Vangelo di Luca cap3

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                                                Luca 3

Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, essendo governatore della Giudea Ponzio Pilato, ed essendo tetrarca della Galilea Erode, Filippo poi suo fratello essendo tetrarca Dell’Iturea e della regione della Traconitide, e essendo tetrarca Litania dell’Abilene, 2 sotto il sommo sacerdozio di Anna e Caifa, fu la parola di Dio su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto. 3 E andò in tutta la regione circostante il Giordano, annunciando un’immersione di conversione per la remissione dei peccati, 4 come è scritto nel libro delle parole del profeta Isaia: Voce di gridante nel deserto: preparate la via del Signore, fate dritti i suoi sentieri; 5 ogni burrone sarà riempito e ogni monte e colle sarà abbassato, e saranno le cose tortuose in diritta via e le vie scabrose in vie piane; 6 e vedrà ogni carne la salvezza di Dio. 7 Diceva dunque alle folli uscenti per essere immerse da lui: Razza di vipere, chi vi ha mostrato a fuggire dall’imminente ira? 8 Fate dunque frutti degni di conversione e non cominciate a dire fra voi stessi: padre abbiamo Abramo. Vi dico infatti che Dio può da queste pietre suscitare figli ad Abramo. 9 Già poi anche la scure è posta presso la radice degli alberi; dunque ogni albero che non fa frutto buono sarà tagliato e sarà gettato nel fuoco. 10 E lo interrogavano le folle dicendo: Cosa facciamo? 11 Rispondendo allora diceva a loro. Chi ha due tuniche ne faccia parte a chi non ne ha, e chi ha dei cibi faccia similmente. 12 Vennero poi anche dei pubblicani per essere immersi e gli dissero: Maestro, cosa facciamo? 13 Egli allora disse a loro: Niente più di ciò che è stato ordinato a voi fate. 14 Lo interrogavano poi anche dei prestanti servizio militare dicendo: Cosa facciamo anche noi? E disse a loro: Nessuno minacciate né denunciate e contentatevi delle vostre paghe. 15 Ora aspettando il popolo e riflettendo tutti nei loro cuori a proposito di Giovanni, se non fosse lui il Cristo, 16 rispose Giovanni dicendo a tutti: Io certo vi immergo in acqua , viene però il più forte di me del quale non sono degno di sciogliere i lacci dei suoi sandali. Egli vi immergerà in Spirito santo e fuoco; 17 del quale il ventilabro nella sua mano per purificare la sua aia e raccogliere il grano nel suo granaio, la pula invece brucerà con fuoco inestinguibile. 18 Con molte cose così dunque e con altre esortando annunciava la buona notizia al popolo. 19 Ma Erode il tetrarca, rimproverato da lui a motivo di Erodiade, la moglie di suo fratello e a motivo di tutte le cose cattive che aveva fatto, Erode, 20 aggiunse anche questa su tutte e rinchiuse Giovanni in prigione. 21 Avvenne poi nell’essere immerso tutto il popolo anche Gesù essendo stato battezzato e pregando si aprì il cielo 22 e discese lo Spirito santo in forma corporea come colomba su di lui, ed una voce dal cielo ci fu: Tu sei il figlio mio l’amato, in te mi sono compiaciuto. 23 e Gesù cominciante aveva circa trenta anni, essendo figlio, come si riteneva, di Giuseppe, di Eli, di Mattat, di Levi, di Melchi, di Dannai, di Giuseppe, di Amos, di Nahum, di Maat, di Mattatia, di Semein, di Iosek, di Ioda, 27 di Ioanan, di Resa, di Zorobabel, di Salatile, di Neri, 28 di Melchi, di Addi, di Kosam, di Elmadian, di Er, 29 di Iesu, , di Eliezer, di Iorim, di Mattat, di Levi, 30 di Simeone, di Giuda, di Giuseppe, di Ionam, di Eliakim, 31 di Melea, di Menna, di Mattatà, di Natam, di Davide, 32 di Isai, di Iobed, di Booz, di Sala, di Naasson, 33 di Aminadab, di Admin, di Arni, di Esrom, di Fares, di Giuda, 34 di Giacobbe, di Isacco, di Abramo, di Tara, di Nachor, 35 di Seruch, di Ragan, di Falek, di Eber, di Sala, 36 di Kainam, di Arfaxad, di Sem, di Noè, di Lamech, 37 di Maturala, di Enoch, di Iared, di Maleleel, di Kainam, 38 di Enos, di Set, di Adamo, di Dio.

 

 

1 Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, essendo governatore della Giudea Ponzio Pilato, ed essendo tetrarca della Galilea Erode, Filippo poi suo fratello essendo tetrarca Dell’Iturea e della regione della Traconitide, e essendo tetrarca Litania dell’Abilene, 2 sotto il sommo sacerdozio di Anna e Caifa, fu la parola di Dio su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto.

Ciò che è unicamente rilevante deve avere una collocazione storica chiara e precisa: la parola che viene dal cielo va distinta da qualsiasi altra parola che viene dall’uomo. Entra di diritto nella memoria collettiva del popolo di Dio, come ciò che non deve e non può essere dimenticato, in quanto sorgente della vita ed inizio di una nuova vita. 

Una datazione storica così precisa e puntuale per dire cosa? Che la Parola di Dio viene fatta, ovvero trova lo spazio in cui operare in un uomo, figlio di un altro uomo.

Tutto questo non avrebbe in sé nulla di singolare e di diverso rispetto all’Antica profezia se non fosse per il fatto che la Parola già si è fatta carne in Gesù, Figlio di Dio.

Non basta dunque la semplice nascita del Salvatore alla luce di questo mondo perché sia segnato l’ingresso in un’altra era della storia. Prima deve avvenire la Sua manifestazione e la Sua glorificazione attraverso la morte e la resurrezione. E non c’è esaltazione ultima del Figlio di Dio se prima non c’è l’ultima esaltazione della parola che è fatta nell’uomo, per mezzo dell’uomo. Giovanni segna la fine della Parola che  opera nei profeti e attraverso i profeti ed apre la via alla Parola che opera nel Cristo, Figlio di Dio.

E’ un punto di passaggio assolutamente necessario ed una svolta della storia che non può avvenire diversamente se non nello Spirito del patto Antico, per preannunciare e lasciare spazio alla Nuova Alleanza. Una datazione storica così precisa ed accurata non ci è data da Luca neppure per la nascita di Gesù. Il momento di svolta decisivo per la storia  non è segnato dalla nascita del Salvatore, quanto dalla sua manifestazione al mondo. E non ci può essere una manifestazione improvvisata di Colui che è stato preannunciato dai profeti, attesa delle genti e gloria di Israele.

fu la parola di Dio su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto. Ancora una volta Dio si serve dell’uomo per preparare i cuori alla venuta del Figlio: l’ultima volta, ma anche la più forte e la più incisiva. E questo non potrebbe avvenire se a Giovanni non fosse dato dal cielo un potere di purificazione dei cuori attraverso un’immersione in acqua che rende più graditi e più accetti a Dio. E’ un passaggio obbligato senza il quale non si va a Cristo. Si può scavalcare Giovanni, non l’opera di Giovanni, e ciò che da esso è annunciato: la necessità di una conversione a Dio, che è innanzitutto confessione del proprio peccato.

3 E andò in tutta la regione circostante il Giordano, annunciando un’immersione di conversione per la remissione dei peccati,

Se la parola viene colta nel silenzio della solitudine, non può rimanere nel deserto, ma è data per essere annunciata e proclamata a tutto Israele.

Giovanni abbandona il deserto e porta l’annuncio al popolo di Dio.

4 come è scritto nel libro delle parole del profeta Isaia:

La venuta di un profeta è profetizzata da un altro profeta. Fatto singolare anche questo, che fa risaltare un ruolo unico ed esclusivo di Giovanni: non dell’uomo , ma della parola che gli è affidata dal cielo. Giovanni è destinato a passare come ogni mortale, ma il suo messaggio in quanto preparatorio alla venuta del Cristo rimane per il tempo dell’umanità.

Voce di gridante nel deserto:

Non l’uomo Giovanni ha rilevanza, ma ciò che è detto da Dio per bocca sua. Egli è semplice strumento, voce del Signore. Se senti questa voce e ti chiedi di chi è, sappi che viene da Dio e non dall’uomo. E’ la voce che ti chiama a penitenza ed al ravvedimento: non è semplice riflesso del tuo io, ma è il Signore che si fa presente al tuo cuore, per dirti  che è tempo di cambiare vita e di fare spazio al Salvatore. La perenne attualità di Giovanni è data dalla sua voce. Unica perché rimanda all’unico Dio, diversa perché entra diversamente nel cuore dell’uomo: è il richiamo dal cielo perché facciamo nostro il Salvatore. Perché mai questa voce va gridando nel deserto? Perché viene trovata e sentita soltanto dalla vita che si sente diserta da Dio e non trova più spazio per sé in questo mondo. Quando l’uomo è sazio dei beni terreni ed è intento a costruire il proprio destino, non ha capacità di ascolto: è distratto e distolto da altre voci.

preparate la via del Signore, fate dritti i suoi sentieri; 5 ogni burrone sarà riempito e ogni monte e colle sarà abbassato, e saranno le cose tortuose in diritta via e le vie scabrose in vie piane; 6 e vedrà ogni carne la salvezza di Dio.

In poche parole l’annuncio della salvezza: il manifesto della sua venuta.

preparate la via del Signore,

Il Signore non entra nel cuore per una qualsiasi strada, ma soltanto per quella che è da noi lasciata libera e preparata per il suo ingresso. Nessuno si illuda di una salvezza data contro noi e nonostante noi. Se non c’è desiderio del Salvatore, se non c’è tensione e preparazione per la Sua venuta, nulla accadrà di nuovo: moriremo nel nostro peccato.

fate dritti i suoi sentieri

Non ci è chiesto di creare altri sentieri: le vie sono già state tracciate e segnate in noi dal Signore. Una stessa via può condurre alla morte, ma anche alla vita. Basta considerarla e trattarla in maniera diversa: dobbiamo strapparla al Satana e metterla nelle mani di Dio

Nessun sentiero può essere raddrizzato se non in riferimento alla sua meta. Non basta prendere coscienza della vita, bisogna anche chiedersi qual è il suo fine e dove andiamo a finire.

Diversamente è impossibile preparare un tracciato in linea retta. L’uomo continuerà a girare sui soliti passi e a procedere come in un circolo vizioso, dove alla fine ci si trova ancora al punto di partenza. Se veramente ti interessa il Signore comincia a mettere chiarezza nei sentieri da lui battuti: non in quelli della carne, ma in quelli del cuore. Vuoi Dio? Preparagli una via libera da ingombri ed il più breve possibile. Quando gli ostacoli sono troppi e si va per le lunghe, c’è il rischio che anche il Signore sia perduto per strada.

5 ogni burrone sarà riempito e ogni monte e colle sarà abbassato, e saranno le cose tortuose in diritta via e le vie scabrose in vie piane; 6 e vedrà ogni carne la salvezza di Dio.

La salvezza è un problema nostro solo a metà. Quando noi avremo fatto la nostra parte, Dio farà la Sua. In questa preparazione della via ci può essere anche qualcosa di impossibile per le nostre forze. Niente paura, ci penserà il Signore! Dove non arriviamo noi, arriverà Lui. Qualsiasi grande costruttore di strade si spaventa di fronte alla difficoltà rappresentata da un burrone o da una montagna. Se dovessimo fare tutto noi, avremmo ragione di scoraggiarci. Il Signore stesso provvederà a colmare  ogni burrone e a spianare ogni montagna: non ci sarà più intralcio alcuno per la Sua venuta. Quando si tratta di colmare e di spianare nella vita, chi meglio del Signore?

saranno le cose tortuose in diritta via e le vie scabrose in vie piane;

Per la tua volontà e per l’aiuto di Dio, l’impossibile sarà possibile: le vie storte diventeranno dritte e quelle scabrose, piane.

6 e vedrà ogni carne la salvezza di Dio.

La salvezza è per tutti gli uomini: dipende da tutti e da ognuno volerla e cercarla.

Come annuncio della venuta del Salvatore ad un popolo eletto, niente di più provocatorio. Qualsiasi diversità e posizione di privilegio è da subito bandita ed esclusa. Se il discorso urta quanto alla sostanza, non da meno per quel che riguarda i modi.

7 Diceva dunque alle folli uscenti per essere immerse da lui: Razza di vipere, chi vi ha mostrato a fuggire dall’imminente ira?

Sono lontani i tempi in cui Israele era considerato e trattato come il piccolo del Signore. Il bambino è cresciuto e, a detta di Giovanni, non bene. E’ l’ora di un richiamo forte e perentorio a cui nulla è lecito contraddire.

L’amore vero conosce atteggiamenti di grande tenerezza, ma, quando c’è bisogno, sa imporsi in maniera forte e parla in maniera dura. Queste folle, che sono uscite dalla vita vecchia per andare incontro alla novità, trovano un’accoglienza che non è certo delle più allettanti.

Razza di vipere… Bella considerazione per chi ha fatto un passo molto difficile nella propria vita! In quanto alla stima non va meglio.

chi vi ha mostrato a fuggire dall’imminente ira?

“Se pensate di cavarvela con così poco, vi sbagliate di grosso. Non si va al Signore semplicemente per timore della sua ira e di un castigo dal cielo. Se sono questi i frutti della Legge, c’è poco da stare allegri. Scopo della Legge è quello di far nascere l’amore a Dio, non semplicemente il timore per il suo castigo”.

8 Fate dunque frutti degni di conversione

Il Signore vuole frutti veri di conversione. Frutto vero di conversione è tutto ciò che manifesta un desiderio di cambiamento e di rinnovamento del cuore in rapporto a Dio.

e non cominciate a dire fra voi stessi: padre abbiamo Abramo.

Non è sufficiente rivendicare la propria appartenenza al popolo eletto e presumere di una diversità che è stata semplicemente promessa, ma non ancora data.

Vi dico infatti che Dio può da queste pietre suscitare figli ad Abramo.

Anche dalle zucche dure come le pietre Dio può far saltare fuori dei figli di Abramo. Quale dunque il vostro merito e quale il vanto?

9 Già poi anche la scure è posta presso la radice degli alberi; dunque ogni albero che non fa frutto buono sarà tagliato e sarà gettato nel fuoco.

L’imminenza della salvezza è anche imminenza di un giudizio di condanna. Così non si può  andare avanti. O si passa dalla parte del Signore o si viene recisi dalla vita. Non è più tollerata l’ambiguità del cuore che illude se stesso di essere gradito a Dio e nel contempo ripone la propria gioia in altro ed in altri. I tempi della legge stanno per concludersi: ora si fa la verifica per vedere quale maturità avete acquisito: se siete degni di Cristo o di essere da Lui riprovati.

10 E lo interrogavano le folle dicendo: Cosa facciamo?

Quando i cuori sono duri il discorso è difficile. “Se abbiamo sbagliato tutto nell’osservanza della Legge, dicci tu, allora, Giovanni, cosa dobbiamo fare di più e di diverso”.

11 Rispondendo allora diceva a loro. Chi ha due tuniche ne faccia parte a chi non ne ha, e chi ha dei cibi faccia similmente.

Per quel che riguarda il fare, nulla di nuovo, rispetto a quanto già scritto nella Legge. Siamo chiamati ad un rinnovamento della  coscienza, non riguardo al nostro operare, ma riguardo al nostro essere. Chi osserva la Legge perseveri in questa osservanza. Non è questo che vi viene rimproverato dal cielo. Vi è chiesto di nuovo e di più un’adesione piena e totale al Signore ed al suo piano di salvezza. Vi è chiesto di prendere coscienza del vostro stato di lontananza da Dio e di confessare umilmente il vostro peccato. Se perseverate nell’illusione di una vostra giustizia,  non potete conoscere quella vera che sta per essere donata.

Quello delle opere è un falso problema. La diversità che interessa è più radicale: investe ogni profondità del cuore, nel suo essere in Dio,  solo per Dio.

12 Vennero poi anche dei pubblicani per essere immersi e gli dissero: Maestro, cosa facciamo? 13 Egli allora disse a loro: Niente più di ciò che è stato ordinato a voi fate. 14 Lo interrogavano poi anche dei prestanti servizio militare dicendo: Cosa facciamo anche noi? E disse a loro: Nessuno minacciate né denunciate e contentatevi delle vostre paghe.

Il discorso è uguale per tutti: qualunque sia la condizione sociale, la cultura, il lavoro, nessun comandamento nuovo riguardo al fare: tutto è già detto dalla voce della coscienza ed è già scritto nella Legge di Mosè.

Chi si aspetta da Giovanni un rinnegamento della Legge, è fuori strada. Al contrario è chiesto un confronto con la Legge più vero e sincero, perché finalmente la Legge manifesti tutta la propria efficacia nel convincere i cuori di peccato e nel prepararli alla venuta del Salvatore, nel desiderio di una giustizia fondata in verità.

15 Ora aspettando il popolo e riflettendo tutti nei loro cuori a proposito di Giovanni, se non fosse lui il Cristo,

La parola di Giovanni è arrivata a segno ed ha colpito il cuore del  popolo di Dio. Dobbiamo intendere di tutta la folla che gli sta intorno o diversamente? Folla è il mondo che in qualche modo ed in qualsiasi caso deve pur confrontarsi con l’annuncio della salvezza; popolo sono gli eletti che aprono il loro cuore alla venuta del Salvatore. Allorché riconosciamo il nostro peccato e si manifesta in noi il desiderio di una rinascita e di un rinnovamento del cuore, l’interesse si sposta da noi a Colui che è l’autore di questa salvezza.

Nessuna meraviglia dunque se l’attenzione del popolo è rivolta verso lo stesso Giovanni. E’ lui il Cristo o è un altro quello che deve venire? Se vi può essere qualche dubbio, Giovanni mette subito le cose in chiaro.

16 rispose Giovanni dicendo a tutti: Io certo vi immergo in acqua , viene però il più forte di me del quale non sono degno di sciogliere i lacci dei suoi sandali.

L’immersione in acqua operata dal Battista è benedetta dal cielo e rende i cuori più accetti a Dio, ma il Salvatore è ben Altro. Che cosa lo distingue da un qualsiasi  mortale, fosse anche il più grande degli uomini? La potenza e la dignità divine.

Cristo ha in sé un potere che è senza confronti. A Lui solo si deve ogni onore ed ogni gloria. Qualsiasi onore che gli portiamo come uomo non è paragonabile con quello che gli dobbiamo in quanto Dio. Chi si accinge ad accostarsi a Cristo deve prendere consapevolezza che tocca con mano il Figlio di Dio. Non sono tollerate la leggerezza e l’impudenza di chi mette in discussione la sua origine celeste.

Egli vi immergerà in Spirito santo e fuoco;

L’umile confessione del peccato ci lava dalle sozzure da esso operate: non crea però una vita nuova e non incide nella profondità del nostro cuore.

C’è bisogno di una purificazione completa e di una immersione nello Spirito Santo: come fuoco divoratore lo Spirito di Dio annulla e distrugge in noi ogni peccato, fin dalla radice.

E tutto questo avviene in Cristo e ad opera di Cristo.

17 del quale il ventilabro nella sua mano per purificare la sua aia e raccogliere il grano nel suo granaio, la pula invece brucerà con fuoco inestinguibile.

Non è possibile sfuggire ad un confronto e rincorrere altre possibilità di vita.

Gesù porta la salvezza, ma anche il giudizio e la condanna per coloro che non l’accolgono.

E’ lui che fa puri i cuori, ed è lui che fa la separazione fra coloro che sono suoi e coloro che sono del Maligno. Gli eletti abiteranno per sempre nelle dimore eterne del cielo, i non eletti bruceranno in eterno nel fuoco della Geenna.

18 Con molte cose così dunque e con altre esortando annunciava la buona notizia al popolo. 19 Ma Erode il tetrarca, rimproverato da lui a motivo di Erodiade, la moglie di suo fratello e a motivo di tutte le cose cattive che aveva fatto, Erode, 20 aggiunse anche questa su tutte e rinchiuse Giovanni in prigione.

Non tutti accolgono l’annuncio di Giovanni ed il suo invito alla penitenza: c’è anche chi non vuol sentire simili discorsi e chiude la bocca ai profeti del Signore. Erode è figura del mondo che non vuole il Cristo e la Sua salvezza: è il non popolo e l’altra faccia dell’umanità.

Se credi che Erode rappresenti l’eccezione, ti sbagli. Di eccezionale in Erode c’è solo il peccato, che è reso possibile dalla sua condizione sociale. In virtù del suo potere di regnante di questo mondo, non solo non ascolta Giovanni, ma addirittura lo fa mettere in carcere.

Come Erode sono tutti gli uomini che non accolgono l’invito alla penitenza, ma soffocano la voce che accusa di peccato e chiama alla conversione.

21 Avvenne poi nell’essere immerso tutto il popolo anche  Gesù essendo stato battezzato e pregando si aprì il cielo 22 e discese lo Spirito santo in forma corporea come colomba su di lui, ed una voce dal cielo ci fu: Tu sei il figlio mio l’amato, in te mi sono compiaciuto.

Nessuna violenza alla voce di Dio può impedire l’opera del Signore. Se tu lo rifiuti, altri l’ascoltano; se tu pensi di averlo messo a tacere, proprio allora sono anticipati i tempi della salvezza.

Erode fa mettere in prigione Giovanni, ma intanto i chiamati continuano ad immergersi nell’acqua della salvezza. Lontano con il corpo Giovanni è presente in spirito. E questo ben lo comprende il popolo di Dio che obbedisce alla sua parola. Gesù stesso si fa battezzare e va avanti per la sua strada. Non solo: quando il principe di questo mondo manifesta in alto la sua potenza, Dio ne manifesta un’altra ancora più grande, che viene dal più alto. Per la prima volta nella storia all’uomo è concesso vedere il cielo aperto e lo Spirito Santo scendere sul Cristo. Benché lo Spirito Santo di per sé non sia visibile, assume le sembianze di colomba per rendere sensibile la propria presenza. Se non basta il vedere è dato anche di sentire, ma non alla solita maniera. ed una voce dal cielo ci fu: Tu sei il figlio mio l’amato, in te mi sono compiaciuto.

Possiamo mettere in discussione la voce che viene dalla terra, non quella che viene dal cielo… per dirci che Gesù è il Figlio di Dio, l’esclusivamente amato, Colui nel quale dall’eternità il Padre ha posto e pone la sua compiacenza.

23 e Gesù cominciante aveva circa trenta anni,

Per Luca dunque l’opera di Gesù comincia a trent’anni.

E tutto quello che viene prima? Quale il senso?

essendo figlio, come si riteneva, di Giuseppe,

Fino ad ora Gesù si è comportato in tutto e per tutto come figlio dell’uomo. Nulla ha fatto e nulla ha detto per contraddire l’opinione diffusa che lo voleva figlio di Giuseppe, il falegname.

C’è stata è vero, la breve uscita al tempio, e la rivendicazione di una paternità celeste al richiamo dei  genitori. Ma la cosa è rimasta in famiglia e da allora in poi Gesù “era loro sottomesso”.

Tempo perduto ed opera irrilevante ai fini della salvezza? Niente affatto! Prima ancora di manifestarsi sottomesso a Dio, Gesù si manifesta  sottomesso all’uomo in tutto e per tutto, ad eccezione del peccato. Non per un breve periodo, ma per la maggior parte della propria vita  terrena. Non è venuto per trarre profitto dall’uomo, ma perché all’uomo da lui venga ogni bene. Se pensi che voglia spogliarti per Sé, considera che   prima ha spogliato se stesso per te. E non una volta soltanto ma in tutta la sua esistenza terrena.

di Eli, di Mattat, di Levi, di Melchi, di Dannai, di Giuseppe, di Amos, di Nahum, di Maat, di Mattatia, di Semein, di Iosek, di Ioda, 27 di Ioanan, di Resa, di Zorobabel, di Salatile, di Neri, 28 di Melchi, di Addi, di Kosam, di Elmadian, di Er, 29 di Iesu, , di Eliezer, di Iorim, di Mattat, di Levi, 30 di Simeone, di Giuda, di Giuseppe, di Ionam, di Eliakim, 31 di Melea, di Menna, di Mattatà, di Natam, di Davide, 32 di Isai, di Iobed, di Booz, di Sala, di Naasson, 33 di Aminadab, di Admin, di Arni, di Esrom, di Fares, di Giuda, 34 di Giacobbe, di Isacco, di Abramo, di Tara, di Nachor, 35 di Seruch, di Ragan, di Falek, di Eber, di Sala, 36 di Kainam, di Arfaxad, di Sem, di Noè, di Lamech, 37 di Maturala, di Enoch, di Iared, di Maleleel, di Kainam, 38 di Enos, di Set, di Adamo, di Dio.

La genealogia tracciata da Luca pone alcune domande. Perché non all’inizio del Vangelo come ha fatto Matteo, ma soltanto all’inizio della predicazione di Gesù, trent’anni dopo la sua nascita?

Ed ancora: perché una strutturazione della linea così diversa? Quella di Matteo inizia da Abramo ed  è in un senso discendente fino a Gesù, quella di Luca inizia da Gesù e va in senso ascendente, fino ad Adamo.

In Matteo è evidente l’intenzione di collegare la venuta del Salvatore all’antica promessa fatta ad Abramo, ripetuta con giuramento a Davide.

Luca invece preferisce riportare  Cristo, artefice della  salvezza dell’uomo, ad Adamo, artefice della sua perdizione; ma non semplicemente per contrasto. Se così fosse, quale senso rivendicare le proprie origini da colui che è l’autore della dannazione? Gesù in tutto e per tutto si è fatto figlio dell’uomo, così come lui stesso ama definirsi. Seppure senza peccato, ha assunto il nostro peccato, fin dall’inizio, quando eravamo ancora in Adamo. Per quale ragione? Perché in ogni caso, seppure peccatori, siamo figli di Dio.

Se Adamo è solitamente ricordato per il peccato d’origine, qui è menzionato solo ed elusivamente in quanto  “di Dio”. Cristo dunque è venuto per salvarci, perché vede in noi non semplicemente i beneficiari della promessa, ma prima ancora i figli di Dio, discendenti dall’unico Adamo. Lui stesso, primogenito di molti fratelli, non disdegna di assumere la carne che è stata generata in Adamo e da Adamo. Fino a trent’anni Gesù si è manifestato soltanto come figlio dell’uomo che porta il nome dell’uomo, d’ora in poi vuol manifestarsi come Figlio di Dio che porta il nome di Dio.