Vangelo di Marco cap6
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- Categoria: Vangelo di Marco
- Pubblicato Mercoledì, 27 Luglio 2011 13:31
- Scritto da Cristoforo
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Marco 6
Ed uscì di là e viene nella sua patria, e lo seguono i suoi discepoli. 2 E venuto il sabato cominciò ad insegnare nella sinagoga, e molti ascoltanti erano meravigliati dicendo: Da dove a costui queste cose, e che è la sapienza data a costui, e i prodigi tali avvenuti per le sue mani? 3 Non è questi il falegname, il figlio di Maria e fratello di Giacomo e Giuseppe e Giuda e Simone? E non sono le sue sorelle qui presso di noi? Ed erano scandalizzati di lui. 4 E diceva a loro Gesù: Non c’è profeta disprezzato se non nella sua patria e fra i suoi parenti e nella sua casa. 5 E non poteva lì fare nessun prodigio, se non avendo imposto le mani a pochi ammalati li guarì. 6 E si meravigliava per la loro incredulità. E girava per i villaggi intorno insegnando.
7 E chiama a sé i dodici e cominciò ad inviarli due a due e dava a loro il potere sugli spiriti impuri. 8 e ordinò a loro che non prendessero niente per la strada se non un bastone solo, non pane, né bisaccia né denaro nella cintura, 9 ma calzati i sandali, e non indossate due tuniche. 10 E diceva a loro: Dovunque entriate in una casa, lì rimanete finchè usciate di là. 11 E qualunque luogo non vi accolga né vi ascoltino, uscendo di là scuotete la polvere sotto i vostri piedi in testimonianza per loro. 12 Ed essendo usciti annunciarono che si convertissero 13 e cacciavano molti demoni, e ungevano con olio molti ammalati e guarivano.
14 Ed udì il re Erode, infatti il suo nome era divenuto noto e dicevano: Giovanni l’immergente è risuscitato dai morti e per questo si compiono prodigi in lui. 15 Altri invece dicevano: E’ Elia. Altri però dicevano che era un profeta come uno dei profeti. 16 Erode invece avendo udito diceva. Quel Giovanni che io ho decapitato, questi è risuscitato. 17 Egli stesso, infatti, Erode, avendo inviato catturò Giovanni lo incatenò in prigione a motivo di Erodiade, la moglie di suo fratello Filippo che lei aveva sposato. 18 Diceva infatti Giovanni a Erode: Non ti è lecito avere la moglie di tuo fratello. 19 Così Erodiade portava a lui rancore e voleva ucciderlo e non poteva; 20 infatti Erode temeva Giovanni sapendolo uomo giusto e santo, e lo preservava, e avendolo ascoltato era molto perplesso e volentieri lo ascoltava.
21 E venuto il giorno propizio quando Erode per il suo compleanno fece un banchetto ai suoi magnati e agli ufficiali e ai primi della Galilea, 22 ed essendo entrata la figlia della medesima Erodiade, ed avendo danzato, piacque a Erode e a quelli che giacevano a mensa. Disse il re alla fanciulla: Chiedimi qualsiasi cosa tu voglia e te la darò; 23 e giurò a lei molto: Qualsiasi cosa mi chieda ti darò fino alla metà del mio regno. 24 Ed essendo uscita disse a sua madre: Cosa chiedo? Lei allora disse: La testa di Giovanni l’immergente. 25 Ed essa entrata subito in fretta dal re chiese dicendo: Voglio che subito tu dia a me su un piatto la testa di Giovanni l’immergente . 26 E divenuto afflittissimo il re a causa dei giuramenti e dei giacenti a mensa non volle respingerla. 27 E subito avendo il re inviato una guardia comandò di portare la sua testa. Ed essendo andato lo decapitò in prigione 28 e portò la sua testa su un piatto e la diede alla fanciulla, e la fanciulla la diede a sua madre. 29 ed avendo udito i suoi discepoli vennero e presero il suo cadavere e lo posero in un sepolcro.
30 E si radunano gli inviati presso Gesù ed annunciano a lui tutte quante le cose che avevano fatto e quante avevano insegnato. 31 E dice a loro: Venite voi stessi in disparte in un luogo solitario e riposatevi un po’. Erano infatti molti quelli che andavano e quelli che venivano, e neppure per mangiare avevano il tempo. 32 E partirono nella barca verso un luogo solitario in disparte. 33 E li videro che partivano e molti capirono e a piedi da tutte le città corsero insieme là e li precedettero. 34 Ed essendo uscito dalla barca vide molta folla ed ebbe compassione per loro, perché erano come pecore non aventi pastore, ed incominciò a insegnare loro molte cose.
35 E già molto tempo essendosi fatto avvicinatisi a lui i suoi discepoli dicevano: Il luogo è solitario e già il tempo è molto; 36 rimandali, affinché essendo partiti per i campi intorno ed i villaggi comprino per sé di che mangiare. 37 Egli allora rispondendo disse a loro: Date a loro voi da mangiare. E gli dicono: Essendo andati compriamo duecento denari di pani e diamo a loro da mangiare? 38 Ma egli dice a loro: Quanti pani avete? Andate, vedete. E avendo saputo dicono: Cinque e due pesci. 39 E ordinò a loro di fare stendere tutti a gruppi sull’erba verde. 40 E sedettero ad aiuole da cento e da cinquanta. 41 Ed avendo preso i cinque pani e i due pesci avendo guardato in su al cielo benedisse e spezzò i pani e li dava ai suoi discepoli perché li ponessero dinanzi a loro e i due pesci divise a tutti. 42 E mangiarono tutti e si saziarono, 43 e raccolsero pezzi di dodici ceste ripiene e dai pesci. 44 E quelli che avevano mangiato i pani erano cinquemila uomini.
45 E subito costrinse i suoi discepoli a salire nella barca e a precederlo all’opposta riva verso Betsaida, mentre egli congeda la folla. 46 Ed essendosi separato da loro andò sul monte a pregare. 47 Ed essendosi fatta sera la barca era in mezzo al mare, ed egli solo sulla terra. 48 Ed avendoli visti provati nel remare, era infatti il vento contro di loro, verso la quarta veglia della notte viene verso di loro camminando sul mare e voleva oltrepassarli. 49 Essi allora avendolo visto camminante sul mare pensarono: E’ un fantasma, e gridarono. 50 Infatti tutti l’avevano visto ed erano spaventati. Ma egli parlò subito con loro, e dice a loro: Abbiate fiducia, io sono: non abbiate paura. 51 E salì con loro sulla barca e cessò il vento e grandemente oltre misura in loro stessi erano stupefatti. 52 Infatti non avevano capito a proposito dei pani, ma il loro cuore era indurito.
53 Ed essendo passati al di là sulla terra vennero a Gennezaret e approdarono. 54 Ed essendo loro usciti dalla barca subito avendolo riconosciuto, 55 percorsero tutta quella regione e cominciarono a portare sui lettucci quelli che avevano male dove udivano che fosse.
56 E dovunque entrava in villaggi o in città o in campi, ponevano gli ammalati nelle piazze e lo supplicavano affinché almeno con la frangia del suo mantello li toccasse; e quanti toccarono lui erano salvati.
Ed uscì di là e viene nella sua patria, e lo seguono i suoi discepoli.
Benché la salvezza sia per tutti gli uomini, un’attenzione particolare è riservata da Gesù a quelli della propria patria. Anche in questo Gesù si è fatto simile all’uomo: porta il peccato di tutti, ma anche un sentimento di affetto ed un legame più forti verso il paese d’origine.
2 E venuto il sabato cominciò ad insegnare nella sinagoga,
A quelli della sua terra riserva un trattamento di riguardo. Insegna loro non per via o in un luogo qualsiasi, ma nella sinagoga. Perché l’annuncio della Parola di Dio ha un proprio spazio, consacrato dalla tradizione e benedetto dal cielo, che è accolto dal Figlio di Dio.
e molti ascoltanti erano meravigliati dicendo: Da dove a costui queste cose, e che è la sapienza data a costui, e i prodigi tali avvenuti per le sue mani?
Molti di quelli che ascoltano sono meravigliati per il suo insegnamento e non riescono a nascondere il proprio stupore e vanno dicendo tra loro: Da dove vengono a costui le cose che dice, e cos’è la sapienza che esce dalla sua bocca, e che cosa sono i prodigi operati per mano sua? All’apparenza un elogio ed un consenso: in realtà la meraviglia è più in senso negativo. Si riconosce la diversità di Gesù, ma è subito insinuato il dubbio riguardo a tutto quello che dice e fa.
Quando si hanno dei pregiudizi riguardo ad una persona e non si ha stima alcuna, tutto il suo operato viene messo in discussione, nonostante appaia bello e grande.
Nei molti non c’è volontà di conversione, ma piuttosto un’avversione ingiustificata, agita e guidata dal Maligno, per cui qualsiasi cosa Gesù dica e faccia, tutto viene messo in cattiva luce. E non bisogna andare molto lontano per trovare persone di tal fatta. I primi a dimostrarsi contrari ed avversi sono proprio quelli con i quali si ha più consuetudine di vita.
Prima si svilisce l’operare di una persona, poi si svilisce la persona stessa, in un crescendo di aperta polemica che dice la mancanza di fede in Cristo. Come non c’è fede inespressa, così è vero per la non fede: non rimane nascosta, ma si fa sentire e cerca di allargare il cerchio dell’incredulità e della durezza di cuore.
3 Non è questi il falegname,
Espressione piena di scherno: stai a vedere che adesso anche il falegname del paese si dà l’aria di sapiente e di profeta dell’Altissimo! Venisse almeno da una famiglia di quelle che danno a ben sperare, ma non è…
il figlio di Maria e fratello di Giacomo e Giuseppe e Giuda e Simone? E non sono le sue sorelle qui presso di noi?
Conosciamo fin troppo bene da dove viene e chi sono i suoi parenti: vivono in mezzo a noi e li vediamo tutti i giorni.
Ed erano scandalizzati di lui.
Non si dice che si scandalizzarono di lui. Ci si può scandalizzare di una persona semplicemente per quello che dice e fa in una certa occasione. Qui lo scandalo è diverso: ha radici profonde nel cuore. Interessa tutta la persona di Gesù, non si può definire con un atto, ma indica uno stato, un modo continuo e fuori discussione di porsi di fronte a Gesù.
Gesù è un uomo scandaloso, da cui bisogna stare e mettere in guardia.
4 E diceva a loro Gesù: Non c’è profeta disprezzato se non nella sua patria e fra i suoi parenti e nella sua casa.
Nessuna meraviglia in Gesù: è la solita storia che si ripete. Quando c’è di mezzo la verità che viene dal cielo, accade sempre così. Anche in questo un vero profeta trova la sua conferma. Ci sarebbe da stupirsi se accadesse il contrario, se ci fosse un’accoglienza calorosa ed un consenso di massa.
5 E non poteva lì fare nessun prodigio,
Colui che tutto può fare nell’uomo, niente vuole fare senza il suo libero consenso. Gesù si trova impotente ad operare prodigi, non per forza avversa, ma per quella regola che ha posto al proprio amore.
se non avendo imposto le mani a pochi ammalati li guarì.
In mezzo a tanti che non credono c’è sempre l’eccezione. Infatti è scritto che molti… erano scandalizzati: non tutti dunque, perché la porta della salvezza è aperta ai vicini e ai lontani.
Certamente la fede fa meno chiasso della non fede. Ha la voce meno grossa, ma è sentita da Gesù e non è da Lui delusa.
6 E si meravigliava per la loro incredulità.
Si meravigliano quelli della sua patria, si meraviglia Gesù. Purtroppo in senso negativo. Quello che doveva essere un incontro gioioso si risolve nella più completa amarezza. Anche Cristo può avere delle aspettative diverse riguardo a persone che considera in modo diverso, ma può restare deluso.
E girava per i villaggi intorno insegnando.
L’annuncio ha la sua centralità in coloro che sono più vicini a Cristo: da qui si allarga agli altri in modo concentrico. Gesù ripudiato non ripudia, ma il rifiuto dei più vicini apre le porte a quelli più lontani, non in maniera indifferenziata però, ma sempre a partire dal popolo eletto.
7 E chiama a sé i dodici e cominciò ad inviarli due a due e dava a loro il potere sugli spiriti impuri.
E’ un momento storico per la chiesa sia per quel che riguarda l’annuncio sia per quel che riguarda i poteri conferiti dal Cristo. Gesù comincia ad inviare i suoi discepoli perché si facciano portatori della sua Parola e nel contempo conferisce autorità e potere a questa Parola.
Nessuno dunque può parlare in Cristo e per Cristo se non in quanto da Lui inviato e da Lui investito della potenza che viene dal cielo, che è liberazione dalla schiavitù del Maligno.
Discorso chiaro e fuori discussione per quel che riguarda i dodici, più complesso e diversamente inteso per quel che riguarda i loro successori.
La chiesa che è abilitata da Cristo all’annuncio della Parola e che è portatrice dei suoi doni di grazia può porsi sullo stesso piano di quella formata dai dodici o bisogna distinguere?
Secondo la tradizione cattolica ed ortodossa la successione dai dodici agli altri avviene secondo una linea retta di continuità e di legittimazione dall’alto. Quelli che vengono dopo sono da considerarsi in tutto e per tutto come i dodici apostoli. Quello che è detto ed ha valore per i primi è detto ed ha valore anche per tutti gli altri. Rimane tuttavia sempre aperto il discorso della legittima successione. Perché in definitiva non c’è e non c’è mai stata chiesa che non vanti le proprie origini da Pietro e dai dodici. Per quel che riguarda i Riformatori, il ruolo, la funzione, l’importanza dei dodici ha caratteristiche uniche: non è possibile mettere il loro mandato sullo stesso piano di quello degli altri che sono venuti dopo. In quanto unici testimoni di quello che Gesù ha detto e fatto ed in quanto unici depositari della Parola accreditati dallo stesso Gesù, vanno considerati in maniera diversa e diversamente collocati nella chiesa, come pietre poste a fondamento. Tutto l’edificio che cresce sopra questo fondamento trova la sua legittimazione e giustificazione soltanto nella misura in cui non esce dai limiti, dalle direttive e dallo spazio segnato dalle stesse fondazioni. Nessuna verità ed autorità è garantita a chi viene dopo se non nella misura in cui rimane fedele all’annuncio che è uscito dalla bocca dei dodici. Va affermata la priorità della Parola rispetto alla Tradizione. La chiesa dovrà sempre cercare la propria verifica in ciò che è stato detto ed in ciò che è stato scritto. Non con una presunzione di infallibilità, non garantita da Gesù, ma nell’umile consapevolezza della propria fallibilità. Può trovarsi ed essere trovata in ogni momento in difetto rispetto al suo mandato ed ha il dovere di mettere in discussione quello che dice e quello che fa . E questo evidentemente crea spazio per una polemica ed una revisione critica, e per il rifiuto di un’obbedienza cieca e senza discernimento. Le polemiche storiche fra le diverse chiese sono vive ancor oggi e non di facile soluzione. Non avremo l’unità dei tutti senza l’umiltà di tutti. Il voler avere ragione a tutti i costi non edifica la chiesa di Cristo ma sancisce e rende irreparabili le vecchie fratture. In certi casi e riguardo a certe problematiche dovremo esprimerci nei termini e nei modi di una dichiarata opinione. Perché solo Cristo può dirsi e ritenersi la Verità. Il modo di intendere umano è sempre parziale e limitato e deve in ogni caso rimarcare la propria inadeguatezza a rendere le cose del cielo. Possiamo parlare di Dio, in quanto creati a sua immagine: ma l’immagine non è la realtà. C’è sempre qualcosa di inadeguato e di non perfettamente corrispondente che vanifica ogni presunzione di verità. Quale via d’uscita se non un rapporto più vero e più profondo con la Parola rivelata, così come è stata scritta? Se le parole ci dividono, la Parola ci unisce.
8 e ordinò a loro che non prendessero niente per la strada se non un bastone solo, non pane, né bisaccia né denaro nella cintura, 9 ma calzati i sandali, e non indossate due tuniche.
La chiesa che deve pesare il proprio dire, deve pesare anche il proprio fare, perché entrambi siano conformi alla volontà di Dio. L’annuncio non può essere dato in un qualsiasi modo e non può essere giustificato da un qualsiasi “stile” di vita. Coloro che sono portatori della Parola sono anche portatori dalla vita che viene dalla Parola. Diversamente non sono credibili ed è resa vana la Parola affidata dal cielo.
e ordinò a loro
Non siano nella dimensione di ciò che è semplicemente auspicabile come il meglio ed il più, ma come ciò che è semplicemente comandato da Dio. E nessun comandamento è dato da Dio per essere trasgredito.
che non prendessero niente per la strada se non un bastone solo
Prima condizione sine qua non per essere veri apostoli: non possedere nulla e non pretendere nulla da nessuno. E’ consentito il bastone soltanto, non per il benessere che può portare a colui che cammina, ma perchè apre nuove e maggiori possibilità al cammino Gli apostoli non devono avere il cuore appesantito dal possesso dei beni di questo mondo, tuttavia devono servirsi di tutti i mezzi utili e accreditati da Dio per una migliore evangelizzazione… come fossero un unico bastone, che serve all’unico scopo.
non pane, né bisaccia né denaro nella cintura,
Tutto è ridotto al minimo essenziale. Non si deve fare scorta di beni materiali, neppure di pane e ancor più non si deve possedere denaro, perché ogni giorno il Signore darà quanto necessario. Chi annuncia Cristo come unico bene ed unico valore null’altro può portare se non Cristo stesso.
9 ma calzati i sandali,
E’ comandato il bastone, sono comandati i sandali, per l’unica e medesima ragione. Non va rifiutato, ma deve essere accolto ciò che può risultare utile all’annuncio. Con bastone e sandali si può arrivare più lontano e toccare più persone.
e non indossate due tuniche.
Le due tuniche indicano la doppiezza del cuore. L’annuncio va fatto nella semplicità, senza inganno e doppi fini, con l’unico intento di fare ciò che è gradito e voluto da Dio.
E’ detto quale rapporto con le cose è detto quale rapporto con gli uomini.
10 E diceva a loro: Dovunque entriate in una casa, lì rimanete finchè usciate di là.
Qualora riusciate ad entrare in una casa, perché trovate accoglienza in virtù dell’annuncio, non lasciatela troppo presto. Rimanete il tempo necessario per un’autentica evangelizzazione. La Parola di Dio deve operare innanzitutto in profondità e non in una superficiale estensione.
Il passare affrettato da una casa all’altra sortisce come effetto un radicamento incerto della Parola. La predicazione religiosa differisce dalla semplice propaganda per il fatto che vuole operare nella profondità dei cuori e creare vincoli forti tra chi evangelizza e chi è evangelizzato. Si rimane dunque nella medesima casa il tempo necessario e si esce ad opera compiuta.
11 E qualunque luogo non vi accolga né vi ascoltino, uscendo di là scuotete la polvere sotto i vostri piedi in testimonianza per loro.
Può anche verificarsi il caso contrario: in certi luoghi non si è accolti. E allora non si deve insistere e perdere tempo, ma si deve dare subito un segnale forte di disapprovazione. Merita interesse e dedizione chi accoglie con fede, merita l’abbandono subitaneo chi non vuole saperne del Vangelo.
Rimanete a tempo indeterminato con coloro che vi accolgono, lasciate subito coloro che vi respingono e non trattenete con voi neppure la polvere che essi calpestano, per testimoniare che prendete le distanze dalla loro incredulità.
12 Ed essendo usciti annunciarono che si convertissero 13 e cacciavano molti demoni, e ungevano con olio molti ammalati e guarivano.
Cosa annunciano gli apostoli? La necessità di una conversione al Cristo. Cosa fanno? Cacciano molti demoni e guariscono molti ammalati.
Quale lo scopo di questo annuncio che si pone prima della morte e resurrezione di Gesù?
E’ in vista del Cristo e della sua venuta. Bisogna preparare i propri cuori per una rigenerazione dall’alto. Ma niente di nuovo si può edificare, se prima non si comprende la necessità di demolire ciò che è vecchio. Non è salvato se non chi comprende di essere perduto. Chi non mette in discussione la propria giustizia, vanifica con ciò la venuta del Figlio. Una consapevolezza di peccato, fine a se stessa, per quanto vera e giusta, da sola non porta a nulla. In Cristo e per Cristo è donata una potenza di liberazione dal Maligno. Gesù è venuto a colpire colui che è responsabile del nostro stato di peccato: caccia il Diavolo dal nostro cuore e ci guarisce dalle nostre malattie. Quelle spirituali , beninteso! Gli apostoli danno per così dire una anticipazione ed un assaggio della salvezza che sta per venire. Perché tutti sappiano di Gesù, per quale ragione è venuto in Israele, e quale dono ci porta dal cielo. Perchè gli apostoli ungevano con olio? Per insegnare che la bontà di una medicina sta nell’efficacia della sua operazione, non nel suo aspetto esteriore. Gesù può sembrare un medico come gli altri, usa gli stessi medicamenti, ma con ben altri risultati. Non l’olio guarisce, ma la potenza che dal cielo è data a quest’olio. Olio di Cristo è la sua Parola: ha la forma di quella umana, ma ben altra è la sua potenza.
Perché gli apostoli non guariscono direttamente con la Parola? Perché ancora non è stata data: è solo prefigurata la sua potenza.
14 Ed udì il re Erode, infatti il suo nome era divenuto noto e dicevano: Giovanni l’immergente è risuscitato dai morti e per questo si compiono prodigi in lui.
La fama di Gesù si diffonde presto: non può essere ignorata la potenza che è in Lui e che è data da Lui. Di fronte a colui che appare a tutti come diverso, bisogna pure porsi delle domande e dare delle risposte, a cominciare dai re di questo mondo. Per quanto potenti devono confrontarsi con una potenza più grande. C’è chi vede in Gesù, Giovanni Battista risuscitato dai morti.
15 Altri invece dicevano: E’ Elia. Altri però dicevano che era un profeta come uno dei profeti.
Altri vedono in Gesù il ritorno di Elia, altri un semplice profeta.
16 Erode invece avendo udito diceva. Quel Giovanni che io ho decapitato, questi è risuscitato. Se in qualcuno l’idea di Giovanni resuscitato può creare meraviglia, in qualcun altro crea spavento. A cominciare da Erode e non senza ragione. E’ stato lui a decapitare Giovanni e teme un castigo dal cielo.
17 Egli stesso, infatti, Erode, avendo inviato catturò Giovanni lo incatenò in prigione a motivo di Erodiade, la moglie di suo fratello Filippo che lei aveva sposato. 18 Diceva infatti Giovanni a Erode: Non ti è lecito avere la moglie di tuo fratello.
Qualsiasi omicidio lascia un grosso pungolo in chi lo compie, tanto più quando le ragioni sono assolutamente vili ed indegne di un vero uomo. Il motivo per cui Erode ha fatto uccidere Giovanni è quanto di più meschino si possa immaginare. All’inizio di questa brutta storia c’è semplicemente un richiamo all’osservanza della Legge la quale non consente che si prenda con sé la moglie del fratello. Si sa che i re fanno quello che vogliono e richiami di questo genere non toccano il loro potere. Possono ferire la coscienza, ma non si elimina la voce della coscienza eliminando un uomo: al contrario si aggiunge peso a peso. Le cose potevano andare diversamente se di mezzo fra Erode e Giovanni non ci fosse stato l’odio di una donna.
19 Così Erodiade portava a lui rancore e voleva ucciderlo e non poteva;
Erodiade porta rancore a Giovanni fino a desiderare la sua morte: teme di perdere il suo stato sociale. Non è detto che amasse Erode: non la passione della carne opera in questa donna, ma la passione per il potere. Per il potere vuole fare fuori Giovanni ed è disposta a coprire di ridicolo il proprio amante e a gettare l’infamia su di un re.
Erode e Giovanni sono entrambi vittime della malvagità di una donna. Fra i due c’è un rapporto conflittuale, ma improntato al reciproco rispetto.
20 infatti Erode temeva Giovanni sapendolo uomo giusto e santo, e lo preservava, e avendolo ascoltato era molto perplesso e volentieri lo ascoltava.
Erode sa di essere nel torto e non porta disprezzo e rancore verso Giovanni: al contrario subisce il fascino dell’uomo giusto e santo, che condanna il peccato, non il peccatore.
Lo preservava. Non solo non vuole la sua morte, ma cerca di tutelare la sua vita. Evidentemente si rende conto che da un’altra parte Giovanni rischia grosso.
Benché la parola di Giovanni sia un richiamo molto forte, ne comprende la fondatezza: benché ingiusto Erode ascolta volentieri il giusto. Ma viene anche il momento in cui l’ascolto deve dare i suoi frutti e s’impongono delle scelte conforme a verità e giustizia.
21 E venuto il giorno propizio
C’è un tempo opportuno per il bene ed un tempo opportuno per il male. Quando non si prende posizione per Cristo, ma si tira per le lunghe, il diavolo trova lo spazio in cui insinuarsi per sferrare l’attacco mortale.
quando Erode per il suo compleanno fece un banchetto ai suoi magnati e agli ufficiali e ai primi della Galilea,
Le feste mondane sono un’ottima occasione per il Maligno: sono le circostanze e i momenti in cui può fare molte vittime. Quando si lascia libero sfogo al piacere, le passioni della carne alzano la cresta per farla da padrone. Si banchetta per le più svariate ragioni, anche per quelle che all’apparenza possono sembrare le più nobili e le più giuste, ma gli eccessi hanno sempre un esito mortale per lo spirito. Un pasto non frugale accompagnato da musica e danza soffoca lo spirito che è nell’uomo e i prodotti del maligno sono ben visibili e conoscibili.
E’ vero che anche Davide danzò davanti all’arca del Signore, ma non per divertimento, bensì per dare lode a Dio.
22 ed essendo entrata la figlia della medesima Erodiade, ed avendo danzato, piacque a Erode e a quelli che giacevano a mensa.
Allora come adesso, alla fine viene il più bello e si va sul piccante e su ciò che massimamente stuzzica gli appetiti carnali. E non si teme il comportamento indecoroso ed indecente ed anche figlie di re si mettono in gioco per piacere e compiacere all’uomo.
Quale l’esito? L’uomo perde la testa e dice e fa cose che in altre circostanze non farebbe, perché contrarie alle sue più intime convinzioni. Quando la mente è data al Satana, sortiscono vere follie omicide.
Disse il re alla fanciulla: Chiedimi qualsiasi cosa tu voglia e te la darò; 23 e giurò a lei molto:
Ripugna il vecchio che guarda con bramosia le fattezze di una giovane, peggio ancora quando non sa contenersi, ma le fa mille moine e sorrisi e cerca in qualche modo di cattivarsi la sua benevolenza.
Quando non sono più possibili le naturali via della conquista, non resta che mettere davanti la ricchezza accumulata in una vita di violenza al povero. E si arriva a promettere anche l’assurdo e l’impossibile, e si giura molto, per conquistare e fare proprio il cuore di una giovane. E neppure fa orrore la consapevolezza che in tali occasioni la donna non è attratta dall’uomo ma dai suoi beni.
L’importante è che stia al gioco; ma il gioco prima o poi finisce ed il più debole ne esce sconfitto.
Qualsiasi cosa mi chieda ti darò fino alla metà del mio regno.
Promessa assurda! Come potrebbe ciò avvenire in pratica? Per quanto potente Erode deve vedersela con altre persone, a cominciare da quelli che siedono alla sua mensa.
24 Ed essendo uscita
Nessuno dei presenti può illudersi che lo spettacolo sia finito con l’uscita della giovane. Non lei, ma Erode è sbalzato di colpo dalla scena. Se credeva di fare il primo attore e di condurre il gioco, adesso salta fuori la realtà in tutta la sua crudezza. La ragazzina, facile oggetto delle sue brame, mostra la sua grinta ed il suo carattere di donna vincente.
Il re ha perso ogni padronanza della propria parola, la fanciulla al contrario non dà una risposta affrettata, ma sa prendere tempo per riflettere, per trarre il massimo vantaggio dall’occasione. Esce addirittura dalla presenza di Erode senza chiedere permesso: sente che ormai il re è nelle proprie mani, senza via di fuga e senza bisogno di tenerlo stretto.
disse a sua madre: Cosa chiedo?
Quale la madre, tale la figlia. E’ un modo di dire non sempre vero, ma questa volta è pienamente azzeccato. Perché questa giovane molto ha preso da sua madre, non semplicemente nelle fattezze della carne, ma ancor più nelle fattezze dello spirito. Fra loro due c’è piena intesa e complicità. Frequentano la stessa scuola, nonostante la diversa età: abili seduttrici, si confrontano e si consigliano l’un l’altra. Per il bene di Erode, loro protettore? Al contrario: per spremerlo il più possibile e per rafforzare la propria posizione a corte.
Una donna che ama un uomo, fa di tutto per tirarlo fuori dai guai. Qui succede esattamente il contrario. Sarebbe bastato molto poco per liberare il patrigno dalla rete. In certe circostanze imbarazzanti, basta un sorriso… e via dagli occhi, di corsa. La ragazza esce, ma solo per entrare e fare più male. Sa di avere la madre dalla sua e la malizia ne esce rafforzata.
Non ha alcuna intenzione di prendere semplicemente consiglio, ma dà subito via libera alla volontà della madre, perché crede in lei e nella sua astuzia più cresciuta.
Lei allora disse: La testa di Giovanni l’immergente.
Quale valore la testa di un uomo semplice e povero come Giovanni? Vale più della metà del regno di Erode? La domanda è mal posta. Non sarebbe stato possibile in alcun caso avere la metà del regno, ma si poteva finalmente strappare il consenso per la morte di Giovanni. Morto Giovanni nessuno metterà in discussione la presenza delle due donne a corte. E così Erode continuerà a portare il peso del regno, in quanto a loro ne godranno di tutti i beni.
25 Ed essa entrata subito in fretta dal re chiese dicendo: Voglio che subito tu dia a me su un piatto la testa di Giovanni l’immergente.
Vi è lo zelo nel bene, ancor più vi è lo zelo nel male. Il malvagio non perde tempo per attuare i suoi disegni criminali. Ed è molto deciso e determinato e chiede con sfrontatezza a quelli che contano a questo mondo.
entrata subito in fretta… Voglio che subito
Non c’è amore per Erode, non c’è rispetto della dignità di un re. In quanto all’uomo, Erode è trattato come una nullità, davanti ai principi del suo regno.
26 E divenuto afflittissimo il re a causa dei giuramenti e dei giacenti a mensa non volle respingerla.
Dalla folle ebbrezza alla tristezza più profonda: così il rapporto dell’uomo con la donna quando vuol fare a meno di Cristo ed è coltivato nel fango della passione. Succedono le cose più assurde ed incredibili e non soltanto ai re. Erode ingoia la malvagità della giovane: potrebbe mandarla via senza disappunto dei commensali. Non conosce la prudenza della parola ed è pieno di stupida arroganza. Vuol recuperare l’autorità perduta agli occhi dei suoi, ma sprofonda ancor di più nella vergogna. Non si rimedia ad un atto di debolezza con un atto di ingiustizia. Quale onore mantenere fede ad ogni costo ad un giuramento sbagliato? Non in questo modo si accresce il proprio prestigio, ma si alimenta negli altri il disprezzo più profondo.
27 E subito avendo il re inviato una guardia comandò di portare la sua testa.
Ancora una volta Erode dimostra a tutti di essere un uomo senza testa. Riesce ad incutere timore nei suoi, ma soltanto per la sua stupida ed insensata crudeltà.
Ed essendo andato lo decapitò in prigione 28 e portò la sua testa su un piatto e la diede alla fanciulla,
Esecuzione nascosta per non turbare la festa, ma spettacolo davvero macabro, quello della testa portata sul piatto. Se Erode è crudele, le sue donne sono alla pari.
e la fanciulla la diede a sua madre.
Finalmente salta fuori la vera regista di tutta la scena. Ed Erode appare doppiamente gabbato. Bella compagnia davvero! Avranno pensato i commensali.
29 Ed avendo udito i suoi discepoli vennero e presero il suo cadavere e lo posero in un sepolcro.
Giovanni merita una degna sepoltura. C’è chi lo ha odiato per la sua parola, ma c’è anche chi lo ha amato per la stessa e non permette che si faccia scempio del suo cadavere.
30 E si radunano gli inviati presso Gesù ed annunciano a lui tutte quante le cose che avevano fatto e quante avevano insegnato.
Non c’è annuncio da parte della chiesa che non voglia ritornare a Gesù per trovare una conferma ed una correzione. Chi è mandato dal Cristo deve cercare un confronto continuo con la fonte della Parola. E non ci si muove a Lui separatamente, ma come membra di un solo corpo in maniera armonica e sintonica, per ascoltare il Maestro e per vedere il volto dei fratelli.
31 E dice a loro: Venite voi stessi in disparte in un luogo solitario e riposatevi un po’.
C’è bisogno ogni tanto di riprendere fiato e di stare insieme per riposare accanto al Signore. Aspetto molto umano della vita della chiesa; perché non è fatta di super uomini, ma di persone normali che sono esposte come le altre all’esaurimento delle energie.
In certe circostanze il riposo è autorizzato e comandato dallo stesso Gesù.
Erano infatti molti quelli che andavano e quelli che venivano, e neppure per mangiare avevano il tempo.
Se si considerassero tutte le richieste di aiuto che pervengono alla chiesa, non resterebbe tempo neanche per mangiare. Ad un certo punto si è costretti a fare dei tagli con le persone e a cercare spazi e momenti di riposo per stare insieme con Gesù e i fratelli di fede. Una chiesa che vuole fare tutto ed arrivare a tutti rischia di spezzare il suo legame con Cristo e con le sue membra. Qualche ritiro ogni tanto fa bene al corpo ed all’anima.
32 E partirono nella barca verso un luogo solitario in disparte.
La comunità dei credenti in certe occasioni deve prendere il largo e cercare un luogo solitario lontano dal mondo, per ritrovare nella preghiera e nell’ascolto della Parola nuove energie e nuovo impulso alla predicazione.
33 E li videro che partivano e molti capirono e a piedi da tutte le città corsero insieme là e li precedettero.
Quando la chiesa parte per un ritiro, non ha perdite, al contrario fa nuovi acquisti e molti spinge all’emulazione e ad un confronto più intimo e più vicino con Gesù. Qual è la miglior propaganda per un “ritiro spirituale”? Fare un ritiro. Gli altri capiranno da soli, per grazia di Dio, e faranno di tutto per convenire in uno. Verranno a piedi, da tutte le città e correranno così da precedere gli inviati del Signore. Perché si va perdendo nella chiesa la consuetudine al ritiro? Perché non c’è più l’esempio di chi annuncia.
34 Ed essendo uscito dalla barca vide molta folla ed ebbe compassione per loro, perché erano come pecore non aventi pastore, ed incominciò a insegnare loro molte cose.
E i propositi di una sosta ed il desiderio di riposo dove vanno a finire? Vengono coltivati in un insegnamento diverso, fatto nella pace a coloro che ascoltano nella pace. Altro è parlare alla folla dell’occasione, altro è parlare alla folla che fa sacrifici molto grandi ed abbandona tutto per ascoltare Gesù. Si respira aria diversa e tutto è più bello, più facile e distensivo. Non c’è polemica e fraintendimento alcuno, ma un sincero desiderio di ascolto.
Ben comprende tutto questo chi è insegnante. Altro è parlare ad una classe di svogliati, altro è parlare ad una classe dove c’è interesse per la parola che esce dalla bocca del maestro.
incominciò a insegnare loro molte cose. Non dipende solo da chi parla, ancor più da chi ascolta.
E’ consuetudine dei peggiori alunni addebitare agli insegnanti ogni insuccesso scolastico. Ma se non c’è volontà di ascolto e desiderio di conoscenza, le parole cadono al vento, anche quelle di Gesù. Quale la responsabilità di un maestro? Innanzitutto la mancanza di spirito paterno. Perché chi insegna deve sentirsi pastore delle pecore e provare un sentimento di viscerale compassione per i suoi piccoli, che hanno bisogno di una guida per trovare il cibo spirituale utile alla crescita.
35 E già molto tempo essendosi fatto
Quando c’è interesse per la Parola di Dio il tempo passa alla svelta e si fa tardi.
avvicinatisi a lui i suoi discepoli dicevano: Il luogo è solitario e già il tempo è molto; 36 rimandali, affinché essendo partiti per i campi intorno ed i villaggi comprino per sé di che mangiare.
Gli apostoli, da bravi discepoli, credono di poter dire la loro. Non possono entrare nel discorso, possono tuttavia fare da moderatori agli eccessi del maestro. Bello ed interessante tutto quanto detto, ma si è fatto tardi e bisogna pensare ai bisogni fisiologici di quelli che ascoltano. Non si vive di belle parole, bisogna anche pensare al cibo materiale in tempo opportuno.
Quando Gesù si perde fra le nuvole con i suoi discorsi, bisogna riportarlo in terra, alla concretezza della vita.
37 Egli allora rispondendo disse a loro: Date a loro voi da mangiare.
Risposta inaspettata che mette subito in difficoltà gli apostoli. Finora Gesù li ha ignorati ed è andato per la sua strada, ora li chiama in causa con una pretesa a dir poco assurda.
E gli dicono: Essendo andati compriamo duecento denari di pani e diamo a loro da mangiare?
Duecento denari di pani sono una quantità esagerata da trovare e anche da portare. Come può Gesù pensare ad una soluzione del genere a scapito dei suoi discepoli, che certamente sarebbero stati più avveduti ed accorti?
38 Ma egli dice a loro: Quanti pani avete? Andate, vedete.
La soluzione che Gesù ha in mente è molto più semplice e senza pretese: non ha alcuna intenzione di scomodare e mettere in crisi i suoi. Non è chiesto l’impossibile, ma semplicemente di vedere quanti pani sono disponibili.
E avendo saputo dicono: Cinque e due pesci.
La risposta arriva alla svelta perché non c’è poi bisogno di fare una grande ricerca. Oltre a cinque pani sono saltati fuori anche due pesci. Quello che è disponibile è pressoché nulla per una simile moltitudine. Come pensa Gesù di risolvere il problema? Nelle grandi menti a volte passano pensieri assurdi. Veramente sembrano fuori dalla storia.
39 E ordinò a loro di fare stendere tutti a gruppi sull’erba verde.
Se gli apostoli si dimostrano inquieti per una situazione senza via d’uscita e sono perplessi riguardo alle “trovate” di Gesù, questi al contrario non perde la sua calma. Non solo non è preso dall’ansia di quello che si deve fare, ma addirittura comanda ai suoi discepoli di far sedere tutti tranquillamente sull’erba. Come interpretare il comando di Cristo? O gli si dà piena fiducia come Figlio di Dio oppure veramente è un uomo fuori di testa.
40 E sedettero ad aiuole da cento e da cinquanta.
La fiducia prevale su ogni dubbio e perplessità e questo rende possibile il miracolo. Perché in definitiva non è chiesto di capire, ma solo di ubbidire.
41 Ed avendo preso i cinque pani e i due pesci avendo guardato in su al cielo benedisse
Quando la nostra povertà è offerta al Cristo e viene presa nelle sue mani ed è da Lui portata al cospetto dell’altissimo, visitata dalla sua benedizione… allora avviene l’impossibile.
e spezzò i pani e li dava ai suoi discepoli perché li ponessero dinanzi a loro e i due pesci divise a tutti.
Per opera di Cristo e per il ministero degli apostoli è resa possibile quella comunione dei cuori che viene dallo spezzare il pane. In immagine è già una prefigurazione del cibo eucaristico: spezzato dal Cristo, viene dato ai suoi ministri perché lo pongano davanti all’assemblea. Non può Cristo spezzare la propria vita per noi, se noi stessi prima non gli offriamo la nostra, perché sia da lui stesso spezzata. Non c’è sacrificio del Cristo che non chieda anche quello dell’uomo. Se il problema del sacrificio a Dio fosse una questione soltanto nostra, saremmo spacciati in partenza. Ogni sacrificio va messo nelle mani del Figlio, perché ne faccia quello che vuole. Per grazia sua diventerà fonte di vita per tutta la chiesa.
42 E mangiarono tutti e si saziarono,
Un piccolo sacrificio da parte dell’uomo, messo nelle mani del Figlio, e tutti mangiano ed è saziata ogni fame spirituale. Un miracolo molto grande che sarà compreso soltanto dopo la morte e resurrezione del Cristo, quando il Figlio renderà vivo ed attuale l’unico eterno sacrificio.
43 e raccolsero pezzi di dodici ceste ripiene e dai pesci.
Cristo è venuto per donare la vita in sovrabbondanza: ne rimane anche per quelli che sono ancora fuori dalla sua chiesa. Per mano degli apostoli ( dodici ceste ripiene ) altri avranno quello stesso cibo, fino alla fine dei tempi.
44 E quelli che avevano mangiato i pani erano cinquemila uomini.
E’ rimarcato il numero di quelli che sono stati resi partecipi della grazia del Signore, non per dire che sono tanti, ma per significare che sono importanti davanti a Dio e che sono tutti da Lui conosciuti e considerati nel novero.
45 E subito costrinse i suoi discepoli a salire nella barca e a precederlo all’opposta riva verso Betsaida, mentre egli congeda la folla.
In tutto questo andirivieni da una sponda all’altra sembra proprio che i discepoli non trovino niente di entusiasmante. Vanno perché costretti da Gesù, ma certamente preferirebbero una sequela un po’ più tranquilla. In certi momenti Cristo vuol vedersela da solo con quelli che lo cercano e dire la parola di congedo senza interferenza alcuna. Non è detto che gli apostoli debbano sentire tutto quello che Gesù dice agli uomini. Nel rapporto tra Dio ed il singolo c’è sempre una parola che sfugge alla conoscenza della chiesa; ed è l’ultima e quella definitiva.
46 Ed essendosi separato da loro andò sul monte a pregare.
Benché la salvezza sia data alla chiesa e portata avanti nella chiesa, Gesù si colloca in essa in un posizione superiore che può anche apparire fuori e lontana dalla comunità degli eletti.
Cristo in alto sul monte a pregare il Padre suo, gli apostoli in basso in mezzo al mare. Se gli apostoli possono perdere di vista Gesù, Gesù non perde di vista i suoi discepoli. Semplicemente li guarda e li guida da una posizione diversa che non è quella dell’uomo che appartiene alla terra, ma quella del Figlio di Dio che appartiene al cielo e nulla vuol fare se non conforme alla volontà del Padre.
47 Ed essendosi fatta sera la barca era in mezzo al mare, ed egli solo sulla terra.
E’ duro vedere passare il giorno senza il conforto della presenza di Gesù. Consola il pensiero che sta pregando il Padre per la nostra salvezza. In certi momenti la situazione può farsi ancora più difficile. Venuta meno la luce del giorno, quando si va incontro alle tenebre della notte, la chiesa si ritrova sola in mezzo al mare che è il peccato. Gesù può anche essere creduto in luogo sicuro, l’unico che vive una santa ed inattaccabile solitudine. Ma se non è presente fisicamente in mezzo ai suoi cosa può sapere e cosa può vedere? In realtà non c’è distanza fisica che possa sottrarre la chiesa agli occhi di Cristo. Anche quando noi non lo vediamo tra noi, Lui vede tutti noi.
48 Ed avendoli visti provati nel remare,
Vede Gesù la fatica ed il travaglio di una sequela
era infatti il vento contro di loro,
Conosce il soffiare del vento e sa che non è favorevole alla traversata della chiesa.
verso la quarta veglia della notte viene verso di loro
Anche se è notte profonda e buio pesto va incontro alle difficoltà dei suoi discepoli
camminando sul mare
Non in un modo qualsiasi e neppure alla stregua dell’uomo, ma facendola da padrone sulle forze del male.
e voleva oltrepassarli.
E neppure si accontenta di portare un semplice aiuto, vuole passare davanti per fare da guida e da luce.
49 Essi allora avendolo visto camminante sul mare pensarono: E’ un fantasma, e gridarono.
Non c’è luce che non splenda nelle tenebre e che non si faccia vedere, ma quella portata da Gesù è una luce diversa che può fare paura. Vedono gli apostoli che Gesù cammina sul mare. Dovrebbero gridare di gioia ed esultare per il pronto soccorso. In realtà hanno paura, pensano ad un’illusione dei loro occhi o peggio ancora ad un inganno del Maligno. Gridano, sì; ma di spavento.
50 Infatti tutti l’avevano visto ed erano spaventati.
Visione collettiva, spavento collettivo. Finchè un fantasma appare a questa o a quell’altra persona si può anche stare tranquilli: c’è sempre qualcuno fuori testa che vede quello che non c’è. Ma qui siamo di fronte ad un fatto insolito: il fantasma l’hanno visto tutti. Ma allora che fantasma è? Chi è quel Cristo che hanno visto camminare sulle acque?
Ma egli parlò subito con loro, e dice a loro: Abbiate fiducia, io sono: non abbiate paura.
Non i prodigi che Gesù ha operato, ma la sua parola porta la fede negli apostoli e caccia ogni timore. C’è una potenza della parola che è unica ed esclusiva, quella che esce dalla bocca del Figlio e dice il nome del Padre ( io sono ), per la nostra salvezza.
51 E salì con loro sulla barca e cessò il vento
Quando nella barca c’è Gesù, ecco che la forza del Satana è spenta. Ma quanta paura e quale pericolo! Molto meglio insistere perché Cristo non si allontani dalla sua chiesa. E’ vero che gli apostoli sono partiti costretti da Gesù, ma se fossero stati consapevoli della propria impotenza di fronte agli assalti del Maligno, qualche resistenza l’avrebbero fatta per non essere lasciati soli. Così i bambini: non vogliono essere abbandonati dai genitori, nemmeno per un po’, perché avvertono di essere deboli ed indifesi.
e grandemente oltre misura in loro stessi erano stupefatti.
La paura cede il posto allo stupore più grande ( grandemente oltre misura )
52 Infatti non avevano capito a proposito dei pani, ma il loro cuore era indurito.
Cosa propriamente non hanno capito? Che la povertà dell’uomo allorchè messa nelle mani del Cristo diventa ricchezza. Dove non arrivano le nostre forze arriva la potenza del Figlio di Dio… ma non deve trovare un cuore indurito bensì la fede.
Abbiate fiducia. Quando la fede non è trovata, allora viene comandata.
Se gli apostoli fossero rimasti nella fede di ciò che hanno visto e conosciuto, il Satana neppure avrebbe osato assalire la barca, nonostante la momentanea lontananza di Gesù.
53 Ed essendo passati al di là sulla terra vennero a Gennezaret e approdarono.
Dopo una traversata piuttosto movimentata, grazie a Gesù, un felice approdo!
54 Ed essendo loro usciti dalla barca subito avendolo riconosciuto, 55 percorsero tutta quella regione e cominciarono a portare sui lettucci quelli che avevano male dove udivano che fosse.
Non c’è bisogno di fare pubblicità all’arrivo di Gesù. Appena il gruppo è uscito dalla barca, ecco viene riconosciuto da tutti e la notizia si diffonde lontano e da tutta la regione circostante accorrono a Lui. Sembra proprio che non ci sia un posto dove Cristo non venga trovato ed incontrato come Salvatore: non da tutti ovviamente ma da quelli che sono interessati alla salvezza. Vicini e lontani, portanti e portati, coloro che sono toccati dal male, vanno a Gesù.
56 E dovunque entrava in villaggi o in città o in campi, ponevano gli ammalati nelle piazze
L’interesse primo è per colui che salva e per coloro che devono essere salvati. Il peccato che è nel mondo non va nascosto, ma deve essere messo in luce ed in evidenza da tutti e davanti a tutti; va posto in piazza, quasi in una sorta di confessione comunitaria. Così l’assemblea dei chiamati è gradita al Signore quando innanzitutto rende manifesto il proprio male e chiede l’intervento di Cristo.
e lo supplicavano affinché almeno con la frangia del suo mantello li toccasse;
La salvezza è nelle mani del Figlio di Dio e a Lui va richiesta con un fiducia piena ed incondizionata nella sua potenza. Se non siamo da Lui toccati non c’è speranza.
e quanti toccarono lui erano salvati.
Conclusione strana e logicamente incoerente rispetto alla preghiera. Si supplica Gesù per essere da Lui toccati, ma non sono salvati se non coloro che lo toccano.
Non c’è salvezza senza fede e non sono salvati se non coloro che toccano il cuore di Cristo. Vana è la preghiera degli uomini che cercano la salute dell’anima e del corpo, ma non l’amore di Colui che salva.
Cosa ti giova essere sanato dalla malattia fisica o anche morale se non incontri il cuore di Gesù? Lui può anche toccarti, ma aspetta di essere da te toccato. Se ti fa sentire il suo cuore, fagli sentire anche il tuo. Non c’è liberazione dal peccato se non nella restaurazione di un rapporto d’amore fra la creatura ed il Creatore.