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Cap6
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- Categoria: Lettera agli Efesini
- Pubblicato Venerdì, 22 Luglio 2011 15:27
- Scritto da Cristoforo
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Efesini 6
Figli, obbedite ai genitori vostri nel Signore: questo infatti è giusto. 2 Onora tuo padre e la madre, che è il primo comandamento nella promessa, 3 perché bene a te avvenga e sarai longevo sulla terra. 4 E voi padri, non irritate i vostri figli, ma allevateli con disciplina e ammonizione del Signore. 5 Schiavi, obbedite ai signori secondo la carne con timore e tremore in semplicità del vostro cuore come al Cristo. 6 non per servire l’occhio come compiacendo gli uomini, ma come schiavi di Cristo facenti la volontà di Dio d’animo, 7 con benevolenza serventi come al Signore e non agli uomini, 8 sapenti che ciascuno, se farà qualcosa di buono, questo riceverà dal Signore, sia schiavo sia libero. 9 Anche voi, signori, fate le stesse cose verso loro, smettendo la minaccia, sapenti che il loro e vostro Signore è nei cieli e non c’è presso di lui preferenza di persone. 10 Del resto, fortificatevi nel Signore e nel vigore della sua forza. 11 rivestite l’armatura di Dio per poter voi stare contro le insidie del diavolo. 12 Poiché non è a noi la lotta contro sangue e carne, ma contro i principati, contro i poteri, contro i dominatori del mondo di questa tenebra, contro gli spiriti della malvagità nelle regioni celesti. 13 Per questo prendete l’armatura di Dio, affinché possiate resistere nel giorno cattivo e avendo superato tutte le cose, stare in piedi. 14 State dunque avendo cinto il vostro fianco con la verità e avendo rivestito la corazza della giustizia 15 e calzati i piedi con la prontezza per l’annuncio della buona notizia della pace, 16 in tutte le situazioni avendo preso su lo scudo della fede, con cui potrete spegnere tutte le frecce infuocate del malvagio. 17 Prendete anche l’elmo della salvezza e la spada dello spirito, che è la parola di Dio; preganti con ogni preghiera e supplica in ogni tempo in Spirito, e in esso vigilanti con ogni perseveranza e supplica per tutti i santi 19 e per me, affinchè a me sia data la parola in apertura della mia bocca, con franchezza per far conoscere il mistero della buona notizia, 20 per il quale sono ambasciatore in catena, perché in essa parli con franchezza come è necessario io parli. 21 Affinché poi sappiate anche voi le cose riguardo me, cosa faccio, tutte le cose vi farà conoscere Tichico, l’amato fratello e fedele servo nel Signore, 22 che ho mandato da voi proprio per questo, perché conosciate le cose riguardo noi e consoli i vostri cuori. 23 Pace ai fratelli e amore con fede da Dio Padre e dal Signore Gesù Cristo. 24 La grazia sia con tutti coloro che amano il Signore nostro Gesù Cristo con incorruttibilità.
Cap. 6
Figli, obbedite ai genitori vostri nel Signore: questo infatti è giusto. 2 Onora tuo padre e la madre, che è il primo comandamento nella promessa, 3 perché bene a te avvenga e sarai longevo sulla terra.
Dove si manifesta l’obbedienza a Dio in primo luogo? Nella famiglia in cui viviamo, come sottomissione degli uni agli altri e di tutti all’unico Signore. Non in maniera indifferenziata, ma conforme al comando di Dio.
Prima di tutto la sottomissione della moglie al marito, poi quella dei figli ai loro genitori.
È giusto e santo che i figli siano obbedienti ai loro genitori nel Signore. Non un’ubbidienza qualsiasi dettata dalle ragioni della carne e dal sangue, ma un’ubbidienza comandata ed illuminata dalla Parola del Signore.
Ci possono anche essere situazioni limite in cui nessuna obbedienza all’altro o all’altra è comandata quando va contro la Legge di Dio. L’interesse di Paolo non è quello di evidenziare quando sia giusto obbedire e quando sia giusto disobbedire.
Importa affermare un principio di valore davanti a Dio, senza entrare nelle singole situazioni e nei singoli casi.
L’obbedienza ci fa simili al Cristo e ci fa entrare nella vita del Cristo. Soltanto chi ha compreso l’importanza dell’obbedienza nel disegno della salvezza può considerare in quale modo e in quale misura si deve ubbidire. Troppo sovente si indaga da parte dell’uomo, soprattutto quello d’oggi, sulle ragioni fondate di una disobbedienza. Giova innanzitutto comprendere la grazia che è data in virtù dell’obbedienza in Cristo e per Cristo.
La disobbedienza non è mai un principio evangelico, va in direzione contraria a quella seguita dal modello della santità che è Cristo.
Affermare che l’obbedienza oggi non è più una virtù è un’enormità. Non si cresce nella vita dello Spirito se non ci si fa obbedienti a tutto e tutti. Un’obbedienza fine a se stessa non trova alcuna giustificazione. Un’obbedienza ai fini della salvezza è giustificata, chiesta comandata dallo stesso Signore.
Chi insegna ai figli tramite discussione alla pari, dovrebbe innanzitutto insegnare ai figli tramite un’obbedienza alla pari all’unica e sola Parola di salvezza.
2 Onora tuo padre e la madre , che è il primo comandamento nella promessa,
Di quale promessa parla Paolo se non di quella che porta alla vita eterna? Non si obbedisce in questa vita per questa vita ma per un’altra che è ancora in promessa e di cui abbiamo solo la caparra dello Spirito Santo.
4 E voi padri, non irritate i vostri figli, ma allevateli con disciplina e ammonizione del Signore.
Quale il compito dei genitori? Non irritare i figli con la parola e l’azione che vengono dal Maligno, esasperando la loro situazione di sottomessi, ma allevarli nel Signore e per il Signore.
Con disciplina: quella che è dettata da Dio e non dalla carne e dal sangue. Con ammonizione, secondo il precetto di Dio, ad esso richiamando continuamente ed esortando alla sua osservanza.
5 Schiavi, obbedite ai signori secondo la carne con timore e tremore in semplicità del vostro cuore come al Cristo.
Fanno parte della famiglia cristiana anche quelli che, almeno ai tempi di Paolo, erano nella condizione di schiavi.
Schiavi, sottolinea Paolo, secondo la carne, secondo categorie estranee di per sé allo Spirito e che pur tuttavia lo Spirito porta ed ingloba in sé per condurle a novità di vita.
Agli schiavi è comandato di obbedire ai loro signori carnali come al Cristo. Vale dunque l’equazione: obbedienza ai signori di questo mondo uguale ad obbedienza a Dio.
Se qualcuno ha dei dubbi consideri cosa aggiunge Paolo: con timore e tremore in semplicità del vostro cuore.
Con timore e tremore, con cuore puro, senza doppiezze si serve soltanto a Dio.
Non è semplicemente questione di quieto vivere e di mentalità dei tempi. Altrove Paolo è ancora più esplicito. Invita coloro che potrebbero diventare liberti a rimanere schiavi per amore di Cristo.
Sbagliano e sono accecati e traviati dal Maligno coloro che leggono la Scrittura in un senso social politico. Preoccupazioni e finalità di tal genere sono del tutto estranee allo spirito dell’Apostolo Paolo che è quello di Dio.
Giova sottolinearlo ancora una volta: non si tratta affatto di una sua convinzione, limitata e condizionata dai tempi, ma è quanto dettato dallo Spirito Santo. È detto a quel tempo, per tutti i tempi.
Certamente Paolo non sta facendo l’elogio della schiavitù in sé e per sé e sarebbe una banalità giustificare una simile forma di ingiustizia sociale rifacendosi alle sue parole.
Che la schiavitù di per sé non sia buona è cosa ovvia; ma non è questo quello che cristianamente interessa.
Non c’è situazione o condizione umana dovuta alla malvagità dell’uomo e al suo peccato che non sia visitata, benedetta, redenta dal Signore.
La salvezza portata dal Cristo cade qui ed ora per ogni uomo, a niente e a nessuno è condizionata e subordinata se non ad una libera scelta della fede in Gesù, Figlio di Dio.
Irrilevante la condizione sociale, politica, ed ancora più psicofisica in cui cade tale salvezza: tutti chiama a sé e tutti porta a vita eterna.
Se per essere salvi aspettiamo prima la salvezza da questo o quel male, da questa o quella povertà e limitazione, siamo fritti in partenza. Che senso avrebbe parlare di un Cristo Salvatore del mondo, se non portasse la salvezza a tutti coloro che vivono in questo mondo?
La speranza, la lotta e l’impegno per un mondo migliore, i progressi ottenuti, reali o presunti tali, possono giustificare la sofferenza di coloro che ci hanno preceduto ed hanno conosciuto ogni sorta di ingiustizia e violenza umana?
La salvezza è dono di Dio per l’umanità tutta e non conosce tempi e situazioni diversi, se non in quanto vuol manifestarsi ed operare in tempi e situazioni diversi.
Una sola è la liberazione di cui abbiamo bisogno: quella dal potere del Maligno. Questa desideriamo, questa cerchiamo.
Non con gli occhi della carne, ma tenendo fisso lo sguardo verso Colui che è l’autore ed il perfezionatore della nostra salvezza: Cristo Gesù. Rispetto alle aspettative umane e mondane, il Figlio di Dio fattosi carne si muove in una direzione opposta, non dalla piccolezza alla grandezza, ma dalla più assoluta grandezza alla più assoluta piccolezza, fino alla morte e alla morte di croce. Non solo non disdegna di assumere la carne dell’uomo, ma pur essendo Figlio in eterno fa proprio il titolo di servo di Javè.
Soltanto in Cristo e per Cristo è compresa e benedetta una sottomissione dell’uomo all’uomo che porta in sé e con sé vita eterna.
Una sottomissione non condizionata alla nostra bontà, ma dovuta per la nostra malvagità.
Nessuna distinzione tra padrone e padrone: gli schiavi cristiani a tutti devono obbedienza. In questo modo, attraverso l’umiliazione della carne, sono fatti simili al Cristo e sono rivestiti dell’uomo nuovo e conoscono una libertà diversa che è quella creata e donata dal Figlio di Dio.
Schiavi nei confronti dell’uomo, ma fatti liberi nei confronti di Dio, niente e nessuno potrà separarci dall’amore di Cristo Gesù ed impedirci di essere fatti figli adottivi dell’eterno Signore.
6 non per servire l’occhio come compiacendo gli uomini,
Hai ancora qualche dubbio che Paolo faccia un discorso puramente opportunistico, per evitare agli schiavi mali peggiori?
Si deve stare sottomessi anche quando il proprio comportamento non cade sotto gli occhi degli uomini, ma soltanto sotto gli occhi di Dio. Sono gli occhi di Dio ed il suo sguardo su di noi che devono incutere timore e tremore. Si serve all’uomo per servire a Dio: Lui interessa, lui importa, Lui giustifica e porta a salvezza.
ma come schiavi di Cristo facenti la volontà di Dio d’animo,
La schiavitù all’uomo deve essere portata come schiavitù al Cristo. Per quale scopo? Per l’unico scopo di fare la volontà di Dio. Non con tristezza, ma con gioia, non come coloro che sono privati di tutto, ma come coloro che tutto hanno ricevuto dal Cristo e tutto donano in Lui e per Lui.
Si potrebbe obiettare che proprio il cristianesimo ha portato al superamento dal punto di vista culturale di un certo rapporto tra l’uomo e la donna, tra padroni e schiavi, improntato al sopruso e alla prevaricazione. Ed è vero, ma non facendo uso della violenza.
Come potrà la donna recuperare il suo uomo se non attraverso le vie dell’amore indicate dal Cristo e come potrà uno schiavo essere motivo di salvezza per il suo padrone se non facendosi simile allo stesso Cristo?
7 con benevolenza serventi come al Signore e non agli uomini,
Paolo rincara la dose. Si serve all’uomo come al Signore perché a guisa del Signore si vuole il bene dell’uomo.
8 sapenti che ciascuno, se farà qualcosa di buono, questo riceverà dal Signore, sia schiavo sia libero.
Le ragioni per cui si sta sottomessi trascendono e vanno oltre qualsiasi motivazione umana e terrena. Il Signore e non l’uomo ci darà il contraccambio. Di fronte alla grandezza del dono di Dio perde qualsiasi significato e qualsiasi importanza la condizione in cui siamo posti nei confronti degli altri uomini: giova innanzitutto essere nel novero di coloro che sono stati salvati dal Cristo: schiavi o liberi nulla importa.
9 Anche voi, signori, fate le stesse cose verso loro, smettendo la minaccia, sapenti che il loro e vostro Signore è nei cieli e non c’è presso di lui preferenza di persone.
Se allo schiavo è chiesto di obbedire per amore di Cristo, al padrone è chiesto di comandare nello spirito dello stesso amore.
La sottomissione dell’uno non deve offrire all’altro la possibilità di un comportamento che si sottrae ad un confronto con ciò che è giusto e gradito agli occhi di Dio.
Va rigettata ogni forma di minaccia e di ritorsione che offendono la dignità dell’uomo ed ancor più e ancor prima Colui che è Signore e Padre di tutti gli uomini.
sapenti che il loro e vostro Signore è nei cieli e non c’è presso di lui preferenza di persone.
Uno solo è il Signore di tutti, quello che è nei cieli; non conosce le categorie di preferenza e di eccellenza create dall’uomo.
Dobbiamo vedere tutti gli uomini come li vede Lui, come figli suoi, parimenti degni di misericordia e bisognosi di amore, creati a sua immagine e somiglianza, chiamati alla vita eterna.
10 Del resto, fortificatevi nel Signore e nel vigore della sua forza.
Non si diventa forti se non per la forza dello stesso Gesù.
11 rivestite l’armatura di Dio per poter voi stare contro le insidie del diavolo.
Nessuna armatura ci garantisce contro i colpi mortali del Diavolo se non quella che ci è offerta dal Salvatore.
12 Poiché non è a noi la lotta contro sangue e carne, ma contro i principati, contro i poteri, contro i dominatori del mondo di questa tenebra, contro gli spiriti della malvagità nelle regioni celesti.
La nostra lotta non si pone a livello di ciò che è puramente umano. Non stiamo combattendo contro noi stessi, vale a dire contro la nostra natura carnale.
Ogni lotta contro se stessi è destinata a fallimento. Si muove come in un giro vizioso in cui ci si ritrova sempre al punto di partenza e non si infliggono colpi mortali a colui che è autore del nostro stato , creatore di ogni male, seduttore dei cuori, guida verso la dannazione eterna.
Siamo coinvolti ed impegnati in una guerra contro gli spiriti celesti che hanno imposto il loro dominio a questo mondo. È una lotta in cui non si risparmiano colpi e per la quale è in gioco la vita eterna.
Non siamo in grado di uscirne vittoriosi con le nostre sole forze.
Il combattimento si pone su di un grado e a un livello superiore che è quello dello spirito e chiama direttamente in causa il Signore.
13 Per questo prendete l’armatura di Dio, affinché possiate resistere nel giorno cattivo e avendo superato tutte le cose, stare in piedi.
Bisogna avere armi adeguate, un’armatura che possa reggere ai colpi e ribattere alle offese del Diavolo, perché non prevalga sul nostro spirito. Ci è stata data da Dio stesso in virtù dell’opera del Figlio suo.
14 State dunque avendo cinto il vostro fianco con la verità e avendo rivestito la corazza della giustizia
Il nostro fianco deve sempre essere cinto dalla spada di Verità che è il Cristo. Indossiamo non la corazza della nostra giustizia, ma la corazza fatta forte dalla giustizia del Figlio di Dio.
Solo in questo modo è possibile stare saldamente in piedi nella lotta.
15 e calzati i piedi con la prontezza per l’annuncio della buona notizia della pace,
Non si combatte a piedi nudi. Nostra calzatura di combattimento è la prontezza nell’annuncio del Vangelo.
Quando si è sempre pronti e disponibili per l’annuncio della pace portata dal cielo, nessuna sortita del Diavolo ci trova impreparati ed impediti nella lotta da una possibilità di corsa assai limitata e da un movimento non protetto e non garantito dal dono di Dio.
16 in tutte le situazioni avendo preso su lo scudo della fede, con cui potrete spegnere tutte le frecce infuocate del malvagio.
In qualsiasi situazione veniamo a trovarci ci protegga e ci salvi lo scudo della fede in Cristo.
È uno scudo che nessuna freccia del Maligno anche se infuocata può infrangere e scalfire.
17 Prendete anche l’elmo della salvezza e la spada dello spirito, che è la parola di Dio;
Non c’è corpo e anima dell’uomo che non trovino nello spirito la loro guida e il loro centro di irradiazione vitale.
Come salvare lo spirito in una guerra di difesa e di offesa, se non prendendo e portando sempre nel nostro cuore la Parola di Dio, in una continua ruminatio che è garanzia di vittoria sul Maligno?
Con la Parola e per la Parola troveremo l’elmo che ci protegge dai colpi mortali del Diavolo contro il nostro spirito, e la spada che ci consente di offendere e di vanificare ogni forza del Maligno.
preganti con ogni preghiera e supplica in ogni tempo in Spirito, e in esso vigilanti con ogni perseveranza e supplica per tutti i santi
Dobbiamo essere perseveranti nella preghiera che viene dallo Spirito, supplicando il Signore per noi e per tutti i santi.
Con ogni preghiera e in ogni tempo. Pregando in tutti i modi possibili accetti e graditi a Dio in qualsiasi tempo e momento della giornata.
19 e per me, affinchè a me sia data la parola in apertura della mia bocca, con franchezza per far conoscere il mistero della buona notizia,
Da ultimo e alla fine Paolo chiede che si preghi anche per lui, perché la sua bocca non si apra se non per annunciare la buona notizia e per far conoscere il mistero di Cristo; in franchezza, cioè in modo chiaro, deciso, determinato, senza incertezza e riserva alcuna.
20 per il quale sono ambasciatore in catena, perché in essa parli con franchezza come è necessario io parli.
Per questo Mistero che ha nome di Cristo, Figlio di Dio, Paolo si trova ad essere ambasciatore tenuto in catena dall’uomo.
La Chiesa tutta preghi perché le catene che legano l’Apostolo non siano un impedimento per un vero e fondato annuncio, così come è necessario davanti a Dio per la nostra salvezza.
21 Affinché poi sappiate anche voi le cose riguardo me, cosa faccio, tutte le cose vi farà conoscere Tichico, l’amato fratello e fedele servo nel Signore,
22 che ho mandato da voi proprio per questo, perché conosciate le cose riguardo noi e consoli i vostri cuori.
Per tutto il resto Paolo si affida alle parole di Tichico, fratello e servo. Sarà lui a far conoscere tutto quanto è di utilità e di consolazione per i cuori.
23 Pace ai fratelli e amore con fede da Dio Padre e dal Signore Gesù Cristo. 24 La grazia sia con tutti coloro che amano il Signore nostro Gesù Cristo con incorruttibilità.
Un annuncio che è pace non può concludere se non con un augurio di pace a tutti i fratelli. Non una pace qualsiasi ma quella che viene dall’amore di Dio, garantita dalla fede nel Figlio suo; una pace coronata, fatta grande , bella, sicura, vera dalla grazia di Dio, che sempre ed ovunque deve accompagnare coloro che amano con incorruttibilità, il Signore nostro Gesù Cristo.
Cap5
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- Pubblicato Venerdì, 22 Luglio 2011 15:25
- Scritto da Cristoforo
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Efesini cap. 5
Siate dunque imitatori di Dio, come figli amati 2 e camminate nell’amore, come anche Cristo amò noi e consegnò se stesso per noi offerta e vittima a Dio in odore di soave profumo. 3 Fornicazione invece e ogni impurità o cupidigia neppure sia nominata fra voi, come conviene ai santi, 4 e sconcezza e sciocchezza o equivocità, cose che non convengono, ma piuttosto rendimento di grazie. 5 Questo infatti sappiate conoscenti, che ogni fornicatore o impuro o avaro, che è idolatria, non ha eredità nel regno di Cristo e di Dio. 6 Nessuno vi inganni con vuote parole; a motivo di queste cose infatti viene l’ira di Dio su i figli della disobbedienza. 7 Non siate perciò partecipi di loro. 8 Eravate infatti un tempo tenebra, ora invece luce nel Signore: camminate come figli della luce 9 infatti il frutto della luce consiste in ogni bontà e giustizia e verità- 10 esaminando che cosa è gradito al Signore, 11 e non partecipate alle opere infruttuose della tenebra, piuttosto invece anche biasimatele. 12 Poiché le cose fatte nascostamente da loro vergognoso è anche dire, 13 invece le cose tutte biasimate dalla luce sono manifestate; 14 infatti tutto il manifestato è luce. Perciò dice: Svegliati, il dormiente, e sorgi da i morti e risplenderà a te il Cristo. 15 Guardate dunque attentamente come camminate, non come stolti, ma come sapienti; 16 comperando il tempo, poiché i giorni sono cattivi. 17 Perciò non siate dissennati, ma comprendete quale è la volontà del Signore. 18 E non ubriacatevi di vino, in cui c’è dissolutezza, ma riempitevi in Spirito, 19 parlanti a voi stessi con salmi, e inni e canti spirituali, cantando e salmeggiando nel vostro cuore al Signore, 20 rendendo grazie sempre per tutti nel nome del nostro Signore Gesù Cristo al Dio e Padre. 21 Sottomessi gli uni agli altri nel timore di Cristo, 22 le mogli ai propri mariti come al Signore, 23 poiché il marito è capo della moglie come anche il Cristo capo della chiesa, lui salvatore del corpo. 24 Ma come la chiesa è sottomessa al Cristo, così anche lo mogli ai mariti in ogni cosa. 25 Mariti, amate le mogli, come anche il Cristo ha amato la chiesa e se stesso consegnò per lei, 26 affinché la santificasse avendola purificata col lavacro di acqua nella parola, 27 affinché presentasse egli a se stesso gloriosa la chiesa, non avente macchia o ruga o qualcuna di tali cose, ma perché sia santa e irreprensibile. 28 Così devono anche i mariti amare le loro mogli come i loro stessi corpi; l’amante la sua moglie se stesso ama. 29 Nessuno infatti mai ha odiato la carne di se stesso, ma la nutre e la riscalda, come anche il Cristo la chiesa, 30 poiché siamo membra del suo corpo. 31 A causa di questo abbandonerà l’uomo il padre e la madre e si attaccherà alla sua donna, e saranno i due in una carne sola. 32 Il mistero questo è grande; io però lo dico per Cristo e per la chiesa. 33 Quindi anche voi singolarmente ciascuno ami la propria moglie così come se stesso, la donna poi tema il marito
cap.5
Siate dunque imitatori di Dio, come figli amati 2 e camminate nell’amore, come anche Cristo amò noi e consegnò se stesso per noi offerta e vittima a Dio in odore di soave profumo.
Quale il modello della santità che Paolo ci pone davanti? Quello stesso che si è a noi manifestato in Cristo Figlio di Dio.
Non si diventa come Dio, nella piena adozione a figli suoi, se non si imita il Figlio suo. Colui che è l’eternamente amato insegna a noi come ami chi si sente figlio amato. Non si è fatti figli se non per un atto d’amore e non si cammina come figli se non nello stesso amore. L’amore che lega eternamente il Padre al Figlio ha allargato il proprio cerchio dall’Unigenito ai molti. E tutto questo ad opera del Cristo che è adempimento ultimo dell’amore. In quale modo Cristo ci ha amato così da diventare da Unigenito Figlio di Dio il primogenito di molti fratelli?
Consegnando se stesso a Dio Padre per noi, come offerta e vittima a Lui gradita, unica in odore di soave profumo.
All’origine di un discorso di salvezza sta dunque un sacrificio: il sacrificio dell’unico giusto e dell’unico santo fatto per i molti che hanno peccato.
In virtù di questa offerta è stato pagato il prezzo del nostro riscatto dal potere del Maligno. Una vita liberata dalla schiavitù con un riscatto così costoso, non può continuare nell’andazzo di un tempo, ma deve procedere in una novità che è rottura definitiva con l’antico padrone.
3 Fornicazione invece e ogni impurità o cupidigia neppure sia nominata fra voi, come conviene ai santi,
Di certi peccati neppure si deve parlare: sono estranei alla santità che ci è donata da Cristo. La fornicazione è rinnegamento aperto e conclamato dell’esclusività dell’amore divino, che non accetta altro amore se non quello che è per Lui, con Lui, in vista di Lui. Si è fornicatori innanzitutto davanti a Dio ed in rapporto a Dio. Nella fornicazione è consumata la forma estrema del peccato di allontanamento e di separazione dal Creatore, allorchè la creatura si identifica con l’altra creatura e non più esclusivamente col Creatore. Il cuore del fornicatore non è puro perché in esso non dimora il solo Dio, ma c’è posto per altro, in misura preponderante ed invasiva rispetto alla presenza del Signore.
Subito dopo, se pure in una forma di diversa gravità, va posta ogni impurità o cupidigia. Qualsiasi attaccamento a cose o a persone rende il cuore impuro, cioè non unicamente aperto al possesso del Signore. Cos’è la cupidigia se non l’espressione di un cuore non pago del possesso del Signore che desidera e brama fare entrare in se stesso qualcosa d’altro?
Si è impuri e cupidi in maniera ed in misura diversa, ma solo per il peccato insinuato, proposto e posto dal Maligno.
4 e sconcezza e sciocchezza o equivocità, cose che non convengono, ma piuttosto rendimento di grazie.
Dal peccato radicato nel più profondo del cuore via via si sale verso quello che si esprime attraverso la bocca.
Si fanno cose sconce ma si dicono anche cose sconce. Così pure qualsiasi sciocchezza manifesta una leggerezza nel nostro rapporto col Signore, quando la Sua presenza non è avvertita da noi in maniera così pesante e piena da impedirci ed inibirci ogni parola vana e vuota.
Un cuore puro, conosce soltanto la presenza del Signore, ed in questa presenza altro non può che rendere un grazie incessante al Signore.
Chi non rende grazie al Signore con la bocca neppure lo porta nel cuore.
5 Questo infatti sappiate conoscenti, che ogni fornicatore o impuro o avaro, che è idolatria, non ha eredità nel regno di Cristo e di Dio.
Un fede fondata in Dio, da Lui giustificata ed approvata non ammette quell’ignoranza che è dovuta ad un mancato rapporto con il Signore. Si illude di avere eredità nel regno del Signore chi vive ancora nel peccato. Il peccato è fornicazione, impurità avarizia. Siamo fornicatori ed impuri quando vogliamo altro dal Signore ed altro lasciamo entrare nel nostro cuore; siamo avari, quando non vogliamo buttar fuori da esso ciò che c’è di più e non è esclusivamente il Signore.
L’avarizia è detta anche idolatria. L’attaccamento a ciò che non può stare con Dio e accanto a Dio è espressione di una idolatria nascosta i cui idoli non si vedono, eppure sono ben presenti ed operanti nel cuore, per la nostra perdizione.
6 Nessuno vi inganni con vuote parole; a motivo di queste cose infatti viene l’ira di Dio su i figli della disobbedienza.
Attenti dunque a coloro che dicono parole di inganno: è per queste cose che viene l’ira di Dio sui figli della disobbedienza: non semplicemente figli disobbedienti, ma ancor prima figli generati dalla disobbedienza ed in quanto tali degni di riprovazione da parte del Signore, perché non suoi.
La salvezza operata dal Cristo ha posto una linea di demarcazione netta e definita tra coloro che sono figli di Dio di fatto e quelli che lo sono soltanto di nome.
7 Non siate perciò partecipi di loro.
Nessuna comunione dunque con quelli che non hanno Dio nel loro cuore e sono agiti e portati dallo spirito del Maligno.
8 Eravate infatti un tempo tenebra, ora invece luce nel Signore:
Divisione da quelli che non hanno il Signore, ma anche separazione, distacco, abbandono totale della vita passata.
Un tempo eravamo tutti tenebra nel Satana, ora in grazia di Cristo siamo luce nel Signore. Luce e tenebra non possono esistere e coesistere in una stessa persona se non in maniera provvisoria, temporanea e contradditoria in attesa di una risoluzione definitiva del nostro essere o per l’una o per l’altra. Chi si trova ed è trovato in una situazione ambigua si dia una bella raddrizzata. Raddrizzata di cuore, ma anche di gambe per camminare come figlio della luce.
camminate come figli della luce 9 infatti il frutto della luce consiste in ogni bontà e giustizia e verità-
Prima il frutto delle tenebre, poi in ordine di tempo il frutto della luce. Qual è il frutto della luce? Tutto ciò che è buono, giusto e vero. Ciò che è proprio di Dio è a noi donato, trasmesso, infuso.
Ma bisogna essere buon giudici di ciò che passa nel nostro cuore.
10 esaminando che cosa è gradito al Signore,
Dobbiamo fare solo ciò che è gradito a Dio, e questo chiede, silenzio, preghiera, meditazione della Parola rivelata.
11 e non partecipate alle opere infruttuose della tenebra, piuttosto invece anche biasimatele.
Dobbiamo estraniarci da tutto ciò che viene dal mondo e porta lo spirito del mondo. Non possiamo e non dobbiamo fare quello che fanno tutti. E non si pensi solo ai peccati, ma a tutto ciò che sotto le parvenze del bene, o del non male, ci allontana da Dio.
Quanto tempo trascorso in viaggi, passatempi, conversazioni, occupazioni del tutto inutili ed infruttuose! Cominciamo a biasimare tutto ciò che è dissipazione e dispersione del cuore. Non cerchiamo l’approvazione ed il consenso degli uomini, guardiamo a Dio e Lui interroghiamo riguardo al nostro operare, perché il suo giudizio prenda il posto del nostro.
12 Poiché le cose fatte nascostamente da loro vergognoso è anche dire,
O si è figli della Verità o si è figli della Menzogna; o si è fatti simili al Cristo o si è simili al Diavolo. Il discepolo di Cristo prova vergogna a dire ciò che fanno di nascosto coloro che hanno il Maligno per padre. Ciò che viene fatto alla luce del sole è ancora nulla in confronto a ciò che viene fatto di nascosto. Si teme il giudizio dell’uomo, non si teme quello di Dio.
13 invece le cose tutte biasimate dalla luce sono manifestate; 14 infatti tutto il manifestato è luce.
Si può nascondere qualcosa di riprovevole, più o meno grande, col favore delle tenebre, ma tutto è reso manifesto dalla luce.
Allorchè è data la luce, nulla rimane nascosto.
Non è più consentito ad alcuno vivere nella falsità e nell’inganno, in una illusione di giustizia che si tiene in vita soltanto fuggendo la luce e nascondendosi nelle tenebre.
Perciò dice: Svegliati, il dormiente, e sorgi da i morti e risplenderà a te il Cristo.
È suonata la sveglia che annuncia un nuovo giorno: è giunta l’ora di destarsi dal sonno che anticipa la dannazione eterna. Dobbiamo risorgere dai morti e lasciarci illuminare dalla luce portata dal Cristo.
15 Guardate dunque attentamente come camminate, non come stolti, ma come sapienti;
Attenti dunque a come si cammina in questa vita! Non come stolti che vagano nelle tenebre, ma come sapienti illuminati dal Cristo.
16 comperando il tempo, poiché i giorni sono cattivi.
I giorni di questa vita sono cattivi: il Diavolo vi fa da padrone. Comperiamo il tempo nuovo offerto dal Cristo non con oro e con argento, ma con la fede, mettendoci alla sequela del Salvatore e facendoci suoi discepoli.
17 Perciò non siate dissennati, ma comprendete quale è la volontà del Signore.
Dissennato è l’uomo che non vuole comprendere quale tenebra avvolge questo mondo. Finalmente in Cristo e per Cristo ci è dato conoscere quale è la volontà del Signore, perché passiamo dalle tenebre alla luce, dalla morte alla vita.
18 E non ubriacatevi di vino, in cui c’è dissolutezza,
Bevanda inebriante è il vino di una vita senza Dio, non porta alla comunione ma alla dissoluzione dei cuori: separati e divisi dal Padre, non comunicanti gli uni con gli altri.
ma riempitevi in Spirito,
Non pieni dunque dello spirito di questo mondo, ma fatti pieni di quello divino. È lo Spirito Santo che crea la vera comunione dei cuori.
19 parlanti a voi stessi con salmi, e inni e canti spirituali, cantando e salmeggiando nel vostro cuore al Signore,
Non c’è dialogo fraterno se non quando i cuori sono rivolti non gli uni verso gli altri, ma tutti verso l’unico e solo Dio.
E non per dire le parole dell’uomo, ma le parole che il Signore Gesù ha messo sulla nostra bocca, con i salmi, custoditi e tramandati dalla Chiesa. E poi ancora con inni e canti spirituali, nel canto corale ma anche nel canto silenzioso del proprio cuore.
20 rendendo grazie sempre per tutti nel nome del nostro Signore Gesù Cristo al Dio e Padre.
Dobbiamo sempre rendere grazie per tutti, nel nome di Colui che ha reso possibile la comunione di tutte le creature col Creatore, nel nome del nostro Signore Gesù Cristo, che è Dio e Padre.
21 Sottomessi gli uni agli altri nel timore di Cristo,
Non si dà lode a Dio in unità di cuore e di intenti se non si è sottomessi gli uni agli altri nel timore di Cristo.
Come Cristo sottomesso nell’eternità al Padre si è sottomesso in un tempo e per un tempo a tutti i fratelli, così anche noi dobbiamo sottometterci gli uni agli altri.
Non c’è timore di Dio che non sia anche timore del Figlio. Non c’è vero timore se non quello che è fondato nell’amore. È l’amore portato dal Cristo che ci comanda di stare sottomesso a tutto e a tutti, non in maniera indifferenziata, ma seguendo la vicinanza spirituale che lega l’uno all’altro. Innanzitutto la sottomissione che è chiesta dal matrimonio: sottomissione della donna all’uomo, perché anche l’uomo sia sottomesso, non semplicemente a Dio, ma a Dio in virtù della sottomissione della propria donna.
22 le mogli ai propri mariti come al Signore,
Affermazione importante, che non può comprendere se non la creatura fatta nuova dal Cristo: siamo oltre e fuori dalle categorie della carne. E neppure si pensi come a molti piace pensare che Paolo sia pieno di pregiudizi nei riguardi della donna, propri dalla cultura del suo tempo, non più accettabili nel nostro tempo.
Le parole di Paolo sono dettate dallo Spirito e vanno comprese nello spirito. La sottomissione della donna all’uomo non si comprende se non all’interno della comunità degli eletti ed è semplicemente un aspetto di quella sottomissione che lega gli uni agli altri e tutti all’unico Cristo.
Potremmo innanzitutto chiederci perché Paolo consideri il matrimonio innanzitutto per quel che riguarda la sottomissione e non il comando.
Perché il matrimonio cristiano non si giustifica e non si comprende innanzitutto se non come obbedienza alla volontà di Dio e non come scelta arbitraria dell’uomo carnale che segue i sentimenti che sono secondo natura. È giustificato il matrimonio che si crea soltanto per obbedienza a Colui che è Signore dell’uomo e della donna. Obbedienza di entrambi ma in modo diverso e non univoco, secondo un progetto divino che scavalca ciò che è creato dal peccato d’origine per portare all’originale purezza dei cuori.
Se pur entrambi pienamente responsabili del peccato d’origine, l’uomo e la donna hanno svolto ruoli diversi che hanno portato ad un’unica caduta. Non hanno peccato singolarmente ognuno per proprio conto in una forma irrelata l’una all’altra. Hanno peccato insieme, rapportandosi a Dio nello stesso modo, ma rapportati l’uno all’altra in maniera diversa.
Per quel che riguarda Eva prima ancora di una prevaricazione rispetto a Dio c’è stata una prevaricazione rispetto all’uomo.
In quanto prodotto ultimo della creazione la donna era la creatura più perfetta, completamento dell’uomo, suo punto di riferimento, generatrice in virtù del seme di quest’ultimo di altre creature.
L’immagine dell’uomo che guida la sua donna tenendola per mano appartiene al mondo dell’esistenza. In Eden era esattamente il contrario. Era Eva che conduceva Adamo per mano, in quanto tratta dalla sua costola non per essere a lui sottomessa, ma per uno sviluppo, una crescita, un arricchimento ed un completamento. Non Adamo era completamento della donna, ma Eva era completamento dell’uomo.
“Sarà chiamata isa donna perché da is uomo è stata tratta”.
Quale l’esito nefasto di una simile priorità? Il Satana ha trovato in Eva una creatura posta più in alto da Dio, ma proprio per questo più esposta alla possibilità di porre la propria realtà creata non nella vita di Dio, ma come alternativa alla vita di Dio. Non più semplicemente simile a Dio nell’obbedienza a Dio, ma fatta come Dio nell’eliminazione e nella soppressione di Dio. E tutto questo compiendo un vero e proprio deicidio, non da sola ma in comunione con Adamo. Abusando ed usando del proprio rapporto con l’uomo in senso inverso e contrario rispetto al disegno di Dio. Non portando l’uomo al culmine della propria somiglianza con Dio, ma al culmine della propria dissomiglianza. Non cementando un legame eterno tra Creatore e creatura, ma originando una rottura ed una separazione non più sanabile ad opera della creatura, ma soltanto per iniziativa divina.
23 poiché il marito è capo della moglie
Il discorso di Paolo sembra andare in un senso opposto rispetto al nostro, ma soltanto perché L’Apostolo si cala in un progetto di Dio che investe non più l’essenza perduta, ma l’esistenza creata.
Alla luce di una esistenza che vuole essere riscattata e redenta dal Cristo, il rapporto tra l’uomo e la donna deve trovare un capovolgimento ed una inversione di ruoli. Non più la donna è a capo dell’uomo, ma l’uomo è messo a capo della donna. Perché la donna non irretisca più l’uomo in virtù di una eccellenza che già ha portato alla perdizione, e perché l’uomo non si lasci più irretire da un completamento posto e visto più in alto.
In Eden nessun comando nel rapporto tra l’uomo e la donna. Se non il “crescete e moltiplicatevi”. Dopo il peccato di Adamo ed Eva, Dio è costretto ad intervenire per restaurare non semplicemente il rapporto di entrambi con Dio, ma un rapporto dell’uno con l’altra che sia conforme alla Sua volontà, in funzione di Cristo Salvatore.
Non c’è salvezza portata dal Cristo nel matrimonio, se l’uomo non si pone a capo della donna e la donna non sta sottomessa all’uomo.
E’ molto di più di un semplice comando dell’Apostolo, superato dai tempi. È comando di Dio. Così e non diversamente Cristo salva l’unione tra un uomo ed una donna. Creando un vincolo da Lui benedetto e visitato, ma sub condicione, cioè condizionato alla sottomissione della donna all’uomo.
Nessun matrimonio avrà esito cristianamente felice senza questa consapevolezza degli sposi che l’una deve stare sottomessa all’altro e l’altro deve fare da capo.
Non alla maniera dell’uomo, ma alla maniera di Dio. Non c’è sottomissione della donna all’uomo se non in Cristo e per Cristo, nello stesso tempo nessun uomo è posto a capo della donna se non in conformità all’amore dello stesso Cristo.
come anche il Cristo capo della chiesa, lui salvatore del corpo.
Colui che è posto capo della chiesa è Colui che innanzitutto è eternamente sottomesso al Padre. Nessuna sottomissione nel rapporto tra marito e moglie ha portata eterna se non quella che è conforme all’eterna sottomissione del Cristo al Padre. Nessun uomo è a capo della donna se non in Cristo, per Cristo e conforme a Cristo.
Il matrimonio cristiano si giustifica ed è giustificato semplicemente nel suo modo di rapportarsi a Cristo in ciascuna delle sue membra.
Se i due sono chiamati ad essere una sola carne ed un solo corpo non arriveranno a salvezza se non facendosi obbedienti al comando di Dio e conformi alla sua volontà. Non ci può essere considerazione o valutazione alcuna del matrimonio se non in Cristo e per Cristo: cristiani e non cristiani non possono intendersi al riguardo. Altro e diverso è il punto di partenza, altro e diverso il punto di arrivo. Per i cristiani la salvezza eterna, per gli altri la dannazione.
Ci si sposa in Cristo Salvatore semplicemente per ottenere la salvezza non per altro. Nessuna attrazione tra i due è giustificata se non quella che guarda e vede Cristo Salvatore.
24 Ma come la chiesa è sottomessa al Cristo, così anche lo mogli ai mariti in ogni cosa.
Perché la chiesa è sottomessa al Cristo? Unicamente per avere da Lui vita eterna nella conoscenza del suo Amore. Qualsiasi considerazione diversa è falsità ed inganno. Non c’è sottomissione della donna che restauri una originaria e originale sottomissione che era in Eden, ( non c’è mai stata ) c’è soltanto una necessaria sottomissione dell’una all’altro per volontà di Dio in funzione della salvezza portata dal Cristo.
Nessuna meraviglia che tutto sia così complicato e niente venga spontaneamente per il verso giusto; c’è bisogno della grazia del Signore e di intraprendere un cammino di morte e risurrezione.
I rapporti facili tra uomo e donna cadranno altrettanto facilmente,. Rimane e rimangono coloro che fanno la volontà di Dio anche nel matrimonio. È un errore ed un inganno parlare di una sottomissione vicendevole dell’una all’altro che si ponga sullo stesso piano, secondo la logica mondana della parità dei doveri e dei diritti. C’è di mezzo il Cristo e la sua opera di salvezza. La chiesa non è sottomessa al Cristo quando pretende che il Cristo sia a lei parimenti sottomesso, ma soltanto quando si fa a Lui obbediente in tutto e per tutto. Questa la conclusione di Paolo.
così anche lo mogli ai mariti in ogni cosa.
Non semplicemente in ciò che piace ed è gradito, ma in ogni cosa.
Quale l’eccezione ammessa e giustificata, ma non menzionata, per non lasciare spazio alcuno all’inganno? Quando il marito comanda cose che vanno espressamente contro la Legge di Dio. In questo caso non può esserci obbedienza, perché i due non sono più una sola carne in Cristo e per Cristo. Nella sottomissione all’uomo la donna sperimenta e conosce la propria liberazione e redenzione da una volontà perversa di prevaricazione sull’altro che ha già dato un frutto di morte e che ancora continua a dare frutti di morte.
Quale l’esito ed il guadagno di tante rivendicazioni non illuminate della donna rispetto all’autorità costituita dell’uomo?
Distruzione di un santo legame in Cristo, esasperazione di un sentimento di solitudine e incapacità a dialogare con l’altro, a intendere e a essere intesa. Abbrutimento del proprio spirito associato ad un precoce invecchiamento del corpo.
Misera la donna che quando non è più stagione vuol farsi bella agli occhi dell’uomo. È un’altra la bellezza femminile che rinsalda e fa durare il vincolo coniugale: è la bellezza di un cuore innamorato di Cristo, da lui vinto e fatto proprio e solo in quanto tale capace di espandersi verso il proprio uomo.
25 Mariti, amate le mogli, come anche il Cristo ha amato la chiesa e se stesso consegnò per lei, 26 affinché la santificasse avendola purificata col lavacro di acqua nella parola, 27 affinché presentasse egli a se stesso gloriosa la chiesa, non avente macchia o ruga o qualcuna di tali cose, ma perché sia santa e irreprensibile.
Se alla donna è comandata la sottomissione all’uomo, all’uomo è comandato l’amore per la donna. Non un amore qualsiasi che si ponga alla stregua di quello terreno, fosse anche il più grande ed il più bello, ma alla stregua dell’amore di Cristo.
Ma questo implica e presuppone una conversione del proprio cuore innanzitutto al Creatore, perché l’uomo sia portatore di un amore divino.
È molto di più di quanto chiesto e comandato dalla Legge mosaica che chiede la fedeltà e la non fornicazione. L’amore coniugale, per lo spirito della Legge, gioca in difesa. Può al massimo mantenere e salvare il punto di partenza, rimanere entro certi limiti, non eccedere e non andare fuori. Non è capace di un dono totale, assoluto della propria vita, senza riserve e senza condizioni. Tutto questo è possibile solo in Cristo e per Cristo.
Ciò che è comandato è innanzitutto donato. Non è trovato nell’uomo, ma in Colui che si è fatto figlio dell’uomo.
Come Cristo ha amato la sua chiesa? Consegnando se stesso per lei. Chi consegna se stesso per un altro o per un’altra fa dono totale della propria vita.
Non esiste e non può esistere un consegna parziale e con riserve. Non si è più padroni della propria esistenza, ma si diventa obbedienti ad un altro. E tutto questo in virtù di un atto che è amore. Non un amore cieco, infondato ed indifferenziato, ma un amore che opera nella luce, perché fondato in Colui che è luce, per farsi portatore dell’unica luce.
L’amore che ogni marito deve riversare sulla propria moglie, deve essere fondato nel Cristo, da Lui generato ed agito, conforme al suo operare. Un amore che ha un fondamento ha anche un suo fine. Fondato in Cristo, da Lui generato vuol portare allo stesso Cristo. L’uomo deve amare la donna non per portarla a sé e con sé, ma per condurla a Gesù con Gesù.
Un amore che è innanzitutto finale non può fermarsi di fronte agli ostacoli posti dalla carne e dal sangue. Lotterà sempre per andare oltre, sopportando ambiguità e contraddizioni pur di raggiungere lo scopo.
L’attrazione carnale dell’uno verso l’altra e viceversa dell’altra verso l’uno è destinata a finire e anche quando c’è non è di per sé significativa ed indicativa della presenza di un vero amore.
L’amore è altro ed è creato e donato da un Altro. Non c’è amore se non in Cristo e per Cristo e non si ama se non al modo di Cristo, e per le ragioni del Cristo. Del modo abbiamo già parlato, giova considerare le ragioni.
Cristo non ha amato la sua chiesa perché l’ha trovata, bella, santa, virtuosa: al contrario perché l’ha trovata brutta, peccatrice, segnata dal limite e da difetti di ogni sorta. Niente di simile all’infatuazione amorosa della realtà sessuale: è un amore diverso che attinge al Padre e vuol portare al Padre nell’obbedienza alla sua volontà.
Quando uno sposo non trova più nulla di attraente, di bello e piacevole nella propria sposa, solo allora può comprendere cosa significhi amare.
Quando una sposa non trova nulla di facile, di agevole, di appagante nella sottomissione all’uomo, proprio allora le è dato capire cosa significhi obbedire al Signore.
Senza la fede in Cristo la parola amore è vuota di significato: nasce dalla morte e conduce alla morte. Nasce dal bisogno dell’Altro e conclude non nelle braccia del Signore, ma in quelle del Diavolo.
Potremmo parlarne a lungo. Per chi vuol comprendere bastano poche parole. Non riusciremo mai ad intenderci con gli uomini che vedono il rapporto con l’altro sesso nello spirito dell’eros e non in quello dell’agàpe.
28 Così devono anche i mariti amare le loro mogli come i loro stessi corpi; l’amante la sua moglie se stesso ama.
L’amore che lega e tiene uniti mariti e mogli è l’unico e medesimo amore, non c’è un amore dell’uno per l’altra e dell’altra per l’uno ma un unico ed un solo amore che si riflette dall’uno all’altra e rimanda l’altra all’uno, in perfetta unità di intenti che rende un cuor solo ed un’anima sola.
Non si ama l’altro come se stessi senza considerare l’altro come il completamento di se stessi. Chi vede nell’altro o nell’altra il proprio completamento non può prevaricare e scavalcare, ma ben si preoccupa di salvaguardare, di proteggere, di difendere. Deturpando e violando chi è posto accanto, il marito e la moglie deturpano e fanno violenza a se stessi, chiudendo e precludendo le vie dell’amore. Nulla si può chiedere e pretendere dall’altro senza prima tutto chiedere e pretendere da se stessi.
Soltanto nella fedeltà al Signore l’uomo e la donna troveranno il senso della propria mutua e reciproca fedeltà. Soltanto nell’obbedienza alla volontà dell’unico Dio, il loro rapporto sarà fondato e giustificato, garantito, non soltanto per un cammino terreno, ma innanzitutto per un approdo celeste, non in un tempo che è per il tempo, ma in un tempo che è per l’eternità.
Se l’uomo e la donna si guardano e si vedono con gli occhi della carne sono perduti in partenza.
Passeranno da inganno ad inganno, da illusione a illusione per consumare un solo tradimento: quello contro il Salvatore.
Nessun adulterio è consumato se non in rapporto all’unico sposo che è Gesù, Figlio di Dio.
29 Nessuno infatti mai ha odiato la carne di se stesso, ma la nutre e la riscalda, come anche il Cristo la chiesa, 30 poiché siamo membra del suo corpo.
Perché nel matrimonio si può arrivare anche all’odio reciproco e scambievole? Perché l’uno e l’altra si vedono in maniera sbagliata: non in Cristo e per Cristo, ma in se stessi e per se stessi.
Misero l’uomo che ha trovato la donna dei propri sogni: è caduto nei lacci del Satana. Ancor più misera la donna che ha trovato l’uomo del proprio cuore: si è gettata fra le braccia del Diavolo ed è tenuta in suo potere.
Cerchi il tepore del focolare domestico e l’amplesso coniugale? Troverai il freddo più pungente. Cerchi il calore dell’amore divino? Nessuna moglie, nessun marito potrà mai portare il gelo là dove Cristo ha acceso il suo fuoco.
31 A causa di questo abbandonerà l’uomo il padre e la madre e si attaccherà alla sua donna, e saranno i due in una carne sola.
Perché l’uomo abbandonerà il padre e la madre? Semplicemente per diventare come Cristo.
L’amore che lega il Figlio al Padre nell’eterno vincolo dello Spirito Santo non sarebbe sovrabbondante all’eccesso se non uscisse dal proprio essere increato per riversarsi sulle creature. Si attacca ad esse in virtù di Cristo, che fa sua la carne dell’uomo per dimorare ed abitare in esso, a capo del suo corpo che è la chiesa.
L’uomo dunque lascia la casa paterna e si unisce come colla alla sua donna per diventare con lei una sola carne, come Cristo è diventato una sola carne con la sua chiesa. Non come Colui che è a lei sottomessa ma come Colui che è suo capo.
Il matrimonio tra l’uomo e la donna dunque sia ad immagine, e conforme lo spirito dell’unico vero matrimonio: quello tra Cristo e la sua chiesa. Un legame sancito e suggellato dallo Spirito Santo non è di per sé destinato a cadere e a essere sciolto.
Può essere messo in crisi da ragione interne alla carne ed al sangue, non può essere sciolto allorché è posto in Cristo ed è vissuto per Cristo.
32 Il mistero questo è grande; io però lo dico per Cristo e per la chiesa.
Non c’è mistero più grande di quello che unisce Cristo alla sua chiesa. Riguardo a questo giova considerare, riguardo a questo si deve parlare.
Nessuno parli del matrimonio come di un grande mistero. Paolo annulla subito ogni possibile equivoco. Ciò che è detto per la realtà non si può dire per l’immagine: l’immagine passa e viene meno, la realtà rimane e si viene affermando con sempre maggiore chiarezza. L’immagine è in vista della realtà e non viceversa. Allorché si manifesta ed è compresa la realtà, è vano, vuoto ed ingannevole ogni inseguimento di ciò che è sua immagine.
Non vogliamo con ciò svuotare il sacramento del matrimonio di ogni importanza e di ogni significazione spirituale, alla stregua dell’insegnamento di Lutero.
Lutero si rifà ad una corretta interpretazione del testo paolino per ridurre il matrimonio ad un semplice rapporto di natura, indifferente al dono dello spirito ed in quanto tale revocabile ad arbitrio da parte dell’uomo.
Noi concludiamo in maniera diversa ribadendo e riaffermando l’indissolubilità del matrimonio. Se pur l’immagine non è la realtà, incammina, porta verso la realtà, allorchè vissuta in Cristo e per Cristo. Chi ha intrapreso un cammino di salvezza in nome di Colui che è stato mandato dal cielo, non può rinnegare ad arbitrio, venendo meno ad un impegno benedetto dal Signore e dalla sua chiesa.
Non solo il matrimonio dato dalla chiesa come sacramento è per ciò stesso indissolubile, ma giustifica e rende pienamente plausibile e compatibile ogni scelta di verginità nella castità, consacrata o meno, poco importa.
Chi banalizza e svuota di significato religioso il vincolo coniugale, alla fine banalizza una scelta di verginità che vada oltre le ragioni della carne.
È triste vedere come illustri teologi della chiesa riformata ridicolizzino ogni forma di consacrazione alla verginità.
Non c’è rapporto tra l’uomo e la donna che non abbia innanzitutto un significato spirituale e non debba essere considerato se non in Cristo e nella sua chiesa.
Non intende il matrimonio se non chi, in esso avviato, arriva alla realtà. Non intende la realtà se non chi, già radicato in essa, scavalca ciò che è sua immagine.
Non a caso Gesù afferma che soltanto chi si fa eunuco per il regno dei cieli ha comprensione piena di matrimonio. Chi sceglie la verginità per il Signore non condanna il matrimonio, al contrario ne evidenzia tutta l’importanza e la sacralità nel suo essere come immagine dell’amore tra Cristo e la chiesa ed in quanto tale indissolubile, finchè Cristo non è tutto in tutti.
io però lo dico per Cristo e per la chiesa.
La particella “però” o “ma” non apre una frase che nega in assoluto quanto detto precedentemente da Paolo. Così intende ancora una volta malamente Lutero, per il quale il mistero grande è il rapporto tra Cristo e la chiesa, unico vero matrimonio sacramentale, contrapposto a quello tra l’uomo e la donna che è solo un fatto di natura.
Ma ciò che è per natura, è da Dio rivisitato in maniera diversa e volto ai fini della vita eterna: indissolubile per il fine che porta con sé e per la grazia con cui è rivestito dal Cristo.
Sarebbe un controsenso che dopo aver detto come va vissuto il matrimonio da entrambi i coniugi, Paolo, improvvisamente ne annulli qualsiasi importanza e valore, riducendolo alle semplici categorie della carne.
La traduzione latina della Volgata rende l’accusativo di relazione del testo greco con un in più ablativo “ In Christo et in ecclesia”, che si può intendere in senso più lato e più proprio. Si tratta certamente di una forzatura, ma è fatta solo per spiegare e perché si intenda giustamente.
Il matrimonio non è un grande mistero, se non perché e quando è vissuto in Cristo e nella chiesa. In Cristo trova il proprio fondamento, nella chiesa la propria giustificazione, in quanto diventa parte, espressione di membra diverse, raccolte in unità dal Creatore.
Cristo ci libera da un vincolo condizionato e subordinato alle esigenze e alle passioni della carne, dà un significato positivo di comunione col tutto ad una scelta che per natura è separazione dal tutto.
Chi si sposa “naturalmente” compie un atto di ingiustizia verso coloro che restano esclusi o escluse dalla soddisfazione di un’esigenza strutturale all’essere creato. Chi si sposa in Cristo e nella chiesa trova la giustificazione ad una scelta e al permanere in una scelta, che da occasionale, fortuita, gratuita, diventa finale, allorché si mette nelle mani del Creatore e in quelle dell’intero Suo corpo.
33 Quindi anche voi singolarmente ciascuno ami la propria moglie così come se stesso, la donna poi tema il marito.
Ribadisce Paolo le ragioni di un amore che è comandato e non semplicemente raccomandato.
In quanto alla donna, si guardi da un timore, dettato da ragioni estranee alla fede in Cristo. Deve avere per il proprio marito il timore che ha per Dio.
Nessun uomo e nessuna donna troveranno il senso vero e proprio della loro unione se non in un amore e in un timore comandati dallo stesso Dio.
Cap3
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- Categoria: Lettera agli Efesini
- Pubblicato Venerdì, 22 Luglio 2011 15:21
- Scritto da Cristoforo
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Cap. 3 Efesini
A causa di questo io Paolo ( sono ) il prigioniero di Cristo Gesù in favore di voi, i pagani;
2 se perciò avete udito dell’amministrazione della grazia di Dio, data a me per voi,
3 poiché secondo rivelazione è stato fatto conoscere a me il mistero, come ho scritto prima in breve,
4 per la qual cosa potete, leggendo, comprendere la mia intelligenza nel mistero di Cristo,
5 che alle altre generazioni non è stato fatto conoscere, ai figli degli uomini come ora è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti in Spirito,
6 cioè essere le nazioni coeredi e coincorporate e compartecipi della promessa in Cristo Gesù mediante la buona notizia,
7 di cui sono divenuto servo secondo il dono della grazia di Dio data a me secondo l’operazione della sua potenza.
8 A me, al più piccolo di tutti i santi, fu data questa grazia, di evangelizzare alle nazioni l’investigabile ricchezza di Cristo
9 e illuminare tutti quale sia l’amministrazione del mistero nascosto dai secoli nel Dio che ha creato tutte le cose,
10 perché sia fatta conoscere ora ai principati e ai poteri nelle regioni celesti, attraverso la chiesa la multiforme sapienza di Dio,
11 secondo la deliberazione dei secoli che fece in Cristo Gesù, il Signore nostro,
12 in cui abbiamo la franchezza e accesso in fiducia per la fede in lui.
13 Perciò chiedo di non scoraggiarvi nelle mie tribolazioni per voi, che è gloria vostra.
14 A causa di questo, piego le mie ginocchia verso il Padre, 15 da cui ogni stirpe in cieli e sulla terra è nominata, 16 affinché dia a voi, secondo la ricchezza della sua gloria, di essere rafforzati con potenza mediante il suo Spirito nell’uomo interiore.
17che il Cristo abiti per la fede nei vostri cuori, radicati e fondati in amore,
18 affinché possiate comprendere con tutti i santi quale sia la larghezza e lunghezza e altezza e profondità,
19 per conoscere pure l’ amore di Cristo al di sopra della conoscenza, affinché siate riempiti fino a tutta la pienezza di Dio.
20 A colui poi che ha il potere sopra le cose tutte di fare più sovrabbondantemente di quelle cose che chiediamo o comprendiamo secondo la potenza operante in noi;
21 a lui la gloria nella chiesa e in Cristo Gesù per tutte le generazioni del secolo dei secoli.
Cap. 3 Efesini
A causa di questo io Paolo ( sono ) il prigioniero di Cristo Gesù in favore di voi, i pagani;
In ragione di ciò che ha scritto, Paolo può chiamarsi ed essere chiamato il prigioniero di Cristo, a favore dei pagani.
Se la sua prigionia è per il bene di tutta la chiesa lo è innanzitutto per i Gentili. Per essi Paolo ha speso e spende tutto se stesso nell’annuncio del Vangelo.
2 se perciò avete udito dell’amministrazione della grazia di Dio, data a me per voi,
Non è una novità, ma una cosa risaputa di cui forse hanno udito anche quelli che sono in Efeso, di come Paolo sia amministratore della grazia data a lui per la salvezza dei Gentili.
Apostolo delle genti dunque non solo di nome e di fama, ma di fatto per inviato divino.
3 poiché secondo rivelazione è stato fatto conoscere a me il mistero, come ho scritto prima in breve,
Il mistero della salvezza portata sulla terra da Cristo , Figlio di Dio è stato fatto conoscere a Paolo per rivelazione diretta, così come ha scritto in breve, riassumendone il significato e l’importanza.
Diversamente dagli altri Apostoli che sono vissuti con Gesù, san Paolo ha conosciuto la sua Parola direttamente dal cielo, in una forma del tutto particolare e singolarissima, in virtù della quale l’annuncio in lui e per lui è portato ed allargato a tutte le genti.
4 per la qual cosa potete, leggendo, comprendere la mia intelligenza nel mistero di Cristo,
L’intelligenza del mistero di Cristo da parte di Paolo non è pretesa vana ed infondata, ma è ben compresa da tutti coloro che leggono i suoi scritti. È una sapienza che si giustifica da sola, accreditata da Dio in opere potenti di risurrezione a vita nuova. Non c’è autentico cristiano che non patisca il fascino della parola dell’Apostolo. Ci proietta subito nel mistero di Cristo e ci svela i suoi più arcani segreti, per portarci alla fede così come deve essere rettamente intesa.
5 che alle altre generazioni non è stato fatto conoscere, ai figli degli uomini come ora è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti in Spirito,
Il mistero di Cristo non è stato fatto conoscere alle generazioni passate, a nessun figlio di uomo, così come ora ai suoi santi apostoli e profeti che parlano nello Spirito Santo.
Dopo aver rivendicato una qualche diversità del proprio Vangelo, Paolo chiarisce che lo è semplicemente in relazione ai destinatari, non in quanto alla sua sostanza. È sempre l’unico e medesimo mistero rivelato ai suoi santi apostoli e profeti in virtù dello Spirito ad essi donato.
6 cioè essere le nazioni coeredi e coincorporate e compartecipi della promessa in Cristo Gesù mediante la buona notizia,
Se la promessa del Salvatore fu fatta ad Israele, è ora reso manifesto per bocca degli apostoli che le nazioni tutte sono fatte coeredi e compartecipi della stessa promessa.
7 di cui sono divenuto servo secondo il dono della grazia di Dio data a me secondo l’operazione della sua potenza.
Servo di Gesù Cristo è diventato lo stesso Paolo per grazia di Dio in virtù di quanto operato dalla sua potenza.
8 A me, al più piccolo di tutti i santi, fu data questa grazia, di evangelizzare alle nazioni l’investigabile ricchezza di Cristo
Un grande annuncio è posto sulla bocca del più piccolo dei santi.
Non per i propri meriti Paolo è stato chiamato e mandato da Dio, ma per grazia celeste. La ricchezza investigabile di Cristo non è conosciuta se non in virtù di una Parola affidata all’ultimo dei santi. La bellezza di chi è primo è annunciata e sovra esaltata dalla povertà e dalla piccolezza di chi è considerato ultimo.
9 e illuminare tutti quale sia l’amministrazione del mistero nascosto dai secoli nel Dio che ha creato tutte le cose,
Vi è un mistero nascosto dai secoli in Dio Creatore. Mistero rivelato e fatto conoscere nel tempo secondo modalità e criteri stabiliti da Dio, mistero riguardo al quale è data una luce agli uomini in virtù dell’annuncio degli Apostoli.
10 perché sia fatta conoscere ora ai principati e ai poteri nelle regioni celesti, attraverso la chiesa la multiforme sapienza di Dio,
Un mistero tenuto nascosto in un tempo e per un tempo agli uomini di questo mondo, deve pure essere svelato a tutte le creature celesti nella sua pienezza e nel suo adempimento.
Nella chiesa e per la Chiesa la sapienza di Dio è fatta conoscere in maniera multiforme, per le creature del cielo e della terra. Non solo gli uomini, ma anche gli angeli sono chiamati a dar lode all’amore di Dio Salvatore. Nessuna conoscenza dell’amore di Dio può essere piena e completa se non porta in sé la conoscenza di Cristo crocifisso.
11 secondo la deliberazione dei secoli che fece in Cristo Gesù, il Signore nostro,
La salvezza portata dal Cristo è avvenuta per una delibera fatta nell’eternità dal Padre in Cristo Gesù, il Signore nostro.
Non c’è volontà del Padre che non sia sottoscritta dal Figlio e da lui attuata.
12 in cui abbiamo la franchezza e accesso in fiducia per la fede in lui.
È in virtù del Cristo e per sua grazia che abbiamo ogni franchezza nel dire, perché a Lui abbiamo libero accesso in virtù della fede che portiamo al suo nome.
13 Perciò chiedo di non scoraggiarvi nelle mie tribolazioni per voi, che è gloria vostra.
Nessun scoraggiamento deve mettere radice nei fratelli di Efeso per le tribolazioni che Paolo per loro patisce: sono la loro gloria.
Non si entra nella gloria del Signore se non in virtù della croce: croce di Cristo, ma anche croce di tutti coloro che vogliono essere di Cristo, a cominciare da quelli che annunciano il Vangelo.
14 A causa di questo, piego le mie ginocchia verso il Padre, 15 da cui ogni stirpe in cieli e sulla terra è nominata, 16 affinché dia a voi, secondo la ricchezza della sua gloria, di essere rafforzati con potenza mediante il suo Spirito nell’uomo interiore.
Perché nessuno si lasci scoraggiare dalla tribolazione, per questo Paolo prega in ginocchio il Padre, che è al di sopra di ogni potenza e di ogni stirpe sia in cielo sia in terra.
Secondo la ricchezza della sua gloria, il Signore conceda ai santi che sono in Efeso di essere rafforzati con potenza nell’uomo interiore in virtù dello Spirito Santo.
Se il nostro uomo esteriore è destinato ad una povertà sempre più grande, fino alla completa distruzione, quello interiore è chiamato ad una crescita e a una pienezza sempre più grandi.
17 che il Cristo abiti per la fede nei vostri cuori, radicati e fondati in amore,
Quale augurio più grande e più bello? Cristo abiti nei cuori dei credenti, non come colui che va e viene, ma come colui che ha preso stabile dimora. Se Cristo è entrato in noi, non lasciamolo andare ma a Lui stiamo attaccati, radicati e fondati nel suo amore.
18 affinché possiate comprendere con tutti i santi quale sia la larghezza e lunghezza e altezza e profondità,
Vi è una grandezza del dono che è al di sopra di umana immaginazione. È privilegio e prerogativa esclusiva di tutti i santi comprendere la dimensione e la portata di questo mistero.
Il nostro cuore è fatto per spaziare in Cristo in lungo ed in largo, in ogni direzione, con ogni ricchezza e sovrabbondanza
19 per conoscere pure l’ amore di Cristo al di sopra della conoscenza, affinché siate riempiti fino a tutta la pienezza di Dio.
L’amore di Cristo non può essere conosciuto seguendo le vie di qualsiasi altra conoscenza, bisogna innanzitutto esserne riempiti e colmati secondo la pienezza di Dio.
20 A colui poi che ha il potere sopra le cose tutte di fare più sovrabbondantemente di quelle cose che chiediamo o comprendiamo secondo la potenza operante in noi;
21 a lui la gloria nella chiesa e in Cristo Gesù per tutte le generazioni del secolo dei secoli.
Il Signore può fare molto di più di quello che noi chiediamo o comprendiamo. Non si chiede e non si comprende se non secondo la misura della fede che opera in noi. La potenza di Dio è al di sopra della misura della nostra fede e lascia aperta la possibilità di un crescita sempre più grande e più piena.
A Dio Padre la gloria nella Chiesa e in Cristo Gesù per tutte le generazioni di tutti i tempi.
Cap4
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- Categoria: Lettera agli Efesini
- Pubblicato Venerdì, 22 Luglio 2011 15:23
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Cap.4
Esorto dunque voi io, prigioniero nel Signore, a camminare degnamente della chiamata con cui foste chiamati, 2 con ogni umiltà e mansuetudine, con pazienza, sopportanti gli uni gli altri in amore, 3 solleciti a conservare l’unità dello spirito nel vincolo della pace: 4 un solo corpo e un solo spirito, come anche foste chiamati in una sola speranza della vostra chiamata; 5 un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo, 6 un solo Dio e Padre di tutti, che è su tutti e per mezzo di tutti e in tutti. 7 A uno poi a ciascuno di noi è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo. 8 Perciò dice: Asceso in alto fece prigioniera la prigionia, diede doni agli uomini.
9 Il ma ascese cos’è, se non che pure discese nelle regioni inferiori della terra? 10 Colui che è disceso è lo stesso che è anche asceso al di sopra di tutti i cieli, perché riempisse le cose tutte. 11 Ed egli diede alcuni come inviati, altri come profeti, altri poi come evangelizzatori, altri poi come pastori e maestri, 12 per il perfezionamento dei santi all’opera del servizio, a edificazione del corpo di Cristo, 13 finché giungiamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, all’uomo perfetto, alla misura della statura della pienezza di Cristo, 14 affinché non siamo più fanciulli sballottati e portati qui e là da ogni vento di dottrina con l’inganno degli uomini, con l’astuzia per il tranello dell’errore, 15 ma dicendo la verità cresciamo nell’amore in lui in tutte le cose, in lui che è il capo, Cristo, 16 da cui tutto il corpo collegato e congiunto mediante ogni giuntura di provvisione secondo l’energia nella misura di uno di ciascun membro opera la crescita del corpo per l’edificazione di se stesso nell’amore. 17 Questo dunque dico e attesto nel Signore, non camminate più voi come anche i pagani camminano nella vanità della loro mente, 18 essendo ottenebrati d’intelletto, estraniati dalla vita di Dio a causa dell’ignoranza che è in loro, a causa dell’indurimento del loro cuore, 19 che insensibili consegnarono se stessi alla dissolutezza per l’esercizio di ogni impurità con cupidigia. 20 Voi però non così avete imparato il Cristo, 21 se veramente lui avete ascoltato e in lui siete stati istruiti, come è verità in Gesù, 22 a deporre voi il vecchio uomo secondo la precedente condotta di vita, che si distrugge secondo i desideri dell’inganno, 23 a rinnovarvi invece nello spirito della vostra mente 24 e rivestire il nuovo uomo, quello secondo Dio, creato in giustizia e santità di verità.
25 Perciò avendo deposto la menzogna dite la verità ciascuno con il suo vicino, poiché siamo membra gli uni degli altri. 26 Arrabbiatevi e non peccate; il sole non tramonti sopra il vostro sdegno, 27 e non date luogo al diavolo. 28 Chi ruba non rubi più, piuttosto invece si affatichi operando con le proprie mani il bene
affinchè abbia da distribuire a colui che ha necessità. 29 Non esca dalla vostra bocca parola offensiva ma parli solo se ce n’è una buona per l’edificazione del bisogno, affinchè dia grazia agli ascoltanti. 30 E non rattristate lo Spirito santo di Dio, nel quale foste sigillati per il giorno del riscatto. 31 Ogni amarezza e collera e ira e schiamazzo e bestemmia con ogni cattiveria sia tolta da voi. 32 Siate invece buoni gli uni verso gli altri, misericordiosi, condonanti gli uni gli altri, come anche Dio in Cristo condonò a voi!
Cap.4
Esorto dunque voi io, prigioniero nel Signore, a camminare degnamente della chiamata con cui foste chiamati,
Paolo, prigioniero per il Signore, vuole innanzitutto essere considerato come colui che è prigioniero nel Signore. Non c’è prigionia che non sia sopportata di malavoglia e non sia vista come una sventura.
Ma allorchè tutto è rimesso nelle mani di Dio, qualsiasi situazione, qualsiasi evento ci colga è visto con occhi diversi, come una realtà benedetta e visitata dal Signore, da lui assunta e portata su di sé, perché nulla possa turbare un cuore che riposa nella fede in Cristo Salvatore.
Nessuna esortazione a ben operare ci può venire da un animo affranto e scoraggiato. L’Apostolo, benché trattenuto dalle catene poste dall’uomo, ha la franchezza e l’ardire per esortare i fratelli che sono in Efeso a camminare in modo degno della loro chiamata.
Nessuno è chiamato semplicemente per essere figlio di Dio: lo si diventa attraverso un cammino spirituale che deve essere portato avanti fino al suo adempimento finale.
E tutto questo comporta da parte nostra la volontà di andare dietro colui che ci ha chiamato, seguendo le vie dettate dall’ascolto della sua Parola.
Degnamente, cioè dando risposte adeguate a Cristo, nostro capo e nostra guida, pienamente consapevoli dell’importanza e del valore di una sequela.
2 con ogni umiltà e mansuetudine, con pazienza, sopportanti gli uni gli altri in amore, 3 solleciti a conservare l’unità dello spirito nel vincolo della pace:
In quale modo si risponde ad una chiamata che viene dal Signore? Innanzitutto con ogni umiltà e mansuetudine, riconoscendo la nostra incapacità a ben operare, disposti a lasciarci guidare e a essere presi per mano, da Colui che è più potente di noi. Con pazienza, perseverando nelle prove e nelle avversità.
Il Satana non starà semplicemente a guardare , ma ci farà guerra in ogni modo per indurci allo scoraggiamento e all’abbandono. In una guerra estrema che non risparmia nessun eletto, l’uno deve aiutare e sorreggere l’altro nell’amore, ponendo ed usando ogni sollecitudine perché non sia infranta l’unità dello Spirito, così come è data da una pace vera e fondata, che ci lega tutti quanti.
4 un solo corpo e un solo spirito, come anche foste chiamati in una sola speranza della vostra chiamata;
In Cristo noi tutti siamo un solo corpo ed uno solo spirito.
La differenze poste dall’anima sono superate, vinte, legate e riassorbite nell’unità dello spirito. Non c’è psiche che non sia diversa da un’altra, ma per quel che riguarda lo spirito noi tutti siamo generati alla vita da un solo e medesimo Spirito. Creati e posti in anime diverse viviamo in virtù del soffio dello Spirito, che non ci disperde e non ci allontana gli uni dagli altri ma ci riporta verso l’eterno Signore.
Non possiamo essere un cuor solo ed un’anima sola se non attingendo ad un’ unica fonte di generazione alla vita.
Se la chiamata passa attraverso un cammino che per ognuno di noi si colloca in spazi ed in tempi diversi, la speranza in cui siamo stati posti è una sola. Speranze diverse disperdono in cammini diversi, una speranza unica ed identica riporta ogni via verso l’unica meta e l’unica destinazione.
5 un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo,
Uno solo è il Signore ed è quello che si è rivelato in Israele. Una sola è la fede perché Uno solo è degno di fiducia. Uno solo è il battesimo perché uno solo è l’agnello che toglie i peccati del mondo con il proprio sangue.
6 un solo Dio e Padre di tutti, che è su tutti e per mezzo di tutti e in tutti.
Vi è un solo Dio che è Padre di tutti, che è Signore su tutti, che opera per mezzo di tutti e che è in tutti.
Non si può parlare di Dio se non mettendo in alto la sua paternità, che tutti abbraccia e nessuno esclude, che ha autorità su tutti, che può servirsi di tutti perché sia fatta la sua volontà, che si fa trovare nel cuore di ogni uomo, non dimenticando e non trascurando alcuno dei suoi figli.
7 A uno poi a ciascuno di noi è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo.
Uno solo è il Padre nostro, uno solo Lo Spirito che viene dal cielo, uno solo il Cristo. Non si può considerare la molteplicità dei doni di Dio senza comprendere che una soltanto è la loro origine e la loro scaturigine. Diversa è la misura del dono, non la sua natura. E’ Cristo che ha fissato una misura ai doni che vengono dati ad ognuno di noi.
8 Perciò dice: Asceso in alto fece prigioniera la prigionia, diede doni agli uomini.
Chi mai è salito in alto se non colui che è disceso in terra, per liberare l’uomo dal potere del Satana?
C’è una sola prigionia che ha valore e portata eterni: è quella operata, agita e perpetrata dal Satana nei confronti dell’uomo. La prigionia del Satana in virtù del Cristo è fatta prigioniera, ridotta allo stato di impotenza e di impossibilità ad operare. Rimane la prigione del Diavolo, ma ogni sua porta è abbattuta per coloro che accolgono Cristo Salvatore.
Non si permane nella prigionia del Maligno se non per una scelta deplorevole e detestabile, che ci rende degni di dannazione eterna. Non si perde se non colui che vuole essere perduto.
Gesù non solo ci ha liberati dal potere del Satana, ci ha pure riempiti di ogni dono spirituale, perché nessuna liberazione è accetta, grande e gradita se non è ritrovato qualcosa tra le mani.
Come già gli Ebrei liberati dall’Egitto furono ricolmati di ogni bene dal Signore e spogliarono i loro oppressori, così anche noi siamo ricolmi di ogni grazia, a cominciare da una vita strappata ad uno stato di schiavitù.
Possiamo riprenderci la nostra esistenza e camminare nella libertà dei figli di Dio, ai quali tutto è dato e nulla è proibito, se non quello che allontana e separa dal Padre celeste.
9 Il ma ascese cos’è, se non che pure discese nelle regioni inferiori della terra?
Cristo salito in cielo è quello che è pure disceso nelle regioni inferiori della terra per portare la salvezza a tutte le nazioni apparse in questo mondo prima della sua venuta.
L’opera del Cristo, se pur resa manifesta in uno spazio e in un tempo definiti, ha valore ed efficacia per tutti gli uomini di ogni tempo e di ogni spazio.
10 Colui che è disceso è lo stesso che è anche asceso al di sopra di tutti i cieli, perché riempisse le cose tutte.
Vi è un’opera discensiva del Cristo dall’alto al basso, così pure vi è un’opera ascensiva dalle parti inferiori della terra a quelle superiori del cielo.
Cosa vuol dire Paolo? Non c’è dimensione vuoi terrena o celeste, materiale o spirituale che non sia stata visitata, fatta propria colmata dalla pienezza del Cristo.
Tutte le cose dicono la potenza del Figlio di Dio e tutte le creature sono piene della sua grazia e manifestano la sua reale onnipresenza.
11 Ed egli diede alcuni come inviati, altri come profeti, altri poi come evangelizzatori, altri poi come pastori e maestri,
Non c’è mandato, incarico, dono che non provenga dall’unico e medesimo Cristo. Non si è inviati, profeti, evangelizzatori, pastori, maestri se non in grazia del Figlio di Dio.
12 per il perfezionamento dei santi all’opera del servizio, a edificazione del corpo di Cristo,
Tutte le persone sopracitate sono al servizio di un’opera che è per condurre i santi a perfezione, non come parti a se stanti isolate l’una dall’altra ma come parti che concorrono all’edificazione del corpo di Cristo.
13 finché giungiamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, all’uomo perfetto, alla misura della statura della pienezza di Cristo,
Non si è perfezionati se non come membra di un unico corpo e non si giunge a tale perfezione se non in virtù di un’unica e sola fede, per la conoscenza del Figlio di Dio.
Un cammino di crescita va dall’infanzia alla maturità e la maturità è significata dall’uomo perfetto, reso completo non in sé e per sé, ma in Cristo e per Cristo, da Lui visitato ed agito non secondo una qualsiasi statura ma secondo la stessa statura di Colui che opera in noi per portarci a pienezza.
14 affinché non siamo più fanciulli sballottati e portati qui e là da ogni vento di dottrina con l’inganno degli uomini, con l’astuzia per il tranello dell’errore,
Quale la differenza tra colui che è bambino e colui che è uomo maturo? Chi è bambino nella fede si lascia facilmente ingannare e sedurre da ogni vento di dottrina; vive condizionato dalla cultura in cui cresce, è facile preda di menti adulte cresciute e rafforzate nell’errore e nell’inganno del Satana.
Massimo è il potere del mondo sulla coscienza bambina, non ancora fatta forte in Cristo. Non ha saldo sistema di difesa, ha radici deboli e superficiali che si possono facilmente essiccare o estirpare. Non ha vita propria e non sopporta l’emarginazione da parte dei simili. Non conosce ancora l’amore che si consuma nella solitudine di un rapporto a due.
15 ma dicendo la verità
Chi è piccolo di fede non ha l’ardire di una parola che cerca, vuole, esprime solo Colui che è Verità.
Una bocca cucita riguardo alla verità manifesta un cuore non radicato nella verità. La verità non va solo creduta, va innanzitutto detta. Non è vera fede in Cristo, se non quella che proclama in maniera aperta e a tutti manifesta il nome di Colui che unico è Verità.
cresciamo nell’amore in lui in tutte le cose,
Chi ha posto radice nell’amore è perciò destinato a crescere nello stesso Amore. Un amore che non conosce crescita porta già in sé i germi della morte. Una crescita in carità e in verità investe la totalità dell’essere. Non c’è aspetto, dimensione della nostra vita che possa dirsi estraneo a questo cammino di crescita.
in lui che è il capo, Cristo,
Non siamo chiamati a crescere in noi e per noi, ma in Cristo e per Cristo. Non c’è corpo senza l’opera di un capo e non c’è comunità degli eletti che non debba la sua crescita alla grazia ed all’opera amorosa del Cristo.
16 da cui tutto il corpo collegato e congiunto mediante ogni giuntura di provvisione secondo l’energia nella misura di uno, di ciascun membro opera la crescita del corpo per l’edificazione di se stesso nell’amore.
Tutto il corpo che è la Chiesa cresce in virtù del Cristo non per una qualsiasi propria edificazione, ma per diventare edificio d’amore, costruito da Colui che è amore, per conoscere e manifestare lo stesso Amore. La Chiesa, pur avendo un solo capo, non è realtà semplice ma complessa, formata da molteplici parti e membra legate e collegate le une alle altre, in maniera armonica e sinergica, in unità concorde e non discorde, di modo che in ogni membra operi e si manifesti la potenza dell’unico capo che è il Cristo.
17 Questo dunque dico e attesto nel Signore, non più camminate voi come anche i pagani camminano nella vanità della loro mente, 18 essendo ottenebrati d’intelletto, estraniati dalla vita di Dio a causa dell’ignoranza che è in loro, a causa dell’indurimento del loro cuore,
Dato per certo e per vero il corpo di Cristo che è la Chiesa, quale comando ci può venire da Dio per bocca dell’Apostolo?
Non dobbiamo più camminare come i pagani, cioè come coloro che non fanno parte della Chiesa di Cristo. Come camminano i pagani? Nella vanità della loro mente. Una mente vana è una mente vuota, senza guida e senza luce. Se pure opera in essa un’intelligenza è schiava delle tenebre portate dal Maligno. Se pur creati dall’unico e solo Dio i pagani vivono come persone fatte estranee alla vita di Dio. E questo a causa dell’ignoranza che è in loro. Ignoranza non riguardo a questa o a quella cosa ma riguardo a Colui che è il fondamento ed il fine della vita. Ignoranza che ha una ragione ed una spiegazione di natura spirituale. A causa dell’indurimento del cuore, aggiunge l’apostolo Paolo. L’ignoranza di Dio non è vizio della ragione, è prima ancora vizio del cuore, di uno spirito che si è allontanato dal Signore e che non porta più la luce di Dio al proprio intelletto.
19 che insensibili consegnarono se stessi alla dissolutezza per l’esercizio di ogni impurità con cupidigia.
Cuori diventati insensibili alla voce di Dio, che è l’eterna sua Parola, si sono consegnati, cioè venduti a Colui che è padre di ogni dissolutezza. Per ottenere cosa? Il libero esercizio di ogni impurità.
con cupidigia… Senza mai essere sazi, senza ravvedimento e desiderio di conversione e di ritorno al Creatore. Ma questa per la chiesa tutta è storia di altre persone e di altri tempi.
20 Voi però non così avete imparato il Cristo, 21 se veramente lui avete ascoltato e in lui siete stati istruiti, come è verità in Gesù,
La conoscenza del Cristo ci ha portati ad un completo rinnovamento del cuore e della mente. Vi è una fondamentale e sostanziale diversità tra coloro che sono alla sequela del Satana e quelli che hanno Cristo per loro maestro. Cosa ci ha insegnato Gesù?
22 a deporre voi il vecchio uomo secondo la precedente condotta di vita, che si distrugge secondo i desideri dell’inganno,
Si depone l’uomo vecchio una volta per sempre perché non idoneo per un cammino di crescita e perché non conforme alla volontà del Padre. Niente che faccia parte di una precedente condotta di vita è gradito a Dio. L’uomo che è nato da Adamo opera per la propria distruzione . E’ fatto cieco da una condizione di inganno, non può ben operare fintanto che l’inganno non è rimosso. I desideri dell’uomo nato dalla carne vanno in senso contrario a quelli dell’uomo rinato nello spirito.
23 a rinnovarvi invece nello spirito della vostra mente 24 e rivestire il nuovo uomo, quello secondo Dio, creato in giustizia e santità di verità.
Noi tutti siamo chiamati ad un completo rinnovamento che è novità dello spirito e della mente. Dobbiamo rivestire e fare nostro l’uomo nuovo, conforme alla volontà di Dio, non creato come l’uomo vecchio da Colui che è padre della Menzogna, ma da Colui che è Verità, il Figlio di Dio, l’unicamente giusto e l’unicamente santo.
25 Perciò avendo deposto la menzogna dite la verità ciascuno con il suo vicino, poiché siamo membra gli uni degli altri.
Menzogna è il Satana e tutto ciò che egli ha operato nel nostro cuore e nella nostra mente, Verità è il Cristo e la novità di spirito da Lui portata e donata. Abbandonata e deposta la mentalità dei figli del Maligno, le nostre labbra dicano l’un l’altra l’amore del Salvatore nostro Gesù Cristo.
Non c’è Verità se non nella fede espressa a voce chiara e piena a tutti gli uomini, a cominciare da chi ci è più vicino, ovvero dal fratello di fede.
Se il Satana ha fatto a pezzi l’unità che era in Adamo, in Cristo è ristabilita l’unità del corpo di modo che siamo membra gli uni degli altri.
26 Arrabbiatevi e non peccate; il sole non tramonti sopra il vostro sdegno, 27 e non date luogo al diavolo.
Se in ogni caso non è buona cosa arrabbiarsi, è data e trovata l’eccezione. Dobbiamo portare rabbia al Diavolo, per non essere da Lui sedotti e trascinati nel peccato. Nessuna simpatia in nessun momento per il Diavolo: quando qualcosa si concede al Maligno siamo da lui afferrati e trascinati verso la disobbedienza a Dio. Lo sdegno per il Satana e per la sua opera di perdizione deve in noi bruciare incessantemente alimentato dalla luce perenne del Figlio, che mai abbandona coloro che in Lui confidano.
28 Chi ruba non rubi più, piuttosto invece si affatichi operando con le proprie mani il bene affinché abbia da distribuire a colui che ha necessità.
Qual è il prodotto primo del peccato d’origine? Uno spirito di rapina: verso il Creatore innanzitutto, ma anche verso le creature e la creazione tutta. Ruba chi vuole avere ogni cosa subito hic et nunc senza affrontare la fatica che è legata al dono del pane quotidiano. Non c’è travaglio spirituale che non sia accompagnato da un travaglio del corpo e della psiche.
Non fuggiamo dalla fatica di un lavoro accetto a Dio, ma ognuno operi il bene con le proprie mani, non solo per alimentare se stesso, ma anche per aiutare chi è nel bisogno. Un fatica ridondante di sudore fa bene a tutto il corpo di Cristo che è la Chiesa.
29 Non esca dalla vostra bocca parola offensiva ma parli solo se ce n’è una buona per l’edificazione del bisogno, affinchè dia grazia agli ascoltanti.
Sdegno senza tregua verso il Maligno, abbandono del suo spirito che è rapina, purificazione della bocca perché ogni parola venga dall’unica eterna Parola. Nessuno parli invano e nella vacuità del proprio cuore, ma soltanto attingendo alla bontà della Parola di Dio, per l’edificazione comune. Di questo c’è bisogno: di una parola fondata nell’eterno Logos di Dio, da lui agita, guidata, fatta propria. Perché quelli che ascoltano abbiano la grazia del Signore e non la perdizione che viene dal Maligno.
30 E non rattristate lo Spirito santo di Dio, nel quale foste sigillati per il giorno del riscatto.
Nessuno rattristi lo Spirito santo di Dio con la propria tristezza.
Uno spirito che è gioia è dato per la gioia e non può stare accanto ad uno spirito ad esso contrario.
Non portiamo invano il sigillo della nostra elezione. Sigillo d’elezione è il nostro battesimo in Cristo. Riscattati dal Maligno, in un tempo e per un tempo, aspettiamo il riscatto ultimo e definitivo, allorchè vedremo la gloria del Signore.
31 Ogni amarezza e collera e ira e schiamazzo e bestemmia con ogni cattiveria sia tolta da voi.
Sia strappata dal nostro cuore ogni radice di amarezza.
Prova amarezza un cuore che non vive nella speranza della vita eterna. Guardiamo alla gloria futura e non alla sofferenza presente. Tutto ciò che viene dal Diavolo deve essere tolto da noi. Non è accetta a Dio alcuna collera, se non quella verso il Maligno, nessuna ira se non per condannare il peccato, nessuno schiamazzo che turbi ed offuschi un perenne inno di lode al Signore. Non si oda bestemmia alcuna contro il Signore e sia tolta dalla comunità dei santi ogni opera che proviene dal Maligno. Fa cattiverie chi è schiavo ( captivus ) del Diavolo, fa opere buone chi è fatto libero dal Cristo.
32 Siate invece buoni gli uni verso gli altri, misericordiosi, condonanti gli uni gli altri, come anche Dio in Cristo condonò a voi!
Non c’è bontà verso il prossimo se non in chi ha conosciuto colui che unicamente è buono. E’ Cristo la sorgente dell’amore, il fondamento della vera misericordia, la giustificazione della pretesa divina di un perdono senza fine da parte di ogni uomo.
Le parole di Paolo diventano un tutt’uno con la preghiera che Gesù stesso ci ha insegnato nel Padre Nostro. Rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori.
Non c’è cuore sincero se non in colui che perdonato dal Signore, perdona ai propri fratelli.
Cap2
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- Pubblicato Venerdì, 22 Luglio 2011 15:20
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Efesini cap. 2
E voi essendo morti alle trasgressioni e ai vostri peccati, 2 in cui un tempo camminaste secondo il secolo di questo mondo, secondo il principe del potere dell’aria, quello ora operante nei figli della disobbedienza; 3 fra i quali anche noi tutti abbiamo frequentato un tempo nelle brame della nostra carne facendo la volontà della carne e dei pensieri, ed eravamo figli dell’ira, per natura, come anche i rimanenti. 4 Ma Dio essendo ricco in misericordia, per il suo molto amore con cui ci amò, 5 ed essendo noi morti per le trasgressioni ci ha vivificati con il Cristo, - per grazia siete salvati- 6 e con risuscitò e fece consedere nelle regioni celesti in Cristo Gesù, 7 affinchè mostrasse 4 nei secoli sopraggiungenti la smisurata ricchezza della sua grazia in bontà su di noi in Cristo Gesù. 8 Infatti per la grazia siete salvati per mezzo della fede: e questo non è da voi, di Dio è il dono; 9 non dalle opere, affinchè qualcuno non si glori. 10 Di lui infatti siamo opera, creati in Cristo Gesù per le opere buone che preparò Dio, perché in esse camminassimo.
11 Perciò ricordate che un tempo voi i pagani secondo la carne, i chiamati prepuzio dalla detta circoncisione manufatta nella carne, 12 che eravate a quel tempo senza Cristo, estranei alla cittadinanza di Israele e stranieri alle alleanze della promessa, non aventi speranza e senza Dio nel mondo. 13 Ora invece in Cristo Gesù voi un tempo essenti lontano siete divenuti vicino nel sangue di Cristo. 14 Egli infatti è la pace nostra, colui che ha fatto di entrambi una cosa sola e avendo abbattuto il muro tramezzo di barriera, l’avversione nella sua carne, 15 rendendo inoperante la legge dei comandamenti in precetti, affinchè i due creasse in sé in un solo nuovo uomo facendo la pace 16 e riconciliasse entrambi in un solo corpo a Dio per mezzo della croce, avendo ucciso l’avversione in lui. 17 Ed essendo venuto annunciò la pace a voi a quelli che eravate lontano, e pace a quelli che erano vicino; 18 poiché attraverso di lui abbiamo l’accesso entrambi in un solo Spirito al Padre. 19 Così dunque non siete più stranieri e ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio, 20 sopraedificati sul fondamento degli apostoli e dei profeti, essente pietra d’estremità d’angolo lo stesso Cristo Gesù, 21 in cui ogni costruzione collegata cresce a tempio santo nel Signore, 22 in cui anche voi siete con edificati in abitazione di Dio nello Spirito.
E voi essendo morti alle trasgressioni e ai vostri peccati,
È un dato di fatto, premessa di un discorso, realtà costatabile e verificabile nella vita di ogni credente, la morte alle trasgressioni alla legge di Dio e a qualsiasi peccato che ci appartiene in nostro.
Paolo scrive nella piena consapevolezza della vita nuova che è entrata in tutti coloro che hanno posto la loro fede in Cristo Gesù, perché questa stessa consapevolezza sempre ed ovunque accompagni ogni parola che è detta nel nome dell’unico e solo Salvatore.
2 in cui un tempo camminaste
Se è una certezza la vita di oggi nella santità, è pure una certezza la vita di ieri nel peccato. Vi è una linea di demarcazione tra il prima ed il dopo molto netta e precisa che non ammette dubbi o ripensamento alcuno.
E non è una verità di fede che interessi soltanto alcuni, ma l’intera umanità, perché gli uomini tutti camminano all’ombra della morte
secondo il secolo di questo mondo, secondo il principe del potere dell’aria, quello ora operante nei figli della disobbedienza;
C’è un modo di camminare che è proprio di tutto il mondo, ovvero degli uomini presi nel loro insieme, che neppure si può dire realtà autonoma. È una vera e propria economia della perdizione, in cui tutti gli uomini si muovono solidali e compatti, mossi e guidati non semplicemente da una loro volontà, ma da Colui che è principe, cioè capo supremo di un potere che Paolo definisce dell’aria.
Definizione assai strana di difficile comprensione che può essere diversamente intesa. È un potere forte vivo ed operante in tutti, ma di cui pur tuttavia si può dire che sta come sospeso nell’aria. In una dimensione che tutto abbraccia, contiene e penetra, ma che, come tutto ciò che sta in aria, può anche essere facilmente rimosso da Colui che è al di sopra e al di fuori di qualsiasi aria di questo mondo. Un potere gonfiato a dismisura dal nostro rifiuto di Cristo Salvatore, uno spauracchio che aleggia ed è portato in volo sul mondo intero, nulla di per sé, ma capace di morte in noi e per noi.
3 fra i quali anche noi tutti abbiamo frequentato un tempo
Non c’è uomo, che non sia stato alla scuola di questo principe, maestro di menzogna e di falsità. Sotto la sua guida abbiamo imparato a compiere i primi passi nella via dell’iniquità.
nelle brame della nostra carne facendo la volontà della carne e dei pensieri,
Come ci insegna a camminare questo maestro che ci insegue dai primordi dell’esistenza? Facendoci seguire ed assecondare le brame della nostra carne. Si brama ciò che si desidera ardentemente, ma si tratta di un desiderio deviato ed alienato rispetto a Colui che unico è fondamento e fine della vita. L’uomo che è stato creato per fare la volontà di Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima con tutta la mente, ama e brama non la volontà di Dio, ma la propria. Un amore degenere e falso mantiene intatta la primitiva vocazione soltanto perchè chiede una donazione ed una dedizione totale del proprio essere, non in vista dell’Altro, ma di se stesso al posto dell’Altro.
È così che l’uomo si getta a capofitto ed in caduta libera nella più assoluta disobbedienza alla volontà di Dio. Non ha più il pensiero fisso in Dio, ma rivolto alla fuga da Dio.
Come si debbono intendere ed interpretare tutti quei pensieri che in maniera caotica, tumultuosa, violenta ed incontrollata trascorrono incessantemente nella nostra mente?
Sono il frutto del nostro peccato e della nostra lontananza dal Signore, di una mente abbandonata a se stessa e di una volontà distolta da Colui che unico è amore.
Perduta la luce che viene da Dio, la nostra anima passa da pensiero a pensiero, vaga senza meta nella folle ebbrezza di una felicità pronta ed immediata che scavalca ed ignora la volontà del suo Creatore.
Stolto l’uomo che fa tutto ciò che gli passa per la testa. Non ha capacità di ravvedimento e di ripensamento alcuno riguardo alle proprie azioni e neppure si chiede qual è il padrone della sua vita, chi il suo principe e la sua guida. Cosa dire di una tale umanità, che tutti ingloba e nessuno esclude?
ed eravamo figli, per natura, dell’ira come anche i rimanenti.
Tutti noi , eletti e rimanenti, eravamo figli dell’ira, un prodotto del giudizio di Dio. Un’ ira giusta e meritata, non generata in Dio dallo stesso Dio, ma dalla nostra natura di creature ribelli e disobbedienti. Nasciamo a questa vita figli dell’ira per volontà nostra, per una scelta deplorevole e deplorata da Dio e nonostante questo da Lui rispettata.
4 Ma Dio essendo ricco in misericordia, per il suo molto amore con cui ci amò,
Il Dio che prima ancora che fossimo creati ci ha amati con un amore senza misura al punto da fondarci in libertà, lo stesso Dio dopo il nostro peccato non ha smesso di amarci, ma ha dato fondo al suo Amore.
5 ed essendo noi morti per le trasgressioni ci ha vivificati con il Cristo,
Considerato e valutato il nostro stato di morte per le trasgressioni create da una sola colpa, ci ha fatti vivi in virtù del suo Cristo.
- per grazia siete salvati-
Se ci compete il titolo di salvati, e lo siamo di fatto, nessun merito da parte nostra. Tutto è dovuto alla grazia del Signore, dono non meritato, calato dal cielo in virtù del Cristo Figlio di Dio. Un inciso che sembra interrompere il discorso, un’ aggiunta non necessaria in quanto data per scontata e che pur tuttavia bisogna richiamare sempre alla mente, per non intendere in maniera sbagliata. Nulla è a noi dovuto e nulla è stato da fatto da Dio per merito nostro, ma solo ed esclusivamente per il suo Amore.
6 e con risuscitò e fece consedere nelle regioni celesti in Cristo Gesù,
Il Figlio di Dio fattosi carne non per se stesso è morto e risuscitato, ma perché noi tutti, morti al peccato, risuscitassimo con Lui a vita nuova e sedessimo con Lui nelle regioni celesti.
7 affinchè mostrasse 4 nei secoli sopraggiungenti la smisurata ricchezza della sua grazia in bontà su di noi in Cristo Gesù.
La vita eterna già attuale ed operante in noi è segno e testimonianza per le generazioni future di una grazia ricca e sovrabbondante data senza misura per amore in Cristo Gesù.
Non si parlerà più di una semplice promessa per il futuro ma si annuncerà una promessa già realizzata e resa operante dalla grazia divina in coloro che per primi hanno creduto.
L’annuncio degli apostoli non solo è accreditato da Colui che li ha inviati, ma è pure confermato dalla grazia che hanno già ricevuto da Dio in Cristo Gesù.
8 Infatti per la grazia siete salvati per mezzo della fede:
Se la grazia che viene dal cielo segue una via ben determinata, in quanto proviene a noi dal Padre in virtù del Figlio suo, anche la fede per la salvezza segue la stessa via. Non c’è grazia data per Gesù, senza fede nello stesso Gesù.
Leggano attentamente ed intendano correttamente coloro che cercano e giustificano altre vie di salvezza. Si è fatti salvi per grazia, e non è data la grazia se non per la fede nel Salvatore.
e questo non è da voi,
Se qualcuno ha ancora dei dubbi ed ama confondere le carte in tavola ascolti attentamente. È detto e ripetuto. Tutto questo non dipende da noi, non è dovuto alla nostra volontà e ad una nostra scelta. Così è deciso eternamente dal Signore Dio nostro.
di Dio è il dono;
Se è dato per certo il dono, altrettanto certo deve essere il nome di Colui che dona. Non stiamo parlando della grazia di un qualsiasi Dio, ma di quello che storicamente si è rivelato in Israele ed ha mandato sulla terra il Figlio suo nelle sembianze della carne e del sangue.
9 non dalle opere,
E’ consuetudine dell’uomo fare doni per dare in contraccambio. Non così si deve intendere il dono di Dio. Niente è a noi dovuto e da noi meritato. Il dono è frutto dell’Amore, inteso nella sua assoluta semplicità, dell’ Amore che ama per libera volontà e libera scelta, da nulla costretto e da nulla condizionato.
affinchè qualcuno non si glori.
Nessuno meni vanto per la propria elezione: da parte nostra non c’è alcun merito. Se di merito si vuol parlare è solo per lodare e ringraziare il Figlio di Dio.
10 Di lui infatti siamo opera,
Non si può parlare di opere fatte per Dio, quanto di un’opera fatta dallo stesso Dio. Quest’opera siamo noi, predestinati nell’eternità ad essere figli adottivi dell’Altissimo che è nei cieli.
creati in Cristo Gesù
Non siamo stati semplicemente creati da Dio in Dio, ma da Dio nell’eterno Figlio suo, Cristo Gesù. Non si intende il nostro essere in Dio e per Dio se non intendiamo in quale rapporto siamo stati messi con Gesù: rapporto originario ed originante. Originario perché posto a fondamento della vita ed originante in quanto creatore e perfezionatore della vita stessa, fino alla statura dell’uomo perfetto che è assunto alla dignità di figlio di Dio.
per le opere buone che preparò Dio, perché in esse camminassimo.
Siamo stati creati in Cristo Gesù per operare cose buone: buone agli occhi di Dio, da Lui viste e visitate, ma soltanto per il nostro bene. Dio non ha bisogno delle nostre opere buone: è già perfetto in sé e per sé. Opere buone sono state preparate per noi, per il nostro bene. E tutto questo in un cammino di crescita spirituale in Cristo e per Cristo, nella sua Luce e nella sua grazia, perché da anima vivente fossimo fatti spirito vivificante.
Non più semplici creature fatte come Dio in virtù di un’anima creata ad immagine di Dio, ma fatte come Dio nel possesso pieno del suo Spirito.
11 Perciò ricordate che un tempo voi i pagani secondo la carne, i chiamati prepuzio dalla detta circoncisione manufatta nella carne 12 che eravate a quel tempo senza Cristo, estranei alla cittadinanza di Israele e stranieri alle alleanze della promessa, non aventi speranza e senza Dio nel mondo.
Si ricorda la condizione del passato per esaltare quella del presente. Un tempo i cristiani di Efeso erano pagani secondo la carne, chiamati prepuzio, cioè non aventi la circoncisione, da quelli che portano il segno della circoncisione fatta per mano dell’uomo. Erano senza Cristo, estranei alla cittadinanza del popolo eletto e in quanto tali stranieri rispetto alle alleanza fatte da Dio con promessa.
Nessuna speranza di vita eterna per chi non faceva parte di Israele ed ignoranza assoluta in questo mondo dell’unico vero Dio.
13 Ora invece in Cristo Gesù voi un tempo essenti lontano siete divenuti vicino nel sangue di Cristo.
La condizione dei pagani rispetto a Dio ha conosciuto con Cristo un cambiamento totale. I lontani sono diventati vicini, in virtù del sangue versato per noi tutti dal Figlio di Dio.
14 Egli infatti è la pace nostra, colui che ha fatto di entrambi una cosa sola e avendo abbattuto il muro tramezzo di barriera, l’avversione nella sua carne,
La pace promessa e donata ad Israele è ora la pace di noi tutti, sia Giudei sia Gentili. È Gesù la pace nostra, colui che ha riconciliato la terra col cielo e ha fatto di Israele e dei pagani una sola cosa, abbattendo il muro di separazione, la barriera che teneva divisi.
E tutto questo ha operato nella sua carne, superando in se stesso ogni avversione tra uomo e uomo.
15 rendendo inoperante la legge dei comandamenti in precetti,
Con la venuta di Cristo la Legge ovvero l’insieme dei comandamenti nella forma di precetti, è resa inoperante. Non è abolita perché rimane intatto il suo valore, ma viene meno la ragione prima per cui è stata data. È finita la sua opera di pedagogo che conduce al Salvatore. E non potrebbe essere diversamente allorchè il Salvatore è venuto.
affinchè i due creasse in sé in un solo nuovo uomo facendo la pace
La pace operata dal Cristo riconcilia a Dio Padre ogni uomo, senza distinzione alcuna. Un solo uomo nuovo è creato in sé dal Salvatore. In questa novità di vita entrano a pari titolo Ebrei e Gentili.
16 e riconciliasse entrambi in un solo corpo a Dio per mezzo della croce, avendo ucciso l’avversione in lui.
In virtù del suo sacrificio, Cristo ha riconciliato a Dio popolo e non popolo, avendo fatto morire nel proprio corpo ogni avversione che contrappone l’uomo a Dio e l’uomo all’uomo.
17 Ed essendo venuto annunciò la pace a voi a quelli che eravate lontano, e pace a quelli che erano vicino;
La pace portata dal cielo alla terra è stata annunciata dal Cristo ai lontani e ai vicini.
18 poiché attraverso di lui abbiamo l’accesso entrambi in un solo Spirito al Padre.
In virtù del Salvatore noi tutti, popolo e non popolo, abbiamo l’accesso al Padre in un solo Spirito. Non si va a Dio in modi diversi, ma portati dall’unico Spirito
19 Così dunque non siete più stranieri e ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio,
Coloro che vengono dai Gentili non sono più stranieri ed ospiti nella casa di Dio, ma sono concittadini dei santi, e familiari di Dio. Una sola grande famiglia è formata dal Figlio intorno all’eterno Padre.
20 sopraedificati sul fondamento degli apostoli e dei profeti, essente pietra d’estremità d’angolo lo stesso Cristo Gesù,
Il nuovo tempio di Dio, che è il cuore dell’uomo, è costruito sul fondamento gettato dagli apostoli e dai profeti ed ha come pietra angolare lo stesso Cristo Gesù.
21 in cui ogni costruzione collegata cresce a tempio santo nel Signore,
Se il tempio di Dio è nel cuore di ogni uomo, non c’è tempio che sia staccato dall’altro, ma ogni tempio, legato l’uno all’altro, concorre in Cristo all’innalzamento di un solo tempio santo.
22 in cui anche voi siete con edificati in abitazione di Dio nello Spirito.
Nello stesso Cristo anche voi Gentili siete edificati in unità nello spirito santo , perché Dio abiti in voi.