Vangelo di Marco cap5
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- Pubblicato Mercoledì, 27 Luglio 2011 13:30
- Scritto da Cristoforo
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Marco 5
E vennero all’opposta riva del mare nella regione dei Geraseni. 2 Ed essendo uscito lui dalla barca subito venne incontro a lui dai sepolcri un uomo con uno spirito impuro, 3 che aveva la dimora nei sepolcri, e né con una catena nessuno poteva più legarlo 4 perché egli molte volte con ceppi e con catene era stato legato ed aveva strappato da sé le catene e i ceppi aveva spezzato e nessuno aveva la forza di domarlo; 5 e sempre di notte e di giorno nei sepolcri e nei monti era urlante e percuotente se stesso con pietre. 6 E avendo visto Gesù da lontano corse e si prostrò a lui 7 e gridando con voce grande dice: Cosa a me e a te, Gesù figlio di Dio l’altissimo? Ti scongiuro per Dio, non mi tormentare! 8 Diceva infatti a lui: Esci – spirito impuro – dall’uomo! 9 E lo interrogava: Che nome hai? E dice a lui: Legione è il mio nome, perché siamo molti. 10 E supplicava lui molto perché non li inviasse fuori della regione. 11 Era là presso il monte una mandria grande di porci pascolante; 12 e supplicarono lui dicendo: Invia noi nei porci, affinché entriamo in essi. 13 E lo permise a loro. Ed essendo usciti gli spiriti impuri entrarono nei porci, e si gettò la mandria giù dal pendio nel mare, circa duemila ed affogarono nel mare. 14 E i pascolanti essi fuggirono ed annunciarono nella città e nei campi; e vennero a vedere cosa è l’accaduto 15 e vengono da Gesù e vedono l’indemoniato seduto vestito e sano di mente, l’avente avuto la legione, ed ebbero paura.
16 E narrarono a loro quelli che avevano visto come era accaduto all’indemoniato e circa i porci. 17 E cominciarono a supplicarlo di andarsene dai loro confini.
18 Ed essendo lui salito sulla barca colui che era stato indemoniato lo supplica perché fosse con lui. 19 E non lo permise a lui, ma gli dice: Va’ nella tua casa dai tuoi ed annuncia a loro quali cose il Signore ti ha fatto ed ebbe misericordia di te. 20 E andò e cominciò ad annunciare nella Decapoli quali cose aveva fatto a lui Gesù e tutti si meravigliavano.
21 Ed avendo attraversato Gesù nella barca all’opposta riva si radunò molta folla da lui, ed era presso il mare. 22 E viene uno dei capi della sinagoga, di nome Giairo, ed avendo visto lui cade presso i suoi piedi 23 e lo supplica molto dicendo: La mia figlioletta è agli estremi, affinché essendo venuto tu imponga le mani a lei perché si salvi e viva. 24 E partì con lui. E lo seguiva molta folla e lo comprimevano. 25 Ed una donna essente con flusso di sangue da dodici anni 26 e molto avendo sofferto da molti medici ed avendo speso tutte le sue cose e niente avendo giovato, ma essendo andata più in peggio, 27 avendo udito di Gesù, essendo venuta tra la folla da dietro toccò il suo mantello. 28 Diceva infatti: qualora tocchi almeno i suoi mantelli sarò salvata. 29 E subito si prosciugò la fonte del suo sangue e conobbe nel corpo che era guarita dal flagello. 30 E subito Gesù avendo conosciuto in se stesso la potenza uscita da lui, essendosi voltato tra la folla diceva: Chi ha toccato di me i mantelli? 31 E gli dicevano i suoi discepoli: Guardi la folla che ti comprime e dici: Chi mi ha toccato? 32 E guardava intorno per vedere quella che aveva fatto questa cosa. 33 La donna allora timorosa e tremante, sapendo ciò che era a lei accaduto, venne e si gettò davanti a lui e gli disse tutta la verità. 34 Egli allora le disse: Figlia, la tua fede ti ha salvato; va’ in pace e sii guarita dal tuo flagello.
35 Ancora egli stava parlando che vengono dal capo della sinagoga dicendo: Tua figlia è morta: perché molesti ancora il maestro? 36 Allora Gesù avendo sentito la parola detta dice al capo della sinagoga: non temere, solo credi! 37 E non permise che alcuno con lui lo accompagnasse se non Pietro e Giacomo e Giovanni il fratello di Giacomo. 38 E vengono nella casa del capo della sinagoga e vede trambusto e piangenti ed urlanti molto, 39 ed essendo entrato dice a loro: Perché fate trambusto e piangete? La bambina non è morta ma dorme. 40 E si burlavano di lui. Egli allora avendo mandato fuori tutti prende con sé il padre della bambina e la madre e quelli con lui ed entra dove era la bambina. 41 Ed avendo preso la mano della bambina dice a lei: Talithà kum!. Che tradotto è: Fanciulla, a te dico, alzati! 42 E subito si levò la fanciulla e camminava: era infatti di anni dodici. E furono stupefatti subito di grande stupore. 43 E raccomandò a loro molto affinché nessuno conoscesse questo, e disse di dare a lei da mangiare.
E vennero all’opposta riva del mare nella regione dei Geraseni. 2 Ed essendo uscito lui dalla barca subito venne incontro a lui dai sepolcri un uomo con uno spirito impuro, 3 che aveva la dimora nei sepolcri,
Se vi è una lotta di Cristo contro il Maligno che vuol entrare all’interno della chiesa, la stessa lotta va avanti fuori ed ovunque. Vi è un’umanità schiava del Satana che attende una liberazione e che, appena possibile, va incontro a Gesù. Chi è mai quest’uomo con uno spirito impuro che ha la dimora nei sepolcri? E’ una caso singolare o è una figura tipo, per significare un’umanità schiava del peccato? Difficile dare una risposta a senso unico ed ancora più difficile comprendere in quale modo questo uomo sia diversamente posseduto dal demonio. Perché piaccia o non piaccia la schiavitù al Maligno accomuna tutta l’umanità. Se crediamo che qualcuno sia diversamente posseduto dal Diavolo questa diversità va compresa alla luce dello spirito e non secondo le categorie di questa o quell’epoca storica. Cosa propriamente è detto di costui?
“Viene incontro a Lui dai sepolcri”. E questo è certamente un fatto positivo, che mette quest’uomo al di fuori ed al di sopra di quel disinteresse che molti hanno per Cristo. “Ha uno spirito immondo”. Immondo è lo spirito di ogni uomo: di per sé non è sufficiente per qualificarlo come un diverso. E neppure il fatto che viva nei sepolcri. Tutta l’umanità senza Cristo vive all’ombra della morte.
e né con una catena nessuno poteva più legarlo
Ed è parimenti vero che nessun uomo può legare ed imbrigliare la potenza del Maligno: non può farlo per sé e neppure per un altro. C’è stato forse un tempo di apparente vittoria ( ai tempi della Legge ), ma poi tutto è finito nella più disastrosa sconfitta
4 perché egli molte volte con ceppi e con catene era stato legato ed aveva strappato da sé le catene e i ceppi aveva spezzato e nessuno aveva la forza di domarlo;
I ripetuti tentativi di sconfiggere il Maligno, portati avanti con le catene ed i ceppi della Legge, hanno avuto esito negativo. E’ saltato tutto e ormai a tutti deve essere chiaro che indomabile è la potenza del Diavolo nell’uomo. Non c’è liberazione che non concluda nell’inno di lode al liberatore. Qui è vero tutto il contrario.
5 e sempre di notte e di giorno nei sepolcri e nei monti era urlante
Non la perpetua lode all’amore del Signore, ma l’imprecazione senza sosta contro il cielo, l’urlo straziante di chi è posseduto dal Diavolo: notte e giorno chiuso in se stesso nella prigione del proprio peccato, e anche quando c’è un tentativo di rivolgersi al cielo e si sale in alto nei monti, la suonata non cambia.
e percuotente se stesso con pietre.
Gesto tipico dei santi, allorchè fanno penitenza per i propri peccati, ma anche dei malati mentali.
Vogliamo introdurre un’altra categoria per complicare ulteriormente le cose: quella degli indemoniati?
Il comportamento di quest’uomo ha caratteristiche ambigue e contradditorie sin dall’inizio. Vive fra i morti, eppure tenta di entrare nel mondo dei viventi. Non sopporta le catene, eppure qualche volta si è lasciato legare. Urla nella tomba che è sua dimora, ma cerca anche di far salire queste urla al cielo. Ma soprattutto non fugge lontano da Gesù: gli va incontro.
subito venne incontro a lui dai sepolcri. E’ detto all’inizio appena ha saputo dell’arrivo di Cristo. E’ ripetuto adesso che lo vede da lontano
6 E avendo visto Gesù da lontano corse e si prostrò a lui
Subito va incontro, corre da lontano ed addirittura si prostra davanti a Gesù. Ci sono tutti i presupposti per una vera conversione. Come mettere in discussione la sua buona volontà?
Ed ecco, quando tutto sembra procedere sulla linea giusta esce fuori qualcosa di stonato.
7 e gridando con voce grande dice:
Buona cosa supplicare il Signore con tutto il fiato che si ha in gola, ma per dire cosa? Per chiedere la salvezza. Sarebbe la logica conclusione di tutta la storia. E tutti ci aspettiamo subito l’epilogo felice. Ma non è così. C’è qualcosa di non chiaro, di non definito, uno spirito impuro che tale rimane anche quando va a Gesù e non ce la fa a compiere da solo il salto da una vita nel Satana ad una vita in Cristo.
Cosa a me e a te, Gesù figlio di Dio l’altissimo? Ti scongiuro per Dio, non mi tormentare!
Questo è il cuore dell’uomo. Anche quando c’è consapevolezza di peccato, e si vive nella morte, se pure c’è un desiderio di andare a Gesù, si ha paura di Cristo e della vita nuova. Perché nessuna morte è indolore e nessuno abbandona facilmente ciò che conosce per ciò che non conosce. Gesù tira da una parte ed il Diavolo dall’altra: in mezzo ci sta l’uomo letteralmente dilaniato fra i due. La volontà di conversione è un tormento, perché il Satana non vuole mollare la presa e insinua nel nostro cuore dubbi, ansie ed incertezze di ogni tipo. Da soli non ne veniamo fuori.
8 Diceva infatti a lui: Esci – spirito impuro – dall’uomo!
Se il Satana non cede, tanto meno Gesù, ma insiste con la sua Parola.
9 E lo interrogava: Che nome hai? E dice a lui: Legione è il mio nome, perché siamo molti.
In questa lotta della Parola contro l’altra parola, è Gesù che ad un certo punto gioca all’attacco. Come? Chiedendo innanzitutto quale nome porta il Diavolo. Perché non c’è altra salvezza se non nel nome del Figlio di Dio. Come si difende il Satana? Non può vantare un nome che sia all’altezza di quello del Cristo, allora gioca d’astuzia e tira in ballo una potenza basata non sull’unicità ed esclusività del nome, ma sul numero: siamo un’intera legione ed abbiamo la forza di un esercito. Come dire: non abbiamo il nome dell’unico eterno Dio, ma siamo potenti perché siamo in molti e ben organizzati. Quando un uomo fa un passo verso Cristo, ecco lo spauracchio dei molti che sono contro.
10 E supplicava lui molto perché non li inviasse fuori della regione.
Nessun pesce si può prendere in acque limpide. Allora bisogna fare del torpido per ingenerare nei pesci smarrimento e confusione, perché cadano nella rete. Un diavolo che supplica Gesù? E’ proprio il colmo. Ma ben ci dice come il Maligno usi tutti i mezzi per imbrogliare le anime.
Può celarsi anche sotto la forma di una preghiera all’apparenza umile, ma sbagliata. Pur di evitare il trauma della morte in Cristo si può anche optare per una sopportazione del Satana e della sua opera vessatoria. Si può anche convivere con il Diavolo nell’illusione di essere di Cristo. Certi tagli non si possono chiedere, costano fatica e si può anche sperare in una salvezza a buon prezzo, in cui Satana non è amato, ma sopportato, per amore del quieto vivere. Come una persona che ha una ferita infetta, per cui si rende necessaria un’amputazione. E supplica il chirurgo di risparmiargli simile sofferenza. Ma come conciliare il male in atto il cui esito è mortale, con la possibilità di una vita nuova? Cosa può fare Cristo? Non ascolta: taglia corto e fa quello che deve fare ognuno che vuole il bene. Ma non è ancora finita.
11 Era là presso il monte una mandria grande di porci pascolante; 12 e supplicarono lui dicendo: Invia noi nei porci, affinché entriamo in essi.
Quando il satana vede che ha perso un’anima, perché di fatto Cristo se l’è presa, allora riversa tutto il proprio interesse sugli uomini che si lasciano da lui depredare e possedere. Perché la sorte di tutti “i porci” diventi ancora peggiore. Non a caso si parla di una mandria grande, perché tanti sono gli uomini che lasciano aperta la strada al Satana: non c’è alcun sbarramento o linea protettiva. Manca solo il consenso di Dio. Ma allorchè Dio non vede alcuna volontà di salvezza, può abbandonare l’uomo all’opera del Maligno. Non abbandona al Diavolo quelli che si rivolgono a Lui, come questo “indemoniato”: abbandona quelli che simili a porci vivono nella sozzura del peccato, indifferenti al dono della salvezza.
13 E lo permise a loro.
Nessun potere ha Satana sull’uomo se non nella misura in cui gli è concesso da Dio.
Ed essendo usciti gli spiriti impuri entrarono nei porci,
Persa un’anima il diavolo trova sempre pane per i propri denti e chi divorare.
e si gettò la mandria giù dal pendio nel mare, circa duemila ed affogarono nel mare.
Quando non c’è lotta e “battibecco” per noi fra Gesù e Satana, il Diavolo ha il via libera e fa scempio dell’uomo. Dopo averlo afferrato in una vita da porco lo fa precipitare nella perdizione. I segni di una vita senza Dio sono già visibili su questa terra ed anche l’esito eterno non sempre è lasciato alla nostra immaginazione. Gesù ha fatto chiaramente vedere in questa occasione come va a finire. Perché chi ha visto lo dica ad altri e l’accaduto passi nella perenne memoria della chiesa.
14 E i pascolanti essi fuggirono ed annunciarono nella città e nei campi;
I malvagi, guide di malvagi, di fronte alla catastrofe se la danno a gambe levate. Fuggono, non dall’opera del Satana, ma da quella del Cristo: temono che qualcosa di simile capiti anche a loro. Così chi ha la coscienza sporca, di fronte al castigo divino. Si fanno messaggeri ovunque ( nella città e nei campi ), non della vita nuova, ma del disastro operato dal Cristo. I porci erano fonte del loro guadagno e come vedere bene colui che li ha ridotti sul lastrico? Anche il diavolo ha i suoi apostoli, e parlano dell’opera di Gesù, ma solo per metterla in cattiva luce e spaventare chi osa avvicinarsi al Salvatore. Se il Cristo è venuto a farci perdere il pane quotidiano, meglio girare alla larga da un simile personaggio e mettere in guardia tutti gli altri. Il mondo che non conosce l’amore di Dio conosce una sola solidarietà: contro il Cristo e la sua opera. In nome di tale solidarietà gli uomini divisi sanno anche muoversi insieme e fare un unico muro.
e vennero a vedere cosa è l’accaduto
Un fatto così grave merita di essere verificato con i propri occhi: nessuno può passarci sopra senza costatare di persona come sono andate realmente le cose.
15 e vengono da Gesù
Non per convertirsi alla sua opera, ma per disapprovare e fare fronte comune.
e vedono l’indemoniato seduto vestito e sano di mente, l’avente avuto la legione,
In realtà non vedono niente di brutto, ma soltanto un grande prodigio: l’indemoniato è diventato un’altra persona. Non è più furioso e nudo, ma se ne sta seduto, vestito in maniera decorosa e, quel che più interessa, è diventato sano di mente. Quale miracolo più grande e come non dare lode a Dio per una esistenza recuperata alla vita?
ed ebbero paura.
Bella risposta all’opera di Dio! Si deve aver paura di chi fa il male non di chi fa il bene. Ma a questo mondo tutto procede alla rovescia. Non si mette in discussione una esistenza donata al Maligno, fa paura Colui che opera per la nostra salvezza.
16 E narrarono a loro quelli che avevano visto come era accaduto all’indemoniato e circa i porci.
C’è pure una narrazione dettagliata e precisa da parte dei testimoni oculari, per fugare ogni dubbio. Gesù è Salvatore: non è una semplice diceria, è dato per certo da chi ha visto con i propri occhi. Ma c’è anche l’altro aspetto di questa storia: i porci annegati nel mare, la perdita di ogni guadagno mondano. Che Gesù vuoti il nostro portafoglio per portare avanti la sua opera di salvezza, questo proprio non va giù.
17 E cominciarono a supplicarlo di andarsene dai loro confini
Non lo supplicano per avere la salvezza: non è gradito il prezzo che si deve pagare. Giù le mani da ciò che è roba nostra! Se ne vada Gesù lontano: non piace il suo modo di agire.
Per concludere alcune considerazioni riguardo a questo indemoniato.
Nel Vangelo si parla spesso di persone possedute dal Maligno: a volte sembra che siano molto numerose. Ma qual è propriamente la loro diversità? Cosa hanno di peculiare e di proprio che li renda bisognosi di un particolare intervento da parte di Gesù e che giustifichi il comune modo di sentire nei loro confronti? Vi è una diversità che l’uomo giudica positivamente e vi è una diversità che è guardata con sospetto e diffidenza, a volte con disprezzo e non considerazione.
Prima definizione che possiamo dare di un indemoniato: è una persona posseduta dal Maligno. Se tutto si riduce a questo non si vede proprio in cosa consista l’eccezione, dal momento che tutti gli uomini sono schiavi del Diavolo e devono essere liberati dal Cristo. Gli apostoli hanno avuto da Gesù il mandato di cacciare i demoni in nome suo. Ma è fin troppo chiaro che Gesù intende la liberazione dal potere del Maligno che interessa l’umanità tutta e non casi particolari ed eccezionali.
La diversità allora non va ricercata in una diversa schiavitù al Diavolo, quanto in una schiavitù che cade in una persona diversa. Quali i segni di questa diversità.
Innanzitutto un comportamento asociale, una incapacità a lavorare e a convivere con i simili, secondo le regole e le consuetudini comuni. Quest’uomo vive da solo, in luoghi di rifugio occasionali: nelle tombe, perché erano scavate nella roccia ed erano un riparo anche per chi non aveva bene alcuno. In secondo luogo è preso da eccessi d’ira ingiustificati, che lo rendono pericoloso per sé e per gli altri. E’ necessario legarlo per tenerlo fermo e tranquillizzarlo un po’. Non solo: manda forti urla di giorno e di notte e si procura ferite da solo. Un tempo persone in queste condizioni venivano chiamate indemoniati, oggi più semplicemente sono dette schizofreniche. E’ un semplice cambiamento di parole, per dire la stessa cosa? Non propriamente. Noi oggi pensiamo ( non tutti, certamente chi scrive ) che la diversità non stia in un diverso rapporto col Satana, ma in quell’unico e medesimo rapporto che ogni uomo ha col diavolo: semplicemente cade in una persona psichicamente malata. La diversità va ricercata nella dimensione della psiche, non in quella dello spirito. Da un punto di vista spirituale devono essere compresi e considerati alla stregua di tutti e di ognuno. Tutto così semplice e tutto già spiegato? Non ancora. Colpisce in questi individui una sorta di sdoppiamento della personalità, per cui a volte operano in nome proprio, altre volte sembra che un altro operi in loro. Si veda il caso in questione.
6 E avendo visto Gesù da lontano corse e si prostrò a lui 7 e gridando con voce grande dice:
Chiaramente è lui che fa e dice, ma poi subito più avanti:
9 E lo interrogava: Che nome hai? E dice a lui: Legione è il mio nome, perché siamo molti. 10 E supplicava lui molto perché non li inviasse fuori della regione. 11 Era là presso il monte una mandria grande di porci pascolante; 12 e supplicarono lui dicendo: Invia noi nei porci, affinché entriamo in essi. 13 E lo permise a loro.
Ad un certo momento la consapevolezza del proprio agire cede il posto alla consapevolezza che un altro operi nel proprio io: precisamente colui del quale ci si sente schiavo. E la parola passa dall’uno all’altro, ma esce sempre dall’unica bocca ed è espressione del medesimo io.
La malattia mentale si manifesta non semplicemente come dissociazione dal mondo esterno, uomini e cose, ma anche come dissociazione dell’io nei confronti di se stesso. La persona crede di essere colui che vorrebbe essere o come nel nostro caso colui che non vorrebbe essere. E si atteggia di conseguenza e si comporta come se… Gli antichi avevano una concezione diversa della malattia mentale: la consideravano espressione di un particolare possesso del diavolo, che prende il posto e si sostituisce alla volontà dell’individuo. Ma i fatti dimostrano che le cose non stanno sic et simpliciter : l’esperienza insegna che non sempre “l’indemoniato è agito e guidato da un altro”. Certe cose le fa di propria iniziativa, a volte però sembra che la sua volontà sia sopraffatta e messa da parte da quella di un altro ( Il Diavolo ) che la fa da padrone. In quest’ottica il malato mentale viene considerato semplicemente per la sua dimensione “passiva”. E’ incapace di volontà propria di salvezza, ha bisogno di esorcismi di liberazione. L’esorcismo, come pratica invasiva e coercitiva, si sostituisce alla libertà dell’individuo, dal momento che è negata al malato mentale, capacità di intendere e volere. E può essere vero secondo le categorie della carne e del sangue: è un’assurdità secondo le categorie dello spirito. Ogni uomo viene alla vita in quanto insufflato dello spirito divino ed in quanto liberamente posto nei confronti di esso. Non può esserci l’eccezione, ma soltanto una interpretazione falsa ed ingannevole di situazioni diverse. Nessun uomo è estraneo all’opera di salvezza e alla grazia divina. Semplicemente la recepisce e la vive in maniera diversa, secondo la diversità della propria psiche.
Ma allora perché Gesù parla all’indemoniato come se parlasse realmente al diavolo? Perché fa propria la realtà dell’altro. Non si deve pretendere che il malato mentale si adegui a chi è sano. Spetta al sano di mente adeguarsi e far propria la condizione di chi è malato. Bisogna stare allo stesso gioco, per portare a liberazione. Anche come psicologo Gesù la sa lunga più lunga di noi. Una intelligenza eterna eccede sempre la comprensione che si può averne nei tempi. Gli antichi hanno letto e compreso il rapporto di Gesù con i malati mentali secondo le categorie del loro tempo e non si vede proprio quali spiegazioni potesse dare Gesù. Ma diversa in Gesù è certamente la considerazione per il malato mentale: nessun disprezzo, nessuna accusa, ma un grande amore ed una volontà di abbassamento al suo stato. Non ci può essere liberazione del malato mentale dal potere del Maligno se non colmando la misura dell’amore: con il massimo di premura, di sollecitudine, di comprensione, di pazienza, di accettazione, per vederlo sedere accanto a sé con la dignità di ogni figlio di Dio.
Purtroppo questo amore non si vede oggi in tante pratiche esorcistiche e non edifica l’interesse riversato da certi cristiani su persone in questo stato. E neppure si può approvare chi cerca da Gesù la guarigione psichica ad ogni costo, perchè frutto di possessione diabolica. Rimossa la possessione, ecco la guarigione psichica. Troppo semplice e troppo comoda una fede a nostro uso e consumo. Che Gesù possa guarire un malato mentale, nessuno lo mette in discussione: che lo debba fare, non si vede la ragione. Non avremmo più malati mentali. Molte guarigioni ha operato Cristo, ma non è questo che si deve da Lui cercare, se non la conversione del cuore. E dobbiamo pur dire che molte persone malate nella psiche, tirano in ballo il Diavolo, perché non accettano il proprio stato. “Non sono malato nella psiche, è opera del Diavolo”. In questo modo si crea l’illusione di quella sanità che non si possiede, si trova una causa esterna al proprio essere, si ipotizza una volontà di Dio assolutamente contraria alla malattia. Quale dunque la conclusione necessaria? Si deve guarire ad ogni costo e l’accettazione della volontà di Dio diventa un male, perché Dio non può volere la presenza in noi del Maligno. Di qui ansie, turbamenti, lunghi spostamenti alla caccia di esorcisti, che abilmente approfittano della situazione per far cassa. Meglio accettare la volontà di Dio e la propria povertà: è benedetta dal Signore. E’ vero che Gesù ha operato guarigioni di questo tipo. E’ falso pensare che al malato mentale sia impedito un rapporto con Cristo conforme a verità e giustizia. Liberati dal potere del Maligno, non ci si ritrova ipso facto liberati dalla malattia. Può anche essere se Dio lo vuole, ma non può volerlo semplicemente perché lo vogliamo noi. Molto meglio accettare con serenità il proprio stato e rimetterlo nelle Sue mani perché sia fatta la Sua volontà.
18 Ed essendo lui salito sulla barca colui che era stato indemoniato lo supplica perché fosse con lui.
Il problema del nostro rapporto con Cristo e con la chiesa non si può risolvere nei termini di una vicinanza fisica. C’è chi vive la sua unità con la chiesa trovandosi dentro, c’è chi la vive in uno spazio più periferico. Non fuori propriamente, ma neppure necessariamente a stretto contatto con coloro che sono a capo. E non è semplicemente una questione di scelta o disponibilità personale: c’è di mezzo la volontà di Dio. Ognuno deve rimanere al posto che il Signore gli ha assegnato. Non c’è un più o un meno, ma semplicemente un modo diverso di essere alla sequela di Cristo ed al servizio della sua chiesa. Questo tale “supplica” Gesù di stare con Lui nella barca.
19 E non lo permise a lui, ma gli dice: Va’ nella tua casa dai tuoi ed annuncia a loro quali cose il Signore ti ha fatto ed ebbe misericordia di te.
Non tutti possiamo e non tutti dobbiamo le stesse cose: importa fare la volontà di Dio. C’è anche una testimonianza che viene data in via ed in forme non ufficiose, ma che è pure espressione della vocazione della chiesa ad annunciare il Cristo.
Non tutti sono chiamati ad annunciare la Parola, tutti siamo chiamati ad annunciare quale opera il Signore ha fatto in noi e a testimoniare la sua misericordia.
20 E andò e cominciò ad annunciare nella Decapoli quali cose aveva fatto a lui Gesù
Chi ha fede obbedisce prontamente secondo il comando del Signore. Forse avrebbe preferito un annuncio diverso. Non importa quello che noi possiamo pensare o provare.
e tutti si meravigliavano.
Lo spazio di una testimonianza può anche essere piccolo, darà ugualmente i suoi frutti.
21 Ed avendo attraversato Gesù nella barca all’opposta riva si radunò molta folla da lui, ed era presso il mare. 22 E viene uno dei capi della sinagoga, di nome Giairo, ed avendo visto lui cade presso i suoi piedi 23 e lo supplica molto dicendo:
Molte persone si radunano intorno a Gesù attirate dalla sua fama: pochi vengono per cercare la salvezza. In mezzo ai tanti c’è anche chi è mosso da un retto intendimento e viene per prostrarsi ai suoi piedi e per supplicarlo “molto”. E’ l’atto di adorazione e l’invocazione di salvezza che distingue un qualsiasi andare da quello vero. Non necessariamente si chiede per sè, ma non si chiede per un altro se non mossi dall’unica ed esclusiva fede nel Salvatore.
La mia figlioletta è agli estremi, affinché essendo venuto tu imponga le mani a lei perché si salvi e viva.
I segni della morte sono ormai chiari e sicuri, ma vengono interpretati e letti alla luce della fede nella vita eterna. “La mia figlioletta è agli estremi”. Per quale ragione? Perché la morte è destino dell’uomo? Nient’affatto! Perché venuto Gesù si manifesti la sua potenza di salvezza e si entri nella vita eterna. Lettura diversa della sorte di ogni mortale, vista alla luce del Cristo ( avendo visto Lui ) ed atto di fede nella potenza del Figlio. Non ci può essere però fede inespressa: bisogna fare dei passi per andare a Gesù e chiedere con insistenza ( e lo supplica molto ) e con spirito di umiliazione ( cade presso i suoi piedi ).
24 E partì con lui.
La preghiera che esce da un cuore sincero è subito accolta ed induce Cristo a venire verso di noi. E tutti gli altri? Vanno dietro per vedere come va a finire.
E lo seguiva molta folla e lo comprimevano.
Non sembra che in questa folla molto numerosa ci sia la fede, piuttosto la curiosità che viene riversata su chi si presenta ed è presentato come un diverso. Più che un aiuto i molti sono un impedimento ed un intralcio ( e lo comprimevano ).
25 Ed una donna essente con flusso di sangue da dodici anni 26 e molto avendo sofferto da molti medici ed avendo speso tutte le sue cose e niente avendo giovato, ma essendo andata più in peggio, 27 avendo udito di Gesù, essendo venuta tra la folla da dietro toccò il suo mantello.
Con fatica la vera fede si fa strada in mezzo ai molti, ma se c’è ed è vera arriva al Cristo.
Questa donna ormai è giunta alla fine di ogni umana speranza: è stanca di soffrire ed ha speso tutte le sue risorse senza risultato. Da ultimo la sua situazione è precipitata paurosamente. Ma nella disperazione che viene ed è data dal Maligno si insinua la fede in Cristo Salvatore. Quando è persa ogni speranza umana e terrena, allora Gesù è visto e considerato in maniera diversa. Non come una delle tante possibilità ancora esperibili, ma come l’unica via di salvezza. Ma bisogna andare a Lui, nonostante la folla che lo comprime tutto intorno e che impedisce un confronto facile e tranquillo.
Coloro che a questo mondo sono chiamati capo, sono in genere persone di carattere che sanno farsi strada tra la massa e si fanno intendere senza difficoltà. C’è anche la persona timida e psichicamente più fragile che non ha le risorse e le energie per presentarsi direttamente davanti al Cristo. Sceglie la via più facile e nascosta, che è quella di arrivare a Gesù senza essere notata, toccando da dietro il suo mantello. Non si può parlare di una fede inespressa, ma di una fede che si esprime nelle sue forme più semplici. Il gesto può essere più o meno semplice, va visto ed interpretato alla luce del cuore che lo partorisce.
Parola e gesto esprimono ugualmente la stessa fede. La parola chiede una struttura psichica più complessa, il gesto è espressione di una mente strutturata in maniera più semplice. Non vanno letti come un più o un meno se non in rapporto al cuore da cui escono.
28 Diceva infatti: qualora tocchi almeno i suoi mantelli sarò salvata.
Si vuol fare un gesto semplice, per esprimere una fede grande. Perché non c’è poi bisogno di molto per comunicare al Cristo il proprio desiderio di salvezza.
29 E subito si prosciugò la fonte del suo sangue e conobbe nel corpo che era guarita dal flagello.
Così la fede del semplice che sale a Gesù attraverso le vie del gesto, può scavalcare la fede più complessa che si esprime attraverso le vie della parola. La fede di Giairo è scavalcata e prevenuta dalla fede di questa povera donna. “Subito” è guarita e subito conosce la potenza di rinascita che è Cristo.
30 E subito Gesù avendo conosciuto in se stesso la potenza uscita da lui,
Subito la donna conosce la guarigione e subito Gesù conosce in se stesso che è uscita la sua potenza. Perché c’è anche una salvezza carpita con la violenza. E sono i semplici ed i poveri che fanno violenza. E sono approvati da Gesù, perché è venuto a salvare quelli che sono perduti. E quando si tratta di salvezza, non bisogna fare tante cerimonie. Bisogna afferrarla al volo: non ci sono da chiedere tanti permessi.
Se tu non sei capace di presentarti a Gesù in mezzo a tanta folla, è Gesù che in mezzo alla folla viene a cercare proprio te e solo te. Il mondo non è un impedimento per un confronto pieno, faccia a faccia con il Cristo. Ci penserà lui a fare spazio e a liberarti dal soffocamento delle masse che girano intorno a Lui.
essendosi voltato tra la folla diceva: Chi ha toccato di me i mantelli?
Fra tante facce Gesù vuol vedere quella sincera.
31 E gli dicevano i suoi discepoli: Guardi la folla che ti comprime e dici: Chi mi ha toccato?
In mezzo alla folla che schiaccia Gesù, che senso ha chiedere chi ha toccato? Molti sono quelli che toccano, ma non sono avvertiti dal Cristo. Altro è toccare in maniera occasionale, spinti dalle circostanze, mandati avanti dalla folla, altro è toccare con la fede nella sua potenza. Questa donna ha appena sfiorato i vestiti di Gesù e subito ha ottenuto quello che cercava. Mantelli di Gesù sono i doni di grazia di cui si ammanta. Non si conosce in questa esistenza Cristo così com’è, si conosce da ciò che porta con sé, su di sé.
32 E guardava intorno per vedere quella che aveva fatto questa cosa.
Tutti quelli che girano intorno al Cristo, saranno da Lui squadrati ben bene, esaminati da cima a fondo, per vedere dove c’è la vera fede.
33 La donna allora timorosa e tremante, sapendo ciò che era a lei accaduto, venne e si gettò davanti a lui e gli disse tutta la verità.
Non c’è fede timida e timorosa che non giunga ad un confronto pieno ed appagante col Cristo. Perché dobbiamo pur avere da Lui una Parola di consolazione e di conferma. Quando c’è una retta coscienza nel nostro andare a Gesù, alla fine ci si getta ai suoi piedi e si dice tutta la verità. Una confessione piena del proprio peccato e nel contempo un’esaltazione piena della misericordia di Dio.
34 Egli allora le disse: Figlia, la tua fede ti ha salvato; va’ in pace e sii guarita dal tuo flagello.
Tutto è già stato fatto e perché allora c’è bisogno di una conferma? Perché nessuna opera di salvezza è garantita una volta per sempre, ma ogni giorno dobbiamo cercare il volto del Signore, perché ogni giorno diventi in noi attuale, in virtù dell’ascolto della Parola quella salvezza che è stata operata nell’eternità ed a cui tutti siamo stati predestinati.
La fede può esprimersi anche attraverso la semplicità del gesto, ma non può sfuggire il confronto con la Parola. Perché soltanto nella Parola e per la Parola troviamo la conferma che ci dona la pace.
35 Ancora egli stava parlando che vengono dal capo della sinagoga dicendo: Tua figlia è morta: perché molesti ancora il maestro?
Quando si cerca la salvezza che è portata da Gesù, c’è sempre chi si mette di mezzo per frenare e scoraggiare. Perché bisogna arrendersi all’evidenza dei fatti e non inseguire una salvezza che non è possibile. Quando ormai regna la morte e cade sotto gli occhi di tutti, quale potere può avere Gesù? E perché continuare a supplicare?
36 Allora Gesù avendo sentito la parola detta dice al capo della sinagoga: non temere, solo credi!
Il sentire di Gesù è su un’altra lunghezza d’onda e subito rassicura il capo della sinagoga. Il mondo può pensare e dire quello che vuole: è soltanto una questione di fede, non di ciò che vedono gli occhi della carne.
37 E non permise che alcuno con lui lo accompagnasse se non Pietro e Giacomo e Giovanni il fratello di Giacomo.
Sono subito esclusi quelli che non sono alla sua sequela e non hanno fiducia in Lui.
38 E vengono nella casa del capo della sinagoga
E’ la chiesa tutta che seguendo Cristo si reca là dove è aperto uno spiraglio alla fede.
e vede trambusto e piangenti ed urlanti molto,
Cosa vede Gesù? Nessuna persona in preghiera, e nessun raccoglimento interiore che porti nel silenzio il mistero della morte, ma molti pianti ed urla a non finire. Non c’è ombra di speranza alcuna.
39 ed essendo entrato dice a loro: Perché fate trambusto e piangete?
Domanda provocatoria, per vedere se c’è un briciolo di fede, ma appare a tutti fuori luogo. Cosa può accadere di più grave? Se non si piange per la morte di una bambina, quale altro pianto può essere giustificato?
La bambina non è morta ma dorme.
Dopo una domanda che espone al ridicolo, un’affermazione sconvolgente, degna di una mente malata. Non c’è morte che non si possa richiamare alla vita. “Svegliati tu che dormi e Cristo t’illuminerà”. Si può dormire nel sonno della morte, si può dormire in attesa della nuova vita.
40 E si burlavano di lui.
Se Gesù vuol coprirsi di ridicolo a tutti i costi, non c’è ragione per risparmiargli la pubblica derisione.
Egli allora avendo mandato fuori tutti prende con sé il padre della bambina e la madre e quelli con lui ed entra dove era la bambina.
Non meritano di conoscere quale potenza di resurrezione è in Cristo Gesù, quelli che non si fidano di Lui, ma ridicolizzano il suo annuncio di salvezza e nulla vedono oltre la morte.
41 Ed avendo preso la mano della bambina
Quando comincia la nostra salvezza? Quando ci lasciamo prendere per mano da Gesù e lasciamo a Lui l’iniziativa. Chi ha consapevolezza di morte e di peccato, fa meno fatica a lasciar fare a Gesù e ad affidargli tutto se stesso.
dice a lei: Talithà kum!. Che tradotto è: Fanciulla, a te dico, alzati!
Nessuna iniziativa o gesto di salvezza sono portati a compimento se non nella Parola e per la Parola.
E’ la Parola che rende viva ed attuale la rinascita in Cristo.
42 E subito si levò la fanciulla
Allorchè è detto, subito è fatto. Nessun uomo può sollevarsi dal proprio stato di morte se non confidando nella potenza della Parola, così come esce dalla bocca del Figlio.
e camminava: in una nuova vita
era infatti di anni dodici.
Non cammina in Cristo se non colui che ha raggiunto la statura dell’uomo maturo nella fede.
E furono stupefatti subito di grande stupore.
E’ lo stupore che prende la chiesa allorchè vede qualcuno rinascere a vita nuova e camminare in essa.
43 E raccomandò a loro molto affinché nessuno conoscesse questo,
Come intendere? Non meritano di sapere quelli che non hanno creduto? O più verosimilmente: Gesù non vuole che sia annunciata la salvezza nel territorio delle genti, prima che abbia avuto il suo pieno compimento in Israele?
e disse di dare a lei da mangiare.
Spetta alla chiesa dare il cibo che mantiene in vita.