo comparativo ( colui che è più piccolo ) ne aggiunge un altro ( questi è più grande ) che non è presente nell’originale greco.

Gesù porta il problema della grandezza alla sua reale dimensione. Non c’è grandezza se non in relazione a quella che Dio gradisce in noi e per noi.

Non importa quale uomo nella comunità degli eletti sia più grande, ma quale uomo sia tale in ognuno di noi. Non quello carnale, ma quello spirituale, non quello che appare grande agli occhi nostri, ma quello che appare piccolo.

Non il più piccolo di tutti voi ( potreste essere anche tutti grandi ), ma colui che è più piccolo in voi tutti ( in ognuno di voi ). Nel tentativo di portare chiarezza la Volgata introduce dei cambiamenti nel testo che non rendono pienamente giustizia al significato della Parola. Così ad esempio “fra tutti voi” è una forzatura rispetto al “in tutti voi” del testo greco.

Non si tratta affatto di un secondo termine di paragone, ma di un complemento di luogo.

Non ha senso poi tradurre “grande” con il comparativo “più grande”.

In ognuno di noi non esistono affatto due uomini grandi, di cui l’uno è più grande: uno solo è grande e gradito a Dio, l’altro grande non è.

Se qualcuno vuol intendere banalmente che Gesù dà una risposta secondo la logica non illuminata della domanda, spieghi perché dice semplicemente “grande” e non “più grande”.

Gli apostoli avevano chiesto “ chi di loro fosse maggiore”, in una forma grammaticale non chiara, con uso del comparativo invece del superlativo.

Gesù, ben comprendendo il senso della domanda, vuol portare luce nel cuore dei discepoli.

Intende per il verso sbagliato una domanda mal formulata, per dare una risposta giusta. Non ha senso chiedersi chi è  più grande dei discepoli, oppure chi è il più grande fra i discepoli, ma quale uomo è grande in ogni discepolo.

Qualche esegeta ipotizza addirittura che il comparativo sia usato in luogo del superlativo. Il testo è così tradotto:… “poiché colui che è il più piccolo tra voi, questi è il più grande.”

Ma il testo originale dice semplicemente “grande” e la Volgata intende tutto al comparativo “qui minor… hic maior”.

Il più grande ed il più bello tra i figli dell’uomo è Gesù solo.

Quale senso parlare di un altro più grande? E per di più per bocca dello stesso Cristo? A meno che tu intenda quella piccolezza che è in ognuno di noi, fatta grande da Colui che unicamente è grande.

49 Rispondendo allora Giovanni disse: Maestro, abbiamo visto uno che caccia i demoni nel tuo nome e lo impedivamo a lui, perché non segue con noi. 50 Gli disse allora Gesù: Non impedite: infatti chi non è contro di voi, è per voi.

Quando si tratta di piccolezza e di umiliazione gli apostoli fanno fatica a capire. Quale risposta alle parole di Gesù? Tirano in ballo un fatto passato. “Un tale cacciava i demoni in tuo nome e glielo abbiamo impedito, perché non segue con noi”. Va affermata l’autorità e l’importanza di una chiesa riconosciuta ed accresciuta, non per dare lode a Dio insieme con tutti gli uomini che vivono per Lui, ma per affermare un nostro primato.

Quando nulla si vuol concedere agli altri, neppure se ce la mettono tutta e ci sono segni evidenti della grazia, allora veramente non c’è l’umiltà gradita a Dio. Centro della chiesa non è più Cristo, ma l’io che si esalta in Cristo, non per tutti e per ognuno, ma solo per se stesso.

Il richiamo di Gesù è brusco e lapidario. “Non impedite: infatti chi non è contro di voi è per voi”.

Quando non c’è ostilità nei confronti della chiesa, quando qualcuno ci arriva da solo, se pur non ha ancora compreso l’importanza di una comunione ecclesiale, non bisogna assumere atteggiamenti stroncanti, ingiustificati.

Il giudizio è sempre in relazione a Cristo, non al nostro seguire Cristo.

Quelli che credono in Gesù non sono obbligati a portare avanti una sequela che segua i nostri passi.

Per quel che ci riguarda dobbiamo accogliere ogni fede che sia fondata in Gesù, allorché ci sono i segni della sua potenza.

Beninteso che cacciare i demoni in senso evangelico non ha nulla a che vedere con le pratiche esorcistiche: indica semplicemente il potere dato da Cristo a tutti coloro che lo seguono, se pure in misura diversa, di liberare l’uomo dal Maligno, a cominciare da se stessi.

Si può anche intendere che questo tale non esprima tanto un reale potere sul Satana, quanto una volontà di scacciare il Satana. Non va impedito e scoraggiato; va confortato ed illuminato.

Qualsiasi desiderio sincero in Cristo e per Cristo deve essere accolto ed incanalato in senso giusto.

51 Avvenne poi nel compiersi i giorni della sua assunzione ed egli indurì il volto per andare a Gerusalemme.

Si indurisce il volto quando si incontra ostilità da parte degli altri e quando si deve affrontare una situazione difficile… quasi per fare coraggio a se stessi. Nell’imminenza del suo sacrificio a Gerusalemme, Cristo manifesta nel volto una tensione che non può sfuggire all’attenzione degli apostoli. Non è l’ora di facili entusiasmi e di abbandono a sogni di gloria: bisogna fare la volontà del Padre anche se costa molto.

52 E inviò dei messaggeri davanti al suo volto.

Fatto strano e curioso: Gesù non affronta direttamente le persone, ma manda avanti i suoi discepoli, perché preparino gli animi per Lui.

In situazioni normali tutto questo sarebbe superfluo, ma è proprio l’eccezionalità del momento che richiede un sostegno da parte dei discepoli. Non per Gesù, ma per coloro che devono affrontare il Suo volto fattosi duro. Un confronto senza preavviso con un condannato a morte può turbare le coscienze: meglio preparare i cuori.

Ed essendo andati entrarono in un villaggio di samaritani per preparare per lui.

I messaggeri ubbidiscono al comando di Gesù: entrano in un villaggio di samaritani e fanno del loro meglio perché Cristo sia accolto.

53 E non lo accolsero, perché il suo volto era andante a Gerusalemme.

Nonostante la buona volontà e l’impegno da parte degli inviati, quando si tratta di un Dio che sta andando verso la morte, nessuno vuol saperne.

Allorché Cristo manifesta un volto destinato alla croce, tutti voltano le spalle e la storia è già chiusa.

Quello che si deve dire non interessa e non si vuole sapere. Non piacciono gli uomini con la faccia da funerale: gli uomini vogliono una gioia pronta, anche se ingiustificata e destinata a perire.

54 Avendo visto ora i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: Signore, vuoi che diciamo che un fuoco scenda dal cielo e li consumi?

Giacomo e Giovanni si fanno interpreti del sentimento di sdegno che entra nella comunità degli eletti, ogni volta che Gesù viene rifiutato.

Se Cristo dà il suo benestare, è proprio il caso di invocare fuoco dal cielo, perché divori persone di tal fatta.

55 Allora essendosi voltato li rimproverò.

Rimprovero semplice, che non ha bisogno di spiegazione: gli apostoli sono in grado di comprendere quanto sia contrario alla volontà di Dio cedere all’ira ed al sentimento di vendetta.

56 Ed andarono verso un altro villaggio.

Cacciati e rifiutati da una città si va in un’altra: è la consuetudine e la regola.

57 E mentre andavano nella via qualcuno disse a lui: Ti seguirò dovunque tu vada.

Durante questo pellegrinaggio terreno la comunità degli eletti è destinata ad ingrossare le sue fila per i nuovi entrati. Non tutti quelli che chiedono di entrare sono però consapevoli del valore e della portata di una sequela.

Qualcuno è spinto da un entusiasmo superficiale, che molto promette senza conoscere il prezzo che si deve realmente pagare. Gesù non ama prendere al volo tutti quelli che abboccano all’amo. Se questo è lo spirito di molti ministri della chiesa, non è quello di Cristo.

58 E Gesù gli disse: Le volpi hanno delle tane e gli uccelli del cielo nidi, ma il figlio dell’uomo non ha dove posare il capo.

Chi si mette alla sequela di Gesù deve innanzitutto sapere che è chiamato a vivere come lui. In niente ed in nessuno il figlio di Dio vuol posare il proprio capo, se non nel Padre che è nei cieli.

Non è concesso dunque avere tane come le volpi.

Volpi sono gli uomini che vivendo di caccia e sapendo di essere a loro volta cacciati, sanno mettere a frutto la propria astuzia, creando a se stessi luoghi sicuri di rifugio. Non così il Figlio di Dio: cacciatore di anime non ama i nascondigli creati dall’uomo, ma tutto vuol operare alla luce del sole.

Uccelli sono gli uomini che possono osare più degli altri perché capaci di prendere il volo e di mettere al sicuro la propria vita in luoghi inaccessibili.

Non così il Figlio di Dio: Signore del cielo e della terra pone ogni propria speranza ed ogni rifugio soltanto in Dio Padre. Chi confida nella propria intelligenza, nelle proprie energie ed in qualsiasi altra risorsa umana non è fatto per la sequela di Cristo.

59 Disse poi ad un altro: Seguimi!

Questa volta non è l’uomo che offre di mettersi alla sequela di Gesù, ma è Gesù che chiama e comanda di essere seguito.

Se Cristo diffida delle persone troppo generose che si offrono a Lui, non è detto che, allorché la sequela parte da un suo comando, le cose vadano necessariamente meglio.

Nel primo caso una generosità ed una prontezza eccessive per essere credute e date per vere, adesso una incertezza ed una prudenza ingiustificate.

Egli allora disse: Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre.

Non è rifiutata una sequela, ma i tempi ed i modi imposti dal Cristo.

Non c’è solo la voce della chiamata, c’è anche la voce del buon senso e di una coscienza assennata che suggerisce di adempiere prima al precetto divino. Che senso ha seguire Gesù e nel contempo abbandonare i propri genitori che hanno bisogno di aiuto? Prima si deve osservare il comandamento di Dio, “onora il padre e la madre”.

Allorché la Legge è adempiuta si segue Gesù nello spirito dell’unica e medesima Legge.

60 Disse allora a lui: Lascia che i morti seppelliscano i loro morti, tu invece essendo andato annuncia il regno di Dio.

Espressione dura che non lascia spazio ad equivoci. Lascia che i morti nello spirito seppelliscano i loro morti nella carne, tu invece, “essendo andato”, avendo cioè intrapreso con Gesù la via della vita e della salvezza, annuncia il regno di Dio.

Se abbiamo un debito verso l’uomo è quello dell’annuncio del Vangelo: non siamo tenuti a seguire nel loro cammino terreno quelli che sono morti nello spirito, neppure se si tratta dei nostri genitori.

61 Disse poi anche un altro: Seguirò te, Signore: prima però permetti a me di dire addio a quelli nella mia casa.

Questa volta c’è una generosità più grande: una volontà di seguire Gesù che si propone da sola, ma non in maniera incondizionata. Si è disposti a seguire Cristo, ma si chiede che sia lasciato un minimo spazio agli affetti umani. Almeno sia concesso un ultimo saluto ed una spiegazione ai propri familiari. Qualche obbligo verso la famiglia deve pur essere assolto, almeno un congedo nella pace e nella concordia.

62 Disse allora a lui Gesù: Nessuno avendo posto la mano sull’aratro e guardante alle cose che sono dietro è adatto al regno di Dio.

Allorché si deve arare un campo, perché possa germinare il seme di una vita nuova è assolutamente fuori luogo una preoccupazione o una semplice attenzione per quello che lasciamo dietro.

Non sempre il tempo è opportuno: quando è dato dobbiamo tenere lo sguardo fisso all’autore della nostra salvezza: diversamente tutto andrà storto e non saremo trovati idonei per il regno dei cieli.