Vangelo di Luca cap8

                           Luca 8

Ed avvenne in seguito ed egli andava di città in città e di villaggio in villaggio ed evangelizzando il regno di Dio ed i dodici erano con lui, 2 e certe donne le quali erano con lui essendo state guarite da spiriti maligni e da infermità: Maria chiamata Maddalena da cui erano usciti sette demoni 3 e Giovanna moglie di Cusa procuratore di Erode e Susanna ed altre molte, che li servivano con i loro beni. 4 Radunandosi poi molta folla e quelli da ogni città accorrendo presso lui disse con una parabola: 5 Uscì il seminatore per seminare la sua semente e nel seminare uno cadde presso la via e fu calpestato  e gli uccelli del cielo lo mangiarono; 6 ed un altro cadde sulla roccia, ed essendo germogliato si seccò per mancanza di umidità 7 ed un altro cadde in mezzo alle spine ed essendo cresciuto insieme le spine lo soffocarono; 8 ed un altro cadde sulla terra buona ed essendo germogliato fece frutto centuplo. Dicendo queste cose gridava: Chi ha orecchi per ascoltare ascolti! 9 Allora lo interrogavano i suoi discepoli cosa fosse questa parabola. 10 Egli allora disse: A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, invece ai rimanenti parlo con parabole, affinché guardando non vedano ed ascoltando non intendano. 11 Ed allora questa la parabola: La semente è la parola di Dio, 12 quelli poi presso la via sono quelli che hanno ascoltato, in seguito viene il diavolo e toglie la parola dal loro cuore, affinché non avendo creduto non siano salvati. 13 Quelli poi sulla roccia  sono coloro che quando ascoltano accolgono con gioia la parola, e questi non hanno radice: questi al momento credono e nel tempo della tentazione se ne allontanano. 14 Quello poi che è caduto fra le spine, questi sono quelli che hanno ascoltato e sotto le preoccupazioni e la ricchezza ed i piaceri della vita camminando sono soffocati e non portano a maturazione. 15 Ma quello nella buona terra, questi sono coloro che avendo udito la parola  in un cuore bello e buono la conservano e portano frutto con pazienza.

 

16 Nessuno poi avendo acceso una lampada la copre con un vaso o la mette sotto il letto, ma la mette sul candelabro, perché quelli che entrano vedano la luce. 17 Infatti non c’è cosa nascosta  che non divenga manifesta né cosa segreta che non sia affatto conosciuta e venga manifesta. 18 Guardate dunque come ascoltate. Chiunque infatti ha , a lui sarà dato, e chiunque non ha, anche ciò che ritiene di avere sarà da lui tolto. 19 Giunsero poi da lui la madre ed i suoi fratelli e non potevano incontrarlo a causa della folla. 20 Fu poi a lui annunciato: Tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori volendo vederti. 21 Egli allora rispondendo disse a loro: Mia madre e miei fratelli sono quelli che ascoltano e fanno la parola  di Dio. 22 Avvenne poi un giorno che egli salì su una barca e i suoi discepoli e disse a loro: Attraversiamo dall’altra parte del lago; e presero il largo. 23 Ora navigando essi  si addormentò. E scese una tempesta di vento sul lago e si riempiva la barca ed erano in pericolo. 24 Essendosi avvicinati allora lo svegliarono dicendo: Maestro, maestro, siamo perduti. Ed egli allora essendosi risvegliato sgridò il vento e l’onda d’acqua. E cessarono e ci fu bonaccia. 25 Disse allora a loro: Dov’è la vostra fede? Essendosi impauriti poi si meravigliarono dicendo gli uni agli altri: Chi dunque è costui poiché comanda sia  ai venti sia all’acqua ed obbediscono a lui? 26 Ed approdarono nella regione dei Geraseni che è di fronte alla Galilea.

27 Ora essendo uscito dalla barca sulla terra gli andò incontro un uomo dalla città avente dei demoni e da molto tempo non indossava un vestito e non abitava in una casa ma nei sepolcri. 28 Allora avendo visto Gesù urlando si prostrò davanti a lui e con voce grande disse: Cosa a me e a te, Gesù figlio di Dio l’Altissimo? Ti prego, non mi tormentare. 29 Comandava infatti allo spirito impuro di uscire dall’uomo. Infatti molte volte si era impadronito di lui ed era stato legato con catene e imprigionato con ceppi e spezzando i legami era portato via dal demonio nelle regioni deserte. 30 Gli domandò allora Gesù: Che nome hai? Egli allora disse: Legione, perché erano entrati in lui molti demoni. 31 E lo pregavano affinché non comandasse a loro di andare nell’abisso. 32 Ora era là una mandria di numerosi porci che pascolava sul monte; e lo pregarono affinché permettesse a loro di entrare in quelli. E lo concesse a loro. 33 Essendo allora usciti i demoni dall’uomo entrarono nei porci, e la mandria si gettò giù dal dirupo nel lago e affogò. 34 Allora avendo visto l’accaduto quelli che pascolavano fuggirono e lo annunciarono nella città e nei campi. 35 Uscirono allora per vedere l’accaduto e vennero da Gesù e trovarono seduto presso i piedi di Gesù l’uomo da cui i demoni erano usciti vestito ed assennato ed ebbero paura. 36 Quelli che avevano visto annunciarono a loro come quello che era stato indemoniato era stato  salvato 37 e gli domandò tutta la folla della regione circostante dei Geraseni di partire da loro, perché erano serrati da una grande paura. Egli allora essendo salito su una barca ritornò.

38 Lo pregava allora l’uomo da cui erano usciti i demoni di essere con lui; ma egli congedò dicendo: 39 Ritorna alla tua casa e narra quante cose ha fatto Dio a te. Ed andò per l’intera città annunciando quante cose gli aveva fatto Gesù. 40 Essendo poi ritornato Gesù la folla lo accolse: infatti tutti erano in attesa di lui. 41 Ed ecco venne un uomo di nome Giairo e questi era capo della sinagoga, ed essendo caduto presso i piedi di Gesù lo pregava di entrare nella sua casa, 42 perché aveva una figlia di circa dodici anni ed essa era moribonda. Mentre andava le folle lo soffocavano; 43 ed una donna che era con un flusso di sangue da dodici anni , la quale aveva speso coi medici l’intero patrimonio non potè da nessuno essere guarita. 44 Essendosi  avvicinata da dietro toccò il lembo del suo mantello e subito ristette il suo flusso di sangue. 45 E disse Gesù: Chi mi ha toccato? Negando poi tutti disse Pietro: Maestro, le folle ti stringono e schiacciano. 46 Ma Gesù disse: Qualcuno mi ha toccato, io infatti ho conosciuto che una potenza è uscita da me. 47 Avendo allora visto la donna che non fu nascosta tremante venne ed essendosi prostrata dinanzi a lui raccontò davanti a tutto il popolo per quale motivo lo aveva toccato e come fu subito risanata. 48 Egli allora le disse: Figlia, la tua fede ti ha salvato, va’ in pace.

49 Mentre ancora parlava viene uno dal capo della sinagoga dicendo: Tua figlia è morta; non disturbare più il maestro. 50 Allora Gesù avendo udito gli rispose: Non temere, solo credi e sarà salvata. 51 Essendo poi giunto alla casa non permise ad alcuno di entrare con lui se non Pietro e Giovanni e Giacomo ed il padre della fanciulla e la madre. 52 Piangevano ora tutti e si battevano il petto per lei. Egli allora disse: Non piangete, infatti non è morta ma dorme. 53 E lo deridevano sapendo che era morta. 54 Ma egli avendo preso la sua mano gridò dicendo: Fanciulla alzati! 55 E ritornò il suo spirito e si alzò subito e comandò di darle da mangiare. 56 E furono stupefatti i suoi genitori; ma egli comandò a loro di non dire a nessuno l’accaduto.

 

 

 

1 Ed avvenne in seguito ed egli andava di città in città e di villaggio in villaggio ed evangelizzando il regno di Dio

L’annuncio del vangelo è portato dal Cristo in maniera sistematica e capillare. perché tutti accolgano la salvezza che viene dal cielo.

ed i dodici erano con lui,

Ovunque c’è evangelizzazione, ivi sono presenti gli Apostoli. L’annuncio viene da Dio ed è portato avanti da Dio stesso, ma soltanto nel tempo della sua esistenza terrena. Allorché Gesù salirà al cielo, l’annuncio passerà sulla bocca degli apostoli, per volontà del Cristo e non per una arbitraria iniziativa dell’uomo.

Gli unici autorizzati dall’alto a parlare in nome di Cristo sono i dodici discepoli che lui stesso ha scelto allo scopo. La loro testimonianza è  verace, non semplicemente perché garantita da Dio, ma anche perché fin dall’inizio essi hanno visto ed udito tutto ciò che Gesù ha fatto ed ha detto: non come spettatori disinteressati e distaccati, ma come uomini coinvolti in prima persona nel piano della salvezza.

Intorno a Cristo e vicino a Cristo ci sono innanzitutto i testimoni della sua parola, ma non è tutto. Non c’è solo la testimonianza diretta di ciò che Gesù ha detto, c’è anche la testimonianza diretta di ciò che Egli ha operato.

2 e certe donne le quali erano con lui essendo state guarite da spiriti maligni e da infermità: Maria chiamata Maddalena da cui erano usciti sette demoni 3 e Giovanna moglie di Cusa procuratore di Erode e Susanna ed altre molte, che li servivano con i loro beni.

Quale l’importanza di una simile presenza vicina a Gesù? Se gli apostoli testimoniano innanzitutto ciò che Gesù ha detto, queste donne testimoniano innanzitutto ciò che egli ha fatto. Sono il segno tangibile e concreto dell’opera di Cristo. Non le uniche, certamente! Perché dunque meritano, almeno in parte, di essere ricordate per nome? Perché esse rappresentano nella chiesa una testimonianza stabile e duratura, accreditata dallo stesso Gesù.

Queste donne svolgono nella chiesa un servizio unico ed insostituibile: non provvedono semplicemente ai bisogni materiali di Gesù e degli apostoli, ma sono il completamento ed il coronamento della loro opera. Senza di esse l’annuncio del Vangelo sarebbe monco e manchevole: non conoscerebbe quella pienezza che è data dalla presenza femminile: presenza discreta e silenziosa per quel che riguarda la parola, ma molto eloquente per quel che riguarda i fatti e la concretezza dell’amore. Se l’uomo ama innanzitutto a parole, la donna ama innanzitutto coi fatti..

4 Radunandosi poi molta folla e quelli da ogni città accorrendo presso lui disse con una parabola:

L’immagine di un Gesù che va dappertutto ad annunciare il regno dei cieli è ora meglio definita nell’immagine della folla che accorre intorno a lui da ogni città.

Gesù non corre dietro a nessuno: più semplicemente offre a tutti la possibilità di corrergli dietro. Allorché si verifica e si crea nell’uomo una volontà di ascolto, allora e solo allora Gesù fa dono della sua parola. Se in Israele tutti hanno udito  di Gesù, non a tutti Gesù ha parlato.

Non basta che Dio sia disponibile a parlare all’uomo, bisogno anche che l’uomo sia disponibile ad ascoltare. C’è modo e modo di ascoltare e c’è modo e modo di parlare. A volte l’ascolto deve adeguarsi al parlare, altre volte il parlare deve adeguarsi all’ascolto. Un punto d’incontro che possa definirsi secondo giustizia e verità non è facile da definirsi: è definito dall’uomo, è definito da Dio. Non si comprende l’annuncio del Vangelo se non nella forma linguistica in cui ci è dato. La parola di Dio deve assumere la parola dell’uomo, nelle sue forme più comunemente note, per rendersi accessibile a tutti. E questo giustifica un linguaggio semplice e popolare che fa largo uso di immagini tratte dalla vita quotidiana dei destinatari.

E’ così definito un primo livello di lettura in cui Dio si adegua all’uomo ed alla sua reale intelligenza. La parabola dunque da un lato appare semplice: di una semplicità immediatamente comprensibile a tutti. Ma se lo scopo della Parola è quello di educare l’uomo, cioè di trarlo fuori dal suo stato di ignoranza, non può ignorare un secondo livello di comprensione, più profondo e nascosto. Se Dio si abbassa al pensiero dell’uomo è solo perché l’uomo venga innalzato al pensiero di Dio. Sotto l’apparente semplicità della parabola è nascosto il segreto della sapienza divina: sapienza che è rivelata soltanto ai puri di cuore. Ciò che è dato a tutti non è da tutti ugualmente compreso se non nella sua forma più superficiale. Ognuno comprende  quello che vuole e gli è dato di comprendere. La parabola dunque nella sua accezione positiva è un’espressione del Logos divino che viene incontro all’intelligenza di tutti, perché ognuno comprenda nella misura della propria fede.   Potenza di salvezza, la parabola è anche potenza di perdizione. Non c’è soltanto una lettura in positivo della parabola, c’è anche una lettura in negativo, quando non c’è volontà di ascolto.

Si è diversamente illuminati a secondo della diversità della fede, si è diversamente accecati a seconda della durezza del cuore. C’è anche chi comprende esattamente il contrario di quello che Gesù vuole dire e trova nel Vangelo non una forza di salvezza, ma una forza di perdizione.

Non ci può essere lettura della parabola se non nella fede e con la fede. Non c’è vera spiegazione se non quella che ci viene data da Gesù stesso, nel silenzio della contemplazione e della supplice preghiera. Chi confida nella propria testa e nella propria intelligenza è portato fuori strada dalla stessa parola di Dio. La Parola che salva è anche la Parola che giudica e condanna.

5 Uscì il seminatore per seminare la sua semente

Allorché un seminatore getta la semente, tira aria di novità: sono gettati i germi di un’altra vita e di una speranza più grande. Ma non vi è vera novità se non quando si arriva ad un seminatore diverso: una diversità data non dalla Parola, ma dal suo rapporto con la Parola. I profeti hanno seminato per un Altro e ciò che appartiene ad un Altro, Gesù semina per se stesso e ciò che gli appartiene in proprio. Per questo è uscito dal Padre ed è venuto in mezzo a noi, perché l’uomo ascolti la Parola di Dio, così come esce dalla bocca del Logos.

e nel seminare uno cadde presso la via e fu calpestato  e gli uccelli del cielo lo mangiarono; 6 ed un altro cadde sulla roccia, ed essendo germogliato si seccò per mancanza di umidità 7 ed un altro cadde in mezzo alle spine ed essendo cresciuto insieme le spine lo soffocarono; 8 ed un altro cadde sulla terra buona ed essendo germogliato fece frutto centuplo. Dicendo queste cose gridava: Chi ha orecchi per ascoltare ascolti!

Il racconto di per sé semplice e a tutti comprensibile non ha  alcun significato se non nella misura in cui gli è dato dalla domanda dell’uomo che vuol comprendere la parola di Dio. Una storiella così ovvia  e banale  potrebbe giustificare la mancanza di interesse da parte degli ascoltatori, se non fosse per Colui che parla.

E non deve affatto stupire che alla fine del discorso Gesù alzi la voce e gridi: “Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti”. La narrazione è poco invitante all’ascolto, ma allorché Dio dice, l’uomo che vuole comprendere deve mettercela tutta ed impegnarsi al massimo.

9 Allora lo interrogavano i suoi discepoli cosa fosse questa parabola.

La sgridata ha sortito l’effetto desiderato, almeno nei discepoli: dopo aver ascoltato vogliono comprendere ed interrogano Gesù.

10 Egli allora disse: A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, invece ai rimanenti parlo con parabole, affinché guardando non vedano ed ascoltando non intendano.

Nessuna conoscenza dei misteri del regno di Dio è dato a coloro che non hanno volontà di ascolto. Seppure è  donata la parola, non è data l’intelligenza per comprenderla. Il senso è volutamente mascherato e nascosto da una forma che può essere diversamente intesa. E tutto questo per esplicita e dichiarata volontà divina, la quale non permette che si approprino dei misteri del regno di Dio coloro che non hanno amore per il Signore. Non è appagato un qualsiasi ascolto, ma soltanto quello che viene da un cuore puro che cerca il suo Salvatore. Se la Parola non può sottrarsi ad orecchi profani, può tuttavia nascondere ad essi il suo vero significato. Ai suoi Gesù dà ogni spiegazione, a tutti gli altri parla solo in parabole, cioè con immagini che possono essere diversamente interpretate, in maniera che sia tradito ogni sguardo profano e venga ingannata ogni falso ascolto.

11 Ed allora questa la parabola: La semente è la parola di Dio,

Particolare strano: nessuna spiegazione riguardo al seminatore. A Cristo si deve arrivare da soli: ma non si arriva se non dopo aver accolto la parola che Egli ha seminato nel nostro cuore. La fede  non è presupposto dell’ascolto, semmai l’ascolto è presupposto della fede. Nessun ascolto è possibile se non là dove qualcosa è gettato nei nostri orecchi. Di parole ne abbiamo tutti pieni le orecchie e nessun uomo è al di sopra e al di fuori di un qualsiasi ascolto. La diversità è data dalla parola che facciamo nostra e di cui possiamo nutrire l’ intelligenza. Non c’è vera novità nell’ascolto se non quando ci viene donata una parola diversamente fondata. Colui che è fondamento della Parola finalmente è uscito dal suo nascondimento ed è venuto ad abitare tra di noi e ha parlato a noi. Nessuna diversità possiamo cogliere tra Cristo ed un qualsiasi figlio dell’uomo se non quella che gli viene dalla sua Parola. Non è dunque semplicemente tempo di fede. In chi ed in che cosa? E’ innanzitutto tempo di ascolto.

12 quelli poi presso la via sono quelli che hanno ascoltato, in seguito viene il diavolo e toglie la parola dal loro cuore, affinché non avendo creduto non siano salvati.

Piaccia o non piaccia la Parola è stata gettata. Anche coloro che hanno ascoltato “ per via”, in tutt’altre faccende affaccendati, sono messi a parte del dono di Dio. Ma poiché non hanno interesse per le cose del cielo, il Satana può venire appresso l’annuncio del Vangelo e togliere la Parola dal cuore, perché non metta radici. In questo modo, non essendo nata la fede in Gesù, non c’è salvezza e Satana può cantare vittoria.

13 Quelli poi sulla roccia  sono coloro che quando ascoltano accolgono con gioia la parola, e questi non hanno radice: questi al momento credono e nel tempo della tentazione se ne allontanano.

Vi sono anche quelli che appaiono subito compresi dall’ascolto ed accolgono la parola con gioia. Ma allorché viene la tentazione,  abbandonano senza lotta. Chi sono costoro e per quale ragione?

“Quelli poi sulla roccia”: così li definisce il Signore, quelli cioè fondati su convinzioni, valori, beni così saldi da essere inamovibili ed intoccabili nel loro stile di vita. Persone ben piantate e con la testa a posto, sanno cogliere la carica emotiva dell’annuncio, ma  non sono disposti a perdere e a soffrire per Cristo. Tutta la loro forza viene meno nel momento della prova.  Giganti di cartapesta che amano apparire ai propri ed altrui occhi,  gioiscono in maniera repentina ed incosciente per una grande promessa, ma non sono disposti a patire e a lottare per essa.

14 Quello poi che è caduto fra le spine, questi sono quelli che hanno ascoltato e sotto le preoccupazioni e la ricchezza ed i piaceri della vita camminando sono soffocati e non portano a maturazione.

Dopo esempi negativi sembra finalmente che si arrivi al positivo: c’è anche chi ha ascoltato e non in maniera superficiale, tra sorrisi beoti e slanci di commozione, ma nel travaglio di una vita difficile, piena di spine. Questa volta la Parola veramente ha fatto breccia nel cuore e porta ad un cammino diverso. Ma se vi sono spine che  portano alla fede, altre ve ne sono che allontanano da essa. Quante volte vediamo persone oppresse dalle preoccupazioni, insoddisfatte delle loro ricchezze, nauseati di tutti i piaceri, che si avvicinano alla fede! Un tarlo nascosto rode il loro cuore e si decidono al passo; ma non vogliono rompere e farla finita con certo tipo di vita. Comprendono l’inutilità delle loro preoccupazioni, ma nulla fanno per liberarsene. Vedono la vanità della ricchezza e l’ingiustizia che l’ha partorita, ma non accettano di vivere poveramente. Patiscono i contraccolpi di ogni piacere carnale, ma non operano alcun taglio decisivo ed efficace. Ed allora è soffocato e spento lo slancio iniziale. La spina che  ha portato alla fede è vinta e soffocata da altre spine che non si vuole strappare dalla propria carne.

Si inizia un cammino di conversione e di fede, ma si è poi risucchiati dal sapore della vita profana. E non si arriva a maturità, al raggiungimento dell’uomo perfetto che vive in Cristo e per Cristo. Le preoccupazioni distolgono il pensiero dalla preghiera perenne, la ricchezza alimenta speranze terrene ed uccide quelle celesti, il piacere carnale fa perdere il gusto per le cose del Signore.

Rompi con tutto ciò che allontana da Dio: non ti è concesso di trascinare con te alcun peso, se non quello della tua povertà!

15 Ma quello nella buona terra, questi sono coloro che avendo udito la parola  in un cuore bello e buono la conservano e portano frutto con pazienza.

Se ci si perde per ragioni diverse si è salvi per una sola: perché si cerca il Signore con tutto il cuore. Che cosa rende il cuore bello e buono agli occhi del Signore? Non certo la mancanza di peccato, ma lo slancio e l’entusiasmo con cui cerca l’abbraccio del volto Paterno.

Bello è il cuore che rincorre l’Amato per farlo suo in eterno. Buono è il cuore che custodisce la  Parola per portare frutto in eterno. Bello e buono: è il massimo che si possa dire di una persona.

Così siamo visti da Dio allorché vogliamo essere figli suoi.

Il seme che è la Parola non germina in un qualsiasi cuore: bisogna accoglierlo e creare le condizioni perché possa dare inizio ad una nuova vita. Non solo! Va  nutrito e curato: nutrito con un ascolto assiduo e costante dell’Unica parola, curato con l’estirpazione di ogni altra parola. La Parola ha bisogno di essere alimentata dalla Parola. Solo in questo modo può continuare a crescere nel nostro cuore e portare il frutto che è la fede. Se la Parola è il nostro cibo quotidiano, tutto dobbiamo operare per conservarla e preservarla dal Maligno. “Con pazienza” conclude Gesù:  perché nessun albero su cui è stato innestata una nuova vita dà frutto istantaneo, ma soltanto col tempo e dopo un tempo di crescita, che passa attraverso molte insidie e un bisogno di cure e di nutrimento.

16 Nessuno poi avendo acceso una lampada la copre con un vaso o la mette sotto il letto, ma la mette sul candelabro, perché quelli che entrano vedano la luce. 17 Infatti non c’è cosa nascosta  che non divenga manifesta né cosa segreta che non sia affatto conosciuta e venga manifesta.

Chi altri ha acceso una lampada per fare nuova luce se non Cristo il Figlio di Dio? Questa luce è data perché tutti la vedano e possano attingere da essa. Ma bisogna entrare nella casa del Signore e nell’economia della salvezza che si è manifestata in Israele. Finchè si rimane lontani ed estranei e si continua a cercare e a guardare fuori dalla chiesa, nessun raggio di questa luce potrà illuminare la nostra intelligenza.

Se già nell’ordine naturale delle cose  si nasconde, perché venga poi manifestato e  si tiene segreto, perché sia poi conosciuto, quanto più sono destinate alla manifestazione e alla conoscenza le cose che vengono dal cielo! Non c’è oscurità alcuna nel messaggio evangelico né volontà di tenere nascosto: al contrario è gettata una luce su tutta la rivelazione.

18 Guardate dunque come ascoltate.

Il vero problema e le difficoltà più grandi vengono da noi e dalla durezza del nostro cuore. C’è bisogno di un’autentica volontà d’ascolto e non di un sentire disinteressato ed occasionale.

Chiunque infatti ha , a lui sarà dato, e chiunque non ha anche ciò che ritiene di avere sarà da lui tolto.

E’ premiato col dono dell’intelligenza chi è veramente interessato e ce la mette tutta per comprendere. Chi non si impegna con la totalità del proprio essere sarà spogliato di qualsiasi conquista passata, presunta o reale che sia. Allorché è data la luce per leggere i misteri del regno dei cieli è spenta e dichiarata vana ed inutile qualsiasi altra luce. Non si comprende la Parola di Dio se non con l’intelligenza donata dal Cristo. La ragione naturale deve perdere la propria luce, per attingere all’unica luce.

19 Giunsero poi da lui la madre ed i suoi fratelli e non potevano incontrarlo a causa della folla.

La folla è sempre un grande ostacolo per chi vuol andare a Gesù, anche per chi gli è familiare. Se non si può rimuovere gli uomini di questo mondo, dobbiamo tuttavia arrivare a Gesù attraverso di essi, contro di loro o grazie a loro e far sentire al Signore che ci siamo e che lo stiamo cercando.

20 Fu poi a lui annunciato: Tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori volendo vederti.

Se qualcuno ci impedisce di andare a Gesù, c’è anche chi parla ed intercede per noi. Tanto meglio se facciamo parte della famiglia di Cristo! Non di quella carnale, beninteso, ma di quella spirituale. Allorché si cerca di vedere Gesù, nessun privilegio è concesso al vincolo della carne, ma soltanto al vincolo che è dato dallo Spirito.

21 Egli allora rispondendo disse a loro: Mia madre e miei fratelli sono quelli che ascoltano e fanno la parola  di Dio.

Atteggiamento ingrato nei confronti dei suoi famigliari che pur lo cercano o volontà esplicita di vagliare il senso di ogni amicizia? Ripudio di Maria e dei propri fratelli o esaltazione di quella maternità e fraternità che vengono  solo dall’ascolto e dall’obbedienza alla parola di Dio? Chi più di Maria è stata amata da Gesù? Ma soltanto nello Spirito e per lo Spirito, per quell’ascolto e quell’obbedienza che sin dall’inizio hanno legato Madre e Figlio.

22 Avvenne poi un giorno che egli salì su una barca e i suoi discepoli e disse a loro: Attraversiamo dall’altra parte del lago; e presero il largo.

Gesù prende l’iniziativa ed i suoi discepoli lo seguono obbedienti… non per una qualsiasi gita in barca, ma per attraversare le potenze del male, fino ad arrivare all’altra vita, che ha nome di santità.

23 Ora navigando essi  si addormentò.

Fatto curioso: proprio colui che ha lanciato l’idea  e si è fatto da guida, si addormenta. Ci vuole un bel coraggio e non poca incoscienza a seguire un tale personaggio. Ma non sembra poi che gli apostoli, da bravi pescatori molto navigati, si preoccupino poi tanto di quello che fa Gesù. In fatto di percorsi in barca la sanno più lunga del maestro e possono ben arrangiarsi senza il suo aiuto. Loro navigano, lui dorme.

E scese una tempesta di vento sul lago e si riempiva la barca ed erano in pericolo.

Quando la traversata non è una qualsiasi, ma passa sui piedi del Satana, allora le forze del male si scatenano e si riversano sulla comunità degli eletti e la chiesa tutta è in pericolo.

24 Essendosi avvicinati allora lo svegliarono dicendo: Maestro, maestro, siamo perduti.

Soltanto quando l’acqua è salita alla gola gli apostoli considerano in maniera diversa la presenza di Gesù. Finalmente si avvicinano a Lui e lo svegliano con una preghiera accorata ed insistente.

Quando si è perduti non rimane nessuna speranza di salvezza se non in Cristo. Ma come possono invocare il suo nome coloro che girano alla larga dalla chiesa e non entrano in essa per tentare la grande avventura? Finchè si cammina con la comunità degli eletti, se pur poco attenti a Gesù, nel momento della prova  è trovata la fede per invocare il suo aiuto.

Ed egli allora essendosi risvegliato sgridò il vento e l’onda d’acqua.

Non una qualsiasi preghiera sveglia Gesù, ma soltanto quella che esprime la piena consapevolezza della propria perdizione. La Parola di Dio sconfigge il peccato in colui che lo partorisce ed in ciò che da esso è partorito. E’ vittoria sul Satana ( il vento ), ma anche sull’opera da esso prodotta ( l’onda d’acqua ).

E cessarono e ci fu bonaccia.

Annientata la forza del male, è pure annientato ciò che da essa è creato. Nessuna potenza può opporsi alla potenza del Diavolo se non quella che si manifesta con la Parola di Dio, allorché è detta per bocca del Cristo. Non c’è ordine, pace e serenità nella vita se non sono portati dall’eterno Logos del Padre.

25 Disse allora a loro: Dov’è la vostra fede?

Il rimprovero ci sta tutto, ma qualcuno potrebbe recriminare. Perché Gesù si è addormentato?

Un sonno apparente è fatto per destare una fede apparente. Non si addormenta e non si assopisce il custode d’Israele se non quando il nostro cuore è lontano da Lui. Ma allorché si fa viva la lotta contro il Maligno e sale al cielo la preghiera al Figlio di Dio, ecco che Gesù prontamente è tutto con noi e vicino a noi. E’ solo questione di fede nel Suo nome e non di altro.

Essendosi impauriti poi si meravigliarono dicendo gli uni agli altri: Chi dunque è costui poiché comanda sia  ai venti sia all’acqua ed obbediscono a lui?

L’intervento di Dio nella nostra vita fa sempre paura e ne faremmo volentieri a meno. Ma quando il Signore ha operato, la paura cede il posto allo stupore ed alla meraviglia per una potenza così grande. Allora veramente ci rendiamo conto che a Lui e a Lui soltanto obbediscono e stanno sottomesse le potenze del male.

26 Ed approdarono nella regione dei Geraseni che è di fronte alla Galilea.

Grazie a Gesù la meta è raggiunta.

27 Ora essendo uscito dalla barca sulla terra gli andò incontro un uomo dalla città avente dei demoni e da molto tempo non indossava un vestito e non abitava in una casa ma nei sepolcri.

Fatto strano: un indemoniato va incontro a Gesù. Con quali intenzioni e per quale ragione non è immediatamente comprensibile. Il Satana, di solito, gira volentieri alla larga dal Cristo ed evita il confronto diretto. Per dare una risposta soddisfacente dobbiamo cercare di comprendere quale sia lo stato di una persona indemoniata. Che tutti siamo posseduti dal demonio, è fuori discussione. E’ lui il nostro signore ed il nostro padrone, finchè non viene cacciato via dal Cristo. Cosa c’è allora di diverso in una persona che è definita dal Vangelo come “avente dei demoni”?

Nessuna particolare responsabilità e nessuna colpa che non sia quella di tutto il genere umano. Diverso è il modo in cui il diavolo manifesta il proprio potere sull’uomo: un tormento ed una sofferenza non soltanto dello spirito, ma anche del corpo e dell’anima. L’indemoniato si presenta agli occhi dell’uomo ed è da essi conosciuto come un diverso. Diversità che è innanzitutto dell’anima: fa e dice cose strane, logicamente assurde ed inconsuete.

da molto tempo non indossava un vestito

Non aveva più l’abito ed il modo di apparire degli altri uomini: segnato nel comportamento, segnato anche nell’aspetto esteriore.

e non abitava in una casa ma nei sepolcri.

Non dimorava più fra le case dei vivi, ma in quelle dei morti. Assente e lontano da tutto ciò che ha il nome di vita, avente già le parvenze della morte.

28 Allora avendo visto Gesù urlando si prostrò davanti a lui e con voce grande disse:

Particolare importante: la possessione diabolica non impedisce all’uomo di andare incontro a Gesù (gli andò incontro) e neppure di vederlo e di supplicarlo prostrandosi davanti a lui a guisa di adorazione. E non risulta menomata neppure la potenza e l’intensità della preghiera.

Quale dunque la diversità quando c’è un rapporto con il diavolo? Una confessione ed una preghiera ambigue.

Cosa a me e a te, Gesù figlio di Dio l’Altissimo?

Si confessa e si riconosce che Gesù è il Figlio di Dio l’Altissimo, ma si mette in discussione  la salvezza che viene dal cielo.

Ti prego, non mi tormentare.

Si afferma e si mette in atto la potenza della preghiera, ma solo per non essere toccati nel proprio stato.

29 Comandava infatti allo spirito impuro di uscire dall’uomo.

Da un lato la potenza della parola di Dio, dall’altro la potenza della parola del Satana che non vuole lasciare l’uomo. Colui che sta nel mezzo, che è detto indemoniato, si presenta del tutto impotente ed incapace di dare una piena adesione all’opera del Signore. La lotta è tutta tra Cristo ed il diavolo:  l’uomo che sta in mezzo ai due non sa decidersi per l’uno o per l’altro. Potremmo dire che non ha volontà propria, ma è come gettato tra due superiori Volontà, contrapposte l’una all’altra.

Infatti molte volte si era impadronito di lui

Non una sola volta, ma più volte: oggetto di una contesa che vive in maniera passiva per quel che riguarda la volontà, ma di cui porta il peso nel corpo e nell’anima.

ed era stato legato con catene e imprigionato con ceppi

Gli altri qualcosa hanno cercato di fare, almeno per impedire e proibire il peggio. Ma invano!

e spezzando i legami era portato via dal demonio nelle regioni deserte.

Ciò che può fare l’uomo in tali casi si spezza e si rompe facilmente. Ed il Satana ben presto ha la meglio e porta via nel deserto, dove c’è morte e desolazione.

30 Gli domandò allora Gesù: Che nome hai? Egli allora disse: Legione, perché erano entrati in lui molti demoni.

Se la risposta venga dall’uomo o dal Maligno, non è facile comprendere. L’indemoniato appare come una persona dissociata sia per quel che riguarda l’operare sia per quel che riguarda il dire.

E’ il Diavolo che opera in lui ed è il diavolo che parla in lui anche nella forma della preghiera.

31 E lo pregavano affinché non comandasse a loro di andare nell’abisso.

Se in tal caso tutto è fatto e detto dal Maligno, dove collocare la volontà e la responsabilità dell’individuo nel rapporto con il principe di questo mondo? Se è vero che tutti siamo schiavi del Diavolo, è altrettanto vero che tutti possiamo desiderare una liberazione ed una conversione al Cristo. Quale eccezione è portata da un indemoniato e per quale ragione? Che ne è di quella giustizia divina la quale vuole che tutti abbiamo uguale dignità ed opportunità per quel che riguarda la salvezza? Difficile dare una risposta soddisfacente: le opinioni sono molte e diverse.

Possiamo pensare semplicemente che si tratti di una manifestazione particolare del rapporto uomo-satana, che la chiesa può risolvere in maniera altrettanto particolare con esorcismi, preghiere di liberazione e via dicendo. In tale mentalità si inseriscono molto facilmente forme di fanatismo religioso e l’opera di esorcisti e guaritori che ben poco hanno dello spirito evangelico e molte volte sono strumenti dello stesso diavolo. Qualsiasi malattia viene considerata frutto del demonio e di una sua possessione, con inevitabile ricorso a pratiche più o meno ortodosse. Cacciare il diavolo può essere un’attività redditizia ed il denaro a volte chiude gli occhi  agli stessi uomini di chiesa.

Il problema della possessione diabolica può anche essere considerato dal punto di vista della malattia mentale; perché di fatto tali persone si comportano come i malati psichici. Vivono da asociali, sono facili preda di un’ira improvvisa ed immotivata, diventano violenti ed aggressivi, cadono a terra e sono presi da convulsioni.

Accanto a queste manifestazioni chiaramente di tipo“patologico”, ve ne sono altre più difficilmente spiegabili da un punto di vista psichiatrico. Si vuole da molti che a volte gli indemoniati parlino lingue straniere mai conosciute, sollevino pesi sproporzionati rispetto alle loro reali capacità fisiche, conoscano cose arcane, possiedano spirito profetico. In realtà questo secondo aspetto non è poi così dimostrato e da tutti conosciuto. Il sollevamento di grossi pesi può essere facilitato da un’abnorme tensione nervosa. In quanto allo spirito profetico ed ad una parola in lingue, tali manifestazioni del Maligno sono trovate nel Vangelo anche in persone che non vengono definite come propriamente “indemoniate”. Maghi, indovini, veggenti sono chiaramente indicati come persone agite dal diavolo. Lo stesso fenomeno viene diversamente chiamato, perché non sempre è accompagnato da una situazione di tipo psichiatrico. E questo ancor più fa pensare che in definitiva, la diversità, sia solo un fatto psichico, non comprensibile e non definibile secondo le conoscenze degli antichi. Vi è pure un interesse morboso per situazioni di tal fatta che vede e riferisce anche quello che non c’è. E neppure convince del tutto l’atteggiamento prudente di alcuni teologi che considerano il fenomeno vero, se pur molto raro.

In realtà il vangelo di indemoniati  parla spesso e non sembra che siano casi isolati.

Più fondatamente possiamo pensare che si tratti  di malattia mentale, vecchia quanto l’umanità,  di cui un tempo si sapeva e si capiva molto meno di adesso. Non stupisca se il Vangelo non affronta tali casi da un punto di vista psichiatrico. Gli evangelisti ragionano secondo la mentalità del tempo e lo stesso Gesù si adegua al comune pensare. E perché dovrebbe essere diversamente?

Epilettici, schizofrenici, paranoici vengono chiamati lunatici ed il loro comportamento “diverso” è attribuito ad una diversa possessione diabolica. Diversità di rapporto col satana giustifica una diversità di intervento da parte della chiesa. Se queste persone non sanno andare da sole a Gesù è giusto che siano da altri portate. Se non sanno  pregare, altri lo facciano per loro; se non possiedono volontà propria, così come è da tutti intesa, altri devono volere per loro l’unico bene che è Gesù.

La diversità non va cercata nel rapporto col Satana, ma in rapporto al loro essere creato. Come persone non autonome e non pienamente consapevoli e responsabili del loro dire e del loro operare devono essere aiutate e sostenute da tutta la comunità dei credenti. Ma non come i diversamente posseduti dal diavolo, semmai come i diversamente amati dal Cristo, come le membra più povere e più deboli del corpo, che chiedono il sostegno di tutte le altre.

Non è neppure detto che ci sia bisogno nella chiesa di figure particolari di esorcisti, con poteri diversi o di più rispetto a quelli dati ad un qualsiasi presbitero. Nel Vangelo non si fa menzione.

L’ attività e i  presunti poteri carismatici di certi personaggi, più o meno tollerati dalla chiesa ufficiale, fanno dell’indemoniato un fenomeno da baraccone, che alimenta una fede malsana ed alienata. A ciò si aggiunga il senso di colpa che viene riversato sul “diverso” e ne esce un quadro assai triste e squallido.

Il potere di cacciare i demoni appartiene innanzitutto alla chiesa come tale: è stato dato da Gesù  a tutti gli apostoli e non si vede proprio perché si debbano creare “figure” carismatiche di tale genere. Non ne parla neppure l’apostolo Paolo. Allorché fa menzione della diversità di carismi non mette nell’elenco quelli che cacciano i demoni: segno evidente che questo dono appartiene alla chiesa tutta e non a questo o a quel cristiano.

E’ la comunità tutta presieduta dai presbiteri e dal vescovo che è chiamata a pregare e ad operare per tali persone: in maniera semplice, con l’efficacia della semplice Parola e dei sacramenti, doni di Dio. Meglio rifuggire da interventi diversi, più simili a quelli dei maghi che a quelli accreditati da Cristo alla sua chiesa.

Si potrebbe obiettare che una lettura così semplice e troppo moderna del fenomeno ignora il fatto che il vangelo descrive tali persone come dotate molto spesso di intelligenza e di volontà propria in rapporto a Dio.

Nel caso in questione vediamo che c’è piena consapevolezza riguardo al senso della fede e del nostro rapporto con Dio e col Satana. Si tratta di una schizofrenia “intelligente” che si manifesta soprattutto per le sue diverse “dissociazioni”.

Dissociato dagli altri uomini, dissociato dalla realtà materiale, incapace di una vita “normale”, quest’ uomo è pure dissociato dalla propria volontà. E’ il Satana che opera e vuole in lui. Tutto questo sarebbe indubbiamente un controsenso se ne derivasse come necessaria conclusione che alcuni uomini mancano di libero arbitrio. In realtà quest’uomo è schiavo del Satana non riguardo al volere la Parola, ma riguardo all’invocare la Parola. Satana si sostituisce in lui, sia riguardo all’operare sia riguardo al dire. La diversità di alcuni subnormali sta proprio in questo. Non sono capaci di invocare il Signore con voce propria: La Parola del Diavolo fa da padrona anche quando vorrebbero rivolgersi a Dio. E questo chiama direttamente in causa l’operare di Gesù, che dice e fa quello che non è  dato a quest’uomo Non gli è dato di resistere alla parola del Maligno e di invocare il nome del Signore. Ma dove non arriva la parola creata arriva la Parola increata, l’eterno Logos di Dio, che rimanda il Diavolo negli Inferi. E’ bastato a quest’uomo di andare incontro a Gesù e di uscire dalla città: a tutto il resto pensa Cristo.

Cosa fare allora in concreto quando ci si trova davanti a persone in cui si sospetta una possessione diabolica? Innanzitutto non bisogna vedere indemoniati dappertutto. Meglio mandare tali persone dal medico e non disdegnare le cure che ci sono offerte dalla medicina. In secondo luogo la preghiera sia affidata alla chiesa tutta e si rifugga da esorcismi pubblici e teatrali il cui effetto è quello di rendere queste povere vittime ancora più agitate e psicologicamente convinte di essere “possedute” dal diavolo, con conseguente depressione e senso di colpa. Molte volte la possessione diabolica è frutto di una montatura creata da una fede assai poco illuminata.

Il fenomeno può essere ridimensionato e meglio compreso dalle moderne conoscenze psichiatriche. 

Dato per certo che tutti siamo posseduti dal maligno, in quanto schiavi del suo spirito, è altrettanto vero che una diversità psichica comporta anche una diversa manifestazione del potere del Diavolo.

Non è vero il contrario: che una diversa possessione diabolica sia la causa di una diversità psichica. E’ un’illusione ed un inganno pensare che basti rimuovere un  particolare potere del satana ed allora certe manifestazioni sono vinte e superate in maniera definitiva. Non a caso le persone esorcizzate “vanno e vengono”: è l’andamento tipico della malattia psichica, che alterna momenti di depressione a momenti di apparente benessere. Certamente Cristo ha un il potere di intervenire in maniera definitiva: guarisce tutte le malattie, anche quelle mentali. Nel testo che stiamo esaminando leggiamo che quest’indemoniato alla fine è trovato assennato: Cristo gli ha fatto dono di quella “sanità” mentale che prima non aveva. Necessaria conseguenza della liberazione dal Maligno o più semplicemente miracolo concomitante, per noi segno e figura della nuova vita che è in Cristo?  Deve sempre essere così: che sia data quella salute fisica e mentale che il peccato d’origine ha minato e compromesso? E’ questo il miracolo e la liberazione dal Diavolo che Gesù è venuto ad operare? Non dobbiamo piuttosto pensare ad una liberazione puramente spirituale che può convivere in questa vita con la malattia fisica e psichica? Pensiamo a Giobbe. La malattia gli ha forse impedito di dare lode a Dio? E’ poi così necessario essere sani di corpo e di mente, come recita l’antico adagio “mens sana in corpore sano”? Ed ancora… è detto: “Questi demoni non si cacciano se non con la preghiera ed il digiuno”. Esistono forse demoni diversi che si devono diversamente cacciare?

32 Ora era là una mandria di numerosi porci che pascolava sul monte; e lo pregarono affinché permettesse a loro di entrare in quelli. E lo concesse a loro.

Versetti di difficile interpretazione. Quale senso attribuire alla preghiera fatta dal Maligno al Signore? E’ una preghiera falsa ed ingannevole che simula la volontà di un cambiamento e di una nuova vita, non in meglio, ma in peggio. I demoni acconsentono al cambiamento, ma solo per passare da una esistenza violenta ed asociale ad una  da porci. I porci, si sa, vivono nelle più grandi sozzure ed in esse trovano il proprio diletto ed il proprio nutrimento.

Per l’uomo posseduto dal Diavolo esistono due possibilità: o essere liberato dal Cristo o sperimentare fino in fondo le conseguenze del proprio rapporto col Maligno, passando di male in male, per perire alla fine miseramente nelle acque che sono il peccato.

33 Essendo allora usciti i demoni dall’uomo entrarono nei porci, e la mandria si gettò giù dal dirupo nel lago e affogò.

Colui che è stato liberato dal Diavolo può ora vedere quale sarebbe stata la sua fine se non fosse intervenuto Cristo. Qualsiasi cambiamento e rinnovamento avrebbe portato ad una crescita soltanto in negativo, di follia in follia, fino alla morte eterna. Se Cristo non è cercato in tempo opportuno, non c’è più freno alcuno all’opera del diavolo. La vita diventa uno scivolone verso l’abisso più profondo.

34 Allora avendo visto l’accaduto quelli che pascolavano fuggirono e lo annunciarono nella città e nei campi.

Fa spavento la fine di coloro che sono agiti dal diavolo, ma spaventa ancor di più il fatto che tutto questo è permesso dal Cristo. Se vuoi finire male, il Signore ti lascia libero ed acconsente. Non solo: la sua primitiva volontà di salvezza, diventa volontà di dannazione. Si è salvi per volontà di Dio, si è perduti per la medesima volontà.

Cosa hanno annunciato quelli che pascolavano i porci? L’amore misericordioso di Gesù che libera dal Maligno o la fine miseranda dei loro maiali, il bene prezioso, da cui traggono alimento? Gratitudine dunque per la nuova vita o rammarico ed astio per quella strappata dalle loro mani?

35 Uscirono allora per vedere l’accaduto e vennero da Gesù e trovarono seduto presso i piedi di Gesù l’uomo da cui i demoni erano usciti vestito ed assennato

Piaccia o non piaccia, quando c’è di mezzo l’opera di Gesù, non si può ignorare e far finta di niente. Si è costretti ad uscire dalla vita quotidiana per vedere con i propri occhi.

Quello che innanzitutto si scopre è la novità di vita di alcuni uomini: non sono più nudi ma vestiti, non più stolti, ma assennati.

ed ebbero paura.

Fa paura quello che è al di fuori e al di sopra dell’esperienza e della possibilità umana.

L’uomo rinato in Cristo è un grosso interrogativo per tutti. Staremmo più tranquilli se nulla fosse detto e manifestato. C’è una pace che è ignoranza e morte e che è pur gradita all’uomo. Gesù il più delle volte viene solo per turbare e disturbare il quieto vivere dei molti.

36 Quelli che avevano visto annunciarono a loro come quello che era stato indemoniato era stato  salvato 37 e gli domandò tutta la folla della regione circostante dei Geraseni di partire da loro, perché erano serrati da una grande paura.

C’è un annuncio di salvezza, ma viene volutamente ignorato. Non c’è interesse per l’uomo nuovo: c’è paura per la perdita dei porci. Non venga il Signore a toccare i nostri beni più preziosi anche se chiaramente sono agiti da Maligno e suo particolare possesso. C’è anche una preghiera ed una supplica “alla rovescia”: non si chiede a Cristo di venire da noi, ma allorché venuto lo si prega di girare alla larga. Preghiera della bocca, ma più spesso del cuore.

Egli allora essendo salito su una barca ritornò.

Gesù fa ritorno alla sua barca che è la chiesa ed ai suoi discepoli.

38 Lo pregava allora l’uomo da cui erano usciti i demoni di essere con lui; ma egli congedò dicendo:

Un gruppo o una comunità che non accoglie il Signore non incoraggia e non facilita la preghiera di chi non segue l’andazzo comune e la filosofia dei molti.

L’uomo liberato dal demonio segue Gesù mentre si allontana e si rivolge a lui soltanto quando non tira più un’aria ostile e minacciosa contro il Salvatore. Vuol seguire Cristo nel suo percorso di evangelizzazione, ma trova un netto rifiuto.

39 Ritorna alla tua casa e narra quante cose ha fatto Dio a te.

Per essere veri discepoli non è poi così necessario una chiamata come quella dei dodici: possiamo anche rimanere a casa nostra ed annunciare ai vicini quello che il Signore ha fatto per noi.

A volte Gesù chiede di lasciare la propria casa, altre volte rimanda ad essa: quello che non può e non deve mancare è l’annuncio della venuta del Salvatore e la nostra testimonianza riguardo alle meraviglie per noi operate.

Ed andò per l’intera città annunciando quante cose gli aveva fatto Gesù.

A nessuno è chiesto di rinunciare ad una testimonianza e ad un annuncio. Quello che non deve preoccuparci è lo spazio che è trovato per questo annuncio: l’importante è che sia gradito a Dio. C’è chi cerca un ascolto più grande e vuole un pubblico più numeroso e per questo molto confida nei moderni sistemi di comunicazione. Non è questo lo spirito del vero annuncio e la testimonianza che ci è chiesta: devono essere fondati nell’obbedienza a Gesù.

Non ti accontenti del tuo povero gruppo o della tua piccola parrocchia? Se non nasce la fede tra gli uomini, non dipende certo dallo spazio che è cercato o trovato dalla tua parola. Pensa piuttosto a fare la volontà di Dio, agli altri ci penserà il Signore. Chi cerca i più perde anche i pochi.

40 Essendo poi ritornato Gesù la folla lo accolse: infatti tutti erano in attesa di lui.

Questa volta la folla  accoglie Gesù. Quando c’è attesa e desiderio di conoscere il Salvatore non può esserci rifiuto della sua persona. I Geraseni si erano trovati Gesù tra capo e collo senza averlo cercato e desiderato ed il rigetto era quasi scontato. Questa folla, al contrario è alla ricerca del Signore e l’incontro non è casuale o occasionale, ma preparato dall’attesa che è preghiera e desiderio della vita che viene dal cielo.

41 Ed ecco venne un uomo di nome Giairo e questi era capo della sinagoga, ed essendo caduto presso i piedi di Gesù lo pregava di entrare nella sua casa 42 perché aveva una figlia di circa dodici anni ed essa era moribonda.

Nella comunità dei credenti ogni preghiera ed invocazione di aiuto è più facile, anche per coloro che sono a capo. Giaro prega Cristo, caduto presso i suoi piedi, confortato dalla fede di una comunità… e non per una persona qualsiasi ma per la sua unigenita che è moribonda.

Di fronte al mistero di una morte precoce ed immatura, tutta la comunità è stretta con Giaro intorno a Cristo. Se l’uomo nulla può fare, entri il Signore nella nostra casa per vedere con i propri occhi quale tragedia e quale miseranda fine.

Mentre andava le folle lo soffocavano;

La folla dei Geraseni si era tenuta alla larga, questa addirittura soffoca Gesù: a tal punto lo stringe da tutte le parti. La folla di solito è un intralcio per coloro che vogliono andare a Cristo e conoscerlo da vicino. Ma quando c’è desiderio di Lui, nonostante la fede dei molti, si arriva al suo cuore.

43 ed una donna che era con un flusso di sangue da dodici anni , la quale aveva speso coi medici l’intero patrimonio non poté da nessuno essere guarita. 44 Essendosi  avvicinata da dietro toccò il lembo del suo mantello e subito ristette il suo flusso di sangue.

Che cosa distingue questa donna dalla massa che si accalca intorno a Gesù? Innanzitutto la consapevolezza di una vita destinata alla rovina, in un cammino che, giorno dopo giorno, conduce verso la morte eterna. Poi ancora: la perdita di fiducia verso i mezzi e le risorse dell’uomo. A nulla sono valsi i rimedi dei medici: non solo non l’hanno aiutata, ma l’hanno spogliata di tutti i suoi beni. Colei che si era allontanata dal Signore, ponendo la propria fede nell’uomo, cerca ora un avvicinamento a tutti i costi: non rimane altra speranza se non nel Signore Gesù. E non importa se la fede chiassosa e superficiale delle masse vuol impedire un rapporto intimo e da vicino con Cristo: è sufficiente arrivare a toccarlo: se non davanti almeno dietro, se non in maniera piena e palpabile almeno sfiorando il suo mantello.

45 E disse Gesù: Chi mi ha toccato?

Non c’è diversità della fede che non sia pienamente avvertita e conosciuta da Gesù. Nonostante le barriere frapposte e create dai molti, niente e nessuno nella chiesa può fermare il cammino di coloro che sono diversamente avviati verso il Cristo. C’è una diversità negata e rifiutata dai più che è unicamente accetta al Signore.

Fatto curioso: tutti si accalcano attorno a Gesù e nessuno lo tocca, perché in definitiva nessuno lo vuole veramente, così come è confessato dalle loro bocche.

Negando poi tutti…

Ma allora qual è il senso della ricerca del Signore se neppure si vuole toccarlo, per non essere da Lui toccati?

disse Pietro: Maestro, le folle ti stringono e schiacciano.

Chi è a capo della chiesa cerca sempre di essere ottimista e di vedere in positivo. Nonostante le candide dichiarazioni di non fede dei molti, bisogna pur credere in quello che non c’è.  La massa dei cristiani non solo vuol toccare da vicino il Cristo, ma addirittura lo stringe a sé e quasi lo schiaccia sotto il peso delle proprie preghiere. Se anche Pietro si è illuso, quanto più coloro che vengono dopo di lui!

46 Ma Gesù disse: Qualcuno mi ha toccato, io infatti ho conosciuto che una potenza è uscita da me.

Può essere che anche il capo della chiesa terrena non abbia i piedi per terra e veda male, ma in quanto a Cristo si sente toccato soltanto dalla fede che è conforme a verità. Basta una parola o, come in questo caso, un semplice gesto: misconosciuto ed ignorato dalle masse, non debitamente apprezzato  da Pietro, è  tuttavia accolto dal Cristo. L’uomo gode della fede delle masse, il Signore si compiace di quella del singolo. Le folle stringono e non toccano, schiacciano e nulla fanno uscire. Questa donna lambisce il solo mantello di Gesù, ed ecco è già arrivata al cuore della grazia divina! Nessuno s’inganni: la fede che conta non è quella che fa rumore, ma quella che porta allo scoperto la potenza del Cristo.

47 Avendo allora visto la donna che non fu nascosta tremante venne

Se pur si teme di affrontare Gesù a viso aperto, la fede non può rimanere nascosta. Con tremore la donna viene a Cristo, perché da Lui chiamata in causa.

ed essendosi prostrata dinanzi a lui raccontò davanti a tutto il popolo per quale motivo lo aveva toccato e come fu subito risanata.

Si dà lode a Dio non solo prostrandosi dinanzi a Cristo, ma anche spiegando a tutta l’assemblea le ragioni della propria fede e narrando le meraviglie che Lui ha operato in noi.

48 Egli allora le disse: Figlia, la tua fede ti ha salvato, va’ in pace.

Ogni testimonianza di salvezza chiama in causa l’unica Parola che è salvezza.  Non basta ciò che è da noi sperimentato e conosciuto: c’è bisogno della conferma che viene dal Cristo.

Se non c’è questa parola, se il Logos eterno non parla direttamente ed esclusivamente al nostro cuore, si può anche camminare in una nuova vita, ma senza la pace che viene dal cielo. La fede viene dall’ascolto e porta nuovamente all’ascolto, per essere approvata e resa pacifica da  Dio.

Tante ansie, tanti dubbi ed incertezze sono insinuate nel nostro cuore da un rapporto manchevole con la Parola.

49 Mentre ancora parlava viene uno dal capo della sinagoga dicendo: Tua figlia è morta; non disturbare più il maestro.

E’ la parola del Maligno che contrasta quella del Cristo, spezzando ed interrompendo l’ascolto. Gesù annuncia la salvezza, un altro reca un messaggio di  morte. Cristo porta la pace e la consolazione, Satana, in veste di amico e confidente, riversa sull’uomo l’angoscia e la disperazione. Il Signore approva la fede aperta ed insistente, il Maligno comanda un ragionevole silenzio rassegnato.

50 Allora Gesù avendo udito gli rispose: Non temere, solo credi e sarà salvata.

La parola del Diavolo non deve essere accolta, ma va combattuta e contrastata con un ascolto diverso. Se non possiamo essere sordi ai richiami del Maligno, Gesù viene in soccorso alla nostra debolezza, udendo lui stesso la parola nemica, ma solo per contrastarla e vincerla con la propria.

Due parole fanno guerra nel nostro cuore: se ascolti l’una sarai prigioniero della morte, se ascolti l’altra sarai liberato da ogni timore e vivrai nella speranza della vita eterna.

51 Essendo poi giunto alla casa non permise ad alcuno di entrare con lui se non Pietro e Giovanni e Giacomo ed il padre della fanciulla e la madre.

A nessuno è concesso di entrare nel mistero della morte e resurrezione in Cristo, se non a coloro che fanno parte della chiesa o vogliono entrare in essa. Gli “altri” restano fuori, a piangere e a fare lamento, per un crudele destino che nessuno vuole risparmiare.

52 Piangevano ora tutti e si battevano il petto per lei. Egli allora disse: Non piangete, infatti non è morta ma dorme.

Di fronte alla morte il pianto è sempre corale: non per la sorte di un altro, ma per quella di noi tutti. Nessuna voce ha un suono diverso, se non quella del Cristo.

Non è ancora giunta la morte eterna e c’è ancora speranza per una nuova vita.

53 E lo deridevano sapendo che era morta.

L’uomo che non crede nel Salvatore piange il proprio destino e irride all’annuncio della salvezza e ad ogni speranza che viene dal cielo.

Due sapienze diverse sono al confronto: quella divina che è consapevolezza di vita, quella umana che è consapevolezza di morte. L’una guarda all’uomo con amore e simpatia, l’altra guarda a Dio con scherno e disprezzo; l’una si afferma umilmente e semplicemente, l’altra con ogni presunzione di verità.

54 Ma egli avendo preso la sua mano gridò dicendo: Fanciulla alzati!

Gli uomini possono ben deridere e schernire, ma non possono impedire a Cristo di prendere in mano l’esistenza dei suoi figli. Quando l’uomo vuol intimorire Dio, Dio alza il tono della voce: non dice, semplicemente, grida. Cosa grida? La nostra resurrezione ad una vita nuova, perché diventi anche per noi attuale ciò che in Lui è già stato attuato.

55 E ritornò il suo spirito

C’è ancora speranza di riavere lo spirito di vita: non è perduto per sempre, semplicemente è stato allontanato dal Satana. Allorché si manifesta la potenza del Cristo è ridato lo Spirito Santo e l’uomo può subito alzarsi a vita nuova.

e si alzò subito.  Per farsi obbediente nell’ascolto della volontà di Dio, nutrendosi della sua Parola. e comandò di darle da mangiare.

56 E furono stupefatti i suoi genitori;

Il timore della morte, diventa stupore della nuova vita: non per tutti ma soltanto per coloro che dopo aver generato la morte vedono i propri figli rigenerati alla vita.

ma egli comandò a loro di non dire a nessuno l’accaduto.

La vita nuova è fatta per essere annunciata a tutti, ma quando l’incredulità si è già resa manifesta, allora Gesù comanda il silenzio.

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