9 - salmi 16-30

Elenco salmi con numero di pagina

16… pag 2

17… pag 14

18… pag 48

19… pag 65

20… pag 73

21… pag 84

22… pag 116

23… pag 127

24… pag 139

25… pag 155

26… pag 164

27… pag 179

28… pag 189

29… pag 197

30… pag 208

 

salmo 16

1 preghiera di Davide.

Esaudisci, Signore, la mia giustizia, volgiti alla mia supplica.

Porgi l’orecchio alla mia preghiera non

fatta su labbra ingannatrici.

2 Dal tuo volto esca il mio giudizio,

i tuoi occhi vedano le giustizie.

3 Hai provato il mio cuore,

l’hai visitato di notte, mi hai saggiato col fuoco

e non è stata trovata in me iniquità,

4 perché la mia bocca non dica

le opere degli uomini; per le parole delle tue labbra

io ho custodito vie dure.

5 Sostieni i miei passi nei tuoi  sentieri,

perché non vacillino le mie orme.

6 Io ho gridato perché tu mi hai esaudito, o Dio,

piega il tuo orecchio verso di me

ed esaudisci le mie parole.

7 Rendi mirabili le tue misericordie,

tu che salvi quanti sperano in te.

8 Da coloro che resistono alla tua

destra, custodiscimi come la pupilla

dell’occhio, sotto l’ombra delle tue ali proteggimi,

9 dalla faccia degli empi che mi hanno afflitto.

I miei nemici hanno circondato

l’anima mia sopra di me.

10 Si sono rinchiusi nel loro grasso,

la loro bocca ha parlato con superbia.

11 Spingendomi ora mi hanno accerchiato.

Hanno deciso di piegare alla terra i loro occhi.

12 mi hanno preso simili a un

leone pronto alla preda e come un leoncello

che abita nei nascondigli.

13 Sorgi, Signore, previenilo e fallo cadere.

Strappa l’anima mia dall’empio, la tua spada

dai nemici della tua mano.

14 Signore, dai pochi dalla terra dividili nella loro vita.

Dei tuoi beni nascosti  è pieno il loro

ventre; si sono saziati di figli

e hanno lasciato i loro resti ai loro piccoli.

15 Ma io nella giustizia apparirò al tuo cospetto,

sarò saziato quando apparirà la tua gloria.

 

Da Sacy

1 preghiera di Davide.

Esaudisci, Signore, la mia giustizia, volgiti alla mia supplica.

Porgi l’orecchio alla mia preghiera non

su labbra ingannatrici.

2 Dal tuo volto esca il mio giudizio,

i tuoi occhi vedano le giustizie.

Le ripetute preghiere con cui il profeta supplica il Signore di ascoltarlo esprimono il pericolo in cui egli allora si trovava e il vivo bisogno che aveva di un pronto soccorso. Pregando in questo modo ci invita ad imitare il suo esempio nei gravi rischi a cui è esposta la nostra salvezza anche se noi non avvertiamo la nostra miseria e non imploriamo con lo stesso fervore la grazia onnipotente del nostro Salvatore. Davide prima  supplica Dio che esaudisca la sua giustizia, cioè quella che dimostrava verso il suo nemico, poiché Dio guarda innanzitutto la disposizione di un cuore giusto e retto. Gli chiede poi di essere attento all’umile supplica di un cuore immune da ogni simulazione e falsità. Lo scongiura di voler essere lui stesso giudice fra lui e il suo persecutore poiché Dio con la luce del suo volto assolve o condanna quelli che sono giusti o colpevoli.

3 Hai provato il mio cuore,

l’hai visitato di notte, mi hai saggiato col fuoco

e non è stata trovata in me iniquità,

4 perché la mia bocca non dica

le opere degli uomini; per le parole delle tue labbra

io ho custodito vie dure.

Il cuore di Davide fu provato allorché Saul fu abbandonato fra le sue mani ed anche di notte, che è il tempo in cui più impunemente si commettono i delitti ed egli con tanta bontà risparmiò il suo nemico. Dio lo visitava anche di notte cioè lo esaminava nei più cupi ripostigli del suo cuore. Per ultimo lo fece passare per il fuoco di una infinità di afflizioni, ma in lui non si trovò iniquità. Il mezzo al quale si attaccò per garantirsi dalla corruzione delle opere degli uomini fu di avere continuamente nel cuore e davanti agli occhi le parole uscite dalla bocca del Signore, cioè i suoi divini precetti e il rimanere nelle vie aspre ed anguste che gli erano prescritte.

5 Sostieni i miei passi nei tuoi  sentieri,

perché non vacillino le mie orme.

Davide riconoscendo che egli non ha battuto gli stretti sentieri della giustizia con le sue forze, ma con il soccorso di Dio, lo prega di farlo perseverare in tale stato. Egli pur teme di inciampare in questa via se Dio non continua a sostenerlo con il suo braccio onnipotente e non rinsalda i suoi passi per tutto il corso della vita.

6 Io ho gridato perché tu mi hai esaudito, o Dio,

piega il tuo orecchio verso di me

ed esaudisci le mie parole.

7 Rendi mirabili le tue misericordie,

tu che salvi quanti sperano in te.

8 Da coloro che resistono alla tua

destra, custodiscimi come la pupilla

dell’occhio, sotto l’ombra delle tue ali proteggimi,

Ho esclamato verso di te, dice Davide a Dio, perché essendo io già stato esaudito in altre occasioni, non saranno inutili le mie grida, ma tu di nuovo mi esaudirai. Quantunque da prima io ti abbia pregato di guardare la giustizia e l’equità della mia condotta, nondimeno confido molto di più nella tua bontà e ti supplico, mio Dio, di far risplendere sopra di me i nuovi effetti di quella divina misericordia che ho provato in tante occasioni, affinché tutti restino stupiti vedendo che tu salvi così miracolosamente coloro che sperano solo in te e non negli uomini. Mettimi dunque in salvo dalla malizia di coloro che perseguitandomi resistono alla tua destra, cioè che pretendono di opporsi alla suprema autorità con cui ti sei degnato di scegliermi per governare il tuo popolo.

9 dalla faccia degli empi che mi hanno afflitto.

I miei nemici hanno circondato

l’anima mia sopra di me.

10 Si sono rinchiusi nel loro grasso,

la loro bocca ha parlato con superbia.

11 Spingendomi ora mi hanno accerchiato.

Hanno deciso di piegare alla terra i loro occhi.

12 mi hanno preso simili a

leone pronto alla preda e come un leoncello

che abita nei nascondigli.

Tutta questa descrizione che Davide fa dalla maniera con cui era trattato dai suoi nemici non tende che ad esagerare in una maniera poetica e figurata la crudeltà unita all’astuzia con cui perseguitavano essi un innocente. Egli cerca di muovere Dio a compassione verso di lui, perché si degni di accoglierlo sotto l’ombra delle sue ali contro la loro ostinata persecuzione. Il grasso di cui egli dice che erano pieni significava che vivevano nelle delizie e nella crapula e che essendosi ingrassati parlavano poi con orgoglio, ovvero che avevano chiuso le loro viscere a motivo del loro grasso, cioè delle loro ricchezze e della loro potenza. Dopo aver costretto Davide a fuggire essi lo incalzavano da ogni lato, cercando di gettarlo terra per farlo cadere nei loro lacci, o secondo alcuni volgendo altrove la loro faccia per non vedere la sua estrema miseria ed esserne impietositi.

13 Sorgi, Signore, previenilo e fallo cadere.

Strappa l’anima mia dall’empio, la tua spada

dai nemici della tua mano.

Davide non fa menzione di Saul, ma lo accenna quanto basta senza nominarlo. Parlava qui come un profeta per un movimento dello Spirito di Dio che si serviva della sua lingua per esprimere l’empietà di quel re che nella persecuzione fatta a Davide sembrava che avesse rinunciato a tutti i sentimenti della pietà e della riconoscenza ed anche dell’umanità. Ma lo Spirito Santo in una maniera figurata per questo empio ci indica colui dal quale di preferenza appartiene un tal nome e la cui empietà si è manifestata fin dal momento della sua creazione allorché osò insorgere contro Dio stesso. Domandiamo a Dio che liberi l’anima nostra dal furore dell’empio e che tolga la sua spada, cioè la sua potenza dalle mani dei nemici della sua destra. Egli chiama la potenza che Dio aveva dato a Saul e quella che dà al demonio di affliggere i suoi servi, la spada di Dio poiché, come dice San Paolo, la spada che cingono i principi è stata loro posta fra le mani da Dio stesso e deriva pure dall’alto il potere che hanno gli uomini e i demoni di perseguitare i giusti. Il timore che abbiamo di soggiacere a nemici così pericolosi fa che domandiamo umilmente a Dio che voglia togliere la sua spada a coloro che resistono alla sua mano affinché i suoi servi non siano oppressi del loro furore.

14 Signore, dai pochi dalla terra dividili nella loro vita.

Dei tuoi beni nascosti  è pieno il loro

ventre; si sono saziati di figli

e hanno lasciato i loro resti ai loro piccoli.

Passo molto oscuro di difficile spiegazione. È questa una specie di imprecazione profetica o piuttosto di predizione con cui il giusto oppresso dichiara che il Signore doveva  separare gli empi che perseguitavano la pietà nella sua persona, dal piccolo numero dei giusti, togliendoli dalla terra con una morte immatura, cosa che effettivamente accadde a Saul che fu rapito a metà della sua vita e dei suoi anni dopo che Dio lo ebbe riempito di beni temporali, che sono per così dire la porzione del ventre.

15 Ma io nella giustizia apparirò al tuo cospetto,

sarò saziato quando apparirà la tua gloria.

Davide non invidiava ai suoi nemici né le loro ricchezze, né la loro prole; ma confidando solamente nella giustizia della sua causa sperava di avere finalmente la gioia di rivedere il tabernacolo, cosa che lui chiamava presentarsi davanti a Signore. Sperava inoltre di essere sazio più di tutti i suoi nemici allorché Dio avrebbe fatto risplendere la sua gloria ai suoi occhi, cioè quando gli avrebbe fatto rivedere l’arca che era considerata in Israele come la gloria di Dio, poiché il Signore se ne serviva per manifestare la sua potenza contro tutti gli infedeli. Ma il santo profeta ebbe senza dubbio in mente un’altra gloria di cui quell’arca non era che un’ombra. Desiderava di comparire alla presenza del Signore con la sua giustizia, quella che viene dall’alto e che ci rende degni di presentarci al divino cospetto: allora sarebbe stato sazio allorché il Signore avesse fatto risplendere la sua gloria.

Da Agostino

1 preghiera di Davide.

Esaudisci, Signore, la mia giustizia, volgiti alla mia supplica.

Porgi l’orecchio alla mia preghiera non

su labbra ingannatrici.

2 Dal tuo volto esca il mio giudizio,

i tuoi occhi vedano le giustizie.

Esaudisci, o Dio, la mia giustizia, sta attento alla mia supplica. Porgi orecchio alla mia preghiera, non di labbra ingannatrici, cioè che non sale verso di te da labbra fallaci. Dal tuo volto venga il mio giudizio: dalla luce della tua conoscenza appaia il vero giudice; oppure, io non giudichi lontano dal tuo volto con labbra ingannatrici, per non dire, giudicando, cose diverse da quelle che intendo in te. Vedano l'equità i miei occhi, cioè gli occhi del cuore.

3 Hai provato il mio cuore,

l’hai visitato di notte, mi hai saggiato col fuoco

e non è stata trovata in me iniquità,

Hai messo alla prova il mio cuore e di notte lo hai visitato, perché il mio cuore è stato messo alla prova dalla visita della sofferenza. Con il fuoco mi hai esaminato e non è stata trovata in me iniquità, poiché non soltanto notte, in quanto suole turbare, ma anche fuoco che brucia è da chiamarsi quella tribolazione, con la quale, provato, sono stato trovato giusto.

4 perché la mia bocca non dica

le opere degli uomini; per le parole delle tue labbra

io ho custodito vie dure.

Affinché la mia bocca non parli cose di uomini; perché esca dalla mia bocca solo ciò che riguarda la tua gloria e la tua lode; e non ciò che concerne le opere degli uomini che si compiono senza la tua volontà. A cagione delle parole delle tue labbra, vale a dire a motivo delle parole della tua pace, oppure dei tuoi profeti. Ho battuto vie faticose, le vie faticose della mortalità umana e della passione.

5 Sostieni i miei passi nei tuoi  sentieri,

perché non vacillino le mie orme.

Per render perfetti i miei passi nei tuoi sentieri, per perfezionare la carità della Chiesa nelle vie strette, per le quali si giunge alla tua pace. Affinché non vacillino le mie orme, affinché non si smuovano le tracce del mio cammino, che si trovano impresse come vestigia nei Sacramenti e nelle Scritture apostoliche, perché le scorgano e le osservino quanti vogliono seguirmi; o anche perché io permanga stabilmente nell'eternità, dopo aver percorso le vie faticose ed aver perfezionato il mio passo nelle angustie dei tuoi sentieri.

6 Io ho gridato perché tu mi hai esaudito, o Dio,

piega il tuo orecchio verso di me

ed esaudisci le mie parole.

Io ho gridato, giacché mi hai esaudito, Dio: con libera ed efficace intenzione ho innalzato a te preghiere; giacché per potere avere tale intenzione, tu mi hai esaudito quando pregavo più debolmente. China a me il tuo orecchio ed esaudisci le mie parole. Il tuo esaudire non abbandoni la mia povertà.

7 Rendi mirabili le tue misericordie,

tu che salvi quanti sperano in te.

Fa risplendere le tue misericordie. Non perdano pregio le tue misericordie, per non essere amate di meno.

8 Da coloro che resistono alla tua

destra, custodiscimi come la pupilla

dell’occhio, sotto l’ombra delle tue ali proteggimi,

9 dalla faccia degli empi che mi hanno afflitto.

I miei nemici hanno circondato

l’anima mia sopra di me.

Tu che salvi coloro che sperano in te da quanti si oppongono alla tua destra: da quanti si oppongono alla benevolenza che tu mi elargisci. Custodiscimi, o Signore, come la pupilla dell'occhio; la quale appare piccolissima e debole; eppure per suo mezzo si dirige la penetrazione luminosa per la quale si discernono la luce e le tenebre, così come per mezzo della umanità di Cristo [opera] la divinità nel suo giudizio con cui discerne tra i giusti e i peccatori. Proteggimi sotto l'ombra delle tue ali; nella fortezza della tua carità e della tua misericordia, proteggimi di fronte agli empi che mi hanno travagliato.

I miei nemici hanno circondato

l’anima mia sopra di me.

10 Si sono rinchiusi nel loro grasso,

la loro bocca ha parlato con superbia.

I miei nemici hanno circondato la mia anima, si sono chiusi nel loro grasso: si sono ricoperti di gioia come di pinguedine, dopo che la loro cupidigia si è saziata nel delitto. La loro bocca ha parlato superbia; la loro bocca ha parlato con superbia quando ha detto: ave, re dei Giudei , con quel che segue.

11 Spingendomi ora mi hanno accerchiato.

Hanno deciso di piegare alla terra i loro occhi.

Spingendomi mi hanno ora circondato: spingendomi fuori della città ora mi hanno circondato mentre sono sulla croce. Hanno deciso di chinare i loro occhi a terra. Hanno deciso di piegare verso queste cose terrene l'intenzione del loro cuore, ritenendo che sopportasse un grande male Colui che veniva ucciso, e nessun male loro che lo uccidevano.

12 mi hanno preso simili a

leone pronto alla preda e come un leoncello

che abita nei nascondigli.

Mi hanno catturato, come un leone pronto alla preda; mi hanno catturato come quel nemico che gira intorno, cercando chi divorare . E come il leoncello che sta nei nascondigli. È  come cucciolo del leone il popolo cui è detto: voi avete per padre il diavolo , poiché medita con quali insidie circuire e perdere il giusto.

13 Sorgi, Signore, previenilo e fallo cadere.

Strappa l’anima mia dall’empio, la tua spada

dai nemici della tua mano.

Sorgi, o Signore, previenili e rovesciali; sorgi, o Signore, mentre essi ti credono addormentato e incurante delle iniquità degli uomini; siano prima accecati dalla loro malizia, in modo che la vendetta prevenga la loro azione, e poi rovesciali.

14 Signore, dai pochi dalla terra dividili nella loro vita.

Dei tuoi beni nascosti  è pieno il loro

ventre; si sono saziati di figli

e hanno lasciato i loro resti ai loro piccoli.

Libera la mia anima dagli empi, libera la mia anima risuscitandomi dalla morte che gli empi mi hanno inflitta. La tua lancia dai nemici della tua mano: l'anima mia è la tua lancia, impugnata dalla tua mano, cioè dalla tua eterna potenza, per debellare con essa i regni dell'ingiustizia e separare i giusti dagli empi. Questa lancia dunque, libera dai nemici della tua mano, cioè della tua potenza, e quindi dai miei nemici. O Signore, distruggendo sulla terra, disperdili nella loro vita. Signore, distruggendoli sulla terra ove dimorano, disperdili per il mondo durante questa vita che stimano essere l'unica loro vita, perché disperano della vita eterna.  Si sono saziati con carne di porco: si sono saziati con cose immonde, calpestando le perle della Parola di Dio. E hanno lasciati gli avanzi ai loro piccoli, gridando: questa colpa ricada su di noi e sui nostri figli .

15 Ma io nella giustizia apparirò al tuo cospetto,

sarò saziato quando apparirà la tua gloria.

Ma io nella tua giustizia comparirò al tuo cospetto; io che non sono apparso a coloro i quali, per il cuore sordido e tenebroso, non possono vedere la luce della sapienza, comparirò al tuo cospetto nella giustizia. Mi sazierò quando si manifesterà la tua gloria; mentre essi si sono saziati nella loro immondizia tanto che non possono conoscermi, io mi sazierò quando si manifesterà la tua gloria in coloro che mi conoscono. Giustamente in quel verso ove è detto: si sono saziati con carne di porco, alcuni esemplari recano: si sono saziati con i figli. La duplice interpretazione emerge dall'ambiguità del testo greco. Nei figli intendiamo le opere; e come le buone opere sono i buoni figli, così le cattive sono i figli malvagi.

Dai Padri

1 Eusebio: tutte le volte in cui il salmista parla della sua innocenza e della sua giustizia, è il Cristo che parla in lui.

Agostino, Girolamo, Ruperto: è la voce del Cristo nella sua passione e della Chiesa nella tribolazione.

Beda: la mia giustizia è quella del Cristo che sana il peccato di Adamo.

Labbra ingannatrici: è detto di quanti non accordano la loro voce a quella del cuore.

2 Origene: il tuo volto: è il Cristo a cui spetta il giudizio.

2b Origene: che tutto il mondo sia sanato, che non vi resti niente di peccaminoso.

3 Origene: la visita, in questo caso, non è un castigo.

4 Girolamo: la mia bocca non ha tradito, compiendo la stessa opera di Adamo.

5 Atanasio: i tuoi sentieri sono la via stretta.

Beda: che i segni della vita del Cristo non si perdano a causa dei suoi discepoli!

7 Beda: non esistevano ancora e tu li hai scelti; perduti per il peccato li hai chiamati, ricreati e giustificati. Queste sono le tue promesse.

8 Beda: la pupilla dell’occhio è anzitutto il Cristo che illumina ogni uomo che viene in questo mondo; in secondo luogo sono i santi, attraverso i quali la luce della verità si diffonde in tutto il corpo della Chiesa.

10 Origene: orgoglio spirituale.

Atanasio: la prosperità piena di insolenza dei malvagi.

Girolamo: il loro cuore è ingrassato: il diletto si è ingrassato.

11 Eusebio: uno sguardo che  vuole gettarmi a terra.

Origene, Agostino, Girolamo: sono gli atei.

Beda: sono completamente annientati.

13 Cirillo Alessandrino: non permettere che raggiungano il loro scopo.

Beda: previenili: credevano di nuocermi, ma per una disposizione provvidenziale, questa sarà la loro salvezza. Falli inciampare: cioè, fa entrare le genti al loro posto.

Girolamo: la tua spada: è il Cristo che compie il giudizio.

14 Atanasio: gli empi si sfamino pure con cibi terreni, io sarò saziato da Dio.

Beda: con la prima alleanza, li colmi di beni ma essi non li accolgono e non credono alle tue meraviglie. Li accoglieranno i loro figli: è come per gli uccelli che si riempiono il becco per portare il cibo ai loro piccoli.

15 Origene: la sazietà piena e beata sarà nella visione svelata della gloria di Dio.

Salmo 17

1 Per la fine, del servo del Signore Davide, le cose che disse

al Signore, parole di questo cantico, nel giorno

in cui il Signore lo liberò dalla mano di tutti i suoi

nemici e dalla mano di Saul e disse:

2 Amerò te, Signore, mia forza.

3 Il Signore è mio sostegno

e mio rifugio e mio liberatore.

Il mio Dio è il mio aiuto e spererò in lui,

mio protettore e corno della mia salvezza

e mio difensore.

4 Lodando invocherò il Signore e dai

miei nemici sarò salvo.

5 Mi hanno circondato  i dolori della morte

e i torrenti dell’ iniquità mi hanno sconvolto.

6 I dolori dell’ inferno mi hanno

circondato, mi hanno prevenuto i lacci di morte.

7 Nella mia tribolazione ho invocato

il Signore e al mio Dio ho gridato.

Udì dal suo tempio santo la mia voce

e il mio grido dinanzi a lui penetrerà nelle sue orecchie.

8 E fu scossa e ha tremato la terra, e

le fondamenta dei monti sono state sconvolte

e scosse perché si è adirato con loro.

9 Salì fumo nella sua ira e fuoco divampò dal suo

volto, carboni sono stati accesi da lui.

10 Piegò i cieli e discese e caligine sotto i suoi piedi.

11 e salì sui cherubini e volò, volò sulle ali dei venti

12 e pose le tenebre a suo nascondiglio.

Intorno a lui la sua tenda, acqua

tenebrosa nelle nubi dell’aria.

13 Per il fulgore davanti a lui

le sue nubi passarono oltre.

Grandine e carboni di fuoco

14 e tuonò dal cielo

il Signore e l’Altissimo emise la sua voce.

Grandine e carboni di fuoco

15 e scagliò frecce

e li disperse e moltiplicò i lampi e li sconvolse.

16 E apparvero le sorgenti delle

acque e furono svelate le

fondamenta del mondo,

per la tua minaccia Signore

per il soffio dello spirito della tua ira.

17 Ha mandato dall’alto e mi ha preso, mi ha

tratto a sé dalle grandi acque.

18 Mi libererà dai miei nemici fortissimi, dai miei

odiatori perché  sono diventati più forti di me.

19 Mi hanno prevenuto nel giorno della mia afflizione

ma si è fatto il Signore mio protettore

20 e mi ha tratto fuori al largo.

Mi salverà perché mi ha voluto bene.

21 E mi retribuirà il Signore secondo la mia giustizia

e secondo la purezza delle mie mani mi retribuirà,

22 perché  ho custodito le vie del Signore e

non ho agito con empietà lontano dal mio Dio,

23 perché tutti i suoi

giudizi sono davanti a me e i suoi

precetti non ho respinto da me.

24 E sarò immacolato con lui

e mi guarderò dalla mia iniquità.

25 E mi retribuirà il Signore

secondo la mia giustizia, e secondo la purezza

delle mie mani, davanti ai suoi occhi.

26 Col santo sarai santo e con l’uomo innocente sarai innocente,

27 e con l’eletto sarai eletto e col perverso farai il perverso.

28 Perché tu salverai il popolo umile

e umilierai gli occhi dei superbi,

29 poiché tu illumini la mia lampada Signore.

Dio mio illumina le mie tenebre,

30 poichè in te sarò liberato

dalla tentazione e nel mio Dio scavalcherò il muro.

31 Il mio Dio! Immacolata è la sua via,

le parole del Signore sono vagliate

col fuoco. È protettore di quanti sperano in lui.

32 Chi è Dio infatti se non il Signore?

E chi è Dio se non il nostro Dio?

33 Dio che mi cinge di potenza e ha reso

immacolata la mia via,

34 che ha fatto i miei piedi

come quelli dei cervi stabilendomi sulle altezze.

35 Tu che addestri le mie mani

al combattimento e hai reso arco di bronzo le mie braccia,

36 e mi hai dato la protezione della tua salvezza

e la tua destra mi ha sostenuto

e la tua disciplina mi ha corretto sino in fondo

e la stessa tua disciplina mi istruirà.

37 Hai fatto larghi i miei passi

sotto di me e non si sono indebolite le mie orme.

38 Inseguirò i miei nemici e li prenderò

e non ritornerò  finché non vengano meno.

39 li schiaccerò e non potranno

stare in piedi, cadranno sotto i miei piedi.

40 E mi hai cinto di potenza per la guerra,

hai fatto cadere  sotto di me

quanti insorgevano contro di me

41 e i miei nemici me li hai dati di spalle

e hai disperso i miei odiatori

42 Hanno gridato, ma non c’era chi li salvasse,

al Signore, e  non li ha esauditi.

43 E li sbriciolerò come polvere in faccia al vento,

li distruggerò come fango delle piazze.

44 Liberami dalle contraddizioni

del popolo, mi stabilirai a capo delle genti.

45 Un popolo che non ho conosciuto mi ha servito.

All’udirmi con le orecchie mi ha obbedito.

46 Figli estraniati mi hanno mentito

figli estraniati sono invecchiati e hanno

zoppicato fuori dai loro sentieri.

47 Vive il Signore e benedetto il mio Dio e sia

esaltato il Dio della mia salvezza,

48 il Dio che mi dà le vendette

e sotto di me ha sottomesso i

popoli , il mio liberatore dalle genti rabbiose.

49 E su chi insorge contro di me mi innalzerai,

dall’uomo iniquo mi libererai.

50 Per questo ti confesserò

fra le nazioni, Signore,

e salmeggerò al tuo nome.

51 E’ lui che fa grandi le salvezze del suo re

e fa misericordia al suo Cristo,

a Davide e alla sua discendenza in eterno.

Da Sacy

1 Per la fine, del servo del Signore Davide, le cose che disse

al Signore, parole di questo cantico, nel giorno

in cui il Signore lo liberò dalla mano di tutti i suoi

nemici e dalla mano di Saul e disse:

2 Amerò te, Signore, mia forza.

3 Il Signore è mio sostegno

e mio rifugio e mio liberatore.

Il mio Dio è il mio aiuto e spererò in lui,

mio protettore e corno della mia salvezza

e mio difensore.

4 Lodando invocherò il Signore e dai

miei nemici sarò salvo.

La consapevolezza che ha Davide dei tanti favori ricevuti da Dio, lo rende incapace di esprimere quanto si riconosca debitore alla sua bontà. Egli usa termini diversi per manifestare la sua gratitudine, non potendo spiegare con parole gli interiori movimenti del suo cuore. Egli dichiara, dunque, che essendo stato liberato da tanti nemici, ciò non è accaduto per la sua propria forza, ma per la onnipotente virtù di colui che lo aveva accolto sotto la sua divina protezione. Una così intima persuasione della infermità dell’uomo e della necessità di un aiuto superiore lo porta ad amare Dio come il suo sicuro sostegno, il suo rifugio e suo liberatore.

5 Mi hanno circondato i dolori della morte

e i torrenti dell’ iniquità mi hanno sconvolto.

6 I dolori dell’ inferno mi hanno

circondato, mi hanno prevenuto i lacci di morte.

7 Nella mia tribolazione ho invocato

il Signore e al mio Dio ho gridato.

Udì dal suo tempio santo la mia voce

e il mio grido dinanzi a lui penetrerà nelle sue orecchie.

Davide riandando con la mente a tutti i favori di cui era debitore a Dio, parla qui innanzitutto dei gravissimi rischi in cui egli si era visto quando Saul lo faceva ricercare dappertutto per ucciderlo. I dolori della morte, dice, mi hanno circondato, cioè mi sono trovato mille volte in pericolo di morte e sono stato preso da spavento come uno di quelli che vedono la morte presente ed inevitabile. Mi hanno sconvolto i torrenti di iniquità, cioè la violenza e il furioso impeto dei malvagi che mi odiavano. Quel che aggiunge che egli è stato assediato dai dolori dell’inferno e che sono stati tesi davanti a lui i lacci della morte, non è che una ripetizione, di cui si serve per corroborare quanto ha già detto. L’inferno qui significa la morte, poiché quelli che allora morivano discendevano tutti all’inferno, benché in luoghi diversi. I lacci della morte indicavano anche essi gli agguati che gli erano continuamente tesi per togliergli la vita. Trovandomi dunque, egli prosegue, assediato da tanti pericoli che mi opprimevano di afflizione non ho cercato il soccorso degli uomini, ma ho invocato il mio Dio e sono ricorso alla sua assistenza, ed egli non ha rigettato la mia umile preghiera, perché io la facevo alla sua presenza non avendo che lui solo dinanzi agli occhi. Si è degnato di esaudirmi dall’alto cielo che è il suo santo tempio, non essendoci ancora in quei giorni un tempio fabbricato alla sua gloria.

8 E fu scossa e ha tremato la terra, e

le fondamenta dei monti sono state sconvolte

e scosse perché si è adirato con loro.

9 Salì fumo nella sua ira e fuoco divampò dal suo

volto, carboni sono stati accesi da lui.

10 Piegò i cieli e discese e caligine sotto i suoi piedi.

11 e salì sui cherubini e volò, volò sulle ali dei venti

È questa una descrizione poetica fatta dal profeta per esprimere in modo vivo quali sono o possono essere gli effetti della potenza di un Dio irritato contro la terra, o per meglio dire contro i malvagi, che abitano sulla terra e che perseguitano i suoi servi, come Saul e tanti altri avevano perseguitato l’uomo innocente. Avendomi dunque Dio esaudito, dice, egli  si è talmente dichiarato per me, che la natura è rimasta attonita e conturbata a motivo della sua collera. Pareva il suo furore dovesse scuotere ed incendiare le montagne, come si vide il monte Sinai tutto infiammato dalla sua presenza. Quello che aggiunge; che egli ha abbassato i cieli ed è disceso, avendo una oscura nube sotto i suoi piedi è una espressione figurata per significare che Dio essendo glorificato nell’alto cielo si abbassa e discende per la difesa dei suoi servi o per la punizione dei malvagi. Allorché rendeva la sua presenza più sensibile agli uomini, si presentava loro sotto un oscura nube, che serviva come di velo alla sua grandezza e  poi risaliva come sulle ali dei cherubini e dei venti. Per farci concepire l’onnipotenza di Dio e la sua maestà, unita alla sua bontà per gli uomini, non c’è cosa più opportuna del rappresentare il padrone di tutti i cieli, a cui tutti gli angeli servono da ministri e che dispone di tutti i venti, come a lui piace, simile a un conquistatore portato sopra le nubi come sopra un carro, che prontamente corre da ogni lato per soccorrerci e che si inchina o si innalza con una incredibile celerità secondo i nostri bisogni e i diversi pericoli a cui ci vede esposti. Non dobbiamo, dice Sant’Agostino, figurarci qualcosa di materiale allorché Dio ci viene così rappresentato in atto di ascendere verso di noi o di salire in alto. L’averne questa idea è indegno di una sostanza suprema sommamente spirituale e presente in ogni luogo. Si dice dunque che Dio discende allorché si degna prendersi cura della umana fragilità. Quando sembra che egli abbassi i cieli verso la nostra bassezza, egli è ancora per noi come avvolto di una nube oscura che nasconde la sua luce al nostro sguardo.

12 e pose le tenebre a suo nascondiglio.

Intorno a lui la sua tenda, acqua

tenebrosa nelle nubi dell’aria.

13 Per il fulgore davanti a lui

le sue nubi passarono oltre.

Grandine e carboni di fuoco

14 e tuonò dal cielo

il Signore e l’Altissimo emise la sua voce.

Grandine e carboni di fuoco

15 e scagliò frecce

e li disperse e moltiplicò i lampi e li sconvolse.

16 E apparvero le sorgenti delle

acque e furono svelate le

fondamenta del mondo,

per la tua minaccia Signore

per il soffio dello spirito della tua ira.

Siamo necessariamente scossi dalla maestà e dalla grandezza di Dio, udendo il profeta, che in una maniera così viva parla degli effetti della sua collera, ed è pure suo intendimento rappresentare con la maggiore energia possibile come sia insensato l’uomo allorché si vuole opporre alla potenza di colui che fa tremare tutta la terra, quando vuol fare ascoltare la sua voce e balenare alcuni lampi nel suo furore. È questa una descrizione di ciò che accadde allorché la divina onnipotenza formando nell’aria le tempeste, fa tremare la terra con lo strepito spaventoso dei tuoni, con le folgori e con i lampi, che sono come le sue frecce infuocate, con la grandine e le tempeste. Davide facendo qui tante descrizioni non solo fa riferimento alle cose operate da Dio per lui a suo tempo, ma anche alle altre che aveva operato nei tempi trascorsi in favore di tutto Israele, quando lo rese vittorioso sui vari popoli che si opponevano alla sua liberazione e alle sue conquiste. Allorché accenna alle fontane che erano apparse, alcuni interpreti riferiscono questo al passaggio del mar Rosso e del Giordano, allorché le minacce dell’Onnipotente cioè il soffio del vento impetuoso,  quel vento violento ed accecante di cui si parla nell’Esodo, seccò il fondo del mare Rosso, così che si scoprirono le sorgenti delle fontane e i fondamenti della terra.

17 Ha mandato dall’alto e mi ha preso, mi ha

tratto a sé dalle grandi acque.

18 Mi libererà dai miei nemici fortissimi, dai miei

odiatori perché  sono diventati più forti più di me.

19 Mi hanno prevenuto nel giorno della mia afflizione

ma si è fatto il Signore mio protettore

20 e mi ha tratto fuori al largo.

Mi salverà perché mi ha voluto bene.

Davide ritorna a ciò che riguarda se stesso in modo particolare. Poiché aveva egli paragonato a torrenti la violenza e l’impeto furioso dei suoi nemici, segue lo stesso paragone e dichiara che colui che ha seccato le acque del mare e ha fatto apparire i fondamenti della terra, ha steso dall’alto del cielo il suo braccio onnipotente e lo ha tirato fuori dalla inondazione delle acque da cui stava per essere sommerso come un uomo portato via dal corso di un rapido torrente, senza che si possa soccorrerlo. I nemici di Davide si erano illusi di poterlo opprimere assalendolo di sorpresa e disprezzandolo a motivo della sua estrema afflizione. Ma nel momento che lo stringevano da ogni parte, Dio lo ha liberato tutto a un tratto. La ragione per cui Dio lo salvò fu unicamente la sua bontà e la sua buona volontà per lui. Fu la infinita sua misericordia che lo spinse ad amarlo. Si può applicare a Gesù Cristo una parte delle parole di Davide, che è stato la sua figura. Quando sembrava che i nemici di Gesù Cristo avessero prevalso sopra di lui facendolo morire così crudelmente, suo Padre l’ ha strappato, ed egli stesso si è strappato dalle loro mani di propria volontà in virtù della sua onnipotenza.

21 E mi retribuirà il Signore secondo la mia giustizia

e secondo la purezza delle mie mani mi retribuirà,

22 perché  ho custodito le vie del Signore e

non ho agito con empietà lontano dal mio Dio,

La giustizia e la purezza delle mani, di cui Davide parla in questo luogo, sembra indicarci che egli era fino ad allora vissuto nella innocenza, purché quello che dice della sua giustizia non si voglia con alcuni interpreti intendere di  quella che aveva riservata al re Saul, quando avendo potuto ucciderlo si astenne dall’ imbrattare le mani nel suo sangue. Dice che lo ha trattenuto dall’ abbandonarsi all’empietà e dall’ uscire dalle vie del Signore, l’avere sempre presenti davanti a lui i suoi giudizi e il non aver rigettato le sue leggi e i suoi precetti pieni di giustizia. Se non ci sottomettiamo anche noi umilmente alle divine giustizie, non potremo come il profeta conservarci in integrità davanti al Signore, tenendoci strettamente uniti a lui e stando in guardia dal principio di iniquità che alberga dentro di noi.

23 perché tutti i suoi

giudizi sono davanti a me e i suoi

precetti non ho respinto da me.

24 E sarò immacolato con lui

e mi guarderò dalla mia iniquità.

25 E mi retribuirà il Signore

secondo la mia giustizia, e secondo la purezza

delle mie mani, davanti ai suoi occhi.

26 Col santo sarai santo e con l’uomo innocente sarai innocente,

27 e con l’eletto sarai eletto e col perverso farai il perverso.

28 Perché tu salverai il popolo umile

e umilierai gli occhi dei superbi,

29 poiché tu illumini la mia lampada Signore.

Dio mio illumina le mie tenebre,

30 poichè in te sarò liberato

dalla tentazione e nel mio Dio scavalcherò il muro.

Davide dice che secondo che noi siamo innocenti, puri e santi, Dio si comporta verso di noi in una maniera conforme alla nostra innocenza e la nostra purezza. La ragione di codesta tua condotta, o mio Dio, è che tu hai deciso di salvare i piccoli e di abbassare i superbi. So, Signore, che tale giustizia non deriva da me, ma da te, che accendi la luce della mia lampada, cioè comunichi all’anima mia con la tua grazia tutto il lume che si trova in essa, per conoscerti, tutto l’ardore che ha, per amarti e che continuerai se ti piace ad illuminarla, poiché senza la tua luce, la stessa non sarebbe che tenebre. Aspetto unicamente da te di essere liberato da ogni tentazione, cioè da tutti i mali che mi assalgono e sopra te mi appoggio, allorché spero di passare il muro e di superare tutti gli ostacoli che si oppongono alla mia salvezza.

31 Il mio Dio! Immacolata è la sua via,

le parole del Signore sono vagliate

col fuoco. È protettore di quanti sperano in lui.

32 Chi è Dio infatti se non il Signore?

E chi è Dio se non il nostro Dio?

33 Dio che mi cinge di potenza e ha reso

immacolata la mia via,

34 che ha fatto i miei piedi

come quelli dei cervi stabilendomi sulle altezze.

35 Tu che addestri le mie mani

al combattimento e hai reso arco di bronzo le mie braccia,

36 e mi hai dato la protezione della tua salvezza

e la tua destra mi ha sostenuto

e la tua disciplina mi ha corretto sino in fondo

e la stessa tua disciplina mi istruirà.

Io non posso venire meno, dice Davide, seguendo il mio Dio e confidando in lui, perché egli conduce tutte le cose giustamente: immacolata è la via per cui egli cammina. Le sue parole e le sue promesse non hanno niente che non sia vero, come non c’è niente di impuro nell’oro purificato col fuoco. Perciò, come ha promesso, egli è con certezza il protettore di tutti quelli che hanno un’umile speranza in lui. In effetti, egli esclama, chi altri se non Dio potrebbe darmi un fermo appoggio, poiché egli è il solo Signore che io riconosco per mio Dio, poiché egli è stato parimenti il principio sia della forza che ho mostrato contro tutti i miei nemici sia  dell’innocenza nella quale io ho camminato. A ragione, dice un interprete, il profeta unisce la forza alla innocenza, come due cose che raramente si incontrano insieme, essendo difficile essere forti, come era Davide, e conservare nel tempo stesso le mani immacolate, perdonando, come egli fece al suo nemico, allorché lo aveva in sua balia. Quello che il salmista aggiunge: che Dio fece uguali i suoi piedi a quelli del cervo e lo stabilì  sulle alture, che addestrò le sue mani alla battaglia e fece delle sue braccia come un arco di acciaio, non è che una descrizione poetica di quanto gli era accaduto, quando scegliendo di fuggire da Saul piuttosto che commettere un attentato contro la sua persona, si era visto costretto a ritirarsi nei monti per essere qui al sicuro; o quando dovendo combattere i filistei dimostrò una meravigliosa abilità, come riguardo a Golia, quel terribile gigante che atterrò con un sol colpo di pietra. Una forza straordinaria era indicata dall’ arco di acciaio usato contro quei nemici del popolo di Dio dei quali uccise un così grande numero. Riconosce egli dunque che la destrezza, la forza e la sua prodigiosa intraprendenza gli venivano da Dio, senza la cui assistenza avrebbe dovuto cedere mille volte ai suoi nemici. Tutte queste cose, dice al Signore, erano un effetto della tua divina protezione che mi salvava da tanti pericoli. Tu avevi al tempo stesso cura di correggermi e di istruirmi con la tua santa disciplina; cioè o con le stesse afflizione che io portavo o con le parole della tua legge che mi facevano da guida, così che io non smarrissi il buon sentiero, come spero, Dio mio, che tu sempre così farai come anche per il futuro.

37 Hai fatto larghi i miei passi

sotto di me e non si sono indebolite le mie orme.

38 Inseguirò i miei nemici e li prenderò

e non ritornerò  finché non vengano meno.

39 li schiaccerò e non potranno

stare in piedi, cadranno sotto i miei piedi.

40 E mi hai cinto di potenza per la guerra,

hai fatto cadere sotto di me

quanti insorgevano contro di me

41 e i miei nemici me li hai dati di spalle

e hai disperso i miei odiatori

42 Hanno gridato, e non c’era chi li salvasse,

al Signore, e non li ha esauditi.

43 E li sbriciolerò come polvere in faccia al vento,

li distruggerò come fango delle piazze.

Davide nella estremo afflizione in cui si trovava, allorché tanti nemici lo perseguitavano, si vedeva, per così dire, come chiuso in un luogo angusto. Ma quando il Signore lo ebbe riempito di forza, cominciò a farsi largo e a sentire quel grande coraggio che gli fece dire francamente egli avrebbe incalzato i suoi nemici e che li avrebbe sconfitti del tutto, e che essi vinti sarebbero caduti sotto i suoi piedi. Davide parlava in questo modo, perché sentiva che Dio l’aveva in tutto circondato dalla sua forza ed aveva già abbattuto coloro che insorgevano contro di lui. Non per vana presunzione dunque egli dice arditamente: io li incalzerò e li raggiungerò, ne tornerò indietro che non siano sconfitti, perché si sentiva rassicurato dall’onnipotente soccorso di Dio che gli sembrava precederlo ed abbattere tutti i suoi nemici. Il  profeta ha prima detto che egli aveva invocato il Signore ed esclamato verso Dio nella afflizione in cui era e che era stato esaudito. Egli ora dice qui che i suoi nemici avevano anch’essi esclamato al Signore, ma che non erano stati esauditi e che nessuno aveva potuto salvarli. Si vede dunque che talvolta i malvagi esclamano verso Dio non meno dei buoni, ma non basta esclamare per essere esaudito. Dichiara Dio nelle Scritture che c’è un tempo in cui quelli che hanno trascurato di ascoltare la voce di Dio che li chiamava, saranno essi pure trascurati e il Signore si farà sordo alle loro grida. Tale fu Saulo, uno di quelli che più degli altri odiavano Davide. Per avere egli disubbidito alla voce di Dio meritò di non essere più ascoltato da Dio. Il timore di un così terribile castigo deve renderci più umilmente docili ai precetti del Signore, poiché ricusando di ascoltarlo quando ci parla, potremmo renderci alla fine affatto indegni di essere noi stessi ascoltati da lui.

44 Liberami dalle contraddizioni

del popolo, mi stabilirai a capo delle genti.

45 Un popolo che non ho conosciuto mi ha servito.

All’udirmi con le orecchie mi ha obbedito.

46 Figli estraniati mi hanno mentito

figli estraniati sono invecchiati e hanno

zoppicato fuori dai loro sentieri.

Dal momento che Dio aveva liberato Davide dalle sollevazioni dei popoli, costituendolo nel pacifico possesso del regno di Israele noi dobbiamo spiegare il passato in riferimento al futuro o considerare ciò che Davide dice a Dio come una preghiera perché confermi nell’avvenire quanto era già accaduto. I popoli che egli dichiara essergli  stati sottomessi, quantunque non li conoscesse, potevano essere i Gabanoiti, i Getei ed altri che essendo gentili si sottomisero agli israeliti e si resero ubbidienti al loro capo. Diversamente i figli di Israele, essendo divenuti stranieri l’avevano tradito e zoppicavano nelle loro vie e nella loro condotta. Se queste parole si possono intendere alla lettera in riferimento a Davide si applicano molto più naturalmente, secondo  gli interpreti a colui del quale Davide era la figura, cioè a Gesù Cristo, che è stato liberato dalle contraddizioni del popolo giudeo. Rifiutato dai giudei Cristo fu costituito capo dei gentili che erano quell’altro popolo che egli non aveva fino ad allora conosciuto per suo popolo e che nondimeno gli ubbidirono con una mirabile prontezza appena ebbero ascoltato la sua voce.

47 Vive il Signore e benedetto il mio Dio e sia

esaltato il Dio della mia salvezza,

48 il Dio che mi dà le vendette

e sotto di me ha sottomesso i

popoli , il mio liberatore dalle genti rabbiose.

49 E su chi insorge contro di me mi innalzerai,

dall’uomo iniquo mi libererai.

50 Per questo ti confesserò

fra le nazioni, Signore,

e salmeggerò al tuo nome.

È giusto, dice Davide, che dopo tante prove visibili si riconosca che il Signore è il Dio vivente e che non è simile agli idoli morti e inanimati e merita di essere benedetto eternamente. Colui dunque che io riconosco per Dio e per l’autore della mia salvezza, sia esaltato non in se stesso, poiché egli è così grande, che non può mai ricevere una nuova esaltazione, ma è nella mente e nel cuore di tutti gli uomini. Sappiano tutti e anche i miei nemici siano convinti che tu sei il mio Dio, che tu mi fai giustizia  di coloro che mi perseguitano e come hai tu fatto per me sino al presente, lo farai anche per l’avvenire, mettendomi in un luogo tanto sublime che non potrà raggiungermi nessuno di quelli che mi si sollevano contro. Tale è l’umile gratitudine di un’anima veramente cristiana, che in virtù della grazia del suo Salvatore sentendosi liberata da tanti nemici della sua salvezza, ricorre continuamente al suo Signore e lo loda quaggiù tra le nazioni. Nell’altra vita manterrà eternamente un cantico di rendimento di grazie alla gloria del suo divino liberatore.

51 E’ lui che fa grandi le salvezze del suo re

e fa misericordia al suo Cristo,

a Davide e alla sua discendenza in eterno.

Un padre antico afferma che se volessimo solamente intendere quello che si dice riguardo al regno temporale dei Giudei, cioè che Dio usa misericordia a Davide suo Cristo e alla sua discendenza in eterno, questa profezia non sarebbe vera poiché la stirpe di Davide tenne il governo di Israele per poco tempo. Secondo il vero senso dello Spirito Santo si deve intendere quanto detto in riferimento a Gesù Cristo, che essendo nato dalla stirpe di Davide, possiederà in tutti i secoli la dignità regale, vero ed unico Signore del suo popolo.

Da Agostino

1 Per la fine, del servo del Signore Davide, le cose che disse

al Signore, parole di questo cantico, nel giorno

in cui il Signore lo liberò dalla mano di tutti i suoi

nemici e dalla mano di Saul e disse:

2 Amerò te, Signore, mia forza.

Ecco cosa dice qui Cristo nella chiesa, cioè Cristo totale, capo e corpo: ti amerò Signore, mia forza. Amerò te, Signore, per cui sono forte.

3 Il Signore è mio sostegno

e mio rifugio e mio liberatore.

Il mio Dio è il mio aiuto e spererò in lui,

mio protettore e corno della mia salvezza

e mio difensore.

O Signore, mio sostegno, mio rifugio e mio liberatore. O Signore tu mi hai confortato perché mi sono rifugiato in te; e in te mi sono rifugiato perché mi hai liberato. Il mio Dio è il mio aiuto, e in lui spererò: Dio mio, tu  mi hai per primo elargito l’aiuto della tua chiamata, onde io potessi sperare in te. Mio protettore, corno della mia salvezza e mio redentore: mio protettore, perché non ho presunto di me stesso, quasi levando contro di te il corno della superbia, ma ho trovato te stesso quale corno, cioè salda sublimità, di salvezza; e tu mi hai riscattato perché io ti trovassi.

4 Lodando invocherò il Signore e dai

miei nemici sarò salvo.

Levando lodi invocherò il Signore, e dai miei nemici sarò salvo: non cercando la mia gloria, ma quella del Signore, lo invocherò, e non mi potranno nuocere gli errori dell’empietà.

5 Mi hanno circondato i dolori della morte

e i torrenti dell’ iniquità mi hanno sconvolto.

Mi hanno circondato i dolori della morte, cioè della carne. E torrenti di iniquità mi hanno sconvolto: folle inique, agitate come torrenti di acqua piovana, che presto verranno meno, hanno cercato di sconvolgermi.

6 I dolori dell’ inferno mi hanno

circondato, mi hanno prevenuto i lacci di morte.

Dolori di inferno mi hanno circondato. Tra le cose che mi hanno circondato  c’erano anche i dolori dell’ invidia che procurano una morte e trascinano all’ abisso del peccato. Mi sorpresero lacci di morte. Mi sorpresero perché volevano farmi il male che poi sarebbe stato loro restituito. Giacché tali uomini trascinano alla perdizione coloro che hanno spinto al male con l’ostentazione della giustizia, di cui si gloriano.

7 Nella mia tribolazione ho invocato

il Signore e al mio Dio ho gridato.

Udì dal suo tempio santo la mia voce

e il mio grido dinanzi a lui penetrerà nelle sue orecchie.

Nella mia tribolazione ho invocato il Signore, e al mio Dio ho gridato. Ed egli ha esaudito la mia voce dal suo santo tempio: ha esaudito la mia voce dal mio proprio cuore, nel quale dimora. E il mio grido al suo cospetto: il mio grido, che faccio penetrare non nelle orecchie degli uomini, ma al suo cospetto, entrerà nelle sue orecchie.

8 E fu scossa e ha tremato la terra, e

le fondamenta dei monti sono state sconvolte

e scosse perché si è adirato con loro.

E si è scossa e ha tremato la terra: glorificato il figlio dell’uomo, sono stati scossi e hanno tremato i peccatori. E le basi dei monti sono state sconvolte: sono state sconvolte le speranze che i superbi avevano riposto in questo secolo. Furono sconvolte perché Dio si era adirato con loro, in modo che non trovasse più fondamento nei cuori degli uomini la speranza dei beni temporali.

9 Salì fumo nella sua ira e fuoco divampò dal suo

volto, carboni sono stati accesi da lui.

Salì il fumo nella sua ira: unita al pianto salì la preghiera dei penitenti nel conoscere che cosa minacciava Dio agli empi. E il fuoco divampò dalla sua faccia: il fuoco dell’amore, dopo la penitenza, divampò dalla conoscenza di lui. Da lui furono riaccesi i carboni: coloro che vide già morti, erano stati abbandonati dal fuoco del buon desiderio e dalla luce dello giustizia ed erano rimasti gelidi e immersi nelle tenebre, di nuovo, riaccesi e illuminati, hanno ripreso a vivere.

10 Piegò i cieli e discese e caligine sotto i suoi piedi.

Ha piegato il cielo ed è disceso, ha umiliato il giusto per discendere fino alla debolezza degli uomini. E  caligine sotto i suoi piedi. Gli empi, che prendono gusto per le cose terrene, per la caligine della loro malizia non lo hanno conosciuto. La terra è infatti sotto i suoi piedi, come sgabello.

11 e salì sui cherubini e volò, volò sulle ali dei venti

Ed è salito su un cherubino e ha volato. È stato innalzato al di sopra della pienezza della scienza, per cui nessuno può giungere a lui se non per mezzo della carità. Infatti la pienezza della legge è la carità. E subito ha manifestato, a coloro che lo amano, di essere incomprensibile, perché non credessero che egli potesse essere compreso con immagini corporee. Ha volato sulle ali dei venti. Ma quella velocità con la quale ha mostrato di essere incomprensibile è superiore alle facoltà delle anime, con le quali, come su ali, le anime si innalzano dai timori terreni alle aure della libertà.

12 e pose le tenebre a suo nascondiglio.

Intorno a lui la sua tenda, acqua

tenebrosa nelle nubi dell’aria.

E pose le tenebre a suo nascondiglio. Ha disposto l’oscurità dei sacramenti e la speranza segreta nel cuore dei credenti, dove egli stesso si cela senza mai abbandonarli; sono queste le tenebre nelle quali camminiamo ancora per fede e non per visione, durante il tempo in cui speriamo ciò che non vediamo e con pazienza lo aspettiamo. Intorno a lui il suo tabernacolo: i convertiti che in lui credono, a lui anelano, perché egli è in mezzo a loro, ugualmente benigno con tutti coloro nei quali attualmente dimora, come in un suo tabernacolo. Acqua tenebrosa nelle nubi dell’aria; pertanto nessuno, se intende rettamente le Scritture, creda di essere già in quella luce che si manifesterà quando dalla fede perverremo alla chiara visione. È infatti oscura la dottrina nei profeti e in tutti i predicatori della parola divina.

13 Per il fulgore davanti a lui

le sue nubi passarono oltre.

Grandine e carboni di fuoco

Per il fulgore alla sua presenza: in relazione al fulgore che c’è al manifestarsi della sua presenza. Passarono le nubi di lui: i predicatori della sua parola non si limitano più ai territori della Giudea, ma sono passati alle genti. Grandine e carboni di fuoco: sono raffigurati i rimproveri dai quali, come da grandine, sono percossi i cuori induriti; ma se l’avrà ricevuto una terra coltivata e mite, cioè un animo pio, la durezza della grandine si scioglie in acqua, cioè il terrore del rimprovero folgorante e come rappreso dal gelo si scioglie in dottrina che sazia; mentre i cuori riprendono vita accesi dal fuoco della carità. Tutte queste cose, nelle sue nubi, sono passate alle genti.

14 e tuonò dal cielo

il Signore e l’Altissimo emise la sua voce.

Grandine e carboni di fuoco

E il Signore ha tuonato dal cielo: dal cuore del giusto il Signore ha fatto risuonare la fede evangelica. E l’Altissimo emise la sua voce, affinché noi la possedessimo e udissimo le cose celesti nel profondo delle cose umane.

15 e scagliò frecce

e li disperse e moltiplicò i lampi e li sconvolse.

E scagliò le sue frecce, e li disperse; ha inviato gli evangelisti che hanno volato per le strade dritte con le ali della virtù, non con proprie forze, ma con quelle di colui che li ha inviati. E ha disperso coloro ai quali sono stati mandati, affinché per alcuni fossero odore di vita per la vita, e per altri odore di morte per la morte. Moltiplicò le folgori e li ha sconvolti; ha moltiplicato i prodigi e li ha turbati.

16 E apparvero le sorgenti delle

acque e furono svelate le

fondamenta del mondo,

per la tua minaccia Signore

per il soffio dello spirito della tua ira.

E apparvero le sorgenti delle acque: si resero manifesti coloro che erano divenuti per la predicazione sorgenti di acque che zampillano fino alla vita eterna. E furono rivelate le fondamenta della terra: furono fatti conoscere i profeti che non erano intesi, affinché si edificasse su di lui un mondo che creda nel Signore. Per la tua minaccia, Signore; di colui cioè che grida: si è avvicinato a voi il regno di Dio. Per il soffio veemente della tua ira, di colui che dice: se non farete penitenza tutti ugualmente morirete.

17 Ha mandato dall’alto e mi ha preso, mi ha

tratto a sé dalle grandi acque.

Inviò dall’alto e mi prese, chiamando di mezzo alle genti all’eredità la gloriosa Chiesa che non ha macchia né ruga. Mi trasse dalla moltitudine delle acque: mi ha tratto dalla folla dei popoli.

18 Mi libererà dai miei nemici fortissimi, dai miei

odiatori perché  sono diventati più forti di me.

Mi liberò dai miei potentissimi nemici. Mi ha liberato dei miei nemici che mi avevano vinto nell’ affliggere e nello sconvolgere questa mia vita temporale. E da coloro che mi odiavano ed erano più forti di me, fino a quando io me ne stavo sotto ad essi, non conoscendo Dio.

19 Mi hanno prevenuto nel giorno della mia afflizione

ma si è fatto il Signore mio protettore

Mi sorpresero nel giorno della mia sventura: furono i primi a recarmi danno nel tempo in cui rivestivo un corpo mortale e pesante. Il Signore si è fatto mio sostegno: il Signore si è fatto mio sostegno poiché, per l’amarezza delle sventure, il sostegno delle gioie terrene è stato smosso e sconvolto.

20 e mi ha tratto fuori al largo.

Mi salverà perché mi ha voluto bene.

E mi trasse fuori al largo; siccome soffrivo nelle angustie della carne, mi ha condotto fuori nello spazioso campo spirituale della fede. Mi salvò perché mi amava; prima che io lo amassi mi ha liberato dai miei potentissimi nemici, che mi invidiavano perché già lo desideravo.

21 E mi retribuirà il Signore secondo la mia giustizia

e secondo la purezza delle mie mani mi retribuirà,

E il Signore mi compenserà secondo la mia giustizia: il Signore mi compenserà secondo la giustizia della buona volontà, egli che per primo mi ha elargito la misericordia, prima che io avessi la buona volontà. E mi compenserà secondo la purezza delle mie mani, egli che mi ha concesso la grazia di compiere il bene, conducendomi nel campo spazioso della fede.

22 perché  ho custodito le vie del Signore e

non ho agito con empietà lontano dal mio Dio,

Perché ho osservato le vie del Signore, affinché l’ampiezza delle buone opere, che esistono per la fede, consegua anche la grandezza d’animo per perseverare.

23 perché tutti i suoi

giudizi sono davanti a me e i suoi

precetti non ho respinto da me.

E non ho operato da empio riguardo al mio Dio. Perché tutti i suoi giudizi sono al mio cospetto, cioè considero con attenzione costante i premi dei giusti, le pene degli empi, la punizione di chi deve essere corretto e le tentazioni di chi deve essere messo alla prova. E non ho respinto da me i suoi precetti: questo fanno coloro che vengono meno sotto il peso di quei precetti e ritornano al proprio vomito.

24 E sarò immacolato con lui

e mi guarderò dalla mia iniquità.

25 E mi retribuirà il Signore

secondo la mia giustizia, e secondo la purezza

delle mie mani, davanti ai suoi occhi.

E sarò immacolato dinanzi a lui e mi guarderò dalla mia iniquità. E il Signore mi compenserà secondo la mia giustizia, non soltanto per l’ampiezza della fede che si attua nell’amore, ma anche per la stabilità della perseveranza. E secondo la purezza delle mie mani al cospetto dei suoi occhi; non quella che vedono gli uomini, ma quella che è al cospetto dei suoi occhi. Infatti le cose che si vedono sono temporali, mentre quelle che non si vedono sono eterne, e ad essi  è rivolta l’eccellenza della speranza.

26 Col santo sarai santo e con l’uomo innocente sarai innocente,

Sarai Santo col santo: c’è qui una profondità nascosta per la quale sarai considerato santo con il santo, perché sei tu che santifichi, e sarai innocente con l’uomo innocente, perché tu non farai del male a nessuno, mentre ciascuno è stretto nel cilicio dei suoi peccati.

27 e con l’eletto sarai eletto e col perverso farai il perverso.

Sarai eletto con l’eletto: sarai eletto da colui che eleggi. E con il perverso sarai perverso: con il perverso apparirai come perverso; poiché essi dicono: non è retta la via del Signore; mentre è la loro via che non è retta.

28 Perché tu salverai il popolo umile

e umilierai gli occhi dei superbi,

Perché tu salverai il popolo umile: ecco che cosa sembra perverso ai perversi, il fatto che tu salverai coloro che confessano i loro peccati. E umilierai gli occhi dei superbi: umilierai coloro che disconoscono la giustizia di Dio e vogliono stabilire la loro.

29 poiché tu illumini la mia lampada Signore.

Dio mio illumina le mie tenebre,

Perché tu dai luce alla mia lampada, Signore: non proviene da noi la nostra luce; sei tu che dai luce alla mia lampada, Signore. Tu, o Dio mio, illuminerai le mie tenebre: noi infatti, per i nostri peccati, siamo tenebre; ma tu, Dio mio, illuminerai le mie tenebre.

30 poichè in te sarò liberato

dalla tentazione e nel mio Dio scavalcherò il muro.

Perché da te sarò liberato dalla tentazione: non da me stesso infatti, ma da te sarò liberato dalla tentazione. E col mio Dio varcherò il muro. Non per me, ma nell’aiuto del mio Dio varcherò il muro che i peccati hanno eretto tra gli uomini e la Gerusalemme celeste.

31 Il mio Dio! Immacolata è la sua via,

le parole del Signore sono vagliate

col fuoco. È protettore di quanti sperano in lui.

Dio mio, immacolata la tua via. Il mio Dio non viene agli uomini se essi non hanno purificato la via della fede per la quale egli giunge ad essi, perché immacolata è la sua via. Le parole del Signore sono temprate dal fuoco: le parole del Signore sono messe alla prova dal fuoco della sofferenza. È il protettore di quanti sperano in lui: quanti sperano non in se stessi ma in lui non sono consumati dalla  sofferenza, perché alla speranza segue la fede.

32 Chi è Dio infatti se non il Signore?

E chi è Dio se non il nostro Dio?

Perché chi è Dio, all’infuori del Signore al quale serviamo? E chi è Dio all’infuori del nostro Dio? E chi è Dio all’infuori del Signore che possederemo, quali figli, come una eredità sperata, dopo un servizio fedele?

33 Dio che mi cinge di potenza e ha reso

immacolata la mia via,

Dio, che mi ha cinto di fortezza: Dio che mi ha cinto perché sia forte, in modo che i traboccanti abissi della cupidigia non ostacolino le mie opere e i miei passi. E ha reso immacolata la mia via; ha stabilito la via immacolata della carità per la quale io posso giungere a lui, come immacolata è la via della fede per la quale egli viene a me.

34 che ha fatto i miei piedi

come quelli dei cervi stabilendomi sulle altezze.

Che ha reso perfetti i miei piedi come quelli del cervo: ha reso perfetto il mio amore perché saltasse oltre le macchie spinose e ombrose di questo secolo. E sopra le vette mi ha stabilito: sulla celeste dimora fisserà la mia volontà, onde io sia ricolmo di ogni pienezza di Dio.

35 Tu che addestri le mie mani

al combattimento e hai reso arco di bronzo le mie braccia,

Che addestri le mie mani al combattimento: mi insegni ad operare per sconfiggere i nemici che tentano di sbarrarci il regno dei cieli. Hai reso le mie braccia come un arco di bronzo: hai suscitato cioè un infaticabile zelo per le mie buone opere.

36 e mi hai dato la protezione della tua salvezza

e la tua destra mi ha sostenuto

e la tua disciplina mi ha corretto sino in fondo

e la stessa tua disciplina mi istruirà.

E mi hai dato la protezione della mia salvezza, e la tua destra mi ha sostenuto: il favore della tua grazia mi ha sostenuto. E la tua disciplina mi ha guidato sino alla fine: la tua correzione, mi ha guidato in modo che qualsiasi cosa faccia abbia per scopo quel fine nel quale si è uniti a te. E la tua stessa disciplina mi istruirà. La medesima tua correzione mi insegnerà a giungere là dove mi ha diretto.

37 Hai fatto larghi i miei passi

sotto di me e non si sono indebolite le mie orme.

Hai dilatato i miei passi sotto di me: non saranno di ostacolo le angustie carnali, perché hai dilatato la mia carità che opera con letizia anche nelle stesse membra e nelle cose mortali che sono al di sotto di me. E non hanno vacillato le mie orme: non hanno vacillato né i miei passi nelle tracce che ho impresso per essere imitato da chi mi segue.

38 Inseguirò i miei nemici e li prenderò

e non ritornerò  finché non vengano meno.

Inseguirò i miei nemici e li raggiungerò: inseguirò i miei sentimenti carnali ma non per essere da loro catturato, anzi li catturerò perché siano consumati. E non tornerò indietro finché non vengano meno: non desisterò da questo intento finché non verranno meno coloro che mi molestano.

39 li schiaccerò e non potranno

stare in piedi, cadranno sotto i miei piedi.

Li abbatterò e non potranno più stare in piedi, né insisteranno contro di me. Cadranno sotto i miei piedi: abbattuti costoro porrò davanti a me quegli affetti con i quali cammino verso l’eterno.

40 E mi hai cinto di potenza per la guerra,

hai fatto cadere sotto di me

quanti insorgevano contro di me

E mi hai cinto di forza per la guerra: hai tenuto a freno con la tua forza i desideri che fluivano dalla mia carne affinché io non fossi ostacolato in tale battaglia. Hai messo sotto di me coloro che contro di me insorgevano: hai tratto in inganno coloro che mi inseguivano, così che sono finiti sotto di me coloro che desideravano essere sopra di me.

41 e i miei nemici me li hai dati di spalle

e hai disperso i miei odiatori

E hai fatto voltare le spalle ai miei nemici: hai fatto retrocedere i miei nemici, me li hai posti alle spalle,  in modo che venissero dietro di me. E hai disperso coloro che mi odiavano: quelli poi di loro che insistevano nell’odio, tu li hai dispersi.

Hanno gridato,  e non c’era chi li salvasse,

al Signore, e non li ha esauditi.

Hanno gridato ma non c’era chi li salvasse. Al Signore, ma non li ha esauditi: non hanno gridato ad uno qualunque, ma al Signore; ma egli non li ha giudicati degni di essere esauditi, perché non avevano rigettato la loro malvagità.

43 E li sbriciolerò come polvere in faccia al vento,

li distruggerò come fango delle piazze.

E li stritolerò come polvere innanzi al vento: li stritolerò perché sono aridi, non ricevendo la pioggia della misericordia di Dio; in modo che, tracotanti e gonfi di superbia, siano strappati via dalla speranza ferma e immutabile, come dalla solidità e dalla stabilità della terra. Come fango delle piazze li distruggerò: distruggerò loro, lussuriosi e lesivi, lungo le ampie strade della perdizione che molti percorrono.

44 Liberami dalle contraddizioni

del popolo, mi stabilirai a capo delle genti.

Mi libererai dalle contraddizioni del popolo; mi libererai dalle contraddizioni di coloro che hanno detto: se lo rilasceremo, tutti andranno dietro a lui.

45 Un popolo che non ho conosciuto mi ha servito.

All’udirmi con le orecchie mi ha obbedito.

Mi porrai a capo delle genti. Il popolo che non ho conosciuto mi ha servito; il popolo dei gentili che non ho visitato con la mia presenza corporale, mi ha servito. Ascoltandomi con le orecchie mi ha obbedito. Non mi ha visto con gli occhi, ma, accogliendo i miei predicatori, mi ha obbedito ascoltandomi con le orecchie.

46 Figli estraniati mi hanno mentito

figli estraniati sono invecchiati e hanno

zoppicato fuori dai loro sentieri.

I figli altrui mi hanno disconosciuto: mi hanno disconosciuto quei figli, piuttosto altrui che miei, dei quali giustamente ho detto: vostro padre è il diavolo. I figli estranei sono invecchiati: i figli estranei, ai quali ho portato il Nuovo Testamento perché si rinnovassero, sono invece rimasti nel vecchio uomo. E hanno zoppicato uscendo dai loro sentieri: quasi avessero un piede storto, perché si sono appoggiati sul Vecchio testamento e hanno rigettato il nuovo, sono diventati zoppi seguendo, anche nella stessa vecchia legge, più le loro tradizioni che quelle di Dio. Calunniavano infatti per le mani non lavate, perché tali erano le vie che si erano fatte e che avevano logorato con la consuetudine, dirottando dalle strade dei comandamenti di Dio.

47 Vive il Signore e benedetto il mio Dio e sia

esaltato il Dio della mia salvezza,

Vive il Signore e benedetto il Dio mio: pensare secondo la carne è infatti morte, perché vive il Signore e benedetto è il mio Dio. E sia esaltato il Dio della mia salvezza: che io non pensi in modo terreno riguardo al Dio della mia salvezza; e speri da lui, ma in cielo, la mia salvezza, non quella terrena.

48 il Dio che mi dà le vendette

e sotto di me ha sottomesso i

popoli , il mio liberatore dalle genti rabbiose.

Dio che mi concedi la vendetta e poni i popoli sotto di me: o Dio che mi vendichi, assoggettando a me i popoli. Mio liberatore dai nemici adirati, dai giudei che gridano crocifiggilo, crocifiggilo.

49 E su chi insorge contro di me mi innalzerai,

dall’uomo iniquo mi libererai.

Mi innalzerai sopra coloro che insorgono contro di me; sopra i giudei che si levarono contro di me nella passione, mi innalzerai nella resurrezione. Mi libererai dall’uomo iniquo: mi libererai dal regno perverso di costoro.

50 Per questo ti confesserò

fra le nazioni, Signore,

e salmeggerò al tuo nome.

Per questo ti confesserò tra le genti, o Signore: per questo le genti ti confesseranno per mio mezzo, o Signore. E inneggerò al tuo nome: più ampiamente ti farai conoscere nelle mie opere buone.

51 E’ lui che fa grandi le salvezze del suo re

e fa misericordia al suo Cristo,

a Davide e alla sua discendenza in eterno.

Che rende grande la salvezza del suo re: è Dio che rende grande, facendo mirabile la salvezza che il suo Figlio dà ai credenti.  E’ Dio che fa misericordia al suo Cristo, a Davide e alla sua discendenza in eterno: al liberatore  che con mano potente ha vinto questo mondo e a coloro che, credenti nel Vangelo, lo hanno venerato per l’eternità. Tutte le cose dette in questo salmo e che non possono propriamente essere attribuite al Signore, cioè al capo della Chiesa, debbono essere riferita alla Chiesa stessa. Parla qui, infatti, il Cristo totale nel quale sono tutte le sue membra.

Dai Padri

Eusebio: è un salmo messianico.

Cirillo Alessandrino: secondo una interpretazione spirituale, quelli che credono nel Cristo gli offrono questo canto per averli liberati dai nemici, cioè dal principe di questo mondo, spogliato della sua tirannia. Il salmo è detto sia dai fedeli sia dal Cristo, che si esprime con un parlare umano. Contiene la discesa dal cielo del Figlio Unigenito, la sua ascensione, la sua vittoria sui demoni e la chiamata delle genti.

Atanasio: riassume così il salmo: irruzione del nemico (il diavolo), discesa del Figlio Unigenito e sua ascensione al cielo; chiamata delle genti.

Origene: ti amerò è il primo e il più grande dei comandamenti.

Atanasio: avendo sperimentato i benefici del Signore, gli offre il dono più bello: l’amore.

Baldovino di Ford: se qualcuno mi ama, custodirà la mia parola (Giovanni 14,23) cioè sarà perseverante nel custodirla. Solo chi persevera è degno di lode. È per questo che il profeta dice: ti amerò, Signore, cioè sarò perseverante nel mio amore per te. Da solo non posso farlo, ma sei tu la mia forza.

2  Cirillo Alessandrino: tutti questi attributi sono per il Cristo vincitore. Solo Dio, che è immortale, poteva assumerci e sostenere noi che cadiamo. Sulla croce si è fatto corno di salvezza per noi.

Girolamo: ha reso forte la nostra debolezza e ha fatto di noi un regno per Dio suo Padre.

3 Origene: chi sopporta l’avversità con amarezza non pregherebbe così; il salmista la porta con un rendimento di grazie.

4 – 5 Origene: lo hanno sconvolto, ma non lo hanno vinto.

6 Origene: è quando siamo nella afflizione che la nostra preghiera giunge certamente all’orecchio di Dio, come al luogo che le è proprio.

7 Girolamo: qui comincia la descrizione dell’Epifania del Sinai.

Ruperto: applica alla Pentecoste questa teofania.

Origene: Dio è un fuoco divorante (confronta Deuteronomio 4,24).

9 Cirillo Alessandrino e altri: piegò il cielo e discese: questo versetto si riferisce all’incarnazione.

Efrem: hai dato alla nube di servirgli da carro. È il cocchiere invisibile la cui volontà silenziosa conduce i cherubini.

11 Origene: nell’ Antico Testamento, quando si rivela, Dio si nasconde nella nube. La tenda è anche la carne del Cristo.

Cirillo Alessandrino: il mistero di Cristo si è circondato di tenebre e i demoni vi sono rimasti impigliati; altrimenti, non avrebbero mai crocifisso il Signore della gloria.

Gregorio Nazianzeno: queste tenebre sono la nostra opacità: noi siamo pesanti di cuore. Pochi tra noi vedono qualcosa e non vedono molto.

Ruperto: c’è una grande differenza tra la rivelazione dei profeti e quella degli apostoli. Dei profeti si può dire in verità: acqua tenebrosa nelle nubi dell’aria, perché hanno scritto in modo oscuro. Ma agli apostoli la Verità ha detto: la vostra luce brilli nelle tenebre.

11 – 13 Efrem: inno. La creatura non avendo veli per coprirsi il volto, stese le tenebre per velo, come Sem e Iafet il loro mantello, per non vedere il Signore in croce. Quando rese lo Spirito con un grande grido, il tempio risuonò, come risuona l’eco, le porte del tempio si aprirono come per un terremoto. Per l’amato, il velo del tempio si squarciò. Tutta la creazione si rivestì di lutto, si circondò di tenebre.

16 – 19 Origene: Ha mandato dall’alto: è la redenzione. Non siamo liberati del tutto al presente, ma con l’aiuto di Dio sopportiamo generosamente.

Cirillo Alessandrino: la Chiesa confessa che Gesù Salvatore le è stato inviato dal cielo dal Padre, come un raggio emesso dal sole. Le grandi acque sono le potenze avverse.

20 Origene: la mia giustizia: è quella del Cristo.

21 Beda: non mi sono allontanato dal Signore per andare in una regione lontana, come Adamo.

23 Origene: immacolato è il Cristo.

24 Atanasio: le giustizie di Dio: ciò che è stato definito da una legge equa.

28 Origene: è Dio che illumina l’occhio. Nell’uomo vi è una parte di tenebre, ma Dio le illumina, per il giusto. Quanti hanno la loro lampada illuminata da Dio sono immersi nella luce della verità e compiono tutte le loro azioni davanti a questa luce, per vederci chiaro; e allora, anche le tenebre sono illuminate.

Cirillo Alessandrino: il salmista si rivolge al Verbo di Dio che è la vera luce.

Baldovino di Ford: il Nuovo Testamento, che è la verità, lo porremo davanti alla legge che è la figura: ai raggi della vera luce, le tenebre delle figure diverranno meno spesse e presto saranno illuminate, secondo quanto è scritto: tu illuminerai la mia lampada, Signore, o mio Dio, illuminerai la mia tenebra.

29 Origene, Agostino, Girolamo, Beda: il muro di inimicizia eretto dal peccato.

31 Origene: il “chi” interrogativo introduce spesso una idea di eccezionalità; è per questo che viene riferito al Figlio Unigenito: chi è Dio, se non il Cristo?

32 Eusebio: perché io sia a sua immagine, poiché in Cristo è l’immagine e la via.

Agostino, Girolamo, Beda: la mia conversione, il mio pensiero, la mia speranza, sono nei cieli.

34 Ilario: arco di bronzo, le mie braccia: sono le braccia di Cristo in croce.

35 Eusebio: la salvezza è il Cristo.

Atanasio: sono i precetti del Vangelo e della legge.

Agostino e Beda: è una correzione paterna.

36 Origene: sopporta facilmente la tribolazione chi ha il cuore dilatato dal Verbo.

Girolamo: hai fatto largo… Per la tua carità che è insondabile.

Beda: la tristezza che deriva dalla tribolazione non li indurisce; gioiscono nella tribolazione e dilatano l’amore del loro cuore, pregando per i loro persecutori.

37 – 38 Origene: chi parla è colui che Dio ha fatto ministro della nuova alleanza, per distruggere ogni altezza che si erge contro Dio.

38 Girolamo: questo può voler dire che cessano di commettere le loro iniquità. Cadranno, forse per adorare, forse per essere calpestati come il nemico vinto.

Beda: cadono come nemici: ciò significa che non sono più nemici.

40 Girolamo: vi sono due significati possibili: piegare o camminare dietro di me. Anche agli altri versetti sui nemici, Girolamo dà un senso di conversione a Dio.

Beda: li fai divenire miei imitatori.

43 Origene: il Cristo è segno di contraddizione, lui che Dio ha costituito a capo delle genti.

Beda: perché mi siano sottomessi e divengano miei imitatori.

44 Origene e Cirillo Alessandrino: le genti.

Agostino: il popolo dei gentili che non ho visitato con la mia presenza. Non mi ha visto con i suoi occhi, ma ha accolto i miei inviati, li ha ascoltati e ha obbedito.

Girolamo: non lo conosceva, quando serviva gli idoli.

Beda: Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto.

Girolamo: e tuttavia non hanno visto i miei prodigi né la mia presenza. La fede viene dall’ascolto (Romani 10,17).

46 Girolamo: colui che avevano sepolto, mettendo sigilli al suo sepolcro, vive e ormai non muore più!

48 Girolamo: l’uomo iniquo è il diavolo.

50 Baldovino di Ford: la salvezza del mondo è stata predisposta e suddivisa in tre tempi: preparazione, compimento e attesa escatologica; in altri termini, la figura, la grazia, la gloria. Inizialmente Dio Padre ha inviato la salvezza a Giacobbe nella promessa di un Salvatore; poi ha dato la salvezza ai re, cioè a tutti i giusti con la venuta del Salvatore. Infine ha portato a compimento il piano della salvezza con la risurrezione del Salvatore, esaltando le salvezze del suo re e facendo misericordia al suo Cristo, a Davide e alla sua discendenza in eterno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salmo 18

1 per la fine, salmo di Davide

2 I cieli narrano la gloria di Dio e il firmamento

annuncia le opere delle sue mani.

3 Giorno a giorno trasmette la parola e notte a notte

annuncia la conoscenza.

4 Non sono discorsi né parole di cui

non si odono le loro voci.

5 Per tutta la terra è uscito il loro suono

e sino ai confini del mondo le loro parole.

6 Nel sole ha posto il suo tabernacolo;

ed egli come sposo che esce dal suo talamo,

ha esultato come gigante per correre la sua via.

7 Dal più alto del cielo è la

sua uscita e la sua corsa

fino al più alto del cielo.

E non c’è chi si nasconda al suo calore.

8 La legge del Signore è

immacolata converte le anime,

la testimonianza del Signore

è fedele, fa sapienti i piccoli.

9 I decreti del Signore sono retti: rallegrano i cuori.

Il precetto del Signore è splendente: illumina gli occhi.

10 Il timore del Signore è santo:

permane nei secoli dei secoli.

I giudizi del Signore sono veri: fatti giusti in se stessi,

11 desiderabili più dell’oro

e di molte pietre preziose e più dolci del miele e del favo.

12 Perciò il tuo servo li custodisce,

nel custodirli la ricompensa è grande.

13 I delitti chi li comprende?

Da quelli miei nascosti purificami,

14 dagli estranei risparmia il tuo servo!

Se non mi domineranno, allora sarò immacolato

E sarò purificato dal grande peccato

15 e saranno  di compiacimento le parole della mia bocca,

e la meditazione del mio cuore sarà davanti a te sempre,

Signore, mio aiuto e mio redentore.

 

Da Sacy

1 per la fine, salmo di Davide

2 I cieli narrano la gloria di Dio e il firmamento

annuncia le opere delle sue mani.

San Paolo ci insegna che ci sono tre sorta di leggi: una che è stata data agli uomini dalla natura, essendo le grandezze di Dio visibili, poiché egli si è manifestato con le sue opere nella creazione del mondo; l’altra che è stata data da Mosè per far conoscere il peccato; la terza che è quella della grazia, la legge dello spirito di vita che è in Gesù Cristo e che ci ha liberato dalla legge del peccato e della morte. Davide parla in questo salmo delle tre leggi che hanno contribuito a dare agli uomini la conoscenza del vero Dio. Egli accenna subito alla prima esclamando: i cieli narrano la gloria di Dio e il firmamento annuncia le opere delle sue mani. Il solo aspetto della bellezza dei  cieli basta per dichiararci la divinità dell’artefice onnipotente che li ha fatti. E il firmamento annuncia le opere delle sue mani; cioè offrendo il firmamento ai nostri sguardi i grandi corpi del sole della luna e degli altri astri che sono qui collocati, ci grida in certo modo che opere così ammirabili sono le opere di un Dio. Come possono i cieli, dice San Crisostomo, narrare la sua gloria, poiché non hanno bocca ne lingua? Lo fanno mediante il senso della vista, poiché quando essi presentano agli occhi tuoi quella bellezza così stupenda, quella così immensa grandezza, quell’altezza quasi infinita, quel moto sempre uniforme di tutte le varie loro parti, tu sei ammaestrato dalla vista e ascolti come una voce che ti costringe all’adorazione di colui che ne fu il creatore. Il cielo non ha una lingua che ci parli, ma il suo aspetto manda una voce più forte che non  quella di una tromba, una voce che ti istruisce per mezzo degli occhi e non per mezzo dell’udito.

3 Giorno a giorno trasmette la parola e notte a notte

annuncia la conoscenza.

Questa dichiarazione che fa il cielo della grandezza e della gloria di Dio continua e si succede giorno e notte. Questa cosa ci viene indicata dal profeta con una espressione figurata fingendo egli che, siccome i giorni e le notti non sussistono ma scorrono e si succedono gli uni agli altri, un giorno, dopo aver terminato la sua corsa e fatto conoscere con la luce così ammirabile del sole la maestà infinita di Dio, lascia al giorno seguente la cura di manifestare la stessa gloria. Una notte, avendoci fatto vedere nella luna e nelle stelle l’onnipotenza del creatore, rimanda alla notte, che viene dopo, la cura di manifestare le sue lodi. Si può ancora dire che l’alternarsi perpetuo e sempre uguale dei giorni e delle notti annuncia in qualche modo la gloria dello spirito supremo che ne è il padrone e il sovrano moderatore.

4 Non sono discorsi né parole di cui

non si odono le loro voci.

5 Per tutta la terra è uscito il loro suono

e sino ai confini del mondo le loro parole.

Il silenzioso linguaggio dell’aspetto dei cieli che annuncia la grandezza di Dio, non è come gli altri linguaggi inteso solo da certi popoli e non da altri; ovvero non è un suono che si possa non intendere, ma è inteso da tutte le nazioni. Non ci sono popoli a cui la vista di tante meraviglie non faccia comprendere, se non vogliono accecarsi, che c’è un Dio. Questo fa dire a un antico che gli uomini anche i più lontani dalla religione, essendo sorpresi da qualche impensata disgrazia, ricorrono Dio e rivolgendosi verso il cielo fanno quasi loro malgrado una autentica dichiarazione che la loro anima è naturalmente cristiana. San Paolo volendo provare ai Romani che la predicazione di Gesù Cristo si era sparsa fra tutti i popoli, cita i presenti passi del nostro salmo: che la loro voce è rimbombata per tutta la terra e la loro parola si è fatta udire fino in capo al mondo. Quindi i cieli di cui si è prima parlato, in senso allegorico, si possono intendere i santi apostoli e gli altri predicatori del Vangelo, che sono paragonati ai cieli, perché sollevati dalla loro contemplazione, dilatati dalla loro accesa carità, risplendenti per la luce della loro sapienza, quieti e sereni per la placida tranquillità della loro anima, sempre operosi per la loro pronta ubbidienza, diffondendo su tutti i popoli le piogge salutari delle loro divine istruzione, facendo rimbombare il tuono dei loro richiami e delle loro minacce e facendo apparire tanti prodigi come altrettanti lampi, comunicando gratuitamente ogni sorta di bene a tutti gli uomini, sono veramente non meno dei cieli l’abitazione del re dell’universo.

6 Nel sole ha posto il suo tabernacolo;

ed egli come sposo che esce dal suo talamo,

ha esultato come gigante per correre la sua via.

7 Dal più alto del cielo è la

sua uscita e la sua corsa

fino al più alto del cielo.

E non c’è chi si nasconda al suo calore.

Davide dice di Dio che egli ha posto la sua tenda nel sole. Altri spiegano: nel sole, perché il sole fra tutte le opere del Creatore collocate nel cielo è quella che fa maggiormente risplendere la sua maestà e la sua potenza. In tal senso egli lo nomina la tenda di Dio. Questo significa che quella non è che passeggera e solamente per il tempo di questa vita, poiché nell’altro mondo non più nel sole ma in lui stesso si vedrà e si ammirerà la sua grandezza. Quello che egli aggiunge è una descrizione del corso naturale del più grande pianeta, dal suo levare fino al tramonto, corso che si compie da esso con una maestà e con una attività prodigiosa in cui fa ammirare la mano invisibile del motore supremo che anima un corpo così vasto e che ne regola tutti i movimenti. Alcuni padri hanno applicato quelle parole a Gesù Cristo che, in quanto Dio, ha posto nel sole della sua santa umanità come una tenda passeggera per combattere tutti gli errori degli uomini e tutta la malizia dei demoni. Egli ha posto la sua tenda nel sole, cioè la sua Chiesa in pieno lume e in faccia a tutto il mondo e non già nella sua oscurità. Egli è uscito come dal suo talamo nuziale, allorché è uscito dal seno purissimo di Maria ove Dio si è unito alla natura umana, come lo sposo alla sua sposa. Egli è apparso come un gigante superando infinitamente tutti gli altri uomini in potenza, mostrando l’esempio che devono seguire. È apparso non per fermarsi nella via, ma per correre in essa. Egli è disceso dal seno del Padre suo mediante la sua incarnazione; ed è poi risalito al cielo, essendo ritornato al Padre suo in virtù della sua risurrezione e della sua ascensione. Dal cielo egli deve trarre a sé tutti gli eletti al suo calore perché rassomiglia al fuoco che arde e consuma tutta la paglia che trova dentro di noi e  purifica l’oro sempre di più.

8 La legge del Signore è

Immacolata: converte le anime,

la testimonianza del Signore

è fedele: fa sapienti i piccoli.

9 I decreti del Signore sono retti: rallegrano i cuori.

Il precetto del Signore è splendente: illumina gli occhi.

Se l’aspetto del cielo e quello del sole valgono a spingere l’uomo ad ammirare e ad amare il Creatore; quanto più la legge che egli ha voluto  dare agli uomini deve essere ancora più potente per muovere e convertire le anime, attestando loro la sua sapienza e la sua suprema giustizia? Davide chiama la legge con molti nomi diversi. La chiama legge del Signore, il suo testimone, i suoi statuti, i suoi precetti e i suoi giudizi. Essa è chiamata legge, perché prescrive le regole più importanti della nostra condotta; è denominata testimone perché depone contro i peccatori, dice quel che Dio richiede da noi e dichiara quali pene siano dovute alla nostra disobbedienza. È denominata statuti giusti del Signore, perché è piena di giustizia e racchiude i vari mezzi con cui gli uomini diventano giusti. È denominata precetto, perché ci ordina ciò che bisogna fare e ce lo comanda con una assoluta autorità. È alla fine chiamata diritti del Signore, perché ci impone i divini suoi decreti o di misericordia in favore di quelli che li osservano o di rigore contro coloro che li trasgrediscono. Questa legge divina essendo sommamente pura ha la forza di acquistare le anime e, facendosi amare da loro a motivo della sua bellezza, le innalza fino a Dio come autore di una legge così eccellente.  Questa legge divina, essendo dunque sommamente pura, ha la forza di acquistare le anime e, facendosi amare da loro a motivo della sua bellezza, le innalza fino a Dio come all’autore di una legge così eccellente. Questa testimonianza è fedele essendo resa da colui che è la stessa verità e rende saggi i piccoli, cioè, secondo alcuni gli ignoranti o secondo altri quelli che hanno la semplicità del cuore e che non confidando nel proprio ingegno umilmente si sottomettono alla divina volontà che sola è capace di procurare a loro la vera sapienza. Questi statuti del Signore sono retti e chiedono per conseguenza un cuore retto. Perciò essi lo riempiono di gioia, non essendovi gioia pari a quella di una coscienza che si accorda con la legge del Signore e che abbraccia con zelo tutto ciò che essa le impone. Questa testimonianza illumina con la sua luce gli occhi dell’anima nostra poiché quanto più la rende pura con la pratica dei suoi comandamenti, tanto più la rende illuminata secondo la dichiarazione di Gesù Cristo: Beati quelli che hanno il cuore puro, perché vedranno Dio.

10 Il timore del Signore è santo,

permane nei secoli dei secoli.

I giudizi del Signore sono veri: fatti giusti in se stessi,

11 desiderabili più dell’oro

e di molte pietre preziose e più dolci del miele e del favo.

12 Perciò il tuo servo li custodisce,

nel custodirli la ricompensa è grande.

Ci sono due sorti di timore: l’uno servile, che è proprio degli schiavi che temono i castighi; l’altro filiale che è  proprio dei figli ben nati che amano veramente il padre loro e che temono di offendere l’oggetto del loro amore. Di questo timore, che appartiene ai figli, parla qui il profeta e dice che il timore, che hanno gli uomini per il Signore, allorché lo amano sinceramente e temono di offenderlo come loro Padre, è un timore che durerà in eterno perché santo e puro si unisce al suo amore, che non può perire. Un simile timore del tutto puro ci ispira una umile sottomissione a Dio. L’ ignoranza e l’orgoglio della mente umana le toglie il conoscere la verità e la giustizia delle divine prescrizioni, che sono chiamate i diritti del Signore. Esse devono un giorno giudicarci e non hanno bisogno di essere giustificate, essendo giustissime e verissime in se stesse. Quando aggiunge Davide che tali giudizi o tali prescrizioni sono più desiderabili dell’oro e delle gemme egli non rappresenta né l’oro nè le gemme per cose meritevoli di essere da noi desiderate. Egli parla umanamente per farsi intendere dagli uomini, sapendo che amano queste cose e desiderando convincerli  che quello che amano con più ardore non è  niente in confronto con la legge di Dio e con l’abbondante ricompensa che trovano coloro che adempiono i suoi precetti.

13 I delitti chi li comprende?

Da quelli miei nascosti purificami,

14 dagli estranei risparmia il tuo servo!

È come se il profeta dicesse Dio: ho osservato la tua santa legge, per quanto mi è stato possibile, secondo la mia capacità. Ho purtroppo motivo di temere di essere incorso in molti falli per ignoranza. Alla fine chi è che conosca perfettamente tutte le proprie colpe, quando le colpe stesse tolgono agli occhi corporali di vedere quella del sole? Perciò, mio Dio, ti prego di purificarmi dalle colpe che in me sono occulte. E allorché chiede di essere purificato da tali colpe, non desidera soltanto che il Signore lo perdoni, ma ancora più che le mondi da esse, dandogli la grazia di potere per l’avvenire non commetterle mai più. Avendo chiesto a Dio che lo mondasse dalle colpe che egli commetteva senza conoscerle, lo prega di preservarlo da quelle che dovevano essere totalmente lontane da lui e che egli per questa ragione chiama straniere, cioè dai peccati di malizia e di orgoglio. Il demonio cadde fin dal principio del mondo, dice Sant’Agostino, per sua propria colpa e l’uomo cadde per l’opposto per una colpa che era prima rispetto a lui come straniera ma che egli rese propria con l’acconsentirvi.

Se non mi domineranno, allora sarò immacolato

E sarò purificato dal grande peccato

15 e saranno  di compiacimento le parole della mia bocca,

e la meditazione del mio cuore sarà davanti a te sempre,

Signore, mio aiuto e mio redentore.

Se queste colpe sono  occulte e  straniere, non hanno dominio su di me e non regnano in me, potrò dire che sono immacolato e puro da un grave peccato. Sant’Agostino per questo gravissimo peccato intende l’orgoglio, che è la origine e la sorgente di tutti gli altri peccati. Allorché dunque il cuore è mondo dall’orgoglio e veramente umiliato davanti a Dio, tutte le sue preghiere e le sue meditazioni sono pure e gradite ai suoi occhi.

 

Da Agostino

1 per la fine, salmo di Davide

Per la fine, salmo di Davide. È noto questo titolo: non è il Signore Gesù Cristo che dice queste cose, ma è di lui che si dicono.

2 I cieli narrano la gloria di Dio e il firmamento

annuncia le opere delle sue mani.

I cieli narrano la gloria di Dio: gli evangelisti, nei quali Dio abita come nei cieli, raccontano la gloria del Signore nostro Gesù Cristo o la gloria con la quale il Figlio ha glorificato il Padre sulla terra. E il firmamento annuncia le opere delle sue mani. Quanto è stato detto a proposito della gloria di Dio è ripetuto per le opere delle sue mani. Quali sono le opere delle sue mani? Non è come alcuni pensano che Dio abbia fatto tutte le cose con la sua parola e l’uomo, essendo la più insigne di tutte le creature, l’abbia fatto con le sue mani. Non è così che si deve intendere. Infatti, anche se si narrano diverse opere di Dio, tra le quali fece l’uomo a sua immagine, nondimeno tutte furono fatte per mezzo del Verbo  e senza di lui niente è stato fatto. E per quanto concerne le mani di Dio è detto anche a proposito dei cieli: e opere delle tue mani sono i cieli

3 Giorno a giorno trasmette la parola e notte a notte

annuncia la conoscenza.

Il giorno passa la parola al giorno: lo spirito rivela agli uomini spirituali la pienezza del immutabile sapienza di Dio, e cioè che il Verbo era nel principio Dio presso Dio. Il giorno passa la parola al giorno e la notte alla notte annuncia la conoscenza. Che significa? Forse chiare e manifeste sono le parole il giorno passa la parola al giorno: chiare e manifeste come il giorno. Ma la notte che alla notte annuncia la conoscenza è oscuro, come la notte. Il giorno al giorno, cioè i santi ai santi, gli apostoli ai fedeli, Cristo stesso agli apostoli ai quali ha detto: voi siete la luce del mondo. Mi sembra che questo sia chiaro e facile a capirsi. Ma in qual modo la notte alla notte annuncia la conoscenza? Alcuni hanno interpretato con semplicità queste parole e forse con verità. Ritennero che esse significassero che quanto avevano udito gli apostoli al tempo in cui il Signore nostro Gesù Cristo abitava in terra, fosse stato trasmesso ai posteri come da un tempo all’altro: il giorno al giorno, notte alla notte, il giorno precedente al giorno successivo, la notte avanti a quella seguente, perché questa dottrina è annunciata di giorno e di notte.

4 Non sono discorsi né parole di cui

non si odono le loro voci.

Non vi sono parole né discorsi dei quali non si oda la loro voce; per mezzo di tali discorsi si sono senz’altro udite le voci degli Evangelisti, dato che essi hanno annunciato il Vangelo in ogni lingua.

5 Per tutta la terra è uscito il loro suono

e sino ai confini del mondo le loro parole.

In tutta la terra si è diffusa la loro voce e le loro parole sino ai confini della terra.

6 Nel sole ha posto il suo tabernacolo;

ed egli come sposo che esce dal suo talamo,

ha esultato come gigante per correre la sua via.

(6) nel sole ha posto il suo tabernacolo: il Signore, che doveva inviare non la pace ma la spada sulla terra, per combattere contro i regni degli errori temporali, ha posto nel tempo, ovvero nel suo manifestarsi, come una sua tenda militare, cioè il dono della sua incarnazione. Ed egli stesso come sposo che esce dal suo talamo: egli stesso cioè esce dal seno verginale in cui Dio si è unito alla natura umana, come uno sposo alla sposa. È balzato esultante come un gigante per correre nella via. È balzato esultante come il più forte di tutti, che per la sua incomparabile forza vince ogni altro uomo, non per fermarsi lungo la via, ma per correrla. Non si è infatti fermato sulla via dei peccatori. Ed egli stesso è come sposo che esce dal suo talamo. Ha esultato come un gigante nel correre la sua via; egli nel sole ha posto il suo tabernacolo; cioè è nato, è cresciuto, ha insegnato, ha patito, è risuscitato, è asceso al cielo; ha percorso in fretta la via e non vi si è fermato. Quello stesso sposo che ha fatto tutto ciò ha anche posto nel sole, cioè in piena evidenza, la sua tenda, ossia la sua santa Chiesa.

7 Dal più alto del cielo è la

sua uscita e la sua corsa

fino al più alto del cielo.

E non c’è chi si nasconda al suo calore.

Da una estremità del cielo la sua levata: la sua processione dal Padre non nel tempo ma nell’eternità, per la quale è nato dal padre. E la sua corsa fino all’altra estremità del cielo. E ha corso con la pienezza della divinità fino ad essere uguale al Padre. E non c’è chi si nasconda al suo calore. Quando poi il Verbo si è fatto anche carne ed ha abitato in noi, assumendo la nostra mortalità, non ha consentito che alcun mortale si sottraesse all’ombra della morte; infatti anch’essa è stata penetrata dal calore del Verbo. Vuoi sapere quale via ha percorso così rapidamente? Dalla sommità del cielo fu la sua uscita e la sua corsa fino all’altro estremo. Dopo esserne uscito in fretta e ritornato indietro di corsa ha mandato il suo Spirito. Quando esso è disceso hanno visto delle lingue separate come di fuoco. Come fuoco è venuto lo Spirito Santo, per consumare l’erba della carne per crogiolare l’oro e purificarlo; come fuoco è venuto e per questo leggiamo: e non vi è chi si nasconda al suo calore.

8 La legge del Signore è

immacolata converte le anime,

la testimonianza del Signore

è fedele, fa sapienti i piccoli.

Immacolata è la legge del Signore, converte le anime. Egli stesso è la legge del Signore, perché è venuto ad adempiere la legge, non ad abrogarla. Non schiaccia le anime sotto il giogo della servitù, ma le converte in libertà all’imitazione di se stesso. Fedele è la testimonianza del Signore che porge la sapienza ai fanciulli. Fedele è la testimonianza del Signore, perché nessuno ha conosciuto il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio ha evoluto rivelarlo. Queste cose sono nascoste ai sapienti e rivelate ai fanciulli, poiché Dio resiste ai superbi, mentre dona la grazia agli umili.

9 I decreti del Signore sono retti rallegrano i cuori.

Il precetto del Signore è splendente: illumina gli occhi.

Le giustizie del Signore sono rette, allietano il cuore. Tutte le giustizie del Signore sono rette in lui, che non ha insegnato niente che non abbia fatto egli stesso, di modo che quanti lo imiteranno possano gioire nel loro cuore di quelle cose che fanno liberamente per amore e non servilmente per timore. Il comandamento del Signore è nitido, illumina gli occhi: è limpido il comandamento del Signore che senza il velo delle osservanze carnali illumina il volto dell’uomo interiore.

10 Il timore del Signore è santo,

permane nei secoli dei secoli.

I giudizi del Signore sono veri: fatti giusti in se stessi,

Il timore del Signore è puro e rimane eternamente: il timore del Signore non è quello  sotto la legge della pena e che ha terrore che gli siano sottratti i beni temporali, ma quello puro con il quale la Chiesa quanto più ardentemente ama il suo sposo, tanto più diligentemente teme di offenderlo; perciò l’amore perfetto non scaccia via questo timore che invece rimane eternamente.

I giudizi del Signore sono veri: giustificati in se stessi,

11 desiderabili più dell’oro

e di molte pietre preziose e più dolci del miele e del favo.

I giudizi del Signore sono veraci, giusti in se stessi: i giudizi di colui che non giudica nessuno ma ha dato al Figlio ogni potere di giudicare sono senz’altro immutabilmente giusti. Perché nè Dio ha ingannato qualcuno nel minacciare o nel promettere, né alcuno può togliere agli empi il supplizio o ai pii il premio che egli dà. Più desiderabili dell’oro e di molte pietre preziose: sia pur molto lo stesso oro e le pietre e molto preziosi e molto desiderabili, tuttavia i giudizi di Dio sono più desiderabili delle pompe di questo secolo, il cui desiderio fa sì che i giudizi di Dio non siano desiderati, ma temuti o disprezzati o non creduti. E se qualcuno è egli stesso oro o pietra preziosa, tanto da non essere consumato dal fuoco ma da essere assunto nel tesoro di Dio, ebbene costui desidera più di se stesso i giudizi di Dio, la cui volontà antepone alla sua. E dolci più del miele e del favo: e se uno è già miele, in quanto sciolto  dai vincoli di questa vita, attenda il giorno in cui possa giungere al banchetto di Dio; oppure sia ancora favo, cioè avvolto da questa vita come da cera, non mescolato ad essa, ed abbia bisogno di una certa pressione della mano di Dio, che non opprime ma trae fuori, per poter passare purificato dalla vita temporale a quella eterna; ebbene per lui sono più dolci i giudizi di Dio che se stesso.

12 Perciò il tuo servo li custodisce,

nel custodirli la ricompensa è grande.

Perciò il tuo servo li custodisce: perché è amaro il giorno del Signore per chi non li custodisce. Molta la ricompensa nel custodirli: molta la ricompensa, ma non in qualche bene esteriore, bensì proprio nel fatto stesso di custodire i giudizi di Dio, ed è molta poiché si gioisce in essi.

13 I delitti chi li comprende?

Da quelli miei nascosti purificami,

I delitti chi li comprende? Invero chi può comprendere i delitti, i quali chiudono quel medesimo occhio cui è soave la verità. Se si potesse vedere nelle tenebre, sarebbero conosciuti delitti. Quindi allorché noi ci pentiamo del delitto, siamo nella luce. Purificami o Signore, e dagli altrui guarda il tuo servo. I miei delitti, dice, mi contaminano; gli altrui mi affliggono: da questi purificami, da quelli perdonami. Estirpa dal mio cuore ogni cattivo desiderio, allontana da me il malvagio tentatore.

14 dagli estranei risparmia il tuo servo!

Se non mi domineranno, allora sarò immacolato

E sarò purificato dal grande peccato

Dai miei peccati occulti purificami, o Signore! Dalle passioni celate in me purificami, o Signore. E da quelli degli altri guarda il tuo servo: perché io non sia sedotto dagli altri. Non diviene infatti prigioniero degli altrui peccati chi è libero dai suoi. Libera dunque dalle cupidigie altrui non il superbo e chi desidera essere indipendente, ma il tuo servo. Se non mi avranno dominato, allora sarò immacolato: se non mi avranno dominato i miei peccati occulti e quelli altrui, allora sarò senza macchia. Non c’è infatti una terza origine del peccato, oltre quello proprio e occulto, in cui cadde il diavolo e da quello altrui da cui fu sedotto l’uomo tanto che col suo consenso lo fece suo. E sarò purificato dal grande delitto: da quale altro delitto se non da quello della superbia? Non c’è infatti delitto maggiore del disertare da Dio, in cui sta l’inizio della superbia umana. E davvero è senza macchia chi è privo anche di questo peccato; perché esso è l’ultimo a scomparire in coloro che ritornano a Dio, come fu il primo ad apparire in coloro che si allontanarono da lui.

15 e saranno  di compiacimento le parole della mia bocca,

e la meditazione del mio cuore sarà davanti a te sempre,

Signore, mio aiuto e mio redentore.

E incontreranno favore le parole della mia bocca e la meditazione del mio cuore sarà sempre al tuo cospetto. La meditazione del mio cuore non ha per scopo di piacere agli uomini, perché è già annientata la superbia; ma è sempre al tuo cospetto, perché tu scruti la coscienza pura. Signore mio aiuto e mio redentore: signore, tu aiuti me che tendo a te; poiché mi hai redento affinché io tenda a te. Nessuno attribuisca alla sua sapienza il convertirsi a te o alle sue forze il giungere a te, se non vuole essere respinto ancora di più da te, che resisti ai superbi. Costui infatti non si è purificato dal grande peccato né incontra favore innanzi a te, che ci redimi perché ci convertiamo e ci aiuti perché giungiamo a te.

Dai Padri

1 Gregorio di Nissa: Davide ha compreso la musica del cielo e delle stelle; questo inno è scandito dal movimento e dal riposo, ove il riposo risplende nel movimento, ove il movimento incessante brilla nell’immutabile. Questa è la musica vera e primordiale che precede le altre nell’armonia universale. Tutto il mondo è una musica di cui Dio è l’autore e l’esecutore.

Eusebio: la debole natura dell’uomo, il suo pensiero incerto, non basterebbero a lodare Dio. Il cielo che sovrasta tutta la creazione loda Dio con le sue stesse opere.

Cirillo Alessandrino: la bellezza della creature rivela, in qualche misura, la potenza del loro Creatore: i cieli narrano la gloria di Dio. Parimenti, se pensiamo agli attributi dell’Unigenito che è al di sopra di ogni creatura, ci apparirà sempre più glorioso, senza cessare di sfuggire al nostro sguardo.

2 Atanasio: il giorno e la notte, nel loro alternarsi, si trasmettono l’annuncio.

Cirillo di Gerusalemme: il giorno e la notte gridano che non vi è altro Dio.

5 Origene: nostro Signore è il sole di giustizia, nel quale il Padre dimora. Lo sposo è il Cristo.

Eusebio: il sole è considerato come un pedagogo che ci insegna a rendere gloria a Dio, perché lui obbedisce perfettamente alla legge del Signore.

Ruperto: qual è questa camera nuziale donde esce lo sposo, se non il seno della Vergine senza macchia? Dobbiamo sapere che in un solo Cristo, nella sua stessa persona, lo Spirito Santo unisce la natura creata dell’uomo a Dio increato.

6 Girolamo: dal Padre al Padre, la sua corsa si spiega nell’uniformità dell’eternità.

Beda: dal Padre al Padre: e, di là, invia lo Spirito Santo.

Agostino e Girolamo: il calore è il fuoco dello Spirito.

Girolamo: non vi è nessuno che non riceva nulla nella spartizione delle grazie. Baldovino di Ford: il sole di giustizia riscalda i buoni e i cattivi: nessuno può sottrarsi al suo calore: ma per i buoni, esso è simbolo del fuoco dell’amore, anche quando sembra un fuoco di sdegno; per i malvagi è il fuoco della collera e dell’ira.

7 Origene: la legge di Mosè converte dalle cose terrene alle verità spirituali: la legge evangelica converte le genti alla verità; per la sua immensa carità, non disprezza né il padrone né  l’adultera.

Cirillo Alessandrino: la legge del Signore, la legge perfetta, è il Vangelo; la legge di Mosè non ha portato nessuno a perfezione.

7 Origene: La testimonianza del Signore è, forse, il supplizio della croce.

Atanasio: occorre una testimonianza per istruire i semplici e renderli sapienti.

8 Atanasio: giustizia giustificante.

Eusebio: portano un frutto di gioia per coloro che vi aderiscono.

Baldovino di Ford: il salmista parla di giustizie, perché sono così numerose che vi sono delle strade nel Cristo, per andare al Cristo. Tra i giusti, ci sono diversi ordini, diverse espressioni e generi di vita, diversi desideri e tendenze: nella sua bontà, il Cristo si comunica attraverso questa varietà.

9 Origene: il timore casto è eterno e rende eterni quelli che ne sono pieni. Solo il timore del Signore è casto: il timore umano è condannato e si chiama timidezza.

Atanasio oppone il timore derivante dalla legge al timore casto.

9 Origene: sono beatificanti in se stessi. La maggior parte dei padri greci afferma che valgono per se stessi.

11 Gregorio di Nissa: il titolo di servo di Dio è il culmine della perfezione; non vi è nulla al di sopra di questo.

Beda: non voglio affrancarmi da solo, come Adamo.

Origene: custodisce i desideri di Dio: non desidera niente altro.

12 Girolamo: la legge non ha posto fine al peccato. L’uomo può essere liberato e illuminato solo dallo Spirito Santo.

Cirillo Alessandrino: la legge purificava i corpi per mezzo di abluzioni, ma tu purificati interiormente col battesimo.

13 Beda: nel peccato di Adamo ci sono state queste due componenti: peccato del diavolo e peccato dell’uomo.

Eusebio: allora, a questa condizione, la mia preghiera ti piacerà.

Cirillo Alessandrino: il grande peccato è il peccato manifesto, opposto al peccato interiore.

Agostino: il grande peccato è l’apostasia da Dio. È generato dall’orgoglio. Apostasia è ribellione, defezione.

14 Eusebio: ciò che è buono sta davanti allo sguardo di Dio, è da lui approvato e accolto. Perché  il suo gemito sia sempre davanti a Dio, bisogna che il salmista sia puro da ogni colpa.

Girolamo: alla sua presenza, perché Dio si ricorda dei suoi poveri.

Beda: allora le mie parole ti piaceranno perché saranno umili, come pure i miei pensieri.

salmo 19

1 per la fine, salmo di Davide

2 Ti esaudisca il Signore nel giorno della tribolazione,

ti protegga il nome del Dio di Giacobbe.

3 Ti mandi l’aiuto dal santuario e da Sion ti sostenga

4 Si ricordi di ogni tuo sacrificio

e il tuo olocausto sia fatto pingue.    Pausa

5 Ti conceda secondo il tuo cuore e

confermi ogni tuo disegno.

6 Esulteremo nella tua salvezza

e nel nome del nostro Dio saremo fatti grandi.

7 Adempia il Signore tutte le tue richieste.

Ora so che il Signore ha salvato il suo Cristo.

Lo esaudirà dal suo cielo santo

È in opere potenti la salvezza della sua destra.

8 Questi nei carri e quelli nei cavalli.

Ma noi nel nome del Signore

Dio nostro alzeremo suppliche.

9 Essi sono stati legati e sono

caduti, noi invece ci siamo rialzati

e siamo stati rimessi in piedi.

10 Signore, salva il re ed esaudiscici

nel giorno in cui ti invocheremo.

Da Sacy

1 per la fine, salmo di Davide

2 Ti esaudisca il Signore nel giorno della tribolazione,

ti protegga il nome del Dio di Giacobbe.

3 Ti mandi l’aiuto dal santuario e da Sion ti sostenga

4 Si ricordi di ogni tuo sacrificio

e il tuo olocausto sia fatto pingue.    Pausa

È questa una preghiera che fa Israele per l’esito fortunato della guerra a cui Davide si accingeva contro i suoi nemici. Il Signore ti esaudisca, cioè ti salvi nel giorno della tribolazione e del conflitto; poiché in tali occasioni soprattutto si comprende il bisogno che abbiamo di invocarlo. Il nome, cioè la potenza del Dio di Giacobbe, di quel Dio pieno di bontà, che così divinamente protesse Giacobbe, ti protegga contro quelli che ti assalgono. Dal santo luogo e dalla montagna di Sion donde egli suole manifestare la sua onnipotenza in favore del suo popolo egli ti mandi il soccorso che ti sarà necessario per vincere i tuoi nemici. I sacrifici che ora tu gli offri per rendertelo propizio siano bene accolti da lui; e il tuo olocausto, cioè il sacrificio, in cui la vittima era totalmente consumata, sia accetta ai suoi occhi, come quello di una vittima grassa e degna di essere ripresentata. Egli ti accordi tutto ciò che desideri e benedica tutti i tuoi disegni. Ecco il voto che Davide stesso pone sulle labbra a tutto il suo popolo, non affidandosi né alla sua forza, né al suo ingegno, né alla sua prudenza

5 Ti conceda secondo il tuo cuore e

confermi ogni tuo disegno.

6 Esulteremo nella tua salvezza

e nel nome del nostro Dio saremo fatti grandi.

7 Adempia il Signore tutte le tue richieste.

Ora so che il Signore ha salvato il suo Cristo.

Lo esaudirà dal suo cielo santo

È in opere potenti la salvezza della sua destra.

È degno di osservazione che nel tempo stesso che Davide fa dire al suo popolo che si rallegreranno dell’esito fortunato delle sue armi e si glorieranno non già in se stessi, ma nella onnipotente virtù del nome del loro Dio, suggerisce loro di nuovo che preghino affinché siano accolte le sue domande, come per mostrare loro che quantunque nutrisse in cuore una ferma speranza nel divino soccorso, nondimeno egli fondava principalmente una tale speranza sulla preghiera. Appoggiandosi dunque all’umile preghiera di tutto un popolo prostrato alla presenza di Dio gli faceva dire subito dopo o, secondo altri, diceva egli stesso: Ora ho conosciuto che il Signore ha salvato il suo Cristo, cioè colui che egli ha fatto consacrare re di Israele. Se dopo aver dichiarato che Dio l’ha salvato, egli aggiunge al tempo futuro che lo esaudirà vuol dire che non vedeva la salvezza se non come un effetto della sua preghiera, che doveva essere esaudita e della onnipotenza della destra del Signore che unica può procurare la vera salvezza e ai popoli e ai principi, la cui potenza si trova debole per salvarli, qualora non venga sostenuta dalla destra dell’Altissimo

8 Questi nei carri e quelli nei cavalli.

Ma noi nel nome del Signore

Dio nostro alzeremo suppliche.

9 Essi sono stati legati e sono

caduti, noi invece ci siamo rialzati

e siamo stati rimessi in piedi.

Queste parole convengono alla guerra degli ammoniti, poiché la Scrittura indica altrove che quei popoli indussero i Siri a congiungersi a loro per combattere contro Israele e che nell’esercito dei nemici di Davide si contavano fino trentaduemila carri e quarantamila cavalli. Essi confidavano dunque nella moltitudine dei loro cavalli e dei loro cocchi, ma vana fu la loro fiducia, permettendo Dio che la stessa forza dei superbi che insorgono contro lui e contro il suo popolo diventi per loro un laccio e che siano costoro come avvolti nei propri legami che li fanno cadere. A che cosa servì quel numero così prodigioso di cavalli di cocchi agli ammoniti e a tutti i loro alleati se non ad impedire se stessi e a procacciare loro la sconfitta? Ammirabile è il modo con cui Davide si esprime al riguardo. Nel tempo stesso che egli ha affermato che i suoi nemici confidavano nei loro cavalli e nei loro cocchi, dichiara che si sono trovati come legati e che sono caduti. Egli considera la loro caduta come inevitabile fin dal momento in cui li vede riporre la loro fiducia nel numero dei loro armati. I nemici del popolo di Dio temano dunque di appoggiarsi alle loro forze, poiché  non può che trascinarli al precipizio una fiducia così orgogliosa, ma nulla temano gli imitatori dell’umile fede di Davide. Finché si appoggeranno sulla invocazione del terribile nome del Signore loro Dio Egli saprà bene rialzarli e renderli superiori a quelli che disprezzano la loro debolezza

10 Signore, salva il re ed esaudiscici

nel giorno in cui ti invocheremo.

La Chiesa pone oggi sulle labbra dei fedeli a beneficio dei principi cristiani, allorché li vede esposti a qualche pericolo, questa preghiera  che il re Davide compose e fece cantare al suo popolo, quando era in procinto di andare a combattere contro i nemici di Israele. Ma la preghiera vuole principalmente ottenere per loro la grazia di renderli imitatori dei santi re, quale era Davide, che in tutto il corso della sua vita aveva scolpiti nel cuore gli anni eterni.

Da Agostino

1 per la fine, salmo di Davide .

Il titolo è conosciuto. Non è Cristo che parla, ma di Cristo parla il profeta e canta avvenimenti futuri esprimendoli in forma augurale.

2 Ti esaudisca il Signore nel giorno della tribolazione,

ti protegga il nome del Dio di Giacobbe.

Ti esaudisca il Signore nel giorno della tribolazione. Ti esaudisca il Signore nel giorno in cui hai detto: Padre glorifica il Figlio tuo. Ti protegga il nome del Dio di Giacobbe. A te infatti appartiene il popolo nato dopo, poiché il maggiore servirà al minore.

3 Ti mandi l’aiuto dal santuario e da Sion ti sostenga

Ti mandi l’aiuto dal luogo santo e dal Signore tu sii difeso, rendendo santo il tuo corpo, cioè la Chiesa, protetta dalla torre di guardia, la quale veglia nell’attesa che tu venga per le nozze.

4 Si ricordi di ogni tuo sacrificio

e il tuo olocausto sia fatto pingue.    Pausa

Si ricordi di tutti i tuoi sacrifici: tutte le ingiurie e tutte le offese che per noi hai sopportato. E gli sia gradito il tuo olocausto. E la croce, sulla quale ti sei interamente offerto a Dio, converti nella gioia della risurrezione.

5 Ti conceda secondo il tuo cuore e

confermi ogni tuo disegno.

Ti conceda il Signore quello che brama il tuo cuore. Ti conceda il Signore non quello che hanno in cuore coloro che hanno creduto di poterti annientare perseguitandoti; ma quello che desidera il tuo cuore, nel quale hai conosciuto il bene che avrebbe recato la tua passione. E adempia ogni  tuo disegno. E adempia ogni tuo proposito, non soltanto quello per il quale hai dato la tua vita per i tuoi amici, così che il grano seminato e morto rinascesse più rigoglioso, ma anche quello per cui si è compiuto l’accecamento di una parte di Israele, affinché entrasse la totalità delle genti e fosse così salvo tutto Israele.

6 Esulteremo nella tua salvezza

e nel nome del nostro Dio saremo fatti grandi.

Esulteremo nella tua salvezza. Esulteremo perché la morte non ti recherà danno; e così mostrerai che neppure a noi essa potrà far male. E nel nome del Signore Dio nostro saremo esaltati. E la confessione del tuo nome non solo non ci perderà, ma anzi ci esalterà.

7 Adempia il Signore tutte le tue richieste.

Ora so che il Signore ha salvato il suo Cristo.

Lo esaudirà dal suo cielo santo

È in opere potenti la salvezza della sua destra.

Adempia il Signore tutte le tue preghiere. Adempia il Signore non soltanto le preghiere che hai innalzato sulla terra, ma anche quelle con cui in cielo intercede per noi. Ora ho conosciuto che il Signore ha salvato il suo Cristo. Ora, grazie alla profezia, mi è chiaro che il Signore risusciterà il suo Cristo. Lo esaudirà dal suo santo cielo. Lo esaudirà, non soltanto dalla terra, ove ha chiesto di essere glorificato, ma anche dal cielo, di dove già, intercedendo per noi alla destra del Padre, ha inviato lo Spirito Santo su coloro che credono in lui. Potente è la salvezza della sua destra. Nostra potenza è la salvezza della sua protezione, che ci soccorre anche nella tribolazione; in modo che quando siamo deboli, allora siamo potenti. Vana è infatti la salvezza che viene dagli uomini, poiché per essa salgono in gran superbia tutti coloro che, pur peccando, godono della salvezza temporale.

8 Questi nei carri e quelli nei cavalli.

Ma noi nel nome del Signore

Dio nostro alzeremo suppliche.

Questi confidano nei carri, quelli nei cavalli. Alcuni sono trascinati dalla mutevole vicissitudine dei beni temporali, mentre altri si vantano di appariscenti onori e ne esultano. Noi invece esulteremo nel nome del Signore Dio nostro. Ma noi, riponendo la speranza nelle realtà eterne e non ricercando la nostra gloria esulteremo nel nome del Signore Dio nostro.

9 Essi sono stati legati e sono

caduti, noi invece ci siamo rialzati

e siamo stati rimessi in piedi.

Essi hanno incespicato e sono caduti. Si sono impigliati nella cupidigia dei beni temporali temendo di lasciare in vita il Signore, per non perdere la città per mano dei Romani; e, urtando così nella pietra di inciampo e nella pietra dello scandalo, sono precipitati dalla speranza del cielo. Per essi si è compiuto l’accecamento di una parte di Israele, non riconoscendo la giustizia di Dio e volendo stabilire la propria. Noi invece siamo risorti, stiamo in piedi; noi che non ricercavamo la giustizia, l’abbiamo ottenuta e siamo risorti, giustificati per la fede.

10 Signore, salva il re ed esaudiscici

nel giorno in cui ti invocheremo.

O Signore, salva il re; affinché egli, che con la passione ci ha dato l’esempio nel combattere, come sacerdote risuscitato dai morti e collocato in cielo, offra anche i nostri sacrifici. Ed esaudiscici nel giorno in cui ti invocheremo. E poiché egli già per noi offre, esaudiscici nel giorno in cui ti invocheremo.

Dai Padri

Origene: chi cammina per la via stretta del Vangelo deve soffrire molto: è nel giorno della tribolazione e per questo è esaudito. Auguriamoci di essere in questo giorno della tribolazione.

Eusebio: il coro degli angeli e dei santi fa questa preghiera.

Cirillo Alessandrino: lo sguardo dei santi è sempre rivolto verso Dio; non guardando che lui, è lui che invocano al primo turbamento. È per questo che i santi considerano infelice, se non maledetto, chi pone la sua speranza nell’uomo.

Girolamo: il profeta, a nome della Chiesa, canta il Cristo. Ti esaudisca si riferisce al Cristo, re e sacerdote.

3 Girolamo: il Cristo è re e sacerdote, ma anche vittima.

Beda: il sacrificio della croce.

Ruperto: ogni sofferenza del Cristo fu un sacrificio e l’olocausto fu la sua morte.

Girolamo tutte le preghiere e i sacrifici degli uomini entrino nella tua preghiera e nel tuo sacrificio.

4 Eusebio: da questo momento, tutto quello che segue è profetico. Dio ti darà tutto quello che hai domandato, porterà a compimento il tuo disegno: sappiamo che questo disegno è la salvezza del mondo.

Atanasio: questo disegno è tutta l’economia della salvezza.

Girolamo: Dio ti concederà secondo il tuo cuore: non accettare, Signore, che anche uno solo dei tuoi perisca!

5 Eusebio: esulteremo nella tua salvezza: ne gioiremo con te. Sappiamo che il figlio di Davide sarà la salvezza del genere umano: ce lo ha rivelato lo Spirito Santo.

Origene: è il sacrificio spirituale, che consiste nel confessare il nome di Dio.

Girolamo: è nel tuo nome che la Chiesa si riunisce.

Girolamo: il Cristo ha chiesto: glorificami con la gloria che avevo presso di te. Salva quelli che mi hai dato.

6 Girolamo: ora, cioè dopo aver ricevuto lo Spirito Santo, io so.

7 Eusebio i nemici saranno annientati, come faraone nel Mare Rosso, mentre noi saremo protetti e istruiti dal nome del nostro Dio. E’ questo nome che è la nostra anima e il nostro pedagogo.

Girolamo: la Sacra Scrittura rimprovera sempre agli egiziani la fiducia nei loro carri e cavalli. Quanti altri credono alla loro forza e agli idoli! La nostra fede è nel Cristo.

8 Origene: le potenze nemiche cadranno quando sarà venuta la salvezza di Cristo.

Eusebio: il Cristo, che è la salvezza di Dio, farà fuggire le potenze avverse, mentre quanti riceveranno questa salvezza, saranno rialzati dall’antica rovina.

Salmo 20

1 per la fine, salmo di Davide

2 Signore, nella tua potenza gioirà il re

e per la tua salvezza esulterà grandemente.

3 Il desiderio della sua anima

gli hai concesso e il volere delle sue labbra

non gli hai negato                    pausa

4 poiché lo hai prevenuto con benedizioni di dolcezza.

Hai posto sul suo capo una corona di pietra preziosa,

5 vita ti ha chiesto e tu gli hai dato lunghezza

di giorni nel secolo e nel secolo del  secolo.

6 Grande è la sua gloria nella tua salvezza,

gloria e magnificenza porrai  su di lui,

7 poiché lo darai come benedizione nel secolo

del secolo, lo  allieterai di gioia con il tuo volto.

8 Poiché il re spera nel Signore e nella misericordia

dell’Altissimo non sarà smosso.

9 Sia trovata la tua mano da tutti i tuoi nemici,

la tua destra trovi tutti i tuoi  odiatori.

10 Li renderai come fornace

di fuoco nel tempo del tuo volto.

Il Signore nella sua ira li sconvolgerà e li divorerà il fuoco.

11 Farai sparire il loro frutto

dalla terra e la loro discendenza dai figli degli uomini,

12 perché  hanno riversato su di te il male,

hanno tramato disegni che

non hanno potuto attuare.

13 Poiché li porrai di spalle;

nel tuo resto preparerai il loro volto.

14 Innalzati, Signore, nella tua potenza.

Canteremo e salmeggeremo le tue opere potenti.

 

 

Da Sacy

1 per la fine, salmo di Davide

2 Signore, nella tua potenza gioirà il re

e per la tua salvezza esulterà grandemente.

3 Il desiderio della sua anima

gli hai concesso e il volere delle sue labbra

non gli hai negato                    pausa

4 poiché lo hai prevenuto con benedizioni di dolcezza.

Hai posto sul suo capo una corona di pietra preziosa,

Poiché Davide ha vinto i suoi nemici egli manifesta a Dio di essere trasportato dalla gioia e che il motivo della sua gioia è un umile riconoscenza per aver provato gli effetti del suo onnipotente aiuto, essendo stato salvato da lui solo. Tu, Signore, gli dice, hai esaudito innanzitutto il desiderio del mio cuore, poiché per prima cosa guardi il cuore. E tu hai poi ascoltato lo stesso desiderio quando io te l’ho espresso con la preghiera delle mie labbra. Tu mi hai prevenuto colmandomi di ogni sorta di benedizioni e di favori quando io meno me l’aspettavo. Mentre io era occupato a pascolare le greggi del padre mio, tu mi hai scelto quantunque io fossi l’ultimo di tutti, per mettermi sul capo la corona. Può darsi che Davide alluda a ciò che gli accadde dopo la vittoria riportata sopra gli Ammoniti e la presa di Rabbat, che era la città del loro re. Si legge nella storia santa che egli prese la corona del re di quei popoli, la quale pesava un talento d’oro e che era arricchita di pietre preziose e se la pose sul capo. Egli considerò dunque la corona tolta al suo nemico come un dono che gli faceva Dio stesso e un diadema cinto sulla sua fronte dalla sua mano.

5 vita ti ha chiesto e tu gli hai dato lunghezza

di giorni nel secolo e nel secolo del secolo.

6 Grande è la sua gloria nella tua salvezza,

gloria e magnificenza porrai  su di lui,

7 poiché lo darai come benedizione nei secoli

dei secoli, lo  allieterai di gioia con il tuo volto.

Se vogliamo prendere le parole alla lettera, si può dire che Davide recandosi ad espugnare la città regale degli ammoniti, cosa che non accadde se non dopo l’omicidio di Uria, temette che per aver fatto ammazzare questo ufficiale nell’assedio della stessa città, egli pure fosse colà ucciso. Perciò avendo chiesto a Dio di non morire in tale incontro, il Signore gli accordò assai più di quanto domandava e gli prolungò la vita fino a una lunga vecchiaia, ovvero piuttosto gli concesse quello che principalmente chiedeva, cioè una vita di grazia e di riconciliazione con il suo Dio, la quale non doveva essere ristretta nei giorni così brevi del presente secolo, ma  doveva durare in tutti i secoli dei secoli. Ma egli aveva inoltre ragione di gloriarsi e di esultare, considerando la infinita misericordia, con cui Dio doveva trarre dal suo stesso delitto il principio della salvezza dell’universo e una sorgente di benedizione, non solo per lui stesso in tutta la sua posterità, ma ancor più per tutti gli uomini, poiché in quel tempo gli fece nascere da Betsabea vedova di Uria, Salomone, da cui doveva discendere il salvatore del mondo. Molti interpreti asseriscono che queste parole convengono a Gesù Cristo in una maniera assai più nobile e più giusta che non a Davide, il quale non fu che la sua figura. Colui che fu considerato come maledetto, essendo stato crocifisso sul legno, è divenuto in tutti i secoli un oggetto e una sorgente di benedizione per la salvezza recata al mondo con la sua morte. Egli è stato tutto pieno di letizia nella sua santa umanità e in tutte le sue membra quando è entrato con i suoi santi nel Cielo e ha loro meritato di godere la visione beatifica del volto del Padre suo.

8 Poiché il re spera nel Signore e nella misericordia

dell’Altissimo non sarà smosso.

9 Sia trovata la tua mano da tutti i tuoi nemici,

la tua destra trovi tutti i tuoi  odiatori.

10 Li renderai come fornace

di fuoco nel tempo del tuo volto.

Il Signore nella sua ira li sconvolgerà e li divorerà il fuoco.

Questa piuttosto che una maledizione è una profezia con cui Davide dichiara che Dio tratterà tutti i suoi nemici come quelli che già aveva posto sotto i suoi piedi. Dopo la sconfitta degli Ammoniti, rimanendo tuttavia a Davide molti nemici che erano i Filistei, Dio fece loro provare gli effetti tremendi della sua collera che è qui paragonata a una fornace ardente che brucia e consuma ogni cosa. Bisogna nondimeno dire che riferendo queste parole a Gesù Cristo, si trova in esse un senso più giusto e più naturale che ci fa concepire un’idea più viva della infinita grandezza di Dio. Antivedendo il profeta la moltitudine dei nemici che in tutti i secoli si sarebbero opposti al regno di Gesù Cristo, scorgeva al tempo stesso quanto una tale opposizione sarebbe stata vana e perniciosa a coloro che ostinati fossero rimasti nell’odio che a lui portavano. Il reale salmista non poteva esprimere in maniera sensibile quale doveva essere l’eccesso dell’ira di Dio contro di loro se non paragonando l’effetto del suo sdegno a un fuoco pronto a bruciarli come in una fornace ardente. Per il fuoco che doveva divorare i suoi nemici egli può intendere anche quello dell’inferno che divorandoli eternamente non li consumerà mai.

11 Farai sparire il loro frutto

dalla terra e la loro discendenza dai figli degli uomini,

12 perché  hanno riversato su di te il male,

hanno tramato disegni che

non hanno potuto attuare.

13 Poiché li porrai di spalle;

nel tuo resto preparerai il loro volto.

Il senso più naturale di questo versetto, che sembra difficilissimo da spiegarsi è il seguente. Davide parla dei suoi nemici come di quelli dello stesso Dio e  dice: che costoro l’hanno afflitto indirettamente, assalendo il suo servo, che hanno concepito disegni crudeli e violenti, ma che non hanno potuto eseguirli, perché egli li ha volti in fuga e non solo li ha battuti dietro le spalle, ma anche davanti; cioè non hanno potuto essi scampare con la fuga ma si sono trovati ritirandosi davanti al nemico per ogni dove e perciò sia essi che la loro stirpe sono stati sterminati in mezzo agli uomini. In questa maniera trattò Dio i nemici di Davide, avendogli fatto ottenere sopra tutti loro una clamorosa vittoria. Lo stesso farà egli in un modo molto più sensibile in favore di Gesù Cristo, figlio di Davide, poiché tutti quelli che saranno insorti contro di lui non potranno salvarsi con la fuga e pensando di poter fuggire un Dio irritato se lo troveranno sempre davanti e saranno trafitti eternamente dai dardi del suo furore.

14 Innalzati, Signore, nella tua potenza.

Canteremo e salmeggeremo le tue opere potenti.

Una così umile disposizione di un grande re in mezzo alle sue conquiste è forse uno degli effetti più meravigliosi nella potenza di Dio e una delle più splendide prove della sua infinita altezza sopra tutti i principi della terra, poiché essendo scossi all’idea di quella eccelsa maestà nell’atto che sono essi stessi per così dire adorati dai loro popoli, dimenticano in certo modo se stessi e non pensano che alla sua gloria, come faceva Davide, per cantare e per annunciare dovunque le sue lodi. Ma possiamo dire che Davide aveva l’animo rivolto  a Gesù Cristo nelle sue umiliazioni; cosa che si vedrà più particolarmente nel salmo che segue. Egli vaticinava quella suprema elevazione che il Salvatore doveva procurarsi sopra tutti i suoi nemici risuscitando in virtù del suo sommo potere.

 

Da Agostino

1 per la fine, salmo di Davide

Per la fine, salmo di Davide. Il titolo è noto: si canta del Cristo.

2 Signore, nella tua potenza gioirà il re

e per la tua salvezza esulterà grandemente.

O Signore, nella tua potenza si allieterà il re. Signore, nella tua potenza, per la quale il Verbo si è fatto carne, si allieterà l’uomo Cristo Gesù. E per la tua salvezza esulterà vivamente. E per questo, per cui tutto vivifichi, esulterà grandemente.

3 Il desiderio della sua anima

gli hai concesso e il volere delle sue labbra

non gli hai negato                    pausa

Gli hai concesso il desiderio della sua anima. Ha desiderato mangiare la Pasqua, dare spontaneamente la vita e di nuovo per propria volontà riprenderla; e tu glielo hai concesso. E non gli hai negato il voto espresso dalle sue labbra. Ha detto: vi lascio la mia pace; e così è accaduto.

4 poiché lo hai prevenuto con benedizioni di dolcezza.

Hai posto sul suo capo una corona di pietra preziosa,

Giacché lo hai prevenuto con benedizioni di dolcezza. Poiché prima aveva bevuto la benedizione della tua dolcezza, il fiele dei nostri peccati non gli ha arrecato danno. Hai posto sul suo capo una corona di pietre preziose. All’inizio della sua predicazione gli si sono avvicinati i suoi discepoli e lo hanno circondato come pietre preziose e cominciando da questi si è avuto l’inizio della sua predicazione.

5 vita ti ha chiesto e tu gli hai dato lunghezza

di giorni nel secolo del secolo dei secoli.

Ha chiesto la vita e gliel’ hai accordata. Ha chiesto la risurrezione, dicendo: Padre, glorifica il Figlio tuo; e tu gliel’ hai accordata. Lunghezza dei giorni in eterno: che la Chiesa vivesse lungamente in questo mondo e poi per l’eternità nei secoli dei secoli.

6 Grande è la sua gloria nella tua salvezza,

gloria e magnificenza porrai  su di lui,

Grande è la sua gloria nella tua salvezza. Grande è certamente la sua gloria nella salvezza per la quale tu lo hai risuscitato.  Ma gli accrescerai inoltre gloria e splendore quando in cielo lo farai sedere alla tua destra.

7 poiché lo darai come benedizione nei secoli

dei secoli, lo  allieterai di gioia con il tuo volto.

Perché egli darai benedizione eternamente. Ecco la benedizione che gli darai in eterno. Lo inebrierai di gaudio con il tuo volto. Con il tuo volto lo allieterai nella sua umanità, che egli ha innalzato a te.

8 Poiché il re spera nel Signore e nella misericordia

dell’Altissimo non sarà smosso.

Poiché il re confida nel Signore. Poiché il re non insuperbisce, ma, con umile cuore, confida nel Signore. E nella misericordia dell’Altissimo non vacillerà. E nella misericordia dell’Altissimo, non si turberà l’umiltà di lui per l’obbedienza fino alla morte di croce.

9 Sia trovata la tua mano da tutti i tuoi nemici,

la tua destra trovi tutti i tuoi  odiatori.

Raggiunga la tua mano tutti i tuoi nemici. La tua potestà, o re, raggiunga, quando verrai per giudicare, tutti i tuoi nemici, i quali non l’hanno riconosciuta nella tua umiltà. La tua destra colga tutti coloro che ti hanno odiato. La gloria nella quale resti alla destra del Padre raggiunga, nel giorno del giudizio, per punirli, tutti coloro che ti hanno odiato.

10 Li renderai come fornace

di fuoco nel tempo del tuo volto.

Il Signore nella sua ira li sconvolgerà e li divorerà il fuoco.

Li ridurrai come fornace di fuoco. Farai sì che interiormente brucino per la coscienza della loro empietà, nel tempo in cui apparirà il tuo volto, quando ti manifesterai. Nella sua ira, il Signore li sconvolgerà ed il fuoco li divorerà. Sconvolti per la punizione del Signore, dopo che la loro coscienza li ha accusati, saranno gettati nel fuoco eterno per essere divorati.

11 Farai sparire il loro frutto

dalla terra e la loro discendenza dai figli degli uomini,

Disperderai dalla terra il loro frutto. Disperderai il loro frutto dalla terra, perché esso è terreno. E la loro discendenza tra i figli degli uomini: ovvero tutti quelli che hanno ingannato, non li annovererai tra i figli degli uomini che hai chiamato all’eredità eterna.

12 perché  hanno riversato su di te il male,

hanno tramato disegni che

non hanno potuto attuare.

Perché hanno rivolto il male contro di te. Ma questa pena sarà loro restituita, perché hanno rivolto contro di te, uccidendoti, quel male che essi ritenevano sarebbe loro sopravvenuto se tu avessi regnato. Hanno ordito trame che non hanno potuto consolidare. Hanno ordito trame, dicendo: è opportuno che uno muoia per tutti; ma non hanno potuto consolidarle perché non sapevano quello che dicevano.

13 Poiché li porrai di spalle;

nel tuo resto preparerai il loro volto.

Ma tu farai loro volgere le spalle. Perché tu li metterai tra coloro dai quali ti allontanerai, dopo averli trascurati e disprezzati. Nelle tue reliquie preparerai la loro faccia.

14 Innalzati, Signore, nella tua potenza.

Canteremo e salmeggeremo le tue opere potenti.

Innalzati, Signore, nella tua potenza.  Canteremo e celebreremo i tuoi trionfi. Con il cuore e con le opere celebreremo e faremo conoscere le tue meraviglie.

 

Dai Padri

1 Origene: il Cristo è potenza di Dio: in lui abbiamo la felicità.

Eusebio: il profeta Davide annuncia la vittoria completa di questo re che sarà suo discendente.

Girolamo: il Cristo, re dei re e Signore dei signori.

Eusebio: la più grande gioia sarà nella contemplazione di Dio faccia a faccia. Nei versetti 2 – 6 il salmista enumera tutte le promesse fatte a Davide.

Girolamo: il desiderio di Cristo è che, come il Padre e lui sono uno, così anche noi siamo uno.

Beda: il desiderio del Cristo: voglio che, dove sono io, siano anche essi con me.

3 Girolamo: da quando Melchisedek benedisse Abramo, tutte le volte che i patriarchi venivano benedetti, era il Cristo benedetto in loro.

Beda: non è stato preceduto, come noi, dal fiele amaro del peccato di Adamo.

Origene: Dio è la corona del Cristo e il Cristo è la corona della creatura razionale.

Atanasio: questa corona è la gloria dell’incarnazione; non è soltanto salvezza ma vita, gloria, gioia, speranza e misericordia che non viene mai meno.

Girolamo: questa corona è la Chiesa, raccolta da tutti i popoli.

4 Origene: il Cristo è la vita. E quando il re Ezechia, chiedeva che gli fosse prolungata la vita, desiderava simbolicamente il Cristo.

Beda: la vita non solo per sé ma per tutti i suoi.

5 Origene: la risurrezione aggiunge al Cristo una nuova gloria. Il Cristo, come Dio, possedeva gloria e onore; quando si è incarnato, Dio lo ha sopra esaltato.

Girolamo cita: Padre glorificami con la gloria che avevo presso di te, prima che il mondo fosse (Giovanni 17,5).

6 Origene: il sigillo del re che egli manda in anticipo a quanti lo attendono, come pegno della gioia futura.

Simmaco: il volto del Padre è il Figlio: chi vede me, vede il Padre (Giovanni 14,9).

Atanasio: mette la sua speranza in te solo.

Eusebio: la speranza del re è il suo diritto alle benedizioni di Dio.

Atanasio: come la mano di un cacciatore.

Eusebio: tu permetti ai nemici di perseguitare i tuoi, per allenare i tuoi atleti; ma il loro orgoglio non durerà a lungo. Ben presto la tua mano li afferrerà, la tua destra raggiungerà quelli che stavano fuggendo.

Cirillo Alessandrino: Dio si lascia trovare come giudice dal peccatore e come Salvatore da chi confessa il proprio peccato.

Girolamo: per farli volgere di nuovo al bene, la bontà infinita di Dio vuole far volgere a lui, (il Cristo), i suoi nemici.

9 Eusebio: il tuo volto risplenderà nel giorno in cui manifesterai il tuo regno, cioè nel giorno del giudizio. Saranno fornace a se stessi.

Girolamo: il fuoco brucerà i loro peccati: sono venuto a portare il fuoco sulla terra

11 Beda: non c’è sapienza o prudenza che possa resistere al Signore.

Atanasio: li porrai di spalle, cioè vedranno Dio di spalle, affinché ritornino a lui, seguendolo con le loro opere. Quanti non hanno il cuore puro non possono vedere il suo volto: mostra loro le opere che fanno parte del suo seguito affinché, aderendo a lui per mezzo del creato, giungano a vedere il suo volto.

Origene: giungano alla contemplazione del tuo volto.

Cirillo Alessandrino: Gesù si allontana dai giudei che lo hanno perseguitato.

13 Atanasio: questo innalzati vuol dire: venga il tuo regno, nella tua seconda venuta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

salmo 21

1 per la fine, per il soccorso

del mattino, salmo di Davide

2 O Dio, Dio mio, volgiti a me,

perché mi hai abbandonato?

Lontano dalla mia salvezza le parole dei miei delitti.

3 Dio mio, griderò di giorno e non esaudirai,

e di notte e non è stoltezza per me.

4 Ma tu abiti nel santuario, tu lode di Israele.

5 In te hanno sperato i nostri padri,

hanno sperato e li hai liberati,

6 a te hanno gridato e sono stati salvati.

In te hanno sperato e non sono stati confusi.

7 Ma io sono verme e non uomo, obbrobrio degli

uomini e disprezzo del popolo.

8 Tutti quelli che mi vedevano mi hanno deriso,

hanno bisbigliato con le labbra, hanno scosso la testa;

9 Ha sperato nel Signore, lo liberi lo salvi, perché

gli vuole bene.

10 Perché sei tu che mi hai tratto dal ventre,

la mia speranza fin dalle

mammelle di mia madre.

11 In di te sono stato gettato fin

dall’utero, dal ventre di mia madre sei tu il mio Dio.

12 Non allontanarti da me

perché la tribolazione è vicina,

perché non c’è chi aiuti.

13 Mi hanno circondato molti vitelli, pingui tori mi hanno assediato.

14 Hanno aperto su di me la loro

bocca come leone che sbrana e ruggisce.

15 Come acqua sono stato effuso,

e sono state disgiunte tutte le mie ossa. È divenuto

il mio cuore come cera che fonde

in mezzo al mio ventre.

16 Si è inaridita come coccio

la mia forza e la mia lingua

si è attaccata  al mio palato,

e nel fango della morte mi hai fatto scendere,

17 perché mi hanno accerchiato molti cani.

Il raduno dei malvagi mi ha assediato; hanno perforato

le mie mani e i mei piedi,

18 hanno contato tutte le mie ossa.

Essi invero mi hanno osservato ed esaminato.

19 Si sono divisi le mie vesti e sulla mia tunica

hanno gettato la sorte.

20 Ma tu, Signore, non terrai lontano il tuo aiuto.

Volgiti in mia difesa!

21 Libera dalla spada la mia anima

e dalla mano del cane la mia unica.

22 Salvami dalla bocca del leone

e dalle corna degli unicorni la mia debolezza.

23 Annuncerò il tuo nome

ai  miei fratelli; in mezzo all’assemblea ti loderò.

24 Voi che temete il Signore,

lodatelo, tutta la discendenza di Giacobbe, glorificatelo.

25 Lo tema tutta la discendenza di

Israele, perché non ha disprezzato

né ha detestato la supplica del povero e non ha distolto

da me il suo volto e quando gridavo a lui mi ha esaudito.

26 A te la mia lode nella grande assemblea.

Adempirò i miei voti davanti a quelli che lo temono

27 Mangeranno i poveri e saranno

saziati e loderanno il Signore quelli

che lo cercano. Vivranno i loro cuori nel secolo del secolo.

28 Si ricorderanno e ritorneranno

al Signore tutti i confini della

terra e si prostreranno davanti

a lui tutte le famiglie delle genti;

29 perché di Dio è il regno

ed egli dominerà sulle genti.

30 Hanno mangiato e hanno

adorato tutti i ricchi della terra.

Davanti a lui si prostreranno tutti

quelli che discendono nella terra.

31 E l’anima mia vivrà per lui

e la mia discendenza lo servirà.

32 Sarà annunciata al Signore la generazione ventura e

annunceranno la sua giustizia al

popolo che nascerà, che il Signore ha fatto.

 

Da Sacy

1 per la fine, per il soccorso

del mattino, salmo di Davide

2 O Dio, Dio mio, volgiti a me,

perché mi hai abbandonato?

Lontano dalla mia salvezza le parole dei miei delitti.

3 Dio mio, griderò di giorno e non esaudirai,

e di notte e non è stoltezza per me.

“Gesù Cristo essendo sulla croce pronunciò le stesse parole, che significavano lo stato spaventevole a cui l’avevano ridotto la malizia degli uomini e la carità di un uomo Dio che moriva per loro. Egli parlava pure in questo modo per la consolazione dei deboli, che trasformava in se stesso e che, trovandosi in una afflizione estrema, umilmente si rivolgevano a Dio per chiedergli la sua assistenza. Ma diciamo anche che il Figlio di Dio, pregando Dio suo Padre di volgergli lo sguardo e domandandogli perché l’avesse così abbandonato alla crudeltà dei Giudei, con queste parole innanzi a lui prostrandosi fino a terra, gli faceva presente che lo stato a cui lo aveva ridotto gli doveva ricordare il motivo per cui l’aveva in questo modo trattato e muovere finalmente la sua misericordia in favore di quelli per i quali moriva. Rimira dunque egli diceva il Figlio tuo e non dimenticare la ragione che ti ha indotto ad abbandonarlo fra le mani dei tuoi nemici. Ma piuttosto sappiano tutti gli uomini della terra perché tu mi hai trattato in questo modo. Sapendolo, siano mossi vivamente dalla ragione che è bastata a ridurre in tale stato un uomo Dio. I peccati da loro commessi e di cui mi sono caricato mi allontanano infinitamente dalla liberazione che potrei sperare, cioè non permettono che io abbia la minima speranza di esentarmi dal bere un calice così amaro come quello della mia passione. Tutte le grida che alzerò verso di te o di giorno, essendo sulla croce, o di notte nell’orto degli Ulivi, non saranno esaudite, perché devo morire. Davide dice che quantunque esclamasse non doveva essere esaudito. È vero dunque che il Padre non esaudì l’Unigenito suo Figlio quanto alla morte che doveva soffrire, ma è altresì verissimo che lo esaudì risuscitandolo e traendo dalla sua morte la salvezza del mondo. Si possono anche spiegare le stesse parole nel seguente modo: io esclamerò di giorno, cioè finché dura la mia vita, per allontanare da me questo calice, e tu non mi esaudirai, perché bisogna che io muoia. Ma esclamerò di notte, cioè dopo la mia morte per risuscitare, e le mie grida non saranno rigettate, poiché dal miracolo della mia risurrezione si conoscerà che la morte, non è stata una follia, ma un effetto di una profonda sapienza.

3 Dio mio, griderò di giorno e non esaudirai,

e di notte e non è stoltezza per me.

“Dio mio, griderò a te nella prosperità di questa vita, perché non sia cambiata; e non mi esaudirai perché griderò a te con le parole della mia iniquità. E durante la notte, nelle avversità di questa vita del pari griderò, perché si volgano in prosperità ed ugualmente non mi esaudirai. E non fai così per rendermi stolto, ma piuttosto perché impari che cosa tu vuoi che gridi; non con parole inique, ispirate dal desiderio della vita temporale, ma con parole di conversione a te, dirette alla vita eterna.

4 Ma tu abiti nel santuario, tu lode di Israele.

5 In te hanno sperato i nostri padri,

hanno sperato e li hai liberati,

6 a te hanno gridato e sono stati salvati.

In te hanno sperato e non sono stati confusi.

Dopo che il Figlio di Dio, essendo divenuto il Figlio dell’uomo, per l’annichilimento della sua incarnazione, ha protestato per bocca del profeta che i suoi peccati o, per meglio dire, i peccati di tutti gli uomini, di cui si era voluto caricare, l’allontanavano da ogni speranza della salvezza, cioè lo mettevano nella inevitabile necessità di morire per soddisfare alla giustizia del Padre suo, ne adduce la ragione che era la somma santità nella quale Dio abitava e che infinitamente lo allontanava dai peccatori. Per fare in maniera più sensibile vedere l’enormità di tutti i peccati degli uomini, che egli si era incaricato di espiare con la sua morte, fa vedere che colui che ricusava di ascoltarlo e di allontanare da lui una morte così obbrobriosa era quello stesso che con i prodigi operati in favore degli Israeliti era diventato l’oggetto delle loro lodi per averli egli stesso resi celebri per tutta la terra.

I nostri padri, diceva, hanno esclamato a te e sono stati salvati. Hanno sperato in te e non sono stati confusi nella loro speranza, perché tu li hai liberati dai nemici che li opprimevano. Ma quanto a me, nello stato in cui mi sono volontariamente ridotto per amore degli uomini, sono reputato non come un uomo, ma come un verme terrestre, che si schiaccia sotto i piedi. E tu permetti che io sia trattato come il rifiuto e l’ultimo di tutto il popolo. Questa voce efficace di un uomo Dio annichilito alla presenza del Padre suo è stata esaudita non per lui stesso, ma per la salvezza di tutto l’universo e parlando egli in questo modo obbligava tutti gli uomini ad ascoltarlo e a raccogliere dalla sua bocca l’esempio, su cui dovevano formare se stessi. Se il Dio della gloria si è reso inferiore agli angeli e agli uomini e per salvarli  si è ridotto all’annichilimento di un verme della terra, possono essi pretendere di partecipare a questa salvezza quando sono superbi? E se il loro capo dice di se al Padre suo che egli era come il rifiuto e l’ultimo di tutto il popolo, oseranno essi pur tuttavia ricercare con tanta premura di essere maggiori e i primi di tutti.

7 Ma io sono verme e non uomo, obbrobrio degli

uomini e disprezzo del popolo.

8 Tutti quelli che mi vedevano mi hanno deriso,

hanno bisbigliato con le labbra, hanno scosso la testa;

9 Ha sperato nel Signore, lo liberi lo salvi, perché

gli vuole bene.

10 Perché sei tu che mi hai tratto dal ventre,

la mia speranza fin dalle

mammelle di mia madre.

11 In di te sono stato gettato fin

dall’utero, dal ventre di mia madre sei tu il mio Dio.

12 Non allontanarti da me

perché la tribolazione è vicina,

perché non c’è chi aiuti.

Con ragione ha detto Sant’Agostino che la passione di Gesù Cristo viene descritta nel presente salmo con la medesima chiarezza con cui si legge nel Vangelo; poiché si vedono tutti gli schermi e gli improperi espressi in Matteo come si esprimono in questo luogo. Si sono beffati di me, dice il Figlio di Dio al Padre suo, e della speranza che ho riposto in te. Fa dunque vedere che non è stato inutile la mia speranza; poiché tu mi hai cavato in una maniera soprannaturale dal seno di mia madre senza offendere la sua verginità e fui accolto fra le tue mani nel momento in cui nacqui al mondo. Perciò ti prego di non ritirarti da me allorché si avvicina la mia grande afflizione che è la mia morte e nessuno degli uomini ha il potere di soccorrermi. Egli oppone dunque alle derisioni e agli insulti dei Giudei la fermissima speranza che egli aveva come uomo nella virtù onnipotente del Padre suo. Vedendosi sul punto di spirare lo supplica di confondere i suoi nemici che si beffavano della sua speranza e di confonderli, non già impedendo che egli non morisse, poiché non era nato che per morire, ma facendolo trionfare della morte con la sua risurrezione. Tale è il vero senso della preghiera che egli fa a Dio di non ritirarsi da lui, cioè di non abbandonare la sua umanità dopo la sua morte. Ma Gesù Cristo non era egli dunque certo che Dio non poteva allontanarsi da lui essendo unito a Dio in quanto uomo con una unione che non poteva essere sciolta da alcuna potenza? Ne era certissimo, non c’è dubbio; ma una così intima unione della natura divina con la natura umana in una sola persona non gli toglieva di parlare a Dio come uomo e di essere esaudito nelle sue preghiere, allorché le offriva, come dice San Paolo, a colui che poteva liberarlo dalla morte. I membri però di un tale capo imparino da lui a non sperare che nel solo Dio. Si ricordino che all’uscire dal seno della loro madre sono stati ricevuti nel vasto seno della sua divina provvidenza; considerino come una somma fortuna poter dire che egli è loro Dio fin dalla loro fanciullezza e come la maggiore di tutte le sciagure il vederlo ritirarsi da loro.

13 Mi hanno circondato molti vitelli, pingui tori mi hanno assediato.

14 Hanno aperto si di me la loro

bocca come leone che sbrana e ruggisce.

15 Come acqua sono stato effuso,

e sono state disgiunte tutte le mie ossa. È divenuto

il mio cuore come cera che fonde

in mezzo al mio ventre.

Davide paragona i suoi nemici a vitelli, a tori grassi, a leoni ruggenti per indicare sotto la figura di quelle bestie feroci quale arrabbiato furore i Giudei e fra i Giudei i sacerdoti stessi, dimostrassero contro di lui. I giovenchi e i tori grassi esprimono egregiamente la disposizione di quei nemici di Gesù Cristo, che essendo pieni di ricchezze e se è lecito così parlare, di pinguedine, rassomigliano ai tori ingrassati in un ottimo pascolo, i quali sono sempre furiosi e disposti a cozzare. Quello che il profeta aggiunge parlando di Gesù Cristo: che egli è divenuto simile all’acqua corrente e che si sono tutte slogate le sue ossa, ci indica innanzitutto l’abbondanza del sangue che egli sparse in tutto il tempo della sua passione, e la violenta distensione che soffrì il suo corpo sulla croce, allorché le sue ossa sembravano dover essere slogate.

Nondimeno mediante una così incomprensibile debolezza colui che è la virtù dell’Onnipotente, doveva distruggere l’impero di quelli che si consideravano allora più forti di lui. Imitando l’adorabile debolezza del nostro capo noi pure saremo fatti degni di superare tutti i nostri nemici.

16 Si è inaridita come coccio

la mia forza e la mia lingua

si è attaccata  al mio palato,

e nel fango della morte mi hai fatto scendere,

17 perché mi hanno accerchiato molti cani.

Il raduno dei malvagi mi ha assediato; hanno perforato

le mie mani e i mei piedi,

18 hanno contato tutte le mie ossa.

Essi invero mi hanno osservato ed esaminato.

19 Si sono divisi le mie vesti e sulla mia tunica

hanno gettato la sorte.

“Usa qui il profeta un linguaggio figurato per esprimere la prodigiosa debolezza che apparve in Gesù Cristo, allorché lasciandosi legare ed inchiodare sulla croce, come se fosse stato il più debole di tutti gli uomini diventò anche come muto senza la minima lamentela e soffrì in tale modo che il Padre suo lo conducesse fino alla polvere del sepolcro. La moltitudine dei cani, di cui egli parla, sono i Giudei, che ricusando di conoscerlo per loro Signore, latravano con disperata rabbia contro di lui. L’assemblea dei maligni deve intendersi principalmente dei sacerdoti e dei dottori, il cui odio contro Gesù Cristo nasceva dalla loro furiosa gelosia contro la sua virtù.

Se essi traforarono le sue mani e i suoi piedi con chiodi, bisogna che le nostre mani e i nostri piedi siano trafitti dagli strali del salutare timore di lui e da un santissimo pentimento di avere sia le une che gli altri adoperato ad altri usi fuori del suo servizio. Se quelli divisero i suoi abiti fra di loro, senza però dividere la sua tonaca, Paolo ci esorta a rivestirci di Gesù Cristo, della sua giustizia, della pazienza,  della umile sua ubbidienza e delle altre sue virtù che erano come le vesti sotto cui appariva ai nostri occhi.

20 Ma tu, Signore, non terrai lontano il tuo aiuto.

Volgiti in mia difesa!

21 Libera dalla spada la mia anima

e dalla mano del cane la mia unica.

22 Salvami dalla bocca del leone

e dalle corna degli unicorni la mia debolezza.

23 Annuncerò il tuo nome

ai  miei fratelli; in mezzo all’assemblea ti loderò.

Ma tu Signore, non allontanare da me il tuo soccorso. Libera l’anima mia dalla spada,   dalla potenza dei cani. Salvami dalla gola del leone, salvami dalle corna dei liocorni, nello stato di umiliazione in cui mi ritrovo. Annunzierò il tuo santo nome ai miei fratelli; in mezzo al congresso ti loderò.

Affrettati, dice egli al Padre suo, ad assumere la difesa della mia causa, traendomi dal sepolcro e facendo vedere con la gloria della mia resurrezione che io non sono morto se non perché ho voluto  morire. La mia morte è stata un effetto del mio amore per gli uomini ancor più che dell’odio loro contro di me. Il cane, il leone e il liocorno ci figurano il demonio, che avendo allora l’impero della morte era il nemico principale di Gesù Cristo, e tutti gli altri animava contro di lui. Il Figlio di Dio lo chiama nel Vangelo il principe del mondo. Era egli certissimo che sarebbe stato salvato dalla gola del leone, non potendo essere soggetto alla morte che costui gli aveva procurato se non per assai breve tempo; e dal furore dei liocorni, il cui corno unico ci indica la singolarità dell’orgoglio. Egli non dubitava di dover essere tratto di mano, dal potere di quel cane che si era servito della crudeltà dei Giudei per lacerarlo quando si trovava da tutti abbandonato. Così pregando egli si considerava nella persona di ciascuno dei suoi membri e chiedeva a Dio Padre suo con un grido efficacissimo che tutto il corpo, di cui doveva essere il capo, avesse parte alla liberazione e alla salvezza di cui parlava.

24 Voi che temete il Signore,

lodatelo, tutta la discendenza di Giacobbe, glorificatelo.

25 Lo tema tutta la discendenza di

Israele, perché non ha disprezzato

né ha detestato la supplica del povero e non ha distolto

da me il suo volto e quando gridavo a lui mi ha esaudito.

26 A te la mia lode nella grande assemblea.

Adempirò i miei voti davanti a quelli che lo temono

“Voi che temete il Signore, lodatelo: glorificatelo voi tutti che siete della stirpe di Giacobbe. Sia egli temuto da tutta la posterità di Israele; poiché egli non ha disprezzato né sdegnato l’umile supplica del povero e non ha da me rivolto la faccia altrove, ma al contrario mi ha esaudito perché io esclamavo a lui. Dopo aver veduto quanto ha sofferto il Figlio di Dio noi qui vediamo il frutto dei suoi patimenti e della sua risurrezione. Il salmista ha prima detto: proclamerò le tue lodi in mezzo all’assemblea; ed ora aggiunge: voi che temete il Signore lodatelo. In ogni luogo dunque dove è temuto e lodato Dio, quivi è la Chiesa di Gesù Cristo. Questo timore accompagna l’amore e produce necessariamente la lode di colui che si ama. Davide parla prima in generale a tutti quelli che temono Dio e poi si indirizza in modo particolare alla stirpe di Giacobbe e a tutta la posterità di Israele o perché essendo il suo popolo dovevano avere la prima parte alla grazia del Vangelo o per il fatto che egli per la stirpe di Giacobbe e di Israele intende non solo quelli che erano israeliti secondo la carne, ma tutti i Gentili che si dovevano convertire a Gesù Cristo. Ma perché li esorta il profeta a temere Dio e a lodarlo? Perché Dio non ha disprezzato l’umile supplica del povero, cioè perché ha esaudito le sue grida e l’ha strappato dalla morte con la virtù della sua risurrezione. Egli si dà qui il nome di povero a motivo della orribile povertà e nudità in cui si vide sopra la croce. Mancandogli ogni cosa da parte degli uomini fu egli tanto più degno di offrire la sua preghiera per tutti gli uomini che voleva salvare. Ma lo fa inoltre per insegnare a tutti i suoi discepoli che il vero mezzo per essere esaudito come lui e di meritare che Dio non volga altrove la loro faccia da loro è di tenere essi stesso lo sguardo fisso in quel sommo esempio e in quel divino consumatore della loro fede per imitare continuamente la sua umile obbedienza e la sua povertà

27 Mangeranno i poveri e saranno

saziati e loderanno il Signore quelli

che lo cercano. Vivranno i loro cuori nel secolo del secolo.

28 Si ricorderanno e ritorneranno

al Signore tutti i confini della

terra e si prostreranno davanti

a lui tutte le famiglie delle genti;

29 perché di Dio è il regno

ed egli dominerà sulle genti.

30 Hanno mangiato e hanno

adorato tutti i ricchi della terra.

Davanti a lui si prostreranno tutti

quelli che discendono nella terra.

31 E l’anima mia vivrà per lui

e la mia discendenza lo servirà.

32 Sarà annunciata al Signore la generazione ventura e

annunceranno la sua giustizia al

popolo che nascerà, che il Signore ha fatto.

La Chiesa grande, ovvero l’assemblea di cui parla, che ci indica l’unione di tutti i fedeli riuniti in tutto il mondo sotto uno stesso capo, che è Gesù Cristo, è così nominata per distinguerla da tutte le altre assemblee o dei Giudei o dei pagani che non possono considerarsi se non come particolari società in confronto all’assemblea universale dei cristiani, che abbraccia tutti i popoli della terra. In questa Chiesa composta di ogni sorta di nazioni Gesù Cristo promette di fare che risuonino le lodi dovute al Padre suo.  I poveri mangeranno nella Chiesa e saranno saziati. Ricordiamoci che colui che è stato esaudito si è dato il nome di povero. Conviene dunque che coloro che devono mangiare alla sua tavola, siano anch’essi poveri e nel numero dei suoi famelici di cui parla nel suo cantico la santa Vergine, i quali meritano che Dio li riempia dei suoi beni, mentre manda con le mani vuote i ricchi. Questi poveri sentono la loro vacuità e cercano ardentemente il Signore per essere riempiti, non essendo nessuno, fuori di lui, capace di saziarli. Questi gli danno vera lode, perché si accorgono del bisogno che hanno di un cibo divino che è propriamente l’alimento e come la vita del loro cuore,  una vita che deve durare per tutti i secoli. Tutti i popoli adoreranno il Signore rinunciando agli idoli, poiché appartiene al Signore il regnare sopra tutta la terra.

Tutti quelli che si sono impinguati dei beni della terra mangeranno ed adoreranno: tutti i mortali cadranno alla sua presenza. E l’anima mia vivrà per lui e la mia stirpe lo servirà. Una posterità futura sarà giudicata appartenere al Signore e i cieli annunceranno la sua giustizia ad un popolo che deve nascere, popolo fatto dal Signore. Si vide con l’affermazione del Vangelo che i primi ammessi alla grazia della fede furono i poveri. Volendo Gesù Cristo farsi riconoscere ai discepoli di San Giovanni Battista per il Messia aspettato da tanti secoli li mandò a dire al loro maestro che uno dei segni dai quali si poteva distinguere la sua missione era che il Vangelo veniva annunciato ai poveri e fra tutte le beatitudini egli annovera per la prima quella della povertà. Perché non si credesse che i ricchi e i potenti della terra fossero esclusi dalla grazia del Vangelo aggiunge che le persone che hanno ricevuto in sorte i beni e la pinguedine della terra mangeranno anche essi alla stessa mensa con i poveri e adoreranno il Signore di tutto l’universo, cioè essendo grandi e ricchi si abbasseranno e si umilieranno come gli altri alla presenza di colui che ha riguardo dei piccoli e non conosce se non come da lontano coloro che hanno il cuore superbo. Alla fine, dice egli, tutti quelli che discendono nella terra, cioè tutti gli uomini che essendo mortali sono polvere e ritorneranno in polvere, cadranno alla sua presenza, o per adorarlo in questa vita o per essere nell’altra eternamente sottoposti alla sua giustizia. Rispetto a me aggiunge il Figlio di Dio in quanto uomo, vivrò con lui e per lui nei secoli, ma la mia stirpe lo servirà. Gesù Cristo è vergine, ma come il Padre suo che genera da tutta l’eternità il Figlio suo e col Figlio suo produce lo Spirito Santo, parimenti il Figlio benché  vergine, dopo la sua incarnazione genera nelle sacre acque del battesimo una stirpe intera di uomini redenti e rinnovati dallo Spirito Santo. Questa stirpe deve servire il Signore: il popolo che doveva rinascere in Gesù Cristo, prezzo della sua morte.

Da Agostin1 per la fine, per il soccorso

del mattino, salmo di Davide

2 O Dio, Dio mio, volgiti a me,

perché mi hai abbandonato?

Lontano dalla mia salvezza le parole dei miei delitti.

Per la fine; per il soccorso mattutino. Salmo di Davide. Riferendosi alla fine, lo stesso Signore Gesù Cristo parla della sua risurrezione. In quel sabato infatti avvenne di buon mattino la sua risurrezione, per la quale è stato assunto alla vita eterna; e su di lui la morte più oltre non avrà potere. Quanto segue è detto per bocca del crocifisso. Infatti nell’esordio di questo salmo, vi sono le parole che egli ha gridato mentre era inchiodato alla croce, conservando ancora la personalità del vecchio uomo la cui mortalità recava in sé. Perché il nostro uomo vecchio è stato inchiodato alla croce con lui.

Dio, Dio mio guardami, perché mi hai abbandonato. Lontano dalla mia salvezza le parole dei miei delitti. Queste parole non competono alla giustizia, ma ai miei delitti. Parla infatti il vecchio uomo inchiodato alla croce, ignorando perfino la causa per cui Dio lo ha abbandonato.

3 Dio mio, griderò di giorno e non esaudirai,

e di notte e non è stoltezza per me.

Dio mio, griderò a te durante il giorno e non mi esaudirai. Dio mio griderò a te nella prosperità di questa vita, perché non sia cambiata; e non mi esaudirai perché griderò a te con le parole della mia iniquità.

Nelle avversità di questa vita del pari griderò perché si volgano in prospere, ed egualmente non mi esaudirai. E non fai così per rendermi stolto, ma piuttosto perché  impari che cosa tu vuoi che gridi; non con parole inique, ispirate dal desiderio della vita temporale, ma con parole di conversione a te, dirette alla vita eterna.

4 Ma tu abiti nel santuario, tu lode di Israele.

Ma tu dimori nel santuario, gloria di Israele: tu dimori nel santuario e perciò non esaudisci le immonde parole della iniquità; gloria di chi ti vede, non di colui che ha cercato la sua gloria nel gustare il cibo proibito, tanto che, aperti gli occhi del corpo, tentava di nascondersi dal tuo cospetto.

5 In te hanno sperato i nostri padri,

hanno sperato e li hai liberati,

In te hanno sperato i nostri padri: cioè tutti i giusti, che non hanno cercato la loro lode, ma la tua; hanno sperato e tu li ha liberati.

6 a te hanno gridato e sono stati salvati.

In te hanno sperato e non sono stati confusi.

A te hanno gridato non con le parole dei delitti da cui lontana è la salvezza e per questo sono stati salvati. In te hanno sperato e non sono rimasti confusi. In te hanno sperato e la speranza non li ha ingannati, perché non l’hanno riposta in sé medesimi.

7 Ma io sono verme e non uomo, obbrobrio degli

uomini e disprezzo del popolo.

Io invece sono un verme e non un uomo: ora non parlo più in persona di Adamo, ma propriamente io, Gesù Cristo, nato nella carne senza concepimento umano, per essere uomo al di sopra di ogni uomo, affinché almeno in questo l’umana superbia si degni di imitare la mia umiltà. Obbrobrio degli uomini e rifiuto del popolo: in tale umiltà sono divenuto obbrobrio degli uomini; in modo che è stato detto come un oltraggioso insulto: sii tu discepolo di lui, e il popolo mi ha disprezzato.

8 Tutti quelli che mi vedevano mi hanno deriso,

hanno bisbigliato con le labbra, hanno scosso la testa;

Tutti coloro che mi guardavano mi beffeggiavano: tutti coloro che mi guardavano mi deridevano. Hanno sogghignato con le labbra e hanno scosso il capo: hanno parlato, non col cuore, ma con le labbra.

9 Ha sperato nel Signore, lo liberi lo salvi, perché

gli vuole bene.

Deridendomi infatti hanno scosso il capo dicendo: Ha sperato nel Signore, egli lo liberi; lo salvi giacché lo ama. Queste furono le parole, ma dette con le labbra.

10 Perché sei tu che mi hai tratto dal ventre,

la mia speranza fin dalle

mammelle di mia madre.

Perché sei tu che mi hai tratto fuori dal ventre. Poiché sei tu che mi hai tratto fuori non soltanto dal ventre verginale, dato che per tutti gli uomini è legge di nascita esser tratti fuori dal ventre, ma mi hai tratto anche dal ventre della nazione giudaica. Mia speranza fin dalle mammelle di mia madre. La mia speranza è Dio, non solo da quando ho cominciato ad allattarmi alle mammelle della Vergine, ma anche da prima; tu invero mi hai tratto fuori dalle mammelle della sinagoga, affinché non succhiassi le abitudini carnali.

11 In di te sono stato gettato fin

dall’utero, dal ventre di mia madre sei tu il mio Dio.

Dal ventre di mia madre tu sei il mio Dio. Dal ventre di mia madre: il ventre della madre mia non ha fatto sì che io come un piccolo, mi dimenticassi di te.

11 Su di te sono stato gettato fin

dall’utero, dal ventre di mia madre sei tu il mio Dio.

12 Non allontanarti da me

perché la tribolazione è vicina,

perché non c’è chi aiuti.

Tu sei dunque il mio Dio, non allontanarti da me perché vicina a me è la tribolazione; essa infatti è già nel mio corpo. Perché non c’è chi mi aiuterà: chi può infatti aiutare, se tu non aiuti?

13 Mi hanno circondato molti vitelli, pingui tori mi hanno assediato.

Mi hanno attorniato molti giovenchi: mi ha circondato una folla di plebe lussuriosa. Grassi tori mi hanno assediato: i capi del popolo, lieti della mia oppressione, mi hanno assediato.

14 Hanno aperto su di me la loro

bocca come leone che sbrana e ruggisce.

Hanno spalancato contro di me la loro bocca: hanno aperto contro di me la bocca, non ispirandosi alle tue Scritture, ma alle loro passioni. Come leone che rapina e ruggisce: come leone la cui rapina sta nell’essere io catturato e trascinato; il suo ruggito nelle parole: crocifiggi, crocifiggi.

15 Come acqua sono stato effuso,

e sono state disgiunte tutte le mie ossa. È divenuto

il mio cuore come cera che fonde

in mezzo al mio ventre.

Come acqua mi sono effuso e sono state disperse tutte le mie ossa. Come acqua mi sono effuso, ove sono piombati i miei persecutori; e per la paura si sono disperse da me le fondamenta del mio corpo, ossia quelle della Chiesa: i miei discepoli. È divenuto il mio cuore come c’era che si strugge nel mezzo del mio ventre. La mia sapienza, che di me parla nei santi libri, come fosse dura e solida, non era compresa, ma dopo che è venuto il fuoco della mia passione, quasi fosse liquefatta, si è manifestata ed è stata depositata nella memoria della mia Chiesa.

16 Si è inaridita come coccio

la mia forza e la mia lingua

si è attaccata  al mio palato,

e nel fango della morte mi hai fatto scendere,

Si è inaridita come terracotta la mia virtù: si è inaridita nella passione la mia virtù; non come fieno, ma come terracotta, che con il fuoco diventa più solida. E la mia lingua si è attaccata alle mie fauci. Hanno conservato in sé i miei precetti coloro per cui mezzo io avrei parlato. Allo stesso modo per cui in noi quel membro a niente altro serve se non a parlare, così i suoi predicatori, cioè la sua lingua, sono rimasti attaccati alle sue fauci, onde attingere la sapienza dall’intimo di lui E nella polvere della morte mi hai trascinato: mi hai trascinato tra gli empi destinati alla morte, che come polvere il vento spazza via dalla faccia della terra.

17 perché mi hanno accerchiato molti cani.

Il raduno dei malvagi mi ha assediato; hanno perforato

le mie mani e i mei piedi,

Poiché molti cani mi hanno attorniato: mi hanno attorniato, latrando, non per difendere la verità, ma il loro modo di vivere. Una turba di malvagi mi ha preso in mezzo. Hanno trafitto le mie mani e i miei piedi: hanno trafitto con i chiodi le mie mani e i miei piedi.

18 hanno contato tutte le mie ossa.

Essi invero mi hanno osservato ed esaminato.

Hanno contato tutte le mie ossa distese sul legno della croce. Essi stessi invero mi hanno guardato e osservato: essi stessi, cioè senza essere mutati, mi hanno guardato e osservato. Mi hanno osservato e non hanno capito, mi hanno guardato e non hanno visto. Avevano gli occhi capaci di giungere sino alla carne, non il cuore capace di penetrare sino al Verbo.

19 Si sono divisi le mie vesti e sulla mia tunica

hanno gettato la sorte.

Si sono divisi tra di loro i miei abiti e sulla mia veste hanno gettato le sorti.

20 Ma tu, Signore, non terrai lontano il tuo aiuto.

Volgiti in mia difesa!

Ma tu, o Signore, non allontanare da me il tuo aiuto. Ma tu, o Signore, non alla fine dei secoli come gli altri, ma subito, risuscitami. Volgiti in mia difesa: volgiti a me perché in nulla mi nuocciano.

21 Libera dalla spada la mia anima

e dalla mano del cane la mia unica.

Libera dalla spada la mia anima: cioè dalla morte. La lancia è la spada ed egli ha voluto significare la morte per mezzo della spada.  E dalla zampa del cane l’unica mia: e dalla dominazione del popolo, che latra per abitudine, libera la mia chiesa. Unica, ha detto, è la Chiesa; dalla zampa cioè dalla dominazione del cane. Chi sono i cani? Coloro che latrano come fanno i cani e non comprendono contro chi latrano. Niente viene fatto a loro e latrano.

22 Salvami dalla bocca del leone

e dalle corna degli unicorni la mia debolezza.

Salvami dalla bocca del leone: salvami dalla bocca del regno terreno. E dalle corna degli unicorni la mia debolezza: proteggi la mia debolezza dall’alterigia dei superbi, che si innalzano come fossero soli e non tollerano compagni.

23 Annuncerò il tuo nome

ai  miei fratelli; in mezzo all’assemblea ti loderò.

Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli: annuncerò il tuo nome agli umili miei fratelli che si amano tra loro come sono da me amati. In mezzo alla Chiesa ti canterò: in mezzo alla Chiesa ti annuncerò con gioia.

24 Voi che temete il Signore,

lodatelo, tutta la discendenza di Giacobbe, glorificatelo.

O voi che temete il Signore, lodatelo. Voi, che temete il Signore, non cercate la vostra lode; è lui che dovete lodare. Stirpe tutta intera di Giacobbe, esaltatelo, o intera stirpe di colui a cui sarà servo il maggiore.

25 Lo tema tutta la discendenza di

Israele, perché non ha disprezzato

né ha detestato la supplica del povero e non ha distolto

da me il suo volto e quando gridavo a lui mi ha esaudito.

Lo tema tutta la progenie di Israele: lo temano tutti coloro che sono nati a nuova vita e sono rigenerati alla visione di Dio. Perché  non ha disprezzato la preghiera del povero, che non si gonfia nelle glorie passeggere. Né ha distolto da me la sua faccia; come invece l’ha distolta da colui che diceva: griderò a te e non mi esaudirai. Quando gridavo a lui, mi ha esaudito.

26 A te la mia lode nella grande assemblea.

Adempirò i miei voti davanti a quelli che lo temono

A te si rivolgerà la mia lode: non cerco infatti la mia lode, perché sei tu la mia lode, tu che abiti nel santuario; e già esaudisci il santo che ti supplica, o gloria di Israele. Nella grande Chiesa ti confesserò: nella chiesa del mondo intero ti confesserò. Scioglierò i miei voti alla presenza di quanti lo temono: eleverò alla presenza di chi lo teme il sacramento del mio corpo e del mio sangue.

27 Mangeranno i poveri e saranno

saziati e loderanno il Signore quelli

che lo cercano. Vivranno i loro cuori nel secolo del secolo.

Mangeranno i poveri e saranno saziati: mangeranno gli umili e coloro che disprezzano il secolo e saranno saziati; infatti non desidereranno l’abbondanza di questo secolo, nè avranno timore della miseria. E loderanno il Signore quelli che lo cercano: la lode di Dio infatti sarà l’effusione della loro sazietà. Vivranno i loro cuori in eterno. Perché egli è il cibo del cuore.

28 Si ricorderanno e ritorneranno

al Signore tutti i confini della

terra e si prostreranno davanti

a lui tutte le famiglie delle genti;

Si ricorderanno e si convertiranno al Signore tutti i paesi della terra; si ricorderanno, poiché Dio si era allontanato dalle genti nate per morire e inclini alle cose terrene, e allora si convertiranno al Signore tutti i paesi della terra. E adoreranno al suo cospetto tutte le stirpe delle genti: si prosterneranno nella loro coscienza tutte le stirpi delle genti.

29 perché di Dio è il regno

ed egli dominerà sulle genti.

Perché del Signore è il regno ed egli dominerà sulle genti: perché il regno è del Signore, non degli uomini superbi; egli stesso dominerà le nazioni.

30 Hanno mangiato e hanno

adorato tutti i ricchi della terra.

Davanti a lui si prostreranno tutti

quelli che discendono nella terra.

(30) Hanno mangiato ed hanno adorato tutti i ricchi della terra: hanno mangiato il corpo umile del loro Signore anche i ricchi della terra e non si sono saziati come i poveri sino ad imitarlo; ma tuttavia lo hanno adorato. Al suo cospetto si prosternano tutti coloro che discendono nella terra: egli solo infatti vede in qual modo cadono tutti coloro che, abbandonando la vite celeste, scelgono di apparire beati sulla terra gli uomini che non vedono la loro rovina.

31 E l’anima mia vivrà per lui

e la mia discendenza lo servirà.

E l’anima mia vivrà per lui: l’anima mia, che nel disprezzare questo secolo sembra quasi essere morta agli occhi degli uomini, vivrà non per sé, ma per lui. E la mia discendenza lo servirà: le mie opere o coloro che per mio mezzo crederanno in lui, lo serviranno.

32 Sarà annunciata al Signore la generazione ventura e

annunceranno la sua giustizia al

popolo che nascerà, che il Signore ha fatto.

Sarà chiamata nel nome del Signore la generazione ventura: sarà dedicata in onore del Signore la generazione del Nuovo Testamento. E i cieli annunceranno la sua giustizia: gli evangelisti annunceranno la sua giustizia. Al popolo che nascerà e che ha fatto il Signore: al popolo che nascerà per la fede nel Signore.

Dai Padri  della Chiesa

Stralci sul: perché mi hai abbandonato?

Origene: è un grande mistero, un mistero grande e nascosto quello che il Cristo ci pone dinanzi quando grida a Dio: perché mi hai abbandonato? Dobbiamo dunque scrutare in che senso il Cristo è stato abbandonato. Sappiamo che era in forma di Dio, lo vediamo scendere dal cielo e annientarsi col prendere la forma dello schiavo. In tutto questo vediamo la volontà di colui che lo ha mandato. Comprendiamo che, quanto alla forma del Dio invisibile e all’immagine del Padre, il Cristo fu abbandonato dal Padre quando assunse la forma di schiavo, per rivestirsi della natura umana e prendere su di sé le pene degli uomini fino alla morte. L’estremo abbandono fu quando lo crocifissero e posero sopra al suo capo, per derisione, la scritta che diceva: Gesù, re dei giudei (Matteo 27,37). Sperimentò ancora l’estremo abbandono quando lo crocifissero tra due ladroni e i passanti lo insultavano scuotendo la testa, mentre i principi dei sacerdoti e degli scribi dicevano: non può salvare se stesso (Matteo 27,42). Perfino i ladroni lo insultavano sulla croce. Si comprende come abbia detto: perché mi hai abbandonato? Confrontando la gloria che aveva presso il Padre e l’ignominia che disprezzò per sopportare il supplizio della croce (Ebrei 12,2).

Crisostomo: il Signore in croce fece una cosa ben più straordinaria di quella di scendere dalla croce: le tenebre che ricoprirono la terra non erano un’eclissi ma una manifestazione della collera divina. In passato non aveva egli fatto dei miracoli senza riuscire a vincere il loro disprezzo? Grida: Eli, Eli, lamma sabactani, perché lo vedano onorare il Padre fino all’ultimo respiro. Fino all’ultima ora, rende dunque testimonianza alla legge antica.

Ambrogio: non arrossirò delle parole che il Cristo ha gridato a gran voce: infatti l’evangelista dice: Gesù gridò a gran voce: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? È l’uomo che ha gridato al momento della morte e della separazione da Dio. Poiché la divinità non ha alcuna comunione con la morte, la morte non poteva arrivare se la vita non si fosse ritratta: la vita che è Dio.

Leone Magno: l’onnipotenza del Padre si era forse ritirata da Gesù, mentre era appeso alla croce? No, la natura divina e la natura umana sono congiunte in una tale unità che questa non può essere annientata dalla sofferenza né sciolta dalla morte, conservando ogni natura ciò che le è proprio. Dio non ha abbandonato il suo corpo sofferente e la carne non ha reso Dio passibile di morte: la divinità era presente in colui che soffriva, non nella sofferenza. Gesù gridò a gran voce: perché mi hai abbandonato? Al fine di farci sapere che in quel momento, non doveva essere difeso ma piuttosto abbandonato nelle mani dei malfattori, per divenire così il salvatore del mondo e il redentore di tutti gli uomini: non per debolezza, ma per misericordia, non per mancanza d’aiuto ma per la sua decisione di morire. Come credere che abbia supplicato per la sua vita, lui che ha deposto la sua vita con potenza e che l’ha ripresa perché aveva il potere di farlo? Il Signore fu consegnato alla passione per la volontà del Padre ma anche per la sua: non solo il Padre lo abbandonò, ma lui stesso in una certa misura si abbandonò, non con uno strappo violento ma volontariamente ritirandosi dalla vita. Per una misteriosa disposizione, il crocifisso trattenne la sua potenza. Colui che, con la sua passione, stava per distruggere la morte e l’autore della morte, come avrebbe salvato i peccatori se avesse resistito ai carnefici? Toccò in sorte ai Giudei credere Gesù abbandonato da Dio, vedendo che egli lasciava esercitare contro di sé il loro furore. Non conoscevano il mistero della sua ammirabile pazienza.

Cassiodoro: in tutto il salmo è il Cristo Signore che parla. Egli grida per l’abbandono del Padre; è abbandonato per prendere su di sé la passione che è nel disegno divino, per arrivare all’uomo con la sua umiltà onnipotente. La ripetizione esprime la tenerezza del Figlio unigenito. Non c’è alcuna domanda nel perché, come se la morte prossima turbasse il Cristo al punto che egli si sentisse completamente smarrito. Tutte queste parole esprimono semplicemente la sua condizione umana. Non dobbiamo credere che la divinità sia stata assente nella passione: l’impassibile ha sofferto a motivo del corpo passibile che aveva assunto. Ha gustato la morte, abbandonando ad essi il suo corpo, lui che è la vita stessa e la risurrezione dei morti. Egli stesso soffriva e non soffriva, moriva e non moriva… È per questo che egli usa la forma interrogativa quando dice di essere abbandonato. Perché veramente non avrebbe potuto essere consegnato in mani di peccatori senza un permesso dall’onnipotente maestà divina; lui stesso lo dice nel Vangelo: non avresti su di me alcun potere se non ti fosse dato dall’alto (Giovanni 19,1.

Pascasio Radberto; verso l’ora nona Gesù gridò a gran voce: Dio mio Dio mio perché mi hai abbandonato (Matteo 27,46). È lo stesso Signore che camminava nel paradiso alla brezza vespertina e gridava: Adamo, dove sei? (Genesi 3,9). Ma che egli mandi un grande grido sulla croce non è cosa naturale per un morente. Cerchiamo dunque di scoprire in che senso questa voce del Cristo fu una grande voce: per l’intensità del suono o per un suo significato misterioso? Gridò, per lasciare questo esempio; ma io credo che questa voce sia la grande voce misteriosa che guarisce l’uomo interiore. Perché la voce del Cristo è sempre la grande voce, e così possente che nell’ultimo giorno i morti la udranno (confronta Giovanni 5,28). Questa voce ci riscatta con una duplice redenzione e ogni volta che la Scrittura ricorda il grido di Cristo, il grido di Dio, il grido della sapienza, bisogna sempre leggervi un mistero profondo e ineffabile. Non ci meravigliamo per l’umiltà di questo grido, del lamento di chi è stato abbandonato, poiché riconosciamo qui la forma del servo, vediamo lo scandalo della croce. Cerchiamo piuttosto di comprendere bene: la morte del Cristo è in realtà abolizione della morte, l’annientamento delle potenze nemiche, certezza della vittoria e trionfo di chi combatte. Questa morte è conseguenza dell’infermità della carne, ma nel Cristo fu un atto di volontà, non una necessità. Per questo sono incline a pensare che la grande voce sia da attribuirsi al mistero più che ai sentimenti di colui che suppliva. Non è il caso di fuorviare il senso di un mistero così grande e di attribuire alla nostra inferma natura ciò che è volontà, sacramento, pazienza, certezza e vittoria. È un segno di vittoria tanto il soffrire sulla croce quanto il proclamare la propria innocenza offrendosi spontaneamente; tanto il non venire meno di fronte alla condanna a morte quanto l’assidersi poi alla destra della potenza di Dio; tanto l’essere inchiodato sulla croce quanto il pregare per i suoi carnefici. È un segno di trionfo il bere l’aceto e il pronunciare come parola efficacia, sacramentale: tutto è compiuto (Giovanni 19,30); l’essere annoverato tra i malfattori e il dare a uno di loro il paradiso; essere innalzato sul legno e far tremare la terra; l’essere appeso alla croce e l’oscurare il sole e il giorno; lo spogliare la sua anima del corpo e richiamare le anime nei corpi, rendendo la vita ai morti. Dopo tutto questo si oserebbe criticare chi abbia detto: Dio mio Dio mio perché me abbandonato? I segni di benedizione sovrabbondano e si può forse pensare che egli avesse paura della morte? Il Cristo geme dunque perché Dio lo abbandona? Se così fosse, fratelli miei, credo che questa non sarebbe la voce del Cristo, la grande voce del Figlio del Dio vivente. Proprio perché è la grande voce io credo che con queste parole, egli ci manifesti un segno sacro, un mistero nascosto in Dio. Gesù ha detto: Dio mio Dio mio perché mi hai abbandonato? E non ha mentito e non vediamo in queste parole qualcosa di banale: questa voce di lamento che sale dalla nostra condizione umana, dice qualcosa di vero. Tuttavia il Cristo non è diviso: il Verbo di Dio non è assente mentre l’uomo è in preda alla sofferenza e se questa voce è la grande voce è proprio perché viene da Dio. Colui che era uguale a Dio, quando ha preso la forma di schiavo ha abdicato a questa grandezza: si è svuotato, assumendo la natura di schiavo. (Filippesi 2,7). Questo è avvenuto per una unica volontà: quella del Padre che domanda e quella del Figlio che, spontaneamente, prende su di sé l’umanità. Si può dunque dire, in rapporto alla natura umana nella quale il Cristo è l’immagine del Dio invisibile, che questo stesso Cristo è abbandonato dal Padre quando la carne è consegnata alla morte. Nonostante tutto questo non cessiamo però di affermare che Dio non può morire. Non è quanto a sé che il Cristo è abbandonato, egli è sempre uno col Padre; è a nome di tutti noi che il Cristo, Dio è uomo, sopporta tormenti fino alla morte e alla morte di croce,  la più vergognosa. Non è stato abbandonato fino a non essere più Dio, con Dio e in Dio; ma è stato abbandonato in modo da abbassarsi fino alla croce, alla flagellazione e agli sputi. Ora si può comprendere cosa vuol dire: perché mi hai abbandonato? Il Cristo confronta la gloria che aveva presso il Padre e l’ignominia che sopporta per noi e che egli domina. Non so, fratelli miei, se qualcuno può discernere, in questo mistero del pianto del Cristo, tutti i segni misteriosi che vi si trovano. Dalle sue parole dipendono la salvezza degli eletti e il giudizio dei reprobi. Nella sua persona, il Cristo presenta al Padre tutti i secoli: e dalla croce grida perché tutti comprendano che a questo mistero del suo abbandono è sospesa la redenzione del mondo.

Ruperto di Deutz: quanto a ciò che egli ha gridato nelle profondità del soggiorno dei morti, nessun mortale ha potuto sentirlo; ma prima ancora che venisse in questo mondo lo Spirito Santo aveva predetto ciò che avrebbe gridato: non solo: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Ma: tu non abbandonerai l’anima mia all’inferno nè lascerai che il tuo santo veda la corruzione (Salmo 15,10).

Dai Padri

1 Origene: è la voce del Cristo crocifisso e l’esempio di ciò che accade anche a noi.

Eusebio: è il salmo della passione e della risurrezione; profetizza inoltre la fondazione della Chiesa, la chiamata di tutte le genti e la nascita del popolo nuovo.

Cirillo Alessandrino: il Cristo, come uomo, parla al Padre; intercede per il genere umano e si fa nostro avvocato.

Atanasio: salmo della morte e della risurrezione del Cristo. Parla della risurrezione a partire dal versetto 22.

Gregorio Nazianzeno: non è stato mai abbandonato: chi dunque lo costringeva a incarnarsi e a salire sulla croce? Ma il Cristo prende su di sé la nostra condizione: eravamo abbandonati e disprezzati ed egli ci ha riscattati, prendendo su di sé il nostro peccato.

Girolamo: è la voce di Cristo in croce e dell’umanità che, in Adamo, è stata abbandonata.

Origene i miei peccati aprono un abisso tra la mia angoscia e la mia salvezza.

Eusebio: il Signore porta i peccati del popolo e anche quello di Giuda. Prende su di sé la maledizione che spettava a noi e paga il nostro debito.

3 Origene: vuole insegnarci che il Signore è la lode stessa.

4 Atanasio: i vostri i padri attendevano la mia luce; la loro speranza non è stata delusa.

6 Eusebio avvicina questo versetto a Isaia 41,14: non temere, Giacobbe, povero vermiciattolo. Dicendo: sono verme e non uomo, manifesta il carattere umiliante della sua passione.

Baldovino di Ford: si possono considerare come una immagine dell’umiltà del Cristo queste parole di Isaia: non temere, Giacobbe, povero vermiciattolo. Nel salmo il Cristo è chiamato verme perché è stato respinto.

Cirillo Alessandrino: disprezzo del popolo: come non riconoscere il Cristo crocifisso in questa profezia?

7 Girolamo: storcono la bocca.

9 Eusebio: in questo versetto si annuncia che la nascita del Cristo non è secondo l’ordine naturale.

Atanasio: nato da donna.

Origene confronta la nascita del Cristo e quella di Giacobbe, di Geremia e di Giovanni Battista.

Gerolamo: ti prendi cura di me fin dal mio esistere nel seno materno.

12 Eusebio: questi tori hanno un certo rapporto con quelli del salmo 67,30: i tori guidano il gregge o il popolo.

Girolamo: la tribolazione è vicina.

14 Cirillo Alessandrino: è divenuto il mio cuore come cera…; È la compassione del maestro per le afflizioni dei suoi discepoli.

15 Atanasio: descrizione della sete del crocifisso.

Atanasio: ha gustato la morte.

Origene: il salmista non dice la morte, ma la polvere della morte, perché  il Cristo ha gustato la morte per breve tempo.

Giovanni Damasceno: colui che aveva plasmato l’uomo dalla polvere è fatto scendere nella polvere della morte. La sua vita è tolta da questo mondo.

16 – 18 Eusebio cita Luca 24,39: guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io.

Ruperto: Abramo aveva ricevuto la circoncisione come segno della discendenza che gli era stata promessa. Ma ora qui si moltiplicano i segni della giustificazione e della fede: al posto di una ferita, poiché ha consegnato la sua anima alla morte, vedrà una discendenza numerosa… Giustificherà molti il mio servitore, egli che ha portato i loro peccati. Il Dio giusto non ha forse giustificato e salvato noi, i discendenti del Cristo, vedendo non più una ferita ma le cinque ferite del giusto? Perché nel battesimo abbiamo ricevuto il segno della croce, simbolo della giustificazione e della fede, di cui la circoncisione era la figura.

Martino di Lione:  Davide attesta che i piedi e le mani del Figlio di Dio furono trafitti. Il Cantico dei Cantici dice: le mie mani stillarono mirra; lo dice soprattutto in riferimento ai fori dei chiodi.

Cassiodoro: il salmo dice hanno perforato. Come la terra arata produce frutto, così il Cristo trafitto ci dà il frutto della vita.

Cassiodoro: perché il Signore ha scelto questo tipo di morte, lui che può disporre la sua vita quando vuole? La croce si innalza in modo tale che la sua parte superiore si dirige verso il cielo, senza che la sua parte inferiore lasci la terra. Una volta piantata, essa tocca il soggiorno dei morti, mentre con le sue braccia tese raggiunge tutte le parti del mondo. Stesa a terra designa i quattro punti cardinali.

Efrem: la tunica non strappata è una sublime immagine della fede che gli apostoli seminarono nel mondo, conservandola nella sua integrità.

Giovanni Damasceno: colui che aveva coperto con tuniche di pelle i progenitori del genere umano è posto nudo sulla croce, perché noi veniamo spogliati della nostra mortalità ed egli possa rivestirci dello splendore dell’incoronazione.

20 Origene: accosta questo versetto alla spada di Simeone.

Atanasio: la mia unica: è l’anima del Cristo che fu l’unica a non conoscere il peccato. E la mia unica è ancora la Chiesa, senza macchia né ruga.

Origene: da questo momento il Cristo prega come se fosse già risuscitato e anche esaudito a favore dei fratelli, per i quali ha pregato.

Cirillo Alessandrino: nome in questo caso sta al posto di gloria. Cita Giovanni 17,6: ho manifestato il tuo nome agli uomini: non vuole dire soltanto che Gesù afferma e rivela l’esistenza del Padre, ma che egli ci ha rivelato la sua bontà e la sua gloria. Ha detto infatti: Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia la vita eterna (Giovanni 3,16). Anche in un altro modo ci ha rivelato la gloria del Padre: tutti quelli che, illuminati dallo Spirito, hanno visto il Figlio nella sua dignità e onnipotenza, degne di Dio, hanno visto e conosciuto il Padre. Dice infatti: chi vede me vede il Padre. Quando proclama: inneggerò al te in mezzo all’assemblea: quale è questa Chiesa se non quella che il Figlio si è acquistata, santa e immacolata?

Atanasio: questo equivale ad Atti 13,16: uomini di Israele e voi che temete Dio.

25  Atanasio: nella Scrittura, voto e preghiera si equivalgono.

Eusebio: questi poveri sono quelli della beatitudine. Diranno i loro cuori, perché è il cibo che dà il suo corpo per la vita eterna. Il pane di Dio dà la vita al mondo (Giovanni 6,33).

Origene: annuncio della eucaristia.

Atanasio: annuncio della chiamata delle genti. I poveri sono le genti.

27 Origene: dopo la conoscenza, l’oblio; dopo l’oblio, il ricordo. Non è un solo popolo che si ricorderà del suo Creatore, ma tutti i popoli che lo avevano dimenticato.

Eusebio: Si ricorderanno del Signore.

28 Eusebio: è sovrano delle genti, mentre in passato, per ogni uomo contavano gli dei del paese.

29 Eusebio e Simmaco: tutti quelli che scendono nella terra, pieghino le ginocchia davanti a lui: gli renderà culto la discendenza di colui che vive. Questa discendenza è la discendenza del Cristo.

30 Atanasio: i fedeli del Cristo.

Girolamo: ogni ginocchio si pieghi nel nome di Gesù.

Origene: la generazione della Sapienza.

Eusebio: colui che nascerà dallo spirito d’adozione.

Atanasio: quanti non sono generati dalla carne… ma da Dio.

Ruperto: questo salmo deve essere riferito al Cristo che avanza per la vittoria, vittoria che coronerà la corsa della sua obbedienza.

Origene: perché mi hai abbandonato? È un grande mistero, un mistero grande e nascosto quello che il Cristo ci pone dinanzi quando grida a Dio: perché mi hai abbandonato? Dobbiamo dunque scrutare in che senso il Cristo è stato abbandonato. Sappiamo che era in forma di Dio, lo vediamo scendere dal cielo e annientarsi col prendere la forma dello schiavo: in tutto questo vediamo la volontà di colui che lo ha mandato. Comprendiamo che, quanto alla forma del Dio invisibile e all’immagine del Padre, il Cristo fu abbandonato dal Padre quando assunse la forma di schiavo, per rivestirsi della natura umana e prendere su di sé le pene degli uomini fino alla morte. L’estremo abbandono fu quando lo crocifissero e posero sopra il suo capo , per derisione, la scritta che diceva: Gesù re dei Giudei. Sperimentò ancora l’estremo abbandono quando fu crocifisso tra due ladroni e i passanti lo insultavano, scuotendo la testa, mentre i principi dei sacerdoti e gli scribi dicevano: non può salvare se stesso. Perfino i ladroni lo insultavano sulla croce. Si comprende come abbia detto: perché mi hai abbandonato? Confrontando la gloria che aveva presso il Padre e l’ignominia che disprezzò per sopportare il supplizio della croce.

Cassiodoro: in tutto il salmo è il Cristo Signore che parla. Egli grida per l’abbandono del Padre; è abbandonato per prendere su di sé la passione che è nel disegno divino: per ridare all’uomo la sua umiltà onnipotente.

Dio mio, Dio mio: la ripetizione esprime la tenerezza del Figlio Unigenito. Non c’è alcuna domanda nel perché, come se la morte prossima turbasse il Cristo al punto che egli si sentisse completamente smarrito. Tutte queste parole esprimono semplicemente la sua condizione umana. Non dobbiamo credere che la divinità sia stata assente nella passione. L’impassibile ha sofferto a motivo del corpo passibile che aveva assunto. Ha gustato la morte, abbandonando ad essa il suo corpo, lui che è la vita stessa e la risurrezione dei morti. Egli stesso soffriva e non soffriva, moriva e non moriva. È per questo che egli usa la forma interrogativa, quando dice di essere abbandonato. Perché veramente non avrebbe potuto essere consegnato in mano di peccatori senza un permesso dell’onnipotente maestà divina…

Rabano, Mauro: verso l’ora nona, Gesù gridò a gran voce: Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato? Come avrebbe potuto essere abbandonato dal Padre, il Figlio di Dio? Il Figlio è uno col Padre. Ma era la natura umana ad essere abbandonata, priva di Dio a causa del peccato. Il Figlio vero che si è fatto nostro avvocato difensore, piange la miseria di questa natura che ha assunto. Il Cristo ci insegna a piangere. Piangano dunque quelli che hanno peccato! Fino a tal punto ha pianto colui che non ha mai commesso peccato.

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Salmo 22

1 Salmo di Davide

Il Signore mi guiderà e niente mi mancherà.

2 In un luogo di pascolo là

mi ha posto, presso acqua di ristoro, mi ha nutrito.

3 L’anima mia ha fatto ritornare,

mi ha guidato su sentieri di giustizia

a motivo del suo nome.

4 Così anche se camminassi in

mezzo all’ombra della morte,

non temerò alcun male perché

tu sei con me; la tua verga e

il tuo vincastro questi mi hanno consolato.

5 Hai preparato davanti a me una

mensa in faccia ai miei oppressori;

hai unto di olio il mio capo e il mio calice

inebriante quanto è mirabile!

6 E la tua misericordia mi inseguirà tutti i giorni

della mia vita e perché io abiti

nella casa del Signore per la lunghezza dei giorni.

 

Da Sacy

1 Salmo di Davide

Il Signore mi guiderà e niente mi mancherà.

2 In un luogo di pascolo là

mi ha posto, presso acqua di ristoro, mi ha nutrito.

3 L’anima mia ha fatto ritornare,

a motivo del suo nome.

mi ha guidato su sentieri di giustizia

“Il Signore è il mio pastore, niente potrà mancarmi: egli mi ha posto in un luogo abbondante di pascoli; mi ha guidato sopra un’acqua corroborante, ha fatto rinvenire l’anima mia. Mi ha guidato nei sentieri della giustizia per la gloria del suo nome. Io mi considero, diceva Davide, come una pecora sotto la condotta di Dio. Egli è il mio pastore. Per essere saggio, buono e potente voglio assicurarmi che non mi mancherà cosa alcuna. In tal modo parlano i giusti, anche se sono trattenuti nell’esilio di questa vita. Dicono dunque ora: in qualunque stato io mi trovi, so che il mio Dio, che si prende cura dei suoi servi, non mi abbandonerà. Il dovere di un buon pastore è di guidare le sue pecore ai pascoli migliori e di condurle a ristorarsi presso un’acqua limpida, finché durano i cocenti ardori del meriggio. Afferma Davide che questa condotta teneva Dio verso di lui e senza dubbio dallo stesso luogo in cui allora si trovava, che poteva essere un pascolo irrigato dalle acque, prende occasione per servirsi di una similitudine che perfettamente esprimeva il suo pensiero. I pascoli e le acque vivificanti, di cui parla, si devono intendere secondo il senso spirituale, della grazia di Gesù Cristo, della sua verità e del suo corpo santissimo che egli chiama pure ora cibo ed ora bevanda. Colui, dice il Figlio di Dio, che berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà mai sete; ma l’ acqua che io gli darò, diventerà in lui una fonte di acqua che sale alla vita eterna. Io sono, dice egli ancora, il buon pastore; ed io conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me. Se alcuno entra per mio mezzo, troverà pascoli. Dio si comportava dunque da buon pastore con Davide dandogli un’acqua salutare che faceva rivivere la sua anima, allorché si trovava abbandonato in un luogo deserto. Egli si cibava della verità della sua parola e spegneva la sua sete con l’unzione interiore del suo Spirito Santo, che lo conduceva come per mano nei sentieri della giustizia che egli dice essere angusti e difficili da percorrere.

4 Così anche se camminassi in

mezzo all’ombra della morte,

non temerò alcun male perché

tu sei con me; la tua verga e

il tuo vincastro questi mi hanno consolato.

“Se pure camminassi in mezzo all’ombra della morte, non temerò alcun male, poiché tu sei con me. La tua verga e il tuo bastone mi hanno confortato. L’ombra della morte può qui spiegarsi dall’immagine e dalla vicinanza  dei luoghi oscuri ed esposti a grandi pericoli. E Davide, così esprimendosi, può ben alludere alla situazione in cui era come appare  dalla similitudine delle pecore. Egli dice dunque, considerandosi come una pecora, che quand’anche egli fosse esposto nei luoghi più oscuri e più pericolosi nel deserto non può temere cosa alcuna, avendo con sé per suo protettore colui che è il pastore supremo. Perciò la sua verga e il suo incastro ovvero il suo bastone non che mettergli paura erano anzi il motivo della sua consolazione. Sembra che egli faccia qualche distinzione tra la verga ed il vincastro, sembrando l’una più adeguata alla debolezza degli agnelli, e l’altro alla forza delle pecore. Ora sappiamo che il bastone pastorale serve per condurre il gregge, per battere in modo salutare quelle che si allontanano e per difesa contro il lupo che sta in agguato per divorarne qualcuna. Alcuni hanno creduto che Dio non alluda qui a cose pastorali e per la verga e per il bastone intendono, secondo la forza della lingua originale, tutto ciò che ci regge e ci sostiene, allorché siamo stanchi del camminare. Un antico afferma che la verga significa i mezzi che Dio adopera per guidarci nel retto sentiero ed il bastone indica gli aiuti che destina egli a sostenere la nostra debolezza. Ed aggiunge che senza timore di errore possiamo dare questo nome alla croce salutare del nostro Redentore, poiché  la memoria della croce ha la virtù di cacciare lontano da noi i demoni nostri nemici e di esserci una sicura guida nella vera via.

5 Hai preparato davanti a me una

mensa in faccia ai miei oppressori;

hai unto di olio il mio capo e il mio calice

inebriante quanto è mirabile!

Quanto i miei nemici corporali e spirituali si sono affaticati ad opprimermi, altrettanto tu hai avuto cura o mio Dio, di sostenermi contro loro, apparecchiandomi una mensa magnifica, opposta a quella di amarezza che essi mi presentano. Tu mi copri il capo di profumi e mi dai da bere uno squisito liquore che mi inebria santamente e che mi fa dimenticare tutti i mali e tutti i beni di questa vita, per pensare solamente alle delizie divine che tu prepari a coloro che ti amano. Davide per significare le consolazioni che riceveva da parte di Dio, usa un linguaggio umano, servendosi dell’immagine di un convito che descrive nel modo in cui anticamente costumava, allorché non si imbandivano soltanto vivande in abbondanza e molti ottimi vini si mescevano, ma di più si versavano sul capo dei convitati oli eccellenti di profumi, come vediamo nel Vangelo che fu praticato verso Gesù.

“Cipriano spiegando questo passo in senso spirituale in relazione al sangue adorabile di Gesù Cristo , per rimarcare la differenza che c’è tra l’ebbrietà cagionata dal calice del Signore e quella prodotta dal vino ordinario, aggiunge che un tale calice è squisitissimo, quasi che volesse dire che inebria talmente coloro che ne bevono che li rende più forti e li riempie di senno e toglie loro l’amore delle cose mondane, affinché conoscano e gustino sempre più Dio.

In quel modo, prosegue il santo, che il vino comune sgombra ogni triste pensiero della mente, così la salutare bevanda del sangue del Signore deve fare dimenticare all’uomo la vecchiezza della sua vita trascorsa e sostituire ad essa il gaudio che nasce dalla divina misericordia. L’olio, di cui qui si parla, può bene indicarci l’unzione dello Spirito Santo, che impingua e nutre l’anima come l’olio corrobora il capo.

6 E la tua misericordia mi inseguirà tutti i giorni

della mia vita e perché io abiti

nella casa del Signore per la lunghezza dei giorni.

E la tua misericordia mi seguirà tutti i giorni della mia vita, affinché io abiti lunghissimo tempo nella casa del Signore.

Alcuni interpreti spiegano ciò letteralmente della vita presente e per la casa del Signore intendono il tabernacolo, dicendo che Davide protestava a Dio che egli sperava che la sua divina misericordia l’avrebbe assistito fino alla fine, per farlo abitare lunghissimo tempo, cioè in tutto il rimanente della sua vita, che doveva essere molto lunga, vicino all’arca del Signore.

Quantunque non possa rigettarsi un tale senso, si fa tuttavia fatica a persuadersi che il santo profeta, il quale dice di se medesimo che egli aveva il cuore pieno non degli anni passeggeri, ma di quelli eterni, non abbia almeno considerato nel tempo stesso, la celeste Gerusalemme, quell’altra casa di Dio, che deve sussistere eternamente e che la misericordia del Signore, da lui qui ricordata, sia solo quella  spettante al corso della sua vita, la cui durata, per quanto potesse esser lunga non meritava di essere così nominata da un principe, il quale non stimava se non le cose eterne.

Noi possiamo dunque con molti altri intendere per la casa di Dio parimenti il cielo, ove sembra che Davide principalmente aspirasse ad abitare, non considerando l’altra che era sulla terra se non come un passaggio e non come un’abitazione. Possiamo pure per la misericordia intendere la grazia santificante che doveva confermarlo nella via della sua salvezza. Un interprete ci fa osservare che dal luogo in cui Davide afferma che la divina misericordia lo seguirà e dall’altro in cui dice che la stessa misericordia lo preverrà, si deduce la celebre distinzione stabilita nelle scuole tra la grazia preveniente e la seguente di cui parla Agostino quando dice: la grazia di Dio previene l’uomo allorché questi ancora non vuole, dandogli la volontà; allorché egli ha incominciato a volere essa lo segue di nuovo, affinché inutile non sia la sua volontà. Cioè, Dio ispira dapprima con la sua grazia il cuore dell’uomo a fare il bene, ed avendo poi l’uomo ricevuto dal Signore questa buona volontà ed accorgendosi della propria insufficienza a compiere da se stesso quello che egli prescrive, lo supplica costantemente di assisterlo di nuovo perché possa egli adempiere ciò che già da lui si desidera e che egli non può senza il suo aiuto.

Da Agostino

1 Salmo di Davide

Il Signore mi guiderà e niente mi mancherà.

Salmo dello stesso Davide. La Chiesa parla a Cristo: il Signore mi conduce al pascolo e niente mi mancherà. Il Signore Gesù Cristo è il mio pastore e niente mi mancherà.

2 In un luogo di pascolo là

mi ha posto, presso acqua di ristoro, mi ha nutrito.

Nel luogo del pascolo ivi mi ha collocato. Conducendomi alla fede, nel luogo del pascolo, ivi, per nutrirmi mi ha collocato. Presso acque refrigeranti mi nutre. Mi ha nutrito con l’acqua del battesimo, in cui sono ristorati quanti hanno perduto la innocenza e il vigore.

3 L’anima mia ha fatto ritornare,

mi ha guidato su sentieri di giustizia

a motivo del suo nome.

Ha convertito l’anima mia. Mi ha guidato nei sentieri della giustizia, a cagione del suo nome. Mi ha guidato negli angusti sentieri che pochi percorrono, della sua giustizia; e non a cagione del mio merito, ma a cagione del nome suo

4 Così anche se camminassi in

mezzo all’ombra della morte,

non temerò alcun male perché

tu sei con me; la tua verga e

il tuo vincastro questi mi hanno consolato.

Infatti, anche quando cammino in mezzo a questa vita, che è l’ombra della morte, non temerò il male, perché tu sei con me. Non temerò il male, perché tu abiti, grazie alla fede, nel mio cuore; ed ora sei con me, affinché, dopo l’ombra della morte, sia anch’io con te. La tua verga e il tuo bastone, essi stessi mi hanno consolato. La tua disciplina, come verga per il gregge delle pecore e come bastone per i figli già più grandi e che dalla vita animale crescono a quella spirituale, non mi ha afflitto, anzi da essa sono stato consolato; perché tu ti ricordi di me.

5 Hai preparato davanti a me una

mensa in faccia ai miei oppressori;

hai unto di olio il mio capo e il mio calice

inebriante quanto è mirabile!

Hai preparato la mensa al mio cospetto, di fronte a coloro che mi perseguitano. Ma dopo la verga, con la quale io, piccolo ancora e animale, ero condotto ai pascoli con il gregge, dopo quella verga, quando ho cominciato ad essere sotto il bastone, hai preparato la mensa al mio cospetto, affinché non sia più nutrito come un bambino con il latte, ma prenda come un adulto il cibo, reso saldo in faccia a coloro che mi affliggono. Hai effuso olio sul mio capo. Hai allietato con la gioia spirituale la mia mente. E la tua coppa inebriante quanto è eccellente! E la tua coppa che dà l’oblio delle passate vane delizie, quanto è eccellente!

6 E la tua misericordia mi inseguirà tutti i giorni

della mia vita e perché io abiti

nella casa del Signore per la lunghezza dei giorni.

E la tua misericordia mi accompagnerà in tutti i giorni della mia vita. Cioè per quanto a lungo vivrò in questa vita mortale, non tua ma mia. E affinché abiti nella casa del Signore per la lunghezza dei giorni. Mi accompagnerà non soltanto qui, ma anche affinché abiti nella casa del Signore in eterno.

Dai Padri

1 Origene: Dio è chiamato re del vero iniziato e pastore della pecora rigenerata. La pecora non beve ancora il vino della vera vite, ma ha questa forza nel bagno della nuova rinascita ove depone il fardello dei peccati.

Eusebio: la condizione di pecora è intermedia tra quella dei giusti e quella dei peccatori. Quando l’uomo è giusto e la sua anima è rivestita di virtù che convengono all’immagine divina, diciamo che Dio è suo re. Le pecore sono nel vestibolo della conoscenza divina.

Atanasio: è il salmo delle genti che gioiscono perché  il Signore le ha condotte ai suoi pascoli: esse descrivono il banchetto mistico.

Cirillo alessandrino: i pagani sono divenuti i discepoli di Dio. Riconoscono il loro pastore, proclamano la loro unità con lui, esprimono la loro fierezza d’avere come pastore non un santo o lo stesso Mosè, ma il principe dei pastori, il maestro dei dottori, nel quale sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza. Nulla mancherà loro, perché il Cristo onnipotente dona con generosità.

Girolamo: cita Ezechiele: io susciterò loro un pastore e il mio servo le pascolerà.

Beda: Adamo ha distorto tutto e mi ha fatto smarrire; ma il Signore mi guida e io cammino sulla retta via. Se esteriormente mi manca qualcosa, è perché questa povertà mi è più utile.

2 Origene: l’erba e l’acqua sono date affinché la pecora diventi abbastanza forte per prendere parte al banchetto mistico del versetto 5.

Gregorio di Nissa: anzitutto devi divenire una pecora del buon pastore: la catechesi ti guida verso i pascoli; poi devi essere sepolto con lui nella morte per mezzo del battesimo, ombra e immagine della morte. Infine egli prepara la mensa eucaristica, unge con l’olio dello Spirito e offre il vino che dona la sobria ebbrezza.

Cirillo Alessandrino: il luogo verdeggiante è il paradiso donde siamo caduti e dove il Cristo ci riporta.

Girolamo: ha fissato la mia speranza nella beatitudine futura.

Beda: mi ha fatto riposare: presuppone una comunità.

Eusebio: è l’acqua di cui il Signore ha detto: se qualcuno ha sete venga a me e beva… Dal suo ventre scaturiranno fiumi d’acqua viva. Nel bagno della rigenerazione, si depone il fardello dei peccati.

Atanasio e altri: è il battesimo.

Cirillo Alessandrino: bisogna essere rigenerati da quest’acqua per entrare nel regno dei cieli.

Beda: le acque della vita nuova.

3 Origene: la pecora si era allontanata dal gregge, o meglio era caduta lungo il cammino. Il Signore la riprende, la rigenera e la custodisce, per qualche tempo, al pascolo.

Atanasio: l’ha ricondotta dalla schiavitù del diavolo.

Origene: il Cristo cammina in testa, come fa il pastore; traccia il sentiero perché le pecore non abbiano che da mettere i piedi nelle sue orme; più tardi egli inviterà gli amici alla sua mensa. La giustizia è l’abitudine a compiere azioni giuste.

Efrem: inno: ecco che un pastore somigliante a Mosè ha lavato le macchie dell’anima e ha segnato col suo dito gli agnelli del regno dei cieli. Le pecore gioiscono, vedendo avvicinarsi la mano di colui che battezza. Entrate, pecore, ricevete il vostro sigillo, unitevi al gregge.

Girolamo: Per amore del suo nome, non per i miei meriti.

4 Eusebio: l’ombra di morte è l’immagine della morte. Si tratta della morte naturale, la quale non è che una immagine della vera morte, quella dell’anima. Chi crede nel Figlio di Dio non muore ma è passato dalla morte alla vita e stima che ciò che egli attraversa è solo una immagine della morte.

Atanasio: la verga e il vincastro sono simboli del potere di insegnare. Altri intendono: la verga e il vincastro sono simbolo della correzione paterna. Dio colpisce con verga chi accoglie per figlio.

Origene: si tratta di correzione, non di abbandono.

Girolamo: purificazione, non flagello.

5 Origene: agli amici il Signore ha riservato la conoscenza dei misteri. Davanti a me: la tavola mi è mostrata in modo ben visibile, con cibo solido, quello dell’atleta, perché possa resistere valorosamente a quelli che mi perseguitano.

Ambrogio: la mensa del Signore ci dona il perdono dei peccati.

Baldovino di Ford: la mensa del Signore è l’altare; qui il Cristo è mangiato nel sacramento, secondo quanto è scritto: hai preparato davanti a me una mensa, in faccia ai miei oppressori.

Origene: si direbbe che egli chieda di soffrire. È un mistero. Le tribolazioni sono infatti i preparativi della tavola. Guarda in anticipo la mia mensa, cerca di non guardare altro e tu dirai: gioisco delle mie tribolazioni, e ne vorrei altre ancora.

Origene: A somiglianza del Cristo che Dio ha unto con l’olio di esultanza.

Gregorio di Nissa, Cirillo di Gerusalemme: l’unzione è il sigillo della consacrazione a Dio, analogo al marchio delle pecore che scoraggia il ladro che vuole rubarle.

Atanasio: è la gioia sacramentale.

Eusebio: lo voglio il vino perché non è solo pastore ma anche sposo.

Girolamo: mi hai inebriato col tuo mistico calice perché lasci cadere il ricordo dei piaceri della vita passata.

Beda: il calice che produce l’estasi.

6 Origene: sappi che il Cristo stesso è questa misericordia vivente che ti insegue. Essa afferra quelli che non fuggono troppo, li custodisce e li  fa abitare nella casa del Signore per sempre.

Eusebio: radicato sulla tua promessa, fissata la mia speranza in te, non verrò mai meno. E la tua promessa fa sì che la tua casa sia la mia dimora.

Beda: è come se dicesse: la tua misericordia perseguiterà la mia vita finché non la trasformi nella tua vita.

Cirillo Alessandrino: è una figura come il riposo del sabato, per esprimere il riposo dei santi nell’eternità.

Eusebio: nella luce che non tramonta.

Gregorio di Nazianzo: ci conduce al pascolo, ci fa crescere con l’acqua di riposo, lotta per noi contro le bestie feroci, richiama gli smarriti, riconduce quelli che si sono perduti, cura i feriti, fortifica i deboli e, con la sua arte di pastore, ci raduna nell’ovile della vita eterna.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salmo 23

1 Salmo di Davide

Nel primo giorno della settimana

Del Signore è la terra e ciò che la riempie, il mondo

e tutti i suoi abitanti

2 È  lui che l’ha fondato sui mari e sui fiumi l’ha disposto.

3 Chi sale al monte del Signore o chi starà

nel suo luogo santo?

4 L’innocente di mani e di cuore

puro che non ha ricevuto invano

l’anima sua e non ha giurato

con inganno al suo prossimo.

5 Questi riceverà benedizione

dal Signore e misericordia da Dio suo salvatore.

6 Questa è la generazione di quelli

che lo cercano, che cercano il volto

del Dio di Giacobbe.           Pausa

7 Alzate, principi, le vostre porte e  alzatevi porte

eterne, ed entrerà il re della gloria.

8 Chi è questo re della gloria?

Il Signore forte e potente,

il Signore potente in battaglia

9 Alzate, principi, le vostre

porte e  alzatevi porte eterne

ed entrerà il re della gloria.

10 Chi è questo re della gloria?

Il Signore delle potenze, è lui il re della gloria.

 

Da Sacy

1 Salmo di Davide

Nel primo giorno della settimana

Del Signore è la terra e ciò che la riempie, il mondo

e tutti i suoi abitanti

2 È  lui che l’ha fondato sui mari e sui fiumi l’ha disposto.

“Dovendo il profeta in questo salmo parlare del tempio di Dio e del suo popolo e volendo farci vedere che di tutta la grande moltitudine di uomini che abitavano sopra la terra soltanto un piccolo numero si sarebbe reso degno di entrare nel tempio, che figurava la Chiesa di Gesù Cristo e soprattutto quella che deve con lui regnare eternamente nel cielo, egli perciò nei primi due versetti stabilisce il supremo dominio di Dio su tutta la terra e su tutte le sue creature, affinché da una parte non si rinchiudesse in un solo tempio la grandezza del Signore e il rispetto che a lui si doveva; e affinché dall’altra parte non si credesse che non ci fossero che i suoi servi e i suoi eletti che a lui appartenevano.

Egli dice dunque a tale scopo che del Signore sono la terra e tutti i suoi abitanti; ne porta la ragione con l’aggiungere: perché egli l’ha fondata sopra i mari e stabilita sui fiumi.

Quello che egli dice: che Dio ha fondato la terra sopra i mari, ha dato motivo ad alcuni commentatori di indagare in modo curioso la maniera con cui i mari fanno da fondamento alla terra. Questi commentatori adducono pure l’autorità di San Crisostomo per far vedere che il salmista ha voluto  rappresentare l’onnipotenza del Signore dell’universo nell’avere la sua mano costituito le acque, che per loro natura cedono al peso della minima pietra, nell’averle, costituite per base e per fondamento di una massa così prodigiosa come quella del corpo della terra.  Essendo la terra uno globo quasi tutto circondato dai mari, sembra che le acque la sostengono, tanto quanto sembrano essere pure sostenute dalla terra. I più dotti interpreti hanno pensato che si dovevano spiegare queste parole più ragionevolmente dicendo che la terra è stata fondata sopra i mari, perché fu innalzata al di sopra delle acque, allorché Dio al principio del mondo, restrinse all’ingiù in un solo luogo le acque che prima coprivano la superficie della terra, affinché questa non fosse sommersa e affinché gli uomini la potessero abitare. Non diversamente si deve dire dei fiumi sui quali si trova la terra più alta, poiché se così non fosse, rimarrebbe inondata dalle loro acque.

3 Chi sale al monte del Signore o chi starà

nel suo luogo santo?

4 L’innocente di mani e di cuore

puro che non ha ricevuto invano

l’anima sua e non ha giurato

con inganno al suo prossimo.

5 Questi riceverà benedizione

dal Signore e misericordia da Dio suo salvatore.

“Ecco il modo in cui si può unire quello che dice ora Davide con quello che ha detto. Sono mio possesso tutta la terra e tutti i suoi abitanti; ma nondimeno tutti gli uomini non appartengono allo stesso modo al Signore, perché non sono tutti degni di accostarsi a lui e di entrare nel suo santo tempio; essendo gli  uni a lui sottoposti solamente come creature, ed amandolo gli altri come loro Padre e servendolo come loro Dio. Chi sono dunque quelli che meriteranno di salire sul monte o su quello della terra, dove deve essere costruito il suo tempio o su quello del cielo di cui esso era figura; e di fermarsi, cioè di abitare stabilmente nel suo santo luogo. Sono quelli egli aggiunge che non hanno soltanto premura di conservare all’esterno le loro mani innocenti, ma che vegliano alla custodia del loro cuore per conservarne la purezza, la quale sola lo rende degno di essere posto  nel luogo santo, essendo soggetta a cambiamento ogni virtù che non è fondata nel cuore. Sono quelli, dice egli inoltre, che non hanno ricevuto invano la loro anima, cioè che hanno speso la loro vita per far servire il loro cuore e la loro anima all’unico scopo per il quale l’hanno ricevuta e che stimandosi nati per l’eternità non hanno distolto l’animo da tale oggetto per occuparsi vanamente ora dell’una ora dell’altra cosa momentanea e caduca.. Alla fine sono quelli che amando Dio con un cuore puro amano anche il loro prossimo, non usando mai inganno per defraudare. Si deve qui osservare che il santo profeta parla al singolare di colui che ha le mani innocenti e il cuore puro e che si rende degno di salire al monte del Signore. Forse egli vuol farci intendere che parla innanzitutto di colui che come il capo dei giusti e degli innocenti è stato degno di salire per primo su quel monte, salendo al cielo, per far salire ad esso dopo di lui tutti quelli che uniformandosi al modello divino della sua innocenza e della sua giustizia avranno meritato di seguirlo come sue vere membra. Solamente dunque per la partecipazione alla innocenza del capo divino della Chiesa, che è salito per primo sul monte, tutti i giusti si renderanno degni di salirvi, ad esempio di lui, poiché non c’è secondo quanto lui stesso ha detto, se non colui che è disceso dal cielo, che abbia diritto di salire al cielo: cioè Gesù Cristo come capo e le sue membra. Il testo ebraico aggiunge il vocabolo sempre, parlando della stirpe degli eletti, che cercano Dio, per far vedere, che non lo cercano solamente per qualche tempo, ma che lo cercano in ogni tempo, senza mai stancarsi e senza essere distolti da tale richiesta per volgersi a cercare alcun altra cosa fuori di lui.

7 Alzate, principi, le vostre porte e  alzatevi porte

eterne, ed entrerà il re della gloria.

8 Chi è questo re della gloria?

Il Signore forte e potente,

il Signore potente in battaglia

9 Alzate, principi, le vostre

porte e  alzatevi porte eterne

ed entrerà il re della gloria.

10 Chi è questo re della gloria?

Il Signore delle potenze, è lui il re della gloria.

“Avendoci Davide fatto vedere chi si renderà degno di salire al monte del Signore, espone qui in un modo figurato una specie di dialogo, che si può intendere in due sensi, l’uno secondo la lettera e l’altro secondo il mistero da essa significato. Secondo il primo egli contempla l’ingresso dell’arca nel tempio, che suo figlio doveva fabbricare al Signore, indirizzando la parola non solo ai capi che sarebbero stati deputati alla custodia del tempio, ma per una figura assai consueta, alle porte stesse di quel così famoso edificio. Sprona essi a dare un libero ingresso a colui che egli chiama il re della gloria. Ma per esprimere in un modo più enfatico la grandezza e la potenza del Dio della gloria rappresenta i capi del tempio e anche i capi del popolo che attoniti domandano chi egli fosse. Il profeta parlando alle porte del tempio di Gerusalemme, le chiama eterne; cosa che non può convenire se non alla verità di cui essi erano figura. Poiché il tempio di Salomone è stato distrutto, non c’è che la Chiesa simboleggiata da quel tempio di cui si possa dire con verità che le sue porte sono eterne ed invincibili per tutte le potenze dell’inferno. Secondo l’altro senso accennato, il santo re contemplava Gesù Cristo che sale al cielo dopo aver trionfato della morte e dell’inferno. Se egli rappresenta gli spiriti celesti come ignari del re della gloria, lo fa perché l’incomprensibile mistero di un dio rivestito della natura dell’uomo, era capace di far rimanere attonite anche le intelligenze celesti; o perché la maniera di domandare chi fosse il re della gloria e di rispondere a tale domanda, sembrava più adatta ad imprimere nella mente umana una viva idea della sua alta maestà. Noi diciamo ancora con parecchi interpreti che lo Spirito di Dio, il quale si serviva della lingua del santo profeta, poteva pure indirizzarsi in questo luogo ai principi dei popoli e degli infedeli e stimolarli ad aprire le loro porte a Gesù Cristo il re della gloria, rinunciando all’idolatria e a tutti i loro delitti che ad essi chiudevano per sempre il cielo, se non fosse venuto a soccorrerli il divino liberatore. Quello che allora accadde in mezzo al paganesimo, accade anche oggi nel seno stesso della Chiesa, allorché quelli che si dicono discepoli di Gesù Cristo, negano di riconoscerlo per il re della gloria nei suoi profondi abbassamenti. L’amore dei beni della terra e l’orgoglio da cui si lascia gonfiare il loro cuore fa che essi ne chiudono la porta per non ricevervi un dio così annichilito, e se costoro aspirano alla gloria, non vogliono passare per la croce.

 

Da Agostino

1 Salmo di Davide

Nel primo giorno della settimana

salmo di Davide, il primo giorno della settimana. Salmo di Davide sulla glorificazione e la risurrezione del Signore che si è compiuta all’alba del primo giorno della settimana, che ormai è chiamato giorno del Signore.

Del Signore è la terra e ciò che la riempie, il mondo

e tutti i suoi abitanti

2 È  lui che l’ha fondato sui mari e sui fiumi l’ha disposto.

Del Signore è la terra e ciò che la riempie, il mondo intero e tutti coloro che vi abitano. Quando cioè il Signore glorificato è annunziato perché credano tutte le genti,  tutto il mondo diventa la sua chiesa. Egli stesso sopra i mari l’ha fondata. Egli stesso fermamente l’ha stabilita sopra tutti i marosi di questo secolo, affinché da essa fossero dominati e non le arrecassero alcun male. E sopra i fiumi l’ha disposta. I fiumi scorrono al mare e gli uomini in preda alle loro passioni si perdono nel secolo: anche su questi trionfa la Chiesa che è preparata nella carità ad accogliere l’immortalità dopo avere vinto, per mezzo della grazia di Dio, le cupidigie del secolo.

3 Chi sale al monte del Signore o chi starà

nel suo luogo santo?

Chi salirà sul monte del Signore? Chi salirà all’altissima giustizia del Signore? Ovvero chi starà nel suo santo luogo? Ovvero chi resterà in quel luogo ove ascenderà, fondato sopra i mari  e preparato sopra i fiumi?

4 L’innocente di mani e di cuore

puro che non ha ricevuto invano

l’anima sua e non ha giurato

con inganno al suo prossimo.

L’innocente di mani e il puro di cuore: chi dunque salirà lassù ed ivi resterà, se non colui che è innocente nelle opere e puro nei pensieri? Chi non ha impiegato in vanità l’anima sua. Colui che non ha abbandonato la sua anima alle cose effimere, ma, rendendosi conto che essa è immortale, ha desiderato la ferma e immutabile eternità. E non ha giurato al suo prossimo nell’inganno. E perciò senza inganno, così come semplici e non ingannevoli sono le cose eterne, si è presentato al suo prossimo.

5 Questi riceverà benedizione

dal Signore e misericordia da Dio suo salvatore.

Egli riceverà la benedizione del Signore e misericordia da Dio sua salvezza.

6 Questa è la generazione di quelli

che lo cercano, che cercano il volto

del Dio di Giacobbe.           Pausa

Questa è la generazione di coloro che cercano il Signore. Così infatti nascono coloro che lo cercano,  coloro che cercano il volto del Dio di Giacobbe. Cercano invero il volto di Dio che ha donato la primogenitura al nato più tardi.

7 Alzate, principi, le vostre porte e  alzatevi porte

eterne, ed entrerà il re della gloria.

Alzate, o voi principi, le porte. Tutti voi che cercate il primato fra gli uomini, togliete di mezzo, affinché non vi ostacolino le porte della cupidigia e del timore che voi stessi avete innalzato. Ed elevatevi porte eterne. Ed elevatevi, porte della vita eterna, della rinuncia al secolo e della conversione a Dio. Ed entrerà il re della gloria. Ed entrerà il re, nel quale senza superbia ci glorieremo; il quale, vinte le porte della mortalità ed aperte per sé quelle celesti, ha adempiuto quanto ha detto: rallegratevi, perché io ho vinto il secolo.

8 Chi è questo re della gloria?

Il Signore forte e potente,

il Signore potente in battaglia

Chi è questo re della gloria? Nell’ammirazione la natura mortale è presa da timore e chiede: chi è questo re della gloria? Il Signore forte e potente, che tu hai ritenuto debole e soggiogato. Il Signore potente in battaglia. Palpa le cicatrici e constaterai che sono guarite e che la debolezza umana è stata restituita all’immortalità. Si è dissolta questa debolezza, propria delle creature terrene, quando la potenza del Signore ha vittoriosamente combattuto con la morte.

9 Alzate, principi, le vostre

porte e  alzatevi porte eterne

ed entrerà il re della gloria.

Levate le porte, o voi principi. Di qui già si va al cielo. Griderà  di nuovo la tromba del profeta: levate le porte, anche voi principi celesti, collocati negli animi degli uomini che adorano la milizia del cielo. Ed elevatevi porte eterne. Ed elevatevi, porte della giustizia eterna, della carità e della purezza, per cui mezzo, l’anima ama l’unico vero Dio e non fornica sotto l’imperio dei molti che sono chiamati dei. Ed entrerà il re della gloria, onde intercedere per noi alla destra del Padre.

10 Chi è questo re della gloria?

Il Signore delle potenze, è lui il re della gloria.

Chi è questo re della gloria? Perché anche tu principe della potestà di questo cielo ti stupisci e chiedi: chi è questo re della gloria? Il Signore delle virtù, egli è il re della gloria. E già vivificato nel corpo, ascende sopra di te colui che è stato tentato; si innalza sopra tutti gli angeli colui che è stato tentato dall’angelo prevaricatore. Nessuno di voi ostacoli o freni il nostro cammino per essere adorato da noi come Dio; né principato, né angelo, né virtù può separarci dall’amore di Cristo. È meglio sperare nel Signore piuttosto che sperare in un principe; in modo che chi si gloria, nel Signore si glori. Vi sono senza dubbio virtù preposte al governo di questo mondo, ma il re della gloria è il Signore delle virtù.

 

Dai Padri

1 Origene: prima della venuta del Cristo, Dio non era conosciuto che in Giudea; dopo l’avvento del Cristo, tutta la terra è del Signore. Tutti abbiamo ricevuto dalla sua pienezza e quindi noi stessi siamo la pienezza del Signore.

Cirillo Alessandrino: lo spirito annuncia che, per la fede, tutto il mondo è entrato nella rete del Cristo.

Atanasio: il salmista profetizza qui il regno universale del Figlio Unigenito.

Girolamo: glorificato il Cristo, la Chiesa è formata dalla fede di tutte le genti.

2 Eusebio: già da tempo, tutto sarebbe riprecipitato nel caos se la Sapienza di Dio non fosse stata presente.

Girolamo: il Cristo ha stabilito la sua Chiesa al di sopra dei mutamenti del tempo: l’ha resa salda sulla certezza della fede.

Agostino: i fiumi e i torrenti possono avanzare precipitosamente, la Chiesa resterà sempre al di sopra dei flutti.

3 Eusebio: il nome del Signore è il Verbo.

Cirillo Alessandrino: fuggì solo sulla montagna. Lui, che era il primo tra i morti, salì solo la vera e grande montagna, secondo la parola del salmista: Chi salirà al monte del Signore… Il puro di cuore. Si ritirò sulla montagna, cioè salì al cielo; non rifiuta di regnare sui fedeli, ma differisce il tempo del regno più glorioso, fino a quando non ritornerà a noi dal cielo: discenderà rivestito della gloria del Padre, rivelato dalla maestà che conviene a Dio e della quale nessuno potrà dubitare.

Girolamo: il monte del Signore è la Gerusalemme celeste

4 Origene: il cuore puro è simbolo della vita contemplativa; le mani innocenti, della vita attiva.

Girolamo: le cose che il Padre delle luci odia.

Cirillo Alessandrino: che cosa deve fare colui che vuole salire sulla montagna spirituale? Lo Spirito Santo risponde e il salmista preannuncia, in una certa misura, il discorso della montagna del Cristo.

Agostino: c’è una sintonia tra la semplicità di Dio che non muta e la semplicità dell’uomo che non è doppio.

5 Girolamo: venite, benedetti dal Padre mio.

Baldovino di Ford: applica questo al Cristo: egli ha ricevuto la benedizione del Signore e, come Dio, lui stesso ha benedetto la natura umana che aveva assunto. Non solo ha il potere di benedire se stesso, ma può benedire anche tutti quelli che lo benediranno; quanti lo benedicono erediteranno la terra (confronta salmo 36,22).

6 Origene: non si può vedere il volto di Dio sulla terra: devi essere trasformato, rigettare tutto ciò che è umano; occorre che tu diventi angelo e anche Dio.

7 Origene: il Cristo vincitore entra alla testa di quelli che erano stati prigionieri e li dichiara vincitori con lui.

Eusebio: il figlio di Dio entra con tutti i suoi; gli angeli escono incontro a lui e lo acclamano.

8 Cirillo Alessandrino: il mistero del Cristo non era conosciuto da tutte le potenze angeliche, ma solo da quegli angeli che servirono il Figlio Unigenito, anche nella sua forma umana. Quando il Verbo, compiuta la sua opera sulla terra, risale al Padre con la carne che aveva assunto, queste potenze spirituali stupiscono dello spettacolo assolutamente inaudito: lo Spirito dice loro: alzate, principi, le vostre porte, perché entri il re della gloria! Gli angeli si domandano: chi è dunque costui? Sembra un uomo di carne e lo si chiama re della gloria. Allora lo Spirito risponde: dubitate ancora? Ascoltatemi, è lui il re della gloria!

Atanasio: dialogo tra gli angeli.

Girolamo: dialogo tra angeli buoni e angeli cattivi.

Origene: io ho vinto il mondo.

Girolamo: il forte, il potente, è colui che ha legato strettamente l’orgoglioso millantatore e l’ha spogliato. Riapritevi porte del cielo, voi che eravate state chiuse dopo la cacciata di Adamo!

Ambrogio: gli angeli stessi furono stupefatti davanti al mistero. Il Cristo secondo la carne, che poco prima una stretta tomba racchiudeva, risaliva dal soggiorno dei morti fino nel più alto dei cieli. Gli angeli esitarono. Il Signore ritornava vincitore; entrava nel suo tempio, carico di spoglie sconosciute. Angeli e arcangeli lo precedevano, ammirando il bottino fatto sulla morte. Sapevano che niente di corporeo può accedere a Dio e tuttavia vedevano il trofeo della croce sulla sua spalla: era come se le porte del cielo, che lo avevano visto uscire, non fossero più abbastanza grandi per riaccoglierlo. Non erano mai state a misura della sua grandezza, ma per il suo ingresso di vincitore occorreva una via più trionfale: davvero non aveva perso nulla ad annientarsi! Le porte eterne rimangono, ma si alzano: non è un uomo che entra, è il mondo intero, nella persona del Redentore di tutti. Vedendo dunque avanzare il Cristo, primo e solo vincitore della morte, gli angeli comandano ad altri angeli con un accento di stupore: alzate, principi, le vostre porte, fate rialzare porte eterne ed entrerà il re della gloria! Ma tra gli esseri celesti alcuni erano stupefatti, si meravigliavano di questo corteo insolito e chiedevano: chi è questo re della gloria? Altri che erano presenti alla sua risurrezione o che sapevano già, rispondevano: è il Signore delle schiere! Il Signore potente in guerra. E di nuovo, le schiere angeliche del corteo trionfale rispondevano in coro: alzate, principi, le vostre porte! Fatevi alzare, porte eterne, ed entrerà il re della gloria!

10 Gregorio Nazianzeno: poiché sale al cielo, sali anche tu con lui, unendoti agli angeli che lo accompagnano e lo accolgono. Comanda alle porte che si alzino e si allarghino, per accogliere colui che la passione ha innalzato.

 

 

 

salmo 24

1 salmo di Davide

a te, Signore, ho levato l’anima mia,

2 Dio mio, in te confido, che io non arrossisca

3 e non ridano di me i miei nemici

perché tutti quelli che sono in

attesa di te non saranno confusi.

4 siano confusi tutti quelli che

agiscono iniquamente a vuoto.

Fammi conoscere le tue vie,

Signore, e insegnami i tuoi sentieri

5 Guidami nella tua verità

e istruiscimi perché tu sei Dio, mio salvatore,

e ti ho  atteso tutto il giorno.

6 Ricordati delle tue compassioni,

Signore, e delle tue misericordie, poiché sono da sempre.

7 I peccati della mia giovinezza e le

mie ignoranze, non ricordare;

secondo la tua misericordia ricordati di me

per la tua bontà, Signore.

8 Dolce e retto il Signore:

per questo darà la legge a quelli che sbagliano nella via.

9 guiderà i mansueti nel giudizio

insegnerà ai miti le sue vie.

10 Tutte le vie del Signore misericordia e verità

per coloro che ricercano la sua

alleanza e le sue testimonianze.

11 A motivo del tuo nome, Signore,

pure perdonerai il mio peccato: grande è infatti.

12 Chi è l’uomo che teme il Signore?

Gli porrà una legge  nella via che ha scelto.

13 La sua anima dimorerà

nei beni e la sua discendenza erediterà la terra.

14 Il Signore è sostegno per

coloro che lo temono e la sua

alleanza perché sia manifestata a loro.

15 I miei occhi sempre verso il Signore

poiché egli libererà dal laccio i miei piedi.

16 Guarda su me e abbi di me pietà,

perché unico e povero sono io.

17 Le tribolazioni del mio cuore si sono  moltiplicate.

Dalle mie angustie liberami!

18 Visita la mia umiliazione e la mia fatica

e rimetti tutti i miei peccati.

19 Guarda i miei nemici poiché si sono moltiplicati

e di odio ingiusto mi hanno odiato.

20 Custodisci l’anima mia e liberami.

Che io non resti confuso perché ho sperato in te!

21 Innocenti e retti hanno aderito a me,

perché ti ho tanto atteso.

22 Libera, o Dio, Israele da tutte le sue tribolazioni

 

Da Sacy

1 salmo di Davide

a te, Signore, ho levato l’anima mia,

2 Dio mio, in te confido, che io non arrossisca

3 e non ridano di me i miei nemici

perché tutti quelli che sono in

attesa di te non saranno confusi.

“Davide essendo stato battuto dai suoi nemici, allorché aveva tolto la pecora al suo vicino, secondo l’espressione metaforica che usò il profeta Nathan per rinfacciargli da parte di Dio il suo adulterio e il suo omicidio,  si rialzò poi mediante la grazia di una vera penitenza. Allora egli disse a Dio che aveva la sua anima sollevata a lui e che poneva la sua fiducia nella sua divina misericordia. Cosa fece dunque Dio? Egli allora permise  che Davide cadesse affinché il sentimento della  propria caduta lo portasse ad innalzare la sua anima a lui e a porre la sua fiducia non più in se stesso ma nel Signore. La domanda che egli fa di non essere confuso non riguarda solamente il pericolo in cui si ritrovava per i nemici della sua corona; ma ancora più il danno che gli veniva minacciato dai nemici della sua salvezza, avendo ragione di temere sopra ogni cosa l’eterna confusione che nell’altro mondo sarà uno dei più crudeli supplizi dell’uomo peccatore .

4 siano confusi tutti quelli che

agiscono iniquamente a vuoto.

Fammi conoscere le tue vie,

Signore, e insegnami i tuoi sentieri

5 Guidami nella tua verità

e istruiscimi perché tu sei Dio, mio salvatore,

e ti ho  atteso tutto il giorno.

6 Ricordati delle tue compassioni,

Signore, e delle tue misericordie, poiché sono da sempre.

7 I peccati della mia giovinezza e le

mie ignoranze, non ricordare;

secondo la tua misericordia ricordati di me

per la tua bontà, Signore.

Poiché Davide era uscito dalla via di Dio commettendo due delitti così gravi, gli chiedeva di fargli conoscere questa via e i suoi sentieri, che sono quelli della verità e della giustizia e di dirigerlo in essi. Per domandare un tale soccorso a Dio lo supplica di ricordarsi delle sue antiche misericordie e di dimenticare i peccati da lui commessi nella sua gioventù o per debolezza o per ignoranza. Siccome era convinto di non poter più ricorrere se non alla clemenza del suo Dio, ben sapendo che per se stesso egli non meritava che i castighi, esclama: Ricordati di me Signore secondo la tua misericordia e per la tua bontà.

8 Dolce e retto il Signore:

per questo darà la legge a quelli che sbagliano nella via.

9 guiderà i mansueti nel giudizio

insegnerà ai miti le sue vie.

10 Tutte le vie del Signore misericordia e verità

per coloro che ricercano la sua

alleanza e le sue testimonianze.

Tutta la santa scrittura ci rappresenta Dio secondo i due vari aspetti della sua bontà e della sua giustizia, della sua verità e della sua misericordia, della sua dolcezza e della sua rettitudine. Questo fa dire al santo re che il Signore è pieno di dolcezze, di rettitudine e che tutte le sue vie sono misericordia e verità.

Dio è dunque buono e misericordioso e ciò forma la consolazione dei peccatori. Dio è retto, giusto e veritiero e ciò deve fare tremare gli impenitenti. Questi due attributi della giustizia e della bontà di Dio devono essere sempre presenti nel cuore dei giusti e dei peccatori, poiché il solo aspetto della sua bontà potrebbe indurre i peccatori a trascurare la penitenza e gli stessi giusti a diventare fiacchi nella via della loro salvezza. Davide ben conosceva la inseparabile unione di entrambe queste cose: Dio è dolce e retto, buono e giusto. Egli usa della sua bontà con i peccatori senza offendere la sua verità e la sua giustizia, invitandoli alla penitenza, con l’insegnare loro a tale scopo nell’intimo del cuore la sua santa legge e con l’additare ad essi la via che devono battere per rendersi degni di scansare il rigore della sua giustizia.

Il salmista ci fa vedere chi siano quelli che Dio dirige in tal modo ed ammaestra nelle sue vie: sono i mansueti e i miti, cioè quelli che egli ha reso degni,  umiliando il loro orgoglio, di ricevere le istruzioni della sua verità. Sono quelli che ricercano quello che è scritto nella sua legge, che egli chiama la sua alleanza.

11 A motivo del tuo nome, Signore,

pure perdonerai il mio peccato: grande è infatti.

Il peccato che Davide aveva commesso rispetto a Betsabea e a Uria, era gravissimo: all’adulterio era seguito un omicidio. Davide non osa sperare il perdono se non contemplando l’infinita bontà di colui al quale si rivolge e il cui nome così glorioso non risplende mai tanto quanto allorché egli fa grazia a coloro che sono convinti di non averla meritata.

12 Chi è l’uomo che teme il Signore?

Gli porrà una legge  nella via che ha scelto.

13 La sua anima dimorerà

nei beni e la sua discendenza erediterà la terra.

14 Il Signore è sostegno per

coloro che lo temono e la sua

alleanza perché sia manifestata a loro.

15 I miei occhi sempre verso il Signore

poiché egli libererà dal laccio i miei piedi.

Davide considerando in se stesso la profondità della corruzione del cuore umano e la sorte inestimabile di quelli che conservano il timor di Dio, esclama in un santo trasporto di ammirazione: qual è l’uomo che teme il Signore? Cioè quanti pochi lo temono! Ma come sono felici quelli che hanno un tale timore a cui Dio fa conoscere la sua divina volontà! Il profeta parla qui dei veri beni che ci procura il timore di Dio, allorché ci fa trovare la nostra pace e la nostra gloria in mezzo ai nostri patimenti mediante la ferma speranza dei beni ineffabili dell’altra vita; ed assicura alla nostra stirpe, cioè non solo ai nostri figli secondo la carne ma anche a quelli che noi partoriamo in Gesù Cristo in virtù del nostro esempio della nostra pietà, l’eredità della terra dei viventi, che è il cielo. Ma come se il santo profeta vedendo la debolezza sua e quella degli altri uomini avesse temuto per sé medesimo non meno che per gli altri, egli si rassicura immediatamente e li rassicura con lui, dichiarando che Dio stesso è la forza e il fermo appoggio di quelli che lo temono. Quanto più sono penetrati dal suo timore nell’intimo del cuore, tanto più egli li sostiene con le divine istruzioni della sua parola. Questo fa dire a San Paolo che tutto quello che è scritto è stato scritto per nostra istruzione, affinché concepiamo una ferma speranza per la pazienza e per la consolazione che ci danno le Scritture.

15 I miei occhi sempre verso il Signore

poiché egli libererà dal laccio i miei piedi.

16 Guarda su me e abbi di me pietà,

perché unico e povero sono io.

17 Le tribolazioni del mio cuore si sono  moltiplicate.

Dalle mie angustie liberami!

18 Visita la mia umiliazione e la mia fatica

e rimetti tutti i miei peccati.

19 Guarda i miei nemici poiché si sono moltiplicati

e di odio ingiusto mi hanno odiato.

20 Custodisci l’anima mia e liberami.

Che io non resti confuso perché ho sperato in te!

Vedendo dunque Davide che la maggior parte del popolo lo aveva abbandonato per abbracciare il partito di Assalonne e che quel figlio ribelle l’aveva costretto ad uscire precipitosamente da Gerusalemme e che l’aveva inoltre disonorato in faccia a tutto il suo popolo, ma ravvisando al tempo stesso nei nemici della sua corona quelli della sua salvezza e i delitti che gli avevano tirato addosso tanti flagelli, non pensa a liberarsi da una così estrema situazione se non con il soccorso di colui dalla cui giustizia sapeva egli di essere punito con un castigo di misericordia. O che noi dunque intendiamo dei suoi nemici temporali o dei nemici della sua anima o ugualmente degli uni e degli altri,  in ogni modo possiamo asserire che questa è una delle preghiere più eccellenti e più atte a muovere a compassione il Signore Dio. I miei occhi, dice egli, sono sempre attenti a guardare il Signore, da cui spero ogni mio soccorso; né io temo tutte le insidie che mi possano essere tese mentre tengo così gli occhi miei rivolti in alto. Siccome io non guardo che a te o mio Dio, con ragione ti domando che tu pure ti degni di guardare a me e di usarmi pietà, vedendomi abbandonato da tutti gli uomini. Vedi dunque la spaventosa umiliazione a cui mi hanno ridotto i miei nemici corporali e spirituali e perdonami tutti i miei peccati che ne sono la cagione. Non guardare solamente il tuo servo Davide; guarda anche la moltitudine dei miei nemici e l’ingiustizia dell’odio che mi portano. Custodisci dunque l’anima mia in mezzo a una così aspra prova, affinché io non mi lasci sedurre ad imitare il loro esempio e liberami perché spero in te solo, mio Dio.

21 Innocenti e retti hanno aderito a me,

perché ti ho tanto atteso.

22 Libera, o Dio, Israele da tutte le sue tribolazioni

Se Davide si considerava talvolta come solo, non era egli perciò meno grato al così fedele attaccamento che gli dimostrarono in tale occasione quelli che egli chiama innocenti e di cui loda il cuore retto, perché non erano complici dell’altrui ribellione. Per questo dopo aver chiesto l’assistenza del Signore in considerazione della propria miseria e dell’ingiustizia dei suoi nemici, lo supplica di nuovo di avere riguardo a tanti innocenti che con lui erano uniti nella speranza del suo aiuto. Libera, Signore, gli dice, il tuo popolo  da tante tribolazioni di cui si vede aggravato per mia cagione e non permettere che torni a loro danno l’attesa del soccorso in cui io spero.

Da Agostino

1 salmo di Davide

a te, Signore, ho levato l’anima mia,

per la fine, salmo dello stesso Davide. Parla Cristo, ma nella persona della Chiesa. Infatti ciò che qui si dice compete di più al popolo cristiano convertito a Dio.

2 Dio mio, in te confido, che io non arrossisca

A te, o Signore, ho levato l’anima mia nel desiderio spirituale, poiché essa era schiacciata a terra dalle passioni carnali. Dio mio, in te confido, non arrossirò. Dio mio, per il fatto che confidavo in me sono stato trascinato sino a questa infermità della carne; e poiché, abbandonato Dio, ho voluto essere come Dio, temendo la morte anche da parte della più piccola bestia, deriso dalla mia superbia, ho arrossito; ma ora in te confido, non arrossirò.

3 e non ridano di me i miei nemici

perché tutti quelli che sono in

attesa di te non saranno confusi.

né ridano di me i miei nemici. E non mi deridano coloro che, insidiandomi con occulti suggerimenti degni del serpente e insinuandomi: bravo, bene! mi hanno ridotto in questo stato. Perché non saranno confusi tutti coloro che sperano in te.

4 siano confusi tutti quelli che

agiscono iniquamente a vuoto.

Fammi conoscere le tue vie,

Signore, e insegnami i tuoi sentieri

Siano confusi coloro che iniquamente fanno cose inutili. Siano confusi coloro che agiscono iniquamente per conseguire cose effimere. Fammi conoscere, o Signore, le tue vie, ed insegnami i tuoi sentieri. insegnami i tuoi sentieri, stretti e noti a pochi.

5 Guidami nella tua verità

e istruiscimi perché tu sei Dio, mio salvatore,

e ti ho  atteso tutto il giorno.

Guidami nella tua verità. Fammi fuggire l’errore. E ammaestrami. Infatti da me ho conosciuto solo la menzogna. Perché tu sei il Dio mio Salvatore, e in te ho sperato tutto il giorno. Perché, scacciato da te dal Paradiso ed esiliato in una lontanissima regione, da me non posso tornare, se tu non vieni incontro al mio errare; il mio ritorno infatti ha sperato nella tua misericordia per tutto il tempo della vita terrena

6 Ricordati delle tue compassioni,

Signore, e delle tue misericordie, poiché sono da sempre.

Ricordati delle tue misericordie, o Signore. Ricordati delle opere della tua misericordia, o Signore, perché gli uomini credono che tu te ne sia dimenticato. E che le tue misericordie sono da sempre. E ricordati di questo, che le tue misericordie sono eterne.

7 I peccati della mia giovinezza e le

mie ignoranze, non ricordare;

secondo la tua misericordia ricordati di me

per la tua bontà, Signore.

Non ti ricordare dei peccati della mia giovinezza e della mia ignoranza. Non riservare per il castigo i peccati della mia temeraria audacia e della mia ignoranza;  ti cadano come di mente. Secondo la tua misericordia ricordati di me, Dio. A motivo della tua bontà Signore. Non a motivo dei miei meriti, ma a cagione della tua bontà Signore.

8 Dolce e retto il Signore:

per questo darà la legge a quelli che sbagliano nella via.

Dolce e giusto è il Signore. Dolce è il Signore, perché è stato tanto misericordioso con i peccatori e gli empi, da perdonare loro tutti i peccati anteriori; ma anche giusto è il Signore, il quale, dopo la misericordia e il perdono, che si deve alla grazia e non ai meriti, esigerà meriti degni nell’ultimo giudizio. Per questo imporrà la legge a chi viene meno nella via. Perché ha elargito la misericordia, per condurci nella via.

9 guiderà i mansueti nel giudizio

insegnerà ai miti le sue vie.

guiderà i miti nel giudizio. Guiderà i miti, né atterrirà nel giudizio coloro che seguono la sua volontà e che non antepongono la propria, resistendogli. Insegnerà ai mansueti le sue vie. Insegnerà le sue vie non a coloro che vogliono correre avanti, quasi potessero meglio guidarsi da sé medesimi; ma a coloro che non levano in alto la fronte, che non recalcitrano, allorché è loro imposto il giogo lieve ed il fardello leggero.

10 Tutte le vie del Signore misericordia e verità

per coloro che ricercano la sua

alleanza e le sue testimonianze.

11 A motivo del tuo nome, Signore,

pure perdonerai il mio peccato: grande è infatti.

Tutte le vie del Signore sono misericordia e verità. Una di queste ha esercitato perdonando i peccati, l’altra giudicando i meriti. E perciò tutte le vie del Signore sono i due avventi del Figlio di Dio, l’uno di misericordia, l’altro di giudizio. Giunge dunque a lui seguendo le sue vie colui che, vedendosi liberato senza alcun merito, depone la superbia e d’ora in avanti si guarda dalla severità del giudice, poiché ha conosciuto la clemenza del soccorritore. Per coloro che ricercano il suo patto le sue testimonianze. Riconoscono infatti il Signore misericordioso nel primo avvento e giudice nel secondo coloro che miti e mansueti ricercano il suo patto, quando con il suo sangue ci ha riscattati a nuova vita; e ricercano nei profeti e negli Evangelisti le sue testimonianze.

12 Chi è l’uomo che teme il Signore?

Gli porrà una legge  nella via che ha scelto.

Qual è l’uomo che teme il Signore? Dal timore l’uomo comincia ad avviarsi alla sapienza. Gli imporrà la legge sulla via che ha scelto. Gli imporrà la legge sulla via che liberamente ha imboccato, affinché più non pecchi impunemente.

13 La sua anima dimorerà

nei beni e la sua discendenza erediterà la terra.

La sua anima dimorerà nel bene, la sua discendenza possederà la terra in eredità. Egli  possederà la ferma eredità del corpo rinnovato.

14 Il Signore è sostegno per

coloro che lo temono e la sua

alleanza perché sia manifestata a loro.

Il Signore è il sostegno di coloro che lo temono. Il timore sembra essere proprio dei deboli, ma il Signore è fortezza per coloro che lo temono. E il nome di Dio, che è glorificato nel mondo intero, dà fermezza a quanti lo temono. E la sua alleanza affinché sia loro manifestata. E fa sì che il suo testamento sia noto a loro perché eredità di Cristo sono le genti ed i confini della terra.

15 I miei occhi sempre verso il Signore

poiché egli libererà dal laccio i miei piedi.

I miei occhi sempre verso Dio; perché egli libererà dal laccio i miei piedi. Non avrò timore dei pericoli terreni, perché colui che io guardo libererà dal laccio i miei piedi.

16 Guarda su me e abbi di me pietà,

perché unico e povero sono io.

Guardami, ed abbi pietà di me perché io sono solo e povero. Perché io sono l’unico povero, che conserva l’umiltà della tua unica Chiesa, umiltà che nessuno scisma o eresia possiede.

17 Le tribolazioni del mio cuore si sono  moltiplicate.

Dalle mie angustie liberami!

Le sofferenze del mio cuore si sono moltiplicate. Le sofferenze del mio cuore si sono moltiplicate nell’abbondare dell’iniquità e nel raggelarsi della carità. Dalle mie necessità liberami. Poiché è necessario che io tutto questo sopporti, onde essere salvo perseverando sino alla fine, liberami dalle mie angustie.

18 Visita la mia umiliazione e la mia fatica

e rimetti tutti i miei peccati.

Vedi la mia umiltà è il mio travaglio. Vedi la mia umiltà, per la quale mai mi separo dall’unità nel vantare la mia giustizia, e il mio travaglio, per cui sopporto che i disobbedienti siano con me  mescolati. Rimetti tutti i miei peccati. E reso benevolo da tutti questi sacrifici, rimetti i miei peccati, non soltanto quelli della giovinezza e della mia ignoranza, prima di credere, ma anche questi che commetto, pur vivendo già nella fede, a cagione della debolezza e delle tenebre di questa vita.

19 Guarda i miei nemici poiché si sono moltiplicati

e di odio ingiusto mi hanno odiato.

Guarda i miei nemici, poiché si sono moltiplicati. Essi non mancano non soltanto fuori ma anche all’interno della stessa comunione della Chiesa. E mi hanno odiato con ingiusto odio. E hanno odiato me che li amo.

20 Custodisci l’anima mia e liberami.

Che io non resti confuso perché ho sperato in te!

Custodisci l’anima mia e liberami. Custodisci l’anima mia, affinché non cada nella loro imitazione; e liberami dalla confusione nella quale essi sono come mischiati. Non sia confuso, perché in te ho sperato. Non sia confuso, nel caso essi sorgano contro di me: perché non in me ma in te ho sperato.

21 Innocenti e retti hanno aderito a me,

perché ti ho tanto atteso.

Gli innocenti e i retti si sono stretti a me, poiché in te ho sperato, o Signore. Gli innocenti ed i retti non soltanto sono mischiati con me nella corporale presenza come i malvagi, ma hanno aderito a me con il consenso del cuore nella stessa innocenza e rettitudine; perché non sono venuto meno per imitare i malvagi, ma ho sperato in te, aspettando la vagliatura definitiva della tua messe.

22 Libera, o Dio, Israele da tutte le sue tribolazioni

Riscatta, Dio, il tuo popolo che hai preparato alla tua visione, dalle sue tribolazioni, e non soltanto da quelle che subisce dall’esterno ma anche da quelle che sopporta nell’intimo.

 

Dai Padri

1 Cirillo Alessandrino: il salmo precedente parlava della chiamata delle genti, insegnava loro come andare verso la città celeste, annunciava che il Cristo sarebbe stato loro guida nel cammino, lui che è già salito al cielo come nostro precursore. Qui il salmista a nome di tutti i chiamati promette fedeltà a Dio.

Eusebio: distoglie il suo animo dalle cose terrene, lo solleva al di sopra di se stesso, lo dirige, lo tende e lo fissa più in alto più vicino al Dio. Si è distolto dalle cose caduche e mondane, si è offerto Dio in sincerità di cuore. Mio Dio, confidando solo in te e non in me, ho preso la risoluzione di fare questa cosa grande: di disprezzare tutto ciò che è terrestre e di innalzarmi fino a te. Non permettere che sia precipitato a terra dall’alto di questa familiarità con te, che ho cercato.

4 Origene: stabiliscimi nel frutto dei tuoi atti, mostrami il tuo possesso.

Eusebio: non vuole scoraggiarsi per la decisione presa, né la vuole cambiare come quelli che disertano.

Cirillo Alessandrino: quelli che seguivano le vie del diavolo, cercano ora le vie del Signore. La via della verità è il Cristo.

5 Girolamo: sono contorto.

Eusebio: ti ho atteso per tutto il tempo della mia vita.

Girolamo: sapevo che saresti venuto: ho resistito e resisterò per fede, fino a quando non mi chiamerai.

6 Girolamo: ricordati delle tue compassioni: di quelle di cui ho già beneficiato e di quelle che tu prometti dall’inizio del mondo.

Agostino: hai sottomesso l’uomo peccatore alla vanità, ma nella speranza  hai moltiplicato per lui le tue consolazioni.

Beda: non hai mai tollerato che qualcosa di necessario manchi all’uomo, anche se peccatore.

Origene: l’uomo pecca per ignoranza, fino a che Dio non gli dona una certa conoscenza del suo peccato .Quando gli uomini si ricordano, risvegliano in sé le idee delle cose che hanno conosciuto; ma quando Dio si ricorda della creatura dotata di ragione, prende dimora in lei.

Eusebio: una volta purificato l’uomo confessa a Dio le colpe del suo passato.

Cirillo Alessandrino: spesso, nella Scrittura, la giovinezza è immagine di sbadataggine; quindi il figliol prodigo è il più giovane.

Atanasio: peccato della giovinezza: l’idolatria di Israele in Egitto.

Girolamo: i peccati della mia giovinezza sono quelli che ho commesso quando ero ancora nella casa di mio padre Adamo, peccatore.

Eusebio: Dio è così buono che ha cura dei malati più ancora che dei sani. Dona loro una legge che mostra loro le vie della penitenza. Dio indica ai peccatori una via, ne offre un’altra agli umili e un’altra ancora ai perfetti.

9 Origene: chi vuole conoscere le vie del Signore deve farsi piccolo.

Beda: quelli che non si ribellano sotto la prova, ma l’accettano, riprendono il loro cammino e sottomettono la loro volontà a quella di Dio.

Eusebio: qualunque sia la via, la misericordia di Dio vi cammina innanzi a noi, con la verità come compagna. Le sue testimonianze sono in tutto ciò che Dio ci ha fatto conoscere nella Scrittura ispirata.

11 Girolamo: il mio peccato è il peccato universale.

Beda: dichiarando che il mio peccato e grande, faccio grande spazio alla tua misericordia.

12 Girolamo come Mosè davanti al popolo: oggi ho messo davanti a te la vita e la morte, la benedizione e la maledizione. Scegli dunque la via, affinché tu viva.

13 Beda... il Signore non lo prende come operaio a giornata, ma lo accoglie in casa.

Girolamo: la legge antica, velata, diviene manifesta nel Cristo.

Beda: nella misura in cui entrano sempre di più nell’alleanza, Dio si manifesta loro sempre di più, anche faccia a faccia.

15 Origene: chi fa tutto ciò che può per conoscere Dio, di lui si può dire che ha gli occhi della sua anima rivolti sempre al Signore.

Eusebio: so che sono impotente a salvarmi, da solo, ma attendo la salvezza con certezza, perché il corso normale della vita è che il giusto abbia delle tribolazioni e poi ne sia liberato da Dio.

16 Girolamo: il Cristo, il solo senza peccato, pur essendo ricco si è fatto povero.

Beda: come un bambino che abbia solo sua madre e che ami questa in modo esclusivo, così io ti amo.

Atanasio: dobbiamo umiliarci e alzare gli occhi verso Dio.

20 Origene: le virtù con le quali l’anima cerca la conoscenza di Dio ricevono tribolazioni, come caparra. La tribolazione genere la pazienza, poi la speranza.

Beda: Salmo del popolo schiavo in Babilonia.

Ruperto: Salmo della Chiesa penitente.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

salmo 25

1 salmo di Davide

Giudicami, Signore, perché  io nella mia innocenza

ho camminato e sperando nel Signore

non sarò fiaccato.

2 Provami. O Signore, e saggiami,

brucia i miei reni e il mio cuore,

3 perché la tua misericordia

è davanti ai miei occhi e mi

sono compiaciuto nella tua verità.

4 Non mi sono seduto con

l’adunanza di vanità e non entrerò  con i malvagi.

5 Ho odiato l’assemblea dei maligni

e non siederò con gli empi.

6 Laverò tra gli innocenti le mie

mani,  girerò attorno al tuo altare, Signore;

7 per udire la voce della lode

e raccontare tutte le tue meraviglie.

8 Signore, ho amato lo splendore

della tua casa e il luogo della dimora della tua gloria.

9 Non perdere insieme con gli empi l’anima mia

e con gli uomini sanguinari la mia vita.

10 Nelle loro mani vi sono iniquità,

la loro destra è piena di doni.

11 Io invece ho camminato nella mia innocenza

Riscattami ed abbi pietà di me!

12 Il mio piede è stato fermo nella

rettitudine, nelle assemblee benedirò te, Signore.

 

da Sacy

1 salmo di Davide

Giudicami, Signore, perché  io nella mia innocenza

ho camminato e sperando nel Signore

non sarò fiaccato.

2 Provami. O Signore, e saggiami,

brucia i miei reni e il mio cuore,

3 perché la tua misericordia

è davanti ai miei occhi e mi

sono compiaciuto nella tua verità.

Nessun uomo che si senta colpevole chiede di essere giudicato, ma quelli che sono consapevoli di aver camminato nell’innocenza e nella semplicità di un cuore retto sono contenti di avere Dio stesso come giudice della loro condotta, quando si vedono assaliti dalle calunnie degli uomini. Davide era accusato di aver voluto attentare contro la persona di Saul e il re medesimo era l’accusatore. Non avendo egli sulla terra alcun giudice a cui appellarsi, si indirizza a Dio come al giudice supremo delle coscienze e lo prega di pronunciarsi in suo favore. Non c’è cosa alcuna altrettanto capace di far conoscere all’uomo quale sia l’intimo del suo cuore, quanto la violenza di quelli che lo perseguitano, poiché essa prova la sua carità, come il fuoco prova l’oro. Per questo egli chiede a Dio che esamini e provi il suo intimo con il fuoco delle afflizioni, per far conoscere ai suoi nemici la semplicità della sua disposizione verso di loro. Quello che rendeva così semplice e così puro il cuore di Davide era l’avere continuamente presente la divina misericordia sia rispetto a lui sia rispetto agli altri uomini.

4 Non mi sono seduto con

l’adunanza di vanità e non entrerò  con i malvagi.

5 Ho odiato l’assemblea dei maligni

e non siederò con gli empi.

6 Laverò tra gli innocenti le mie

mani,  girerò attorno al tuo altare, Signore;

7 per udire la voce della lode

e raccontare tutte le tue meraviglie.

8 Signore, ho amato lo splendore

della tua casa e il luogo della dimora della tua gloria.

La persecuzione di Saul aveva costretto Davide a ritirarsi in mezzo agli infedeli, tuttavia la necessità che lo costrinse a vivere con i pagani e il pericolo a cui si esponeva astenendosi dalle loro superstizioni, non ebbero la forza di smuoverlo dal proposito della sua fede. Egli chiama dunque un’assemblea di vanità quella dei popoli idolatri e la chiama un’assemblea di uomini empi e maligni, che commettono l’iniquità. Quanto egli stava lontano da tutti gli uomini empi, altrettanto era premuroso di intervenire all’assemblea dei servi del vero Dio e degli innocenti. Il vero fedele sospira sempre di riunirsi alla santa assemblea dei suoi fratelli quando una estranea violenza lo ha da essi separato. Parlando qui il profeta di lavarsi le mani con loro, sembra alludere all’uso dei Giudei, che avevano grande cura di purificarsi e di lavarsi prima di entrare nel tabernacolo come segno di quella interiore purificazione che Dio esigeva dai suoi servi.

Se Davide desiderava ardentemente di potersi presentare di nuovo con tutti i suoi fratelli davanti all’altare del tabernacolo non era se non per ascoltare le lodi del Signore e raccontare egli stesso le sue meraviglie. Sant’Agostino spiegando questo passo in un senso spirituale dice che ama la voce delle lodi del Signore colui che nell’intimo del suo cuore è convinto che ogni cosa buona procede da Dio e che ripone il suo piacere nel proclamare dappertutto le sue meraviglie e non nell’ostentare i suoi propri meriti. Davide nell’esilio in cui viveva non sentiva altro rammarico se non di essere lontano dalla casa del Signore. Il luogo , egli dice, dove abitava la gloria del Signore era il suo tabernacolo in cui faceva in una maniera più sensibile risplendere la sua gloria a favore del popolo giudaico.

9 Non perdere insieme con gli empi l’anima mia

e con gli uomini sanguinari la mia vita.

10 Nelle loro mani vi sono iniquità,

la loro destra è piena di doni.

11 Io invece ho camminato nella mia innocenza

Riscattami ed abbi pietà di me!

12 Il mio piede è stato fermo nella

rettitudine, nelle assemblee benedirò te, Signore.

Queste parole si possono anche  intendere come il vivo desiderio che aveva Davide di rivedere il tabernacolo e la sua totale avversione alle assemblee dei pagani. Questi sentimenti lo inducono a pregare Dio di nuovo che non voglia permettere che egli muoia con tutti gli idolatri e che si degni di fargli grazia perché dopo essere rimasto saldo sul retto sentiero, senza partecipare alla rea condotta degli empi, possa Dio finalmente benedirlo come prima nelle sante assemblee del suo popolo. Davide prega Dio di redimerlo. Con il termine riscatto, dice Bellarmino, lo Spirito Santo vuole farci comprendere che ogni volta che gli eletti sono liberati da qualche afflizione, si può dare a questa grazia il nome di redenzione, poiché essa è il prezzo del sangue di Gesù Cristo, nostro Redentore. Per quale motivo, dice Sant’Agostino, Davide era rimasto saldo fino ad allora nella rettitudine della giustizia? Perché non riponendo egli, come ha appena detto, la sua fiducia se non nel Signore sapeva che non sarebbe stato smosso.

 

Da Agostino

1 salmo di Davide

Il titolo di Davide può attribuirsi non solo all’uomo mediatore Cristo Gesù, ma a tutta la Chiesa già perfettamente costituita in Cristo.

Giudicami, Signore, perché  io nella mia innocenza

ho camminato e sperando nel Signore

non sarò fiaccato.

Giudicami, o Signore, poiché dopo la misericordia che tu per primo mi hai usata, ho qualche merito per la mia innocenza la cui via ho custodito. E sperando nel Signore non sarò smosso. Tuttavia, non sperando in me, ma nel Signore, resterò in lui.

2 Provami. O Signore, e saggiami,

brucia i miei reni e il mio cuore

Mettimi alla prova e sperimentami, o Signore, perché nulla in me rimanga nascosto. Saggia al fuoco i miei reni e mio cuore. Applica come fuoco la medicinale purificazione ai miei piaceri e i miei pensieri. Che significa brucia i miei reni e il mio cuore? Brucia i miei piaceri, brucia i miei pensieri (cuore sta per pensieri, e reni per piaceri) in modo che non pensi nulla di male e non provi piacere in alcun male. Con che cosa brucerai le mie viscere? Con il fuoco della tua Parola. E con che cosa brucerai il mio cuore? Con il calore del tuo Spirito. Di questo calore altrove è detto: E non c’è chi si nasconda dal suo calore , mentre del fuoco dice il Signore: Sono venuto a portare il fuoco sulla terra .

3 perché la tua misericordia

è davanti ai miei occhi e mi

sono compiaciuto nella tua verità.

“ Cioè non mi sono compiaciuto nell'uomo, ma mi sono compiaciuto in te nell'intimo, dove tu solo vedi.

4 Non mi sono seduto con

l’adunanza di vanità e non entrerò  con i malvagi.

Non ho scelto di riporre il mio cuore con coloro che si sforzano di prevedere in che modo possano essere felici con il godimento dei beni effimeri. E non avrò parte con coloro che commettono iniquità. E poiché la vanità stessa è la causa di ogni ingiustizia, non avrò complicità occulta con coloro che commettono iniquità.

5 Ho odiato l’assemblea dei maligni

e non siederò con gli empi.

In tale consiglio di vanità non siederò con gli empi, cioè non sarò d’accordo con loro.

6 Laverò tra gli innocenti le mie

mani,  girerò attorno al tuo altare, Signore;

“Laverò tra gli innocenti le mie mani, non con questa visibile acqua. Tu lavi le tue mani, quando rifletti sulle tue opere piamente e con innocenza, dinanzi agli occhi di Dio; poiché invero vi è un altare alla presenza degli occhi di Dio, ove entrò il sacerdote che per primo si offerse per noi. Vi è un altare celeste, e non può toccare quell'altare se non chi lava le sue mani tra gli innocenti.

E starò attorno all'altare del Signore,  dove è pura la tua coscienza, dove dici a Dio chi sei; e se per caso c'è in te qualcosa che a Dio dispiace, se ne cura Colui, cui ti confessi. Lava dunque tra gli innocenti le tue mani, e stai attorno all'altare del Signore, per udire la voce della lode.

7 per udire la voce della lode

e raccontare tutte le tue meraviglie.

Che significa per udire la voce della lode?  Udire la voce della lode significa intendere nell'intimo, perché tutto quello che c'è in te di male, procedente dal peccato, è tuo; mentre tutto quanto c'è di bene, dovuto alla giustificazione, è di Dio. Ascolta dunque la voce della lode in modo da non lodarti, anche quando sei buono; poiché lodandoti quando sei buono, diventi malvagio; l'umiltà ti aveva fatto buono, la superbia ti fa malvagio.

8 Signore, ho amato lo splendore

della tua casa e il luogo della dimora della tua gloria.

“Signore, ho amato la bellezza della tua casa. La casa di Dio è la Chiesa; essa contiene ancora dei malvagi, ma la bellezza della casa di Dio risiede nei buoni, si trova nei santi; ho amato questa stessa bellezza della tua casa; e il luogo dell'abitazione della tua gloria.  Perché dice il luogo dell'abitazione della tua gloria? Prima ha detto la bellezza della tua casa, e chiarisce perché è bella la casa di Dio: Il luogo - dice - dell'abitazione della tua gloria. Non è sufficiente dire il luogo dell'abitazione di Dio, ma il luogo dell'abitazione della gloria di Dio. Qual è la gloria di Dio? Quella della quale poco fa abbiamo detto che colui che diventa buono, non si glori in sé, ma nel Signore . Perché tutti hanno peccato ed hanno bisogno della gloria di Dio . Dunque coloro nei quali in tal guisa abita il Signore, che per i propri beni Lui glorificano, in modo che non vogliono attribuirli a se medesimi e quasi rivendicare come proprio ciò che da Lui hanno ricevuto, essi stessi fanno parte della bellezza della casa di Dio.

9 Non perdere insieme con gli empi l’anima mia

e con gli uomini sanguinari la mia vita.

10 Nelle loro mani vi sono iniquità,

la loro destra è piena di doni.

Non mi perdere con gli empi e con gli uomini sanguinari, le cui opere sono inique. La loro destra è ricolma di beni. E quanto è stato dato loro per ottenere la salvezza eterna, essi l’hanno convertito in mezzo per ottenere i doni di questo secolo, ritenendo la pietà un mestiere lucrativo.

11 Io invece ho camminato nella mia innocenza

Riscattami ed abbi pietà di me!

12 Il mio piede è stato fermo nella

rettitudine, nelle assemblee benedirò te, Signore.

Io invece ho camminato nella mia innocenza; riscattami e abbi pietà di me; il mio piede è stato nella rettitudine. Mi valga per il conseguimento della liberazione il prezzo tanto grande del sangue del mio Signore; e nei pericoli di questa vita non mi abbandoni la tua misericordia . Il mio amore non si è allontanato dalla tua giustizia.

E come conclude? Nelle chiese ti benedirò, o Signore. Cioè, nelle chiese non benedirò me, come appoggiandomi agli uomini, ma benedirò te nelle mie opere. Questo infatti significa, fratelli, benedire Dio nelle chiese: vivere in modo che Dio sia benedetto nei costumi di ciascuno. Perché chi benedice il Signore con la lingua, ma con i fatti lo maledice, non benedice il Signore nelle chiese.

Dai Padri

1 Eusebio : La più bella virtù di Davide è un insieme di umiltà, di mitezza e di oblio delle offese.

Cirillo Alessandrino: pensa a Dio rettamente e lo cerca con cuore semplice. A questi Dio si rivela, come si è rivelato al cieco nato.

Beda: ho deciso e scelto di condurre nell’innocenza la mia vita terrena, che è l’ingresso a quella celeste.

Girolamo: La sua forza è la fede.

2  Eusebio e Beda: non dice questo per vanagloria: chiede di essere purificato

Origene: Il cuore è la parte razionale; i reni sono la sede della concupiscenza e della irascibilità.

Agostino: saggia i miei reni e il mio cuore col fuoco del tuo Verbo e del tuo Spirito.

Girolamo: Fa’ che questo fuoco mi porti a conoscere la vertà e mi ammonisca, ma non mi consumi.

3 Origene: La tua misericordia, che conosco bene, mi aiuti a trovare gioia nella tua verità.

Eusebio: ho sempre davanti agli occhi la tua misericordia e cerco di esservi fedele.

6 Cirillo di Gerusalemme: le mani sono il simbolo dell’azione; lavandole, richiamiamo al pensiero la purezza delle azioni. Davide l’esprime dicendo: Laverò le mie mani.

Agostino e Girolamo: purifico le mie opere con le mie lacrime.

Origene: L’altare è la contemplazione.

Beda: Almeno con la speranza, mi avvicino a questo altare che è l’eternità immutabile e ove ti offri ogni giorno, come vittima accetta a Dio.

Baldovino di Ford: Non è lecito accostarsi all’altare del Signore senza essersi lavate le mani: Laverò tra gli innocenti le mie mani e giurerò attorno al tuo altare, Signore. Odiare il proprio peccato, compiere opere buone, ecco la vera purezza delle mani.

7  Eusebio: Intorno al tuo altare, gli uomini odano la mia voce che ti canta, ascoltino il racconto di tutte le tue meraviglie e la tua storia ammirabile, dal tempo dei nostri padri.

8 Origene: Il luogo del Signore è la pace dell’anima.

9 Beda:  La più grande meraviglia di Dio è che, ad ogni istante, trasforma un empio in un uomo pio e un dannato in un eletto.

11 Origene:  Chi pronuncia queste parole, custodisce con amore la pace della sua anima.

12 Girolamo: La via diritta è il Cristo.

 

 

 

 

 

Salmo 26

1 Di Davide, prima che fosse unto

Il Signore è mia illuminazione e

mia salvezza,  chi temerò.

Il Signore è il protettore della mia

vita, di chi avrò paura?

2 Mentre si avvicinano contro di me

i malfattori per mangiare le mie carni,

i miei oppressori e i miei nemici,

essi sono stati fiaccati e sono caduti.

3 Se si ponessero contro di

me degli accampamenti non temerà il

mio cuore, se sorgesse contro di me

una battaglia, in questa io spererò.

4 Una sola cosa ho chiesto al

Signore, questa cercherò:

abitare nella casa del Signore

tutti i giorni della mia vita

per vedere la gioia

del Signore e visitare il suo tempio,

5 poiché mi ha nascosto nel

tabernacolo nel giorno dei mali,

mi ha protetto nel segreto  del suo tabernacolo tenda.

6 Sulla roccia mi ha innalzato

e ora ha innalzato il mio capo sui miei nemici.

Ho girato attorno e ho offerto

nella suo tabernacolo un sacrificio di

acclamazione: canterò e salmeggerò al Signore.

7 Esaudisci, Signore, la mia voce, con cui ho gridato.

Abbi di me pietà ed esaudiscimi!

8 A te ha parlato il mio cuore,

ha cercato te il mio volto .

Il tuo volto, Signore, io cercherò.

9 Non distogliere da me il tuo volto,

non allontanarti nell’ ira dal tuo servo,

sii mio aiuto! Non abbandonarmi e non

esaminarmi o Dio mio salvatore!

10 Poiché mio padre e mia madre mi

hanno abbandonato, ma il

Signore, mi ha preso con sé.

11 Poni per me una legge, Signore,

nella tua via e guidami sul retto sentiero,

a causa dei miei nemici!

12 Non consegnarmi alle anime

dei miei oppressori

poiché sono insorti contro di me

testimoni iniqui e l’iniquità ha mentito a se stessa.

13 Io penso invero di vedere i beni del

Signore nella terra dei viventi.

14 Aspetta il Signore, comportati con coraggio

e sia rafforzato il tuo cuore e attendi il Signore.

 

da Sacy

1 Di Davide, prima che fosse unto

Il Signore è mia illuminazione e

mia salvezza,  chi temerò.

Il Signore è il protettore della mia

vita, di chi avrò paura?

2 Mentre si avvicinano contro di me

i malfattori per mangiare le mie carni,

i miei oppressori e i miei nemici,

essi sono stati fiaccati e sono caduti caddero.

Quello che dice qui Davide conviene egregiamente al tempo in cui si crede che debba riferirsi il presente salmo; allorché essendo come assediato dalle truppe di Saul nel deserto di Zif, egli andò di notte al campo e si inoltrò fino alla tenda del re. Egli dunque si anima e si rincora allorché pensa che Dio stesso è la sua luce e la sua salvezza e che se si considera sicuro un re circondato dai suoi soldati, ha molto minor motivo di temere colui che si sente coperto dallo scudo della divina protezione dell’Onnipotente. Coloro che lo perseguitavano erano pronti a scagliarsi sopra di lui, simili ad animali carnivori che non aspiravano che a divorarlo. Lo Spirito Santo gli faceva prevedere l’orribile caduta dei suoi nemici nel tempo stesso che così crudelmente essi lo affliggevano. Quello che egli diceva si trovava già fin da allora in parte adempiuto, poiché  Saul cadde per ben due volte tra le sue mani e il solo timore di Dio trattenne Davide dal commettere attentato contro la sua persona. Quello che Davide diceva di se stesso si può in una maniera giustissima applicarsi a Gesù Cristo figlio di Davide, di cui egli era la figura. Quelli che si sono accostati a lui nel tempo della sua passione come per divorarlo sono stati vinti: sono caduti proprio quando si immaginavano di aver prevalso su di lui.

3 Se si ponessero contro di

me degli accampamenti non temerà il

mio cuore, se sorgesse contro di me

una battaglia, in questa io spererò.

4 Una sola cosa ho chiesto al

Signore, questa cercherò:

abitare nella casa del Signore

tutti i giorni della mia vita

per vedere la gioia

del Signore e visitare il suo tempio,

Se un accampamento fosse appostato contro di me, il mio cuore non temerà; se mi sarà data una battaglia in questa io riporrò la mia speranza. La vista dell’armata di Saul,  accampata in sua vicinanza, gli porgeva motivo di parlare così. Essendo stimolato da un movimento dello Spirito di Dio, è passato  fino al campo del nemico, per dare al re la più chiara prova della sua perfetta fedeltà. Ognuno si rende conto quanto agevole cosa sia applicare queste parole agli invisibili nemici della nostra salvezza. Imitiamo  Davide col desiderare la sola cosa che egli domanda allorché non teme nulla, al fine di essere ancor più in grado di nulla temere. Ho chiesto solo, dice il santo profeta, di abitare nella casa del Signore per tutti i giorni della mia vita. Di questo pure si occupano continuamente quelli che tendono verso il cielo. Non considerano essi la casa del Signore se non quella che essendo eterna merita propriamente il nome di casa. Le case di quaggiù, come era anche in quel tempo il tabernacolo ove posava l’arca, devono considerarsi come tende, che sono passeggere. Non si può dubitare che  Davide  abbia veramente parlato della casa del Signore che è nel cielo. Il vivere dunque di cui dice egli stesso, non è la vita di quaggiù ma quella i cui anni sono eterni e i cui giorni sono simili agli anni di Dio. Perché desidera egli con tanto ardore abitare nella casa di Dio? Per contemplare le delizie del Signore. Non si dice comunemente vedere le delizie del Signore, ma piuttosto gustare le delizie: la parola ebraica significa piuttosto bellezza che delizie.

5 poiché mi ha nascosto nel

tabernacolo nel giorno dei mali,

mi ha protetto nel segreto  della sua tenda.

6 Sulla roccia mi ha innalzato

e ora ha innalzato il mio capo sui miei nemici.

Ho girato attorno e ho offerto

nel suo tabernacolo un sacrificio di

acclamazione: canterò e salmeggerò al Signore.

Quelli che spiegano al tempo passato queste espressioni dicono che Davide asserisce che egli non è stato temerario e che non lo è domandando al Signore l’unica cosa di cui parla e dichiara che gli dà la speranza di potere un giorno ottenere una così grande felicità. Dio lo ha già benignamente guardato portandogli soccorso nei giorni della sua afflizione entro il luogo più segreto del suo tabernacolo. Ciò che egli aggiunge, che lo ha esaltato sopra una pietra, è un’altra specie di metafora: vuol dire che Dio l’aveva posto in salvo come se l’avesse costituito su di un’alta rocca inaccessibile ai suoi nemici. Ed ora, egli prosegue, ha innalzato il mio capo sopra di loro. Dio gli porgeva fin da allora chiari segni della vittoria che doveva procurargli sopra coloro che l’odiavano. Dopo aver lungamente errato in un esilio così penoso egli sperava di immolare al Signore nel suo tabernacolo vittime di rendimento di grazie accompagnate da inni e da cantici di gioia.

7 Esaudisci, Signore, la mia voce, con cui ho gridato.

Abbi di me pietà ed esaudiscimi!

8 A te ha parlato il mio cuore,

il mio volto te ha cercato.

Il tuo volto, Signore, io cercherò.

Davide unicamente preso dal desiderio di abitare nella casa di Signore e di contemplarne la bellezza e le ineffabili delizie, lo supplica di considerare che la voce con cui ha a lui esclamato non è soltanto la voce delle sue labbra, ma quella di un cuore tutto acceso di desiderio. Poiché il desiderio è la voce del cuore e mediante questo acceso desiderio il suo cuore gli esclamava di continuo: il mio volto, cioè i miei occhi, gli occhi spirituali , non possono riposare in nessun altro oggetto, ma cercano solo di vedere te, mio Dio.

9 Non distogliere da me il tuo volto,

non allontanarti nell’ ira dal tuo servo,

sii mio aiuto! Non abbandonarmi e non

esaminarmi o Dio mio salvatore!

Davide non poteva, dice Sant’Agostino, esprimersi in una maniera più splendida e più divina. Intendono la forza di simile preghiera solo coloro che amano Dio veramente. Alcuni servono Dio e lo pregano per godere lungamente dei beni di questo mondo e si stimerebbero  felicissimi se nel godimento dei medesimi potessero essere immortali. Altri non temono la sua collera se non per il timore di rimanere privi su questa terra dei beni da loro amati. Ma non è questo il desiderio né il timore di chi parla nel presente salmo, poiché non desidera egli se non di contemplare le delizie del Signore e non teme se non che il Signore nella sua collera volga altrove la sua faccia da lui.

Davide, sentendo il bisogno che ha del soccorso di Dio per giungere alla beata sorte che desiderava, gli dice: aiutami, Dio mio, perché senza te sarebbero tutti inutili i miei sforzi. E dopo averlo pregato che non l’abbandoni, egli aggiunge: e non disprezzarmi o Dio, mio salvatore. Il colmo della sciagura umana è essere alla fine disprezzati e rigettati da Dio.

10 Poiché mio padre e mia madre mi

hanno abbandonato, ma il

Signore, mi ha preso con sé.

11 Poni per me una legge, Signore,

nella tua via e guidami sul retto sentiero,

a causa dei miei nemici!

12 Non consegnarmi alle anime

dei miei oppressori

poiché sono insorti contro di me

testimoni iniqui e l’iniquità ha mentito a se stessa.

O che i suoi genitori non l’abbiano più seguito o che piuttosto si siano stancati di accompagnarlo in tutti i diversi luoghi del deserto in cui era costretto a ritirarsi, ciò forse gli fa qui dire che avendolo suo padre e sua madre abbandonato, egli si sentiva più che mai obbligato a confidare solo in Dio, che si era degnato di prendersi cura di lui e di riceverlo fra le sue braccia come si suole recare al collo per compassione un fanciullo che piange, abbandonato dai suoi congiunti. Essendosi Davide considerato come un fanciullo per la diffidenza che aveva di sé medesimo, ha quindi ragione di chiedere il lume del Signore per conoscere la sua volontà e di avere la sua grazia per eseguirla. Considerando la moltitudine dei miei nemici visibili o invisibili che di continuo stanno in agguato per distogliermi dalla via della salvezza, fammi la grazia di condurmi te stesso nel sentiero della giustizia che conduce alla vita ma che è assai angusto e malagevole. Davide temeva dunque principalmente di essere dato in balia dei nemici della sua salvezza. Questo sarebbe accaduto se non sostenendolo più Dio si fosse egli abbandonato ai sentimenti di vendetta che la malizia di tanti ingiusti testimoni era in lui capace di risvegliare. Vero è che coloro che con le loro false testimonianze diventano per noi un’occasione di caduta, si rovinano essi stessi e così le loro accuse tornano a loro danno. È vero dire in un altro senso che l’iniquità si è smentita, cioè che la sua menzogna è ricaduta sopra lei sola. Se dunque, Signore, tu vuoi consegnare la mia carne alle loro mani non dare loro in balia, se ti piace il mio cuore e la mia anima.

13 Io penso invero di vedere i beni del

Signore nella terra dei viventi.

14 Aspetta il Signore, comportati con coraggio

e sia rafforzato il tuo cuore e attendi il Signore.

La fede è l’effetto di un umile preghiera. Per questo, poiché Davide si è considerato quale fanciullo alla presenza di Dio, poiché ha chiesto il suo lume  e la sua guida, e l’ha supplicato di non darlo nelle mani dei suoi nemici, esclama tutto ad un tratto con una certa fiducia: io credo, cioè ho una fede viva, che vedrò i beni del Signore nella terra dei viventi: cioè o che il Signore mi farà godere l’effetto delle sue promesse in questo mondo, che può nominarsi terra dei viventi o che egli mi farà la grazia di colmarmi dei suoi beni in cielo, che propriamente è la terra dei viventi, dove non regna più la morte. Perciò tu, o Davide, e tutti voi che siete nella tribolazione aspettate serenamente il tempo del Signore, non vi stancate, non vi sgomentate ma sostenetevi con la speranza e nell’attesa di colui che deve ricolmarvi dei suoi beni, dei beni che sono propriamente beni del Signore, quelli temporali e terreni. Chiunque non si stanca di aspettarlo, alla fine lo possederà, e godrà di colui del quale avrà pazientemente sostenuto l’attesa.

Da Agostino

1 Di Davide, prima che fosse unto

Il Signore è mia illuminazione e

mia salvezza,  chi temerò.

Il Signore è il protettore della mia

vita, di chi avrò paura?

dello stesso Davide, prima che fosse unto. Il novizio di Cristo dice, nell’accostarsi alla fede: il Signore è mia luce e mia salvezza; chi temerò? Il Signore è il protettore della mia vita; di chi avrò paura? Il Signore respinge tutti gli assalti e le insidie del nemico; di nessuno avrò timore.

2 Mentre si avvicinano contro di me

i malfattori per mangiare le mie carni,

i miei oppressori e i miei nemici,

essi stessi sono stati fiaccati e sono caduti.

Quando mi si fanno sopra i malvagi, per divorare le mie carni. Quando si avvicinano i malvagi per conoscermi e insultarmi, anteponendo se stessi a me, che sto cambiando in meglio, non mi divorino con il dente della maldicenza, ma piuttosto divorino i miei desideri carnali. Quelli che mi tormentano, i miei nemici: non solo coloro che mi tormentano rimproverandomi con animo amico, cercando di distoglierli dal mio proposito, ma anche i miei nemici. Essi sono stati indeboliti e sono caduti. Mentre dunque fanno questo, sforzandosi di difendere la loro causa, sono divenuti incapaci di credere cose migliori; e hanno cominciato ad odiare la parola della salvezza, per la quale io faccio ciò che ad essi dispiace.

3 Se si ponessero contro di

me degli accampamenti non temerà il

mio cuore, se sorgesse contro di me

una battaglia, in questa io spererò.

Anche se mettessero in piedi accampamenti contro di me, non temerebbe il mio cuore. Anche se si leva cospirando contro di me una folla di contraddittori, non avrà paura il mio cuore, tanto da farmi passare dalla loro parte. Se contro di me si leva la guerra, in questa io spererò. Se si leva contro di me la persecuzione di questo secolo, in questa preghiera, che ho nell’anima, riporrò la mia speranza.

4 Una sola cosa ho chiesto al

Signore, questa cercherò:

abitare nella casa del Signore

tutti i giorni della mia vita

per vedere la benevolenza

del Signore e visitare il suo tempio,

Una cosa ho chiesto al Signore e questa cercherò. Una richiesta ho rivolto al Signore, questa ricercherò. Di abitare nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita: che, per tutto il tempo in cui sono in questa vita nessuna avversità mi escluda dal numero di coloro che mantengono in tutto il mondo l’unità e la verità della fede del Signore.

Per contemplare il gaudio del Signore. Al fine  si manifesti a me  nella fede la visione gioiosa di Dio e possa contemplarla faccia a faccia. E per essere protetto quale suo tempio. E assorbita la morte nella vittoria, possa rivestire l’immortalità, divenuto suo tempio.

5 poiché mi ha nascosto nel tabernacolo

nel giorno dei mali,

mi ha protetto nel segreto  del suo tabernacolo.

Poiché egli mi ha nascosto nel suo tabernacolo nel giorno del mio dolore. Poiché mi ha nascosto nell’economia del suo Verbo incarnato nel tempo delle tentazioni, alle quali soggiace la mia vita mortale. Mi ha protetto nel segreto del suo tabernacolo. Ha protetto me, che ho nel cuore una fede salutare.

6 Sulla roccia mi ha innalzato

e ora ha innalzato il mio capo sui miei nemici.

Ho girato attorno e ho offerto

nel suo tabernacolo un sacrificio di

acclamazione: canterò e salmeggerò al Signore.

Sulla pietra mi ha innalzato. Ed affinché inoltre fosse manifesto che ho creduto per la salvezza, sulla sua saldezza ha fatto emergere la mia confessione. Ed ecco ora ha innalzato la mia testa sui miei nemici. Che cosa mi riserba per la fine, dal momento che anche ora, mentre il corpo è morto a cagione del peccato, sento che la mia mente osserva la legge di Dio e non è trascinata prigioniera sotto la ribelle legge del peccato? Sono andato attorno ed ho immolato nel suo tabernacolo un sacrificio di giubilo. Ho considerato il mondo che crede in Cristo; e, per il fatto che Dio si è umiliato nel tempo per noi, con gioia l’ho lodato. Canterò e inneggerò il Signore. Con il cuore e con le opere mi allieterò nel Signore.

7 Esaudisci, Signore, la mia voce, con cui ho gridato.

Abbi di me pietà ed esaudiscimi!

8 A te ha parlato il mio cuore.

te ha cercato il mio volto.

Il tuo volto, Signore, io cercherò.

9 Non distogliere da me il tuo volto,

non allontanarti con ira dal tuo servo,

sii mio aiuto! Non abbandonarmi e non

esaminarmi o Dio mio salvatore!

Non distogliere da me il tuo volto, affinché io possa trovare quel che cerco. Non ti allontanare adirato dal tuo servo, affinché, cercando te, non mi imbatta in qualcos’altro. Quale pena può essere più grave di questa per chi ama e cerca la verità del tuo volto? Sii il mio soccorritore. Non mi abbandonare e non respingermi, Dio, mia salvezza. Non disprezzare il fatto che un mortale osi ricercare l’eterno: perché tu, Dio, risani la ferita del mio peccato.

10 Poiché mio padre e mia madre mi

hanno abbandonato, ma il

Signore, mi ha preso con sé.

Giacché il padre mio e la madre mia mi hanno abbandonato. Perché il regno di questo secolo e le città di questo secolo, dalle quali sono nato nel tempo e per la morte, hanno abbandonato me che ti cerco e che disprezzo ciò che essi promettevano, dato che non possono darmi ciò che vado cercando… Ma il Signore mi ha raccolto. Ma il Signore, che può darmi se stesso mi ha raccolto.

11 Poni per me una legge, Signore,

nella tua via e guidami sul retto sentiero,

a causa dei miei nemici!

Stabilisci per me una legge o Signore, sulla tua via, affinché io non devii e la tua dottrina non mi abbandoni: e guidami sui retti sentieri a motivo dei miei nemici. Guidami nella rettitudine del tuo erto cammino, non basta infatti incominciare, dato che i nemici, finché non si è giunti, non si danno pace.

12 Non consegnarmi alle anime

dei miei oppressori

poiché sono insorti contro di me

testimoni iniqui e l’iniquità ha mentito a se stessa.

Non mi abbandonare alle passioni dei miei persecutori. Non lasciare che coloro che mi tormentano si sazino dei miei mali. Perché si sono levati contro di me testimoni iniqui. Perché sono sorti contro di me dicendo il falso di me, per  distogliermi da te. E l’iniquità ha mentito a se stessa. L’iniquità, insomma, si è compiaciuta nella sua menzogna. Infatti non ha potuto smuovere me,  a cui  è stata promessa una più grande mercede nei cieli.

13 Io penso invero di vedere i beni del

Signore nella terra dei viventi.

Ho fede di vedere i beni del Signore, nella terra dei viventi. E perché tutte queste cose per primo ha sofferto il mio Signore, se anche io disprezzerò le lingue di coloro che muoiono, ho fede di vedere i beni del Signore nella terra dei viventi, ove non c’è posto per la falsità.

14 Aspetta il Signore, comportati con coraggio

e sia rafforzato il tuo cuore e attendi il Signore.

Spera nel Signore, comportati da uomo; si conforti il tuo cuore e spera nel Signore. Sopporta virilmente il bruciore dei reni e con coraggio l’arsura del cuore; non credere che ti sia negato ciò che ancora non hai mai ricevuto. Non cadere nella disperazione e considera che è detto: spera nel Signore.

Dai Padri

Eusebio: questo salmo richiama l’Esodo: la solitudine con Dio nel segreto del deserto, la roccia e la preghiera di Mosè.

Cirillo Alessandrino: è il popolo nuovo che parla, reso perfetto dalla fede in Cristo.

1 Origene: l’anima che possiede la luce divina comincia col contemplare il Salvatore; e allora, intrepida contro tutti, uomini o diavolo, combatte con Cristo al suo fianco.

Eusebio: è la confessione di chi non cammina nelle tenebre ma è illuminato da Dio.

2 Origene: chi tocca un essere di carne che vedrà la salvezza di Dio, resta ferito da questo stesso contatto.

Beda: mangino pure la mia carne! La mia anima non teme nulla e la mia carne risusciterà, anche se la divorano tutta quanta.

Eusebio: è il Cristo che parla: cadono ai miei piedi per adorarmi. Sono stato salvato e a loro ne è venuto del bene.

3 Origene: la cosa principale è che il cuore non tema. Alla carne è permesso di temere.

Girolamo: il Signore può far volgere contro di loro le loro frecce.

4 Girolamo: Una sola cosa ho chiesto: il Signore stesso!

Origene: la chiesa di pietre vive.

Beda: abito sotto la tenda, come un combattente, ma tutto il mio desiderio è teso ad abitare la casa, perché sia veramente una dimora quando questa è per sempre.

Beda: la volontà del Signore è che Dio sia tutto in tutti. Tutti i giorni della mia vita eterna, perché attualmente si potrebbe piuttosto dire: tutti i giorni della mia morte.

Origene: ciò che a me importa più di tutto è che io veda.

Eusebio: bellezza e beatitudine sono nella casa di Dio, a causa delle tradizioni sacre che sono di origine divina e della bellezza delle parole del culto, nelle quali si trova Dio stesso.

Beda: visitare è un verbo che esprime la tensione costante del desiderio e dello sguardo

5 Eusebio: nel tempo della tentazione il Signore ci pone in uno stato di grazia, protetto dalla sua mano. Questi versetti richiamano la protezione del Signore su Israele, nel deserto.

Girolamo: nel segreto, dove abita con me.

Tutti i padri: la roccia era il Cristo.

Beda: sulla roccia ha innalzato il mio spirito, anche se la carne segue con fatica.

6 Eusebio: l’uomo di Dio non si inorgoglisce per essere così esaltato, ma si consacra ancor più al culto di Dio, come vittima di esultanza. È l’ultimo passo che conduce al volto di Dio, per gioire dei raggi della sua divinità, alla sua presenza.

Girolamo: quando si passano in rassegna le creature, si sa cosa si deve offrire a Dio: il sacrificio di lode.

Beda: offro la gioia spirituale, e siccome sorpassa ogni espressione umana, non resta che gioire nell’intimo. Ogni altra opera cessa, non resta che la lode. Ho girato attorno: farò il giro delle creature, per la mia lode.

8 Origene: quando un uomo cerca il volto di Dio, vede la gloria di Dio svelata: e, divenuto uguale agli angeli, vede sempre il volto del Padre, che è nei cieli.

Eusebio: ho abbandonato tutto per piacere a te solo, mio Dio.

Girolamo: ho lasciato il mondo e adottato da te sono stato abbandonato dal mondo. Il padre e la madre sono il diavolo e Babilonia, che simbolizzano il peccato.

Beda: Adamo ed Eva mi hanno lasciato orfano, con la loro prevaricazione.

11 Eusebio chiedo la legge nuova, non quella di Mosè.

Girolamo: possa io seguire la via regale e giungere alla terra promessa, senza deviare né a destra né a sinistra.

12 Eusebio: l’ingiustizia ha mentito a se stessa: l’ingiustizia si è rivelata menzognera. L’ingiustizia mente a se stessa quando la realtà non le cede e i falsi testimoni non prevalgono.

Girolamo: preparano il loro supplizio.

Beda: coloro che sono pronti a sedurmi, per farmi deviare.

 

salmo 27

di Davide

1 A te, Signore, griderò: Dio mio,

non stare in silenzio con me

affinché  mai tu taccia con me

ed io sarò reso simile a quelli

che scendono nella fossa.

2 Esaudisci la voce della mia

supplica quando ti prego,

quando levo le mie mani

verso il tuo tempio  santo.

3 Non trascinarmi

con i peccatori e non

perdermi con gli operatori di iniquità

che parlano di pace con il loro prossimo,

ma ci sono cose malvagie nei loro cuori.

4 Dà loro secondo le loro opere

e secondo la malvagità

delle loro macchinazioni, secondo le opere delle

loro mani dà loro,

rendi ad essi la loro retribuzione,

5 poiché non hanno compreso le opere del Signore

e le opere delle sue mani, li distruggerai e

e non li riedificherai

6 Benedetto il Signore perché

ha esaudito la voce della mia supplica.

7 Il Signore è il mio aiuto e il mio difensore.

In lui ha sperato il mio cuore

e sono stato aiutato ed è rifiorita

la mia carne e con mia volontà lo confesserò.

8 Il Signore è la fortezza del suo

popolo e il protettore delle salvezze del suo Cristo.

9 Salva il tuo popolo

e benedici la tua eredità

e guidali e innalzali in eterno.

 

Da Sacy

di Davide

1 A te, Signore, griderò: Dio mio,

non stare in silenzio con me

affinché  mai tu taccia con me

ed io sarò reso simile a quelli

che scendono nella fossa.

2 Esaudisci la voce della mia

supplica quando ti prego,

quando levo le mie mani

verso il tuo tempio  santo.

il silenzio di colui del quale imploriamo il soccorso e che nega di risponderci fa pensare che egli non voglia assisterci. Questo sembra che sia il timore di Davide, allorché esclama a Dio nella tribolazione in cui si trova e lo supplica di non tacere con lui per non cadere nella fossa, cioè o nel sepolcro per la morte procuratagli dalla violenza dei suoi nemici, o nell’inferno, che è la fossa profonda da cui la Chiesa chiede ogni giorno a Dio nelle sue preghiere che siano liberate le anime dei fedeli. Diciamo dunque a Dio con la disposizione di cuore in cui era Davide, che egli voglia esaudire l’umile nostra preghiera, allorché solleviamo le nostre mani al suo santo tempio che è il cielo, cioè quando le opere delle nostre mani non si abbassano verso terra ma tendono in alto verso il loro sovrano. Se Davide compose il presente salmo, mentre fuggiva Assalonne, può egli aver detto a Dio che sollevava le sue mani verso il suo tempio, quando uscito precipitosamente da Gerusalemme, salito in cima al monte degli ulivi per adorarvi il Signore, colà si fermò probabilmente per rivolgersi dalla parte del tabernacolo, secondo il costume dei giudei, allorché erano lontani dal tempio. Non mi trascinare o Signore, egli soggiunge, cioè non permettere che io mi lasci trascinare dal torrente della malizia dei peccatori, cioè non permettere che io mi perda insieme con loro. Egli domandava dunque a Dio la sua assistenza per mantenersi fino all’ultimo in quello spirito di mansuetudine, di cui diede un esempio tanto insegne riguardo a Semei, che l’aveva oltraggiato con indicibile tracotanza. Se vogliamo applicare le parole del presente salmo a Gesù Cristo, basta ricordarsi di quello che si è detto riguardo ad altri passi, che il Figlio di Dio in quanto uomo ha pregato il Padre suo di salvarlo dalla morte. Egli solo poteva propriamente dire a Dio, che non lo trascinasse con i peccatori, perché egli solo era senza peccato.

4 Dà loro secondo le loro

opere e secondo la malvagità

delle loro macchinazioni, secondo le opere delle

loro mani dà loro,

rendi ad essi la loro retribuzione,

Non è questa l’imprecazione di un uomo adirato, ma la dichiarazione che fa un profeta di quello che deve accadere non tanto ai suoi nemici, quanto a quelli di Dio. Egli dichiara, immediatamente dopo, non come augurio ma per spirito di profezia che il Signore li distruggerà senza alcuna speranza di ristabilimento. E la ragione per cui dice che gli operatori di iniquità saranno distrutti senza rimedio è che non hanno fatto riflessione sulla grandezza e sulla onnipotenza che risplende nelle opere di Dio e che pretendendo di poter opporsi ai suoi disegni si sono applicati con tutte le loro forze ad impedire l’affermazione di colui che egli aveva scelto per comandare al suo popolo. La sciagura di tutti quelli, che si oppongono anche oggi all’instaurazione del regno di Gesù Cristo in loro stessi o negli altri proviene dal non avere l’ intelligenza che dovrebbero avere delle opere così meravigliose prodotte da un Dio incarnato per la loro salvezza e dal trovarsi in una specie di stupidità riguardo ai misteri che dovrebbero essere continuamente argomento della loro umile riconoscenza. La Scrittura ci fa notare che i nemici o di Davide o di Gesù Cristo sono stati essi stessi gli autori del castigo in cui sono incorsi e che sono come caduti nei loro propri lacci. Essi non hanno ricevuto se non la ricompensa delle opere delle loro mani. Tutto il male che si disponevano a far soffrire agli altri è caduto sul loro capo per una giusta punizione. Il peccatore dunque forma  a se stesso il suo supplizio e la giustizia di Dio gli rende solamente ciò che gli è dovuto.

5 poiché non hanno compreso le opere del Signore

e le opere delle sue mani, li abbatterai e

e non li riedificherai

6 Benedetto il Signore perché

ha esaudito la voce della mia supplica.

7 Il Signore è il mio aiuto e il mio difensore.

In lui ha sperato il mio cuore

e sono stato aiutato ed è rifiorita

la mia carne e di mia volontà lo confesserò.

Quello che sosteneva Davide nelle sue grandi afflizioni era la fede, che faceva vedere agli occhi del suo cuore le cose future non meno che le presenti. Egli ha detto prima: esaudisci la voce dell’umile mia supplica e aggiunge immediatamente dopo che il Signore ha esaudito la voce dell’umile sua preghiera. Chi non vorrebbe, come Davide, immediatamente dopo aver domandato a Dio di essere esaudito, poter dirgli: sii tu benedetto, o mio Dio, che ha esaudito la mia preghiera! Ma non si considera che quando Davide così parlava era afflitto e non era così vicino ad essere liberato. L’ardore della fede lo sosteneva e gli assicurava il divino aiuto, quando questo aiuto era ancora lontano. Cosa impedisce dunque che la fede non assicuri pure noi di un uguale soccorso, ed anzi con animo più sicuro poiché Gesù Cristo stesso promette che riceveremo certamente ogni cosa che domanderemo a nome suo. Se è vero che noi lo riconosciamo per il nostro aiuto onnipotente, se il nostro cuore può darci buona testimonianza che noi speriamo in Dio, non negli uomini e nelle ricchezze, possiamo dire con Davide, senza timore di inganno che sin dall’ora presente noi siamo da lui soccorsi, anche se nella afflizione e nella persecuzione. È già un effetto visibile della sua divina assistenza la nostra speranza in lui solo. Alcuni applicano a Gesù Cristo e intendono della gloria della sua risurrezione quello che Davide dice qui della sua carne che era come rifiorita, poiché Dio l’aveva soccorso.

8 Il Signore è la fortezza del suo

popolo e il protettore delle salvezze del suo Cristo.

9 Salva il tuo popolo

e benedici la tua eredità

e guidali e innalzali in eterno.

Davide chiama qui popolo di Dio coloro che fra il popolo si conservarono fedeli a Dio e a colui che egli aveva scelto perché fosse il loro re. Di questo popolo il Signore era divenuto la fortezza, per assisterlo contro tanti ribelli allorché egli si era dichiarato il protettore del suo Cristo e del suo Unto, salvandolo da tanti pericoli. Questo principe non guardava soltanto alla sua propria persona e non si separava dal suo popolo. Per questo, dopo aver riconosciuto il Signore per il suo Salvatore, lo prega di salvare parimenti il suo popolo e di benedire quelli che egli riconosceva per sua eredità, governandoli egli stesso ed innalzandoli sopra i loro nemici, non solo per qualche tempo ma per sempre. Ognuno dunque che fa parte dell’eredità del Signore, ognuno che si lascia reggere da lui, può ben soffrire già per qualche tempo ed essere perseguitato come Davide, ma sarà alla fine innalzato sopra ogni cosa per effetto della grazia del vero Davide, meritata per il popolo suo e in virtù della benedizione da lui medesimo impartita alla sua eredità.

Da Agostino

di Davide

1 A te, Signore, griderò: Dio mio,

non stare in silenzio con me

affinché  mai tu taccia con me

ed io sarò reso simile a quelli

che scendono nella fossa.

È la voce del mediatore stesso, potente nel combattimento della passione. Invero quel che sembra augurare ai nemici, non è  malvagio augurio, ma enunciazione della loro pena; come nel Vangelo non augura con malevolenza ciò che dice alle città che, pur avendovi fatto miracoli, non gli avevano creduto, ma preannuncia ciò che su di esse incombe.

2 Esaudisci la voce della mia

supplica quando ti prego,

quando levo le mie mani

verso il tuo tempio  santo.

A te, o Signore, ho gridato, Dio mio, non startene muto verso di me.  Non sia mai che, stando tu muto verso di me, io diventi simile a coloro che  scendono nella fossa. Esaudisci la voce della mia supplica, mentre prego a te, mentre levo le mie mani verso il tuo santo tempio. Mentre sono crocifisso per la salvezza di coloro che, credendo, diventano il tuo santo tempio.

3 Non trascinarmi

con i peccatori e non

perdermi con gli operatori di iniquità

che parlano di pace con il loro prossimo,

ma ci sono cose malvagie nei loro cuori.

Non trascinare insieme con i peccatori l’anima mia, e non perdermi con coloro che operano l’iniquità, con coloro che parlano di pace con il loro prossimo, con coloro che mi dicono: sappiamo che tu sei venuto da parte di Dio come maestro. Il male è invece nei loro cuori.

4 Dà loro secondo le loro

opere e secondo la malvagità

delle loro macchinazioni, secondo le opere delle

loro mani dà loro,

rendi ad essi la loro retribuzione,

5 poiché non hanno compreso le opere del Signore

e le opere delle sue mani, li abbatterai e

e non li riedificherai

Perché non hanno compreso le opere del Signore. Donde appare dunque che quanto detto loro è accaduto? Da questo fatto, cioè perché non hanno compreso le opere del Signore. Questa senza dubbio è già stata una retribuzione, ossia che gli uomini con animo malevolo, non hanno riconosciuto il Dio incarnato, inviato per disegno del Padre.  Neppure sono stati toccati dalle stesse opere visibili del Signore che si effettuarono davanti ai loro occhi. Li distruggerai e non li riedificherai. A niente mi nuocciano, ma neppure siano in grado con i loro sforzi di promuovere di nuovo assalti contro la mia Chiesa.

6 Benedetto il Signore perché

ha esaudito la voce della mia supplica.

Benedetto il Signore, perché ha esaudito la voce della mia supplica.

7 Il Signore è il mio aiuto e il mio difensore.

In lui ha sperato il mio cuore

e sono stato aiutato ed è rifiorita

la mia carne e diia volontà lo confesserò.

Il Signore è mio aiuto e mio protettore. Il Signore mi aiuta nel subire tante sofferenze e con l’immortalità mi protegge nel risorgere. In lui ha sperato il mio cuore e sono stato soccorso. E rifiorì la mia carne, cioè è risorta la mia carne. E con la mia volontà confesserò a lui. Ne consegue che, già vinto il timore della morte, non costretti dal timore sotto la legge, ma per libera volontà con la legge, lo confesseranno coloro che credono in me; e in essi anch’io confesserò, poiché sono in loro.

8 Il Signore è la fortezza del suo

popolo e il protettore delle salvezze del suo Cristo.

Il Signore è la forza del suo popolo. Non quel popolo che non conosce la giustizia di Dio e vuole stabilire la sua. Non ha creduto infatti di essere forte per sé, perché  il Signore è la forza del suo popolo .E’ lui che combatte con il diavolo in mezzo alle difficoltà di questa vita. E protettore della salvezza del suo Cristo, affinché quel popolo, salvato per mezzo del suo Cristo e costante nel combattimento sia protetto alla fine nella immortalità della pace.

9 Salva il tuo popolo

e benedici la tua eredità

e guidali e innalzali in eterno.

Salva il tuo popolo, e benedici la tua eredità. Salva il tuo popolo e benedici la tua eredità, perché tutto quanto è mio è tuo. E guidali e innalzali in eterno. E guidali in questa vita temporale, e innalzali di qui alla vita eterna.

Dai Padri

1 Origene: chi domanda cose terrene non ha che una piccola voce; chi domanda cose celesti grida, ma nella sua camera e a porte chiuse: è questo il gridare verso Dio.

Cirillo Alessandrino: non sarebbe conveniente che i santi gridassero. Questo grido è la forza dello Spirito e la fede incrollabile.

Girolamo: è la voce del mediatore.

Beda: è il Cristo tradito e risuscitato.

Origene: Dio ci parla con i pensieri santi che ci ispira e anche donandoci il nuovo senso di cui parla Salomone: senso che dà di ascoltare la parola di Dio, di unirsi ad essa, e di formare un tutt’uno con lei.

Origene: l’anima viene meno appena la sapienza di Dio tace, appena essa cessa di dirle: eccomi!

La fossa è il luogo dei prigionieri e di quanti hanno peccato perché prigionieri; ma il Cristo vuole riscattare anche loro: è venuto per annunciare la loro libertà.

Eusebio: la Scrittura chiama fossa la dimora delle anime sotto terra; quando queste muoiono vi cadono dentro, come l’acqua scende verso un lago.

2 Origene: il tempio per eccellenza è il Cristo. Nel Cristo, Dio si riconcilia il mondo. Chiunque innalza il suo animo verso il Cristo lo innalza verso questo tempio, che è pure la sua gloria.

Cirillo Alessandrino: lo stendere le mani è un gesto classico presso i cristiani, che formano così il venerabile segno della croce. Professano così che sono votati al Cristo e sono fieri della sua croce. Questo segno esprime la nostra partecipazione alla sua passione e che portiamo la nostra croce per seguirlo, come lui ci ha detto.

Agostino, Girolamo, Beda: levo le mie mani: è il Cristo in croce.

3 Origene: il Cristo è andato in compagnia dei pubblicani e delle prostitute, ma non è andato con quanti donano una pace falsa.

4 Origene: siano corretti, affinché cessino di peccare.

5 Origene ed Eusebio: non è permesso di ignorare le opere del Signore.

Atanasio: è il rifiuto della salvezza.

Girolamo non hanno compreso i suoi benefici: forse comprenderanno i castighi.

6 Eusebio: Dio ha dato all’anima che lo supplicava un segno, per mostrarle che è stata esaudita. Subito dopo, l’anima lo ringrazia: benedetto il Signore.

7 Eusebio conosce le due lezioni: è rifiorita la mia carne e ha gioito il mio cuore.

Girolamo: è rifiorita la mia carne: è la risurrezione del Cristo.

8 Eusebio: il suo Cristo è profeticamente il Cristo e tutte le sue membra.

Atanasio: chiama suo Cristo tutto il popolo che ha unto per il sacerdozio regale. Il Signore prepara la salvezza del suo popolo: è lui stesso l’unzione e il fine di questa unzione.

Girolamo: ogni battezzato viene pure chiamato.

9 Origene: lo spirito di verità ci solleva al di sopra delle cose terrene.

Beda: moltiplica la tua eredità ( Moltiplicazione e benedizione sono sempre congiunte nella Scrittura). Guidala nel tempo e sollevala fino alla gloria eterna.

 

salmo 28

1 salmo di Davide

per il compimento del tabernacolo

Portate al Signore, figli di Dio,

portate al Signore i figli degli arieti!

2 Portate al Signore  gloria

ed onore, portate al Signore gloria  al suo nome!

Adorate il Signore nel suo atrio santo.

3 La voce del Signore sulle acque.

il Dio della gloria ha tuonato,

il Signore sulle grandi acque.

4 La voce del Signore nella potenza, la

voce del Signore nella magnificenza

5 la voce del Signore che schianta

i cedri e schianterà il Signore i cedri del Libano.

6 e li farà a pezzi come  vitello del Libano.

E il diletto è come  figlio di unicorni.

7  La voce del Signore che

divide la fiamma del fuoco.

8 La voce del Signore che sconvolge il

deserto e sconvolgerà il Signore il deserto di Cades

9 La voce del Signore che forma i cervi e svelerà

i luoghi boscosi e nel suo tempio

ognuno dirà: gloria.

10 Il Signore fa abitare il diluvio

e siederà il Signore re in eterno.

11 Il Signore darà forza al suo popolo.

Il Signore benedirà il suo popolo nella pace.

 

Da Sacy

1 salmo di Davide

per il compimento del tabernacolo

Portate al Signore, figli di Dio,

portate al Signore i figli degli arieti!

2 Portate al Signore  gloria

ed onore, portate al Signore gloria  al suo nome!

Adorate il Signore nel suo atrio santo.

3 La voce del Signore sulle acque.

il Dio della gloria ha tuonato,

il Signore sulle grandi acque.

Per scuotere una creatura dotata di ragione non c’è cosa più adatta delle tempeste accompagnate da turbini e da lampi e da orribili scoppi di tuono. Perciò volendo Dio imprimere nell’animo degli israeliti un salutare spavento, allorché diede loro la sua legge, apparve sul monte Sinai in mezzo ai lampi e ai tuoni. Perciò con somma ragione Davide, quel principe così coraggioso diceva loro: portate vittime per immolarle alla sua gloria. Riconoscete la sua maestà con le vostre adorazioni e con i vostri ossequi. Guardatevi dall’ attribuirvi la gloria e l’onore che possedete fra gli uomini, ma spogliatevene per farne omaggio a colui la cui voce è rimbombata in una maniera così tremenda sopra le nubi e sopra le acque con lo strepito dei suoi tuoni.

4 La voce del Signore nella potenza, la

voce del Signore nella magnificenza

5 la voce del Signore che schianta

i cedri e schianterà il Signore i cedri del Libano.

6 e li farà a pezzi come  vitello del Libano.

E il diletto è come  figlio di unicorni.

Riconoscete diceva Davide agli Israeliti e a tutti i grandi del mondo che il tuono è come la voce del Signore; non una voce che percuote l’aria soltanto e senza alcun effetto, ma una voce accompagnata da una virtù divina e da una certa maestà che imprime riverenza per colui che si fa udire con essa; una voce che fiacca i più alti cedri del Libano e i più potenti della terra figurati da quegli alti cedri, come se fossero animali giovani e teneri, per esempio i giovenchi nutriti nei pascoli del monte Libano, ovvero i parti dei liocorni. Le cose in apparenza più sublimi e più forti nel mondo non possono resistere alla voce del Signore alla stregua di quelle che sono le più piccole e le più deboli. Il testo ebraico dice non che essa fiaccherà, ma che farà saltellare i più alti cedri come saltellano i giovenchi del Libano.

7  La voce del Signore che

divide la fiamma del fuoco.

8 La voce del Signore che sconvolge il

deserto e sconvolgerà il Signore il deserto di Cades

9 La voce del Signore che forma i cervi e svelerà

i luoghi boscosi e nel suo tempio

ognuno dirà: gloria.

E’ la voce del Signore che spezza le fiamme e i fuochi che escono dalle nubi. È la voce del Signore che sconvolge il deserto: il Signore fa tremare il deserto di Cades. È la voce del Signore che dispone al parto le cerve e che scoprirà i luoghi oscuri; e tutti nel suo tempio proclameranno la sua gloria.  Il profeta vuole obbligare tutti i popoli e tutti i principi a riverire il Signore, il quale facendo spaccare le nuvole con la sua voce, lancia sulla terra fuochi in forma di dardi. In virtù di un terrore per uno strepito così spaventoso dispone le cerve a sgravarsi più facilmente dei loro parti. Sradicando con la forza delle tempeste una moltitudine di alberi di grande altezza scopre ed illumina i luoghi più oscuri delle foreste. Alla fine obbliga gli uomini a radunarsi nel suo santo tempio che allora era il suo tabernacolo, per proclamare la sua gloria. ( Sacy)

10 Il Signore fa abitare il diluvio

e siederà il Signore re in eterno.

11 Il Signore darà forza al suo popolo.

Il Signore benedirà il suo popolo nella pace.

e siederà il Signore re in eterno.

Il Signore riversa un diluvio di acque sopra la terra e il Signore sarà seduto come il re sovrano in eterno. Il Signore darà la forza al suo popolo. Il Signore benedirà il suo popolo con una pace perfetta.

Dal Signore dunque il popolo deve ricevere tutta la sua forza per non essere scosso dalla tempesta e dal Signore deve aspettare ogni sorta di benedizioni e soprattutto la pace di un’anima umile che teme solo Dio. Secondo alcuni padri ed altri dotti interpreti questa tempesta si spiega spiritualmente con la predicazione del Vangelo. Non bisogna trascurare il senso figurato che San Basilio reputa il più degno della santa sublimità della Scrittura. L’offerta che Dio esige dai suoi figli è un’offerta spirituale. Vuole che si offrano a lui come  parti dei montoni e dei capi del santo gregge, cioè come generati in Gesù Cristo dagli apostoli. Ma in che modo, dice Basilio, quelli che non sono che terra e cenere sono invitati ad offrire al Signore l’onore e la gloria? Mostrandosi con le loro azioni figli degni di un Padre così santo e perfetto, poiché  un figlio saggio è la gloria del Padre suo; adorandolo all’ingresso del suo santo tempio, cioè innanzitutto nell’unità della sua chiesa che ha preso il posto della sinagoga e che non è se non una specie di ingresso in quella del cielo che ne è il santuario; ed è in un secondo luogo nella santità di un cuore puro che ci fa anche in terra il tempio dello Spirito Santo.

Il diluvio, di cui si parla dopo la proclamazione della gloria del Signore può indicarci secondo San Basilio il battesimo, così che l’anima purificata e lavata diventa il trono dove Dio si siede e si riposa per governarla in qualità di suo re. Ovvero esso può indicarci l’orribile diluvio che la divina giustizia verserà sugli empi alla fine del mondo dopo aver svelato la così orrida oscurità dei loro delitti in faccia a tutto l’universo. Si può aggiungere una pia riflessione fatta da alcuni per essere la voce del Signore ripetuta sette volte nel presente salmo: sta ad indicare i sette sacramenti della Chiesa.

Da Agostino

1 salmo di Davide

per il compimento del tabernacolo

Salmo di Davide per la fine del tabernacolo. Salmo rivolto al mediatore dalla mano vigorosa, riguardo alla perfezione della Chiesa in questo secolo, dove, nel tempo, si combatte contro il diavolo.

Portate al Signore, figli di Dio,

portate al Signore i figli degli arieti!

Dice il profeta: offrite al Signore, o figli di Dio, offrite al Signore i figli degli arieti. Offrite al Signore voi stessi, che gli apostoli, pastori del gregge, generarono per il Vangelo. Rendete al Signore gloria e onore. Per mezzo delle opere vostre il Signore sia glorificato ed onorato. Date al Signore gloria al suo nome. Nella gloria egli sia conosciuto nel mondo. Adorate il Signore nel suo santo atrio. Adorate il Signore nel vostro cuore dilatato e santificato: poiché voi siete la sua regale santa dimora.

3 La voce del Signore sulle acque.

il Dio della gloria ha tuonato,

il Signore sulle grandi acque.

La voce del Signore sopra le acque. La voce di Cristo sopra i popoli. Il Dio della maestà ha tuonato. Il Dio della maestà, dalla nube della carne ha annunciato con terribile tuono la penitenza. Il Signore sopra le molte acque. Lo stesso signore Gesù, dopo avere emesso questa voce sopra i popoli ed averle atterrite, li ha convertiti a sé, ed ha abitato fra loro.

4 La voce del Signore nella potenza, la

voce del Signore nella magnificenza

La voce del Signore nella potenza. La voce del Signore è già in essi e li fa potenti. La voce del Signore nella magnificenza. La voce del Signore opera grandi cose in loro.

5 la voce del Signore che schianta

i cedri e schianterà il Signore i cedri del Libano.

La voce del Signore spezza i cedri. La voce del Signore umilia i superbi con la contrizione del cuore. Il Signore spezzerà i cedri del Libano. Il Signore spezzerà con la penitenza quanti si inorgogliscono per lo splendore della nobiltà terrena, dal momento che, per confonderli, ha eletto le cose ignobili di questo mondo, nelle quali manifesta la sua divinità.

6 e li farà a pezzi come  vitello del Libano.

E il diletto è come  figlio di unicorni.

E li frantumerà come un vitello del Libano. E, troncata la superba altezza di costoro, li abbatterà perché imitino la sua umiltà; egli che, come un vitello, è stato condotto al sacrificio per quella medesima nobiltà di questo secolo. Si levarono infatti i re della terra e i principi si riunirono insieme contro il Signore e contro il suo Cristo. E l’amato è come il figlio degli unicorni. Anch’egli infatti, amato ed unico del Padre, ha annientato la sua nobiltà e si è fatto uomo come figlio dei giudei, che ignoravano la giustizia di Dio e superbamente vantavano la loro giustizia quasi fosse unica.

7  La voce del Signore che

divide la fiamma del fuoco.

La voce del Signore divide la fiamma di fuoco. Quella voce del Signore che passa attraverso il concitato ardore dei persecutori senza alcun suo danno o che divide la furente ira dei suoi persecutori, tanto che alcuni dicono: forse egli è Cristo, mentre altri dicono: no, anzi seduce il popolo; quella voce fa a pezzi il loro folle tumulto tanto che alcuni attira al suo amore mentre altri abbandona alla loro malvagità.

8 La voce del Signore che sconvolge il

deserto e sconvolgerà il Signore il deserto di Cades

La voce del Signore muove il deserto. La voce del Signore che eccita la fede delle genti che un tempo stavano in questo mondo senza speranza e senza Dio, tra le quali non abitava nessuno profeta, nessun predicatore della parola di Dio . E muoverà il Signore il deserto di Cades. Ed allora il Signore farà celebrare la santa parola delle sue Scritture, che, dai Giudei che non capivano, era stata abbandonata.

9 La voce del Signore che forma i cervi e svelerà

I luoghi boscosi e nel suo tempio

ognuno dirà: gloria.

La voce del Signore fa perfetti i cervi. Perché la voce del Signore dapprima ha reso perfetti i vincitori e i trionfatori sulle lingue velenose. E rivelerà le selve. Ed allora rivelerà loro le oscurità dei libri divini e le ombre dei misteri, affinché con libertà vi pascolino. E nel suo tempio ognuno dice gloria. E nella sua chiesa ognuno, rigenerato per la speranza eterna, loda Dio per il proprio dono che ha ricevuto dallo Spirito Santo.

10 Il Signore fa abitare il diluvio

e siederà il Signore re in eterno.

Il Signore abita nel diluvio. Dapprima infatti il Signore dimora nel diluvio di questo secolo nei suoi santi, custoditi, come in un arca, nella Chiesa. E sederà il Signore, re in eterno. E poi sia siederà, regnando in loro in eterno.

11 Il Signore darà forza al suo popolo.

Il Signore benedirà il suo popolo nella pace.

Il Signore darà la virtù al suo popolo. Perché il Signore darà fortezza al suo popolo che combatte contro le tempeste e le bufere di questo mondo, dato che non ha loro promesso la pace in questo mondo. Il Signore benedirà il suo popolo in pace. E il Signore stesso benedirà il suo popolo, offrendogli in sé medesimo la pace, poiché, dice, vi do la mia pace, la mia pace vi lascio.

 

Dai Padri

1 Eusebio: annuncia la grazia del Vangelo che sarà diffusa tra tutte le genti.

Origene: rendere onore a Dio è l’azione di grazie.

Beda e Ruperto: dovete offrire voi stessi a Dio.

3  Basilio: la voce del Signore si è fatta udire al  Giordano: questi è il mio figlio diletto e ancora quando ha detto: andate battezzate tutte le genti per l’adozione a figli.

4 Basilio: la magnificenza di Dio è la sua potenza grande e maestosa.

Girolamo: nella forza: Lazzaro viene fuori!

7 Basilio e Girolamo: spezza la fiamma del fuoco: citano i tre fanciulli nella fornace.

8 Agostino e Girolamo: il deserto è simbolo dei gentili, un tempo terra sterile ma ora abitata da Dio.

9 Eusebio: annuncia la chiamata universale di tutti.

10 Basilio: il diluvio è simbolo del battesimo.

Girolamo: è l’abbondanza della grazia che lava i peccati.

Girolamo: venite, benedetti dal Padre mio. Con la pace: il Cristo è la nostra pace.

 

 

 

salmo 29

1 salmo, del cantico nella

dedicazione della casa, di Davide

2 Ti esalterò Signore poiché mi hai accolto

e non hai fatto rallegrare i miei nemici su di me.

3 Signore, Dio mio,

a te ho gridato e mi hai guarito.

4 Signore hai fatto risalire

dall’ inferno l’anima mia,

mi hai salvato da coloro che scendono nella fossa.

5 Salmeggiate al Signore, o santi

suoi, e confessate la memoria della sua santità.

6 Poiché c’è ira  nella sua indignazione e vita

nella sua volontà: alla sera

albergherà il pianto e al mattino l’esultanza.

7 Ma io nella mia prosperità ho

detto: non sarò smosso in eterno.

8 Signore, nella tua volontà

hai concesso potenza alla mia

bellezza; hai distolto il tuo volto e sono stato sconvolto.

9 A te Signore griderò, e

al mio Dio rivolgerò la mia supplica.

10 Quale vantaggio nel mio sangue

mentre scendo nella corruzione?

Ti confesserà forse la polvere

o annuncerà la tua verità?

11 Ha ascoltato il Signore e

ha avuto misericordia di me.

Il Signore si è fatto mio aiuto.

12 Hai cambiato il mio pianto in gioia per me,

hai squarciato il mio sacco

e mi hai cinto di allegrezza,

13 perché  a te canti  la mia gloria

e non sia afflitto.

Signore, Dio mio, in eterno ti confesserò.

Da Sacy

1 salmo, del cantico nella

dedicazione della casa, di Davide

Si fa fatica ad esprimere nella traduzione il senso di questo titolo. Dicono gli interpreti che vi erano due modi di cantare quelle arie sacre. L’una si esprimeva con le parole “psalmus cantici”, ed era quando la voce umana  incominciava e l’accompagnava lo strumento musicale. L’altra si chiamava “canticum psalmi, ed era quando cominciava lo strumento musicale e lo accompagnava la voce.

2 Ti esalterò Signore poiché mi hai accolto

e non hai fatto rallegrare i miei nemici su di me.

3 Signore, Dio mio,

a te ho gridato e mi hai guarito.

4 Signore hai fatto risalire

dall’ inferno l’anima mia,

mi hai salvato da coloro che scendono nella fossa.

Davide rende grazia a Dio, perché avendolo guarito allorché si era visto quasi alle porte della morte, aveva tolto ai suoi nemici un motivo di insultarlo. Diciamo piuttosto che considerando le piaghe interiori della sua anima aveva esclamato a Dio per chiedergli di esserne guarito allorché si sentiva in procinto di essere trascinato al sepolcro dal peso della sua miseria.

5 Salmeggiate al Signore, o santi

suoi, e confessate la memoria della sua santità.

6 Poiché c’è ira  nella sua indignazione e vita

nella sua volontà: alla sera

albergherà il pianto e al mattino l’esultanza.

Cantate inni al Signore voi che siete i suoi santi e celebrate con le vostre lodi la memoria della sua santità. Poiché nel suo sdegno è momentanea la collera e la sua benevolenza dura tutta una vita.

Un uomo pieno di gratitudine, qual era Davide, non poteva accontentarsi di porgere egli solo a Dio i suoi ringraziamenti. Per questo invita tutti i suoi santi, cioè i suoi servi fedeli, che conducevano vita santa, ad unirsi a lui per cantare in onore del Signore un inno di gratitudine.

Alcuni per la memoria della santità divina intendono il nome veramente santo e glorioso del Signore, il quale essendo pronunciato ci riporta subito alla memoria dell’Onnipotente. Altri intendono la memoria misericordiosa che il Signore ha di noi non per castigarci ma per salvarci. La ragione che adduce Davide del suo ardore per cantare inni alla gloria del Signore è che la collera che egli castigandolo aveva dimostrato verso di lui , era fondata sulle regole della sua giustizia irritata contro il peccato. La vita o la sanità o la grazia a lui accordata da Dio era per un effetto della sua benevolenza tutta piena di misericordia.

7 Ma io nella mia prosperità ho

detto: non sarò smosso in eterno.

8 Signore, nella tua volontà

hai concesso potenza alla mia

bellezza; hai distolto il tuo volto e sono stato sconvolto.

9 A te Signore griderò, e

al mio Dio rivolgerò la mia supplica.

Davide confessa umilmente che quando egli era nella sua più grande prosperità non pensava quanto basta che niente vi è di sicuro in questa vita e che è vicino alla sua caduta chi si considera incrollabile. Ma il Signore, egli aggiunge, per trarmi d’inganno e guarire il mio orgoglio si è distolto da me per un tempo, cioè ha cessato di sostenermi nello stato di prosperità e di salute nel quale io stesso non mi conoscevo, e sono caduto in un grande turbamento. Per questo ho esclamato a Dio e ho invocato  il suo aiuto.

10 Quale vantaggio nel mio sangue

mentre scendo nella corruzione?

Ti confesserà forse la polvere

o annuncerà la tua verità?

Un uomo, come era Davide, visitato dalla grazia di Dio che lo aveva  costretto o con qualche malattia o con qualche altro accidente a riconoscere il suo nulla e la sua miseria,  prova una santa impazienza di fare conoscere agli altri quanto grande sia il Signore e misericordioso e degno di ogni gloria.

11 Ha ascoltato il Signore e

ha avuto misericordia di me.

Il Signore si è fatto mio aiuto.

12 Hai cambiato il mio pianto in gioia per me,

hai squarciato il mio sacco

e mi hai cinto di allegrezza,

13 perché  a te canti  la mia gloria

e non sia afflitto.

Signore, Dio mio, in eterno ti confesserò.

La consolazione che ricevette Davide di essere ascoltato dal Signore e di averlo impietosito è un grande motivo di conforto per tutti quelli che come Davide riconoscono la propria miseria, gemono nell’affanno di una santa compunzione ed essendo penetrati dal dolore  danno anche esteriormente segni manifesti della loro penitenza.

Qual è il fine dell’allegrezza e della gloria, onde ricolma Dio le anime umili e costernate alla sua presenza? È  di rimandare a Dio eternamente la stessa gloria con inni incessanti di grazie, che non saranno più nel cielo interrotti dal sentimento della compunzione e della penitenza, poiché essa non è propria che della vita di quaggiù.

Da Agostino

1 salmo, del cantico nella

dedicazione della casa, di Davide

salmo di Davide, per la fine, cantico per la dedicazione della casa. Salmo per la fine, riguardo alla gioia della risurrezione e al mutamento in uno stato immortale e al rinnovamento del corpo, non soltanto del Signore, ma anche di tutta la Chiesa. Infatti, nel salmo precedente è stato portato a termine il tabernacolo ove abitiamo nel tempo della guerra: ora invece è dedicata la casa che permarrà in pace sempiterna.

2 Ti esalterò Signore poiché mi hai accolto

e non hai fatto rallegrare i miei nemici su di me.

Perciò parla il Cristo totale: ti esalterò, Signore, perché mi hai protetto. Loderò la tua sublime altezza, Signore, perché mi hai protetto e non hai permesso che si rallegrassero su di me i miei nemici. E non hai permesso che irridessero a me coloro che tante volte, con svariate persecuzioni, hanno tentato di opprimermi per tutta la terra.

3 Signore, Dio mio,

a te ho gridato e mi hai guarito.

Signore, Dio mio, ho gridato verso di te, e tu mi hai risanato. O Signore Dio mio, ho gridato verso di te, e più non rivesto il corpo infermo malato nella sua mortalità.

4 Signore hai fatto risalire

dall’ inferno l’anima mia,

mi hai salvato da coloro che scendono nella fossa.

Signore, dall’inferno hai tratto l’anima mia, e mi hai salvato di mezzo a coloro che scendono nella fossa. Mi hai salvato dalla condizione della cecità profonda e dall’infimo fango della carne corruttibile.

5 Salmeggiate al Signore, o santi

suoi, e confessate la memoria della sua santità.

Inneggiate al Signore, o voi suoi santi. Esulti il profeta, vedendo questi avvenimenti futuri e dica: inneggiate al Signore, o voi suoi santi. E celebrate la memoria della sua santità. E glorificatelo, perché non si è dimenticato della santità nella quale vi ha santificato, pur essendo lungo, rispetto al vostro desiderio, tutto questo tempo che sta in mezzo.

6 Poiché c’è ira  nella sua indignazione e vita

nella sua volontà: alla sera

albergherà il pianto e al mattino l’esultanza.

L’ira è nella indignazione per i peccatori: nel giorno che ne mangerete, di morte morirete. Toccarono il frutto, morirono, furono cacciati dal paradiso, perché l’ira è nella sua indignazione; ma non senza speranza, perché la vita è nella sua volontà. Cosa vuol dire nella sua volontà? Non nelle nostre forze, non nei nostri meriti. Poiché lo ha voluto  ci ha salvati, non perché ne eravamo degni. Di che cosa infatti è degno il peccatore se non del supplizio? Ma tuttavia egli stesso, in luogo del supplizio, ha dato la vita. E se agli empi ha donato la vita che cosa riserverà ai fedeli?

Non temete per il fatto che prima ci aveva detto inneggiate, ed ora c’è invece il gemito. Gemi per le cose presenti, canta per le future; prega per ciò che è attuale, canta per ciò che speri. A sera dimorerà il pianto. Che vuol dire a sera dimorerà il pianto? La sera scende quando il sole tramonta. È tramontato il sole dell’uomo, cioè la luce della giustizia, la presenza di Dio. Per questo quando Adamo fu cacciato che cosa si dice in Genesi? Quando Dio passeggiava nel paradiso passeggiava verso sera. Già quel peccatore si era nascosto tra gli alberi e non voleva vedere il volto di Dio, alla cui vista era solito allietarsi: non gioiva più alla presenza di Dio. Da allora è cominciata tutta questa vita mortale. A sera dimorerà il pianto. A lungo sarai nel pianto o genere umano, nasci infatti da Adamo e questa è la realtà. A sera dimorerà il pianto e al mattino l’esultanza. Per questo il Signore Gesù Cristo è risorto al mattino dal sepolcro per promettere alla casa ciò che aveva consacrato nel fondamento. Nel Signore nostro fu sera quando fu sepolto, fu mattino quando il terzo giorno risorse. Anche tu sei stato sepolto a sera  nel paradiso e nel terzo giorno sei risorto. Nel mattino dobbiamo sperare e allietarci, ma ora dobbiamo sopportare e gemere.

7 Ma io nella mia prosperità ho

detto: non sarò smosso in eterno.

C’era l’abbondanza quando l’uomo fu posto nel paradiso allorché niente gli mancava e godeva di Dio; ma ha detto: non sarò smosso in eterno. In qual senso ha detto: non sarò smosso in eterno? Quando volentieri ha ascoltato: mangiatene e sarete come dei, mentre Dio aveva detto: nel giorno che ne mangerete di morte morirete, e il diavolo: non morirete di morte. Ebbene credendo a colui che così lo istigava ha detto: non sarò smosso in eterno.

8 Signore, nella tua volontà

hai concesso potenza alla mia

bellezza; hai distolto il tuo volto e sono stato sconvolto.

9 A te Signore griderò, e

al mio Dio rivolgerò la mia supplica.

Siccome ero buono e forte non per mio merito ma a causa tua . Per mostrarmi che ero tutto questo per tua volontà, dopo il peccato, hai distolto la tua faccia da me e io ne sono stato sconvolto. Ormai posto qui in terra Signore a te griderò e al mio Dio supplicherò. Nel paradiso, o uomo, non gridavi, ma lodavi; non gemevi, ma godevi. Gettato fuori gemi e gridi. Si avvicina al sofferente colui che ha abbandonato il superbo. Perché Dio resiste ai superbi, ma agli umili dà grazia. A te, Signore, griderò e al mio Dio supplicherò

10 Quale vantaggio nel mio sangue

mentre scendo nella corruzione?

Ti confesserà forse la polvere

o annuncerà la tua verità?

È detto nella persona del Cristo, nostro fondamento.

Quale vantaggio nel mio sangue, se precipito nella corruzione? Quale vantaggio nell’effusione del mio sangue? Forse che ti confesserà la polvere? Infatti, se non risorgerò subito e se si corromperà il mio corpo, forse che ti confesserà la polvere, cioè la folla degli empi, che invece con la mia risurrezione porterò alla giustizia? Oppure annuncerà la tua verità? Oppure annunzierà la tua verità per la salvezza degli altri?

11 Ha ascoltato il Signore e

ha avuto misericordia di me.

Il Signore si è fatto mio aiuto.

Ha udito il Signore ed ha avuto misericordia di me; il Signore si è fatto mio soccorritore. Non ha permesso al suo santo di conoscere la corruzione.

12 Hai cambiato il mio pianto in gioia per me,

hai squarciato il mio sacco

e mi hai cinto di allegrezza,

ascolta ormai la risurrezione stessa: hai convertito per me  il mio pianto in gioia, hai squarciato il mio sacco e mi hai cinto di letizia. Che cos’è sacco? È la condizione mortale. La causa del sacco è il peccato. Ha assunto per te la mortalità colui che non meritava di morire.

Hai mutato per me il mio pianto in gioia. Hai squarciato il mio sacco, e mi hai cinto di letizia. Hai stracciato il velo dai miei peccati, la tristezza della mia condizione mortale e mi hai cinto con la  letizia immortale.

13 perché  a te canti  la mia gloria

e non sia afflitto.

Signore, Dio mio, in eterno ti confesserò.

Perché a te canti la mia gloria, e non sia triste. Perché più non pianga, ma canti a te non l’umiltà, ma la mia gloria, in quanto già dall’umiltà mi hai sollevato, ed io non sia rattristato dalla coscienza del peccato, dal timore della morte, dalla paura del giudizio. O Signore Dio mio, in eterno ti confesserò. E questa è la mia gloria, Signore Dio mio, confessarti in eterno, perché niente ho da me, ma ogni bene ho da te, che sei Dio, tutto in tutti.

Dai Padri

1 Basilio: storia della salvezza.

Origene: è il Cristo che canta.

Girolamo: questo salmo è la storia della caduta e della redenzione.

2 Basilio ed Eusebio: beato chi conosce il suo male!

Girolamo: l’inganno del nemico è scoperto e, alla fine, si dirà: o morte, dov’è la tua morte?

3 Eusebio: il salmista riceve la rivelazione della salvezza per mezzo del Cristo e della discesa del Cristo agli inferi: già salvato, ringrazia.

Basilio e altri: la fossa: prigioni sotterranee ove si mettono i prigionieri.

4 – 5 Eusebio: Dio non vuole la morte per gli uomini, ma la vita.

Beda...: Dio si ricorda di voi, che lo avevate dimenticato.

Baldovino di Ford: in tutti i benefici accordati ai padri, fin dai tempi antichi, Dio si ricorda della sua alleanza… Così che anch’essi si sarebbero ricordati di questa alleanza, per confessare la memoria della sua santità.

Basilio: Dio vuole che tutti partecipino alla sua vita.

Girolamo: lo sdegno di Dio si esprime con la cacciata di Adamo.

5 Girolamo: Adamo si nascose nel paradiso di sera. La sera è figura di questa vita di lacrime nella quale gemiamo tutti, da Adamo in poi. È Anche figura della morte di Cristo. Il mattino è la risurrezione di Cristo, la risurrezione delle anime e il mattino eterno della consumazione dei secoli.

Baldovino di Ford: i discepoli, tristi per la morte del Cristo, sono stati ripieni di gioia quando hanno visto il Signore risorto, così come è scritto: la sera albergherà il pianto e al mattino l’esultanza.

Eusebio: nella mia prosperità avevo detto… Hai distolto il volto da me: non hai fatto niente altro, non mi hai assalito, travolto, mi hai soltanto lasciato, a causa della mia superbia. Mi hai lasciato vuoto, io, opera delle tue mani: sono caduto nel peccato e nelle mani del nemico.

Atanasio: è sufficiente che tu distolga il tuo volto, perché io cada. Poiché non posso stare in piedi senza il tuo aiuto, fa che compiendo la tua volontà la mia anima sia ornata da te di bellezza. È quanto sperava Adamo, prima della sua caduta.

7 Basilio: solo la natura divina e beata è bellezza; ma chi la contempla ne riceve un riflesso che fa risplendere il suo volto come fu per Mosè. Se Dio distoglie la sua faccia, tutto è perduto: forza e bellezza. Preghiamo perché brilli sempre su di noi il volto di Dio, e allora saremo pii e buoni.

8 quale vantaggio nel mio sangue? Può forse procurare qualcosa di buono agli uomini? Ma ci sarà un altro sangue che porterà agli uomini un immenso beneficio, quando il tuo agnello verrà per espiare il peccato del mondo. Il suo sangue riscatterà dal male quanti otterranno la salvezza per mezzo di lui.

11 Basilio: mi hai tolto l’abito di lutto e mi hai dato la veste nuziale, mi hai ammesso al banchetto delle nozze e mi hai trasformato di gloria in gloria.

Baldovino di Ford: quando il Cristo dice: ormai non berrò più del frutto della vite è come se dicesse: fino ad ora ho bevuto la tristezza della condizione umana; ma ora è giunta la fine della tristezza, ormai non berrò più questa coppa amara, ma il vino da allegrezza nel regno del Padre mio, allorché cambierà il mio lutto in gioia. E voi che berrete il mio calice, sarete tristi con me, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia.

12 Atanasio: era necessario che mi rendessi la mia gloria, perché possa celebrarti.

 

 

 

salmo 30

1 per la fine , salmo di Davide

2 In te, Signore, ho sperato,

che io non sia confuso in eterno:

nella tua giustizia, liberami!

3 Piega verso di me il tuo orecchio,

affrettati a salvarmi!

Sii per me Dio protettore

e casa di rifugio per salvarmi!

4 Perché mia fortezza e mio rifugio sei tu

e a motivo del tuo nome

mi guiderai e mi nutrirai.

5 Mi trarrai fuori da questo laccio

che hanno nascosto per me,

perché tu sei il mio protettore.

6 Nelle tue mani affiderò il mio spirito.

Mi hai redento , Signore, Dio di verità.

7 Hai preso in odio quelli che

custodiscono vanità inutilmente, ma

io nel Signore ho sperato;

8 esulterò e gioirò

nella tua misericordia poiché

hai guardato la mia umiliazione,

hai salvato dalle angustie l’anima mia,

9 e non mi hai chiuso nelle mani

del nemico; hai posto in luogo

spazioso i miei piedi.

10 Pietà di me, Signore,

perché sono tribolato,

è sconvolto per lo sdegno il mio occhio,

la mia anima e il mio ventre.

11 Perché è venuta meno nel

dolore la mia vita e i miei anni nei gemiti.

Si è estenuata nella povertà la mia forza,

e le mie ossa sono state sconvolte.

12 Per tutti i miei nemici

sono diventato un obbrobrio,

e per i miei vicini di più ancora

e spavento per i miei conoscenti.

Quelli che mi vedevano fuori  fuggivano da me,

13 sono stato dimenticato

come un morto via dal cuore,

sono diventato come un vaso distrutto,

14 poiché ho udito l’insulto di molti

che stavano intorno,

quando si sono riuniti insieme contro di me.

hanno deliberato di prendere l’anima mia.

15 Ma io in te ho sperato, Signore,

ho detto: Dio mio sei tu,

16 nelle tue mani le mie sorti.

Liberami dalla mano dei miei nemici

e dai miei persecutori.

17 Fa splendere il tuo volto sul tuo servo,

salvami nella tua misericordia.

18 Signore, che io non sia confuso

perché ti ho invocato;

arrossiscano gli empi e

siano fatti scendere nell’inferno.

19 Mute diventino le labbra

ingannatrici che dicono iniquità

contro il giusto con orgoglio e disprezzo.

20 Quanto è grande la tua

molteplice dolcezza Signore,

che hai nascosto per quelli che ti

temono. L’hai fatta perfetta per

coloro che sperano in te, al

cospetto dei figli degli uomini.

21 Li nasconderai nel segreto

del tuo volto, lontano

dal turbamento degli uomini, li

proteggerai nel tabernacolo

dalla contraddizione delle lingue.

22 Benedetto il Signore perché

ha reso mirabile la sua misericordia

verso di me in una città fortificata.

23 Io invece ho detto nell’estasi della mia mente.

Sono stato rigettato dalla vista dei tuoi occhi.

Per questo hai esaudito la voce

della mia preghiera quando gridavo a te.

24 Amate il Signore, tutti suoi santi.

Poiché verità ricerca il Signore

e ripaga quelli che operano

con eccesso di superbia.

25 Agite con coraggio

e sia fortificato il vostro cuore,

voi tutti che sperate nel Signore.

 

da Sacy

1 per la fine , salmo di Davide

2 In te, Signore, ho sperato,

che io non sia confuso in eterno:

nella tua giustizia, liberami!

3 Piega verso di me il tuo orecchio,

affrettati a salvarmi!

Sii per me Dio protettore

e casa di rifugio per salvarmi!

4 Perché mia fortezza e mio rifugio sei tu

e a motivo del tuo nome

mi guiderai e mi nutrirai.

5 Mi trarrai fuori da questo laccio

che hanno nascosto per me,

perché tu sei il mio protettore.

Considera dice un padre, la modestia e l’umiltà di Davide, che non osa chiedere l’assistenza del Signore per la propria virtù e che fonda la sua domanda soltanto nel santo nome di Dio, nella giustizia dello stesso Dio, che doveva punire gli empi e liberare gli innocenti e nell’umile speranza che egli aveva del suo soccorso non sperando nulla da sé medesimo né da altri uomini. Parlando della giustizia di Dio, dalla quale egli sperava di essere liberato, poteva intendere quella che giustifica i peccatori col renderli giusti. Quanto maggiore è il pericolo a cui il santo profeta si trova esposto tanto maggiore ardore dimostra per esserne liberato. Affrettati, dice egli a Dio. Egli sente che il tempo è breve, per quanto sembri lungo a coloro che non hanno l’eternità nel cuore. Coloro che dicono sinceramente a Dio con Davide che egli è tutta la loro forza, possono aspettarsi che egli si dichiari loro protettore e sia loro rifugio e che li guidi per impedire che vadano in perdizione. Quanto a quelli che confidano in se stessi e si gloriano segretamente della loro forza hanno motivo di temere il laccio nascosto che tendono ai loro nemici rendendosi con la loro vana presunzione indegni di avere Dio per protettore.

6 Nelle tue mani affiderò il mio spirito.

Mi hai redento , Signore,Dio di verità.

7 Hai preso in odio quelli che

custodiscono vanità inutilmente, ma

io nel Signore ho sperato;

Davide essendo convinto che la sua vita in mezzo a tanti nemici che l’odiavano a morte dipendeva dal solo Dio si abbandona totalmente fra le sue mani dicendogli queste parole diventate poi così celebri nella Chiesa. E lo fa egli con tanta maggiore fiducia perché già diverse volte aveva sperimentato gli effetti del suo aiuto e sapeva che avendo promesso di assistere quelli che speravano in lui non poteva ingannarlo, essendo il Dio stesso di Gesù Cristo. Il Figlio di Dio, pendente dalla croce, sul punto di spirare l’anima sua benedetta, ha preso le suddette parole del nostro salmo ed ha insegnato a tutti i suoi discepoli ad imitarlo rimettendo la loro anima e la loro vita fra le mani di colui che è Onnipotente per salvarli. Colui che ci ha redento, dandoci l’unigenito Figlio suo, potrebbe mai negarci alcuna cosa dopo averci fatto un dono così grande? Il Dio di verità, il Dio che è la stessa verità, potrebbe mai non essere fedele alle promesse da lui fatte ai suoi servi?

8 esulterò e gioirò

nella tua misericordia poiché

hai guardato la mia umiliazione,

hai salvato dalle angustie l’anima mia,

9 e non mi hai chiuso nelle mani

del nemico; hai posto in luogo

spazioso i miei piedi.

Al tempo di Saul molti si indirizzavano a quegli uomini vani che si chiamano indovini, i quali si vantano di avere conoscenza dell’avvenire in virtù delle loro vane superstizioni. Saul stesso nella disperazione in cui si trovò il giorno precedente la sua morte, consultò una di quelle donne dedite a quest’arte diabolica, benché Dio per bocca di Mosè avesse dichiarato che le aveva in abominio. Per vane osservazioni si possono anche intendere tutti i pensieri che può avere la mente umana, allorché non sono fondati sulla speranza nella divina misericordia. Ci accontentiamo di spiegare questo passo storicamente, essendo assai facile farne applicazione ai nemici spirituali e di Davide e a tutti i veri servi di Dio.

10 Pietà di me, Signore,

perché sono tribolato,

è sconvolto per lo sdegno il mio occhio,

la mia anima e il mio ventre.

11 Perché è venuta meno nel

dolore la mia vita e i miei anni nei gemiti.

Si è estenuata nella povertà la mia forza,

e le mie ossa sono state sconvolte.

12 Per tutti i miei nemici

sono diventato un obbrobrio,

e per i miei vicini di più ancora

e spavento per i miei conoscenti.

Quelli che mi vedevano  fuori  fuggivano da me,

L’estrema afflizione di Davide e il turbamento che provava nell’intimo della sua anima e delle sue viscere, la povertà e la eccessiva debolezza che lo penetravano fino alle ossa producevano in lui un effetto utilissimo, obbligandolo a esclamare a Dio dall’intimo del suo cuore: Abbi pietà di me o Signore! Come è felice il turbamento che rende la pace all’anima procurandole il divino aiuto. Felice la debolezza che diventa per l’uomo un principio di nuova forza! Il salmista, secondo alcuni, dà il nome di ira o al furore dei suoi nemici o al timore che egli aveva dell’ira di Dio. Per muoverlo ad usargli misericordia gli rappresenta in maniera assai viva lo stato deplorevole in cui si trovava allora e di cui fa una descrizione che tanto più impietosisce perché fondata sopra una profonda umiltà e sopra una ferma fiducia che egli ha nell’aiuto del suo divino protettore. Quanto più egli era divenuto un oggetto di obbrobrio, tanto più si considerava come oggetto degno della sua compassione. Lo Spirito Santo gli aveva rivelato il grande segreto della nuova legge, che mai siamo più forti di quando siamo deboli e che è una vera felicità vedersi abbandonato dalle creature, perché diviene questa una necessità per ricorrere al Creatore.

Quelli che mi vedevano  fuori casa fuggivano da me,

13 sono stato dimenticato

come un morto via dal cuore,

sono diventato come un vaso distrutto,

14 poiché ho udito l’insulto di molti

che stavano intorno,

quando si sono riuniti insieme contro di me.

hanno deliberato di prendere l’anima mia.

15 Ma io in te ho sperato, Signore,

ho detto: Dio mio sei tu,

Il timore spingeva gli amici stessi di Davide ad allontanarsi appena lo vedevano, per non essere coinvolti in una comune rovina con lui. Con la loro condotta dimostravano di averlo dimenticato come se fosse stato morto. La stessa cosa fanno quelli che vergognandosi degli obbrobri del loro Salvatore negano di riconoscerlo come esempio e fuggono in certo modo lontano da lui con la infinita distanza dei loro costumi e per non tirarsi addosso l’odio del mondo suo nemico. Essi lo dimenticano come un morto, non come colui che è morto per loro, ma come colui, la cui morte è totalmente cancellata dalla loro memoria e dal loro cuore. Egli diventa rispetto loro come quel vaso infranto e perduto al quale Davide si paragona. Le contumelie che il santo re udiva intorno a sé, quando era perseguitato da Saul e da Assalonne, sono figura di quelle che udì poi il Salvatore del mondo allorché fu innalzato sulla croce con estremo disprezzo da coloro che non lo consideravano come il Redentore di Israele ma come un uomo perduto il quale nonché fosse il Salvatore degli altri, non poteva neppure salvare sé medesimo. Davide in mezzo a tanti nemici che congiuravano contro la sua vita, essendo fermo nella speranza che aveva in Dio, diceva non soltanto con le labbra ma col cuore: tu sei il mio Dio. Tutti senza dubbio non possono dirgli come Davide: tu sei il mio Dio. Poiché colui che ripone la sua fiducia nelle ricchezze dice in cuore suo all’oro che egli possiede e da cui egli stesso è posseduto: sei tu il mio Dio, come dice San Paolo che l’avarizia rende l’uomo idolatra.

16 nelle tue mani le mie sorti.

Liberami dalla mano dei miei nemici

e dai miei persecutori.

17 Fa splendere il tuo volto sul tuo servo,

salvami nella tua misericordia.

18 Signore, che io non sia confuso

perché ti ho invocato;

arrossiscano gli empi e

siano fatti scendere nell’inferno.

19 Mute diventino le labbra

ingannatrici che dicono iniquità

contro il giusto con orgoglio e disprezzo.

È inutile, dice Sant’Agostino, fermarsi ai luoghi, che sembrano chiari. Perciò quando il profeta prega, preghiamo con lui, quando egli geme congiungiamo i nostri gemiti ai suoi. Chiediamo a Dio con Davide che egli ci liberi dalle mani dei nostri nemici.  Se Davide sentiva allora di avere bisogno di un soccorso potente per essere liberato dalle mani di quelli che erano sicuri della sua rovina, noi dobbiamo sentire ancor di più il bisogno che abbiamo di essere liberati dal furore dei nemici della nostra anima. Quando prega il Signore di non essere confuso, dice Sant’Agostino, aggiunge: dopo che io ti ho invocato. Perché Signore vorresti tu che fosse confuso chi ti ha invocato? Siano confusi gli empi che non ti invocano e che non si convertono a te. Arrossiscano costoro eternamente e siano condotti nell’inferno. Come la gloria e la salvezza è il premio di quelli che ti invocano con una vera pietà, così la pena degli empi è una confusione e una perdizione eterna. Queste parole di Davide devono considerarsi come una dichiarazione di quello che deve accadere. Alcuni le hanno interpretate per una predizione che fa il santo re della funesta morte di Achitofel, quel consigliere infedele condannato dalla divina giustizia a un silenzio eterno per aver osato proferire parole d’iniquità con orgoglio e disprezzo contro il giusto e l’innocente, volendo costringere il figlio ad uccidere il padre suo. Ma secondo la eccellente riflessione di Sant’Agostino non dobbiamo immaginare che le labbra fraudolente siano ridotte al silenzio in questa vita. Non lo saranno se non nel giorno finale, quando le loro ingiustizie insorgeranno contro di loro per rimproverarli al cospetto divino della loro iniqua condotta e i giusti otterranno quello che formava lo scopo della loro speranza.

20 Quanto è grande la tua

molteplice dolcezza Signore,

che hai nascosto per quelli che ti

temono. L’hai fatta perfetta per

coloro che sperano in te, al

cospetto dei figli degli uomini.

21 Li nasconderai nel segreto

del tuo volto, lontano

dal turbamento degli uomini, li

proteggerai nel tabernacolo

dalla contraddizione delle lingue.

Avendo compreso il profeta che l’orgoglio pieno di insulti con cui parlano gli empi in questo mondo contro il giusto, nasce dalla ignoranza intorno ai beni invisibili, di cui gode il giusto nell’intimo della sua anima e di cui deve godere pienamente nell’altro mondo, esclama perciò tutto un tratto: Quanto è grande, o Signore, l’abbondanza della tua ineffabile dolcezza, che tu hai riservato per coloro che ti temono. Per poter assaporare una tale dolcezza conviene che il gusto dell’anima non sia corrotto dal peccato che ne è come la febbre e una febbre maligna. Perciò appunto aggiunge Davide che essa è riservata a coloro che temono Dio ed è pure al presente nascosta in parte a quelli che lo temono, poiché non possono essi finché vivono nel corpo di morte concepirla come veramente è. Queste parole si spiegano anche in un’altra maniera, allorché si dice che la ineffabile dolcezza è riservata per quelli che non solo sperano in Dio, ma che fanno vedere questa speranza in faccia ai figli degli uomini, senza temere di confessare con la loro vita che sono cristiani, benché si voglia fare un delitto l’essere cristiani. Essi dunque al presente ne gustano in un certo modo le primizie allorché perseguitati ed oltraggiati si gloriano come San Paolo nei loro patimenti. Questo fa rimanere attoniti i loro persecutori vedendo quella fermezza senza che ne conoscano la ragione che è la ineffabile dolcezza nascosta nell’intimo dei loro cuori. Alcuni pensano che il nascondiglio della faccia di Dio sia un’espressione figurata che significa il segreto di Dio. Altri sono del parere che il profeta abbia voluto significare la luce ineffabile con cui Dio circonda  i suoi servi fedeli per metterli in salvo come in luogo segreto contro i malvagi che li perseguitano. Egli nomina qui parimenti il tabernacolo per indicare in una maniera metaforica che come Mosè fu posto in un luogo di sicurezza sotto gli occhi di Dio nel suo tabernacolo , contro il furore dei sediziosi che si sollevavano contro di lui, così quelli che sperano in Dio saranno al sicuro sotto la sua divina protezione.

22 Benedetto il Signore perché

ha reso mirabile la sua misericordia

verso di me in una città fortificata.

23 Io invece ho detto nell’estasi della mia mente.

Sono stato rigettato dalla vista dei tuoi occhi.

Per questo hai esaudito la voce

della mia preghiera quando gridavo a te.

Davide nei versetti precedenti non ha parlato se non relativamente a se stesso della ineffabile dolcezza che Dio riserva per quelli che lo temono e della divina protezione che promette a chi spera in lui solo. Non si può dire con precisione quale sia la città ben fortificata ove dichiara che il Signore fece risplendere la miracolosa sua bontà verso di lui. Se questa stessa deve riferirsi al tempo di Saul come pretendono alcuni interpreti, si potrebbe intendere alla lettera  per città munita la fortezza in cui dimorò Davide, essendosi ritirato nelle terre dei Moabiti. Se invece dobbiamo riferirlo al tempo della ribellione di Assalonne sembra che sia necessario spiegare questo passo in maniera figurata e dire che il re contemplava la magnificenza della misericordia del Signore verso di lui nell’averlo nascosto al furore dei suoi nemici, ricoverandolo nel segreto della sua faccia come in una città fortissima e in un asilo di grande sicurezza. L’indicibile spavento che Dio permise che gli procurasse il furore dei suoi nemici l’aveva posto come fuori di sé, in una prostrazione di spirito. E forse questo grande timore, che non si sarebbe accordato con un cuore grande come era quello di Davide, derivava principalmente dalla paura che Dio l’avesse abbandonato ai suoi nemici a motivo del suo colpe. In ogni caso egli accusa se stesso e riconosce l’errore da lui commesso quando in quel grande eccesso di spavento si considera come rigettato dagli occhi di Dio. Cosa che nondimeno sembra sia durato molto poco, perché lo vediamo subito dopo in una perfetta rassegnazione alla volontà di Dio, che talvolta permette che i suoi servi cadano nell’abbattimento, affinché sentendo il bisogno che hanno di esclamare verso di lui si rendano degni di essere esauditi, come accade effettivamente a Davide allorché dice: Tu mi hai benignamente esaudito perché ho confessato la mia debolezza; non sono stato superbo ma sentendomi scosso dalla mia estrema afflizione ho usato il mio proprio cuore e ho esclamato verso di te con veemenza.

24 Amate il Signore, tutti suoi santi.

Poiché verità ricerca il Signore

e ripaga quelli che operano

con eccesso di superbia.

25 Agite con coraggio

e sia fortificato il vostro cuore,

voi tutti che sperate nel Signore.

Operate con grande coraggio e si conforti il vostro cuore o voi tutti che sperate nel Signore. Davide indirizza ai fedeli suoi compagni e in loro persona a tutti i veri servi di Dio questa eccellente esortazione per indurli a non perdersi di cuore nei loro patimenti, ma a rafforzarsi nel suo amore. Sebbene gli empi sembrino trionfare per qualche tempo, abbandonandosi con una piena libertà agli eccessi dell’orgoglio, verrà un tempo in cui Dio darà loro la giusta retribuzione, cioè li punirà in proporzione dell’orgoglio a cui si sono abbandonati. Davide sembra dunque, secondo la spiegazione di Sant’Agostino, dirci qui: Credete a me, che ho l’esperienza di quanto vi dico. Spesse volte io sono stato afflitto e allorché ho invocato Dio non sono stato ingannato. Quindi amate il Signore voi tutti che siete i santi suoi. Finché vivete quaggiù, aspettate tranquillamente che Dio stesso vi liberi. Lo farà egli quando vorrà, ma è sicuro che lo farà e che retribuirà l’orgoglioso. Non lasciatevi abbattere dall’afflizione. Parlo a tutti voi che sperate nel Signore; non già a quelli che ripongono ancora in questo mondo la loro speranza.

Da Agostino

1 per la fine , salmo di Davide

Per la fine, Salmo di Davide, nell’estasi. Per la fine, salmo dello stesso Davide, al mediatore potente nelle persecuzioni. La parola  estasi che è stata aggiunta al titolo, significa un’uscita della mente da se stessa, quale si verifica o per paura o per qualche rivelazione. In questo salmo risalta soprattutto il timore del popolo di Dio per la persecuzione di tutte le genti e per il venir meno della fede nel mondo. Per primo parla il mediatore stesso; poi rende grazie il popolo redento dal suo sangue; infine colui che turbato parla a lungo, cosa questa che è propria dell’estasi. La persona poi del profeta stesso si introduce due volte, verso la fine e alla fine.

2 In te, Signore, ho sperato,

che io non sia confuso in eterno:

nella tua giustizia, liberami!

in te, Signore, ho sperato, che io non sia confuso in eterno. In te, Signore ho sperato; che io non sia mai confuso. Nella tua giustizia liberami e salvami: nella tua giustizia liberami dalla fossa della morte e salvami del numero di coloro che vi cadono.

3 Piega verso di me il tuo orecchio,

affrettati a salvarmi!

Sii per me Dio protettore

e casa di rifugio per salvarmi!

China verso di me il tuo orecchio: a me vicino, esaudiscimi, poiché sono umile. Affrettati a salvarmi: non rimandare alla fine del secolo la mia separazione dai peccatori. Sii per me  un dio protettore: sii il mio protettore. E un luogo di rifugio, per farmi salvo: sii come una casa, rifugiandomi nella quale io sia salvo.

4 Perché mia fortezza e mio rifugio sei tu

e a motivo del tuo nome

mi guiderai e mi nutrirai.

perché tu sei la mia fortezza e il mio rifugio; perché tu sei la mia fortezza contro i miei persecutori e il mio rifugio per sfuggire a loro. E per il tuo nome sarai la mia guida e mi nutrirai: perché tu sia riconosciuto per mio mezzo da tutte le genti; in ogni cosa seguirò la tua volontà e a poco a poco, aggregando a me i santi, tu completerai il mio corpo e la mia perfetta statura.

5 Mi trarrai fuori da questo laccio

che hanno nascosto per me,

perché tu sei il mio protettore.

Mi trarrai da questa rete che mi hanno teso occultamente: mi libererà da queste insidie che mi hanno tese di nascosto. Perché tu sei il mio protettore.

6 Nelle tue mani affiderò il mio spirito.

Mi hai redento , Signore, Dio di verità.

Nelle tue mani rimetto il mio spirito: alla tua potestà affido il mio spirito, che ben presto di nuovo riceverò. Tu mi hai redento, o Signore, Dio della verità. Anche il popolo, redento dalla passione del suo Signore,  dica: mi hai redento, Signore, Dio della verità.

7 Hai preso in odio quelli che

custodiscono vanità inutilmente, ma

io nel Signore ho sperato;

Hai odiato coloro che inutilmente vanno dietro alle cose vane: hai odiato coloro che vanno dietro alla falsa felicità del secolo. Io invece, nel Signore ho sperato

8 esulterò e gioirò

nella tua misericordia poiché

hai guardato la mia umiliazione,

hai salvato dalle angustie l’anima mia,

Esulterò e gioirò nella tua misericordia, che non mi inganna. Perché hai guardato la mia umiliazione. Hai salvato dalle angustie la mia anima: hai salvato dalle angustie del timore la mia anima, onde possa servirti in libera carità.

9 e non mi hai chiuso nelle mani

del nemico; hai posto in luogo

spazioso i miei piedi.

E non mi hai consegnato tra le mani del nemico: e non mi hai rinchiuso, perché non avessi modo di respirare della libertà e fossi dato eternamente in potestà del diavolo, che tende tranelli con i desideri di questa vita e atterrisce con la morte. Hai posto i miei piedi in luogo spazioso. Conosciuta la risurrezione del mio Signore e quella a me promessa, la mia carità, sottratta alle angustie del timore, si dilata permanendo nella pienezza della libertà.

10 Pietà di me, Signore,

perché sono tribolato,

è sconvolto per lo sdegno il mio occhio,

la mia anima e il mio ventre.

Abbi pietà di me, o Signore, perché sono afflitto. Ma cos’è questa inattesa crudeltà dei persecutori che mi incute un grande timore? Abbi pietà di me o Signore. Non ho paura infatti della morte, ma dei supplizi e dei tormenti. Turbato è  il mio occhio: avevo l’occhio fisso in te, perché tu non mi abbandonassi; ti sei adirato e hai turbato l’anima mia e le mie viscere: nella medesima ira si è turbata l’anima mia e la memoria in cui conservavo ciò che Dio mi aveva promesso.

11 Perché è venuta meno nel

dolore la mia vita e i miei anni nei gemiti.

Si è estenuata nella povertà la mia forza,

e le mie ossa sono state sconvolte.

Perché è venuta meno nel dolore la mia vita. Perché la mia vita consiste nel confessarti, ma si è consumata nel dolore, dato che il mio nemico ha detto: siano tormentati finché lo rinneghino. Il tempo che trascorro in questo secolo non mi è tolto dalla morte, ma permane e scorre tra i gemiti. Si è indebolito nella miseria il mio vigore; ho bisogno della salute di questo corpo e non mi vengono risparmiate le sofferenze; ho bisogno di sciogliermi dal corpo e mi si risparmia la morte: in questa miseria si è indebolita la mia fiducia. E le mie ossa sono conturbate: la mia fermezza è stata scossa.

12 Per tutti i miei nemici

sono diventato un obbrobrio,

e per i miei vicini di più ancora

e spavento per i miei conoscenti.

Quelli che mi vedevano fuori fuggivano da me,

Per tutti i miei nemici sono divenuto un obbrobrio. I miei nemici sono tutti iniqui; e tuttavia, per i loro delitti sono tormentati fino alla confessione. Ho superato dunque il loro obbrobrio alla cui confessione non fa seguito la morte, ma incalza il tormento. E soprattutto per i miei vicini: soprattutto ciò è sembrato a coloro che già si avvicinavano per conoscerti e per far propria la fede che io ho. E timore per chi mi conosce. In quelli stessi che mi conoscono ho suscitato timore con lo spettacolo della mia orribile sofferenza. Coloro che mi vedevano sono fuggiti lontano da me: poiché non comprendevano la mia interiore e invisibile speranza, sono fuggiti da me in cerca di cose esteriori e visibili.

13 sono stato dimenticato

come un morto via dal cuore,

sono diventato come un vaso distrutto,

Sono stato dimenticato, come se fossi morto nel loro cuore: mi hanno dimenticato come se fossi morto nel loro ricordo. Sono divenuto come un vaso spezzato: mi è sembrato di non servire più alle esigenze del Signore, vivendo in questo secolo e non guadagnando nessuno alla fede, in quanto tutti temono di unirsi a me.

14 poiché ho udito l’insulto di molti

che stavano intorno,

quando si sono riuniti insieme contro di me.

hanno deliberato di prendere l’anima mia.

Perché ho udito l’insulto di molti che abitavano intorno a me; perché ho udito l’insulto di molti vicini a me nell’esilio di questa terra e che si abbandonano al fluire del tempo rifiutando di tornare con me nella patria eterna. Riunendosi insieme contro di me, essi hanno tenuto consiglio per prendere l’anima mia.

15 Ma io in te ho sperato, Signore,

ho detto: Dio mio sei tu,

Ma io in te ho sperato, o Signore: ho detto: tu sei il Dio mio; non sei infatti mutato e salvi  chi correggi.

16 nelle tue mani le mie sorti.

Liberami dalla mano dei miei nemici

e dai miei persecutori.

Nelle tue mani sono le mie sorti: in tuo potere sono le mie sorti. Non vedo infatti alcun merito per il quale tu dalla universale empietà del genere umano, mi abbia in modo particolare scelto per la salvezza; anche se presso di te c’è il giusto e occulto disegno della mia elezione, tuttavia io che non conosco tale disegno, ho ricevuto in sorte la tunica del mio Signore. Liberami dalle mani dei miei nemici e da coloro che mi perseguitano.

17 Fa’ splendere il tuo volto sul tuo servo,

salvami nella tua misericordia.

Fa’ risplendere il tuo volto sopra il tuo servo: agli uomini che non credono che io ti appartengo, rendi noto che su di me è rivolta la tua faccia e che io ti servo. Salvami nella tua misericordia.

18 Signore, che io non sia confuso

perché ti ho invocato;

arrossiscano gli empi e

siano fatti scendere nell’inferno.

Signore, che io non sia confuso, perché ti ho invocato: Signore, che io non arrossisca dinanzi a coloro che mi insultano per il fatto che ti ho invocato. Arrossiscano gli empi e siano trascinati all’inferno: arrossiscano piuttosto coloro che invocano le pietre e siano associati alle ombre.

19 Mute diventino le labbra

ingannatrici che dicono iniquità

contro il giusto con orgoglio e disprezzo.

Ammutoliscano le labbra ingannatrici: facendo conoscere ai popoli i tuoi segreti disegni sopra di me, rendi mute le labbra di coloro che ingannevolmente dicono di me il falso. Che proferiscono iniquità contro Cristo, piene di superbia e disprezzo perché lo considerano un uomo crocifisso.

20 Quanto è grande la tua

molteplice dolcezza Signore,

che hai nascosto per quelli che ti

temono. L’hai fatta perfetta per

coloro che sperano in te, al

cospetto dei figli degli uomini.

21 Li nasconderai nel segreto

del tuo volto, lontano

dal turbamento degli uomini, li

proteggerai nel tabernacolo

dalla contraddizione delle lingue.

Qui è il profeta che esclama vedendo queste cose ed ammirando in quanti innumerevoli modi è abbondante la tua dolcezza, Signore. Che hai nascosto per coloro che ti temono. Tu ami molto anche coloro che correggi, ma, nascondi loro la dolcezza del tuo amore, perché ad essi è vantaggioso temerti. Hai elargito questa dolcezza a coloro che sperano in te, perché non togli loro ciò che essi attendono con perseveranza fino alla fine. Li nasconderai nel segreto del tuo volto e conserverai una eterna dimora per coloro che sperano in te nel segreto che tu solo conosci, affinché non soffrano più alcun turbamento umano.

Li proteggerai nel tuo tabernacolo dalla contraddizione delle lingue: qui, frattanto, mentre le lingue malefiche tuonano contro di loro, dicendo: chi sa queste cose, oppure: chi è venuto dall’aldilà, li proteggerai nel tabernacolo della fede in quelle cose che il Signore ha compiuto e sopportato per noi nel tempo.

22 Benedetto il Signore perché

ha reso mirabile la sua misericordia

verso di me in una città fortificata.

Benedetto il Signore, perché ha reso mirabile la sua misericordia nella città che sta attorno: benedetto il Signore, perché, dopo la correzione delle terribili persecuzioni, ha reso mirabile per tutti la sua misericordia nel mondo intero, in tutto l’ambito della società umana.

23 Io invece ho detto nell’estasi della mia mente.

Sono stato rigettato dalla vista dei tuoi occhi.

Per questo hai esaudito la voce

della mia preghiera quando gridavo a te.

Io ho detto nella mia estasi. Da qui, parlando nuovamente a quel popolo, dice: ho detto questo nel mio timore, quando in modo orribile le genti incrudelivano contro di me. Sono stato rigettato dalla vista dei tuoi occhi: infatti se tu mi guardassi non acconsentiresti che io patissi tutto questo. Perciò tu hai esaudito, o Signore, la voce della mia preghiera quando gridavo a te: perciò mitigando la correzione e mostrando che io sono parte della tua cura, hai esaudito, o Signore, la voce della mia preghiera, mentre io con grande intensità la effondevo dalla mia sofferenza.

24 Amate il Signore, tutti suoi santi.

Poiché verità ricerca il Signore

e ripaga quelli che operano

con eccesso di superbia.

Amate il Signore, o voi tutti i suoi santi. Di nuovo il profeta che vede queste cose, esorta dicendo: amate il Signore o voi tutti suoi santi, perché il Signore ricercherà la verità. Dove troveranno riparo il peccatore e l’empio, dal momento che a stento si salverà il giusto? E ripagherà coloro che ad oltranza insuperbiscono: ripagherà coloro che neppure quando sono vinti si convertono, perché sono divenuti troppo superbi.

25 Agite con coraggio

e sia fortificato il vostro cuore,

voi tutti che sperate nel Signore.

Comportatevi virilmente, e si fortifichi il vostro cuore: operate il bene senza defezione, se volete mietere al tempo opportuno. Voi tutti che sperate nel Signore: ossia, voi che giustamente lo temete e lo adorate, sperate nel Signore.

Dai Padri

1 Eusebio: da quanto ho già visto, so che mi salverai. In questa vita, fino all’ultimo giorno sarò circondato da nemici, ma poiché la mia speranza è in te, non sarò mai confuso.

Cirillo Alessandrino: a causa del peccato, sono stato ricoperto di confusione.

2 Girolamo: piega verso di me il tuo orecchio. Il Verbo si è inchinato fino al punto di scrivere i nostri peccati sulla sabbia (Giovanni 8,6).

3 Cirillo Alessandrino: nutre quelli che pensano e fanno ciò che piace ai suoi occhi, con perseveranza.

Agostino: li nutre col cibo degli angeli.

Beda: li nutre con la sua sapienza.

5 Ambrogio: consideriamo questo mistero: rimette il suo spirito nelle mani del Padre, lui che riposa nel seno del Padre, perché solo il Padre ha il Figlio: io sono nel Padre e il Padre è in me (Giovanni 14,10). Il suo Spirito si affida al Padre e nello stesso tempo illumina le regioni inferiori, perché tutto il mondo sia salvato.

Beda: invocando il Padre dichiara che è Figlio di Dio; affidandogli il suo spirito, non ci fa pensare a un venir meno della sua forza , ma alla sua fiducia nel Padre e alla potenza del Padre. Gode nel rendere gloria al Padre suo.

Ruperto: allora il nuovo Adamo si addormentò e addormentandosi disse: Padre, nelle tue mani affido il mio spirito. Quando parlava così, era certo che avrebbe ricevuto di nuovo il suo deposito, cresciuto del centuplo per la sua obbedienza. Poiché ha consegnato il suo spirito, ha acquistato lo Spirito Santo Paraclito per tutti i figli che ha rigenerato.

8 Origene: nell’angustia dice di essere stato posto in luogo spazioso. È la libertà spirituale.

Beda: quando affida il suosSpirito al Padre, lo fa con cuore fiducioso e con labbra che celebrano la speranza della risurrezione.

11 Eusebio, Cirillo Alessandrino, Agostino, Girolamo: è il Cristo abbandonato dai suoi. I suoi familiari dicevano che era pazzo.

12 Giovanni Damasceno: colui che aveva dato ad Adamo il soffio vitale, è deposto nella tomba senza vita, senza soffio vitale. Colui che aveva condannato l’uomo a ritornare polvere, è computato tra quelli che, sulla terra, sono destinati all’oblio.

15 Cirillo Alessandrino: mia sorte sono i beni della terra promessa.

16 Cirillo alessandrino ed Eusebio: quando Dio si manifesta, le tenebre si dileguano.

Atanasio: il volto di Dio salva il giusto e manda in perdizione l’empio.

19 Cirillo Alessandrino: la speranza fissata in Dio attira la salvezza.

20 Origene: il segreto del tuo volto è la conoscenza della verità.

21 Origene: quando è spiritualmente libera, l’anima è una città fortificata.

Atanasio: mi ha circondato con un muro di difesa.

Cirillo Alessandrino: la destra di Dio, appare più grande, per causa mia, perché ha mostrato che la sua misericordia è ammirabile, proteggendomi più di quanto non lo sia una città fortificata. La città fortificata è il Figlio che nasconde i fedeli sotto la sua tenda e li fa sfuggire al tumulto e alla contraddizione delle lingue. Ed è anche la Chiesa: le porte dell’inferno non prevarranno contro di essa.

Girolamo: la città fortificata è Gerusalemme: è in lei che il Cristo ha operato la salvezza nel centro della terra.

22 Girolamo: avevo detto: sono stato rigettato. È Adamo dopo il peccato, cacciato lontano dalla faccia di Dio e noi tutti con lui. Nella mia estasi: è la vertigine che prende al pensiero di quello che era il paradiso, l’intimità con Dio e al vedere dove siamo caduti. Per questo… Poiché mi trovo in questa terribile situazione, di poter fare la differenza tra la condizione anteriore e posteriore al peccato, tu ascolti la voce che ti prega alla luce della fede e addolcisci l’infelicità.

Baldovino di Ford: guarda in quale decadenza sei stato gettato, lontano dalla vista di Dio.

23 Eusebio: non vuole essere il solo ad essere salvato e incita tutti ad amare Dio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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