Tradizione e tradizioni

Tradizione e tradizioni
L’accostamento di due parole scritte allo stesso modo, se si eccettua una maiuscola e  una desinenza al plurale, di per sé potrebbe essere del tutto felice ed avere semplicemente  valore esplicativo: Come le varie tradizioni presenti nella Chiesa si  mettono insieme, in quanto espressioni omogenee e concordi l’una all’altra di quell’unica grande Tradizione che caratterizza la Chiesa cattolica fin dalle sue origini.
Potrebbe risultarne un quadro assai felice, come amava pensare Teresina del Bambino Gesù, del tutto simile a quello di un grande prato ripieno di tanti bellissimi fiori di forme, colori, profumi diversi, che testimoniano la sovrabbondante ricchezza e diversità dell’unica fede nel solo Gesù Cristo. In verità son molti i cattolici nella cui mente e nel cui cuore quella che dovrebbe essere una semplice spiegazione s’impone di frequente come domanda in modo non pacifico, ma imperativo ed inquietante. La risposta, se pur passa attraverso un travaglio ed una sofferenza, non sempre ha un approdo felice come in Teresina. Nonostante ogni sforzo ed ogni buona volontà, in molti s’insinua il dubbio che certe tradizioni rappresentino di per sé una stonatura, se non addirittura un non senso rispetto a quella che è la dottrina ortodossa della Chiesa, così come espressa nel tempo dal suo Magistero. Per quanto si cerchi di nascondere, minimizzare, giustificare non si può dire che il problema non esista e non sia ben avvertito anche da coloro che portano il nome di pastori del gregge, come presbiteri, vescovi, papi. Nei primi anni della Chiesa si trattava semplicemente di reprimere e di estirpare nel culto quanto era rimasto delle radici pagane. Col passare del tempo il tradizionalismo della Chiesa si è, per così dire, ingrossato con l’apporto di usi, consuetudini, e soprattutto di culture nuove più consonanti con lo spirito di ignoranza del mondo, che con lo spirito della Chiesa primitiva. La cosa è a tal punto vera che lo stesso Concilio Vaticano II non ha potuto ignorare la serietà del problema e subito al suo inizio ha cercato di chiarire, una volta per sempre, cosa si debba intendere per Tradizione: in altre parole, quanto di ciò che porta il nome debba essere riconosciuto conforme a Verità e giustizia. E qui comincia subito la nota negativa e assai triste che ben dice la difficoltà. Di fronte ai pareri e ai giudizi contrastanti dei vari membri del Concilio, tutto si è risolto con un nulla di fatto, con un non procedere, che ha accantonato completamente il problema: per amore della pace e della concordia, per non porre da subito un intralcio non rimovibile, al proseguimento dei lavori. Se la Chiesa nulla ha detto e nulla dice al riguardo, noi non vogliamo prendere il suo posto ed avventurarci in simile impresa.  Resta il fatto che molto ci sarebbe da dire. Perché una risposta si deve pur dare, se non a coloro che si riconoscono nell’obbedienza alla Chiesa di Roma, almeno ai cristiani che da essa sono separati, la cui divisione tanto ci fa soffrire e per la quale da tanti si prega. Se noi, in quanto cattolici, non possiamo prevaricare rispetto a chi è in autorità , dobbiamo pur riconoscere a chi è da un’altra parte il diritto di fare un’analisi dettagliata e spietata di tutto ciò che essi ritengono nella Chiesa cattolica una pure invenzione, che non trova alcun fondamento e riscontro né nella Parola di Dio, come vorrebbero i protestanti, e neppure nella stessa Tradizione con la maiuscola come vorrebbero gli ortodossi. Riguardo alla Chiesa Riformata si può dire che il rifiuto in toto della Tradizione, ha la sua ragione prima nella volontà di liberarsi di botto, con un colpo unico, senza il travaglio della riflessione, da tutto quell’ingarbugliato ingombro creato nei secoli dall’accavallarsi e dal moltiplicarsi delle varie tradizioni. È cioè accaduto che il corpo della Tradizione nei primi anni della Chiesa di per sé limitato, per quanto di splendente fulgore e in sintonia non solo con l’insegnamento della Parola rivelata ma anche con le istituzioni   create dagli apostoli per comando divino, questo stesso corpo si è poi sempre più appesantito ed ingrossato con aggiunte tardive ed inopportune la cui pretesa unità concorde con ciò che era all’inizio non è spiegata dalla Chiesa né compresa da tutti allo stesso modo. La Chiesa cattolica, in quanto legittima erede della successione apostolica, rivendica a sé ipso facto ogni santo deposito della fede, deposito che per sua stessa natura è destinato ad accrescersi come luce che si aggiunge a luce. Ma è proprio così? Non ci sono anche note stonate , che rompono e spezzano una certa armonia, che non è solo quella del sentimento immediato del cuore, di per sé mutevole, ma anche quella della coerenza immutabile che è tipica della ragione?  La Chiesa attinge in tutto e per tutto alla Parola di Dio e alla santa Tradizione? Pochi lo metterebbero in discussione, se il contenitore da cui si prende fosse circoscritto ai primi secoli della Chiesa, a quello stesso, tanto per intenderci, a cui hanno attinto i Padri della Chiesa, entro un lasso di tempo di alcuni secoli; se vogliamo anche fino all’anno mille. Ma col passare del tempo, col succedersi di generazioni, e culture diverse è sempre stato così?
Possiamo dire che tutte le successive tradizioni accolte e riconosciute dalla Chiesa si trovano in sintonia di spirito, cioè nell’unico Spirito che è detto Santo? Il discorso appare lungo e complesso, di difficile conclusione e ancor prima di difficile approccio. Avremmo inevitabilmente, come già accertato nel Concilio Vaticano II, posizioni diverse e contrastanti. Ma quale vantaggio e quale beneficio per la Chiesa nulla dire al proposito e non introdurre dei distinguo? Col silenzio, con una “opportuna” ignoranza e sottovalutazione, per secoli è stata salvata una certa unità almeno formale, dando un po’ ragione a tutti. Ma era inevitabile che  i nodi venissero al pettine e che i papi degli ultimi tempi si trovassero poi di fronte a difficoltà che possono apparire insormontabili.  Dobbiamo riconoscere che un pretesa, giustificata diversità , con le opportune distinzioni, ha avuto esiti devastanti sia nella Chiesa Riformata sia in quella Cattolica. Una lettura personale ed individuale della Parola di Dio, non illuminata dalla Tradizione della Chiesa, ha di fatto frantumato la comunità protestante in tante cellule separate, ognuna a se stante, incapaci di dialogo e di comunione, unite e solidali soltanto in una polemica vuota e sterile contro la Chiesa cattolica, che è giudicata senza mezzi termini, un prodotto del Maligno. Sull’altro versante un’ analoga e corrispettiva demolizione dell’unità e della concordia delle menti e dei cuori è stata operata da un eccessivo allargamento della Tradizione, che tutto ha inglobato ed assorbito in sé senza opportune spiegazioni e senza efficace volontà di discernimento. Per amore del quieto vivere, si potrebbe aggiungere. Ma quale unità abbiamo così ottenuto? Quella dei vescovi l’un contro l’altro armati e peggio ancora disobbedienti al papa; quello delle comunità parrocchiali animate da uno spirito di campanilismo assai poco illuminato; quello dei vari movimenti che pretendono una loro collocazione al centro della Chiesa, ma si riconoscono poi di fatto non nell’autorità del Papa, ma nell’autoritarismo dei loro capi, quello delle folle che accorrono ad ogni vento di miracolo. E tutto questo in un tal guazzabuglio di idee, pensieri, iniziative, proposte, che sconcertano e scoraggiano da subito chi vuole avvicinarsi alla Chiesa ed intraprendere un cammino di salvezza che non sia in solitudine, ma in unità armonica e solidale con tutto il corpo dei credenti. Oggi tutti rivendicano una appartenenza alla Chiesa, di diritto, semplicemente per una pretesa retta intenzione. Ma in quanto alle idee, alle convinzioni, alla professione di fede, ai dogmi che ne sono i pilastri portanti… tutto fa brodo: il miglior minestrone che si possa immaginare! In un tempo in cui molto si parla di ecumenismo, bisogna pur dire che i tentativi di avvicinamento fra le varie professioni cristiane, sono necessariamente destinati a fallire miseramente. E non è una questione di buona volontà e di sincerità di cuore: è innanzitutto questione di un approccio sbagliato al problema della fede, di un cammino che abbandona le vie sicure che sono quelle indicate dal Signore: la Parola di Dio e la tradizione Apostolica. In un tempo di esuberante ed aberrante ecumenismo, che ignora e rinnega una salvezza che è data a tutti unicamente in virtù della morte e resurrezione di Gesù Cristo, Figlio di Dio, s’impone il silenzio ed un tempo orante di pausa e di riflessione.
Per fare cosa? Per affinare ed approfondire i nostri pensieri e le nostre strategie o per ritornare con rinnovata fede e con manifesto entusiasmo alla Parola di Dio ed alla Tradizione della Chiesa?
Scrive Giovanni Colombo, eminente teologo del secolo scorso: … il nodo che intralcia l’ecumenismo  è  ingarbugliato più della “pietà” dei cattolici che non della dottrina cattolica .
Se noi leggiamo i documenti ufficiali della Chiesa, quali ad esempio quelli prodotti dai grandi concili che si sono succeduti nei secoli o le encicliche dei papi, difficilmente troviamo qualcosa che si possa dire contrario alla fede cristiana, quale è data dalla Parola di Dio e dalla Tradizione.
Rimane il fatto che l’ignoranza in materia, che è una costante del popolo cristiano, ha lasciato ampio spazio alla nascita e alla diffusione di forme di devozione che mal si accordano con l’ortodossia della fede.  Se pressante è ancor oggi da parte del Magistero della Chiesa l’invito rivolto al clero di ricondurre tali forme devianti ad una fede secondo retto intendimento, non si può dire che il male sia estirpato. Al contrario il suo vigore sembra ancora intatto e, ancor peggio, si riversa sulla stessa autorità della Chiesa per screditare e delegittimare, vantando visioni, apparizioni, locuzioni, miracoli, propagandati come una vera e propria rivelazione. Nulla importa il giudizio di chi siede sulla cattedra di Pietro. A dire il vero, neppure si cerca il confronto con chi è in autorità, ma si gira alla larga e si procede per conto proprio, giustificati e rafforzati da quanto procede dal cielo.
E neppure si può dire che in tutto questo non ci sia la complicità e il sostegno di presbiteri e vescovi. Non c’è apparizione o visione, come si voglia chiamarla, che non veda presente qualche rappresentante del clero. Non sempre a puro titolo di curiosità e per semplice  conoscenza di un fenomeno. La pietà popolare e i visionari trovano i più accaniti e zelanti sostenitori proprio in buona parte del clero.
Una certa forma di pietismo dà più lustro e fama al clero e quel che è peggio, come abbiamo visto e vediamo, permette lauti e facili guadagni, offerte generose, motivate da preghiere e suppliche,  non conformi a ciò che è volontà dello Spirito Santo. Ovunque c’è fama di miracolo si accorre in maniera sconsiderata, senza tenere in alcun conto  il giudizio della Chiesa. Per chiedere cosa? La grazia e la forza per fare ed accettare la volontà di Dio, o al contrario per chiedere la liberazione da tutto ciò che è croce? Non vi è forse una croce benedetta dal Signore? Si può essere di Cristo, come Cristo, rifiutando già per principio di essere a lui assimilati in una  morte che è sofferenza? Non c’è risurrezione a vita nuova senza morte. E non sono veramente molto strane e non vanno in senso contrario al cammino di  Maria di Nazaret tutte queste “madonne” che guariscono le malattie fisiche, lasciando del tutto immutate quelle spirituali? Gesù vuol portarci alla sua croce e le “madonne” invece molto si danno da fare per liberarci dalla stessa. Non ce n’è abbastanza, anche fin troppo, per essere molto dubbiosi e scettici? E non è giustificato chi vede in tutto ciò l’opera del Maligno?
Un nuovo cristianesimo o meglio marianesimo si va diffondendo, sorretto, illuminato da una seconda rivelazione che porta il nome non di Cristo, ma di Maria.
Abbiamo udito con le nostre orecchie membri del clero, accaniti sostenitori di Medjugorie, così ragionare e discorrere con confratelli e simpatizzanti.
“ I cristiani dei nostri tempi, non sono più in grado di comprendere il Vangelo e le Sacre Scritture. Dio vuol parlare oggi in maniera diversa a persone diverse, in maniera più facile, più immediata, più incisiva. Lo fa non più per bocca del Figlio ma della Madre sua, Maria. Chi è più vicino a un Figlio e a tutti i suoi figli di colei che chiamiamo e invochiamo come “Mamma celeste” ? Un mammismo spirituale che può ben mettere a riposo la fatica del leggere, meditare, studiare le Sacra Scritture. Tutto più facile e tutto a portata di mano, ma solo per gli sprovveduti e per gli “ignoranti” cioè per coloro che non conoscono e non vogliono conoscere la Parola di Dio e neppure tengono in alcuna considerazione la Tradizione della Chiesa e chi ne è il primo e più accreditato custode. Benedetto XVI può ben proibire al clero di organizzare e favorire viaggi a Medjugorie. E chi ascolta? Al contrario, dall’annuncio che ci viene dalle radio mariane, sembra proprio che non ci sia alcun divieto e nessun richiamo e si dà grande risalto alle parole di quella parte del clero che stravede,  perché non vede, ascolta con le orecchie tese ogni sussurrar di vento,  perché non ha volontà di ascolto dell’annuncio che da tempo ha raggiunto il mondo intero.
Se un certo tradizionalismo, chiamalo pietismo o devozionismo, ha prevalso nella Chiesa rispetto ad una seria e fondata lettura della Parola di Dio, nella Tradizione e conforme alla Tradizione, buona parte della responsabilità ricade proprio sul clero. Abbandonata la strada faticosa e dolorosa dell’annuncio Evangelico, che non dà lustro, ma porta alla emarginazione e alla morte, si cerca un consenso popolare più facile e più appagante anche dal punto di vista economico. E tutto questo si ammanta di attributi santi quali: semplicità, umiltà, rifiuto del sapere di chi ha studiato e studia continuamente, scelta dell’ultimo posto.
Che bisogno c’è di leggere la Bibbia e di pregare con i salmi? Non c’è già tutto nel Santo Rosario? Perché complicare ciò che per volontà di Dio è di assoluta semplicità?
È così superato e scavalcato, cancellato, con un solo colpo, tutto quel cammino che Israele ha fatto sotto la guida di Dio, per approdare al Cristo ? Non vale più la pedagogia della Rivelazione? Anche nella Chiesa, come nella scuola di stato, hanno fatto la loro comparsa nuovi pedagoghi. Da chi e a chi sono mandati? È un dolore immenso sapere che molti membri del clero, venuti alla fede in virtù dell’ascolto della Parola, hanno abbandonato la primitiva ed unica via della salvezza per abbracciare un nuovo credo. Non leggono più la Bibbia ed hanno rigettato la preghiera coi salmi. Ripetono sempre le medesime parole, quelle dei messaggi, ben s’intende, e non conoscono altra preghiera se non quella del Rosario. Il ritmo martellante delle solite preghiere e dei soliti discorsi, che sono stereotipi della fede, danno l’impressione di menti malate e di spiriti accecati, che nulla intendono e nulla vogliono vedere di ciò che accade realmente. Può dirsi beata una simile chiusura mentale e spirituale? È questa la nuova e vera sapienza donata dal cielo?
L’ignoranza della Parola di Dio e della Tradizione sono mali molto grandi, causa di errori e di divisioni profonde. Dio non è semplice prodotto del nostro pensiero, un’idea o un’opinione del singolo: è una persona che storicamente ha operato in Israele, in esso e ad esso si è rivelato, fino alla consumazione ultima e definitiva del suo amore, quale è dato dalla morte e dalla risurrezione dell’eterno Figlio suo, Gesù Cristo. Ma il Dio rivelato è un Dio che vuole essere conosciuto e non può essere conosciuto attraverso vie che procedono autonomamente e diversamente da ciò che è storicamente dato. Ma quale vie sono storicamente date, se non quelle accreditate dalla lettura e dalla meditazione della Parola? Non quelle semplicemente fatte in proprio dal singolo individuo, ma  quelle accreditate e confermate da tutto il corpo della Chiesa. Ci sono limiti che non si possono superare e confini in cui bisogna rimanere e tutto questo ci è detto e dato dalla Tradizione. Ma bisogna pur sapere e conoscere. Non si tratta di uno studio inutile e di un sapere vuoto, ma è via per ottenere la sapienza del cielo: non è data ad arbitrio agli uni e negata agli altri, ma a tutti coloro che la cercano come la perla preziosa, e per essa spendono tutti i beni e tutte le proprie risorse: risorse della naturale intelligenza, ma anche quelle dell’impegno costante, del tempo messo a disposizione, dei beni e dei valori sacrificati per essa ed in vista di essa. “A chi ha sarà dato, ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha”. Non esistono le facili soluzioni e le scorciatoie  dei vari visionari, santoni, persone carismatiche, che alla fine tanto carismatiche poi non sono… più amanti del denaro e della fama a buon prezzo che della croce di Cristo… ma intanto seminano l’inganno e l’errore e molti portano con sé all’Inferno.
Se un tempo ci si poteva illudere perché si vedevano le Chiese affollate, oggi siamo al tramonto di una fede di massa di per sé assai rassicurante, ma poco illuminata, per non dire fuorviata e traviata dal Maligno.
Il destino della Chiesa è quello di essere un piccolo gregge. Non il piccolo gregge della setta, dove l’ignoranza dell’uno rinsalda e rassicura quella dell’altro, ma il piccolo gregge che è cattolico di nome e di fatto. Sparso in tutto il mondo, combattuto ed emarginato dal mondo, chiamato in unità dal Cristo, sotto la guida del pastore che unico presiede nella persona di Cristo e per la persona di Cristo: il Santo Padre, detto anche papa e vescovo di Roma. Raccogliamoci intorno al suo insegnamento e riconosciamo il suo Magistero, non poniamo intralci e non attacchiamoci a vescovi disobbedienti che si mettono alla pari, se non al di sopra, vanificando con ciò quel primato di Pietro che è accreditato dalla stessa Parola del Figlio di Dio. Non c’è bisogno di far parte di questo o quel gruppo, di questo o quel movimento, di cercare un capo carismatico a tutti i costi. La Chiesa è già un dato ed un fatto così come strutturata. Non cerchiamone un’altra e non creiamone delle altre. Se ci sono donati dei fratelli di fede, ringraziamo il Signore; se ci troviamo soli, ci conforti la presenza del solo Gesù, se ci troviamo smarriti per quel che riguarda l’intelligenza della Parola, ascoltiamo e seguiamo il Santo Padre. Una sola è la Chiesa contro la quale le porte degli Inferi mai prevarranno ed è quella di Pietro. Non scoraggiamoci per la Babele dei nostri tempi: nella Chiesa sempre ed ovunque rifulge la luce del Cristo: è portata da ogni lampada che sta insieme e accanto a quella di Pietro. 

Informazioni aggiuntive