Vangelo di Marco cap8
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- Categoria: Vangelo di Marco
- Pubblicato Mercoledì, 27 Luglio 2011 13:33
- Scritto da Cristoforo
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Marco 8
In quei giorni di nuovo essendoci molta folla e non avendo cosa mangiassero, avendo chiamato a sé i discepoli dice a loro: 2 Provo compassione per la folla, che già per tre giorni rimangono presso di me e non hanno cosa mangiare; 3 e se congedo loro digiuni a casa di loro, verranno meno nella via: e alcuni di loro sono venuti da lontano. 4 E gli risposero i suoi discepoli: Da dove potrà qualcuno saziare costoro qui in un luogo deserto? 5 E domandò loro: Quanti pani avete? Essi allora dissero: Sette. 6 E ordina alla folla di coricarsi sulla terra; e avendo preso i sette pani avendo reso grazie li spezzò e li dava ai suoi discepoli perché li ponessero innanzi, e li posero innanzi alla folla. 7 E avevano pesciolini pochi: ed avendo benedetto essi disse di porre innanzi anche questi. 8 E mangiarono e si saziarono e raccolsero sette sporte avanzi di pezzi. 9 Erano circa quattromila, E li congedò. 10 E subito essendo salito sulla barca con i suoi discepoli venne dalle parti di Dalmanutha.
11 E uscirono i farisei e cominciarono a disputare con lui chiedendo da lui un segno dal cielo, tentandolo. 12 E gemendo nel suo spirito dice: Perché questa generazione cerca un segno? Amen dico a voi: non sarà dato a questa generazione un segno. 13 E avendoli lasciati soli di nuovo essendo salito sulla barca partì per l’opposta riva. 14 E dimenticarono di prendere dei pani e se non un solo pane non avevano con sé nella barca. 15 E comandava loro dicendo: Vedete, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode. 16 E discutevano gli uni con gli altri che pani non hanno. 17 E Gesù avendo conosciuto dice a loro: Perché discutete che non avete pani? Ancora non intendete né capite? Avete indurito il vostro cuore? 18 Occhi aventi non vedete ed orecchi aventi non udite? E non ricordate, 19 quando i cinque pani spezzai per i cinquemila, quante ceste di pezzi piene raccoglieste? Dicono a lui: dodici. 20 quando spezzai i sette pani per i quattromila, di quante sporte raccoglieste riempimenti di pezzi? E dicono a lui Sette. 21 E diceva a loro: Ancora non capite?
22 E giungono a Betsaida. E portano a lui un cieco e lo supplicano di toccarlo. 23 E avendo preso la mano del cieco lo condusse fuori del villaggio ed avendo sputato nei suoi occhi, avendogli imposto la mano lo interrogò: Qualcosa vedi? 24 Ed avendo guardato in su diceva: Vedo gli uomini che come alberi vedo camminanti. 25 Allora di nuovo impose le mani sui suoi occhi, e vide bene e fu ristabilito e vide chiaramente tutte le cose. 26 E lo inviò a casa sua dicendo: Non entrare nel villaggio!
27 E uscì Gesù ed i suoi discepoli verso i villaggi di Cesarea di Filippo: e nella via chiese ai suoi discepoli dicendo a loro: Chi dicono che io sia gli uomini? 28 Essi allora parlarono a lui dicendo: Giovanni l’immergente, e altri: Elia, altri poi che sei uno dei profeti. 29 Ed egli chiese loro: Ma voi chi dite che io sia? Rispondendo Pietro gli dice: Tu sei il Cristo. 30 E comandò a loro che a nessuno dicessero di lui.
31 E cominciò ad insegnare loro: il figlio dell’uomo deve molto soffrire ed essere riprovato dagli anziani e dai sommi sacerdoti e dagli scribi ed essere ucciso e dopo tre giorni risuscitare. 32 E con franchezza parlava la parola. E avendolo preso con sé Pietro cominciò a rimproverarlo. 33 Egli allora essendosi voltato ed avendo visto i suoi discepoli rimproverò Pietro e dice: Va’ dietro di me, Satana, perché non pensi le cose di Dio, ma le cose degli uomini. 34 Ed avendo chiamato a sé la folla con i suoi discepoli disse a loro: Se qualcuno vuole seguire dietro di me, rinneghi se stesso e prenda la sua croce e segua me. 35 Chiunque infatti vuole salvare la propria anima la perderà; chiunque invece perderà la sua anima a causa di me e del vangelo la salverà. 36 Cosa infatti giova all’uomo guadagnare il mondo intero e patire danno la sua anima? 37 cosa infatti darebbe un uomo in cambio della sua anima? 38 Perciò chiunque si vergognerà di me e delle mie parole in questa generazione adultera e peccatrice, anche il figlio dell’uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi.
In quei giorni di nuovo essendoci molta folla e non avendo cosa mangiassero,
Folla che va , folla che viene: intorno a Gesù c’è sempre molta gente che arriva anche all’ultimo minuto senza avere portato con sé provvista alcuna. Perché interessa innanzitutto conoscere Cristo e la prudenza ed il buon senso sono fuori luogo di fronte ad una novità così grande venuta dal cielo.
Avendo chiamato a sé i discepoli dice a loro: 2 Provo compassione per la folla, che già per tre giorni rimangono presso di me e non hanno cosa mangiare;
Aspetto molto umano di Gesù: confida il proprio stato d’animo ai discepoli perché la povertà di chi cerca il Signore deve essere nota a tutta la chiesa, e la chiesa tutta deve farla propria. Della nostra consolazione, per quel che gli riguarda, Cristo può farne a meno, ma non tollera che i suoi siano indifferenti ai bisogni di quelli che si avvicinano alla comunità degli eletti. Al cap. 6, 34 dello stesso Marco è scritto che Gesù prova compassione per le folle perché erano come pecore senza pastore; qui il discorso sembra più terra terra. Prova compassione perché non hanno cosa mangiare. Colui che si preoccupa per il nostro cibo spirituale, vede anche quando siamo bisognosi di cibo materiale. “Dacci oggi il pane necessario”: possiamo intendere l’uno e l’altro cibo, perché entrambi sono per la vita e vanno chiesti al Signore.
E questa volta c’è una situazione d’emergenza che richiede un intervento molto pronto. Perché queste folle non mangiano da tre giorni: da tre giorni sono attaccate a Gesù ed ascoltano la sua Parola. Finora nessuno si è preoccupato del pane materiale, ma giunti a questo punto qualcosa bisogna fare.
3 e se congedo loro digiuni a casa di loro, verranno meno nella via: e alcuni di loro sono venuti da lontano.
Cristo potrebbe rimandare tutti alla propria casa, ma sono sfiniti per il digiuno e crolleranno durante il cammino e ci sono anche di quelli che sono venuti da lontano.
Stupisce il silenzio degli apostoli: in occasione della prima moltiplicazione dei pani, appena si è avvicinato il tramonto, subito si sono dimostrati preoccupati per il cibo. In questa occasione non dicono nulla e sono già passati tre giorni e la situazione presente è indubbiamente più critica. Evidentemente hanno imparato la lezione e lasciano fare a Gesù. Però è veramente strano questo Gesù che vede le cose sempre all’ultimo minuto, quando è già tardi per qualsiasi intervento che venga dalla terra… e glielo dicono pure.
4 E gli risposero i suoi discepoli: Da dove potrà qualcuno saziare costoro qui in un luogo deserto?
Al punto in cui siamo chi potrà mai saziare costoro, qui in un luogo deserto, dove nulla è a portata delle nostre mani? Soltanto colui che viene dal cielo può fare ciò che è a noi impossibile. Gli apostoli mettono avanti la loro impotenza per sollecitare la potenza di Dio.
5 E domandò loro: Quanti pani avete? Essi allora dissero: Sette.
Quello che la chiesa possiede può apparire ben poco in confronto al bisogno dei molti. Questo poco non va disprezzato, ma va messo nelle mani del Cristo. Cosa Lui ne farà, non è problema nostro: a noi è chiesto di dare tutto quel che abbiamo.
6 E ordina alla folla di coricarsi sulla terra;
Non c’è grazia e dono in seno alla chiesa che non sia rivisitato e benedetto dal Figlio. E’ Lui il dispensatore di ogni bene, anche se dona per mano dei suoi ministri.
e avendo preso i sette pani avendo reso grazie li spezzò e li dava ai suoi discepoli perché li ponessero innanzi, e li posero innanzi alla folla.
C’è rendimento di grazie al Padre da parte del Figlio per tutto ciò che viene messo nelle sue mani, perché sia da Lui spezzato. Così il dono della propria vita diventa vita per altri: quando Gesù ce la restituisce a pezzi. Non c’è sacrificio del Figlio che non sia anche sacrificio della chiesa. Non possiamo mettere davanti agli uomini una vita che non sia stata spezzata dal Cristo. Qualcuno può anche disprezzare e non considerare ciò che non è presentato nella sua integrità, ma nella sua più intima dilacerazione. Persone di tal fatta non avranno parte al banchetto preparato dal Cristo. Per avere la vita eterna bisogna superare lo scandalo di una vita terrena volontariamente offerta a Cristo perché da Lui venga infranta.
7 E avevano pesciolini pochi: ed avendo benedetto essi disse di porre innanzi anche questi.
Può darsi che dopo aver dato tutto a Cristo, ci ritroviamo ancora padroni di qualcosa, se pur piccolo. Anche il minimo va dato, fino alla spogliazione totale.
8 E mangiarono e si saziarono e raccolsero sette sporte avanzi di pezzi.
Mangiarono il cibo degli apostoli, furono saziati dal Figlio. E rimasero molti avanzi. Chi si trova alle strette per amore di Cristo, in virtù dello stesso Cristo si troverà nella sovrabbondanza.
9 Erano circa quattromila.
E’ detto il numero, per dire che sono stati contati: non si è contati se non si è nel novero di quelli che contano davanti a Dio.
E li congedò. Dopo che furono sazi del dono della chiesa.
10 E subito essendo salito sulla barca con i suoi discepoli venne dalle parti di Dalmanutha.
Perché Gesù non perda tempo non è di immediata comprensione. La “fretta” di Gesù, ha i connotati del pronto soccorso. C’è un’umanità in fin di vita che bisogna salvare “subito”.
11 E uscirono i farisei e cominciarono a disputare con lui chiedendo da lui un segno dal cielo, tentandolo.
Se Gesù non vuol perdere tempo, c’è al contrario chi di tempo ne vuol perder molto in inutili e sterili polemiche col Salvatore.
E’ questo il momento di chiedere un segno dal cielo quando il cibo che sazia ogni fame è già donato? Se hai fame cogli il cibo! Se non hai fame, lascia che Cristo porti a compimento l’opera sua!
12 E gemendo nel suo spirito dice: Perché questa generazione cerca un segno?
Il segno è dato come garanzia di una promessa: ma quando la promessa è già realtà, perché si cerca un segno? Quale segno più veritiero di ciò che è dato e fatto davanti a tutti?
La bontà di un prodotto si giudica dal prodotto stesso. Perché si chiede un’etichetta celeste?
Per avere una migliore garanzia o al contrario per mettere in discussione la migliore garanzia? Geme Gesù nel proprio spirito. Non ci sarà per l’uomo un’altra offerta dal cielo.
Amen dico a voi: non sarà dato a questa generazione un segno.
Il tempo dei segni è il tempo della promessa. Ora che tutto è adempiuto non può essere dato un segno. Non c’è alcuna possibilità di dialogo e di confronto con persone di tal fatta.
13 E avendoli lasciati soli
Chi non afferra la salvezza che è donata è lasciato solo con i suoi inutili interrogativi e con la sua fallace volontà di dialogo.
di nuovo essendo salito sulla barca partì per l’opposta riva.
Gesù abbandona quelli che chiedono un segno al loro triste destino e se ne va nella direzione opposta. Non è questo il modo per incontrare Gesù: al contrario lo si spinge lontano dal proprio cuore.
14 E dimenticarono di prendere dei pani e se non un solo pane non avevano con sé nella barca.
Fatto insolito che non si comprende se non nella logica della fede e dell’amore a Cristo. Interessa stare con Gesù, non quanto si porta con sé.
15 E comandava loro dicendo: Vedete, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode.
Un incidente di percorso, risolto in maniera sbrigativa da Gesù, merita di essere preso in maggiore considerazione dagli apostoli. Perché Cristo può anche fare fuori alla svelta la malizia di una certa generazione. Per i suoi discepoli è una minaccia ed un pericolo continuo da cui devono stare in guardia: non basta un semplice consiglio è dato un comando.
16 E discutevano gli uni con gli altri che pani non hanno.
Gli apostoli non hanno compreso la serietà di un confronto. Han già liquidato la diatriba tra Gesù e i farisei, come cosa di poco conto. In realtà il lievito di vita dato dal Salvatore è insidiato da un lievito di morte gettato dal Maligno. I farisei ed Erode ne sono pieni ed attentano alla vita degli eletti.
17 E Gesù avendo conosciuto dice a loro: Perché discutete che non avete pani? Ancora non intendete né capite? Avete indurito il vostro cuore? 18 Occhi aventi non vedete ed orecchi aventi non udite? E non ricordate, 19 quando i cinque pani spezzai per i cinquemila, quante ceste di pezzi piene raccoglieste? Dicono a lui: dodici. 20 quando spezzai i sette pani per i quattromila, di quante sporte raccoglieste riempimenti di pezzi? E dicono a lui Sette. 21 E diceva a loro: Ancora non capite?
Il problema primo dell’esistenza non è quello di avere o non avere pane. In qualsiasi caso, ne abbiamo poco o tanto, il Signore provvederà: ci darà il pane materiale e quello spirituale. Gli apostoli ne hanno già avuto prova: non una sola volta, ma due volte.
Dobbiamo piuttosto preoccuparci di ciò che costituisce un’insidia ed una continua minaccia per questo pane. Perché l’accostamento fra il lievito dei farisei e quello di Erode? Cosa hanno in comune? Apparentemente nulla: al contrario l’accostamento si può intendere per contrasto. In rapporto a cosa? Alla Legge di Dio.
I farisei sono emblema dell’osservanza della Legge, Erode al contrario è figura della trasgressione. Se sono trovati ai poli opposti rispetto alla Legge, perché sono accomunati da Gesù in un unico giudizio di condanna e rappresentano alla pari un insidia per la vita eterna?
L’uomo che disprezza il comandamento divino è messo sullo stesso piano di quello che fa ogni sforzo per adempierlo. Vogliamo guardare ai risultati? Per Erode ogni sorta di misfatto, per i farisei la presunzione di una giustizia falsa ed ingannevole. Sia Erode sia i farisei hanno un rapporto sbagliato e riprovevole con la Legge.
E’ un male il disprezzo della Legge, ma è un male altrettanto grande la presunzione di un’osservanza che non è data all’uomo se non in Cristo e per Cristo.
Erode e i farisei divisi in quanto alla Legge, si trovano alla fine uniti nel loro essere contro Cristo. Perché non c’è salvezza per chi disprezza il comandamento divino, ma non c’è neppure per chi crede di osservarlo senza Gesù. Un rapporto sbagliato o mancato con la Legge porta ad un rapporto sbagliato o mancato con Cristo. Questo e non altro ci fa perdere il pane di vita eterna.
22 E giungono a Betsaida. E portano a lui un cieco e lo supplicano di toccarlo.
Chi non ci vede non può andare da solo a Gesù, ma deve essere portato da altri, come questo cieco. In quanto all’invocazione della salvezza può ben esprimerla con la propria bocca. Ma in questo caso non manca solo la vista , ma anche la parola per supplicare. La bocca è chiusa, per quel mutismo spirituale che rende gli uomini incapaci di invocare la salvezza che viene dal cielo. In questo uomo non c’è ancora la fede in Gesù. Per questo coloro che lo portano chiedono a Cristo soltanto di toccarlo, per vedere se qualcosa si smuove nel suo cuore. La nostra supplica non può indurre alla fede chi non vuole averla, ma può muovere Gesù nell’unica direzione che sia compatibile con il rispetto della libertà creata.
Che si voglia o meno, Gesù può dare un saggio della sua potenza in noi per scuotere il nostro cuore e dare un assaggio del suo amore. Diversamente non riusciremmo a spiegare questo duplice intervento del Signore e per quale ragione il primo appaia come monco e non pienamente risolutivo.
23 E avendo preso la mano del cieco lo condusse fuori del villaggio
Per la preghiera della chiesa, Gesù può anche prendere chi è cieco per mano con un atto di forza e condurlo fuori dalla solita vita che è quella di tutti ( del villaggio ).
ed avendo sputato nei suoi occhi, avendo imposto le mani a lui lo interrogò: Qualcosa vedi?
La grazia di Gesù ci può anche arrivare a nostra insaputa come sputo negli occhi o come mani messe su di noi o come una domanda forte e perentoria di adesione all’opera di Dio.
24 Ed avendo guardato in su diceva:
E’ dato un assaggio di vita nuova ed una spinta verso il cielo. Perché quest’uomo guarda in su? Per vedere le nuvole? Non questo si vuole dire. Investito dalla potenza di Cristo è costretto a considerare la propria vita in una dimensione diversa che non è più quella semplicemente terrena. Donde tanta potenza? Dal cielo indubbiamente! E finalmente fa l’atto di fede in Cristo riconoscendo la sua grazia e mostrando con ciò la sua adesione ad una proposta di vita nuova.
Vedo gli uomini che come alberi vedo camminanti.
In virtù di Cristo gli occhi cominciano a vedere, non ancora nella pienezza della luce, ma come nella penombra. Cosa manca al completamento dell’opera? L’assenso dell’uomo. E quando è dato col cuore neppure c’è bisogno che sia espresso con la bocca. Finalmente c’è intesa tra Gesù e l’uomo ed il Figlio di Dio ha via libera per operare la salvezza.
La risposta del cieco sotto un’apparente semplicità della forma, nasconde una bellissima professione di fede. Non l’intende l’uomo, l’intende Gesù.
“Vedo gli uomini che come alberi vedo camminanti”. Cosa vuol dire? Non semplicemente che vede in maniera confusa, ma ancor di più che vede qualcosa di assolutamente nuovo dal punto di vista dello spirito, che ha dell’insolito e del miracoloso. L’uomo ridotto all’impotenza dal peccato, fatto simile ad un albero, finalmente cammina nel Signore. Questa è la grande novità operata da Gesù. L’uomo cammina, non per forza propria, ma come un albero, per forza indotta contro la sua natura. Sradicato da un certo stato di vita è entrato in un altro. Rimane la forma esteriore del peccato, ma nonostante questo siamo fatti capaci di camminare nel Signore. E questa è opera del cielo.
25 Allora di nuovo impose le mani sui suoi occhi, e vide bene e fu ristabilito e vide chiaramente tutte le cose.
Le mani del Cristo due volte vengono imposte su di noi: la prima volta semplicemente per dono del Padre; la seconda volta per la nostra fede e per il nostro desiderio di salvezza.
Nessuno vede bene ed è ristabilito nello stato di grazia originario e vede chiaramente tutte le cose con gli occhi dello Spirito, senza la fede in Gesù. A tutti gli uomini è concesso un barlume di verità, ma non c’è luce piena senza Cristo.
26 E lo inviò a casa sua dicendo: Non entrare nel villaggio!
Un nuovo rapporto è creato tra Dio e l’uomo: quello dell’obbedienza. D’ora in poi Gesù è padrone della nostra vita e come ogni padrone la sua parola è nella forma del comando che chiede semplicemente di essere adempiuto. Il Signore non dà spiegazione di quello che ti comanda? E tu, obbedisci, senza chiedere! La vera fede è un’obbedienza senza perché e per come.
27 E uscì Gesù ed i suoi discepoli verso i villaggi di Cesarea di Filippo: e nella via chiese ai suoi discepoli dicendo a loro: Chi dicono che io sia gli uomini?
Non è una domanda come le altre , ma è l’unica vera domanda a cui ogni uomo deve dare una risposta nella propria vita. E non è posta una volta per tutte, ma finchè siamo “in via” ogni giorno ci è chiesto di dare l’assenso con il nostro cuore a Gesù Figlio di Dio.
Cristo prende il problema alla larga mettendolo sul piano di “quel che si dice o quel che dicono tutti”. E’ il piano della conoscenza storica frutto di giudizi, testimonianze interpretate dal singolo, al di fuori e al di sopra di ogni propria fede. Per quel che riguarda Gesù tutto è diverso: non interessa cosa pensano gli altri, i molti o i pochi, interessa quale conoscenza abbiamo di Cristo e qual è la nostra più intima e vera convinzione.
28 Essi allora parlarono a lui dicendo: Giovanni l’immergente, e altri: Elia, altri poi che sei uno dei profeti.
Di fronte ad una domanda che ha tutto il sapore di una messa alla prova, gli apostoli si guardano bene dal dirla tutta: riferiscono soltanto i giudizi positivi e non quelli negativi.
Alcuni vedono in Cristo un ritorno di Giovanni, altri addirittura di Elia, altri ancora più semplicemente uno dei profeti. Possiamo prendere questi giudizi per buoni e vedere in essi un tentativo di un approccio serio a Gesù. Indubbiamente manca qualcosa perché si arrivi alla verità. Manca un’illuminazione che venga dal cielo. Senza la grazia di Dio, la nostra intelligenza non può andare oltre. Nei migliori dei casi metterà Gesù sulla linea dei grandi profeti dell’Antico Testamento. Bisogna fare un salto di qualità e cercare un incontro diverso con Gesù che non sia semplicemente quello della pretesa obiettività storica, se pur onesta, ma quello di un’intima adesione all’opera del Padre. Ma a questo punto il giudizio e le convinzioni degli altri non hanno valore alcuno: conta il nostro rapporto personale con Dio.
29 Ed egli chiese loro: Ma voi chi dite che io sia?
Finalmente si è arrivati a ciò che unicamente ha valore. Non interessa cosa gli altri pensano di Cristo interessa cosa ne pensiamo noi.
Non innanzitutto in relazione a ciò che Egli fa o dice, ma in relazione alla sua origine. Chi è Gesù?
Ogni risposta alle domande della vita ha un proprio peso: ma qui si gioca il tutto e per tutto, ne va della vita eterna.
Rispondendo Pietro gli dice: Tu sei il Cristo.
Pietro risponde in nome della chiesa. Cosa distingue la vera chiesa da ogni altra chiesa? La professione di fede in Cristo Figlio di Dio. L’evangelista Marco non riporta l’elogio fatto a Pietro da Gesù, elogio che sembra metterlo al di sopra degli altri apostoli. Più semplicemente sembra che Pietro si faccia portavoce della fede di tutta la comunità. Nessuna replica e commento da parte dei discepoli. Gesù dà la risposta per buona anche per gli altri , tanto è vero che…
30 E comandò a loro che a nessuno dicessero di lui.
E’ ormai data per acquisita e scontata la fede nel Figlio di Dio. Ed allora è giunto il tempo per la proclamazione di Gesù Salvatore? Non ancora. C’è bisogno del sacrificio del Figlio. Nessuna fede o convinzione personale per quanto forte e fondata può indurre e alla fede in Gesù: soltanto la sua grazia può fare il miracolo.
31 E cominciò ad insegnare loro:
Non è un semplice annuncio o preannuncio per far sapere: è un vero e proprio insegnamento. Nessun insegnamento ci è dato se non per il nostro bene e perché diventi norma e guida della vita, come ciò che viene tramandato nel tempo.
il figlio dell’uomo deve molto soffrire
E’ insegnato innanzitutto che il figlio dell’uomo deve soffrire molto: non una semplice sofferenza, ma una grande sofferenza, non una di quelle che si possono porre alla stregua della sofferenza umana, ma una di quelle che entrano a far parte di una vera e propria dottrina.
ed essere riprovato dagli anziani e dai sommi sacerdoti e dagli scribi
Dopo una forma estrema di sofferenza, una forma estrema di rifiuto e di emarginazione da parte degli uomini: non di alcuni in particolare, ma di tutti a cominciare da quelli che contano in questo mondo. Dagli anziani: in quanto detentori di quel potere che viene dalla sapienza e dal buon senso, frutto dell’esperienza della vita e da una maggiore conoscenza di uomini e cose.
Dai sommi sacerdoti: massima espressione del potere religioso e di ciò che gli uomini devono riconoscere come volontà divina.
Dagli scribi: simbolo di quel potere che viene dalla cultura e dalla conoscenza delle dottrine umane, diverso da quello degli anziani in quanto ha i mezzi e gli strumenti per recepire il nuovo e per comunicarlo in maniera adeguata.
ed essere ucciso
Dopo la riprovazione che è espulsione dalla comunità degli eletti, la condanna a morte. Gesù sarà fatto fuori dal consorzio umano non solo in senso spirituale, ma anche materiale.
e dopo tre giorni risuscitare.
Dulcis in fundo la resurrezione, non per mano d’uomo, ma per mano propria.
Se quello che viene prima è semplicemente ripugnante, la conclusione ha dell’assurdo e dell’incomprensibile, perché nessuno è mai resuscitato dai morti. E perché dopo tre giorni?
Ce n’è abbastanza per rimanere sconvolti, per una vicenda tragica con un finale di riscatto impossibile. Veramente Gesù parla come uno che è fuori testa.
32 E con franchezza parlava la parola.
Chi è in stato confusionale parla in modo incerto e non chiaro: Gesù sta dicendo cose assurde con molta forza e convinzione con un linguaggio fin troppo comprensibile.
E avendolo preso con sé Pietro cominciò a rimproverarlo.
Un maestro che sta insegnando si può tutt’al più contraddire, come si può contraddire qualsiasi sapere, ma come si possa muovere rimproveri, questo è tutto da spiegare. Gli apostoli evidentemente hanno compreso che Gesù sta parlando sul serio con piena consapevolezza di quello che dice. Che la sorte di un uomo possa essere quella di essere messo a morte, per quanto triste, nulla di eccezionale. Ma il fatto è che Gesù presenta tutto questo come assolutamente necessario ed inevitabile. La morte che verrà per mano di altri, Cristo la fa propria, come se fosse un bene. Nessuna volontà di porsi contro. E questo scandalizza gli apostoli ed induce Pietro a prendere Gesù in disparte per dargli una tirata d’orecchi.
33 Egli allora essendosi voltato ed avendo visto i suoi discepoli rimproverò Pietro e dice:
Perché Gesù si volta indietro? Per vedere la faccia dei discepoli. Perché si rende conto che il sentire di Pietro è anche quello di tutti gli altri. Pietro sta parlando a nome di tutta la chiesa.
Colui che parla a nome di tutti merita di essere rimproverato per tutti.
Va’ dietro di me, Satana, perché non pensi le cose di Dio, ma le cose degli uomini.
Il richiamo è forte: Non lascia senza parole soltanto Pietro, ma anche gli altri. Perché in definitiva tutti si sentono tirati in causa. Neanche il primo degli apostoli può permettersi di andare davanti a Gesù con la propria parola, al contrario deve mettersi dietro a Lui ed ascoltare per intendere rettamente. Abbandonata la via dell’ascolto della Parola che esce dalla bocca del Figlio, si ritorna all’ascolto del Satana. E’ lui il padrone e l’operatore dei pensieri dell’uomo e in si trova mai in sintonia con Dio, ma sempre in opposizione ed in contrasto. Particolare curioso: non è detto che gli uomini pensano le cose del Satana, ma che lo stesso Satana pensa le cose degli uomini. Vi è comunione piena ed assoluta complicità fra il nostro pensare e quello del Maligno. Come venirne fuori? Invertendo la rotta del nostro ascolto in maniera netta e decisa, senza lasciare spazio alcuno al Diavolo.
Vuoi mettere in discussione il pensiero di Cristo? Non puoi farlo se non nel Satana ed in virtù della schiavitù al Satana. Non esiste ragione naturale che sia al di sopra del Logos rivelato e che non sia agita dal Maligno. In certe occasioni è meglio tacere: si fa meno danno. Nel silenzio si accoglie la correzione che viene dal cielo, nella loquacità sapiente è nascosta la presunzione di fare da maestri allo stesso Gesù.
34 Ed avendo chiamato a sé la folla con i suoi discepoli disse a loro:
Ci sono discorsi che Gesù fa alle folle, altri che fa ai suoi discepoli. Questa volta tutti sono chiamati in causa. Perché se c’è una cosa che tutti devono sapere è proprio questa.
Se qualcuno vuole seguire dietro di me, rinneghi se stesso e prenda la sua croce e segua me.
Si fa adunata generale per dare una buona notizia e per dire ciò che fa piacere a tutti: qui è esattamente il contrario. Chi vuole andare dietro a Cristo deve sapere a cosa va incontro e qual è la condizione dettata dal cielo. Innanzitutto deve rinnegare se stesso. Non semplicemente questo o quell’aspetto della propria vita, qualcosa o qualcuno, ma tutto. Nulla dell’uomo vecchio può entrare nella vita nuova. Dunque l’uomo vecchio va rinnegato nella sua totalità. Non solo per quel che riguarda il male, ma anche per quel bene che crede di portare in proprio. Non c’è rinnegamento di se stessi senza croce. La croce che l’uomo cerca di scrollarsi di dosso, al contrario, va presa sulle spalle e portata in Cristo e per Cristo. Come? Mettendoci alla sua sequela. “Segua me”! Perché nessun uomo vive al di fuori ed al di sopra di una qualsiasi sequela. Chi rivendica una propria autonomia dell’agire e del pensare, in realtà è schiavo del Maligno. Se finora abbiamo seguito il Satana, adesso dobbiamo fare inversione di marcia e seguire Gesù.
35 Chiunque infatti vuole salvare la propria anima la perderà; chiunque invece perderà la sua anima a causa di me e del vangelo la salverà.
C’è nell’uomo un attaccamento alla propria anima sbagliato ed ingannevole. Perché l’anima fa ed opera sotto il dominio del Maligno. Per trovare la vera anima dobbiamo perdere quella che è traviata dalla schiavitù del Satana. Come? Riconoscendo il nostro peccato ed affidando la nostra anima al Cristo perché la faccia nuova. Discorso duro e difficile da comprendere, perché la nostra esistenza invece di procedere alla luce di uno spirito guidato ed illuminato dallo Spirito Santo, cammina secondo i dettami di un’anima che si è venduta al Maligno. Recuperato il valore dello Spirito santo è recuperato anche il valore dello spirito che unico rappresenta la dimensione eterna, non creato dal nulla come l’anima, ma insufflato in noi da Dio stesso. Chi dunque vuol salvare la propria anima, la perderà. Non nel senso che gli sarà tolta, ( Troppo comodo! ), ma nel senso che la manderà nell’eterna perdizione. Cos’è l’eterna perdizione? Il perdurare in un’anima non rinnovata nello Spirito Santo e proprio per questo esclusa dall’eterna visione di Dio. Ma questo non significa la caduta nel nulla, un eterno incosciente riposo, ma il passaggio nella dimensione eterna con un’anima scissa dallo Spirito, refrattaria alla sua luce, priva di quegli occhi spirituali, senza i quali non è possibile vedere Dio. Chi non si apre alla grazia di Cristo fa già esperienza di morte; riesce tuttavia a sopravvivere nell’illusione di essere appagato dal possesso dei beni di questo mondo. Ma quando ti sarà tolto il creato, cosa ne sarà del tuo essere? Vivrai in quello “spiraglio” di vita, insufflato dal Creatore, che è semplice coscienza di sé, non nella speranza che si aprano le porte dello Spirito, ma nella consapevolezza che sono chiuse per sempre. In quanto all’anima, peggio ancora. Non avrà la luce e la vita dello Spirito. Tagliata fuori dal Creatore sarà tagliata fuori anche dalla creazione. Nessuno s’illuda che tutto si risolva con la caduta dal nulla. Non siamo nati dal nulla, più semplicemente porteremo le conseguenze estreme del peccato d’origine. Rimane la forma creata, ma deviata ed esclusa dal proprio fondamento e dal proprio fine. Fondamento della vita è Dio Creatore, fine il Suo eterno possesso, nella gioia delle sue creature e nel godimento di tutta la sua creazione.
36 Cosa infatti giova all’uomo guadagnare il mondo intero e patire danno la sua anima?
Possiamo ben lanciarci in una folle corsa alla conquista del mondo. Ma quando l’anima è mandata in rovina quale bene ci verrà?
37 cosa infatti darebbe un uomo in cambio della sua anima?
Quando la nostra anima sarà giudicata indegna della vita eterna, perché trovata schiava del Satana, con che cosa potremo riscattarla? E’ Gesù che ha pagato il prezzo del nostro riscatto per farci entrare in una nuova vita. Senza la fede in Gesù moriremo nel nostro peccato, non una volta per sempre, ma in un eterno morire, senza fine, senza pausa alcuna o momento di riposo.
38 Perciò chiunque si vergognerà di me e delle mie parole in questa generazione adultera e peccatrice, anche il figlio dell’uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi.
Ti vergogni di manifestarti per Cristo e di proclamare la fede nella sua Parola? Non consideri e non comprendi che ti confronti con una generazione adultera, traditrice dell’unico vero sposo, e peccatrice, cioè operatrice di ogni male?
Sappi chiaramente e senza possibilità alcuna di dubbio che anche il Figlio di Dio si vergognerà di te quando verrà nella sua gloria insieme con i suoi angeli. E sarà ben altra vergogna davanti a Colui che solo è santo e dovrai affrontare anche lo sguardo di sdegno e di disapprovazione di tutti i suoi angeli.