Vangelo di Giovanni cap16

Commento al Vangelo di Giovanni

Cap. 16


Queste cose vi ho detto affinché non siate scandalizzati.
2 Vi faranno espulsi dalla sinagoga: ma viene l’ora che ognuno che ha ucciso voi reputerà di offrire culto a Dio.
3 E queste cose faranno perché non hanno conosciuto il Padre né me.
4 Ma queste cose vi ho detto affinché quando verrà la loro ora vi ricordiate di loro che io ve l’ho detto. Tutte queste cose poi a voi dall’inizio non ho detto, perché ero con voi.
5 Ma ora vado da colui che mi ha inviato e nessuno fra voi mi chiede: dove vai?
6 Ma perché vi ho detto queste cose la tristezza ha riempito il vostro cuore.
7 Ma io vi dico la verità, conviene a voi che io vada. Se infatti non vado, il Consolatore non verrà a voi: se invece vado, lo invierò a voi.
8 E quello essendo venuto rimprovererà il mondo circa il peccato e circa la giustizia e circa il giudizio.
9 Circa il peccato, perché non credono in me:
10 circa la giustizia poi, perché vado presso il Padre e non mi vedete più;
11 circa il giudizio poi, perché il principe del mondo è stato giudicato.
12 Ancora molte cose ho da dirvi, ma ora non potete portarle.
13 Ma quando verrà quello, lo Spirito della verità, vi guiderà in tutta la verità: infatti non parlerà da se stesso, ma dirà quanto ascolterà ed annuncerà a voi le cose venienti.
14 Quello mi glorificherà perché prenderà dal mio ed annuncerà a voi.
15 Tutte le cose che ha il Padre sono mie: per questo ho detto che prende dal mio ed annuncerà a voi.
16 Un poco e non mi vedete più, ed ancora un poco e mi vedrete.
17 Dissero allora alcuni dei suoi discepoli gli uni agli altri: Cos’è questo che dice a noi: un poco e non mi vedete, e ancora un poco e mi vedrete? E: perché vado presso il Padre?
18 Dicevano allora: Cos’è questo che dice poco? Non sappiamo cosa dice.
19 Conobbe Gesù che volevano interrogarlo, e disse a loro: Circa questa cosa cercate gli uni con gli altri, perché ho detto: un poco e non mi vedete, e di nuovo un poco e mi vedrete?
20 Amen amen dico a voi: piangerete e gemerete voi, invece il mondo si rallegrerà. Voi vi rattristerete, ma la vostra tristezza diventerà gioia.
21 La donna quando partorisce ha tristezza, perché è giunta la sua ora; quando poi ha partorito il bambino, non ricorda più l’afflizione a causa della gioia perché è nato un uomo nel mondo.
22 Anche voi dunque ora avete tristezza; ma vi vedrò ancora, e si rallegrerà il vostro cuore, e la vostra gioia nessuno toglie da voi.
23 Ed in quel giorno a me non chiederete niente. Amen amen dico a voi: qualunque cosa chiederete al Padre nel mio nome la darà a voi.
24 Fino ad ora non avete chiesto nulla nel mio nome:  chiedete e riceverete, affinché la vostra gioia sia compiuta. 25 Queste cose vi ho detto in similitudini. Viene l’ora quando non parlerò più a voi in similitudini, ma apertamente vi annuncerò del Padre.
26 In quel giorno chiederete nel mio nome, e non vi dico che io chiederò al Padre di voi.
27 Infatti  il Padre stesso vi ama, perché voi mi avete amato e avete creduto che io da Dio sono uscito.
28 Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo: di nuovo lascio il mondo e vado al Padre.
29 Dicono i suoi discepoli: Ecco, adesso parli apertamente e non dici nessuna similitudine.
30 Adesso sappiamo che sai tutte le cose e non hai bisogno che qualcuno ti interroghi: per questa cosa crediamo che sei uscito da Dio.
31 Rispose a loro Gesù: Adesso credete?
32 Ecco viene l’ora ed è venuta che sarete dispersi ciascuno alle proprie cose e mi lascerete solo: e non sono solo, perché il Padre è con me.
33 Queste cose vi ho detto affinché abbiate pace in me. Nel mondo avete tribolazione, ma abbiate coraggio io ho vinto il mondo.

 

 

Queste cose vi ho detto affinché non siate scandalizzati. 2 Vi faranno espulsi dalla sinagoga: ma viene l’ora che ognuno che ha ucciso voi reputerà di offrire culto a Dio. 3
Vi sono scandali che fanno molto male ed è meglio trovarsi preparati e premuniti. Non c’è scandalo più grande dell’espulsione dalla comunità degli eletti.
E non in via provvisoria, in attesa di una riconciliazione e riammissione, ma in maniera radicale ed esclusiva, come si toglie la mela marcia dal cesto, nella convinzione di aver fatto qualcosa di buono e di assolutamente utile per la gloria del Signore.
Non è poi necessario che si arrivi alla scomunica o all’eliminazione fisica: più comunemente si viene messi da parte e guardati con sospetto e diffidenza, come seminatori di male.
E queste cose faranno perché non hanno conosciuto il Padre né me.
Chi non ha conosciuto il Padre non accetta chi annuncia il Figlio suo.
4 Ma queste cose vi ho detto affinché quando verrà la loro ora vi ricordiate di loro che io ve l’ho detto. Tutte queste cose poi a voi dall’inizio non ho detto, perché ero con voi.
Il Signore non vuole che ci troviamo impreparati di fronte alle prove che ci attendono. Tutto è detto e tutto è previsto dalla Parola di Dio.
Finché Gesù è sulla terra è garantita ogni consolazione. Verrà il giorno in cui il Signore salirà al cielo ed allora ci resterà il conforto della sua parola.
5 Ma ora vado da colui che mi ha inviato e nessuno fra voi mi chiede: dove vai? 6 Ma perché queste cose vi ho detto, la tristezza ha riempito il vostro cuore. 7 Ma io vi dico la verità, conviene a voi che io vada. Se infatti non vado, il Consolatore non verrà a voi: se invece vado, lo invierò a voi.
Nell’ora della sua dipartita da questo mondo, Gesù dà ogni rassicurazione ai suoi discepoli.
Vorrebbe vederli meno tristi, per un distacco che non durerà poi a lungo, ma deve prendere atto che gli apostoli non riescono ad affrontare il sacrificio che sta per venire, in vista di una gioia che può apparire lontana.
L’uomo ama la felicità immediata ed ogni prospettiva di sacrificio lo spaventa. Ma è necessario che Gesù vada ed adempia la volontà del Padre, diversamente non invierà il Consolatore.
Le consolazioni facili e pronte, se pur ci fanno piacere, sono di breve durata e non colmano il bisogno della nostra vita.
C’è un solo Consolatore che rimane sempre presso noi: non può conoscerlo se non colui che passa attraverso la morte e resurrezione del Cristo.
8 E quello essendo venuto rimprovererà il mondo circa il peccato e circa la giustizia e circa il giudizio. 9 Circa il peccato, perché non credono in me: 10 circa la giustizia poi, perché vado presso il Padre e non mi vedete più; 11 circa il giudizio poi, perché il principe del mondo è stato giudicato.
Chi pensa che lo Spirito Santo si possa relegare al ruolo di un semplice Consolatore, senza capacità di critica e di discernimento, si sbaglia.
Non ogni uomo sarà consolato, ma soltanto quello che è conforme alla volontà di Dio. C’è anche l’uomo che in virtù dello Spirito Santo conoscerà l’ira che viene dal cielo.
Mondo è l’insieme di tutti gli uomini che non vivono per Dio, ma sono schiavi del Satana.
Se la consolazione è per ognuno dei discepoli, la condanna è per tutto il mondo. Gesù spiega le ragioni di un giudizio, che tutti coinvolge e nessuno risparmia.
Circa il peccato, perché non credono in me… Il peccato che è nell’uomo è conseguenza della mancanza di fede nel Figlio. Soltanto la mancanza di fede dunque può essere imputata a colpa.
circa la giustizia poi, perché vado presso il Padre e non mi vedete più;
Nessun uomo è salito al cielo se non il Figlio dell’uomo.
Qualsiasi tentativo di entrare nella vita eterna senza la grazia del Cristo è destinato al fallimento. Cristo è morto e risorto per noi una volta per tutte, per adempiere la giustizia, perché in Lui e per Lui siamo fatti giusti.
Non ci sarà dato in futuro alcun segno sensibile della sua presenza, ma ci è chiesto di camminare alla luce della fede. La fede rende sempre presente in terra Colui che è sempre visibile solo in cielo.
circa il giudizio poi, perché il principe del mondo è stato giudicato.
Il giudizio sul mondo è innanzi tutto il giudizio sul principe di questo mondo, su colui che lo tiene schiavo in proprio potere e gli impedisce di andare a Dio.
Non c’è speranza di salvezza per chi vuol essere di questo mondo: è già stato giudicato il suo signore ed il suo principe.
Quali conseguenze dobbiamo dunque trarne?
Non c’è salvezza se non per la fede in Colui che è morto e risuscitato per noi, vive alla destra di Dio Padre ed intercede per tutti i santi.
Chi vuole la vita eterna deve uscire da questo mondo. Si è fatti salvi soltanto in quanto fatti liberi dalla schiavitù del Maligno, che tiene in proprio potere tutta l’umanità.
12 Ancora molte cose ho da dirvi, ma ora non potete portarle. 13 Ma quando verrà quello, lo Spirito della verità, vi guiderà in tutta la verità:
Se la consolazione è data a chi è piccolo e deve ancora crescere, la conoscenza piena è data soltanto all’uomo maturo.
Ha bisogno di essere consolato e confortato chi è appena venuto alla luce: è degno di ogni pienezza chi dimora nella verità.
L’opera dello Spirito Santo è diversa a secondo della diversità degli individui e delle situazioni.
Vi sono persone semplici che hanno bisogno di una consolazione di tipo “emotivo”. La loro fragilità psicologica chiede di essere rafforzata da una presenza viva e sentita del Signore.
Chi è piccolo innanzitutto cerca la “vicinanza” fisica dell’altro. Benché la fede non si possa misurare dalla sua intensità emotiva, ma soltanto dall’obbedienza alla volontà di Dio, per molte persone è di primaria importanza “sentire” il Signore.
Anche questo è un dono che viene dal cielo, ma non è segno di maturità, al contrario di una immaturità che ha bisogno di essere supportato dalla Spirito Santo.
Per chi è “cresciuto” nella fede la consolazione che viene dal cielo ha un significato diverso: è intelligenza delle cose di Dio e conoscenza più piena dei misteri della Parola. 
13 Ma quando verrà quello, lo Spirito della verità, vi guiderà in tutta la verità:
La conoscenza della verità è gioia e pienezza di vita, conferma della presenza di Dio, consolazione che dà forza nella lotta e stimolo a perseverare.
È molto più di una semplice soddisfazione di tipo intellettuale: è luce che viene dall’alto, guida verso il Signore , potenza di rinascita e di rinnovamento continuo.
E’ una diversità che va ben oltre l’aspetto formale della Parola e della cultura da essa creata: è reale presenza di Dio, che si fa sentire attraverso la parola e vedere attraverso le opere.
La diversità donata alla chiesa è una ricchezza, ma è anche una sofferenza. Perché ognuno dà peso ed importanza soltanto a se stesso ed alla propria fede.
Chi vive la sequela di Cristo in una dimensione soprattutto emotiva, tiene in scarsa considerazione chi ha il gusto della Parola e ad Essa dedica buona parte della propria giornata.
La preghiera in tutti i suoi aspetti, soprattutto corali, viene considerata prioritaria in confronto ad uno studio e ad una meditazione approfondita della Parola di Dio.
Si rimane con ciò  sempre in superficie e si rifugge dalla fatica del silenzio, della solitudine, dello studio costante ed accurato. Va tuttavia detto che il “gusto” della Parola è un dono del Signore.
Chi lo possiede non deve guardare con disprezzo e con diffidenza chi ne è privo, ma accettare la propria solitudine ed emarginazione con serenità, considerando che non sempre la consolazione che viene dal cielo porta con sé la consolazione dei fratelli.
Più spesso non si è capiti e si è considerati come un’eccezione che non va seguita né ascoltata. 
Dall’altra parte chi ha scarsa propensione per lo studio della Parola faccia ogni sforzo per superare gli aspetti puramente emotivi della propria sequela.
Se pur l’emotività è una componente della fede, non ne è il suo fondamento, è una sua sovrastruttura del tutto temporanea e provvisoria, che può un giorno mancare ed essere rimossa.
infatti non parlerà da se stesso, ma dirà quanto ascolterà ed annuncerà a voi le cose venienti. 14 Quello mi glorificherà perché prenderà dal mio ed annuncerà a voi.
La Parola che viene dallo Spirito Santo è garanzia di verità, in quanto fondata nella verità.
Nello Spirito di Dio la Parola che è ascoltata si identifica con la Parola che è detta.
Attraverso l’ascolto attinge al proprio fondamento che è il Padre, attraverso l’annuncio esprime  tutto il proprio essere conforme al Logos che è il Figlio.
La presenza dello Spirito garantisce riguardo all’ascoltare la Parola ed al dire la Parola. Non c’è certezza della presenza del Padre e del Figlio se non là dove opera lo Spirito Santo: conforme al Padre in quanto attinge soltanto da Esso attraverso l’ascolto, conforme al Figlio perché annuncia soltanto “prendendo” dal suo.
Lo Spirito Santo è gloria del Figlio e gloria del Padre: prende dall’uno e dall’altro, in modi diversi, ma convergenti in un unico Dio.
15 Tutte le cose che ha il Padre sono mie: per questo ho detto che prende dal mio ed annuncerà a voi.
Prende dal Figlio dunque… ma soltanto perché il Figlio prende dal Padre. Annuncerà a voi… perché la Parola sale al cielo. Lo Spirito Santo non prende semplicemente il posto del Figlio: perpetua la sua presenza sulla terra.
16 Un poco e non mi vedete più, ed ancora un poco e mi vedrete. 17 Dissero allora alcuni dei suoi discepoli gli uni agli altri: Cos’è questo che dice a noi: un poco e non mi vedete, e ancora un poco e mi vedrete? E: perché vado presso il Padre? 18 Dicevano allora: Cos’è questo che dice poco? Non sappiamo cosa dice.
Quando si ama una persona si desidera vederla sempre accanto a sé.
Qualsiasi prospettiva di separazione e di allontanamento, se pur temporaneo, fa spavento e rattrista il cuore.
Una presenza di Dio immediata, che ha nome di Cristo, deve lasciare il posto ad una mediata, che ha nome di Spirito Santo.
Non in vista del meno, ma del più, per una pienezza che non è soltanto possesso eterno del Figlio, ma anche possesso del Padre.
E tutto questo è possibile soltanto in virtù dello Spirito Santo.
Da una vita piena in Cristo si passa ad una vita ancor più piena nel Padre e nel Figlio; ma il momento del passaggio e del trapasso fa paura: l’attesa, se pur confortata dalla promessa, ha il sapore del vuoto.
E non importa che il momento del passaggio non sia quantificabile in termini temporali: un attimo, può apparire anche un’eternità.
E poi, come si vive nell’attesa? Le ragioni per cui non si comprende e non si vuol sentire appartengono al cuore.
Gli apostoli vorrebbero trovarsi già hic et nunc in un rapporto eterno e definitivo col Figlio. Benché questo sia assicurato e garantito dalla Parola, nondimeno soffrono il tempo dell’attesa.
A nessun uomo è risparmiato questo travaglio, se non a colui che muore di morte precoce e prematura e passa presto da questa vita a quella eterna. Una vita “piena” e lunga non è detto che sia  segno di predilezione divina.
Nessuno si lasci prendere dall’angoscia dell’attesa. Il Signore conosce la nostra sofferenza e quanta fatica.
19 Conobbe Gesù che volevano interrogarlo, e disse a loro: Circa questa cosa cercate gli uni con gli altri, perché ho detto: un poco e non mi vedete, e di nuovo un poco e mi vedrete?
Non c’è piega del cuore umano che Gesù non conosca. Quando si tratta poi di portare pazienza e di saper attendere… siamo tutti della stessa pasta.
Sono sempre i soliti discorsi che facciamo tra di noi e le solite domande che vorremmo fare al Signore. Non ci basta una grande promessa per il futuro, vorremmo qualcosa di piacevole già al presente.
 20 Amen amen dico a voi: piangerete e gemerete voi, il mondo invece si rallegrerà.
Tanta tristezza perché vi lascerò per un po’ di tempo?
Beati voi che siete l’eccezione! Sarete gli unici a piangere; il mondo si rallegrerà: non vede l’ora che io esca dalla scena.
Voi vi rattristerete, ma la vostra tristezza diventerà gioia.
Il vostro destino è di patire tristezza, ma non per la morte, bensì per la vita.
Viene il tempo in cui la vostra tristezza sarà mutata in gioia.
21 La donna quando partorisce ha tristezza, perché è giunta la sua ora; quando poi ha partorito il bambino, non ricorda più l’afflizione a causa della gioia perché è nato un uomo nel mondo.
Nel momento in cui una vita sta per venire alla luce, c’è tristezza e sofferenza. Non c’è parto senza travaglio.
C’è speranza ed aspettativa di ogni bene nell’attesa dell’ora; ma c’è anche grande apprensione e dolore allorché giunge l’ora.
Non può essere diversamente: non si nasce ad una vita nuova se non si muore a quella vecchia.
Se la morte è semplicemente un passaggio, c’è modo e modo di morire. In Eden la morte doveva essere passaggio in Dio da una vita ad un’altra vita : nessun dolore e nessuna angoscia.
In realtà la morte è avvenuta per e con il rifiuto di Dio.
Passando da una vita  posta in Dio da Dio,  ad un’altra in cui il dono  è preceduto e provocato dal rifiuto del donatore, non si entra nell’esistenza se non attraverso il pianto della nascita.
In quanto portanti il passaggio per nostra volontà, se pur portati da questo passaggio per volontà di Dio, ci sentiamo abbandonati a noi stessi; e questo è dolore. La nascita a questa vita viene dalla morte ad una prima vita, e non si entra nella vita eterna se non passando attraverso una seconda morte; ed anche questa è dolore.
Ma perché Gesù usa l’immagine di una vita che viene alla luce non semplicemente attraverso un proprio travaglio, ma prima ancora in virtù del travaglio della madre?
Perché qualsiasi  generazione di vita eterna chiama direttamente in causa  la sofferenza sia di chi partorisce sia  di chi è partorito.
Per poterci generare  a vita eterna, Gesù ha dovuto portare si di sé il nostro stato di morte. Ci ha liberato dalla morte eterna, non dal travaglio di una morte che porta alla vita eterna. Non si entra nella Sua risurrezione senza entrare nel contempo nella sua morte.
Se la sofferenza riguardasse una volta soltanto chi partorisce alla vita in virtù della propria morte (Cristo), potremmo dire che chi è partorito a vita nuova non dovrebbe patire in alcun modo.
In realtà una medesima sofferenza coinvolge colui che genera ( Cristo ) e l’uomo che è generato. Generati ( alla vita eterna ) da Gesù, non si diventa il nuovo Adamo, se non si soffre con il Figlio dell’uomo alla maniera dell’uomo. 
Allorché Adamo ha rifiutato l’albero della vita che è il Figlio, non soltanto patisce nella caduta dalla sua natura essenziale a quella esistenziale, ma anche nel ritorno a Dio per una piena e definitiva  realizzazione del suo essere in Lui e per Lui.
E’ vero che la vita eterna ci viene in virtù della morte e resurrezione di Cristo, ma non siamo proiettati hic et nunc nel regno dei cieli senza patire in Cristo, insieme a Cristo. La nostra morte è confortata dalla grazia del Signore,  dalla speranza in Cristo che è stata infusa dai nostri cuori.
Non siamo lasciati soli nel momento della prova e del passaggio a vita eterna. Ma vi è sempre un salto da fare che è dolore: non è ancora finito il travaglio per un parto, che vede coinvolti ed implicati sia chi genera sia chi è generato. Da un lato c’è la croce del Cristo, che rende possibile una vita nuova: dall’altro lato c’è il nostro coinvolgimento e co-interessamento a questa sofferenza.
Come la croce del Cristo conosce momenti e aspetti diversi, così anche la nostra croce ha momenti di picco e momenti di abbassamento di livello. Patiremo l’umiliazione ed il rifiuto da parte del  mondo, e patiremo anche momenti in cui ci sentiremo soli, come se fossimo abbandonati da Dio. Ma non dobbiamo spaventarci per quello che sentiamo e proviamo: dobbiamo guardare avanti ad un futuro di gioia e gloria perenni con il Cristo, autore della nostra salvezza.
22 Anche voi dunque ora avete tristezza; ma vi vedrò ancora, e si rallegrerà il vostro cuore, e la vostra gioia nessuno toglie da voi.
Se non può esserci risparmiato il travaglio di un passaggio in solitudine ci viene in soccorso la parola del Figlio. Chi ha fede in Cristo non è lasciato completamente solo: rimane il conforto della sua parola allorché è custodita nel cuore.
 23 Ed in quel giorno a me non chiederete niente.
Verrà il giorno in cui finalmente saremo liberati dai tanti perché di questa vita rivolti a Dio e non dovremo chiedere più nulla, avendo tutto in Cristo.
Amen amen dico a voi: qualunque cosa chiederete al Padre nel mio nome la darà a voi. 24 Fino ad ora non avete chiesto nulla nel mio nome:  chiedete e riceverete, affinché la vostra gioia sia compiuta.
Quando siamo presi dal timore della morte, pensiamo piuttosto alla vita presente ed ai doni che ci sono dati in grazia di Gesù. Non c’è soltanto la gioia di un’altra vita, c’è anche la gioia che Cristo ci ha acquistato in questa vita.
Ma bisogna chiedere al Padre nel nome del Figlio, cioè conforme alla sua volontà. Come la nostra gioia deve trovare il suo compimento in cielo, così lo deve trovare in  terra.
Una gioia monca, non piena e non compiuta, manifesta una mancanza di fede in Cristo.
Nonostante il travaglio della fede, Gesù ci vuole contenti da subito, non secondo la misura che è data in eterno, ma secondo la misura che è data in questo mondo, che è pur sempre pienezza esclusiva e totale, di modo che non abbiamo più bisogno di alcun altro bene, all’infuori di ciò che ci è dato nel Figlio e per il Figlio.
25 Queste cose vi ho detto in similitudini. Viene l’ora quando non parlerò più a voi in similitudini, ma apertamente vi annuncerò del Padre.
Finchè siamo in questa vita portiamo bensì la somiglianza con Dio, ma ancora non lo vediamo così com’è e non siamo ancora fatti come Lui.
Qualsiasi discorso o parola riguardo al Padre può essere fatto soltanto in similitudine. Possiamo parlare di Dio in quanto lo facciamo simile a noi, non in quanto siamo fatti simili a Lui.
La parola ha dei limiti imposti dal peccato e comunica col Creatore soltanto in virtù di una sorta di mediazione tra il suo essere ed il nostro essere.
Come noi parliamo con Dio adattandolo alla nostra realtà, così Dio non può comunicare con noi se non adattando la sua Parola alla nostra parola.
Qual è l’ora in cui il Figlio non annuncerà più a noi riguardo al Padre in similitudini, ma in maniera aperta, cioè senza barriere di alcun tipo, in un modo  immediatamente comprensibile?
Quando saremo considerati degni del regno dei cieli.
Fatti e rigenerati ad immagine del Figlio, il Figlio stesso potrà introdurci come araldo e guida nel regno del Padre: la sua parola sarà la nostra parola e viceversa.
Finché siamo in questa vita il Cristo più di tanto non può dirci e comunicarci riguardo al Padre.
26 In quel giorno chiederete nel mio nome, e non vi dico che io chiederò al Padre di voi. 27 Infatti  il Padre stesso vi ama, perché voi mi avete amato e avete creduto che io da Dio sono uscito.
Cosa chiederemo in quel giorno? Non questo o quella cosa, ma l’unica che ha valore e rilevanza: conoscere finalmente Dio Padre. Ma non potremo chiedere del Padre, se non facendo il nome del Figlio.
Non si è introdotti alla presenza dell’Eterno, se non per Cristo ed in virtù di Cristo. E neppure ci sarà bisogno che il Figlio chieda ancora al Padre di noi e per noi.
Allorché è consumato un cammino di salvezza, la Parola può per un attimo tacere: interessa l’abbraccio finale con l’Amore che ci ha dato la vita e con l’Amore che ci ha riconquistato alla stessa vita. Saremo un cuor solo ed un anima sola, stretti tra le braccia del Padre e del Figlio.
28 Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo: di nuovo lascio il mondo e vado al Padre.
29 Dicono i suoi discepoli: Ecco, adesso parli apertamente e non dici nessuna similitudine. 30 Adesso sappiamo che sai tutte le cose e non hai bisogno che qualcuno ti interroghi: per questa cosa crediamo che sei uscito da Dio.
Quando Gesù parla dell’altra vita, tutto è oscuro e difficilmente comprensibile. Meglio parlare di ciò che cade in questo mondo: più facile comprendere l’opera di un Salvatore che viene dal cielo per poi ritornare allo stesso cielo.
La fede sembra più a portata di mano quando interessa il momento presente. Gli apostoli credono di aver afferrato se non tutto, almeno ciò che è essenziale per la salvezza.
Un po’ di presunzione tiene in vita il rapporto con Cristo, gli ridona fiato e speranza. Adesso finalmente tutto è chiaro: nessun dubbio riguardo al Cristo e nessuna necessità di importunarlo con domande inutili.
Anche Gesù chiede di essere lasciato in pace… quando la fede è  fondata e garantita dalla chiarezza della Parola di Dio e dall’intelligenza dell’uomo.
31 Rispose a loro Gesù: Adesso credete?
Brusco richiamo alla realtà! Non è semplicemente un problema di parole chiare e di intelligenze aperte. C’è ben altro: c’è di mezzo il potere del Maligno.
32 Ecco viene l’ora ed è venuta che sarete dispersi ciascuno alle proprie cose e mi lascerete solo: e non sono solo, perché il Padre è con me.
Chi pensa che basti comprendere la Parola per essere garantito contro la potenza del Maligno è un ingenuo.
C’è in atto molto di più di una semplice quaestio e di una diatriba intellettuale: è guerra aperta su tutti i fronti.
La lotta coinvolge la totalità dell’uomo in ogni sua dimensione: sarà sofferenza non soltanto di mente, ma anche di cuore e di corpo. Il Satana ci colpirà in tutte le maniere ed in tutte le parti.
Se fossimo lasciati soli, non avremmo alcuna speranza.
E’ certo che nel momento in cui si consuma l’atto finale della salvezza, noi tutti abbandoneremo Cristo,  sarete dispersi ciascuno alle proprie cose.
Quando si apre una sicura prospettiva di morte meglio ritornare alla vita di tutti i giorni ed alle solite cose. Nonostante l’uomo deplori la noia e la sofferenza dell’esistenza quotidiana, non si lascia certo attrarre da una prospettiva di cambiamento che passa attraverso la morte.
Se la morte è sicura, in quanto alla vita che ne viene , si può avere qualche dubbio.
La letteratura di ogni tempo è piena di aneddoti e detti che invitano a godere di ciò che oggi è sicuramente dato e a diffidare di ciò che è semplice promessa per il futuro. 
Ci lamentiamo di ciò che accade ogni giorno sotto questo sole, ma siamo alquanto riluttanti ad abbandonare la sua luce ed il suo calore, anche quando non ci confortano e non ci riscaldano più di tanto.
Il passaggio ad un’altra vita, se pur è desiderato, fa paura: quando arriva l’ora, si preferisce far marcia indietro.
Soltanto Cristo è entrato volontariamente in un’esperienza di morte e di resurrezione, e neppure per se stesso, ma  per il nostro bene. Nessun conforto, nessun sostegno o incoraggiamento da parte dell’uomo, ma l’abbandono più pieno e totale da parte di tutti.
e mi lascerete solo: e non sono solo, perché il Padre è con me.
E’ come se dicesse. Nonostante l’uomo ce la metta propria tutta per lasciarmi solo, non sortisce l’effetto desiderato, perché il Padre è sempre con me.
Non c’è solitudine così grande e così totale che non sia vinta dalla presenza del Padre. Chi ha il Padre, se pur desidera il conforto dell’uomo, non si sente mai abbandonato a se stesso.
Se fosse per i nostri meriti e per l’amore che gli portiamo, Cristo non avrebbe stimolo alcuno ad operare per la nostra salvezza.
Ma è l’amore del Padre, la sua eterna presenza che gli dà coraggio e conforto fino all’estremo sacrificio.
33 Queste cose vi ho detto affinché abbiate pace in me.
Quando la nostra infedeltà e l’incapacità ad operare per la salvezza sono dichiarate in maniera così aperta e conclamata, c’è proprio da vergognarsi e da essere turbati, se non fosse per la misericordia divina.
Non solo ci è data una salvezza immeritata, ma ci è anche assicurata ogni pace ed ogni serenità. In virtù del sacrificio di Cristo, ogni nostro sacrificio sarà vissuto in maniera diversa, non nell’ottica e nella prospettiva di ciò che dovremo patire, ma nel conforto e nella pace di Colui che già ha patito per noi.
Nel mondo avete tribolazione, ma abbiate coraggio io ho vinto il mondo.
Non nega Gesù e non banalizza le nostre tribolazioni: infonde nei nostri cuori un coraggio diverso. Allorché Cristo ha vinto il mondo ci ha dato un altro cuore, fatto per una sicura vittoria. L’uomo che confida in se stesso, soccomberà nel confronto col mondo, l’uomo che confida in Cristo sarà vincitore con Lui e per mezzo di Lui.

Informazioni aggiuntive