Vangelo di Marco cap4

                                              Marco 4

1 E di nuovo cominciò a insegnare lungo il mare; e si raduna presso di lui una folla numerosissima, così che egli essendo salito in barca vi sedeva stando nel mare e tutta la folla  erano presso il mare sulla terra. 2  Ed insegnava a loro in parabole molte cose e diceva a loro nel suo insegnamento: 3 Ascoltate. Ecco uscì il seminatore a seminare. 4 Ed avvenne nel seminare che una parte cadde lungo la strada e vennero gli uccelli e la divorarono. 5 E un’altra parte cadde su terreno pietroso dove non aveva molta terra, e subito spuntò per il non avere profondità di terra; 6 e quando sorse il sole bruciò e per il non avere radice si disseccò. 7 Ed un altro cadde tra le spine, e vennero su le spine e lo soffocarono, e non diede frutto. 8 Ed altri caddero nella terra buona e davano frutto venendo su e crescendo e portavano uno trenta e l’altro sessanta e l’altro cento. 9 E diceva: Chi ha orecchi per ascoltare ascolti! 10 E quando fu da solo, lo interrogarono quelli intorno a lui con i dodici sulle parabole. 11 E diceva a loro: A voi è dato il mistero del regno di Dio; a quelli invece ai di fuori con parabole le cose tutte avvengono, 12 affinchè guardanti guardino e non vedano ed udenti odano e non intendano, perché non si convertano e sia a loro perdonato. 13 E dice a loro: Non sapete questa parabola? E come conoscerete tutte le parabole? 14 Il seminatore semina la parola. 15 Sono quelli sulla strada dove è seminata la parola e quando odono, subito viene Satana e porta via la parola seminata in loro. 16 E quelli che sono seminati su terreno pietroso, essi quando ascoltano la parola subito la accolgono con gioia, 17 e non hanno radice in se stessi ma sono incostanti, allora venendo una tribolazione o una persecuzione a causa della parola subito sono scandalizzati.

18 E altri sono quelli che sono seminati nelle spine; questi sono quelli che ascoltano la parola, 19 e le preoccupazioni del mondo e la seduzione della ricchezza e per il resto le entranti bramosie soffocano la parola e diventa senza frutto. 20  E quelli  che sono seminati sulla terra buona sono coloro che ascoltano la parola e l’accolgono e portano frutto uno trenta ed uno sessanta e uno cento.

21 E diceva a loro: Forse viene la lampada perché sia messa sotto il moggio o sotto il letto? Non perché sia messa sul candelabro? 22 Infatti non c’è cosa nascosta se non perché sia manifestata né c’è cosa segreta ma affinché venga a cosa manifesta. 23 Se qualcuno ha orecchi per ascoltare ascolti. 24 E diceva a loro: Guardate cosa ascoltate; con la misura con cui misurate sarà misurato a voi e sarà aggiunto a voi. 25 Chi infatti ha, sarà dato a lui; e chi non ha, anche ciò che ha sarà tolto da lui.

26 E diceva: Così è il regno di Dio come un uomo che getti il seme sulla terra 27 e dorma e si alzi di notte e di giorno, e il seme germoglia e si allunga come non ha conosciuto egli. 28 Di proprio la terra porta frutto, prima lo stelo poi la spiga poi pieno grano nella spiga. 29 Quando poi permette il frutto, subito invia la falce, perché è giunta la mietitura.

30 E diceva: Come paragoniamo il regno di Dio o con quale parabola poniamo esso? 31 Come a un grano di senape, che quando è seminato sulla terra, essente più piccolo di tutti i semi che sono sulla terra 32 e quando è seminato, sale e diventa più grande di tutti gli ortaggi e fa i rami grandi, così da potere gli uccelli del cielo porre la tenda sotto la sua ombra. 33 E con tali molte parabole parlava a loro la parola come potevano ascoltare. 34 Ma senza parabola non parlava a loro, in disparte però ai propri discepoli spiegava tutte le cose.

35 E dice a loro in quel giorno fattasi sera: Passiamo alla riva opposta. 36 Ed avendo lasciato la folla lo prendono con sé com’era nella barca, ed altre barche erano con lui. 37 E ci fu tempesta grande di vento e le onde si gettavano nella barca, così da essere già piena la barca. 38 Ed egli era a poppa dormiente sul cuscino. E lo svegliano e gli dicono: Maestro, non ti importa che moriamo? 39 Ed essendosi svegliato comandò al vento e disse al mare: Taci, calmati! E cessò il vento e ci fu bonaccia grande. 40 E disse a loro: Perché siete paurosi? Non avete ancora fede? 41 Ed ebbero paura di paura grande e dicevano gli uni agli altri: Chi dunque è questi che anche il vento ed il mare obbedisce a lui?

 

 

 

 

1 E di nuovo cominciò a insegnare lungo il mare; e si raduna presso di lui una folla numerosissima, così che egli essendo salito in barca vi sedeva stando nel mare e tutta la folla  erano presso il mare sulla terra. 2  Ed insegnava a loro in parabole molte cose e diceva a loro nel suo insegnamento:

L’opera di Gesù non conosce sosta e momenti vuoti: è una vita piena di opere e parole. L’evangelista Marco vuol mettere in evidenza come l’annuncio della Parola sia in Gesù una necessità preminente e prioritaria rispetto al resto. E di nuovo cominciò a insegnare… perché la parola illumina l’operare, dà sapore e significato all’esistenza, raduna in uno i figli dispersi, intorno al primogenito dei fratelli. si raduna presso di lui una folla numerosissima. Soltanto la parola che esce dalla bocca del Cristo riesce a radunare intorno a sé una moltitudine così grande, ieri come oggi.

Pochi ascoltano questa parola, ma tutti sono coinvolti e compresi nell’annuncio del Vangelo. Che tu lo voglia o no, non potrai sfuggire a questa potenza; potrai rifiutare Gesù, non evitare il confronto. Non per volontà propria queste folle numerosissime accorrono a sentire Il Cristo, ma soltanto perché spinte dalla grazia Padre, che a tutti vuol fare conoscere l’opera del Figlio.

Ed insegnava a loro in parabole molte cose

Molte cose il Signore vuol dirci anche se il loro senso è nascosto sotto il velo della parabola. Non c’è bisogno di propaganda per l’annuncio che viene dal cielo, è guidato ed agito da Dio Padre.

3 Ascoltate.

Affermazione che potrebbe sembrare retorica, ma non lo è affatto, non soltanto perché ricalca l’annuncio Antico: “Ascolta Israele”, ma perché mette gli uditori davanti alla responsabilità di una scelta. E’ il Padre che spinge ad udire e fa di tutto perché avvenga l’incontro con la Parola, spetta ad ognuno dare il proprio consenso con l’ascolto. Perché si può udire anche senza ascoltare e si può anche ascoltare in maniera facile e superficiale senza giungere alla vera conoscenza.

Non basta dunque un qualsiasi rapporto con la Parola: bisogna ascoltare come si deve e come è dovuto a Dio Padre.

Se “insegnava a loro in parabole molte cose”, questa parabola può dirsi in assoluto la prima dal punto di vista del significato e del valore, perché chiarificatrice del nostro rapporto con Gesù e fondante la nostra vita in Lui.

Invano Cristo parla ed invano è udita la Parola se l’ascolto non è conforme a verità.

La prima cosa che si deve imparare da bambini per crescere e diventare grandi? Come ascoltare!

Ecco uscì il seminatore a seminare.

E’ un fatto storicamente certo, riguardo al quale non vi può essere discussione: l’uomo non vi ha parte alcuna, è soltanto per grazia del cielo.

4 Ed avvenne nel seminare che una parte cadde lungo la strada e vennero gli uccelli e la divorarono. 5 E un’altra parte cadde su terreno pietroso dove non aveva molta terra, e subito spuntò per il non avere profondità di terra; 6 e quando sorse il sole bruciò e per il non avere radice si disseccò. 7 Ed un altro cadde tra le spine, e vennero su le spine e lo soffocarono, e non diede frutto. 8 Ed altri caddero nella terra buona e davano frutto venendo su e crescendo e portavano uno trenta e l’altro sessanta e l’altro cento.

Racconto di per sé semplice e chiaro. Ma per quel che riguarda una lettura in senso spirituale, non vi è nulla di immediatamente comprensibile. Non sembra però che la preoccupazione prima di Gesù nei nostri confronti sia riguardo al comprendere, quanto riguardo all’ascolto. Tutte queste folle hanno certamente udito, ma quante persone avranno veramente ascoltato? L’orecchio per udire è dato ai molti, ma l’orecchio per ascoltare non è di tutti. Tra l’uno e l’altro c’è di mezzo una libera scelta dell’uomo nei confronti di Dio. E più precisamente la volontà di obbedienza a quella Parola che ci è data dal cielo.

9 E diceva: Chi ha orecchi per ascoltare ascolti!

Chi vuol fare la volontà di Dio, ascolti la sua Parola, perché a questo siamo stati chiamati.

Se l’udire è dato ai molti, l’ascolto appartiene ai pochi. Quale innanzitutto la diversità tra coloro che odono e coloro che ascoltano? La perseveranza nella sequela e la vicinanza con Gesù. Le folle odono e se ne vanno. Gli apostoli ascoltano e rimangono. Perché quando si comincia un cammino di ascolto, bisogna essere disponibili ad andare avanti fino alla fine, per vedere dove conclude e dove porta. Nessuno vedrà infine la Parola, se non colui che l’avrà ascoltata fino alla fine.

10 E quando fu da solo, lo interrogarono quelli intorno a lui con i dodici sulle parabole.

Liberati dal peso e dall’impedimento degli uomini senza volontà nei confronti di Dio, finalmente quelli che stanno intorno a Lui chiedono luce riguardo alla Parola. Non solo gli apostoli, ma tutti i discepoli. Perché l’ascolto di ieri deve essere illuminato dall’ascolto di oggi e non si può comprendere la Parola se non in virtù della stessa Parola. Se pensi che il comprendere sia una questione tua alla pari dell’ascolto, ti sbagli. C’è bisogno di una luce e di una guida: non una qualsiasi, ma di Colui che è fondamento di ogni parola. Se Gesù sollecita il nostro ascolto, noi dobbiamo sollecitare il suo insegnamento, perché non c’è vero ascolto della parola senza  intelligenza della stessa.

11 E diceva a loro: A voi è dato il mistero del regno di Dio; a quelli invece ai di fuori con parabole le cose tutte avvengono,

Niente di più sbagliato di una interpretazione fatalistica ed arbitraria  dell’elezione di Dio, come se agli uni fosse negata quella salvezza che è invece garantita agli altri fin dall’eternità.

Una distinzione però bisogna pur farla e bisogna pure operare una separazione fra coloro che ascoltano e coloro che non ascoltano. Ma non è fatta  da Dio,  è una libera scelta dell’uomo. Il mistero del regno di Dio è dato a coloro che vogliono entrare in esso, non è dato a coloro che scelgono di starne fuori.  Per quel che riguarda l’amore e la misericordia di Dio bisogna sottolineare che a nessuno è negata l’annuncio della Parola: semplicemente questo annuncio viene fatto in maniera che fa salva la libertà dell’uomo. Comprende chi vuol comprendere, non comprende chi indurisce il proprio cuore e manifesta una volontà avversa all’amore di Dio.

Per questo Gesù parla in parabole, perché ciò che è annunciato dal cielo sia liberamente accolto e liberamente rifiutato.

12 affinchè guardanti guardino e non vedano

Ad ogni uomo è data non solo la facoltà del guardare, ( guardanti ), ma anche la reale possibilità del guardare ( guardino ). Ma tra il guardare ed il vedere c’è di mezzo la libertà che Dio ci ha donato. Ci è dato di guardare nonostante la nostra volontà, non ci è dato di vedere ciò e Colui che non vogliamo vedere.

ed udenti odano e non intendano,

E’ lo stesso discorso fatto in modo diverso. Se la conoscenza passa attraverso le facoltà della vista e dell’udito, come a tutti è dato vedere a tutti è dato di udire. Ma nessun guardare ed udire che sia semplicemente dato e subito può diventare intelligenza ed appropriazione del dono di Dio senza una libero consenso dell’uomo. E’ Dio stesso che mette dei paletti perché non tutti coloro che guardano vedano e tutti coloro che odono ascoltino. Non può mettere dei paletti alla volontà dell’uomo, ( sarebbe un non senso), mette dei paletti alla propria parola, di modo che sia fonte di vita soltanto per coloro che cercano la Vita.

perché non si convertano e sia a loro perdonato.

E’ volontà di Dio che tutti gli uomini si convertano al Suo amore e godano del Suo perdono, ma è fatta salva non solo la volontà del Creatore ma anche quella delle sue creature.

13 E dice a loro: Non sapete questa parabola? E come conoscerete tutte le parabole?

Frase di non facile comprensione. La traduzione della Cei per rendere tutto più semplice traduce il “ non sapete” con un “non capite”. Come se la chiave interpretativa fosse tutta nel nostro comprendere. E’ vero, ma non innanzitutto vero. E’ innanzitutto vero  che è Gesù a creare i presupposti per la nostra conoscenza. Nulla possiamo conoscere se non quello che ci è dato di sapere dall’alto e la conoscenza che è donata poggia su dei presupposti ben definiti.

Sono necessarie alcune condizioni: bisogna sapere donde ci viene la vera parola e come si deve accogliere questa parola. Non c’è Parola di vita se non quella seminata in terra da Gesù, non c’è vero ascolto se non per coloro che vogliono farsi obbedienti allo stesso Gesù.

Non una parola qualsiasi, ma una parola fondata nell’eterno Logos. Non un qualsiasi udire ma un ascolto con la totalità del proprio essere.

Volete conoscere tutte le mie parole? Questo innanzitutto dovete sapere. E neppure dovete ignorare chi è Colui che vi fa sapere. Nessuna conoscenza diventa vera sapienza se non quando è Gesù stesso che spiega la Parola.

14 Il seminatore semina la parola.

Attenzione dunque! Riguardo alla parola bisogna avere le idee chiare. Vi è una parola che cresce da sola allo stato naturale e selvatico, e vi è una Parola che viene da un seminatore. Va innanzitutto fatta una distinzione tra la parola che ci viene dalla terra e quella che viene dal cielo. La prima è già stata seminata  dal Satana e ha già messo in noi le sue radici, la seconda è una novità e ci è data dal Figlio. Una seconda semina che si sovrappone alla prima? Qualsiasi contadino sa bene quanto complicazioni e difficoltà comporti una soprasemina. Eppure a volte si rende necessaria, pena la perdita di un buon raccolto. La prima Parola germinata nel cuore dell’uomo è opera del Maligno. Il Figlio di Dio è venuto per seminare nel nostro cuore la Parola di Verità. Tutto più semplice se il cuore fosse puro e vergine, tutto più complicato perché la Parola cade su un terreno che non è sempre fa crescere il seme.

Ha un comportamento strano questo seminatore che non provvede prima ad arare e a zappare il terreno per renderlo più ricettivo del seme. In verità siamo nella pienezza dei tempi, per il dono della Legge e per l’opera dei Profeti. Non è più tempo di preparare i cuori: è già stato fatto! Adesso è tempo di semina.

15 Sono quelli  sulla strada dove è seminata la parola e quando odono, subito viene Satana e porta via la parola seminata in loro.

Quale questa strada? E’ la strada larga della vita, segnata e battuta dal Satana: quella che percorriamo tutti come la più semplice, la più facile e naturale. Come è vista cadere la Parola su questa strada? In maniera del tutto occasionale, e casuale, tra l’indifferenza del viandante, come cosa di nessun conto. Chi è tutto intento a percorrere quello che considera il proprio cammino, non raccoglie e non lascia spazio a questa parola. Può anche udirla, ma subito il Satana la spazza via, perché a nessuno venga il desiderio di prenderla in considerazione. Primo insegnamento dunque: l’ascolto della Parola deve essere intenzionale e portato avanti non in compagnia ma in rottura col Satana.

16 E quelli che sono seminati su terreno pietroso, essi quando ascoltano la parola subito la accolgono con gioia,

Un terreno pietroso non è mai un terreno profondo, accoglie con facilità il seme sulla sua superficie, ma non è in grado di portarlo a maturazione, perché le radici non hanno possibilità di crescita e di sviluppo. Una disponibilità immediata e totale ad accogliere la parola con subitanea gioia non è indice di maturità e non lascia ben sperare per il futuro. Quelli che facilmente accolgono Cristo, altrettanto facilmente lo abbandonano. Chi prova una gioia immediata avrà una delusione altrettanto immediata.

17 e non hanno radice in se stessi,

Intendi rettamente: non si parla di persone senza carattere “ non saldamente radicate in se stesse ”, ma di persone che non hanno lasciato radicare nel proprio cuore la Parola di Dio. Han posto radice nella propria parola, non in quella che è data dal cielo. ma sono incostanti. Incostante è l’uomo che non sa rimanere fermo in un solo ascolto: passa con estrema facilità dalla parola di Dio a quella del Maligno.

allora venendo una tribolazione o una persecuzione a causa della parola subito sono scandalizzati.

Un ascolto senza radici profonde non sa reggere alla violenza di una tribolazione o di una persecuzione a causa della Parola. Abbandona  presto il campo di battaglia e trova subito ragione di scandalo in quella parola in cui subito aveva trovato ragione di gioia.

18 E altri sono quelli che sono seminati nelle spine; questi sono quelli che ascoltano la parola, 19 e le preoccupazioni del mondo e la seduzione della ricchezza e per il resto le entranti bramosie soffocano la parola e diventa senza frutto.

Non mette radice la Parola che cade in un terreno senza profondità, non dà frutto la parola caduta in un terreno fertile, invaso da piante spinose.

C’è chi arresta molto presto la propria crescita in Cristo, senza arrivare a mettere radice, c’è chi mette radice e comincia a crescere, ma non arriva a dar frutto per la vita eterna. Non basta che il seme riesca a germinare, non basta che metta radice: deve reggere alla concorrenza di altre radici che gli tolgono lo spazio vitale. Una pianta che cresce soffocata non per questo può dirsi priva di vita: ha in sé una vita monca che non porta frutto. Ha la parvenza della vita, ma non portando frutto non fa seme di vita eterna. E’ la sorte di molti cristiani che ascoltano la Parola, ma poi il loro spirito è soffocato dalle insidie del Maligno.

Che cosa propriamente e primariamente soffoca la Parola?

Innanzitutto le preoccupazioni del mondo, cioè quelle che hanno tutti gli uomini di questo mondo. La preoccupazione fa invasione di mente: diventa un pensiero predominante che scaccia via ogni altro pensiero. La presenza di Dio cede il posto ad altre presenze: è tolto spazio all’ascolto della Parola e la preghiera da perenne diventa sporadica ed occasionale. Un pensiero dimorante in Dio cede il posto ad un pensiero sbattuto violentemente fuori dal suo fondamento. Come può crescere e dar frutto in un simile cuore la Parola di Dio?

Dopo le preoccupazioni viene in ordine di gravità la seduzione della ricchezza.

Potremmo pensare che il problema riguardi soltanto chi ha qualche possibilità di arricchire e non la massa dei poveri. In realtà anche chi è povero non è immune da questa tentazione e da questo pensiero. Al contrario, può diventare una costante il desiderio di una vita migliore, un cui si possieda qualcosa di più di quello che ci è dato senza affanno. Perché nessuno si accontenta del poco, ma tutti vogliamo crescere, non nel possesso del Creatore, ma nel possesso del creato. La ricchezza di questo mondo ha un aspetto bello e seducente, invade il cuore e trascina a sé la mente, in una direzione opposta rispetto a quella in cui è trovato il Signore.

e per il resto le entranti bramosie

E se c’è ancora un po’ di spazio libero nella mente ecco che viene occupato da bramosie e desideri di ogni tipo.

Sembra proprio che non esista una via di mezzo ed una possibilità di compromesso tra il pensiero di Dio ed un diverso pensiero.

O viviamo conformi alla totalità richiesta dal primo e più grande comandamento. “Amerai il Signore Dio tuo con tutto …” Oppure è vero il contrario: quando il nostro pensiero non è pienamente preso ed invaso dal Signore, ecco che si fa avanti il Maligno, con le preoccupazioni del mondo, la seduzione della ricchezza, le bramosie di ogni tipo.

Infelice la sorte dell’uomo che arriva alla fede, ma la perde per strada, perché non mantiene il suo pensiero fisso nel Signore.

20  E quelli  che sono seminati sulla terra buona sono coloro che ascoltano la parola e l’accolgono e portano frutto uno trenta ed uno sessanta e uno cento.

Finalmente quelli che arrivano a dar frutto. Sono quelli che perseverano nell’ascolto, perché prima di tutto hanno creato lo spazio dell’ascolto. Terra buona è quella purificata e mondata da ogni pensiero che non sia quello del Signore. E’ importante cominciare bene, col fare piazza pulita. E’ altrettanto importante tenere libera e sgombra la nostra mente da ogni altro pensiero che vuol mettere radice accanto all’unico che dà la vita.

Ogni pianta porta una diversa quantità di frutto, ma nessuna pianta arriva a dar frutto se non è pienamente radicata nell’ascolto. Non basta la parola che è donata, è chiesto un ascolto perseverante ed esclusivo.

Per concludere una breve appendice. Abbiamo visto l’importanza della Parola e l’importanza del suo ascolto. Abbiamo detto che l’annuncio della Parola è garantito da Dio, mentre l’ascolto deve essere garantito da noi. Ma in quale modo la volontà di annuncio da parte di Dio si incontra con la nostra volontà di ascolto?

Possiamo relegare il discorso nell’interiorità della nostra coscienza o non dobbiamo invece considerare tutti i modi in cui la Parola di Dio può farsi a noi presente?

Vi è indubbiamente una priorità della voce della coscienza attraverso cui Dio fa udire la sua Parola a tutti gli uomini di tutti i tempi. E’ un moto divino che abbraccia tutto l’universo. Ma non è tutto e non è l’unico che viene da Dio. C’è anche un altro moto in uno spazio ed in un tempo ben definiti. Quello che noi chiamiamo rivelazione: da Abramo ad Israele, da Israele a tutte le genti. Il Dio che parla all’uno è anche il Dio che parla ai molti, perché nessun individuo possiede una vita che non sia in qualche modo relazionata ai propri simili. Dalla famiglia alla tribù, dalla tribù al popolo, l’esistenza umana è intessuta di relazioni molteplici in virtù delle quali il singolo deve pur confrontarsi con i propri simili. Non è semplicemente una questione di sopravvivenza materiale, è prima di tutto una questione spirituale, perché la vocazione dell’uomo è quella di essere un cuore solo ed un’anima sola nel primogenito dei molti fratelli che è Cristo Gesù, Figlio di Dio.

La Parola può arrivare ai molti in virtù dell’uno, può arrivare all’uno in virtù dei molti. Dio ha parlato ad Israele tramite Abramo e i profeti: è altrettanto vero che la fede del singolo ebreo è radicata nella memoria collettiva di un intero popolo. E’ la comunità che accoglie, vaglia la Parola, la codifica nella lettera scritta perché rimanga nel ricordo di tutti i suoi figli.

Quello che l’individuo ritiene essere Parola di Dio ha valore soltanto nella misura in cui trova conferma nell’intera collettività, custode di ciò che Dio ha detto nel tempo. Una scalata in solitaria alla vetta del cielo è irta di pericoli di ogni sorta: se cadi nessuno ti rialza, se smarrisci la strada nessuno ti riporta sulla retta via. Vero è che la comunità può essere custode infedele della Parola, ma nessuna fede può ignorare l’importanza della parola che è stata tramandata come Parola di Dio.

Cercare la Parola di Dio per ascoltarla significa innanzitutto entrare nel flusso vitale di questa tradizione, che mette insieme tutto quello che Dio ha detto di significativo e di importante ai suoi figli. L’opinione del singolo perde rilevanza di fronte a ciò che sta scritto. Non può esserci novità all’interno della rivelazione se non in una sorta di continuità omogenea fra la parola di ieri e la parola di oggi. Ciò che Dio dice conferma ciò che Dio ha detto e ciò che Dio ha detto trova nuova luce da ciò che Dio dice. La Parola illumina la Parola e rende il nostro cammino più facile ed agevole. Quale dunque il primo passo di chi vuol fare la volontà di Dio ed affrontare un cammino di conversione? Dove cercare e dove trovare questa Parola? Nell’interiorità del proprio io? Se l’io è ricettacolo della Parola è vero che la Parola che cade nel singolo vuol trovare una conferma ed un fondamento sicuro. Attraverso un esame di autocritica e di auto discernimento di ciò che passa per la nostra testa? Niente di più insicuro ed incerto. Nessuno è buon giudice di se stesso: c’è bisogno di un confronto con un altro e con altri. Non c’è vera conversione se non in colui che si avvicina alla comunità che è custode della Parola rivelata. Ha valore innanzitutto quello che è stato scritto come Parola di Dio, non quello che io penso essere Parola di Dio. Comprendiamo l’importanza della lettura e della conoscenza della Bibbia? Non è affatto un ozio culturale ed un puro interesse da intellettuali: è presupposto di vera conoscenza. E’ tempo di smetterla con una apologia assai poco illuminata della cristiana ignoranza. Ignoranza non è affatto sinonimo di semplicità di cuore: è vero il contrario. L’ignoranza crea ed accompagna un cuore pieno di complicazioni di ogni tipo, in senso non positivo. E’ la Parola che semplifica il cuore, in quanto lo rende puro, ciò lo libera dalle sovrastrutture del male: porta luce dove c’è tenebra, dà conforto dove c’è scoraggiamento, dà speranza dove c’è disperazione.

E’ vero che Dio può arrivare con la sua Parola a tutti ed ovunque. Ma nessuno può ignorare che esiste un santo deposito della Parola di Dio: un magazzino pieno di ogni bene, in cui possiamo liberamente attingere per la nostra edificazione e salvezza. Se abbiamo tante ragioni per non amare la chiesa, ne abbiamo una per amarla come una madre: è custode della Parola di Dio.

E neppure dobbiamo ignorare quel vasto patrimonio di scritti spirituali che sono usciti dal cuore dei santi, a cominciare da quelli che sono detti Padri della chiesa. La lettura delle loro opere è un aiuto molto grande e prezioso: un aiuto che va colto e che dobbiamo cogliere. Bisogna superare quella sorta di pigrizia alla lettura che ci chiude nell’angusta visuale del nostro pensiero. La fede va vissuta e convissuta con l’intero corpo dei credenti: di ieri e di oggi. E’ questa la vera ricchezza spirituale, non altra. Perché si legge assai poco la Bibbia e meno ancora gli scritti dei santi? Perché possiamo farne a meno? E’ poi così certo e sicuro? Quali i frutti di una fede fondata sulle proprie convinzioni, che rifugge il confronto con la comunità dei credenti? E perché mai si corre dietro a visionari e mitomani di ogni tipo che vantano chissà quale arcana e nascosta sapienza e si ignora il confronto con la Parola che è nella tradizione della chiesa?

Non si cresce senza una vera educazione ed istruzione, se non in malo modo e con grave pericolo per la salvezza.

Nessuno può mettersi al di sopra ed al di fuori di quell’educazione che gli viene dalla famiglia prima, dalla società poi. Dio ha voluto che la crescita di ogni uomo che viene al mondo sia curata e seguita dai genitori e che l’individuo conosca la propria maturità soltanto all’interno di un gruppo e nel confronto con i molti. Certo la comunità può essere anche portavoce del mondo; ma non sempre e non tutte le comunità sono espressione del mondo.

La fede vuole anche le sue scelte e chiede capacità e volontà di discernimento.

Non va disprezzata la scuola e si deve amore ai maestri: quelli veri beninteso.

Se vuoi ascoltare la Parola di Dio rivolgi il tuo cuore ed il tuo interesse là dove è proclamata questa Parola, dove ancora si può udirla. Non chiuderti nei meandri e nelle secche di una fede priva di conoscenza, presuntuosa del proprio povero sapere, sprezzante del vero deposito della Parola.

La fatica del leggere e del meditare è largamente compensata dai doni di grazia che ne vengono. Troverai luce per i tuoi passi e sarai sostegno per coloro che chiedono il tuo aiuto, perché fatto sapiente dalla Parola di Dio.

21 E diceva a loro: Forse viene la lampada perché sia messa sotto il moggio o sotto il letto? Non perché sia messa sul candelabro?

Una cosa bisogna sapere: non c’è vera conoscenza nell’uomo, ma le tenebre più profonde che attendono la luce.  Finalmente questa luce è venuta nel mondo ed ha nome di Cristo. La metteremo dunque sotto il moggio o sotto il letto per impedire l’opera sua? O non dobbiamo metterla nel posto più adeguato, nel suo posto naturale, perché possa illuminare tutta la stanza che è il nostro cuore?

La luce vera dunque è già data e garantita con l’annuncio della Parola da parte di Gesù, spetta a noi fare in modo che possa illuminarci nella pienezza, mettendoci al giusto punto di ascolto, con una vera volontà di ascolto. Luce ai nostri occhi è la Parola di Dio, ma come sarà trovata questa luce e come saremo noi trovati allorchè viene nel mondo?

22 Infatti non c’è cosa nascosta se non perché sia manifestata né c’è cosa segreta ma affinché venga a cosa manifesta.

La vita nostra è nascosta in Cristo, perché in Lui e per Lui tutto è stato creato. Nessuna vita può essere nascosta se non per venire alla luce. E non c’è luce nascosta se non perché si renda manifesta. E’ questo il tempo della manifestazione della vita di Cristo.

Se mi chiedi perché la vita che è in Cristo è nascosta, ti risponderò che è stata nascosta dall’uomo allorchè era in Adamo. Se mi chiedi perché questa luce segreta si rende manifesta ti risponderò che è soltanto per grazia di Dio. Rifiutata in Eden la luce che illumina ogni uomo viene in questo mondo? Per giudicare innanzitutto? No, ma per mettere in chiaro ogni cosa. Perché finalmente si sappia come stanno realmente le cose e ognuno faccia la propria scelta: Dio l’ha già fatta ed è per il perdono. Adesso spetta a noi aderire o meno alla opera di salvezza del Figlio suo. Non ci sarà giudizio eterno senza conoscenza di causa, ma soltanto nella luce portata dal Cristo.

23 Se qualcuno ha orecchi per ascoltare ascolti.

Chi dunque vuol sapere come stanno le cose si impegni nell’ascolto. Non in una qualsiasi direzione ma in quella in cui ci è data la Parola di verità.

24 E diceva a loro: Guardate cosa ascoltate;

Quando si parla di ascolto due cose bisogna innanzitutto considerare: che cosa si ascolta e come si ascolta. Riguardo al cosa si ascolta: E’ indubbio che la mente dell’uomo ha subito una vera invasione da parte del Maligno. Nel cuore ormai entra di tutto e non soltanto la Parola di verità. E’ necessaria una scelta: innanzitutto per  discernere. Non si ascolta se non quello che si sente e non si sente se non in quanto collocati in questa o quella posizione di ascolto.

Spetta a noi scegliere quale parola ascoltare. O si persevera nell’ascolto della Parola del Maligno o si sceglie l’ascolto della Parola del Cristo. Non è innanzitutto una questione di quantità della Parola, come ritengono erroneamente molti uomini di cultura,  ma di qualità della Parola: bisogna trovare quella vera, fondata nell’eterno Logos. Di’ una sola parola o Signore e l’anima mia sarà salva!

con la misura con cui misurate sarà misurato a voi e sarà aggiunto a voi.

Bisogna misurare e vagliare attentamente ogni parola che entra nelle nostre orecchie alla luce del Cristo, per non fare di ogni erba un fascio,  perché l’ascolto sia fecondo di vita. Un ascolto   sincero sarà accompagnato dalla ricchezza del dono. Un ascolto insincero ci renderà sempre più poveri. Se noi faremo la nostra parte Dio farà la sua e nessuno sarà deluso se non il cuore falso che vuol ingannare se stesso.

25 Chi infatti ha, sarà dato a lui; e chi non ha, anche ciò che ha sarà tolto da lui.

Chi ha volontà di ascolto, sarà colmato di ogni grazia fino alla statura dell’uomo perfetto che è fatto per vedere la Parola che ha ascoltato. Chi non ha volontà di ascolto diventerà sempre più povero di vita, fino alla dannazione eterna.

26 E diceva: Così è il regno di Dio come un uomo che getti il seme sulla terra

Come ogni regno su questa terra anche quello di Dio ha un suo inizio . Non c’è inizio di un regno senza un fondatore. Chi è mai quest’uomo che getta il seme sulla terra se non il Figlio di Dio fattosi carne che getta la Parola? La Parola è gettata sulla terra come ancora di salvezza e come seme di una nuova vita. Non c’è instaurazione di un regno se non nel concorso di Colui che fonda, di ciò che è fondato di coloro che sono fondati. Fondatore è Cristo, fondamenta è la sua Parola, costruzione e suo edificio è la chiesa che accoglie e fa germinare in sé la Parola.

Ogni regno ha una sua dinamica un suo sviluppo ed una sua crescita storicamente definiti.

Per quel che riguarda il regno di Dio possiamo dire che non è più una semplice promessa per il futuro, ma è realtà già in atto al presente. Il seminatore è già venuto, il seme è già stato gettato; non resta che l’attesa di una crescita e di uno sviluppo.  Nessun regno che sia semplicemente fondato ha in se stesso la garanzia della sua riuscita. Non così il regno di Dio. Nella Parola,  dal cielo  gettata sulla terra che vuol diventare chiesa di Dio, vi è una potenza che garantisce non solo la nascita di una nuova vita, ma anche la sua crescita e la sua fecondità. Dunque tutto avverrà in maniera assolutamente necessaria secondo le categorie del destino così come l’intendeva il mondo greco? Non così si deve intendere. Nell’affermazione del regno di Dio vi è un aspetto assolutamente sicuro e necessario legato alla volontà di Dio: una potenza di rinascita a vita nuova che è dono e grazia secondo un eterno disegno d’amore. Da questo punto di vista è irrilevante quello che Dio può fare dopo che è stata gettata sulla terra la Sua parola.

27 e dorma e si alzi di notte e di giorno,

Il Signore può dormire sonni profondi: al contrario può vegliare sia di giorno sia di notte; in ogni caso…

e il seme germoglia. Dà i primi segni di vita nuova

e si allunga Comincia a mettere fusto e radici. Secondo un’ineluttabile e necessaria volontà divina che scavalca quella dell’uomo? Niente affatto: al contrario:

come non ha conosciuto egli. Non secondo la prescienza divina ma conforme alla volontà dell’uomo. Se vi è una sorta di fatalismo nella salvezza che viene dal cielo, va inteso riguardo al dono della Parola ed alla potenza di questa Parola, che è garanzia di sicura affermazione e crescita. Riguardo alle modalità di una crescita, alla quantità del prodotto finale, nulla è necessariamente garantito senza il libero consenso ed il contributo dell’uomo.

28 Di proprio la terra porta frutto, prima lo stelo poi la spiga poi pieno grano nella spiga.

Nessun piano di salvezza nei confronti dell’uomo può essere portato avanti da Dio senza il libero consenso dell’uomo. Ora le cose stanno precisamente così. Dio ha già fatto la sua parte, in maniera tale che la sua opera non può più essere messa in discussione dal cielo. Siamo già predestinati alla salvezza: è già stato dato tutto il necessario per la nuova vita. Spetta a noi prendere in considerazione o meno il dono di Dio. Spetta a noi creare la misura dello spazio e fissare la quantità del nutrimento perché il seme possa svilupparsi. Certamente tutto è dono e grazia del Signore. Ed è pur vero che mai si addormenta e si assopisce il custode di Israele. Ma Colui che tutto può fare senza di te, nulla vuol fare senza il tuo libero consenso. Ha dato, ha fatto, ha preparato tutto il necessario: devi scegliere o per Lui contro di Lui. Quanto dare e quanto non dare, quanto prendere e quanto non prendere.

29 Quando poi permette il frutto,

Non arriva a dar frutto se non chi vuole dare frutto, previo il consenso di Dio. Non è una questione di meriti personali, ma di assenso all’opera di Dio, perché nessuno produce frutti di vita eterna per volontà propria se non nella misura in cui ciò è voluto e permesso da Dio.

Adesione nostra alla volontà di Dio, ma nello stesso tempo nessuna invasione di Dio nella nostra volontà.

subito invia la falce, perché è giunta la mietitura.

Quale l’esito finale di un cammino a due, in cui Dio si fa guida e l’uomo si lascia da Lui guidare? Il frutto che è la vita eterna. Gesù strappa, recide per sempre la vita nuova da quella vecchia e la porta con sé in Paradiso.

30 E diceva: Come paragoniamo il regno di Dio o con quale parabola poniamo esso? 31 Come a un grano di senape, che quando è seminato sulla terra, essente più piccolo di tutti i semi che sono sulla terra 32 e quando è seminato, sale e diventa più grande di tutti gli ortaggi e fa i rami grandi, così da potere gli uccelli del cielo porre la tenda sotto la sua ombra.

Altro aspetto del regno di Dio. Benché possieda in se stesso un’enorme potenza, perché fondato nell’unica Potenza, all’origine è visto come una realtà molto piccola ed insignificante: come il più piccolo di tutti i semi che sono sulla terra. Niente dunque di appariscente che possa colpire o attrarre l’attenzione e l’interesse. Vi è una semina fatta dall’uomo che ha caratteristiche più vistose ed un impatto sulla terra all’apparenza più significativo. Non deve dunque meravigliare che Dio semini e l’uomo neppure se ne accorga. Ma allorchè la semina è fatta, ecco ciò che  all’origine è più piccolo si manifesta come ciò che in realtà è più grande: attraverso un cammino di crescita in virtù del quale  si afferma come ciò che è esclusivamente importante e rilevante. Ma non in sé e per sé, ma nell’altro e per l’altro, perché è un dono fatto dal cielo alla terra, per tutti coloro che dalla terra vogliono salire al cielo. Uccelli del cielo sono coloro  a cui Dio ha dato di volare verso le cose dell’alto. Sono fatti per il cielo  eppure vivono sulla terra ed hanno posto la loro dimora in una tenda. Non hanno casa propria: pellegrini e viandanti in questo mondo possono sempre trovare rifugio e riparo all’ombra di quel regno che Dio ha fatto nascere in loro, per loro.

33 E con tali molte parabole parlava a loro la parola come potevano ascoltare.

Non c’è annuncio della Parola che non si adegui alle nostre capacità di ascolto. Il linguaggio della Parola è fatto per tutti, in maniera che ognuno intenda quel che vuole intendere e nella misura in cui è disposto ad intendere.

34 Ma senza parabola non parlava a loro, in disparte però ai propri discepoli spiegava tutte le cose.

Perché la volontà di Gesù di dire la Parola vuol confrontarsi con la nostra volontà di ascolto. E’ innanzitutto una questione di fiducia o meno in Colui che parla. E’ importante cogliere al volo la volontà di Bene di Gesù. Una volta che gli abbiamo mostrato la nostra fiducia, può anche spiegare le cose a tutti e ad ognuno  in maniera più semplice e comprensibile.

Non puoi porre la tua fiducia nella Parola, se prima non hai fede in Colui che parla. E’ la questione che da sempre è posta: Devo comprendere per credere? Non ti è dato comprendere se prima non credi.

35 E dice a loro in quel giorno fattasi sera: Passiamo alla riva opposta.

Trascorso il giorno di una vita nel Maligno, quando ormai si affaccia l’altro giorno ( per gli ebrei il giorno cominciava la sera ), è il momento per fare un passo decisivo verso la riva opposta. Riva opposta è la vita nuova portata dal Cristo. E’ molto di più di una semplice correzione di rotta. E’ come una completa inversione di marcia: bisogna andare in una direzione opposta. Ora che Gesù si fa guida della sua chiesa, abbandonata la vita vecchia, entriamo con Lui, tutti insieme, nella  nuova.

E’ un passo decisivo che bisogna affrontare, ma si deve pur cogliere il momento opportuno, che è dato dal cielo.

36 Ed avendo lasciato la folla

Prima cosa da fare: abbandonare la folla. Non possiamo più vivere e ragionare come gli uomini di questo mondo, ma dobbiamo operare una rottura con il comune modo di sentire e ragionare. Le categorie che ci guidano in una vita schiava del Satana, devono cedere il posto ad un completo rinnovamento della  mente. Il mondo va lasciato alle spalle: non può esserci di aiuto, ma è solo un impedimento che va rimosso dalla nostra vita.

lo prendono con sé com’era,

Una scelta radicale riguardo al mondo, ma una scelta radicale anche riguardo al Cristo. Non basta averlo eletto come nostra luce e guida: dobbiamo avere in Lui una fiducia assoluta e senza riserve. Dobbiamo prendere Gesù con noi così com’è. E’ il presupposto di una vera sequela. Non ci può essere riserva alcuna nascosta nell’intimo segreto che, strada facendo, si possa in qualche modo correggere la volontà di Gesù, perché venga incontro alla nostra. Un simile dialogo può trovar spazio tra un maestro ed un discepolo che appartengono entrambi a questo mondo: non tra un maestro che viene dal cielo ed un discepolo che viene dal peccato di Adamo: Lui è luce, noi siamo tenebre.

nella barca

Se è necessario prendere con sé Cristo, non è indifferente quale compagnia scegliere. Gesù si trova ed è trovato soltanto nella sua chiesa.

ed altre barche erano con lui.

Tanti gruppi, idee, filosofie, correnti di pensiero girano intorno a Cristo e stanno con Lui, più o meno vicino. Anche riguardo a questo si deve operare una scelta. Dobbiamo stare dalla parte della vera chiesa. E come scegliere? Scegliendo quella che Gesù ha fatto sua. Sulla barca di Pietro e dei dodici, non su altra Gesù è salito. La nostra storia ed il nostro cammino con Cristo va fatto in questa barca, in una sorta di comunione dei cuori e di condivisione della vicende che la interessano. La chiesa può anche emarginarci e non tenerci in considerazione: non possiamo ignorarla, perché è luogo di salvezza e di grazia. Dobbiamo amare la chiesa anche quando ci appare nel buio e nella mancanza di fede. In essa ci soccorrerà sempre la grazia del Cristo.

37 E ci fu tempesta grande di vento e le onde si gettavano nella barca,

Appena entrati nella barca, ecco subito l’assalto del Satana. Non una semplice aggressione, ma un tentativo violento di soppressione. Tutte le forze del Male vengono impegnate con ira dal Diavolo ( la forza del vento e quella delle onde, invincibili per l’uomo ).

così da essere già piena la barca.

Al primo assalto la barca è già piena d’acqua. Non deve stupirci. Il Diavolo può fare irruzione anche nella chiesa: non è immune dal peccato. E garantita la vittoria finale in Cristo e per Cristo in virtù della fede, non l’incolumità o una presunta infallibilità di questa chiesa terrena. Quando c’è battaglia le botte si prendono in ogni caso: importa la vittoria finale.  E Cristo cosa fa in simile frangente così travagliato e disperato per i suoi discepoli? Non è forse davanti a tutti e non lotta per tenere a galla la sua barca?

38 Ed egli era a poppa dormiente sul cuscino.

Cristo se ne sta tranquillamente a poppa, cioè dietro, nella coda e dorme sonni felici e per di più su di un cuscino, come chi vuol sentirsi comodo. Bel modo di essere guida e capo della chiesa!

E lo svegliano e gli dicono: Maestro, non ti importa che moriamo?

“Non si addormenta e non si assopisce il custode d’Israele”. Niente di più vero. Ma il Signore vuole il consenso dell’uomo e l’adesione al suo Amore. Quando non c’è nella chiesa interesse per Lui, quando non sale al cielo la supplica che è fiducia nell’opera sua, Cristo se ne sta in disparte. Non interviene, perché nulla vuol fare senza di noi e contro di noi. Aspetta la nostra invocazione e la richiesta di salvezza.

 39 Ed essendosi svegliato

Colui che facilmente si addormenta, ancor più facilmente si lascia svegliare dai suoi. Perché non vuole la morte, ma la nostra vita. Ma è un amore che chiede considerazione e  segni di fiducia. Non c’è fiducia in chi non supplica e non  rende manifesto quale  vincolo. Da parte sua Dio ha già dato e ha già manifestato, adesso spetta a noi. Chi ha dato prova del Suo amore per noi ha ben diritto di chiedere prova del nostro amore per Lui. L’amore si rende manifesto con le opere, ma prima ancora con le parole: non sempre è dato operare per Dio, sempre è dato di invocare il suo nome.

comandò al vento

Non si alza Dio se non per manifestare la potenza del suo braccio. E non è mai una potenza a metà, che accetta di essere messa in discussione, ma opera attraverso una Parola che è innanzitutto comando.

e disse al mare: Taci, calmati!

Anche quando sembra semplicemente dire, in realtà comanda. Comanda al vento e dice al mare, ma cosa dice: Taci, calmati: è sempre nella forma del comando.

E cessò il vento e ci fu bonaccia grande.

Allorchè Dio dice tutto è fatto secondo la sua volontà. Anche il potere che viene dal Maligno è sotto il suo controllo. Satana ha potere su questo mondo soltanto nella misura in cui gli è consentito da Dio. Ma non ci sarà alcuna vittoria sul Maligno che opera in noi senza la nostra supplica e senza il nostro libero consenso. Dapprima una grande tempesta, ora una grande bonaccia. Finchè si confronta con l’uomo il Diavolo la fa da padrone, ma quando interviene Gesù è costretto a mollare la presa e a farsi piccolo.

40 E disse a loro: Perché siete paurosi? Non avete ancora fede?

Quando si è entrati nell’arca della salvezza non c’è ragione alcuna per avere paura. Il Diavolo può ben portare i suoi assalti e ringhiare furioso contro gli eletti. Ha già perso in partenza, perché Cristo l’ha già steso ai suoi piedi. A noi è chiesta soltanto la fede. La barca reggerà nel suo cammino di vita nuova non per le nostre opere, più semplicemente per l’opera di Gesù. Ma così è fatto il cuore dell’uomo: tanti segni della vittoria sul Maligno da parte di Cristo sono dati nella chiesa; eppure non abbiamo ancora fede, e il richiamo è sempre attuale e meritato.

41 Ed ebbero paura di paura grande

Veramente strana questa paura: di solito si teme durante il pericolo, non quando è già passato. Qui accade esattamente il contrario: venuta la bonaccia non diminuisce la paura, al contrario si accresce e diventa grande. Ciò avviene beninteso in riferimento all’opera del Cristo ed al suo richiamo. Fa paura l’opera di Gesù perché mette in discussione la nostra fede: crea consapevolezza di peccato e con ciò una paura che per grazia di Dio diventerà santo timore.

Non in una persona qualsiasi abbiamo messo la nostra fede e non è poca cosa venire meno e meritare il richiamo da parte di un Amore così grande.

e dicevano gli uni agli altri:

Siamo tutti costretti a guardarci in faccia e a chiederci

Chi dunque è questi che anche il vento ed il mare obbedisce a lui?

Se prima l’interesse e la preoccupazione erano per la tempesta, adesso l’interesse è tutto per Lui. Fa paura l’intervento di Cristo, ma genera una salutare coscienza di peccato, un timore per il suo nome, ed un desiderio sempre più grande di conoscere chi è realmente colui che chiama se stesso Figlio dell’uomo. Da un rapporto di paura, ad uno di santo timore, fino ad un’amicizia fondata nell’amore che viene dal cielo: questo il cammino della nostra fede.

Chi non ha un briciolo di fede in Cristo, non arriva neanche ad avere paura di Lui. Niente di più disastroso di una coscienza che nulla prova di fronte all’opera potente di Gesù, neppure quella paura che è ancora lontana dall’amore.

il vento ed il mare obbedisce a lui

Perché il singolare invece del plurale? Perché vento e mare sono due facce della stessa persona che è l’Antico Maligno. Chiama la potenza del Diavolo vento, chiamala mare è sempre l’unica e medesima potenza che Cristo ha ridotto a nulla.

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