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Vangelo di Luca cap8

                           Luca 8

Ed avvenne in seguito ed egli andava di città in città e di villaggio in villaggio ed evangelizzando il regno di Dio ed i dodici erano con lui, 2 e certe donne le quali erano con lui essendo state guarite da spiriti maligni e da infermità: Maria chiamata Maddalena da cui erano usciti sette demoni 3 e Giovanna moglie di Cusa procuratore di Erode e Susanna ed altre molte, che li servivano con i loro beni. 4 Radunandosi poi molta folla e quelli da ogni città accorrendo presso lui disse con una parabola: 5 Uscì il seminatore per seminare la sua semente e nel seminare uno cadde presso la via e fu calpestato  e gli uccelli del cielo lo mangiarono; 6 ed un altro cadde sulla roccia, ed essendo germogliato si seccò per mancanza di umidità 7 ed un altro cadde in mezzo alle spine ed essendo cresciuto insieme le spine lo soffocarono; 8 ed un altro cadde sulla terra buona ed essendo germogliato fece frutto centuplo. Dicendo queste cose gridava: Chi ha orecchi per ascoltare ascolti! 9 Allora lo interrogavano i suoi discepoli cosa fosse questa parabola. 10 Egli allora disse: A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, invece ai rimanenti parlo con parabole, affinché guardando non vedano ed ascoltando non intendano. 11 Ed allora questa la parabola: La semente è la parola di Dio, 12 quelli poi presso la via sono quelli che hanno ascoltato, in seguito viene il diavolo e toglie la parola dal loro cuore, affinché non avendo creduto non siano salvati. 13 Quelli poi sulla roccia  sono coloro che quando ascoltano accolgono con gioia la parola, e questi non hanno radice: questi al momento credono e nel tempo della tentazione se ne allontanano. 14 Quello poi che è caduto fra le spine, questi sono quelli che hanno ascoltato e sotto le preoccupazioni e la ricchezza ed i piaceri della vita camminando sono soffocati e non portano a maturazione. 15 Ma quello nella buona terra, questi sono coloro che avendo udito la parola  in un cuore bello e buono la conservano e portano frutto con pazienza.

 

16 Nessuno poi avendo acceso una lampada la copre con un vaso o la mette sotto il letto, ma la mette sul candelabro, perché quelli che entrano vedano la luce. 17 Infatti non c’è cosa nascosta  che non divenga manifesta né cosa segreta che non sia affatto conosciuta e venga manifesta. 18 Guardate dunque come ascoltate. Chiunque infatti ha , a lui sarà dato, e chiunque non ha, anche ciò che ritiene di avere sarà da lui tolto. 19 Giunsero poi da lui la madre ed i suoi fratelli e non potevano incontrarlo a causa della folla. 20 Fu poi a lui annunciato: Tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori volendo vederti. 21 Egli allora rispondendo disse a loro: Mia madre e miei fratelli sono quelli che ascoltano e fanno la parola  di Dio. 22 Avvenne poi un giorno che egli salì su una barca e i suoi discepoli e disse a loro: Attraversiamo dall’altra parte del lago; e presero il largo. 23 Ora navigando essi  si addormentò. E scese una tempesta di vento sul lago e si riempiva la barca ed erano in pericolo. 24 Essendosi avvicinati allora lo svegliarono dicendo: Maestro, maestro, siamo perduti. Ed egli allora essendosi risvegliato sgridò il vento e l’onda d’acqua. E cessarono e ci fu bonaccia. 25 Disse allora a loro: Dov’è la vostra fede? Essendosi impauriti poi si meravigliarono dicendo gli uni agli altri: Chi dunque è costui poiché comanda sia  ai venti sia all’acqua ed obbediscono a lui? 26 Ed approdarono nella regione dei Geraseni che è di fronte alla Galilea.

27 Ora essendo uscito dalla barca sulla terra gli andò incontro un uomo dalla città avente dei demoni e da molto tempo non indossava un vestito e non abitava in una casa ma nei sepolcri. 28 Allora avendo visto Gesù urlando si prostrò davanti a lui e con voce grande disse: Cosa a me e a te, Gesù figlio di Dio l’Altissimo? Ti prego, non mi tormentare. 29 Comandava infatti allo spirito impuro di uscire dall’uomo. Infatti molte volte si era impadronito di lui ed era stato legato con catene e imprigionato con ceppi e spezzando i legami era portato via dal demonio nelle regioni deserte. 30 Gli domandò allora Gesù: Che nome hai? Egli allora disse: Legione, perché erano entrati in lui molti demoni. 31 E lo pregavano affinché non comandasse a loro di andare nell’abisso. 32 Ora era là una mandria di numerosi porci che pascolava sul monte; e lo pregarono affinché permettesse a loro di entrare in quelli. E lo concesse a loro. 33 Essendo allora usciti i demoni dall’uomo entrarono nei porci, e la mandria si gettò giù dal dirupo nel lago e affogò. 34 Allora avendo visto l’accaduto quelli che pascolavano fuggirono e lo annunciarono nella città e nei campi. 35 Uscirono allora per vedere l’accaduto e vennero da Gesù e trovarono seduto presso i piedi di Gesù l’uomo da cui i demoni erano usciti vestito ed assennato ed ebbero paura. 36 Quelli che avevano visto annunciarono a loro come quello che era stato indemoniato era stato  salvato 37 e gli domandò tutta la folla della regione circostante dei Geraseni di partire da loro, perché erano serrati da una grande paura. Egli allora essendo salito su una barca ritornò.

38 Lo pregava allora l’uomo da cui erano usciti i demoni di essere con lui; ma egli congedò dicendo: 39 Ritorna alla tua casa e narra quante cose ha fatto Dio a te. Ed andò per l’intera città annunciando quante cose gli aveva fatto Gesù. 40 Essendo poi ritornato Gesù la folla lo accolse: infatti tutti erano in attesa di lui. 41 Ed ecco venne un uomo di nome Giairo e questi era capo della sinagoga, ed essendo caduto presso i piedi di Gesù lo pregava di entrare nella sua casa, 42 perché aveva una figlia di circa dodici anni ed essa era moribonda. Mentre andava le folle lo soffocavano; 43 ed una donna che era con un flusso di sangue da dodici anni , la quale aveva speso coi medici l’intero patrimonio non potè da nessuno essere guarita. 44 Essendosi  avvicinata da dietro toccò il lembo del suo mantello e subito ristette il suo flusso di sangue. 45 E disse Gesù: Chi mi ha toccato? Negando poi tutti disse Pietro: Maestro, le folle ti stringono e schiacciano. 46 Ma Gesù disse: Qualcuno mi ha toccato, io infatti ho conosciuto che una potenza è uscita da me. 47 Avendo allora visto la donna che non fu nascosta tremante venne ed essendosi prostrata dinanzi a lui raccontò davanti a tutto il popolo per quale motivo lo aveva toccato e come fu subito risanata. 48 Egli allora le disse: Figlia, la tua fede ti ha salvato, va’ in pace.

49 Mentre ancora parlava viene uno dal capo della sinagoga dicendo: Tua figlia è morta; non disturbare più il maestro. 50 Allora Gesù avendo udito gli rispose: Non temere, solo credi e sarà salvata. 51 Essendo poi giunto alla casa non permise ad alcuno di entrare con lui se non Pietro e Giovanni e Giacomo ed il padre della fanciulla e la madre. 52 Piangevano ora tutti e si battevano il petto per lei. Egli allora disse: Non piangete, infatti non è morta ma dorme. 53 E lo deridevano sapendo che era morta. 54 Ma egli avendo preso la sua mano gridò dicendo: Fanciulla alzati! 55 E ritornò il suo spirito e si alzò subito e comandò di darle da mangiare. 56 E furono stupefatti i suoi genitori; ma egli comandò a loro di non dire a nessuno l’accaduto.

 

 

 

1 Ed avvenne in seguito ed egli andava di città in città e di villaggio in villaggio ed evangelizzando il regno di Dio

L’annuncio del vangelo è portato dal Cristo in maniera sistematica e capillare. perché tutti accolgano la salvezza che viene dal cielo.

ed i dodici erano con lui,

Ovunque c’è evangelizzazione, ivi sono presenti gli Apostoli. L’annuncio viene da Dio ed è portato avanti da Dio stesso, ma soltanto nel tempo della sua esistenza terrena. Allorché Gesù salirà al cielo, l’annuncio passerà sulla bocca degli apostoli, per volontà del Cristo e non per una arbitraria iniziativa dell’uomo.

Gli unici autorizzati dall’alto a parlare in nome di Cristo sono i dodici discepoli che lui stesso ha scelto allo scopo. La loro testimonianza è  verace, non semplicemente perché garantita da Dio, ma anche perché fin dall’inizio essi hanno visto ed udito tutto ciò che Gesù ha fatto ed ha detto: non come spettatori disinteressati e distaccati, ma come uomini coinvolti in prima persona nel piano della salvezza.

Intorno a Cristo e vicino a Cristo ci sono innanzitutto i testimoni della sua parola, ma non è tutto. Non c’è solo la testimonianza diretta di ciò che Gesù ha detto, c’è anche la testimonianza diretta di ciò che Egli ha operato.

2 e certe donne le quali erano con lui essendo state guarite da spiriti maligni e da infermità: Maria chiamata Maddalena da cui erano usciti sette demoni 3 e Giovanna moglie di Cusa procuratore di Erode e Susanna ed altre molte, che li servivano con i loro beni.

Quale l’importanza di una simile presenza vicina a Gesù? Se gli apostoli testimoniano innanzitutto ciò che Gesù ha detto, queste donne testimoniano innanzitutto ciò che egli ha fatto. Sono il segno tangibile e concreto dell’opera di Cristo. Non le uniche, certamente! Perché dunque meritano, almeno in parte, di essere ricordate per nome? Perché esse rappresentano nella chiesa una testimonianza stabile e duratura, accreditata dallo stesso Gesù.

Queste donne svolgono nella chiesa un servizio unico ed insostituibile: non provvedono semplicemente ai bisogni materiali di Gesù e degli apostoli, ma sono il completamento ed il coronamento della loro opera. Senza di esse l’annuncio del Vangelo sarebbe monco e manchevole: non conoscerebbe quella pienezza che è data dalla presenza femminile: presenza discreta e silenziosa per quel che riguarda la parola, ma molto eloquente per quel che riguarda i fatti e la concretezza dell’amore. Se l’uomo ama innanzitutto a parole, la donna ama innanzitutto coi fatti..

4 Radunandosi poi molta folla e quelli da ogni città accorrendo presso lui disse con una parabola:

L’immagine di un Gesù che va dappertutto ad annunciare il regno dei cieli è ora meglio definita nell’immagine della folla che accorre intorno a lui da ogni città.

Gesù non corre dietro a nessuno: più semplicemente offre a tutti la possibilità di corrergli dietro. Allorché si verifica e si crea nell’uomo una volontà di ascolto, allora e solo allora Gesù fa dono della sua parola. Se in Israele tutti hanno udito  di Gesù, non a tutti Gesù ha parlato.

Non basta che Dio sia disponibile a parlare all’uomo, bisogno anche che l’uomo sia disponibile ad ascoltare. C’è modo e modo di ascoltare e c’è modo e modo di parlare. A volte l’ascolto deve adeguarsi al parlare, altre volte il parlare deve adeguarsi all’ascolto. Un punto d’incontro che possa definirsi secondo giustizia e verità non è facile da definirsi: è definito dall’uomo, è definito da Dio. Non si comprende l’annuncio del Vangelo se non nella forma linguistica in cui ci è dato. La parola di Dio deve assumere la parola dell’uomo, nelle sue forme più comunemente note, per rendersi accessibile a tutti. E questo giustifica un linguaggio semplice e popolare che fa largo uso di immagini tratte dalla vita quotidiana dei destinatari.

E’ così definito un primo livello di lettura in cui Dio si adegua all’uomo ed alla sua reale intelligenza. La parabola dunque da un lato appare semplice: di una semplicità immediatamente comprensibile a tutti. Ma se lo scopo della Parola è quello di educare l’uomo, cioè di trarlo fuori dal suo stato di ignoranza, non può ignorare un secondo livello di comprensione, più profondo e nascosto. Se Dio si abbassa al pensiero dell’uomo è solo perché l’uomo venga innalzato al pensiero di Dio. Sotto l’apparente semplicità della parabola è nascosto il segreto della sapienza divina: sapienza che è rivelata soltanto ai puri di cuore. Ciò che è dato a tutti non è da tutti ugualmente compreso se non nella sua forma più superficiale. Ognuno comprende  quello che vuole e gli è dato di comprendere. La parabola dunque nella sua accezione positiva è un’espressione del Logos divino che viene incontro all’intelligenza di tutti, perché ognuno comprenda nella misura della propria fede.   Potenza di salvezza, la parabola è anche potenza di perdizione. Non c’è soltanto una lettura in positivo della parabola, c’è anche una lettura in negativo, quando non c’è volontà di ascolto.

Si è diversamente illuminati a secondo della diversità della fede, si è diversamente accecati a seconda della durezza del cuore. C’è anche chi comprende esattamente il contrario di quello che Gesù vuole dire e trova nel Vangelo non una forza di salvezza, ma una forza di perdizione.

Non ci può essere lettura della parabola se non nella fede e con la fede. Non c’è vera spiegazione se non quella che ci viene data da Gesù stesso, nel silenzio della contemplazione e della supplice preghiera. Chi confida nella propria testa e nella propria intelligenza è portato fuori strada dalla stessa parola di Dio. La Parola che salva è anche la Parola che giudica e condanna.

5 Uscì il seminatore per seminare la sua semente

Allorché un seminatore getta la semente, tira aria di novità: sono gettati i germi di un’altra vita e di una speranza più grande. Ma non vi è vera novità se non quando si arriva ad un seminatore diverso: una diversità data non dalla Parola, ma dal suo rapporto con la Parola. I profeti hanno seminato per un Altro e ciò che appartiene ad un Altro, Gesù semina per se stesso e ciò che gli appartiene in proprio. Per questo è uscito dal Padre ed è venuto in mezzo a noi, perché l’uomo ascolti la Parola di Dio, così come esce dalla bocca del Logos.

e nel seminare uno cadde presso la via e fu calpestato  e gli uccelli del cielo lo mangiarono; 6 ed un altro cadde sulla roccia, ed essendo germogliato si seccò per mancanza di umidità 7 ed un altro cadde in mezzo alle spine ed essendo cresciuto insieme le spine lo soffocarono; 8 ed un altro cadde sulla terra buona ed essendo germogliato fece frutto centuplo. Dicendo queste cose gridava: Chi ha orecchi per ascoltare ascolti!

Il racconto di per sé semplice e a tutti comprensibile non ha  alcun significato se non nella misura in cui gli è dato dalla domanda dell’uomo che vuol comprendere la parola di Dio. Una storiella così ovvia  e banale  potrebbe giustificare la mancanza di interesse da parte degli ascoltatori, se non fosse per Colui che parla.

E non deve affatto stupire che alla fine del discorso Gesù alzi la voce e gridi: “Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti”. La narrazione è poco invitante all’ascolto, ma allorché Dio dice, l’uomo che vuole comprendere deve mettercela tutta ed impegnarsi al massimo.

9 Allora lo interrogavano i suoi discepoli cosa fosse questa parabola.

La sgridata ha sortito l’effetto desiderato, almeno nei discepoli: dopo aver ascoltato vogliono comprendere ed interrogano Gesù.

10 Egli allora disse: A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, invece ai rimanenti parlo con parabole, affinché guardando non vedano ed ascoltando non intendano.

Nessuna conoscenza dei misteri del regno di Dio è dato a coloro che non hanno volontà di ascolto. Seppure è  donata la parola, non è data l’intelligenza per comprenderla. Il senso è volutamente mascherato e nascosto da una forma che può essere diversamente intesa. E tutto questo per esplicita e dichiarata volontà divina, la quale non permette che si approprino dei misteri del regno di Dio coloro che non hanno amore per il Signore. Non è appagato un qualsiasi ascolto, ma soltanto quello che viene da un cuore puro che cerca il suo Salvatore. Se la Parola non può sottrarsi ad orecchi profani, può tuttavia nascondere ad essi il suo vero significato. Ai suoi Gesù dà ogni spiegazione, a tutti gli altri parla solo in parabole, cioè con immagini che possono essere diversamente interpretate, in maniera che sia tradito ogni sguardo profano e venga ingannata ogni falso ascolto.

11 Ed allora questa la parabola: La semente è la parola di Dio,

Particolare strano: nessuna spiegazione riguardo al seminatore. A Cristo si deve arrivare da soli: ma non si arriva se non dopo aver accolto la parola che Egli ha seminato nel nostro cuore. La fede  non è presupposto dell’ascolto, semmai l’ascolto è presupposto della fede. Nessun ascolto è possibile se non là dove qualcosa è gettato nei nostri orecchi. Di parole ne abbiamo tutti pieni le orecchie e nessun uomo è al di sopra e al di fuori di un qualsiasi ascolto. La diversità è data dalla parola che facciamo nostra e di cui possiamo nutrire l’ intelligenza. Non c’è vera novità nell’ascolto se non quando ci viene donata una parola diversamente fondata. Colui che è fondamento della Parola finalmente è uscito dal suo nascondimento ed è venuto ad abitare tra di noi e ha parlato a noi. Nessuna diversità possiamo cogliere tra Cristo ed un qualsiasi figlio dell’uomo se non quella che gli viene dalla sua Parola. Non è dunque semplicemente tempo di fede. In chi ed in che cosa? E’ innanzitutto tempo di ascolto.

12 quelli poi presso la via sono quelli che hanno ascoltato, in seguito viene il diavolo e toglie la parola dal loro cuore, affinché non avendo creduto non siano salvati.

Piaccia o non piaccia la Parola è stata gettata. Anche coloro che hanno ascoltato “ per via”, in tutt’altre faccende affaccendati, sono messi a parte del dono di Dio. Ma poiché non hanno interesse per le cose del cielo, il Satana può venire appresso l’annuncio del Vangelo e togliere la Parola dal cuore, perché non metta radici. In questo modo, non essendo nata la fede in Gesù, non c’è salvezza e Satana può cantare vittoria.

13 Quelli poi sulla roccia  sono coloro che quando ascoltano accolgono con gioia la parola, e questi non hanno radice: questi al momento credono e nel tempo della tentazione se ne allontanano.

Vi sono anche quelli che appaiono subito compresi dall’ascolto ed accolgono la parola con gioia. Ma allorché viene la tentazione,  abbandonano senza lotta. Chi sono costoro e per quale ragione?

“Quelli poi sulla roccia”: così li definisce il Signore, quelli cioè fondati su convinzioni, valori, beni così saldi da essere inamovibili ed intoccabili nel loro stile di vita. Persone ben piantate e con la testa a posto, sanno cogliere la carica emotiva dell’annuncio, ma  non sono disposti a perdere e a soffrire per Cristo. Tutta la loro forza viene meno nel momento della prova.  Giganti di cartapesta che amano apparire ai propri ed altrui occhi,  gioiscono in maniera repentina ed incosciente per una grande promessa, ma non sono disposti a patire e a lottare per essa.

14 Quello poi che è caduto fra le spine, questi sono quelli che hanno ascoltato e sotto le preoccupazioni e la ricchezza ed i piaceri della vita camminando sono soffocati e non portano a maturazione.

Dopo esempi negativi sembra finalmente che si arrivi al positivo: c’è anche chi ha ascoltato e non in maniera superficiale, tra sorrisi beoti e slanci di commozione, ma nel travaglio di una vita difficile, piena di spine. Questa volta la Parola veramente ha fatto breccia nel cuore e porta ad un cammino diverso. Ma se vi sono spine che  portano alla fede, altre ve ne sono che allontanano da essa. Quante volte vediamo persone oppresse dalle preoccupazioni, insoddisfatte delle loro ricchezze, nauseati di tutti i piaceri, che si avvicinano alla fede! Un tarlo nascosto rode il loro cuore e si decidono al passo; ma non vogliono rompere e farla finita con certo tipo di vita. Comprendono l’inutilità delle loro preoccupazioni, ma nulla fanno per liberarsene. Vedono la vanità della ricchezza e l’ingiustizia che l’ha partorita, ma non accettano di vivere poveramente. Patiscono i contraccolpi di ogni piacere carnale, ma non operano alcun taglio decisivo ed efficace. Ed allora è soffocato e spento lo slancio iniziale. La spina che  ha portato alla fede è vinta e soffocata da altre spine che non si vuole strappare dalla propria carne.

Si inizia un cammino di conversione e di fede, ma si è poi risucchiati dal sapore della vita profana. E non si arriva a maturità, al raggiungimento dell’uomo perfetto che vive in Cristo e per Cristo. Le preoccupazioni distolgono il pensiero dalla preghiera perenne, la ricchezza alimenta speranze terrene ed uccide quelle celesti, il piacere carnale fa perdere il gusto per le cose del Signore.

Rompi con tutto ciò che allontana da Dio: non ti è concesso di trascinare con te alcun peso, se non quello della tua povertà!

15 Ma quello nella buona terra, questi sono coloro che avendo udito la parola  in un cuore bello e buono la conservano e portano frutto con pazienza.

Se ci si perde per ragioni diverse si è salvi per una sola: perché si cerca il Signore con tutto il cuore. Che cosa rende il cuore bello e buono agli occhi del Signore? Non certo la mancanza di peccato, ma lo slancio e l’entusiasmo con cui cerca l’abbraccio del volto Paterno.

Bello è il cuore che rincorre l’Amato per farlo suo in eterno. Buono è il cuore che custodisce la  Parola per portare frutto in eterno. Bello e buono: è il massimo che si possa dire di una persona.

Così siamo visti da Dio allorché vogliamo essere figli suoi.

Il seme che è la Parola non germina in un qualsiasi cuore: bisogna accoglierlo e creare le condizioni perché possa dare inizio ad una nuova vita. Non solo! Va  nutrito e curato: nutrito con un ascolto assiduo e costante dell’Unica parola, curato con l’estirpazione di ogni altra parola. La Parola ha bisogno di essere alimentata dalla Parola. Solo in questo modo può continuare a crescere nel nostro cuore e portare il frutto che è la fede. Se la Parola è il nostro cibo quotidiano, tutto dobbiamo operare per conservarla e preservarla dal Maligno. “Con pazienza” conclude Gesù:  perché nessun albero su cui è stato innestata una nuova vita dà frutto istantaneo, ma soltanto col tempo e dopo un tempo di crescita, che passa attraverso molte insidie e un bisogno di cure e di nutrimento.

16 Nessuno poi avendo acceso una lampada la copre con un vaso o la mette sotto il letto, ma la mette sul candelabro, perché quelli che entrano vedano la luce. 17 Infatti non c’è cosa nascosta  che non divenga manifesta né cosa segreta che non sia affatto conosciuta e venga manifesta.

Chi altri ha acceso una lampada per fare nuova luce se non Cristo il Figlio di Dio? Questa luce è data perché tutti la vedano e possano attingere da essa. Ma bisogna entrare nella casa del Signore e nell’economia della salvezza che si è manifestata in Israele. Finchè si rimane lontani ed estranei e si continua a cercare e a guardare fuori dalla chiesa, nessun raggio di questa luce potrà illuminare la nostra intelligenza.

Se già nell’ordine naturale delle cose  si nasconde, perché venga poi manifestato e  si tiene segreto, perché sia poi conosciuto, quanto più sono destinate alla manifestazione e alla conoscenza le cose che vengono dal cielo! Non c’è oscurità alcuna nel messaggio evangelico né volontà di tenere nascosto: al contrario è gettata una luce su tutta la rivelazione.

18 Guardate dunque come ascoltate.

Il vero problema e le difficoltà più grandi vengono da noi e dalla durezza del nostro cuore. C’è bisogno di un’autentica volontà d’ascolto e non di un sentire disinteressato ed occasionale.

Chiunque infatti ha , a lui sarà dato, e chiunque non ha anche ciò che ritiene di avere sarà da lui tolto.

E’ premiato col dono dell’intelligenza chi è veramente interessato e ce la mette tutta per comprendere. Chi non si impegna con la totalità del proprio essere sarà spogliato di qualsiasi conquista passata, presunta o reale che sia. Allorché è data la luce per leggere i misteri del regno dei cieli è spenta e dichiarata vana ed inutile qualsiasi altra luce. Non si comprende la Parola di Dio se non con l’intelligenza donata dal Cristo. La ragione naturale deve perdere la propria luce, per attingere all’unica luce.

19 Giunsero poi da lui la madre ed i suoi fratelli e non potevano incontrarlo a causa della folla.

La folla è sempre un grande ostacolo per chi vuol andare a Gesù, anche per chi gli è familiare. Se non si può rimuovere gli uomini di questo mondo, dobbiamo tuttavia arrivare a Gesù attraverso di essi, contro di loro o grazie a loro e far sentire al Signore che ci siamo e che lo stiamo cercando.

20 Fu poi a lui annunciato: Tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori volendo vederti.

Se qualcuno ci impedisce di andare a Gesù, c’è anche chi parla ed intercede per noi. Tanto meglio se facciamo parte della famiglia di Cristo! Non di quella carnale, beninteso, ma di quella spirituale. Allorché si cerca di vedere Gesù, nessun privilegio è concesso al vincolo della carne, ma soltanto al vincolo che è dato dallo Spirito.

21 Egli allora rispondendo disse a loro: Mia madre e miei fratelli sono quelli che ascoltano e fanno la parola  di Dio.

Atteggiamento ingrato nei confronti dei suoi famigliari che pur lo cercano o volontà esplicita di vagliare il senso di ogni amicizia? Ripudio di Maria e dei propri fratelli o esaltazione di quella maternità e fraternità che vengono  solo dall’ascolto e dall’obbedienza alla parola di Dio? Chi più di Maria è stata amata da Gesù? Ma soltanto nello Spirito e per lo Spirito, per quell’ascolto e quell’obbedienza che sin dall’inizio hanno legato Madre e Figlio.

22 Avvenne poi un giorno che egli salì su una barca e i suoi discepoli e disse a loro: Attraversiamo dall’altra parte del lago; e presero il largo.

Gesù prende l’iniziativa ed i suoi discepoli lo seguono obbedienti… non per una qualsiasi gita in barca, ma per attraversare le potenze del male, fino ad arrivare all’altra vita, che ha nome di santità.

23 Ora navigando essi  si addormentò.

Fatto curioso: proprio colui che ha lanciato l’idea  e si è fatto da guida, si addormenta. Ci vuole un bel coraggio e non poca incoscienza a seguire un tale personaggio. Ma non sembra poi che gli apostoli, da bravi pescatori molto navigati, si preoccupino poi tanto di quello che fa Gesù. In fatto di percorsi in barca la sanno più lunga del maestro e possono ben arrangiarsi senza il suo aiuto. Loro navigano, lui dorme.

E scese una tempesta di vento sul lago e si riempiva la barca ed erano in pericolo.

Quando la traversata non è una qualsiasi, ma passa sui piedi del Satana, allora le forze del male si scatenano e si riversano sulla comunità degli eletti e la chiesa tutta è in pericolo.

24 Essendosi avvicinati allora lo svegliarono dicendo: Maestro, maestro, siamo perduti.

Soltanto quando l’acqua è salita alla gola gli apostoli considerano in maniera diversa la presenza di Gesù. Finalmente si avvicinano a Lui e lo svegliano con una preghiera accorata ed insistente.

Quando si è perduti non rimane nessuna speranza di salvezza se non in Cristo. Ma come possono invocare il suo nome coloro che girano alla larga dalla chiesa e non entrano in essa per tentare la grande avventura? Finchè si cammina con la comunità degli eletti, se pur poco attenti a Gesù, nel momento della prova  è trovata la fede per invocare il suo aiuto.

Ed egli allora essendosi risvegliato sgridò il vento e l’onda d’acqua.

Non una qualsiasi preghiera sveglia Gesù, ma soltanto quella che esprime la piena consapevolezza della propria perdizione. La Parola di Dio sconfigge il peccato in colui che lo partorisce ed in ciò che da esso è partorito. E’ vittoria sul Satana ( il vento ), ma anche sull’opera da esso prodotta ( l’onda d’acqua ).

E cessarono e ci fu bonaccia.

Annientata la forza del male, è pure annientato ciò che da essa è creato. Nessuna potenza può opporsi alla potenza del Diavolo se non quella che si manifesta con la Parola di Dio, allorché è detta per bocca del Cristo. Non c’è ordine, pace e serenità nella vita se non sono portati dall’eterno Logos del Padre.

25 Disse allora a loro: Dov’è la vostra fede?

Il rimprovero ci sta tutto, ma qualcuno potrebbe recriminare. Perché Gesù si è addormentato?

Un sonno apparente è fatto per destare una fede apparente. Non si addormenta e non si assopisce il custode d’Israele se non quando il nostro cuore è lontano da Lui. Ma allorché si fa viva la lotta contro il Maligno e sale al cielo la preghiera al Figlio di Dio, ecco che Gesù prontamente è tutto con noi e vicino a noi. E’ solo questione di fede nel Suo nome e non di altro.

Essendosi impauriti poi si meravigliarono dicendo gli uni agli altri: Chi dunque è costui poiché comanda sia  ai venti sia all’acqua ed obbediscono a lui?

L’intervento di Dio nella nostra vita fa sempre paura e ne faremmo volentieri a meno. Ma quando il Signore ha operato, la paura cede il posto allo stupore ed alla meraviglia per una potenza così grande. Allora veramente ci rendiamo conto che a Lui e a Lui soltanto obbediscono e stanno sottomesse le potenze del male.

26 Ed approdarono nella regione dei Geraseni che è di fronte alla Galilea.

Grazie a Gesù la meta è raggiunta.

27 Ora essendo uscito dalla barca sulla terra gli andò incontro un uomo dalla città avente dei demoni e da molto tempo non indossava un vestito e non abitava in una casa ma nei sepolcri.

Fatto strano: un indemoniato va incontro a Gesù. Con quali intenzioni e per quale ragione non è immediatamente comprensibile. Il Satana, di solito, gira volentieri alla larga dal Cristo ed evita il confronto diretto. Per dare una risposta soddisfacente dobbiamo cercare di comprendere quale sia lo stato di una persona indemoniata. Che tutti siamo posseduti dal demonio, è fuori discussione. E’ lui il nostro signore ed il nostro padrone, finchè non viene cacciato via dal Cristo. Cosa c’è allora di diverso in una persona che è definita dal Vangelo come “avente dei demoni”?

Nessuna particolare responsabilità e nessuna colpa che non sia quella di tutto il genere umano. Diverso è il modo in cui il diavolo manifesta il proprio potere sull’uomo: un tormento ed una sofferenza non soltanto dello spirito, ma anche del corpo e dell’anima. L’indemoniato si presenta agli occhi dell’uomo ed è da essi conosciuto come un diverso. Diversità che è innanzitutto dell’anima: fa e dice cose strane, logicamente assurde ed inconsuete.

da molto tempo non indossava un vestito

Non aveva più l’abito ed il modo di apparire degli altri uomini: segnato nel comportamento, segnato anche nell’aspetto esteriore.

e non abitava in una casa ma nei sepolcri.

Non dimorava più fra le case dei vivi, ma in quelle dei morti. Assente e lontano da tutto ciò che ha il nome di vita, avente già le parvenze della morte.

28 Allora avendo visto Gesù urlando si prostrò davanti a lui e con voce grande disse:

Particolare importante: la possessione diabolica non impedisce all’uomo di andare incontro a Gesù (gli andò incontro) e neppure di vederlo e di supplicarlo prostrandosi davanti a lui a guisa di adorazione. E non risulta menomata neppure la potenza e l’intensità della preghiera.

Quale dunque la diversità quando c’è un rapporto con il diavolo? Una confessione ed una preghiera ambigue.

Cosa a me e a te, Gesù figlio di Dio l’Altissimo?

Si confessa e si riconosce che Gesù è il Figlio di Dio l’Altissimo, ma si mette in discussione  la salvezza che viene dal cielo.

Ti prego, non mi tormentare.

Si afferma e si mette in atto la potenza della preghiera, ma solo per non essere toccati nel proprio stato.

29 Comandava infatti allo spirito impuro di uscire dall’uomo.

Da un lato la potenza della parola di Dio, dall’altro la potenza della parola del Satana che non vuole lasciare l’uomo. Colui che sta nel mezzo, che è detto indemoniato, si presenta del tutto impotente ed incapace di dare una piena adesione all’opera del Signore. La lotta è tutta tra Cristo ed il diavolo:  l’uomo che sta in mezzo ai due non sa decidersi per l’uno o per l’altro. Potremmo dire che non ha volontà propria, ma è come gettato tra due superiori Volontà, contrapposte l’una all’altra.

Infatti molte volte si era impadronito di lui

Non una sola volta, ma più volte: oggetto di una contesa che vive in maniera passiva per quel che riguarda la volontà, ma di cui porta il peso nel corpo e nell’anima.

ed era stato legato con catene e imprigionato con ceppi

Gli altri qualcosa hanno cercato di fare, almeno per impedire e proibire il peggio. Ma invano!

e spezzando i legami era portato via dal demonio nelle regioni deserte.

Ciò che può fare l’uomo in tali casi si spezza e si rompe facilmente. Ed il Satana ben presto ha la meglio e porta via nel deserto, dove c’è morte e desolazione.

30 Gli domandò allora Gesù: Che nome hai? Egli allora disse: Legione, perché erano entrati in lui molti demoni.

Se la risposta venga dall’uomo o dal Maligno, non è facile comprendere. L’indemoniato appare come una persona dissociata sia per quel che riguarda l’operare sia per quel che riguarda il dire.

E’ il Diavolo che opera in lui ed è il diavolo che parla in lui anche nella forma della preghiera.

31 E lo pregavano affinché non comandasse a loro di andare nell’abisso.

Se in tal caso tutto è fatto e detto dal Maligno, dove collocare la volontà e la responsabilità dell’individuo nel rapporto con il principe di questo mondo? Se è vero che tutti siamo schiavi del Diavolo, è altrettanto vero che tutti possiamo desiderare una liberazione ed una conversione al Cristo. Quale eccezione è portata da un indemoniato e per quale ragione? Che ne è di quella giustizia divina la quale vuole che tutti abbiamo uguale dignità ed opportunità per quel che riguarda la salvezza? Difficile dare una risposta soddisfacente: le opinioni sono molte e diverse.

Possiamo pensare semplicemente che si tratti di una manifestazione particolare del rapporto uomo-satana, che la chiesa può risolvere in maniera altrettanto particolare con esorcismi, preghiere di liberazione e via dicendo. In tale mentalità si inseriscono molto facilmente forme di fanatismo religioso e l’opera di esorcisti e guaritori che ben poco hanno dello spirito evangelico e molte volte sono strumenti dello stesso diavolo. Qualsiasi malattia viene considerata frutto del demonio e di una sua possessione, con inevitabile ricorso a pratiche più o meno ortodosse. Cacciare il diavolo può essere un’attività redditizia ed il denaro a volte chiude gli occhi  agli stessi uomini di chiesa.

Il problema della possessione diabolica può anche essere considerato dal punto di vista della malattia mentale; perché di fatto tali persone si comportano come i malati psichici. Vivono da asociali, sono facili preda di un’ira improvvisa ed immotivata, diventano violenti ed aggressivi, cadono a terra e sono presi da convulsioni.

Accanto a queste manifestazioni chiaramente di tipo“patologico”, ve ne sono altre più difficilmente spiegabili da un punto di vista psichiatrico. Si vuole da molti che a volte gli indemoniati parlino lingue straniere mai conosciute, sollevino pesi sproporzionati rispetto alle loro reali capacità fisiche, conoscano cose arcane, possiedano spirito profetico. In realtà questo secondo aspetto non è poi così dimostrato e da tutti conosciuto. Il sollevamento di grossi pesi può essere facilitato da un’abnorme tensione nervosa. In quanto allo spirito profetico ed ad una parola in lingue, tali manifestazioni del Maligno sono trovate nel Vangelo anche in persone che non vengono definite come propriamente “indemoniate”. Maghi, indovini, veggenti sono chiaramente indicati come persone agite dal diavolo. Lo stesso fenomeno viene diversamente chiamato, perché non sempre è accompagnato da una situazione di tipo psichiatrico. E questo ancor più fa pensare che in definitiva, la diversità, sia solo un fatto psichico, non comprensibile e non definibile secondo le conoscenze degli antichi. Vi è pure un interesse morboso per situazioni di tal fatta che vede e riferisce anche quello che non c’è. E neppure convince del tutto l’atteggiamento prudente di alcuni teologi che considerano il fenomeno vero, se pur molto raro.

In realtà il vangelo di indemoniati  parla spesso e non sembra che siano casi isolati.

Più fondatamente possiamo pensare che si tratti  di malattia mentale, vecchia quanto l’umanità,  di cui un tempo si sapeva e si capiva molto meno di adesso. Non stupisca se il Vangelo non affronta tali casi da un punto di vista psichiatrico. Gli evangelisti ragionano secondo la mentalità del tempo e lo stesso Gesù si adegua al comune pensare. E perché dovrebbe essere diversamente?

Epilettici, schizofrenici, paranoici vengono chiamati lunatici ed il loro comportamento “diverso” è attribuito ad una diversa possessione diabolica. Diversità di rapporto col satana giustifica una diversità di intervento da parte della chiesa. Se queste persone non sanno andare da sole a Gesù è giusto che siano da altri portate. Se non sanno  pregare, altri lo facciano per loro; se non possiedono volontà propria, così come è da tutti intesa, altri devono volere per loro l’unico bene che è Gesù.

La diversità non va cercata nel rapporto col Satana, ma in rapporto al loro essere creato. Come persone non autonome e non pienamente consapevoli e responsabili del loro dire e del loro operare devono essere aiutate e sostenute da tutta la comunità dei credenti. Ma non come i diversamente posseduti dal diavolo, semmai come i diversamente amati dal Cristo, come le membra più povere e più deboli del corpo, che chiedono il sostegno di tutte le altre.

Non è neppure detto che ci sia bisogno nella chiesa di figure particolari di esorcisti, con poteri diversi o di più rispetto a quelli dati ad un qualsiasi presbitero. Nel Vangelo non si fa menzione.

L’ attività e i  presunti poteri carismatici di certi personaggi, più o meno tollerati dalla chiesa ufficiale, fanno dell’indemoniato un fenomeno da baraccone, che alimenta una fede malsana ed alienata. A ciò si aggiunga il senso di colpa che viene riversato sul “diverso” e ne esce un quadro assai triste e squallido.

Il potere di cacciare i demoni appartiene innanzitutto alla chiesa come tale: è stato dato da Gesù  a tutti gli apostoli e non si vede proprio perché si debbano creare “figure” carismatiche di tale genere. Non ne parla neppure l’apostolo Paolo. Allorché fa menzione della diversità di carismi non mette nell’elenco quelli che cacciano i demoni: segno evidente che questo dono appartiene alla chiesa tutta e non a questo o a quel cristiano.

E’ la comunità tutta presieduta dai presbiteri e dal vescovo che è chiamata a pregare e ad operare per tali persone: in maniera semplice, con l’efficacia della semplice Parola e dei sacramenti, doni di Dio. Meglio rifuggire da interventi diversi, più simili a quelli dei maghi che a quelli accreditati da Cristo alla sua chiesa.

Si potrebbe obiettare che una lettura così semplice e troppo moderna del fenomeno ignora il fatto che il vangelo descrive tali persone come dotate molto spesso di intelligenza e di volontà propria in rapporto a Dio.

Nel caso in questione vediamo che c’è piena consapevolezza riguardo al senso della fede e del nostro rapporto con Dio e col Satana. Si tratta di una schizofrenia “intelligente” che si manifesta soprattutto per le sue diverse “dissociazioni”.

Dissociato dagli altri uomini, dissociato dalla realtà materiale, incapace di una vita “normale”, quest’ uomo è pure dissociato dalla propria volontà. E’ il Satana che opera e vuole in lui. Tutto questo sarebbe indubbiamente un controsenso se ne derivasse come necessaria conclusione che alcuni uomini mancano di libero arbitrio. In realtà quest’uomo è schiavo del Satana non riguardo al volere la Parola, ma riguardo all’invocare la Parola. Satana si sostituisce in lui, sia riguardo all’operare sia riguardo al dire. La diversità di alcuni subnormali sta proprio in questo. Non sono capaci di invocare il Signore con voce propria: La Parola del Diavolo fa da padrona anche quando vorrebbero rivolgersi a Dio. E questo chiama direttamente in causa l’operare di Gesù, che dice e fa quello che non è  dato a quest’uomo Non gli è dato di resistere alla parola del Maligno e di invocare il nome del Signore. Ma dove non arriva la parola creata arriva la Parola increata, l’eterno Logos di Dio, che rimanda il Diavolo negli Inferi. E’ bastato a quest’uomo di andare incontro a Gesù e di uscire dalla città: a tutto il resto pensa Cristo.

Cosa fare allora in concreto quando ci si trova davanti a persone in cui si sospetta una possessione diabolica? Innanzitutto non bisogna vedere indemoniati dappertutto. Meglio mandare tali persone dal medico e non disdegnare le cure che ci sono offerte dalla medicina. In secondo luogo la preghiera sia affidata alla chiesa tutta e si rifugga da esorcismi pubblici e teatrali il cui effetto è quello di rendere queste povere vittime ancora più agitate e psicologicamente convinte di essere “possedute” dal diavolo, con conseguente depressione e senso di colpa. Molte volte la possessione diabolica è frutto di una montatura creata da una fede assai poco illuminata.

Il fenomeno può essere ridimensionato e meglio compreso dalle moderne conoscenze psichiatriche. 

Dato per certo che tutti siamo posseduti dal maligno, in quanto schiavi del suo spirito, è altrettanto vero che una diversità psichica comporta anche una diversa manifestazione del potere del Diavolo.

Non è vero il contrario: che una diversa possessione diabolica sia la causa di una diversità psichica. E’ un’illusione ed un inganno pensare che basti rimuovere un  particolare potere del satana ed allora certe manifestazioni sono vinte e superate in maniera definitiva. Non a caso le persone esorcizzate “vanno e vengono”: è l’andamento tipico della malattia psichica, che alterna momenti di depressione a momenti di apparente benessere. Certamente Cristo ha un il potere di intervenire in maniera definitiva: guarisce tutte le malattie, anche quelle mentali. Nel testo che stiamo esaminando leggiamo che quest’indemoniato alla fine è trovato assennato: Cristo gli ha fatto dono di quella “sanità” mentale che prima non aveva. Necessaria conseguenza della liberazione dal Maligno o più semplicemente miracolo concomitante, per noi segno e figura della nuova vita che è in Cristo?  Deve sempre essere così: che sia data quella salute fisica e mentale che il peccato d’origine ha minato e compromesso? E’ questo il miracolo e la liberazione dal Diavolo che Gesù è venuto ad operare? Non dobbiamo piuttosto pensare ad una liberazione puramente spirituale che può convivere in questa vita con la malattia fisica e psichica? Pensiamo a Giobbe. La malattia gli ha forse impedito di dare lode a Dio? E’ poi così necessario essere sani di corpo e di mente, come recita l’antico adagio “mens sana in corpore sano”? Ed ancora… è detto: “Questi demoni non si cacciano se non con la preghiera ed il digiuno”. Esistono forse demoni diversi che si devono diversamente cacciare?

32 Ora era là una mandria di numerosi porci che pascolava sul monte; e lo pregarono affinché permettesse a loro di entrare in quelli. E lo concesse a loro.

Versetti di difficile interpretazione. Quale senso attribuire alla preghiera fatta dal Maligno al Signore? E’ una preghiera falsa ed ingannevole che simula la volontà di un cambiamento e di una nuova vita, non in meglio, ma in peggio. I demoni acconsentono al cambiamento, ma solo per passare da una esistenza violenta ed asociale ad una  da porci. I porci, si sa, vivono nelle più grandi sozzure ed in esse trovano il proprio diletto ed il proprio nutrimento.

Per l’uomo posseduto dal Diavolo esistono due possibilità: o essere liberato dal Cristo o sperimentare fino in fondo le conseguenze del proprio rapporto col Maligno, passando di male in male, per perire alla fine miseramente nelle acque che sono il peccato.

33 Essendo allora usciti i demoni dall’uomo entrarono nei porci, e la mandria si gettò giù dal dirupo nel lago e affogò.

Colui che è stato liberato dal Diavolo può ora vedere quale sarebbe stata la sua fine se non fosse intervenuto Cristo. Qualsiasi cambiamento e rinnovamento avrebbe portato ad una crescita soltanto in negativo, di follia in follia, fino alla morte eterna. Se Cristo non è cercato in tempo opportuno, non c’è più freno alcuno all’opera del diavolo. La vita diventa uno scivolone verso l’abisso più profondo.

34 Allora avendo visto l’accaduto quelli che pascolavano fuggirono e lo annunciarono nella città e nei campi.

Fa spavento la fine di coloro che sono agiti dal diavolo, ma spaventa ancor di più il fatto che tutto questo è permesso dal Cristo. Se vuoi finire male, il Signore ti lascia libero ed acconsente. Non solo: la sua primitiva volontà di salvezza, diventa volontà di dannazione. Si è salvi per volontà di Dio, si è perduti per la medesima volontà.

Cosa hanno annunciato quelli che pascolavano i porci? L’amore misericordioso di Gesù che libera dal Maligno o la fine miseranda dei loro maiali, il bene prezioso, da cui traggono alimento? Gratitudine dunque per la nuova vita o rammarico ed astio per quella strappata dalle loro mani?

35 Uscirono allora per vedere l’accaduto e vennero da Gesù e trovarono seduto presso i piedi di Gesù l’uomo da cui i demoni erano usciti vestito ed assennato

Piaccia o non piaccia, quando c’è di mezzo l’opera di Gesù, non si può ignorare e far finta di niente. Si è costretti ad uscire dalla vita quotidiana per vedere con i propri occhi.

Quello che innanzitutto si scopre è la novità di vita di alcuni uomini: non sono più nudi ma vestiti, non più stolti, ma assennati.

ed ebbero paura.

Fa paura quello che è al di fuori e al di sopra dell’esperienza e della possibilità umana.

L’uomo rinato in Cristo è un grosso interrogativo per tutti. Staremmo più tranquilli se nulla fosse detto e manifestato. C’è una pace che è ignoranza e morte e che è pur gradita all’uomo. Gesù il più delle volte viene solo per turbare e disturbare il quieto vivere dei molti.

36 Quelli che avevano visto annunciarono a loro come quello che era stato indemoniato era stato  salvato 37 e gli domandò tutta la folla della regione circostante dei Geraseni di partire da loro, perché erano serrati da una grande paura.

C’è un annuncio di salvezza, ma viene volutamente ignorato. Non c’è interesse per l’uomo nuovo: c’è paura per la perdita dei porci. Non venga il Signore a toccare i nostri beni più preziosi anche se chiaramente sono agiti da Maligno e suo particolare possesso. C’è anche una preghiera ed una supplica “alla rovescia”: non si chiede a Cristo di venire da noi, ma allorché venuto lo si prega di girare alla larga. Preghiera della bocca, ma più spesso del cuore.

Egli allora essendo salito su una barca ritornò.

Gesù fa ritorno alla sua barca che è la chiesa ed ai suoi discepoli.

38 Lo pregava allora l’uomo da cui erano usciti i demoni di essere con lui; ma egli congedò dicendo:

Un gruppo o una comunità che non accoglie il Signore non incoraggia e non facilita la preghiera di chi non segue l’andazzo comune e la filosofia dei molti.

L’uomo liberato dal demonio segue Gesù mentre si allontana e si rivolge a lui soltanto quando non tira più un’aria ostile e minacciosa contro il Salvatore. Vuol seguire Cristo nel suo percorso di evangelizzazione, ma trova un netto rifiuto.

39 Ritorna alla tua casa e narra quante cose ha fatto Dio a te.

Per essere veri discepoli non è poi così necessario una chiamata come quella dei dodici: possiamo anche rimanere a casa nostra ed annunciare ai vicini quello che il Signore ha fatto per noi.

A volte Gesù chiede di lasciare la propria casa, altre volte rimanda ad essa: quello che non può e non deve mancare è l’annuncio della venuta del Salvatore e la nostra testimonianza riguardo alle meraviglie per noi operate.

Ed andò per l’intera città annunciando quante cose gli aveva fatto Gesù.

A nessuno è chiesto di rinunciare ad una testimonianza e ad un annuncio. Quello che non deve preoccuparci è lo spazio che è trovato per questo annuncio: l’importante è che sia gradito a Dio. C’è chi cerca un ascolto più grande e vuole un pubblico più numeroso e per questo molto confida nei moderni sistemi di comunicazione. Non è questo lo spirito del vero annuncio e la testimonianza che ci è chiesta: devono essere fondati nell’obbedienza a Gesù.

Non ti accontenti del tuo povero gruppo o della tua piccola parrocchia? Se non nasce la fede tra gli uomini, non dipende certo dallo spazio che è cercato o trovato dalla tua parola. Pensa piuttosto a fare la volontà di Dio, agli altri ci penserà il Signore. Chi cerca i più perde anche i pochi.

40 Essendo poi ritornato Gesù la folla lo accolse: infatti tutti erano in attesa di lui.

Questa volta la folla  accoglie Gesù. Quando c’è attesa e desiderio di conoscere il Salvatore non può esserci rifiuto della sua persona. I Geraseni si erano trovati Gesù tra capo e collo senza averlo cercato e desiderato ed il rigetto era quasi scontato. Questa folla, al contrario è alla ricerca del Signore e l’incontro non è casuale o occasionale, ma preparato dall’attesa che è preghiera e desiderio della vita che viene dal cielo.

41 Ed ecco venne un uomo di nome Giairo e questi era capo della sinagoga, ed essendo caduto presso i piedi di Gesù lo pregava di entrare nella sua casa 42 perché aveva una figlia di circa dodici anni ed essa era moribonda.

Nella comunità dei credenti ogni preghiera ed invocazione di aiuto è più facile, anche per coloro che sono a capo. Giaro prega Cristo, caduto presso i suoi piedi, confortato dalla fede di una comunità… e non per una persona qualsiasi ma per la sua unigenita che è moribonda.

Di fronte al mistero di una morte precoce ed immatura, tutta la comunità è stretta con Giaro intorno a Cristo. Se l’uomo nulla può fare, entri il Signore nella nostra casa per vedere con i propri occhi quale tragedia e quale miseranda fine.

Mentre andava le folle lo soffocavano;

La folla dei Geraseni si era tenuta alla larga, questa addirittura soffoca Gesù: a tal punto lo stringe da tutte le parti. La folla di solito è un intralcio per coloro che vogliono andare a Cristo e conoscerlo da vicino. Ma quando c’è desiderio di Lui, nonostante la fede dei molti, si arriva al suo cuore.

43 ed una donna che era con un flusso di sangue da dodici anni , la quale aveva speso coi medici l’intero patrimonio non poté da nessuno essere guarita. 44 Essendosi  avvicinata da dietro toccò il lembo del suo mantello e subito ristette il suo flusso di sangue.

Che cosa distingue questa donna dalla massa che si accalca intorno a Gesù? Innanzitutto la consapevolezza di una vita destinata alla rovina, in un cammino che, giorno dopo giorno, conduce verso la morte eterna. Poi ancora: la perdita di fiducia verso i mezzi e le risorse dell’uomo. A nulla sono valsi i rimedi dei medici: non solo non l’hanno aiutata, ma l’hanno spogliata di tutti i suoi beni. Colei che si era allontanata dal Signore, ponendo la propria fede nell’uomo, cerca ora un avvicinamento a tutti i costi: non rimane altra speranza se non nel Signore Gesù. E non importa se la fede chiassosa e superficiale delle masse vuol impedire un rapporto intimo e da vicino con Cristo: è sufficiente arrivare a toccarlo: se non davanti almeno dietro, se non in maniera piena e palpabile almeno sfiorando il suo mantello.

45 E disse Gesù: Chi mi ha toccato?

Non c’è diversità della fede che non sia pienamente avvertita e conosciuta da Gesù. Nonostante le barriere frapposte e create dai molti, niente e nessuno nella chiesa può fermare il cammino di coloro che sono diversamente avviati verso il Cristo. C’è una diversità negata e rifiutata dai più che è unicamente accetta al Signore.

Fatto curioso: tutti si accalcano attorno a Gesù e nessuno lo tocca, perché in definitiva nessuno lo vuole veramente, così come è confessato dalle loro bocche.

Negando poi tutti…

Ma allora qual è il senso della ricerca del Signore se neppure si vuole toccarlo, per non essere da Lui toccati?

disse Pietro: Maestro, le folle ti stringono e schiacciano.

Chi è a capo della chiesa cerca sempre di essere ottimista e di vedere in positivo. Nonostante le candide dichiarazioni di non fede dei molti, bisogna pur credere in quello che non c’è.  La massa dei cristiani non solo vuol toccare da vicino il Cristo, ma addirittura lo stringe a sé e quasi lo schiaccia sotto il peso delle proprie preghiere. Se anche Pietro si è illuso, quanto più coloro che vengono dopo di lui!

46 Ma Gesù disse: Qualcuno mi ha toccato, io infatti ho conosciuto che una potenza è uscita da me.

Può essere che anche il capo della chiesa terrena non abbia i piedi per terra e veda male, ma in quanto a Cristo si sente toccato soltanto dalla fede che è conforme a verità. Basta una parola o, come in questo caso, un semplice gesto: misconosciuto ed ignorato dalle masse, non debitamente apprezzato  da Pietro, è  tuttavia accolto dal Cristo. L’uomo gode della fede delle masse, il Signore si compiace di quella del singolo. Le folle stringono e non toccano, schiacciano e nulla fanno uscire. Questa donna lambisce il solo mantello di Gesù, ed ecco è già arrivata al cuore della grazia divina! Nessuno s’inganni: la fede che conta non è quella che fa rumore, ma quella che porta allo scoperto la potenza del Cristo.

47 Avendo allora visto la donna che non fu nascosta tremante venne

Se pur si teme di affrontare Gesù a viso aperto, la fede non può rimanere nascosta. Con tremore la donna viene a Cristo, perché da Lui chiamata in causa.

ed essendosi prostrata dinanzi a lui raccontò davanti a tutto il popolo per quale motivo lo aveva toccato e come fu subito risanata.

Si dà lode a Dio non solo prostrandosi dinanzi a Cristo, ma anche spiegando a tutta l’assemblea le ragioni della propria fede e narrando le meraviglie che Lui ha operato in noi.

48 Egli allora le disse: Figlia, la tua fede ti ha salvato, va’ in pace.

Ogni testimonianza di salvezza chiama in causa l’unica Parola che è salvezza.  Non basta ciò che è da noi sperimentato e conosciuto: c’è bisogno della conferma che viene dal Cristo.

Se non c’è questa parola, se il Logos eterno non parla direttamente ed esclusivamente al nostro cuore, si può anche camminare in una nuova vita, ma senza la pace che viene dal cielo. La fede viene dall’ascolto e porta nuovamente all’ascolto, per essere approvata e resa pacifica da  Dio.

Tante ansie, tanti dubbi ed incertezze sono insinuate nel nostro cuore da un rapporto manchevole con la Parola.

49 Mentre ancora parlava viene uno dal capo della sinagoga dicendo: Tua figlia è morta; non disturbare più il maestro.

E’ la parola del Maligno che contrasta quella del Cristo, spezzando ed interrompendo l’ascolto. Gesù annuncia la salvezza, un altro reca un messaggio di  morte. Cristo porta la pace e la consolazione, Satana, in veste di amico e confidente, riversa sull’uomo l’angoscia e la disperazione. Il Signore approva la fede aperta ed insistente, il Maligno comanda un ragionevole silenzio rassegnato.

50 Allora Gesù avendo udito gli rispose: Non temere, solo credi e sarà salvata.

La parola del Diavolo non deve essere accolta, ma va combattuta e contrastata con un ascolto diverso. Se non possiamo essere sordi ai richiami del Maligno, Gesù viene in soccorso alla nostra debolezza, udendo lui stesso la parola nemica, ma solo per contrastarla e vincerla con la propria.

Due parole fanno guerra nel nostro cuore: se ascolti l’una sarai prigioniero della morte, se ascolti l’altra sarai liberato da ogni timore e vivrai nella speranza della vita eterna.

51 Essendo poi giunto alla casa non permise ad alcuno di entrare con lui se non Pietro e Giovanni e Giacomo ed il padre della fanciulla e la madre.

A nessuno è concesso di entrare nel mistero della morte e resurrezione in Cristo, se non a coloro che fanno parte della chiesa o vogliono entrare in essa. Gli “altri” restano fuori, a piangere e a fare lamento, per un crudele destino che nessuno vuole risparmiare.

52 Piangevano ora tutti e si battevano il petto per lei. Egli allora disse: Non piangete, infatti non è morta ma dorme.

Di fronte alla morte il pianto è sempre corale: non per la sorte di un altro, ma per quella di noi tutti. Nessuna voce ha un suono diverso, se non quella del Cristo.

Non è ancora giunta la morte eterna e c’è ancora speranza per una nuova vita.

53 E lo deridevano sapendo che era morta.

L’uomo che non crede nel Salvatore piange il proprio destino e irride all’annuncio della salvezza e ad ogni speranza che viene dal cielo.

Due sapienze diverse sono al confronto: quella divina che è consapevolezza di vita, quella umana che è consapevolezza di morte. L’una guarda all’uomo con amore e simpatia, l’altra guarda a Dio con scherno e disprezzo; l’una si afferma umilmente e semplicemente, l’altra con ogni presunzione di verità.

54 Ma egli avendo preso la sua mano gridò dicendo: Fanciulla alzati!

Gli uomini possono ben deridere e schernire, ma non possono impedire a Cristo di prendere in mano l’esistenza dei suoi figli. Quando l’uomo vuol intimorire Dio, Dio alza il tono della voce: non dice, semplicemente, grida. Cosa grida? La nostra resurrezione ad una vita nuova, perché diventi anche per noi attuale ciò che in Lui è già stato attuato.

55 E ritornò il suo spirito

C’è ancora speranza di riavere lo spirito di vita: non è perduto per sempre, semplicemente è stato allontanato dal Satana. Allorché si manifesta la potenza del Cristo è ridato lo Spirito Santo e l’uomo può subito alzarsi a vita nuova.

e si alzò subito.  Per farsi obbediente nell’ascolto della volontà di Dio, nutrendosi della sua Parola. e comandò di darle da mangiare.

56 E furono stupefatti i suoi genitori;

Il timore della morte, diventa stupore della nuova vita: non per tutti ma soltanto per coloro che dopo aver generato la morte vedono i propri figli rigenerati alla vita.

ma egli comandò a loro di non dire a nessuno l’accaduto.

La vita nuova è fatta per essere annunciata a tutti, ma quando l’incredulità si è già resa manifesta, allora Gesù comanda il silenzio.

Vangelo di Luca cap1

           Commento al Vangelo di Luca                     

 

                                    Cap. 1

 

Poiché molti hanno posto mano a esporre una narrazione circa gli eventi che si sono compiuti fra noi, 2 come li trasmisero a noi coloro che dall’inizio furono testimoni oculari e divenuti servi della Parola, 3 è sembrato anche a me che da principio ho seguito da presso  scrivere di tutte le cose accuratamente con ordine a te, eccellentissimo Teofilo, 4 affinché riconosca la sicurezza delle parole sulle quali sei stato istruito. 5 C’era nei giorni di  Erode re un sacerdote della Giudea di nome Zaccaria della classe di Abia, e sua moglie era dalle figlie di Aronne e si chiamava Elisabetta. 6 Erano ambedue giusti davanti a Dio, camminanti irreprensibili in tutti i comandamenti e precetti del Signore. 7 E non avevano un figlio, perché Elisabetta era sterile, ed entrambi erano avanzati nei loro giorni. 8 Avvenne ora che mentre lui officiava nell’ordine della sua classe davanti a Dio, 9 secondo l’usanza del servizio sacerdotale gli toccò in sorte di offrire l’incenso essendo entrato nel tempio del Signore, 10 e tutta la moltitudine del popolo era in preghiera fuori nell’ora dell’incenso. 11 Apparve allora a lui un angelo del Signore stando a destra dell’altare dell’incenso. 12 E fu turbato Zaccaria avendo visto e la paura cadde su di lui. 13 Gli disse allora l’angelo: Non aver paura, Zaccaria, perché è stata esaudita la tua preghiera e tua moglie Elisabetta ti partorirà un figlio e chiamerai il suo nome Giovanni; 14 e sarà gioia per te ed esultanza e molti si rallegreranno per la sua nascita: 15 sarà infatti grande davanti al Signore, e non berrà vino e bevanda inebriante, e sarà riempito dello Spirito santo fin dal seno di sua madre, 16 e convertirà al Signore Dio loro molti dei figli d’Israele. 17 Ed egli andrà innanzi davanti a lui con lo spirito e la potenza di Elia, per far ritornare i cuori dei padri sui figli e i disobbedienti nella saggezza dei giusti, per preparare al Signore un popolo preparato. 18 E disse Zaccaria all’angelo: Da cosa conoscerò questa cosa? Io infatti sono anziano e mia moglie avanzata nei suoi giorni. 19 E rispondendo l’angelo gli disse: Io sono Gabriele quello che sta davanti a Dio e sono stato inviato per dire a te e ad annunciare come buona notizia per te queste cose. 20 Ed ecco sarai tacente e non capace di parlare fino al giorno in cui avvengano queste cose, perché non hai creduto alle mie parole, che si compiranno nel loro tempo. 21 Ed era il popolo aspettante Zaccaria e si meravigliava per il suo attardarsi nel tempio. 22 Ma essendo uscito non poteva parlare a loro, e riconobbero che aveva visto una visione nel tempio; ed egli faceva a loro dei cenni e rimaneva muto. 23 Ed avvenne che come si compirono i giorni del suo servizio sacro, se ne andò a casa sua.. 24 Ora dopo questi giorni Elisabetta sua moglie concepì e rimase nascosta cinque mesi dicendo: 25 Così a me ha fatto il Signore nei giorni in cui ha volto lo sguardo per togliere la mia ignominia fra gli uomini. 

26 Ora nel mese sesto fu inviato l’angelo Gabriele da Dio in una città della Galilea il cui nome era Nazaret 27 da una vergine sposata a un uomo il cui nome era Giuseppe dalla casa di Davide, ed il nome della vergine era Maria. 28 Ed essendo entrato da lei disse: Rallegrati, piena di grazia, il Signore è con te. 29 Ella allora per la parola fu turbata e si domandava cosa fosse questo saluto. 30 E disse a lei l’angelo: Non temere, Maria, hai trovato infatti grazia presso Dio. 31 Ed ecco concepirai in seno e partorirai un figlio e lo chiamerai Gesù. 32 Questi sarà grande e sarà chiamato figlio dell’Altissimo e il Signore Dio darà a lui il trono di Davide,  padre suo, 33 e regnerà sulla casa di Giacobbe per i secoli ed il suo regno non avrà fine. 34 disse allora Maria all’angelo: Come sarà questa cosa, poiché non conosco uomo? 35 E rispondendo l’angelo le disse: Lo Spirito Santo verrà su di te e la potenza dell’Altissimo ti adombrerà. Perciò anche il generato sarà chiamato santo figlio di Dio. 36 Ed ecco Elisabetta la tua parente anch’essa ha concepito un figlio nella sua vecchiaia e questo è il sesto mese per lei chiamata sterile, 37 perché non sarà impossibile presso Dio ogni parola. 38 Disse allora Maria: Ecco la serva del Signore; sia a me secondo la tua parola. E partì l’angelo da lei. 39 Poi essendosi alzata Maria  in quei giorni partì verso la regione montagnosa in fretta verso una città di Giuda. 40 Ed entrò nella casa di Zaccaria e salutò Elisabetta. 41 Ed avvenne come Elisabetta udì il saluto di Maria, il bambino saltellò nel suo seno, e Elisabetta fu ripiena di Spirito santo 42 ed esclamò con un grido grande e disse: Benedetta tu tra le donne e benedetto il frutto del tuo seno. 43 E da dove a me questa cosa: che venga la madre del mio Signore da me? 44 Ecco infatti come ci fu la voce del tuo saluto nei miei orecchi, il bambino saltellò con esultanza nel mio seno. 45 E beata colei che ha creduto perché sarà compimento alle cose che sono state dette a lei dal Signore. 47 E Maria disse: 47 Magnifica l’anima mia il Signore, ed esultò il mio spirito in Dio il mio salvatore 48 perché ha riguardato sulla bassezza della sua serva. Ecco infatti da ora tutte le generazioni mi diranno beata, 49 perché ha fatto a me grandi cose il Potente; e santo il suo nome, 50 e la sua misericordia per generazioni e generazioni per coloro che lo temono. 51 Ha fatto forza con il suo braccio, ha disperso i superbi nel pensiero del loro cuore; 52 ha rovesciato possenti da troni ed ha innalzato gli umili, 53 gli affamati ha riempito di beni ed i ricchi rimandò vuoti. 54 E’ venuto in soccorso di Israele suo servo, ricordandosi della misericordia, 55 come aveva parlato ai nostri, ad Abramo ed alla sua discendenza per l’eternità. 56 Rimase poi Maria con lei circa tre mesi e ritornò a casa sua.

57 Poi per Elisabetta si compì il tempo del suo partorire  e generò un figlio. 58 E udirono i vicini ed i suoi parenti che aveva magnificato il Signore la sua misericordia con lei e si congratulavano con lei. 59 Ed avvenne nel giorno ottavo vennero per circoncidere il bambino e lo chiamavano con il nome di suo padre Zaccaria. 60 Ed avendo risposto sua madre disse: No, ma sarà chiamato Giovanni. 61 E dissero a lei: Non c’è nessuno dal tuo parentado che si chiami con questo nome. 62 Allora facevano cenno a suo padre come volesse che lui fosse chiamato. 63 E avendo chiesto una tavoletta scrisse dicendo: Giovanni è il suo nome. E si meravigliarono tutti. 64 Si aprì allora subito la sua bocca e la sua lingua, e parlava benedicendo Dio. 65 E ci fu su tutti i loro vicini paura, e nell’intera regione montagnosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. 66 E tutti quelli che avevano ascoltato le posero nel loro cuore dicendo: Cosa dunque sarà questo bambino? E infatti la mano del Signore era con lui. 67 E Zaccaria, il padre suo, fu riempito di Spirito santo e profetò dicendo: 68 Benedetto il Signore il Dio d’Israele perché ha visitato e ha fatto redenzione al popolo suo, 69 e ha suscitato un corno di salvezza per noi nella casa di Davide suo servo, 70 come aveva parlato per bocca dei santi dal secolo profeti di lui, 71 salvezza dai nostri nemici e dalla mano di tutti quelli che ci odiano, 72 per fare misericordia con i nostri padri e ricordarsi del suo santo patto, 73 giuramento che giurò ad Abramo  nostro padre, di dare a noi 74 senza paura dalle mani dei nemici essendo stati liberati di rendere culto a lui 75 in santità e giustizia davanti a lui per tutti i nostri giorni. 76 E tu ora, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo; infatti andrai innanzi al Signore a preparare le sue strade, 77 per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza nella remissione dei loro peccati, 78 a motivo delle viscere di misericordia del nostro Dio, con le quali ci visiterà il sorgere del sole dall’alto, 79 per illuminare quelli seduti nella tenebra e in ombra di morte, per guidare i nostri piedi nella via della pace. 80 Ora il bambino cresceva e si fortificava in spirito, ed era nei deserti fino al giorno della sua manifestazione a Israele.

 

 

Quale lo scopo dell’opera? E’ subito detto e premesso al tutto: “perché tu, o eccellentissimo Teofilo, riconosca la sicurezza delle parole sulle quali sei stato istruito”.

Non  la pretesa di dire qualcosa di più o di diverso rispetto a quanto è già stato scritto, ma il semplice desiderio di confermare nella fede coloro che hanno già abbracciato la sequela di Cristo.

Il destinatario Teofilo ( che vuol dire amico di Dio) probabilmente non indica una persona in particolare, ma tutti coloro che amano il Signore, e proprio per questo, sono interessati ad una parola che rafforzi e consolidi la loro fede in Gesù.

Poiché molti hanno posto mano a esporre una narrazione circa…

Può sembrare un controsenso ed una contraddizione. Perché aggiungere scritto a scritto, quando già molti hanno messo mano all’opera? Non c’è il rischio di annoiare il lettore e di narrare ciò che per la chiesa è già scontato ed acquisito? E non c’è forse un briciolo di vanità e di presunzione in chi vuol vedere ogni cosa dall’inizio con cura ed ordine?

Domanda legittima e sospetto giustificato se non ci fosse di mezzo Cristo Gesù e la sua opera di redenzione.

Non stiamo parlando di  fatti qualsiasi  e neppure si dice di un uomo come gli altri: c’è di mezzo la nostra salvezza ed un Salvatore che viene dal cielo. E questo giustifica qualsiasi tentativo di apportare maggior luce e chiarezza riguardo a quanto già scritto.

Luca non è l’ultimo arrivato: in quanto amico di Paolo e suo discepolo, ha ricevuto l’annuncio del Vangelo dalla bocca del grande Apostolo. E’ pienamente giustificata se non sollecitata dalla chiesa stessa la sua testimonianza. Una parola che non viene direttamente dall’annuncio dei dodici, ma che segue un’altra via, solo per concludere nell’unicità e nell’unità del Vangelo di Cristo.

5 C’era nei giorni di  Erode re un sacerdote della Giudea di nome Zaccaria della classe di Abia, e sua moglie era dalle figlie di Aronne e si chiamava Elisabetta

Come cominciare il Vangelo di Cristo Gesù, a partire da chi e da che cosa?

Se noi consideriamo che Gesù è l’eterno Logos di Dio, nel quale e per il quale tutto è stato creato, possiamo cominciare dal “principio” come ha fatto Giovanni. Possiamo più semplicemente iniziare con la manifestazione pubblica del Cristo al popolo d’Israele, come ha fatto Marco.

Matteo inizia con la  nascita terrena del Figlio di Dio, collegandola  attraverso la genealogia alla discendenza di Abramo.

Luca sceglie una prospettiva diversa: comincia col narrare riguardo a Zaccaria e a sua moglie Elisabetta.

In tutti gli Evangelisti è evidente la volontà di far risaltare una continuità fra passato e presente, fra la parola che è stata scritta e la parola che viene scritta.

Matteo attraverso la  genealogia, Marco con il richiamo all’adempimento della profezia, Giovanni con il ritorno a ciò che era in principio.

In Luca il punto di aggancio e di congiuntura fra l’Antico ed il Nuovo è meno evidente e non immediatamente comprensibile.

6 Erano ambedue giusti davanti a Dio, camminanti irreprensibili in tutti i comandamenti e precetti del Signore.

Affermazione nuova ed insolita nella Scrittura. Per trovare qualcosa di simile bisogna riandare molto indietro, a Noè, figura di altri tempi e di un’economia diversa che non è ancora quella della Legge.

Se ci può essere un confronto tra un prima ed un poi è dato e fatto a partire dalla Legge e se si vuol parlare di novità nella continuità bisogna sottolineare come la fine e l’adempimento dell’Antico Testamento segnino l’inizio del Nuovo, chiamando in causa non semplicemente il Salvatore, ma anche coloro per i quali è stata data la salvezza.

Zaccaria ed Elisabetta sono ambedue giusti davanti a Dio. Quale necessità dunque di un Salvatore ed in quale modo la giustizia che sta per venire può e deve incontrarsi con la giustizia che è già venuta e che è già in atto? Possiamo accostare il tempo della Legge al tempo della grazia per antitesi, in negativo, possiamo anche discorrere in positivo, dimostrando come  il primo sfoci di necessità nel secondo, non solo quando l’uomo ha trasgredito la Legge, ma anche quando in via eccezionale l’ha adempiuta. La venuta di Cristo è un bene necessario, non solo per quelli che la Legge ha manifestato come ingiusti, ma anche per quelli che in essa e per essa si manifestano giusti.

L’anello di congiunzione tra il prima ed il dopo si pone dunque per Luca tra un’obbedienza a Dio che è obbedienza alla Legge ed un’obbedienza a Dio che è fede in Colui che è adombrato nella stessa Legge e che unico l’adempie in maniera piena e definitiva.

camminanti irreprensibili in tutti i comandamenti e precetti del Signore.

Questa è la giustizia di Zaccaria e di Elisabetta: la giustizia che viene dall’osservanza della Legge. Accolta ed esaltata dalla parola di Dio, essa deve per prima andare incontro all’autore ed al perfezionatore della salvezza.

Per quanto bella e grande agli occhi di Dio, la vita di questi sposi non è ancora completa: manca qualcosa o meglio qualcuno che li proietti dalla vita terrena a quella celeste.

Una esistenza fatta soltanto di opere buone, conforme alla Legge di Dio, manifesta la sua povertà ed inadeguatezza rispetto alle aspettative dell’uomo, proprio allorché guarda al futuro ed alla propria possibilità di andare oltre la morte.

7 E non avevano un figlio, perché Elisabetta era sterile, ed entrambi erano avanzati nei loro giorni.

In apparenza nessuna speranza di vita futura: lei sterile, lui avanti negli anni. Nel migliore dei casi, quando è osservata, la Legge non dà poi molto all’uomo: molto meno di quanto egli desidera avere.

Perché l’uomo è fatto per una discendenza e per il passaggio da una vita ad un’altra. Se non c’è alcuna speranza oltre la morte a cosa ti giova la  giustizia che viene dall’osservanza della Legge?

A questo punto e solo a questo punto avviene la congiunzione tra l’Antico ed il Nuovo, quando la Legge ha dato per l’uomo i suoi frutti ed egli è in attesa di frutti più belli e più grandi per mano del medesimo Dio.

Non a caso la scelta cade su Zaccaria e su di Elisabetta. Non può concludersi un cammino di salvezza se non per coloro che già sono avviati in esso. Chi disprezza la Legge di Dio, non è eletto in Cristo e per Cristo.

8 Avvenne ora che mentre lui officiava nell’ordine della sua classe davanti a Dio, 9 secondo l’usanza del servizio sacerdotale gli toccò in sorte di offrire l’incenso essendo entrato nel tempio del Signore, 10 e tutta la moltitudine del popolo era in preghiera fuori nell’ora dell’incenso.

Niente di più grande e di più bello secondo la Legge che essere sacerdoti del Signore, e offrire l’incenso nel tempio per tutto il popolo di Dio.

Se questo è già una grazia ed un segno di elezione, in confronto al popolo che rimane a pregare fuori, per Zaccaria le sorprese non sono finite.  

 11 Apparve allora a lui un angelo del Signore stando a destra dell’altare dell’incenso. 12 E fu turbato Zaccaria avendo visto e la paura cadde su di lui. 

Quale animo non resterebbe sconvolto? Benché non si manifesti Dio stesso in persona, ma un suo angelo, Zaccaria si trova proiettato all’improvviso nel mondo della trascendenza. Quando c’è di mezzo la Parola che chiede di essere ascoltata, il rapporto con Dio segue i suoi canali ordinari e naturali: nessun turbamento per quel che riguarda la forma della comunicazione.

Ma quando l’invisibile si rende visibile, un sentimento d’angoscia e di sgomento assale una retta e sana coscienza. Perché le visioni appartengono al mondo delle malattie psichiche: una mente sana ne ha paura e ne rimane sconvolta.

13 Gli disse allora l’angelo: Non aver paura, Zaccaria,

La pace che non è data dal vedere è  portata dall’ascolto della Parola del Signore. L’angelo dice e  le cose sono subito messe in chiaro e l’animo si rasserena. Zaccaria è destinatario di una bella notizia : non c’è nulla per cui debba temere, ma tutto per cui debba gioire.

perché è stata esaudita la tua preghiera e tua moglie Elisabetta ti partorirà un figlio e chiamerai il suo nome Giovanni;

Non c’è supplica o invocazione che sia fatta in Dio e per Dio che non venga accolta in cielo. Preghiera non ascoltata e non esaudita è quella che va contro la volontà del Signore, ma quando si chiede una discendenza in Lui e per Lui il consenso celeste è dato per sicuro dagli stessi angeli.

Zaccaria altro non desidera ed altro non chiede al Signore se non che la propria vita in Dio non conosca morte eterna. E’ qualcosa di più e di diverso da quel sentimento paterno, che pure è dono di Dio, che chiede di essere appagato attraverso le vie della carne. E’ desiderio di quella immortalità per cui siamo stati creati e che unica giustifica il travaglio di questa vita e la tensione verso Dio Creatore.

e chiamerai il suo nome Giovanni; 

Non alla maniera degli uomini che cercano l’immortalità attraverso le vie della carne, ma alla maniera del giusto che desidera la vita eterna attraverso le vie della fede nella Parola rivelata. Non è accetto a Dio un qualsiasi desiderio di discendenza, ma soltanto quello che vuol essere e cerca di essere conforme alla promessa che è data dal cielo.

14 e sarà gioia per te ed esultanza e molti si rallegreranno per la sua nascita:

La discendenza che viene dalla carne è gioia per il singolo: quella che viene dalla fede nella promessa è esultanza per tutti coloro vivono nella stessa speranza.

Molti sono tutti coloro che attendono la salvezza del cielo ed una nascita diversa dall’unico e medesimo Dio.

15 sarà infatti grande davanti al Signore,

Non c’è grandezza che si debba cercare e volere nella propria discendenza se non quella che è gradita ed accetta a Dio.

e non berrà vino e bevanda inebriante, e sarà riempito dello Spirito santo fin dal seno di sua madre,

E’ tempo di una pienezza e di una gioia diversa: non più quella artificiosa e momentanea creata dall’uomo che beve il succo dei frutti della terra, ma quella traboccante e duratura di chi è fatto pieno dello Spirito santo, fin dal grembo della madre. Per chi nasce in Dio e per volontà di Dio la gioia è già assicurata, prima ancora che venga alla luce.

16 e convertirà al Signore Dio loro molti dei figli d’Israele.

Se è vero che nessun uomo si accontenta di una gioia qualsiasi, ma cerca quella che è in eccesso, è altrettanto vero che unica è la gioia sovrabbondante che si riversa dall’uno agli altri, portando il Signore e riportando al medesimo Signore.

Non bastano i sorrisi e le attenzioni e le buone maniere e neppure i gesti di generosità perché gli uomini si convertano a Dio, bisogna portare la gioia che viene dallo Spirito santo.

17 Ed egli andrà innanzi davanti a lui con lo spirito e la potenza di Elia, per far ritornare i cuori dei padri sui figli e i disobbedienti nella saggezza dei giusti, per preparare al Signore un popolo preparato.

Gesù non può venire all’improvviso senza alcun preannuncio e senza un segno dal cielo, che chiaramente faccia intendere la continuità tra ciò che è stato predetto e ciò che sta per avverarsi.

Giovanni è l’anello di congiunzione fra l’Antico ed il Nuovo. Verrà con lo spirito e la potenza di Elia, ma solo per preannunciare lo spirito e la potenza del Cristo.

per far ritornare i cuori dei padri sui figli.

Modo veramente strano di esprimersi. Di solito sono i cuori dei figli che devono tornare sui padri.

Che cosa si vuol dire? In che modo ed in che senso i cuori dei padri si sono allontanati dai figli? Forse che i padri di Israele non amano più la loro discendenza?  O si vuol piuttosto dire che la amano in maniera sbagliata, secondo la carne e non secondo lo spirito?

Per chi e per che cosa ogni padre pone il cuore sui propri figli? Perché  onorino la paternità che è loro data sulla terra o perché cerchino quella che è solo in cielo?

Nessun amore paterno è puro, se non quello che vuole i figli per il Signore Dio. Israele è chiamato a considerare in maniera diversa il senso della elezione divina e la propria speranza in una vita futura.

La discendenza promessa è secondo lo spirito e non secondo la carne. Non è una novità ma la riaffermazione della novità promessa. Non c’è desiderio di vita futura se non per il Signore e nessun futuro si deve desiderare per i figli se non per il medesimo Signore.

Qualsiasi legame umano anche quello più sacro che unisce il padre ai figli va rivissuto e riletto  secondo la Parola che è stata data e che sarà data. Se non si è spenta la discendenza di Israele secondo la carne è soltanto perché da essa deve prendere vita una discendenza eterna.

e i disobbedienti nella saggezza dei giusti.

Israele deve tornare non soltanto al senso vero della promessa, ma deve pure recuperare l’ obbedienza in virtù della quale esso ha avuto origine dal seme di Abramo. Desiderio della vita eterna dunque, ma anche recupero di quella sottomissione a Dio che ha nome di fede e di saggezza del giusto.

Non si accoglie il Cristo se non ritornando con lo spirito ad Abramo, per amare la discendenza come lui l’ha amata, e per obbedire come lui ha obbedito, per essere giusti secondo la saggezza della fede e non quella della carne.

per preparare al Signore un popolo preparato.

Non si gettano al vento i doni passati, ma si è preparati oggi alla venuta del Signore soltanto allorché si recupera il senso vero della preparazione di ieri.

18 E disse Zaccaria all’angelo: Da cosa conoscerò questa cosa? Io infatti sono anziano e mia moglie avanzata nei suoi giorni.

Zaccaria che è stato trovato giusto secondo la Legge, è  ora trovato ingiusto secondo la fede.

L’eccezione rientra nella norma. Non c’è giustizia che non debba essere rivisitata dal Cristo. Chi appare giusto nell’osservanza della Legge, non necessariamente ha fede nel Signore e può essere detto obbediente alla Sua Parola. Per tutti c’è bisogno di una rinascita in Colui che ci dona una giustizia diversa, che è stoltezza agli occhi dell’uomo, ma saggezza agli occhi di Dio.

Finchè crediamo alla logica dei nostri ragionamenti, al comune buon senso e non afferriamo prontamente la buona notizia che viene dal cielo, nessuna parola di vita potrà uscire dalla nostra bocca.

19 E rispondendo l’angelo gli disse: Io sono Gabriele quello che sta davanti a Dio e sono stato inviato per dire a te e ad annunciare come buona notizia per te queste cose.

Se non si crede all’annuncio di chi sta davanti a Dio ed è mandato apposta per dare una buona notizia dal cielo, in chi è riposta la fede?

20 Ed ecco sarai tacente e non capace di parlare fino al giorno in cui avvengano queste cose, perché non hai creduto alle mie parole, che si compiranno nel loro tempo.

Quale annuncio di gioia e quale parola di verità possono esserci in chi non ha piena fiducia in Dio?

Zaccaria è giusto secondo la Legge ed ha rivolto a Dio la propria supplica: un po’ di fede deve pur averla. Quello che gli manca e che lo rende meritevole del richiamo divino è una fede piena ed incondizionata nell’amore e nella potenza di Dio.

Di fronte alla grandezza di un dono che è dato solo per noi, non si può frapporre i propri ragionamenti,  dubbi e  perplessità riguardo al come ed al quando. La Parola che dice è la Parola che opera, allorché ha detto ha già anche operato.

perché non hai creduto alle mie parole, che si compiranno nel loro tempo

La Parola si compie nel tempo,  ma non appartiene a questo tempo. Va accolta e creduta prima dell’evento che essa preannuncia. Diversamente perde la propria potenza salvifica; nulla ci dice dell’amore di Dio, dei piani e dei progetti che ha per noi e su di noi. Non siamo noi a verificare la parola, ma è la Parola che fa noi veri allorché l’ascoltiamo. Nessun evento salvifico può diventare attuale per l’uomo, se non seguendo le vie della Parola. E’ la Parola che illumina, istruisce, prepara i cuori. Senza parola il dono è muto e l’Amore non può presentarsi. Possiamo stupirci e meravigliarci di fronte alla bellezza di un regalo, ma importa conoscere chi l’ha mandato, per quale ragione e per quale via. Altro è lo stupore di chi ha intelligenza della Parola e la medita giorno e notte nel proprio cuore, altro lo stupore di chi vede il miracolo ed in esso crede, ma non è alla sequela di Cristo e non beve alla fonte del suo insegnamento. Un’intelligenza che non ha messo radice nella Parola rivelata dimostra tutta la propria fragilità e nullità allorché deve confrontarsi con ciò che Dio vuol dire e comunicare… Anche se la notizia è delle più belle.

Zaccaria trovato giusto nelle opere della Legge, non è trovato giustamente fondato nell’ascolto della Parola. Per questo  è fatto tacente, perché direbbe le cose di Dio, come cose dell’uomo, vanificando il piano di salvezza, così come si è manifestato in Israele.

21 Ed era il popolo aspettante Zaccaria e si meravigliava per il suo attardarsi nel tempio. 22 Ma essendo uscito non poteva parlare a loro, e riconobbero che aveva visto una visione nel tempio; ed egli faceva a loro dei cenni e rimaneva muto.

Il popolo di Dio aspetta ogni grazia ed ogni benedizione dai ministri che presiedono al culto e quando questi vanno per le lunghe e si fanno attendere, tutti sono presi da meraviglia. Se c’è aria di novità, la novità crea aspettativa, stupore e speranza. . 22 Ma essendo uscito non poteva parlare a loro,

Grossa delusione per chi si aspettava qualche nuova dal Signore e pessima figura per il ministro di Dio, che non riesce a dire una parola per annunciare e spiegare l’accaduto.  e riconobbero che aveva visto una visione nel tempio;

Nonostante la povertà o mancanza di parola dei preti, nella chiesa del Signore è riconosciuta la visita e la grazia che vengono dal cielo.

ed egli faceva a loro dei cenni. Zaccaria ce la mette tutta  per spiegare e per farsi intendere, ma più di tanto non può comunicare. La parola è dono di Dio, e chi confida nella propria deve passare attraverso un silenzio ed una incapacità ed impossibilità del dire.

e rimaneva muto. Nonostante ogni sforzo e buona volontà, non c’è cambiamento o progresso alcuno, fino a quando il dono della parola non è rivisitato dal Signore.

23 Ed avvenne che come si compirono i giorni del suo servizio sacro, se ne andò a casa sua.

A Zaccaria non resta altro da fare che tornarsene a casa propria, alla vita ordinaria di ogni giorno, per lasciare fare a Dio.

24 Ora dopo questi giorni Elisabetta sua moglie concepì

Quando l’uomo incredulo torna al proprio posto e lascia spazio a Dio, allora il Signore può portare avanti la propria opera, senza disturbo alcuno. Se la mancanza di fede è un male, non per questo tutto è perduto e viene meno l’amore del Signore. Bisogna però ritornare a ciò che siamo realmente, alla povertà di ogni giorno e si deve abbandonare ogni pretesa infondata di essere portatori dei doni di Dio.

e rimase nascosta cinque mesi dicendo:

Nella casa di Zaccaria evidentemente qualcosa è cambiato: la lezione è servita. L’opera di Dio non solo non è messa in discussione, ma neppure è annunciata alla maniera facile della fede entusiastica e superficiale . Elisabetta tiene nascosta per sé la cosa; benché piena di gioia e desiderosa di annuncio, l’anziana donna custodisce l’evento nel proprio cuore, nel silenzio che è preghiera e lode incessante al Signore.

25 Così a me ha fatto il Signore nei giorni in cui ha volto lo sguardo per togliere la mia ignominia fra gli uomini. 

Se veramente il Signore ha posto il suo sguardo su di noi, per sollevarci dalla nostra povertà, non siamo toccati dall’ignominia che portiamo fra gli uomini. Elisabetta avrebbe gli strumenti e le ragioni per togliersela subito di dosso, ma il suo interesse è altro ed il suo cuore è più in alto.

Quando sei testimone delle meraviglie di Dio ed oggetto delle sue grazie, cosa ti importa degli uomini di questo mondo, del loro inutile vociare, dei giudizi ingannevoli e della sterile gloria che si danno l’un l’altro? Verrà il tempo della nostra esaltazione anche davanti al mondo, quando saranno chiuse le bocche di coloro che sparlano contro gli eletti: a noi preme essere accetti al Signore.

26 Ora nel mese sesto

C’è un silenzio sterile, c’è un silenzio benedetto dal cielo che preannuncia ed asseconda l’opera di Dio, perché avvenga nei tempi e nei modi voluti da Lui. Tanto dura il silenzio di Elisabetta quanto è volontà del Signore. Nessuna fretta, nessuna ansia precorritrice, ma l’umile attesa di un segno e di un comando dal cielo. Solo così e solo in questo modo l’opera di Dio si collega al nostro silenzio, quando è fatto per lasciare spazio all’intervento del Signore. Non il timore dell’uomo, ma il timore di Dio è norma e guida della nostra parola.

fu inviato l’angelo Gabriele da Dio in una città della Galilea il cui nome era Nazaret

Se è chiesta l’umile obbedienza all’uomo, ancor prima agli angeli del cielo.

Perché sia fatta la volontà di Dio in cielo ed in terra, ovunque deve affermarsi quella volontà obbediente che fa gli angeli degni di vedere la gloria del Padre. Quando non tutti gli uomini sono disposti all’obbedienza, Dio deve fare una scelta preferenziale, per arrivare anche a quelli che sono duri di cuore.

Nessuna scelta di Dio è casuale ed arbitraria. Percorre i canali che l’uomo lascia liberi e mette da parte tutti coloro che sulla terra non cercano la volontà del cielo.

Perché l’angelo Gabriele fu inviato da Maria e non da un’altra donna? Per un disegno arcano ed ingiustificato o perché in Maria e per Maria è trovato lo spazio per l’incarnazione del Figlio?

Se  Maria è la creatura eletta dal Signore, qualche merito deve pur averlo. Non una donna qualsiasi può diventare madre di Dio, ma solo colei che è in attesa di una discendenza che è secondo la promessa.

Maria rappresenta la faccia diversa di Israele, non quella degli Ebrei tutti, i cui cuori devono ritornare sui figli, ma quella nascosta di chi,  unica, attende  la  discendenza che è vita eterna. Una simile creatura merita uno spazio ben definito nell’opera della salvezza e va distinta da ogni altra, facendo innanzitutto conoscere il suo nome, in maniera precisa e circostanziata. 27 da una vergine sposata a un uomo il cui nome era Giuseppe dalla casa di Davide, ed il nome della vergine era Maria.

E’ detto tutto quanto giova sapere: è una vergine, promessa sposa a Giuseppe, della casa di Davide.

Da un punto di vista formale, e non solo, le carte sono in regola: Maria è legata ad un uomo della casa di Davide, e da Davide  ci sarà una discendenza divina, così come predetto dalla Parola.

28 Ed essendo entrato da lei disse:

Non si entra nella casa la cui porta è chiusa e neppure si parla a chi non vuol ascoltare. Non c’è visita di Dio su questa terra, se non nel cuore che è aperto all’ascolto della sua parola.

Diversamente da Zaccaria, l’angelo non si limita ad apparire: molto di più si fa sentire nel cuore di Maria, parla a lei nella sua interiorità. La tradizione dà per scontato che l’angelo sia apparso alla donna, quasi nulla si possa intendere di più straordinario e di più grande come segno di elezione divina del vedere ciò che ad altri non è dato vedere. Ma questo in Luca non è detto : fu inviato l’angelo… essendo entrato da lei, disse.

L’apparizione evidenzia sempre un distacco tra colui che si fa vedere e colui che vede. Non solo: quando il confronto è tra due realtà diverse e separate, come quella celeste e quella terrena, il divino non può mai farsi vedere in sé e per sé, ma soltanto attraverso una sorta di mediazione fra il materiale e lo spirituale. Ciò che la creatura vede attraverso gli occhi della carne è pur sempre una parvenza della realtà divina.

Vi è anche una visione di Dio più alta e sublime che non passa attraverso gli occhi materiali, ma attraverso le vie dell’ascolto della Sua parola. E non si ascolta la voce di Dio  con le orecchie, ma col cuore: con le orecchie semplicemente si ode.

Rallegrati, La visione del divino che sgorga dal profondo del cuore porta gioia: la visione che passa attraverso gli occhi materiali porta spavento (E fu turbato Zaccaria avendo visto e la paura cadde su di lui )

piena di grazia, Siamo già nell’economia del Nuovo Testamento: in Maria è anticipata quella pienezza del dono che viene solo da Cristo. E’ un vero e proprio titolo, dato in esclusiva alla madre di Dio. Benché in Gesù siamo tutti colmati dalla sua grazia, l’ appellativo “piena di grazia” appartiene di diritto solo a Maria. Donde a lei tanta grazia? Dalla giustizia che viene dalle opere o dalla giustizia che viene dalla fede?

Di Zaccaria e di sua moglie Elisabetta è scritto che “erano ambedue giusti davanti a Dio, camminanti irreprensibili in tutti i comandamenti e precetti del Signore”.

In Maria nessun accenno alla giustizia che viene dall’osservanza della Legge: colei che è chiamata a diventare madre di Dio è portatrice di una giustizia diversa: quella che viene dalla fede nel Figlio; in anticipo dunque rispetto alla venuta dello stesso Figlio. Genitrice del Cristo, perché già generata nello stesso Cristo. Non ha uguali su questa terra e nessun confronto si può fare se non con la fede di Abramo. Se la fede è la stessa e vi è un’unica e medesima grazia per chi crede in Gesù, la misura è diversa. Solo ed unicamente Maria è “ la piena di grazia”.  Mistero grande ed imperscrutabile, riguardo al quale molto si è detto e molto si dice.

29 Ella allora per la parola fu turbata

Turbamento diverso da quello di Zaccaria: l’uno è dato dall’apparizione dell’angelo,  ed è paura, questo è lo sconvolgimento salutare che la Parola di Dio porta nel cuore: allorché accolta  costringe alla meditazione ed alla riflessione  e chiede l’intelligenza del nostro spirito.

e si domandava cosa fosse questo saluto.

Maria cerca di comprendere il significato e la portata del saluto, rimettendo la propria intelligenza nelle mani del Signore, perché un lume le sia dato dal cielo. 

30 E disse a lei l’angelo: Non temere,

La parola che viene dal cielo turba e nello stesso tempo porta la pace,…ma solo a coloro che sono in ascolto.

Maria, hai trovato infatti grazia presso Dio.

La notizia è troppo grande e troppo bella per essere creduta? Pensi di aver capito male, Maria? Nessuna paura. Ti ho chiamata “piena di grazia”, perché  hai trovato grazia presso Dio, perché la tua gioia sia piena… E questo non è ancora tutto!

31 Ed ecco concepirai in seno e partorirai un figlio e lo chiamerai Gesù. 32 Questi sarà grande e sarà chiamato figlio dell’Altissimo e il Signore Dio darà a lui il trono di Davide,  padre suo, 33 e regnerà sulla casa di Giacobbe per i secoli ed il suo regno non avrà fine.

Che una donna concepisca e partorisca un figlio: niente di insolito e di eccezionale! Ma se guardiamo a questo Figlio c’è proprio da restare sbigottiti, a cominciare dal nome.

 e lo chiamerai Gesù.  Gesù vuol dire Salvatore; vien proprio da chiedersi: da chi e da che cosa? 32 Questi sarà grande. Finchè si resta nei limiti della grandezza umana, lo stupore è relativo: non è il primo e non sarà l’ultimo dei grandi. Ma il discorso si complica subito… e sarà chiamato figlio dell’Altissimo.

Non come uno dei tanti figli di Dio, ma come l’unico ed esclusivo.

Si può ancora pensare ad un figlio prediletto, grande in senso terreno.  e il Signore Dio darà a lui il trono di Davide,  padre suo. Un Salvatore, un grande, un prediletto da Dio, un re discendente da Davide. Sarà restaurato il regno d’Israele?

e regnerà sulla casa di Giacobbe per i secoli ed il suo regno non avrà fine.

Se prima c’erano dei dubbi e si poteva fraintendere, ora è tutto chiaro. Non un Salvatore di questo mondo, ma Colui che ci salva da questo mondo. Non un grande qualsiasi, ma l’unico eterno grande che ha nome di Dio. Non uno dei tanti figli dell’Altissimo, ma il Figlio Unigenito che siede in eterno. Non un re d’Israele discendente da Davide, ma l’eterno re promesso a Davide, Colui che regnerà senza fine sulla casa di Giacobbe. Non una qualsiasi bella notizia dunque, ma l’unica vera notizia: la venuta del Salvatore e l’adempimento dell’Antica Promessa.   

34 disse allora Maria all’angelo: Come sarà questa cosa, poiché non conosco uomo?

Quando si ha fede in Dio qualche domanda si può fare, non per mettere in discussione la Sua volontà, ma per avere maggiori lumi. Maria non ha rapporti con uomo: in quale modo dunque avverrà tutto questo?

La domanda di Zaccaria riprovata dall’angelo è diversa. “E disse Zaccaria all’angelo: Da cosa conoscerò questa cosa? Io infatti sono anziano e mia moglie avanzata nei suoi giorni”.

Zaccaria non chiede spiegazioni riguardo al modo, mette in discussione la parola dell’angelo, come assurda ed inattuabile. La ragione della riprovazione del cielo è spiegata dallo stesso Gabriele :perché non hai creduto alle mie parole, che si compiranno nel loro tempo”.

35 E rispondendo l’angelo le disse: Lo Spirito Santo verrà su di te e la potenza dell’Altissimo ti adombrerà. Perciò anche il generato sarà chiamato santo figlio di Dio.

Se è difficile comprendere e definire il Figlio nella sua dimensione divina in seno alla Trinità, come l’eternamente generato dal Padre in virtù dello Spirito Santo, altrettanto impenetrabile e piena di mistero per la nostra intelligenza è la sua generazione umana.

Altrove abbiamo parlato ampiamente della Trinità, e sarebbe fuori luogo ripetere quanto già scritto. Per una migliore comprensione del discorso è opportuno, per chi ha interesse all’argomento, leggere quanto da noi spiegato nel commento a Genesi.

In futuro metteremo sul blog questo commento.

Ci limitiamo ora ad alcune considerazioni.

Si dà per scontato dalla teologia tradizionale, che si rifà per lo più a S. Agostino, che il Figlio di Dio abbia un padre, ma non una madre. E questo perché nella Scrittura non si parla mai di una madre celeste. Abbiamo cercato di dimostrare in altri scritti come tale immagine sia sconosciuta alla Bibbia non in quanto di per sé assolutamente impropria, ma in quanto difficilmente compatibile con la nostra esperienza e conoscenza della maternità. La famiglia divina si compone di tre persone che sono però un unico Essere: in quella umana  padre, madre e figlio sono tre persone con tre esseri distinti. Se è un mistero un Figlio eterno generato a perfetta immagine del Padre, di modo che chi vede l’Uno vede anche l’Altro, ancor più incomprensibile il concorso in tale generazione di una madre celeste. Cosa vi metterebbe di proprio se il Figlio è in tutto identico al Padre? Noi crediamo si possa rispondere che lo Spirito Santo non  ha altra immagine rispetto a quella del Padre, ma è l’altro da sé che è ancora se stesso, il Tu divino a cui l’Io comunica se stesso, ovvero il proprio essere. Dalla comunicazione di vita fra i due viene generata un’altra vita, non nel tempo e col tempo, ma nell’eternità e per l’eternità. Il Figlio non è generato una volta per sempre ma è l’eternamente generato nel dono che il Padre fa di se stesso al proprio Spirito e lo Spirito al proprio Io. Giustamente lo Spirito Santo è detto Spirito del Padre, perché è l’altro da sè, che è ancora se stesso. L’immagine della Madre non sarebbe del tutto adeguata, perché la madre rispetto al padre ha una fisionomia ben distinta e ben definita. In quanto a Dio la distinzione si può fare riguardo alla persona, non all’essere. Il Padre genera il Figlio da sé, ma non può farlo se non attraverso il proprio Spirito. Portando l’immagine del Padre il Figlio porta in sé anche l’immagine del Suo Spirito, in quanto detta immagine non è altra da quella del Padre. Potremmo anche dire che lo Spirito Santo in quanto Spirito del Padre non è di per sé visibile, perchè interiore al Padre. Lo Spirito Santo è per essere conosciuto e posseduto dal Padre. In questa conoscenza interiore o atto d’amore, ovvero dono dell’Uno all’Altro, dell’Io al proprio Tu, viene generato il Figlio, ad immagine perfetta del Padre. “Tu sei il figlio diletto, oggi ti ho generato”.

Nell’eternità noi non vedremo lo Spirito Santo. Ma sarà proprio in virtù del possesso dello Spirito Santo che vedremo il Padre ed il Figlio come due persone perfettamente uguali l’una altra e sovrapponibili di modo che si avrà in trasparenza una sola ed identica visione di Dio. Il Padre si specchia nella propria immagine che è il Figlio, ma non può farlo se non in virtù dello Spirito Santo, in quanto eternamente generante il Figlio ad immagine del Padre.

Lo Spirito Santo è il vertice della Trinità: il punto d’incontro dell’amore che unisce il Padre ed il Figlio. Il Padre e lo Spirito si compiacciono del Figlio, Il Figlio ed il Padre si compiacciono dello Spirito. Cosa può dare il Padre di più gradito al Figlio se non lo Spirito? Cosa può dare il Figlio di più gradito al Padre che non sia lo stesso Spirito? Il dono della vita divina ha nome di Spirito Santo, perché dove c’è lo Spirito Santo ci sono anche il Padre ed il Figlio. E’ il loro punto d’incontro. Come una madre ha un occhio rivolto al padre e l’altro al figlio, così lo Spirito Santo da un lato guarda al Padre e dall’altro al Figlio. Nello Spirito Santo il Padre si trova ad immagine del Figlio ed il Figlio ad immagine del Padre. Primo dal punto di vista assiologico, lo Spirito è  secondo dal punto di vista logico ed ultimo dal punto di vista cronologico ( come dono fatto all’uomo ).

In quanto donato alle creature è garanzia di possesso sia del Padre sia del Figlio. Il Padre ed il Figlio donano lo Stesso Spirito perchè lo possiedono in se stessi: il Padre in quanto generante, il Figlio in quanto generato. Il Padre non potrebbe generare né il Figlio essere generato, se non in virtù dell’unico e medesimo Spirito. Il Padre possiede lo Spirito Santo in quanto generante il Figlio, il Figlio possiede lo Spirito in quanto generato dallo stesso ad immagine del Padre. 

Nella sua dimensione eterna lo Spirito Santo è, cioè dimora sia nel Padre sia nel Figlio.

In che senso allora si può parlare di processione dal Padre e dal Figlio?

Soltanto a partire dalle loro creature.

Dal Padre è stata dato all’uomo un alito di Spirito Santo, dal Figlio è data la pienezza.

Dio è per noi, padre, madre, fratello: padre nell’Altissimo, madre nello Spirito Santo, fratello in Cristo. Qualcuno potrebbe sorridere e trovare tutto ciò ridicolo? Quando si parla di Dio lo si può fare soltanto per immagine . Scriveva un tale: “Dio ha creato l’uomo a propria immagine e somiglianza e l’uomo gli ha reso il contraccambio”. Il pericolo è reale, ma quale altra via è percorribile e quale altra via è realmente praticata dalla stessa parola di Dio? Con i necessari distinguo naturalmente, e con tutti i limiti che possiamo immaginare. Quando la Scrittura si serve di un’immagine non lo fa mai in modo pieno ed esaustivo: ad un certo punto si ferma, non va oltre per non indurre in errore ed in un pensiero ingannevole.

C’è sempre qualcosa che non quadra perfettamente e che costringe a non portare l’immagine alle sue ultime ed estreme conseguenze: c’è di mezzo il peccato d’origine ed il salto dall’essenza all’esistenza.

La Scrittura non ha ritenuto conveniente parlare apertamente di una Madre, dopo che ha parlato di un Padre e di un Figlio, ma nulla ci impedisce di arrivarci col nostro pensiero, senza volerne fare una verità di fede.

Se non è lecito andare oltre quello che è scritto, nonostante sia pienamente plausibile e comprensibile, ci sembra sia ancor peggio inventare una diversa maternità celeste, non pienamente conforme alla Parola di Dio. Dal momento che Cristo non ha una madre in cielo, ma soltanto sulla terra, perché non venerare questa donna come madre di Dio? Dopo che abbiamo trovato un Padre nell’Antico Testamento, un Figlio nel Nuovo, finalmente con Maria troviamo la nostra Madre celeste. Perché l’uomo come ha bisogno di un Padre e di un fratello in cielo, ancor prima ha bisogno di una madre. Desiderio pienamente legittimo e giustificabile, ma bisogna intendere il senso di una maternità che è data in Maria e attraverso Maria.

31 Ed ecco concepirai in seno e partorirai un figlio e lo chiamerai Gesù.

Se è avvolta nel mistero la generazione eterna del Figlio, non è di meno quella terrena.

Il Cristo eterno sembra non abbia una madre, quello terreno sembra non abbia un padre. Come risolvere il problema: parlando di Cristo Gesù come Figlio del Padre e Figlio di Maria? Troppo semplicistico ed alla fine sbagliato. Il mistero resta e non può essere spiegato in maniera esauriente. Noi pensiamo che l’unica via percorribile sia quella di un approfondimento della funzione e del ruolo dello Spirito Santo, come eternamente generante il Figlio dal proprio grembo, che è ancora grembo del Padre, e come generante il Cristo nel tempo facendo proprio il grembo di Maria.

E’ lo Spirito Santo l’anello di congiunzione tra l’eternità ed il tempo, fra il divino e l’umano. Come genera in eterno il Figlio ad immagine del Padre, così genera nel tempo il Cristo secondo la volontà dello stesso Padre. Ma deve assumere un grembo umano, senza per questo rinunciare alle prerogative di un grembo divino. Cristo uomo non è generato dalla volontà dell’uomo: in quanto Figlio di Dio non ha bisogno di seme umano. L’unico vere seme è quello divino, lo stesso seme che farà dire al Cristo: “prima che Abramo fosse, io sono”. Un seme divino dunque, che dopo aver dato frutti in cielo vuol dare il suo frutto, che è vita eterna, anche sulla terra. Un seme eterno è concepito nel grembo di Maria, gestito da una donna, ma nello Spirito Santo e con lo Spirito Santo.

Se di Gesù si può dire che è nato da donna, non si può dire che è nato da un uomo. L’origine, la sua provenienza, è solo divina: viene dal Padre ed è inseminato dal Suo Spirito nel grembo di  Maria.

Già a partire dal concepimento, si può parlare di una duplice natura: vero Dio, in quanto Figlio del Padre, vero uomo in quanto figlio di Maria. E’ lo Spirito Santo che garantisce della duplice natura del Cristo, Madre in eterno del Figlio, entra nel tempo in un grembo di donna, per far partorire in terra  lo stesso Figlio che genera eternamente col Padre e nel Padre.

Se Cristo ha un solo Padre, ha due madri: una celeste, un’altra terrestre. Ma questo non piace alla logica umana: è un controsenso ed una contraddizione. E’ così che si è offuscato il significato di una maternità celeste che ha nome di Spirito Santo. Ci sembra che non si possa comprendere il senso della nostra Madre celeste, se non evidenziando quale sia il rapporto tra lo Spirito Santo e Maria. Alla fine potrà risultare giustificato l’appellativo di madre di Dio che è stato dato alla Madonna. 

Innanzitutto il perché di un’elezione.

L’elezione non ha nulla di arbitrario e di casuale. Vi è in Maria una diversità che non è innanzitutto data, quanto trovata.

Maria, hai trovato infatti grazia presso Dio.

Di nessun altra creatura è detto qualcosa di simile se non di Noè; ma Noè abbiamo detto altrove fa parte di un tempo e di una storia diversi: è la conclusione e la fine di un popolo che ancora poteva dirsi figlio di Dio per diritto naturale e non per adozione. Noè trovò grazia presso Dio e proprio per questo venne salvato dall’ira divina.

Maria trova grazia non semplicemente per sé ma per la salvezza dell’intera umanità. Non conclude un’epoca di giusti, ma segna l’inizio di un’altra epoca: di coloro che sono fatti giusti in Cristo e per Cristo, per la sua venuta in Israele. Maria dunque, fin dall’inizio, si presenta ed è presentata, come l’eccezione, come la creatura unicamente degna dell’amore di Dio. Siamo ben oltre la giustizia che viene dall’adempimento della Legge: siamo già nella pienezza dell’amore che ha nome di fede in Cristo e di obbedienza alla sua Parola.

Maria ha trovato grazia, perché è già stata riempita di grazia. In virtù di una inspiegabile ed incomprensibile elezione del cielo, che l’ha preservata dal peccato d’origine, indipendentemente dalla sua volontà e da quella fede in Cristo che accomuna tutti gli eletti?

In questi termini la chiesa cattolica ci presenta il mistero di Maria.

Noi pensiamo tuttavia che si possa interpretare la sua elezione in una maniera diversa alla luce di quanto scritto in Genesi, e conforme alla dottrina di Paolo, riguardo alla salvezza che viene unicamente dalla fede in Cristo.

Sta scritto in Genesi:

“Porrò inimicizia tra te e la donna, tra la sua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno”

Diversa la Versione della Volgata:

“porrò inimicizia tra te e la donna, tra il tuo seme ed il suo seme, ed essa schiaccerà il tuo capo e tu insidierai il suo calcagno”.

La chiesa per secoli ha fatto propria quest’ultima versione attribuendo la vittoria sul Maligno a Maria. Non ci è dato sapere se la versione si debba attribuire a Gerolamo o ad una manipolazione successiva, che ha forzato il testo originale.

Oggi gli studiosi sono concordi nel ritenere che la versione esatta ed originale sia la prima: è Cristo, cioè il seme e non Maria che schiaccia la testa del Maligno”.

Una osservazione innanzitutto. Il fatto che la Parola di Dio sia stata forzata e cambiata dagli amanuensi , già da solo ci dice quale fosse la venerazione della chiesa per Maria, non escluso lo stesso autore della Volgata. Di Gerolamo è uno degli scritti più antichi che ci siano pervenuti ad esaltazione di Maria dal titolo “La perenne verginità di Maria”.

C’è chi parla di falsità, inganno, volontà di alterare il senso della fede: non è detto con questo che si colga la verità e si dica tutta la verità.

Diamo per buono che il testo originale sia stato cambiato. Quello che rimane non è poco:

“Porrò inimicizia tra te e la donna”.

Quale grande nemico Dio Padre ha opposto per primo al Diavolo?

Maria. In quanto madre del Cristo certamente, ma già subito dopo il peccato originale  entra nel piano della salvezza, assieme a Gesù. Non come la Salvatrice dell’uomo, ma sicuramente come la prima grande nemica del Satana. Nemico del Satana è colui che va contro il Satana.

Maria è stata opposta al Satana semplicemente per un eterno ed imperscrutabile disegno d’elezione o perché ne aveva tutte le prerogative? Perché salta fuori subito dopo il peccato d’origine?

E’ una presenza reale o soltanto profetica e progettuale?

Se diamo per buona la nostra interpretazione del peccato d’origine, così come ampiamente spiegato nel Commento alla lettera ai Romani, in Eden era presente tutta l’umanità, non come un insieme di tanti individui con volontà diverse, ma come tanti individui aventi un cuor solo ed un’anima sola, legati gli uni agli altri e tutti a Dio, come genere.

L’essere individuale così come noi lo conosciamo è frutto del peccato d’origine che spezza l’uno che è in Adamo e crea i molti del dopo Adamo.

Il peccato d’origine fu il peccato del genere umano, di cui tutti siamo stati complici e responsabili.

Rotta l’unità di Adamo, l’uomo diventa individuo, ma con ciò si vengono anche a creare coscienze diverse, rispetto alla colpa ed al delitto commesso. In Genesi vediamo che né Adamo né Eva si pentirono del proprio peccato, e ciò giustifica il giudizio di Dio sulla umanità.

Un giudizio sull’intero genere non esclude però un giudizio diverso su chi è trovato diverso dopo il peccato. Si può anche ipotizzare in qualcuno una forma di dissociazione dal peccato dei molti.

Tale dissociazione ha nome di pentimento e forma di confessione della propria colpa ed abbandono fiducioso nella misericordia di quel Cristo, simboleggiato nell’albero della vita, che era unica garanzia ed unica via per la vita eterna.

Il discorso può sembrare certamente “tirato”, ma è plausibile e considera una reale possibilità: quella di un precoce e prematuro pentimento di Maria nell’abbraccio dell’amore del Cristo, per cui il Padre subito le ha tolto il segno del peccato, destinandola con ciò non solo a passare dall’essenza all’esistenza senza peccato originale, ma eleggendola anche a madre terrena del Figlio suo.

Per i meriti delle opere? No certamente, perché ancora non aveva operato, ma per la sua spontanea e volontaria umiliazione davanti a Dio e per la fede in Cristo Salvatore.

Mi dirai che di Cristo Salvatore nulla si sapeva. Ti risponderò che non è vero, perché già Cristo era presente in Eden come l’albero della vita. Bastava semplicemente allungare la mano in una direzione giusta.

Adamo non l’ha fatto, l’ha fatto Maria non prima del peccato, ma subito dopo, nel pentimento della propria colpa, alla luce della fede nell’amore misericordioso di Dio, che posto da sempre in Cristo, in Cristo rimarrà in eterno.

Da questo momento Maria merita il titolo da parte di Dio di donna, perché unica ha portato a perfezione quel progetto eterno d’amore che passa attraverso la fede in Cristo. Eva non è arrivata alla meta, è caduta prima ed ha imboccato una strada diversa. Non merita più dopo il peccato il nome di donna. Tale titolo competerà solo a Maria. Ma non come una donna tra le altre , ma come la donna per eccellenza, l’unica vera donna che ha detto sì a Cristo ed è pertanto considerata degna di essere eletta come sua madre terrena. Donna fu chiamata Eva da Adamo, donna è chiamata Maria da Dio, l’una come colei che data in dono da Dio è fatta propria dall’uomo, l’altra come colei che datasi in dono a Dio è fatta propria da Dio.

Secondo questa “ipotesi” Maria passa dunque da un piano essenziale ( Eden ) al piano esistenziale ( dopo Adamo ) senza macchia di peccato originale.

Ma cosa comporta ciò? L’impossibilità a peccare? Ed allora quale merito ed onore per lei se non ha peccato soltanto perché non poteva farlo?

Noi pensiamo che  Maria  sia passata attraverso una sorta di battesimo spirituale simile al nostro per cui è tolto il peccato d’origine, ma non il libero arbitrio e la possibilità di “essere insidiati al calcagno”. Onore dunque a Maria non semplicemente per la sua elezione, ma anche per la sua fedeltà ad un’elezione.

Nel Vangelo vediamo che Maria benché trovata fondata nella fede, non è con questo dispensata da una crescita della fede.

Ed è in questa crescita che si conferma e si rinsalda la sua fede in Cristo, “ nel custodire tutte queste cose nel proprio cuore”. Trovata degna dopo Eden di diventare madre di Cristo è anche trovata degna sotto la croce di Cristo di diventare madre nostra.

Tutto questo non è detto chiaramente nella Scrittura e qualcuno potrebbe ricordarci che nulla si deve aggiungere o togliere a quanto scritto.

Chi vede diversamente ci perdoni se è convinto che abbiamo lavorato di fantasia. Noi pensiamo tuttavia che il mistero di Maria non sia ancora del tutto svelato e che dopo il tempo opportuno per la manifestazione del Cristo possa venire il tempo opportuno per la manifestazione di Maria.

E’ forse un caso che già all’inizio dell’esistenza dell’uomo dopo il peccato di Adamo, troviamo l’immagine della “donna” e che questa stessa immagine la troviamo nell’Apocalisse, nei tempi ultimi dell’esistenza?

Possiamo pensare e dire cose sbagliate riguardo a Maria, non possiamo negare un mistero che si è venuto via via chiarendo e manifestando nel tempo. Non c’è e non ci sarà più niente da dire o l’immagine che si apre nell’Apocalisse non lascia presagire una ulteriore manifestazione di questo mistero?

Abbandonato il cammino pericoloso ed insidiosi delle ipotesi e delle congetture torniamo con i piedi per terra, al Vangelo di Luca.

Maria chiede spiegazioni riguardo al modo, nessuna meraviglia in lei riguardo alla venuta del Figlio dell’Altissimo in mezzo al suo popolo che è Israele E’ un dato di fatto che è fuori discussione, fondamento e presupposto della sua fede.  

Lo Spirito santo trova in Maria un terreno fecondo già pronto e già preparato per la sua opera.

Maria ha un rapporto unico ed esclusivo non solo con l’Altissimo ed il Figlio suo, ma anche con lo Spirito Santo. E’ considerata degna dell’amore del Padre e del Figlio e di un rapporto sponsale con il loro Spirito.

“Come sarà questa cosa, poiché non conosco uomo?”. Perché Maria non conosce uomo? Perché conosce solo ed unicamente l’amore di Dio. Per questo viene eletta come madre del Figlio suo, perché vi è in lei soltanto l’amore celeste. Figlia dell’Altissimo, sposa del suo Spirito, madre del Cristo: sono titoli dovuti a Maria, in quanto creatura diversa.

Se non è giusto farne un altro Dio, è pienamente giustificato riconoscerla come un’altra creatura.

L’unione fra lo Spirito Santo e Maria viene consumato nel segreto del  cuore. In virtù di questa unione è concepito nel grembo della donna il seme divino che ha nome di Figlio. Il seme che è dato dal Padre è inseminato attraverso il suo Spirito: ed è il medesimo Spirito che gestisce la crescita di Gesù nel grembo di Maria e che lo fa nascere alla luce di questo mondo. Il nostro Salvatore  porta dunque in sé la natura celeste e quella terrena che gli viene da Maria: in tutto simile all’uomo dunque, tranne che riguardo al peccato. Quale peccato d’origine si può trovare in Gesù? Non dal cielo, ma neppure dalla terra. Benché senza peccato, condivide però con noi tutto ciò che è conseguenza del peccato, compresa la morte, ma soltanto per trionfare su di essa.

Perciò anche il generato sarà chiamato santo figlio di Dio.

Perché questo “anche”? In riferimento a chi, se non al Padre che è nei cieli ed alla sua madre terrena? Santo dunque sarà chiamato il Cristo, perché figlio dell’unico santo che è  Dio e di una santa figlia sua.

Se tiriamo le conclusioni di quanto detto, la gloria e l’onore che la chiesa attribuisce a Maria, appare pienamente legittima e giustificata. Ma sarebbe un errore dissociare Maria dall’opera dello Spirito Santo, come due realtà diverse di cui l’una tiene il posto dell’Altro. Maria merita il titolo di madre di Dio, in quanto segno ed espressione del tutto particolare dello Spirito Santo. In lei  l’invisibile si rende in qualche modo visibile, in un’unione del tutto particolare, di tipo sponsale: un legame ed una comunione d’amore che porta alla generazione su questa terra del Figlio di Dio. Sarebbe fuorviante e sbagliato ipotizzare una qualche forma di incarnazione: lo spirito resta lo Spirito e Maria è altro dallo stesso Spirito; ma l’unione ed il legame che è creato ha caratteristiche uniche ed inconfondibili, la cui natura è e rimane un mistero. Mistero è tutto quanto non può essere compreso dalla logica umana, in quanto non conforme a ciò che è comunemente conosciuto e sperimentato. Maria in quanto ripiena di Spirito comunica la vita dello Spirito, in quanto conosciuta, riempita, adombrata dallo stesso Spirito genera Colui che è autore della vita: Cristo Gesù, Figlio di Dio.  In Maria e con Maria troviamo non solo lo Spirito Santo, ma anche il Figlio di Dio. E non si può dire che una certa mariologia appartenga esclusivamente al pensiero di Luca: è patrimonio comune di tutta la nascente chiesa. In Matteo 2, 11, troviamo scritto che i Magi “ entrati nella casa videro il bambino con Maria sua madre. Dove c’è  visione in spirito del Cristo, c’è parimenti conoscenza della madre sua. Dove c’è il figlio c’è anche la madre, viceversa dove c’è la madre c’è anche il Figlio suo. Quel che piace a Gesù, piace anche a Maria e viceversa quello che è chiesto da Maria è gradito anche a Gesù. Nelle nozze di Cana vediamo quale potere abbia Maria presso il Figlio. Nello stesso Giovanni è chiaramente espresso il valore e la portata della sua maternità: assunta dal Figlio di Dio è a noi data perché possiamo anche noi diventare figli dell’Altissimo accanto a colui che è il primogenito di molti fratelli.

“Gesù allora avendo visto la madre ed il discepolo astante che amava, dice alla madre: Donna ecco il figlio tuo. Poi dice al discepolo: Ecco, la madre tua. E da quell’ora il discepolo la prese fra le proprie cose”. ( GV. 19,26-27 )

Maria è madre della chiesa non per volontà propria o per nostra elezione, ma per volontà di Dio. Dopo aver generato il Cristo ed averlo accompagnato in questa vita fino al suo transito, è stata incaricata dal cielo di generare la chiesa tutta alla vita del Figlio suo, di vegliare su di essa e di pregare per essa. E’ un incarico, una missione ed una vocazione a lei dati dal cielo. Non noi l’abbiamo scelta, ma Gesù l’ha voluta madre nostra. Tutto questo non è comprensibile se non consideriamo l’opera dello Spirito Santo: è l’unico e medesimo spirito di Dio che continua ad operare in lei ed in virtù di lei. Ci è raccomandato di tenerla con noi per il bene nostro, in quanto al suo ha già raggiunto ogni pienezza.

Possiamo dire che in Maria si rende visibile e conoscibile su questa terra quella maternità celeste che ha nome di Spirito Santo: non come nel Figlio attraverso un’incarnazione, ma attraverso un’unione di tipo sponsale tra la donna di Nazaret e lo Spirito Santo.

Se nell’Antico Testamento Dio manifesta all’uomo il proprio volto paterno, nel Nuovo è conosciuto con Gesù quello fraterno: da ultimo con la venuta dello Spirito Santo è donato quello materno, in Maria e per Maria. Tutto così chiaro dunque e tutto così scontato? Non per tutti. C’è anche chi considera una teologia di tal fatta del tutto arbitraria ed infondata. Su quali basi e per quali considerazioni? Innanzitutto non troviamo mai nella Scrittura il volto di Dio Madre, ma sempre e solo quello di Dio Padre. Lo stesso concetto di Dio come figlio dell’Altissimo e primogenito dei molti fratelli, non può darsi per così chiaro e  scontato. C’è ancora in Israele chi non crede in Cristo Gesù, Figlio del Padre. Può essere una forzatura ed una creazione nostra pensare ad una Triade divina, ad immagine della famiglia terrena. Eppure questa immagine trinitaria è la prima che ci è data dalla Sacra Scrittura in Genesi.

“E Dio disse: Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza… E fece Dio  l’uomo. Secondo l’immagine di Dio lo fece; maschio e femmina li fece”. ( Gen.1,26-27 )

Non immediatamente comprensibile, fraintesa e malintesa dagli stessi Padri della chiesa, la Famiglia divina si rende sempre più chiara e comprensibile alla luce del poi: non solo di quello che è innanzitutto detto, ma di quello che da ultimo è detto sulla croce per bocca del  medesimo ed unico Logos. Nell’Antico Testamento la manifestazione di Dio come Padre è già una novità e una conquista. Il Dio che l’uomo conosce è sempre il trascendente, l’inaccessibile, il lontano; quando non è nemico dell’uomo non è detto per questo che gli sia amico: più spesso è indifferente alla sua sorte ed al suo destino. In Israele e per Israele, Dio per la prima volta manifesta all’uomo il suo volto paterno, in maniera continuativa, così da creare un rapporto nuovo tra il Creatore e le sue creature. In tempi simili ed in tale contesto, come avrebbe potuto l’uomo comprendere non solo il volto paterno di Dio, ma anche quello fraterno e quello materno? Ma allorché i tempi furono maturi il Figlio di Dio venne nella carne ad abitare in mezzo ad Israele, per sedere sul trono del popolo eletto accanto al Padre suo e Padre nostro. Dopo il tempo del Padre è venuto quello del Figlio e dopo il tempo del Figlio è tempo di Spirito Santo. Da ultimo il Signore manifesta il suo volto più bello e più grande: quello materno. Si può conoscere lo Spirito Santo scavalcando il rapporto con Maria? Può essere, perché non c’è maternità divina se non nello Spirito e per lo Spirito. Noi pensiamo tuttavia che ignorando Maria ignoriamo un dono molto grande e “vicino”, che Dio vuol darci.

Abbiamo detto che lo Spirito santo è donato per essere posseduto, non per essere visto. Colui che di per sé è invisibile si rende tuttavia visibile in Maria e per Maria, attraverso un rapporto del tutto particolare, unico ed esclusivo. E’ un rapporto di tipo sponsale dove l’Uno si identifica con l’altra, la fa sua , le dà piena fiducia, le mette nelle mani la propria vita. Maria è creatura diversa, perché fin dalla nascita diversamente rapportata allo Spirito Santo.

Se lo Spirito Santo è detto il Consolatore, lo è in un senso invisibile, attingibile solo col cuore.

In Maria la consolazione che viene dallo Spirito Santo si rende più visibile, più tangibile, più vicina e più comprensibile alla natura umana. L’appellativo di “Consolatrice” dato dalla chiesa alla Madonna è pienamente plausibile, giustificabile alla luce della Parola.

Non solo: nel Vangelo di Giovanni lo Spirito Santo è chiamato spirito della verità, non in quanto  prodotto da essa verità, ma in quanto generante la stessa verità, in concorso col Padre. Non il Figlio è conferma dello Spirito Santo come verità, ma è lo Spirito Santo che conferma il Figlio come verità. Quello che viene dopo e da ultimo in senso temporale conferma quello che viene prima nello stesso senso. Ma non può farlo se non in quanto dal punto di vista logico ed assiologico viene prima di tutto. Abbiamo già spiegato come la divina Trinità si possa intendere in maniera diversa a seconda delle diverse prospettive che ci interessa considerare. Dal punto di vista logico, atemporale, come abbiamo letto in Genesi vale la successione Padre, Spirito, Figlio. Dal punto di vista temporale si parla di Padre, Figlio e Spirito Santo. Dal punto di vista assiologico dovremmo parlare di Madre, Padre e Figlio. La persona che viene ultima in senso temporale viene prima dal punto di vista del valore. Di chi si compiacciono il Padre ed il Figlio se non dello Spirito Santo? Quale dono più grande ci possono fare? Se una “madre” ha un occhio per il padre e l’altro per il figlio ed è il loro punto d’incontro, il padre ed il figlio non hanno occhi se non per la madre. Lo Spirito Santo dal punto di vista del valore è il vertice della Trinità. Non c’è generazione o vita ultima ed eterna che non sia in virtù dello Spirito Santo. Spirito di verità e dunque della verità che è Gesù, non in quanto generato dalla verità o procedente da essa ma in quanto generante la verità stessa. Volete sapere se sono la verità? Ci direbbe Gesù. Chiedetelo a mia madre, ossia allo Spirito che mi ha generato. Quando sarà venuto lui vi darà ogni conferma ed ogni certezza.

Comprendiamo a questo punto l’importanza di Maria?

Per il suo peculiare rapporto con lo Spirito Santo è la testimone più accreditata dal cielo della vita nuova che è in Cristo. Una testimone che si è resa visibile, palpabile sulla terra. Se vogliamo dare credito al fenomeno delle apparizioni mariane, possiamo intendere che lo Spirito Santo, vuol essere ancor oggi in Maria più presente ai nostri occhi, più udibile, tangibile.

Non per rendere testimonianza a se stessa, ma al Figlio suo, perché ci convertiamo al suo amore.

Se la chiesa è stata fondata dall’annuncio di coloro che sono stati testimoni di tutto quello che Gesù ha fatto e detto, il primo testimone in assoluto è Maria. Viene prima degli apostoli, perché da sempre con Gesù, perché ha generato Gesù, perché ha conosciuto il Figlio suo con lo Spirito della verità. Non può testimoniare del Figlio se non nello Spirito e con lo Spirito.

Il discorso naturalmente cade per chi assolutamente rifiuta qualsiasi approccio ad un certo tipo di manifestazioni del divino. Sono poi così assolutamente sicuri di aver ragione? A nulla vale e nulla dice l’esperienza degli altri? Se diversa dalla nostra, non per questo può dirsi falsa e non degna essere presa in considerazione

Si va al Padre soltanto attraverso il Figlio: è vero e non si può mettere in discussione. Ma tutto questo è reso più facile e più semplice quando i nostri cuori si avvicinano a colei che è madre sua, ma anche madre nostra: per adozione. Un’adozione voluta dal cielo per il Figlio di Dio, un’adozione a noi proposta ed offerta per volontà dello stesso Figlio. Maria non può essere oggetto di fede alla pari del Figlio: vi è un solo Salvatore. Ma all’unicità del dono della propria vita Gesù ha voluto associare anche quello della madre sua.

Se sei convinto che non vale la pena pregare Maria, credi almeno che non ti verrà alcun male.

Forse nella chiesa cattolica qualcuno è andato oltre ciò che è scritto, anche Cristoforo, ma non si può credere che il culto a Maria non abbia fondamento nella Parola.

Se qualcosa si può contestare a certi cristiani cattolici, non è  l’amore alla madre di Dio, quanto un’immagine di Maria che non è  quella del Vangelo. Con troppa facilità si corre dietro a certi visionari. Non siamo chiamati a credere a ciò che essi annunciano come un secondo Vangelo ed il compimento della rivelazione. La rivelazione è conclusa con la morte dell’ultimo dei discepoli.  Ma non dobbiamo neppure ignorare Colei che nel Vangelo Gesù ha voluto madre di Giovanni e di tutta la chiesa. Se la rivelazione è conclusa, non è conclusa, cioè chiusa, la sua intelligenza.

Mi è stato scritto da un frequentatore del nostro blog: “Che senso ha parlare ancora di Scrittura?. Non è già stato tutto detto e compreso?”. Se non si può aggiungere nulla a quanto scritto dobbiamo dire che la Scrittura è sempre vecchia e sempre nuova. Vi è una ricchezza di significati di per sé inesauribile, che manterrà viva per la sempre la meditazione e la riflessione.

Certe realtà si vengono via via comprendendo ed approfondendo nel tempo e col tempo. E tutto questo viene formando quel ricco deposito spirituale che ha nome di tradizione di cui la chiesa è custode.

Certo, a livello del singolo possiamo trovare santi famosi, come Agostino e Tommaso d’Aquino, non molto “mariani”. Ma questo non vuol dire nulla: dobbiamo considerare l’intelligenza delle cose divina come data nella sua totalità alla chiesa tutta. La diversità di opinioni non necessariamente è sintomatica di una fede falsa. Più semplicemente attesta l’infinita ricchezza della Parola rivelata, che non da tutti è sempre compresa allo stesso modo.

Quando qualcuno non la pensa come noi in qualcosa, siamo tentati di dire: “Non ha capito niente”.

Affermazione sbagliata non conforme a verità. Non a tutti è dato capire le stesse cose; dobbiamo accettare e voler bene anche al fratello che non ci dà ragione in tutto e per tutto.

Colpisce l’acredine con cui certi cristiani della Riforma si scagliano contro il culto di Maria.

Non vale a nulla la fede e la testimonianza degli altri? Prima di condannare cerchiamo di capire.

Si potrebbe obiettare che nella Scrittura ognuno intende quello che vuole intendere. E’ vero, ma esiste anche ciò che obiettivamente è scritto, se pur interpretato soggettivamente. Non c’è soltanto Maria delle apparizioni, c’è anche Maria dei Vangeli e degli evangelisti. Se i visionari ci dividono, la Parola ci unisce. Noi cerchiamo e desideriamo per tutti un amore a Maria che venga dalla lettura della Parola e che sia conforme alla Parola. Il più ed il diverso non può essere oggetto di fede, ma solo di credenza e di opinione. Nessun gruppo mariano può sopravvivere ed essere fecondo se non alimentandosi nell’unica e medesima Parola. Quando tutto si fonda su una parola diversa, su di una visione che non è quella dello Spirito, alla fine l’inganno è  manifesto… con grave danno dei cuori semplici e sprovveduti. Non si può andare a Dio, neppure attraverso Maria, ignorando e scavalcando la parola rivelata. Alla fine i sapienti in Maria si manifestano stolti in Cristo: la fede che è detta semplice, senza le “sovrastrutture” della Parola, fa vedere a tutti il proprio volto  ingenuo e credulone. Facilmente si accorre a Maria, altrettanto facilmente la si abbandona… E quel che è peggio si perde anche la fede in Cristo.

Suscitano stupore le facili conversioni a Maria: non devono stupire gli altrettanto facili abbandoni.

36 Ed ecco Elisabetta la tua parente anch’essa ha concepito un figlio nella sua vecchiaia e questo è il sesto mese per lei chiamata sterile, 37 perché non sarà impossibile presso Dio ogni parola.

Quando si crede nella Parola ci viene ogni conforto ed ogni conferma. Non ci si trova mai soli con l’opera di Dio, ma si è prevenuti ed accompagnati da altri.

L’impossibile diviene attuale non solo per noi, ma prima ancora per chi è vicino a noi.

37 perché non sarà impossibile presso Dio ogni parola.

Se l’impossibile è già avvenuto in virtù della Parola, per la stessa Parola avverrà ancora.

38 Disse allora Maria: Ecco la serva del Signore; sia a me secondo la tua parola.

Così si presenta e così è gradito a Dio il cuore di chi ascolta la sua volontà. Un servo non vive se non per ed in funzione del suo Signore. Non si acquisisce la dignità di figli se non si riconosce il proprio stato di servi. In Maria non c’è alcuna pretesa di vita propria, nessun desiderio che non sia e non voglia essere conforme alla volontà di Dio. Allorché siamo obbedienti alla Parola, non abbiamo nulla da temere, ma tutto da sperare. Ci è aperto davanti un orizzonte di vita eterna, anche se la strada può essere oscura. Non sempre è mandato per noi un angelo dal cielo: si vive anche nel ricordo e nella custodia di ciò che è stato detto e della Parola che è stata fatta.

E partì l’angelo da lei.

Nella vita dello Spirito  il cielo che è apparso vicino, può tornare ad essere lontano.

Non c’è futuro per chi non sa custodire nel segreto l’opera di Dio.

 39 Poi essendosi alzata Maria 

E’ lo stesso verbo della resurrezione. La Parola, allorché accolta, trasforma il cuore e  rende diversi. E non si è fatti diversi se non in funzione di una perseveranza nella fede per visitare e rivisitare in modo diverso tutto ciò che riguarda la promessa di Dio.

in quei giorni partì verso la regione montagnosa in fretta verso una città di Giuda.

Maria parte in fretta, nonostante nessuno le abbia fatto fretta. Quando c’è il vero amore, si previene ogni speranza ed ogni promessa dello stesso amore. Chi si incammina verso la montagna, di solito, non parte in quarta. C’è il pericolo che il fiato venga meno e di dover interrompere il viaggio. Considerazione ovvia e banale, ma non per chi è innamorato di Dio ed esulta per l’opera sua.

Maria vuol incontrarsi al più presto con Elisabetta, per comunicare la propria gioia ed accogliere la sua. Quando fra i cristiani non c’è desiderio di incontrarsi e di vedersi, per comunicare le meraviglie del Signore, vien da chiedersi dov’è il frutto della fede e l’opera di Dio.

40 Ed entrò nella casa di Zaccaria e salutò Elisabetta.

Si entra nella casa del fratello come se fosse la propria e si saluta innanzitutto chi è benedetto dal Signore. Zaccaria può ben contare come uomo e come capo famiglia: non a lui va  il saluto di Maria, ma a colei che è strumento dal cielo.

41 Ed avvenne come Elisabetta udì il saluto di Maria, il bambino saltellò nel suo seno,

Qualsiasi parola ha una sua potenza ed una sua risonanza in bene o in male. Quanto più quella che è detta nel Signore e per il Signore, allorché accolta e fatta propria!

Non c’è poi bisogno di tante parole perché i cuori si intendano ed entrino in comunione fra di loro. Stupisce una parola la cui potenza si fa sentire ed intendere già dal grembo materno. Non la parola propriamente, ma la voce che porta la parola: così il bambino distingue una qualsiasi persona da colei che è fonte d’amore e di vita. La voce di Maria arriva al cuore di chi è piccolo e di chi non è ancora diventato grande. Non c’è una parola di Maria, che non sia quella del Cristo. Maria è colei che custodisce la Parola nel silenzio del proprio cuore: nessun annuncio del Vangelo da parte sua. Eppure la sua voce arriva lontano e si fa sentire molto presto a coloro che stanno per venire alla luce del Figlio. Non a tutti indistintamente ed alla stessa maniera; ma dobbiamo riconoscere che Maria è fonte di gioia e di consolazione per molte persone che hanno intrapreso il cammino della fede in Cristo. Non c’è nella chiesa testimonianza più muta e più eloquente di quella della Madonna. Tutti l’intendono anche i più piccoli. Quando pensiamo all’entusiasmo, alla gioia, ed alla pace che sono comunicati dalla presenza di Maria, inutile chiedersi il perché: è un dato di fatto da sempre verificabile nella chiesa, prima ancora della nascita di Gesù.

e Elisabetta fu ripiena di Spirito santo 42 ed esclamò con un grido grande e disse:

La voce di Maria si fa sentire a coloro che devono ancora nascere alla vita di Cristo attraverso l’ascolto di chi è già adulto nella fede. Come si comunica l’amore del Figlio, così si comunica l’amore della Madre sua. In quanto segno ed espressione unica dello Spirito Santo, la voce della Madonna porta con sé ogni pienezza della vita di Dio. Piena di Spirito Santo fa ripieni dello stesso spirito coloro che l’accolgono come madre di Dio.  Elisabetta ode, il bambino saltella nel suo seno, la donna è ripiena di Spirito Santo ed esclama con grido grande. Per quanto la voce di Maria possa essere sommessa, la sua eco si fa ben sentire attraverso la bocca di coloro che sono da lei visitati.

Può esserci qualcosa di eccessivo e di non pienamente illuminato nell’amore per Maria, ma è una realtà viva ed efficace nella chiesa del Signore, fin dall’inizio.

Benedetta tu tra le donne e benedetto il frutto del tuo seno.

Elisabetta è colei che per prima coglie in Maria un segno della benedizione divina. Benedetta è la Madonna, prima ancora del frutto del suo seno. Può apparire un paradosso ed un controsenso: eppure è questa la fede di  coloro che vanno a Cristo attraverso la madre sua. Non è un cammino necessario ed obbligato per tutti: ma è un dato di fatto indiscutibile, verificato e verificabile fin dall’inizio.  Possiamo definirlo un mistero, oppure una forma di alienazione dalla vera fede in Cristo: quel che non si può mettere in discussione è il peso di Maria nella chiesa di Gesù.

43 E da dove a me questa cosa: che venga la madre del mio Signore da me?

Perché tale esperienza è data ad alcuni e non a tutti? Non è data a coloro che  non sanno distinguere la maternità di Maria da una qualsiasi altra maternità: madre del nostro Signore, madre nostra per adozione.

44 Ecco infatti come ci fu la voce del tuo saluto nei miei orecchi, il bambino saltellò con esultanza nel mio seno.

Quale testimone più veritiero della grandezza di Maria di colui che è mandato per preannunciare il Cristo? E questo quando è ancora nel grembo di Elisabetta. Giovanni il Battista prima di esultare per Gesù esulta per la madre sua.

45 E beata colei che ha creduto perché sarà compimento alle cose che sono state dette a lei dal Signore.

Perché Maria è detta beata? Perché ha creduto in Cristo Figlio di Dio. Non una novità; ma la riaffermazione forte ed indiscutibile della sola novità. Se Abramo è padre della fede, Maria può dirsi madre della stessa fede, ma in un senso diverso. Abramo fu semplicemente generato dalla fede alla vita del Figlio, Maria attraverso la stessa fede è riconosciuta degna di generare al mondo e per il mondo lo stesso Figlio. In questo senso “ sarà compimento alle cose che sono state dette a lei dal Signore”. In Abramo la discendenza dal cielo è semplicemente promessa, in Maria è pienamente attuata.

47 E Maria disse: 47 Magnifica l’anima mia il Signore,

Magnifica il Signore chi fa piccolo se stesso, dà lode al Suo nome chi non tiene in conto il proprio nome.

ed esultò il mio spirito in Dio il mio salvatore 48 perché ha riguardato sulla bassezza della sua serva.

Non c’è vera esultanza dello spirito in Dio salvatore, se non quando la nostra povertà è visitata dal suo amore. Chi è pieno delle gioie e delle soddisfazioni di questo mondo non può gustare ciò che è dato dal cielo. Maria è innalzata da Dio perché ha consapevolezza della propria nullità.

Ecco infatti da ora tutte le generazioni mi diranno beata,

E’ una parola profetica che la chiesa ogni giorno verifica nel proprio grembo. Non c’è generazione cristiana che non proclami beata la madre di Dio: così oggi, come ieri e non diversamente domani.

Vero è che il culto a Maria ha conosciuto nel tempo anche forme devianti ed una certa tradizione “mariana” è stata messa in discussione dai riformatori. Nonostante le polemiche ancora attuali e le riserve,  la fede popolare è molto legata alla figura di Maria. Non ci è dato sapere e neppure dobbiamo sapere fino a che punto tale devozione sia autentica: è un fatto che nessuno può mettere in discussione, pienamente previsto e profetizzato dalla Parola.

49 perché ha fatto a me grandi cose il Potente; e santo il suo nome,

Il Potente ha fatto grandi cose in colei che non ha potenza alcuna, ma ripone ogni fede ed ogni speranza nel  Signore.

Il Magnificat è l’esaltazione più bella del Signore fatta  dall’uomo: non a caso per bocca di una donna. Eva mise in discussione l’amore onnipotente del Creatore, Maria lo esalta in toni unici ed irripetibili. Non semplicemente per la Parola che è  detta, ma per la Parola che è vissuta. Non si loda il Signore perché ci è da Lui richiesto, senza intima convinzione, ma ancor più ed ancor prima perché siamo testimoni delle meraviglie che Egli opera nei suoi figli. Potente è il Signore non per sé e contro di noi, ma semplicemente per il nostro bene. Il suo nome è dunque santo, cioè separato e diverso dal nostro, non unicamente per una superiore potenza, ma per una potenza che diversamente dalla nostra è esclusivamente bontà ed amore. L’esaltazione della potenza di Dio altro non può essere che esaltazione di ciò che Egli ha fatto e continua a fare per tutti coloro che lo cercano.

50 e la sua misericordia per generazioni e generazioni per coloro che lo temono.

Si può dubitare della misericordia dell’uomo: ha un limite ed una fine. La misericordia del Signore da sempre è su coloro che lo temono. Prima ancora della rivelazione così come storicamente si è definita, l’uomo che teme Dio è oggetto del suo amore.

51 Ha fatto forza con il suo braccio, ha disperso i superbi nel pensiero del loro cuore; 52 ha rovesciato possenti da troni ed ha innalzato gli umili, 53 gli affamati ha riempito di beni ed i ricchi rimandò vuoti.

Nella notte dei tempi non è stato conosciuto o si è perso il nome degli uomini che hanno sperimentato la potenza di Dio: non si è perso il ricordo di ciò che Dio ha fatto per loro. Vi è un modo di operare che è tipico ed esclusivo del Signore.

Ha fatto forza con il suo braccio. Non è rimasto inerte ed inoperoso di fronte al male.

ha disperso i superbi nel pensiero del loro cuore

Ha gettato nello sconforto e nella confusione i cuori di coloro che confidano in se stessi e non si affidano al loro Signore.

52 ha rovesciato possenti da troni ed ha innalzato gli umili,

Si è fatto sovrano delle sorti dell’uomo, rovesciando i destini da esso costruiti ed invertendo i rapporti di forza creati con la violenza e la prepotenza.

gli affamati ha riempito di beni ed i ricchi rimandò vuoti.

Ha saziato di beni spirituali e materiali quelli che sono affamati della Sua giustizia, ha rimandato a mani vuote gli uomini che si sono costruiti da sé la loro ricchezza, sazi della propria giustizia.

54 E’ venuto in soccorso di Israele suo servo, ricordandosi della misericordia, 55 come aveva parlato ai nostri, ad Abramo ed alla sua discendenza per l’eternità.

Da ultimo è venuto in soccorso ad Israele suo servo, per fare nuovo il ricordo della sua misericordia, così come testimoniato dalla Parola detta ai padri nostri, ad Abramo ed alla sua discendenza . per l’eternità… Non solo nel tempo e per il tempo dell’uomo, ma per la vita eterna.

56 Rimase poi Maria con lei circa tre mesi e ritornò a casa sua.

Quando si sta bene insieme, nell’amore del Signore, nessuna fretta di separazione, fino a quando non ci è chiesto dal Signore, per l’opera sua.

57 Poi per Elisabetta si compì il tempo del suo partorire  e generò un figlio. 58 E udirono i vicini ed i suoi parenti che aveva magnificato il Signore la sua misericordia con lei e si congratulavano con lei.

Le opere grandi che il Signore compie in coloro che confidano in Lui non passano inosservate, soprattutto quando si tratta di cose umanamente belle e conforme alle aspettative che sono di tutti.

59 Ed avvenne nel giorno ottavo vennero per circoncidere il bambino e lo chiamavano con il nome di suo padre Zaccaria.

Elisabetta e Zaccaria sono fedeli osservanti della Legge e della tradizione ebraica, ma qualcosa si è rotto in Elisabetta nel suo rapporto con la Legge, comincia a vedere oltre nella prospettiva di Colui che deve venire.

60 Ed avendo risposto sua madre disse: No, ma sarà chiamato Giovanni.

La madre dà una risposta diversa rispetto a quanto imposto dalla tradizione, sceglie il nome che è voluto dal cielo.

61 E dissero a lei: Non c’è nessuno dal tuo parentado che si chiami con questo nome.

Quando qualcuno vuol andare oltre e fuori da una santa consuetudine è d’obbligo un richiamo amoroso, perché si ravveda.

62 Allora facevano cenno a suo padre come volesse che lui fosse chiamato.

Una madre può anche andare fuori di testa e rincorrere le fantasie della propria mente, meglio chiamare in causa l’autorità del padre, confidando in una mente più posata.

63 E avendo chiesto una tavoletta scrisse dicendo: Giovanni è il suo nome. E si meravigliarono tutti.

Zaccaria si manifesta in piena comunione col sentire di Elisabetta. Dà il suo consenso, riconoscendo e facendo propria la luce che viene dal cielo. E questo suscita  meraviglia tra i presenti. Di due teste, una può anche andare fuori, ma quando sono fuori tutte due cosa pensare?

64 Si aprì allora subito la sua bocca e la sua lingua, e parlava benedicendo Dio.

Quando si fa propria la volontà di Dio anche chi è muto trova la parola, ma solo per lodare il Signore. Una fede in Dio che non si esprime attraverso le vie delle parole è una fede dubbia ed equivoca: non si può tenere nascosta l’opera del Signore, non si può non ringraziarlo per il suo dono.

65 E ci fu su tutti i loro vicini paura,

C’è una paura che  rivela il timore di Dio, c’è una paura che manifesta una lontananza da Dio.

e nell’intera regione montagnosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose.

Le opere potenti del Signore non passano ignorate, fanno parlare di sé e sono sulla bocca di tutti. Non tutti però sanno custodirle nel loro cuore.

66 E tutti quelli che avevano ascoltato le posero nel loro cuore dicendo: Cosa dunque sarà questo bambino? E infatti la mano del Signore era con lui.

E’ la volontà di ascolto che crea i presupposti per la fede in Cristo. Per chi non sa ascoltare non ci sarà alcuna tensione verso il Figlio di Dio. Può arrivare qualche luce dal cielo, ma poi tutto cade nel dimenticatoio. La nascita di un grande profeta, accompagnata da segni potenti dal cielo, costringe il cuore ad un’apertura verso una novità di vita. L’annuncio della venuta del Salvatore è un annuncio preparato, non cade all’improvviso e non coglie impreparati se non i cuori sprovveduti che non vogliono ascoltare. Se Giovanni è precursore di Cristo, Giovanni stesso è precorso dalla grazia che  è manifestata dal cielo.

67 E Zaccaria, il padre suo, fu riempito di Spirito santo e profetò dicendo:

Non solo si manifesta dall’alto la mano del Signore su Giovanni, ma lo stesso padre suo Zaccaria è riempito di spirito santo ed è fatto profeta.

In occasione della nascita di Giovanni è donata una ricchezza spirituale che si travasa non solo sui vicini, ma anche sui lontani. L’evento è di una tale importanza che nessuna bocca può magnificarlo se non quella che parla in nome di Dio.

68 Benedetto il Signore il Dio d’Israele perché ha visitato e ha fatto redenzione al popolo suo,

Per quale ragione innanzitutto si benedice il Signore Dio d’Israele?

Perché ha fatto visita al suo popolo, non solo per prendere coscienza del suo stato, ma per liberarlo dalla schiavitù del Maligno.

E tutto questo non in modo arbitrario, ma conforme all’Antica promessa.

69 e ha suscitato un corno di salvezza per noi nella casa di Davide suo servo, 70 come aveva parlato per bocca dei santi dal secolo profeti di lui,

Il corno di salvezza è suscitato per tutto Israele nella casa del servo Davide, così come Dio aveva parlato  per bocca dei santi, che dal tempo, cioè da sempre, sono suoi profeti.

Non c’è santità se non in Cristo e non c’è vero profeta se non fra i suoi santi, cioè fra coloro che lui stesso ha separato dagli altri.

71 salvezza dai nostri nemici e dalla mano di tutti quelli che ci odiano,

Da quali nemici dobbiamo essere salvati se non dai demoni e da quale mano se non da quella dei loro figli? Da sempre, da Abele in poi, i figli delle luce sono odiati dai figli delle tenebre.

72 per fare misericordia con i nostri padri e ricordarsi del suo santo patto,

La misericordia del Signore è da sempre, in Cristo si è già manifestata nei confronti dei nostri padri.

Ora finalmente si sta realizzando il Suo santo patto.

73 giuramento che giurò ad Abramo  nostro padre,

patto sancito con giuramento ad Abramo nostro padre.

di dare a noi 74 senza paura dalle mani dei nemici essendo stati liberati di rendere culto a lui 75 in santità e giustizia davanti a lui per tutti i nostri giorni.

Liberati in Cristo dalla mano dei nemici, senza paura, perché riconciliati con il cielo, potremo rendere culto a Dio in santità e giustizia. “Davanti a Lui”, perché sarà abbattuto il muro di inimicizia che ci teneva divisi. “Per tutti i nostri giorni”, perché il Maligno, autore di questa separazione sarà vinto per sempre.

 76 E tu ora, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo; infatti andrai innanzi al Signore a preparare le sue strade,

Giovanni l’ultimo dei profeti sarà anche il primo perché camminerà davanti a Cristo Signore per preparare le strade della sua venuta.

77 per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza nella remissione dei loro peccati,

Cosa annuncerà Giovanni al suo popolo? Che non c’è salvezza, se non nella remissione e nel perdono dei peccati.

78 a motivo delle viscere di misericordia del nostro Dio,

E tutto questo non per i nostri meriti ma per la misericordia “viscerale” del nostro Dio, che ha nome di Cristo.

con le quali ci visiterà il sorgere del sole dall’alto,

Un sole nuovo e diverso sta per visitarci dall’alto: ci è mandato dall’amore divino. Per fare cosa?

79 per illuminare quelli seduti nella tenebra e in ombra di morte,

Questo sole sarà luce soltanto per quelli che sono consapevoli di sedere nelle tenebre e nell’ombra della morte. Quale luce per chi presume di essere già nella luce? Quale luce per coloro che hanno messo radice nelle tenebre che sono ombra di morte, cioè riflesso di quella morte eterna che siede loro accanto?

per guidare i nostri piedi nella via della pace.

Non siamo illuminati da una nuova luce se non perché ci alziamo da uno stato di morte e muoviamo i nostri piedi nella via della pace e della riconciliazione sotto la guida del Cristo.

80 Ora il bambino cresceva e si fortificava in spirito,

Non può annunciare la venuta del Cristo se non Colui che è cresciuto e si è fortificato nel suo Spirito.

 ed era nei deserti fino al giorno della sua manifestazione a Israele.

Giovanni separato dagli uomini per annunciare Cristo, in vista del Cristo vive in un mondo diverso, fatto da tutto ciò che è deserto dall’uomo e deserto per l’uomo.

Da questo deserto sarà manifestato ad Israele il profeta del Salvatore.

Vangelo di Luca cap3

                                                Luca 3

Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, essendo governatore della Giudea Ponzio Pilato, ed essendo tetrarca della Galilea Erode, Filippo poi suo fratello essendo tetrarca Dell’Iturea e della regione della Traconitide, e essendo tetrarca Litania dell’Abilene, 2 sotto il sommo sacerdozio di Anna e Caifa, fu la parola di Dio su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto. 3 E andò in tutta la regione circostante il Giordano, annunciando un’immersione di conversione per la remissione dei peccati, 4 come è scritto nel libro delle parole del profeta Isaia: Voce di gridante nel deserto: preparate la via del Signore, fate dritti i suoi sentieri; 5 ogni burrone sarà riempito e ogni monte e colle sarà abbassato, e saranno le cose tortuose in diritta via e le vie scabrose in vie piane; 6 e vedrà ogni carne la salvezza di Dio. 7 Diceva dunque alle folli uscenti per essere immerse da lui: Razza di vipere, chi vi ha mostrato a fuggire dall’imminente ira? 8 Fate dunque frutti degni di conversione e non cominciate a dire fra voi stessi: padre abbiamo Abramo. Vi dico infatti che Dio può da queste pietre suscitare figli ad Abramo. 9 Già poi anche la scure è posta presso la radice degli alberi; dunque ogni albero che non fa frutto buono sarà tagliato e sarà gettato nel fuoco. 10 E lo interrogavano le folle dicendo: Cosa facciamo? 11 Rispondendo allora diceva a loro. Chi ha due tuniche ne faccia parte a chi non ne ha, e chi ha dei cibi faccia similmente. 12 Vennero poi anche dei pubblicani per essere immersi e gli dissero: Maestro, cosa facciamo? 13 Egli allora disse a loro: Niente più di ciò che è stato ordinato a voi fate. 14 Lo interrogavano poi anche dei prestanti servizio militare dicendo: Cosa facciamo anche noi? E disse a loro: Nessuno minacciate né denunciate e contentatevi delle vostre paghe. 15 Ora aspettando il popolo e riflettendo tutti nei loro cuori a proposito di Giovanni, se non fosse lui il Cristo, 16 rispose Giovanni dicendo a tutti: Io certo vi immergo in acqua , viene però il più forte di me del quale non sono degno di sciogliere i lacci dei suoi sandali. Egli vi immergerà in Spirito santo e fuoco; 17 del quale il ventilabro nella sua mano per purificare la sua aia e raccogliere il grano nel suo granaio, la pula invece brucerà con fuoco inestinguibile. 18 Con molte cose così dunque e con altre esortando annunciava la buona notizia al popolo. 19 Ma Erode il tetrarca, rimproverato da lui a motivo di Erodiade, la moglie di suo fratello e a motivo di tutte le cose cattive che aveva fatto, Erode, 20 aggiunse anche questa su tutte e rinchiuse Giovanni in prigione. 21 Avvenne poi nell’essere immerso tutto il popolo anche Gesù essendo stato battezzato e pregando si aprì il cielo 22 e discese lo Spirito santo in forma corporea come colomba su di lui, ed una voce dal cielo ci fu: Tu sei il figlio mio l’amato, in te mi sono compiaciuto. 23 e Gesù cominciante aveva circa trenta anni, essendo figlio, come si riteneva, di Giuseppe, di Eli, di Mattat, di Levi, di Melchi, di Dannai, di Giuseppe, di Amos, di Nahum, di Maat, di Mattatia, di Semein, di Iosek, di Ioda, 27 di Ioanan, di Resa, di Zorobabel, di Salatile, di Neri, 28 di Melchi, di Addi, di Kosam, di Elmadian, di Er, 29 di Iesu, , di Eliezer, di Iorim, di Mattat, di Levi, 30 di Simeone, di Giuda, di Giuseppe, di Ionam, di Eliakim, 31 di Melea, di Menna, di Mattatà, di Natam, di Davide, 32 di Isai, di Iobed, di Booz, di Sala, di Naasson, 33 di Aminadab, di Admin, di Arni, di Esrom, di Fares, di Giuda, 34 di Giacobbe, di Isacco, di Abramo, di Tara, di Nachor, 35 di Seruch, di Ragan, di Falek, di Eber, di Sala, 36 di Kainam, di Arfaxad, di Sem, di Noè, di Lamech, 37 di Maturala, di Enoch, di Iared, di Maleleel, di Kainam, 38 di Enos, di Set, di Adamo, di Dio.

 

 

1 Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, essendo governatore della Giudea Ponzio Pilato, ed essendo tetrarca della Galilea Erode, Filippo poi suo fratello essendo tetrarca Dell’Iturea e della regione della Traconitide, e essendo tetrarca Litania dell’Abilene, 2 sotto il sommo sacerdozio di Anna e Caifa, fu la parola di Dio su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto.

Ciò che è unicamente rilevante deve avere una collocazione storica chiara e precisa: la parola che viene dal cielo va distinta da qualsiasi altra parola che viene dall’uomo. Entra di diritto nella memoria collettiva del popolo di Dio, come ciò che non deve e non può essere dimenticato, in quanto sorgente della vita ed inizio di una nuova vita. 

Una datazione storica così precisa e puntuale per dire cosa? Che la Parola di Dio viene fatta, ovvero trova lo spazio in cui operare in un uomo, figlio di un altro uomo.

Tutto questo non avrebbe in sé nulla di singolare e di diverso rispetto all’Antica profezia se non fosse per il fatto che la Parola già si è fatta carne in Gesù, Figlio di Dio.

Non basta dunque la semplice nascita del Salvatore alla luce di questo mondo perché sia segnato l’ingresso in un’altra era della storia. Prima deve avvenire la Sua manifestazione e la Sua glorificazione attraverso la morte e la resurrezione. E non c’è esaltazione ultima del Figlio di Dio se prima non c’è l’ultima esaltazione della parola che è fatta nell’uomo, per mezzo dell’uomo. Giovanni segna la fine della Parola che  opera nei profeti e attraverso i profeti ed apre la via alla Parola che opera nel Cristo, Figlio di Dio.

E’ un punto di passaggio assolutamente necessario ed una svolta della storia che non può avvenire diversamente se non nello Spirito del patto Antico, per preannunciare e lasciare spazio alla Nuova Alleanza. Una datazione storica così precisa ed accurata non ci è data da Luca neppure per la nascita di Gesù. Il momento di svolta decisivo per la storia  non è segnato dalla nascita del Salvatore, quanto dalla sua manifestazione al mondo. E non ci può essere una manifestazione improvvisata di Colui che è stato preannunciato dai profeti, attesa delle genti e gloria di Israele.

fu la parola di Dio su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto. Ancora una volta Dio si serve dell’uomo per preparare i cuori alla venuta del Figlio: l’ultima volta, ma anche la più forte e la più incisiva. E questo non potrebbe avvenire se a Giovanni non fosse dato dal cielo un potere di purificazione dei cuori attraverso un’immersione in acqua che rende più graditi e più accetti a Dio. E’ un passaggio obbligato senza il quale non si va a Cristo. Si può scavalcare Giovanni, non l’opera di Giovanni, e ciò che da esso è annunciato: la necessità di una conversione a Dio, che è innanzitutto confessione del proprio peccato.

3 E andò in tutta la regione circostante il Giordano, annunciando un’immersione di conversione per la remissione dei peccati,

Se la parola viene colta nel silenzio della solitudine, non può rimanere nel deserto, ma è data per essere annunciata e proclamata a tutto Israele.

Giovanni abbandona il deserto e porta l’annuncio al popolo di Dio.

4 come è scritto nel libro delle parole del profeta Isaia:

La venuta di un profeta è profetizzata da un altro profeta. Fatto singolare anche questo, che fa risaltare un ruolo unico ed esclusivo di Giovanni: non dell’uomo , ma della parola che gli è affidata dal cielo. Giovanni è destinato a passare come ogni mortale, ma il suo messaggio in quanto preparatorio alla venuta del Cristo rimane per il tempo dell’umanità.

Voce di gridante nel deserto:

Non l’uomo Giovanni ha rilevanza, ma ciò che è detto da Dio per bocca sua. Egli è semplice strumento, voce del Signore. Se senti questa voce e ti chiedi di chi è, sappi che viene da Dio e non dall’uomo. E’ la voce che ti chiama a penitenza ed al ravvedimento: non è semplice riflesso del tuo io, ma è il Signore che si fa presente al tuo cuore, per dirti  che è tempo di cambiare vita e di fare spazio al Salvatore. La perenne attualità di Giovanni è data dalla sua voce. Unica perché rimanda all’unico Dio, diversa perché entra diversamente nel cuore dell’uomo: è il richiamo dal cielo perché facciamo nostro il Salvatore. Perché mai questa voce va gridando nel deserto? Perché viene trovata e sentita soltanto dalla vita che si sente diserta da Dio e non trova più spazio per sé in questo mondo. Quando l’uomo è sazio dei beni terreni ed è intento a costruire il proprio destino, non ha capacità di ascolto: è distratto e distolto da altre voci.

preparate la via del Signore, fate dritti i suoi sentieri; 5 ogni burrone sarà riempito e ogni monte e colle sarà abbassato, e saranno le cose tortuose in diritta via e le vie scabrose in vie piane; 6 e vedrà ogni carne la salvezza di Dio.

In poche parole l’annuncio della salvezza: il manifesto della sua venuta.

preparate la via del Signore,

Il Signore non entra nel cuore per una qualsiasi strada, ma soltanto per quella che è da noi lasciata libera e preparata per il suo ingresso. Nessuno si illuda di una salvezza data contro noi e nonostante noi. Se non c’è desiderio del Salvatore, se non c’è tensione e preparazione per la Sua venuta, nulla accadrà di nuovo: moriremo nel nostro peccato.

fate dritti i suoi sentieri

Non ci è chiesto di creare altri sentieri: le vie sono già state tracciate e segnate in noi dal Signore. Una stessa via può condurre alla morte, ma anche alla vita. Basta considerarla e trattarla in maniera diversa: dobbiamo strapparla al Satana e metterla nelle mani di Dio

Nessun sentiero può essere raddrizzato se non in riferimento alla sua meta. Non basta prendere coscienza della vita, bisogna anche chiedersi qual è il suo fine e dove andiamo a finire.

Diversamente è impossibile preparare un tracciato in linea retta. L’uomo continuerà a girare sui soliti passi e a procedere come in un circolo vizioso, dove alla fine ci si trova ancora al punto di partenza. Se veramente ti interessa il Signore comincia a mettere chiarezza nei sentieri da lui battuti: non in quelli della carne, ma in quelli del cuore. Vuoi Dio? Preparagli una via libera da ingombri ed il più breve possibile. Quando gli ostacoli sono troppi e si va per le lunghe, c’è il rischio che anche il Signore sia perduto per strada.

5 ogni burrone sarà riempito e ogni monte e colle sarà abbassato, e saranno le cose tortuose in diritta via e le vie scabrose in vie piane; 6 e vedrà ogni carne la salvezza di Dio.

La salvezza è un problema nostro solo a metà. Quando noi avremo fatto la nostra parte, Dio farà la Sua. In questa preparazione della via ci può essere anche qualcosa di impossibile per le nostre forze. Niente paura, ci penserà il Signore! Dove non arriviamo noi, arriverà Lui. Qualsiasi grande costruttore di strade si spaventa di fronte alla difficoltà rappresentata da un burrone o da una montagna. Se dovessimo fare tutto noi, avremmo ragione di scoraggiarci. Il Signore stesso provvederà a colmare  ogni burrone e a spianare ogni montagna: non ci sarà più intralcio alcuno per la Sua venuta. Quando si tratta di colmare e di spianare nella vita, chi meglio del Signore?

saranno le cose tortuose in diritta via e le vie scabrose in vie piane;

Per la tua volontà e per l’aiuto di Dio, l’impossibile sarà possibile: le vie storte diventeranno dritte e quelle scabrose, piane.

6 e vedrà ogni carne la salvezza di Dio.

La salvezza è per tutti gli uomini: dipende da tutti e da ognuno volerla e cercarla.

Come annuncio della venuta del Salvatore ad un popolo eletto, niente di più provocatorio. Qualsiasi diversità e posizione di privilegio è da subito bandita ed esclusa. Se il discorso urta quanto alla sostanza, non da meno per quel che riguarda i modi.

7 Diceva dunque alle folli uscenti per essere immerse da lui: Razza di vipere, chi vi ha mostrato a fuggire dall’imminente ira?

Sono lontani i tempi in cui Israele era considerato e trattato come il piccolo del Signore. Il bambino è cresciuto e, a detta di Giovanni, non bene. E’ l’ora di un richiamo forte e perentorio a cui nulla è lecito contraddire.

L’amore vero conosce atteggiamenti di grande tenerezza, ma, quando c’è bisogno, sa imporsi in maniera forte e parla in maniera dura. Queste folle, che sono uscite dalla vita vecchia per andare incontro alla novità, trovano un’accoglienza che non è certo delle più allettanti.

Razza di vipere… Bella considerazione per chi ha fatto un passo molto difficile nella propria vita! In quanto alla stima non va meglio.

chi vi ha mostrato a fuggire dall’imminente ira?

“Se pensate di cavarvela con così poco, vi sbagliate di grosso. Non si va al Signore semplicemente per timore della sua ira e di un castigo dal cielo. Se sono questi i frutti della Legge, c’è poco da stare allegri. Scopo della Legge è quello di far nascere l’amore a Dio, non semplicemente il timore per il suo castigo”.

8 Fate dunque frutti degni di conversione

Il Signore vuole frutti veri di conversione. Frutto vero di conversione è tutto ciò che manifesta un desiderio di cambiamento e di rinnovamento del cuore in rapporto a Dio.

e non cominciate a dire fra voi stessi: padre abbiamo Abramo.

Non è sufficiente rivendicare la propria appartenenza al popolo eletto e presumere di una diversità che è stata semplicemente promessa, ma non ancora data.

Vi dico infatti che Dio può da queste pietre suscitare figli ad Abramo.

Anche dalle zucche dure come le pietre Dio può far saltare fuori dei figli di Abramo. Quale dunque il vostro merito e quale il vanto?

9 Già poi anche la scure è posta presso la radice degli alberi; dunque ogni albero che non fa frutto buono sarà tagliato e sarà gettato nel fuoco.

L’imminenza della salvezza è anche imminenza di un giudizio di condanna. Così non si può  andare avanti. O si passa dalla parte del Signore o si viene recisi dalla vita. Non è più tollerata l’ambiguità del cuore che illude se stesso di essere gradito a Dio e nel contempo ripone la propria gioia in altro ed in altri. I tempi della legge stanno per concludersi: ora si fa la verifica per vedere quale maturità avete acquisito: se siete degni di Cristo o di essere da Lui riprovati.

10 E lo interrogavano le folle dicendo: Cosa facciamo?

Quando i cuori sono duri il discorso è difficile. “Se abbiamo sbagliato tutto nell’osservanza della Legge, dicci tu, allora, Giovanni, cosa dobbiamo fare di più e di diverso”.

11 Rispondendo allora diceva a loro. Chi ha due tuniche ne faccia parte a chi non ne ha, e chi ha dei cibi faccia similmente.

Per quel che riguarda il fare, nulla di nuovo, rispetto a quanto già scritto nella Legge. Siamo chiamati ad un rinnovamento della  coscienza, non riguardo al nostro operare, ma riguardo al nostro essere. Chi osserva la Legge perseveri in questa osservanza. Non è questo che vi viene rimproverato dal cielo. Vi è chiesto di nuovo e di più un’adesione piena e totale al Signore ed al suo piano di salvezza. Vi è chiesto di prendere coscienza del vostro stato di lontananza da Dio e di confessare umilmente il vostro peccato. Se perseverate nell’illusione di una vostra giustizia,  non potete conoscere quella vera che sta per essere donata.

Quello delle opere è un falso problema. La diversità che interessa è più radicale: investe ogni profondità del cuore, nel suo essere in Dio,  solo per Dio.

12 Vennero poi anche dei pubblicani per essere immersi e gli dissero: Maestro, cosa facciamo? 13 Egli allora disse a loro: Niente più di ciò che è stato ordinato a voi fate. 14 Lo interrogavano poi anche dei prestanti servizio militare dicendo: Cosa facciamo anche noi? E disse a loro: Nessuno minacciate né denunciate e contentatevi delle vostre paghe.

Il discorso è uguale per tutti: qualunque sia la condizione sociale, la cultura, il lavoro, nessun comandamento nuovo riguardo al fare: tutto è già detto dalla voce della coscienza ed è già scritto nella Legge di Mosè.

Chi si aspetta da Giovanni un rinnegamento della Legge, è fuori strada. Al contrario è chiesto un confronto con la Legge più vero e sincero, perché finalmente la Legge manifesti tutta la propria efficacia nel convincere i cuori di peccato e nel prepararli alla venuta del Salvatore, nel desiderio di una giustizia fondata in verità.

15 Ora aspettando il popolo e riflettendo tutti nei loro cuori a proposito di Giovanni, se non fosse lui il Cristo,

La parola di Giovanni è arrivata a segno ed ha colpito il cuore del  popolo di Dio. Dobbiamo intendere di tutta la folla che gli sta intorno o diversamente? Folla è il mondo che in qualche modo ed in qualsiasi caso deve pur confrontarsi con l’annuncio della salvezza; popolo sono gli eletti che aprono il loro cuore alla venuta del Salvatore. Allorché riconosciamo il nostro peccato e si manifesta in noi il desiderio di una rinascita e di un rinnovamento del cuore, l’interesse si sposta da noi a Colui che è l’autore di questa salvezza.

Nessuna meraviglia dunque se l’attenzione del popolo è rivolta verso lo stesso Giovanni. E’ lui il Cristo o è un altro quello che deve venire? Se vi può essere qualche dubbio, Giovanni mette subito le cose in chiaro.

16 rispose Giovanni dicendo a tutti: Io certo vi immergo in acqua , viene però il più forte di me del quale non sono degno di sciogliere i lacci dei suoi sandali.

L’immersione in acqua operata dal Battista è benedetta dal cielo e rende i cuori più accetti a Dio, ma il Salvatore è ben Altro. Che cosa lo distingue da un qualsiasi  mortale, fosse anche il più grande degli uomini? La potenza e la dignità divine.

Cristo ha in sé un potere che è senza confronti. A Lui solo si deve ogni onore ed ogni gloria. Qualsiasi onore che gli portiamo come uomo non è paragonabile con quello che gli dobbiamo in quanto Dio. Chi si accinge ad accostarsi a Cristo deve prendere consapevolezza che tocca con mano il Figlio di Dio. Non sono tollerate la leggerezza e l’impudenza di chi mette in discussione la sua origine celeste.

Egli vi immergerà in Spirito santo e fuoco;

L’umile confessione del peccato ci lava dalle sozzure da esso operate: non crea però una vita nuova e non incide nella profondità del nostro cuore.

C’è bisogno di una purificazione completa e di una immersione nello Spirito Santo: come fuoco divoratore lo Spirito di Dio annulla e distrugge in noi ogni peccato, fin dalla radice.

E tutto questo avviene in Cristo e ad opera di Cristo.

17 del quale il ventilabro nella sua mano per purificare la sua aia e raccogliere il grano nel suo granaio, la pula invece brucerà con fuoco inestinguibile.

Non è possibile sfuggire ad un confronto e rincorrere altre possibilità di vita.

Gesù porta la salvezza, ma anche il giudizio e la condanna per coloro che non l’accolgono.

E’ lui che fa puri i cuori, ed è lui che fa la separazione fra coloro che sono suoi e coloro che sono del Maligno. Gli eletti abiteranno per sempre nelle dimore eterne del cielo, i non eletti bruceranno in eterno nel fuoco della Geenna.

18 Con molte cose così dunque e con altre esortando annunciava la buona notizia al popolo. 19 Ma Erode il tetrarca, rimproverato da lui a motivo di Erodiade, la moglie di suo fratello e a motivo di tutte le cose cattive che aveva fatto, Erode, 20 aggiunse anche questa su tutte e rinchiuse Giovanni in prigione.

Non tutti accolgono l’annuncio di Giovanni ed il suo invito alla penitenza: c’è anche chi non vuol sentire simili discorsi e chiude la bocca ai profeti del Signore. Erode è figura del mondo che non vuole il Cristo e la Sua salvezza: è il non popolo e l’altra faccia dell’umanità.

Se credi che Erode rappresenti l’eccezione, ti sbagli. Di eccezionale in Erode c’è solo il peccato, che è reso possibile dalla sua condizione sociale. In virtù del suo potere di regnante di questo mondo, non solo non ascolta Giovanni, ma addirittura lo fa mettere in carcere.

Come Erode sono tutti gli uomini che non accolgono l’invito alla penitenza, ma soffocano la voce che accusa di peccato e chiama alla conversione.

21 Avvenne poi nell’essere immerso tutto il popolo anche  Gesù essendo stato battezzato e pregando si aprì il cielo 22 e discese lo Spirito santo in forma corporea come colomba su di lui, ed una voce dal cielo ci fu: Tu sei il figlio mio l’amato, in te mi sono compiaciuto.

Nessuna violenza alla voce di Dio può impedire l’opera del Signore. Se tu lo rifiuti, altri l’ascoltano; se tu pensi di averlo messo a tacere, proprio allora sono anticipati i tempi della salvezza.

Erode fa mettere in prigione Giovanni, ma intanto i chiamati continuano ad immergersi nell’acqua della salvezza. Lontano con il corpo Giovanni è presente in spirito. E questo ben lo comprende il popolo di Dio che obbedisce alla sua parola. Gesù stesso si fa battezzare e va avanti per la sua strada. Non solo: quando il principe di questo mondo manifesta in alto la sua potenza, Dio ne manifesta un’altra ancora più grande, che viene dal più alto. Per la prima volta nella storia all’uomo è concesso vedere il cielo aperto e lo Spirito Santo scendere sul Cristo. Benché lo Spirito Santo di per sé non sia visibile, assume le sembianze di colomba per rendere sensibile la propria presenza. Se non basta il vedere è dato anche di sentire, ma non alla solita maniera. ed una voce dal cielo ci fu: Tu sei il figlio mio l’amato, in te mi sono compiaciuto.

Possiamo mettere in discussione la voce che viene dalla terra, non quella che viene dal cielo… per dirci che Gesù è il Figlio di Dio, l’esclusivamente amato, Colui nel quale dall’eternità il Padre ha posto e pone la sua compiacenza.

23 e Gesù cominciante aveva circa trenta anni,

Per Luca dunque l’opera di Gesù comincia a trent’anni.

E tutto quello che viene prima? Quale il senso?

essendo figlio, come si riteneva, di Giuseppe,

Fino ad ora Gesù si è comportato in tutto e per tutto come figlio dell’uomo. Nulla ha fatto e nulla ha detto per contraddire l’opinione diffusa che lo voleva figlio di Giuseppe, il falegname.

C’è stata è vero, la breve uscita al tempio, e la rivendicazione di una paternità celeste al richiamo dei  genitori. Ma la cosa è rimasta in famiglia e da allora in poi Gesù “era loro sottomesso”.

Tempo perduto ed opera irrilevante ai fini della salvezza? Niente affatto! Prima ancora di manifestarsi sottomesso a Dio, Gesù si manifesta  sottomesso all’uomo in tutto e per tutto, ad eccezione del peccato. Non per un breve periodo, ma per la maggior parte della propria vita  terrena. Non è venuto per trarre profitto dall’uomo, ma perché all’uomo da lui venga ogni bene. Se pensi che voglia spogliarti per Sé, considera che   prima ha spogliato se stesso per te. E non una volta soltanto ma in tutta la sua esistenza terrena.

di Eli, di Mattat, di Levi, di Melchi, di Dannai, di Giuseppe, di Amos, di Nahum, di Maat, di Mattatia, di Semein, di Iosek, di Ioda, 27 di Ioanan, di Resa, di Zorobabel, di Salatile, di Neri, 28 di Melchi, di Addi, di Kosam, di Elmadian, di Er, 29 di Iesu, , di Eliezer, di Iorim, di Mattat, di Levi, 30 di Simeone, di Giuda, di Giuseppe, di Ionam, di Eliakim, 31 di Melea, di Menna, di Mattatà, di Natam, di Davide, 32 di Isai, di Iobed, di Booz, di Sala, di Naasson, 33 di Aminadab, di Admin, di Arni, di Esrom, di Fares, di Giuda, 34 di Giacobbe, di Isacco, di Abramo, di Tara, di Nachor, 35 di Seruch, di Ragan, di Falek, di Eber, di Sala, 36 di Kainam, di Arfaxad, di Sem, di Noè, di Lamech, 37 di Maturala, di Enoch, di Iared, di Maleleel, di Kainam, 38 di Enos, di Set, di Adamo, di Dio.

La genealogia tracciata da Luca pone alcune domande. Perché non all’inizio del Vangelo come ha fatto Matteo, ma soltanto all’inizio della predicazione di Gesù, trent’anni dopo la sua nascita?

Ed ancora: perché una strutturazione della linea così diversa? Quella di Matteo inizia da Abramo ed  è in un senso discendente fino a Gesù, quella di Luca inizia da Gesù e va in senso ascendente, fino ad Adamo.

In Matteo è evidente l’intenzione di collegare la venuta del Salvatore all’antica promessa fatta ad Abramo, ripetuta con giuramento a Davide.

Luca invece preferisce riportare  Cristo, artefice della  salvezza dell’uomo, ad Adamo, artefice della sua perdizione; ma non semplicemente per contrasto. Se così fosse, quale senso rivendicare le proprie origini da colui che è l’autore della dannazione? Gesù in tutto e per tutto si è fatto figlio dell’uomo, così come lui stesso ama definirsi. Seppure senza peccato, ha assunto il nostro peccato, fin dall’inizio, quando eravamo ancora in Adamo. Per quale ragione? Perché in ogni caso, seppure peccatori, siamo figli di Dio.

Se Adamo è solitamente ricordato per il peccato d’origine, qui è menzionato solo ed elusivamente in quanto  “di Dio”. Cristo dunque è venuto per salvarci, perché vede in noi non semplicemente i beneficiari della promessa, ma prima ancora i figli di Dio, discendenti dall’unico Adamo. Lui stesso, primogenito di molti fratelli, non disdegna di assumere la carne che è stata generata in Adamo e da Adamo. Fino a trent’anni Gesù si è manifestato soltanto come figlio dell’uomo che porta il nome dell’uomo, d’ora in poi vuol manifestarsi come Figlio di Dio che porta il nome di Dio.

 

 

 

Vangelo di Luca cap2

                                    Luca 2

Avvenne ora in quei giorni che uscì un decreto da Cesare Augusto di censire tutta la terra abitata. 2 Questo primo censimento avvenne essendo governatore della Siria Quirino. 3 E andavano tutti a farsi censire, ciascuno nella propria città. 4 Salì ora anche Giuseppe dalla Galilea, dalla città di Nazaret alla Giudea, alla città di Davide che si chiama Betlemme, perché era lui della casa e della famiglia di Davide, 5 per essere censito con Maria la sua sposa, che era gravida. 6 Avvenne poi mentre erano lì che si compirono i giorni del suo partorire, 7 e partorì il figlio suo il primogenito e lo avvolse in fasce e lo adagiò in una mangiatoia, poiché non c’era per loro posto nell’albergo. 8 E c’erano dei pastori in questa regione pernottanti nei campi e vegliando veglie di notte sul loro gregge. 9 E un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore rifulse intorno a loro, e furono impauriti di paura grande. 10 E disse ad essi l’angelo: Non abbiate paura! Ecco infatti evangelizzo a voi una gioia grande che sarà per tutto il popolo: 11 che è stato generato per voi oggi un salvatore che è Cristo Signore nella città di Davide. 12 E questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce ed adagiato in una mangiatoia. 13 E subito ci fu con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste che lodava Dio e diceva: 14 Gloria nelle altezze a Dio e sulla terra pace fra gli uomini di sua benevolenza. 15 Ed avvenne come gli angeli partirono da loro per il cielo che i pastori parlavano gli uni agli altri: Traversiamo dunque fino a Betlemme e vediamo questo avvenimento, l’accaduto che il Signore ha fatto conoscere a noi. 16 E vennero affrettandosi e trovarono e Maria e Giuseppe e il bambino che giaceva nella mangiatoia. 17 Avendo visto poi fecero conoscere la parola che era stata data a loro circa questo bambino. 18 E tutti quelli che avevano ascoltato si meravigliarono riguardo le cose dette a loro dai pastori. 19 Ma Maria serbava tutti questi eventi considerandoli nel suo cuore. 20 E ritornarono i pastori glorificanti e lodanti Dio per tutte le cose che avevano udito ed avevano visto come era stato detto a loro. 20 E ritornarono i pastori glorificando e lodando Dio per tutte le cose che avevano udito e avevano visto come era stato detto a loro. 21 E quando si compirono otto giorni per circonciderlo fu chiamato il suo nome Gesù, come chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel seno. 22 E quando si compirono i giorni della loro purificazione secondo la legge di Mosè, lo portarono a Gerusalemme per presentarlo al Signore, 23 come è scritto nella legge del Signore: Ogni maschio che apre la matrice sarà chiamato santo al Signore, 24 e per offrire un sacrificio secondo ciò che è detto nella legge del Signore, una coppia di tortore o due piccoli colombi. 25 Ed ecco c’era un uomo in Gerusalemme il cui nome era Simeone e questo uomo era giusto e pio aspettante la consolazione di Israele, e lo spirito santo era su di lui. 26 Ed  aveva lui ricevuto responso dallo Spirito santo di non vedere la morte prima che vedesse il Cristo Signore. 27 E venne nello Spirito nel tempio e nell’introdurre i genitori il bambino Gesù per fare essi secondo il consueto della legge riguardo a lui 28 ed egli lo prese fra le braccia e benedisse Dio e disse: 29 Ora dimetti il servo tuo, o Signore, secondo la tua parola in pace; 30 perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, 31 che hai preparato di fronte alla faccia di tutti i popoli, 32 luce per rivelazione delle genti e gloria del tuo popolo Israele. 33 Ed il padre suo e la madre erano meravigliati per le cose dette di lui. 34 E benedisse essi Simeone e disse a Maria, sua madre: Ecco, questi è posto per la caduta e la resurrezione di molti in Israele ed in segno di contraddizione 35 e una spada poi trapasserà l’anima di te stessa, così che siano rivelati da molti cuori i pensieri. 36 C’era anche Anna , profetessa, figlia di Fanuel, dalla tribù di Aser. Essa era avanzata in molti giorni, avendo vissuto con il marito sette anni dalla sua verginità 37 ed essa vedova fino a ottantaquattro anni, che non si allontanava mai dal tempio rendendo culto notte e giorno con digiuni e preghiere. 38 Ed essendo sopraggiunta nella stessa ora rendeva grazie a Dio e parlava di lui a tutti coloro che aspettavano la redenzione di Gerusalemme. 39 E come ebbero compiuto tutte le cose secondo la legge del Signore, ritornarono in Galilea nella loro città di Nazaret. 40 Il bambino poi cresceva e si fortificava ripieno di sapienza e la grazia di Dio era sopra lui. 41 E andavano i suoi genitori ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. 42 E quando fu di anni dodici, salendo loro secondo l’usanza della festa 43 ed essendo terminati i giorni, mentre essi ritornavano rimase il fanciullo Gesù in Gerusalemme, e non lo conobbero i suoi genitori. 44 Ritenendo ora che lui fosse nella comitiva andarono la strada di un giorno e lo cercarono fra i parenti e i conoscenti, 45 e non avendolo trovato ritornarono a Gerusalemme cercandolo. 46 E avvenne che dopo tre giorni lo trovarono nel tempio seduto in mezzo ai maestri sia ascoltando loro sia interrogando loro. 47 Quelli che l’ascoltavano erano tutti stupefatti per l’intelligenza e le sue risposte. 48 E vedendolo erano sbigottiti e disse a lui sua madre: Figlio, perché hai fatto a noi così? Ecco il padre tuo ed io angosciati ti cercavamo. 49 E disse a loro: Perché mi cercavate? Non sapevate che è necessario che io sia nelle cose di mio padre? 50 Ed essi non compresero la parola che aveva detto a loro. 51 E discese con loro e venne a Nazaret ed era sottomesso a loro. E sua madre serbava tutte le parole nel suo cuore. 52 E Gesù progrediva in sapienza ed età e grazia davanti a Dio e agli uomini.

 

 

 

 

 

Avvenne ora in quei giorni che uscì un decreto da Cesare Augusto di censire tutta la terra abitata. 2 Questo primo censimento avvenne essendo governatore della Siria Quirino.

I principi ed i potenti di questo mondo amano fare il censimento dei  sudditi, per sapere quanti sono e quanti uomini tengono in proprio potere. Non c’è abitante della terra che debba sfuggire al loro controllo e che possa considerarsi fuori del novero.

Chi è mandato dal cielo può avere la legittima presunzione di un trattamento e di una considerazione diversi: non Cristo Gesù.

Dopo l’esaltazione in Maria della volontà che viene dal cielo, viene ora fatta risaltare l’obbedienza  all’autorità che è stata costituita in terra. Gesù viene a prendere possesso del suo regno, non come il primo cittadino, ma come uno dei tanti: in tutto obbediente a Dio, in tutto obbediente all’uomo, fuorché nel peccato.

3 E andavano tutti a farsi censire, ciascuno nella propria città.

C’è una pacifica obbedienza all’uomo che non va disprezzata ed è degna di considerazione, anche per chi vuol fare la volontà di Dio. Prima ancora di venire alla luce di questo mondo Gesù si trova coinvolto in un discorso di sottomissione all’uomo ed alle sue leggi.

4 Salì ora anche Giuseppe dalla Galilea, dalla città di Nazaret alla Giudea, alla città di Davide che si chiama Betlemme, perché era lui della casa e della famiglia di Davide,

Anche Giuseppe dunque sale dalla sua  dimora in Nazaret di Galilea a quella del padre Davide, in Betlemme di Giudea, così come prescritto dalla legge dell’uomo.

L’adempimento ad una semplice formalità burocratica, diviene così l’occasione per rivisitare e vedere in maniera diversa l’origine della propria famiglia in Davide.

5 per essere censito con Maria la sua sposa, che era gravida.

Nessuna ragione che in qualche modo sia legata alla volontà del cielo, semplicemente l’obbedienza a quanto prescritto dalla legge dell’uomo. Maria in quanto sposa di Giuseppe è unita in uno stesso percorso di vita, in quanto gravida per opera dello Spirito Santo porta in sé il destino di un’altra vita.

6 Avvenne poi mentre erano lì che si compirono i giorni del suo partorire,

In apparenza, dunque, nulla di diverso e di immediatamente collegabile all’opera di Dio. Nell’obbedienza all’uomo, matura anche l’obbedienza ad una volontà che è a lui superiore.

7 e partorì il figlio suo il primogenito

Non ci poteva essere nascita più nascosta e più “silenziosa”: non solo per quel che riguarda il prima, ma anche per quel che riguarda il come ed il subito dopo.

e lo avvolse in fasce e lo adagiò in una mangiatoia,

Nulla di straordinario e che sia degno di essere ricordato, se non si trattasse del Figlio di Dio.

La povertà e la miseria fanno parte del quotidiano di questa esistenza, e Gesù è ben disposto a portarle su di sé… ma c’è di mezzo una mancanza d’amore nei confronti di Dio.

poiché non c’era per loro posto nell’albergo.

E’ questa la nota più triste: non semplicemente un figlio di Dio che si mette all’ultimo posto, ma il Figlio di Dio che è messo all’ultimo posto. Se fosse per l’uomo neppure dovrebbe venire in questo mondo. Nonostante una volontà avversa e contraria, il Padre ricava uno spazio al proprio Figlio perché possa porsi e proporsi come luce e guida dell’umanità. Come prima accoglienza, non ci poteva essere nulla di più scoraggiante. C’è sempre però l’eccezione che fa ben sperare anche in cielo.

8 E c’erano dei pastori in questa regione pernottanti nei campi e vegliando veglie di notte sul loro gregge.

In mezzo a tanto disinteresse per un Salvatore mandato dal cielo, ci sono anche uomini che sanno vegliare sul proprio gregge: sulla vita propria e su quella che è loro affidata. Non tutti dormono il sonno della morte. Pochi o tanti,  sono preziosi agli occhi di Dio coloro che, nonostante le tenebre della notte, non abbandonano la propria ed altrui vita nelle mani del Satana, ma stanno sempre in guardia, pronti a qualsiasi novità.

9 E un angelo del Signore si presentò a loro

A loro e solo a loro, perché gli altri non sono interessati ad un discorso di salvezza: dormono sonni tranquilli, nulla si aspettano e nulla pretendono dal cielo.

e la gloria del Signore rifulse intorno a loro,

L’uomo che vuole e cerca la gloria del Signore nelle tenebre di questo mondo, prima o poi si troverà investito ed illuminato da questa gloria. Nella ricerca di Dio, coloro che sono dispersi  vengono uniti e riuniti dal Signore stesso, da Lui segnati , perché riconoscano se stessi come i diversi e come gli eletti dal cielo.

e furono impauriti di paura grande.

Quando Dio manifesta la sua presenza in maniera così forte ed improvvisa, l’uomo è preso da sgomento e da timore. Troppo bello per essere vero! Si teme l’inganno e la beffa del Maligno.

10 E disse ad essi l’angelo: Non abbiate paura! Ecco infatti evangelizzo a voi una gioia grande che sarà per tutto il popolo: 11 che è stato generato per voi oggi un salvatore che è Cristo Signore nella città di Davide.

Ancora una volta, come tutte le altre volte, è la parola di Dio che riporta pace e serenità nei cuori. Se i segni possono ingannare, non così la Parola. E’ dalla Parola e attraverso la Parola che distinguerai l’opera del Signore da quella del Maligno.

12 E questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce ed adagiato in una mangiatoia.

Non ci potrebbe essere un segno più insignificante… se non fosse per la Parola di Dio.

13 E subito ci fu con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste che lodava Dio e diceva: 14 Gloria nelle altezze a Dio e sulla terra pace fra gli uomini di sua benevolenza.

L’annuncio della nascita del Salvatore è fatto da un solo angelo, ma subito intorno a lui fa corona una moltitudine dell’esercito celeste, per lodare il nome del Signore. La gioia in Dio e per Dio non riguarda soltanto il singolo, ma è data all’intera comunità dei santi, non è esclusiva, ma inclusiva di tutti coloro che lo amano. Nella lode del Signore si riuniscono e sono riuniti tutti i suoi eletti, come in cielo così in terra. Il modello di una lode che non è soltanto del singolo, ma di tutta la chiesa ci viene innanzitutto dai cori degli angeli.

Non si dà vera gloria a Dio se non nell’alto dei cieli. Ma anche per quel che riguarda la terra i tempi sono maturi per un rapporto diverso tra il Signore e le sue creature. Sono finiti i tempi della separazione e dell’ ostilità: dal cielo ci viene un messaggio di pace e di riconciliazione.

fra gli uomini di sua benevolenza. Non per tutti indistintamente, ma per coloro che cercano il Suo

amore e vogliono fare la Sua volontà. Quando non c’è interesse per un dono e per un’amicizia, l’offerta cade a vuoto e passa ad altri. E non si può farne una questione di meriti o di una qualsiasi buona volontà. Bisogna volere e cercare l’unico vero bene che ha nome di Signore. Non è gradita ogni volontà che abbia la presunzione di cercare il bene, ma soltanto quella che  vuole la gloria di Dio e non la propria.

15 Ed avvenne come gli angeli partirono da loro per il cielo che i pastori parlavano gli uni agli altri:

La gioia che si comunica in Dio e per Dio è un contagio, come in cielo così anche in terra. Se c’è una bella novità non si deve perdere tempo, ma bisogna mettersi subito in cammino per vedere e sapere.

Traversiamo dunque fino a Betlemme

Non importa dove si deve andare e sopra chi e che cosa si deve passare: importa farla breve ed arrivare al più presto alla meta. Quando il cuore è fisso al Signore ed alla sua opera, non ci sono calcoli e pensieri riguardo alla via. Preme arrivare quanto prima a qualsiasi costo e con qualsiasi mezzo.

e vediamo questo avvenimento, l’accaduto che il Signore ha fatto conoscere a noi.

Questo interessa vedere e conoscere: il resto non ha più peso ed importanza, neppure i beni  trascurati e messi da parte. Non merita l’elogio e la stima dell’uomo il pastore che abbandona le pecore per correre dietro alle novità che vengono dal cielo. Di valide ragioni per ritardare o rimandare l’obbedienza alla fede ce ne sono sempre tante: ad un certo punto bisogna andare e non pensare ad altro.

16 E vennero affrettandosi

Quando si vuol bere alla fonte della vita, meglio andare di corsa, senza risparmiare energie: non c’è bene più prezioso del Signore.

e trovarono e Maria e Giuseppe e il bambino che giaceva nella mangiatoia.

Il primo impatto con la parola che si è adempiuta non è mai dei  più facili. Nulla di eclatante e di diverso che manifesti l’opera di Dio. Al contrario, tutto appare così normale e così ordinario. La madre Maria, il padre Giuseppe… ed il piccolo? A stento si può vederlo: bisogna allungare gli occhi verso una mangiatoia. Fa tenerezza al cuore una povertà così grande, ma come riconoscere in tutto questo la nascita di un Salvatore?

17 Avendo visto

Non vede chi non trova, non trova chi non cerca. Nessuna intelligenza delle cose di Dio ci può essere in colui che si imbatte per caso in Gesù Cristo Figlio di Dio. Soltanto chi vede Gesù con gli occhi della fede, ha coscienza di verità. Per gli altri è un uomo come tutti, fin dalla nascita e neppure degno di considerazione e di una particolare attenzione.

poi fecero conoscere la parola che era stata data a loro circa questo bambino.

Quale eco e quale risonanza nei cuori può avere un simile annuncio se non per l’aspettativa che lo precede?

“è stato generato per voi oggi un salvatore che è Cristo Signore nella città di Davide”. Nessuna ridondanza della parola, nessun particolare che dica qualcosa in più rispetto alla semplice notizia che è nato il Salvatore. La nascita di Gesù ha importanza in sé e per sé, non ha bisogno di nessuna sovrastruttura e neppure di tutti quei particolari che soddisfano la curiosità e creano interesse. E’ l’evento in quanto tale e la sua attualità in Israele che riempiono il cuore di gioia: il resto non ha rilevanza alcuna. Non ci poteva essere venuta al mondo più semplice, più povera, più scarna e priva di attributi poetici. E’ vero che gli uomini molto ci hanno ricamato sopra, ma quale apporto alla verità e che cosa di più rispetto alla parola rivelata?

18 E tutti quelli che avevano ascoltato si meravigliarono riguardo le cose dette a loro dai pastori.

Se qualcuno intende che molte e grandi cose sono state dette dai pastori, si sbaglia. Il racconto è di una semplicità disarmante: si attiene al fatto e non ai fatti che ancora non ci sono.

19 Ma Maria serbava tutti questi eventi considerandoli nel suo cuore.

L’annuncio dei pastori è di per sé semplice, ancor più semplice è il comportamento di Maria.

La madre di Gesù neppure si preoccupa di far conoscere la nascita del figlio: giova innanzi tutto conservare l’evento nel proprio cuore e considerare gli eventi che ne seguono alla luce della fede.

Vi è una fede facile ed entusiasta che subito dice e fa sapere, vi è una fede più profonda e nascosta che attende altra luce e maggior intelligenza.

20 E ritornarono i pastori glorificando e lodando Dio per tutte le cose che avevano udito e avevano visto come era stato detto a loro.

La fede dei pastori è  immediata, dà subito lode a Dio, non solo quando annuncia, ma anche quando ritorna dall’annuncio. Non ci è dato sapere fino a quale punto scavi in profondità e voglia crescere in conoscenza ed in partecipazione all’amore divino. I pastori entrano presto sulla scena e ne escono altrettanto presto. Maria è più prudente e più riflessiva riguardo all’annuncio, e non invano: sarà testimone del Cristo fino alla fine.

21 E quando si compirono otto giorni per circonciderlo fu chiamato il suo nome Gesù, come chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel seno. 22 E quando si compirono i giorni della loro purificazione secondo la legge di Mosè, lo portarono a Gerusalemme per presentarlo al Signore, 23 come è scritto nella legge del Signore: Ogni maschio che apre la matrice sarà chiamato santo al Signore, 24 e per offrire un sacrificio secondo ciò che è detto nella legge del Signore, una coppia di tortore o due piccoli colombi.

Tutto è detto e tutto è fatto conforme alla Parola di Dio, così come si è espressa per bocca dell’angelo e così come ancor prima si è espressa attraverso la legge di Mosè. Nella vita di Gesù, dalla nascita alla morte, tutto è adempimento della Parola che viene dal cielo.

25 Ed ecco c’era un uomo in Gerusalemme il cui nome era Simeone e questo uomo era giusto e pio aspettante la consolazione di Israele, e lo spirito santo era su di lui.

La storia che conta davanti a Dio è fatta da persone piccole agli occhi del mondo: è degno di memoria soltanto chi dà lode al Figlio di Dio, come i pastori, e chi è ancora in attesa della sua manifestazione, come Simeone. E non importa se queste giusti escono presto dalla scena e non la fanno da protagonisti e da primi attori: fanno da corona a Gesù con la loro fede e con l’inno di lode al Padre che è nei cieli. In mezzo a tanta indifferenza c’è sempre qualcuno che ha posto in Cristo la propria vita. Simeone è detto giusto e pio, non semplicemente in riferimento all’osservanza della Legge, ma ancor più per la sua speranza nella venuta del Salvatore.

e lo spirito santo era su di lui

Non la pienezza che è data dalla venuta del Cristo, ma la caparra che è data a tutti coloro che vivono nell’attesa della sua venuta .

26 Ed  aveva lui ricevuto responso dallo Spirito santo di non vedere la morte prima che vedesse il Cristo Signore.

Dove c’è l’opera dello Spirito Santo c’è aspettativa e desiderio di conoscere il Salvatore. Lo Spirito che viene dal Padre porta i cuori verso il Figlio suo. Non si esce dalla certezza della morte se non si è condotti dallo Spirito Santo in un’altra certezza che è quella della vita eterna in Cristo Gesù. Prima di vedere la morte Simone vede Colui che è vincitore della morte.

Non comprende e non può comprendere l’uomo che è chiuso nel proprio spirito: vede la vita che è oltre la morte soltanto chi ha gli occhi dello Spirito ed ascolta ciò che da Esso è detto al cuore.

27 E venne nello Spirito nel tempio

Tutto è agito dallo Spirito Santo e tutto è fatto in obbedienza allo stesso Spirito. Molte sono le persone che frequentano il tempio di Dio, poche sono coloro che si lasciano guidare dallo Spirito Santo: allora come oggi.

e nell’introdurre i genitori il bambino Gesù per fare essi secondo il consueto della legge riguardo a lui

Gesù è introdotto nel tempio di Dio alla guisa di tutti, come uno dei tanti e conforme alla legge di Mosè. Finchè è visto con gli occhi della carne, questo piccolo nulla dice al cuore dell’uomo riguardo alla vita eterna. Può suscitare tenerezza, colpire la dimensione emotiva, ma come vedere il Dio salvatore? Ci vuole un miracolo dal cielo!

28 egli lo prese fra le braccia e benedisse Dio e disse:

Simeone è testimone della reale possibilità di questo miracolo, allorché si guarda a Gesù con gli occhi dello Spirito. Prende il bambino fra le braccia per farlo proprio in eterno: non un semplice gesto d’affetto, ma adesione piena del cuore alla fede in Cristo Salvatore. benedisse Dio

Non una qualsiasi benedizione alla creatura, per la creatura, ma l’inno di lode e di ringraziamento al Padre che è nei cieli, per averci dato un simile bambino, per il quale ed in virtù del quale la morte non è più l’odiosa nemica di questa vita, ma l’ingresso nella vera vita.

29 Ora dimetti il servo tuo, o Signore, secondo la tua parola in pace; 30 perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, 31 che hai preparato di fronte alla faccia di tutti i popoli, 32 luce per rivelazione delle genti e gloria del tuo popolo Israele.

Simeone è ora disposto ad uscire dalla scena di questo mondo, non come un rassegnato, ma come un redento ed un rigenerato alla vita eterna. Non si deve prendere congedo dalla vita in un modo qualsiasi, ma secondo la tua parola, cioè in obbedienza alla volontà di Dio ed  in pace, cioè rappacificati con Dio nel Figlio suo.

Ma tutto questo non è compreso se non dallo Spirito e nello Spirito.

30 perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,

Non gli occhi della carne, ma quelli dati dallo Spirito.

31 che hai preparato di fronte alla faccia di tutti i popoli,

Nessun eletto può presumere di una diversità che non sia semplicemente donata, non ad alcuni soltanto, ma a tutti. Nulla è fatto di nascosto e per pochi, ma alla faccia di tutti i popoli, per tutti gli uomini.

32 luce per rivelazione delle genti e gloria del tuo popolo Israele.

Non possiamo uscire dalle tenebre di questa vita se non afferriamo la luce che ci è portata dal Figlio, non come una delle tante, ma come l’unica rivelazione che viene dal cielo, per la gloria di tutti coloro che vogliono essere Israele, popolo suo.

33 Ed il padre suo e la madre erano meravigliati per le cose dette di lui.

Meraviglia ogni bocca che dà lode a Dio per Cristo Gesù. Sono questi i miracoli del Cristo, quelli che edificano i cuori, quando in Lui e per Lui gli uomini glorificano il Padre che è nei cieli.

34 E benedisse essi Simeone e disse a Maria, sua madre:

La benedizione del cielo è per tutta la famiglia di Gesù: una parola in particolare è detta a Maria, madre sua. E’ una costante nel vangelo di Luca: a Maria la parola di Dio dice sempre qualcosa in più rispetto agli altri. Nessuna creatura è coinvolta nel disegno della salvezza, come la madre di Gesù. Vi è una diversità in Maria che non è creata dalla fede della chiesa, ma è innanzitutto voluta da Dio. Se tutti gli uomini beneficiano semplicemente del sacrificio di Cristo, Maria  ne beneficia in quanto ne è fatta compartecipe.

Ecco, questi è posto per la caduta e la resurrezione di molti in Israele ed in segno di contraddizione 35 e una spada poi trapasserà l’anima di te stessa, così che siano rivelati da molti cuori i pensieri.

La profezia di Simeone è soltanto in positivo: esalta la salvezza che è venuta per Israele. Ma vi è anche l’altro aspetto della medaglia: la contraddizione e la confusione che è creata nei cuori con la venuta del Figlio di Dio. Non si arriva alla fede in Cristo Gesù se non attraverso un cammino che è travaglio e  croce.

Maria da subito è tolta dall’incanto di una redenzione facile e senza ferite. Colui che è venuto a portare la pace dal cielo, è venuto anche a portare la guerra contro il Maligno. La ferita più grande sarà proprio per Maria. Stupore e meraviglia dunque per la lode che gli uomini danno a Cristo Gesù, ma anche partecipazione e condivisione della sua croce…

Consapevolezza dell’importanza della venuta del Salvatore per la purificazione ed il giudizio dei cuori, ma abbandono di qualsiasi facile entusiasmo e di una sequela superficiale  non illuminata dalla Parola.

36 C’era anche Anna , profetessa, figlia di Fanuel, dalla tribù di Aser. Essa era avanzata in molti giorni, avendo vissuto con il marito sette anni dalla sua verginità 37 ed essa vedova fino a ottantaquattro anni, che non si allontanava mai dal tempio rendendo culto notte e giorno con digiuni e preghiere. 38 Ed essendo sopraggiunta nella stessa ora rendeva grazie a Dio e parlava di lui a tutti coloro che aspettavano la redenzione di Gerusalemme.

Nessuno che abbia interesse per Dio Salvatore ed attaccamento alla sua Parola è da questa dimenticato. Alla fine si parla anche di Anna, profetessa, figlia di Fanuel. La sua presentazione non sembra poi così indispensabile e necessaria alla logica del discorso. Sembra quasi un’appendice  che nulla toglie e nulla aggiunge a quanto già detto. Un’aggiunta che può apparire anche fuori luogo e non strettamente necessaria ben ci dice la preoccupazione della Parola di esaltare il nome di tutti coloro che danno lode a Dio nell’attesa del Salvatore e tengono vivo con la loro testimonianza il ricordo della promessa antica. Si attende la venuta di Cristo nella sua casa che è la chiesa, digiunando e pregando. Si testimonia della sua venuta a tutti coloro che l’aspettano.

39 E come ebbero compiuto tutte le cose secondo la legge del Signore, ritornarono in Galilea nella loro città di Nazaret.

Innanzitutto vi è l’obbedienza a Dio ed alla sua Legge: in questo spirito si può anche far ritorno alla vita di ogni giorno.

40 Il bambino poi cresceva e si fortificava ripieno di sapienza e la grazia di Dio era sopra lui.

In tutto simile all’uomo, fuorché nel peccato, anche la vita di Gesù è sottomessa ad una logica di crescita e di sviluppo: non solo in senso materiale, ma anche in senso spirituale.

Difficile comprendere il senso di una simile crescita per quel che riguarda il Figlio di Dio: la Sapienza è unica ed indivisibile, tutta piena e compiuta sin dall’inizio. Ma anche in questo si manifesta l’amore di Dio per noi: Gesù, nascendo in questo mondo, si fa piccolo come ognuno di noi e cresce come ogni piccolo, nutrendosi del pane quotidiano, ma prima ancora della parola del Padre.

Questa la differenza da qualsiasi altro uomo: fin dalla sua nascita Cristo è ripieno di sapienza, in quanto ogni giorno si riempie e si nutre della Parola del Padre, sotto la grazia di Dio.

 41 E andavano i suoi genitori ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. 42 E quando fu di anni dodici, salendo loro secondo l’usanza della festa 43 ed essendo terminati i giorni, mentre essi ritornavano, rimase il fanciullo Gesù in Gerusalemme, e non lo conobbero i suoi genitori.

La sapienza che viene dal cielo, se pur vive e cresce nascosta agli occhi del mondo, prima o poi si manifesta ed è manifestata. E non c’è bisogno che crei l’occasione: l’occasione viene da sola, quando il tempo è maturo. Giuseppe e Maria benché fedeli alla Legge di Dio ben presto devono confrontarsi con una sapienza superiore che cresce all’ombra della Legge, ma soltanto per uscire  da essa e per manifestarsi più grande. Fino ad un certo punto Gesù in tutto e per tutto segue i genitori, ma poi va oltre e diversamente. Nulla di strano e di insolito che l’ingresso nella vita adulta sia segnato da un distacco dai genitori. Stupisce la rottura che è creata dal Figlio, all’insaputa di Giuseppe e Maria. Viene il tempo in cui un figlio diverso deve dichiarare anche apertamente una sua diversa paternità.  L’impatto sul cuore di Giuseppe e Maria è necessariamente forte. Non è superato e non è superabile da nessuna categoria umana del comportamento. Gesù è stato troppo duro con i suoi? L’esito sarebbe stato lo stesso in qualsiasi caso. Quando un figlio adottivo ritorna alla casa del padre naturale, per la  famiglia che lo ha cresciuto lo strappo è forte. E’ tolta l’illusione che il Figlio di Dio sia per sempre figlio dell’uomo. D’ora in poi rivendicherà la propria natura e la propria origine celeste.

43 ed essendo terminati i giorni, mentre essi ritornavano, rimase il fanciullo Gesù in Gerusalemme, e non lo conobbero i suoi genitori.

Vi è una diversità fra l’andare di Giuseppe e Maria e quello di Gesù. Il primo segue il cammino già concluso e definito della Legge. Adempiuto il precetto, non resta che far ritorno alla vita di ogni giorno. La Legge di per sé non produce alcuna novità di vita, semmai testimonia il permanere in una certa vita, che, benché gradita a Dio, non entra nella Sua eternità. La Legge conduce a Dio, ma non ci fa rimanere con Dio.  Soltanto in Cristo e per Cristo l’esistenza umana conosce un salto di qualità di un andare a Dio, che è anche dimorare in Dio, senza ritorno alcuno.

Giuseppe e Maria “ritornavano”da Gerusalemme: e non poteva essere altrimenti. Gesù al contrario rimase in Gerusalemme. Non per fare un dispetto ai suoi familiari, ma perché si adempisse in Lui e per Lui ciò che all’uomo non è concesso operare.

e non lo conobbero i suoi genitori.

Perché in qualsiasi caso non avrebbero potuto comprendere ciò che non è dato per opera dell’uomo, ma solo per opera del Figlio. Nel piano della salvezza non è l’uomo che ricava nella propria vita uno spazio a Dio, al contrario è Dio che si ricava un proprio spazio nella nostra esistenza. Piaccia o non piaccia, sia conosciuto o meno, nulla importa. Ad un certo punto il problema della salvezza è solo del Figlio: la conoscenza delle cose di Dio che non ci è data è una conoscenza che non ci appartiene. Può venirci ogni grazia dall’opera di Gesù: non ci compete ogni conoscenza.

Sei angustiato e rattristato perché non comprendi l’operare del Figlio? Non sei l’unico e neppure il primo. Giova conoscere i frutti dell’opera sua, non il perché ed il per come.

44 Ritenendo ora che lui fosse nella comitiva andarono la strada di un giorno e lo cercarono fra i parenti e i conoscenti,

Quando si ha piena fiducia in un figlio, si va col cuore tranquillo e non ci si preoccupa di lui più di tanto. Può essere che questa fiducia sia eccessiva e debba verificare se stessa. Ma non pensa subito male e cerca  innanzitutto negli spazi vicini, nelle abitudini e consuetudini conosciute.

45 e non avendolo trovato ritornarono a Gerusalemme cercandolo.

Smentiti riguardo alla loro fiducia in Gesù, Giuseppe e Maria devono ritornare sui propri passi e vagliare anche possibilità diverse. In situazioni del genere non sempre i genitori ragionano in positivo.

46 E avvenne che dopo tre giorni lo trovarono nel tempio

Perché non l’hanno subito cercato nel tempio, ma per ben tre giorni sono andati vagando per Gerusalemme, esplorando i siti più lontani dalla casa di Dio?

Quando i genitori sono in ansia per un figlio, temono sempre il peggio: non diversamente Giuseppe e Maria.

seduto in mezzo ai maestri sia ascoltando loro sia interrogando loro.

Sorpresa delle sorprese! Gesù non solo non si è smarrito per Gerusalemme, ma se ne sta tranquillamente nel tempio di Dio, seduto in mezzo ai maestri. E non sembra che sia preoccupato di altro, se non di ascoltare di interrogare i dottori della Legge.

47 Quelli che l’ascoltavano erano tutti stupefatti per l’intelligenza e le sue risposte.

Stupisce fin da giovane Cristo Gesù per l’ intelligenza della sua parola: è una costante in tutta la sua vita che mette il suo nome al di sopra di ogni altro nome.

48 E vedendolo erano sbigottiti e disse a lui sua madre:

Ben diverso è lo sbigottimento di Giuseppe e Maria. Per un genitore la vita di un figlio è molto più preziosa della sapienza che può dare e comunicare.

Figlio, perché hai fatto a noi così?

Preoccupazione e spirito di protezione comprensibili, ma meritano un rimprovero ed un richiamo da parte del Signore. Prima ancora dell’amore umano c’è l’amore divino ed il desiderio della sapienza che viene dal cielo. Giusto e santo cercare Gesù, ma con lo Spirito e nello Spirito e non secondo il sentimento della carne e del sangue.

Ecco il padre tuo ed io angosciati ti cercavamo.

Del tutto inutile e sbagliata qualsiasi angoscia nella ricerca di Gesù. Anche quando può sembrare lontano, Gesù è a noi vicino. Non ci lascia soli se non per un tempo limitato, per guadagnare a noi una vita eterna. Nessun dubbio riguardo al suo amore è lecito e concesso, neppure a Giuseppe e Maria.

 49 E disse a loro: Perché mi cercavate?

Rimprovero per i genitori di Gesù, ma anche e soprattutto per coloro che lo cercano per ragioni sbagliate, che non sono quelle dello Spirito. Buona cosa volere Gesù per sé, ma non per catturarlo e per costringerlo verso i nostri sentimenti carnali.

 

Non sapevate che è necessario che io sia nelle cose di mio padre?

Anche chi è molto avanti nella fede in Cristo, come Maria, ha bisogno di qualche richiamo. La fede non è mai data una volta per sempre, ma va rinnovata ogni giorno ed ogni momento. E’ vera soltanto la fede che viene provata. Maria è per tutti noi un esempio ed un modello: dall’inizio alla fine la sua fede nel Figlio è una prova continua.

50 Ed essi non compresero la parola che aveva detto a loro.

Giuseppe e Maria non comprendono: non per questo è interrotto il dialogo col Figlio. Continua un rapporto d’amore. Quando l’amore non  si comprende e non si comunica con la parola, viene il momento del silenzio. Tacciono i genitori e tace anche Gesù. Non solo…

51 E discese con loro e venne a Nazaret ed era sottomesso a loro.

I tempi di Gesù devono adattarsi ai tempi dell’uomo. Non sempre quando lui è pronto anche noi siamo pronti. Chi è più in alto scende al livello di chi è più in basso, invece di porsi come guida, si mette a seguire, invece di comandare, obbedisce… Non invano

E sua madre serbava tutte le parole nel suo cuore.

Quando Gesù non è compreso per la parola è compreso per la sua obbedienza. Obbediente a Dio, il Figlio si fa obbediente anche a noi per riportarci all’amore del Padre. Dove c’è la sua obbedienza è creato lo spazio anche per la nostra. Obbedisce alla Parola non solo chi fa la Parola, ma anche chi la custodisce nel proprio cuore, come Maria.

52 E Gesù progrediva in sapienza ed età e grazia davanti a Dio e agli uomini.

In questo modo Gesù progredisce in sapienza e cresce in età: facendosi obbediente in tutto e per tutto a Dio e agli uomini.

 

 

 

 

Vangelo di Luca cap4

                                         Luca 4

Gesù allora pieno di Spirito santo ritornò dal Giordano ed era condotto nello Spirito nel deserto 2 per quaranta giorni tentato dal diavolo. E non mangiò nulla in quei giorni ed essendo essi terminati ebbe fame. 3 Gli disse allora il diavolo: Se sei figlio di Dio, di’ a questa pietra che divenga pane. 4 E gli rispose Gesù: E’ scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo. 5 Ed avendolo condotto in alto gli mostrò tutti i regni della terra in un istante di tempo  6 e gli disse il diavolo: A te darò tutto questo potere e la loro gloria, che a me è stata data e darò essa a chiunque voglio; 7 se tu dunque adori davanti a me, sarà tutta tua. 8 E rispondendo Gesù gli disse: E’ scritto: Il Signore Dio tuo  adorerai e a lui solo renderai culto. 9 Lo condusse poi a Gerusalemme e lo pose sul pinnacolo del tempio e gli disse: Se sei figlio di Dio, gettati giù di qui; 10 è scritto infatti: comanderà ai suoi angeli riguardo a te per proteggerti, 11 e: sulle mani ti sosterranno, perché non inciampi il tuo piede in una pietra. 12 E rispondendo gli disse Gesù: E’ stato detto: non tenterai il Signore Dio tuo. 13 Ed avendo terminato ogni prova il diavolo si allontanò da lui fino al tempo opportuno. 14 E ritornò Gesù nella potenza dello Spirito in Galilea e la fama riguardo a lui uscì per l’intera regione circostante. 15 Ed egli insegnava nelle loro sinagoghe glorificato da tutti. 16 E venne a Nazaret, dove era stato allevato, ed entrò secondo la sua abitudine nel giorno di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere. 17 E gli fu consegnato il libro del profeta Isaia ed avendo svolto il libro trovò il luogo dove era scritto: 18 Lo Spirito del Signore è su di me, per questo mi ha consacrato per annunciare la lieta notizia ai poveri, ha inviato me ad annunciare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista, a mandare in libertà gli oppressi, 19 ad annunciare l’anno accetto del Signore. 20 Ed avendo chiuso il libro, avendolo dato al ministro si sedette. E gli occhi di tutti nella sinagoga guardavano fisso a lui. 21 Cominciò allora a dire a loro: Oggi si è compiuta questa scrittura nei vostri orecchi. 22 E tutti gli rendevano testimonianza ed erano meravigliati per le parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: Non è questi figlio di Giuseppe? 23 E disse a loro: Certamente mi direte questo proverbio: Medico, cura te stesso.  Quanto udimmo accaduto in Cafarnao fai anche qui nella tua patria. 24 Disse allora: Amen dico a voi che nessun profeta è accetto nella sua patria. 25 In verità poi vi dico, molte vedove c’erano nei giorni di Elia i Israele, quando fu chiuso il cielo per tre anni e sei mesi, quando ci fu una grande carestia su tutta la terra, 26 e da nessuna di loro fu inviato Elia, se non a Sarepta di Sidone da una donna vedova: 27 e molti lebbrosi c’erano in Israele al tempo di Eliseo il profeta, e nessuno di loro fu purificato se non Naam il Siro. 28 E coloro che ascoltavano queste cose nella sinagoga furono tutti pieni d’ira 29 ed essendosi alzati lo cacciarono fuori della città e lo condussero fino al ciglio del monte su cui era edificata la loro città per precipitarlo giù. 30 Ma egli essendo passato di mezzo a loro se ne andava. 31 E discese a Cafarnao, città della Galilea. Ed insegnava a loro nei sabati. 32 Ed erano meravigliati per il suo insegnamento, poiché la sua parola era con autorità. 33 E nella sinagoga c’era un uomo che aveva uno spirito di demonio impuro e gridò con grande voce: 34 Ah, cosa a noi e a te, Gesù nazareno? Sei venuto a distruggerci? So chi tu sei, il santo di Dio: 35 E gli comandò Gesù dicendo: Taci ed esci da lui! E avendolo gettato a terra il demonio in mezzo uscì da lui in nulla avendolo danneggiato. 36 E ci fu stupore su tutti e parlavano gli uni con gli altri dicendo: Che è questa parola che con autorità e potenza comanda agli spiriti impuri ed escono? 37 Ed usciva la fama di lui in ogni luogo della regione circostante. 38 Essendosi alzato poi dalla sinagoga entrò nella casa di Simone. Ora la suocera di Simone era stretta da grande febbre e chiesero a lui per lei. 39 Ed essendosi chinato su di lei sgridò la febbre ed essa la lasciò. Subito allora essendosi alzata serviva loro. 40 Tramontando poi il sole tutti coloro che avevano ammalati con malattie varie condussero essi da lui. Egli allora a ciascuno di loro imponendo le mani li guarì. 41 Uscivano poi anche demoni da molti urlanti e dicenti: Tu sei il figlio di Dio. E comandando non permetteva ad essi di parlare, perché sapevano che egli era il Cristo. 42 Fattosi poi giorno essendo uscito andò in un luogo deserto; e le folle lo cercavano e vennero fino a lui e lo trattenevano perché non se ne andasse da loro. 43 Egli allora disse a loro: Anche alle altre città è necessario che io annunci la buona notizia del regno di Dio perché per questo sono stato inviato. 44 Ed annunciava alle sinagoghe della Giudea.

 

 

 

 

Gesù allora pieno di Spirito santo

E’ tempo di pienezza e di manifestazione di questa pienezza. Forse che Gesù non possiede dalla nascita lo Spirito del Padre? Dopo il battesimo di Giovanni che cosa ha in più o di diverso rispetto a prima? Nulla, se consideriamo la sua natura in sé e per sé: la pienezza dello Spirito santo, se consideriamo ciò che è manifestato all’uomo.

Non è una novità l’uomo che possiede in qualche misura lo Spirito di Dio, in quanto alla pienezza appartiene solo a Gesù.

ritornò dal Giordano

Dopo che il Figlio di Dio è stato manifestato al mondo per bocca del Padre, sembra che faccia un passo indietro per volgersi altrove. Il confronto non è innanzitutto con l’uomo, ma con Colui che tiene l’uomo in proprio potere:  l’antico maligno, che ha nome di diavolo.

ed era condotto nello Spirito nel deserto 2 per quaranta giorni tentato dal diavolo.

E’ lo Spirito stesso del Padre che lo conduce nel deserto perché si cimenti con la potenza del diavolo. Perché nel deserto e non altrove? Perché il deserto è luogo privilegiato di salvezza. Nel deserto si consuma il rapporto d’amore tra Dio ed il suo popolo. Lontano da tutto ciò che è distrazione e dissipazione, il cuore non trova altro o altri in cui riposare se non nel suo Signore. Gli innamorati di questo mondo trascorrono la loro luna di miele circondandosi delle cose più belle. Ma con ciò manifestano la fragilità e l’inconsistenza di un rapporto non pienamente appagante e in quanto tale non definitivo. Gesù percorre a ritroso la storia del popolo eletto ed affronta il Maligno sullo stesso campo di battaglia che ha visto la sconfitta di Israele. I quaranta giorni sono chiaramente da collegare ai quaranta anni dopo l’uscita dall’Egitto. Come gli Ebrei furono tentati dal Maligno così anche Gesù: stesso luogo, stesso tempo, ma un Altro uomo.

Ma qual è più propriamente la diversità di Dio fatto uomo? Una diversa potenza che se pure si abbassa alla condizione dell’uomo, mantiene intatte le sue prerogative celesti.

La vittoria è assicurata e scontata fin dall’inizio, ma non in maniera indolore. La rivelazione non manifesta soltanto la potenza di Dio, ma anche il suo amore per noi.

Gesù porta su di sé il peso del nostro peccato e la sofferenza di una lotta, fino al sacrificio estremo della propria vita.

E non mangiò nulla in quei giorni

Gesù è rimasto fedele ad un rapporto d’amore unico ed esclusivo, che non ha bisogno di nulla, se non di perseverare nella fedeltà al Padre, per essere continuamente riempito del suo spirito.

ed essendo essi terminati ebbe fame..

Fame di che cosa? La fame è lo stimolo che ci fa desiderare qualcosa in più rispetto a quello che già ci è stato dato. Di per sé  non rappresenta nulla di male: ci dice semplicemente che, se vogliamo crescere, dobbiamo pur cogliere dei beni di questo mondo, per trovare in essi il nutrimento necessario. Non esiste semplicemente una vita di conservazione, in cui si consuma ciò che è già  nostro indipendentemente da una scelta. Viene il momento in cui si è chiamati a diventare più grandi, e questo non avviene in noi, indipendentemente da noi, ma fa tutt’uno con il cibo di cui ci nutriamo.

Se lo stimolo della fame chiede di essere appagato, la giusta risposta è data da una volontà di crescita nell’amore che ci dona la vita, in un rapporto che vuol essere verificato e provato finchè la creatura non si identifica con il suo Creatore in maniera assoluta, fino ad acquisire la dignità di figlio di Dio.

Il momento in cui dobbiamo cogliere il cibo è di importanza decisiva: non solo non si può eludere o sostituire con altro, ma porta con sé  la responsabilità di una creatura fatta libera in rapporto ai tempi ed ai modi della propria crescita.

Da fame a fame si cresce da conoscenza a conoscenza, ma soltanto se ci nutriamo del cibo che ci è offerto dal cielo.

Anche Adamo ad un certo punto della sua vita ebbe fame e voglia di crescere, ma si nutrì di un cibo sbagliato. Non si diventa come Dio disubbidendo alla sua Parola, al contrario bisogna perseverare in un ascolto più pieno e più maturo.

E’ questo lo spazio in cui si inserisce la tentazione che viene dal Maligno e si insinua la sua parola nel nostro cuore, per dirci che è possibile una crescita più facile ed immediata, che scavalca il travaglio  di ogni fame  e ci proietta subito nella felicità eterna.

Il digiuno dai beni di questo mondo manifesta un amore per il Signore unico ed esclusivo che è già sazio del  suo Creatore. Ma non si può sfuggire ad una vocazione di crescita.

Nessuna meraviglia che anche Gesù, alla fine, dopo quaranta giorni abbia fame. Sarebbe una meraviglia il contrario. La fame è componente essenziale della vita, senza di essa non c’è  volontà di cibo, ma neppure crescita. Il Salvatore ha voluto ripercorrere in tutto e per tutto il cammino dell’uomo, fino allo scontro frontale e mortale con il Maligno.

3 Gli disse allora il diavolo: Se sei figlio di Dio, di’ a questa pietra che divenga pane. 4 E gli rispose Gesù:

Il Maligno può ora dire la sua, per spingere Gesù verso una strada sbagliata. E’ ripetuta la tentazione di Adamo e di ogni figlio di Adamo.

Il diavolo chiede a Cristo di abusare della propria dignità di Figlio per scavalcare ogni cammino di crescita nell’obbedienza alla volontà del Padre.

Perché patire gli stimoli della fame, quando ogni fame può essere facilmente soddisfatta, in maniera diversa e più semplice, più pronta ed immediata, seguendo le vie dell’obbedienza a se stessi? Dove è finito il comune buon senso e dov’è la logica? Quando poi su tratta del Figlio di Dio non è sempre l’unica e medesima ragione?

E’ scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo.

Altrove, nel commento a Matteo abbiamo messo in evidenza, come Gesù in antitesi ad Adamo e per riparazione del suo peccato, non abbia dato alcun ascolto al Maligno, rendendo con ciò impossibile qualsiasi forma dialogo:  in tutto e per tutto opponendo alla parola del Diavolo la Parola di Dio.

La risposta di Gesù è secca e decisa. Nessuna spiegazione e giustificazione è data al Maligno: Gesù afferma semplicemente la propria obbedienza al Padre.

Il pane materiale non è l’unico cibo di cui possiamo nutrirci e non rappresenta l’unica possibilità di crescita. In fatto di cibo il Padre nostro la sa più lunga di noi: meglio prenderlo dalle sue mani e nutrirci di ciò che è da Lui voluto ed approvato  .

Non c’ sbaglio più grosso che prendere nella vita quello che si vuole, magari con la scusa che non è poi tanto e che ce l’hanno tutti. Volgi il tuo sguardo al Signore ed apri la tua bocca verso di Lui, ed Egli ti darà il vero cibo che è per la vita eterna.

5 Ed avendolo condotto in alto gli mostrò tutti i regni della terra in un istante di tempo  6 e gli disse il diavolo: A te darò tutto questo potere e la loro gloria, che a me è stata data e darò essa a chiunque voglio; 7 se tu dunque adori davanti a me, sarà tutta tua.

Fallito il primo tentativo, il Diavolo non si arrende e cerca altre strade.

Gesù ha respinto l’ offerta di una vita facile, ancorché paga del poco, che si pone però in una posizione di non ascolto rispetto alla volontà del Padre. Perché non far leva sull’ambizione e sul desiderio di una grandezza terrena? Se il poco hic ed nunc ( qui ed ora ) non per tutti diviene l’alternativa al Padre, c’è anche l’uomo che vola in alto ed aspira alle grandezze di questo mondo.

Dall’alto si abbracciano più cose e la vita offre stimoli più interessanti e più appaganti.

Meglio però non indugiare troppo su questa visione e non indagare e scrutare più di tanto: potrebbero saltar fuori delle sorprese non gradite!

Per questo è detto: in un istante di tempo . Il Satana deve sempre giocare d’astuzia e far leva sull’illusione ed impedire all’uomo di riflettere sulla vanità di ogni grandezza e sulla caducità di ogni potere mondano.

Pur di avere Gesù in proprio potere il Diavolo è disposto a cedergli tutti i regni della terra.

Strana proposta viene fatta al Figlio di Dio! Non sono suoi tutti i regni di questo mondo fino agli estremi confini? Qual è l’alternativa offerta dal Maligno a Cristo, se non quella di averli nel peccato e per il peccato, senza rispettare la libertà delle sue creature e senza pagare per esse il prezzo del riscatto?

Satana è diventato principe di questo mondo rapinando il  Creatore, Cristo che è  Creatore non vuole essere  re, se non offrendo a noi tutti una  libera elezione. Per questo ha spogliato se stesso di ogni attributo regale e divino facendosi uomo, a noi obbediente fino alla morte di croce, perché liberamente lo scegliamo come nostro Signore per la vita eterna.

8 E rispondendo Gesù gli disse: E’ scritto: Il Signore Dio tuo  adorerai e a lui solo renderai culto.

Un rapporto unico ed esclusivo con il Padre, non tollera altre forme di possesso e di amore. Chi cerca e vuole le cose di questo mondo serve il Maligno e adora  un altro dio. Non è possibile alcun patto ed alcun accomodamento tra il nostro amore a Dio e Colui che vuole prendere il suo posto nel nostro cuore.

9 Lo condusse poi a Gerusalemme e lo pose sul pinnacolo del tempio e gli disse: Se sei figlio di Dio, gettati giù di qui; 10 è scritto infatti: comanderà ai suoi angeli riguardo a te per proteggerti, 11 e: sulle mani ti sosterranno, perché non inciampi il tuo piede in una pietra. 12 E rispondendo gli disse Gesù: E’ stato detto: non tenterai il Signore Dio tuo.

Nella terza prova il Diavolo gioca la sua carta più alta. Se tutto quello che fa il Figlio è per amore dell’uomo in sintonia assoluta con la volontà del Padre, non è lecito insinuare qualche dubbio riguardo all’amore del cielo? Se Gesù è così sicuro del fatto suo, fino a che punto può fidarsi dell’Altro?

In questa storia dell’eterno disegno di redenzione del creato, il Figlio, in definitiva, è quello che ci rimette di più. E’ poi così sicuro che il Padre interverrà prontamente al momento opportuno con tutta la sua potenza? Se così è scritto, così non è ancora verificato.

Non è meglio chiedere un piccolo segno dal cielo  e vagliare fino a che punto il Padre è in comunione col Figlio?

Ancora una volta Gesù risponde in maniera decisa con la stessa Parola: E’ stato detto: non tenterai il Signore Dio tuo.

Non è lecito mettere in discussione l’amore del Signore e voler misurare fino a quanto è disponibile verso di noi. Allorché tutto è stato detto, tutto è stato fatto.

I dubbi e le incertezze riguardo all’amore di Dio sono insinuati dal Maligno: vanno respinti subito al mittente. Ma bisogna conoscere quale potenza contro il Maligno ci venga dalla Parola rivelata.

13 Ed avendo terminato ogni prova il diavolo si allontanò da lui fino al tempo opportuno.

Satana, messo alla porta si allontana da Gesù, ma con l’intenzione di tornare al più presto, non appena si presenti il momento propizio.

14 E ritornò Gesù nella potenza dello Spirito in Galilea e la fama riguardo a lui uscì per l’intera regione circostante. 15 Ed egli insegnava nelle loro sinagoghe glorificato da tutti.

Quella stessa potenza dello Spirito che lo ha spinto nel deserto lo spinge ora a ritornare in Galilea.

Sembra che Gesù, al suo esordio, abbia trovato numerosi consensi tra coloro che si trovavano sulla via delle genti.

Possiamo vedere in questo come un segno profetico riguardo alla futura conversione dei pagani? La prova più dura per Gesù deve ancora venire ed è nel confronto con quelli della sua casa.

16 E venne a Nazaret, dove era stato allevato, ed entrò secondo la sua abitudine nel giorno di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere.

Come ogni fedele ebreo Gesù è assiduo frequentatore della sinagoga del proprio paese. E’ conosciuto dalla comunità religiosa, gode della stima di tutti ed è reputato degno di proclamare la Parola di Dio. Ma non può restare a lungo come uno dei molti colui che unico può riscattare i molti dal loro peccato.

17 E gli fu consegnato il libro del profeta Isaia ed avendo svolto il libro trovò il luogo dove era scritto: 18 Lo Spirito del Signore è su di me, per questo mi ha consacrato per annunciare la lieta notizia ai poveri, ha inviato me ad annunciare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista, a mandare in libertà gli oppressi, 19 ad annunciare l’anno accetto del Signore.

La scelta del passo è mirata: Gesù va subito al cuore della rivelazione, al suo compimento ed al suo epilogo finale. Non vive Israele nell’attesa della buona notizia: che è venuto finalmente il suo liberatore e redentore? Forse è l’ora? Cosa di meglio e di più per caricare gli animi e per attirare l’attenzione?

20 Ed avendo chiuso il libro, avendolo dato al ministro si sedette.

Il discorso è appena aperto e sembra subito chiuso. Ma soltanto per lasciare lo spazio ad un attimo di riflessione, e perché si faccia silenzio.

E gli occhi di tutti nella sinagoga guardavano fisso a lui.

Quando tutti sono attenti Gesù può cominciare a spiegare la Parola.

21 Cominciò allora a dire a loro: Oggi si è compiuta questa scrittura nei vostri orecchi.

Come inizio non è poco. Gesù ha appena cominciato a parlare e siamo già sul più bello: oggi si è adempiuta l’antica promessa.

Troppo grande per essere vero! Quando si dà una bella notizia, si è subito accolti con gioia. Tutti ascoltano volentieri ciò che fa piacere sentire.

22 E tutti gli rendevano testimonianza ed erano meravigliati per le parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: Non è questi figlio di Giuseppe?

Dopo la lode e la meraviglia però anche le persone più semplici tirano fuori il loro spirito critico.

Parole belle, indubbiamente, ma chi parla non è il figlio di Giuseppe il falegname? Quale rapporto tra lui e l’adempimento della antica promessa? Se è venuto a far luce ai nostri occhi non deve prima curare i propri?

23 E disse a loro: Certamente mi direte questo proverbio: Medico, cura te stesso. 

Quel che Gesù non ode sulle bocche lo legge nei cuori. Meglio intendersi dunque subito senza falsità ed ipocrisie.

Un bravo medico delle anime non esordisce mai in maniera così eclatante. Deve prima dar prova di sé, riguardo a se stesso. Si limiti Gesù a dire quello che può dire e non tiri in ballo discorsi troppo grossi.

Quanto udimmo accaduto in Cafarnao fai anche qui nella tua patria.

Nella sua patria non gli si chiede niente di più di quanto ha detto e fatto in Cafarnao. Non cerchi Gesù di strafare e di straparlare solo perché lo richiedono la circostanza ed il luogo.

24 Disse allora: Amen dico a voi che nessun profeta è accetto nella sua patria.

Qualsiasi polemica è completamente fuori luogo. Perché Gesù dovrebbe parlare diversamente e perché gli abitanti di Nazaret pensano che altro sia stato annunciato a Cafarnao? Per l’accoglienza che ha avuto lo stesso Gesù?

“Diversità di accoglienza, diversità di annuncio, pensate voi. Diversità di accoglienza, diversità di cuori, dico io. Nessun profeta infatti è accetto nella sua patria. I lontani sono disponibili ad accogliere l’annuncio, voi che siete della mia casa, no” .

La storia si ripete allo stesso modo e anche Gesù avrebbe dovuto trarne giovamento e non lasciarsi prendere dall’impulso del proprio cuore che lo spinge innanzitutto a cercare quelli della propria casa.

25 In verità poi vi dico, molte vedove c’erano nei giorni di Elia in Israele, quando fu chiuso il cielo per tre anni e sei mesi, quando ci fu una grande carestia su tutta la terra, 26 e da nessuna di loro fu inviato Elia, se non a Sarepta di Sidone da una donna vedova: 27 e molti lebbrosi c’erano in Israele al tempo di Eliseo il profeta, e nessuno di loro fu purificato se non Naam il Siro.

Quando si è rifiutati si porta amarezza nel cuore, tanto più rimane ferito Colui che è venuto per il nostro bene.

Gesù non risparmia una nota polemica ai suoi. L’amore vero urta sempre contro la dura realtà. Meglio sarebbe stato per il Salvatore far tesoro dell’esperienza passata e non esporsi ad un rifiuto già scontato in partenza. Quel che accade oggi è già accaduto in passato: i lontani si dimostrano aperti all’opera del Signore, i vicini oppongono il loro rifiuto.

D’ora in poi Cristo non avrà più un occhio di riguardo per quelli della propria casa. Inutile contendere con chi non vuole la salvezza ed ha il cuore duro. Se l’amore è costretto a fare delle scelte, non sempre e non necessariamente cade su quelli della propria terra.

28 E coloro che ascoltavano queste cose nella sinagoga furono tutti pieni d’ira

Niente di più provocatorio per dei veri ebrei. La predilezione divina per il popolo d’Israele non si può in alcun modo toccare e mettere in discussione. L’iniziale simpatia si trasforma in odio mortale. L’unica certezza che è data ad Israele è quella di essere l’eletto del Signore. Al di fuori di questa consapevolezza non c’è titolo alcuno per essere nel novero dei figli di Dio.

29 ed essendosi alzati lo cacciarono fuori della città e lo condussero fino al ciglio del monte su cui era edificata la loro città per precipitarlo giù.

Chi “butta giù” e deprime Israele in questo modo merita una punizione esemplare. Non basta cacciarlo dalla città dei santi: bisogna farlo precipitare dalla sua altezza e non soltanto in senso spirituale.

30 Ma egli essendo passato di mezzo a loro se ne andava.

Non è ancora tempo del giudizio ultimo.

C’è chi vuole subito la resa dei conti con il Cristo e cerca lo scontro frontale. Gesù, dopo una prima “passata”, preferisce andare altrove.

31 E discese a Cafarnao, città della Galilea. Ed insegnava a loro nei sabati. 32 Ed erano meravigliati per il suo insegnamento, poiché la sua parola era con autorità.

Cacciato lontano da quelli della sua casa, Gesù può insegnare più liberamente anche in giorno di sabato. Non solo non è impedito, ma addirittura suscita meraviglia  per il suo insegnamento: non la meraviglia che è scandalo ma quella che è stupore ed ammirazione per una parola detta con tanta autorità. Non c’è parola detta con autorità se non quella fondata nella potenza di Dio… ed i suoi frutti si vedono subito.

33 E nella sinagoga c’era un uomo che aveva uno spirito di demonio impuro e gridò con grande voce: 34 Ah, cosa a noi e a te, Gesù nazareno? Sei venuto a distruggerci? So chi tu sei, il santo di Dio:

Nell’assemblea degli eletti, che si riuniscono per ascoltare la parola di Dio, anche il diavolo ha le sue orecchie. In quanto alla lingua, ha tutto l’interesse a tacere e a starsene nascosto, per tramare nell’ombra. Ma allorché parla Gesù ed è da noi ascoltato, il Satana è costretto ad uscire allo scoperto e a palesarsi per quello che è, là dov’è.

gridò con grande voce, come colui che gonfia se stesso per apparire più grande, per dare alla propria parola quell’autorità di cui essa è per sua natura priva.

34 Ah, cosa a noi e a te, Gesù nazareno?

Il Satana esordisce sempre alla stessa maniera, col mettere in discussione l’amore del Figlio.  La proposta di un amore da parte di Gesù nei nostri confronti nasconde una volontà subdola di inganno e di appropriazione indebita della vita che ci appartiene. Così chi è inseguito da un amore risponde sfacciatamente a chi vuol prenderlo per mano per portarlo con sé. Il seguito è illuminante.

Sei venuto a distruggerci?

Se c’è un pensiero suggerito all’uomo dal Maligno, che di frequente s’impone alla sua mente, è proprio questo. Gesù è il più grande guastafeste che la storia abbia prodotto. E’ venuto per ingannare e defraudare l’uomo e per mandarlo in rovina. Una pretesa vittoria sul male, alla fin dei conti altro non è che la nostra totale distruzione. Quale dialogo ci possa essere con un personaggio di tal fatta, ognuno ben l’intende da sé. La storia ormai è vecchia e si ripete alla stessa maniera dai tempi di Adamo. Cristo può ben tirare fuori qualsiasi trovata, ma chi è costui, lo sappiamo bene e non da ieri.

So chi tu sei, il santo di Dio:

Non l’umile confessione del proprio peccato e la festosa accoglienza del salvatore che viene dal cielo, ma la superba presunzione di un sapere che crede di poter giudicare lo stesso santo di Dio.

Chi intende una qualsiasi lode al Signore da parte del Satana, seppure estorta contro la sua volontà, intende malamente.  Satana riconosce Gesù come il santo di Dio, ma col più grande disprezzo e con l’aperto invito a rifiutare la Sua parola e a dubitare del suo amore.

Un simile confronto non piace a Gesù e non gli è gradita la verità come esce dalla bocca del Maligno. Di un simile riconoscimento Cristo  fa volentieri a meno.  Va zittita dal cielo qualsiasi bocca che si fa strumento del Diavolo.

35 E gli comandò Gesù dicendo: Taci ed esci da lui!

Taccia la lingua ingannatrice che non dà lode all’amore di Gesù Salvatore. Esca dai nostri cuori, cacciato dal Cristo, l’antico Maligno, seduttore della nostra mente, l’angelo di luce e di verità che vede e sa prima di noi, ma solo per trascinarci nella sua eterna rovina.

E avendolo gettato a terra il demonio in mezzo uscì da lui, in nulla avendolo danneggiato.

Allorché  cacciato e fatto uscire dall’uomo, il Diavolo mostra a tutti, in mezzo all’assemblea dei santi, il proprio spirito omicida. Se l’uomo, destinato al cielo, si è trovato a terra, è solo perché da un altro vi è stato gettato, in virtù di una parola ingannatrice. Ma allorché questa terra è visitata dal Figlio di Dio, al Maligno non è concesso di operare altro male: è costretto ad abbandonare la sua preda senza portare altre ferite.

36 E ci fu stupore su tutti e parlavano gli uni con gli altri dicendo: Che è questa parola che con autorità e potenza comanda agli spiriti impuri ed escono?

E’ questa l’unica parola che deve stupire: quella che caccia il Maligno dai cuori, con autorità e potenza.

37 Ed usciva la fama di lui in ogni luogo della regione circostante.

Non può rimanere nascosta l’opera del Signore, la fama di Gesù previene il suo arrivo.

38 Essendosi alzato poi dalla sinagoga entrò nella casa di Simone.

Ora la suocera di Simone era stretta da grande febbre e chiesero a lui per lei.

Da una sinagoga all’altra, finalmente viene nella casa di Simone, che è figura della nuova chiesa.

Nella sinagoga un uomo posseduto dal demonio, qui una donna vittima di una grande febbre. Non si tratta di una malattia per la morte, ma certamente quanto basta per impedire l’ascolto della Parola del Signore. Chi non è in grado di ascoltare neppure è in grado di parlare. Per questo altri chiedono a Gesù per lei.

39 Ed essendosi chinato su di lei sgridò la febbre ed essa la lasciò. Subito allora essendosi alzata serviva loro.

Allorché Gesù comanda,  il Satana è costretto a lasciare l’uomo da esso posseduto, allorché sgrida, la febbre se ne va dalla suocera di Simone.

La Parola che è giudizio e condanna per il Maligno è liberazione e vita per l’uomo.

Il primo miracolo è compiuto nella chiesa dei Giudei: è la vittoria del Cristo sul Maligno antico. Il secondo è fatto nella nuova chiesa, che è quella degli Apostoli e di Pietro: sta a significare non la liberazione dal peccato, che è già avvenuta, una volta per sempre, ma la liberazione dal peccato che continuamente insidia l’uomo anche dopo  la salvezza operata dal Cristo. Benché cacciato dal Cristo il Diavolo cerca continuamente di far ritorno nell’antica dimora: può ancora portare ferita e far danno, ma è prontamente allontanato da una parola, non più lontana, ma vicina al nostro cuore.  Perché possiamo servire il nostro Signore, rimessi in piedi dalla sua mano potente.

40 Tramontando poi il sole tutti coloro che avevano ammalati con malattie varie condussero essi da lui.

Orario insolito e momento non certo il migliore per cercare Gesù. Ma quando veramente si crede in Cristo, l’ora non ha importanza alcuna. Importa arrivare in qualsiasi caso e condurre quelli che non sono in grado di andare da soli. Nessuno è rifiutato e nessuno è respinto, anche se l’ora è tarda ed il Signore a buon diritto potrebbe reclamare il riposo.

C’è anche chi va a Gesù al tramonto del sole, quando la vita ormai non promette più nulla ed è stoltezza credere in un domani che non ci sarà.

Egli allora a ciascuno di loro imponendo le mani li guarì.

Uno ad uno, imponendo le mani, Gesù tutti guarisce.

41 Uscivano poi anche demoni da molti urlanti e dicenti: Tu sei il figlio di Dio.

Allorché viene cacciato, il Diavolo urla ed impreca contro il Figlio di Dio. Non c’è bestemmia contro Dio, che possa sminuire e scalfire la Sua gloria. E’ pur sempre  una manifesta certezza riguardo al Suo nome ed una esplicita dichiarazione che Gesù è riconosciuto come Figlio di Dio.

Di confessioni di tale genere Cristo, però, fa volentieri a meno. Non si tira in ballo le proprie certezze riguardo al Signore per inveire contro di Lui, ma solo per dare gloria al suo nome.

E comandando non permetteva ad essi di parlare, perché sapevano che egli era il Cristo.

C’è chi impreca contro Dio non sapendo e non conoscendo, c’è chi impreca con piena consapevolezza di verità. L’imprecazione che sale dalla bocca di chi sa e conosce non merita tolleranza alcuna da parte del Signore. Grave la bestemmia contro Dio creatore, ancor più grave quella contro il Figlio salvatore.

42 Fattosi poi giorno essendo uscito andò in un luogo deserto;

Come è sua consuetudine Gesù va in un luogo deserto per starsene in preghiera davanti al Padre. Non per questo riesce a sfuggire e a sottrarsi alle folle che lo cercano

e le folle lo cercavano e vennero fino a lui e lo trattenevano perché non se ne andasse da loro.

La fede che rincorre la salvezza, arriva fino a Gesù e, una volta che l’ha trovato, lo tiene ben stretto, perché non vuole perderlo.

43 Egli allora disse a loro: Anche alle altre città è necessario che io annunci la buona notizia del regno di Dio perché per questo sono stato inviato.

Se vogliamo Cristo solo per noi, Lui vuole se stesso per tutti noi. Perché ogni uomo veda la salvezza che viene dal cielo. 44 Ed annunciava alle sinagoghe della Giudea.

Nonostante l’esito infelice della predicazione in Giudea, Gesù non si arrende e ritorna ad annunciare al popolo eletto.

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