Vangelo di Marco cap15
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- Categoria: Vangelo di Marco
- Pubblicato Mercoledì, 27 Luglio 2011 13:38
- Scritto da Cristoforo
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Marco 15
E subito il mattino avendo fatto consiglio i sommi sacerdoti con gli anziani e gli scribi ed intero il sinedrio, avendo legato Gesù lo condussero e consegnarono a Pilato.
2 Ed interrogò lui Pilato: Tu sei il re dei Giudei? Egli allora rispondendo a lui dice: tu dici.
3 E lo accusavano i sommi sacerdoti in molti modi.
4 Allora Pilato di nuovo interrogò lui dicendo: Non rispondi nulla? Vedi di quante cose ti accusano.
5 Ma Gesù non rispose più nulla così da essere meravigliato Pilato.
6 Ora ogni festa egli rilasciava a loro un prigioniero quale avessero chiesto.
7 Ce n’era uno ora detto Barabba essendo stato legato con i rivoltosi i quali nella sommossa avevano fatto un omicidio. 8 Ed essendo salita la folla cominciò a chiedere che facesse come sempre faceva con loro.
9 Allora Pilato rispose a loro dicendo: Volete che rilasci a voi il re dei Giudei?
10 Sapeva infatti che per invidia lo avevano consegnato i sommi sacerdoti,
11 ma i sommi sacerdoti sollevarono la folla affinché piuttosto rilasciasse a loro Barabba.
12 Allora Pilato di nuovo rispondendo diceva a loro: Cosa dunque volete che io faccia di colui che dite il re dei Giudei? 13 Ma essi di nuovo gridarono: Crocifiggilo!
14 Poi Pilato diceva a loro: Cosa dunque ha fatto di male? Essi però ancor più gridarono: Crocifiggilo!
15 Allora Pilato volendo fare soddisfazione alla folla rilasciò a loro Barabba e consegnò Gesù avendolo flagellato perché fosse crocifisso.
16 Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè il pretorio, e convocano l’intera coorte.
17 E lo vestono di porpora e pongono intorno a lui avendola intrecciata una corona di spine;
18 e cominciarono a salutarlo: Salve, re dei Giudei!
19 E percuotevano la sua testa con una canna e sputavano a lui e ponendo le ginocchia lo adoravano.
20 E quando lo ebbero schernito, lo svestirono della porpora e lo rivestirono delle sue vesti. E lo condussero fuori per crocifiggerlo.
21 E costringono un passante un certo Simone cireneo che veniva dal campo, il padre di Alessandro e Rufo, perché portasse la sua croce.
22 E lo portano sul luogo Golgota, che è tradotto Luogo del Cranio.
23 E gli davano vino mirrato; ma egli non ne prese.
24 E lo crocifiggono e si dividono le sue vesti gettando la sorte su di esse , chi e cosa prendesse.
25 Era l’ora terza e crocifissero lui.
26 E c’era l’iscrizione della sua causa che era stata soprascritta: Il re dei Giudei.
27 E con lui crocifiggono due ladroni, uno a destra e uno a sinistra di lui.
[28] 29 E i passanti lo bestemmiavano scotendo le loro teste e dicendo: Ehi, quello che distrugge il tempio e lo edifica in tre giorni,
30 salva te stesso scendendo dalla croce.
31 Similmente anche i sommi sacerdoti deridendolo gli uni con gli altri con gli scribi dicevano: Altri ha salvato, non può salvare se stesso;
32 il Cristo, il re d’Israele scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo. Anche i crocefissi insieme con lui ingiuriavano lui.
33 Ed essendo venuta l’ora sesta tenebra ci fu sull’intera terra fino all’ora nona.
34 E all’ora nona gridò – Gesù con voce grande: Eloi. Eloi, lema sabactani? Che è tradotto: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?
35 E alcuni dei presenti avendo udito dicevano: Vedi, Chiama Elia.
36 Allora qualcuno essendo corso ed avendo inzuppato una spugna d’aceto avendola posto intorno a una canna lo faceva bere dicendo: Lasciate, vediamo se viene Elia a toglierlo.
37 Allora Gesù, avendo emesso una grande voce spirò.
38 E la cortina del tempio si squarciò in due dall’alto in basso.
39 Avendo visto allora il centurione quello presente di fronte a lui, che così era spirato disse: Veramente questo uomo era figlio di Dio.
40 C’erano poi anche delle donne che guardavano da lontano, fra loro anche Maria la Maddalena e Maria madre di Giacomo il Minore e di Giuseppe e Salome,
41 che quando era in Galilea lo seguivano e lo servivano, e molte altre salite con lui a Gerusalemme.
42 E già essendosi fatta sera, poiché era la Parasceve cioè la vigilia del sabato,
43 essendo venuto Giuseppe da Arimatea illustre consigliere del sinedrio che anche lui era un aspettante il regno di Dio, essendosi fatto coraggio entrò da Pilato e chiese il corpo di Gesù.
44 Allora Pilato si meravigliò che fosse già morto ed avendo chiamato il centurione domandò a lui se da molto tempo era morto.
45 E avendo saputo dal centurione donò il cadavere a Giuseppe.
46 E avendo comprato un lenzuolo, avendolo tolto lo avvolse con il lenzuolo e lo pose nel sepolcro che era scavato da roccia e fece rotolare una pietra sulla porta del sepolcro.
47 Ora Maria Maddalena e Maria di Giuseppe guardavano dove veniva posto.
E subito il mattino avendo fatto consiglio i sommi sacerdoti con gli anziani e gli scribi ed intero il sinedrio,
I notabili di questo mondo di solito si alzano tardi al mattino, ma quando si tratta di far fuori Cristo eccoli subito pronti, allo spuntar del sole, tutti concordi in un unico consiglio di morte.
avendo legato Gesù lo condussero e consegnarono a Pilato.
Bel modo di “prendere” con sé Gesù: invece di seguire la strada da Lui indicata lo si lega ben bene e invece di lasciarsi da Lui condurre lo si porta con la violenza. Per consegnarlo al giudizio di chi è luce? Nient’affatto, ma per abbandonarlo al regno delle tenebre. Un uomo di tal fatta è indegno di essere portato davanti Dio e deve essere dato nelle mani dei pagani. Siano loro a fare il giudizio e a dare la morte. Israele ed il suo Dio neppure ne vogliono sapere.
Stoltezza dell’uomo che ha una fede falsa e menzognera. Non porta Gesù al confronto con Dio Padre, ma al confronto con i pagani. E quale giudizio potrebbe mai dare chi vive al di fuori e contro la Legge di Dio?
Si elegge come giudice chi è competente, non chi è ignorante in materia.
2 Ed interrogò lui Pilato:
A fare l’interrogatorio è proprio la persona meno indicata e la più sprovveduta in fatto di rivelazione.
Tu sei il re dei Giudei?
Quale interrogatorio può mai condurre Pilato? Può solo chiedere a Gesù se è lui il re dei Giudei. Ma non ha elementi per discernere e comprendere.
Egli allora rispondendo a lui dice: tu dici.
Un dialogo tra due mondi estranei si può portare avanti solo con affermazioni improprie, cioè con assiomi e detti non dimostrati e non dimostrabili, ma semplicemente acquisiti da fonti esterne al proprio ambito di conoscenza.
Nessuna indagine può fare Pilato e nessuna risposta viene da Gesù. se non…
tu dici
Tu Pilato fai semplicemente delle affermazioni, non sei nelle condizioni di porre delle domande.
3 E lo accusavano i sommi sacerdoti in molti modi.
Dove non può arrivare Pilato arrivano prontamente i rappresentanti della Legge. Colgono al volo la situazione di imbarazzo di Pilato e ci pensano loro da accusare in molti modi.
4 Allora Pilato di nuovo interrogò lui dicendo:
Pilato cerca di ricuperare il confronto a due. Da giudice imparziale, come vorrebbe essere, tenta di dare il giusto valore alla parola di Gesù, per affermare un retto giudizio.
Non rispondi nulla? Vedi di quante cose ti accusano.
A chi e che cosa dovrebbe rispondere Gesù? Pilato è fuori causa, i sommi sacerdoti non sentono ragioni, ma hanno già condannato. Non resta che chiudersi nel silenzio, che non è disprezzo dell’uomo malvagio, ma adesione piena al progetto d’amore che è stato fatto in cielo.
5 Ma Gesù non rispose più nulla così da essere meravigliato Pilato.
Un silenzio che viene dall’amore può anche meravigliare un pagano, ma quanta durezza incontra fra il popolo di Dio! Nessuna meraviglia trovano in Gesù i chiamati che non amano il Padre, lo stupore e la meraviglia sono già passati ad altri.
Una coscienza “naturale” a volte è più illuminata di una coscienza che frequenta la scuola di Dio e non si accanisce più di tanto contro il Salvatore, ma vorrebbe lasciarlo in libertà .
Evidentemente un pungolo sta ferendo il cuore di Pilato, ma non ha il coraggio di affrontare la via maestra della verità: cerca di fare salvo Gesù in un modo diverso.
Se è vero che ha valore il rispetto della libertà individuale in fatto di fede religiosa, non si comprende proprio cosa abbia fatto Gesù per meritare la morte.
Perché non mettere il Cristo a confronto con un vero malfattore: nessuno potrà negare una diversità degna di essere accettata e rispettata?
6 Ora ogni festa egli rilasciava a loro un prigioniero quale avessero chiesto. 7 Ce n’era uno ora detto Barabba essendo stato legato con i rivoltosi i quali nella sommossa avevano fatto un omicidio.
Gesù non ha commesso alcun omicidio: sono ben altri i malfattori . In determinate circostanze anche ad un delinquente si può fare grazia. Non è Gesù molto al di sopra di quelli che apertamente vanno contro le leggi dello stato, commettendo delitti che cadono sotto gli occhi di tutti, con il corpo del reato da tutti visibile e palpabile?
8 Ed essendo salita la folla cominciò a chiedere che facesse come sempre faceva con loro.
Finalmente è arrivato il momento della folla, garanzia di buon senso e di giustizia. I molti quando vogliono si fanno sentire e a volte danno man forte a chi vuole la verità. La folla è degna di sedersi in cattedra e rivendicare il proprio diritto ad essere ascoltata, per un giudizio al di sopra delle parti.
Sembra il momento più opportuno per fare giustizia a Gesù e liberarlo dalla malvagità dei pochi. Pilato coglie la palla al balzo: il popolo stesso lo tirerà fuori da una situazione alquanto delicata ed incresciosa.
9 Allora Pilato rispose a loro dicendo: Volete che rilasci a voi il re dei Giudei? 10 Sapeva infatti che per invidia lo avevano consegnato i sommi sacerdoti,
Pilato è certamente un opportunista ed uno scaltro, ma non è un conoscitore dell’uomo, in fatto di religione. I capi religiosi hanno un potere enorme sulla coscienza dei singoli. Vendono bene la propria merce come cosa di Dio, catturano il cuore degli uomini e li rendono ciechi ed incapaci di un retto giudizio.
11 ma i sommi sacerdoti sollevarono la folla affinché piuttosto rilasciasse a loro Barabba.
La folla che fa la voce grossa è come un gran corpo senza testa propria. E’ semplice strumento nelle mani dei pochi che la utilizzano per i propri scopi. Se Pilato, che rappresenta l’autorità politica, pensava di avere la meglio, si trova scavalcato da un altro potere. Per i molti è importante assecondare la volontà dei sommi sacerdoti. Sono una garanzia visibile e palpabile della giustizia che viene dal cielo. Tante critiche si fanno ai capi religiosi per la mancanza di una testimonianza coerente e credibile: eppure riescono a conservare intatto il loro prestigio presso le masse. Sono dei seduttori e dei trascinatori, non solo verso il bene, ma anche verso il male.
12 Allora Pilato di nuovo rispondendo diceva a loro: Cosa dunque volete che io faccia di colui che dite il re dei Giudei?
Pilato comprende bene l’opera nascosta dei sommi sacerdoti, ma non può contendere con loro perché se ne stanno in retrovia dietro la massa: può semplicemente portare avanti un braccio di ferro con la folla, sperando in questo modo di sopravanzare il potere religioso.
Pilato di forza ce ne mette veramente poca: cede su tutti i fronti. Si mostra disponibile ad assecondare la volontà della folla riguardo a Gesù. E quale potere rivendica al proprio giudizio? Nessuno. “Cosa dunque volete che io faccia Quale indagine vuole portare avanti riguardo al Cristo? Nessuna. di colui che dite il re dei Giudei?
L’opinione dei Giudei non è messa in discussione .
13 Ma essi di nuovo gridarono: Crocifiggilo!
Non c’è miglior modo per dare maggior voce all’altra parte: quando si è così accondiscendenti e si blandisce l’interlocutore.
14 Poi Pilato diceva a loro: Cosa dunque ha fatto di male?
Pilato non potendo entrare in questioni religiose di cui non ha conoscenza cerca più semplicemente di portare il problema su di un piano morale. Si condanna a morte chi è reo di un grave delitto.
Pilato tenta di spegnere il fuoco, ma l’alimenta ancora di più.
La colpa di Gesù si pone su di un piano superiore rispetto alla moralità delle genti e di ogni uomo. Ha peccato contro la Legge di Israele, non dettata dall’uomo ma da Dio stesso.
Essi però ancor più gridarono: Crocifiggilo!
La folla inferocita fa paura anche a chi può contare su di un esercito potente. Meglio assecondare e calmare le acque. Quanto alla sorte di Gesù, cosa può interessare a Pilato? E’ preoccupato della propria reputazione e del proprio potere. Ingiustizia più, ingiustizia meno, non cambia nulla: nella vita bisogna innanzitutto pensare al tornaconto personale.
15 Allora Pilato volendo fare soddisfazione alla folla rilasciò a loro Barabba
Barabba era stato imprigionato per ragioni politiche. Rilasciarlo era una grave sconfitta per il potere romano. Ed anche in questo Pilato dimostra di essere un pavido ed un uomo senza carattere. Ha perso la partita riguardo a Gesù: peggio ancora la perde riguardo a Barabba. Ma avrà fatto i suoi calcoli: perché il potere di Roma può anche portare una perdita lieve e momentanea, ma di fronte ad una folla inferocita meglio pensare alla propria pelle.
e consegnò Gesù avendolo flagellato perché fosse crocifisso.
L’adulazione per il sentire della folla non solo vanifica il retto giudizio, ma addirittura può mostrare anche il suo aspetto violento.
Già hai sbagliato, Pilato a consegnare Gesù ai Giudei, e perché lo fai flagellare? Non hai saputo difendere un innocente, addirittura ti accanisci contro il suo corpo, contro un uomo mite ed indifeso, che nulla ha fatto contro di te e contro il potere che tu rappresenti.
16 Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè il pretorio, e convocano l’intera coorte.
E’ il colmo dell’assurdità e della follia dell’uomo schiavo dell’ira del Maligno. Un’intera coorte, cioè cento uomini, armati di punto per impedire la fuga di un solo uomo. E quale uomo?
17 E lo vestono di porpora e pongono intorno a lui avendola intrecciata una corona di spine; 18 e cominciarono a salutarlo: Salve, re dei Giudei!
Non basta l’apparato di forze, bisogna anche umiliare Gesù in tutti i modi, ed i soldati romani non vogliono essere da meno rispetto a Pilato. Fanno la loro parte e tutti partecipano alla festa ed allo spettacolo. Dopo la violenza fisica della flagellazione, non resta che la violenza morale. E quale trovata più cattiva della messa in scena dell’incoronazione di Gesù a re dei Giudei? Una veste di porpora per significare l’abito regale e per fare più bello Gesù, ma subito dopo una bella corona di spine per adornare il suo capo con il sangue delle ferite, alla guisa di pietre preziose.
E dopo l’investitura ecco l’omaggio ed il saluto reverenziale per un re.
Salute a te, re dei Giudei! E quale salute si può augurare ad un uomo sanguinante per le ferite dei flagelli e delle spine?
19 E percuotevano la sua testa con una canna e sputavano a lui
Caso mai Gesù fosse un uomo tardo di mente, meglio passare ad una presa in giro più terra terra, dandogli qualche botta sulla testa con una canna, perché capisca che è un re fantoccio, sputandogli addosso per fargli capire quali saluti.
e ponendo le ginocchia lo adoravano.
E se Gesù non fosse un matto, ma semplicemente un furbastro che con l’astuzia e con l’inganno voleva acquisire potere? Allora meglio inginocchiarsi davanti a lui e fare la parodia dell’adorazione a Dio. E’ un atto dovuto.
20 E quando lo ebbero schernito, lo svestirono della porpora e lo rivestirono delle sue vesti.
Il gioco è bello quando è corto. Ad un certo punto non diverte più. E chi avrebbe potuto andare oltre con un’altra trovata? Più di così non si poteva pensare e fare.
Dopo la sceneggiata, per ridere un po’, si ritorna alla realtà che è in atto. Bisogna provvedere per la crocifissione. Altro che scherzi! Tirarla troppo per le lunghe sarebbe dare un peso eccessivo ad un uomo che non merita poi tanta attenzione e considerazione. Meglio dargli subito la morte. Non dentro la città santa, ma fuori, com’è consuetudine per ogni delinquente
E lo condussero fuori per crocifiggerlo.
21 E costringono un passante un certo Simone cireneo che veniva dal campo, il padre di Alessandro e Rufo, perché portasse la sua croce.
Gesù dopo la flagellazione è in un stato di debolezza talmente evidente che è impensabile fargli portare la croce. Non che si voglia risparmiargli questa fatica ed umiliazione, ma il suo stato cade sotto gli occhi di tutti. Niente paura: è sempre possibile trovare qualche animale da soma e metterla sulle sue spalle: uno di quegli uomini che contano nulla a questo mondo e al quale si può far portare senza storie il peso di una croce.
Un uomo senza volto e senza nome per i soldati romani, non così per Dio.
Il Vangelo non vuole che passi nell’ombra e nel dimenticatoio, ma di lui ci dice il nome e la casa: Simone, padre di Alessandro e Rufo. Da questo momento entrerà nella memoria della chiesa. Per la fatica che ha fatto? Ben altre sono le fatiche di un contadino! Semplicemente per aver portato la croce di Gesù. Campo seminato è il cuore di Simone, che dopo aver ascoltato la Parola si trova tra capo e collo la croce di Cristo, senza averla cercata né desiderata. Così accade spesso a coloro che amano il Signore: la croce è imposta con violenza, nonostante non sia gradita.
Un incontro forzato ed imprevisto con la croce può diventare motivo di gloria e di onore davanti al Signore. Non una parola di imprecazione esce dalla bocca di Simone né verso coloro che costringono né verso colui per il quale è costretto. Porta e basta.
22 E lo portano sul luogo Golgota, che è tradotto Luogo del Cranio.
Più che condotto Gesù è portato quasi di peso, ormai è un uomo senza forze.
23 E gli davano vino mirrato;
Perché gli davano vino mirrato? Probabilmente per tenerlo su, perché si reggesse ancora in piedi fino al momento della crocifissione. ma egli non ne prese.
Se è questo il senso dell’umana compassione, Gesù può farne anche a meno.
24 E lo crocifiggono e si dividono le sue vesti gettando la sorte su di esse , chi e cosa prendesse.
Il destino di Gesù è ormai segnato e si avvia verso l’atto finale. Nessuna incertezza, indecisione, dubbio da parte dei suoi carnefici. Tutto procede in maniera piana e liscia. Se c’è un dubbio e non è ancora stata presa una decisione è soltanto per le sue vesti. A chi darle e con quale criterio? Meglio gettare la sorte! Nessun vero criterio per un giudizio che ha portato ad una sentenza di morte, nessun criterio per assegnare la sua eredità.
25 Era l’ora terza e crocifissero lui.
Strana ripetizione: sembra fuori luogo. Noi pensiamo che si possa intendere in senso allegorico. “Era l’ora terza”. Dopo l’ora del Padre, del Figlio, è venuta l’ora dello Spirito. E’ tempo di salvezza e di rinascita a vita nuova. Nessuna rinascita è possibile se non passando attraverso la morte dell’uomo vecchio. Allorchè viene crocifisso il corpo di peccato, ecco spuntare un corpo nuovo visitato dallo Spirito Santo. E tutto questo non può essere opera nostra, ma di Cristo. E’ Cristo che ha racchiuso nella sua morte la nostre morte, per portarci a vita nuova.
“E crocifissero lui” perché nessun uomo può crocifiggere il proprio corpo di peccato per averlo senza macchia, degno di vita eterna. Un altro doveva essere messo in croce per noi. Un atto di malvagità, per la misericordia divina, viene tradotto in un atto di giustizia. Dando morte al Figlio l’uomo dà la vita a se stesso, perché rende possibile la manifestazione estrema dell’amore di Dio.
Come ci ripaga il Figlio per la nostra colpa? Donandoci la salvezza. Crocifissi in lui e per lui, per rinascere in lui e per lui.
26 E c’era l’iscrizione della sua causa che era stata soprascritta: Il re dei Giudei.
Al di sopra di Cristo crocifisso è scritta chiaramente la ragione della sua morte. “Il re dei Giudei”. Non un uomo qualsiasi doveva morire in croce per un intero popolo, ma soltanto il suo re, non uno dei tanti, ma l’unico eterno re.
27 E con lui crocifiggono due ladroni, uno a destra e uno a sinistra di lui.
Gesù in croce non viene lasciato solo, ma viene messo in buona compagnia. A destra e a sinistra due uomini della stessa risma, due ladroni, per fargli da corona. Lui non può essere che al centro, perché non è stato semplicemente un ladro di beni materiali, ma di anime. L’interesse è tutto e solo per lui.
[28] 29 E i passanti lo bestemmiavano scotendo le loro teste e dicendo: Ehi, quello che distrugge il tempio e lo edifica in tre giorni, 30 salva te stesso scendendo dalla croce.
Nessuna condanna a morte ha mai trovato un consenso più unanime da parte di tutti.
Anche chi incontra la sorte di Cristo solo di passaggio e non ha agito in prima persona, ma ha lasciato fare agli altri, a conti fatti è contento che Gesù abbia avuto quello che si merita. E si permette pure di prenderlo in giro e lo invita a salvare se stesso e a scendere dalla croce.
Uomini stolti ed accecati dal Satana, Cristo sta soffrendo in croce per donare a voi la vita e voi lo provocate perché scenda? Non comprendete che si sta avverando la sua Parola? Se il corpo santo di Cristo, tempio di Dio, non sarà distrutto neppure sarà distrutto il vostro corpo tempio del Satana. Se Lui non risorgerà il terzo giorno neppure voi risorgerete nell’ora terza. Tutto sta per compiersi e voi invitate Gesù a rinnegare il suo eterno progetto d’amore?
31 Similmente anche i sommi sacerdoti deridendolo gli uni con gli altri con gli scribi dicevano:
Sommi sacerdoti e scribi appartengono ad una categoria umana superiore: non hanno parte ai discorsi del popolino: se la intendono tra loro. Come? Con sorrisini di compiacimento rivolti gli uni verso gli altri, soddisfatti per la bella trovata di cui si ascrivono il merito.
Altri ha salvato, non può salvare se stesso;
Non può o non vuole salvare se stesso? Chi ha il potere di far salvi gli altri, è immune dal pericolo della morte: si pone su di un piano superiore e diverso. E come potrebbe essere altrimenti? Se dunque Gesù sta andando incontro alla morte è per sua libera scelta. Per quale motivo? Questo e non altro deve essere ragione di riflessione. Buon per voi che il Figlio di Dio non cambi parere. Meglio evitare qualsiasi provocazione. Ma lo stolto e l’insensato non comprendono.
32 il Cristo, il re d’Israele scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo.
Se Cristo scenderà dalla croce sarà solo per riversare su di voi la sua ira, se rimane in croce vi fa dono della sua grazia e della sua misericordia.
Cosa volete vedere? Una giustizia divina senza amore? In che cosa volete credere? In un Dio che vi retribuisce secondo i vostri meriti, rendendovi pan per focaccia?
Anche i crocefissi insieme con lui ingiuriavano lui.
E’ il colmo di ogni assurdità: anche coloro che sono crocifissi insieme con Gesù non perché giusti, ma perché ingiusti lo ingiuriano. Ve la prendete con Cristo per la vostra cattiva sorte? E’ stato forse Lui a mettervi in croce? Cosa vorreste da Gesù? Un atto di forza che vi liberi da una giusta morte? Gesù è venuto per affermare la sua giustizia, non per dare potenza e nuova vita all’ingiustizia dell’uomo. Così vanno le cose a questo mondo. Quando c’è la croce figlia del peccato in Adamo, non si invoca la misericordia di Colui che l’ha portata con noi e per noi, ma lo si maledice.
33 Ed essendo venuta l’ora sesta tenebra ci fu sull’intera terra fino all’ora nona.
Nel tempo ultimo dell’agonia di Gesù, tenebre avvolgono la terra. Non c’è più la luce portata dalla parola che è il Cristo, non c’è ancora la luce della Sua resurrezione.
34 E all’ora nona gridò – Gesù con voce grande: Eloi. Eloi, lema sabactani? Che è tradotto: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?
E’ il momento più difficile e critico per Gesù in croce. Non può più donare all’uomo la sua parola di salvezza. Gli rimane soltanto un ultimo respiro per invocare con voce grande il sostegno del Padre.
La Parola è svuotata di ogni parola. E non vuole svuotare se stessa se non ricordando al Padre l’antico progetto d’amore, così come sta scritto in cielo ed in terra. Era necessario che dalla croce si innalzasse al cielo l’ultima parola di Cristo. Era necessario che anche il Figlio si sentisse abbandonato dal Padre come ogni figlio. Era necessario che fosse consegnato alla morte, per riaffermare in ogni uomo la potenza della sua resurrezione.
35 E alcuni dei presenti avendo udito dicevano: Vedi, Chiama Elia. 36 Allora qualcuno essendo corso ed avendo inzuppato una spugna d’aceto avendola posto intorno a una canna lo faceva bere dicendo: Lasciate, vediamo se viene Elia a toglierlo.
A qualcuno fu dato di udire l’ultima parola di Gesù: a nessuno fu dato di comprenderla. Perché il disegno di salvezza è opera dei due unicamente diversi: comincia con un dialogo a due e non può concludersi se non allo stesso modo. Nessuna parte ha l’uomo nell’opera di redenzione: può solo accoglierla o rifiutarla, non può giudicarla se non nella logica di un cuore distorto che comprende ed agisce in una direzione diversa e sbagliata.
37 Allora Gesù, avendo emesso una grande voce spirò.
E’ tolta a Gesù ogni parola , non la potenza di una grande voce. La voce attesta in Dio la sua eterna possibilità di parlare all’uomo, anche quando è conosciuta come morta la sua Parola.
38 E la cortina del tempio si squarciò in due dall’alto in basso.
Se il tempio è la casa di Dio, se la vista di Colui che abita in esso è impedita da un velo, ecco il velo si squarcia da cima a fondo per manifestare il Padre in tutto il suo splendore nel volto del Figlio.
Ciò che era impossibile e vietato all’uomo, vedere Dio, diventa possibile e viene chiesto ad ogni uomo in virtù dell’unico eterno sacrificio.
39 Avendo visto allora il centurione quello presente di fronte a lui, che così era spirato disse: Veramente questo uomo era figlio di Dio.
Cosa ha visto il centurione? Non la morte di un qualsiasi figlio, ma dell’eterno Figlio di Dio, di colui che ha dato la sua la vita, perché tutti vedano il volto del Padre. Una morte diversa, perché secondo la diversità dell’eterna Parola. Ma questo non comprendono se non quelli che sono “presenti” a questa morte e si pongono di fronte a Cristo crocifisso, non per scrutare il suo volto, ma perché sia scrutato il proprio cuore.
40 C’erano poi anche delle donne che guardavano da lontano, fra loro anche Maria la Maddalena e Maria madre di Giacomo il Minore e di Giuseppe e Salome, 41 che quando era in Galilea lo seguivano e lo servivano, e molte altre salite con lui a Gerusalemme.
C’è chi guarda al crocifisso da vicino, perché posto o trovato vicino, c’è anche chi guarda da lontano: non con l’occhio distratto e disinteressato del passante, ma con l’occhio di chi ha seguito Gesù, lo ha servito con le proprie mani, ha fatto con Lui la salita a Gerusalemme. Cosa attendono queste donne? L’epilogo finale. Quando tutti pensano che la storia sia finita, loro ancora la seguono con interesse unico ed esclusivo.
42 E già essendosi fatta sera, poiché era la Parasceve cioè la vigilia del sabato,
Quando ormai è venuta la sera e tutti se ne sono andati e la storia di Gesù è ormai per i molti conclusa, ecco qualcuno che si muove in senso contrario.
43 essendo venuto Giuseppe da Arimatea illustre consigliere del sinedrio che anche lui era un aspettante il regno di Dio,
I responsabili della morte di Gesù si allontanano dal Calvario senza rimorso alcuno: non tutti. Giuseppe da Arimatea, membro del Consiglio, coinvolto suo malgrado nel giudizio dei molti, finalmente ha il coraggio di tirare fuori la sua fede. Le cose sono andate per il verso sbagliato, ma non si può più restare nell’ombra, senza fare nulla.
Adesso che Gesù è morto ed il furore delle masse si è acquietato si può anche seguire l’impulso del proprio cuore e venire al Crocifisso.
essendosi fatto coraggio
Sono i primi segni della grazia che viene dalla morte di Gesù. Il coraggio prende vigore nei cuori: coloro che aspettano il regno di Dio e se la sono date a gambe levate affrontano i nemici del Cristo a viso aperto.
entrò da Pilato e chiese il corpo di Gesù.
Giuseppe da Arimatea cerca un confronto serio e leale con Pilato. Ci vuole coraggio per affrontare l’autorità romana, soprattutto dopo che è stata scalfita e ferita da un approccio violento ed irrispettoso. Finalmente qualcuno entra da Pilato con le dovute maniere, per chiedere ciò che è ragionevole chiedere riguardo a Cristo. E alla fine anche a Pilato è concesso un approccio libero e responsabile al caso Gesù. Ora finalmente si può guardare al crocifisso con animo pacato ed imparziale, liberi dalle pressioni e dalle violenze dei Giudei.
44 Allora Pilato si meravigliò che fosse già morto
Strana davvero questa meraviglia di Pilato. Nasconde forse un tardivo pentimento e rammarico per la morte di Gesù? O forse Pilato si aspettava da Cristo un qualche segno di potenza, una diversità nella morte conforme alla diversità della vita?
ed avendo chiamato il centurione domandò a lui se da molto tempo era morto.
Colui che non ha saputo fare le cose per bene quando Gesù gli è stato consegnato vivo, adesso che è morto si dimostra assai scrupoloso e ligio al suo dovere di funzionario. Vuole accertarsi che Gesù sia veramente morto da tempo e non si affida al giudizio falso dei Giudei, cerca quello sincero di un fedele soldato romano.
45 E avendo saputo dal centurione donò il cadavere a Giuseppe.
Soltanto dopo che ha saputo da un testimone attendibile, fa dono del cadavere a Giuseppe.
Strano modo di fare dono: ha donato vivo un assassino che doveva essere reso morto, adesso rende morto un giusto che doveva essere reso vivo.
Nonostante si insinui qualche pungolo nel cuore di Pilato, fino alla fine è coerente con la sua incoerenza: fa tutto alla rovescia, esattamente il contrario di quello che è richiesto ad un animo giusto ed assennato.
46 E avendo comprato un lenzuolo, avendolo tolto lo avvolse con il lenzuolo
Giuseppe è figura di tutti gli uomini che dopo aver giudicato e condannato Gesù, alla fine si ravvedono della propria colpa e cercano di riparare in qualche modo al proprio crimine. Come? Togliendolo dalla croce dopo averlo crocifisso, coprendolo della sua nudità, dopo averla messa in mostra. E tutto questo a spese proprie e con la propria fatica. Cosa pensano e vogliono fare gli altri non ha importanza alcuna.
e lo pose nel sepolcro che era scavato da roccia e fece rotolare una pietra sulla porta del sepolcro.
Salvare, ricoprire, custodire Gesù crocifisso è l’unico modo per vederne la sua resurrezione.
Non si può conoscere la resurrezione se non facendo salva la morte di Gesù.
Perché soltanto nella morte dell’uomo vecchio ci sono i germi dell’uomo nuovo.
Cosa ci è necessario innanzitutto? Entrare nel mistero della morte del Figlio di Dio, non per disprezzarla, ma per custodirla gelosamente, per farla propria, per metterla al riparo dagli uomini di questo mondo, che nulla intendono del vero amore. Non con il senno di poi di chi ha già visto e conosciuto il Cristo risorto, conoscenza falsa e mendace, ma di chi nulla vede dell’uomo nuovo, eppure comprende la necessità di una morte dell’uomo vecchio.
47 Ora Maria Maddalena e Maria di Giuseppe guardavano dove veniva posto.
Non basta accogliere ed accettare il mistero della morte del Figlio, bisogna anche guardare dove viene posta questa morte. Perché nella sua morte è la nostra morte, nella sua resurrezione la nostra resurrezione.
Non si può risorgere se prima non si è morti. Ma non tutti risorgeremo a vita nuova. Bisogna ben vedere e comprendere dove è stata posta la Sua morte e dove poniamo la nostra.
Ponendo il corpo di Gesù nella propria tomba, Giuseppe d’Arimatea si è assicurato non solo una propria morte in Cristo e con Cristo, ma anche una resurrezione in Lui e con Lui. Così anche lo donne che si trovano un po’ più in là.
Guardano dove viene posto Cristo morto, per sapere in quale sepolcro va cercata la sua e la loro resurrezione.