Genesi 8

Cap. 8

1 E si ricordò Dio di Noè e di tutte le fiere e di tutto il bestiame e di tutti i volatili e di tutti i rettili, quanti erano con lui nell’arca, e sospinse Dio un soffio sulla terra, e si placò l’acqua 2 e furono coperte le fonti dell’abisso e le cataratte del cielo e fu trattenuta la pioggia dal cielo; 3 e continuava a calare l’acqua andandosene dalla terra, continuava a calare e a diminuire l’acqua dopo centocinquanta giorni. 4 E si posò l’arca nel mese settimo, il ventisette del mese, sui monti di Ararat, 5 mentre l’acqua, andandosene, continuava a diminuire, fino al decimo mese. Nell’undicesimo mese, al primo del mese, furono mostrate le cime dei monti. 6 E avvenne: dopo quaranta giorni aprì Noè la finestra dell’arca, che aveva fatta, 7 e mandò il corvo a vedere se era cessata l’acqua; e uscito non ritornò finché non si fosse prosciugata l’acqua dalla faccia della terra. 8 Allora mandò la colomba dietro di lui a vedere se era cessata l’acqua dalla faccia della terra. 9 Ma poiché non trovò riposo per i suoi piedi, la colomba ritornò da lui nell’arca, dato che acqua vi era su tutta la faccia di tutta la terra, e stesa la sua mano la prese e la introdusse presso di sé nell’arca 10 e, dopo averla trattenuta ancora altri sette giorni, di nuovo mandò la colomba fuori dell’arca. 11 E ritornò presso di lui la colomba verso sera e aveva un ramoscello con una foglia di ulivo nella sua bocca, e conobbe Noè che era cessata l’acqua dalla terra. 12 E dopo averla trattenuta ancora altri sette giorni, di nuovo mandò fuori la colomba, che non continuò più a ritornare da lui. 13 E accadde nel seicentesimo primo anno della vita di Noè, nel primo mese, nel primo giorno del mese, che venne meno l’acqua dalla terra e scoprì Noè il tetto dell’arca che aveva fatto e vide che era venuta meno l’acqua dalla faccia della terra. 14 Nel secondo mese, il ventisettesimo giorno del mese, fu prosciugata la terra. 15 E parlò il Signore Dio a Noè dicendo: 16 “esci dall’arca, tu e la tua sposa e i tuoi figli e le spose dei tuoi figli con te: e accrescetevi e moltiplicatevi sulla terra”. 18 E uscì, Noè e la sua sposa e i suoi figli e le spose dei suoi figli con lui, 19 e tutte le fiere e tutto il bestiame e ogni volatile e ogni rettile che si muove sulla terra secondo la loro specie uscirono dall’arca. 20 E costruì Noè un altare a Dio e prese da tutte le bestie quelle pure, e da tutti i volatili quelle puri, ed elevò sacrifici totali sull’altare. 21 E odorò il Signore Dio l’essenza di fragranza e disse il Signore Dio, dopo avere ben pensato: “Non continuerò più a maledire la terra per le opere degli uomini, poiché giace il pensiero dell’uomo, fin nei dettagli, nelle malvagità, dalla giovinezza: non continuerò dunque più a colpire ogni carne vivente come ho fatto. 22 Tutti i giorni della terra, seme e mietitura, freddo e ardore, estate e primavera, giorno e notte, non si daranno riposo”.

Vulgata
Recordatus autem Deus Noe cunctarum animantium
et omnium iumentorum que erant cum eo in arca adduxit spiritum super terram et inminutae sunt aquae
2 et clausi sunt fontes abyssi et cataractae caeli et prohibitae sunt pluviae de caelo
3 reversaeque aquae de terra euntes et redentes et coeperunt minui post centum quinquaginta dies
4 requievit que arca mense septimo vicesima septima die mensis super montes armeniae
5 at vero aquae ibant et decrescebant usque ad decimum mensem decimo mense primo die mensis apparuerunt cacumina montium
6 cumque transissent quadraginta dies
Aperiens Noe fenestram arcae quam fecerat dimisit corvum
7 qui egrediebatur et revertebatur donec siccantur aquae super terram
8 emisit quoque columbam post eum
Ut videret si iam cassassent aquae super faciem terrae
9 quae cum non invenisse tubi requiesceret pes eius reversa est ad eum in arcam aquae enim erant super universam terram extenditque manum et adprehensam intulit in arcam
10 expectatis autem ultra septem diebus aliis rursum dimisit columbam ex arca
11 at illa venit ad eum ad vesperam portans ramum olivae virentibus foliis in ore suo intellexit ergo Noe quod cessassent acque super terram
12 expectavitque nihilominus septem alios dies et emisit columbam quae non est reversa ultra ad eum
13 igitur sescentesimo primo anno primo mense prima dies mensis inminutae sunt aquae super terram et aperiens Noe tectum arcae aspexit viditque quod exsiccata superficies terrae
15 locutus est autem Deus ad Noe dicens
16 egredere de arca tu et uxor tua filii tui et uxores filiorum tuorum tecum
17 cuncta animantia quae sunt apud te ex omni carne tam in volatilibus quam in bestiis et in universa reptilibus quae reptant super terram educ tecum  et ingredimini super terram crescite et multiplicamini super eam
18 egressus est ergo Noe et filii eius uxor illius et uxores filiorum eious cum eo
19 sed animantia iumenta et reptilian quae repunt super terram secundum genus suum arcam egressa sunt
20 aedificavit autem Noe altare Dominio et tollens de cunctis pecoribus et volucribus mundis obtulit holocaust super altare
21 odoratusque est Dominus odorem suavitatis et ait ad eum nequaquam ultra maledicam terrae propter homines sensus enim et cogitation humani cordis in malum prona sun tab adulescentia sua non igitur ultram percutiam omnem animantem sicut feci
22 cunctis diebus terrae sementis et messis frigus et aestus aestas et hiemps nox et dies non requiescent.

Traduzione dalla Vulgata

1 Ma Dio si ricordò di Noè, e di tutti gli animali, e di tutti i giumenti, che erano con lui nell’arca, mandò un soffio sopra la terra e le acque diminuirono. 2 E furono chiuse le fonti dell’abisso e le cateratte del cielo: e furono vietate le piogge dal cielo. 3 E furono rivoltate le acque andanti e ritornanti dalla terra: e cominciarono a diminuire dopo centocinquanta giorni. 4 E l’arca si posò il settimo mese il giorno ventisettesimo sopra i monti d’Armenia. 5 Ma invero le acque andavano, e decrescevano sino al decimo mese: infatti il decimo mese, il  primo giorno del mese, apparvero le vette dei monti. 6 E passati quaranta giorni, aprendo Noè la finestra dell’arca, che aveva fatto, mandò fuori il corvo: 7 Questi usciva e non ritornava, finchè non si seccassero le acque sopra la terra. 8 Mandò anche la colomba dopo di lui, per vedere se ormai fossero cessate le acque sopra la faccia della terra. 9 Questa non avendo trovato il suo piede dove riposare, ritornò a lui nell’arca: infatti le acque erano sopra tutta la terra: e stese la mano e presala la portò dentro nell’arca. 10 Ma avendo aspettato oltre altri sette giorni, mandò di nuovo la colomba fuori dall’arca. 11 Ma quella venne a lui alla sera, portando nella sua bocca un ramo d’olivo con foglie verdeggianti. Pertanto comprese Noè che le acque erano cessate sopra la terra. 12 E aspettò nondimeno  altri sette giorni: e mandò la colomba, che non tornò più a lui.
13 Pertanto l’anno seicentesimo, il primo mese, il primo giorno del mese, furono diminuite le acque sopra la terra: ed aprendo Noè il tetto dell’arca guardò e vide che la superficie della terra era asciutta. 14 Il secondo mese, il ventisettesimo giorno del mese, la terra fu fatta arida. 15 Ma Dio parlò a Noè, dicendo: 16 Esci dall’arca, tu, e  tua moglie,  i tuoi figli e le mogli dei tuoi figli con te, 17 tutti gli animali, che sono presso di te di ogni carne, tanto nei volatili, che nelle bestie, e in tutti i rettili, che strisciano sopra la terra, conducili fuori con te, e entrate sopra la terra: crescete e moltiplicatevi sopra di essa. 18 Pertanto uscì Noè, e i suoi figli, sua moglie e le mogli dei suoi figli con lui. 19 Ma anche tutti gli animali, le bestie, i rettili che strisciano sopra la terra, secondo la loro specie, uscirono dall’arca. 20 E Noè edificò un altare al Signore: e prendendo da tutte le bestie, e dagli uccelli mondi, offrì olocausti sopra l’altare. 21 Il Signore odorò un odore di soavità e disse: non più maledirò la terra a causa degli uomini: infatti il sentire, e il pensare del cuore umano sono inclinati al male dalla sua adolescenza: pertanto non percuoterò più ogni anima vivente, come ho fatto. 22 Per tutti i giorni della terra non riposeranno semente e messe, freddo e caldo, estate ed inverno, notte e giorno.


“1 Ma Dio si ricordò di Noè, e di tutti gli animali, e di tutti i giumenti, che erano con lui, nell’arca, mandò un soffio sopra la terra e le acque diminuirono. 2 e furono chiuse le fonti dell’abisso e le cateratte del cielo: e furono vietate le piogge dal cielo. 3 e furono rivoltate le acque andanti e ritornanti dalla terra: e cominciarono a diminuire dopo centocinquanta giorni. 4 E l’arca si posò il settimo mese il giorno ventisettesimo sopra i monti d’Armenia.”


Dopo aver raggiunto il suo colmo, l’ira divina viene via via placandosi sempre più e Dio si ricorda dell’uomo che è in trepida attesa. Perché il Signore non si dimentica di colui che fa la sua volontà e cerca il suo volto, anche quando il peccato del mondo porta alla catastrofe completa e chi è eletto si sente piccolo e sgomento di fronte al castigo divino, e se ne sta rinchiuso e solo in un angolo della chiesa, spettatore inerte ed impotente del dramma che va consumandosi. Gioia e dolore si tengono per mano nel cuore di ogni santo: gioia per la fede nell’amore del Signore, dolore per il peccato del mondo. Non si può rimanere insensibili di fronte alla tragedia di una umanità senza Dio. La nostra gioia non è facile e neppure leggera: porta su di sé il peccato del mondo e non può reggere se non in Cristo e per Cristo. Il silenzio di Noè è un silenzio sofferente, che nulla reclama e ribadisce, ma in tutto si fa obbediente e paziente. Quando l’uomo non può far nulla, si deve attendere fiduciosi l’intervento divino, anche se i tempi sembrano lunghi e non c’è in vista una soluzione a breve termine. Piace al Signore la fede spontanea ed immediata, ma deve provarla e vagliarla, non una volta per tutte, ma ogni giorno ed ogni momento. Quale certezza possiede Noè se non quella che viene dalla promessa della parola divina? La notte della fede può avere un tempo anche lungo e non è detto che il buio venga squarciato dalla luce all’improvviso, in maniera tale da dissipare subito ogni tenebra.
Dopo l’imperversare della tempesta, Noè avverte che qualcosa è cambiato; soffia un altro vento sulla terra: dalla casa del Padre “tira” un’aria diversa. L’uomo che è attento alle cose di Dio e riposa sul suo cuore ben ne avverte i moti  e sente il placarsi della sua ira prima che i segni giungano sulla terra.
“mandò un soffio sopra la terra e le acque diminuirono”.
Se è grande il peccato dell’uomo più grande è l’amore del Creatore. Se l’ira di Dio cade nel tempo della nostra colpa, la Sua misericordia è per sempre. I figli di Adamo possono ancora sperare che le la loro sorte sia ribaltata dalla potenza che viene dal cielo.

“2 e furono chiuse le fonti dell’abisso e le cateratte del cielo: e furono vietate le piogge dal cielo”.

Un capitolo della storia è chiuso per sempre, non dall’uomo, ma da Dio. E se Dio chiude, nessuno può riaprire. Se Dio dice no, chi può andare contro?

“3 e furono rivoltate le acque andanti e ritornanti dalla terra: e cominciarono a diminuire dopo centocinquanta giorni”.

Il Signore desiste dall’opera intrapresa. L’acqua mandata dal cielo per la distruzione e per la dannazione, al cielo ritorna, inverte il suo corso, e viene da Dio rinchiusa nei suoi eterni serbatoi, per tempi migliori e per diversamente visitare la terra. Un segno di speranza è dato all’uomo. L’acqua comincia a diminuire sulla terra.
Non a tal segno che l’uomo veda e comprenda immediatamente. C’è un tempo di fiduciosa attesa di centocinquanta giorni in cui Noè deve perseverare in una fede non confortata da alcun segno tangibile e visibile. Rimane sempre aperta una fondata speranza che si possano ancora cogliere i frutti della grazia divina.

“e continuava a calare l’acqua andandosene dalla terra, continuava a calare e a diminuire l’acqua dopo centocinquanta giorni”.

Il cielo fatto per l’uomo non  cade più sul capo della creatura come una tegola, ma viene tenuto in serbo per tempi migliori e per l’opera di un Altro. E’ l’inizio di una nuova era e di una nuova storia dove il Figlio avrà un ruolo sempre più importante e decisivo. E’ il Figlio che placa la mano del Padre ed è per Cristo ed in virtù del Cristo che il Signore dà un volto nuovo al suo rapporto con l’umanità.
Si spegne l’ira divina, a poco a poco e gradualmente, ma in maniera irreversibile, tale cioè da non lasciare più spazio ad alcun ritorno. Cala l’ira, si accresce l’amore di Dio Padre: di mezzo  si è messo un Salvatore.

“4 E l’arca si posò il settimo mese il giorno ventisettesimo sopra i monti d’Armenia”.

Il cuore dell’uomo può ora riposare al sicuro, nella casa del Signore. Non c’è luogo più stabile, più alto e più inaccessibile al Satana… anche quando l’acqua  arriva ancora alla gola. Il Maligno si allontana e calano le sue forze e sprofondano in basso, mentre noi ci ritroviamo sempre più innalzati al cielo.
E chi non ricorda il giorno in cui il suo cuore, dopo l’infuriare della tempesta, si è ritrovato al sicuro in una dimora diversa, sopra i monti più alti, dove lo sguardo può dominare sovrano sul mondo e far proprio un punto di vista superiore?
“5 Ma invero le acque andavano, e decrescevano sino al decimo mese: infatti il decimo mese, il  primo giorno del mese, apparvero le vette dei monti”.

Non c’è santità ed eccellenza di cuore che non sia mostrata e svelata alla chiesa del Signore. Mentre il mondo sprofonda nel peccato, i giusti sono innalzati nella gloria del Cristo, insieme con la sua chiesa.

“6 e passati quaranta giorni, aprendo Noè la finestra dell’arca, che aveva fatto, mandò fuori il corvo:
7 Questi usciva e non ritornava, finché non si seccassero le acque sopra la terra”.

L’uomo prudente si guarda bene dai colpi di testa inopportuni ed infondati. Prima vuol sondare e capire bene come stanno le cose. Perché un’ intelligenza Dio ce l’ha pur data, per vedere e capire. Vero è che la testimonianza che ci viene dal nostro uomo, se pur aperta alla fede, conosce i limiti imposti dal tempo. Il corvo non tornerà a Noè, se non quando si sarà prosciugata l’acqua. La sua testimonianza segue il fatto, non può in alcun modo precederlo e preannunciarlo. E questo non basta all’uomo che nelle tenebre della fede vuol trovare un conforto alla propria speranza. Per questo cerca una testimonianza che venga dal cielo e che gli possa dire anzitempo come stanno andando le cose, per non trovarsi solo.

“8 Mandò anche la colomba dopo di lui, per vedere se ormai fossero cessate le acque sopra la faccia della terra. 9 Questa, non avendo trovato il suo piede dove riposare, ritornò a lui nell’arca: infatti le acque erano sopra tutta la terra: e stese la mano e presala la portò dentro nell’arca”.

La colomba come messaggera fra il cielo e la terra è figura dello Spirito Santo che è stato riversato nei nostri cuori. E’ lo Spirito Santo che si fa garante in noi delle opere di Dio, in maniera pronta ed immediata. Solo la sua testimonianza è degna di essere creduta ed accolta subito e senza riserve nella nostra casa. Altro è attendere da soli, altro è attendere confortati dallo Spirito di Dio. Lo Spirito Santo garantisce della Parola di Dio prima e dopo il suo accadimento. Non si allontana dal nostro cuore se non per poco e non per abbandonarlo, ma per rivisitarlo in novità di vita.

“10 Ma avendo aspettato oltre altri sette giorni, mandò di nuovo la colomba fuori dall’arca”.

Noè dopo aver preso con sé e nell’arca lo spirito Santo, entra in un tempo di attesa fatto nuovo da una presenza nuova, che porta pace e serenità e una conoscenza sicura e fidata dell’opera del Signore.
Vuoi conoscere quale novità dal cielo? Fidati ed affidati allo Spirito Santo. Non c’è testimonianza più sicura.

“11 Ma quella venne a lui alla sera,”

 


Lo Spirito Santo non ci abbandona alle tenebre, ma previene ogni tenebra.

“portando nella sua bocca un ramo d’olivo con foglie verdeggianti”.

C’è sempre un buon annuncio per noi, quando stiamo saldi nella speranza. All’uomo appartiene ogni vacuità, allo Spirito di Dio ogni pienezza. Prima dei frutti della fede vedremo spuntare in noi i suoi germi e le sue foglie.

“Pertanto comprese Noè che le acque erano cessate sopra la terra”.

Non c’è vera conoscenza se non quella che è partorita e nutrita dallo Spirito Santo. Non esiste altro certificato di garanzia e di autenticità.

“12 E aspettò nondimeno  altri sette giorni: e mandò la colomba, che non tornò più a lui”.

Noi vorremmo gustare per sempre la dolcezza dello Spirito Santo ed assaporare la gioia di una  presenza, stabile e duratura. Alla fine eccoci accontentati . E’ detto che la colomba non tornò a lui. Viene il tempo in cui lo Spirito Santo cessa il suo andirivieni e dimora stabilmente nei nostri cuori. È una presenza misteriosa e nascosta che sfugge ai  sensi della carne. Si comprende solo per fede ed in virtù della fede in Cristo…
“13 pertanto l’anno seicentesimo il primo mese, il primo giorno del mese, furono diminuite le acque sopra la terra…”

Non per via naturale, ma per intervento di Dio.
La fine di un’ epoca della storia e l’inizio di un’altra  vanno  datati in maniera precisa nei loro aspetti essenziali in relazione a colui che è beneficato, prima, ( Noè ), in relazione a colui che benefica dopo ( Cristo ).


“ed aprendo Noè il tetto dell’arca guardò e vide che la superficie della terra era asciutta”.

È questo l’inizio di una nuova era. Viene subito dopo l’altra, quasi nello stesso istante.
Ed allora la chiesa vive la sua pienezza in questo mondo ed esce allo scoperto per vedere  le meraviglie operate dal Signore.

“14 il secondo mese, il ventisettesimo giorno del mese, la terra fu fatta arida”.

Sembra che tutto sia tornato come all’inizio della creazione. “ e apparve l’arida terra “. Non ci sarà più un’acqua che sale dalla terra per portare la vita. Ma la stessa acqua si dovrà chiedere ed invocare perché scenda sulla terra. Cristo, vita del mondo, se all’inizio è semplicemente dato e trovato, d’ora in poi dovrà essere cercato, invocato, atteso. Diversamente avremo ancora un’acqua, non per la salvezza, ma per la dannazione.

“15 Ma Dio parlò a Noè, dicendo: 16 Esci dall’arca, tu, e  tua moglie,  i tuoi figli e le mogli dei tuoi figli con te. 17 tutti gli animali, che sono presso di te di ogni carne, tanto nei volatili, che nelle bestie, e in tutti i rettili, che strisciano sopra la terra, conducili fuori con te, e entrate sopra la terra: crescete e moltiplicatevi sopra di essa”.

Se agli occhi della carne appare una terra arida, senza possibilità di vita, è ancora una volta la Parola di Dio che getta un seme di speranza nel cuore dell’uomo.
Adamo fu posto in un giardino dove ogni bellezza di essere creato splendeva sotto i suoi occhi, segno indiscutibile di un amore innanzitutto dato dal Creatore, e non innanzitutto richiesto alla creatura. Qui tutto è diverso, la terra appare agli occhi di Noè come uno sconfinato deserto, non potrà fiorire senza la sua fiducia nell’amore del Signore. Neppure un piede potrà mettere Noè sulla nuova terra, se prima non uscirà liberamente e volontariamente dall’arca di salvezza, voluta dal Signore. E non si esce dal semplice rimanere nella  speranza che è data dalla promessa della Parola, se non per entrare nel cammino della fede che è dato dall’obbedienza alla stessa Parola.
Nell’arca che è la Chiesa e soltanto in essa si approda alla terra di salvezza, ma non si entra in questa senza l’obbedienza alla Parola, che ha nome di fede in Cristo Gesù.
Soltanto un’obbedienza al comando di Dio, pronta ed immediata che scavalca ogni categoria creata, può riprendere possesso della terra perduta in Adamo.
Il primo uomo si trovò semplicemente collocato sulla terra, in vista di un futuro assenso all’opera di Dio, il secondo non vi trova spazio alcuno se prima non obbedisce alla Parola, così come è data, senza ripensamento alcuno e senza alcuna messa in discussione. Il comando dato a Noè, non è soltanto per lui, ma per tutta la sua famiglia e per tutti gli animali che sono presso di lui. Noè è figura del Cristo, obbediente, non solo per la propria salvezza, ma anche per quella di tutto il genere umano, e di tutti gli animali creati per l’uomo. Se la salvezza passa attraverso un pastore,  un duce, non si potrà salvare se non chi,  posto vicino a lui nella stessa arca, con lui cammina fiducioso sotto la sua guida.

“Esci dall’arca, tu, e  tua moglie,  i tuoi figli e le mogli dei tuoi figli con te… conducili fuori con te, e entrate sopra la terra:

La vita della fede è un continuo “uscire da” per “entrare sopra”, una fuga dal mondo che ci vede schiavi ( sotto ) del Maligno per entrare in una terra in cui siamo collocati sopra, da padroni, in Cristo e per Cristo, nostra guida.

“crescete e moltiplicatevi sopra di essa”.

Non innanzitutto in senso biologico, ma in senso spirituale: primo fra tutti è posto Noè.
In questo senso è detto di Gesù che “cresceva in sapienza, in età e in grazia, davanti a Dio e agli uomini”. ( Luca 2, 52 ). Non per il Figlio che è sapienza si accresceva la sua sapienza, ma per noi e in vista di noi. Non al modo del figlio dell’uomo si moltiplicava il Figlio di Dio, ma perché fosse completato il numero dei fratelli su tutta la terra. Non generando  ( moltiplicatevi ) da una vita che conduce alla morte, ma da  una morte  che conduce alla vita eterna.

“18 Pertanto uscì Noè, e i suoi figli, sua moglie e le mogli dei suoi figli con lui. 19 Ma anche tutti gli animali, le bestie, i rettili che strisciano sopra la terra, secondo la loro specie, uscirono dall’arca.”

La vita nuova non interessa soltanto gli uomini redenti che si pongono alla sequela del Cristo, di cui Noè è figura, ma anche tutte le creature della terra, fatte per l’uomo ed in vista dell’uomo.

“20 E Noè edificò un altare al Signore: e prendendo da tutte le bestie, e dagli uccelli mondi, offrì olocausti sopra l’altare”.

È la prima “messa” celebrata dall’uomo, ma colui che “offrì olocausti sopra l’altare” non è ancora colui che si offre in sacrificio perenne gradito a Dio. Nessun sangue di essere vivente, se non quello del Cristo, può testimoniare l’avvenuta conciliazione del cielo e della terra, una volta per sempre.

“21 Il Signore odorò un odore di soavità

Non la soavità  che è data dall’odore dei sacrifici fatti dall’uomo, ma quella del futuro sacrificio del Figlio.
È tempo di salvezza portata dal Cristo; già il Signore ne avverte il buon profumo, prima ancora che sia adempiuto sulla terra ciò che in cielo è già un dato ed un fatto.

“e disse:” non più maledirò la terra a causa degli uomini: infatti il sentire, e il pensare del cuore umano sono inclinati al male dalla sua adolescenza: pertanto non percuoterò più ogni anima vivente, come ho fatto”.

Il Signore non maledirà più la terra a causa del peccato dell’ uomo, ma darà la benedizione in virtù  del Figlio suo, che con un solo atto di giustizia ha riconciliato per sempre Creatore e creatura.

Non ci inganni l’espressione “ inclinati al male fin dall’adolescenza”. Non esiste un’infanzia che non sia segnata dal peccato, come vogliono i Pelagiani. Perché nel peccato siamo stati concepiti e nel peccato siamo posti fin dal grembo materno.
L’adolescenza è la seconda età dell’uomo, quella rappresentata  dalla famiglia di Noè, quella uscita dall’arca di salvezza, discendente da Adamo ma diversamente visitata da Dio.

“22 Per tutti i giorni della terra non riposeranno semente e messe, freddo e caldo, estate ed inverno, notte e giorno”.

Non ci sarà giorno della terra, senza  visita e presenza vivificante dell’amore dato e portato dal Cristo in virtù del suo sacrificio, fino alla fine dei tempi. Ciò che era promessa di Dio e speranza dell’uomo è ora realtà garantita dall’ eterna Parola.

 

 

 

 

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