8 - salmi 1-15
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- Categoria: Salmi
- Pubblicato Mercoledì, 26 Giugno 2024 06:57
- Scritto da Cristoforo
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Elenco salmi e numero di pagina
1 …pag 2
2…pag 11
3…pag 33
4…pag 43
5…pag 54
6…pag 67
7…pag 77
8…pag 92
9…pag 102
10…pag 104
11…pag 142
12…pag 151
13…pag 158
14…pag 168
15…pag 175
Salmo 1
Beato l’uomo che non è andato nel consiglio degli empi
e nella via dei peccatori non si è seduto,
2 ma nella legge del Signore è la sua volontà
e nella sua legge mediterà giorno e notte.
3 E sarà come l’albero che è piantato lungo
i corsi delle acque, che darà il suo frutto a suo tempo
e il suo fogliame non cadrà e tutto ciò che fa andrà a buon fine.
4 non così gli empi, non così: ma come la polvere
che il vento disperde dalla faccia della terra:
5 perciò non risorgeranno gli empi nel giudizio
né i peccatori nel consiglio dei giusti,
6 perché conosce il Signore la via dei giusti e il cammino
degli empi andrà in perdizione.
Da Sacy
Beato l’uomo che non è andato nel consiglio degli empi
e nella via dei peccatori non si è seduto,
Gli uomini carnali che amano il mondo, non conoscono il vero bene e chiamano felicità ciò che non ha mai reso felice alcuno. È felice soltanto chi non si è lasciato sedurre dal consiglio degli empi. Tre cose ci sono indicate in questo versetto: il peccato del pensiero che ci fa abbracciare il consiglio dannoso degli empi, il peccato dell’opera che ci introduce nella via e nella vita dei peccatori e il peccato della ostinazione che ci fa trovare il nostro riposo in oggetti mortali e ci fa sedere in qualche modo nella cattedra di una dottrina contagiosa, rendendoci quali maestri agli altri perché comunichiamo loro la pestilenza di cui siamo infettati noi stessi. Se ne va, dice Agostino, quando ci si allontana da Dio; si ferma quando per essere radicati nell’orgoglio non si può ritornare a Dio se non mediante la grazia del liberatore.
2 ma nella legge del Signore è la sua volontà
e nella sua legge mediterà giorno e notte.
Felice l’uomo che ha evitato il male non per necessità, per timore o per impotenza, ma per volontà e per il piacere che prende nella legge di Dio, cioè per amore. Chi ama pensa spesso all’oggetto del suo amore. Per questo l’uomo veramente felice medita giorno e notte la legge del Signore in cui unicamente si compiace. La sua meditazione consiste nella disposizione del suo cuore e nell’opera piuttosto che nel solo pensiero della mente. Vivendo giorno e notte nella legge divina dice Sant’Ilario, la sua stessa vita è una continua meditazione.
3 E sarà come l’albero che è piantato lungo
i corsi delle acque, che darà il suo frutto a suo tempo
e il suo fogliame non cadrà e tutto ciò che fa andrà a buon fine.
Somiglia a un albero di cui sono innaffiate le radici, che non può fare a meno di fruttificare alla sua stagione. Le acque che innaffiano continuamente le radici di questo albero sono le grazie del Signore che gli danno la virtù di produrre un frutto che è proprio ciò che gli conviene, cioè lo stato in cui l’ha posto la provvidenza. E si dice che lo produrrà nella sua stagione per significare che ci sono tempi destinati per i frutti di ciascun albero diverso. I padri hanno applicato queste parole a Gesù Cristo e dicono che è veramente felice chi si farà imitatore dell’uomo Dio, che è come un albero di vita piantato in mezzo al paradiso della sua Chiesa, lungo le correnti dei fiumi di cui si dice nel Vangelo che fiumi di un’acqua viva che è lo spirito Santo, scorreranno dal suo cuore. Questo albero di vita ci dà il suo frutto, cioè ci comunica per un puro effetto della sua bontà il frutto salutare delle sue fatiche, della sua passione e della sua morte. Ma lo dà nella sua stagione cioè secondo le sapientissima regole della sua dispensazione e principalmente nella consumazione dei tempi in cui farà parte, con pienezza, di tutti i suoi frutti nel cielo, ai suoi servi fedeli.
Due cose unisce Davide in questo versetto. Egli dice relativamente all’albero di cui ha parlato che non cadrà la sua foglia; ed aggiunge relativamente all’uomo, da lui paragonato all’albero, che prospererà in tutte le sue azioni. La stessa cosa egli esprime in due maniere differenti volendo farci intendere che chi si propone la volontà del Signore come unica sua legge vivrà eternamente. Tutte le sue azioni andranno a terminare nell’eterna felicità. I padri hanno ancora applicato questo versetto a Gesù Cristo come l’albero pieno di vita la cui foglia non cadrà cioè non perirà. La sua parola o la sua carne divina servirà, conformemente alla natura delle foglie a coprire in noi e a custodire i frutti della sua grazia contro il rigore delle tentazioni e delle tempeste. Di questo fiume, di questo albero vivificante e di queste foglie salutari si dice nell’Apocalisse che l’angelo mostrò a San Giovanni un fiume di acqua viva, limpido come cristallo che scendeva dal trono di Dio. Aveva da ambo i lati l’albero della vita, che porta dodici frutti, ciascuno dei quali matura ogni mese. Ottime erano le sue foglie per guarire le nazioni. Non è scritto secondo la riflessione di Sant’Ilario che vi erano alberi da ambo i lati del fiume, ma si dice che vi era un albero, poiché non essendo che uno solo in tutti i luoghi, l’albero della vita, porge di se medesimo, nelle sacre acque del battesimo, frutti divini a tutti quelli che si presentano.
4 non così gli empi, non così: ma come la polvere
che il vento disperde dalla faccia della terra:
Sono come una polvere inutile che il vento impetuoso delle tentazioni e delle passioni disperde da ogni lato senza che abbiano alcuna stabilità, che non può incontrarsi al di fuori di quelli che si appoggiano a Dio.
5 perciò non risorgeranno gli empi nel giudizio
né i peccatori nel consiglio dei giusti,
Alcuni atei con la parola “non resurgent”, hanno voluto provare che non c’è resurrezione per gli empi e che quindi niente hanno da temere dopo la loro morte. Ma oltre al fatto che una tale spiegazione è contraria a tutte le Scritture non si dice semplicemente che gli empi non risorgeranno ma che non risorgeranno nel giudizio e nel congresso dei giusti, cioè non risorgeranno per avere parte al giudizio favorevole di coloro che sono veramente giusti. Ovvero secondo il senso del testo ebraico, che significa, star saldo, non potranno sostenere i rigorosi giudizi di Dio né la gioia della compagnia dei giusti, essendo essi stessi così colpevoli.
6 perché conosce il Signore la via dei giusti e il cammino
degli empi andrà in perdizione.
I giusti camminano nella via dei comandamenti. Per questo il Signore conosce la loro via poiché l’ha indicata egli stesso con i suoi santi precetti. Ma gli empi al contrario camminano per un sentiero del tutto opposto alla legge divina: il Signore perciò non li conosce. Dio propriamente non conosce secondo Sant’Ambrogio se non coloro solo che sono suoi in cui egli riconosce se medesimo. Questi sentieri degli empi, cioè tutti i loro vani pensieri e tutti i loro traviamenti periranno, come si dice altrove: tu ridurrai a niente o Signore nella tua santa città la loro immagine, come il sogno di quelli che si svegliano.
Da Agostino
Beato l’uomo che non è andato nel consiglio degli empi
e nella via dei peccatori non si è seduto,
2 ma nella legge del Signore è la sua volontà
e nella sua legge mediterà giorno e notte.
3 E sarà come l’albero che è piantato lungo
i corsi delle acque, che darà il suo frutto a suo tempo
e il suo fogliame non cadrà e tutto ciò che fa andrà a buon fine.
4 non così gli empi, non così: ma come la polvere
che il vento disperde dalla faccia della terra:
5 perciò non risorgeranno gli empi nel giudizio
né i peccatori nel consiglio dei giusti,
6 perché conosce il Signore la via dei giusti e il cammino
degli empi andrà in perdizione.
In senso più pertinente, si può intendere con cattedra della pestilenza anche una dottrina perniciosa, il cui insegnamento si diffonde come un tumore maligno . È poi degna di considerazione la successione delle parole: va, si ferma, si siede. L'uomo se ne è andato quando si è allontanato da Dio; si è fermato quando si è compiaciuto nel peccato; si è seduto quando, appesantito dalla sua superbia, non ha più saputo tornare indietro, se non fosse stato liberato da colui che non è andato secondo il consiglio degli empi, non si è fermato sulla via dei peccatori, non si è seduto sulla cattedra della pestilenza…
Medita giorno e notte: può significare incessantemente, o nel giorno, cioè nella letizia, e nella notte, cioè nella prova. Sta scritto infatti: Abramo vide il mio giorno e si rallegrò e, riguardo alla prova, perfino nella notte mi ammoniscono i miei reni ...
L'albero, che è Nostro Signore, dalle acque correnti, cioè dai popoli peccatori, traendoli alla via e radicandoli nella sua dottrina, darà frutto, ossia costituirà le chiese; a suo tempo, ossia dopo che sarà stato glorificato nella risurrezione e nell'ascesa al cielo. È infatti dopo aver inviato lo Spirito Santo agli Apostoli, confermandoli nella loro fede e indirizzandoli ai popoli, che ha prodotto il frutto delle chiese. E il cui fogliame non cade, ossia la cui parola non è vana: poiché erba è tutta la carne e tutta la sua gloria è come il fiore del campo; l'erba si seccò e il fiore cadde, ma la parola del Signore resta per sempre . E tutto quel ch'egli fa, riesce bene, ossia tutto ciò che quell'albero avrà prodotto, in frutti e in foglie, ossia in fatti e in parole…
Perciò non si leveranno su nel giudizio: appunto perché sono spazzati via come polvere dalla faccia della terra; ed è detto egregiamente che ai superbi viene sottratto quello che maggiormente ambiscono, cioè la facoltà di giudicare, il che ancor più chiaramente può intendersi dalle parole che seguono: né i peccatori nel consesso dei giusti; infatti vien così ripetuto in maniera più distesa quanto era stato espresso precedentemente, intendendo per peccatori gli empi; sì che quanto sopra è detto del giudizio, viene ora affermato del consiglio dei giusti. E pur essendo gli empi altra cosa dai peccatori, di modo che, sebbene ogni empio sia peccatore, non per questo ogni peccatore è empio, gli empi non si leveranno su nel giudizio, ossia si leveranno ma non per essere giudicati perché ormai destinati a certissime pene; laddove i peccatori non si leveranno nel consesso dei giusti, ossia per giudicare, ma piuttosto per essere giudicati, in modo che di loro possa dirsi: L'opera di ciascuno si farà manifesta; e se rimarrà quel lavoro che uno ha sopraedificato, ne avrà ricompensa; se l'opera di qualcuno sarà bruciata, ne soffrirà danno: egli però sarà salvato, così appunto per mezzo del fuoco …
Non che il Signore ignori cosa alcuna anche se dice ai peccatori: Non vi conosco -; ma più efficacemente viene affermato che essere ignorati dal Signore è perire, ed essere conosciuti da Dio è permanere, poiché alla conoscenza di Dio attiene l'essere, così come all'ignoranza il non essere.
Frammenti dai padri
Da Origene : “Quale inizio del Salterio potrebbe essere migliore di questa profezia e lode dell’uomo perfetto, nel Salvatore?”.
Da Eusebio “L’albero è a un tempo, Il Figlio di Dio – vicino ai fiumi delle divine Scritture che lo annunciano – ed il giusto che, sempre unito alla legge divina, è irrigato da tutti i fiumi spirituali. Il suo tempo è il secolo futuro, essendo la vita presente il tempo in cui si coltiva e prepara il futuro”.
Da Gregorio Nisseno “il fine della vita virtuosa è nella beatitudine. E il vero beato è Dio… Tra gli uomini è beato colui che assomiglia a Dio per la comunione con lui e la partecipazione alla sua vita. Questa dunque sarà la definizione della beatitudine umana: una somiglianza alla beatitudine divina.
Da Eusebio: “Ogni uomo desidera la beatitudine: ecco perché questo primo salmo descrive chi è veramente beato. Il primo beato è il Salvatore. Questo salmo parla di lui, di lui che è lo sposo della Chiesa…”
Da Ilario: “E’ stupendo questo salmo come inizio del Salterio: esprime la speranza della beatitudine, la minaccia del giudizio, la promessa della incorporazione al mistero di Dio”.
Da Origene: “Meditate la legge del Signore, sia che mangiate sia che vegliate e anche durante la notte… In senso allegorico la tranquillità è il giorno e la notte è figura delle prove della vita.
Da Eusebio: “La legge del Signore è quella di Mosè ma anche, prima di essa, la legge naturale… Dopo il Vangelo, la legge è il Vangelo.
Da Girolamo: “Meditate questa legge non soltanto leggendola, ma anche mettendolo in pratica”.
Da Eusebio: “L’albero è, a un tempo, il Figlio di Dio, vicino ai fiumi delle divine scritture che lo annunciano e il giusto che, sempre unito alla legge divina, è irrigato da tutti i fiumi spirituali. Il suo tempo è il secolo futuro, essendo la vita presente il tempo in cui si coltiva e prepara il futuro”.
Da Ruperto: “L’uomo nuovo è l’albero della vita, sempre verde al soffio dello spirito della sapienza. Al fine di produrre il suo frutto per noi nella vita presente, la salvezza delle anime e nella vita futura la risurrezione dei corpi, egli ha permesso che lo si tagliasse, avendo la certezza di germogliare di nuovo, dopo aver vinto in se stesso la frattura violenta della morte corporale che aveva subito”.
Da Ippolito: “Questo albero è per me di salvezza eterna: di esso mi nutro, di esso mi pasco. Per le sue radici io affondo le mie radici, per i suoi rami mi espando, della sua rugiada mi inebrio, dal suo spirito, come da soffio delizioso, sono fecondato. Sotto la sua ombra ho piantato la mia tenda ed ho trovato riparo dalla calura estiva. Per i suoi fiori fiorisco, dei suoi frutti mi delizio a sazietà, e colgo liberamente i frutti fin dalle origini a me destinati. Quest’albero è nutrimento alla mia fame, sorgente per la mia sete, manto per la mia nudità; le sue foglie sono spirito di vita e non foglie di fico.
Quest’albero è mia salvaguardia quando temo Dio, appoggio quando vacillo, premio quando combatto, trofeo quando ho vinto. Quest’albero è per me “il sentiero angusto e la via stretta”; è la scala di Giacobbe, è la via degli angeli alla cui sommità realmente è “appoggiato “ il Signore.
Quest’albero dalle dimensioni celesti si è elevato dalla terra al cielo fondamento di tutte le cose, sostegno dell’universo, supporto del mondo intero, vincolo cosmico che tiene unita la instabile natura umana, assicurandola con i chiodi invisibili dello Spirito, affinché stretta alla divinità non possa più distaccarsene. Con l’estremità superiore tocca il cielo, con i suoi piedi rafferma la terra, tiene stretto da ogni parte, con le braccia sconfinate, lo spirito numeroso ed intermedio dell’aria. Egli era tutto in tutte le cose e dappertutto.
Da Efrem: “Tendete le vostre mani verso il ramo della verità che i superbi non possono raggiungere. Egli abbassò la sua maestà, discese per sollevarci. In questo ramo di verità si moltiplicano i figli della verità. Cresciuti, giunti a maturazione, portano frutti di paradiso.
Gesù piega verso di noi il tuo amore, lasciaci afferrare questo ramo che tese i suoi frutti agli ingrati. Essi ne mangiarono e lo disprezzarono. Il ramo si inclinò sino all’inferno: prese Adamo, si rizzò, lo depose in paradiso. Benedetto colui che si è chinato verso di noi. Il ramo ha vinto i re, stende la sua ombra sul mondo intero. Noi vogliamo essere crocifissi all’albero di cui mangiamo il frutto. Venite, attacchiamoci all’albero che ci dona il pane di vita.
Benedetto colui che ci accoglie alla sua ombra!
Benedetto colui che ci corona con la sua grazia!”.
Da Girolamo: “L’empio sarà così miserabile che la sua polvere non è neppure terra. Non ha niente di solido, tutto quello che ha, lo ha per il castigo. Non resta mai nello stesso luogo: maledizione dell’ andare vagando come Caino.”
Da Eusebio e Cirillo Alessandrino: “Davide è il primo che ha parlato di risurrezione”.
Da Gregorio Nisseno: il salmo 1 distoglie l’uomo dalla parentela contratta con il male. Il salmo 2 gli mostra a chi bisogna aderire: pone davanti ai nostri occhi il Cristo manifestato nella carne e ci insegna che il credere in lui sarà la nostra beatitudine”.
Salmo 2
Salmo di Davide
Perché fremettero le genti
e i popoli hanno meditato cose vuote?
Si sono presentati i re della terra
e i principi si sono riuniti tutti assieme
contro il Signore e contro il suo Cristo.
3 Spezziamo le loro catene e gettiamo via da noi il loro giogo.
4 Colui che abita nei cieli li deriderà
e il Signore si farà beffe di loro.
5 Allora parlerà ad essi nella sua ira
e nel suo furore li sconvolgerà.
6 Io invece sono stato costituito re da lui
sopra Sion, il suo monte santo,
per annunciare il suo precetto.
7 il Signore mi ha detto: Figlio mio sei tu, io oggi ti ho generato.
8 Chiedi a me e darò a te le genti in tua eredità
e in tuo possesso i confini della terra.
9 Li reggerai con verga di ferro,
come un vaso di creta li frantumerai.
10 E ora, re, comprendete;
lasciatevi istruire voi che giudicate la terra,
11 servite il Signore nel timore
ed esultate per lui con tremore.
12 Abbracciate la correzione,
affinchè non si adiri il Signore
e non vi perdiate dalla giusta via,
13 quando divamperà in un attimo la sua ira.
Beati tutti quelli che confidano in lui
Da Sacy
Perché fremettero le genti
e i popoli hanno meditato cose vuote?
Si sono presentati i re della terra
e i principi si sono riuniti tutti assieme
contro il Signore e contro il suo Cristo.
3 Spezziamo le loro catene e gettiamo via da noi il loro giogo.
Si narra negli Atti degli Apostoli che Pietro e Giovanni, imprigionati per aver predicato la gloria di Gesù Cristo e la risurrezione dei morti, dopo la loro liberazione raccontarono ai fratelli quanto avevano loro detto i principi dei sacerdoti e gli anziani. Alzando allora tutti concordemente la loro voce, nella unità di uno stesso spirito dissero: Sei tu Signore che con la ispirazione dello Spirito Santo dicesti per bocca del nostro padre Davide tuo servo: perché si levarono a rumore le nazioni e meditarono i popoli vane macchinazioni? Insorsero i re della terra e si radunarono i principi contro il Signore e contro il suo Cristo. Veramente si unirono insieme Erode e Ponzio Pilato con i Gentili e con il popolo di Israele contro il tuo santo Figlio Gesù Cristo, che tu hai consacrato con la tua santa unzione. Si vide dunque al principio della Chiesa l’adempimento della profezia del re Davide, cui lo Spirito Santo fece conoscere tanti secoli prima quello che allora accadde. I popoli cospirarono con i principi contro Gesù Cristo. Formarono essi vani progetti per impedire l’affermarsi del suo regno, della sua verità e della sua giustizia. Quello che si vide allora si vede anche oggi. Anche noi molto spesso ci opponiamo agli intendimenti di Dio: non osserviamo le leggi divine e talvolta soffochiamo la verità per non ascoltare una voce che ci condanna e che ci sembra troppo severa.
4 Colui che abita nei cieli li deriderà
e il Signore si farà beffe di loro.
Chi è innalzato nei cieli, cioè chi è superiore ad ogni cosa con la sua infinita grandezza, chi abita nelle anime giuste come nel suo trono ha un sommo disprezzo per tutti i vani pensieri degli uomini ed ispira lo stesso disprezzo alle anime sante in cui ha posto la sua dimora e che ad imitazione degli apostoli non possono essere sbigottiti alle minacce di tutti gli uomini, ma aspettano con certezza l’adempimento di tutto ciò che la mano onnipotente e il consiglio del Signore decretarono che fosse fatto. Dal momento che egli è il padrone e l’arbitro supremo a lui spetta farsi beffa di tutti i deboli nostri disegni, che niente possono contro la sua eterna ed immutabile volontà.
5 Allora parlerà ad essi nella sua ira
e nel suo furore li sconvolgerà.
Per collera di Dio si deve intendere non un turbamento di spirito, ma una virtù divina con cui punisce con giustizia e sottomette le sue creature. Spesso però, quando parla a loro nella sua collera, non lo fa tanto per punirli quanto per spaventarli in modo salutare. La collera del Signore è anche un santo sentimento che nasce in un’anima che veda la legge di Dio violata dai peccatori o da lei stessa. Dio si serve di questo santo movimento nelle anime giuste per purificarle da molte colpe.
Per suo furore si possono intendere l’accecamento e le tenebre con cui castiga i prevaricatori della sua legge allorché non usa loro misericordia, come agli altri e sconvolge tutti i loro disegni.
6 Io invece sono stato costituito re da lui
sopra Sion, il suo monte santo,
per annunciare il suo precetto.
Il Figlio di Dio parla qui e dichiara che, malgrado tutte le opposizioni di popoli, egli è stato costituito per volontà del Padre suo a cui nessuna potestà può resistere, re e capo della Chiesa, figurata da Gerusalemme, città la cui parte principale era formata dal monte Sion.
7 il Signore mi ha detto: Figlio mio sei tu, io oggi ti ho generato.
Chi è l’angelo, esclama San Paolo, a cui Dio abbia mai detto: tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato? Questa generazione del Figlio di Dio può intendersi in tre maniere diverse: o quella eterna che ebbe nel seno di suo Padre, come San Paolo ha inteso in questo luogo; e il termine oggi indica ottimamente l’eternità in cui tutte le cose sono presenti. Si può pure intendere quella che trasse nel tempo dal sacro utero della vergine Maria come spiega Santo Fulgenzio. Oppure, finalmente quella per cui rinacque dal sepolcro come uomo per vivere eternamente di una vita gloriosa, come l’apostolo ha spiegato questo passo in un altro luogo.
8 Chiedi a me e darò a te le genti in tua eredità
e in tuo possesso i confini della terra.
Non si ottiene una eredità se non per la morte di chi la possedeva. Le nazioni sono divenute l’ eredità di Gesù Cristo per la morte dello stesso Cristo. Essendo noi stati acquistati col prezzo del suo sangue non siamo più nostri ma interamente suoi.
9 Li reggerai con verga di ferro,
come un vaso di creta li frantumerai.
Dio ha usato una virtù onnipotente per abbattere l’orgoglio delle nazioni. La verga, con cui le percosse, fu una verga di ferro relativamente alla durezza del loro cuore. Le ha infrante come un vaso di terra, rompendo in esse tutte le cupidigie terrestri e quanto vi era dell’antico fango corrotto dal vecchio uomo. Molti pensano che sia contrario alla bontà del Padre Eterno che suo Figlio conduca con una verga di ferro e rompa come un vaso di terra le nazioni che egli ha ricevuto per sua eredità. Ma per questa verga di ferro si può intendere la sua verità che è la regola inflessibile, su cui deve essere riformata la volontà del peccatore. Perciò quantunque la volontà di Dio sia paragonata ad una verga di ferro a motivo della sua inflessibilità, pare, secondo l’espressione del greco, che Gesù Cristo dovesse servirsi di essa per conduci come un buon pastore, che mostra una fermezza animata da uno spirito di carità regale. Se egli aggiunge che le romperà come il vaso del vasaio è per farle nuove, come Dio stesso manifestò ad uno dei suoi santi profeti, che aveva visto un vaso di argilla cadere dalle mani del vasaio, il quale in un batter di ciglio ne fece un altro tale quale a lui piacque: non posso far di te o casa di Israele, dice il Signore, lo stesso che hai visto fare a quel vasaio? Tu sei come un vaso di argilla tra le mie mani. Ma è anche vero dire che il Figlio di Dio romperà con un’ammirabile facilità tutti gli empi che non vorranno sottomettersi alle sua legge.
10 E ora, re, comprendete;
lasciatevi istruire voi che giudicate la terra,
Ora che sono stato costituito re, non vi rattristate re della terra, come se vi dovesse essere rapita la vostra dignità regale. Ma imparate piuttosto quanto vi sia di profitto stare sottoposti a colui dal quale viene la vostra potenza e da cui dovete ricevere tutta la luce della vostra sapienza per giudicare e per governare i vostri sudditi.
11 servite il Signore nel timore
ed esultate per lui con tremore.
La vostra gloria, o re, consiste nel servire il Signore di tutti gli uomini con timore e con tremore. Dovete riporre la vostra gioia non nell’impero che possedete sui popoli, ma nell’umile sottomissione che gli rendete come sovrano di tutto l’universo. Il timore che si ha nel servizio divino, deve sempre essere accompagnato da una santa gioia. Il timore serve a farci stare vigilanti e la gioia ci tiene lontani dall’abbattimento.
12 Abbracciate la correzione,
affinchè non si adiri il Signore
e non vi perdiate dalla giusta via,
La forza della parola latina, abbracciate, ci indica da una parte il bisogno che noi abbiamo di attaccarci alla disciplina del Signore, cioè alla santità dei suoi precetti come a un appoggio del tutto necessario per la salvezza. Dall’altra parte ci dice l’impazienza tutta santa che dobbiamo avere di attaccarci prontamente alla stessa. Abbracciamo dunque con ardore questa sicura ancora della nostra salvezza e teniamoci ad essa strettamente attaccati, affinché Dio alla fine non si adiri contro di noi. E qual è l’effetto del suo sdegno? È che noi periremo miseramente, uscendo dalla via retta. Questo è veramente, Signore, un terribile effetto della tua ira, al cui paragone non è niente tutto il furore degli uomini schierati contro di noi. È questa la pena più dolorosa per quelli che hanno la beata sorte di gustare la dolcezza della giustizia. Usciti dal sentiero, che solo può guidarci a felicità, non possiamo se non inutilmente affannarci per strade deviate e per vie di iniquità che conducono alla morte eterna.
13 quando divamperà in un attimo la sua ira.
Beati tutti quelli che confidano in lui
Lo sdegno di Dio, che divamperà in un attimo, si deve intendere delle fiamme della divina giustizia, in cui saranno precipitati i peccatori, quando meno se l’aspettano, poiché sempre la morte li coglie impreparati e sembra a loro giungere troppo presto, per quanto lungo sia stato il corso dei loro giorni. Ma quelli che temono Dio e hanno posto la loro fiducia non già in sé medesimi o negli altri uomini, si troveranno in salvo da quello sdegno e colmi di ogni bene per tutta l’eternità. Lo sdegno del Signore può anche significare le varie prove con cui gli piace scandagliare il cuore dei suoi servi, quando meno vi pensano. Tali prove di tentazioni, di malattie e di persecuzione, essendo un effetto della sua collera verso quelli che non gli sono fedeli, sono all’opposto un effetto della sua misericordia verso gli altri che confidano solo in lui.
Da Agostino
Salmo di Davide
1Perché fremettero le genti
e i popoli hanno meditato cose vuote?
2 Si sono presentati i re della terra
e i principi si sono riuniti tutti assieme
contro il Signore e contro il suo Cristo.
Perché fremono le genti e i popoli macchinano cose vane? Si fanno avanti i re della terra, e i principi si collegano insieme contro il Signore e contro il suo Messia. È detto perché come per dire invano; infatti non hanno ottenuto ciò che volevano, che Cristo fosse annientato. Ci si riferisce qui ai persecutori del Signore, che sono menzionati anche negli Atti degli Apostoli .
3 Spezziamo le loro catene e gettiamo via da noi il loro giogo.
Spezziamo i loro vincoli, gettiamo lungi da noi il loro giogo. Sebbene queste parole possano essere interpretate anche altrimenti, tuttavia è più conveniente ritenerle come pronunziate da coloro che - come ha detto il Salmista - hanno tramato invano; in modo che questo sia il senso: spezziamo i loro vincoli e gettiamo lungi da noi il loro giogo, ossia diamoci da fare affinché la fede cristiana non ci avvinca né ci sia imposta.
4 Colui che abita nei cieli li deriderà
e il Signore si farà beffe di loro.
Colui che abita nei cieli ride di loro, e il Signore li schernisce. Il concetto è ripetuto: infatti al posto di colui che abita nei cieli, successivamente sta scritto Signore, ed al posto di ride, leggiamo poi schernisce. Tuttavia, niente di tutto questo deve essere inteso in senso carnale, come se Dio ridesse con la bocca o facesse sberleffi con il naso; dobbiamo piuttosto intendere che si riferisce a quella forza che Dio dà ai suoi santi, affinché essi, vedendo gli eventi futuri, cioè il nome di Cristo e la sua potenza che si estenderà sulle genti a venire e conquisterà tutte le nazioni, comprendano che i persecutori hanno tramato cose vane. E questa forza per cui son preconosciute tali cose è appunto il ridere e lo schernire di Dio. Colui che abita nei cieli ride di loro. Se per cieli intendiamo le anime dei santi, è per mezzo di queste che Dio, conoscendo con esattezza il futuro, riderà e si farà beffe di costoro.
5 Allora parlerà ad essi nella sua ira
e nel suo furore li sconvolgerà.
Allora parla ad essi nella sua ira, nel suo sdegno li sgomenta. Mostrando più chiaramente in qual modo parlerà loro, soggiunge: li sgomenterà, affinché all'espressione nella sua ira, corrisponda l'espressione nel suo sdegno. Non si deve intendere per ira e per sdegno del Signore una emozione dell'animo, ma la forza con cui punisce in perfetta giustizia, essendo la creazione intera soggetta a servirlo. Dobbiamo appunto, in modo particolare, intendere bene e ritenere ciò che sta scritto in Salomone: ma, padrone della [tua] forza, con tranquillità giudichi, e con grande indulgenza ci governi . L'ira di Dio è dunque quel movimento che sorge nell'anima che conosce la legge di Dio, quando vede tale legge violata dal peccatore: e in forza di questa reazione nelle anime dei giusti, molte cose vengono punite. Peraltro, l'ira di Dio può anche essere correttamente interpretata come la stessa obnubilazione dell'anima che s'impadronisce di coloro che trasgrediscono la legge di Dio.
6 Io invece sono stato costituito re da lui
sopra Sion, il suo monte santo,
per annunciare il suo precetto.
Io sono stato costituito da lui re su Sion, il suo santo monte, per annunziare il comandamento del Signore. Tutto questo si è reso manifesto nella persona del Signore nostro Gesù Cristo. Se Sion, come qualcuno interpreta, significa contemplazione, in essa dobbiamo vedere più propriamente la Chiesa, ove ogni giorno si leva la tensione a contemplare lo splendore di Dio come dice l'Apostolo: noi, che a viso scoperto, contempliamo la gloria del Signore . Il senso è dunque questo: io sono stato costituito da lui re sulla sua santa Chiesa, che chiama monte per la sua altezza e la sua stabilità. Io sono stato costituito da lui re, proprio io, del quale essi tentavano di spezzare i vincoli e di gettare lontano il giogo. Per annunziare il suo comandamento: chi non comprende questo, quando ogni giorno più volte si verifica?
7 il Signore mi ha detto: Figlio mio sei tu, io oggi ti ho generato.
Il Signore mi ha detto: mio Figlio sei tu, io oggi ti ho generato. Sebbene possa sembrare anche che si parli profeticamente di quel giorno in cui Gesù Cristo è nato come uomo, tuttavia - poiché oggi significa il presente, e nell'eternità non c'è alcunché di passato come se avesse cessato di essere, né di futuro come se ancora non fosse ma c'è soltanto il presente, in quanto ciò che eterno è sempre - si intende riferita a Dio quell'espressione: io oggi ti ho generato, con cui la verace e cattolica fede annunzia l'eterna generazione della potenza e della sapienza di Dio, che è il Figlio Unigenito.
8 Chiedi a me e darò a te le genti in tua eredità
e in tuo possesso i confini della terra.
Chiedi a me, e ti darò le genti in tua eredità. Questo si intende in senso temporale, riguardo l'uomo assunto [da Cristo], che ha offerto se stesso in sacrificio in luogo di tutti i sacrifici e che, inoltre, intercede per noi; di modo che si riferiscano alla intera economia temporale del piano di salvezza, che si è compiuta in favore del genere umano, le parole: chiedi a me, chiedi cioè che le genti si uniscano nel nome di Cristo e siano così redente dalla morte e possedute da Dio. Ti darò le genti in tua eredità, onde tu le possegga per la loro salvezza, ed esse ti diano frutti spirituali. E in tuo possesso i confini della terra. Si ripete lo stesso concetto. Confini della terra esprime ciò che è detto con genti; ma più chiaramente, per farci intendere che si tratta di tutte le genti. E in tuo possesso significa ciò che è detto con le parole in tua eredità.
9 Li reggerai con verga di ferro,
come un vaso di creta li frantumerai.
10 E ora, re, comprendete;
lasciatevi istruire voi che giudicate la terra,
Li reggerai con verga di ferro, nella giustizia inflessibile. E come vasi di creta li frantumerai, cioè frantumerai in essi i desideri carnali, i commerci immondi del vecchio uomo e tutto quanto è stato contratto ed è compenetrato del fango del peccato. Ed ora, re, abbiate giudizio. Ed ora, cioè già rinnovati, dopo che sono stati già frantumati i rivestimenti di fango, ossia gli involucri carnali dell'errore che appartengono alla vita passata: abbiate giudizio voi già re, ossia capaci di dominare quanto c'è in voi di servile e di bestiale, già validi a combattere, non quasi percuotendo l'aria, ma mortificando i vostri corpi e sottomettendoli all'obbedienza . Rinsavite, tutti voi che giudicate la terra. Di nuovo il concetto è ripetuto. Rinsavite tiene luogo di abbiate giudizio e voi che giudicate la terra esprime ciò che è detto con re. Viene infatti indicato che coloro che giudicano la terra sono gli uomini spirituali; perché tutto quello che giudichiamo è a noi inferiore, e quanto è inferiore all'uomo spirituale è detto giustamente terra, in quanto è insozzato dalla corruzione terrena.
11 servite il Signore nel timore
ed esultate per lui con tremore.
Servite al Signore con timore, perché non si volgano in superbia le parole: re che giudicate la terra. Ed esultate in lui con tremore. Molto opportunamente è aggiunto esultate, in modo che le parole servite al Signore con timore, non sembrino infondere afflizione. Ma di nuovo, per evitare che l'invito ad esultare solleciti manifestazioni avventate, si aggiunge con tremore, perché ne derivi prudenza e vigile custodia nella santificazione. Anche così si possono intendere le parole e ora, re, abbiate giudizio, cioè, ora che io sono stabilito quale re, non siate tristi, o re della terra, come se vi fosse sottratto il vostro bene; ma piuttosto rinsavite ed imparate. A voi conviene infatti essere soggetti a lui, da cui deriva per voi intelligenza e comprensione. E ciò vi conviene non per regnare avventatamente, ma per obbedire con tremore al Signore di tutti, e gioire nella sicura e verace beatitudine, cauti e attenti a non precipitare da essa per colpa della superbia.
12 Abbracciate la correzione,
affinchè non si adiri il Signore
e non vi perdiate dalla giusta via,
Impadronitevi dell'ammonizione affinché non si adiri il Signore e periate lontano dalla giusta via. Questo è quanto ha già detto con le parole comprendete e rinsavite. Infatti, comprendere e rinsavire significa impadronirsi della dottrina. Nondimeno, nel dire impadronitevi, è sottintesa chiaramente l'esistenza di una certa difesa e protezione contro tutte le cose che potrebbero nuocere, se non ci siamo impadroniti con adeguata cura di quell'ausilio. Affinché non si adiri il Signore è detto poi in senso dubitativo; non dal punto di vista della previsione del profeta, per il quale l'evento è certo, ma dal punto di vista di quelli cui l'ammonimento è rivolto, dato che sono soliti nutrire dubbi sull'ira di Dio proprio coloro ai quali essa non si è apertamente rivelata. È questo dunque che essi debbono dire a sé medesimi: abbracciamo l'ammonimento, affinché non si adiri il Signore e noi precipitiamo dalla giusta via. Già prima è stato spiegato in che senso debbono intendersi le parole si adiri il Signore. E precipitiate dalla giusta via. Si tratta di una pena grandissima, intensamente temuta da coloro che hanno assaporato un poco della dolcezza della giustizia. Chi infatti precipita dalla via della giustizia, errerà con grande sofferenza per le vie dell'iniquità.
13 quando divamperà in un attimo la sua ira.
Beati tutti quelli che confidano in lui
Quando rapidamente divamperà la sua ira, beati tutti coloro che confidano in lui. Cioè, quando verrà la vendetta preparata per gli empi e i peccatori, non solo essa non colpirà coloro che confidano nel Signore, ma li farà anche progredire nell'intelligenza e nell'elevazione al regno. Non è detto infatti: quando rapidamente divamperà la sua ira saranno sicuri tutti coloro che confidano in lui, come se essi avessero soltanto il vantaggio di non essere puniti; ha detto invece beati, in cui si somma la totalità di ogni bene. Quanto poi alla parola , rapidamente, credo significhi che il divampare sarà qualcosa di fulmineo, mentre i peccatori lo considereranno lontano e remoto nel futuro.
Dai padri della Chiesa
Ilario: (1-2). Di chi e di che cosa si tratta in questo salmo? L’autorità apostolica non lascia alcun dubbio: Signore, tu che per mezzo dello spirito Santo hai detto per bocca del nostro padre, il tuo servo Davide: perché si sono agitate le genti… Infatti si sono veramente riuniti, in questa città, contro il tuo santo servo Gesù, che hai come Cristo, Erode e Ponzio Pilato con le genti e i popoli di Israele (Atti 4,24 seguenti). E la condanna di Gesù è stata decisa di comune accordo dal pretore e dal tetrarca. Il salmo usa l’espressione adatta; infatti le genti si sono agitate, per una passione cieca e incontrollata: sono i soldati di Pilato che hanno imposto la corona di spine al Signore, che l’hanno deriso e schiaffeggiato, gli hanno dato da bere aceto e fiele e gli hanno aperto il costato. I popoli, cioè i giudei, si sono smarriti in falsi ragionamenti e non hanno riconosciuto proprio colui sul quale meditavano quando leggevano la legge… I re della terra sono Erode e Pilato che detenevano il potere legale, in quel tempo.
(5)… Nella sua ira. La natura divina, immutabile, non può turbarsi; ma il colpevole, sottoposto al castigo, sente l’autore del castigo come irritato, poiché il dolore di chi soffre corrisponde all’ira di colui che castiga. Dio non passa da uno stato d’animo a un altro: io sono il Signore e non muto (Malachia 3,6); ma il giudice onnipotente decreta il castigo.
(6 – 9): ma io sono stato costituito re: Figlio mio sei tu. Chiedi a me… Tutto questo è detto del Figlio unigenito di Dio, Gesù Cristo nostro Signore. Il Figlio unigenito di Dio è prima di tutti i secoli. Essendo il Verbo di Dio, non è nel tempo, ma prima del tempo. Ha creato il tempo, è il principio di tutte le cose. Per comprendere queste parole: “io oggi ti ho generato”, dobbiamo confrontare e spiegare il profeta con l’apostolo e l’apostolo col profeta.
Ma io sono stato costituito re… Il Cristo è re. Come negarlo quando il ladrone stesso lo ha confessato:… Signore, ricordati di me, quando sarai giunto nel tuo regno… (Luca 23,42). Anche i maghi lo hanno riconosciuto: dov’è il nato re dei Giudei? (Matteo 2,2). E Pilato: tu sei il re dei Giudei (Matteo 27,11).
D’altra parte alla domanda del sommo sacerdote: ti scongiuro per il Dio vivo di dirci se tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, il Signore risponde: tu l’hai detto: anzi vi dico che d’ora innanzi vedrete il figlio dell’uomo seduto a destra dell’Onnipotente venire sulle nubi del cielo (Matteo 26,64). Il figlio dell’uomo e il Figlio di Dio sono la stessa persona: la natura divina resta anche assumendo la natura umana. Gesù è figlio dell’uomo, pur continuando ad essere Figlio di Dio: eleva l’umanità conservando intatta la divinità. La forza divina non si degrada nell’unione con l’infermità umana, anzi questa infermità viene dotata di forza: infatti il figlio dell’uomo siede alla destra di Dio e lo vedremo venire sulle nubi del cielo. Dunque questo re è costituito Signore, sulla santa montagna di Dio: si tratta della Gerusalemme celeste che è nostra madre. Colui che è stato costituito re annuncia il decreto di Dio, perché ci si ricordi che egli deve venire sulle nubi del cielo – lui, contro il quale si sono agitate le genti e si sono riuniti insieme i principi – e perché, turbati per la conoscenza della venuta del Messia, gli uomini si pentano di aver disprezzato l’umiltà della sua carne.
L’insegnamento del Vangelo si svolge secondo l’ordine della profezia. Al versetto del salmo: figlio mio sei tu, io oggi ti ho generato, corrisponde Matteo 26,64: d’ora innanzi vedrete il figlio dell’uomo seduto a destra dell’Onnipotente. Queste parole del Cristo ci mostrano in quale momento il figlio dell’uomo, che è pure Figlio di Dio, riceve la dignità di sedere con Dio: prima ne era degno il Figlio di Dio, ma da questo momento anche il figlio dell’uomo ne diventa degno; e ciò che dimora come figlio dell’uomo, è generato come Figlio perfetto di Dio, come riprendendo e comunicando al suo proprio corpo, per la potenza della sua risurrezione, la gloria della sua eternità. È questa la gloria che chiedeva al Padre suo quando era ancora nel corpo mortale. Infatti, lui che era in forma di Dio, aveva preso la forma di schiavo; ed era per questa forma di schiavo, che aveva preso, che egli riceveva la gloria divina: Padre, glorificami presso di te con la gloria che avevo presso di te, prima che il mondo fosse (Giovanni 17,5). Non chiede nulla di nuovo, non desidera ciò che appartiene ad altri, chiede di essere come è stato: prega per essere come era fin dall’eternità, per essere generato nella forma che gli appartiene. Infatti in questo momento non era ancora interamente ciò che chiedeva di divenire. Chiedeva di diventare interamente ciò che era stato e niente altro. Ma mentre continuava veramente ad essere ciò che era stato, ed era sul punto di divenire ciò che egli non era, nasceva come per una nuova nascita a ciò che non era ancora interamente. Dunque, questo giorno è quello in cui egli afferrò la gloria della risurrezione, per la quale nasce a ciò che era stato prima di tutti i tempi. E se il figlio dell’uomo deve ormai manifestarsi seduto alla destra della potenza di Dio, è perché la natura della carne, glorificata dopo la risurrezione, era innalzata alla dignità che egli aveva avuto dall’eternità: poiché – essendo la carne mortale assorbita dall’immortalità – il figlio dell’uomo destinato a sedere col Padre, nasceva come Figlio di Dio, il Vivente (Apocalisse 1,18) che non deve più morire. L’apostolo sottolinea queste due nascite: l’una nel tempo e l’altra prima del tempo, e distingue la portata dell’una e dell’altra. Della felice nascita fuori del tempo egli scrive: egli è… Il primogenito di tutta la creazione, giacché in lui furono create tutte le cose nei cieli e sulla terra, le cose visibili e le invisibili (Col.i 1,15 seguenti). Poi egli dice che il Cristo è pure primogenito per la sua risurrezione dai morti. Primogenito di fra i morti, affinché in ogni cosa egli tenga il primato (Col. 1,18). Infatti nasce a ciò che non era nel momento in cui diviene ciò che era stato: è il primogenito tra i morti, lui che era stato generato prima di ogni creatura. Colui che è primogenito dei morti è lo stesso che era primogenito prima di ogni creatura. Queste parole del salmo: tu sei mio Figlio, io oggi ti ho generato, non si riferiscono al parto della vergine ma alla risurrezione di Gesù dai morti: l’autorità dell’apostolo ce lo garantisce. Infatti in Atti 13,22 leggiamo:… Vi rechiamo la buona novella, che la promessa fatta ai nostri padri, Dio l’ha adempiuta con i nostri figli, risuscitando Gesù, come sta scritto anche nel salmo secondo: mio Figlio sei tu, oggi io ti ho generato. Ed egli l’ha adempiuta quando l’ha risuscitato dai morti perché non veda più la morte. Dunque, secondo l’apostolo, questa parola di Dio Padre è stata detta il giorno della risurrezione. Vediamo se i Vangeli danno lo stesso insegnamento. Il Signore risorto si rivolge così ai suoi apostoli: ogni potere è stato dato a me in cielo e in terra. Andate dunque; ammaestrate tutte le genti, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo (Matteo 28,18). Risorto, infatti ha ogni potere in cielo e in terra: e dicendo: mi è stato dato, dimostra che egli ha chiesto ciò che ha ricevuto.
(8): chiedi a me e ti darò le genti in eredità e in possesso i confini della terra. Ha dunque ricevuto quanto chiedeva: le genti in eredità. Ha chiesto questo quando disse: Padre, l’ora è venuta: glorifica tuo Figlio affinché il Figlio tuo glorifichi te ; come tu gli hai dato ogni potere sopra ogni carne, affinché dia la vita eterna a tutti coloro che tu mi hai dato (Giovanni 17,1 seguenti). E ancora: prego non solamente per essi, ma anche per quelli che, mediante la loro parola crederanno in me (Giovanni 17,20). Sua eredità è dunque dare la vita eterna a ogni carne, e che tutte le genti, battezzate e ammaestrate, rinascano alla vita: non più affidate al governo degli angeli e suddivise secondo il loro numero, come ricorda il cantico di Mosè, ma accolte nella famiglia del Signore e annoverate come familiari della casa di Dio. Infatti ormai porzione del Signore non è più soltanto Israele; il confine della sua eredità non si limita al solo Giacobbe. Tutte le genti un tempo divise secondo il numero degli angeli, appartengono ormai a un solo sovrano: formano il popolo di Dio; e la folla immensa di tutti i morti che risuscitano è l’eredità eterna dell’erede che è da sempre: il primogenito di tra i morti.
… E in possesso i confini della terra. Questo stico non è la semplice ripetizione del precedente, quasi significasse soltanto che la terra è data al Cristo. Poiché il salmo non dice: il tuo possesso fino ai confini della terra, ma in possesso i confini della terra. Una cosa è lo spazio circoscritto e un’altra è ciò che lo circoscrive. È l’abisso che circoscrive la terra: è lui che l’ha fondata sui mari (Salmo 23,2), dice la Scrittura; e questa immensità che si chiama abisso è essa stessa circoscritta dalla potenza della sostanza spirituale e divina, secondo la parola dell’apostolo: da lui e per lui e a lui ogni cosa: a lui gloria nei secoli dei secoli, così sia (Romani 11,36). Ora, questa regione inferiore e questo immenso abisso sono abitati. Giovanni ce lo dice in Apocalisse 5,3. Nessuno nel cielo né sulla terra né sotto la terra… fu trovato degno di aprire il libro né di guardarlo. Giovanni non parla dei morti sepolti sotto terra, poiché egli non dice di questo terzo soggiorno: quelli che sono nella terra, ma quelli che sono sotto la terra; non sono quindi dei morti ma dei viventi che non hanno, tra loro, nessuno capace di aprire il libro. Non è dunque solo la terra che è data al Signore, ma tutto ciò che la circonda. Questo mistero ci è spiegato dall’apostolo Paolo quando scrive: il Cristo, sussistendo in natura di Dio, non considerò questa sua uguaglianza con Dio come una rapina, ma svuotò se stesso, assumendo la forma di schiavo e facendosi simile all’uomo; e trovato nel sembiante come uomo, umiliò se stesso, fattosi obbediente fino alla morte, e alla morte di croce. Perciò Dio lo esaltò e gli donò il nome che è sopra ogni nome, affinché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi e degli essere celesti e dei terrestri, e di quei sotto terra e ogni lingua confessi che Signore è Gesù Cristo a gloria di Dio Padre (Filippesi 2,6). Dunque, sussistendo in natura di Dio, prese la forma di schiavo; si potrebbe anche dire: essendo Dio, nacque come uomo. E dopo la sua morte in croce è stato esaltato fino a ricevere il nome che è al di sopra di ogni nome: esaltato fino al essere Dio, perché non c’è un nome più grande di quello di Dio. Gli è stato dato ciò che ha chiesto: di essere, cioè, come era prima dell’incarnazione; infatti aveva preso la forma di schiavo pur sussistendo in natura di Dio. Ha ricevuto inoltre il possesso dei confini della terra: nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi, e degli esseri celesti e dei terrestri e di quei sotto terra e ogni lingua confessi che Signore è Gesù Cristo a gloria di Dio Padre. Non è solo la terra che gli è data, ma anche quello che è al di sopra e al di sotto di essa e i confini che la delimitano. Oggi ti ho generato: generato oggi, nasce nella gloria di Dio Padre: come prezzo della sua morte, la forma di schiavo che ha assunto è glorificata fino alla forma di Dio che aveva prima e che resta in lui. Una nascita nuova avviene nel tempo: per riprendere la gloria di Dio Padre, colui che era stato trovato in forma di schiavo nasce come primogenito dai morti.
(9): le pascerai con verga di ferro, come vaso di vasaio le frantumerai. Per quanti ignorano le caratteristiche della parola divina e la sua forza, questo versetto sembra essere contrario alla bontà di Dio. Ma anzitutto, il verbo pascere in questo caso allude a un governo giusto e mite. Tu le condurrai come un pastore con la sollecitudine di un pastore. Infatti il Cristo è il buon pastore e noi siamo le sue pecore, per le quali egli dà la vita. Quanto alla parola verga essa ritorna nel salmo 44,7 ove significa direzione, governo. Il Cristo conduce le genti con una verga che non è fragile, ma di ferro, cioè solida e ferma. È per pascerle che le spezza; non ha chiesto una eredità per farla perire; quando egli spezza, non è per distruggere, lui non disprezza un cuore spezzato e umiliato (Salmo 50,17). Come il vasaio riplasma un vaso caduto dalle sue mani, il Signore fa un secondo vaso che piace ai suoi occhi… Questo può intendersi riferito anche alla risurrezione dei corpi.
(10) e ora, re… In questo caso, non si tratta di re in senso politico, ma di quanti hanno vinto il peccato che regnava in loro. Comprendete: è un invito a comprendere quanto sta per essere esposto. In questo modo essi conosceranno il mistero del piano divino e, obbedendo ai precetti, saranno coeredi di nostro Signore Gesù Cristo, e dunque saranno re.
(11): servite il Signore nel timore, ed esultate per lui con tremore. Il Signore non accetta che ci si salvi con leggerezza o negligenza; vuole che, nel culto, il timore abbia il suo posto: così i servi di Dio non si abbandoneranno alla negligenza nel servizio che hanno accettato. Ma perché non si pensi che si tratta del timore provato davanti a un tiranno, il profeta aggiunge: esultate per lui. La gioia si unisce al timore, perché il timore stesso diventa una causa di gioia nella consapevolezza di un servizio fedele.
(12): impariamo ora in cosa consiste questo timore esultante, questa esultanza che trema: cogliete la correzione. I termini stessi usati mostrano una volontà impaziente e sollecita: questa correzione non si deve solo domandare, ma si deve afferrare. Infatti il Signore trova la sua gioia nei violenti che si impadroniscono del regno dei cieli (Matteo 11,12). E Paolo scrive ai Filippesi: corro, se mai riesca ad afferrare quello per cui sono stato anch’io afferrato (3,12). Poiché, se Dio ha assunto il nostro corpo mortale, estraneo alla sua natura divina, quando si è incarnato e si è fatto uomo, a noi spetta ora afferrare ciò che egli stesso è: la nostra sollecitudine deve fare violenza a questa gloria nella quale egli ha introdotto la nostra natura corruttibile. Noi afferreremo quello per cui anche noi siamo stati afferrati, se otterremo la natura di Dio, dal momento che egli stesso ha preso la natura umana. Bisogna dunque afferrare la dottrina, possederla come stringendola e come per un legame di carne, perché non ci sfugga. Per eccitare il nostro zelo il profeta aggiunge: che non si adiri il Signore… Questa ira ricorda il giorno del castigo. In questo giorno, se non teniamo saldamente l’insegnamento afferrato, saremo dannati. Il profeta conclude questo salmo così ricco di mistero dicendo: Beati tutti quelli che confidano in lui. La perfezione della beatitudine non esige una speranza trepida e ambigua: occorre una confidenza irremovibile e una volontà incrollabile: infatti confidare è più che sperare . Confidiamo dunque in lui, poiché è fedele colui che ha detto: chi crede in colui che mi ha mandato… non è sottoposto a giudizio, ma passa da morte a vita (Giovanni 5,24). Chi dice questo è Gesù Cristo nostro Signore, che è benedetto nei secoli dei secoli. Amen.
Gregorio di Nissa: il salmo 1 è una introduzione alla filosofia spirituale: ci esorta ad allontanarci dal maligno, ad accostarci al buono e a tendere, con tutte le nostre forze, alla somiglianza con Dio. Si potrebbe dire che il salmo 1 è l’introduzione al salmo 2. Proclamando la prima beatitudine, ci invita a lasciare l’empietà; e il salmo 2 ci insegna come avverrà la liberazione: annuncia il mistero evangelico. Profetizza la nascita nella carne di colui che, per noi, è nato oggi – poiché questo oggi è una frazione di tempo – di colui che da sempre è il Figlio generato dal Padre, che da sempre è Dio, che da sempre è nel seno del Padre. Il salmo 2 annuncia il regno del Cristo e la sua signoria sugli uomini che un tempo non erano sottomessi alla legge, che non servivano Dio e, di conseguenza, erano annoverati tra le genti, estranei a Dio e alla legge. Diciamo piuttosto che erano empi, perché non avevano ricevuto la legge di Dio, anzi ne rigettavano il giogo. Il giogo è, in questo caso, il precetto. Chiamati essi pure al regno che domina sopra tutti gli altri regni, questi uomini, che un tempo vivevano senza Dio, divengono eredi di Dio, per la fede in colui che è stato generato oggi ed è stato consacrato re per regnare su di loro. Essi sono rigenerati, essi pure sono divenuti re. Con la sua verga di ferro, cioè con la sua potenza invincibile, spezza in loro ciò che è terra e fango e li fa passare alla natura incorruttibile. Il salmo 1 distoglie l’uomo dalla parentela contratta con il male; il salmo 2 mostra a chi bisogna aderire. Pone davanti ai nostri occhi il Cristo manifestato nella carne e ci insegna che il credere in lui sarà la nostra beatitudine.
Origene: Le nazioni sono le genti; i popoli sono i Giudei che non hanno accolto Cristo.
Eusebio: nascita del Cristo. Il profeta annuncia come il Cristo sarà perseguitato dalle macchinazioni dei Giudei. Mentre il salmo 1 annunciava la beatitudine di uno solo, il Cristo, il salmo 2 invita tutti a partecipare alla beatitudine. Annuncia la chiamata delle genti e chiama a salvezza tutti i regni della terra. Profetizza che tutti questi beni giungeranno compimento nel Cristo. Dopo averci spiegato le due vie, il salmista dice: è per la fede in lui che tutti gli uomini entreranno nella via della salvezza.
2 Origene : agli uomini è dato un Salvatore: perché allora, il tumulto delle genti? E perché il popolo ebreo che conosce la legge, trama cose vuote contro di lui? E tutti i re della terra, sempre in discordia tra loro, si uniscono contro di lui, in una concordia fraudolenta? Non sapevano che la loro empietà operava contro il Cristo e Dio…? Quanto è detto qui si addice solo al Cristo, che ha riempito del suo nome tutta la terra. È il Figlio che dice agli angeli: spezziamo le loro catene di iniquità, dopo porteranno il giogo soave.
3 Eusebio: le catene e il giogo sarebbero quelli imposti dai re: spezziamo le catene delle genti, gettiamo via il giogo di questi popoli, che meditano cose vane.
Cirillo di Gerusalemme: spezziamo le loro catene; sarebbero gli angeli che dicono questo parlando delle catene di Pietro in prigione.
5 – 6 Eusebio: nella sua ira: il tempo del giudizio. Costituito re: questo concorda con tutto il Nuovo Testamento e col salmo 109,1.
Efrem: tra la porpora dei re della terra, presero una veste e la fecero indossare al figlio del re. Facendo questo essi profetizzavano e anche Caifa profetizzò. Tradivano il regno, ma a loro insaputa ne salutarono il re. Volendo strappargli il regno, gliene diedero un altro. Poiché egli è il re dei re, e tutti i principi gli sono sottomessi.
7 – 8 Eusebio: oggi ti ho generato: generazione temporale. Prima della stella del mattino (Salmo 109,3): generazione eterna.
8 Origene: come uomo, è stato costituito erede di tutto. Cita Giovanni 17,6: erano tuoi e tu me li hai dati.
Eusebio: chiedi a me: questo si applica al Salvatore.
Rufino: non voglio che siano le genti a chiedermi l’adozione; domanda tu e io la darò loro!
Girolamo: se i Giudei non ti accolgono, ti darò le genti.
Ruperto: quando fu innalzato sulla croce, chiese e, come rivestito di una dignità sacerdotale, fu esaudito.
Eusebio: il Cristo pascerà le sue pecore con un bastone da pastore, ma le ribelli con una verga di ferro. Non le colpisce per uccidere, ma per riplasmarle: è come il vasaio che salva la sua materia riplasmandola, prima di passarla al fuoco.
10 Ilario: re, perché noi regniamo col Cristo: il regno di Dio è in mezzo a voi (Luca 17,21). Dunque noi conosciamo tutto il mistero della volontà divina.
Origene: Beati, perché ormai servi di Dio. Pieni di timore: timore di perdere, per negligenza, la beatitudine di Dio. La collera e l’ira di Dio sono un simbolo per esprimere il giudizio.
12 Origene: una fede e una speranza che non ammettono il minimo dubbio: ferme, stabili, incrollabili… Beati quelli che confidano in Cristo: tutto il salmo parla di lui. La fede in lui corona le buone opere del salmo 1 e completa la beatitudine. Gli ebrei dicono che il salmo1 e il salmo 2 formano un tutt’uno.
Eusebio: la pena per il peccato è chiamata ira e collera. Presto, cioè alla fine di questa vita, quelli che credono in Cristo saranno beati. Il salmo 2 aggiunge le indicazioni che mancavano al primo: non basta allontanarsi dal peccato e meditare la legge di Dio, bisogna credere in Cristo ed entrare a far parte della sua eredità. Il salmo1 chiama beato un solo uomo; il salmo 2 annuncia la beatitudine di tutti gli uomini, purché si affidino al Cristo.
Salmo 3
Salmo di Davide
quando fuggiva dalla faccia di Assalonne figlio suo
2 Signore perché si sono moltiplicati
quelli che mi tormentano?
Molti insorgono contro di me.
3 Molti dicono all’anima mia:
non c’è salvezza per lui nel suo Dio pausa
4 ma tu Signore, sei il mio difensore,
la mia gloria e colui che innalza il mio capo.
5 Con la mia voce ho gridato al Signore
e mi ha esaudito dal suo monte santo pausa
Io ho dormito e mi sono assopito,
mi sono levato perché il Signore mi sosterrà.
7 Non temerò le migliaia del popolo che mi circonda.
Sorgi Signore, salvami, Dio mio,
Poiché tu hai percosso
tutti quelli che mi avversano senza motivo:
hai spezzato i denti dei peccatori.
Del Signore è la salvezza e sul tuo popolo la tua benedizione.
Da Sacy
Salmo di Davide
quando fuggiva dalla faccia di Assalonne figlio suo
Si fanno statue, dice il Crisostomo, si erigono colonne e si alzano trofei per immortalare le gesta degli eroi e le vittorie dei conquistatori. Ma nessuno fino allora aveva pensato a rappresentare la fuga di un uomo come Davide ebbe cura di conservare la memoria della sua in questo salmo. Impariamo dunque quale sia stata la sua intenzione in una iscrizione che sembra a lui così poco onorevole. Comprendiamo che il santo re ha quindi voluto darci l’importante istruzione di non offendere Dio, per non cadere nelle sciagure in cui dichiara di essere caduto egli stesso. Davide fuggiva dalla faccia di suo figlio Assalonne, perché aveva prima fuggito la faccia di Dio, commettendo un adulterio e un omicidio. Assalonne era colpevole di fare la guerra a Davide, ma Dio era giusto, allorché puniva la ribellione di Davide contro il suo Signore con la ribellione del figlio contro suo padre. Questo principe essendo dunque abbandonato dal suo popolo ed oppresso dagli insulti di coloro che andavano dicendo: ora Dio non è più con Davide, esclama verso Dio:
2 Signore perché si sono moltiplicati
quelli che mi tormentano?
Molti insorgono contro di me.
Conosceva Davide la ragione per cui tanti nemici erano insorti contro di lui. Egli ci invita col suo esempio ad indirizzarci in simili occasioni a Dio per supplicarlo di ispirarci un vero sentimento della nostra miseria, per dirgli non già con uno spirito di ribellione, ma con umiltà: Signore, quanto sono cresciuti di numero quelli che mi danno tribolazione! Io non mi lascio abbattere dalle disgrazie tenendomi saldo sulla pietra della fede. Io mi prostro Signore per umiliarmi al tuo cospetto e per ricorrere a te che sei tutta la mia fortezza.
3 Molti dicono all’anima mia:
non c’è salvezza per lui nel suo Dio pausa
Una delle maggiori afflizioni di Davide nel tempo della ribellione di suo figlio era l’insulto con cui gli si rimproverava che Dio l’aveva abbandonato ai suoi nemici e che egli non aveva da sperare in alcun soccorso. La stessa cosa fa in noi nelle sue più aspre tentazioni il nemico della nostra salvezza, per gettarci nella disperazione. Vero è, Signore, che se noi ci fermassimo a considerare la nostra corruzione e la moltitudine dei nemici da cui siamo circondati, perderemmo la fiducia che ci ordini di avere in te. Tutti i nostri peccati sono come altrettante voci diverse che gridano all’anima nostra: non c’è più scampo per essa.
4 ma tu Signore, sei il mio difensore,
la mia gloria e colui che innalza il mio capo.
Cosa posso io temere in mezzo a tanti nemici, allorché Dio medesimo è mio protettore, allorché ripongo in lui solo la mia gloria. Diciamo dunque anche noi: poiché Dio si è degnato di rivestirsi della nostra natura, io sono pieno di speranza. In qualunque afflizione io mi ritrovi, tu sei la mia gloria e tu alzi il mio capo quando, sostenendo con la tua grazia la mia anima, tu fai che non si dia vinta al nemico.
5 Con la mia voce ho gridato al Signore
e mi ha esaudito dal suo monte santo pausa
La viva fede con cui il santo re fece ricorso a Dio in una così urgente necessità gli dava la certezza sino da allora della sua divina protezione come se l’avesse già ricevuta. Dopo aver detto che egli ha esclamato al Signore, aggiunge immediatamente che il Signore l’ha esaudito. Per santo monte intende o il cielo stesso che era considerato come il trono di Dio, ovvero Sion, quella montagna così celebre su cui allora era l’arca del Signore. Siccome l’arca figurava la persona di Gesù Cristo nella sua Chiesa, quando si dice in questo luogo che il Signore lo ha esaudito dal suo santo monte, possiamo intendere che la Chiesa non è esaudita se non per i meriti di Gesù Cristo che è suo capo. Nessun fedele può essere esaudito se non nel corpo e nella unione della medesima chiesa.
6 Io ho dormito e mi sono assopito,
mi sono levato perché il Signore mi sosterrà.
Essendo io stato oppresso dal dolore e come tutto assonnato dal peso di una così fiera persecuzione, non ho tardato a rialzarmi, perché il Signore mi ha assistito e sostenuto con la sua mano onnipotente; ovvero per quanto io fossi attorniato dai miei nemici, mi sono coricato secondo il mio costume, ho preso sonno e mi sono risvegliato in una pace così grande come se niente avessi avuto da temere, perché io avevo una piena fiducia nel soccorso divino. Questo versetto secondo molti padri ed interpreti, ottimamente conviene alla persona di Gesù Cristo, di cui Davide era figura. Egli si è addormentato di un sonno profondo allorché si è volontariamente dato alla morte. Si è poi rialzato quando è risuscitato per la potenza del Padre suo e per la propria virtù.
7 Non temerò le migliaia del popolo che mi circonda.
Sorgi Signore, salvami, Dio mio,
Colui che era cinto all’intorno dalla protezione del Dio degli eserciti, non poteva temere tutte le schiere dei popoli che insorgevano contro di lui. Egli aveva gli occhi spirituali che ebbe poi il santo profeta Eliseo, allorché il suo servitore tremando alla vista della poderosa armata del re di Siria, gli fece vedere in una maniera soprannaturale, che avevano essi un numero maggiore di spiriti celesti che combattevano in loro difesa. Se Davide non teme tanti nemici che lo circondano è perché può dire a Dio con umile fiducia: sorgi, o Signore, salvami, Dio mio. Quando abbiamo esclamato a Dio nell’intimo del nostro cuore, e quando egli ci ha esaudito sull’esempio del santo re, dobbiamo subito entrare in uno spirito di gratitudine e di umiltà a motivo del sonno del peccato in cui eravamo e per il misterioso risveglio con cui ci ha tirato fuori. Allora possiamo dire che essendo assediati da una moltitudine di nemici non avremo di essi alcun timore. Colui che già ci ha liberati è onnipotente per salvarci di nuovo. Per questo diciamo con animo sicuro: Sorgi Signore, salvami, Dio mio,
Poiché tu hai percosso
tutti quelli che mi avversano senza motivo:
hai spezzato i denti dei peccatori.
Tutte le forze dell’Inferno non possono rapire a Gesù Cristo quelli che a lui ha dato l’ eterno Padre. In questo senso i nostri nemici sono stati percossi da Dio e sono stati rotti i loro denti, che indicano la forza della loro crudeltà. Credevano costoro, non c’è dubbio, di aver già inghiottito Davide, quando commise due così gravi delitti, come l’adulterio e l’omicidio; ma Dio li percosse e mandò a vuoto i loro disegni concedendo a quel principe un vero pentimento del suo peccato. Non bisogna dubitare che nei nemici della sua corona che lo volevano opprimere, egli vedesse quelli della sua salvezza che volevano perderlo davanti a Dio.
Del Signore è la salvezza e sul tuo popolo la tua benedizione.
È come se Davide dicesse: non temo i miei nemici, non per una vana fiducia in me stesso, ma perché sono certo che la salvezza viene dal Signore e non dalla forza degli eserciti terreni. Ho motivo di sperare che egli darà la sua benedizione a quelli che sono propriamente suo popolo, perché non hanno cessato di riconoscere per loro principe colui al quale egli ha conferito la regale dignità.
Da Agostino
1 Salmo di Davide
quando fuggiva dalla faccia di Assalonne figlio suo
Ci convincono che questo salmo è detto della persona di Cristo le parole: mi sono coricato e ho preso sonno e mi sono levato perché il Signore mi sorregge. Tali parole, infatti, si adattano di più alla passione e alla risurrezione del Signore che a quella vicenda in cui si narra che Davide fuggì davanti a suo figlio, in armi contro di lui.
2 Signore perché si sono moltiplicati
quelli che mi tormentano?
Molti insorgono contro di me.
3 Molti dicono all’anima mia:
non c’è salvezza per lui nel suo Dio pausa
Signore, come si sono moltiplicati coloro che mi perseguitano! Tanto si sono moltiplicati che neppure tra i discepoli manca chi è passato nel novero dei persecutori. Molti insorgono contro di me; molti dicono alla mia anima: non c’è salvezza per lui nel suo Dio.
4 ma tu Signore, sei il mio difensore,
la mia gloria e colui che innalza il mio capo.
Le parole: ma tu, Signore, sei il mio assuntore sono rivolte a Dio in quanto uomo; perché l’assunzione dell’uomo è il Verbo fatto carne. Mia gloria: chiama Dio sua gloria anche colui che è stato assunto dal Verbo di Dio in tal modo da divenire, insieme a lui, Dio.
6 Io ho dormito e mi sono assopito,
mi sono levato perché il Signore mi sosterrà.
Io ho dormito e ho preso sonno. Si può osservare che non senza ragione è detto io, per fare intendere che di sua volontà il Cristo ha sopportato la morte, conforme alle parole: per questo il Padre mi ama, perché io dò la mia vita per poi riprenderla. Nessuno me la toglie; ho potere di darla ed ho il potere di riprenderla. Per questo motivo egli dice: voi non mi avete preso e ucciso quasi contro la mia volontà, ma io ho dormito e ho preso sonno, e mi sono levato, giacché il Signore mi sorregge.
7 Non temerò le migliaia del popolo che mi circonda.
Sorgi Signore, salvami, Dio mio,
Non avrò timore delle migliaia di persone che mi circondano. Nel Vangelo è scritto che una grande folla lo circondava mentre soffriva e veniva crocifisso. Levati o Signore, salvami mio Dio. L’ esortativo, levati, non è detto a Dio come se dormisse o se ne stesse a giacere; ma è caratteristico delle scritture divine attribuire alla persona di Dio ciò che accade in noi.
8 Poiché tu hai percosso
tutti quelli che mi avversano senza motivo:
hai spezzato i denti dei peccatori.
Poiché tu hai colpito tutti coloro che mi avversano senza motivo. Levati, o Signore, salvami mio Dio, perché tu hai colpito tutti coloro che mi avversano senza motivo. Non lo salva per questo, perché ha colpito i suoi nemici; ma piuttosto li ha colpiti dopo averlo salvato. Si riferisce insomma alle parole che seguono, in modo che il senso sia questo: poiché tu hai colpito tutti coloro che mi avversano senza motivo, hai spezzato i denti dei peccatori; cioè hai rotto i denti dei peccatori, giacché hai colpito tutti i miei avversari. La pena dei nemici è dunque di avere i denti spezzati. Sono ridotte senza vigore quasi in polvere le parole dei peccatori che con le maledizioni fanno a brani il Figlio di Dio: per denti si intendono così le parole ingiuriose.
9 Del Signore è la salvezza e sul tuo popolo la tua benedizione.
Dal Signore viene la salvezza, e sul tuo popolo la tua benedizione. In una sola proposizione ha insegnato agli uomini ciò in cui debbono credere e ha pregato per i credenti. Dicendo infatti: del Signore è la salvezza, ha rivolto la parola agli uomini, ma non continua così: e sul suo popolo la sua benedizione, come per riferire tutto agli uomini, ma la preghiera si rivolge a Dio stesso a vantaggio del medesimo popolo cui è detto: del Signore è la salvezza. Benedici o Signore il tuo popolo che spera la salvezza da te.
Questo salmo può essere riferito anche in un altro senso alla persona di Cristo, nel senso cioè che egli quivi parli tutto intero: tutto intero dico, con il suo corpo di cui è capo, come dice l’Apostolo: voi siete infatti il corpo e le membra di Cristo. Insieme dunque nel profeta, parlano il Capo e la Chiesa costituita in tutto il mondo in mezzo alle tempeste delle persecuzioni. Con la mia voce ho gridato verso il Signore e mi ha esaudito dal suo santo monte. Questa è la preghiera di tutti i santi.
Dai Padri
1-2 Eusebio: quelli che vogliono vivere piamente in Cristo, devono aspettarsi la persecuzione.
Gregorio di Nissa: il salmo spiega la tentazione che minaccia da parte del nemico. Il nemico ti vede già consacrato re per la fede e ti vede regnare col vero Cristo. Quindi cerca di farti cadere da una dignità tanto grande, non dall’esterno, ma venendo ad abitare in te. Poiché è il nemico, ha il potere di turbarci solo se noi lo conosciamo e se, per una sorta di parto infelice diventiamo padri di uno spirito malvagio che si solleva contro il nostro regno. Il nemico è uno solo, ma si moltiplica nei suoi subalterni e delegati.
Gregorio di Nissa su diapsalma ( pausa): i nostri predecessori hanno pensato che la pausa esprimesse un cambiamento di pensiero, di discorso o di interlocutore. Senza rigettare ciò che hanno detto i padri desideriamo precisare il nostro pensiero su questo punto: noi crediamo che il corso del salmo si interrompa, se così si può dire, quando lo Spirito Santo illumina il profeta e gli dà un ‘ ulteriore luce sul mistero, per l’utilità di coloro che riceveranno l’oracolo. Allora il profeta si interrompe e concede al suo animo una pausa per accogliere questa conoscenza dei misteri celesti, che gli giunge attraverso l’illuminazione divina. Se dunque si vuole una definizione, la pausa è l’arresto o l’intervallo che si verifica nel corso di un salmo quando il profeta riceve una nuova luce da parte di Dio. Altra definizione: è il segno di un insegnamento ispirato segretamente all’animo da parte dello Spirito Santo. Il discorso si interrompe affinché questo insegnamento sia ascoltato con più attenzione. Perché non si creda che questo silenzio voglia dire: qui si interrompe l’ispirazione, alcuni traduttore aggiungono “sempre”. Il profeta esprimeva nella salmodia la conoscenza che Dio gli aveva impresso nell’anima; ma se qualche nuova ispirazione risuonava improvvisa all’orecchio del suo cuore, si raccoglieva in se stesso per ascoltarla, interrompendo il suo canto. Nel salmo 3, dopo aver cantato la sua disperazione e la sua angoscia, il salmista si interrompe con una pausa e lancia il grido di disperazione che Dio gli ispira nel segreto. Ma sei tu Signore che mi accogli! E l’espressione del rendimento di grazie: mi ha esaudito! è accompagnata da una nuova pausa, poiché lo spirito rivela al profeta come egli sfuggirà alla morte. Per un’improvvisa illuminazione dello Spirito, gli è rivelato il mistero della passione. Vede in visione la figura stessa del Salvatore.
3 Origene: ma sei tu Signore, che mi accogli… Colui che innalza il mio capo. È il Cristo che parla sapendo che il Padre lo accoglierà. Il salmo comincia con una preghiera e continua con un rendimento di grazie.
Eusebio: celebra Dio come protettore, come sua gloria, come colui che lo esalta.
4 Origene: il santo monte è il cielo.
Eusebio e Girolamo: il santo monte è il Cristo.
5 Origene: io mi sono addormentato: questo si riferisce esclusivamente al Cristo. Il Signore parla della sua Dormizione, del suo sonno, al momento della passione. Noi diciamo che il nostro Signore Gesù Cristo ha dormito, quando la sua anima si è separata dal corpo. Questo sonno, nel Salvatore, non fu inattività dell’anima: questa cessò soltanto di servirsi del corpo. Anche in quel tempo Gesù fece molto per la salvezza delle anime. Andò a predicare agli spiriti che erano in carcere (1 Pietro 3,19). Dopo questo sonno il Padre lo accolse e lo risvegliò.
Eusebio: io mi sono coricato e addormentato: profezia: Davide spera di risorgere e ciò è avvenuto quando Cristo è disceso agli inferi. Molti corpi di santi risuscitarono (Matteo 27,52).
Ilario: si tratta del sonno della morte di cui Giobbe aveva detto: Giuda è un leoncello, chi oserà svegliarlo? Il leone è il solo animale che dorme senza paura e nella sicurezza. Così è anche del Cristo: pur addormentato, è troppo forte per temere.
Ruperto: ti sei addormentato, tu hai riposato come un leone. Quando hai detto consummatum est (Giovanni 19,30) avevi compiuta la tua opera: ti sei riposato con la preda.
Eusebio: del Signore la salvezza: l’inizio del salmo diceva: non c’è salvezza per lui nel suo Dio! La sua conclusione dice: la salvezza, la risurrezione è per il tuo popolo. Ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale in Cristo. Lo chiamerai Gesù, poiché salverà il suo popolo.
Salmo 4
1 Per la fine, nei canti, salmo di Davide
2 Quando invocavo mi ha esaudito
il Dio della mia giustizia
Nella tribolazione mi hai dilatato.
Abbi pietà di me ed esaudisci la mia preghiera!
3 Figli degli uomini, fino a quando di duro cuore?
Perché amate la vanità e cercate la menzogna Pausa
4 E sappiate che ha glorificato il Signore il suo santo .
Il Signore mi esaudirà quando griderò a lui.
5 Adiratevi e non vogliate peccare!
Delle cose che dite nei vostri cuori sui
vostri giacigli abbiate compunzione Pausa
6 Offrite un sacrificio di giustizia e sperate nel Signore.
Molti dicono: chi farà vedere a noi i beni?
7 È stata impressa sopra di noi la luce del tuo volto Signore,
Hai dato gioia nel mio cuore.
8 Con il frutto del loro frumento
e del vino e dell’ olio si sono moltiplicati.
9 In pace a un tempo dormirò e riposerò,
10 perché tu, Signore,
da solitario nella speranza mi hai stabilito.
Da Sacy
2 Quando invocavo mi ha esaudito
il Dio della mia giustizia
Nella tribolazione mi hai dilatato.
Abbi pietà di me ed esaudisci la mia preghiera!
Il Signore che è il difensore della mia giustizia, mi ha esaudito non dopo che io l’ho invocato, ma nel tempo stesso che io li invocavo, perché egli è sempre disposto ad ascoltare i sospiri di un cuore veramente contrito. Stupisce udire Davide che parla della sua giustizia allorché Dio lo puniva per un adulterio e un omicidio. Ma i due delitti da lui commessi non impedivano che egli allora fosse veramente giusto agli occhi di Dio, poiché Dio stesso l’aveva giustificato ispirandogli uno spirito di umiltà e di penitenza che produce la giustificazione dei peccatori. La giustizia di cui parla può essere quella della sua causa. Per quanto fosse giusta la guerra da parte di Dio, i suoi sudditi erano ingiusti a sollevarsi contro di lui. San Giovanni Crisostomo osserva che Davide non dice a Dio di essere stato da lui liberato dalla sua afflizione. Se Dio ci liberasse da tutto quello che ci affligge, risplenderebbe assai meno la sua bontà e la sua potenza di quando ci fa soffrire con gioia le tribolazioni, allargando il nostro cuore, cioè accrescendo il nostro amore.
3 Figli degli uomini, fino a quando di duro cuore?
Perché amate la vanità e cercate la menzogna Pausa
Cosa dici tu, santo profeta? Tu ci hai detto che sei stato esaudito e che ti è stato dilatato il cuore e preghi di nuovo per essere esaudito. Senza dubbio vuoi insegnare che qualunque grazia abbiamo ottenuto, dobbiamo continuamente chiedere a Dio che gli piaccia di compiere in noi l’opera da lui cominciata.
Davide, che aveva il cuore pieno di carità, si rivolge ai suoi propri nemici e si sforza di destare in loro un santo pentimento. Sino a quando, dice a loro, avrete voi il cuore appesantito verso la terra senza alzarvi verso Dio e riverire l’ordine della sua provvidenza che mi ha costituito re di Israele? Perché amate la vanità, cioè i vani progetti di colui che si è ribellato contro suo padre? Perché prestate fede alla menzogna e alle vane imposture che si divulgano contro di me? Queste parole nella bocca di Davide, considerato come un profeta, potevano secondo i padri indirizzarsi in generale a tutti gli uomini che vivamente esortava a rinunciare a tutte le passioni che tenevano il loro cuore appesantito verso la terra, attaccato alla vanità delle ricchezze ai piaceri e agli onori che si reputano beni ma che non sono che beni frivoli e menzogneri. E dice loro ancora oggi: voi correte dietro alle ombre anche dopo che è incominciata ad apparire la luce della verità; inutilmente cercate di essere felici nelle miserie di questa vita.
4 E sappiate che ha glorificato il Signore il suo santo .
Il Signore mi esaudirà quando griderò a lui.
Riconoscete che voi fate la guerra a Dio, poiché Dio ha santificato e consacrato re colui che voi assalite e da lui egli ricevuto tutta la sua potenza tutta la sua gloria. Potete quindi voi dubitare che egli non mi esaudisca quando avrò esclamato verso di lui? Dal momento che Davide era figura di Gesù Cristo, le stesse parole si possono intendere di lui in un senso spirituale. Se dunque voi fate molta fatica a scaricarvi del peso che tiene il vostro cuore attaccato alla terra, gettate lo sguardo sopra colui che Dio ha reso onnipotente per salvarvi.
5 Adiratevi e non vogliate peccare!
Delle cose che dite nei vostri cuori sui
vostri giacigli abbiate compunzione Pausa
Cioè: se vi sentite muovere a sdegno contro di me, non vogliate abbandonarvi a sentimenti di avversione, ma studiate di reprimerli, per non offendere Dio stesso perseguitando colui che egli vi ha dato per re. Fate un attento esame nel riposo della notte su tutti i diversi pensieri che possono essere sorti nell’intimo dei vostri cuori contro l’unto del Signore durante il tumulto del giorno. Compungetevi di tutte queste cose dinanzi a Dio. È questa una istruzione che lo Spirito Santo dà per bocca di Davide a tutti gli uomini. Li esorta a non lasciarsi trasportare dalla collera, secondo il senso che ha dato San Paolo a questo versetto. C’è nondimeno una collera che è santissima ed è quella di cui Dio stesso vuole che siano accesi i giusti e i peccatori, allorché osservano il peccato o in loro medesimi o negli altri. Sta dunque a noi il guardarci che una passione non diventi un veleno che contribuisce alla nostra perdizione.
6 Offrite un sacrificio di giustizia e sperate nel Signore.
Molti dicono: chi farà vedere a noi i beni?
Le opere di giustizia e di pietà erano il sacrificio a cui il santo re voleva obbligare i suoi nemici per l’espiazione dei loro delitti. Vero è che quelli che hanno occhi di carne, non conoscendo una tale speranza, dicono spesso, se non con la bocca almeno con il cuore: chi ci farà vedere i beni a noi promessi? Possiamo noi sperare di uscire da una così grave sciagura? Il profeta risponde loro splendidamente e in breve parole per far vedere a tutti quelli che hanno occhi spirituali quali siano i beni che essi hanno motivo di sperare.
7 È stata impressa sopra di noi la luce del tuo volto Signore,
Hai dato gioia nel mio cuore.
Davide si rivolge a Dio, deplorando l’accecamento degli increduli, simili a uno stolto che in pieno giorno chiedesse di vedere il sole e dubitasse della luce e dice con ammirazione: Signore la luce del tuo volto è non solo diffusa, ma impressa sopra di noi come il suggello e il contrassegno divino che tu sei il nostro padre e di conseguenza noi dobbiamo ereditare tutti i tuoi beni. La certezza di una così ineffabile bontà forma tutta la nostra gioia che non è negli oggetti ingannevoli del mondo, ma nel cuore e nell’uomo interiore a cui solo appartiene il vedere e gustare la dolcezza della verità.
8 Con il frutto del loro frumento
e del vino e dell’ olio si sono moltiplicati.
Gli uomini che non sperano nell’altra vita, dice Davide, cerchino pure, se vogliono, il loro accrescimento nell’abbondanza di beni della terra e confidino nella moltitudine delle loro ricchezze. Il frumento, l’olio, il vino degli uomini del secolo sono ben diversi da quelli dei giusti, il cui pane è quello che è disceso dal cielo, in cui vino è quello che deve un giorno inebriarli nel celeste convito, e il cui olio è quello della unzione santissima dello Spirito divino.
9 In pace a un tempo dormirò e riposerò,
Davide altro pensiero non ha che di unirsi a Dio. Questa unione intima del suo cuore con il Signore non permetteva che egli si turbasse in mezzo a tanti nemici e faceva sorgere una così ammirabile tranquillità nella sua anima, mentre tanti popoli si univano a suo figlio contro di lui.
10 perché tu, Signore,
da solitario nella speranza mi hai stabilito.
Davide non temeva più nulla da parte degli uomini, poiché la sua speranza non era presuntuosa, ma fondata sulla carità diffusa nel suo cuore dalla grazia dello Spirito Santo.
Da Agostino
1 Per la fine, nei canti, salmo di Davide
2 Quando invocavo mi ha esaudito
il Dio della mia giustizia
Nella tribolazione mi hai dilatato.
Abbi pietà di me ed esaudisci la mia preghiera!
Quando l’ho invocato, mi ha esaudito il Dio della mia giustizia. Nella tribolazione mi hai allargato il cuore. Dalle angustie della tristezza mi hai condotto alla larghezza della gioia. C’è tribolazione e angustia nell’anima di ogni uomo che opere il male; ma colui che dice: rallegriamoci nelle tribolazioni, sapendo che la tribolazione genera la pazienza, con quel che segue, fino alle parole: poiché la carità di Dio è diffusa nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato, non ha il cuore in angustie anche se esteriormente è angustiato dai persecutori. Perché prega di nuovo, quando ha già dichiarato di essere stato esaudito e di essere stato tolto dalle angustie? Prega a cagione nostra, dato che di noi è detto: ma se speriamo ciò che non vediamo, con pazienza aspettiamo, oppure perché in colui che ha creduto sia portato a termine quanto ha avuto inizio.
3 Figli degli uomini, fino a quando di duro cuore?
Perché amate la vanità e cercate la menzogna Pausa
Figli degli uomini, fino a quando sarete duri di cuore? Quando giungerete alla fine delle menzogne, se, mentre la verità è presente, non la possedete? Perché amate la vanità e cercate la menzogna? Come volete essere beati nelle cose più infime? Rende beati solo la verità, per la quale tutte le cose sono vere. Infatti, vanità delle vanità e tutto è vanità. Cosa resta l’uomo di tutto il suo affaticarsi, con il quale egli sotto il sole si affatica? Perché dunque rimanete così schiavi dell’amore alle cose temporali? Desiderate infatti che restino con voi quelle cose che tutte passano come se fossero ombre.
4 E sappiate che ha glorificato il Signore il suo santo .
Il Signore mi esaudirà quando griderò a lui.
Sappiate che il Signore ha fatto mirabile il suo santo: chi è, se non colui che ha risuscitato dagli inferi e ha collocato in cielo alla sua destra? È dunque rimproverato il genere umano affinché dall’amore di questo mondo si converta finalmente a lui.
Il Signore mi esaudirà quando avrò gridato verso di lui. O dalla voce del fedele che annuncia il Vangelo o dalla voce stessa del Signore, dobbiamo intendere come se fosse detto: il Signore vi esaudirà quando avrete gridato verso di lui.
5 Adiratevi e non vogliate peccare!
Delle cose che dite nei vostri cuori sui
vostri giacigli abbiate compunzione Pausa
Adiratevi e non peccate. Queste parole possono essere intese in due modi: o, anche se vi adirate non peccate, cioè, anche se sorge in voi un movimento dell’anima che non potete più padroneggiare a cagione della condanna del peccato, almeno ad esso non consentano la ragione e lo spirito, che nell’intimo è rigenerato da Dio, in modo da servire con lo spirito alla legge di Dio, anche se con la carne serviamo ancora alla legge del peccato; ovvero: cioè adiratevi con voi stessi per i peccati trascorsi e cessate di peccare per l’avvenire. E quelle cose che dite nei vostri cuori: è sottinteso “ditele”, in modo che la frase completa sia questa: ciò che dite, ditelo nei vostri cuori, cioè non siate quel popolo a proposito del quale è detto: con le labbra mi onorano, ma il loro cuore è lontano da me. Abbiate compunzione nei vostri giacigli: cioè, come già è stato detto, nei cuori. Questi infatti sono i recessi dei quali ci parla anche il Signore, affinché entrati in essi preghiamo dopo aver chiuso le porte.
6 Offrite un sacrificio di giustizia e sperate nel Signore.
Molti dicono: chi farà vedere a noi i beni?
7 È stata impressa sopra di noi la luce del tuo volto Signore,
Hai dato gioia nel mio cuore.
Immolate il sacrificio di giustizia e sperate nel Signore. Lo stesso concetto è espresso in un altro salmo: sacrificio a Dio è lo spirito contrito. Ecco perché non è errato intendere che il sacrificio di giustizia è quello che si compie per mezzo della penitenza. Cosa c’è infatti di più giusto che ciascuno si adiri per i propri peccati e si immoli a Dio punendo se stesso? Oppure sacrificio di giustizia sono le opere giuste compiute dopo la penitenza.
Tuttavia ” sperate nel Signore” resta ancora una espressione oscura. Ma che cosa si spera, se non il bene? Siccome però ciascuno vuole ottenere da Dio quel bene che ama e difficilmente si trova chi ami beni interiori, cioè quelli che riguardano l’uomo interiore, i soli che debbono essere amati, mirabilmente, dopo aver detto: sperate nel Signore, aggiunge: molti dicono: chi ci farà vedere il bene? In modo magnifico e conciso, ma solo per chi vede nell’intimo, il salmista mostra quali beni debbono essere ricercati. Alla domanda di quanti dicono: chi ci mostra il bene? Risponde: è impressa in noi la luce del tuo volto, o Signore. Questa luce è il completo, il vero bene dell’uomo, che si vede non con gli occhi ma con lo spirito.
8 Con il frutto del loro frumento
e del vino e dell’ olio si sono moltiplicati.
9 In pace a un tempo dormirò e riposerò,
10 perché tu, Signore,
da solitario nella speranza mi hai stabilito.
Opportunamente aggiunge per ultimo: perché tu solo, o Signore mi hai fatto abitare nella speranza. Qui non dice: farai, ma dice: hai fatto. In ciò in cui consiste già questa speranza vi sarà certamente anche quello che si spera. Giustamente dice singolarmente. Possiamo considerarlo come opposto a quei molti i quali, moltiplicati nel tempo col loro frumento, con loro vino e col loro olio, dicono: che ci mostrerà il bene? Questa molteplicità infatti perisce e invece resta salda l’unità nei santi. Dobbiamo dunque essere soli e semplici, cioè isolati dalla folla e dalla turba delle cose che nascono e muoiono, innamorati dell’eternità e dell’unità, se bramiamo essere stretti all’unico Dio e Signore nostro.
Dai Padri
Origene: salmo sulla vittoria del Cristo. Il profeta manifesta ai santi e a quanti saranno salvati che essi hanno il compito e l’incarico di pregare e che sarà salvato chiunque invocherà il nome del Signore. La scrittura chiama tribolazione la prova dei santi, che è per loro bene: chiama flagello l’avversità che si abbatte sui peccatori.
1 Girolamo: tutto questo salmo si riferisce al Cristo.
Origene: Dio mette in salvo il suo fedele non già impedendo ai malvagi di agire, ma dilatando il suo cuore.
Eusebio: sta per essere esaudito, ma non cessa di pregare. Chiede di essere esaudito per grazia, non per le opere.
Gregorio di Nissa: in un certo senso, il profeta interpella tutta la società umana sul suo vuoto; poi egli riceve questa rivelazione: sappiate che il Signore ha reso mirabile il suo santo. Questo santo è il Signore. I cuori pesanti sanno distinguere la verità dalla menzogna, ma scelgono ciò che non ha consistenza e trascurano le cose eterne.
Origene: quando i discepoli non agiscono secondo l’insegnamento ricevuto, i maestri dicono che essi hanno lo spirito rozzo e ottenebrato.
Eusebio: pesanti di cuore: quelli che sono lenti ad ascoltare la parola di Dio. Che vi serve seguire la vanità e cercare la menzogna, abbandonando la verità? Sappiate che Dio non abbandona mai i suoi santi. Convertitevi e vi esaudirà, perché egli mi ascolta.
Gregorio di Nissa: solo la santità è degna di ammirazione e non ciò che cercano gli uomini, che esiste solo nel loro vano modo di pensare, che sembra avere in sé l’essere mentre è solo apparenza. Essi vorrebbero vedere: chi ci mostrerà?…
Origene: quando griderò a lui: questo grido non esce dalla bocca dell’uomo; anzi l’uomo, raccolto in se stesso nella cella del suo cuore, chiude le porte dei sensi e, uscendo completamente da se stesso, lancia questo grido verso Dio, che solo può udire la sua voce. Cita l’esempio di Mosè al quale il Signore disse: perché gridi verso di me? (Esodo 14,15), mentre la Scrittura non dice affatto che Mosè abbia parlato.
Beda: sappiatelo: è il Cristo che parla.
Origene: adiratevi: è il turbamento involontario. Di ciò che dite nei vostri cuori: i peccati della lingua (la parte per il tutto) suscitino in voi la compunzione e vi provochino rimorsi quando vi coricate. Riflettete su ciò che avete fatto durante il giorno, e solo dopo sentitevi tranquilli.
Aquila: tacete e abbandonate la collera.
Eusebio: li invita a trattenere lo scoppio della collera, se questa li investe con violenza. Li persuade a non agire sotto questo impulso anche se hanno di che lamentarsi verso qualcuno (confronta Giacomo 5,9).
Crisostomo: la collera, l’ira e l’irascibilità sono strumenti utili per scuotere la nostra sonnolenza, per dare vigore al nostro animo e renderlo più appassionato. Quando l’uomo è troppo irascibile diventa brutale; quando lo è troppo poco, un accidioso.
Ambrogio: non ti esorta ad andare in collera: è una concessione alla tua passione.
Girolamo e Beda: l’orgoglio è l’origine del peccato.
Atanasio: sui vostri giacigli, nel silenzio, fate tacere ciò che sale nei vostri cuori.
Cirillo Alessandrino: il Cristo ha abolito l’ombra e ora è presente la luce della verità. Sacrificio di giustizia è il Cristo.
Origene: dobbiamo elevarci dai beni dell’antica alleanza ai beni spirituali. La gioia del cuore proviene dalla contemplazione di Dio.
6 Eusebio: coloro che scelgono le vanità della vita e non sperano nè credono di vedere un giorno i veri beni, dicono: chi ci mostrerà i beni? Essi non li vedono perché non sono illuminati dalla luce del tuo volto. Ma noi, che siamo segnati dalla luce del tuo volto, sappiamo chi ce li mostrerà e chi ce li darà.
Gregorio di Nissa: chi volge lo sguardo verso Dio, disprezza queste ricchezze di schiavi: allora il suo sguardo è illuminato e percepisce l’esultanza che emana dal volto di Dio. Hai dato gioia nel mio cuore: gioisco della tua presenza. Questo salmo mostra che, vivendo così, si trova la pace e la tranquillità, nella speranza che viene dalla comunione con Dio.
6 b Origene: che cosa è questo segno, se non una comunicazione della divinità?
Gregorio Nazianzeno: ciò vuol dire che i segni dell’illuminazione del battesimo sono impressi e riconosciuti.
Cirillo di Alessandria: il volto del Padre, la cui luce è stata impressa in noi, è il Figlio, splendore della sua gloria. Ci ha segnati per conformarci a lui. A quelli che credono ha infuso l’illuminazione del suo Spirito come un’immagine divina.
Ambrogio: Dio, la cui immagine è il Cristo, ci ha segnati.
Girolamo: chi ha il volto segnato dalla luce del Signore, contempla Dio a capo
scoperto. In Ezechiele 9,4, Dio ordina di segnare la fronte di coloro che piangono.
Beda: le nostre virtù ci rendono simili a Dio.
7 Eusebio: frumento e vino sono le benedizioni comunemente descritte nelle Sante Scritture. Questi beni sono figura delle benedizioni future.
Gregorio Nazianzeno: il profeta ci invita a non attaccare la nostra anima alle cose che si vedono nè a misurare la felicità con la sazietà del frumento e del vino.
Beda: i malvagi si dissipano, si disperdono: ma io dormirò, cioè mi ritirerò dalle preoccupazioni di questa vita. Mi riposerò in ciò stesso, cioè in questa pace che non conosce turbamenti.
8 Eusebio: mi coricherò e dormirò: è il riposo dell’anima dopo la più alta contemplazione ed è pure il sonno della morte. A coloro che camminano per la via larga, il vino, l’olio e il grano che essi considerano come i soli beni; ma a me, la gioia spirituale.
8 c singulariter
Origene: se questo è detto della persona del Cristo, si allude a un luogo unico nel suo genere. Se questo è detto del profeta, questa espressione vale a: da solo.
Crisostomo: ciò vuol dire, separato dagli empi: ho la pace presso di te, io abito separato.
Cirillo alessandrino: la sorte dei santi di coloro che sono distinti, messi a parte, scelti e separati.
Salmo 5
1 Per la fine, per colei che riceve l’eredità salmo di Davide.
2 Alle mie parole porgi l’orecchio, Signore. Intendi il mio grido!
3 volgiti alla voce della mia preghiera,
mio re e Dio mio,
4 poiché a te eleverò la preghiera, Signore.
Al mattino esaudirai la mia voce,
5 al mattino starò davanti a te e vedrò;
poiché tu non sei un Dio che vuole l’iniquità
6 e non abiterà presso di te il malvagio
né rimarranno gli ingiusti davanti ai tuoi occhi.
7 Tu odii tutti quelli che operano iniquità,
farai perire tutti quelli che dicono menzogna.
L’uomo sanguinario e ingannatore lo avrà in abominio il Signore.
8 Io invece nella abbondanza della tua misericordia
entrerò nella tua casa, adorerò nel tuo tempio santo
nel tuo timore.
9 Signore, guidami nella tua giustizia
a causa dei miei nemici.
Dirigi al mio sguardo la tua via,
10 poiché non c’è nella loro bocca verità,
il loro cuore è vano,
11 sepolcro aperto è
la loro gola, con le loro lingue agivano con inganno.
Giudicali o Dio, falliscano nelle loro trame,
per la moltitudine delle loro empietà scacciali,
poiché ti hanno irritato, Signore,
12 e gioiscano tutti quelli che sperano in te:
in eterno esulteranno e abiterai in loro.
E si glorieranno in te tutti quelli che amano il tuo nome,
13 poiché tu benedirai il giusto, Signore.
Come di uno scudo di benevolenza ci hai coronato.
Da Sacy
1 Per la fine, per colei che riceve l’eredità salmo di Davide.
2 Alle mie parole porgi l’orecchio, Signore. Comprendi il mio grido!
3 volgiti alla voce della mia preghiera,
mio re e Dio mio,
Essendo Davide fortemente incalzato dai suoi nemici ricorre a Dio con estremo ardore e desidera che siano tolti tre ostacoli che potevano impedire che fosse esaudito. Il primo è quando colui che si invoca non ascolta il suono della voce di chi parla. Il secondo quando non intende il senso delle parole che gli sono rivolte. Il terzo quando non vi bada per essere rivolto altrove. Perciò Davide quantunque parli a Dio che tutto vede e tutto comprende non tralascia di esprimersi in una maniera umana che meglio esprime lo straordinario fervore con cui pregava. Mettendo la sua regale dignità ai piedi di colui del quale aveva ricevuta lo chiama suo re suo Dio. Tale è la voce della Chiesa che parla qui per sua bocca, che è invitata all’eredità per diventare essa stessa eredità del Signore e che essendo chiamata invoca colui che la chiama.
4 poiché a te eleverò la preghiera, Signore.
Al mattino esaudirai la mia voce,
5 al mattino starò davanti a te e vedrò;
poiché tu non sei un Dio che vuole l’iniquità
6 e non abiterà presso di te il malvagio
né rimarranno gli ingiusti davanti ai tuoi occhi.
Io mi presenterò dinanzi a te al mattino e vedrò che tu non sei un dio che si compiace di iniquità. Tu mi esaudirai, Signore, perché a te che sei così grande indirizzo la mia preghiera e non ad alcuna creatura. Tu solo sei onnipotente e tutto pieno di bontà per soccorrermi. Tu mi esaudirai, perché mi presento sin dal mattino alla tua presenza per implorare la tua assistenza; cioè non tardo ad invocarti come il mio solo protettore. E tu mi farai conoscere, esaudendomi, che non approvi in nessun modo l’iniquità, né quella dei miei nemici, né quella di tutti gli altri uomini.
7 Tu odii tutti quelli che operano iniquità,
farai perire tutti quelli che dicono menzogna.
L’uomo sanguinario e ingannatore lo avrà in abominio il Signore.
Lo spirito Santo per bocca di Davide ci ispira ad imitare Dio odiando anche noi iniquità e la menzogna, cioè tenendoci interamente lontani da esse. La bocca che mente, dice la Scrittura, uccide l’anima. Perciò ogni menzogna deve essere evitata con somma diligenza e un uomo veramente perfetto non mente mai neppure per scherzo o per salvare la vita a suo fratello.
8 Io invece nella abbondanza della tua misericordia
entrerò nella tua casa, adorerò nel tuo tempio santo
nel tuo timore.
Il Signore dichiarandosi per me paleserà quanto egli abbia in abominio tutti gli uomini sanguinari e tutti i calunniatori che vogliono rovinarmi. Non per la forza dei miei soldati o per la sapienza dei miei pensieri, ma nell’abbondanza della sua infinita misericordia io ripongo tutta la mia fiducia allorché spero di tornare a Gerusalemme e adorare il Signore con timore e con tremore nel suo santo tempio, cioè nel suo tabernacolo, sulla montagna vicino. Davide che aveva già sparso il sangue di Uria, usando il più meschino artificio per farlo morire, non teme di pronunciare un decreto contro se stesso, dicendo che Dio ha in abominio l’ uomo sanguinario e fraudolento? Forse effettivamente egli parlava di sé in tale incontro e aggiunge immediatamente dopo: ma io confidando nell’abbondanza della tua misericordia… Faceva conoscere con ciò che gli era stato perdonato il suo delitto dalla divina misericordia. È questa la maniera con cui la Chiesa riconosce la grazia del tutto singolare che essa ha ricevuto dal suo sposo.
9 Signore, guidami nella tua giustizia
a causa dei miei nemici.
Dirigi al mio sguardo la tua via,
10 poiché non c’è nella loro bocca verità,
il loro cuore è vano,
Il fondato timore di Davide era di vedersi per sua colpa abbandonato da Dio. Però considerando la rea volontà dei suoi nemici, sia corporali, sia spirituali che cercavano la sua rovina chiede a Dio che voglia condurre i suoi passi nella via dei suoi santi precetti e che lo conservi puro non solo davanti agli uomini, ma ai suoi occhi, cioè alla presenza di colui che non può mai essere ingannato. Diciamo noi pure a Dio: Degnati , Signore, di condurci in un cammino così disagevole e così esposto agli attacchi dei nostri nemici, non secondo la nostra giustizia che è così manchevole, ma secondo la tua che è discesa dal cielo e che sola può guidarci al cielo. Facci camminare al tuo cospetto con l’unica mira della tua eterna verità, senza che mai ci fermiamo ai vari giudizi degli uomini, di cui gli uni ci biasimano e gli altri ci lodano, ma con una uguale malizia.
11 sepolcro aperto è
la loro gola, con le loro lingue agivano con inganno.
Giudicali o Dio, falliscano nelle loro trame,
per la moltitudine delle loro empietà scacciali,
poiché ti hanno irritato, Signore,
Davide si serve del paragone di un sepolcro spalancato o per indicare i discorsi avvelenati che proferivano i suoi nemici contro di lui o per esprimere l’insaziabile desiderio che avevano di vederlo morto. Ciò nonostante, per quanto fossero colpevoli, non pronuncia sentenza contro di loro, ma dichiara soltanto che sta a Dio il giudicarli e che egli effettivamente li giudicherà. Tu conosci la vanità dei loro consigli e l’empietà del loro cuore. Non spetta che a te solo proferire giusta sentenza contro di loro e non in proporzione al male che ci hanno fatto, ma quello con cui hanno usato offenderti ed irritarti.
12 e gioiscano tutti quelli che sperano in te:
in eterno esulteranno e abiterai in loro.
E si glorieranno in te tutti quelli che amano il tuo nome,
13 poiché tu benedirai il giusto, Signore.
Come di uno scudo di benevolenza ci hai coronato.
È questa la vera conclusione di tutto quello che Davide ha detto nel presente salmo. Dopo aver esposto le preghiere che fa colei a cui è destinata la eredità, le opposizioni che essa incontra o in se medesima o da parte dei suoi nemici, il suo ricorso alla mano onnipotente del suo divino protettore e il giusto castigo a cui Dio condannerà i malvagi che hanno cospirato contro di essa; egli fa vedere per ultimo che non invano a lei è stata promessa l’eredità e che non inutilmente essa ha tanto faticato per acquistarla. Entrerà essa nel gaudio eterno ed ineffabile riservato a quelli che hanno riposto in Dio solo la loro speranza, allorché saranno diventati il santo suo tempio, in cui abiteranno per tutti i secoli. Tutta la loro gloria sarà allora non in loro stessi, né in alcuna creatura, ma in Dio solo, di cui hanno amato il nome e la gloria sopra ogni cosa e da cui riconosceranno con eterni rendimenti di grazie di aver ricevuto la benedizione dei giusti in cambio di tutte le maledizioni degli uomini.
Da Agostino
1 Per la fine, per colei che riceve l’eredità salmo di Davide.
Ecco il titolo del salmo: per colei che riceve l’eredità. Si tratta dunque della Chiesa che riceve in eredità la vita eterna per mezzo di nostro Signore Gesù Cristo, in modo che essa possiede Dio stesso, aderisce a lui, trova in lui la sua felicità, secondo quanto sta scritto: Beati miti perché essi possederanno in eredità la terra. Quale terra, se non quella di cui è detto: la mia speranza sei tu, mia porzione nella terra dei viventi?
2 Alle mie parole porgi l’orecchio, Signore. Comprendi il mio grido!
Colei che è chiamata, chiama il Signore, per potere, con il suo aiuto, passare oltre la malvagità di questo secolo e giungere a lui. Intendi il mio grido. Si comprende bene quale sia questo, come esso giunga a Dio, senza suono di voce corporale, dall’intimo recesso del cuore: infatti la voce del corpo si ode e quella spirituale si intende.
3 volgiti alla voce della mia preghiera,
mio re e Dio mio,
Bada alla voce della mia supplica, cioè alla voce che chiede che Dio intenda, mio re, mio Dio. Giustamente, dato che il Signore ha detto: per me si va al Padre, il salmista dice prima mio re, poi Dio mio. E non dice: intendete, ma intendi. La fede cattolica non predica due o tre dei, ma la stessa trinità, unico Dio.
4 poiché a te eleverò la preghiera, Signore.
Al mattino esaudirai la mia voce,
Giacché a te innalzerò la mia preghiera, o Signore, al mattino esaudirai la mia voce. Il salmista vedendosi addensare d’intorno le tenebre in mezzo alle tempeste di questo secolo, si accorge di non vedere quanto brama e tuttavia non cessa di sperare. Infatti la speranza che si vede non è speranza. Comprende tuttavia per quale motivo non vede, perché non è ancora trascorsa la notte, cioè quelle tenebre meritate dai peccati. Dice dunque: giacché a te pregherò Signore, ossia: sei tanto grande tu al quale io pregherò che al mattino esaudirai la mia voce. Passata la notte del mio errore e ritirandosi le tenebre che ho fatto scendere su di me con i miei peccati, esaudirai la mia voce.
5 al mattino starò davanti a te e vedrò;
poiché tu non sei un Dio che vuole l’iniquità
6 e non abiterà presso di te il malvagio
né rimarranno gli ingiusti davanti ai tuoi occhi.
7 Tu odii tutti quelli che operano iniquità,
farai perire tutti quelli che dicono menzogna.
L’uomo sanguinario e ingannatore lo avrà in abominio il Signore.
Al mattino mi presenterò a te e vedrò. Che vuol dire mi presenterò? Vuol dire che non giacerò. Ma che altro è giacere se non riposarsi in terra, cioè ricercare la felicità di piaceri terreni? Mi presenterò, dice, e vedrò. Non dobbiamo tenerci stretti alle cose terrene, se vogliamo vedere Dio che si vede con cuore puro.
Non abiterà presso di te il maligno, cioè non vedrà così da unirsi a te. Per questo continua: né gli iniqui resisteranno dinanzi ai tuoi occhi. I loro occhi infatti, ossia la loro mente è come abbagliata dalla luce della verità a causa delle tenebre dei peccati, per la consuetudine dei quali non possono sopportare lo splendore della retta intelligenza.
Hai in odio tutti coloro che operano l’iniquità. L’odio di Dio va inteso secondo l’espressione con cui diciamo che ogni peccatore odia la verità. Sembra infatti che anche la verità nutra odio per coloro cui non consente di restare in lei.
Farai perire tutti coloro che dicono menzogna. Infatti la menzogna è l’opposto della verità. Altrove leggiamo: la bocca che mente uccide l’anima, affinché nessuno creda che l’uomo perfetto e spirituale debba mentire per salvare questa vita temporale: né la sua né quella del prossimo. Ma siccome altro è mentire e altro nascondere il vero, cioè altro è dire il falso e altro tacere la verità , se per caso qualcuno non vuole consegnare il suo simile a questa morte temporale, deve essere pronto a celare la verità, non a dire il falso. Così non tradirà e non mentirà in modo da non uccidere la sua anima al posto del corpo di un altro. È chiaro che non è una colpa tacere qualche volta la verità. Non ci risulta però che sia permesso ai perfetti dire il falso.
7 Tu odii tutti quelli che operano iniquità,
farai perire tutti quelli che dicono menzogna.
L’uomo di sangue e di inganno lo avrà in abominio il Signore.
8 Io invece nella abbondanza della tua misericordia
entrerò nella tua casa, mi prostrerò al tuo tempio santo
nel tuo timore.
Il Signore abominerà l’uomo sanguinario e fraudolento. Può sembrare una ripetizione di quanto è detto prima: hai in odio tutti coloro che operano l’iniquità, farai perire tutti coloro che dicono menzogna, in modo da riferire l’appellativo uomo sanguinario a colui che opera iniquità e l’aggettivo fraudolento a colui che dice menzogna. Ma questo salmo è per colei che riceve l’eredità, la quale subito dopo manifesta la gioia della sua speranza, dicendo: io invece, nella moltitudine della tua misericordia, entrerò nella tua casa. Cos’altro è la casa di Dio se non il tempio di Dio, del quale è detto: perché Santo è il tempio di Dio che siete voi. E la pietra angolare di questo edificio è colui che ha assunto la potenza coeterna del Padre e la sapienza di Dio. Mi prosterneranno verso il tuo santo tempio, nel tuo timore. Non dice: mi prostrerò nel tuo santo tempio, ma: mi prostrerò verso il tuo santo tempio. E queste parole si intendono riferite non alla perfezione, ma al progresso verso la perfezione. Proprio per questo forse ha aggiunto: nel tuo timore, perché il timore è una grande protezione per chi avanza verso la salvezza.
9 Signore, guidami nella tua giustizia
a causa dei miei nemici.
Dirigi al mio sguardo la tua via,
10 poiché non c’è nella loro bocca verità,
il loro cuore è vano,
Signore guidami nella tua giustizia a cagione dei miei nemici. Qui chiaramente ha dimostrato di essere in cammino, cioè in via di avanzamento verso la perfezione, non ancora nella perfezione medesima, in quanto supplica di esservi guidato. Nella tua giustizia, dice, non in quella che sembra tale agli uomini. Infatti anche rendere male per male sembra giustizia: ma non è la giustizia di colui del quale è detto che fa sorgere il suo sole sopra i buoni e i malvagi. Dio infatti, anche quando punisce i peccatori, non infligge loro un male suo, ma li abbandona ai loro mali. L’uomo invece, quando restituisce male per male, lo fa con intenzione malvagia. Per questo egli stesso per primo è malvagio, mentre vuole punire il male. Dirigi al tuo cospetto il mio cammino. Qui è ben chiaro che egli raccomanda il tempo in cui avanza: si tratta infatti di un cammino che non passa attraverso i luoghi della terra, ma attraverso i sentimenti dell’animo. Dice: al tuo cospetto dirigi il mio cammino, per quella via cioè che non vede nessuno degli uomini, ai quali non si deve credere né quando lodano né quando offendono. Infatti in nessun modo gli uomini possono dare giudizi sulla coscienza altrui, nella quale appunto si svolge il cammino verso Dio. Per questo aggiunge: giacché la verità non è sulla loro bocca, sulla bocca cioè di coloro ai cui giudizi non si deve prestare fede e quindi occorre trovar rifugio dentro la coscienza e al cospetto di Dio. Il loro cuore è vano. Come può essere la verità sulla bocca di coloro il cui cuore si inganna a proposito del peccato e della pena del peccato?
11 sepolcro aperto è
la loro gola, con le loro lingue agivano con inganno.
Giudicali o Dio, falliscano nelle loro trame,
per la moltitudine delle loro empietà scacciali,
poiché ti hanno irritato, Signore,
Sepolcro spalancato è la loro gola. Possiamo riferire queste parole a significare la voracità, per la quale sovente gli uomini mentono a scopo di adulazione. Mirabilmente ha detto: sepolcro spalancato, perché quella voracità sta sempre a bocca aperta, non come i sepolcri i quali, una volta accolti i cadaveri, sono sigillati. Si può anche intendere che attirano a sè con la menzogna e con la sottile adulazione coloro che inducono a peccare, ed in certo modo li divorano spingendoli al loro modo di vivere. E poiché ad essi avviene di morire nel peccato, giustamente vengono chiamati sepolcri spalancati coloro dai quali sono indotti a peccare. Infatti sono anch’essi in un certo qual modo morti, non avendo in sé la vita della verità; e in sé medesimi accolgono come morti coloro che, uccisi dalle parole fallaci del cuore vano, rendono simili a se stessi. Con le loro lingue tramavano inganni; cioè con una lingua malvagia. Dato che i malvagi hanno lingue malvagie, dicono cose cattive nel tessere inganni. Ad essi il Signore dice: come potete dire cose buone, dato che siete malvagi? Giudicali, Dio, falliscano nel loro disegni. È una profezia, non una maledizione. Non esprime il desiderio che così accada, ma vede ciò che accadrà. Essi sono tali da meritare che così accada. Nello stesso senso anche le parole che seguono: si rallegrino tutti coloro che sperano in te sono dette in senso profetico, in quanto vede che costoro si allieteranno. Pure in senso profetico è stato detto: ridesta la tua potenza e vieni, poiché vedeva che sarebbe avvenuto. Quanto dunque alle parole: falliscano nei loro disegni, possono essere intese anche altrimenti: si può infatti credere che egli desideri ancor di più proprio che essi desistano dai loro malvagi pensieri, cioè non pensino più cose malvagie. Questa interpretazione ci è vietata dalle parole che seguono: cacciali via. In nessun modo possiamo intendere in senso buono il fatto che qualcuno sia scacciato da Dio. Ecco perché si intende in senso profetico e non come una maledizione quanto qui si dice: è qui additato che necessariamente così accadrà a coloro che avranno preferito perseverare nei peccati qui menzionati. secondo la moltitudine delle loro empietà, scacciali, cioè scacciali lontano quanto merita la moltitudine della loro empietà. Perché ti hanno amareggiato Signore. Egli dice: io sono il pane che è disceso dal cielo, e: lavorate per il nutrimento che non si corrompe, e: gustate e vedete quanto è dolce il Signore. Ma il pane della verità è amaro per i peccatori e per questo hanno odiato la bocca che dice la verità. Hanno dunque amareggiato Dio coloro i quali, peccando, sono caduti in una tale debolezza da non potere più tollerare, quasi fosse fiele, quel cibo della verità di cui godono le anime sane.
12 e gioiscano tutti quelli che sperano in te:
in eterno esulteranno e abiterai in loro.
E si glorieranno in te tutti quelli che amano il tuo nome,
E si allietino tutti coloro che sperano in te, ai quali, senza dubbio, nel gustarlo, il Signore appare dolce. In eterno esulteranno e tu abiterai in loro. Sarà dunque questa la eterna esultanza, quando i giusti diverranno il tempio di Dio e il medesimo abitatore sarà il loro gaudio. E si glorieranno in te tutti coloro che amano il tuo nome, in quanto è presente in loro, perché ne godano. Giustamente dice in te, in quanto possessori della eredità di cui si parla nel titolo del salmo, e nel contempo se stessi sono la sua eredità, come appunto vogliono intendere le parole: abiterai in loro.
13 poiché tu benedirai il giusto, Signore.
Come di uno scudo di benevolenza ci hai coronato.
Perché tu benedirai il giusto. Questa è la benedizione: gloriarsi in Dio ed essere abitati da Dio. Tale santificazione è concessa ai giusti: ma, per essere giustificati, occorre prima la vocazione, la quale non dipende dai loro meriti, ma dalla grazia di Dio. Tutti infatti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio. E quelli che ha chiamati, li ha anche giustificati; e quelli che ha giustificati, li ha anche glorificati. Proprio perché la vocazione non deriva dai nostri meriti, ma dalla bontà e dalla misericordia di Dio, aggiunge: Signore, come con lo scudo, della tua buona volontà ci hai coronati. La buona volontà di Dio per chiamare i peccatori a penitenza precede infatti la nostra buona volontà. Se, essendo ancora peccatori, Cristo è morto per noi, molto di più, riconciliati, saremo salvi dall’ira per suo mezzo. Questo è lo scudo invitto, dal quale è respinto il nemico che tenta di farci disperare della salvezza con innumerevoli tribolazioni e tentazioni.
Dai Padri
3 Origene: al mattino: Chi parla così respinge le opere delle tenebre. Lasciandomi alle spalle le cose terrene e tutte le mie tribolazioni, io vedrò i beni del Signore. Ho visto i profeti, ho visto colui che è disceso dal cielo e lo vedrò risalire al cielo.
Eusebio: rendimento di grazie per quella eredità che è della Chiesa e dell’anima. Le primizie del giorno devono essere consacrate a Dio; l’anima non potrebbe farlo se, durante il riposo della notte, non avesse pensato a Dio.
Gregorio di Nissa: al mattino: purificazione dell’anima, vittoria della luce sulle tenebre.
Cirillo alessandrino: prevenire il sole per lodare Dio. È così che contemplerò i misteri che tu hai preparato per quelli che ti amano: io otterrò misericordia e ti adorerò in spirito e verità.
4 Crisostomo: allusione ai falsi dei circondati di vizi.
6 Eusebio: col termine abominazione si esprime una estrema repulsione per un terribile crimine.
7 Origene: entrerò nella tua casa con grande pietà, cioè nel tuo timore. Il Cristo è entrato come figlio nella sua casa.
Girolamo: gli empi, per la loro empietà, escono dalla tua casa e io, per la tua misericordia, vi entro.
8 Origene, Atanasio, Crisostomo: afferriamoci saldamente alla mano di Dio, perché i nostri nemici non si gettino su di noi. Origene riporta due lezioni: davanti a me la tua via e davanti a te la mia via. Nella tua giustizia, cioè nel Cristo.
Crisostomo: rendi il mio cammino pieno di luce, fiducioso, sicuro, certo e diritto.
9 Origene: i nemici, con le loro menzogne, mi impediscono di vedere bene la tua via; tu, tracciala diritta davanti a me. So che tutto quello che mi promettono sulla loro strada non è vero: tutto ciò che dicono, serve solo a scavarmi la fossa.
10 Origene: è un bene che il malvagio cada dall’alto dei suoi progetti e che in essi io non riesca.
11 Eusebio: coloro che attendevano l’incarnazione del Signore, si sono rallegrati quando questa si è compiuta: questa speranza era viva presso i profeti e quelli che li ascoltavano. Per tutta l’eternità, essi vedranno la gloria del Verbo incarnato, pieno di grazia e di verità.
Baldovino di Ford: giustificati per la fede, radicati nell’amore, noi dimoriamo con fiducia in colui che è divenuto per noi rifugio e forza, e che dimora in noi, così come è scritto: gioiscano di te tutti quelli che in te sperano, in eterno esulteranno; tu porrai la tua dimora in loro.
12 Origene: Dio stesso è la corona dei giusti e loro scudo.
Crisostomo: tu circondi il giusto col tuo soccorso che è protezione e gloria.
Gregorio di Nissa: senso mistico: l’anima è decaduta dalla sua eredità. Quando ha trasgredito il comandamento di Dio, per lei è tramontato il sole. L’anima effonde dinanzi a Dio la sua preghiera, perché il mattino cacci di nuovo le tenebre e per poter udire la parola beata: venite, o benedetti dal Padre mio, possedete il regno che vi è stato preparato fin dalla fondazione del mondo.
Salmo 6
1 Per la fine tra i cantici, per l’ottavo giorno Salmo di Davide
2 Signore nel tuo furore non accusarmi
e nella tua ira non castigarmi.
3 Abbi pietà di me, Signore, perché sono infermo.
Sanami , o Signore, perché sono state sconvolte le mie ossa,
4 e l’anima mia è tutta turbata:
e tu Signore, fino a quando?
5 Ritorna, Signore, libera l’anima mia, salvami
per la tua misericordia,
6 perché non c’è nella morte chi si ricordi di te
e nell’inferno chi ti confesserà?
7 Mi sono affaticato nel mio gemito;
laverò tutte le notti il mio letto.
Con le mie lacrime bagnerò il mio giaciglio.
8 È stato sconvolto per il furore il mio occhio.
Sono invecchiato fra tutti i nemici miei.
9 Allontanatevi da me voi tutti che operate l’iniquità
perché ha esaudito il Signore la voce del mio pianto,
10 ha esaudito il Signore la mia supplica.
Il Signore ha accolto la mia preghiera;
11 si vergognino e siano sconvolti
con violenza tutti i miei nemici.
Siano volti indietro e arrossiscano grandemente all’istante.
Da Sacy
1 Per la fine tra i cantici, per l’ottavo giorno Salmo di Davide
I padri hanno inteso per l’ottavo giorno, in senso figurato, la risurrezione, poiché trascorrendo tutto il tempo di questa vita nella successione dei sette giorni della settimana, allorché non saremo più soggetti al tempo entreremo nell’ottavo giorno, che è quello della eternità.
2 Signore nel tuo furore non accusarmi
e nella tua ira non castigarmi.
3 Abbi pietà di me, Signore, perché sono infermo.
Sanami , o Signore, perché sono state sconvolte le mie ossa,
4 e l’anima mia è tutta turbata:
e tu Signore, fino a quando?
Davide, secondo molti interpreti, era caduto in una grave malattia che considerò quale castigo mandatogli da Dio. Sentendosi trafitto da acutissimi dolori lo supplica che il suo castigo sia un effetto non del suo furore e della sua collera, ma della sua misericordia. Fino a quando, Signore, aspetterai per soccorrermi?
Il dolore da lui sofferto poteva essere considerato della natura di quello che il demonio fece soffrire a Giobbe, che è considerato la prova più terribile del più paziente di tutti gli uomini. Davide forse temeva che il castigo di Dio fosse un segno che non si era placata la sua collera contro di lui.
5 Ritorna, Signore, libera l’anima mia, salvami
per la tua misericordia,
6 perché non c’è nella morte chi si ricordi di te
e nell’inferno chi ti confesserà?
Sembrava che Dio si fosse allontanato da Davide e l’avesse abbandonato. Per questo il santo re lo prega di far conoscere che egli si è rivolto verso di lui per salvarlo dalla morte. Domanda questo guardando alla sua sola misericordia e con l’intenzione che aveva di rendere noto a tutti gli uomini con una lunga penitenza l’amaro cordoglio per il delitto da lui commesso. Nessuno dice egli si ricorda di Dio nella morte né lo loderà nell’inferno ovvero nel sepolcro. Allorché dunque quel principe veramente penitente domandava con tanto ardore la sua guarigione, non lo faceva per attaccamento alla vita presente o per l’indifferenza circa la vita futura, ma con animo tale da riparare in faccia a tutti gli uomini lo scandalo da lui provocato, per rendere a Dio in tal modo le lodi dovute; cosa che egli non avrebbe potuto fare qualora la morte fosse prontamente sopraggiunta.
7 Mi sono affaticato nel mio gemito;
laverò tutte le notti il mio letto.
Con le mie lacrime bagnerò il mio giaciglio.
Tremino, esclama San Giovanni Crisostomo, quelli che hanno letti soffici e magnifici, allorché odono quale fosse il letto di un re penitente. Egli passava tutte le notti in un letto di lacrime, non a riposarsi ma piangere i suoi peccati e nel pianto trovava una ineffabile dolcezza. I mondani dunque non pensino che le lacrime della penitenza siano per pochi, ma sappiano che come il grande re Davide pianse e vegliò per aver peccato, non possono neppure essi dispensarsi dalle lacrime e dalle veglie essendo rei di tante colpe e tutti, per così dire, circondati dal peccato.
8 È stato sconvolto per il furore il mio occhio.
Sono invecchiato fra tutti i nemici miei.
È stato sconvolto dal furore il mio occhio; cioè o da quello di Dio, di cui egli aveva timore, o da quello dei suoi nemici, siano corporali o spirituali che volevano rovinarlo. Si può anche intendere che l’estremo suo dolore per il peccato aveva quasi offuscata la luce dei suoi occhi per l’abbondanza delle lacrime da lui versate. E la violenza del suo dolore l’aveva fatto invecchiare in poco tempo in mezzo a quei numerosi nemici che lo circondavano.
9 Allontanatevi da me voi tutti che operate l’iniquità
perché ha esaudito il Signore la voce del mio pianto,
10 ha esaudito il Signore la mia supplica.
Il Signore ha accolto la mia preghiera;
Dopo il turbamento, dopo i gemiti e le lacrime, Davide è pieno tutto a un tratto di una fede umile e di una ferma speranza che Dio lo debba soccorrere. E parla come se fosse già stato esaudito, perché sente le divine consolazioni che lo Spirito Santo diffonde nel suo cuore. Egli dice ai suoi nemici che a loro non rimaneva se non di allontanarsi da lui, perché l’Onnipotente aveva esaudito le sue lacrime che, quale voce efficace, si erano fatte udire alle sue orecchie. Nello stesso tempo ci insegna che nessun peccatore deve mai essere preso da sconforto poiché vede un re penitente che usa verso Dio una santa violenza con la sua preghiera e con le sue lacrime e con le grida del suo cuore, così da allontanare per sempre da sé i suoi nemici
11 si vergognino e siano sconvolti
con violenza tutti i miei nemici.
Siano volti indietro e arrossiscano grandemente all’istante.
Davide ricolmo dello spirito di profezia non desidera soltanto che i suoi nemici che lo insultavano, come fosse già morto, siano abbattuti e confusi in tutti i loro perversi disegni, ma dichiara con tale desiderio quello che il Signore gli faceva già sentire anticipatamente come prossimo ad accadere. Sant’Agostino pensa che le stesse parole si possano intendere spiritualmente in due maniere diverse: o degli empi che avendo per lungo tempo insultato la pietà dei giusti, cadranno alla fine in una eterna confusione con una prodigiosa velocità: ovvero di quelli che essendosi dimostrati per qualche tempo avversi alla salvezza dei giusti, hanno la sorte di avere i giusti stessi per intercessori presso Dio. Arrossiscano dunque ora, dice Agostino, si conturbino e siano scompigliati, come fu San Paolo; e convertendosi a Dio con una vera penitenza siano ricoperti di una salutare confusione alla vista dei loro disordini, senza indugiare un momento.
Da Agostino
1 Per la fine tra i cantici, per l’ottavo giorno Salmo di Davide
Si può senza nessun temerario calcolo di anni, interpretare l’ottavo come il giorno del giudizio, in quanto le anime dei giusti, già dopo la fine di questo secolo, ricevuta la vita eterna, non saranno più soggette al tempo. Poiché tutti i tempi si svolgono nella ripetizione di questi sette giorni, può forse essere detto l’ottavo quello che non avrà questa instabilità.
2 Signore nel tuo furore non accusarmi
e nella tua ira non castigarmi.
Temendo tale condanna la Chiesa prega in questo salmo, dicendo: Signore, non mi riprendere nella tua ira. Anche l’Apostolo la chiama ira del giudizio: tu accumuli, dice, l’ira per il giorno dell’ira del giusto giudizio di Dio. In questa ira non vuole essere ripreso chiunque desidera essere risanato in questa vita. E nel tuo furore non mi correggere. Correggere appare più mite: mira infatti a emendare. Infatti chi è ripreso, cioè è accusato, c’è da temere che finisca col subire la condanna. Ma poiché il furore sembra essere più forte dell’ira, può destare stupore il fatto che ciò che è più mite, cioè la correzione, sia posta insieme con ciò che è più severo, ossia con il furore. Credo però che si voglia intendere una sola cosa con due parole. Ecco perché in questo punto sono diverse le lezioni dei codici. In alcuni infatti si trova prima ira e poi furore, in altri prima furore poi ira, in altri ancora al posto di furore c’è indignazione, oppure collera. Ma, quale che sia la parola, si tratta sempre di un turbamento dell’animo che induce a infliggere una pena.
3 Abbi pietà di me, Signore, perché sono infermo.
Sanami , o Signore, perché sono state sconvolte le mie ossa,
4 e l’anima mia è tutta turbata:
e tu Signore, fino a quando?
Continua perciò e dice: abbi pietà di me, Signore, perché sono infermo; risanami Signore, perché sono turbate le mie ossa, cioè è turbata la stabilità o fermezza della mia anima. Per questo le parole che seguono: e l’anima mia è grandemente turbata, ci appaiono una spiegazione, volta ad evitare che, quando ha detto ossa, si intendano quelle del corpo.
5 Ritorna, Signore, libera l’anima mia, salvami
per la tua misericordia,
Volgiti, o Signore e libera l’anima mia. Nel convertirsi questa prega che Dio si volga verso di lei, come sta scritto: volgetevi a me ed io mi volgerò a voi, dice il Signore. La nostra perfetta conversione trova Dio pronto, come dice il profeta: come l’aurora lo troveremo pronto, perché quello che ce lo ha fatto perdere non fu la sua assenza, ma il nostro distoglierci da lui. Sta scritto: era in questo mondo, il mondo fu fatto per mezzo di lui e il mondo non lo conobbe.
6 perché non c’è nella morte chi si ricordi di te
e nell’inferno chi ti confesserà?
Perché non vi è nella morte chi si ricorda di te. È ora il tempo della conversione; perché quando sarà trascorsa questa vita, non resterà altro che la ricompensa dei meriti. Forse per inferno si intende il luogo in cui, dopo il giudizio, saranno precipitati gli empi, dove ormai, a cagione delle profonde tenebre, non vedranno nessuna luce di Dio cui rivolgere la loro confessione. Possiamo anche intendere le parole del salmo nel senso che chiami morte il peccato che si commette disprezzando la legge divina; di modo che chiamiamo morte il pungiglione della morte che procura la morte e il pungiglione della morte è il peccato. In questa morte, non ricordarsi di Dio significa disprezzare la sua legge e i suoi comandamenti, di modo che avrebbe chiamato inferno la cecità dell’animo che accoglie e avviluppa il peccatore, ossia il morente. Ebbene, l’anima scongiura di essere preservata da questa morte e da questo inferno, mentre si sforza di convertirsi a Dio e ne esperimenta le difficoltà.
7 Mi sono affaticato nel mio gemito;
laverò tutte le notti il mio letto.
Con le mie lacrime bagnerò il mio giaciglio.
Ecco perché continua dicendo: mi sono sfinito nel mio gemere, e aggiunge, come se a poco gli avesse giovato: laverò col pianto ogni notte il mio letto. In questo passo è chiamato letto il luogo ove l’anima ammalata inferma cerca riposo, cioè nei piaceri del corpo e in ogni voluttà del mondo. Lava questa seduzione con le lacrime chi tenta di strappare se stesso alla sua stretta. Dicendo: ogni notte vuol fare intendere che colui il quale nella risoluzione dello spirito avverte una certa luce di verità e ricade tuttavia di tanto in tanto nelle seduzioni di questo secolo a causa della debolezza della carne, si trova allora costretto a subire l’alternarsi dei sentimenti come i giorni e la notte. Quando dice: con lo spirito obbedisco alla legge di Dio è come se avanzasse nel giorno e quando dice ancora: ma con la carne alla legge del peccato, allora precipita nella notte, finché non trascorra ogni notte e venga quell’unico giorno a proposito del quale è detto: al mattino mi presenterò a te e vedrò. Allora starà in piedi: ma per ora giace, poiché è nel letto che ogni notte laverà per ottenere, versando tante lacrime, la medicina efficacissima da parte della misericordia di Dio. Nelle lacrime irrigherò il mio giaciglio è una ripetizione: dicendo infatti nelle lacrime ripete ciò che prima ha detto dicendo: laverò. E con giaciglio intendiamo quanto ha detto prima con letto. Tuttavia irrigherò è qualcosa di più che laverò, perché si può lavare qualcosa anche solo in superficie, mentre l’irrigazione giunge a permeare l’interno, il che significa che il pianto giunge fino al profondo del cuore.
8 È stato sconvolto per il furore il mio occhio.
Sono invecchiato fra tutti i nemici miei.
Turbato dall’ira è il mio occhio. Dall’ira sua o da quella di Dio, nella quale chiede di non essere ripreso o corretto? Quello che soffre ogni peccatore in questa vita è l’inizio di questa ira: temendo perciò il giorno del giudizio, si affatica e piange, per non arrivare a quell’ira il cui inizio tanto micidiale sperimenta già fin da ora. Per questo non ha detto: si è spento, ma ha detto: turbato dall’ira è il mio occhio. Sono invecchiato tra tutti i miei nemici. Aveva parlato soltanto dell’ira, ma considerando gli altri vizi scopre di essere assediato da tutti, e siccome questi vizi appartengono alla vecchia vita e al vecchio uomo, di cui dobbiamo spogliarci per rivestirci del nuovo, giustamente è detto: sono invecchiato. E dice ancora: Fra tutti i miei nemici, ossia in mezzo ai vizi stessi, oppure in mezzo agli uomini che non vogliono convertirsi a Dio.
9 Allontanatevi da me voi tutti che operate l’iniquità
perché ha esaudito il Signore la voce del mio pianto,
Ecco perché, dopo la fatica, il gemito, i torrenti di lacrime, siccome non può essere vana la preghiera innalzata con tanto vigore a colui che è la fonte di ogni misericordia, con grande verità è detto: vicino è il Signore a chi ha il cuore contrito. Osserva poi che cosa aggiunge l’anima pia, nella quale è lecito scorgere anche la Chiesa, nel dichiararsi esaudita dopo tante difficoltà: allontanatevi da me, tutti voi che operate iniquità; giacché il Signore ha udito la voce del mio pianto. Queste parole sono dette sia in senso profetico, in quanto gli empi saranno separati dai giusti quando verrà il giorno del giudizio, sia in senso attuale, perché sulla nuda aia il grano è già separato dalla paglia sebbene sia celato tra la paglia.
10 ha esaudito il Signore la mia supplica.
Il Signore ha accolto la mia preghiera;
Giacché il Signore ha udito la voce del mio pianto; il Signore ha esaudito la mia supplica; il Signore ha accolto la mia preghiera. La frequente ripetizione dello stesso concetto sta ad indicare non la necessità della narrazione, ma il sentimento dell’anima esultante. Sono soliti infatti parlare così coloro che gioiscono; come se non bastasse loro proclamare una volta sola la propria gioia. Questo è il frutto di quel gemito del quale ci si affatica, di quelle lacrime con cui si lava il letto e si irriga il giaciglio. Miete nella gioia chi semina nelle lacrime e beati sono coloro che piangono, perché saranno consolati.
11 si vergognino e siano sconvolti
con violenza tutti i miei nemici.
Siano volti indietro e arrossiscano grandemente all’istante.
Saranno svergognati e turbati tutti i miei nemici. Non si vede in qual modo possa accadere se non in quel giorno in cui saranno resi noti i premi dei giusti e i supplizi dei peccatori. Infatti ora non solo gli empi non si vergognano, al punto che non cessano di insultarci, ma hanno spesso tanta forza con le loro beffe che inducono gli uomini deboli a vergognarsi del nome di Cristo. Quanto poi alle parole che seguono: si convertano e siano confusi, chi non penserà che è giustissimo castigo che abbiano in sorte una conversione a loro confusione coloro che non hanno voluto riceverla come salvezza? Ha aggiunto poi: molto rapidamente. Quando comincerà infatti a non essere più atteso il giorno del giudizio, quando essi diranno: pace, allora d’improvviso verrà per loro la fine. Quale che sia il momento in cui verrà, viene rapidissimo ciò di cui non si attende la venuta e solo la speranza di vivere fa sentire la lunghezza di questa vita: niente infatti sembra essere più fulmineo di quanto in essa è già passato.
Dai Padri
2 Gregorio di Nissa e Atanasio: il salmista attribuisce la causa del male alla infermità della natura: la mia volontà non è cattiva, ma sono stato generato nel peccato; e dalla infermità sono caduto nella malattia. Il Figlio di Dio è il medico.
Gregorio Magno: per la caduta di Adamo ho contratto una grave infermità.
3 Cirillo Alessandrino: quando verrai? Si informa del tempo della venuta di Cristo.
4 Gregorio Magno: rispondimi, finché dura il tempo della misericordia.
5 Atanasio: è molto lunga la mia penitenza! Ho paura di morire prima di essere guarito: affrettati!
6 Gregorio di Nissa: come placherai la divinità? Con le lacrime!
Eusebio: una notte ho confessato il mio peccato e ora faccio penitenza ogni notte. Benché il perdono mi sia promesso, so che piangerò il mio peccato per tutta la vita.
Efrem: Davide peccò una notte, e pianse tutte le notti: è per questo che egli è beato. Beati quelli che piangono!
Gregorio Magno: io purifico la mia coscienza.
7 Cirillo Alessandrino: l’occhio era più limpido in Adamo, più illuminato dalla luce divina.
Gregorio Magno: il peccato oscura l’occhio, cioè la coscienza dell’uomo.
8 Gregorio di Nissa: respingendo i suoi nemici : è il male che egli respinge.
8 b Origene: Dio ascolta prima le lacrime, poi la preghiera.
Gregorio di Nissa: Dio ascolta la voce di colui che gli offre le sue lacrime.
9 Gregorio di Nissa: l’imprecazione: via da me, voi tutti gli operatori di iniquità (Luca 13,27), lascia presentire che la penitenza di Davide troverà grazia davanti al Dio. Per perseverare nel bene, egli prega: i miei nemici sono volti indietro. Si tratta dei suoi nemici spirituali.
Efrem: l’uomo fatto di terra aprì la porta al dolore, alla malattia, alla morte. Il figlio di Maria portò nel suo corpo la morte e il dolore, per annientarli.
Salmo 7
1 salmo di Davide, che egli cantò al Signore
per le parole di Cus figlio di Jemini.
2 Signore, mio Dio, in te ho sperato,
salvami da tutti quelli che mi perseguitano e liberami
3 perché mai egli rapisca come un leone l’anima mia
mentre non c’è chi redima né chi salvi
4 Signore, Dio mio, se ho fatto questo,
se c’è iniquità nelle mie mani;
5 se ho ripagato quelli che mi
facevano del male, cada io giustamente vuoto sotto i miei nemici.
6 Insegua il nemico la mia anima e
l’ afferri e calpesti a terra la mia vita
e la mia gloria faccia scendere nella polvere pausa
7 Sorgi Signore nella tua ira,
innalzati sulle regioni dei miei nemici;
e destati Signore, Dio mio, secondo il precetto
che hai comandato!
8 E l’ assemblea dei popoli ti circonderà e per essa ritorna in alto.
9 Il Signore giudica i popoli.
Giudicami , Signore, secondo la mia giustizia
e secondo la mia innocenza che è in me.
10 Sia consumata la malvagità
dei peccatori e dirigerai il giusto
tu che anche saggi cuori e reni, o Dio.
11 Giusto è il mio aiuto da parte di
Dio, che salva i retti di cuore.
12 Dio è giudice giusto e forte e paziente.
Si adira forse tutti i giorni?
13 Se non vi convertirete vibrerà la sua spada.
Ha teso il suo arco e l’ha preparato.
14 E con esso ha preparato strumenti di morte.
Le sue frecce ha fabbricato contro coloro che ardono.
15 Ecco, ha partorito ingiustizia ha concepito dolore e ha partorito iniquità.
16 Ha aperto una fossa e l’ha fatta profonda
e cadrà nella buca che ha fatto.
17 Ricadrà il suo dolore sulla sua testa
e sul suo capo scenderà la sua iniquità.
18 Confesserò il Signore secondo la sua giustizia
e salmeggerò al nome del Signore, l’ Altissimo.
Da Sacy
1 salmo di Davide, che egli cantò al Signore
per le parole di Cus figlio di Jemini.
Le parole che sembrano aver dato occasione a questo salmo, possono essere quelle che Saul disse ai suoi cortigiani in un trasporto di collera contro Davide che esclama: non c’è chi si dolga tra voi, nè chi mi avvisi che il mio proprio figlio ha suscitato contro me un servitore che mi tende mille insidie. (1 Re ).
2 Signore, mio Dio, in te ho sperato,
salvami da tutti quelli che mi perseguitano e liberami
3 perché mai egli rapisca come un leone l’anima mia
mentre non c’è chi redima né chi salvi
In te, che sei mio Signore, io ho posto la mia speranza, non nella mia forza e nella mia spada. Da te che sei il mio Dio, aspetto ogni mio soccorso nella estremità in cui mi hanno ridotto i miei nemici. Salvami dunque con la tua potenza, affinché colui che da me non è nominato per rispetto della sua sacra unzione, non mi tolga alla fine la vita e non mi sbrani facilmente come un leone divorerebbe una pecora. In questo modo Davide implorò l’aiuto divino, allorché seppe come Saul aveva parlato contro di lui. Ma tale è pure, dice un antico, il parlare di un’anima cristiana, la quale, considerando la disperata rabbia del demonio, ricorre a Dio e lo prega di non permettere che la rapisca colui che intorno a lei si aggira come leone ruggente. In ogni tempo, secondo San Basilio, qualunque vittoria sia stata da noi riportata sopra il demonio, dobbiamo dire a Dio: salvami al presente dei miei nemici e liberami nel giorno finale dalle branche del leone che cerca innanzitutto di divorare le anime giuste come le sue più squisite vivande.
4 Signore, Dio mio, se ho fatto questo,
se c’è iniquità nelle mie mani;
5 se ho ripagato quelli che mi
facevano del male, cada io giustamente vuoto sotto i miei nemici.
6 Insegua il nemico la mia anima e
l’ afferri e calpesti a terra la mia vita
e la mia gloria faccia scendere nella polvere pausa
Davide attesta al Dio vivente la falsità di questa accusa, con cui gli era imputato di aver teso molti lacci contro Saul e di aver attentato contro la sua persona. È contento di soggiacere al furore dei suoi nemici se egli ha procurato di render loro male per male, egli che avendo visto per due volte il re Saul nelle sue mani dichiarò che non avrebbe mai steso la mano sull’ unto del Signore. Tutte le espressioni di cui poi si serve, stanno ad indicare in una maniera più viva che era cosa giusta che il suo nemico lo annientasse, se egli avesse fatto le azioni di cui era incolpato. Ora quello che lui diceva non era tanto una imprecazione contro se stesso, quanto una profezia che si doveva verificare in tutti quelli che reputando un vantaggio vendicarsi dei loro nemici, sono essi stessi vinti interiormente dal demonio.
7 Sorgi Signore nella tua ira,
innalzati sulle regioni dei miei nemici;
e destati Signore, Dio mio, secondo il precetto
che hai comandato!
8 E l’ assemblea dei popoli ti circonderà e per essa ritorna in alto.
Come Davide, che era così moderato, scongiura il Signore di manifestare la sua collera ai suoi nemici? Forse essendo pieno dello Spirito di Dio non tanto esprimeva quello che desiderava, quanto ciò che sapeva dover accadere. D’altronde non è male che si desideri che Dio opponga la sua collera al furore dei nostri nemici perché non mettano in atto i delitti che hanno nella volontà. Se Davide pensava allora a liberarsi dalla morte presente, da cui era minacciato, cosa che è assai naturale per tutti gli uomini, pensava nel tempo stesso alla gloria di colui sotto la cui protezione si era egli rifugiato. Elevati, gli dice, in mezzo ai miei nemici, cioè sostieni tu stesso la tua propria gloria difendendo l’innocenza e la debolezza di colui che tu hai destinato a regnare sopra il tuo popolo. Sostieni la verità della tua parola con cui ci hai ordinato di difendere gli innocenti oppressi qual sono io al presente. Allora una moltitudine di popoli ti circonderà; cioè si riunirà per lodarti in comune e per celebrare rendimenti di grazie. Però per riguardo a questa assemblea dei popoli che devono un giorno cantare le tua lode, allorché l’innocente sarà liberato dalle mani di colui che lo voleva opprimere, sali sul tribunale e sul luogo alto, donde sembrava che tu fossi disceso. Fa’ conoscere a tutta la terra che sei il Signore dell’universo e il giudice di tutti i popoli. Questa preghiera di Davide considerata come uscita dalla bocca di un profeta, di cui Dio si serviva per esprimere sotto i veli i suoi più alti misteri, poteva bene ancora indicarci quello che doveva accadere, allorché il Signore facendo risplendere la sua onnipotenza in mezzo ai suoi nemici secondo l’ordine del suo decreto eterno ha tratto dalla morte il proprio Figlio, che egli aveva dato per la nostra salvezza e allorché mediante il trionfo di un dio così annichilito e poi risuscitato si è radunata la moltitudine dei popoli nell’unità di una stessa Chiesa per cantare in suo onore inni e rendimenti di grazie. Ma se egli è ritornato in alto verrà di nuovo a giudicare tutti i popoli. Vi è un altro ritorno del figlio di Dio in alto, cioè nel seno del Padre suo, ritorno che abbiamo motivo di temere, allorché verso la fine dei tempi a cagione della moltitudine che circonda e stringe Gesù Cristo, ma che non lo tocca per mezzo della fede e in cui si è illanguidita la carità, si ritira egli in qualche modo nel più alto dei cieli e si nasconde nella profondità degli incomprensibili suoi segreti. Fa’ questo per un giusto giudizio che esercita sui popoli che ricusano la luce della verità.
9 Il Signore giudica i popoli.
Giudicami , Signore, secondo la mia giustizia
e secondo la mia innocenza che è in me.
Queste parole non convengono propriamente che a Gesù Cristo. Poiché essendo la sorgente di ogni giustizia egli solo ha potuto dire questo al Padre suo parlandogli di quel che soffriva da parte degli uomini: giudicami secondo la mia giustizia e secondo la mia innocenza. E poiché appunto egli era veramente innocente e sovranamente giusto ha meritato morendo per i peccatori di donare a loro la salvezza. Ma Davide, secondo la lettera, poteva anch’egli parlare in questo modo a Dio relativamente non tanto alla sua persona, quanto alla sua causa, poiché egli era innocente dei delitti di cui veniva accusato, era anzi vissuto fino ad allora nella giustizia e nell’innocenza.
10 Sia consumata la malvagità
dei peccatori e dirigerai il giusto
e che anche saggi cuori e reni, o Dio.
11 Giusto è il mio aiuto da parte di
Dio, che salva i retti di cuore.
Queste parole di Davide perseguitato da Saul dovrebbero essere impresse nel cuore di tutti i giusti perseguitati dai malvagi. Finirà la malizia dei peccatori. Non ha essa che un tempo limitato. Ci basti essere certi per la fede che Dio si prende pensiero della condotta dei giusti. A noi sta il vegliare attentamente per mondare i cuori e i reni, perché Dio li scruta per conoscere se sono mondi e li scruta secondo il lume della sua verità. Ma perché ancora ha bisogno di essere condotto colui che ha la rettitudine della giustizia? Senza la guida divina i più giusti sarebbero esposti a traviare. Ora con giustizia attendeva Davide questo soccorso da Dio, senza volgersi verso le creature o verso se stesso, perché aveva il cuore retto, non essendo la salvezza promessa che alla rettitudine.
12 Dio è giudice giusto e forte e paziente.
Si adira forse tutti i giorni?
13 Se non vi convertirete vibrerà la sua spada.
Ha teso il suo arco e l’ha preparato.
14 E con esso ha preparato strumenti di morte.
Le sue frecce ha fabbricato contro coloro che ardono.
Non crediate, miei nemici, esclama Davide che Dio per il fatto che è paziente e sopporta tante ingiustizie e tante violenze, sia per questo meno giusto nel rendere a ciascuno quello che gli è dovuto e meno forte nel punire, quando vorrà, coloro che avranno disprezzato le ricchezze della sua pazienza. Vero è che egli non si adira ogni giorno per castigare tutte le volte che rimane offeso. Ma state attenti a non abusare della sua mansuetudine che vi invita a un sincero pentimento. Se non mutate contegno egli è pronto a punirvi in una strepitosa maniera. Tutte queste espressioni, di una spalla vibrata, di un arco teso, di strumenti di morte, di saette, sono adoperate per scuotere l’insensibilità dell’anima umana sulla quale questa sorta di termini fanno una forte impressione. Un essere di una volontà onnipotente non ha bisogno di tante armi per castigare. Dio non ci minaccia in un modo così spaventoso se non perché ha per noi un amore molto acceso.
15 Ecco, ha partorito ingiustizia ha concepito dolore e ha partorito iniquità.
16 Ha aperto una fossa e l’ha fatta profonda
e cadrà nella buca che ha fatto.
17 Ricadrà il suo dolore sulla sua testa
e sul suo capo scenderà la sua iniquità.
È vero dire di Saul e di tutti i nemici dei giusti che essi partoriscono con molto stento l’iniquità da loro concepita con dolore. Dio per un giusto giudizio fa che i peccatori incontrino il loro supplizio nel loro stesso peccato. Mille cure, mille timori ad essi rodono il cuore nella ricerca e nel godimento di quello che essi desiderano. Non occorre che la divina giustizia produca contro loro altri castighi fuori di quelli che trovano in loro stessi.
18 Confesserò il Signore secondo la sua giustizia
e salmeggerò al nome del Signore, l’ Altissimo.
Non già rallegrandomi della morte dei miei nemici, ma adorando i segreti della condotta del Signore, la cui giustizia e la cui misericordia sono del tutto impenetrabili.
Da Agostino
1 salmo di Davide, che egli cantò al Signore
per le parole di Cus figlio di Jemini.
2 Signore, mio Dio, in te ho sperato,
salvami da tutti quelli che mi perseguitano e liberami
3 perché mai egli rapisca come un leone l’anima mia
mentre non c’è chi redima né chi salvi
Signore Dio mio, in te ho sperato; salvami da tutti coloro che mi perseguitano, e liberami. Al pari di chi, già perfetto, ha vinto ogni assalto e ogni opposizione dei vizi e gli resta soltanto da superare l’invidia del diavolo dice: salvami da tutti coloro che mi perseguitano, e liberami; affinché mai, come leone, rapisca l’anima mia. Dice l’apostolo: il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente gira intorno, cercando chi divorare. Per questo, dopo aver detto, usando il plurale: salvami da tutti coloro che mi perseguitano, introduce poi il singolare dicendo: affinché mai, come leone rapisca l’anima mia. Non dice: affinché non rapiscano, ma in quanto sa quale è il nemico e come si oppone violentemente all’anima perfetta: affinché egli non mi rapisca, mentre tu non mi riscatti né mi salvi. Se Dio, infatti, non riscatta né salva, il diavolo rapisce.
4 Signore, Dio mio, se ho fatto questo,
se c’è iniquità nelle mie mani;
5 se ho ripagato quelli che mi
facevano del male, cada io giustamente vuoto sotto i miei nemici.
Perché sia chiaro che chi dice tutto questo è l’anima già perfetta, la quale deve ormai guardarsi soltanto dalle insidie fraudolente del diavolo, stai attento alle parole che seguono: Signore mio Dio, se questo ho fatto. Cos’è ciò che chiama questo? Dobbiamo forse intendere il peccato in generale, dato che non specifica il nome del peccato? Se questa interpretazione non è soddisfacente, intendiamo come una risposta quel che segue: se c’è iniquità nelle mie mani. Ed è evidente che si riferisce ad ogni peccato: se ho reso male a coloro che così mi retribuivano, il che non può dire in verità se non chi è perfetto. È perfetto chi non ricambia il male con il male.
6 Insegua il nemico la mia anima e
l’ afferri e calpesti a terra la mia vita
e la mia gloria faccia scendere nella polvere pausa
Perseguiti pure il nemico la mia anima e se ne impadronisca. Nominando di nuovo il nemico al singolare indica ancor più chiaramente quello che prima aveva definito come un leone: è infatti esso stesso che insegue l’anima; e, se riuscirà a sedurla, se ne impadronirà. E calpesti a terra la mia vita. Non soltanto leone ma anche serpente è chiamato colui al quale fu detto: mangerai la terra, così come fu detto all’uomo peccatore: terra sei e alla terra tornerai. E la mia gloria trascini nella polvere. Questa è la polvere che il vento spazza via dalla faccia della terra, cioè l’inutile e impotente vanità dei superbi, gonfiata, non solida, come un globo di polvere sollevato dal vento.
7 Sorgi Signore nella tua ira,
innalzati sulle regioni dei miei nemici;
e destati Signore, Dio mio, secondo il precetto
che hai comandato!
Sorgi, Signore, nella tua ira. Perché provoca ancora Dio all’ira colui che abbiamo chiamato perfetto? Non sarebbe invece da ritenersi perfetto piuttosto il martire che, mentre veniva lapidato, disse: Signore, non imputare loro questo peccato? Oppure l’anima perfetta non invoca l’ira contro gli uomini, ma contro il diavolo e i suoi angeli, nelle cui mani sono i peccatori e gli empi? Non è crudele, ma misericordioso verso il peccatore chiunque prega affinché questo schiavo del diavolo sia liberato dal Signore che giustifica l’empio. Quando, infatti, l’empio viene giustificato, da empio diventa giusto e da possesso del diavolo diviene tempio di Dio.
8 E l’ assemblea dei popoli ti circonderà e per essa ritorna in alto.
L’assemblea dei popoli ti circonderà. Possiamo interpretare in due modi queste parole. Si può intendere trattarsi sia dell’assemblea dei popoli dei credenti, come di quella dei persecutori, perché gli uni e gli altri si sono riuniti a cagione della medesima umiltà di nostro Signore. Disprezzando tale umiltà, lo ha circondato la folla dei persecutori di cui sta scritto: a che scopo hanno mormorato le genti e i popoli hanno tramato cose vane? D’altra parte la moltitudine di coloro che credono grazie alla sua umiltà lo ha circondato a tal punto che con verità è detto: si è verificato l’accecamento di una parte di Israele, affinché entrasse la totalità delle genti. E a cagione di questa ritorna in alto. Ritornato in alto a cagione dell’assemblea dei popoli, ha mandato lo Spirito Santo. Ripieni di esso, i predicatori del Vangelo hanno riempito di chiese il mondo intero.
9 Il Signore giudica i popoli.
Giudicami , Signore, secondo la mia giustizia
e secondo la mia innocenza che è in me.
Il Signore giudica popoli. Se infatti è ritornato in alto in quanto è asceso in cielo dopo la resurrezione, opportunamente aggiunge: il Signore giudica i popoli, in quanto verrà dall’ alto per giudicare i vivi e morti.
10 Sia consumata la malvagità
dei peccatori e dirigerai il giusto
tu che anche saggi cuori e reni, o Dio.
Giunga a consumazione l’iniquità dei peccatori. Giunga a consumazione, dice, cioè si completi, secondo le parole che leggiamo nell’Apocalisse: il giusto divenga più giusto e il contaminato si contamini ancora di più. Malvagità consumata si direbbe infatti quella degli uomini che crocifissero il Figlio di Dio; ma maggiore della loro è l’iniquità di quelli che non vogliono vivere rettamente e hanno odiato i comandamenti della verità per i quali fu crocifisso il Figlio di Dio. Dice: giunga, dunque, a consumazione l’iniquità dei peccatori, cioè raggiungano il colmo dell’iniquità, affinché possa venire finalmente il giusto giudizio. Continua e dice: guiderai il giusto, o Dio che scruti i cuori e i reni. Giustamente il piacere che proviene dalle cose temporali e terrene è attribuito ai reni, perché è questa la parte inferiore dell’uomo, è questa la sede riservata alla voluttà della generazione carnale per il cui mezzo in questa vita piena di affanni e di ingannevole gioia si trasmette la natura umana, attraverso il succedersi dei figli. Dio, scrutando il nostro cuore e vedendo perfettamente che esso è là dove è il nostro tesoro, cioè nei cieli; e scrutando nello stesso tempo i reni, e vedendo che noi non accondiscendiamo alla carne e sangue, ma ci deliziamo nel Signore, guida il giusto dinanzi a sé nella sua stessa coscienza ove nessun uomo vede, ma solo colui che penetra nei pensieri di ciascuno e vede ciò in cui ognuno trova piacere.
11 Giusto è il mio aiuto da parte di
Dio, che salva i retti di cuore.
Il mio giusto aiuto viene del Signore, che salva i retti di cuore. Infatti la misericordia e l’aiuto di Dio salvano ambedue; ma la misericordia porta la salute dalla malattia, l’aiuto conserva nella salute stessa. Nel primo caso l’aiuto è misericordioso, perché non ha alcun merito il peccatore che desidera essere giustificato, credendo in colui che giustifica l’empio; qui invece l’aiuto è giusto perché viene dato a chi è già giusto.
12 Dio è giudice giusto e forte e paziente.
Si adira forse tutti i giorni?
Dio giudice giusto, forte e longanime. Quale Dio è giudice, se non il Signore, che giudica i popoli? Egli stesso è il giusto che renderà ciascuno secondo le sue opere; è il forte che pur essendo potentissimo ha sopportato per la nostra salvezza anche gli empi persecutori; è il longanime, perché non ha precipitato nel supplizio, subito dopo la resurrezione, coloro che lo avevano perseguitato, ma li ha tollerati affinché si convertissero dall’empietà alla salvezza. Ancora li sopporta riservando l’ultima pena per l’ultimo giudizio, ed invitando anche ora i peccatori alla penitenza. Non suscita l’ira ogni giorno, cioè non convoca tutti i giorni i suoi ministri per la vendetta. Infatti, ora, la pazienza di Dio invita alla penitenza; ma nell’ultima ora, quando gli uomini per la loro ostinazione e il loro cuore non rinnovato, avranno accumulato per sé l’ira per il giorno dell’ira e della rivelazione del giusto giudizio di Dio, il Signore, vibrerà la sua spada.
13 Se non vi convertirete vibrerà la sua spada.
Ha teso il suo arco e l’ha preparato.
Se non vi convertite, dice, vibrerà la sua spada. Si può vedere anche l’uomo del Signore nella spada di Dio a due tagli, cioè nella lancia, che nel primo avvento non ha vibrato, ma ha nascosto nel fodero dell’umiltà. La vibrerà però quando, venendo nel secondo avvento per giudicare i vivi e i morti nel manifesto splendore della sua gloria, balenerà luce per i suoi giusti e terrore per gli empi. Al posto di vibrerà la sua spada, leggiamo in altri codici le parole: la sua lancia farà sfolgorare.
14 E con esso ha preparato strumenti di morte.
Le sue frecce ha fabbricato contro coloro che ardono.
Ha teso il suo arco e lo ha preparato e in esso ha preparato strumenti di morte; ha forgiato le sue frecce per coloro che ardono. Propendo a ritenere che questo arco siano le sante Scritture, dove la durezza del Vecchio testamento è stata piegata e domata dal vigore del Nuovo Testamento, quasi fosse un nerbo. E’ da esso che sono inviati come frecce gli apostoli; di qui sono lanciati gli annunci divini. Queste frecce egli ha forgiato per coloro che ardono, ossia perché, da esse percossi, si infiammino di amore divino. Leggiamo nei codici greci: ha forgiato le sue frecce per coloro che ardono. Molti codici latini recano invece: ha reso infuocate le sue frecce. Ma sia che le frecce stesse ardano, sia che facciano ardere, cosa che non potrebbero fare se non ardessero esse stesse, il senso permane inalterato.
15 Ecco, ha partorito ingiustizia ha concepito dolore e ha partorito iniquità.
Dopo questa economia verrà il giusto giudizio, del quale ci parla in modo da farci comprendere che per ogni uomo il supplizio nasce dal suo peccato e la sua iniquità si tramuta in pena. Ecco, dice: ha partorito ingiustizia. Che cosa ha concepito per partorire ingiustizia? Aggiunge: ha concepito travagli. Il travaglio dà alla luce quello che ha partorito. La concezione del travaglio è il peccato, cioè quel primo peccato che consiste nell’apostatare da Dio. E ha generato iniquità. L’iniquità non è altro che ingiustizia. Ha dato alla luce ciò che ha partorito.
16 Ha aperto una fossa e l’ha fatta profonda
e cadrà nella buca che ha fatto.
Ha aperto una buca e l’ha scavata. Aprire una buca nelle cose terrene è come preparare una trappola nella terra, nella quale cada colui che l’ingiusto vuole ingannare. Si apre pertanto questo buca quando si acconsente alle malvagie suggestioni dei desideri terreni; e la si scava quando, dopo il consenso, si insiste nell’azione dell’inganno. Ma come può accadere che l’iniquità ferisca l’uomo giusto, contro cui è diretta, prima del cuore ingiusto dal quale procede? Così, tanto per fare un esempio, colui che froda il denaro, mentre desidera far male ad altri è a sua volta lacerato dalla ferita dell’avarizia. Ma chi è tanto stolto da non vedere quanta differenza vi sia tra costoro, dato che quello subisce danno nel denaro, questo nell'innocenza? Cadrà dunque nella fossa che ha fatto. Lo stesso concetto troviamo in un altro salmo: è conosciuto il Signore nel fare giustizia, il peccatore è preso nelle opere delle sue mani.
17 Ricadrà il suo dolore sulla sua testa
e sul suo capo scenderà la sua iniquità.
Il suo male ricadrà sul suo capo e discenderà sulla sua testa la sua iniquità. Egli non ha voluto infatti sfuggire al peccato; ma sotto il peccato è diventato come uno schiavo, così come dice il Signore: chiunque pecca, è schiavo. Quindi l’iniquità si porrà al di sopra di lui, quando egli si fa suddito della sua ingiustizia e non può perciò dire ciò che dicono gli innocenti e i retti: Signore tu sei mia gloria e colui che levi in alto il mio capo. Questo accade quando nell’uomo perverso la ragione è schiava e il piacere domina.
18 Confesserò il Signore secondo la sua giustizia
e salmeggerò al nome del Signore, l’ Altissimo.
Confesserò il Signore secondo la sua giustizia. Non è questa la confessione dei peccati: è la confessione della giustizia di Dio, nella quale così diciamo: veramente, Signore, tu sei giusto, perché tanto proteggi i giusti che li illumini mediante te stesso e fai in modo che i peccatori siano puniti non dalla tua, ma dalla loro malvagità. Aggiunge come conclusione: e inneggerò al nome del Signore altissimo. Poiché alla gioia appartiene l’inneggiare, mentre la penitenza dei peccati appartiene al dolore.
Dai Padri
1 Gregorio di Nissa: all’inizio del salmo, il salmista conversa con Dio. Afferma che il male che gli viene fatto non trae origine da una sua colpa, ma dalla malvagità stessa dei suoi avversari. Il salmo annuncia la risurrezione del Signore e il mistero della sua passione. Il solo nemico della nostra anima è il male. Per natura, il nemico è uno solo, ma si moltiplica nei suoi mandatari e delegati.
2 Baldovino di Ford: nessuna forza, nessuna sapienza umana può liberare l’uomo dalla morte, finché non venga chi lo redima e lo salvi. È per questo che ad Abele non bastava la sua innocenza, né a Noè la sua giustizia, né ad Abramo la sua fede, né a Mosè la sua mitezza, né a Giobbe la sua pazienza e, per concludere, a nessuno bastava la sua santità per essere liberato dalla morte.
3 il Cristo, colui che non ha commesso peccato.
4 Origene: Davide era già un uomo del Vangelo.
Eusebio: Davide gareggia in generosità con Dio nel dimenticare le offese. Lo spirito gli aveva suggerito in anticipo: se voi perdonate agli uomini le loro mancanze, anche a voi le perdonerà il Padre vostro celeste (Matteo 6,14).
Beda: l’anima perfetta dice al Cristo sofferente che vuole imitarlo.
Ruperto: il Cristo prega nella sua passione.
6 Origene, Basilio e altri vedono in questo versetto la risurrezione e l’ascensione.
Eusebio: il salmista esorta il Signore come si esorterebbe un generale.
6 c Crisostomo spiega che la parola circondare deriva dal fatto che si acclamava con cori di danza attorno al vincitore.
Eusebio: non sarò solo a gioire per la salvezza; chiamerai le genti ed esse formeranno l’assemblea degli eletti.
8 c Eusebio, Basilio, Girolamo interpretano semplicità.
9 Cirillo Alessandrino: poiché il Cristo aveva scrutato il suo cuore, Natanaele lo riconobbe, perché sapeva che Dio solo scruta i reni e i cuori.
10 b Crisostomo: è la sua natura, è il suo modo di essere.
11 b: Dio minaccia per cercare di farci tornare a lui.
14 – 16 Origene: il diavolo
Eusebio: si tratta del traditore.
Atanasio: il nemico della nostra vita.
16 Girolamo: il serpente è schiacciato dal calcagno.
17b Crisostomo: come Dio accettava i sacrifici senza aver bisogno di sacrifici, così gradisce i nostri inni, senza aver bisogno della nostra lode.
Salmo 8
1 Per la fine, sui torchi, salmo di Davide
2 Signore, Signore nostro, quanto è ammirabile
il tuo nome in tutta la terra!
Poiché è stata elevata la tua magnificenza al di sopra dei cieli.
3 Dalla bocca dei bimbi e dei lattanti
hai composto una lode a causa
dei tuoi nemici, per distruggere il nemico e il vendicatore.
4 Poichè vedrò i tuoi cieli opera delle tua dita,
la luna e le stelle che tu hai fondato.
5 Che cos’è l’uomo che ti ricordi di lui
o il figlio dell’uomo che tu lo visiti?
6 Lo hai reso per poco inferiore agli angeli,
di gloria e di onore lo hai coronato
7 e l’hai costituito sulle opere delle tue mani.
8 Tutto hai sottoposto ai suoi piedi,
pecore e bovi tutti, come pure le bestie del campo,
9 gli uccelli del cielo e i pesci del mare, che
percorrono i sentieri del mare.
10 Signore, Signore nostro, com’è ammirabile
il tuo nome in tutta la terra
da Sacy
1 Per la fine, sui torchi, salmo di Davide
Queste parole, secondo alcuni, non significano altra cosa che un’aria o uno strumento, su cui voleva Davide che fosse cantato il presente salmo. Secondo altri indicavano esse il tempo delle vendemmie, in cui si fa il vino mettendo le uve negli strettoi. Non v’è niente di più incerto del vero senso di tutti i titoli del Salterio.
2 Signore, Signore nostro, quanto è ammirabile
il tuo nome in tutta la terra!
Poiché è stata elevata la tua magnificenza al di sopra dei cieli.
3 Dalla bocca dei bimbi e dei lattanti
hai composto una lode a causa
dei tuoi nemici, per distruggere il nemico e il vendicatore.
Signore quanto ammirabile è diventato il tuo nome in tutta la terra, allorché esso ha vinto la morte e ha incatenato il demonio. Dopo esserti abbassato in una maniera così portentosa ti sei poi innalzato magnificamente sopra tutti i cieli. Ma quanto ancora è più ammirabile la maniera in cui è stata perfezionata la tua lode e la tua gloria, non avendo scelto per questo grandi e saggi secondo il mondo, ma persone deboli e balbettanti come i bambini che sono ancora lattanti essendo vero dire che i tuoi apostoli quando tu li hai scelti erano in uno stato di somma debolezza. Se tu hai operato in questo modo, o mio Dio, lo hai fatto per confondere l’orgoglio dei tuoi nemici, che si vantavano della loro sapienza e della loro potenza. Lo hai fatto per abbattere con la tua morte tutto il vano potere del tuo avversario e tutte le false parole di coloro che desiderano vendicarsi. Gesù Cristo ha applicato a se stesso le parole del nostro salmo. Tu hai formato nella bocca dei bambini anche di quelli che sono ancora lattanti una lode perfetta. Questo allorché non potendo i principi dei sacerdoti e i dottori della legge sopportare le grida di gioia dei fanciulli e le lodi che gli davano, ricordò ad essi le parole che ora spieghiamo, come se volesse loro far comprendere che poiché quelli fra loro che si consideravano saggi e dotti , si rifiutavano di glorificare colui al quale è dovuta ogni gloria, era giusto che Dio si servisse della lingua dei piccoli per ammaestrare di ciò coloro che avrebbero dovuto insegnare agli altri. Benché questo salmo sembri riguardare principalmente la persona di Gesù Cristo, si crede che Davide avendolo forse composto quando era piccolo e guidava al pascolo il gregge del padre suo, potesse fare allusione alla sua fanciullezza ed umilmente attestare a Dio che egli non disdegnava di essere lodato da fanciulli simili a lui, quantunque fosse così spregevole e l’ultimo dei suoi fratelli, e che quindi si debba riferire a questo quanto segue.
4 Poichè vedrò i tuoi cieli opera delle tua dita,
la luna e le stelle che tu hai fondato.
5 Che cos’è l’uomo che ti ricordi di lui
o il figlio dell’uomo che tu lo visiti?
6 Lo hai reso per poco inferiore agli angeli,
di gloria e di onore lo hai coronato
7 e l’hai costituito sulle opere delle tue mani.
Davide, guardando le sue pecore in tempo di notte, pensava a Dio. Considerando il cielo e nel cielo la luna e le stelle che Dio ha appeso al firmamento e di cui regola il corso in maniera infallibile, rendeva lode in quelle opere della mano di Dio al suo ammirabile nome e alla sua infinita potenza. Non parla qui del sole, quantunque sia l’opera più grande della sua mano onnipotente, perché non parla che delle bellezze del cielo notturno. Meravigliato dunque nel contemplare la grandezza di Dio si stupisce che uno spirito così grande e così potente si sia degnato di creare tante cose per l’uomo, l’abbia fatto quasi uguale agli angeli, colmato di gloria e costituito sopra tutte le opere oggetto della sua meraviglia. Ma l’autorità di San Paolo che in due luoghi ha spiegato questo passo, ci obbliga ad intenderlo innanzitutto in riferimento a Gesù Cristo, sotto i cui piedi egli dichiara, come si dice nel verso seguente, che Dio ha posto e assoggettato tutte le cose. Dice che è lui quel figlio dell’uomo che il Signore per un certo tempo, cioè nel corso della sua vita mortale e nel tempo della sua passione ha reso inferiore agli angeli, mentre egli per sua natura divina era infinitamente superiore a tutti i cori angelici. Lo ha poi coronato di gloria e di onore con la sua risurrezione e gli ha dato l’impero sopra l’opera delle sue mani. Ammiriamo dunque il cielo, la luna e le stelle e tante altre opere come produzioni magnifiche della divina potenza. Ma ammiriamo infinitamente di più l’amore del Signore, che non solo si è ricordato dell’uomo nella persona di Adamo, allorché l’ha creato così grande, ma che pure ha visitato nella persona di Gesù Cristo in una maniera così misericordiosa e divina, degnandosi di rivestire la nostra carne. E questo quando il Figlio di Dio è stato fatto figlio dell’uomo, cioè il figlio della beata vergine Maria.
8 Tutto hai sottoposto ai suoi piedi,
pecore e bovi tutti, come pure le bestie del campo,
9 gli uccelli del cielo e i pesci del mare, che
percorrono i sentieri del mare.
Essendo Davide occupato alla custodia delle pecore, queste ricorda innanzitutto fra gli animali sottoposti da Dio al figlio dell’uomo. Se dobbiamo, secondo San Paolo, intendere per figlio dell’uomo lo stesso Gesù Cristo, siamo costretti a sollevare la mente alquanto oltre gli animali terrestri, spiegando che cosa qui significano le pecore i buoi e gli altri animali. È inverosimile che Davide parlando delle creature che il Padre ha rese soggette a suo Figlio, abbia indicato soltanto bestie senza ragione e non abbia parlato né degli uomini, né degli angeli. Diciamo dunque con i santi interpreti che sotto il nome di pecore e di buoi si possono intendere le anime sante, quelle che producono i frutti della semplicità e della innocenza. Gesù Cristo stesso è stato chiamato pecora a motivo della sua ammirabile mansuetudine. I predicatori della sua parola sono parimenti chiamati buoi, come quando si dice: che non si legherà la bocca al bue che trebbia il grano nell’aia. Non solamente le anime sante sono sottoposte a Gesù Cristo, ma gli stessi perversi figurati o dalle bestie della campagna che camminano nella strada larga e facile rappresentata dal campo, dove fu ucciso l’innocente Abele; o dagli uccelli che ci figurano gli uomini superbi sempre innalzati sulle ali della loro vanità e del loro orgoglio; o alla fine dai pesci che ci indicano quelli che volendo gustare tutto ciò che si rinchiude nell’abisso del secolo, qui cercano continuamente ogni cosa che possa soddisfare la loro passione. È dunque certo che nei divini torchi, di cui si parla nel titolo di questo salmo, il vino e la feccia, cioè i buoni i malvagi, sono ugualmente sotto i piedi di colui che ha il potere, quando gli piace, di separare gli uni dagli altri.
10 Signore, Signore nostro, com’è ammirabile
il tuo nome in tutta la terra
Nell’ammirazione profonda della infinita grandezza di Dio che risplende nella creazione dell’universo e dell’uomo, Davide si trova impotente ad esprimere i suoi sentimenti in un modo diverso da quello che usa all’inizio di questo salmo. Per questo lo finisce come lo ha cominciato, con una semplice esclamazione che fa conoscere il trasporto del suo cuore assai meglio di tutto ciò che avrebbe potuto dire di più.
Da Agostino
1 Per la fine, sui torchi, salmo di Davide
per la fine, per i torchi: salmo di Davide stesso. Non sembra che nel testo di questo salmo che ha un simile titolo si dica qualcosa dei torchi; da ciò risulta che spesso nelle Scritture sotto molte e diverse similitudini si intende una sola medesima cosa. Possiamo perciò nei torchi vedere le chiese, per la stessa ragione per cui vediamo anche nell’aia la Chiesa. Sia nell’aia sia nel torchio infatti non si compie niente altro se non la liberazione dei frutti dai tegumenti, necessari perché nascessero, crescessero e giungessero alla maturità sia della mietitura che della vendemmia. Orbene, quanto a questi tegumenti e peduncoli, il frumento si libera nell’aia dalla pula e il vino si libera nel torchio dalle vinacce; allo stesso modo, nelle chiese, si separano in forza di spirituale amore, ad opera dei ministri di Dio, i buoni dalla moltitudine degli uomini del secolo che sta riunita insieme con loro: moltitudine che era necessaria ai buoni perché nascessero e divenissero idonei a ricevere la parola divina. Questa divisione si verifica anche ora, in modo però che i buoni sono separati dai malvagi, non nello spazio ma nell’amore, anche se gli uni e gli altri stanno insieme nelle chiese per quanto si riferisce alla presenza corporale. Verrà poi un altro tempo nel quale il frumento sarà raccolto nei granai e il vino nelle cantine. Dice: raccoglierà il grano nei granai, mentre brucerà la pula nel fuoco inestinguibile.
2 Signore, Signore nostro, quanto è ammirabile
il tuo nome in tutta la terra!
Poiché è stata elevata la tua magnificenza al di sopra dei cieli.
Per questo è detto: o Signore, Signore nostro, quanto è ammirabile il tuo nome in tutta la terra! Chiedo: perché è ammirabile il suo nome in tutta la terra? Mi si risponde: perché la tua magnificenza è innalzata sopra i cieli. Il senso è dunque questo: o Signore, tu che sei il nostro Signore, quanto ti ammirano tutti coloro che abitano la terra! Perché la tua magnificenza si è innalzata dalla umiltà terrena fin sopra i cieli. Di là infatti si è reso manifesto che eri tu che ne discendevi, quando alcuni hanno visto, altri hanno creduto, ove tu salivi.
3 Dalla bocca dei bimbi e dei lattanti
hai composto una lode a causa
dei tuoi nemici, per distruggere il nemico e il vendicatore.
Dalla bocca dei bambini e dei lattanti hai tratto perfetta lode, contro i tuoi nemici. Non posso ritenere che si tratti di fanciulli e di lattanti diversi da quelli ai quali dice l’apostolo: come a fanciulli il Cristo Dio ha dato da bere il latte, non il cibo solido. Tali fanciulli erano raffigurati da quei bambini che precedevano il Signore inneggiando a lui, ai quali applicò il Signore stesso questa testimonianza quando ai giudei che gli dicevano di rimproverarli, rispose: non avete letto: dalla bocca dei bambini e dei lattanti hai tratto perfetta lode? Giustamente non dice: hai tratto lode, ma: hai tratto perfetta lode. Vi sono infatti nelle chiese anche coloro che non bevono più il latte, ma mangiano il cibo solido, ai quali allude lo stesso apostolo dicendo: parliamo della sapienza tra i perfetti. Le chiese, peraltro, non si compongono solo di questi, perché se vi fossero soltanto perfetti non si provvederebbe al bene del genere umano. Ed invece si provvede anche quando coloro che non sono ancora capaci della conoscenza delle cose spirituali ed eterne sono nutriti con la fede nella salvezza, la quale dopo i patriarchi e i profeti è stata governata per noi dalla superiore potenza e sapienza di Dio che è il Cristo.
4 Poichè vedrò i tuoi cieli opera delle tua dita,
la luna e le stelle che tu hai fondato.
Giacché vedrò i cieli, opera delle tue dita. Leggiamo che è stata scritta dal dito di Dio la legge data per mezzo di Mosè, suo santo servo, e molti in questo dito di Dio riconoscono lo Spirito Santo. Per questa ragione, se intendiamo giustamente come dita di Dio i ministri stessi ricolmi dello Spirito Santo, perché è lo spirito stesso che opera in essi ed è per loro mezzo che è stata redatta a nostro vantaggio tutta la divina Scrittura, altrettanto giustamente intenderemo che sono detti cieli, in questo passo, i libri dell’uno e dell’altro Testamento. Sta di fatto che i maghi del faraone, dopo essere stati vinti da Mosè, dissero di lui: questi è il dito di Dio. Questi cieli, cioè questi libri sono opera delle dita di Dio, perché sono stati redatti dallo Spirito Santo che opera nei santi.
5 Che cos’è l’uomo che ti ricordi di lui
o il figlio dell’uomo che tu lo visiti?
Che cosa è l’uomo, che tu ti ricordi di lui, o il figlio dell’uomo, che tu lo visiti? Ci si può chiedere quale differenza vi sia fra l’uomo e il figlio dell’uomo. Se non vi fosse alcuna differenza, il salmista non avrebbe scritto così: l’uomo, o il figlio dell’uomo, separandoli con la disgiunzione. Dobbiamo senz’altro intendere così, perché mentre ogni figlio dell’uomo è un uomo, non ogni uomo può essere ritenuto figlio dell’uomo. Adamo infatti era uomo, ma non figlio dell’uomo. Ecco perché è fin d'ora lecito esaminare e distinguere quale differenza vi sia in questo luogo tra l'uomo e il figlio dell'uomo, in modo che coloro che portano l'immagine dell'uomo terreno, che non è figlio dell’uomo siano indicati con il nome di uomini; mentre coloro che portano l’immagine dell’uomo celeste siano piuttosto chiamati figli degli uomini. Quello, infatti, è detto anche uomo vecchio, e questo nuovo; ma il nuovo nasce dal vecchio, perché la rigenerazione spirituale si inizia con il mutamento della vita terrena e secolare; e perciò l’uomo nuovo è detto figlio dell’uomo. Orbene in questo passo l’uomo è quello terreno, mentre il figlio dell’uomo è l’uomo celeste; il primo è ben lontano da Dio, il secondo è presente a Dio. Ecco perché il Signore si ricorda del primo, come di chi si trova lontano, mentre visita il secondo che, presente, illumina con il suo volto. Lontana infatti è la salvezza dai peccatori e impressa è in noi la luce del tuo volto, o Signore. Separando i figli degli uomini da quelli che chiamati uomini, aveva associato agli animali, annuncia che saranno beati in un modo di gran lunga più sublime, nella illuminazione della stessa verità e come in una sorta di inondazione della fonte di vita. Dice infatti: uomini e animali salverai, Signore, così come si è moltiplicata la tua misericordia. Ma i figli degli uomini spereranno nella protezione delle tue ali. Si inebrieranno nell’abbondanza della tua casa e tu li disseterai al torrente delle tue delizie. Perché presso di te è la fonte della vita e nella tua luce vedremo la luce. Dispiega la tua misericordia su coloro che ti conoscono.
6 Lo hai reso per poco inferiore agli angeli,
di gloria e di onore lo hai coronato
7 e l’hai costituito sulle opere delle tue mani.
Orbene, il figlio dell’uomo è conosciuto dapprima nello stesso uomo del Signore, nato da Maria vergine. Di lui, a cagione della stessa debolezza della carne che la sapienza di Dio si è degnata di assumere e per la umiliazione della passione, è detto giustamente: lo hai fatto di un poco inferiore agli angeli. Ma si aggiunge poi quella glorificazione nella quale, risorgendo, è asceso al cielo. Di gloria, dice, e di onore lo hai coronato; lo hai costituito sopra le opere delle tue mani. Poiché anche gli angeli sono opere delle mani di Dio, comprendiamo che anche al di sopra degli angeli è stato costituito il Figlio unigenito, che abbiamo sentito, e crediamo, essere stato reso un poco inferiore rispetto agli angeli a causa della umiltà della sua generazione carnale e della passione.
8 Tutto hai sottoposto ai suoi piedi,
pecore e bovi tutti, come pure le bestie del campo,
9 gli uccelli del cielo e i pesci del mare, che
percorrono i sentieri del mare.
Tutte le cose, dice, hai posto sotto i suoi piedi. Non eccettua niente, dicendo tutte le cose. E per evitare che si intenda altrimenti, l’apostolo così ci ordina di credere: eccetto colui che tutto gli ha sottomesso. Scrivendo agli ebrei si serve della medesima testimonianza in questo salmo, quando vuole fare intendere che tutte le cose sono sottomesse al nostro Signore Gesù Cristo, tanto che niente è eccettuato. Non sembra aggiungere niente di straordinario, dicendo: le pecore e i buoi tutti, in più anche gli animali dei campi, gli uccelli del cielo e i pesci del mare, che percorrono le vie del mare. Tutti questi nomi, peraltro, possono essere anche intesi e spiegati in altro modo a seconda del contesto: in altri passi infatti hanno un altro significato. Ma in ogni allegoria dobbiamo tenere presente questa norma: che nei confronti dell’argomento di cui si tratta si consideri quel che si dice in similitudine. Ripetiamo l’ultimo verso, che si legge anche nell’esordio del salmo e lodiamo Dio dicendo: o Signore, Signore nostro, quanto è ammirabile il tuo nome in tutta la terra! Opportunamente, dopo lo svolgimento del discorso si torna all’inizio, cui si deve riferire il sermone tutto intero.
Dai Padri
1 Eusebio: dopo la venuta del Signore, il suo nome è stato ammirato: tutti i popoli l’hanno circondato.
Cirillo Alessandrino: nei tempi antichi Dio si è fatto conoscere in Giuda: ora il nome di Dio è conosciuto in tutta la terra.
Girolamo: la stessa cosa si può dire per l’incarnazione e la risurrezione: tutti ne hanno sentito parlare.
2 Crisostomo: ciò che gli apostoli non sapevano ancora, lo hanno cantato i bambini.
3 b Eusebio: la luna e le stelle sono poca cosa: l’uomo è molto di più, perché è immagine di Dio.
4 Basilio; Signore, che cosa è l’uomo, perché tu ti sia fatto conoscere da lui?
5 Origene: gloria e onore si riferiscono anzitutto al Cristo. L’uomo, creato nell’ onore a immagine di Dio, non ha compreso. Ma dopo l’incarnazione l’uomo fu coronato: in Gesù Cristo ci ha risuscitati e ci ha fatti sedere nei cieli (Efesini 2,6).
Crisostomo: Adamo innocente fu onorato e noi che abbiamo peccato lo siamo ancor di più: siamo chiamati amici.
Cirillo Alessandrino: si tratta del Cristo, coronato di gloria, in quanto uomo; dunque noi tutti siamo coronati con lui.
Baldovino di Ford: all’origine della creazione, Dio aveva coronato l’uomo di gloria e di onore e l’aveva posto a capo delle opere delle sue mani. Egli aveva posto tutto sotto i suoi piedi, animali piccoli e grandi e anche animali selvatici. Ma poi lo ha coperto di vergogna; e colui che era di poco inferiore agli angeli, si trova ora più in basso delle bestie selvagge.
salmo 9
1 per la fine, sui segreti del figlio salmo di Davide
2 Ti confesserò, Signore con tutto il mio cuore.
Narrerò tutte le tue meraviglie.
3 Gioirò ed esulterò in te.
Salmeggerò al tuo nome o Altissimo.
4 Quando volgerai indietro il mio nemico,
si estenueranno e periranno lontano dal tuo volto,
5 perché hai compiuto il mio giudizio e la mia causa.
Ti sei assiso sul trono, tu giudice di giustizia.
6 Hai represso le genti ed è perito l’empio.
Il loro nome hai cancellato in eterno e
nel secolo del secolo.
7 Le spade del nemico sono venute meno per sempre
e le città hai distrutto.
È perito il loro ricordo con fragore.
8 Ma il Signore rimane in eterno.
Ha preparato per il giudizio il suo trono
9 ed egli giudicherà il mondo con equità.
Giudicherà i popoli con giustizia.
10 E si è fatto il Signore rifugio al povero
aiuto nel tempo opportuno nella tribolazione.
11 E sperino in te quelli che conoscono il tuo nome
perché tu non hai abbandonato
quelli che cercano te Signore.
12 Salmeggiate al Signore che abita in Sion.
Annunciate fra le genti le sue imprese,
13 perché colui che chiede conto del sangue,
si è ricordato di loro, non ha dimenticato il grido dei poveri.
14 Abbi pietà di me Signore, guarda la mia umiliazione
da parte dei miei nemici.
15 tu che mi innalzi
dalle porte della morte,
perché io annunci tutte le tue lodi
alle porte della figlia di Sion
16 Esulterò per la tua salvezza.
Sono sprofondate le genti nella rovina che hanno operato.
Nel laccio che hanno nascosto è stato preso il loro piede.
17 E’ conosciuto il Signore quando
compie giudizi; nelle opere delle sue mani
è stato preso il peccatore. Canto di pausa
18 Siano cacciati i peccatori nell’inferno,
tutte le genti che dimenticano Dio;
19 perché non per sempre vi sarà oblio del povero.
La pazienza dei poveri non perirà in eterno.
20 Sorgi, Signore, non si rafforzi l’uomo;
siano giudicate le genti davanti a te.
21 Costituisci, Signore, un legislatore su di loro.
Conoscano le genti che sono uomini Pausa
22 Perché Signore ti sei ritirato lontano,
non guardi nei tempi opportuni, nella tribolazione?
23 Mentre l’empio insuperbisce arde il povero;
restano presi nei progetti che tramano.
24 Poiché si loda il peccatore nelle brame
dell’anima sua e l’ingiusto si benedice.
25 Il peccatore ha esasperato il Signore.
Non cercherà di sapere secondo la grandezza della sua ira.
26 Non c’è Dio dinanzi a lui,
sono contaminate le sue vie in ogni tempo.
Sono eliminati i tuoi giudizi dalla sua faccia.
Dominerà tutti i suoi nemici.
27 Ha detto infatti nel suo cuore:
non sarò scosso, di generazione
in generazione sarò senza male.
28 Di maledizione è piena la sua bocca
di amarezza e di inganno,
sotto la sua lingua fatica e dolore.
29 Siede in agguati con i ricchi nei nascondigli
per uccidere l’innocente.
30 I suoi occhi spiano il povero.
Sta in agguato in un nascondiglio
come un leone nella sua tana.
Sta in agguato per rapire il povero, rapire il povero trascinandolo.
31 Nel suo laccio lo umilierà.
Si piegherà e cadrà dopo aver avuto dominio dei poveri.
32 Ha detto infatti nel suo cuore:
Dio ha dimenticato ha distolto il suo volto
per non vedere mai.
33 Sorgi Signore, Dio, si innalzi la tua mano,
non dimenticare i poveri.
34 Perché l’empio ha esasperato Dio? Ha detto
infatti nel suo cuore: non chiederà conto.
35 Tu vedi, poiché tu consideri l’affanno e il dolore,
per metterli nelle tue mani.
A te è abbandonato il povero, per l’orfano tu eri l’aiuto.
36 Spezza il braccio del peccatore e del malvagio.
Si chiederà conto del suo peccato
ed egli non sarà trovato.
37 Il Signore regnerà in eterno e nei secoli dei secoli.
Perirete, genti, dalla sua terra.
38 Il Signore ha esaudito il desiderio dei poveri.
La disposizione del loro cuore ha ascoltato il tuo orecchio,
39 per fare giustizia all’orfano e
all’umile, perché non continui
a esaltare se stesso l’uomo sulla terra.
Da Sacy
1 per la fine, sui segreti del figlio salmo di Davide
Il figlio di cui parla Davide, non è Assalonne, poiché il profeta in questo salmo dice molte cose che non si possono a quello riferire. All’unigenito Figlio di Dio conviene per eccellenza essere chiamato il Figlio. Ma cosa vuol dire: per i segreti del Figlio? Ci indicano essi da una parte l’umile venuta del Figlio di Dio che ha prodotto la salvezza dei gentili e l’accecamento dei giudei; e dall’altra parte le diverse prove di cui si serve Dio o per mettere alla prova quelli che sono già convertiti o per indurre gli altri a convertirsi.
2 Ti confesserò, Signore con tutto il mio cuore.
Narrerò tutte le tue meraviglie.
3 Gioirò ed esulterò in te.
Salmeggerò al tuo nome o Altissimo.
4 Quando volgerai indietro il mio nemico,
si estenueranno e periranno lontano dal tuo volto,
Del presente salmo, secondo il senso letterale si può dire generalmente che Davide rende anticipate grazie a Dio per una vittoria che doveva fargli ottenere sopra uno dei suoi principali nemici. Questo e non altro noi ne sappiamo, essendo d’altronde incerto il nemico di cui parla il salmista. Se vogliamo spiegare con i santi interpreti secondo il senso figurato e spirituale, che sembra essere quello principale nell’intendimento divino, è manifesto che il santo profeta per tale nemico intese il demonio stesso, che è propriamente colui che si può chiamare nemico per antonomasia. Contemplando il profeta la strepitosa vittoria che il Figlio di Dio, facendosi uomo, doveva riportare sopra il demonio, entra qui in santi trasporti di gratitudine e di gioia che lo portano a lodare Dio con tutto il suo cuore, adorando tutte le altre sue meraviglie come rinchiuse nella sola opera della nostra redenzione. Ma quando è stato abbattuto il nemico e costretto a volgere le spalle? Per comprenderlo bisogna sapere, dice un antico, che il demonio prima della venuta di Gesù Cristo era la guida degli uomini nel sentiero della morte. Ma dopo la morte del Salvatore egli è stato cacciato indietro, cioè ha solo la vergogna di perseguitare e di assalire alle spalle coloro che la grazia di una viva fede fa camminare sotto la guida di colui che si è dichiarato vera luce nella via del cielo.
5 perché hai compiuto il mio giudizio e la mia causa.
Ti sei assiso sul trono, tu giudice di giustizia.
6 Hai represso le genti ed è perito l’empio.
Il loro nome hai cancellato in eterno e
nel secolo del secolo.
7 Le spade del nemico sono venute meno per sempre
e le città hai distrutto.
È perito il loro ricordo con fragore.
Secondo il senso letterale si intende che tutto ciò riguardava la persona di Davide, poiché egli era obbligato ad attestare la sua riconoscenza per la giustizia che Dio gli aveva reso o che piuttosto sperava che Dio gli rendesse contro tutti i suoi nemici, o corporali o spirituali, che si sforzavano di opprimerlo iniquamente. Egli dice di Dio che si era seduto sopra il suo trono volendo significare che si disponeva a rendergli tutta la giustizia che sperava dalla sua bontà. E la così viva idea che dà della perdita dell’empio e della distruzione di tutte le sue armi, vuole soltanto far vedere in una maniera sensibile che tutto il potere di coloro che perseguitano i giusti, qualunque strepito facciano per un certo tempo, svanirà alla presenza del Signore che sussiste eternamente. Se le stesse parole si intendono riguardo alla persona di Gesù Cristo, di cui Davide è figura, è vero il dire che il Padre ha reso giustizia al Figlio suo allorché colui che era nato per giudicare gli uomini è stato egli stesso giudicato dagli uomini ed innocente è stato condannato come reo. Perciò Gesù Cristo essendo stato giudicato si è acquistata la dignità di giudice di tutti gli uomini. Essendo condannato alla morte ha liberato gli uomini dalla condanna del peccato. Quello che è accaduto una volta nella persona del capo accade per sempre nella persona dei suoi membri, che essendo perseguitati giudicati e condannati al pari di lui possono dirgli con fiducia: tu mi rendi giustizia ed assumi la difesa della mia causa, perché tutti questi patimenti producono in noi un peso eterno di gloria.
8 Ma il Signore rimane in eterno.
Ha preparato per il giudizio il suo trono
9 ed egli giudicherà il mondo con equità.
Giudicherà i popoli con giustizia.
Il trono di Dio è un trono spirituale, un trono di potenza, di giustizia e di verità. Se noi spesso ci rappresentassimo questo trono di verità e di giustizia, da cui uscirà il nostro giudizio, con ogni premura ci studieremmo di non commettere nel corso della nostra vita cosa alcuna che sia degna di essere ripresa dalla giustizia e dalla verità suprema, che deve giudicare tutti i popoli della terra
10 E si è fatto il Signore rifugio al povero
aiuto nel tempo opportuno nella tribolazione.
Quanto ammirabile, dice San Giovanni Crisostomo, è vedere Davide, quel grande re cinto di porpora e nell’abbondanza delle ricchezze, avere sempre l’animo rivolto alla beata sorte della povertà. Dà sempre a se stesso il nome di povero e si considera come mendicante che sta seduto alla porta del ricco! Egli aveva armi e cavalli e tutto quello che forma la grandezza e la potenza dei monarchi. Nonostante tutto questo non dice egli mai: né le mie armi, i miei tesori, le mie fortezze mi hanno difeso contro i miei nemici, ma attribuisce tutte le sue vittorie e la sua salvezza a colui davanti al quale egli non era che un povero. Impariamo dunque che solo i poveri, cioè quelli il cui cuore è vuoto dell’amore dei beni della terra, meritano di trovare Dio, o in questa vita in tutte le loro afflizioni o nel giorno della grande desolazione di tutti gli uomini, il giorno in cui il Signore comparirà sopra il suo trono per giudicare tutta la terra.
11 E sperino in te quelli che conoscono il tuo nome
perché tu non hai abbandonato
quelli che cercano te Signore.
Coloro che conoscono il tuo nome, cioè che ti conoscono per loro Dio, non sperino in loro stessi, né in tutte le cose di questo mondo, ma abbiano una ferma speranza in te, poiché tu non hai mai abbandonato quelli che ti cercano con tutto il cuore.
12 Salmeggiate al Signore che abita in Sion.
Annunciate fra le genti le sue imprese,
13 perché colui che chiede conto del sangue,
si è ricordato di loro, non ha dimenticato il grido dei poveri.
Sion era la montagna scelta del Signore per sua abitazione, cioè per il luogo in cui voleva essere invocato in modo particolare, figura della Chiesa. Davide pieno di fede invita i suoi compagni a dare lode a Dio e a render note ai popoli le sue imprese anche quando si creda che egli abbia per qualche tempo dimenticato i suoi servi oppressi dai malvagi. Se ne ricorderà, dice egli, si comprenderà o in questo mondo o nell’altro che egli non ha dimenticato le grida dei poveri.
14 Abbi pietà di me Signore, guarda la mia umiliazione
da parte dei miei nemici.
15 tu che mi innalzi
dalle porte della morte,
perché io annunci tutte le tue lodi
alle porte della figlia di Sion
Io mi rivolgo a te come a colui che già mi ha rialzato e tratto dalle porte della morte e che tuttavia hai potere di farlo di nuovo, affinché io annunci alle porte della figlia di Sion, cioè alle porte della città di Gerusalemme e all’ assemblea dei popoli, tutte le ragioni che abbiamo di lodare la tua bontà e la tua onnipotenza. Queste parole si possono ugualmente mettere nella bocca di Gesù Cristo e della Chiesa.
16 Esulterò per la tua salvezza.
Sono sprofondate le genti nella rovina che hanno operato.
Nel laccio che hanno nascosto è stato preso il loro piede.
La mia gioia non sarà solo di essere salvato dalle mani dei miei nemici, ma di esserlo da te solo, mio Dio, a cui ne voglio essere totalmente debitore. E io vedo già anticipatamente che la tua divina giustizia prepara contro i miei nemici proprio quello che essi credevano dover servire alla mia rovina. Diciamo pure che il santo profeta in questa salvezza vedeva il Salvatore stesso, la speranza in lui gli procurava fin da allora un trasporto di giubilo. Egli considerava la persecuzione che le nazioni dovevano fare a tutta la Chiesa come la sorgente della salvezza della stessa Chiesa e della perdizione degli empi.
17 E’ conosciuto il Signore quando
compie giudizi; nelle opere delle sue mani
è stato preso il peccatore. Canto di pausa
Il rigore della giustizia, che Dio esercita in certi tempi, lo fa riconoscere per il Signore supremo dell’universo pure da coloro che abusavano della sua pazienza e che consideravano il suo silenzio come un segno di noncuranza. E uno dei tremendi giudizi che egli esercita contro gli empi è sorprenderli nelle opere delle loro mani, cioè non avendo bisogno di nessun arma per castigarli, per farlo si serve delle loro proprie opere. Non pensare dunque o peccatore di procurare la rovina del tuo nemico quando gli tendi agguati per coglierlo alla sprovvista. A te stesso tendi le insidie; ti affatichi per la tua rovina allorché ti vai illudendo di averlo già fatto perire.
18 Siano cacciati i peccatori nell’inferno,
tutte le genti che dimenticano Dio;
19 perché non per sempre vi sarà oblio del povero.
La pazienza dei poveri non perirà in eterno.
È questo un vaticinio piuttosto che un desiderio. Davide nel trasporto dello zelo dello spirito di Dio di cui egli era animato, dice che i malvagi cadranno giustamente nella pena dovuta ai loro delitti, allorché non penseranno che ad opprimere gli innocenti, perché Dio non permetterà che i poveri, cioè secondo San Giovanni Crisostomo, non i semplici poveri, ma quelli dal cuore contrito, più disposti alla pazienza, siano sempre nell’oppressione . La loro aspettativa non sarà sempre infruttuosa, cioè riceverà alla fine la sua ricompensa.
20 Sorgi, Signore, non si rafforzi l’uomo;
siano giudicate le genti davanti a te.
21 Costituisci, Signore, un legislatore su di loro.
Conoscano le genti che sono uomini Pausa
Davide implora il soccorso di Dio contro i suoi nemici. Lo scongiura di non permettere che prevalgano contro di lui, ma di giudicarli, cioè di umiliarli. Lo supplica di convincerli della loro debolezza assoggettandoli a un severo legislatore, o come traduce San Girolamo, percuotendoli di terrore. Ma secondo il senso spirituale di queste parole, senso che egli aveva certamente davanti agli occhi come profeta, egli significava nel tempo stesso il desiderio molto più alto da lui concepito in favore delle nazioni. Da’ loro, egli diceva, Gesù Cristo per legislatore, affinché la sua legge divina li faccia accorti che non sono che uomini, cioè affinché cessando di essere superbi e riconoscendo la propria miseria e debolezza, comprendano quanto sia necessaria per la loro salvezza la grazia di Gesù Cristo.
22 Perché Signore ti sei ritirato lontano,
non guardi nei tempi opportuni, nella tribolazione?
Si può nelle grandi afflizioni chiedere a Dio con il profeta, senza cadere nella mormorazione, perché egli si sia allontanato da noi. Gesù Cristo sulla croce ha fatto anch’egli una tale domanda al Padre suo. E se così fece l’innocente per eccellenza, i suoi membri che si riconoscono peccatori, sono bene obbligati ad interrogare le loro coscienze e a domandare a Dio la sua luce, per conoscere il motivo per cui sembra averli abbandonati ai loro nemici, ed essersi da loro allontanato. È utilissima cosa che non lo ignorino per umiliarsi alla sua presenza e richiamarlo, se mai fosse egli partito, nell’intimo del loro cuore.
23 Mentre l’empio insuperbisce arde il povero;
restano presi nei progetti che tramano.
Sembra che il profeta dopo aver chiesto a Dio, perché si fosse egli così allontanato da lui, rientri immediatamente in se stesso e riconosca che l’empio insuperbendo per l’esito fortunato dell’empietà della sua condotta ed avendo il povero il cuore amareggiato per la apparente felicità dell’empio che l’opprime, senza poter comprendere la ragione, sono entrambi ingannati nei loro pensieri, poiché l’oppressione che soffre il povero non deve turbare la sua fede né abbatterlo, per l’opposto deve sbigottire e far tremare l’empio piuttosto che gonfiarlo d’orgoglio. Altri interpreti danno un senso diverso a queste parole. Per il fuoco, che arde il povero, intendono l’afflizione e l’oppressione che gli fa sopportare l’orgoglio dell’empio. Attribuiscono ai soli empi quello che il profeta aggiunge, che sono colti nelle loro macchinazioni.
24 Poiché si loda il peccatore nelle brame
dell’anima sua e l’ingiusto si benedice.
25 Il peccatore ha esasperato il Signore.
Non cercherà di sapere secondo la grandezza della sua ira.
Queste parole si possono riferire a quello che precede nel seguente modo: il povero e l’empio sono ambedue ingannati allorché il povero si sente in un certo senso ardere vedendo la molta prosperità dell’empio. Nondimeno egli non deve considerarlo per tutte le benedizioni che gli sono date nel mondo, per la sua potenza ma relativamente all’eccesso della sua empietà verso il Signore, da lui irritato con le sue offese, poiché un effetto della grande collera di Dio contro il peccatore è che egli trascuri di cercarlo e di pentirsi. Molti intendono questa collera non di Dio, ma del peccatore, il cui furore contro il giusto è salito a tale eccesso che egli non è più in grado di cercare Dio, trovandosi allora in una totale avversione alla pietà.
26 Non c’è Dio dinanzi a lui,
sono contaminate le sue vie in ogni tempo.
Sono eliminati i tuoi giudizi dalla sua faccia.
Dominerà tutti i suoi nemici.
Quelli che considerano quale sorta di male sia agli occhi del corpo l’essere privi della luce del sole e in quanto pericolo sia un cieco di cadere allorché cammina, possono comprendere la sciagura di un’anima chi non ha davanti agli occhi la luce della verità che è Dio stesso; e come ogni sua via, cioè tutta la sua condotta, debba essere impedita non essendo conforme a quella regola divina. Tutti i giudizi di Dio sono lontani dalla sua vista; poiché godendo essa pacificamente del frutto dei suoi delitti, si immagina che Dio non la giudichi e presume di non avere niente da temere. Il non essere condannata al presente e il dominare i suoi nemici è la sua maggiore condanna.
27 Ha detto infatti nel suo cuore:
non sarò scosso, di generazione
in generazione sarò senza male.
Chi mai può essere più stolto di un uomo, che nato per morire e per la sua natura mortale disposto a tante miserie e a tanti cambiamenti, va pensando a causa della passeggera prosperità di cui gode per la sua empietà, che sempre egli rimarrà nello stesso stato? Tale è pertanto se non il pensiero, almeno il desiderio di tutti coloro che a se stessi promettono nell’intimo del loro cuore quello che forma l’oggetto dei loro ardenti desideri.
28 Di maledizione è piena la sua bocca
di amarezza e di inganno,
sotto la sua lingua fatica e dolore.
29 Siede in agguati con i ricchi nei nascondigli
per uccidere l’innocente.
30 I suoi occhi spiano il povero.
Sta in agguato in un nascondiglio
come un leone nella sua tana.
Sta in agguato per rapire il povero, rapire il povero trascinandolo.
31 Nel suo laccio lo umilierà.
Si piegherà e cadrà dopo aver avuto dominio dei poveri.
È questa una viva descrizione della condotta crudele che tengono gli empi nel confronto dei giusti. La bocca di coloro che perseguitano la pietà negli innocenti è piena di maledizione, di amarezza e di inganno: avvelenano ogni cosa con le loro imposture e col fiele occulto dei loro discorsi. Molestia e travaglio sono sotto la loro lingua, come il veleno è sotto quella dei serpenti. In tutto quello che dicono non tendono ad altro che a partorire afflizioni e travagli alle persone da loro abborrite. Fanno alleanza con i potenti volendo sostenere la loro rea volontà con la potenza di coloro a cui si uniscono contro l’innocente. Hanno costoro il furore del leone, e nel tempo stesso hanno l’ inganno del serpente, nascondendosi e tenendo insidie, poiché tutti i malvagi temono la luce della verità che è per loro una condanna e ripongono la loro forza nelle tenebre della menzogna sotto cui nascondono le loro perverse intenzioni. Avendo sorpreso il povero nei loro agguati lo calpestano e cadono addosso a lui come addosso alla loro preda per divorarla dopo che l’hanno ridotta in loro potere. San Giovanni Crisostomo spiega il presente passo in un’altra maniera dicendo che se i malvagi insultano per qualche tempo la debolezza del povero, avendolo preso nella loro rete, accade tutto d’un tratto che sono essi stessi umiliati e cadono e periscono miseramente allorché si sentivano sicuri di trionfare su di lui.
32 Ha detto infatti nel suo cuore:
Dio ha dimenticato ha distolto il suo volto
per non vedere mai.
La caduta più deplorevole dell’empio, dice Sant’Agostino, è reputarsi felice nel godimento dei propri delitti e credere che Dio si sia di lui dimenticato e gli perdoni allorché nel cuore egli è colpito dall’accecamento e allorché l’occhio della divina giustizia gli riserva l’ultima e la più terribile di tutte le sue vendette.
33 Sorgi Signore, Dio, si innalzi la tua mano,
non dimenticare i poveri.
La tua pazienza, Signore, è così meravigliosa che fa credere agli empi che tu sia addormentato. Alzati dunque, se ti piace; cioè fa loro sentire con gli effetti nella tua onnipotenza che tu vegli e che non hai dimenticato i poveri.
34 Perché l’empio ha esasperato Dio? Ha detto
infatti nel suo cuore: non chiederà conto.
35 Tu vedi, poiché tu consideri l’affanno e il dolore,
per metterli nelle tue mani.
Ecco il tenore del discorso di Davide: fa conoscere, mio Dio, che tu non hai dimenticato i poveri. Gli empi ti inducevano ad irritarti con la violenza che esercitavano contro i poveri, essendo persuasi nella corruzione nei loro cuori che non ti prendi pensiero di queste cose e che potevano essi commetterle impunemente. Fa’ dunque loro vedere, o Signore, che essi si ingannano, poiché l’occhio del tuo lume divino vede tutto e se consideri con pazienza tutti i mali con cui portano travaglio ai tuoi servi, non per altro lo fai che per castigarli più severamente, allorché per un giusto giudizio cadranno alla fine tra le mani della tua giustizia vendicatrice.
A te è abbandonato il povero, per l’orfano tu eri l’aiuto.
A te si abbandona il povero: tu sarai protettore dell’orfano.
36 Spezza il braccio del peccatore e del malvagio.
Si chiederà conto del suo peccato
ed egli non sarà trovato.
La giustizia con cui Dio fiaccherà alla fine del mondo e fiacca anche oggi tutta la forza degli empi porta Davide ad esclamare che saranno costoro talmente sterminati che non rimarrà alcuna traccia delle loro violenze e dei loro delitti.
37 Il Signore regnerà in eterno e nei secoli dei secoli.
Perirete, genti, dalla sua terra.
Il regno eterno di Dio e la sua somma potenza non apparirà propriamente se non quando egli avrà fiaccato il braccio del peccatore e del maligno, o nella persona dei malvagi e degli empi o nella persona nel capo stesso di tutti gli empi, chi è il demonio ovvero l’Anticristo. Allora il regno di Dio su tutti i suoi eletti sarà in una perfetta tranquillità, quando Gesù Cristo avrà rimesso il suo regno fra le mani di Dio Padre e Dio sarà tutto in tutte le cose. Le nazioni di cui parla qui il profeta, sono i popoli induriti nella empietà, i quali non volendo riconoscere il Signore per loro re meriteranno di essere esclusi eternamente dalla sua terra, cioè dalla terra dei viventi, che è il suo regno.
38 Il Signore ha esaudito il desiderio dei poveri.
La disposizione del loro cuore ha ascoltato il tuo orecchio,
Il desiderio dei poveri è il grido dei poveri. Chi desidera ardentemente, grida ad alta voce alle orecchie di Dio. Il desiderio che si rende degno di essere esaudito dal Signore non è quello dei ricchi che vivono nell’abbondanza e che sono pieni dell’amore dei beni mondani, ma quello dei poveri, che aspirano al giorno del Signore e che hanno il cuore libero dall’amore del secolo. Dio spesse volte previene le loro domande e per un effetto della sua infinita bontà egli li esaudisce anche prima che l’abbiano pregato, avendo più riguardo alla disposizione del loro cuore che non alle loro preghiere.
39 per fare giustizia all’orfano e
all’umile, perché non continui
a esaltare se stesso l’uomo sulla terra.
Dio alla fine ha esaudito il desiderio del povero ed ha avuto riguardo alla disposizione del suo cuore per fargli, se non in questo mondo, almeno nell’altro, una strepitosa giustizia di tutti i malvagi che l’opprimevano. Coloro dunque che come Davide giacciono nella oppressione da parte dei loro nemici, corporali o spirituali, si reputino al pari di lui tra i poveri, tra i piccoli e tra gli orfani. Non si stanchino di aspettare il soccorso del loro divino protettore, lo invochino con la disposizione e con il desiderio del loro cuore piuttosto che con le esclamazioni della loro lingua. Sperino con certezza che se l’uomo ha il potere di farsi grande per qualche tempo opprimendoli iniquamente, verrà un giorno, in cui Dio giudicherà in loro favore e toglierà ai loro nemici ogni motivo di gloriarsi vanamente di una potenza che finirà in eterno a loro danno.
Da Agostino
1 per la fine, sui segreti del figlio salmo di Davide
Il titolo di questo salmo è: per la fine, riguardo le cose occulte del figlio, salmo di Davide. Possiamo chiederci che cosa significhi riguardo alle cose occulte del figlio, ma poiché non ha aggiunto di quale figlio, si deve intendere trattarsi dello stesso Figlio unigenito di Dio. Dove ci si riferiva infatti al figlio di Davide nel salmo che aveva per titolo: nel fuggire dal volto di a Assalonne suo figlio, non si diceva soltanto dal volto del figlio Assalonne, ma si era aggiunto suo. Invece qui sia perché non ha aggiunto suo sia perché dice molte cose concernenti i Gentili si deve intendere dell’Unigenito Figlio di Dio. Orbene, quali sono i segreti del Figlio? Dobbiamo prima di tutto comprendere che vi sono alcune cose del Figlio manifeste, dalle quali sono distinte queste che sono dette segrete. Perciò dato che noi crediamo in due eventi del Signore, uno passato, che i Giudei non hanno compreso e uno futuro in cui speriamo noi e i Giudei, si intende detto correttamente di tale avvento: riguardo i segreti del figlio. Inoltre perché osserva bene, sono due i giudizi cui fanno riferimento le Scritture, uno segreto e l’altro manifesto. Il giudizio segreto è la pena dalla quale attualmente ciascun uomo o è tormentato perché si purifichi o è ammonito perché si converta, oppure, se avrà disprezzato la chiamata dell’insegnamento di Dio, rimane accecato per la dannazione. Il giudizio manifesto invece è quello per cui il Signore, quando verrà, giudicherà i vivi e i morti allorché tutti dovranno riconoscere che è lui ad assegnare i premi ai buoni e i supplizi ai malvagi. Coloro dunque che non si correggono in seguito a questo segreto giudizio di Dio, saranno puniti come meritano in quello manifesto.
2 Ti confesserò, Signore con tutto il mio cuore.
Narrerò tutte le tue meraviglie.
Ti confesserò, Signore, con tutto il mio cuore. Confessa Dio con tutto il cuore non chi dubita riguardo a qualche cosa della sua provvidenza, ma chi vede già le cose occulte della sapienza di Dio e quanto grande sia il suo premio invisibile. Racconterò tutte le tue meraviglie. Narra tutte le meraviglie di Dio chi le vede compiersi, non solo visibilmente nei corpi, ma anche invisibilmente nelle anime: qui anzi, in modo del gran lunga più sublime e perfetto. Racconta dunque tutte le meraviglie di Dio colui che, credendo a quelle visibili, progredisce verso la comprensione di quelle invisibili.
3 Gioirò ed esulterò in te.
Salmeggerò al tuo nome o Altissimo.
4 Quando volgerai indietro il mio nemico,
si estenueranno e periranno lontano dal tuo volto,
Mi allieterò ed esulterò in te. Non più in questo mondo, non nel piacere del contatto tra i corpi, non nei sapori del palato e della lingua, non nella soavità dei profumi, non nella giocondità dei suoni che svaniscono, non nelle forme multicolori dei corpi, non nella vanità delle lodi umane, non nel matrimonio o nei figli che moriranno, non nella superfluità delle ricchezze temporali, non nella investigazione di questo mondo, sia per le cose che si estendono nello spazio, sia per quelle che si svolgono nel succedersi del tempo; ma mi allieterò in te, cioè nei segreti del Figlio, da cui è impressa in noi la luce del tuo volto, o Signore. Infatti li nasconderai, dice, nel segreto del tuo volto. Si allieterà insomma ed esulterà in te colui che racconta tutte le tue meraviglie.
Così comincia già ad apparire la persona del Signore che parla in questo salmo. Infatti continua: inneggerò al tuo nome, o Altissimo, volgendo indietro il mio nemico. Il nemico è stato volto indietro non essendo riuscito a trarre in inganno l’uomo celeste quando fu tentato; e si rivolse agli uomini terreni, sui quali può esercitare il suo dominio. Ecco perché nessun uomo lo precede e lo fa volgere indietro, eccettuato colui che, deponendo l’immagine dell’uomo terreno avrà assunta quella dell’uomo celeste. Il diavolo è stato volto indietro anche nel perseguitare i giusti ed è molto più utile come persecutore piuttosto che se ne andasse innanzi come duce principe. Dobbiamo dunque inneggiare al nome dell’altissimo nel volgere indietro il nemico; perché dobbiamo preferire di fuggire lui come persecutore che seguirlo come guida. Abbiamo infatti ove fuggire e nasconderci nelle cose occulte del Figlio, poiché il Signore si è fatto rifugio per noi.
5 perché hai compiuto il mio giudizio e la mia causa.
Ti sei assiso sul trono, tu giudice di giustizia.
Diverranno impotenti e periranno dal tuo cospetto. Chi diverrà impotente e perirà, se non gli iniqui e gli empi? Ma perché diverranno impotenti e periranno gli empi di fronte a te? Perché tu hai fatto il mio giudizio e la mia causa; cioè hai fatto mio quel giudizio in cui sembravo esser giudicato; e hai fatta mia quella causa nella quale gli uomini mi hanno condannato, mentre ero giusto e innocente. Tutte queste cose infatti hanno cooperato con lui alla nostra liberazione. Ti sei assiso sul trono, tu che giudichi secondo equità, perché sei risorto da morte, sei asceso in cielo e siedi alla destra del Padre.
Hai represso le genti ed è perito l’empio.
Il loro nome hai cancellato in eterno e
nel secolo del secolo.
Hai rimproverato le genti e l’empio è perito. Chi altri ha rimproverato le genti e l’empio è perito, se non colui che dopo essere salito al cielo ha mandato lo Spirito Santo, ricolmi nel quale gli apostoli hanno annunciato con fiducia la parola di Dio e hanno rimproverato liberamente i peccati degli uomini? In questo rimprovero è perito l’empio, perché l’empio è stato giustificato e trasformato in pio. Il loro nome hai distrutto nel secolo e nel secolo del secolo. Il nome degli empi è distrutto, poiché non si chiamano empi coloro che credono al vero Dio. E il loro nome è distrutto nel secolo, cioè finché scorrerà il secolo temporale, e nel secolo del secolo. Che cosa è il secolo del secolo, se non ciò di cui questo secolo porta immagine e come l’ombra? Il secolo di questo secolo è quello che costituisce la immutabile eternità.
7 Le spade del nemico sono venute meno per sempre
e le città hai distrutto.
È perito il loro ricordo con fragore.
Le lance del nemico sono venute meno per sempre. Non parla al plurale, cioè dei nemici, ma al singolare. Le lance di quale nemico sono venute meno, se non quelle del diavolo? Esse raffigurano le diverse dottrine dell’errore, con le quali, come se fossero spade, quello uccide le anime. Per vincere queste spade e trascinarle alla disfatta, incalza quella spada della quale nel settimo salmo è detto: se non vi convertite vibrerà la sua spada. Ora questa spada opera di nascosto, ma nell’ultimo giudizio vibrerà scopertamente; da essa sono distrutte le città. Continua infatti così: le lance del nemico sono venute meno per sempre e hai distrutto le città. Si tratta di quelle città sulle quali regna il diavolo, ove tengono luogo di senato consigli ingannatori e fraudolenti. La plebe di queste città è costituita da tutti i sentimenti sensuali e dai moti turbolenti dell’animo, che sollevano nell’uomo rivolte quotidiane. E non vi sarebbero tali sentimenti nelle città malvagie, se prima essi non fossero nei singoli uomini, che sono gli elementi e i germi delle città. Ha distrutto queste città quando ne ha scacciato il principe, del quale è stato detto: il principe di questo secolo è stato gettato fuori. Dalla parola della verità sono devastati questi regni, tramortiti i malvagi consigli, i disonesti sentimenti domati, le funzioni delle membra e dei sensi assoggettate e poste al servizio della giustizia delle buone opere; in modo che ormai, come dice l’Apostolo, non regni il peccato. Allora l’anima è pacificata e l’uomo è avviato alla conquista della pace e della beatitudine. È perito con strepito il loro ricordo, cioè degli empi. Ma è detto con strepito perché nello strepito tumultuava la loro empietà.
8 Ma il Signore rimane in eterno.
Ha preparato per il giudizio il suo trono
9 ed egli giudicherà il mondo con equità.
Giudicherà i popoli con giustizia.
Il Signore resta in eterno. A che scopo dunque hanno mormorato le genti e i popoli hanno tramato cose vane contro il Signore e contro il suo Messia? Infatti il Signore resta in eterno. Ha preparato nel giudizio il suo trono, egli stesso giudicherà il mondo secondo equità, cioè distribuirà la mercede secondo i meriti, ponendo gli agnelli alla sua destra e i capri alla sinistra. Non nel modo in cui giudicano gli uomini, i quali non vedono il cuore. Il Signore giudicherà secondo equità e con giustizia perché è la coscienza che rende testimonianza e sono i pensieri che accusano o difendono.
10 E si è fatto il Signore rifugio al povero
aiuto nel tempo opportuno nella tribolazione.
Il Signore si è fatto rifugio per il popolo. Perseguiti quanto vuole quel nemico che è stato volto indietro: che male potrà fare a coloro dei quali il Signore si è fatto rifugio? Ma questo accadrà solo se avranno scelto di essere poveri in questo secolo. Per tali poveri il Signore si è fatto rifugio, soccorritore nel tempo opportuno, nella tribolazione. L’anima infatti si converte a Dio solo quando si distacca da questo secolo: e non ha occasione più favorevole per distaccarsi da questo secolo se non quando alle sue leggerezze e ai suoi piaceri dannosi e perversi si mescolano fatiche e sofferenze.
11 E sperino in te quelli che conoscono il tuo nome
perché tu non hai abbandonato
quelli che cercano te Signore.
E sperino in te coloro che conoscono il tuo nome, allorché avranno cessato di sperare nelle ricchezze e nelle altre lusinghe di questo secolo. Si ha la conoscenza del nome quando si conosce colui che ha quel nome. Il nome infatti non è tale per se stesso, ma per ciò che significa. Sta scritto: il suo nome è: Signore. Parimenti il Signore dice a Mosè: io sono colui che sono e dirai ai figli di Israele: colui che è mi ha mandato. Nella natura di Dio, non c’è nulla che sarà, come se ancora non fosse; o che fu, quasi che ora non sia più. C’è soltanto ciò che è e questo è l’eternità. Coloro che conoscono il nome di colui che ha detto: io sono colui che sono, cessino di sperare nelle cose temporali e di amarle e si abbandonino nell’eterna speranza.
12 Salmeggiate al Signore che abita in Sion.
Annunciate fra le genti le sue imprese,
Inneggiate al Signore, che abita in Sion. È detto a coloro che il Signore non abbandona poiché lo cercano. Egli stesso abita in Sion che è immagine della Chiesa attuale, come Gerusalemme è immagine della Chiesa futura, cioè nella città dei santi che già fruiscono della vita evangelica, poiché Gerusalemme significa visione di pace. Se il Signore non abitasse anche in questa Chiesa attuale, cadrebbe in errore anche la più attenta speculazione. A questa Chiesa è detto: Santo è il tempio di Dio che siete voi e: in voi abita Cristo per mezzo della fede nei vostri cuori. Ci è dunque ordinato di inneggiare al Signore che abita in Sion, affinché lodiamo all’unisono il Signore che abita nella Chiesa. Annunciate tra le genti le sue meraviglie. Così è stato fatto e non cessa di essere fatto.
13 perché colui che chiede conto del sangue,
si è ricordato di loro, non ha dimenticato il grido dei poveri.
Giacché si è ricordato chiedendo conto del loro sangue. Nessuno creda che qui sia detto che si è ricordato come se a Dio attenesse l’ oblio: ma, poiché il giudizio si compirà dopo molto tempo, è posta tale espressione riguardo ai sentimenti degli uomini deboli, i quali pensano che Dio si sia quasi dimenticato perché non agisce così rapidamente quanto essi desidererebbero. E a costoro è detto anche quanto segue: non ha dimenticato il grido dei poveri, ossia: non l’ha dimenticato come voi credete; quasi che essi, dopo aver udito: si è ricordato, avessero detto: dunque se ne era dimenticato. Non ha dimenticato, dice, il grido dei poveri .
14 Abbi pietà di me Signore, guarda la mia umiliazione
da parte dei miei nemici.
15 tu che mi innalzi
dalle porte della morte,
perché io annunci tutte le tue lodi
alle porte della figlia di Sion
Chiedo però quale sia il grido dei poveri che Dio non dimentica. Perché non ha detto: abbi pietà di noi, o Signore, guarda alla nostra umiliazione da parte dei nostri nemici, come cioè se gridassero molti poveri, ma ha detto, come se si trattasse di uno solo: abbi pietà di me o Signore? Forse perché è uno colui che intercede per i santi, quello che per primo si è fatto povero per noi, mentre era ricco ed è quindi egli stesso che dice: tu che mi innalzi dalle porte della morte affinché io annunci tutte le tue lodi alle porte della figlia di Sion? In lui infatti viene esaltato l’uomo assunto in quanto capo della Chiesa, ma anche chiunque di noi appartenga alle sue membra; ed è innalzato al di sopra di tutti i desideri perversi che sono le porte della morte, perché è per loro mezzo che si va alla morte.
16 Esulterò per la tua salvezza.
Sono sprofondate le genti nella rovina che hanno operato.
Nel laccio che hanno nascosto è stato preso il loro piede.
Poi continua: esulterò per la tua salvezza, cioè con gioia sarò esaltato a causa della tua salvezza, chi è il Signore nostro Gesù Cristo, potenza e sapienza di Dio? Qui dunque chi parla è la Chiesa che ora è afflitta ed è salva nella speranza. Sprofondate sono le genti nella corruzione che hanno suscitato. Osserva in qual modo al peccatore sia riservata una pena secondo le sue stesse opere e come coloro che hanno voluto perseguitare la Chiesa siano sprofondati in quella corruzione che credevano di infliggerle. Desideravano infatti uccidere i corpi, mentre essi stessi morivano nell’anima. In questa rete, che avevano occultata, è stato preso il loro piede. La rete nascosta è il pensiero ingannatore. Per piede dell’anima si intende giustamente l’amore; il quale, quando è perverso, è detto cupidigia e libidine; mentre quando è retto è chiamato carità. Il diletto mortale segue la cupidigia, quello fruttuoso la carità. Nella rete dunque che avevano occultato, cioè nel consiglio ingannatore, è stato preso il loro piede, cioè l’amore che con l’inganno è pervenuto ad una vana gioia che può essere paragonata al dolore.
17 E’ conosciuto il Signore quando
compie giudizi; nelle opere delle sue mani
è stato preso il peccatore. Canto di pausa
Il Signore è conosciuto nel fare i giudizi. In qual modo il Signore compie il giudizio? Nelle opere delle sue mani, dice, è stato preso il peccatore.
18 Siano cacciati i peccatori nell’inferno,
tutte le genti che dimenticano Dio;
Si volgano i peccatori verso l’ inferno, cioè siano consegnati nelle loro stesse mani, anche se sono risparmiati e siano avvinti nei lacci dei piaceri mortali. Tutte le genti che dimenticano Dio. Siccome non hanno ottenuto in alcun conto la conoscenza di Dio, Dio li ha abbandonati in balia dei loro sentimenti perversi.
19 perché non per sempre vi sarà oblio del povero.
La pazienza dei poveri non perirà in eterno.
Perché non per sempre sarà dimenticato il povero; ma la pazienza dei poveri, dice, non perirà in eterno. Ecco perché è necessaria ora la pazienza per sopportare i malvagi, i quali si sono separati già ora con la loro volontà dai buoni, finché non saranno separati anche nell’ultimo giudizio.
20 Sorgi, Signore, non si rafforzi l’uomo;
siano giudicate le genti davanti a te.
21 Costituisci, Signore, un legislatore su di loro.
Conoscano le genti che sono uomini Pausa
Prima che siano giudicate, dice, le genti al tuo cospetto, cioè in segreto, perché il giudizio è pronunciato alla presenza di Dio e pochi santi e giusti lo intendono. Poni, Signore, un legislatore su di essi. Mi sembra che qui alluda all’Anticristo, del quale l’apostolo dice: quando sarà rivelato l’uomo del peccato. Imparino le genti che sono uomini: affinché coloro che non vogliono essere liberati dal Figlio di Dio e appartenere al figlio dell’uomo, cioè uomini nuovi, siano servi dell’uomo, ossia del vecchio uomo peccatore, poiché sono uomini.
22 Perché Signore ti sei ritirato lontano,
non guardi nei tempi opportuni, nella tribolazione?
23 Mentre l’empio insuperbisce arde il povero;
restano presi nei progetti che tramano.
Mentre insuperbisce l’empio, il povero si accende. È cosa certa e meravigliosa vedere con quanto zelo di salutare speranza si accendono i poveri per vivere rettamente, in confronto a coloro che peccano. E invero da questo confronto i provati, che sono conosciuti da Dio, divengono manifesti fra gli uomini. Gli empi sono presi nei progetti che escogitano, cioè i loro cattivi pensieri diventano per essi catene. Ma perché diventano catene?
24 Poiché si loda il peccatore nelle brame
dell’anima sua e l’ingiusto si benedice.
Perché il peccatore si loda nelle brame della sua anima. Le lingue degli adulatori avvincono le anime ai peccati, poiché si prova piacere nel compiere quelle cose per le quali, non soltanto non si temono rimproveri, ma si è anche lodati.
25 Il peccatore ha esasperato il Signore.
Non cercherà di sapere secondo la grandezza della sua ira.
Il peccatore ha irritato il Signore. Nessuno si congratuli con l’uomo che prospera nella sua via e il cui peccato non è punito, mentre non manca chi lo loda. Questa è la vendetta maggiore del Signore. Infatti il peccatore ha irritato il Signore fino al punto di non patire i flagelli della correzione. Il peccatore ha irritato il Signore; non indagherà secondo la grandezza della sua ira. Molto si adira il Signore, quando il peccatore non indaga e quasi dimentica e non sta attento ai peccati; il che accadrà soprattutto in quell’Anticristo il quale sarà considerato così beato dagli uomini da essere anche creduto Dio. Ma quanto grande sia questa ira di Dio lo mostrano le parole seguenti.
26 Non c’è Dio dinanzi a lui,
sono contaminate le sue vie in ogni tempo.
Sono eliminati i tuoi giudizi dalla sua faccia.
Dominerà tutti i suoi nemici.
Non c’è Dio alla sua presenza, le sue vie si contaminano in ogni tempo. Colui che conosce ciò di cui si gode o di cui ci si allieta nell’anima, sa quale grande disgrazia sia essere lontani dalla luce della verità. Quale grande condanna subisce dunque chi dal prospero sviluppo di suoi peccati è condotto al punto che Dio non sta più alla sua presenza e che in ogni momento le sue vie sono contaminate, cioè sono sempre impuri i suoi pensieri e i suoi consigli! Sono sottratti i tuoi giudizi dalla sua vista. Infatti l’animo poco consapevole di sé medesimo, in quanto gli sembra di non subire alcuna condanna, crede che Dio non lo giudicherà e in questo modo sono sottratti alla sua vista i giudizi di Dio e proprio questa è la grande condanna. E trionferà di tutti i suoi nemici. Dice a se stesso infatti che vincerà tutti i re e che egli solo avrà il regno, quando, secondo l’apostolo che profetizza di lui, si assiderà nel tempio di Dio, ponendosi al di sopra di tutto ciò che si adora e che viene chiamato Dio.
27 Ha detto infatti nel suo cuore:
non sarò scosso, di generazione
in generazione sarò senza male.
Ha detto infatti nel suo cuore: non sarò scosso di generazione in generazione senza male; cioè, la mia fama e il mio nome non passeranno da questa generazione alla generazione di posteri, se non conquisterò con arti malvagie
un così eccelso primato che di esso non possono tacere i posteri. Infatti l’animo perduto, incapace di operare il bene ed estraneo alla luce della giustizia, cerca di aprirsi con arti malvagie la via per giungere ad una fama tanto duratura da essere celebrata anche presso i posteri. E coloro che non possono farsi conoscere nel bene, desiderano che gli uomini parlino di loro almeno nel male, purché il loro nome sia largamente diffuso.
28 Di maledizione è piena la sua bocca
di amarezza e di inganno,
sotto la sua lingua fatica e dolore.
La sua bocca è piena di questa maledizione e di asprezza e di inganno. È infatti una grande maledizione desiderare il cielo con arti tanto nefande e approntare meriti di tal genere per conquistare l’eterna dimora. Ma di questa maledizione è piena la sua bocca: tale cupidigia infatti non avrà risultati, ma nella sua bocca soltanto porterà a perdizione colui che ha osato ripromettersi queste cose con asprezza ed inganno, cioè con la collera e con le insidie con cui convertirà la folla alla sua parte.
Sotto la sua lingua travaglio e dolore. Niente è più faticoso dell’iniquità e dell’empietà. A questo travaglio fa seguito il dolore perché ci si affatica, non solo senza frutto, ma anzi a perdizione.
29 Siede in agguati con i ricchi nei nascondigli
per uccidere l’innocente.
Siede in agguato insieme con i ricchi. Con quali ricchi, se non con coloro che ha ricolmato dei doni di questo secolo? E per questo è detto che siede in agguato con costoro, perché ostenterà la loro fallace felicità per ingannare gli uomini. Costoro, mentre con malvagia volontà desiderano essere tali e non ricercano che i beni terreni, incappano nei suoi lacci. In nascondigli, per uccidere l’innocente. Credo sia detto in nascondigli perché non è facile intendere ciò che si deve desiderare e ciò che si deve fuggire. Ma uccidere l’innocente significa fare dell’innocente un colpevole.
30 I suoi occhi spiano il povero.
Sta in agguato in un nascondiglio
come un leone nella sua tana.
Sta in agguato per rapire il povero, rapire il povero trascinandolo.
I suoi occhi spiano il povero. Perseguiterà infatti soprattutto i giusti, dei quali è detto: Beati i poveri di spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Insidia nel nascondiglio, come il leone nella sua tana. È chiamato leone nella sua tana colui nel quale agiscono la violenza e l’inganno. Nel potere manifesterà la violenza, nei prodigi l’inganno. E di nuovo le stesse cose sono ripetute in ordine inverso: insidia, dice, per ghermire il povero, il che si riferisce all’inganno. Le parole che invece seguono: per ghermire il povero attirandolo a sé, sono da attribuire alla violenza. Attirandolo significa infatti trascinarlo a sé, affliggendolo con ogni sofferenza possibile.
31 Nel suo laccio lo umilierà.
Si piegherà e cadrà dopo aver avuto dominio dei poveri.
32 Ha detto infatti nel suo cuore:
Dio ha dimenticato ha distolto il suo volto
per non vedere mai.
I due versetti che seguono esprimono gli stessi concetti. Nella sua rete lo umilierà, significa l’inganno. Si piegherà e cadrà, mentre dominerà sui poveri, mostra invece la violenza.
32 Ha detto infatti nel suo cuore:
Dio ha dimenticato ha distolto il suo volto
per non vedere mai.
33 Sorgi Signore, Dio, si innalzi la tua mano,
non dimenticare i poveri.
34 Perché l’empio ha esasperato Dio? Ha detto
infatti nel suo cuore: non chiederà conto.
Ma in che modo si piegherà e cadrà? Ha detto infatti in cuore suo: Dio si è dimenticato, ha rivolto altrove la sua faccia per non vedere più. Questo è il piegarsi e il disastroso cadere quando l’animo umano sembra prosperare nelle sue iniquità e crede di essere risparmiato: e invece è accecato e sarà riserbato per l’ultima giusta vendetta della quale già ora è detto: Sorgi o Signore Dio, si levi la tua mano, cioè si manifesti la tua potenza . Prima aveva detto invece: Sorgi, Signore non prevalga l’uomo, siano giudicate le genti al tuo cospetto, cioè in segreto dove solo Dio vede. Questo è accaduto quando gli empi hanno raggiunto quella che agli uomini sembra essere una grande felicità. Al di sopra di essi si è costituito il legislatore che essi si sono meritati di avere del quale è detto: poni, Signore, un legislatore su di essi, conoscano le genti che sono uomini. Ma ora, dopo quella occulta condanna e vendetta è detto: Sorgi o Signore Dio, si levi la tua mano, non più in segreto ma nella chiarissima gloria. Non dimenticarti dei poveri per sempre, come credono gli empi, i quali dicono: Dio si è dimenticato ha rivolto altrove la sua faccia per non vedere più.
34 Perché l’empio ha esasperato Dio? Ha detto
infatti nel suo cuore: non chiederà conto.
35 Tu vedi, poiché tu consideri l’affanno e il dolore,
per metterli nelle tue mani.
A te è abbandonato il povero, per l’orfano tu eri l’aiuto.
In te si è abbandonato il povero. Per questo è povero; ha infatti disprezzato tutti i beni temporali di questo mondo, proprio perché soltanto tu sia la sua speranza.
36 Spezza il braccio del peccatore e del malvagio.
Si chiederà conto del suo peccato
ed egli non sarà trovato.
37 Il Signore regnerà in eterno e nei secoli dei secoli.
Perirete, genti, dalla sua terra.
Spezza il braccio del peccatore del malvagio, cioè di colui del quale era detto prima: e di tutti i suoi nemici sarà dominatore. Definisce suo braccio quella sua potenza cui si oppone la potenza di Cristo, della quale è detto: Sorgi, o Signore Dio, si levi la tua mano. Sarà ricercato il suo delitto e non sarà trovato a causa di quello, cioè sarà giudicato riguardo al suo peccato, ed egli stesso perirà a causa del suo peccato. Donde non meravigliamoci se poi così continua: il Signore regnerà in eterno e per i secoli dei secoli, e voi, genti, sarete sterminate dalla sua terra. Con genti intende i peccatori e gli empi.
38 Il Signore ha esaudito il desiderio dei poveri.
La disposizione del loro cuore ha ascoltato il tuo orecchio,
Il Signore ha esaudito il desiderio dei poveri, quel desiderio di cui essi ardevano, quando bramavano il giorno del Signore nelle angustie e nelle tribolazioni di questo secolo. Il tuo orecchio ha ascoltato la disposizione del loro cuore. Questa è la disposizione del cuore, di cui si canta in un altro salmo: pronto il mio cuore, Dio, pronto è il mio cuore.
39 per fare giustizia all’orfano e
all’umile, perché non continui
a esaltare se stesso l’uomo sulla terra.
Per giudicare in favore del orfano e dell’umile, cioè non in favore di colui che vive secondo questo secolo e neppure in favore del superbo. Una cosa è infatti giudicare l’orfano, ed un’altra giudicare in favore dell’orfano. Giudica l’orfano anche chi lo condanna; giudica invece in favore dell’orfano chi emana una sentenza a suo vantaggio. Affinché l’uomo non insista oltre nel magnificare se stesso sopra la terra quando verrà il Figlio dell’uomo a giudicare in favore dell’orfano, che si è spogliato del vecchio uomo.
Dai Padri
1 Origene: chi ama con tutto il cuore, può confessare il suo amore con tutto il cuore. Raccontare tutte le meraviglie di Dio è proprio del Salvatore soltanto, che conosce i segreti di Dio.
Eusebio cita Matteo 11,25: ti confesso o Padre… Perché hai rivelato queste cose ai piccoli. Il Cristo esulta di gioia nel contemplare il Padre, e promette di raccontarci le sue meraviglie, quando avrà vinto la morte.
Crisostomo: ci sono due generi di confessione: l’accusa dei propri peccati e il rendimento di grazie. Con tutto il mio cuore: un animo grato ringrazia anche nelle avversità.
2 Origene: il giusto benedice Dio sempre; il malvagio devia sempre dalla retta via.
3 Origene: davanti al volto di Dio, il diavolo o il peccatore spariscono.
Origene, Eusebio, Atanasio, Agostino: la morte non sarà più: la morte è l’avversario.
Crisostomo: avere un così grande Signore, è questa la mia brama.
Cirillo Alessandrino: per coloro che hanno sentito narrare le meraviglie del Cristo, il Cristo è la gioia stessa, la causa della gioia. Ognuno può dire: io gioisco in te.
4 Girolamo: hai giudicato la mia causa e mi hai fatto vincere.
5 Origene e Agostino: il loro nome hai cancellato: hai cambiato il loro nome, distruggendo il loro nome di peccatore e di empio.
Girolamo: tutti avranno ricevuto il nome nuovo.
7 Beda: nella sua passione ha conquistato il potere di giudicare.
8 Cirillo Alessandrino: giudicherà, cioè governerà, come i giudici della Bibbia. È la sovranità del Cristo.
9 Origene: il misero è colui che, in questa vita, ha camminato nella via difficile: è la beatitudine della povertà.
10 Crisostomo: chi veramente cerca lascia tutto il resto e allora trova. Cercare Dio è volgere il nostro animo verso di lui e liberarsi di tutto ciò che riguarda la terra.
11 Origene: quali sono i piani del Signore? L’opera messianica.
12 Atanasio: i miseri sono coloro che invocano Dio e lo pregano in ogni tempo.
15 Origene: chiama genti quelli che restano nella incredulità, che rifiutano di credere.
18 Origene: il povero di spirito è umiliato e calpestato in questa vita e questo può far credere che Dio lo dimentichi. Ma non per sempre.
19 Atanasio: sorgi! Invoca l’incarnazione.
20 Origene: costituisci, Signore, un legislatore su di loro, conoscano le genti che sono uomini; infatti per gli animali non c’è legge. Questa è una invocazione del Messia.
Crisostomo: riconoscano gli uomini che sono polvere, terra e cenere.
22 Atanasio: il profeta chiede che si affretti il giorno della chiamata delle genti.
Girolamo: più il Signore tarda, più la Chiesa dilata il suo desiderio.
Cirillo Alessandrino: è in un mondo senza speranze che i Salvatore è venuto. Il diavolo è definito qui come l’inventore del peccato.
24 Cirillo Alessandrino: il male non è più considerato come male: nessuno lo critica, anzi lo si loda e lo si benedice.
Crisostomo: c’è un primo inferno ed è quello di credersi felici nella infelicità.
25 Atanasio: accumula sul suo capo la collera di Dio, perché si fa beffa di lui.
Origene: in un certo senso, Satana domina su tutto. Il Cristo è l’unico su cui il diavolo non ha avuto alcun potere.
32 Eusebio: i suoi pensieri fanno leva sul fatto che Dio non vede.
33 Atanasio: il salmista risveglia la misericordia di Dio.
Eusebio: la mano è la potenza che giudica; quando essa rende a ciascuno il suo, si dice che essa si innalza.
35 Origene: Dio ha scelto le cose vili del mondo. Dio si occupa dei poveri come se ve ne fosse uno solo al mondo.
Crisostomo: come il compito del sole è quello di illuminare, il tuo è quello di soccorrere i poveri.
Beda: difendi la sua causa, perché egli stesso non se ne occupa: si è fatto orfano per te.
36 Origene: non si troverà più il peccato, tutto sarà purificato.
38 Atanasio: nel loro cuore erano disposti a sopportare tutto per quel giorno.
Ruperto considera il salmo 9 come un poema sapienziale: che i malvagi siedano in alto in questo mondo e che i buoni siano schiacciati, è un misterioso giudizio di Dio; è un mistero nascosto ai malvagi, ma non ai buoni. Coloro che non lo comprendono, bestemmiano; ma la Chiesa senza macchia loda Dio con tutte le sue forze e gli dice: ti confesserò con tutto il mio cuore (Salmo 9,1). In questo salmo, la Chiesa confessa che i giudizi del Figlio sono nascosti e si riempie di stupore come se dicesse: o altezza della ricchezza e sapienza e scienza di Dio! (Romani 11,33).
Gregorio di Nissa: la parola ebraica Adamo significa terra; anche l’Apostolo chiama l’uomo il terrestre: l’ultimo versetto del salmo 9 allude al nemico, il diavolo.
salmo 10
1 per la fine salmo di Davide
2 Nel Signore confido. Come dite
all’anima mia: Migra sui monti come un passero?
3 Perché ecco i peccatori hanno teso l’arco,
hanno preparato le loro frecce
nella faretra per saettare
nelle tenebre i retti di cuore.
4 Poiché ciò che tu hai formato l’ hanno distrutto.
Ma il giusto cosa ha fatto?
5 Il Signore nel suo santo tempio
Il Signore nel cielo il suo trono.
I suoi occhi sono rivolti al povero, le sue palpebre
scrutano i figli degli uomini.
6 Il Signore scruta il giusto e l’empio:
e chi ama l’ingiustizia odia la propria anima.
7 Farà piovere lacci sui peccatori: fuoco, e zolfo
e vento di tempeste la porzione del loro calice.
8 Poiché giusto è il Signore e ama le giustizie.
Il suo volto guarda la rettitudine.
Da Sacy
1 per la fine salmo di Davide
2 Nel Signore confido. Come dite
all’anima mia: Migra sui monti come un passero?
Che dite voi, cosa pensate? Ho per protettore il padrone di tutta la terra. Colui che fa tutto ciò che gli piace in tutti i luoghi, che combatte per me ed è come presente dovunque; e voi mi inviate in un luogo deserto come se la solitudine dovesse mettermi più in salvo della protezione dell’onnipotente. Voi sembrereste ridicoli consigliandomi la fuga, se mi vedeste cinto da un poderoso esercito e dentro fortissime trincee; e voi osate stimolarmi alla fuga, quando il Dio stesso degli eserciti mi protegge dalla rea volontà dei miei nemici? Questa è la disposizione di un’anima che non appoggiandosi ad un braccio di carne confida unicamente nel Signore. Basta pensare che Dio è per lei e simile pensiero ispiratole da un umile fede contro il timore di tutti gli uomini la rassicura saldamente.
3 Perché ecco i peccatori hanno teso l’arco,
hanno preparato le loro frecce
nella faretra per saettare
nelle tenebre i retti di cuore.
È questo il proseguimento del discorso delle persone che consigliavano Davide di fuggire sul monte, poiché tu vedi, gli dicevano che i peccatori, cioè i tuoi persecutori, tengono l’arco teso contro di te; hanno il turcasso tutto pieno di frecce e si preparano a saettare all’oscuro, cioè senza essere scoperti, gli uomini di cuore retto, come sei tu e che operando con la rettitudine di un cuore semplice camminano con sicurezza. Le espressioni di un arco teso e di dardi saettati all’oscuro sono figurate e poetiche. Altro non significano che la disposizione piena di furore, con cui dimostravano di essere contro Davide, Saul e tutti i suoi adulatori
4 Poiché ciò che tu hai formato l’ hanno distrutto.
Ma il giusto cosa ha fatto?
Poiché distruggono quello che tu hai fatto; ma il giusto che cosa ha fatto? Continuano ad esortare Davide che si ritiri, perché i suoi nemici avevano distrutto ed abbattuto con le calunnie tutte le sue opere più insigni fatte a favore del re e per il consolidamento di Israele. Ciò nonostante, risponde Davide, cosa io ho fatto contro Saul da meritare un tale trattamento? Egli si attribuisce qui il nome di giusto non per vanagloria, ma soltanto relativamente all’ingiustizia che Saul usava verso un uomo, che egli non poteva accusare di offese e che, al contrario, gli aveva sempre dato prove del suo sincero affetto, del suo zelo e della sua più scrupolosa fedeltà.
5 Il Signore nel suo santo tempio
Il Signore nel cielo il suo trono.
I suoi occhi sono rivolti al povero, le sue palpebre
scrutano i figli degli uomini.
Ecco la maniera abbreviata con cui quest’uomo veramente giusto si difende dallo spavento che si pretendeva di ispirargli. Voi mi dite che io debbo fuggire, perché l’arco è teso e pronto a scoccare dardi sopra di me. Ma quando rivolgo lo sguardo a Dio che è in cielo e che fa sentire la sua presenza sopra la terra nel santo suo tempio, cioè nel suo tabernacolo, , cosa posso io temere, sapendo che gli occhi del Signore stanno attenti sopra i poveri e i derelitti come sono io? Le sue pupille, che significano la penetrazione del suo lume divino, esplorano i figli degli uomini, cioè esaminano e conoscono perfettamente le loro azioni e i loro pensieri. In qualunque stato siano dunque i giusti in questa vita, per quanto sembrino presi dalla potenza dei loro nemici, basta loro essere certi per la fede che Dio tutto vede, non li dimentica né mai li abbandona.
6 Il Signore scruta il giusto e l’empio:
e chi ama l’ingiustizia odia la propria anima.
Il Signore esplora il giusto e l’empio. Ora chi ama l’iniquità, odia l’anima sua. Il Signore esplora, cioè prova il giusto e l’empio. La prova serve a Dio per esplorare e conoscere o, per meglio dire, al fine di far conoscere la virtù dei giusti e l’empietà dei malvagi. Egli pronuncia il seguente divino decreto: chi ama l’iniquità e la violenza e opprime ingiusto, non fa danno all’uomo giusto, che anzi in questo modo diventa più santo e più degno del suo amore, ma nuoce a sé medesimo e alla propria anima, allorché ad essa dà la morte perseguitando il suo fratello.
7 Farà piovere lacci sui peccatori: fuoco, e zolfo
e vento di tempeste la porzione del loro calice.
Questa espressione metaforica ci indica, secondo San Basilio, una terribile vendetta di Dio, che deve piombare come una tempesta tutta di fuoco e di lampi addosso a coloro che hanno disprezzato il povero. Comprendano dunque essi fin dall’ora presente quale orribile porzione e quale calice di furore la divina giustizia riserva loro nell’altro mondo, perché si affatichino a prevenire una così spaventosa sciagura che sarà come un laccio in cui gli empi incapperanno senza che vi pensino e senza che possano scamparlo.
8 Poiché giusto è il Signore e ama le giustizie.
Il suo volto guarda la rettitudine.
Questa è la ragione, per cui il Signore farà piombare ogni sorta di calamità sopra gli empi e sopra i persecutori di giusti. Poiché egli è la giustizia suprema e non ama e non ammira negli uomini se non la sua giustizia, deve necessariamente odiare e punire tutti quelli che la perseguitano nei suoi servi. Se Dio è attento a guardare la giustizia, noi pure dobbiamo tenerla in considerazione e avere a cuore, per quanto sia possibile, di non smarrirla, poiché essa è la nostra luce e la nostra regola.
Da Agostino
1 per la fine salmo di Davide
2 Nel Signore confido. Come dite
all’anima mia: Migra sui monti come un passero?
Io ho la casa ove riposare, perché confido nel Signore. Infatti anche il passero si è trovato una dimora. Il Signore si è fatto rifugio per il povero. Diciamo dunque con tanta fiducia in modo da non perdere Cristo: nel Signore confido; perché dunque dite all’anima mia: migra ai monti come il passero?
3 Perché ecco i peccatori hanno teso l’arco,
hanno preparato le loro frecce
nella faretra per saettare
nelle tenebre i retti di cuore.
4 Poiché ciò che tu hai formato l’ hanno distrutto.
Ma il giusto cosa ha fatto?
Perché ecco, i peccatori hanno teso l’arco, hanno preparato le loro frecce nella faretra, per saettare i retti di cuore mentre oscura è la luna. Queste sono le forme di terrore di quanti ci minacciano perché passiamo a loro, come da peccatori a giusti. Dobbiamo dire contro tutte queste minacce: nel Signore confido. Non confidano nel Signore coloro che chiamano santi i sacramenti, solo quando sono amministrati da uomini santi e, quando si chiede loro chi siano i santi, si vergognano di dire: siamo noi. I doni di Dio giungono a chi li accoglie con fede, anche se colui per il cui mezzo li riceve è tale quale fu Giuda.
5 Il Signore nel suo santo tempio
Il Signore nel cielo il suo trono.
I suoi occhi sono rivolti al povero, le sue palpebre
scrutano i figli degli uomini.
Il Signore è nel suo santo tempio. È proprio così; dice infatti l’Apostolo: Santo è il tempio di Dio che siete voi. Ma chiunque avrà violato il tempio di Dio, Dio lo disperderà. Viola questo tempio chiunque per voler primeggiare, si separa dalla comunità cattolica. I suoi occhi guardano il povero, poiché il povero si è abbandonato in lui che si è fatto rifugio per il povero. Le sue palpebre interrogano i figli degli uomini. Qui, secondo l’interpretazione già nota, intenderei volentieri per figli degli uomini coloro che sono stati rigenerati dall’uomo vecchio per mezzo della fede.
6 Il Signore scruta il giusto e l’empio:
e chi ama l’ingiustizia odia la propria anima.
Il Signore esamina il giusto e l’empio. Ma chi ama l’iniquità odia la sua anima, cioè chi ama l’iniquità non nuoce a colui che crede in Dio e non ripone nell’uomo la sua speranza.
7 Farà piovere lacci sui peccatori: fuoco, e zolfo
e vento di tempeste la porzione del loro calice.
8 Poiché giusto è il Signore e ama le giustizie.
Il suo volto guarda la rettitudine.
Pioverà lacci sopra i peccatori. Se nelle nubi si scorgono in generale i profeti, sia buoni che cattivi, ebbene gli pseudo profeti sono ordinati dal Signore in modo che da essi piovano lacci sui peccatori. Nessuno infatti, salvo il peccatore, va a finire nel loro seguito, qualora abbia cercato Dio con sforzo sincero. Se poi per nubi si intendono soltanto i profeti buoni e veraci, è chiaro che Dio fa piovere per mezzo di essi lacci sui peccatori. Per alcuni, dice Paolo, siamo odore di vita per la vita, per altri odore di morte per la morte. Inoltre non soltanto i profeti, ma anche tutti coloro che irrigano le anime con la parola di Dio possono essere detti nubi. Fuoco e zolfo e vento di tempesta è la porzione della loro coppa. Questa è la pena della sorte di coloro a motivo dei quali si bestemmia il nome di Dio. Del pari, per i giusti, come è inebriante ed eccellente il tuo calice. S’inebriano infatti dell’abbondanza della tua casa. Giusto è il Signore ed ha amato le giustizie. Usa il plurale non senza scopo, affinché, dato che sta parlando degli uomini, si comprenda che usa la parola giustizia per giusti. Infatti, essendo molti i giusti, sembra quasi che vi siano molte giustizie, sebbene una sola sia la giustizia, quella di Dio, della quale tutti partecipano. Il suo volto ha visto l’equità, come per dire: l’equità si vede nel suo volto, cioè nella sua conoscenza. Il volto di Dio è infatti la potenza con la quale si fa conoscere da chi ne è degno. Giusto è il Signore, ed ha amato le giustizie. Usa il plurale non senza scopo, affinché, dato che sta parlando degli uomini, si comprenda che usa la parola "giustizia" per giusti: infatti, essendo molti i giusti, sembra quasi che vi siano molte giustizie, sebbene una sola sia la giustizia, quella di Dio, della quale tutti partecipano. È come se un volto fosse visto in molti specchi: ciò che in esso è unico, diventa molteplice a causa di quei molti specchi. Per questa ragione torna di nuovo al singolare, col dire: il suo volto ha visto l'equità. Senza dubbio è detto: il suo volto ha visto l'equità, perché non si dà a conoscere ai malvagi, ma ai buoni: e proprio questa è l'equità.
Dai Padri
2 Origene: gli empi danno la caccia agli uomini di Dio.
Eusebio: chi ci separerà dall’amore di Cristo?
Girolamo: il giusto è invitato a fuggire per prudenza, ma è una prudenza folle. Il discorso dei consiglieri malvagi che enumerano le ragioni di fuggire giunge fino alla fine del versetto 4.
4 Origene: il giusto è il Signore. Impassibile sul suo trono celeste, vede tutto e concede al povero la grazia data da questo sguardo protettore e onnipresente. Le palpebre sono immagine della provvidenza che giudica, discerne e scruta.
Crisostomo dà due interpretazioni: il giusto è l’uomo giusto: il giusto è Dio. Quanti confidano nella carne, non hanno più speranza di quanta ne abbia un passero nel deserto: ma io ho Dio. Che può fare il giusto? Può invocare Dio che è in cielo!
5 Atanasio: ma c’è il Signore per venire in mio aiuto!
Cirillo Alessandrino: quando lo si guarda, Dio salva.
Eusebio: Dio concede al povero questa grazia: che la potenza di Dio (palpebre) lo protegga, guardandolo. Ma le sue palpebre scrutano; ed è bene che Dio scruti così il popolo, perché non cada nel peccato.
Crisostomo: come tu vedi, il soccorso è a portata di mano, Dio è presente ovunque. Suo compito principale è di provvedere a tutto, anche se nessuno gli chiede nulla. Anche i peccatori, se si afferrano a questa ancora che è la fiducia in Dio, sono invincibili.
5 Origene: le palpebre di Dio sono la misericordia stessa: egli chiude gli occhi su molte miserie. Se non fosse così il suo sguardo sugli uomini sarebbe intollerabile.
7 Eusebio e altri: la pioggia di zolfo su Gomorra (Genesi 19,24 seguenti).
Cirillo Alessandrino: La collera del giudice, come il vento sulla fiamma, ravviva il fuoco.
Baldovino di Ford: fuoco, zolfo e vento di tempesta: il fuoco della cupidigia, lo zolfo della coscienza impura, la tempesta che li agita e rende il loro animo inquieto.
salmo 11
1 per la fine, per l’ottavo giorno salmo di Davide
2 Salvami Signore poiché manca un santo,
perché sono venute meno
le verità dai figli degli uomini.
3 Cose vane ha detto ciascuno al suo prossimo.
Labbra ingannatrici con cuore doppio hanno parlato.
4 Disperda il Signore tutte le labbra ingannatrici,
la lingua arrogante,
5 quelli che hanno detto:
faremo grande la nostra lingua.
Delle nostre labbra siamo padroni noi.
Chi è signore nostro?
6 Per la sventura dei miseri
e il gemito dei poveri ora sorgerò, dice
il Signore, porrò in un salvatore
con fiducia agirò in lui.
7 Le parole del Signore, parole caste,
argento provato al fuoco, depurato della terra
purificato sette volte.
8 Tu, Signore, ci salverai e ci custodirai
da questa generazione in eterno.
9 Attorno si aggirano gli empi.
Secondo la tua altezza hai moltiplicato i figli degli uomini.
Da Sacy
1 per la fine, per l’ottavo giorno salmo di Davide
2 Salvami Signore poiché manca un santo,
perché sono venute meno
le verità dai figli degli uomini.
Il santo profeta, considerando il piccolo numero di persone che cercano il Signore, ricorre a Dio con queste parole: salvami, Signore; perché ho bisogno di essere sostenuto dalla tua mano onnipotente; e mi è necessaria una grazia del tutto particolare mentre batto un sentiero opposto a quello che battono tanti altri. Ma per quale ragione egli parla delle verità in generale? La ragione è che come fra le perle e le gemme ce ne sono di false e di vere, alcune hanno un carattere di falsità e altre di verità. Perciò Davide parla delle verità in generale, quantunque non ci sia propriamente che una sola verità che lui considera nei suoi vari effetti. Siccome tali verità sono state offuscate dalla malizia dell’ingegno umano, egli non dice che siano state annientate in sé medesime, perché la verità sussiste eternamente malgrado ogni nostra corruzione, ma dice che sono state alterate dai figli degli uomini.
3 Cose vane ha detto ciascuno al suo prossimo.
Labbra ingannatrici con cuore doppio hanno parlato.
4 Disperda il Signore tutte le labbra ingannatrici,
la lingua arrogante,
Il profeta chiama vana la menzogna e ciò che è assolutamente vuoto ed inutile. Pare che egli intenda qui soprattutto la menzogna, che senza dubbio è quello che c’è di più vano, poiché si oppone direttamente alla verità. Davide non trovando dunque più né fedeltà, né sincerità fra gli uomini che non parlano se non per ingannarsi gli uni gli altri, pronuncia questo oracolo: disperda Dio tutte le labbra fraudolenti. Dice questo con uno spirito profetico come cosa che deve accadere, non per spirito di vendetta.
5 quelli che hanno detto:
faremo grande la nostra lingua.
Delle nostre labbra siamo padroni noi.
Chi è signore nostro?
Queste parole, secondo San Giovanni Crisostomo non convengono che agli stolti, che non hanno riguardo né a Dio, né agli uomini. San Paolo volendo rintuzzare l’orgoglio di queste persone grida a loro: che non dipendono da sé e che non devono vivere per se stesse; le vostre labbra, o empi, non sono vostre, ma di colui che creandovi le creò con voi e non ve le diede se non per lodare il vostro creatore. E come potete voi dire, che le vostre labbra dipendono da voi, quando voi le avete rese schiave del peccato, della impurità e della fornicazione? Chi è il nostro padrone, dite voi? È il peccato a cui vi siete assoggettati ed è per voi l’estrema confusione il vantarvi di non avere Dio per Signore quando vostro padrone è il demonio.
6 Per la sventura dei miseri
e il gemito dei poveri ora sorgerò, dice
il Signore, porrò in un salvatore
con fiducia agirò in lui.
È come se Dio dicesse: il mio tempo è venuto. Io sembravo prima come addormentato e la mia lunga pazienza convinceva gli empi che io non conoscevo gli eccessi della loro condotta. Ma le grida dei poveri e la loro estrema miseria mi costringono ora a sorgere, per rendere loro giustizia contro i loro oppressori. Io salverò quei poveri, di cui ho esaudito i sospiri e dichiarandomi apertamente in loro difesa opererò come Dio senza temere alcuno. Gli empi hanno oppresso i giusti senza mostrare il minimo timore della mia giustizia. Io punirò i persecutori dei giusti in una maniera che farà conoscere a tutto il mondo che nessuno è capace di resistermi.
7 Le parole del Signore, parole caste,
argento provato al fuoco, depurato della terra
purificato sette volte.
Questa è una specie di risposta a una obbiezione che potrebbero fare persone poco salde nella fede dicendo che forse non si adempirà la promessa con la quale il Signore si era obbligato a salvare i giusti e a liberarli dalla oppressione dei loro nemici. Guardatevi, egli risponde loro, dall’avere tali sentimenti, perché le parole del Signore sono vere come pure le sue promesse. Le stesse sono lontane da ogni menzogna e assomigliano a un argento purificato nel crogiuolo, ovvero, secondo un’altra versione, mondato da qualunque scoria terrestre. Se la parola del Signore ci viene rappresentata come un metallo purificato al fuoco e raffinato sette volte, serve essa a produrre un pari effetto nelle anime nostre a cui insegna a purificarci in sette diverse maniere secondo i sette doni dello Spirito Santo: con la sapienza con l’intelletto, col consiglio, con la fortezza con la pazienza nei mali della vita, con la scienza, con la pietà, e col timore di Dio.
8 Tu, Signore, ci salverai e ci custodirai
da questa generazione in eterno.
Tu o Signore, ci conserverai e ci custodirai in eterno da questa generazione. Essendo sostenuti o mio Dio e fortificati dalla tua grazia non solo noi scanseremo i lacci degli uomini corrotti, ma saremo stabiliti nell’eterna salvezza.
9 Attorno si aggirano gli empi.
Secondo la tua altezza hai moltiplicato i figli degli uomini.
Il profeta dice che gli empi e i malvagi si aggirano intorno come un cerchio di empietà e di errore, senza poter mai giungere alla via della verità da loro odiata. Si può anche dire, secondo la spiegazione dei santi padri che gli empi si avvolgono sempre intorno ai giusti ad imitazione del demonio che è loro capo, di cui sta scritto che egli continuamente si aggira qual leone cercando chi possa divorare. Vero è dice San Crisostomo che sebbene si aggirino intorno a noi, non abbiamo nessun motivo per temerli poiché Dio stesso si dà pensiero di conservarci e di custodirci dalla loro malizia. Tu hai, o Signore, secondo l’alta tua sapienza moltiplicato i figli degli uomini e a noi non appartiene investigare gli arcani impenetrabili della divina tua sapienza e i segreti della tua giustizia. A noi deve bastare di adorare la tua divina persona.
Da Agostino
1 per la fine, per l’ottavo giorno salmo di Davide
Per la fine, sull’ottavo, salmo di Davide. Nel sesto salmo si è detto che l’ottavo può essere interpretato come il giorno del giudizio. Si può anche riferire sull’ottavo alla vita eterna, che sarà donata ai santi dopo questa epoca che si svolge in sette giorni.
2 Salvami Signore poiché manca un santo,
perché sono venute meno
le verità dai figli degli uomini.
Salvami, o Signore, perché il santo manca, cioè non si trova, come ci esprimiamo quando diciamo: manca il grano, oppure: manca il denaro. Perché sono venute meno le verità da parte dei figli degli uomini. Una sola è la verità, dalla quale sono illuminate le anime sante; ma poiché molte sono le anime, si può dire che in esse sono molte verità, come da un solo volto si riflettono negli specchi molte immagini.
3 Cose vane ha detto ciascuno al suo prossimo.
Labbra ingannatrici con cuore doppio hanno parlato.
Cose vane ciascuno ha detto al suo prossimo. È necessario intendere nel prossimo ogni uomo, perché non vi è nessuno al quale si possa far del male: e l’amore del prossimo non può operare il male. Labbra ingannatrici, nel cuore e col cuore hanno parlato male.
4 Disperda il Signore tutte le labbra ingannatrici,
la lingua arrogante,
Disperda il Signore tutte le labbra ingannatrici. Ha detto tutte, affinché nessuno creda di essere eccettuato, come dice l’apostolo: in ogni anima d’uomo operante il male, i giudei per primi e poi i greci. Lingua orgogliosa, cioè lingua superba.
5 quelli che hanno detto:
faremo grande la nostra lingua.
Delle nostre labbra siamo padroni noi.
Chi è signore nostro?
Essi hanno detto: magnificheremo la nostra lingua, le nostre labbra sono con noi, chi è Signore nostro? Sono indicati qui i superbi e gli ipocriti, che ripongono la speranza nelle loro parole per ingannare gli uomini e non sono soggetti a Dio.
6 Per la sventura dei miseri
e il gemito dei poveri ora sorgerò, dice
il Signore, porrò in un salvatore
con fiducia agirò in lui.
Per l’afflizione dei miseri e il gemito dei poveri, ora mi leverò, ha detto il Signore. Così infatti il Signore stesso ha avuto, nel Vangelo, compassione del suo popolo, perché non aveva guida mentre poteva egregiamente obbedire. Dobbiamo intendere queste parole come dette dalla persona di Dio Padre, il quale, a cagione dei miseri e dei poveri, cioè a cagione dei bisognosi per la miseria e la povertà dei beni spirituali, si è degnato di mandare il Figlio suo. Da qui prende inizio il discorso della montagna secondo il Vangelo di Matteo, quando dice: Beati i poveri di spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Porrò nella salvezza: non ha detto che cosa porrà; ma nella salvezza si deve intendere in Cristo, come leggiamo: perché hanno visto i miei occhi la tua salvezza. E perciò si intende che ha posto in lui ciò che è necessario per togliere la miseria dei poveri e consolare il gemito dei bisognosi. Con fermezza spererò in lui, secondo quanto si legge nel Vangelo: insegnava loro come uno che ha autorità, non come i loro scribi.
7 Le parole del Signore, parole caste,
argento provato al fuoco, depurato della terra
purificato sette volte.
Le parole del Signore sono parole pure cioè non sono corrotte dalla simulazione. Infatti molti predicano la verità in modo non puro perché la vendono al prezzo dei vantaggi di questo secolo. Argento raffinato nel fuoco della terra, purificato sette volte; per mezzo del timore di Dio, della pietà, della scienza, della fortezza, del consiglio, dell’intelletto e della sapienza. Sono infatti sette i gradi delle beatitudini che il Signore espose nel discorso tenuto sul monte, secondo Matteo: Beati i poveri di spirito, beati i miti, Beati coloro che piangono, Beati coloro che hanno fame e sete di giustizia, beati i misericordiosi, beati i puri di cuore, beati i pacifici . Possiamo renderci conto che tutto questo lungo discorso è fondato su queste sette sentenze. Infatti l’ottava, nella quale è detto: Beati coloro che subiscono persecuzioni per la giustizia, significa appunto quel fuoco con il quale si prova l’argento sette volte. E al termine del discorso è detto: insegnava loro come uno che ha autorità, non come i loro scribi. Tali parole si riconnettono a quanto si dice in questo salmo: con fermezza opererò in lui.
8 Tu, Signore, ci salverai e ci custodirai
da questa generazione in eterno.
Tu, o Signore, ci salverai e ci custodirai da questa generazione e per sempre: qui come miseri e poveri, là come potenti e ricchi.
9 Attorno si aggirano gli empi.
Secondo la tua altezza hai moltiplicato i figli degli uomini.
Gli empi girano all’intorno, cioè nell’avidità delle cose terrene, che gira come una ruota ripetendo il giro dei sette giorni; e non giunge perciò all’ottavo, cioè all’eterno, al quale è dedicato il titolo di questo salmo. Dice così anche Salomone: il re saggio infatti disperda degli empi, e gira su di essi la ruota dei mali. Secondo la tua sublimità hai moltiplicato i figli degli uomini. Perché c’è anche delle cose temporali una moltiplicazione che allontana dall’unità di Dio; donde il corpo che si corrompe appesantisce l’anima e la dimora terrena deprime la mente che pensa molte cose. Si moltiplicano invece i giusti secondo la sublimità di Dio, quando andranno di virtù in virtù.
Dai Padri
1 Origene: quando non ci sono santi, la salvezza è più difficile da conseguire: si deifica la creatura, lasciando da parte il vero Dio. I filosofi, i poeti e gli storici si occupano soltanto di letteratura.
Cirillo Alessandrino: tra le genti tutto è stravolto: la sapienza, i discorsi, il modo di vivere. La penuria di santità è tale che anche quanti avevano ricevuto la legge divina si lasciano trascinare al vizio. Tutti i mortali che sono sotto al cielo hanno bisogno che si tenda loro una mano: il Cristo è, infatti, l’attesa delle genti.
Crisostomo: è un falso splendore!
2 Girolamo: cose vane: sono i disegni che non possono portare a compimento.
3 Cirillo Alessandrino: la lingua che dice parole arroganti: sono i Giudei che hanno osato dire: con quale autorità fai tu queste cose? (Matteo 21,23).
4 Crisostomo: le tue labbra non ti appartengono ma sono del Signore. Sono tue? Ma temporaneamente tu le hai, come hai pure una casa, un campo. Il Cristo, per così dire, ti ha dato in uso le labbra: non per pronunciare parole orgogliose, ma umili, per la lode e la benedizione.
Origene ed Eusebio: chi è Signore nostro? Queste sono le parole del faraone.
5 Eusebio: io sorgerò per la causa di coloro che hanno rinunciato a tutto e sono divenuti poveri di spirito per causa mia.
Cirillo Alessandrino: io tenderò loro la mano.
Girolamo: ora sorgerò, ora mando mio Figlio e farò di lui il Salvatore delle genti.
Beda: poveri sono coloro che portano nel corpo e nello spirito la pena del peccato originale che bisogna espiare.
8 Girolamo: attorno si aggirano gli empi, ma non possono entrare.
Bernardo: questi sono i demoni: si aggirano sulla terra come in Giobbe 1,7.
Ruperto: la Chiesa primitiva attendeva il Cristo. Oggi la Chiesa sa che la salvezza universale si è compiuta, ma chiede che si compia per ciascuno in particolare. Non resta un santo: Adamo ha peccato e tutti noi con lui. Qui il profeta confessa il peccato originale. Poi confessa i peccati attuali: verità trascurate, promesse violate… Ma ora sorgerò! Siamo salvati e giustificati per la giustizia di uno solo: è di lui che si dice: tu Signore ci custodirai.
Salmo 12
1 Per la fine, salmo di Davide
Fino a quando, Signore,
ti dimenticherai di me? Per sempre?
Fino a quando distoglierai il tuo volto da me?
2 Fino a che porrò pensieri nell’anima mia,
dolore nel mio cuore lungo il giorno?
3 Fino a quando si innalzerà il mio nemico su di me?
4 Guarda, esaudiscimi, Signore, Dio mio,
illumina i miei occhi, perché mai mi addormenti nella morte.
5 perchè mai dica il mio nemico:
ho prevalso su di lui.
I miei oppressori esulteranno se sarò smosso.
6 Ma io nella tua misericordia
ho sperato, esulterà il mio cuore nel tuo salvatore.
Canterò al Signore che mi ha beneficato
e salmeggerò al nome del Signore, l’Altissimo.
Da Sacy
1 Per la fine, salmo di Davide
Fino a quando, Signore,
ti dimenticherai di me? Per sempre?
Fino a quando distoglierai il tuo volto da me?
2 Fino a che porrò pensieri nell’anima mia,
dolore nel mio cuore lungo il giorno?
3 Fino a quando si innalzerà il mio nemico su di me?
4 Guarda, esaudiscimi, Signore, Dio mio,
illumina i miei occhi, perché mai mi addormenti nella morte.
Giova osservare che queste preghiere che sono fatte a modo di interrogazione non devono essere intese come se chi le fa interrogasse Dio con un qualche lamento. Ci indicano soltanto una premurosa istanza con cui il profeta supplica Dio perché gli accordi quello che chiede. Quindi allorché dice: sino a quando, o Signore? È come se dicesse: non mi dimenticare per sempre, te ne scongiuro; non volgere altrove la tua faccia da me. Questa dimenticanza di Dio e il volgere altrove che egli fa la sua faccia è assai di frequente, secondo il Crisostomo, un effetto della sua provvidenza e della sua bontà e mira a darci un forte impulso per andare a lui. Non è piccolo vantaggio concepire un vero sentimento dell’obblio apparente di Dio rispetto a noi. Molti non se ne accorgono e non prendendosene alcuna briga non piangono l’assenza di colui che deve formare tutta la loro felicità. Quelli che ne fanno il dovuto caso, come ne faceva Davide, sono simili ad un uomo che abbia perso la luce che guidava i suoi passi e entrando come si nota qui in mille inquietudini, essendo agitato da vari pensieri che affliggono l’animo senza sapere il più delle volte a cosa appigliarsi, provano un continuo dolore. Il medesimo dolore ad essi procurato dalla dimenticanza di Dio che per un tempo ha nascosto la sua faccia, contribuisce a farlo più prontamente ritornare. Perché, come dice il santo sopraccitato, quando lo trascuriamo nelle sue sollecitudine verso di noi e nelle reiterate testimonianze che ci porge della sua bontà, ci abbandona non poco a noi stessi, affinché uscendo dalla nostra tiepidezza diventiamo più fervorosi ed a lui più vivamente affezionati. Guardami, dice il profeta, vedi, Signore il mio nemico che si innalza sopra di me e, se non ti commuove la mia miseria, ti vinca almeno il considerare insopportabile l’orgoglio che induce costui non solo ad insultare me, ma anche ad oltraggiare sfacciatamente la tua divina maestà.
illumina i miei occhi, perché mai mi addormenti nella morte.
Davide chiede a Dio che lo liberi da tutti i mali che l’avevano ridotto in tale stato così che erano rimasti offuscati i suoi occhi. Illumina i miei occhi: soccorrimi e fa risplendere sopra di me la luce del tuo volto assistendomi prontamente. Non permettere che io soggiaccia al mio nemico e che io muoia oppresso dalla violenza perché non si glori di aver superato colui che tu riconosci per tuo protetto. Non c’è dubbio che il santo re in questa guerra mirava ancora a un altro nemico che non era né Saul né Assalonne. Perciò quando chiedeva a Dio che illuminasse i suoi occhi gli chiedeva il lume del suo Santo Spirito, ovvero il soccorso dalla sua grazia, affinché potesse guardarsi dal consentire al peccato.
5 perchè mai dica il mio nemico:
ho prevalso su di lui.
I miei oppressori esulteranno se sarò smosso.
Qualunque allegrezza si aspettino di ricevere i miei nemici dalla mia caduta, spero, mio Dio, nella tua misericordia, che io considero come il principale fondamento delle mie speranze. Si può dire che un vero servo di Dio teme più di ogni altra cosa di essere smosso dal suo posto e di diventare un motivo di insulto per i nemici della sua salvezza. La grazia, per cui l’uomo non è smosso, ma rimane fermo nel Signore, si deve attribuire alla misericordia divina e non all’uomo.
6 Ma io nella tua misericordia
ho sperato, esulterà il mio cuore nel tuo salvatore.
Canterò al Signore che mi ha beneficato
e salmeggerò al nome del Signore, l’Altissimo.
Si vede un’anima tutta piena di speranza. Davide chiede, e prima di avere ottenuto alcunché, rende già grazie e si prepara a cantare a Dio inni di riconoscenza. Per quale ragione dunque opera egli così? Perché la sua preghiera era piena di fervore; perché sapeva che Dio esaudiva coloro che lo pregano in questo modo. I miei nemici si rallegrano dunque, dice egli, nella speranza che hanno di vedermi finalmente smosso: in quanto a me mi rallegrerò e sarò pieno di giubilo per la salvezza che aspetto da te o mio Dio. Imitiamo, dice il Crisostomo, l’umile fervore del Santo profeta. Siamo noi caduti in peccato? Non ci addormentiamo in esso. Piangiamo, sospiriamo, domandiamo a Dio col salmista più col cuore che con la lingua: sino a quando egli ci dimenticherà, fino a quando volgerà altrove il suo volto da noi? Speriamo poi nella sua pura misericordia, ma speriamo senza esitare ed otterremo ciò che domandiamo.
Da Agostino
1 Per la fine, salmo di Davide
Fino a quando, Signore,
ti dimenticherai di me? Per sempre?
Fino a quando distoglierai il tuo volto da me?
Fino a quando volgerai da me il tuo volto? Come Dio non dimentica, così non distoglie il suo volto: ma la Scrittura si esprime secondo il nostro costume. Ci dice che Dio distoglie il suo volto quando non si fa conoscere dall’anima che non ha ancora puro l’occhio della mente.
2 Fino a che porrò pensieri nell’anima mia,
dolore nel mio cuore lungo il giorno?
Fino a quando porrò propositi nella mia anima? Non c’è bisogno di porre propositi, se non nelle avversità. È come dire: fino quando sarò nelle avversità? Oppure, si può intendere come risposta, in modo che il senso sia questo: tanto a lungo, o Signore, tu ti dimenticherai completamente di me, e tanto a lungo distoglierai da me il tuo volto, finché ti ponga un proposito nella mia anima. Così che, se ciascuno non pone nell’anima sua il proposito di praticare in modo perfetto la misericordia, il Signore non lo dirigerà al fine, né gli darà la piena conoscenza di sé, che consiste nel vedere faccia a faccia. Dolore nel mio cuore durante il giorno. Durante il giorno indica la durata, per cui si intende il giorno al posto del tempo: chiunque desidera spogliarsi di questo tempo prova dolore nel cuore, supplicando di ascendere all’eterno e di non soffrire il giorno umano.
3 Fino a quando si innalzerà il mio nemico su di me?
Sino a quando prevarrà su di me il mio nemico? Ossia il diavolo o l’abitudine carnale.
4 Guarda, esaudiscimi, Signore, Dio mio,
illumina i miei occhi, perché mai mi addormenti nella morte.
Guardami ed esaudiscimi, o Signore Dio mio. Guardami si riferisce alle parole dette prima: fino a quando distoglierai da me il tuo volto? Esaudiscimi, invece, alle parole: fino a quando ti dimenticherai completamente di me? Illumina i miei occhi, affinché mai mi addormenti nella morte. Dobbiamo riferire queste parole agli occhi del cuore, in modo che non si chiudano nel dolce venir meno del peccato.
5 perchè mai dica il mio nemico:
ho prevalso su di lui.
I miei oppressori esulteranno se sarò smosso.
Affinché mai dica il mio nemico: ho vinto contro di lui. Dobbiamo temere l’insulto del diavolo. Coloro che mi tormentano esulteranno, se avrò vacillato. Parla del diavolo e degli angeli suoi. Costoro non esultarono per Giobbe il giusto, quando lo tormentavano, perché egli non vacillò, cioè non si scostò dalla stabilità della sua fede.
6 Ma io nella tua misericordia
ho sperato, esulterà il mio cuore nel tuo salvatore.
Canterò al Signore che mi ha beneficato
e salmeggerò al nome del Signore, l’Altissimo.
Ma io ho sperato nella tua misericordia. Il fatto che l’uomo non vacilla e resta fermo in Dio, non deve attribuirlo a sè, affinché, mentre si gloria di non essere stato mosso, non lo faccia vacillare la superbia stessa. Esulterà il mio cuore nella tua salvezza: cioè in Cristo, nella sapienza di Dio. Canterò al Signore che mi ha colmato di beni, di beni spirituali, che non hanno attinenza con il giorno umano. E inneggerò al nome del Signore altissimo; cioè con gioia rendo grazie e faccio un uso ordinato del mio corpo: questo è appunto il canto spirituale dell’anima.
Dai Padri
1 Crisostomo: è una grazia sperimentare l’abbandono da parte di Dio. Molti non lo sperimentano. Il salmista lo prova; non ne può più e leva il suo grido a Dio.
Cirillo Alessandrino: chiama abbandono i ritardi di Dio.
Origene: Dio nasconde il volto che gli angeli contemplano sempre, perché ci ricordiamo di lui. Dio cessa di nascondere il suo volto quando l’anima diventa capace di guardarlo. La maggior parte dei padri afferma che il volto di Dio è il Cristo. La faccia o il volto esprimono la relazione tra il Padre e il Figlio o il Figlio e il Padre.
Crisostomo: il salmista non domanda le cose della terra, ma solo la benevolenza divina.
2 Eusebio: chi passa da un progetto all’altro è come chi si smarrisce nelle tenebre.
Origene: ogni uomo comincia con l’accumulare una grande quantità di progetti nel suo animo; poi, alla fine, non gli resta che un solo disegno: il disegno di Dio, grazie al quale lo Spirito riposò sul germoglio di Iesse (Isaia 11,1 seguenti).
Cirillo Alessandrino: trattenuto lontano da Dio a causa del peccato, mi rinnovo con la penitenza. Essa genera in me un dolore quasi continuo che Simmaco esprime così: ho dolore nel mio cuore, ogni giorno.
Crisostomo: quando Dio è vicino, non conosciamo ostacoli; quando si allontana, tutte le difficoltà insorgono. Ma colui che provvede a tutto non si allontana che quando è rinnegato; questo abbandono è una specie di provvidenza, affinché i pigri riprendano slancio.
3 Origene: tra tante calamità, se tu mi sottrai il tuo aiuto, la tristezza invaderà il mio animo e io mi addormenterò per la morte.
Cirillo Alessandrino: illumina i miei occhi perché vedano la verità, perché una morte spaventosa non segua al sonno dell’accidia.
Crisostomo: che le tenebre non si diffondano nel mio animo, sviando il mio intelletto.
4 Girolamo: l’avversario direbbe: l’ho sedotto, ho prevalso su di lui!
Origene: tutte le volte che pecchiamo, il diavolo dice: ho prevalso su di lui! Come gli angeli gioiscono per un peccatore che fa penitenza, così i demoni danzano per chi pecca.
Crisostomo: quanto a sè, il diavolo non è forte, ma, di fronte a me, è forte. Quando pecchiamo è come se manifestassimo la sua potenza. Il salmista pensa che, di fronte a Dio, la falsa gloria del diavolo è intollerabile.
5 Girolamo: spero di essere confermato nella fede dalla tua misericordia.
Crisostomo: ma che cosa hai fatto per essere esaudito? Risponderò: nella tua misericordia ho sperato.
Crisostomo: ciò che da più gioia è che la salvezza venga da Dio.
6 Origene: nessun abbandono cancellerà mai questo beneficio.
Crisostomo: a ricordo di questo beneficio, offre a Dio questo cantico: canterò sempre, porterò sempre nel mio animo la grandezza di questo beneficio. Prendi Davide come modello: spera nella misericordia del Signore senza esitare, poi anche tu componi un cantico a ricordo dei suoi benefici.
Cirillo Alessandrino: il profeta canta già, ma canterà sempre meglio a mano a mano che avanzerà e quando la sua corsa sarà consumata.
Salmo 13
1 Per la fine, salmo di Davide
Ha detto l’insensato nel suo cuore: Non c’è Dio.
Si sono corrotti e resi abominevoli
nelle loro inclinazioni.
Non c’è chi faccia il bene, non c’è neppure uno.
2 Il Signore si è affacciato dal cielo sui figli
degli uomini per vedere se c’è chi comprende
o chi cerca Dio.
3 Tutti hanno deviato e si sono fatti inutili ,
non c’è chi faccia il bene non c’è neppure uno.
Sepolcro aperto la loro gola; con
le loro lingue tramavano inganni,
veleno di aspidi sotto le loro labbra.
La loro bocca è piena di maledizione e di amarezza.
Veloci i loro piedi a versare sangue.
Rovina ed infelicità nelle loro vie.
e la via della pace non hanno conosciuto.
Non c’è timore di Dio davanti ai loro occhi.
4 Non conosceranno tutti gli operatori d’iniquità,
che divorano il popolo mio come un pezzo di pane?
5 Non hanno invocato il Signore.
Hanno tremato di timore
là dove non c’era motivo di timore,
6 perché Dio è nella generazione giusta.
Avete confuso il consiglio
del povero, poiché il Signore è la sua speranza.
7 Chi darà da Sion la salvezza ad Israele?
Quando il Signore avrà allontanato
la schiavitù del suo popolo,
esulterà Giacobbe e si allieterà Israele.
Da Sacy
1 Per la fine, salmo di Davide
Ha detto l’insensato nel suo cuore: Non c’è Dio.
Si sono corrotti e resi abominevoli
nelle loro inclinazioni.
Non c’è chi faccia il bene, non c’è neppure uno.
L’insensato che si abbandona alla corruzione il suo cuore e che non apre gli occhi alla luce della ragione ha detto fra se stesso, non osando dirlo apertamente: non c’è Dio. Ha detto questo in cuore suo, cioè lo ha detto il desiderio empio e corrotto del suo cuore. Non che egli veramente lo creda, essendo come impossibile offuscare in tutta l’anima la luce della divinità che qui è naturalmente impressa, ma perché la sua empietà lo induce realmente a volere che non ci sia un Dio vendicatore dei suoi delitti. Stupisce quel che aggiunge il profeta che non c’è un solo giusto che faccia il bene. Si può dire con un grande Santo, che Davide parlando in questo modo ha davanti agli occhi della mente un popolo di empi che vogliono rimanere sempre figli degli uomini e non diventare figli di Dio mediante la grazia di colui che fa l’uomo buono, affinché possa operare il bene.
Il bene di cui parla qui il profeta è l’intelligenza e la ricerca di Dio. Nessuno si applica dunque all’unico bene dell’uomo che consiste nel cercare Dio. Davide dice qui che il Signore avendo gettato lo sguardo sopra il suo popolo non meno che sopra i gentili, in esso non trova più servi fedeli e che sono tutte corrotte le vie d’Israele. Secondo San Girolamo ciò si deve intendere della maggior parte degli uomini e non di tutti, perché ci sono sempre alcuni che si mantengono fedeli a Dio. San Paolo ci fa inoltre scoprire un senso più spirituale nelle parole di Davide. Attesta che il profeta indicava con esse la generale corruzione degli uomini, prodotta dal peccato originale. Noi abbiamo, diceva l’apostolo, convinto Giudei e Gentili di essere tutti nel peccato, secondo quello che sta scritto: non c’è un solo giusto, non ce n’è neppure uno solo. Per questo, dice San Girolamo, Gesù Cristo è venuto in un tempo propizio a spargere il suo sangue per tutti, dal momento che tutti si erano distolti dalla retta via e erano diventati inutili: non c’era uno solo che facesse bene. Poiché tutti avevano peccato e avevano bisogno della gloria di Dio, il Figlio di Dio, andò per tutti incontro alla morte.
3 Tutti hanno deviato e si sono fatti inutili ,
non c’è chi faccia il bene non c’è neppure uno.
Sepolcro aperto la loro gola; con
le loro lingue tramavano inganni,
veleno di aspidi sotto le loro labbra.
La loro bocca è piena di maledizione e di amarezza.
Veloci i loro piedi a versare sangue.
Rovina ed infelicità nelle loro vie.
e la via della pace non hanno conosciuto.
Non c’è timore di Dio davanti ai loro occhi.
Se consideriamo il senso spirituale che San Paolo dà a queste parole, allorché le spiega riguardo alla corruzione del genere umano, prodotta dal peccato originale è assai naturale che ci si domandi come si possa attribuire a tutti gli uomini quello che ha detto nei salmi precedenti: che la loro gola è un sepolcro spalancato, che veleno di aspidi è sotto le loro lingue, che i loro piedi sono veloci a versare il sangue. Si risponde a questo che il vero senso delle parole di Paolo non è che tutti questi delitti di cui egli parla si trovino in ciascun uomo in modo particolare, ma che si trovano in genere, di modo che essendo l’uno colpevole di un delitto e l’altro di un altro, tutti sono veramente peccatori davanti a Dio, fuori dalla via, inutili per ogni bene, finché non sono resi partecipi della giustizia di Dio per la fede in Gesù Cristo.
4 Non conosceranno tutti gli operatori d’iniquità,
che divorano il popolo mio come un pezzo di pane?
Il profeta fa qui parlare Dio stesso per minacciare della sua collera e della sua giustizia tutti gli ingiusti persecutori del suo popolo, cioè o gli assiri o gli altri loro nemici, che erano simili a quelli di cui parlò Salomone, allorché disse che vi era una schiatta di uomini che invece di denti avevano spade e che si servivano di questi denti per divorare quelli che nudi erano sopra la terra e poveri fra gli uomini.
5 Non hanno invocato il Signore.
Hanno tremato di timore
là dove non c’era motivo di timore,
Non occorre meravigliarsi che non invocassero il Signore gli empi che dicevano nell’intimo del loro cuore che non c’è Dio. Ma poiché non lo invocavano e si appoggiavano alle proprie forze era conveniente che fossero sempre incerti, codardi e timidi, non essendovi che il solo timore di Dio e la fiducia nella sua divina protezione che sia capace di bandire ogni altro timore dal cuore dell’uomo.
6 perché Dio è nella generazione giusta.
Avete confuso il consiglio
del povero, poiché il Signore è la sua speranza.
Questo versetto si può connettere con l’antecedente nel modo che segue. Gli empi sono sempre tremanti perché il Signore non è con loro, ma fra i giusti. Nonostante ciò, o empio, ti sei sforzato di confondere la speranza del vero povero che spera solo in Dio; hai cercato di confonderlo insultandolo e facendoti beffe della sua speranza
7 Chi darà da Sion la salvezza ad Israele?
Quando il Signore avrà allontanato
la schiavitù del suo popolo,
esulterà Giacobbe e si allieterà Israele.
Il profeta, scorgendo in spirito l’oppressione del popolo di Dio e l’orgoglio pieno d’empietà dei suoi nemici, dichiara con questa esclamazione il vivo desiderio del suo animo: mandi il Signore soccorso dalla parte di Sion, cioè di Gerusalemme, dove si doveva fabbricare il santo tempio e dove egli in modo speciale faceva sentire la sua presenza per il bene del popolo eletto. Vedendo già per la luce dello spirito divino l’adempimento dei suoi voti mostra perciò di partecipare anzitempo al giubilo che doveva provare quel popolo, tornato da Babilonia, dopo essere stato soggetto ad aspra schiavitù.
Da Agostino
1 Per la fine, salmo di Davide
Per la fine, salmo di Davide stesso. Che cosa significhi per la fine, non occorre ripeterlo più oltre. Perché fine della legge è Cristo a giustificazione di ogni credente, come dice l’Apostolo. Crediamo a lui, quando cominciamo a entrare sulla via del bene; e vedremo lui quando saremo arrivati. Ecco perché egli è il fine. Ha detto l’insensato in cuore suo: non c’è Dio. Neppure gli stessi sacrileghi né certi detestabili filosofi, che pensano riguardo a Dio cose false e perverse, hanno osato dire: non c’è Dio. Perciò ha detto in cuore suo, perché nessun uomo osa dire una tale cosa, anche se ha osato pensarla. Si sono corrotti e sono divenuti abominevoli nelle loro inclinazioni, cioè perché amano questo secolo non amano Dio. Queste sono le inclinazioni che corrompono l’anima e tanto le cercano che l’insensato può perfino dire in corso suo: non c’è Dio. Poiché essi non tennero in alcun conto la conoscenza di Dio, Dio li ha abbandonati al loro pervertito giudizio. Non c’è chi faccia il bene, non ce n’è fino ad uno. Fino ad uno, vale a dire non c’è neppure un uomo di tal genere, oppure escluso uno, cioè Cristo Signore. È questa la migliore interpretazione in modo che si intenda che nessuno ha fatto del bene fino a Cristo: perché nessun uomo può fare del bene fino a che Cristo non glielo abbia insegnato. E questo è proprio vero, perché nessun uomo può fare del bene fino a che non ha conosciuto l’unico Dio.
2 Il Signore si è affacciato dal cielo sui figli
degli uomini per vedere se c’è chi comprende
o chi cerca Dio.
Il Signore dal cielo ha guardato sopra i figli degli uomini, per vedere se c’è uno saggio o chi ricerchi Dio. Questo si può intendere riguardo ai giudei, come se avesse voluto in maniera più onorifica chiamarli figli degli uomini per il loro culto al Dio unico, a paragone dei gentili di cui credo che prima sia stato detto: ha detto lo stolto in cuor suo: non c’è Dio, con quel che segue.
3 Tutti hanno deviato e si sono fatti inutili ,
non c’è chi faccia il bene non c’è neppure uno.
Sepolcro aperto la loro gola; con
le loro lingue tramavano inganni,
veleno di aspidi sotto le loro labbra.
La loro bocca è piena di maledizione e di amarezza.
Veloci i loro piedi a versare sangue.
Rovina ed infelicità nelle loro vie.
e la via della pace non hanno conosciuto.
Non c’è timore di Dio davanti ai loro occhi.
Tutti sono caduti, ed insieme sono divenuti inutili, cioè i giudei sono diventati tali e quali i gentili di cui sopra si è parlato. Sepolcro spalancato la loro gola. O si intende la voracità della loro bocca spalancata, oppure, in senso figurato, coloro che uccidono e quasi divorano quei morti che hanno spinto a seguire la perversità dei loro costumi. Con le loro lingue operavano ingannando: l’adulazione è compagna dei golosi e di tutti i malvagi. Veleno di vipere sotto le loro labbra. Veleno significa la frode; ed è di vipere perché essi non vogliono ascoltare i precetti della legge, come le vipere non ascoltano le parole dell’incantatore. Veloci i loro piedi per versare il sangue, per la loro abitudine a compiere il male. Sofferenza e infelicità nelle loro vie: infatti tutte le vie degli uomini malvagi sono piene di fatiche e di miseria. E non hanno conosciuto la via della pace, cioè la via cui allude il Signore parlando del giogo soave e del fardello leggero. Non c’è timore di Dio davanti ai loro occhi. Costoro non dicono: Dio non c’è, ma tuttavia non temono Dio.
4 Non conosceranno tutti gli operatori d’iniquità,
che divorano il popolo mio come un pezzo di pane?
Forse che non se ne avvedranno tutti coloro che operano l’iniquità? Si minaccia qui il giudizio. E divorano il mio popolo come un pezzo di pane, cioè ogni giorno, perché il pane è alimento quotidiano. Divorano il popolo coloro che prendono da esso i loro profitti, non riferendo il loro ministero alla gloria di Dio né alla salvezza di coloro che governano.
5 Non hanno invocato il Signore.
Hanno tremato di timore
là dove non c’era motivo di timore,
Non hanno invocato il Signore: non invoca certo il Signore chi desidera le cose che dispiacciono a lui. Hanno tremato di paura là dove non c’era motivo di temere, cioè hanno avuto paura di perdere i beni terreni. Hanno avuto paura di perdere il regno terreno, ove non c’era motivo di timore, e hanno perduto il regno dei cieli: perdita che avrebbero dovuto temere. Queste parole si devono applicare a tutti i beni temporali; quando gli uomini temono di perdere questi beni, non pervengono a quelli eterni.
6 perché Dio è nella generazione giusta.
Avete confuso il consiglio
del povero, poiché il Signore è la sua speranza.
Perché Dio sta con la generazione di giusti, cioè non sta con coloro che amano il secolo. Infatti è ingiusto abbandonare il creatore dei secoli per amare il secolo e servire la creatura piuttosto che il Creatore. Avete schernito il consiglio del misero, poiché il Signore è la sua speranza, cioè avete disprezzato l’umile avvento del Figlio di Dio , affinché coloro che chiamava ponessero la speranza solo in Dio, non nelle cose passeggere.
7 Chi darà da Sion la salvezza ad Israele?
Quando il Signore avrà allontanato
la schiavitù del suo popolo,
esulterà Giacobbe e si allieterà Israele.
Chi darà da Sion la salvezza a Israele? È sottinteso: se non quello stesso la cui umiltà voi avete disprezzato. Infatti egli medesimo verrà nella gloria per giudicare i vivi e i morti, e per regnare con i giusti, affinché, dato che in questo umile avvento si è verificata la cecità di una parte di Israele per fare entrare la totalità dei gentili, nell’altro avvenga quel che segue, cioè che tutto Israele sia così salvo.
Dai Padri
1 Eusebio: questo salmo accusa tutti gli uomini: tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio (confronta Romani 3,23).
Ilario: mette a nudo il male: tutti ne sono colpiti nella città.
Origene: come per un atto della volontà hanno detto: non c’è Dio; di conseguenza sono vissuti da atei, conducendo una vita corrotta.
Ruperto: applica questo stico al rifiuto di accogliere il Cristo; essi hanno detto: non è Dio
Girolamo: se avessero la conoscenza di Dio, non sarebbero corrotti.
Girolamo: intende eccetto uno, il Cristo.
2 Girolamo: Dio ci guarda, per darci la sua salvezza. La salvezza è il Cristo.
3 Eusebio: tutti hanno deviato, anche il popolo eletto e questo rende necessaria la venuta di Gesù nel mondo . Cita Isaia 50,2: sono venuto e non c’era nessuno; ho chiamato e non vi fu alcuno che desse ascolto.
4 Eusebio: il salmista profetizza la conversione delle genti, quando esse avranno visto con i loro occhi. La forma interrogativa, per il salmista, è solo un modo di esprimersi. Cita Isaia 52,15:… Perché quelli che non avevano sentito parlare di lui lo vedranno, e saranno presi da timore buono del Signore.
Girolamo: profetizza il castigo futuro.
Beda: il loro cibo abituale, come il pane quotidiano è il nutrimento naturale di cui non ci si stanca.
Girolamo: il vero Dio è l’unico che essi non invocano; ognuno invoca il Dio che si sceglie. Nei tempi messianici, ad esempio, i sommi sacerdoti scelgono i romani come loro dei.
Beda: se essi fanno il male e divorano il mio popolo è perché non hanno mai invocato Dio.
5 Beda: il Signore abita nei giusti.
Girolamo: il consiglio del povero è il disegno del Cristo che, essendo ricco, si è fatto povero per arricchirci.
Beda: il consiglio della disposizione antica, della riparazione nuova, della felicità eterna. Avete voluto offuscare la venuta del Cristo, perché il Signore era la sua sola speranza: questi non si presentava con la pompa dei potenti della terra.
7 Origene e altri: sotérion è il Cristo. Sotérion il nome dato, in modo tutto particolare al Messia, quando Isaia annuncia la chiamata delle genti.
Ilario: dunque si cerca un medico: chi darà da Signore la salvezza di Israele? “Salutare” è il nome del Messia promesso alle genti. Isaia 52,10: tutti i confini della terra vedranno la salvezza del nostro Dio.
Girolamo: tutto questo salmo profetizza che la nostra redenzione verrà da Sion.
7 Origene: la schiavitù è il passaggio volontario dalla conoscenza all’ ignoranza e da un agire retto a un comportamento malvagio.
Ilario: la schiavitù: sono proprio le genti che avevano detto: non c’è Dio! Questa prigionia che è sotto il potere dei demoni, questa schiavitù è distrutta. Israele sarà colui che crede, colui che vede Dio con gli occhi del cuore. Abramo e Giacobbe saranno padri in grazia della elezione. Rallegriamoci perché sappiamo che per un solo peccatore che si converte, cioè per ciascuno di noi, il cielo è in festa.
Girolamo: siamo già riscattati dalla schiavitù del demonio, ma non ancora dalla schiavitù di questa vita.
Girolamo: nel salmo seguente, il Signore dirà chi è il vero Giacobbe e il vero Israele.
Beda considera i due nomi come profetici, in base alla loro etimologia ebraica: Giacobbe è colui che si impadronisce dell’eredità; Israele è colui che vede Dio.
Salmo 14
1Salmo di Davide
Signore, chi abiterà
nel tuo tabernacolo o chi riposerà
sul tuo monte santo?
2 Chi cammina senza macchia e opera la giustizia,
3 chi dice la verità nel suo cuore,
chi non ha ingannato con la sua lingua
nè ha fatto del male al suo prossimo e non ha
accolto ingiuria contro i suoi vicini.
4 E’ stato ridotto a un nulla davanti a lui il malvagio,
ma glorifica quelli che temono il
Signore. Chi giura al suo prossimo e non inganna.
5 Chi non ha dato il suo denaro ad usura
e non accolto doni contro gli innocenti.
Chi fa questo non sarà smosso in eterno.
Da Sacy
1 Salmo di Davide
Signore, chi abiterà
nel tuo tabernacolo o chi riposerà
sul tuo monte santo?
2 Chi cammina senza macchia e opera la giustizia,
Avendo il profeta nel salmo precedente predetto la consolazione e la salvezza che gli schiavi dovevano ricevere per mezzo della loro liberazione, in questo rappresenta quale deve essere la vita di coloro che possono pretendere alla salvezza di Israele. Chi è dunque degno, Signore, dice egli, di essere ristabilito nel tuo tempio e di vivere nella tua santa città. Come deve egli essere e che vita deve condurre? Per tabernacolo, scrive un padre della Chiesa, Davide intende il tempio di Dio, che fu poi edificato e per santo monte la città di Gerusalemme. Si può dire altresì che secondo un senso più sublime il profeta con il tabernacolo, che non è se non una tenda passeggera, ha voluto indicarci la santa Chiesa della terra, in cui noi abitiamo come stranieri cercando la nostra patria. Per santo monte intende la Gerusalemme celeste, in cui la Chiesa trionfante godrà di un pieno riposo. Il profeta risponde poi egli stesso a quello che ha chiesto a Dio, ma non risponde senza dubbio se non ciò che Dio stesso gli ha detto nell’intimo del cuore e gli ha fatto conoscere con il lume divino del suo Spirito. Colui che può pretendere di abitare nel tabernacolo del Signore, deve vivere senza macchia, cioè astenersi dal male e praticare la giustizia, cioè fare il bene, in cui consiste tutta la virtù, poiché non basta non peccare, ma bisogna inoltre applicarsi all’esercizio delle virtù che rendono l’uomo veramente giusto.
3 chi dice la verità nel suo cuore,
chi non ha ingannato con la sua lingua
nè ha fatto del male al suo prossimo e non ha
accolto ingiuria contro i suoi vicini.
La verità deve prima essere nel cuore e poi viene la semplicità nelle parole. Non inganna con la sua lingua colui che ha il cuore posseduto dall’amore della verità. Se Gesù Cristo è la verità , conserviamo preziosamente, dice San Basilio, questa adorabile verità nell’intimo dei nostri cuori, e guardiamoci dall’ ingannare i nostri fratelli, alterandola e corrompendola nella predicazione del Vangelo. Il prossimo, di cui parla il profeta, ci indica, secondo Gesù Cristo tutti gli uomini e il suo comandamento di non fare loro alcun male richiede da noi una grande vigilanza per non offenderli in alcun modo né con le nostre parole, né con le nostre azioni.
4 E’ stato ridotto a un nulla davanti a lui il malvagio,
ma glorifica quelli che temono il
Signore. Chi giura al suo prossimo e non inganna.
5 Chi non ha dato il suo denaro ad usura
e non accolto doni contro gli innocenti.
Chi fa questo non sarà smosso in eterno.
Il vero giusto non ha alcun riguardo né alla potenza né alle ricchezze dei malvagi. Tutto l’apparato di temporale grandezza che li rende così importanti nel secolo, non è che un puro nulla agli occhi di colui che ha la grandezza di Dio vivamente scolpita nell’intimo del suo cuore. Quanto egli considera vile tutta la pompa che accompagna il peccatore, altrettanto stima e rispetta quelli che temono Dio, per quanto sembrino piccoli e spregevoli ai nostri occhi. Il Vangelo ci vieta di giurare; ma nel Vecchio Testamento si diceva che giurando si deve mantenere fede al giuramento fatto. Se il prossimo esigeva con giustizia l’adempimento della promessa giurata, con quanta maggiore severità Dio esigerà l’effetto del sacro giuramento che gli abbiamo fatto nel battesimo? L’uomo dunque non inganni mai un altro uomo, se gli ha fatto un giuramento; ma si guardi l’uomo ancor più di voler ingannare Dio, poiché gli ha solennemente giurato di essere suo per tutto il corso della sua vita. Si guardi pure dall’ abusare delle necessità in cui vede il suo fratello per arricchirsi crudelmente a sue spese. Non c’è cosa più condannata dalle Scritture della usura, che trae profitto dalla disgrazia di un uomo per rovinarlo sempre più. L’usuraio, dice un santo padre, fa come un medico, che essendo mandato per sollevare un infermo toglie a quello le forze che gli rimangono invece di guarirlo.
Chi fa questo non sarà smosso in eterno.
Cioè Dio stesso lo consoliderà su una base inamovibile, così che dopo aver abitato quaggiù nel suo tabernacolo, che figura, come si è detto, la Chiesa, riposerà eternamente sul santo suo monte nella celeste Gerusalemme, rappresentata dalla montagna di Sion. La sua casa non essendo fabbricata sull’ arena, ma sulla pietra, non vi sarà turbine nè tempesta che possa mai farla cadere.
Da Agostino
1Salmo di Davide
Signore, chi abiterà
nel tuo tabernacolo o chi riposerà
sul tuo monte santo?
salmo dello stesso Davide. Nessuna questione pone questo titolo. Signore, chi sarà ospitato nel tuo tabernacolo? Sebbene talvolta si dica tabernacolo per significare la dimora eterna, tuttavia se intendiamo la parola nel suo senso proprio, la tenda è una dimora di guerra. Infatti sono detti compagni di tenda i soldati, in quanto hanno in comune la tenda. Questa interpretazione è rafforzata dalle parole: chi sarà ospitato. Poiché in questa vita temporale combattiamo con il diavolo, c’è bisogno allora della tenda, nella quale riposarci. Tale tenda significa soprattutto la fede nella temporale economia della salvezza, che si è compiuta per noi nel tempo attraverso l’incarnazione del Signore. E chi riposerà nel tuo santo monte? Qui si tratta già forse della stessa eterna dimora, in modo che per monte intendiamo la superiore eccellenza dell’amore di Cristo e la vita eterna.
2 Chi cammina senza macchia e opera la giustizia,
Colui che entra senza macchia ed opera la giustizia. Qui ha enunciato ciò che poi svolgerà.
3 chi dice la verità nel suo cuore,
chi non ha ingannato con la sua lingua
nè ha fatto del male al suo prossimo e non ha
accolto ingiuria contro i suoi vicini.
Colui che dice la verità nel suo cuore. Alcuni infatti hanno sulle labbra la verità, ma non l’hanno nel cuore. Se qualcuno mostrasse, con intenzione ingannatrice, una strada, sapendo che in essa ci sono i briganti e dicesse: se vai di qui sarai al sicuro dai ladroni; e accadesse poi che veramente non si incontrassero per quella strada i ladroni, quello avrebbe detto la verità, ma non nel suo cuore. Credeva infatti un’altra cosa e ha detto il vero senza saperlo. È dunque poco dire la verità, se essa non è anche nel cuore. Che non ha operato inganno con la sua lingua: la lingua opera inganno quando si dice una cosa con la bocca ed un’altra si nasconde nel cuore. Né ha fatto del male al suo prossimo: sappiamo che per prossimo dobbiamo intendere ogni uomo. E non ha accettato infamia contro il suo prossimo, cioè non ha creduto volentieri né temerariamente a chi accusava il suo prossimo.
4 E’ stato ridotto a un nulla davanti a lui il malvagio,
ma glorifica quelli che temono il
Signore. Chi giura al suo prossimo e non inganna.
Al suo cospetto il maligno è stato ridotto a niente. Questa è la perfezione: che il maligno non abbia alcun potere contro l’uomo e che ciò avvenga al suo cospetto: nel sapere cioè con assoluta certezza che il maligno non è nulla, se non quando l’anima si allontana dalla immagine eterna e immutabile del suo Creatore per volgersi all’immagine della creatura, che è stata fatta dal nulla. Ma glorifica invece coloro che temono il Signore: cioè il Signore stesso. L’inizio della sapienza è il timore di Dio. Quindi come le cose che precedono riguardano i perfetti, così quelle che dirà ora si riferiscono a quelli che sono agli inizi.
5 Chi non ha dato il suo denaro ad usura
e non accolto doni contro gli innocenti.
Chi fa questo non sarà smosso in eterno.
Colui che giura al suo prossimo e non l’inganna, che non ha dato ad usura il suo denaro e non ha accettato doni a danno degli innocenti. Queste non sono grandi opere; ma chi non è capace di fare neppure queste, molto meno è capace di dire la verità in cuore suo, di non operare inganno con la sua lingua, di dire il vero come è nel cuore e di avere nella bocca: sì, sì; no, no; di non fare il male al suo prossimo cioè a nessun uomo, né di accettare insulti contro il suo prossimo: cose che competono ai perfetti al cui cospetto il maligno è stato ridotto a nulla. Tuttavia anche riferendosi a queste opere minori, conclude così: chi fa queste cose, non sarà smosso in eterno, cioè perverrà a quelle più grandi opere nelle quali consiste la grande e irremovibile stabilità. Infatti, forse non senza motivo, gli stessi tempi dei verbi sono così variati, in modo da porre al tempo passato la conclusione sopra citata, e quest’ultima al tempo futuro: là infatti è detto: al suo cospetto il maligno è stato considerato nulla, mentre qui si legge: non sarà smosso in eterno.
Dai Padri
1 Origene: cita il salmo 119,5 per esprimere come l’uomo si senta in esilio, finché non raggiunge la santa montagna di Dio. La santa montagna è la conoscenza del Cristo; salire la santa montagna equivale a incorporarci a Cristo.
Eusebio: l’uomo non riposerà nel luogo che gli è proprio, se non dopo essere uscito dalla carne.
Ilario l’essere accolti presso Dio non è un’impresa qualsiasi. Prega quindi per sapere come fare.
Eusebio: questo monte non è sulla terra: è il Cristo stesso.
2 Origene: si ritrova qui la parola di Dio ad Abramo: cammina alla mia presenza e sii perfetto (Genesi 17,3).
Ilario: Chi cammina senza macchia. Tutto comincia col battesimo.
4 Ilario: l’umiltà è piena sicurezza: per noi il malfattore è un nulla, è distrutto, morto.
Girolamo: il diavolo non conta nulla, perché è un transfuga.
Ilario: chi onora Dio deve essere onorato da noi. Dobbiamo avere molta umiltà quando onoriamo coloro che temono Dio e altrettanta libertà nel considerare un nulla i malvagi.
5 Girolamo ricorda i trenta denari.
Ruperto: il salmista mostra chiaramente a quale discendenza di Giacobbe e a quale porzione di Israele il salmo precedente promette la gioia eterna.
Ilario: operando tutto questo si abita la tenda, si riposa sul monte: rimaniamo nella Chiesa per riposare infine nella gloria del corpo di Cristo.
Salmo 15
1 Iscrizione del titolo dello stesso Davide
Custodiscimi, Signore, perché in te ho sperato.
2 Ho detto al Signore: mio Signore sei tu,
poiché dei miei beni non hai bisogno.
3 Per i santi che sono nella sua terra
ha reso mirabili tutte le mie volontà in loro.
4 Si sono moltiplicate le loro
infermità, poi si sono affrettati.
Non riunirò i loro raduni di sangue
né mi ricorderò dei loro nomi con le mie labbra.
5 Il Signore è la parte della mia eredità e del mio calice;
tu sei colui che mi restituirai la mia eredità.
6 Le funi sono cadute per me nei luoghi migliori
poiché magnifica per me è la mia eredità.
7 Benedirò il Signore che
mi ha dato intelligenza; di più e fino a notte
mi hanno ammonito i miei reni.
8 Vedevo il Signore davanti a me sempre
perché è alla mia destra affinchè io non sia smosso.
9 Per questo ha gioito il mio cuore
e ha esultato la mia lingua
anzi, anche la mia carne riposerà nella speranza,
10 perché tu non abbandonerai la mia anima
nell’inferno, non lascerai
che il tuo santo veda la corruzione.
11 Mi hai fatto conoscere le vie della vita
Mi colmerai di gioia con il tuo volto:
delizia alla tua destra per sempre.
Da Sacy
1 Iscrizione del titolo dello stesso Davide
Il titolo di questo salmo, secondo i Settanta, è iscrizione scolpita sopra una colonna. I Settanta hanno così denominato la profezia riguardo la morte e la risurrezione di Gesù Cristo e la salvezza di quelli che avrebbero creduto in lui, contenuta in questo salmo. È come un monumento del trionfo che il vero figlio di Davide ha ottenuto sopra il peccato, sopra il demonio e sopra la morte. Siccome su colonne si scolpivano le famose vittorie dei conquistatori, parimenti le profezie più durevoli, dovevano in carattere indelebili del marmo e del bronzo rappresentare a tutta la posterità la grande opera della nostra redenzione.
Custodiscimi, Signore, perché in te ho sperato.
2 Ho detto al Signore: mio Signore sei tu,
poiché dei miei beni non hai bisogno.
Gesù Cristo parla in questo salmo come uomo e figlio di Davide e non come Dio. Egli parla nello stesso tempo in nome del corpo di cui è il capo. Chiede dunque come uomo di essere conservato. Lo chiede per tutti i suoi eletti, che Dio solo ha il potere di conservare in mezzo a tanti pericoli da cui sono circondati in questa vita. Riconosce suo Padre per suo Dio e suo Signore. Sa che Dio non ha bisogno alcuno dell’uomo né di tutti i suoi beni. Tutto ciò interessa il solo uomo e obbliga gli uomini a riconoscere con infiniti omaggi e con una perfetta sottomissione il Signore come unico loro Dio, confessando umilmente che egli non ha alcun bisogno di tutti i loro beni, né temporali né spirituali e che non si tratta di altro che del loro proprio interesse.
3 Per i santi che sono nella sua terra
ha reso mirabili tutte le mie volontà in loro.
Gli apostoli e tutti i fedeli che hanno creduto in virtù del loro annuncio hanno conosciuto da mille strepitose prove della mia bontà l’amore ineffabile che io portavo a loro; e sono essi stessi divenuti con la santità della loro vita come altrettante ammirabili prove della mia benevolenza e dei miei precetti
4 Si sono moltiplicate le loro
infermità, poi si sono affrettati.
Il passo viene da alcuni spiegato in questo modo: i fedeli avendo visto per effetto della mia grazia e per la luce del mio esempio e della mia dottrina la infinita moltitudine delle loro miserie e delle loro spirituale infermità, hanno incominciato ad accelerare il passo o verso me come verso il loro medico, o nella via dei miei precetti che sono già a loro noti.
Non riunirò i loro raduni di sangue
né mi ricorderò dei loro nomi con le mie labbra.
Questo passo pure da molti viene spiegato relativamente a quello che lo precede così: Gesù Cristo, come dice San Paolo, essendo il pontefice dei beni futuri entrò nel santuario non col sangue dei capri e dei vitelli, ma col proprio sangue, avendoci acquistato una eterna redenzione. Perciò egli ha abolito i primi sacrifici della legge come inutili ed ha stabilito il secondo.
5 Il Signore è la parte della mia eredità e del mio calice;
tu sei colui che mi restituirai la mia eredità.
6 Le funi sono cadute per me nei luoghi migliori
poiché magnifica per me è la mia eredità.
Il capo parla a nome proprio e nello stesso tempo a nome dei suoi membri. I popoli non saranno più divisi in diverse assemblee. Siccome il Signore è la mia eredità egli sarà parimenti la loro. Gli altri scelgano pure il mondo per loro porzione; né io, né i miei avremo altra porzione che il Signore. Gli altri bevano pure allegramente nella tazza dei piaceri mortali che inebriano i mondani. In quanto ai miei discepoli non berranno che un nettare salutare che è quello dei beni celesti loro presentato dal Signore. Questo versetto si può anche spiegare nel modo seguente: il Signore è la parte di quelli che mi sono dati per eredità. Questa eredità che mi è toccata è eccellente, perché mi viene dalla tua elezione e perché sebbene quelli che mi hai dato siano spesso poveri e disprezzati dal mondo, sono interiormente arricchiti con i tesori della tua grazia.
7 Benedirò il Signore che
mi ha dato intelligenza; di più e fino a notte
mi hanno ammonito i miei reni.
8 Vedevo il Signore davanti a me sempre
perché è alla mia destra affinchè io non sia smosso.
La vera e unica intelligenza che rende l’uomo felice è quella che gli fa scegliere il Signore per sua eredità. È la ragione della continua gratitudine dei discepoli di Gesù Cristo che lo benedicono incessantemente e lo ringraziano perché le loro medesime debolezze e quel che resta della loro concupiscenza, espressa dai reni, umiliandoli fino nella notte fanno sì che non ripongano la loro fiducia che in Dio solo. Perciò l’onnipotente protettore della loro debolezza è sempre davanti ai loro occhi ed essi sono certi che egli sta alla loro destra per sostenerli e per fare in modo che non siano smossi o dalla malizia del loro nemico o dagli effetti della loro propria corruzione.
9 Per questo ha gioito il mio cuore
e ha esultato la mia lingua
anzi, anche la mia carne riposerà nella speranza,
10 perché tu non abbandonerai la mia anima
nell’inferno, non lascerai
che il tuo santo veda la corruzione.
11 Mi hai fatto conoscere le vie della vita
Mi colmerai di gioia con il tuo volto:
delizia alla tua destra per sempre.
Davide è morto, è stato posto coi suoi padri. Egli ha provato la corruzione e il suo sepolcro era visibile. Ma colui che Dio ha risuscitato non ha provato la corruzione. Essendo dunque profeta, sapendo che Dio gli aveva promesso con giuramento che sarebbe nato dal suo sangue un figlio che avrebbe seduto sopra il suo trono, Davide, ha parlato della futura risurrezione di Cristo, allorché ha detto che la sua anima non è stata abbandonata nell’inferno e che la sua carne non ha conosciuto la corruzione. Gesù Cristo parlando come uomo per bocca di Davide dice: perciò si è rallegrato il mio cuore, perché il Signore è alla mia destra per essermi protettore; ho sentito una gioia interiore che ho anche manifestato con la mia lingua e con i miei inni di rendimento di grazie. Quando morirò il mio corpo riposerà nel sepolcro con la certezza di risuscitare prontamente. Perché tu Signore non abbandonerai l’anima mia nell’inferno, cioè nel limbo, allorché io sarò colà disceso per liberarne i giusti e tu non permetterai che il mio corpo provi la corruzione del sepolcro. Tu mi hai reso note le vie incognite per cui dopo la morte si può risuscitare alla vita e tu mi colmerai di letizia e di gloria nella mia santa umanità, allorché uscendo la mia carne dal sepolcro sarà come tutta assorta nella visione beatifica del tuo volto e nel pieno godimento delle ineffabile delizie che mi aspettano alla tua destra e che saranno la mia porzione.
Da Agostino
1 Iscrizione del titolo dello stesso Davide
Iscrizione del titolo: dello stesso David. Il nostro re parla in questo salmo secondo la natura umana che ha assunto: il titolo di re risaltò nell’iscrizione al tempo della passione.
Custodiscimi, Signore, perché in te ho sperato.
2 Ho detto al Signore: mio Signore sei tu,
poiché dei miei beni non hai bisogno.
Ecco cosa dice: custodiscimi, o Signore, perché è in te ho sperato; ho detto al Signore: il mio Dio sei tu, perché non hai bisogno dei miei beni, perché non aspetti di farti beato con i miei beni.
3 Per i santi che sono nella sua terra
ha reso mirabili tutte le mie volontà in loro.
Per i santi che stanno nella sua terra, per i santi che hanno riposto la loro speranza nella terra dei viventi, per i cittadini della Gerusalemme celeste, la cui vita spirituale, in virtù della speranza, è stabilmente ancorata in quella patria che a ragione è detta terra di Dio, sebbene essi abitino ancora in questa terra con il corpo. Ha fatto mirabile in essi ogni mia volontà: in questi santi, dunque, ha fatto mirabile ogni mia volontà a loro vantaggio, per cui hanno compreso quanto abbia loro giovato sia l’umanità della mia divinità perché potessi morire, si la divinità della mia umanità perché potessi risorgere.
4 Si sono moltiplicate le loro
infermità, poi si sono affrettati.
Non riunirò i loro raduni di sangue
né mi ricorderò dei loro nomi con le mie labbra.
Moltiplicate si sono le loro infermità, non a loro rovina, ma per far loro desiderare il medico. Poi si sono affrettati: dopo che si sono moltiplicate le infermità, si sono dati premura per essere risanati. Non riunirò le loro adunanze di sangue: le loro adunanze non saranno infatti carnali, né li riunirò perché mi avranno reso propizio con il sangue degli armenti. Né mi rammenterò con le mie labbra dei loro nomi, ma nella trasformazione spirituale dimenticheranno quello che erano. Non saranno più chiamati da me peccatori, o nemici, o uomini, ma giusti, fratelli miei e figli di Dio in grazia della mia pace.
5 Il Signore è la parte della mia eredità e del mio calice;
tu sei colui che mi restituirai la mia eredità.
Il Signore è la porzione della mia eredità e della mia coppa. Possederanno infatti come in eredità il Signore stesso. Seguano altri per sé porzioni terrene e temporali e ne fruiscano. La porzione dei santi è il Signore eterno. Bevano altri le mortali voluttà: la porzione della mia coppa è il Signore. Nel dire mia mi unisco alla Chiesa: perché ove è il capo ivi è il corpo. Riunirò infatti le loro adunanze per l’eredità e dimenticherò i loro vecchi nomi nell’ebbrezza del calice. Tu sei colui che mi restituisce la mia eredità, affinché sia conosciuta anche da costoro che io libero. Non restituisci a me ciò che non ho mai perduto, ma restituisci ad essi, che la perdettero, la conoscenza che hanno perso.
6 Le funi sono cadute per me nei luoghi migliori
poiché magnifica per me è la mia eredità.
Le funi sono cadute per me in luoghi deliziosi, ossia i confini della mia eredità sono caduti come in sorte nella tua gloria. Perché la mia eredità è eccellente per me. La mia eredità infatti è eccellente non per tutti, ma per coloro che vedono: poiché io sono di questi, è eccellente per me
7 Benedirò il Signore che
mi ha dato intelligenza; di più e fino a notte
mi hanno ammonito i miei reni.
Benedirò il Signore che mi ha donato l’intelligenza, nella quale può essere vista posseduta questa eredità. Ma di più e fino a notte mi ammonirono i miei reni. Oltre all’intelletto, mi ha ammaestrato fino alla morte la mia parte inferiore, cioè la carne assunta; perché conoscessi le tenebre dell’essere mortale che l’intelletto non conosce.
8 Vedevo il Signore davanti a me sempre
perché è alla mia destra affinchè io non sia smosso.
Vedevo sempre il Signore al mio cospetto. Venendo nelle cose che passano, non ho tolto l’occhio da colui che sempre rimane, nell’intento di correre di nuovo a lui, appena completate le cose temporali. Giacché è alla mia destra, perché io non sia smosso. Poiché egli mi sostiene affinché io resti stabilmente in lui.
9 Per questo ha gioito il mio cuore
e ha esultato la mia lingua
anzi, anche la mia carne riposerà nella speranza,
Per questo il mio cuore si è rallegrato e ha esultato la mia lingua: per questo vi è gioia nei miei pensieri ed esultanza nelle mie parole. E anche la mia carne riposerà nella speranza. Ed anche la mia carne, venendo meno, non verrà meno nella distruzione, ma si addormenterà nella speranza della risurrezione.
9 Per questo ha gioito il mio cuore
e ha esultato la mia lingua
anzi, anche la mia carne riposerà nella speranza,
10 perché tu non abbandonerai la mia anima
nell’inferno, non lascerai
che il tuo santo veda la corruzione.
11 Mi hai fatto conoscere le vie della vita
Mi colmerai di gioia con il tuo volto:
delizia alla tua destra per sempre.
Perché non abbandonerai l’anima mia nell’inferno: perché non darai la mia anima in possesso dell’inferno. Né permetterai che il tuo santo veda la corruzione: non permetterai che si corrompa quel corpo santificato, per cui mezzo anche altri dovranno essere santificati. Mi hai fatto conoscere le vie della vita: hai reso note attraverso me le vie dell’umiltà, affinché gli uomini ritornassero a quella vita, donde erano caduti a causa della superbia; e poiché io sono in essi a me le hai fatte conoscere. Mi ricolmerai di letizia con il tuo volto: li ricolmerai di letizia, in modo che non cerchino altro quando avranno visto te faccia a faccia; e poiché io sono in essi, mi ricolmerai. Delizia è nella tua destra in eterno: delizia è nel favore e nella protezione che tu ci dai nel viaggio di questa vita, nel guidarci fino al termine della gloria della tua presenza.
Dai Padri
1 Origene: il Cristo parla per bocca del profeta. Dice: custodiscimi, come un uomo assalito dai suoi nemici.
Atanasio: il Cristo parla della Chiesa che è la sua carne, a nome di tutto il genere umano.
Cirillo Alessandrino: il salmo della giustificazione per la fede.
2 La maggior parte dei Padri commenta la versione: dei miei beni non hai bisogno.
Origene: qualunque cosa noi offriamo a Dio, egli l’accetta, non perché ne abbia bisogno, ma per darci i beni celesti.
Beda: il Signore ci ispira questa preghiera per ottenere la pazienza e la costanza nell’obbedienza, affinché ci venga restituito, grazie all’obbedienza, ciò che i nostri progenitori avevano perso.
Origene: il peccatore è colui che è fuori dalla terra di Dio, che non gli mostra le sue meraviglie.
Atanasio e Cirillo Alessandrino: la terra di Dio è la sua Chiesa.
4 Origene e Atanasio: io radunerò le genti, ma non accoglierò i loro sacrifici cruenti. Chiederò loro il sacrificio non cruento e la lode.
Aquila: io vi introdurrò ai nuovi misteri e vi darò una vittima pacifica.
Origene e Atanasio: non li chiamerò più coi loro nomi da idolatri, li chiamerò eletti e santi.
Girolamo: non saranno più chiamati figli degli uomini, ma figli di Dio. Non saranno più chiamati servi ma amici.
5 – 7 Origene: l’eredità della natura ragionevole è la contemplazione, l’eredità del Cristo è la conoscenza di Dio. Il Cristo dice come sommo sacerdote: il Signore è la mia porzione. L’eredità del Cristo, quindi, è il Padre e quelli che il Padre gli dà. Chi ha rinunciato a tutto in questo mondo può dire: il Signore è la porzione della mia eredità in eterno. Il Signore si fa pane dandoci i suoi insegnamenti e fortificando il cuore di colui che mangia: si fa calice nella misura in cui contempliamo la verità e dà la gioia della conoscenza a chi beve con amore. Il Cristo parla qui come uomo. Chiama la sua morte, calice. Il Cristo che rappresenta tutto il genere umano chiede che l’uomo sia reintegrato nel possesso dei beni che aveva prima del peccato. Compiacendosi della sua eredità, dice: benedirò il Signore che mi ha fatto comprendere. L’uomo benedice il Signore quando si introduce nella sua anima una certa conoscenza del Signore. I miei reni: i reni si accordano col cuore come dice il salmo: tu saggi reni e cuori o Dio (Salmo 7,9).
8 Cirillo Alessandrino: alla destra del giusto c’è il Signore: alla destra del peccatore, il diavolo. Cita il salmo 108,6: il diavolo stia alla sua destra.
Gregorio Magno: a proposito del martirio di Stefano: lo stare in piedi alla destra è l’atteggiamento proprio di chi viene in aiuto.
9 Origene: gioisco nella speranza della risurrezione. Il Cristo è il primo la cui carne abbia dimorato nella speranza. Quale speranza? Non solo quella della risurrezione, ma anche quella di essere assunto in cielo.
Ilario: il salmo 15 profetizza la passione e la risurrezione del Cristo e lo dice chiaramente al versetto 10: tu non abbandonerai negli inferi l’anima mia nè lascerai che il tuo santo veda la corruzione .
11 Origene: è proprio di chi ha camminato nelle vie della vita il gustare la dolcezza della destra di Dio, il trono della sapienza, il gustare la verità che è il Figlio Unigenito. Il Verbo di Dio incarnato canta questo salmo come uomo. Ciò non esclude che egli sia Dio e che faccia conoscere le vie della vita.
Eusebio: la via della vita va dalla morte alla risurrezione.
Cirillo Alessandrino: il primo Adamo non conobbe le vie della vita.
Cirillo e Girolamo: la destra del Padre è il Figlio.