Vangelo di Giovanni cap3

Commento al Vangelo di Giovanni

Cap. 3
                                        
C’era un uomo dai farisei, di nome Nicodemo, capo dei Giudei.

2 Questi venne da lui di notte e gli disse: Rabbì, sappiamo che sei venuto da Dio come maestro: nessuno infatti può fare questi segni che fai tu, se non fosse Dio con lui.

3 Rispose Gesù e disse a lui: Amen amen dico a te, che se qualcuno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio 4 Gli dice Nicodemo: Come può un uomo nascere essendo vecchio?  Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e nascere?

5 Rispose Gesù: Amen amen dico a te: se qualcuno non nasce da acqua e Spirito non può entrare nel regno di Dio.

6 Il generato dalla carne è carne, e il generato dallo Spirito è spirito.

7 Non meravigliarti perché ti ho detto: bisogna che voi nasciate dall’alto.

8 Il vento dove vuole soffia e ascolti la sua voce, ma non sai da dove viene e dove va. Così è ognuno nato dallo Spirito.

9 Rispose Nicodemo e gli disse: Come possono avvenire queste cose?

10 Rispose Gesù e gli disse: Tu sei il maestro di Israele e non conosci queste cose?

11 Amen amen dico a te che ciò che sappiamo diciamo e ciò che abbiamo visto testimoniamo, e la nostra testimonianza non accogliete.

12 Se ho detto a voi le cose terrene e non credete, come crederete se dirò a voi le cose celesti?

13 E nessuno è salito al cielo se non colui che è disceso dal cielo, il figlio dell’uomo.

14 E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così deve essere innalzato il figlio dell’uomo,

15 affinché ogni credente in lui abbia la vita eterna.

16 Infatti talmente ha amato Dio il mondo, che il figlio quello unigenito ha dato, affinché ogni credente in lui non muoia, ma abbia vita eterna.

17 Infatti non mandò Dio il figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché sia salvato il mondo per mezzo di lui.

18 Il credente in lui non è giudicato; ma il non credente già è stato giudicato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito figlio di Dio.

19 Questo infatti è il giudizio: che la luce è venuta nel mondo e gli uomini hanno amato più la tenebra che la luce: infatti le loro opere erano malvagie.

20 Infatti ognuno che fa il male odia la luce e non viene alla luce, perché non siano riprovate le sue opere.

21 Ma colui che fa la verità viene alla luce, perché siano manifestate le sue opere, perché in Dio sono fatte.

22 Dopo queste cose venne Gesù e i suoi discepoli nella terra di Giudea e là dimorò con loro e immergeva.

23 Ora era anche Giovanni battezzante in Ainon vicino a Salim, perché acque molte erano là e venivano ed erano immersi.

24 Infatti non era ancora stato gettato in carcere Giovanni. 25 Ci fu dunque una disputa dai discepoli di Giovanni con un Giudeo sulla purificazione.

26 E vennero da Giovanni e dissero a lui: Rabbì, colui che era con te al di là del Giordano a cui tu hai reso testimonianza, ecco questi immerge e tutti vanno da lui.

27 Rispose Giovanni e disse: Non può un uomo ricevere neppure una cosa se non è data a lui dal cielo.

28 Voi stessi  mi rendete testimonianza che dissi: Non sono io il Cristo, ma che sono stato mandato davanti a quello.

29 L’avente la sposa sposo è; ma l’amico dello sposo che sta ed è ascoltante lui si rallegra di gioia per la voce dello sposo. Dunque questa gioia quella mia è piena.

30 Quello deve crescere, io invece diminuire.

31 Colui che viene dall’alto è sopra tutti. Colui che è dalla terra è dalla terra e dalla terra parla: colui che viene dal cielo è sopra tutti.

32 Ciò che ha visto e ha udito questo testimonia, e la sua testimonianza nessuno accoglie.

33 Colui che ha accolto la sua testimonianza ha sigillato che Dio è veritiero.

34 Chi infatti Dio inviò dice le parole di Dio, infatti non dà lo Spirito a misura.

35 Il Padre ama il Figlio e tutte le cose ha dato in mano di lui.

36 Colui che crede nel Figlio ha vita eterna; ma colui che non è obbediente al Figlio non vedrà vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui.

 

 

 

 

 

 

C’era un uomo dai farisei, di nome Nicodemo, capo dei Giudei. 2 Questi venne da lui di notte e gli disse…

Finalmente qualcuno si muove per andare a Gesù, e non uno qualsiasi, ma addirittura un capo, uno di quelli che contano.

Di notte però, per non essere visto e non incorrere nel giudizio degli altri. Se si vuole chiarire le cose con Gesù, meglio farlo lontano da occhi indiscreti ed evitare ogni pettegolezzo. Così suggerisce la saggezza di questo mondo, per non mancare di riguardo ad alcuno. Perché anche la mancanza di fede va rispettata e può avere le proprie buone ragioni ed è meglio fare tutto di nascosto, per non ferire la sensibilità altrui e per non creare imbarazzo e rischiare brutte figure. Una fede fondata sul calcolo e sul confronto con gli altri uomini, non ha il coraggio di uscire allo scoperto e di venire nella luce. Se pure ha messo le radici, ha ancora bisogno di crescere nel silenzio e nel nascondimento del sotto terra. E non va a Gesù per dare lode al suo nome, ma per avere spiegazioni e chiarimenti.

Rabbì, sappiamo che sei venuto da Dio come maestro: nessuno infatti può fare questi segni che fai tu, se non fosse Dio con lui.

Qualcosa Nicodemo ha capito e non solo lui, ma tutti quelli che hanno logico buon senso. “Sappiamo”: non è un plurale maiestatis ma l’affermazione di ogni retta coscienza che vede le cose così come sono date a vedere, senza travisamento alcuno. Che Gesù sia un maestro venuto da Dio, sembra fuori discussione. Lo dimostrano i segni che egli compie: sono oltre e al di sopra delle umane possibilità. Fino a qui si arriva in molti. Certe convinzioni riguardo a Gesù può averle chiunque, non necessariamente vengono da un’esperienza di fede: più semplicemente da considerazioni obiettive della ragione. Nicodemo ha fatto un primo passo verso Gesù, ma deve ora considerare più seriamente il significato e la portata di una sequela. Perché non si tratta semplicemente di avere convinzioni più o meno giuste riguardo al Cristo, bisogna conoscere Gesù così com’è, per partecipazione e per condivisione della vita che è in Lui. E tutto questo non è possibile attraverso semplici considerazioni e deduzioni che appartengono all’uomo naturale. Bisogna entrare in una vita nuova, in un rapporto immediato con il Signore, in un superamento totale delle categorie che appartengono alla carne e al sangue. E’ questa la vera fede: quella che viene dalla conoscenza di Gesù, non semplicemente secondo ciò che può essere compreso dalla ragione, ma secondo ciò che può essere sperimentato nella concretezza della propria vita.

3 Rispose Gesù e disse a lui: Amen amen dico a te, che se qualcuno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio

Gesù va subito al nocciolo della questione. Mettiamo da parte i preamboli, inutili se pur ovvii: bisogna entrare nell’ottica di un’altra vita, di una vera e propria nascita dall’alto, che è qualcosa di più e di diverso da quello che ci suggerisce la semplice onestà intellettuale. Se Nicodemo si è fermato ad un riconoscimento, fatto perché dovuto ad un maestro mandato da Dio, Gesù lo porta ben oltre. C’è in ballo qualcosa di molto più grande di una  semplice onorificenza, se pur data ad una persona eccezionale: c’è di mezzo il regno di Dio. Non siete chiamati a conoscere un semplice maestro di Dio, ma a vedere il Suo regno. Gesù è il regno di Dio disceso sulla terra. E non può vedere ciò che viene dall’alto se non colui che nasce dall’alto.

4 Gli dice Nicodemo: Come può un uomo nascere essendo vecchio?  Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e nascere?

Chi arriva alla fede semplicemente attraverso la ragione, dalla stessa ragione viene confuso e contraddetto. Come può un uomo nascere quando è vecchio? Qui casca l’asino e la fiducia nella propria ragione deve cedere il posto all’ascolto della parola di Dio, che ha nome di fede ed obbedienza. Se la ragione pone delle domande a Gesù, avrà una risposta a tono, ma deve essere in sintonia con il suo spirito

5 Rispose Gesù: Amen amen dico a te: se qualcuno non nasce da acqua e Spirito non può entrare nel regno di Dio. 6 Il generato dalla carne è carne, e il generato dallo Spirito è spirito.

C’è bisogno di una nascita diversa: nell’acqua che purifica e riscatta la vita in atto e nello Spirito che dona un’altra vita. Non si può vedere il regno di Dio, se prima non si entra nel regno di Dio e non si può nascere per un regno diverso se non si è generati in maniera diversa: non dalla carne, ma dallo Spirito. Il salto è di qualità e non semplicemente di quantità.

 7 Non meravigliarti perché ti ho detto: bisogna che voi nasciate dall’alto.

La novità di un discorso e di un annuncio non si pone sullo stesso piano di una qualsiasi novità. Non c’è semplicemente qualcosa di diverso che viene dalla terra. Ci sono novità dal cielo e riguardo al cielo. Bisogna che voi nasciate dall’alto. L’espressione va presa alla lettera, in senso proprio  e non semplicemente in senso figurato. Perché dall’alto qualcosa o meglio qualcuno si è mosso per riportarci nel suo grembo e per rigenerarci di nuovo. Perduta la vita che è nello Spirito e che è dono dello Spirito, ci è offerta la possibilità di ritornare nel Suo grembo per una nuova generazione, in virtù del Figlio.

Il cielo vuol riprenderci con sé per donarci una vita nuova. E non lasciamoci prendere dalla meraviglia che sconcerta, ma da quella che riempie di gioia. Ciò che appare impossibile all’uomo è reso possibile in virtù del Figlio dell’uomo. Lo Spirito soffia dove vuole, e non in virtù di chi vuole. Allorché il dono è dato e lo Spirito è mandato, il suo soffio non è una semplice possibilità dell’ascolto, ma una realtà tangibile che a tutti si fa manifesta. C’è uno Spirito rinchiuso nell’interiorità del nostro io, relegato e catturato in esso, residuo del soffio vitale che era in Eden, e c’è uno Spirito che ora si fa sentire in pienezza e “all’aperto”. Non siamo di fronte ad una nuova edizione del vecchio, ma è l’Antico che si presenta in modo assolutamente nuovo.

Quale certezza della realtà di un soffio, se non quando la sua voce risuona alta per tutti coloro che sono in ascolto? Non per questo è infranto il mistero dello Spirito Santo e ci è data quella  conoscenza che appartiene all’uomo ultimo.  “ non sai da dove viene e dove va” Eppure ci è data l’esperienza di un nuovo soffio vivificante. . Così è ognuno nato dallo Spirito.

Se è vero che la nostra ragione non riesce ad afferrare lo Spirito, è ancor più vero che siamo da Lui afferrati e portati dove vuole Lui. E non verso un destino di morte, ma verso l’inizio di una vita eterna.

Il vento dove vuole soffia e ascolti la sua voce

Nessun uomo è afferrato dall’angoscia dei propri perché, se non colui che non si lascia afferrare e trascinare dal soffio dello Spirito divino. Perché lo Spirito perso non è da noi ripreso: più semplicemente siamo  da Lui ripresi.

Vuoi ancora essere padrone della vita e non sentirti preso per il collo? Quale vantaggio credi di averne? Rimarrai nella più desolante solitudine e non gusterai l’ebbrezza dell’alito divino. Nessun tepore investirà il tuo cuore, allorché si farà freddo. E nessun refrigerio ci sarà per esso, allorché brucerà per le passioni della carne. Rimarrai rinchiuso nella solitudine delle tue certezze, invece di aprirti al Consolatore che viene dal cielo? Hai bisogno di comprendere o di essere compreso? Quale felicità e quale gioia ci viene dal nostro “capire”, se non la più squallida solitudine, ed ogni amara consolazione?                

9 Rispose Nicodemo e gli disse: Come possono avvenire queste cose?

L’uomo vecchio è duro a morire, soprattutto quando è maestro e la fa da padrone. Importa il come di ciò che è dato, allorché è dato?

10 Rispose Gesù e gli disse: Tu sei il maestro di Israele e non conosci queste cose?

Vero maestro di Israele è quello che conclude nella impossibilità di una salvezza che viene dall’uomo e nella necessità di una vita che è data dal cielo. Questo è il senso della Legge. Nessun maestro può annunciare la vita nuova che non conosce, ma deve preparare i cuori ad accoglierla, a cominciare da se stesso.

11 Amen amen dico a te che ciò che sappiamo diciamo e ciò che abbiamo visto testimoniamo, e la nostra testimonianza non accogliete.

Chi insegna la Legge non può essere messo sullo stesso piano di chi annuncia il Vangelo. Il primo è semplice custode della Parola di Dio, il secondo è testimone delle meraviglie operate dalla stessa Parola. Perché ciò che sappiamo diciamo, e ciò che abbiamo visto testimoniamo.

Non un qualsiasi insegnamento dunque, ma l’insegnamento che viene dal realmente vissuto, l’annuncio di una novità non semplicemente risaputa, ma conosciuta nella concretezza della propria vita. Se ha pretesa di ascolto chi insegna il dover essere della Legge, quanto più chi testimonia il proprio essere nello Spirito e per lo Spirito?

12 Se ho detto a voi le cose terrene e non credete, come crederete se dirò a voi le cose celesti?

Se non crediamo a ciò che può essere conosciuto perché sperimentato in questa vita, come potrà Gesù parlarci delle cose del cielo?

13 E nessuno è salito al cielo se non colui che è disceso dal cielo, il figlio dell’uomo.

C’è  in noi la volontà di conoscere ciò che appartiene al cielo? E chi mai conosce il cielo, se non colui che è disceso dal cielo? Se è ormai accertato che nessun uomo può salire nell’Alto, che cosa esclude che qualcuno possa discendere dall’Alto?  E’ questa la novità dell’annuncio: Il Figlio dell’uomo che è sceso dal cielo ( nell’esistenza ) è quello stesso che è salito in cielo ( allorché eravamo in Adamo ). Nessun figlio dell’uomo può salire e scendere dall’Alto, se non Colui che siede nell’Alto ed è Figlio di Dio.

14 E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così deve essere innalzato il figlio dell’uomo,

Non si innalza se non colui che da tutti deve essere visto e conosciuto. Non sempre nello stesso modo e con lo stesso intendimento. Ma in qualsiasi caso chi viene innalzato è messo al centro dell’attenzione degli altri, perché diventi il centro d’interesse. Ora però Colui che è posto al centro non è più uno dei tanti, ma l’unico rilevante e l’esclusivo di tutta la storia : Cristo Gesù.

Nessuno si scandalizzi per il modo in cui questa centralità del Cristo diventa operante e vivificante: interessa e basta la vita che ce ne viene. Se deve apparire ai nostri occhi la necessità di mettere Cristo al centro della nostra vita, appare al Padre e solo al Padre la necessità di un sacrificio, di una gloria che passa attraverso l’umiliazione, di una vita che passa attraverso la morte. Non a caso nell’iconografia orientale il volto del Cristo crocifisso è lo stesso del Cristo risorto. E’ la fede che ci fa guardare a Cristo crocifisso con occhi diversi. Come… così In questo modo e non in un altro; per una necessità imperscrutabile da parte dell’uomo, ma esclusiva e non eludibile da parte del Padre.

15 affinché ogni credente in lui abbia la vita eterna. Diversamente non ci sarebbe vita eterna.

16 Infatti talmente ha amato Dio il mondo, che il figlio quello unigenito ha dato, affinché ogni credente in lui non muoia, ma abbia vita eterna.

La grandezza e l’autenticità di un amore è soltanto in rapporto a quello che dona e a ciò che è disposto a perdere per il bene dell’altro o dell’altra. Quale bene più grande di un figlio, per un qualsiasi padre? Quanto più per il Padre che è nei cieli e per Colui che si compiace  solo dell’Unigenito Cristo Gesù!

Per salvare i figli da lui creati il Padre ha dato  il Figlio da Lui generato. Se l’amore di un padre, che è stato ripudiato, può apparire lontano, chi per Lui ed in vista di Lui se non l’Unigenito ed il primogenito dei molti fratelli? … Quando si fa carne e viene ad abitare in mezzo a noi e tutto opera e tutto dice per la nostra salvezza, sino al sacrificio estremo della propria vita, perché ogni credente in lui non muoia, ma abbia vita eterna.

Mettiamo subito da parte equivoci e malintesi: nel Padre non vi è alcun desiderio di vendetta e di ritorsione nei nostri confronti. Le ragioni di una venuta al contrario vanno ricercate in un amore infinito che innanzitutto vuole  la salvezza dei suoi figli.

17 Infatti non mandò Dio il figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché sia salvato il mondo per mezzo di lui.

Se in Dio non c’è alcun giudizio prima, non vi sarà neanche dopo. La vocazione di chi ama non è quella di giudicare, ma di salvare. Ma non può farlo senza di noi o ancor più contro di noi. Il giudizio per chi rifiuta Gesù viene da solo. E’ l’estrema conseguenza dell’estremo rifiuto, oltre il quale null’altro  può essere dato ed offerto e nessun riscatto è più possibile per chi è  già avviato e destinato alla morte eterna. Il giudizio non appartiene alla logica del Creatore ma soltanto a quella dell’essere creato. Se è vero che è necessario, dobbiamo pur precisare che tale necessità non viene dal Signore, ma dalla creatura ribelle: non può iscriversi nell’eternità che è Dio, ma in un’eternità che è fuori di Dio. In questo senso dobbiamo intendere quanto segue.

18 Il credente in lui non è giudicato; ma il non credente già è stato giudicato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito figlio di Dio.

Non c’è bisogno di tirare in ballo una presunta e malintesa predestinazione ed un giudizio già fatto nell’eternità fino al nome di ogni uomo. Non è questo quel che si vuol dire. Chi crede in lui non è giudicato, perché la salvezza non è in funzione di un giudizio eterno, ma semplice espressione di un amore eterno. Al contrario il non credente già è stato giudicato, perché non vi sarà altra possibilità di salvezza. Con la venuta del Figlio l’amore inesauribile del Padre si è, per così dire, esaurito. Chi è dentro rimane dentro e chi è fuori resterà fuori, per sempre.

19 Questo infatti è il giudizio: che la luce è venuta nel mondo e gli uomini hanno amato più la tenebra che la luce: infatti le loro opere erano malvagie.

Se la luce è venuta nel mondo per illuminare le tenebre, quale altra luce per le tenebre che non l’hanno accolta?

20 Infatti ognuno che fa il male odia la luce e non viene alla luce, perché non siano riprovate le sue opere. 21 Ma colui che fa la verità viene alla luce perché siano manifestate le sue opere perché in Dio sono fatte.

Perché l’uomo non viene alla luce e preferisce rimanere nelle tenebre? Non semplicemente perché fa il male, ma perché ama il male e non è disposto a cambiare vita.

Che l’uomo sia peccatore è fuori discussione. Qualcuno forse è disposto ad ammetterlo e a riconoscerlo. Non basta: bisogna desiderare una novità di vita, che passa di necessità attraverso il rinnegamento di se stessi. Falsa e sterile è la confessione che non porta con sé un desiderio di cambiamento. E non c’è volontà di cambiamento in chi rimane nell’inerzia del proprio stato. Quando non si è impegnati con la totalità del proprio essere è spento qualsiasi anelito e desiderio di venire alla luce. Non c’è bisogno  di  luce per chi ha il cuore sazio di tenebre. Ma allorché la luce è data, chi opera per la verità le corre incontro a cuore aperto; chi opera per il male, si rinchiude nelle proprie tenebre ed innalza barriere di protezione.

Non si va direttamente a Gesù ignorando la tensione etica. Certamente questa non è sufficiente: bisogna andare oltre, ma l’ impegno deve essere totale. E’ l’unica via aperta per correre incontro al Cristo: fare la sua volontà così come è da noi innanzitutto conosciuta attraverso la voce della coscienza e i precetti della Legge. Chi opera per Dio non teme il confronto con la Sua luce, al contrario l’attende e la sollecita.

22 Dopo queste cose venne Gesù e i suoi discepoli nella terra di Giudea e là dimorò con loro e immergeva.

Dopo l’incontro con Nicodemo e questi discorsi, Gesù venne nella terra di Giudea. Non più semplicemente in Gerusalemme dunque ma nel territorio circostante di Giudea, e là dimorò con i suoi discepoli. Dopo essere entrato nel tempio di Dio eretto dall’uomo, ora Gesù vuol entrare nel tempio dell’uomo eretto da Dio. E anche qui innanzitutto per fare ordine e per ripulirlo ben bene e lavarlo dalle sue sozzure. Perché il Cristo immergeva? Per lavare i corpi materiali o per rendere puri i cuori? Non faceva la stessa cosa anche Giovanni? Forse Gesù voleva mettersi in competizione con il Battista? La domanda è lecita e la cosa non poteva certo sfuggire ai discepoli di Giovanni.

23 Ora era anche Giovanni battezzante in Ainon vicino a Salim, perché molte acque erano là, e venivano ed erano immersi. 24 Infatti non era ancora stato gettato in carcere Giovanni. 25 Ci fu dunque una disputa dai discepoli di Giovanni con un Giudeo sulla purificazione.

I discepoli di Giovanni non potevano certo prendersela con Gesù che non era presso loro, ma alla prima occasione se la prendono con un Giudeo, interessato alla purificazione. Bisogna mettere le cose in chiaro con chi va a Gesù, a scanso di equivoci, ed informare il Battista.

26 E vennero da Giovanni e dissero a lui: Rabbì, colui che era con te al di là del Giordano a cui tu hai reso testimonianza, ecco questi immerge e tutti vanno da lui.

Come tutti i bravi discepoli, che hanno occhi solo per il loro maestro, dimostrano rammarico e preoccupazione per chi ha più successo. Non tanto perché immerge, ma perché tutti vanno da lui. Le cose veramente non stanno così, ma è grande il timore che così vada a finire. Ciò che essi temono è proprio ciò che Giovanni desidera.

27 Rispose Giovanni e disse: Non può un uomo ricevere neppure una cosa se non è data a lui dal cielo.

Nessuna invidia, nessuna gelosia per ciò che è dato dal cielo: è per il bene di tutti ed attesta l’amore del Signore.

28 Voi stessi  mi rendete testimonianza che dissi: Non sono io il Cristo, ma che sono stato mandato davanti a quello.

Se pensate che sia importante seguire Giovanni e non altri, ricordatevi di quello che vi ho detto: Non sono io il Cristo, ma sono stato mandato davanti a quello. Dunque colui che viene dopo di me è prima di me e vale più di me. Se mi amate di un amore pieno ed esclusivo, sappiate che è un altro il vostro sposo.

29 L’avente la sposa sposo è; ma l’amico dello sposo che sta ed è ascoltante lui si rallegra di gioia per la voce dello sposo.

E’ vero sposo chi ha la sposa. Nessuna donna può appartenere a due uomini: quando ama l’uno, l’altro tutt’al più fa da cornice, ed in genere assai malvolentieri. Ma tra me e Gesù le cose stanno diversamente. Se voi siete a lui uniti e a Lui abbracciati, io che sto saldo nella fede e ascolto solo Lui, mi rallegro di gioia, allorché sento la Sua voce. Ogni gioia da voi data al Signore è data anche a me. Non c’è mia felicità che non sia per Cristo ed in vista di Cristo. Se vi è in me gelosia è perché vi voglio tutti e solo di Gesù. L’amore umano crea divisione e separazione di cuori: l’amore di Dio crea condivisione e comunione

Dunque questa gioia quella mia è piena.

Non c’è pienezza di gioia, se non nel Figlio  e per il Figlio . La  pienezza che è in un Altro teme soltanto di perdere l’Altro.

30 Quello deve crescere, io invece diminuire.

Se il desiderio di ogni uomo è quello di crescere, non si cresce nella vita del Cristo, se non diminuendo nella propria. C’è forse confronto tra l’uomo che viene dal cielo e quello che viene dalla terra?

31 Colui che viene dall’alto è sopra tutti. Colui che è dalla terra è dalla terra e dalla terra parla: colui che viene dal cielo è sopra tutti.

Sta a noi scegliere: tra un amore nato dalla terra e destinato a perire su questa terra, e un amore nato in cielo e destinato a portarci in cielo. Se non c’è desiderio di vita eterna, cade qualsiasi testimonianza che venga dall’alto. Non si accoglie la testimonianza di colui che viene dalla terra, se non per preparare i cuori alla testimonianza di Colui che viene dal cielo.

32 Ciò che ha visto e ha udito questo testimonia, e la sua testimonianza nessuno accoglie. 

Il valore di una testimonianza è dato dal rapporto che intercorre tra colui che testimonia e colui che è testimoniato: più è diretto ed immediato più è garanzia di verità e di autenticità.

Nessuno conosce il Padre se non Colui che siede alla destra del Padre. il Figlio non solo vede il Padre, ma come uno specchio lo riflette in sé. Non solo ascolta la sua parola, nell’obbedienza alla Sua volontà, ma la rende attuale, operante e vivificante in tutti quelli che la cercano. Quale testimone dunque più degno di fede di Colui che è ad immagine del Padre? Chi vede il Figlio vede il Padre, chi ascolta la parola del Figlio ascolta la parola del Padre. e la sua testimonianza nessuno accoglie. Considerazione amara e desolante: è il colmo dell’assurdità e del paradosso. Cosa può esserci di più e di meglio ?

33 Colui che ha accolto la sua testimonianza ha sigillato che Dio è veritiero.

Nel momento in cui rileva che nessuno accoglie la testimonianza del Figlio, Giovanni pone se stesso come l’eccezione. Non per rivendicare una diversità vana e pretestuosa, ma per esortare ognuno che cerca Dio ad una diversità dovuta,  a Lui gradita e da Lui voluta.

Non ci è chiesta una nostra verità ed una nostra salvezza, ma di porre il  sigillo su quello che è a noi dato, pur non essendo da noi creato. Riconosci  che Dio è veritiero innanzitutto accogliendo colui che ha mandato dal cielo.

34 Chi infatti Dio inviò dice le parole di Dio, infatti non dà lo Spirito a misura.

Chi è stato inviato da Dio, non solo dice le parole di Dio, ma dona lo Spirito senza misura. Questa dunque la differenza tra  la parola  di Gesù e quella dei profeti. E’ sempre la Parola dell’unico e medesimo Dio, ma porta con sé ogni pienezza ed ogni ricchezza. Fino ad ora lo Spirito è stato dato con misura, d’ora in poi sarà senza misura alcuna. Il limite che prima era imposto da Dio, ora è posto soltanto dall’uomo, conforme alla sua fede nel Salvatore.

35 Il Padre ama il Figlio e tutte le cose ha dato in mano di lui.

Nulla che appartenga al Padre si può avere, se non passando attraverso il Figlio. Perché il Padre ha posto ogni compiacimento solo nel Figlio e tutto ha rimesso nelle sue mani. Nessun dono si può avere, di nulla possiamo appropriarci in questo mondo, se non con il beneplacito ed il consenso del Cristo. Non esistono diritti naturali che non siano rivisitati dal Cristo. Non c’è diritto alla salute, al cibo quotidiano, ad uno sposo o ad una sposa, se non per volontà di Dio. Tutto è dato e tutto è scavalcato allorché ci è donato l’unico eterno bene che è Gesù.

36 Colui che crede nel Figlio ha vita eterna;

D’ora in poi non avremo semplicemente la vita, ma una vita eterna. Bisogna però credere nel Figlio: non con un semplice assenso dell’intelletto e del cuore, ma con l’obbedienza alla sua volontà

ma colui che non è obbediente al Figlio non vedrà vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui.

Non vedrà vita e non sarà liberato dal peso dell’ira divina l’uomo che non si fa obbediente al Figlio, accogliendo la sua parola e mettendola in pratica.

Il messaggio di Giovanni allorché vuol essere inclusivo rispetto a quello del Figlio, si rivela altresì esclusivo rispetto ad ogni altro annuncio di salvezza. Non c’è vita eterna se non nell’obbedienza a Colui che è stato mandato dal cielo. Diversamente l’ira di Dio rimane su di noi, fino ad eterna dannazione.

 

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