Vangelo di Marco cap7
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- Categoria: Vangelo di Marco
- Pubblicato Mercoledì, 27 Luglio 2011 13:32
- Scritto da Cristoforo
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Marco 7
E si radunano presso di lui i farisei ed alcuni degli scribi venuti da Gerusalemme. 2 Ed avendo visto alcuni dei suoi discepoli che con mani impure cioè non lavate, mangiano i pani 3 – infatti i farisei e tutti i Giudei se non lavano accuratamente le mani non mangiano, osservando la tradizione degli anziani, 4 e dal mercato se non si siano lavati non mangiano, ma anche molte cose ci sono che ricevettero da osservare: lavacri di bicchieri e di vasi e recipienti di rame e di letti – 5 e lo interrogavano i farisei e gli scribi: Perché i tuoi discepoli non camminano secondo la tradizione degli anziani, ma con mani impure mangiano il pane? 6 Egli allora disse a loro: Bene profetò Isaia riguardo a voi, ipocriti, come è scritto: Questo popolo con le labbra mi onora, il loro cuore però sta distante lontano da me; 7 ma invano mi venerano insegnando insegnamenti che sono precetti di uomini. 8 Avendo abbandonato il comandamento di Dio osservate la tradizione degli uomini. 9 E diceva a loro: Bene violate il comandamento di Dio, per istituire la vostra tradizione. 10 Mosè infatti disse: Onora tuo padre e tua madre, e: Colui che maledice padre o madre muoia di morte. 11 Voi invece dite: Se dice un uomo al padre o alla madre: Korbàn, cioè dono, è qualsiasi cosa da me avresti ricevuto, 12 non consentite a lui di fare niente per il padre o per la madre, 13 annullando la parola di Dio con la vostra tradizione che avete tramandato: e molte tali cose simili fate.
14 Ed avendo convocato di nuovo la folla diceva a loro: Ascoltatemi tutti e comprendete: 15 niente c’è fuori dell’uomo entrante in lui che possa renderlo impuro, ma le cose uscenti dall’uomo sono quelle che rendono impuro l’uomo. (16) 17 E quando entrò in casa lontano dalla folla, lo interrogarono i suoi discepoli sulla parabola. 18 E dice a loro: Così anche voi siete ottusi? Non capite che ogni cosa che entra da fuori nell’uomo non può renderlo impuro 19 perché non entra nel suo cuore ma nel ventre, e va nella latrina- dichiarante puri tutti i cibi? 20 Diceva poi: Ciò che è uscente dall’uomo, questo rende l’uomo impuro. 21 Infatti da dentro dal cuore degli uomini escono le intenzioni cattive, fornicazioni, furti, omicidi, 22 adulteri, cupidigie, malvagità, inganno, lussuria, occhio cattivo, calunnia, superbia, stoltezza. 23 Tutte queste cose cattiva vengono da dentro e rendono impuro l’uomo.
24 Di là poi essendosi alzato andò nella regione di Tiro. Ed essendo entrato in casa voleva che nessuno lo sapesse, e non potè rimanere nascosto; 25 ma subito, una donna avendo udito di lui, la cui figlia aveva uno spirito impuro, essendo venuta si gettò presso i suoi piedi. 26 Ora la donna era greca, siro fenicia di origine; e lo pregava che cacciasse il demonio da sua figlia. 27 E diceva a lei: Lascia prima che siano saziati i figli, infatti non è buono prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini. 28 Ma ella rispose e dice a lui: Signore, anche i cagnolini sotto la tavola mangiano dalle briciole dei figli. 29 E disse a lei: Per questa parola va’, è uscito da tua figlia il demonio. 30 Ed essendo andata nella sua casa trovò la fanciulla coricata sul letto ed il demonio era uscito. 31 E di nuovo essendo uscito dalla regione di Tiro venne attraverso Sidone al mare di Galilea su in mezzo alla regione della Decapoli.
32 E portano a lui un sordomuto e lo supplicano di imporgli la mano. 33 E allontanatolo dalla folla in disparte mise le dita nei suoi orecchi ed avendo sputato toccò la sua lingua, 34 e avendo guardato su al cielo sospirò e dice a lui: Effathà!, cioè: Apriti! 35 E subito si aprirono i suoi orecchi, e si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. 36 E ordinò a loro che niente dicessero. Ma quanto più a loro lo raccomandava, essi più abbondantemente annunciavano. 37 E oltremodo erano stupefatti dicendo: Ha fatto bene tutte le cose; sia fa ascoltare i sordi sia i muti parlare.
E si radunano presso di lui i farisei ed alcuni degli scribi venuti da Gerusalemme.
Non c’è solo una radunanza santa intorno a Gesù, ci sono anche quelli che lo stringono d’assedio per farlo cadere, come i farisei e questi scribi venuti da Gerusalemme. E non sembrano molto interessati all’ascolto della sua Parola: cercano un qualsiasi pretesto per entrare in collisione.
2 Ed avendo visto alcuni dei suoi discepoli che con mani impure cioè non lavate, mangiano i pani
Finalmente sembra loro di avere trovato un motivo valido per cominciare a polemizzare: alcuni dei discepoli di Gesù mangiano i pani con mani impure, cioè non lavate.
3 – infatti i farisei e tutti i Giudei se non lavano accuratamente le mani non mangiano, osservando la tradizione degli anziani,
Se la questione fosse solo tra loro e Gesù, avrebbe poco peso e gli altri potrebbero essere lasciati fuori, ma chiama in causa tutti i Giudei e la tradizione degli anziani. Ed è questo che fa sentire forte una piccola avanguardia. Parlano in nome di Israele, per il bene dell’intero popolo eletto dal Signore.
4 e dal mercato se non si siano lavati non mangiano, ma anche molte cose ci sono che ricevettero da osservare: lavacri di bicchieri e di vasi e recipienti di rame e di letti –
Ci sono molte cose che fanno tutti, in ottemperanza alla Legge, perché i discepoli di Gesù vogliono essere diversi?
5 e lo interrogavano i farisei e gli scribi: Perché i tuoi discepoli non camminano secondo la tradizione degli anziani, ma con mani impure mangiano il pane?
Più che di una domanda si tratta di un vero e proprio interrogatorio che viene portato avanti ad oltranza, come in un processo, dove si continua a battere lo stesso chiodo.
Quale l’accusa? Non siamo davanti ad una semplice trasgressione della Legge, ma ad un vero e proprio cammino che va in senso contrario ai suoi dettami. La trasgressione non è occasionale, ma intenzionale. E’ un tentativo di demolire la strada segnata dalla tradizione degli anziani. Non si cammina in una tradizione se non nella consapevolezza che questo cammino porti lontano ed abbia esito positivo. I discepoli di Gesù vanno per loro conto e portano Israele fuori strada.
Il disprezzo della tradizione è rifiuto di quella luce e di quella guida che Dio ha dato non semplicemente al singolo, ma ad un intero popolo. E gli anziani ne sono i custodi e gli interpreti più fedeli ed attendibili. Vi è una priorità della tradizione custodita nel tempo, rispetto ad ogni interpretazione della Legge che si ponga sopra di essa o semplicemente fuori di essa.
Il discorso non è di poco conto e l’accusa tutt’altro che leggera. Perché la Parola di Dio non diventa attuale e viva se non nell’interpretazione che ne dà la comunità degli eletti. E’ la chiesa che custodisce la Parola, non la Parola che custodisce la chiesa.
Problema di ieri, di oggi e di sempre.
6 Egli allora disse a loro: Bene profetò Isaia riguardo a voi, ipocriti, come è scritto: Questo popolo con le labbra mi onora, il loro cuore però sta distante lontano da me;
Come ne viene fuori Gesù? Il problema dell’autenticità del nostro rapporto con la Parola di Dio è innanzitutto un problema di cuore e non di semplice lettura o interpretazione. Qualsiasi cosa si faccia o dica per Dio, deve uscire da un cuore innamorato. Vi è una priorità dell’essere rispetto al fare e al dire. E non si può essere in Dio se non si è nell’Amore. Si può al limite dare lode a Dio soltanto con le labbra, ma senza risonanza interiore ed intima adesione alla sua volontà.
L’amore solo è in grado di coprire i limiti dell’intelligenza e della conoscenza umana in rapporto a Dio. Vi può anche essere una semplice ignoranza del precetto divino che si manifesta in modo sapiente, al contrario vi è una dotta conoscenza della Legge che è stoltezza ed insipienza.
7 ma invano mi venerano insegnando insegnamenti che sono precetti di uomini.
C’è chi venera Dio facendo da maestro agli altri, con ogni presunzione di verità; ma è un insegnamento infondato, non visitato da Dio. Non c’è insegnamento di Dio Padre che non si comprenda solo alla luce del Figlio. Chi si pone contro questa luce non dice le cose di Dio, ma le cose dell’uomo: è un cieco che vuol fare da guida ad altri ciechi. Qualsiasi Legge va letta ed interpretata, ancor più quella di Dio. Se manca la chiave d’interpretazione, ciò che è dato dal cielo diventa cosa della terra. Senza Gesù la Legge è un insieme di precetti umani. Da indicatori di sapienza diventano indicatori di stoltezza. Non i comandamenti di Dio vanno messi in discussione ma la custodia e la lettura che ne fa l’uomo.
8 Avendo abbandonato il comandamento di Dio osservate la tradizione degli uomini.
Buona e santa è la tradizione creata dalla chiesa, ma soltanto quando si fa obbediente al comando di Dio. E’ una reale possibilità di salvezza, offerta dal Cristo, ma ve ne è pure un’altra frutto del Maligno che va in senso contrario. Si può creare un attaccamento ed un’osservanza della tradizione, proprio per trasgredire il comandamento di Dio. E’ l’obbedienza al comandamento di Dio che crea e getta luce sulla tradizione; non il contrario. Vi è anche la tradizione prodotta dal cuore disobbediente lontano da Dio.
9 E diceva a loro: Bene violate il comandamento di Dio, per istituire la vostra tradizione.
Vi è un malo modo di violare il comandamento di Dio, vi è anche un modo fatto bene e ad arte. Come? Facendo della tradizione dell’uomo, una tradizione divina. E in questo modo ci si può anche illudere di osservare il precetto divino: in realtà gli si toglie ogni legittimazione dal cielo. Si fa grande l’uomo e ciò che viene dall’abisso del suo cuore, si fa piccolo Dio e si demolisce la sua opera in mezzo a noi. Allora non vale proprio a nulla la tradizione della chiesa? Vale nella misura in cui è fedele interprete del comandamento di Dio.
10 Mosè infatti disse: Onora tuo padre e tua madre, e: Colui che maledice padre o madre muoia di morte. 11 Voi invece dite: Se dice un uomo al padre o alla madre: Korbàn, cioè dono, è qualsiasi cosa da me avresti ricevuto, 12 non consentite a lui di fare niente per il padre o per la madre, 13 annullando la parola di Dio con la vostra tradizione che avete tramandato:
Gesù dà un esempio di come si possa vanificare la Legge di Dio, anteponendo ad essa la tradizione creata dall’uomo. Il precetto divino vuole che il figlio onori il padre e la madre. Ad esso l’uomo ne sovrappone un altro, che mette al primo posto l’onore dovuto a Dio. In nome di una superiore giustizia, frutto di una presunta crescita e di una maturazione nello spirito della Legge, si può anche offrire a Dio ciò che è dovuto al padre e alla madre. Un aiuto dovuto ai genitori secondo le loro necessità è così trasformato in un dono dovuto a Dio secondo la nostra volontà. E’ un’abile scappatoia per dare al dono il peso e la misura che si vuole. Se i genitori non sono soddisfatti dell’aiuto dei figli e li considerano inadempienti rispetto al precetto, questi possono sempre rispondere che dono a Dio è ciò che avrebbero potuto ricevere. Se i figli sono in debito lo sono nei confronti di Dio: in quanto ai genitori nulla possono reclamare. Caso mai è Dio che potrebbe non essere soddisfatto di quanto ha avuto. Ma in questo modo l’obbligo nei confronti dei genitori è vanificato e sostituito da un obbligo che l’uomo interpreta a proprio uso e consumo. Perché in definitiva chi stabilisce la misura del dare a Dio se non lo stesso uomo? E’ un capovolgimento ed uno stravolgimento del precetto di Dio. I bisogni dei genitori sono la misura di quello che si deve dare in obbedienza alla volontà di Dio, non i presunti bisogni di Dio sono la misura di ciò che si deve dare ai genitori. Offerta a Dio è un cuore umile e contrito, non ciò che viene portato al tempio.
Ma in questo modo evidentemente si accontentano i sacerdoti ed anche chi fa l’offerta, perché è fatta a suo uso e consumo. Non importa quale soddisfazione si possa dare alle necessità dei genitori. Ciò che non è dato lo considerino offerta a Dio e in quanto tale non più dovuto. Ogni loro giusta recriminazione viene trasformata così una ingiusta rivalsa nei confronti di Dio, perché si contende l’offerta che è innanzitutto a Lui dovuta: ai genitori è semplicemente concessa conforme alla misura voluta dai figli.
e molte tali cose simili fate.
Se qualcuno pensa che sia solo un problema di altri tempi si sbaglia. Perché l’uomo è sempre tentato di dare una interpretazione della Legge a proprio uso e consumo. Come? Non abolendo il precetto, ma riempiendolo di significati nuovi, scavando in profondità per tirarne fuori norme di vita che rendano attuale la semplicità del comando rispetto alla complessità delle situazioni. Così accanto a ciò che è scritto, come detto da Dio, si pone ciò che viene tramandato come detto dall’uomo… Non in opposizione alla Parola, ma per meglio intenderla ed adempierla. E vi può essere pure una presunzione di progresso rispetto alla semplicità della rivelazione. Ed è proprio questa presunzione che lascia libero lo spazio per l’opera del Satana, il quale entra nella stessa Parola di Dio per vanificarne l’importanza ed il significato: prima di Cristo, ma anche dopo la sua venuta.
Perché la tradizione che vuole interpretare la Parola può anche diventare l’antiparola, una soluzione di comodo per annullare il precetto, facendo salva l’illusione che sia stato in qualche modo adempiuto.
Buona norma è non andare oltre ciò che è scritto e non aggiungere consuetudine a consuetudine, interpretazione a interpretazione. Si rischia di smarrire la retta via e di andare fuori dal seminato e di perdere l’intelligenza che viene dal cielo. Vale innanzitutto per gli uomini di chiesa che nei secoli ne hanno inventate sempre di nuove e anche per gli esegeti che a forza di studi e ricerche non comprendono più il significato spirituale della Parola. Quando l’uomo ci mette del proprio, ci mette il peccato e getta le tenebre là dove Dio ha messo una luce. Non c’è fedeltà alla Scrittura se non riandando continuamente alla semplicità di ciò che è scritto. Nulla si deve togliere e nulla si deve aggiungere. Si può camminare malamente perché non alimentati a sufficienza, ma anche perché sovra alimentati in maniera sbagliata.
14 Ed avendo convocato di nuovo la folla diceva a loro: Ascoltatemi tutti e comprendete:
Un discorso va fatto in risposta agli scribi e ai farisei, ma un discorso analogo vale per tutti.
15 niente c’è fuori dell’uomo entrante in lui che possa renderlo impuro, ma le cose uscenti dall’uomo sono quelle che rendono impuro l’uomo.
Il problema del puro e dell’impuro riguarda innanzitutto il cuore dell’uomo. Il cibo di per sé non ha il potere di rendere impuro l’uomo. Tutto quello che Dio ha creato è buono e non è certo quello che mangiamo che ci rende malvagi. Il male è un prodotto dell’uomo ed esce dal suo profondo.
(16) 17 E quando entrò in casa lontano dalla folla, lo interrogarono i suoi discepoli sulla parabola. 18 E dice a loro: Così anche voi siete ottusi? Non capite che ogni cosa che entra da fuori nell’uomo non può renderlo impuro 19 perché non entra nel suo cuore ma nel ventre, e va nella latrina- dichiarante puri tutti i cibi? 20 Diceva poi: Ciò che è uscente dall’uomo, questo rende l’uomo impuro. 21 Infatti da dentro dal cuore degli uomini escono le intenzioni cattive, fornicazioni, furti, omicidi, 22 adulteri, cupidigie, malvagità, inganno, lussuria, occhio cattivo, calunnia, superbia, stoltezza. 23 Tutte queste cose cattive vengono da dentro e rendono impuro l’uomo.
Qualsiasi cibo, in qualsiasi modo venga considerato dall’uomo, finisce in sterco. E perché allora fare tante discussioni e discriminazioni su cibi puri ed impuri, come se il cibo fosse in qualche modo alimento dell’anima? Ciò che alimenta il corpo può fare bene o male al corpo, ma non è in grado di intaccare la dimensione spirituale dell’uomo. Cosa fa male allora all’uomo? Tutto ciò che è prodotto dal suo cuore. Perché il peccato non è ritrovato fuori dall’uomo, ma dentro di lui.
. 23 Tutte queste cose cattive vengono da dentro e rendono impuro l’uomo.
Dal punto di visto della logica un’obiezione viene spontanea. Se le cose cattive vengono da dentro, sono prodotte da un uomo malvagio. Come possono dunque rendere impuro l’uomo che già impuro è? Aggiungendo male a male, peccato a peccato, impurità ad impurità. Se un problema si pone non è quello di preservare l’uomo dal peccato, ma di preservare l’uomo da un peccato più grande. Allorchè il peccato dell’uno entra in comunione con il peccato dei molti ne esce rafforzato e moltiplicato. Come possiamo venirne fuori? Bisogna cercare il confronto con un uomo diverso, senza peccato che ha nome di Cristo e di Salvatore. Finchè ci nutriamo di tutto ciò che è prodotto dagli uomini andremo di male in peggio, dobbiamo cercare alimento ad un’altra fonte che il Padre ha posto accanto a ciascuno di noi: il Figlio suo Gesù. Non semplicemente per nutrirci di cose buone, ma per essere fatti buoni. Perché in qualsiasi caso quand’anche riuscissimo a sfuggire al male che è nel mondo, il contagio è già in noi.
24 Di là poi essendosi alzato andò nella regione di Tiro. Ed essendo entrato in casa voleva che nessuno lo sapesse, e non potè rimanere nascosto;
Uno spirito polemico da parte di quelli della propria terra spinge Gesù verso le genti. Perché in certi circostanze vuol essere lasciato in pace . Fa male la durezza di cuore trovata in Israele e ristora lo spirito starsene da soli. Ma anche quando si rifugia in una casa qualunque non può rimanere nascosto il Salvatore del mondo. Perché in mezzo a tanta incredulità c’è sempre qualcuno che cerca la salvezza.
25 ma subito, una donna avendo udito di lui, la cui figlia aveva uno spirito impuro, essendo venuta si gettò presso i suoi piedi.
Non c’è riposo per il Figlio di Dio e neppure la possibilità di una vita appartata: è venuto per tutti e dappertutto è rincorso. Quando la schiavitù a Satana è un peso insopportabile, subito, appena si viene a sapere del Salvatore, si corre a lui e ci si getta ai suoi piedi. Non sempre per il proprio male, a volte anche per quello delle persone amate.
26 Ora la donna era greca, siro fenicia di origine; e lo pregava che cacciasse il demonio da sua figlia.
Questa donna greca è figura delle genti che chiedono a Gesù una nuova figliolanza fatta libera dal potere del maligno. Non a caso l’interesse è tutto per la figlia. Finito un rapporto con i padri, un altro si apre per i figli. L’interesse è tutto al futuro per coloro che rappresentano in immagine il futuro delle genti.
27 E diceva a lei: Lascia prima che siano saziati i figli, infatti non è buono prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini.
Figli sono i nati da Israele, cagnolini i nati dalle genti. Gesù è venuto innanzitutto per quelli della sua casa; non vuole dare ad altri ciò che è stato preparato dal cielo per il popolo eletto.
28 Ma ella rispose e dice a lui: Signore, anche i cagnolini sotto la tavola mangiano dalle briciole dei figli.
Allorchè il pane di salvezza è gettato in Israele, fa uscire allo scoperto anche i cagnolini che vivono all’ombra del popolo eletto. Perché un dono così grande interessa e fa gola a tutti gli uomini ed anche gli ultimi e i non considerati si fanno avanti per avere parte a tanta grazia. Non Gesù va alle genti, ma le genti vengono a Gesù e si prostrano ai suoi piedi e chiedono la salvezza.
Come può il Signore negare la sua grazia a chi la tiene in così grande considerazione?
29 E disse a lei: Per questa parola va’, è uscito da tua figlia il demonio.
La fede si manifesta attraverso le opere, ma ancor prima attraverso la parola. Se Gesù manifesta la sua potenza nei nostri confronti con la sua parola ha reso noi stessi potenti verso di lui con la stessa parola. Quando la fede in Cristo viene espressa, cadono steccati e barriere tra popoli ed allora la salvezza che viene dal cielo è trovata per tutti. Nessuno s’illuda riguardo a coloro che non invocano il nome di Gesù. Non c’è fede nascosta che non venga alla luce e non viene alla luce se non proclamando Cristo Signore. Non basta credere in Dio, bisogna credere in quel Dio che ha nome Gesù.
30 Ed essendo andata nella sua casa trovò la fanciulla coricata sul letto ed il demonio era uscito.
La liberazione dal Maligno è un dato ed un fatto che cade sotto gli occhi di tutti coloro che la cercano e la invocano dal Salvatore. E’ stata fatta in Israele e da Israele è stata portata a tutte le genti. Non c’è più bisogno di andare lontano per trovare la salvezza: è già arrivata anche nella tua casa ed ha portato riposo e pace all’anima.
31 E di nuovo essendo uscito dalla regione di Tiro venne attraverso Sidone al mare di Galilea su in mezzo alla regione della Decapoli.
32 E portano a lui un sordomuto e lo supplicano di imporgli la mano.
C’è chi non sa andare da solo al Signore e non ha orecchi per ascoltare e bocca per parlare. Ma quando c’è un briciolo di fede ecco che Gesù ci manda qualcuno che ci prende per mano e ci guida a Cristo e supplica e chiede per noi la guarigione dello spirito
33 E allontanatolo dalla folla in disparte
E’ una prassi ed una consuetudine che non è mai smentita da Gesù: non c’è novità di vita se prima non si gira alla larga dalla folla e non la si mette da parte.
mise le dita nei suoi orecchi ed avendo sputato toccò la sua lingua,
Dove mette le sue dita Gesù? Nelle orecchie. Per quale ragione? Perché finalmente si aprano all’ascolto della sua Parola. Non semplicemente per volontà e forza umana, ma per opera del Figlio. Dove mette il suo sputo? Sulla lingua? Per quale ragione? Perché dia lode a Dio, con ciò che esce dalla bocca del Figlio di Dio.
34 e avendo guardato su al cielo sospirò e dice a lui: Effathà!, cioè: Apriti!
Nel gesto di Dio c’è la potenza del suo braccio, ma nessun gesto diventa attuale se non nel concorso con la Parola. Perché tutto è stato creato in virtù del Logos e senza Logos niente viene fatto. Il pensiero che è racchiuso nella mente che è il Padre può esprimersi attraverso il gesto, ma nulla può e nulla vuole fare se non nel Logos e per il Logos.
In ogni miracolo di Gesù il gesto è associato alla parola. Nel gesto si esprime la volontà del Padre, nella parola la volontà del Figlio. Non due volontà diverse, ma un’unica volontà espressa in maniera diversa. Perché il Padre ed il Figlio sono una sola cosa e vogliono la stessa cosa.
35 E subito si aprirono i suoi orecchi, e si sciolse il nodo della sua lingua
Quando il Padre fa il suo segno per mano del Figlio ed il Figlio dice la sua parola con gli occhi rivolti al Padre, ecco il dono dello Spirito. Si aprono gli orecchi e si scioglie la lingua dell’uomo schiavo del Maligno ed il Creatore può riprendere il dialogo con le sue creature.
e parlava correttamente. Nessun sordomuto allorchè guarito può parlare correttamente se non chi è sordo e muto in senso spirituale.
36 E ordinò a loro che niente dicessero.
Il dono della parola è innanzitutto per dar lode a Dio. Non siamo tenuti ad annunciare senza un mandato dal cielo.
Ma quanto più a loro lo raccomandava, essi più abbondantemente annunciavano.
Vi è una sovrabbondanza della parola ed una pienezza del cuore che è incontenibile. Si può disubbidire a Dio anche in forza dello stesso dono, che non può e non vuole rimanere in uno spazio stretto. E’ vero quel che si dice, che il bene si diffonde da solo.
Non la disobbedienza dell’uomo va rimarcata ma lo straripamento dello Spirito di Dio.
37 E oltremodo erano stupefatti dicendo: Ha fatto bene tutte le cose; sia fa ascoltare i sordi sia i muti parlare.
L’opera di Dio crea grande stupore: tutto è fatto a meraviglia in virtù del Figlio. Di quale uomo si può dire che ha fatto bene tutte le cose se non dell’ Unigenito Figlio di Dio? Le ha fatte bene nel tempo della creazione, le fa bene nel tempo della ricreazione.
Ha creato orecchie per ascoltare e lingua per dare lode a Dio. Nel tempo della sua venuta in mezzo a noi ha fatto nuove tutte le cose. Ci ha ridato quello che avevamo perduto per il nostro peccato perché possiamo fare la Sua volontà. Ma cosa deve avere l’uomo per fare la volontà di Dio?
Due cose innanzitutto: Orecchi di ascolto e bocca di lode. La fede viene dall’ascolto e non si esprime se non nella lode al Figlio di Dio. E le opere? Sono espressione di fede, non il fondamento della fede. Se c’è vera fede ci sono anche le opere, se ci sono le opere non è detto che ci sia anche vera fede. Questo giova innanzitutto: ascoltare la Parola e dar lode al Figlio per le meraviglie che ha operato nel nostro cuore. Non basta un qualsiasi ascolto: abbiamo bisogno di quello che è ricreato da Gesù; non basta una qualsiasi parola, ci serve quella che il Figlio stesso ci mette sulla bocca.