Quale Chiesa?

Quale Chiesa?
In questo incontro vogliamo parlare della Chiesa.
Come è intesa e come si deve intendere? Quale il suo significato ideale e quale la sua realtà storica?
Alla fine quale l’importanza della Chiesa intesa in senso cattolico?
Punto di partenza e di arrivo del nostro discorso è la Parola di Dio. E non può essere diversamente.
Nessuna chiesa si può intendere e giustificare se non alla luce della Parola rivelata.
Chiesa significa radunanza, assemblea, non vi può essere radunanza  se non in virtù di una Parola che la annuncia, la prepara, la giustifica.
Prima ancora della Chiesa visibile e storicamente determinata, vi è una Chiesa a noi sconosciuta, affermata ed esaltata dalla Parola rivelata, come espressione ultima  della giustizia e dell’amore di Dio.
È una chiesa in cui è superata ogni divisione tra uomo e uomo: divisione imposta dalla diversità dei tempi, delle culture, dei luoghi.
E tutto questo in virtù dell’unico Salvatore che ha nome di Gesù Cristo, figlio di Dio. “perché in Lui e per Lui sono state fatte tutte le cose e tutti in Lui sussistono”.
È questa la Chiesa di cui parla Colui che ne è  autore e Signore.
Verranno dall’Oriente e dall’Occidente a sedersi alla mensa di Abramo, ma i figli del regno saranno cacciati fuori, dove sarà pianto e stridore di denti”.
È una chiesa che non ha connotazione storica precisa, abbraccia tutti i tempi e tutti gli uomini, è garantita dalla giustizia di Dio, dal Salvatore mandato dal cielo, dall’unico giusto in virtù del quale i molti sono costituiti giusti.
È una Chiesa che è dalle origini, perché da sempre la creatura è accompagnata e seguita dall’amore del Creatore.
È garanzia della giustizia e dell’amore di Dio: non è affermazione ed esaltazione di una salvezza operata dall’uomo indipendentemente dalla grazia che viene dal cielo.
Non esalta e non premia lo sforzo etico dell’uomo: esalta e fa risaltare sempre ed ovunque la gratuità della salvezza. E’ una Chiesa che si pone non al di fuori, non sopra né accanto all’unica Chiesa del Cristo., ma in essa e solo in essa trova la sua esaltazione e la sua ultima conferma da parte di Dio.
“Verranno dall’Occidente e dall’Oriente, da ogni luogo e in ogni tempo, ma soltanto per sedersi all’unica mensa del Signore, che è quella storicamente manifestata e conosciuta in Israele da Abramo alla sua discendenza”.
La salvezza operata dal Cristo non conosce i tempi e gli spazi dell’uomo, opera in tutti e dappertutto. Ma non perde con ciò una sua centralità ed una sua visibilità storica a partire da ciò che Dio ha operato in Israele.
È un errore e una grave deviazione della fede, esaltare ed annunciare una salvezza in nome di una Chiesa che è viva ed attuale in ogni tempo, per una pretesa e malintesa fedeltà a Cristo, scavalcando e mettendo da parte la sua opera di salvezza quale si è manifestata e si è fatta conoscere in virtù della Rivelazione.
Questa Chiesa può consolare il cuore di chi avverte una situazione di disagio e di difficoltà nel suo rapporto con l’istituzione del proprio tempo, ma non può giustificare una fuga e un non confronto con Essa.
È affermata da Gesù in tono polemico contro la presunzione di salvezza di Israele per il semplice dono della Legge. Non è l’esaltazione di una fede individualistica che rifiuta il rapporto con la comunità dei credenti e fugge lo sforzo, la fatica per una comunione dei cuori nel vincolo dell’unico Amore e dell’unico Salvatore.
È fondata ragione di pace e di gioia per ogni credente in Cristo. Chi fa parte di questa Chiesa ha  la garanzia di salvezza nonostante le contraddizioni e le ambiguità che si manifestano in ogni istituzione storicamente incarnata, non esclusa quella che porta il sigillo di Dio.
Gli uomini di chiesa possono anche sbagliare nelle loro valutazioni e nei loro giudizi. Ma tutto è trasceso dal giudizio del Salvatore che unico si fa garante di vita eterna.
Una Chiesa conosciuta dal solo Cristo non comporta di necessità una  fuga dalla Chiesa storicamente data e trovata nel tempo della nostra vita.
Possiamo anche rifugiarci in solitudine, in una vita di preghiera, di penitenza, di lettura della Parola.
Ma non possiamo ignorare la Chiesa   fondata da Cristo su questa terra e vivere davanti a Dio come se non esistesse.
Non è un’istituzione come  le altre, create dall’uomo, per regolamentare i rapporti tra uomo e uomo.
Queste si possono anche contestare,  ignorare, non tenere in considerazione. Non sono assolutamente necessarie per la vita eterna. Non sono di per sé veicolo di grazia divina; l’una vale l’altra e tutte insieme possono anche essere un nulla davanti a Dio. 
Non così la Chiesa di Cristo. Ha connotati unici ed esclusivi. È  luogo privilegiato di salvezza: in essa e per essa troverai ogni grazia che viene dal cielo.
La fede cristiana è fede in un Dio personale, che si manifesta e si fa conoscere nella concretezza della storia in parole ed opere,  non nei costrutti fantastici del pensiero astratto.
Nella Chiesa ascolterai la Parola di Dio , nella Chiesa conoscerai la potenza vivificante dell’eterno Logos di Dio.
Non c’è verità di annuncio se non in  quello che passa attraverso la chiesa, non c’è verità della Chiesa se non in quanto fondata e creata dalla stessa Parola di Dio. È la Parola che crea la Chiesa è la Chiesa che annuncia la stessa Parola.
Sulla Chiesa è riversata ogni grazia del Cristo,ed è la Chiesa dispensatrice di ogni grazia celeste.
Trascorrendo da una chiesa  universale che è in ogni tempo e luogo, non conosciuta in sé e per sé se non dal solo Cristo, rivolgiamo ora la nostra attenzione a quella chiesa che si profila e si afferma con connotati storici  precisi e definiti.
È la chiesa di cui anzitutto Gesù ci parla in immagine attraverso la parabola della rete gettata in mare.
Il mare rappresenta tutto il mondo, la rete la Parola di Dio che è annunciata.
Tutti gli uomini che cadono nella rete e sono in essa rete bloccati, condizionati e circoscritti sono in certo qual senso la chiesa, intesa come  totalità. Totalità delle singole chiese locali, totalità dei loro membri indipendentemente  da ogni attributo particolare, definizione specifica, collocazione spaziale e temporale . È la chiesa che vive nell’attesa del giudizio di Dio, ed è  di esso consapevole in virtù dell’annuncio del Vangelo. È la chiesa fatta di pesci buoni e cattivi che soltanto nel giorno ultimo saranno separati gli uni dagli altri non in modo arbitrario, ma secondo la giustizia divina.
E non è irrilevante che  le parole di Gesù concludano con l’affermazione del giudizio finale.
Si tratta di chiesa reale, nata dall’annuncio del Vangelo, ma non ancora riconosciuta propria dal Cristo. Bisognerà andare avanti con il discorso per arrivare all’affermazione e all’esaltazione di una chiesa che è garantita dalla Parola che è lo stesso Cristo.
Perché è un dato di fatto che di chiese nate da un annuncio del Vangelo ce ne possono essere tante; non per questo tutte sono approvate dal Signore.
“E io ti dico che tu sei Pietro e che su questa Pietra io fonderò la mia chiesa”.
Notate bene. Mia chiesa, non una chiesa qualunque. È la prima volta che Gesù parla di una chiesa come unicamente ed esclusivamente sua: quella fondata su Pietro. Gesù non si riconosce in ogni chiesa e in tutte le chiese. Soltanto riguardo a quella fondata su colui che è pietra dice che le porte degli Inferi mai prevarranno su di essa.
Altrove abbiamo sottolineato, come ogni cristiano, sia cattolico, ortodosso, protestante, deve amare la chiesa che lo ha battezzato. Chi non ama la propria chiesa non potrà certamente amare quella che Cristo chiama sua. Sarebbe in netto contrasto con il modo di sentire di Gesù. Anche Lui ama la sua Chiesa.
Tutto questo ci dice però che in un cammino di fede va considerata non soltanto l’amore per la chiesa che ci ha annunciato Cristo, ma anche l’amore per la chiesa che unicamente Gesù ha chiamato sua.
Nessuno deve avere la pretesa che altri cristiani passino ad altra chiesa.
Ma sarebbe un errore e una falsità ignorare l’importanza e la necessità di un esame e di un ripensamento riguardo alla propria chiesa di appartenenza. È quella che Cristo chiama sua, o non è una chiesa che si pone accanto o peggio ancora contro?
Innanzitutto quelle che si pongono accanto e sullo stesso piano.
È poi così fondata e giustificata l’affermazione di un primato di Pietro che si ponga alla pari di quello dei dodici apostoli? E perché mai a Pietro e solo a lui è comandato di pascere le  pecore di Gesù? In che senso e fino a che punto gli apostoli e i loro successori sono al di fuori e al di sopra di questo discorso?
Riflettano i fratelli ortodossi, ma riflettano anche i vescovi cattolici! Se è giustificato il loro primato sulla chiesa locale, quale è il loro rapporto con il vescovo di Roma, successore di Pietro?
Possono rivendicare una benedizione divina per sé e per la propria comunità senza l’approvazione e la benedizione che viene da Roma?
Quale garanzia di verità se non nell’unità con Roma e nella fedeltà all’unico papa?
Quanti mali  sono venuti alla chiesa proprio ad opera di vescovi che non si sono sottomessi all’autorità del papa. Ponendosi alla pari hanno trovato il pretesto per giustificare rovinose fratture e divisioni, trascinando con sé fratelli a loro sottomessi.
Prima ancora delle ragioni delle chiese locali, vi è la ragione della Chiesa cattolica, che ha la sua sede in Roma e si esprime per voce del Santo Padre.
Si può anche scavalcare e mettere da parte questo discorso affermando che non è storicamente dimostrato che la Chiesa di Pietro sia la chiesa di Roma.
Potrebbe anche essere una qualsiasi altra chiesa, soprattutto d’Oriente. Non c’è chiesa che non pretenda un diretto collegamento a quella di Pietro e una legittima discendenza dalla prima comunità dei credenti.
Ma può essere  così risolto, attraverso le vie opinabili ed incerte della ricerca storica, il problema  dell’unicità della Chiesa e dell’unità delle chiese?
L’unità della chiesa non è innanzitutto un dato, ma un fatto. È comandata da Gesù, non è garantita indipendentemente dalla nostra fede e dalla nostra buona volontà.
Gesù riconosce come propria una sola chiesa. Sta a noi identificare questa chiesa e convenire in unità in essa.
Se veramente ci poniamo nello Spirito dell’unico Signore e Salvatore  è fin troppo ovvio che la fede può ben arrivare là dove non arriva la ricerca storica. Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. Ma per chi ha orecchi di ascolto è sempre aperta la via della riconciliazione e dell’unità.
Lutero nella sua polemica contro la Chiesa di Roma, affermava che sarebbe pur stato disponibile a riconoscere il primato del vescovo di Roma. , ma solo per convenzione, cioè per comune accordo fra tutte le chiese, non per ragioni storicamente dimostrate e fondate.
Che cosa ne è stato e che cosa se ne è fatto nella chiesa riformata di tale pretesa buona volontà?
Nulla! Assolutamente nulla!
E sarebbe forse non pienamente giustificato il primato dell’attuale papa, qualora ammettessimo tutti che, per convenzione sottoscritta dai primi cristiani, il vescovo di Roma deve essere riconosciuto come il successore di Pietro? Cosa vi è di arbitrario e di non conforme al comando del Signore in tale scelta? È espressione di una fede falsa ed ingannevole o di una fede che vuole ciò che Gesù stesso ha voluto, cioè che si abbia anche in terra come in cielo un solo pastore del suo gregge?
Si dica quel che si vuole: è un dato di fatto incontestabile che l’unità della Chiesa si è storicamente determinata intorno al vescovo di Roma. Così sono andate le cose. E di fronte alla realtà storica, che senso ha mettere in discussione? Su quali basi e presupposti? Per quale diversa conclusione?
Solo una fede non  autentica e non giustamente fondata può giustificare le attuali divisioni e il rifiuto di un’obbedienza al Santo Padre, vescovi compresi.
Se è ingiustificata qualsiasi chiesa che si ponga semplicemente accanto a quella che è in Roma, cosa dire di tutte quelle comunità che sono nel mondo che ignorano il santo Magistero e seguono vie proprie, sotto la guida di questo o quel leader, dimostrando manifestamente un rifiuto della Tradizione? Divise da Roma sono pure divise fra loro e in loro stesse: ognuno è chiesa per sé e il Satana può imporre il suo errore senza barriere e senza limiti. Sono chiese senza futuro, consumate dall’individualismo e dal relativismo, l’una contro l’altra armate. Ma ogni regno diviso in se stesso sarà distrutto, divorato da contraddizioni ed ambiguità di ogni sorta non rimovibili dall’uomo che le ha create e volute.
Fratelli carissimi è tempo di dura prova per coloro che credono in Cristo.
Ovunque trionfa il peccato, la menzogna, l’inganno del Diavolo, che si traveste di angelo di luce per trascinare l’umanità tutta nella dannazione eterna.
Il resto di Israele, il piccolo gregge oggi più che mai rischia la distruzione totale. I pochi rimasti in una autentica fedeltà al Signore serrino le file e comincino a valutare seriamente l’importanza di essere in Cristo un cuore solo ed un’anima solo, non a partire dalle proprie verità ma dall’unica Verità affidata, custodita a, tramandata dalla Chiesa cattolica.
Senza l’accettazione amorosa e convinta del primato del vescovo di Roma, non ci sarà più una Chiesa che possa parlare di Verità in Cristo e per Cristo.
Oggi più che mai dobbiamo pregare e ringraziare il Signore per averci dato il Santo Padre Benedetto XVI.
È una luce accesa da Dio nelle tenebre di questo mondo. Nessuna chiesa può fare a meno di lui e andare avanti da sola senza la sua guida.
La questioni dottrinali vengono dopo e sono in subordine a questa volontà di essere tutti in Cristo membra di un solo corpo.
Non si dica che la chiesa è divisa per la  ragioni della diversità dottrinale. È Vero esattamente il contrario che proprio la divisione della Chiesa ha creato le “ragioni”, della diversità dottrinale. 
Il discorso potrebbe andare avanti a lungo, ma andrebbe fuori dai limiti di tempo concessi ad una breve conversazione.
Per concludere riportiamo uno scritto di Antonio Rosmini, un beato degli ultimi tempi che molto ha patito e ha sofferto da parte della Chiesa cattolica, ma che sempre ha mantenuto intatta la propria fedeltà al vescovo di Roma, convinto che la Verità non segue le vie della disobbedienza, ma quelle dell’obbedienza all’unica e sola Chiesa che il Signore ha chiamato sua.
Così risponde a chi gli fa recapitare “ il veneratissimo foglio in cui gli si rende noto…
Che essendosi radunata in Napoli per espresso comando di Sua Santità la Sacra Congregazione dell’Indice… questa fu di unanime sentimento, approvato poi dal Santo Padre, che si dovessero proibire le mie due operette aventi per titolo l’una: Delle cinque piaghe della santa chiesa, l’altra: La costituzione secondo la giustizia sociale, ecc; e in pari tempo mi interpella sulla mia sottomissione al relativo decreto, affinché  possa esserne fatta menzione nel decreto medesimo.
Coi sentimenti pertanto del figliuolo più devoto ed ubbidiente alla santa sede, quale per grazia di Dio sono sempre stato di cuore e me ne sono anche pubblicamente professato, io le dichiaro di sottomettermi alla proibizione delle nominate operette puramente, semplicemente, e in ogni miglior modo possibile; pregandola di assicurare di ciò il Santissimo nostro Padre, e la Sacra Congregazione…
Antonio Rosmini prete.
Altrove lo stesso scrive :“Il primo desiderio che viene figliato nel cuore del cristiano da quello supremo della giustizia è quello dell’incremento e della gloria della Chiesa di Gesù Cristo.
Chi desidera la giustizia, desidera tutta la possibile gloria di Dio, desidera ogni cosa qualunque che a Dio sia cara. Ora il cristiano sa per fede che tutte le compiacenze del Padre celeste sono riposte nell’Unigenito suo Figliuolo Gesù Cristo; e sa che le compiacenze dell’Unigenito Figliuolo Gesù Cristo sono riposte nei fedeli suoi, che formano il suo regno.
Non può dunque il cristiano giammai sbagliare, quando si propone tutta la santa Chiesa per oggetto dei suoi affetti, dei suoi pensieri, dei suoi desideri e delle sue azioni.
Perché egli sa di certo in questa parte la volontà di Dio.
Egli sa di certo che la volontà di Dio è questa: che la Chiesa di Gesù Cristo sia il gran mezzo, per il quale venga pienamente glorificato il suo santo nome.
Il cristiano può dubitare, circa qualunque cosa particolare, se Iddio voglia o in questo o in quel modo farla strumento della sua gloria. Ma riguardo a tutta la chiesa di Gesù Cristo egli non può dubitare, perché è certo che essa è stabilita sì come il grande strumento e il gran mezzo, onde egli sia glorificato innanzi a tutte le creature intelligenti.
Non potrebbe già assicurarsi in egual modo, quando si trattasse di una sola parte non essenziale al gran corpo della santa Chiesa.
Egli deve dare i suoi affetti a tutta intera l’immacolata sposa di Gesù Cristo, ma non così a tutto ciò che potrebbe formarne una parte, e che Iddio non ha manifestato se veramente e stabilmente le appartenga. Nessun mezzo, insomma, particolare, che pur considerato in se stesso potrebbe, se Dio volesse, essere mezzo alla sua gloria, si deve da lui illimitatamente ed incondizionatamente amare.
Perché chi sa che quel mezzo Iddio nol rigetti forse da sé, essendo le sue vie occulte al pensare ed al vedere dell’uomo? Ma quando si tratta di tutta la Chiesa, non v’ha più dubbio; essa da lui fu eletta a strumento della sua gloria, senza possibilità alcuna di pentimento per tutto il corso dell’interminabile eternità. Se dunque il cristiano, che si propone di secondare la sua vocazione e seguire la perfezione, non ha tolto a far altro, che a cercare in tutte le cose la gloria di Gesù Cristo, la sua professione consiste, per necessaria conseguenza nell’occupare le sue forze a servire unicamente alla santa Chiesa.
A questa, in qualunque modo, egli può, deve pensare, e per questa desiderare di logorare le sue forze e di versare il suo sangue,ad imitazione di Gesù Cristo e dei martiri.
Egli sa, per le parole di Gesù che la chiesa che si ritrova nello stato di viaggio quaggiù in terra, è fondata sopra una pietra, contro la quale non possono prevalere le forze dell’inferno: cioè sopra il capo degli apostoli san Pietro, e sopra i pontefici romani suoi successori, supremi vicari in terra di Gesù Cristo.
Conoscendo dunque per divina rivelazione, che questa sede fu scelta per beneplacito del divino fondatore, in modo che essa non può giammai venir meno, si può dire che essa, per sì fatta elezione, sia diventata la parte essenziale della chiesa di Gesù Cristo. Mentre tutte le altre parti della medesima non possono considerarsi che come accidentali; poiché non è stata data infallibile promessa che esse non debbano, singolarmente prese, per qualche tempo perire.
Dunque il cristiano dovrà nutrire in se stesso un affetto, un attaccamento, ed un rispetto senza limite alcuno per la Santa Sede del pontefice romano. Senza limite alcuno dovrà amare e procacciare la vera e santa gloria, l’onore e la prosperità di questa parte essenziale della immacolata sposa di Gesù Cristo.
Per ciò, poi, che spetta a quella porzione della santa chiesa che è già pervenuta allo stato di termine, dovrà il cristiano fedele continuamente vagheggiarla, come quella parte che ha già il suo perfetto incremento e la sua perfetta bellezza. Egli deve suscitare in sé medesimo, e continuamente accrescere, il desiderio che tutti i membri della chiesa, o certo quanti sono fino dall’eternità predestinati a ciò ed eletti, giungano a quella consumata perfezione; ed in tal modo venga tutto il regno di Gesù Cristo, e si aggreghi intorno a lui, compiendo in tal guisa la sua gloria ed il suo trionfo per tutti i secoli dei secoli.

 

 

 

 

 

 


 

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