Vangelo di Marco cap2
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- Categoria: Vangelo di Marco
- Pubblicato Mercoledì, 27 Luglio 2011 13:26
- Scritto da Cristoforo
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Marco 2
Ed essendo entrato di nuovo in Cafarnao dopo alcuni giorni si udì che era in casa. 2 E si riunirono molti così che non c’era più spazio neppure presso la porta e diceva loro la parola. 3 E vengono portando da lui un paralitico portato da quattro. 4 E non potendo portare a lui a causa della folla scoperchiarono il tetto dove era, e avendo fatto un buco calano il lettuccio dove giaceva il paralitico. 5 Ed avendo visto Gesù la loro fede dice al paralitico: Figlio, sono rimessi i tuoi peccati. 6 C’erano alcuni degli scribi lì seduti e ragionanti nei loro cuori: 7 Cosa costui così parla? Bestemmia! Chi può rimettere i peccati se non uno solo, Dio? 8 E subito avendo conosciuto Gesù nel suo spirito che così ragionavano fra loro dice a loro: Perché ragionate queste cose nei vostri cuori? 9 Cosa è più facile dire al paralitico: Sono rimessi i tuoi peccati, o dire: Alzati, e prendi il tuo lettuccio e cammina? 10 Affinchè allora sappiate che il figlio dell’uomo ha potere di rimettere i peccati sulla terra, dice al paralitico: 11 A te dico, alzati, prendi il tuo lettuccio e va’ a casa tua. 12 E si alzò e subito, avendo preso il lettuccio uscì davanti a tutti così che furono tutti meravigliati e glorificavano Dio dicendo: Cosa mai abbiamo visto. 13 E uscì di nuovo presso il mare; e tutta la folla veniva da lui, e insegnava a loro. 14 E passando vide Levi di Alfeo seduto al banco delle imposte e dice a lui; Segui me. Ed essendosi alzato seguì lui. 15 Ed avvenne che egli giaceva a mensa nella sua casa e molti pubblicani e peccatori giacevano a mensa con Gesù e con i suoi discepoli; erano infatti molti e seguivano lui. 16 E gli scribi dei farisei avendo visto che mangiava con i peccatori e pubblicani dicevano ai suoi discepoli: Perché mangia con i pubblicani e i peccatori? 17 E avendo udito Gesù dice a loro: Non hanno bisogno i sani del medico, ma i malati; non sono venuto a chiamare dei giusti ma dei peccatori.
18 Ed erano i discepoli di Giovanni e i farisei dei digiunanti. E vengono e dicono a lui: Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, invece i tuoi discepoli non digiunano? 19 E disse a loro Gesù: Non possono i figli della camera nuziale, nel tempo in cui lo sposo è con loro, digiunare. Per quanto tempo hanno lo sposo con loro non possono digiunare. 20 Verranno poi giorni quando sarà tolto da loro lo sposo e allora digiuneranno in quel giorno. 21 Nessuno cuce una pezza di stoffa grezza sopra un vestito vecchio: altrimenti strappa da esso il rattoppo nuovo dal vecchio e lo squarcio diventa peggiore. 22 E nessuno mette vino nuovo in otri vecchi: altrimenti, romperà il vino gli otri e si perde il vino e gli otri; ma vino nuovo in otri nuovi. 23 Ed avvenne che lui di sabato passava attraverso le messi e i suoi cominciarono a fare strada strappando le spighe. 24 E i farisei dicevano a lui: Guarda perché fanno di sabato ciò che non è permesso? 25 E dice a loro: Avete mai letto cosa fece Davide quando ebbe necessità ed ebbe fame lui e quelli con lui, 26 come entrò nella casa di Dio, sotto Abiatar sommo sacerdote, e mangiò i pani della presentazione che non è permesso mangiare se non ai sacerdoti, e ne diede anche a coloro che erano con lui? 27 E diceva a loro: Il sabato fu fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato. 28 Pertanto il figlio dell’uomo è padrone anche del sabato.
Ed essendo entrato di nuovo in Cafarnao dopo alcuni giorni si udì che era in casa.
Dove Gesù è presente, in una maniera o in un’altra, prima o poi, si viene a sapere. Non può rimanere nascosto e neppure ignorato dall’uomo colui che è Salvatore del mondo.
2 E si riunirono molti così che non c’era più spazio neppure presso la porta e diceva loro la parola.
Il numero delle persone è adeguato all’importanza dell’evento. Ben presto la chiesa si trova piena di chiamati. Venuti per che cosa? Innanzitutto per ascoltare la parola di Gesù. Così i molti ( chiamati ) sono radunati dal Padre presso Gesù, per essere istruiti dal Figlio. Non c’è spazio vuoto intorno al Cristo, se non quello che viene creato dall’uomo dopo il rifiuto della salvezza. Finchè l’iniziativa viene dal cielo, i molti sono attirati al Figlio. Quando l’iniziativa passa all’uomo, pochi sono gli eletti.
3 E vengono portando da lui un paralitico portato da quattro.
Stupenda immagine della chiesa più saggia ed illuminata. Non si va a Gesù da soli, ma si porta con sé i fratelli più deboli ed impotenti. Quattro persone per portarne una sola: poteva essere una di quelle “pesanti” che si lasciano volentieri a casa.
4 E non potendo portare a lui a causa della folla
La folla è sempre un impedimento per coloro che vanno a Gesù per ragioni vere e fondate. Non deve stupire se anche nella chiesa e vicino ad essa si accalca il mondo. Non tutti i chiamati sono consapevoli dell’importanza della salvezza e neppure comprendono la necessità di un pronto intervento.
scoperchiarono il tetto dove era, e avendo fatto un buco calano il lettuccio dove giaceva il paralitico.
Per chi non comprende l’urgenza del caso la trovata non deve essere sembrata delle più felici. Vi sono anche modi più ragionevoli ed educati per farsi spazio nella chiesa. Ma chi ha veramente bisogno di Gesù e lo vuole incontrare a tutti i costi, può essere costretto a fare uno strappo alla regola… andando incontro a qualche brutta figura e meritando qualche rimprovero dai cristiani perbene. Quando c’è Gesù, la chiesa rimane in ogni caso luogo di salvezza anche se l’entusiasmo e lo zelo di qualcuno può creare qualche guasto. Non sempre è degno di disapprovazione chi fa violenza e butta giù un po’ di muro, a fin di bene.
5 Ed avendo visto Gesù la loro fede dice al paralitico:
Vede la fede di chi porta, dice la parola a chi è portato. Se la fede si esprime attraverso la parola, può bensì esprimersi anche attraverso l’azione. A volte non c’è neanche il tempo di chiedere: Gesù vede quello che facciamo e subito comprende cosa abbiamo in cuore.
Figlio, sono rimessi i tuoi peccati.
Non chiama figlio, se non colui che è considerato padre. Non rimette i peccati nel nome del Padre se non colui che è mandato dal Padre.
6 C’erano alcuni degli scribi lì seduti
Gli uni si danno un bel da fare per andare a Gesù, gli altri se ne stanno comodamente seduti lì presso lui. Non sempre chi arriva prima a Gesù merita un elogio ed è più illuminato: c’è anche chi si trova già posto nella chiesa, perché fisicamente collocato in essa. Non c’è dono di vicinanza che non debba essere verificato e che non debba dare una risposta a Cristo.
e ragionanti nei loro cuori: 7
Gli uni agiscono in silenzio, senza ragione, trascinati dall’entusiasmo della fede, gli altri tutto esaminano e ponderano bene nel loro cuore. Chi non ha bisogno di un Salvatore, perché senza peccato e ha pure le gambe buone e può ben arrivare da solo (meglio ancora se nasce e vive all’ombra della chiesa), non crede nella salvezza che è donata dal Figlio. C’è un solo Dio per la remissione dei peccati. Basta l’Uno ed è anche troppo.
Cosa costui così parla? Bestemmia! Chi può rimettere i peccati se non uno solo, Dio?
Chi la sa lunga in fatto di remissione dei peccati, può anche giudicare il Figlio. Nessuna meraviglia che in fatto di perdono dal cielo ne sappiano di più quelli che non ne hanno bisogno.
8 E subito avendo conosciuto Gesù nel suo spirito che così ragionavano fra loro dice a loro:
Non c’è pensiero che sfugga alla conoscenza di Cristo. Non c’è ragionamento contro Gesù che non sia contraddetto dallo stesso Gesù. Se hai qualcosa contro il Figlio di Dio dovrai vedertela con Lui e Lui solo. Stolti gli uomini che fanno lega per dare addosso a Cristo con la Parola. E’ la Parola stessa che li mette al muro tutti insieme, per contraddirli uno ad uno.
Perché ragionate queste cose nei vostri cuori?
E’ la prima grande questione che viene presa in esame dal contraddittorio.
Perché si pensa male nel proprio cuore di Gesù? Invece di gioire per il perdono dei peccati che è concesso dal cielo, si fa il processo a Colui che è artefice e garante di questo perdono. Chi non ha fede in Cristo innanzitutto deve chiedersi per quale ragione.
La risposta ovviamente spetta a noi. Gesù non vuole darla, per non anticipare il giorno del giudizio. Ogni retta coscienza saprà trovare in se stessa le ragioni della propria incredulità… non per perseverare in essa, ma per voltare pagina e dare inizio ad un rapporto nuovo e diverso con Cristo.
9 Cosa è più facile dire al paralitico: Sono rimessi i tuoi peccati, o dire: Alzati, e prendi il tuo lettuccio e cammina?
Se non sappiamo trovare in noi stessi le ragioni della nostra incredulità, crediamo almeno alla potenza che cade ed opera sotto i nostri occhi. Perché colui che ha la potenza di remissione dei peccati ha anche il potere di donare una nuova vita. Non semplicemente una vita nascosta, ma una vita che tutti possono vedere. Chi crede nel perdono del Padre, non può rifiutare la vita nuova che è donata dal Figlio. E non si può pensare che il perdono venga da Dio e la salvezza dal Figlio: l’uno e l’altra vengono dall’unico e medesimo Signore.
10 Affinchè allora sappiate che il figlio dell’uomo ha potere di rimettere i peccati sulla terra, dice al paralitico: 11 A te dico, alzati, prendi il tuo lettuccio e va’ a casa tua.
La Parola che fa camminare in novità di vita è la stessa che ha potere di rimettere i peccati. E non semplicemente in cielo, ma hic et nunc sulla terra.
12 E si alzò
Non c’è parola di Dio che non sia data per la nostra rinascita a vita nuova. E non c’è prontezza nella fede che non sia anche prontezza nell’operare secondo la medesima fede.
e subito, avendo preso il lettuccio
Il giaciglio di morte, se pure non viene eliminato per sempre e rimane una possibilità per la nostra esistenza, non può più impedire il cammino in Cristo. Se prima eravamo suoi schiavi, ora cade in nostro potere e possiamo portarlo dove vogliamo e farne quello che vogliamo. Anche se riportato nella nostra casa dormiremo in esso nella pace del Signore.
uscì davanti a tutti così che furono tutti meravigliati
Si esce dalla vita vecchia davanti a Dio ed alla sua chiesa. La salvezza non è semplicemente una questione nostra, ma interessa tutta la comunità dei chiamati. Perché la gioia di uno diventi la gioia di tutti e tutti insieme diamo gloria a Dio per le meraviglie che compie in noi.
e glorificavano Dio dicendo: Cosa mai abbiamo visto.
Finchè ci sarà chiesa ci sarà stupore in essa per le opere del Cristo ed un continuo inno di lode alla gloria del Padre.
13 E uscì di nuovo presso il mare; e tutta la folla veniva da lui, e insegnava a loro.
Cristo opera nella sua chiesa, ma anche fuori di essa, per la salvezza di tutti coloro che lo cercano.
I confini e lo spazio della chiesa non sono mai definiti una volta per sempre, al contrario sono sempre aperti per coloro che stanno fuori, ma vogliono ascoltare la parola del Cristo.
14 E passando vide Levi di Alfeo seduto al banco delle imposte e dice a lui: Segui me.
Nessuno sfugge agli occhi del Signore: non coloro che lo cercano in maniera aperta e conclamata, ma neppure quelli che se ne stanno comodamente seduti a fare i propri interessi. La chiamata alla sequela non è dovuta a colui che corre o a colui che vuole, ma è innanzitutto dono di Dio. E il Signore può scegliere anche chi è in tutt’altre faccende affaccendato. Perché una chiamata così aperta e decisa per Levi di Alfeo e non per altri? Non è un problema che ci riguarda. Interessa sapere che non c’è uomo all’apparenza così lontano da Dio che non sia da lui visto e chiamato alla sequela di Cristo.
Ed essendosi alzato seguì lui.
Se la chiamata è un dono, la risposta è una scelta libera e responsabile. E non importa innanzitutto per quale ragione si aderisce al Cristo, importa piuttosto il come. Levi si alza prontamente, lascia il suo banco e segue Gesù. Nella parola di Dio, allorchè la sentiamo rivolta a noi, e la facciamo nostra attraverso le vie dell’ascolto, vi è una potenza che attira al Cristo. E’ come una calamita che incolla colui che è chiamato a colui che chiama. Non ci può essere sequela se non in virtù della potenza della Parola che è a noi rivolta da Gesù.
15 Ed avvenne che egli giaceva a mensa nella sua casa e molti pubblicani e peccatori giacevano a mensa con Gesù e con i suoi discepoli; erano infatti molti e seguivano lui.
L’amicizia tra Levi e Gesù, appare saldamente fondata fin dall’inizio. Subito Gesù diventa per Levi uno di casa e lo troviamo sdraiato alla sua mensa. E non ci sono soltanto loro due, ma anche tutti i loro amici: Gesù coi suoi discepoli e Levi con molti pubblicani e peccatori. Trascinati dall’esempio di Levi o semplicemente avendo scelto lo stesso partito, molti della stessa risma si ritrovano sdraiati con Gesù. E non c’è aria di predica, ma ascolto festoso della parola di Cristo.
16 E gli scribi dei farisei avendo visto che mangiava con i peccatori e pubblicani dicevano ai suoi discepoli: Perché mangia con i pubblicani e i peccatori?
Scribi e compagnia hanno occhi che vedono lontano e scrutano dappertutto, ma hanno orecchie corte che non odono da vicino, neppure quando parla il Figlio di Dio. Non c’è interesse alcuno per quello che si dice in questa mensa. Interessa soltanto il mangiare ed il perché di questo mangiare. Falsi ed ipocriti, come al solito non si rivolgono direttamente al Cristo, per essere istruiti da un maestro, ma soffiano nelle orecchie dei suoi discepoli. Non per chiedere spiegazioni riguardo alla Parola che è annunciata, ma per mettere sotto processo la Parola stessa. Perché Gesù mangia con i pubblicani ed i peccatori? Non contestano a Gesù quello che dice, ( non interessa ) ma quello che fa. Perché nessuna amicizia ci può essere fra chi osserva la Legge e chi la trasgredisce apertamente.
17 E avendo udito Gesù dice a loro:
Se l’uomo non ascolta neppure da vicino, Gesù ode anche da lontano e cerca il confronto a viso aperto, come si addice al giusto.
Non hanno bisogno i sani del medico, ma i malati;
Niente di più ovvio e scontato: la premessa sembra dar ragione agli avversari di Cristo. Gesù sta con i pubblicani ed i peccatori, perché sono questi che hanno bisogno delle sue cure.
Infelici gli scribi dei farisei che si sono rallegrati per queste parole. La gioia è tutta per gli altri e non è riservata a coloro che si credono giusti.
non sono venuto a chiamare dei giusti ma dei peccatori.
Gesù non è venuto a chiamare chi si crede giusto, ma chi si riconosce peccatore. Ai peccatori rivolge la sua Parola, coi peccatori giace a mensa. E gli altri? Possono continuare a vivere lontani da Lui, nell’illusione di una giustizia che non è data all’uomo: certamente non entreranno nel novero degli amici del Signore. Amici di Dio per presunzione propria, esclusi e reietti dal Figlio per proclamazione della sua bocca.
18 Ed erano i discepoli di Giovanni e i farisei dei digiunanti.
Come consuetudine e pratica di vita.
E vengono
Non è detto chi, ma si intende che sono i soliti attaccabrighe: ogni pretesto è buono, pur di entrare in polemica con Gesù.
e dicono a lui: Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, invece i tuoi discepoli non digiunano?
Si può attaccare un maestro per quello che fa e dice o per quello che dicono e fanno i suoi. Non c’è maestro che non si senta in qualche modo ferito quando si toccano i suoi discepoli. La domanda è già un’accusa ed un rimprovero. Qualsiasi risposta venga data resta il fatto che Gesù non ha insegnato a quelli che lo seguono l’osservanza della Legge e si è circondato di persone che non si possono dire virtuose. La risposta di Cristo capovolge la prospettiva del giudizio e da un’occasione di biasimo fa sortire un’occasione di lode. Ben hanno compreso i suoi discepoli il vero significato del digiuno: non si digiuna se non a tempo opportuno e non ci si abbandona alla tristezza quando è tempo di gioia.
19 E disse a loro Gesù: Non possono i figli della camera nuziale, nel tempo in cui lo sposo è con loro, digiunare.
Non possono… Non è una scelta dell’uomo, ma una necessità dovuta ai fatti. Quando accade qualcosa di infinitamente bello e grande a nessuno è concesso abbandonarsi alla tristezza. Ma qual è questo evento così importante che viene a spezzare una consuetudine consacrata dalla Legge? I discepoli di Gesù sono nati a vita nuova in virtù di un matrimonio che li vede figli. Se nella camera si consuma l’amore matrimoniale, dalla stessa e medesima camera è nata una moltitudine di fratelli. E come possono essere tristi i figli generati da questa unione quando è con loro l’autore ed il donatore della nuova vita? Il matrimonio tra Cristo e la sua chiesa è un dato ed un fatto e già si vedono i frutti nella generazione dei primi figli.
Per quanto tempo hanno lo sposo con loro non possono digiunare.
Una gioia già in atto non si può interrompere in qualsiasi momento, per una ragione qualunque: sarà festa per tutto il tempo in cui Gesù si trova ed è trovato con i suoi.
20 Verranno poi giorni quando sarà tolto da loro lo sposo e allora digiuneranno in quel giorno.
Non sempre Gesù sarà con i suoi discepoli. Verrà un giorno in cui salirà al cielo, per attenderli a vita eterna: allora digiuneranno.
Non rinnega Gesù l’importanza ed il valore del digiuno, ma bisogna ben comprendere per chi e quando. Si digiuna per Gesù, nell’attesa di un’unione eterna. Se ogni digiuno porta con sé una nuova fame, non è vero digiuno quello che è fatto nello spirito della Legge, ma quello che è fatto in Cristo e per Cristo. Quale fame portano con sé coloro che non conoscono Cristo? Fame di cose nuove o di cose vecchie? Una fame che non ha speranza di essere saziata o una fame che già vede la caparra del proprio appagamento? Non sono degni di biasimo i discepoli di Cristo, ma sono segno di verità e di vita che viene dal cielo.
21 Nessuno cuce una pezza di stoffa grezza sopra un vestito vecchio: altrimenti strappa da esso il rattoppo nuovo dal vecchio e lo squarcio diventa peggiore.
Gesù non è venuto semplicemente a cucire lo strappo antico. Qualsiasi cucitura è sempre a rischio. Quando poi si attacca una pezza nuova sopra un vestito vecchio, l’esito è certo: il rattoppo nuovo si ritira e crea nell’abito uno squarcio più grande del primo. Sbaglia chi vede l’opera di Gesù nell’ottica della Legge Antica. Cristo non è venuto per ricucire in qualche modo il rapporto tra l’uomo e Dio. E’ venuto per creare un rapporto completamente nuovo e per celebrare un sodalizio con la chiesa, in virtù del quale tutti coloro che Lo seguono entrano nel novero dei figli di Dio.
22 E nessuno mette vino nuovo in otri vecchi: altrimenti, romperà il vino gli otri e si perde il vino e gli otri; ma vino nuovo in otri nuovi.
Il vino nuovo non può stare in otri vecchi. Porta con sé un fermento di vita che un recipiente inadeguato non può portare e contenere. Vuoi mettere la vita di Gesù nell’uomo vecchio? Sarà un completo fallimento: l’uomo finirà a pezzi e la vita nuova andrà perduta per sempre. Non si può portare il vino nuovo se prima non si è fatti nuovi dallo stesso Gesù. Si illudono ed ingannano se stessi gli uomini della Legge che vogliono raggiungere la vita nuova portando con sé quella vecchia. C’è bisogno di una nuova generazione e non si può essere generati un’altra volta se non dal cielo e per opera del Figlio di Dio.
23 Ed avvenne che lui di sabato passava attraverso le messi
Colui che è creatore del mondo può ben farla da padrone in ogni momento. Può ammirare l’opera delle proprie mani senza tuttavia toccarla e senza avere di essa bisogno. Non così l’uomo.
e i suoi cominciarono a fare strada strappando le spighe.
L’uomo che si muove nel creato non può limitarsi a guardare e ad ammirare l’opera del Signore, deve farla propria e nutrirsi di essa. Non c’è nutrimento terreno che non crei un guasto nell’opera di Dio e che non vada in qualche modo contro la Legge di Dio. Ma è un guasto inevitabile, dovuto ad una condizione di peccato. Ben altri sono i guasti combinati dall’uomo: sono quelli operati sul cuore.
24 E i farisei dicevano a lui: Guarda perché fanno di sabato ciò che non è permesso?
Osservazione giusta: è secondo lo spirito della Legge. Ma è tutto qui ed è proprio questo il peccato dell’uomo? La soddisfazione di una necessità naturale dice di per sé che l’uomo vive in uno stato di bisogno ed uno stato di bisogno attesta uno stato di peccato. Dare soddisfazione ad un bisogno non necessariamente e non sempre vuol dire dare soddisfazione al peccato.
Ma quando la stessa Legge dice di non mangiare? L’osservanza della Legge deve portare alla vita e non alla morte. Viene il tempo in cui la vita è trovata oltre lo stesso precetto. In casi eccezionali si può andare anche contro il precetto di Dio, pur essendo amici di Dio. L’eccezione non può diventare la regola, ma una Legge che ammette l’eccezione manifesta con ciò il suo valore relativo e transitorio.
25 E dice a loro: Avete mai letto cosa fece Davide quando ebbe necessità ed ebbe fame lui e quelli con lui, 26 come entrò nella casa di Dio, sotto Abiatar sommo sacerdote, e mangiò i pani della presentazione che non è permesso mangiare se non ai sacerdoti, e ne diede anche a coloro che erano con lui?
Perché Gesù tira in ballo il re Davide? Perché Davide per Israele era un modello di santità e di fedeltà al Signore. Se lo stesso Davide in una particolare circostanza è andato contro la Legge, perché tanto accanimento contro i discepoli di Gesù? Perché affamati hanno strappato una manciata di spighe in giorno di sabato? Rispetto della Legge assai poco rispettoso dell’uomo e lettura del precetto divino alquanto superficiale. Non così si dà lode Dio.
27 E diceva a loro: Il sabato fu fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato. 28 Pertanto il figlio dell’uomo è padrone anche del sabato.
Tutto ciò che viene dalla Legge è stato fatto per il bene dell’uomo: non è fine a se stesso. L’osservanza del precetto non deve portare ad uno spirito di schiavitù, ma all’acquisto della libertà. E la Legge non ci rende liberi se non nella misura in cui rimanda a Colui che ne è autore. Il Figlio dell’uomo è padrone anche del sabato, perché non c’è sabato se non in Lui e per Lui.