Introduzione

 

PRESENTAZIONE

Perché un  sito di esegesi biblica

 e più specificatamente di

lettura continua della Bibbia ?

 

Domanda legittima, perché oggi più che mai si assiste ad una proliferazione di scritti più o meno pertinenti ed illuminati che vorrebbero in qualche modo risvegliare la fede in Cristo Gesù.  

Noi non vogliamo presentarci come l’eccezione, ma per così dire remare in senso contrario solo per affermare non una qualche novità, ma la perenne attualità del Vangelo.

Va riscoperta e valorizzata una lettura tradizionale della Parola, che nel tempo si è arricchita di significati diversi, senza tuttavia trovarsi in contrasto con quanto già detto e già scritto dai Padri della chiesa.

Mantenere il contatto con le origini significa riconoscere la perenne attualità di una ispirazione che procede dallo Spirito Santo e che non si adatta alla moda dei tempi, ma illumina ogni tempo. 

Cosa è venuto meno nelle comunità cristiane? Non la fede nell’importanza della parola, ma il progressivo abbandono della Rivelazione.

La Parola che è scritta cede sempre più il posto alla parola che è detta ed annunciata dall’uomo in modo arbitrario ed infondato, secondo le proprie convinzioni. E anche quando si cita la Sacra Scrittura, le distorsioni di significato sono talmente gravi e profonde che portano all’ annullamento di ogni potenza del Verbo di Dio.

Quale lo scopo di questa nostra fatica? Aiutare ogni uomo a leggere il Vangelo così come ci è stato tramandato, senza nulla aggiungere e senza nulla togliere, ricuperando il valore sacramentale della Parola.

Cosa comporta tutto ciò in pratica?

Innanzitutto una lettura che sia il più possibile letterale. Bisogna tradurre quello che è scritto e non lasciarsi prendere dalla smania di dare a tutti i costi un significato. 

Ciò che a me non è immediatamente chiaro, lo sarà sicuramente per qualcun altro. Il traduttore deve essere fedele al testo originale e non considerare prioritarie le ragioni di una forma bella, piacevole, immediatamente comprensibile.

Una traduzione non deve essere una parafrasi, ma la semplice trasposizione della Parola da una lingua ad un’altra.

Ci illumini l’esempio di Gerolamo, che di fronte all’impossibilità di rendere in maniera adeguata il testo originale nella lingua latina, ricorre spesso alla così detta traslitterazione, cioè alla semplice trascrizione della parola ebraica.

Meglio rinunciare a volte alla traduzione di qualche parola, che diventare traditori della Parola.

Una lettura integra della Parola non comporta soltanto la fedeltà al testo originale, che unico può considerarsi ispirato, ma anche una conoscenza integrale e non frammentaria di quanto sta scritto.

Nessuno di noi quando legge un libro comincia dalla fine o dalla metà, ma dall’inizio.

Ogni discorso ha una sua logica congruenza soltanto se rapportato a quanto detto prima e a quel che è detto dopo. Va compresa la successione dei detti e dei fatti.

Un discorso fatto da Gesù in una determinata circostanza non può essere preso in ballo per giustificare una qualsiasi affermazione che appare fuori tempo e fuori luogo rispetto al suo primitivo contesto.

Chi legge la Sacra Scrittura deve innanzitutto essere preso da un sincero desiderio di ascolto.

Dobbiamo comprendere quel che il Signore ha da dire ad ognuno di noi, non far dire alla parola ciò che è di nostro interesse.

Si deve leggere in maniera ordinata versetto per versetto, senza nulla tralasciare e senza alcuna fretta di correre in avanti là dove il discorso si fa per noi più interessante.

C’è una fatica che è da Dio benedetta e colmata di ogni grazia, quando non si crede nella propria intelligenza, ma nella luce che viene dal cielo.

Una lettura finalizzata innanzitutto al parlare e non all’ascoltare è priva di quell’ispirazione che è dono di Dio e che è potenza di vita nuova.

Non si legge per istruire gli altri, ma per rendere sapienti se stessi. Perché la fede viene dall’ascolto e l’ascolto dalla Parola di Dio.

Vi è una potenza della Parola che porta  ad un cambiamento della vita.

Cercate una prova di verità della Parola? La troverete nella sua forza di rinnovamento. La Parola dà conferma di se stessa nel cuore di tutti coloro che l’accolgono.

Non c’è nulla da dimostrare e nessuno da convincere. Non si conosce la fondatezza della Parola se non nel suo ascolto.

Ma con ciò siamo già nella dimensione della fede e qualcuno potrebbe obiettare che non tutti hanno la fede nella Rivelazione.

E’ vero che la fede appartiene all’uomo maturo, ma nessun uomo può dirsi estraneo ad essa e collocato fuori da un dialogo col suo Creatore.

Perché nel cuore dell’uomo non parla soltanto la voce del Maligno, ma ancor prima ha parlato e parla la voce di Dio.

Non c’è uomo che possa porre se stesso al di fuori o al di sopra dell’ascolto: ognuno ha una propria coscienza attraverso la quale Dio si fa sentire anche ai più lontani.

E’ lo stesso Apostolo che afferma l’universalità della Parola di Dio così come si fa avvertire nella coscienza del singolo, in ogni tempo e in ogni spazio.

Ma allora se la Parola è già nell’uomo indipendentemente da ogni rivelazione perché la lettura della Bibbia? Cosa c’è di più e di diverso?

Non Colui che parla nel cuore dell’uomo, ma la sua opera di redenzione e di illuminazione.

Perché flebile è la voce della coscienza, e a stento l’uomo comprende e riconosce la Parola di Dio; chiara e potentemente proclamata e conclamata è la Parola che Dio rivolge ad Israele.

Il dialogo tra l’uomo e Dio è ottenebrato dalla sordità portata dal peccato ed il Signore per salvarci deve intraprendere un’opera di rieducazione totale.

Si può educare in maniera diversa, anche attraverso l’operare, ma la via privilegiata e più efficace resta quella della Parola.

Nessun cammino educativo ha esito felice se una volontà di Parola non si incontra con una volontà di ascolto.

Con la Rivelazione ci è chiesto di uscire dalle secche di una coscienza che a stento riconosce la voce di Dio e di metterci nel novero di una nazione numerosa che accorre al Signore per essere da Lui istruita ed illuminata.

In un confronto che non è solo quello del singolo col suo Creatore, ma anche quello di tutte le creature con l’unico Creatore.

La mia verità, la mia convinzione deve cedere il posto all’unica Verità che tutti vuol illuminare e convincere, perché finalmente possiamo uscire da quell’individualismo che è angoscia e morte.

Quale requisiti bisogna avere per entrare nel novero dei discepoli? Nessuno, soltanto la convinzione che l’uomo non può redimere se stesso, ma che una vita destinata alla morte può essere riscattata soltanto in virtù dell’opera di un Altro.

Chi si sente sufficiente a se stesso e confida nella propria intelligenza, bontà e giustizia, non comprende e non può comprendere la necessità di un ascolto che vada oltre la voce di una coscienza chiusa in se stessa, estranea all’universalità della Parola.

Quello che nel mondo è semplicemente sussurrato all’orecchio, in Israele è stato proclamato e gridato sulle alture.

Chi cerca la luce, accorre là dove è giunta notizia di una luce.

Certamente esiste la possibilità dell’inganno, ma è la Parola stessa che è annunciata che si manifesta ad ognuno nel suo essere fondata o infondata.

Non l’uomo convince riguardo alla Parola, ma è la Parola che convince, cioè lega a sé ogni uomo e lo trascina in un cammino di vita.

E se tutto questo non avviene? Se l’ascolto è rivolto altrove? A Dio il giudizio ultimo e definitivo sul singolo. L’annuncio è soltanto una proposta di vita.

Nessuna pretesa di imporre la Verità, ma l’umile accettazione dell’altro che è oggetto della medesima pazienza divina.

Lo scopo dell’annuncio non è neppure quello di creare una società diversa contrapposta ad un’altra  o ad altre società, a volte anche in maniera violenta.

Nessuna volontà di affermazione sul mondo e nessuna presunzione che possa nascere qualche istituzione, gruppo, comunità, predestinati ad essere i migliori.

La diversità è dono di Dio ed appartiene innanzitutto all’uomo che fa la volontà di Dio. Si illudono e si ingannano coloro che confidano nelle istituzioni di questo mondo se pur portano il nome di Dio.

L’inganno, la contraddizione, il peccato, la divisione si insinuano dappertutto. Il regno di Dio è dentro di noi e va costruito e cercato nel proprio cuore, non in questo o a quel gruppo di appartenenza.

Finchè siamo in questo mondo chiesa è la rete che prende pesci di ogni sorta  e che soltanto alla fine saranno divisi: chiesa è il campo seminato di buon grano dove cresce anche la zizzania.

Non esiste una chiesa che cresca pulita e che raccolga con discernimento.

Si consolino e vivano nella pace coloro che soffrono per le divisioni che lacerano il corpo di Cristo.

Tutto previsto e tutto riassorbito nell’amore di Dio. Non siamo fatti per vivere da soli, ma insieme ad altri in un rapporto che può essere anche conflittuale, ma che è tuttavia necessario perché siano riconosciuti davanti a Dio quelli che sono degni di approvazione.

Ognuno ami la propria famiglia, la propria chiesa, la parrocchia o il gruppo in cui è stato trovato, portando il peso di ogni vita comunitaria, senza presunzione di verità.

E’ l’obbedienza alla Parola di Dio che ci rende consapevoli di verità, non la semplice sottomissione a questa o a quella struttura. Vi è un luogo privilegiato di salvezza che ha il nome di Chiesa. Ma non è la semplice appartenenza alla Chiesa garanzia di salvezza. Non basta che la luce sia donata in un luogo perché di fatto risplenda in tutti i cuori che in quel luogo sono trovati. È scritto in Giovanni

E la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno avvinta.

Bisogna avvicinarsi al Cristo nella consapevolezza della propria malvagità e lontananza dal Creatore, in una confessione piena e totale del proprio peccato, con una desiderio di fare la  volontà di Dio senza riserve alcuna,  così come prescritto dal primo e più grande comandamento.

Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore , con tutta l’anima, con tutte le forze.

Va compresa e recuperata l’importanza della nostra appartenenza ad una Chiesa soltanto a partire da quella Parola e da quella predicazione che l’ha generata e fondata.

Non ci sarebbe Chiesa senza l’annuncio dei dodici apostoli, che hanno parlato di tutto ciò che hanno visto e udito nel tempo in cui Gesù fu in mezzo a loro.

Quest’annuncio va conosciuto con una lettura assidua e costante della Parola di Dio, che ci fonda continuamente nella Chiesa dopo aver fondato la stessa Chiesa.

L’ignoranza della Parola Rivelata, di fatto è ignoranza di Dio e di tutti i doni che ci ha dati col Figlio suo.

Non basta abitare in una casa ricolma di doni del Signore Dio: bisogna conoscerli, discernerli, dare il giusto valore, farne un uso adeguato conforme alla volontà del donatore.

La vocazione di ogni cristiano è quella di crescere di conoscenza in conoscenza, fino alla statura dell’uomo perfetto che è riconosciuto degno di vedere Dio.

L’ignoranza non è un valore e non è neppure una semplice mancanza: è un grande male che ci tiene schiavi dell’inganno e dell’errore.

Leggiamo con entusiasmo e mettiamo in pratica la Parola: non da soli e senza conferma alcuna riguardo a ciò che è da noi compreso. Nella Chiesa e per la Chiesa, nello spirito della Tradizione, da essa custodita, troveremo ogni garanzia di verità.

E’ con questo spirito e con questo intento che proponiamo una lettura sistematica delle Scritture, a partire dal Vangelo.

Una proposta che è fatta a tutti coloro che vogliono essere cristiani. Non importa innanzitutto quale confessione, ma su quale conoscenza è fondata la nostra confessione.

Non ritroveremo il senso dell’unità della Chiesa se non ritornando alla lettura di quella Parola che l’ha fondata e la fonda continuamente.

Ogni discussione diversamente improntata è sterile ed oziosa: non ci apre alla Verità, ma ci chiude nella nostra verità.

Immergiamo la nostra mente e il nostro cuore in quel bagno salutare che ha nome di lettura continua, perché ogni uomo che si sente amato da Dio possa ritrovarsi nella comunità di quegli eletti che in questa terra vivono come in esilio, e il cui nome è scritto e conosciuto soltanto in cielo.

 

 

Informazioni aggiuntive