11 - salmi 46-60
- Dettagli
- Categoria: Salmi
- Pubblicato Mercoledì, 26 Giugno 2024 07:22
- Scritto da Cristoforo
- Visite: 226
Elencp salmi e numero di pagina
Salmo 46 pag 2
Salmo 47 pag 12
Salmo 48 pag 28
Salmo 49 pag 49
Salmo 50 pag 70
Salmo 51 pag 92
Salmo 52 pag 103
Salmo 53 pag 115
Salmo 54 pag 124
Salmo 55 pag 143
Salmo 56 pag 157
Salmo 57 pag 170
Salmo 58 pag 184
Salmo 59 pag 203
Salmo 60 pag 215
salmo 46
1 per la fine, per i figli di Core, salmo
Genti tutte battete le mani,
acclamate a Dio con voce di esultanza,
3 poiché il Signore è
altissimo, terribile, re grande su tutta la terra.
4 Ha sottomesso a noi i popoli
e le genti sotto i nostri piedi.
5 Ha scelto per noi la sua eredità,
la bellezza di Giacobbe che ha amato. pausa
6 E’ asceso Dio tra l’acclamazione,
il Signore al suono della tromba.
7 Salmeggiate al nostro Dio.
Salmeggiate, salmeggiate
al nostro re, salmeggiate.
8 Poiché re di tutta la terra
è Dio, salmeggiate con intelligenza.
9 Dio si è fatto re sulle genti
Dio siede sul suo trono santo.
10 I principi dei popoli si sono
riuniti con il Dio di Abramo poiché
i potenti di Dio della terra,
sono stati grandemente innalzati.
Da Sacy
1 per la fine, per i figli di Core, salmo
Genti tutte battete le mani,
acclamate a Dio con voce di esultanza,
3 poiché il Signore è
altissimo, terribile, re grande su tutta la terra.
4 Ha sottomesso a noi i popoli
e le genti sotto i nostri piedi.
5 Ha scelto per noi la sua eredità,
la bellezza di Giacobbe che ha amato.
Il profeta, o Davide, o qualunque altro abbia composto questo salmo, contemplando alla luce dello Spirito di Dio che gli rendeva come presenti le cose future, il trionfo di Gesù Cristo e la gloriosa nascita della Chiesa, invita tutti i popoli della terra a manifestare la loro riconoscenza esaltando la grandezza del divino conquistatore. Per meglio dire il profeta fa parlare la stessa Chiesa per invitare tutte le nazioni a cantare la gloria dell’Onnipotente che aveva operato così grandi prodigi in loro favore.
L’argomento di una così grande gioia è che colui che i giudei hanno trattato come l’ultimo degli uomini, viene ora adorato da tutta la terra come il Dio infinitamente superiore a tutti gli dei, e come il re non solo del popolo giudeo o di qualche altro popolo particolare, ma di tutte le nazioni della terra. È divenuto veramente grande agli occhi di tutto l’universo allorché avendo spedito per tutta la terra undici pescatori poveri e ignoranti ha sottomesso tutti i popoli alla Chiesa ed ha posto sotto i suoi piedi tutte le genti facendole prostrare davanti al Salvatore per adorarlo. In questo modo senza abbandonare i giudei si è scelto fra i discendenti di Giacobbe un certo numero di persone di cui egli ha amato la bellezza e ne ha formato la sua particolare eredità, affinché facessero parte della sua chiesa e ne fossero anche i principi e di pastori. Quantunque i giudei abbiano meritato di essere riprovati a causa della loro infedeltà, nondimeno la Chiesa è incominciata in virtù di essi.
6 E’ asceso Dio tra l’acclamazione,
il Signore al suono della tromba.
7 Salmeggiate al nostro Dio.
Salmeggiate, salmeggiate
al nostro re, salmeggiate.
8 Poiché re di tutta la terra
è Dio, salmeggiate con intelligenza.
Questa espressione del profeta ci indica la potenza con la quale Gesù Cristo come uomo Dio ha sollevato se stesso cielo. Salì, cioè camminò per quella via ignota fino ad allora a tutti gli uomini, senza il soccorso di alcuno e con la sua propria virtù che lo ha innalzato come l’Unigenito Figlio alla destra del Padre suo. Ma in quale modo ascese egli con giubilo? E chi furono coloro che esclamarono nel suo ascendere poiché secondo le Scritture ciò avvenne in un grande silenzio e in faccia agli apostoli che lo rimiravano senza parlare? Questo versetto, secondo un grande santo, si può spiegare non di quello che accadde nel momento stesso dell’ascensione del nostro Salvatore, ma in seguito, allorché la voce degli apostoli come una tromba annunciò a tutta la terra un così grande miracolo e allorché i popoli sottomettendosi al Vangelo fecero risuonare dappertutto grida di gioia davanti all’uomo Dio che saliva in cielo e donava ad essi con la sua ascensione la speranza di salirvi un giorno dietro a lui in qualità di sue membra. Alcuni per queste grida di gioia intendono il giubilo straordinario procurato agli angeli dalla ascensione del Figlio di Dio in cielo. Con molta ragione dunque il profeta, rivelandogli Dio un così grande prodigio, invita i popoli a salmeggiare unanimi alla gloria di colui che essendo loro Dio era diventato loro re, e il cui regno doveva estendersi sopra tutta la terra mediante la spirituale conquista di tutte le nazioni. Egli esorta a lodarlo con un ardore pieno di gratitudine. Questo un padre crede ci sia significato da quella triplice ripetizione, di cui si serve Davide per muoverli a compiere un tale dovere. E vuole egli ancora che lo facciano con un’attenzione del tutto particolare comprendendo l’importanza delle cose che richiedevano la loro riconoscenza. Salmeggiate, dice a loro, con sapienza e con intelligenza. Dicono i santi interpreti che il canto domandato ad essi dal profeta non si limita soltanto alla lingua e alla voce ma la vita stessa e le opere devono entrare a far parte di quel santo concerto.
9 Dio si è fatto re sulle genti
Dio siede sul suo trono santo.
10 I principi dei popoli si sono
riuniti con il Dio di Abramo poiché
i potenti di Dio della terra,
sono stati grandemente innalzati.
Salmeggiate, dice il profeta poiché colui che è eternamente seduto come Dio sopra il suo santo trono deve regnare un giorno come Dio e come uomo sopra le genti, cioè deve regnare con la sua grazia sopra il cuore di quelli che prima non conoscendo né legge, né profeti e vivendo come bruti saranno improvvisamente cambiati per divina virtù e si sottometteranno alle sue sante leggi. I principi dei popoli, dice il profeta, che un tempo adoravano diversi dei fabbricati dalle loro mani, sono finalmente riuniti in uno per adorare il Dio di Abramo, padre di tutti i credenti. Un così grande miracolo è avvenuto poiché sono stati grandemente esaltati i potenti della terra. Finalmente è piaciuto al Dio di Abramo di radunare nell’unità della sua chiesa i principi dei popoli, poiché gli dei della terra, cioè i demoni, a cui lo stesso Figlio di Dio dà nel Vangelo il nome di potenti a causa della tirannia che esercitavano sopra gli uomini, sono stati tolti dal loro malvagio trono.
Da Agostino
1 per la fine, per i figli di Core, salmo
Genti tutte battete le mani,
acclamate a Dio con voce di esultanza,
Popoli tutti battete le mani; acclamate a Dio con la voce dell’esultanza. Che significa? Significa rallegratevi. Con la voce e con le mani. Se fosse soltanto con la voce non sarebbe bene, perché le mani resterebbero oziose; neppure soltanto con le mani sarebbe bene, perché muta rimarrebbe la lingua. Siano concordi le mani e la lingua: questa confessi, quelle operino.
3 poiché il Signore è
altissimo, terribile, re grande su tutta la terra.
Perché il Signore l’ Altissimo è terribile. Egli altissimo si è fatto quasi meritevole di derisione discendendo e salendo in cielo si è fatto terribile. Sommo re di tutta la terra. Non soltanto dei giudei; ma è anche di essi. Tra i giudei gli apostoli hanno creduto e con loro migliaia di uomini hanno venduto tutte le loro cose ed hanno deposto il ricavato ai piedi degli apostoli. In essi si adempiuto ciò che era scritto sul cartello della croce: re dei giudei. È di fatto re anche dei giudei. Ma è poco essere re dei giudei. Popoli tutti battete le mani, perché Dio è il re di tutta la terra. Non gli basta avere sotto di sé un solo popolo. Ha versato dal suo fianco un prezzo così grande che ha potuto riscattare la terra intera. Sommo re di tutta la terra.
4 Ha sottomesso a noi i popoli
e le genti sotto i nostri piedi.
Ha assoggettato a noi le folle e i popoli pone sotto i nostri piedi. Chi sono coloro che parlano? Sono forse i giudei? Sono certamente i giudei se sono gli apostoli, se sono i santi. A costoro infatti Dio ha assoggettato le folle e i popoli, affinché oggi siano onorati tra i gentili coloro che meritarono di essere uccisi dai loro concittadini, allo stesso modo con cui il Signore fu ucciso dai concittadini ed è onorato dalle genti. Fu crocifisso dai suoi ed è adorato dagli estranei. Egli ci ha riscattato affinché fossimo suo possesso. Tutti coloro che appartengono all’eredità di Cristo ed anche tutti coloro che non vi appartengono sono tra tutte le genti. Voi vedete che la Chiesa di Cristo è esaltata nel nome di Cristo tanto che i non credenti ancora in Cristo sono sotto i piedi dei cristiani. Quanti infatti, pur non essendo ancora cristiani, corrono ora alla Chiesa, chiedono aiuto la Chiesa anche se ancora non vogliono regnare con noi in eterno. Quando tutti cercano l’aiuto della Chiesa, anche coloro che non le appartengono ancora, forse non ha assoggettato a noi le folle e posto i popoli sotto i nostri piedi?
5 Ha scelto per noi la sua eredità,
la bellezza di Giacobbe che ha amato.
Ha scelto per noi la sua eredità, la bellezza di Giacobbe, suo prediletto. Ha scelto per noi la bellezza di Giacobbe quale sua eredità. Esaù e Giacobbe erano fratelli; nel seno della madre tra loro combattevano, e a causa del conflitto le viscere materne erano scosse. Il minore fu l’eletto e fu anteposto al maggiore, tanto che è detto: due popoli sono nel tuo seno e il maggiore servirà al minore. Il minore è nei buoni cristiani, negli eletti, nei pii, nei fedeli; il maggiore invece è nei superbi, negli indegni, nei peccatori, nei traditori, in coloro che difendono i loro peccati anziché confessarli.
6 E’ asceso Dio tra l’acclamazione,
il Signore al suono della tromba.
Ascende Dio tra il giubilo, il Signore al suono della tromba. Ascende. Dove se non lassù dove sappiamo? Dove giudei non lo hanno seguito neppure con gli occhi. Ascende Dio tra il giubilo. Che cos’è il giubilo se non la gioia che ammira e che non può essere espressa con le parole? I discepoli quando videro salire al cielo colui che avevano pianto morto si meravigliarono pieni di gioia. Siccome per questa gioia non bastavano le parole non restava loro che esprimere con il giubilo ciò che nessuno poteva spiegare. Ivi era il suono della tromba, la voce degli angeli. È detto infatti: come tromba fai squillare la tua voce. Gli angeli avevano preannunciato l’ascensione del Signore e videro i discepoli mentre il Signore saliva al cielo, estatici, ammirati, stupefatti, senza una parola, ma col giubilo nel cuore. E si udì allora il suono della tromba nella chiara voce degli angeli. Gesù ascende dinanzi a voi. Verrà allo stesso modo in cui lo vedete salire in cielo.
7 Salmeggiate al nostro Dio.
Salmeggiate, salmeggiate
al nostro re, salmeggiate.
Inneggiate al Dio nostro, inneggiate. Egli è prima di ogni cosa, lui per il quale furono fatte tutte le cose. Inneggiate dunque al nostro Dio, inneggiate.
8 Poiché re di tutta la terra
è Dio, salmeggiate con intelligenza.
Perché Dio è il re di tutta la terra. Ormai da tutti è riconosciuto, poiché si è adempiuto ciò che ha detto Isaia: lo stesso Dio tuo che ti ha liberato si chiamerà Dio della terra intera. Inneggiate con intelligenza. Non siate come il cavallo e il mulo che non hanno intelletto.
9 Dio si è fatto re sulle genti
Dio siede sul suo trono santo.
Il Signore regnerà sopra tutte le genti. Quando si annunciavano queste cose, Dio regnava sopra un solo popolo. Si trattava di una profezia, la cosa non si era ancora compiuta. Grazie a Dio noi vediamo realizzato ciò che un tempo fu profetato. Dio siede sul suo santo trono. Qual è il suo santo trono? Forse sono i cieli: può essere una giusta interpretazione. Perché Cristo è asceso al cielo, come sappiamo, con il suo corpo nel quale è stato crocifisso siede alla destra del Padre: è di là che noi aspettiamo che venga per giudicare i vivi e i morti.
10 I principi dei popoli si sono
riuniti con il Dio di Abramo poiché
i potenti di Dio della terra,
sono stati grandemente innalzati.
I capi dei popoli si sono riuniti con il Dio di Abramo. Il Dio di Abramo è il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe. Tutti noi che adoravamo le pietre, ci siamo convertiti al Signore e siamo divenuti figli di Abramo, non traendo da lui la carne, ma imitando la sua fede. I principi dei popoli dunque: i principi delle genti, non i principi di un solo popolo, ma i principi di tutti i popoli. E che cosa succederà di coloro che appartenevano al Dio di Abramo? Perché gli dei forti della terra si sono troppo esaltati. Coloro che erano dei, quel popolo di Dio, quella vigna di Dio, della quale è detto: giudicate tra me e la mia vigna, andranno nelle tenebre esteriori. Non si siederanno con Abramo, Isacco e Giacobbe, perché non sono stati uniti al Dio di Abramo. Essi erano gli dei forti della terra, cioè che presumevano troppo dalla terra. Da quale terra? Da se stessi; perché ogni uomo è terra. L’uomo deve invece confidare in Dio e sperare da lui soccorso, non da sé. Orbene costoro che erano gli dei forti della terra si sono troppo esaltati, cioè si sono troppo inorgogliti. Non hanno creduto di aver bisogno del medico e perciò sono rimasti nella loro malattia e da tale malattia su stati condotti alla morte. Viviamo dunque, fratelli nell’umiltà, nella carità, nella pietà; perché siamo stati chiamati quando essi sono stati condannati e, resi vigilanti dal loro esempio, stiamo attenti a non insuperbire.
Dai Padri
1 Origene: vi fu un tempo in cui il Signore era Signore solo di un piccolo popolo; è re di tutta la terra, da quando regna sulle genti; verrà un tempo in cui sarà tutto in tutti ( 1 Corinzi 15,28).
Gregorio di Nissa: questo salmo profetizza l’ascensione del Signore. Deve essere accostato a Efesini 4,9: può salire solo colui che è disceso.
Eusebio: questo salmo è insieme un epitalamio e un canto di vittoria. Può essere applicato al Signore vincitore che si unisce alla Chiesa.
Atanasio: è un canto di vittoria per il Signore.
Cirillo Alessandrino: questo salmo è un cantico trionfale: la causa della gioia è che il Cristo si è fatto conoscere su tutta la terra.
Crisostomo: battete le mani, questo gesto esprime una gioia suprema.
2 Origene: è re di tutta la terra da quando regna sulle genti.
Agostino: ha pagato un prezzo sufficiente per tutta la terra.
3 Eusebio: i versetti 3 e 4 sembrano posti sulla bocca degli apostoli.
Didimo di Alessandria: ha sottoposto i popoli agli apostoli e ha messo le genti sotto i loro piedi.
4 Origene: non saremmo stati capaci di scegliere la nostra eredità: il Signore la scelta per noi.
Atanasio: è la visione di Giacobbe, quella della profezia sulle genti. Sarà l’attesa delle nazioni (Genesi 49,10). La fierezza o la gloria di Giacobbe è che tutte le genti guardino alla sua discendenza, al suo seme. Il Cristo ha amato questa eredità e ha dato la vita per lei.
Cirillo Alessandrino: la bellezza di Giacobbe è il popolo delle genti: siamo noi. Rufino: il Signore ha amato in Giacobbe questa bellezza donata dalla grazia. È così che si è scelta la Chiesa, senza macchia né ruga: l’ha presa contaminata e l’ha resa bella (Ezechiele 16).
5 Cirillo Alessandrino: nella seconda parte del salmo, lo spirito annuncia alle potenze angeliche che vedranno salire al cielo l’uomo innalzato al di sopra di ogni attesa (confronta Efesini 3,10), perché sia rivelata ai principati la sapienza di Dio, che egli ha portato a compimento nel Cristo. Questi sale perché prima era disceso.
Cirillo di Gerusalemme: applica al Cristo questo versetto del salmo.
Crisostomo: tra le acclamazioni di vittoria.
Teodoreto: tutto il trionfo del Cristo.
Rufino: è uno stupore gioioso che non può essere espresso a parole. Prorompe quando il Signore ascende al cielo.
6 Atanasio cita Giacomo 5,13: qualcuno tra voi è d’animo lieto? Salmeggi.
7 Origene: salmeggiate per mezzo dello spirito.
Eusebio: salmeggiate sapendo che regna sulle genti, entrando nel mistero della chiamata delle genti.
Atanasio: con intelligenza più che con le cetre.
Cirillo Alessandrino: con l’intelligenza che è propria dei santi, perché conoscano il mistero del Cristo. Chi è sapiente così da custodire queste cose? Con intelligenza del mistero di Cristo, mistero pieno di sapienza.
Crisostomo: quando avrete conosciuto tutte le imprese del Signore, allora canterete con intelligenza.
Teodoreto: lo spirito è risvegliato da ciò che ascolta.
Rufino: salmeggiare con intelligenza è agire rettamente e, per queste opere rette, voler piacere a Dio solo. La ripetizione di salmeggiate infonde gioia.
Girolamo: comprendete il significato spirituale di ciò che voi cantate, parola per parola, cioè la regalità universale del Cristo e la chiamata di tutte le genti.
Benedetto, cita: servite il Signore con timore (Salmo 2,11); salmeggiate con intelligenza; davanti agli angeli salmeggerò a te (Salmo 137,1. Conclude: salmeggiando in modo che la nostra mente si accordi con la nostra voce.
Ruperto: salmeggiare con lo spirito è ritenere a memoria l’opera di Dio e farne oggetto unico nostro del canto. Salmeggiare con la mente è presentire interiormente il mistero nel fatto esteriore.
8 Girolamo: la sua eredità.
Rufino: sono le genti sulle quali, un tempo, il diavolo regnava.
Girolamo: gli apostoli.
Rufino: si tratta dei re che un tempo si riunivano contro Dio.
Salmo 47
1 Cantico del salmo dei figli di Core
nel secondo giorno della settimana
2 Grande è il Signore e degno di somma lode
nella città del nostro Dio sul suo monte santo.
3 Sono fondati ad esultanza di tutta la terra
i monti di Sion ; dal lato del
settentrione, la città del grande re.
4 Dio si fa conoscere nei suoi
palazzi, quando la soccorra.
5 Poiché ecco i re si sono riuniti
sono venuti tutti insieme.
6 essi stessi, vedendo così, si
sono meravigliati, sono stati turbati, scossi.
7 Tremore li ha colti là, dolori come di partoriente.
8 Con soffio violento spezzerai le navi di Tharsis.
9 Come abbiamo udito, così
abbiamo visto nella città del
Signore delle schiere, nella città del
nostro Dio. Dio l’ha fondata in eterno. pausa
10 Abbiamo ricevuto o Dio la tua
misericordia in mezzo al tuo tempio.
11 Come il tuo nome
o Dio, così la tua lode fino ai
confini della terra; di giustizia è piena la tua destra.
12 Gioisca il monte Sion,
esultino le figlie della Giudea per i tuoi giudizi, Signore,
13 fate il giro di Sion e
abbracciatela, narrate dalle sue torri.
14 Ponete il vostro cuore
nella sua potenza e distinguete le sue dimore,
per raccontare alla generazione futura
15 che questi è Dio, il nostro Dio, in eterno
e nei secoli dei secoli; egli ci reggerà per sempre.
Da Sacy
1 Cantico del salmo dei figli di Core
nel secondo giorno della settimana
2 Grande è il Signore e degno di somma lode
nella città del nostro Dio sul suo monte santo.
3 Sono fondati ad esultanza di tutta la terra
i monti di Sion ; dal lato del
settentrione, la città del grande re.
Per intendere ciò che dice il profeta in questo luogo, bisogna sapere che la città di Gerusalemme, figura della Chiesa, era composta di due parti: l’una chiamata la città alta, giacente verso il mezzodì e dov’era situata la montagna di Sion; l’altra detta propriamente la città di Gerusalemme che era situata più in basso e guardava il settentrione ossia la tramontana. Per questo alcuni espositori si sono ingannati e hanno collocato qui il monte di Sion dalla parte di tramontana. Come può dire il santo profeta che la Chiesa figurata dal monte di Sion è fondata con esultanza universale di tutta la terra, poiché nei primi secoli della sua fondazione non si vide che molto sangue sparso e anche al presente costa ancora lacrime e sudore a coloro che pretendono di salire il santo monte, non essendovi, al dire di Gesù Cristo, che la violenza che possa rapire il suo regno? Ma non abbiamo visto ancora quaggiù una universale gioia, allorché essendo i principi sottomessi a Gesù Cristo, sono venuti a tergere le lacrime di innumerevoli fedeli oppressi sotto la tirannia del paganesimo?
4 Dio si fa conoscere nei suoi
palazzi, quando la soccorra.
5 Poiché ecco i re si sono riuniti
sono venuti tutti insieme.
6 essi stessi, vedendo così, si
sono meravigliati, sono stati turbati, scossi.
7 Tremore li ha colti là, dolori come di partoriente.
8 Con soffio violento spezzerai le navi di Tharsis.
Se queste parole si vogliono spiegare letteralmente riguardo alla città di Gerusalemme, sembra che il profeta parli di una guerra suscitatale contro da molti principi, dello spavento improvviso e straordinario da cui furono colti dopo essere stati testimoni dei prodigi operati da Dio in suo favore e che principalmente egli alluda alla flotta dei nemici bersagliata dalla tempesta e dispersa. Impossibile investigare in qual tempo ciò accadesse. Quanto alle navi di Tarso non pochi interpreti hanno pensato che nel vocabolo di tarso si debba intendere non la città di Cilicia che ha questo nome, ma le Indie da dove la flotta di Salomone importava ogni tre anni una grande quantità di oro e d’argento. Ma abbandonando l’intelligenza storica di questo passo volgiamo l’attenzione per un altro senso spirituale ad esso dato dai padri. Dopo aver detto il profeta che Dio sarà riconosciuto nella sua città avendola accolta sotto la sua divina protezione, era molto naturale che si dovesse rappresentare la maniera con cui l’aveva protetta. Perciò avendo vari principi dapprima congiurato contro di lei, ed essendo poi stati essi medesimi testimoni dei grandi prodigi operati in favore della sua Chiesa, ne rimasero santamente spaventati e turbati. Colpiti dai dolori del parto, cioè dai dolori di un vero pentimento e di una fondata penitenza hanno alla fine partorito felicemente la propria salvezza mediante la fede in Gesù Cristo. Quanti dolori in effetti, dice Sant’Ambrogio, e quante inquietudini devono soffrire gli stessi giusti. Quante amarezze e quante fatiche devono sopportare! Quanti conflitti devono sostenere contro il demonio, loro avversario! La Chiesa che è la città del grande re, è tutta piena dei dolori prodotti dal parto della salvezza e dalla formazione di Gesù Cristo nei suoi figli. Perciò, dicendo che egli spezza le navi di Tarso, che figuravano la vanità e la forza del secolo egli ripete in qualche modo quello che aveva già espresso in altri termini figurati, allorché aveva detto che l’aquilone, cioè il regno del demonio era diventato la città santa del grande re.
9 Come abbiamo udito, così
abbiamo visto nella città del
Signore delle schiere, nella città del
nostro Dio. Dio l’ha fondata in eterno
10 Abbiamo ricevuto Dio la tua
misericordia in mezzo al tuo tempio
11 Come il tuo nome
o Dio, così la tua lode fino ai
confini della terra; di giustizia è piena la tua destra.
Dopo lo stabilimento dunque della Chiesa i figli hanno detto veramente ciò che il profeta, animato dallo Spirito Santo fa loro dire qui tanti secoli prima. O Chiesa beata, esclama un grande Santo, vi è un certo tempo in cui tu hai udito e un certo tempo in cui tu hai veduto. Ha esaudito le promesse ed hai veduto l’adempimento delle medesime. Precedettero le profezie e seguì il Vangelo, poiché quanto vediamo al presente adempiuto nella città di Gesù Cristo, che è la Chiesa, tutto è stato prima vaticinato dai profeti. Questo rende ferma la fede nei cristiani, i quali essendo pienamente convinti della verità delle profezie per il passato, non sono meno persuasi della certezza dell’avvenire. Per questo essi dicono con una totale fiducia che il Dio stesso che ha stabilito la città beata, l’ha pure stabilita per sempre. Lo Spirito Santo che nei secoli passati predisse la nascita nelle Scritture, quello stesso ne predice anche la durata eterna. Riguardo a questo si può osservare che ben si manifesta che non è la città di Gerusalemme quella di cui si parla in tutto questo salmo, perché essa è stata distrutta dai Romani, secondo la predizione fatta da Gesù Cristo. Al contrario la Chiesa deve sussistere eternamente, senza che alcuna potenza sia capace di distruggerla.
12 Gioisca il monte Sion,
esultino le figlie della Giudea per i tuoi giudizi, Signore,
13 fate il giro di Sion e
abbracciatela, narrate dalle sue torri.
14 Ponete il vostro cuore
nella sua potenza e distinguete le sue dimore,
per raccontare alla generazione futura
15 che questi è Dio, il nostro Dio, in eterno
e nei secoli dei secoli; egli ci reggerà per sempre.
Il monte di Sion ci può rappresentare tutta la Chiesa in generale e per le figlie di Giuda si possono intendere in particolare le anime dei giusti. Il profeta esorta dunque la Chiesa ad una santa esultanza all’aspetto della giustizia fattale dal Signore, perché l’ ha liberata dai suoi nemici esercitando vari giudizi di misericordia o di rigore che devono essere eternamente l’oggetto della gioia e della gratitudine dei giusti. Poiché quali saranno i sentimenti degli eletti allorquando scorgeranno in tutta l’eternità l’elezione di grazia e di infinita bontà con cui a Dio è piaciuto separarli da tutte le masse dei riprovati? E le figlie di Giuda secondo il significato stesso del nome di Giuda, che vuol dire confessione non confesseranno esse in tutti i secoli di essere debitrici in ogni cosa alla ineffabile misericordia di colui che in virtù del suo amore le ha scelte per sollevarle sul monte di Sion? Quindi il profeta le esorta a girare quel monte così santo e a girarlo tutto con i vincoli di una ardente carità tenendosi strettamente unite alla Chiesa invisibile nel cielo; a raccontare dall’alto delle sue torri cioè in una maniera comprensibile a tutta la terra e senza uscire dal sicuro asilo della Chiesa, le diverse grazie da esse ricevute. Altri dicono che il profeta esortando i popoli a girare intorno a Sion, vuole che si affatichino a edificare i suoi muri; che si applichino a fortificarla sempre di più e a fabbricare al tempo stesso le sue case, distribuendo e dividendo fra loro le sue opere, affinché occupandosi ciascuno della costruzione del tutto spirituale di questo divino edificio figurato da quello della città di Gerusalemme, coloro che verranno in futuro imparino gli uni dagli altri che il Dio di quella santa città sarà veramente il suo Dio e il suo duce eterno.
Da Agostino
1 Cantico del salmo dei figli di Core
nel secondo giorno della settimana
Il titolo del salmo è: lode del cantico per i figli di Kore, nel secondo giorno della settimana. Accogliete ciò che il Signore si è degnato di donare come figli del firmamento. Infatti nel secondo giorno della settimana cioè dopo il primo che chiamiamo giorno del Signore e che è detto anche feria seconda fu creato il firmamento del cielo o meglio il firmamento o cielo. Dio infatti chiamò il cielo firmamento.
2 Grande è il Signore e degno di somma lode
nella città del nostro Dio sul suo monte santo.
Grande è il Signore e sommamente degno di lode. ? Forse che lodano il Signore anche coloro che credono, ma vivono male e per colpa dei quali il nome di Dio è bestemmiato tra i gentili? Lodano costoro il Signore? Oppure se anche lo lodano è bene accetta la loro lode, dato che sta scritto: non è bella la lode sulla bocca del peccatore? Grande è il Signore e sommamente degno di lode; ma dove? Nella città del nostro Dio, nel suo santo monte. Di questo monte altrove è detto: Chi salirà sul monte del Signore? Colui che ha le mani pure e limpido il cuore. In costoro grande è il Signore e sommamente degno di lode, cioè nella città del nostro Dio nel suo santo monte. Questa è la città posta sul monte che non può essere nascosta, questa è la lampada che non si cela sotto il moggio. Non tutti però sono suoi cittadini, ma coloro nei quali grande è il Signore e sommamente degno di lode. Vediamo qual è questa città. Dobbiamo cercare questo monte, dove potremo essere esauditi. Non invano ha detto in un altro salmo: il mio grido innalzo al Signore e mi ha esaudito del suo santo monte. Cos’è dunque fratelli questo monte? Volesse il cielo che tu non fossi pigro a salire sul monte, come non è stato tardo il monte a venire a colui che dormiva. Che cosa dice la profezia di Daniele? Dice che questa pietra crebbe, che è diventata un grande monte. Quanto grande? Tanto da riempire tutta la faccia della terra. Questo monte, crescendo e riempendo tutta la faccia della terra è venuto a noi. Perché allora cerchiamo il monte come se fosse assente e non saliamo già su di lui che è presente, in modo che il Signore è in noi grande e sommamente degno di lode?
3 Sono fondati ad esultanza di tutta la terra
i monti di Sion ; dal lato del
settentrione, la città del grande re.
Affinché tu riconosca questo monte anche nel salmo e non pensi che lo si debba cercare in qualche parte della terra, osserva quanto segue. Dopo aver detto: nella città del nostro Dio, nel suo santo monte che cosa aggiunge? Che diffonde l’esultanza di tutta la terra, i monti di Sion. Sion è un solo monte, perché dunque parla di monti? Forse perché a Sion sono appartenuti anche coloro che sono giunti da diverse parti per incontrarsi nella pietra angolare e divenire, essi che erano due pareti come due monti, uno della circoncisione, l’altro della incirconcisione: uno dei giudei, l’altro dei gentili, ormai non più avversari perché riuniti nell’angolo? Perché egli è, dice, nostra pace, colui che ha fatto di due uno. Il monte ha riunito in sé i due monti. Una dimora e due dimore. Due per la provenienza diversa, una per la pietra angolare nella quale ambedue si sono riunite. Gli uomini liberati dalla infedeltà e dalla superstizione dei demoni, credendo in Cristo si sono volti a quella città, si sono incontrati nell’angolo e si è costituita la città del gran re.
4 Dio si fa conoscere nei suoi
palazzi, quando la soccorra.
Continua questo salmo e dice: Dio nelle sue dimore sarà conosciuto. Dice nelle sue dimore riferendosi ai monti, alle due pareti, ai due figli. Ma aggiunge: quando l’accoglierà? Che cosa sarebbe infatti tale città se egli non l’accogliesse? Cadrebbe subito, se non avesse tale fondamento. Nessuno può porre altro fondamento all’infuori di quello che è già stato posto e che è Cristo Gesù. Nessuno dunque si glori dei suoi meriti, ma chi si gloria, si glori nel Signore. Quella città è grande ed in essa è conosciuto il Signore quando egli l’accoglierà, come il medico accoglie il malato per curarlo, non per amarlo in quanto malato. Ama il malato per renderlo sano. Il Signore dunque accoglie questa città ed è riconosciuto in essa, cioè la sua grazia è conosciuta in quella città perché tutto quanto ha quella città che si gloria nel Signore non lo ha da se medesima. Dio nelle sue dimore sarà conosciuto quando l’accoglierà.
5 Poiché ecco i re si sono riuniti
sono venuti tutti insieme.
6 essi stessi, vedendo così, si
sono meravigliati, sono stati turbati, scossi.
7 Tremore li ha colti là, dolori come di partoriente.
Perché qui i re della terra si sono collegati e si sono riuniti in un solo? Chi è questo uno solo, se non quella pietra angolare? Essi vedendo sono rimasti stupiti. Dopo lo stupore per i miracoli e per la gloria di Cristo che cosa è accaduto? Si sono turbati, si sono commossi, il terrore si è impadronito di loro. Perché il terrore si è impadronito di loro se non per la coscienza delle loro colpe? Corrano dunque i re dietro il re, riconoscano il re dei re. Per questo altrove dice: ma io sono stato costituito re da lui sopra Sion, il suo santo monte, per annunciare il comando del Signore. Si è fatto dunque sentire il re costituito in Sion, gli è stato consegnato il potere fino ai confini della terra. I re devono temere di perdere il regno, che non venga loro tolto. Perché lo invidiate o re? Osservate, non invidiate. Egli è re in un modo diverso, lui che ha detto: il mio regno non è di questo mondo. Non abbiate timore che egli vi tolga il regno di questo mondo; anzi egli vi darà un regno, ma quello dei cieli, dove egli è re. Che cosa segue pertanto? E ora re, comprendete, ravvedetevi tutti voi che giudicate la terra. Obbedite al Signore nel timore e acclamatelo con tremore. E che cosa hanno fatto? Ecco le doglie come di partoriente! Che cosa sono le doglie di partoriente, se non i dolori del penitente? Dal tuo timore, dice Isaia, abbiamo concepito e abbiamo partorito lo spirito della salvezza. Il vecchio uomo ha partorito, quindi è nato l’uomo nuovo. Ecco le doglie come di partoriente.
8 Con soffio violento spezzerai le navi di Tharsis.
Con vento violento frantumerai le navi di Tarsis. Per dirla brevemente, reprimerai la superbia delle genti. I dotti hanno cercato la città di Tarsis, cioè hanno cercato quale città fosse indicata con questo nome. Ad alcuni sembrò che Tarsis fosse in Cilicia, per il fatto che la capitale della Cilicia è chiamata Tarso. Di questa città era originario anche l’apostolo Paolo, nato a Tarso di Cilicia. Altri hanno creduto che Tarsi fosse Cartagine; forse perché un tempo era così nominata, oppure perché così era indicata con un’altra espressione. Infatti nel profeta Isaia troviamo: gemono le navi di Cartagine. In Ezechiele, invece, a secondo dell’interprete, troviamo tradotta da alcuni Cartagine e da altri Tarsi. Da questa diversità delle traduzioni si può intendere che è chiamata Tarso la città che era detta Cartagine. Si sa peraltro che ai primordi del regno di Cartagine fioriva la navigazione e tanto fioriva che Cartagine eccelleva per i commerci e i traffici rispetto alle altre genti. Non fidiamoci più delle vele, né della prosperità di questo secolo né del favore del mare. Il nostro fondamento sia in Sion; ivi dobbiamo stabilirci, non essere sospinti da ogni vento di dottrina. Siano dunque rovesciati tutti coloro che si inorgogliscono nelle incertezze di questa vita; e sia sottomessa a Cristo la superbia di tutte le genti, a Cristo che frantuma con vento violento le navi di Tarsi.
9 Come abbiamo udito, così
abbiamo visto nella città del
Signore delle schiere, nella città del
nostro Dio. Dio l’ha fondata in eterno
Come abbiamo udito, così abbiamo anche visto. O Chiesa felice! A suo tempo hai udito, a suo tempo hai visto. Hai udito nelle promesse, vedi nella realtà. Hai udito nella profezia, vedi nel Vangelo. Perché tutte le cose che ora si adempiono, prima sono state profetate.
10 Abbiamo ricevuto Dio la tua
misericordia in mezzo al tuo tempio
Abbiamo ricevuto, Dio, la tua misericordia in mezzo al tuo popolo. Chi sono coloro che hanno ricevuto e dove hanno ricevuto? Non ha forse ricevuto lo stesso popolo tuo la tua misericordia? Grande mistero, ma tuttavia non sconosciuto. Di fatto il popolo di Dio è costituito da tutti coloro che partecipano ai suoi sacramenti, ma non tutti appartengono alla sua misericordia. Tutti coloro che ricevono il sacramento del battesimo di Cristo sono chiamati cristiani. Non tutti vivono in modo degno di tale sacramento. Vi sono infatti alcuni dei quali l’apostolo dice: hanno l’apparenza della pietà, ma sono privi di quanto ne forma l’essenza. Ebbene in mezzo a questo popolo malvagio c’è il popolo buono che ha ricevuto la misericordia di Dio. Qualcuno ora pensa: ma come? Questo popolo che riceve la misericordia di Dio in mezzo al popolo di Dio, quanti figli conta? Come sono pochi! Se ne trova appena qualcuno. Quanti sono coloro che obbediscono ai comandamenti di Dio? Se ne troveranno uno o due, comunque pochissimi; e Dio libererà solo essi e condannerà tutti gli altri? Non sia mai, dicono costoro. Quando verrà e vedrà tanta folla alla sua sinistra, ne avrà compassione e darà loro il perdono. È proprio questo ciò che il serpente promise al primo uomo. Dio l’aveva minacciato di morte se avesse assaporato il frutto, ma il diavolo gli disse: non sia mai, non morirete. Credettero al serpente e si resero conto che era vera la minaccia di Dio ed era falsa la promessa del diavolo. La caduta del primo uomo ci deve servire di esempio per farci stare in guardia. Non possiamo di fatto negare che i malvagi sono molto numerosi. Sono tanto numerosi che in mezzo ad essi i buoni quasi non si vedono. La massa deve essere purificata con la vagliatura. Allora verrà fuori la grande quantità di grano che era nascosto in tanta paglia. Vuoi trovare i buoni. Sii buono e li troverai.
11 Come il tuo nome
o Dio, così la tua lode fino ai
confini della terra; di giustizia è piena la tua destra.
Osserva che cosa dice questo salmo contro tale scoraggiamento; con queste parole: abbiamo ricevuto, Dio, la tua misericordia in mezzo al tuo popolo. Ha fatto intendere che vi è il popolo che non riceve la misericordia di Dio, in mezzo al quale vi sono coloro che la ricevono. Affinché non venga in mente agli uomini che costoro sono tanto pochi da sembrare che non ve ne siano affatto, ascolta come ci consola con i versi che seguono. Secondo il nome tuo, Dio, così anche la tua lode fino ai confini della terra.
12 Gioisca il monte Sion,
esultino le figlie della Giudea per i tuoi giudizi, Signore,
Si rallegrerà il monte Sion ed esulteranno le figlie di Giudea a cagione dei tuoi giudizi, o Signore. O monte Sion, o figlie di Giudea, affaticatevi ora tra la zizzania, tra la paglia, affaticatevi tra le spine; ma esultate per i giudizi di Dio. Non sbaglia Dio nel giudicare. Vivete separate, anche se siete nate insieme. Non invano sono uscite dalla vostra bocca e dal vostro cuore le parole: non perdere con gli empi la mia anima e con gli uomini sanguinari la mia vita.
13 fate il giro di Sion e
abbracciatela, narrate dalle sue torri.
Circondate Sion e abbracciatela. Sia detto questo a coloro che vivono nel male e in mezzo ai quali sta quel popolo che ha ricevuto la misericordia di Dio. In mezzo a voi è il popolo che vive bene. Circondate Sion. Ma in quale modo? Abbracciatela. Non circondatela con scandali, ma circondatela di carità, in modo da imitare coloro che vivono bene in mezzo a voi e potervi così incorporare a Cristo, di cui essi sono le membra. Parlate dalle sue torri. Cioè annunciate le sue lodi dall’alto delle sue fortificazioni.
14 Ponete il vostro cuore
nella sua potenza e distinguete le sue dimore,
per raccontare alla generazione futura
Ponete i vostri cuori nella sua virtù. Non abbiate l’apparenza della pietà. Qual è la virtù di questa città? Chi vuole comprendere la virtù di questa città, comprenda la forza della carità. Essa è la virtù che nessuno vince: nessun flutto del mondo, nessun fiume di tentazione riesce ad estinguere il fuoco di questa virtù. Di essa è detto: forte come la morte è l’amore. Come quando viene la morte non le si può resistere, perché sei nato mortale, così contro la violenza dell’amore il mondo non può fare niente. La similitudine della morte ha efficacia nel senso opposto, perché come la morte è violentissima per togliere, così l’amore è violentissimo per salvare. Che cosa dobbiamo intendere in queste parole: ponete i vostri cuori nella sua virtù e distinguete le sue dimore? Cioè: distinguete dimora da dimora, non confondetele. Perché una dimora è quella che ha l’apparenza della pietà, ma non ha la pietà. C’è però anche la dimora che ha l’apparenza e la realtà della pietà. Distinguete, non confondete.
15 che questi è Dio, il nostro Dio, in eterno
e nei secoli dei secoli; egli ci reggerà per sempre.
Per narrare che cosa? Che questi è il nostro Dio. O apostoli, o grande città! Predica dalle torri e di’: questi è il nostro Dio. Così: allo stesso modo in cui è stato disprezzato, allo stesso modo in cui come pietra giaceva dinanzi ai piedi di coloro che vi inciampavano, così: questi è il nostro Dio. Fino a quando? In eterno e nei secoli dei secoli; egli ci reggerà nei secoli. Se è nostro Dio, è anche nostro re. È nostro re perché non cadiamo. Desideriamo dunque essere governati e liberati da lui. Perché questi è il nostro Dio in eterno e nei secoli dei secoli.
Dai Padri
1 Gregorio di Nissa: questo salmo riguarda il Cristo e la Chiesa. La città divina e la montagna ben salda sono parole del Nuovo Testamento. L’Aquilone, terra fredda e sempre oscura, è simbolo della potenza nemica. Il paese che era quello di aquilone diviene la città di Dio, il palazzo del re ove Dio si fa conoscere. I re sono quelli che abitano la città e la ammirano perché l’assemblea riunita in essa non è una assemblea di schiavi ma di re. Quanti vi abitavano in precedenza, gli indegni abitanti di Aquilone, sono stati turbati e terrorizzati. Tutto è stato fatto per mezzo del soffio violento: è la stessa espressione usata per la Pentecoste (Atti 2,2).
Eusebio: di questa città che è la Chiesa, è detto porrò in mezzo a voi la mia dimora: camminerò in mezzo a voi. (Levitico 26,11).
Rufino: la città è la Chiesa.
2 Origene: il monte è il Cristo.
Eusebio cita Ebrei 12,22: vi siete accostati al monte del Signore e alla città del Dio vivente. Il monte è il Verbo di Dio.
Cirillo Alessandrino: il monte è il Cristo che è l’esultanza di tutta la terra. Cita il salmo 31,7: o mia esultanza, riscattami e Matteo 5,14: la città posta sul monte.
Rufino: il monte è il Cristo.
Girolamo: il Cristo ha abitato la terra che, prima della sua venuta, era soggetta al peccato e ha riversato in essa la sua gioia.
Crisostomo: è là che Cristo è stato crocifisso e dà la sono partiti gli apostoli. La parola del Signore uscirà da Gerusalemme (Isaia 2,3).
Ambrogio: la venuta del Signore ha diffuso la gioia nel mondo intero. La coscienza dell’uomo si sente assolta dalle sue colpe e ne gioisce.
Rufino: la gioia di tutta la terra è la gioia del peccatore che si sente perdonato.
2 Origene: l’Aquilone delle genti è la nuova Sion.
Eusebio: Aquilone: sono le genti.
Cirillo Alessandrino: la legge di Mosè prescrive che l’agnello sia ucciso sul lato nord dell’altare, presagio del fatto che il Cristo si volgerà verso il mondo del Nord, per rivelargli il suo mistero.
Crisostomo: Aquilone è ricordato perché è da là che venivano gli attacchi e le guerre, donde veniva il dolore, viene ora la gioia.
Ambrogio: la città di Dio si raccoglie da tutte le regioni compreso l’Aquilone dei peccatori.
Rufino: l’Aquilone è simbolo delle genti intorpidite nel freddo della incredulità. Tutti si incontrano alla pietra angolare.
Beda: Aquilone è la regione lontana ove la carità si è raffreddata. Satana aveva lì il suo trono.
Ruperto: la città di Dio si costruisce con la riunione di due mura: Sion e l’Aquilone delle genti, che è il regno del Satana.
3 Gregorio di Nissa: Dio si fa conoscere nella sua dimora, che è la Chiesa cristiana
Eusebio in tutto il suo regno, che è la Chiesa, Dio si è fatto conoscere venendo in aiuto alla sua casa.
Agostino: Dio si è fatto conoscere soccorrendo questa città, come un medico soccorrere un malato.
Rufino: cosa sarebbe questa città, se egli non la soccorresse?
4 Atanasio: i re che si sono riuniti contro il Vangelo sono presi da timore e turbati davanti ai miracoli di Dio.
7 Gregorio di Nissa: con soffio violento: è lo Spirito Santo.
Crisostomo: basta un soffio di vento: Dio vince facilmente.
7 Eusebio: il loro naufragio è simbolo della sparizione del paganesimo.
Atanasio: le navi di Tarsis sono simbolo della potenza del mondo.
Rufino: Tarsis è Cartagine. La flotta di Tarsis è simbolo della superbia delle genti.
Atanasio: tutto ciò che crediamo per fede, abbiamo visto realizzato nella città di Dio, cioè nella chiesa.
Cirillo Alessandrino: mette questo versetto sulla bocca dei nemici convertiti: nella Chiesa hanno visto realizzata la promessa.
Gregorio Magno: abbiamo udito: è la fede su questa terra. Abbiamo visto: nella visione del cielo.
Rufino: cosa abbiamo visto e udito? Che Dio ha fondato la Chiesa per l’eternità.
9 Origene: in mezzo al tuo popolo abbiamo ricevuto il tuo nome all’avvento del Cristo.
Cirillo Alessandrino: un inno di azione di grazie di tutti quelli che hanno ricevuto la salvezza.
Rufino: la misericordia è il Cristo.
Atanasio: siamo divenuti tempio di Dio in tutta la terra.
10 Teodoreto: i falsi dei non hanno una potenza corrispondente al loro nome; ma quanto a te, le tue opere sono pari al tuo nome.
Crisostomo: è una giustizia giustificante.
Cirillo Alessandrino: questa destra, che è il Cristo, ha giustificato gli uomini e li ha resi santi e immacolati per offrirli al Padre.
11 Cirillo Alessandrino: è la profezia del ritorno di Israele alla fine dei tempi.
12 Origene: quanti hanno compreso Sion ne fanno il giro e la abbracciano. Salgono sulle sue torri e, da lassù, indicano la via a quanti non sanno ancora salirvi.
Eusebio: fatene il giro per proteggerla.
Cirillo Alessandrino: siate difensore della Chiesa con le vostre virtù.
Teodoreto: è un invito ai capi della Chiesa affinché veglino su di lei.
Rufino: abbracciatela con la carità.
13 Origene: passate in rassegna i suoi palazzi, che sono le contemplazioni.
Atanasio: dividetevi le sue case: gli apostoli si sono suddivisi il mondo da evangelizzare
Crisostomo: osservate attentamente, per raccontarlo alla generazione futura, per essere buoni dottori per gli altri. È così che dobbiamo studiare la Gerusalemme celeste.
14 Atanasio: annunciate che è lui il nostro Dio, ora e sempre.
Teodoreto: ogni generazione deve trasmettere a quella che viene che il Signore è nostro Dio e nostro pastore per l’eternità.
Salmo 48
1 per la fine, dei figli di Core salmo
2 Ascoltate questo genti tutte,
afferrate con le orecchie voi tutti che abitate il mondo,
3 voi nati dalla terra e
figli degli uomini, il ricco e il povero insieme.
4 La mia bocca parla
sapienza e la meditazione del mio cuore intelligenza.
5 Piegherò alla parabola il mio
orecchio, aprirò sul salterio il mio enunciato.
6 Perché temerò nel giorno cattivo?
L’iniquità del mio calcagno mi circonderà.
7 Ci sono quelli che confidano nella
propria potenza e si vantano della
abbondanza delle proprie ricchezze.
8 Un fratello non redime: redimerà
un uomo? Non darà a Dio
l’espiazione per sé
9 e il prezzo del riscatto
dell’anima sua; e si è affaticato per sempre
10 e vivrà fino alla fine.
11 Non vedrà la morte
quando vedrà morire i sapienti.
Allo stesso modo l’insensato e lo
stolto periranno e lasceranno ad
estranei le loro ricchezze,
12 e i loro sepolcri saranno le loro
dimore in eterno, le loro tende
di generazione in generazione;
hanno imposto i propri nomi nelle loro terre.
13 E l’uomo essendo in onore non comprese
si rese come le bestie prive di senno e si fece simile a loro.
14 Questa loro via è per essi d’inciampo,
e poi con la loro bocca
saranno compiacenti . pausa
15 Come pecore nell’inferno sono stati posti,
li pascerà la morte e li domineranno
i giusti al mattino e il loro aiuto invecchierà
nell’inferno lontano dalla loro gloria.
16 Ma Dio redimerà
l’anima mia dalla mano dell’inferno,
quando mi prenderà Pausa
17 Non temere quando l’uomo sarà diventato ricco
e quando sarà stata moltiplicata
la gloria della sua casa,
18 perché morto che sia
non prenderà con sé nulla
né scenderà con lui la sua gloria.
19 Poichè la sua anima nella sua
vita sarà benedetta;
ti confesserà quando gli farai del bene.
20 Scenderà fino alle generazioni dei suoi padri,
in eterno non vedrà la luce.
21 L’uomo pur essendo in onore
non comprese, si rese come le
bestie senza senno e si fece simile a loro.
Da Sacy
1 per la fine, dei figli di Core salmo
2 Ascoltate questo genti tutte,
afferrate con le orecchie voi tutti che abitate il mondo,
3 voi nati dalla terra e
figli degli uomini, il ricco e il povero insieme.
4 La mia bocca parla
sapienza e la meditazione del mio cuore intelligenza.
5 Piegherò alla parabola il mio
orecchio, aprirò sull’arpa il mio enunciato.
Il profeta invitando tutte le nazioni, tutti i ricchi e tutti i poveri ad ascoltarlo, dichiara con ciò, secondo i santi padri, che deve loro dire qualcosa di grave e di importante. Si vede, dicono essi, che egli qui non parla come un profeta che indirizza il suo discorso ai soli giudei abitanti della Palestina, ma piuttosto come un apostolo e una evangelista che vuole ammaestrare tutti gli uomini; non si accontenta di chiedere che lo ascoltino ma richiede una particolare attenzione col dire: porgete le orecchie. Quantunque tutti possano udire, nondimeno tutti, dice Sant’Ambrogio ascoltano con quelle orecchie attente che sono proprie degli eletti di Dio e di cui ha parlato il Salvatore dicendo: Chi ha orecchie per udire, oda. Le orecchie di cui parla sono dunque le orecchie spirituali dell’uomo interiore che non tutti hanno. Non c’è condizione alcuna di vita che sia esclusa dall’intelligenza delle grandi verità che il profeta vuole annunciare.
6 Perché temerò nel giorno cattivo?
L’iniquità del mio calcagno mi circonderà.
Perché dovrò io temere nel giorno della calamità? Ciò avverrà se mi troverò impedito nel mio procedere dalle iniquità. Questo passo assai oscuro è spiegato diversamente dagli interpreti. Alcuni per giorno cattivo intendono il giorno del giudizio contro cui, come dice la Scrittura, tutti i popoli insieme riuniti non potranno trovare alcun rimedio. Ecco, dunque, esclama San Giovanni Crisostomo, il primo oracolo che la suprema sapienza, la quale vi parla per bocca del profeta, vi pronuncia allorché vi fa conoscere quello che si deve temere e quello che si deve condannare. Non dovete temere né la povertà, né il disonore, né la malattia ma solo il peccato. Questo è l’enigma ovvero il mistero di cui ha parlato il profeta. Che cosa temerò io dunque nel giorno veramente terribile? Una sola cosa ed è che non sia io preso dalle iniquità nel mio procedere. Altri per iniquità del mio calcagno intendono l’iniquità che persevera sino alla fine, altri ancora in senso diverso.
7 Ci sono quelli che confidano nella
propria potenza e si vantano della
abbondanza delle proprie ricchezze.
8 Un fratello non redime: redimerà
un uomo? Non darà a Dio
l’espiazione per sé
9 e il prezzo del riscatto
dell’anima sua; e si è affaticato per sempre
10 e vivrà fino alla fine.
Dice San Basilio: ascoltate voi che confidate nella vostra forza e nelle vostre ricchezze. Avete bisogno di essere redenti per recuperare la libertà di cui vi ha spogliato il demonio. Il fratello non è capace di redimere il fratello. L’uomo non può in nessun modo redimere se stesso e ancor meno redimere un altro uomo. Chi non ha niente da dare a Dio per l’espiazione delle proprie colpe come potrà mai scontare le colpe di un altro? Mosè era fratello degli Israeliti e non poté ciò nonostante liberarli dei loro peccati. Come dunque potrebbe farlo ogni altro uomo inferiore a Mosè? Finalmente si è trovato un prezzo degno per la redenzione di tutti gli uomini: il santo e prezioso sangue che ha sparso per tutti noi Gesù Cristo Signore nostro. San Giovanni Crisostomo ci fa osservare che il profeta non parla di coloro che sono ricchi o potenti, ma di coloro che confidano nelle loro ricchezze e nella loro potenza. Essi si appoggiano ad ombre e si gonfiano per un po’ di fumo. Il mondo intero non è un prezzo sufficiente per redimere la nostra anima. L’Unigenito Figlio di Dio, volendo redimere la nostra anima, in effetti non ha dato né il mondo, né la terra, né il mare, ma l’inestimabile prezzo del proprio sangue. Invano dunque gli amanti del mondo confidano nella loro forza e nei loro tesori. Nessuna di queste cose potrà liberarli nel giorno cattivo, ma soffriranno eternamente sia in questo mondo ove gli stessi piaceri non si possono separare da mille pene e nell’altro dove non vivranno che per essere tormentati eternamente.
11 Non vedrà la morte
quando vedrà morire i sapienti.
Allo stesso modo l’insensato e lo
stolto periranno e lasceranno ad
estranei le loro ricchezze,
12 e i loro sepolcri saranno le loro
dimore in eterno, le loro tende
di generazione in generazione;
hanno imposto i propri nomi nelle loro terre.
L’accecamento dei malvagi e dei ricchi innamorati di questo mondo è così terribile che quando vedono ogni giorno morire dinanzi a loro i giusti, che sono i veri saggi, non credono che ad essi appartenga questa morte e la vedono in certo modo senza vederla. Questo spinge il profeta a chiamarli insensati e stolti. Quantunque il fascino dell’amore del mondo li distolga dal pensarvi e quantunque Dio non di rado permetta che sia differita la loro morte, non bisogna però, dice il profeta, che si vadano immaginando di poterla scansare. Non solo moriranno ma periranno eternamente, essendo lontani da Dio che è la vera vita e le loro ricchezze passeranno loro malgrado in mano ad altri. Invece delle case magnifiche ove dimoravano, i sepolcri saranno l’abitazione dei loro corpi fino alla fine del mondo. Quelli che non avevano pensato che a rendere i loro nomi mortali col darli alle loro terre, invece di pensare di farli scrivere su in cielo, saranno esposti alla putredine e mangiati dai vermi in questa terra.
13 E l’uomo essendo in onore non comprese
si rese come le bestie prive di senno e si fece simile a loro.
14 Questa loro via è per essi d’inciampo,
e poi con la loro bocca
saranno compiacenti
La grande dignità dell’uomo, quella che lo rende infinitamente superiore a tutte le bestie e alle altre creature più perfette, quali sono il sole, la luna e le stelle, è l’essere stato creato ad immagine dello stesso Dio e l’aver ricevuto dal suo creatore il potere di conoscerlo e di amarlo. Nonostante ciò egli non ha conosciuto né stimato il prezzo della propria dignità. Invece di affaticarsi per essere simile al suo Creatore è divenuto simile alle bestie che operano senza conoscenza e senza ragione. Ma, finalmente, dice San Basilio poiché il Verbo si è fatto carne ed ha abitato fra noi, se in qualche modo abbiamo dimenticato la primitiva dignità della nostra creazione, sappiamo almeno stimarla per l’inestimabile prezzo della nostra redenzione. Non imitiamo gli empi e i reprobi, la cui via è per loro una occasione di perpetua caduta. Questa via è il loro amore per ogni cosa che può procurare ad essi rovina: quella specie di furore da cui sono invasati per le ricchezze, l’insaziabile desiderio della gloria. Ma la cosa più deplorevole è, dice il profeta, che coloro che più sono ingolfati in una vita così scandalosa si reputano felici nella maggiore di tutte le sciagure, saggi nel più funesto eccesso della follia ed osano anche lodare ciò che fa piangere altri. Se facciamo fatica a non cadere nel peccato, quand’anche lo condanniamo, in quali abissi precipiteremo quando ci gloriamo e ci vantiamo dei nostri disordini!
15 come pecore nell’inferno sono stati posti,
li pascerà la morte e li domineranno
i giusti al mattino e il loro aiuto invecchierà
nell’inferno lontano dalla loro gloria.
Dal momento che non si sono vergognati di avvilirsi allo stato di bruti, il nemico li rapirà come pecore che non hanno ragione, né forza per difendersi. Non bisogna immaginarsi che il profeta paragonando i malvagi a pecore voglia farci intendere che costoro hanno la dolcezza di questi animali, ma vuole egli soltanto significare l’incredibile facilità con cui tanti uomini che si gloriavano della loro potenza e delle loro ricchezze saranno condotti a una morte eterna e posti nel luogo destinato a loro supplizio quando meno se l’aspettavano; così come le pecore tutto ad un tratto dalla stalla o dai pascoli ove stanno ad impinguare vengono senza resistenza alcuna condotte al macello. E cosa più orribile a dirsi diverranno pasto di morte eternamente, perché saranno per tutta l’eternità preda della morte, né mai saranno da essa distrutti. Allora da quelli che furono disprezzati finché vissero ed oppressi dalle loro ingiustizie, saranno visti in un istante e come al mattino di quel grande giorno dell’eternità, spogliati di tutta quella potenza e di tutta quella gloria di cui si millantavano.
16 Ma Dio redimerà
l’anima mia dalla mano dell’inferno,
quando mi prenderà Pausa
17 Non temere quando l’uomo sarà diventato ricco
e quando sarà stata moltiplicata
la gloria della sua casa,
18 perché morto che sia
non prenderà con sé nulla
né scenderà con lui la sua gloria.
19 Poichè la sua anima nella sua
vita sarà benedetta;
ti confesserà quando gli farai del bene.
Non si deve temere, secondo Gesù Cristo, se non colui che ha il potere di punire il corpo e l’anima nell’inferno. Perciò coloro che sono radicati nella fede non temono se non il solo Dio, non si intimidiscono per l’aumento della potenza e delle ricchezze dei malvagi e non hanno alcuna inquietudine allorché vedono la loro casa colma di una gloria passeggera. Allorché dunque noi siamo tribolati ed il ricco nuota nei piaceri, pensiamo che questo breve istante dei nostri patimenti produrrà in noi un peso eterno di gloria, come si esprime l’apostolo Paolo, mentre la momentanea gioia del ricco sarà per lui una amara fonte di eterni sospiri. Come dice Sant’Ambrogio, non è che un sogno tutta la sua gloria, tutto il suo tesoro e tutta la sua felicità. Nel momento in cui si risveglia per la morte si accorge che ogni bene si è da lui dileguato. Il ricco empio, dice il profeta, viene benedetto in questa vita, cioè la parte della sua eredità consiste nell’essere per un tempo benedetto dal Signore ed anche lodato dagli uomini, poiché alla ingiustizia potente non mancano mai gli adulatori. Il ricco loderà il Signore quando sarà beneficato; cioè le lodi che gli darà si riferiranno ai propri interessi e non dobbiamo aspettarci che gli dia lode nell’avversità. Il Crisostomo e molti altri interpreti non riferiscono a Dio la lode e il rendimento di grazie del ricco ma agli uomini che lusingano la sua passione.
20 Scenderà fino alle generazioni dei suoi padri,
in eterno non vedrà la luce.
21 L’uomo pur essendo in onore
non comprese, si rese come le
bestie senza senno e si fece simile a loro.
La Scrittura ci fa qui vedere una stirpe di malvagi e di riprovati che si succedono gli uni agli altri e seguendo ciecamente le loro guide cadono alla fine dietro loro nell’abisso delle tenebre dove saranno privi per sempre della luce della verità da loro disprezzata. Sebbene fossero per loro natura sollevati ad onore, non hanno tenuto in nessun conto la dignità del loro stato e sono vissuti come bestie insensate dimenticando il loro Creatore, sfigurando nella loro anima la nobile immagine che essi avevano ricevuto dalle sue mani divine.
Da Agostino
1 per la fine, dei figli di Core salmo
2 Ascoltate questo genti tutte,
afferrate con le orecchie voi tutti che abitate il mondo,
Udite questo, popoli tutti. Dunque non solo voi che siete qui. Che potere ha la nostra voce di gridare in modo tale che l’odano tutti i popoli? Gridò per mezzo degli apostoli il nostro Signore Gesù Cristo, gridò in tante lingue quanti furono quelli che aveva mandato come predicatori. Vediamo questo salmo, il quale prima se era recitato da un solo popolo, nella sinagoga dei giudei, è recitato ora in tutto il mondo, da tutte le chiese e quindi si è adempiuto ciò che qui è detto: udite questo popoli tutti. Che significa: porgete le vostre orecchie? Il Signore diceva: Chi ha orecchie per intendere intenda. Ebbene, siccome coloro che erano al suo cospetto avevano certamente le orecchie, quali orecchie egli cercava se non quelle del cuore, dicendo: Chi ha orecchie per intendere, intenda? Anche questo salmo si rivolge a tali orecchie.
3 voi nati dalla terra e
figli degli uomini, il ricco e il povero insieme.
E di nuovo dice: tutti voi nati dalla terra e i figli degli uomini. Dicendo: nati dalla terra, allude ai peccatori; dicendo invece: i figli degli uomini allude ai fedeli e ai giusti. Chi sono i nati dalla terra? Sono i figli della terra, coloro che cercano le eredità terrene. Chi sono i figli degli uomini? Coloro che appartengono al Figlio dell’uomo. Ascoltino insieme il ricco e povero. Sono ripetute le stesse cose. Dicendo “ricco”, allude ai terrestri, dicendo “povero” ai figli degli uomini. Intendi nei ricchi i superbi e nei poveri gli umili.
4 La mia bocca parla
sapienza e la meditazione del mio cuore intelligenza.
E che cos’è ciò che ora udranno? La mia bocca parla sapienza e la meditazione del mio cuore intelligenza. Cosa dice dunque colui che ti parla? Dopo aver detto: la mia bocca parla sapienza, affinché tu intenda che ciò che scorre dalla sua bocca emana nell’intimo del cuore, aggiunge: e la meditazione del mio cuore intelligenza.
5 Piegherò alla parabola il mio
orecchio, aprirò sull’arpa il mio enunciato.
Piegherò il mio orecchio alla parabola, esporrò sul Salterio la mia parola. Chi è questi che ascolta e così parla. Perché molti dicono ciò che non ascoltano. E chi sono costoro? Sono coloro che non fanno le cose che dicono, come qui i farisei che il Signore dice che siedono sulla cattedra di Mosè. Pieghiamo il nostro orecchio alla parabola e in questo modo esponiamo sul Salterio la nostra parola. Ascoltiamo ciò che diciamo, facciamo ciò che insegniamo.
6 Perché temerò nel giorno cattivo?
L’iniquità del mio calcagno mi circonderà.
Perché avrò timore nel giorno del male? L’iniquità del mio calcagno mi circonderà. Comincia ad essere più oscuro. Perché mai, se l’iniquità del suo calcagno lo circonderà, deve temere nel giorno del male? Ora, mentre vivono, gli uomini strappino l’iniquità del loro calcagno, camminino per quella via nella quale il Signore stesso ha detto: io sono la via, la verità e la vita e non abbiano timore nel giorno del male, perché colui che si è fatto via dà ad essi tranquillità. Evitino dunque l’iniquità del loro calcagno. È Nel calcagno che si cade. Il diavolo spia il tuo calcagno, quando tu vacilli, per farti precipitare. Egli spia il tuo calcagno e tu stai attento al suo capo. Che cos’è il suo capo? È l’inizio della cattiva suggestione. Quando comincia suggerire il male, allora scaccialo, prima che sorga il piacere e ne segua il consenso. Allora eviterai il suo capo ed egli non morderà il tuo calcagno.
7 Ci sono quelli che confidano nella
propria potenza e si vantano della
abbondanza delle proprie ricchezze.
Ma chi sono coloro che saranno circondati dalle iniquità del calcagno? Coloro che confidano nella loro forza e si gloriano nell’abbondanza delle loro ricchezze. Ebbene eviterò tutto questo e l’iniquità del mio calcagno non mi circonderà.
8 Un fratello non redime: redimerà
un uomo? Non darà a Dio
l’espiazione per sé
Alcuni si fidano dei loro amici; altri si fidano dalla loro forza, altri ancora delle ricchezze. Questa è la presunzione del genere umano che non si fida di Dio. Ha parlato della forza, ha parlato delle ricchezze, ora parla degli amici. Non riscatta il fratello, riscatterà l’uomo? Speri che l’uomo ti riscatti dell’ira che verrà? Se il fratello non ti riscatta, ti riscatterà l’uomo? Chi è il fratello che, se non riscatterà, nessun uomo sarà riscattato? È colui che dopo la resurrezione dice: va, di’ ai miei fratelli. Ha voluto essere nostro fratello e quando diciamo Dio, Padre nostro, ciò si manifesta in noi. Chi dice infatti a Dio: Padre nostro, dice a Cristo: fratello. Dunque chi ha Dio per Padre e per fratello ha Cristo non abbia timore nel giorno dell’ira. Non lo circonderà infatti l’iniquità del suo calcagno, perché non confida nella sua virtù, né si gloria nell’abbondanza delle sue ricchezze e neppure si vanta dei suoi potenti amici.
9 e il prezzo del riscatto
dell’anima sua; e si è affaticato per sempre
10 e vivrà fino alla fine.
Chi confida nella sua forza e si gloria nell’abbondanza delle sue ricchezze non darà a Dio la sua espiazione, non avrà di che placarlo rendendo benigno Dio verso i suoi peccati. Ma chi sono coloro che danno il prezzo del riscatto della loro anima? Coloro ai quali il Signore dice: fatevi degli amici con la ricchezza dell’ingiustizia, affinché essi vi accolgano negli eterni tabernacoli. Pagano il prezzo del riscatto della loro anima coloro che non cessano mai di compiere elemosine. È così che daranno il prezzo del riscatto della loro anima. Così ci ammonisce il nostro Signore: fatevi delle borse che non invecchiano, un tesoro che non viene meno nei cieli, dove il ladro non si avvicina né la tignola corrompe. E che cosa è detto di un tale uomo? E si travaglierà in eterno e vivrà fino alla fine. Il suo tormento sarà senza fine. Perché ha detto vivrà fino alla fine? In qual modo vivrà fino alla fine? Nel modo in cui viveva quello che si vestiva di porpora e di bisso e banchettava splendidamente ogni giorno; e nel contempo, superbo e gonfio, disprezzava quello che giaceva piagato dinanzi alla porta e le cui ferite erano leccate dai cani, che anelava le briciole che cadevano dalla sua mensa. A che cosa gli hanno giovato quelle ricchezze? Si sono scambiate le parti: quello, dalla porta del ricco, è stato innalzato al seno di Abramo; questo, dalle splendide mense è stato gettato nel fuoco. Non è qui che abbiamo la vita anche se qui nella terra siamo travagliati. Non così saremo dopo, perché Cristo sarà nostra vita in eterno. Coloro invece che vogliono avere qui la vita, soffriranno in eterno e vivranno fino alla fine.
11 Non vedrà la morte
quando vedrà morire i sapienti.
Allo stesso modo l’insensato e lo
stolto periranno e lasceranno ad
estranei le loro ricchezze,
Poiché non vedrà la morte, quando vedrà morire i sapienti? Cosa significano queste parole? Non comprenderà che cosa sia la morte quando vedrà morire i sapienti. Dice infatti a se stesso: non è forse morto colui che era tanto saggio, che era intimo della sapienza e adorava Dio con grande pietà? Farò dunque come mi pare, finché vivo; infatti, se potessero fare qualcosa coloro che hanno sapienza non morirebbero. Vede che quello muore, e non vede che cosa sia la morte. Allo stesso modo i giudei videro Cristo pendente dalla croce e lo disprezzarono dicendo: se fosse Figlio di Dio, discenderebbe dalla croce. Non vedevano insomma che cos’è la morte. Oh, se avessero visto che cos’ è la morte, se l’avessero compresa! Cristo moriva nel tempo, per rivivere in eterno; essi vivevano nel tempo per morire in eterno. Poiché lo vedevano morire non capivano che cosa sia la vera morte. Insieme l’imprudente lo stolto moriranno. Chi è l’imprudente? Colui che non fa attenzione per sé nel futuro. E chi è lo stolto? Colui che non capisce in quali mali si trova. E abbandoneranno agli estranei le loro ricchezze. Che cosa riservano a Cristo? Che cosa alla loro anima? Che cosa credete si debba intendere, fratelli, se non che tutti costoro abbandonano agli estranei le loro ricchezze? In qual modo sono estranei i figli? I figli degli iniqui sono estranei. Se qualcuno dei tuoi a niente ti giova, ti è estraneo.
12 e i loro sepolcri saranno le loro
dimore in eterno, le loro tende
di generazione in generazione;
hanno imposto i propri nomi nelle loro terre.
E i loro sepolcri sono la loro dimora in eterno. Le loro tende di generazione in generazione. Le tende sono i luoghi in cui per qualche tempo sono rimasti; le dimore sono i luoghi in cui come in eterno resteranno, cioè i sepolcri. Abbandonano dunque ai loro parenti le tende, dove sono stati finché vivevano e passano ai sepolcri, che sono come dimore eterne.
13 E l’uomo essendo in onore non comprese
si rese come le bestie prive di senno e si fece simile a loro.
L’uomo, essendo in onore, non ha capito: si è messo alla pari dei giumenti insensati e si è fatto simile ad essi. Ecco il risultato per gli uomini i quali non hanno capito che cosa fare delle ricchezze mentre vivevano e hanno creduto di essere beati nel futuro se fossero stati ricordati su una lapide di marmo, quasi fosse una dimora eterna e se i loro parenti ai quali avrebbero lasciato le loro sostanze avessero invocato i loro nomi nelle loro terre. L’uomo, essendo in onore non ha capito e colui che era stato fatto a immagine di Dio si è messo alla pari dei giumenti insensati e si è fatto simile ad essi. Per questo altrove è detto: non siate come il cavallo e il mulo, nei quali non c’è intelletto.
14 Questa loro via è per essi d’inciampo,
e poi con la loro bocca
saranno compiacenti pausa
Tale la loro via, un inciampo per loro. Sia inciampo per loro, non per te. Ma quando lo sarà anche per te? Se crederai che tali uomini siano felici. Se comprendi invece che non lo sono, la loro via sarà inciampo per loro, non per Cristo, non per il suo corpo, non per le sue membra. E poi con la loro bocca loderanno. Cosa significa? Quando saranno ridotti in tali condizioni da non cercare altro che i beni temporali, diverranno ipocriti e quando benedicono Dio, lo benedicono con le labbra non con il cuore.
15 come pecore nell’inferno sono stati posti
li pascerà la morte e li domineranno
i giusti al mattino e il loro aiuto invecchierà
nell’inferno lontano dalla loro gloria.
Come pecore all’inferno, la morte è il loro pastore. Per chi? Per quelli la cui vita è un inciampo. Per coloro che pensano solo al presente e non si preoccupano del futuro; per coloro che ritengono sia vita solo questa che invece dovrebbe essere chiamata morte. Gli uomini quando temono questa morte che separa l’anima del corpo, finiscono col cadere in quella che separa l’anima da Dio. Quest’ultima è dunque la morte. Se la vita è Cristo, la morte è il diavolo. Noi che pensiamo alla futura immortalità e che portiamo non senza ragione in fronte il segno della croce di Cristo, abbiamo per pastore la vita. La morte è il pastore degli infedeli, la vita è il pastore dei fedeli. Li domineranno al mattino i giusti. Sopporta la notte, desidera il mattino. Non credere che la notte abbia la vita e non abbia la vita il mattino. Coloro che sono illuminati da Cristo, già vegliano, ma non è ancora manifesto il frutto delle loro veglie. Al mattino apparirà, cioè quando i chiaroscuri di questo secolo saranno passati. E il loro aiuto invecchierà nell’inferno, lontano dalla loro gloria. Che cos’è il loro aiuto? È l’aiuto del denaro, l’aiuto degli amici, l’aiuto del loro vigore. Ma quando l’uomo sarà morto, in quel giorno periranno tutti i suoi pensieri. Per quanta gloria sembrava avere tra gli uomini quando viveva, avrà altrettanta corruzione in mezzo ai supplizi, nell’inferno, quando sarà morto.
16 Ma Dio redimerà
l’anima mia dalla mano dell’inferno,
quando mi prenderà Pausa
Ma Dio riscatterà l’anima mia dalla mano dell’inferno quando mi accoglierà. Vedete la voce di colui che spera nel futuro. Parla della redenzione che Cristo già mostra in sé. È disceso nell’ inferno ed è asceso al cielo. Ciò che abbiamo visto nel Capo lo troviamo nel corpo.
17 Non temere quando l’uomo sarà diventato ricco
e quando sarà stata moltiplicata
la gloria della sua casa,
Non temere quando l’uomo diviene ricco. Perché infatti avevi timore vedendo che l’uomo era diventato ricco? Temevi di aver creduto senza motivo, di aver perduto la fatica della tua fede e la speranza della tua conversione? Vuoi avere gli occhi solo per guardare il presente? Colui che risorse promise i beni futuri, non promise la pace in questa terra e la tranquillità in questa vita. Non c’è pace in questa vita. Nel cielo ci ha promesso ciò che cerchiamo in terra; nel secolo futuro ci ha promesso ciò che andiamo cercando in questo secolo.
18 perché morto che sia
non prenderà con sé nulla
né scenderà con lui la sua gloria.
Non temere quando diviene l’uomo ricco e quando si moltiplica la gloria della sua casa. Perché ci invita a non temere? Perché quando morirà non porterà nulla con sé. Tu lo vedi vivo, immaginalo morto. Vedi che cosa ha qui, pensa a che cosa porterà con sé..
19 Poichè la sua anima nella sua
vita sarà benedetta;
ti confesserà quando gli farai del bene.
Perché la sua anima nella sua vita sarà benedetta. Che cosa dici infatti? Dici che costui ha mangiato e bevuto, che ha fatto ciò che ha voluto, che ha banchettato splendidamente e perciò si è procurato del bene. Io invece dico: egli si è fatto del male. Non lo dico io, ma lo dice Cristo. Infatti quel ricco quando banchettava ogni giorno splendidamente, si riteneva che facesse il suo bene; ma quando invece ha cominciato a bruciare nell’inferno, allora si scoprì che era male ciò che era considerato bene. Ciò che aveva mangiato sulla terra, ora lo digeriva nell’inferno. Mi riferisco al male, fratelli, di cui si nutriva. Ti confesserà, quando gli farai del bene. Fratelli, quanto sono numerosi i cristiani che rendono grazie a Dio, quando capita loro di fare un guadagno. Subiscono un danno ed ecco che bestemmiano. Che figlio sei se ti è sgradito il padre quando ti corregge. Rendi grazie a colui che ti corregge se vuoi ricevere l’eredità da Dio che ti corregge. Molto ti corregge perché grande è ciò che devi ricevere.
20 Scenderà fino alle generazioni dei suoi padri,
in eterno non vedrà la luce.
21 L’uomo pur essendo in onore
non comprese, si rese come le
bestie senza senno e si fece simile a loro.
Entrerà nel novero della stirpe dei suoi padri, cioè imiterà i suoi padri. Gli iniqui di un tempo sono i padri degli iniqui di oggi. Coloro che sono ingiusti oggi sono padri degli ingiusti di domani. Allo stesso modo gli antichi giusti, padri dei giusti, sono padri dei giusti di oggi e coloro che lo sono oggi sono padri di quelli che lo saranno nel futuro. Adamo generò due figli; in uno era l’ingiustizia, nell’altro la giustizia: l’ingiustizia in Caino, la giustizia in Abele. L’ingiustizia sembrò allora vincere sopra la giustizia perché l’ ingiusto Caino uccise di notte il giusto Abele. Ma sarà così anche al mattino? Al contrario al mattino su loro domineranno i giusti. Verrà il mattino e apparirà dove è Abele e dov’è Caino. E così sarà per tutti coloro che vivono secondo Caino e per tutti coloro che vivono secondo Abele fino alla fine del tempo. Entrerà nel novero della stirpe dei suoi padri: in eterno non vedrà la luce. Ma perché? Ciò che ha detto a metà del salmo lo ripete alla fine. L’uomo pur essendo in onore non ha capito; si è messo alla pari dei giumenti insensati e si è fatto simile ad essi.
Dai Padri
Cirillo Alessandrino e Atanasio: annuncio e preparazione del giudizio.
1 Gregorio di Nissa: convoca tutti gli abitanti del mondo.
Cirillo Alessandrino: la prima legge non sapeva che balbettare, con una linguaggio incerto, ciò che piace a Dio; ma il Cristo insegna a tutti le cose necessarie. La legge ammaestrò il solo Israele ma il Cristo ha teso le reti della sua mitezza e vi ha catturato il mondo intero.
Crisostomo: il profeta sta per dire cose grandi. Non è per nulla che egli convoca tutta la terra: sta per annunciare qualcosa che è degno di una così grande assemblea. È già come un apostolo che evangelizza il mondo intero.
Basilio: chi è questo predicatore che convoca tutta la terra? Lo Spirito Santo.
Teodoreto: prima del Cristo, i profeti si rivolgevano al popolo ebraico. Con la venuta del Cristo, tutte le genti sono ammaestrate.
Ambrogio: è il Salvatore che si rivolge a tutta la terra. Gli uomini sono sotto l’azione del veleno del serpente, ma sta per dare loro la medicina. Una donna fu guarita per la potenza di guarigione che usciva da lui: ora egli chiama tutte le genti alla fonte della sapienza.
2 Cassiodoro: è del Cristo Signore che è detto: il ricco e il misero insieme. Ricco, perché Dio; povero, perché uomo. Come dice l’apostolo: essendo ricco si è fatto povero.
Tommaso d’Aquino: Paolo dice: da ricco che era; dice era perché non sembri che il Cristo abbia perso le sue ricchezze spirituali infinite. Il salmo esprime questo dicendo: il ricco e il misero insieme: infatti il Cristo era ricco di beni spirituali e povero di beni materiali. Paolo aggiunge che il Cristo ha voluto farsi povero per arricchire noi con la sua povertà: perché la sua povertà di beni temporali ci rendesse ricchi di beni spirituali. E questo mediante l’esempio e il mistero. L’esempio: perché se il Cristo ha amato la povertà, dobbiamo anche noi amarla, seguendo le sue orme; con l’amare la povertà temporale, diventiamo infatti ricchi spiritualmente. Il sacramento perché tutto ciò che Cristo ha fatto e ha sofferto, l’ha fatto e sofferto per noi: soffrendo la morte, ci ha liberati dalla morte eterna e soffrendo la povertà delle cose temporali ci ha arricchito di beni spirituali.
3 Ambrogio: è la sapienza che egli distribuisce. Dunque, ne ha per tutti.
Gregorio di Nissa: colui che parla ha prima piegato l’orecchio verso colui che gli dice tutto quello che deve fare.
Crisostomo: piego l’orecchio verso Dio; anch’io sono un uditore più che un dottore; non dico nulla da me stesso.
Basilio: ascolto lo Spirito Santo.
Teodoreto: la mia sapienza l’ho appresa ascoltando il Signore.
4 Crisostomo: è un discorso pieno di enigmi, come nel salmo 77,2: parla di cose nascoste fin dalla creazione del mondo. È divinamente ispirato.
5 Esichio di Gerusalemme e Cassiodoro: il giorno cattivo è la passione del Signore.
Efrem : per ciascuno verrà il giorno e l’ora in cui si lascerà tutto e si dovrà partire soli, nudi, senza alcun aiuto, alcun protettore e alcuna compagnia.
Crisostomo: il giorno cattivo è il giorno del giudizio. L’iniquità del calcagno è il peccato: è questo il problema del salmo: il peccato che ci avvolge ovunque.
Origene ed Eusebio: l’iniquità del calcagno risale ad Adamo.
Ambrogio: Adamo fu morso dal serpente nel tallone: è una eredità che si deve sempre temere. Siamo zoppi: è per questo che il Signore ha lavato i piedi ai discepoli. L’iniquità del calcagno è l’empietà di Adamo e non la mia: è il Cristo che parla.
Rufino: l’iniquità del calcagno è la fine dell’empietà, l’empietà finale. Sarà condannato non chi è vissuto male ma chi muore male.
Girolamo: l’iniquità del calcagno è il peccato originale.
6 Rufino: se hai molte ricchezze ma queste non sono per te motivo di vanto, sei povero. Qualcuno non ha nulla ma desidera possedere e si gonfia: Dio lo annovera tra i ricchi che vengono riprovati.
Beda: il salmista chiama ricco colui che ha delle ricchezze e se ne vanta o, se non ne ha, desidera averne per farsene un piedistallo. Al contrario sono poveri quelli che non ne possiedono e non si preoccupano di possedere o, se possiedono, si comportano come se non possedessero. Perché Dio non si occupa delle riserve ma guarda la coscienza e così molte persone che non sono ricche di beni materiali sono pericolosamente ricche nel loro cuore; e molte persone che sono ricche di beni materiali, sono salutarmente povere nel loro cuore.
7 Ambrogio: il Cristo parla: io sono colui che redime!
Agostino: c’è un solo fratello che può riscattarci: il Cristo.
Arnobio il Giovane: vi redimerà l’uomo per eccellenza, Gesù Cristo.
Crisostomo: Dio è il solo giudice che non si può comperare con doni.
Rufino: il Cristo, di cui Giuseppe è stato figura, riscatta i suoi fratelli.
8 Crisostomo: un solo prezzo, il sangue del Figlio Unigenito; infatti né la terra né il mare basterebbero a riscattare un’anima.
9 Origene: questi sapienti sono gli stessi di 1 Corinzi 1,19: farò perire la sapienza dei savi.
11 Crisostomo: lascia dietro a te il ricordo di una vita santa piuttosto che dare il nome a una terra, a palazzi, a terme.
12 Crisostomo: era stato dato all’uomo di regnare sulla creazione, ma è caduto per il peccato.
Teodoreto: l’uomo non comprende dove sta la sua dignità: abbraccia la materia e cade.
Arnobio il Giovane: il suo onore era di essere stato fatto a immagine di Dio; ora assomiglia alle bestie.
Baldovino di Ford: i sacrifici cruenti della legge simboleggiavano la caduta dell’uomo, la pena della sua caduta, la grazia della sua liberazione. Aveva meritato la morte, la legge tuttavia gli comandava di offrire un animale, che sarebbe stato il prezzo del suo riscatto. Giustamente fu considerato alla pari di una pecora da macello. La sua follia l’aveva reso simile a una bestia e più degno di morte della bestia uccisa al suo posto. O uomo creato a immagine di Dio comprendi fino a che punto sei stato disprezzato? Sei valutato al prezzo di un capro o di un montone. Ma se getti lo sguardo verso la tua dignità originaria, il tuo prezzo non sarà più un capro o un montone, ma il Figlio Unigenito di Dio, perché l’immagine di Dio sia riplasmata in te da questo stesso Figlio che è l’immagine del Dio invisibile.
13 Crisostomo: il denaro e il piacere sono la pietra di inciampo che li fa cadere.
14 Eusebio, Atanasio, Ambrogio: hanno rifiutato il buon pastore, li pascerà la morte.
Basilio: la morte regnò sul mondo fino alla venuta del vero pastore.
Origene, Eusebio, Atanasio: al mattino: è il mattino della risurrezione, il giorno eterno. C’è opposizione tra il mattino degli eletti e il “non vedrà la luce” dei dannati.
Crisostomo: allora ti vedrò faccia a faccia!
Basilio: profezia della discesa del Cristo agli inferi donde riscatterà i prigionieri.
Crisostomo: come temere il presente quando il futuro è descritto in modo così chiaro?
18 L s’a maggior parte dei padri legge in questo versetto l’adulazione del popolo verso i potenti della terra.
19 Ambrogio: loro padre è il diavolo.
Beda: i loro padri non sono né Abramo né Giacobbe, ma Caino…
20 Gregorio di Nissa: l’uomo non comprende qual è il suo vero onore . Invece di prepararsi un posto nella Gerusalemme celeste, ammassa tesori sulla terra, si rende simile alle bestie con le sue cupidigie. Gli uomini si allontanano dal buon pastore e si consegnano alla morte perché li pascoli.
Salmo 49
1 Salmo di Asaf
Il Dio degli dei, il Signore, ha
parlato e ha chiamato la terra, dal
sorgere del sole fino al tramonto.
2 Da Sion, lo splendore della sua bellezza,
3 Dio verrà manifestamente, il nostro Dio
e non resterà in silenzio;
un fuoco divamperà davanti a lui
e intorno a lui tempesta violenta.
4 Convocherà il cielo in alto
e la terra per giudicare il suo popolo
5 Radunate intorno a lui i suoi santi
che collocano la sua alleanza sopra i sacrifici
6 e annunceranno i cieli la sua
giustizia perché Dio è giudice. Pausa
7 Ascolta, popolo mio, e
parlerò a te, Israele, e a te
attesterò: Dio, il tuo Dio sono io
8 Non ti accuserò per i tuoi
sacrifici, anzi i tuoi olocausti
davanti a me sono sempre.
9 Non prenderò dalla tua casa
vitelli né capri dai tuoi greggi,
10 perché mie sono tutte
le fiere delle foreste, i giumenti sui monti e i buoi:
11 conosco tutti gli uccelli
del cielo e la bellezza del campo è con me.
12 Se avrò fame non lo dirò a te,
infatti mio è il mondo e ciò che lo riempie.
13 Mangerò forse carni
di tori o berrò sangue di capri?
14 Immola a Dio un sacrificio di
lode e rendi all’Altissimo i tuoi voti.
15 E invocami nel giorno della
tribolazione e ti libererò e mi onorerai pausa
16 Ma al peccatore ha detto Dio:
Perché tu racconti i miei decreti e ripeti
la mia alleanza con la tua bocca?
17 Tu invero hai in odio la
disciplina e hai gettato le mie parole dietro alle spalle.
18 Se vedevi un ladro correvi con lui e ti mettevi
dalla parte degli adulteri.
19 La tua bocca ha traboccato di
malizia e la tua lingua ordiva inganni.
20 Stando seduto parlavi contro tuo fratello
e contro il figlio di tua madre mettevi inciampo.
21 Questo hai fatto e io ho taciuto;
hai pensato iniquamente
che io fossi simile a te;
ti accuserò e te lo rinfaccerò.
22 Comprendete ora queste cose
voi che dimenticate Dio,
perché mai vi rapisca e non ci sia chi liberi.
23 Il sacrificio di lode mi glorificherà
e lì è la via che mostrerò
a lui, la salvezza di Dio.
Da Sacy
1 Salmo di Asaf
Il Dio degli dei, il Signore, ha
parlato e ha chiamato la terra, dal
sorgere del sole fino al tramonto.
2 Da Sion, lo splendore della sua bellezza,
Asaf era stato costituito dal re Davide capo di quelli che dovevano cantare sugli strumenti davanti all’arca le lodi del Signore, dopo che questa fu trasferita nella città di Gerusalemme.
San Giovanni Crisostomo per questi dei intende o i principi che fanno le veci di Dio sopra i popoli o quelli che da idolatri li adoravano come dei. O che dunque il Signore parli qui particolarmente del popolo giudaico, o che egli indirizzi nel tempo stesso il suo discorso a tutti i popoli della terra, il profeta chiede un grande rispetto dei suoi uditori dichiarando che il Signore per eccellenza e il Dio degli dei, cioè il Dio infinitamente superiore a tutti i falsi numi del paganesimo e a tutti i principi è colui che fa udire la sua parola e chiama tutta la terra dall’oriente all’Occidente, perché ascolti le sue giuste lamentele contro il suo popolo. Il chiarore della sua bellezza splende da Sion. Vi è in queste parole dice il Crisostomo qualche cosa di storico e qualche cosa di profetico. Nella città di Gerusalemme è piaciuto a Dio manifestare ai figli dei primi tempi lo splendore della sua maestà con la magnificenza nel suo tempio e con tutte le sante cerimonie della religione giudaica, che distinguevano Israele da tutti gli altri popoli della terra. Ma tutte queste cose erano figura di quello che si vide accadere poi quando nello stesso luogo cominciò l’affermarsi di un’altra religione, il cui splendore pieno di maestà ha di gran lunga superato quello della legge vecchia. La prima venuta del Salvatore può essere indicata dalle seguenti parole: che il Signore ha chiamato la terra dall’oriente fino all’Occidente; cioè che Gesù Cristo ha fatto udire la parola del Verbo eterno, ha chiamato alla fede i popoli di tutta la terra e ha cominciato da Sion . La seconda venuta è espressa in queste parole: che Dio verrà manifestamente e si farà sentire. Perché quando egli venne al mondo la prima volta, ci venne, dice San Giovanni Crisostomo, occulto non solo alla maggior parte degli uomini ma al demonio stesso. Ci venne qual pastore in cerca della pecora smarrita o se è lecito spiegarsi così quale cacciatore che vuol prendere delle bestie feroci e che perciò si nasconde sotto ombre e sotto veli. Ma l’ultima venuta non sarà come la prima; e si renderà così manifesta a tutta la terra che non ci sarà bisogno di un precursore per annunciare la presenza di colui che verrà accompagnato da fuochi e da lampi e circondato da una grande tempesta. Alcuni dicono che il fuoco che si accederà davanti a lui può significare l’incendio generale del mondo e che per tempesta violentissima si può intendere lo sconvolgimento generale della natura. Per fuoco ardente si intende anche il rigore del giudizio, il discernimento così terribile con cui il supremo giudice separerà tutta la paglia del buon grano, cioè gli eletti dai reprobi.
3 Dio verrà manifestamente, il nostro Dio
e non resterà in silenzio;
un fuoco divamperà davanti a lui
e intorno a lui tempesta violenta.
4 Convocherà il cielo in alto
e la terra per giudicare il suo popolo
5 Radunate intorno a lui i suoi santi
che collocano la sua alleanza sopra i sacrifici
6 e annunceranno i cieli la sua
giustizia perché Dio è giudice. Pausa
il Signore volendo giudicare Israele per la sua estrema ingratitudine chiama tutta la terra e i cieli in testimonianza della giustizia del decreto che deve pronunciare contro quel popolo che fu sempre considerato come il popolo di Dio. Il profeta lo chiama santo a motivo della separazione che ne aveva fatto il Signore da tutti gli altri popoli per renderlo devoto al suo servizio. Lo distingue anche da tutti quei popoli per l’alleanza che egli dichiara aver fatto col Signore per offrirgli i sacrifici, quantunque vanamente si fondasse su tali sacrifici quando violava la sua alleanza con una colpevole condotta. Ma perché dunque credete voi, dice il Crisostomo che egli dia il nome di santi o devoti a coloro che deve accusare e condannare? Per accrescere la loro confusione e il peso della loro condanna, facendo vedere che erano divenuti tanto colpevoli coloro che si gloriavano di essere il popolo eletto e popolo santo. Egli si prende dunque gioco di coloro che insulta con un giusto rimprovero allorché dichiara: che hanno fatto alleanza con lui per offrirgli sacrifici. Così dicendo vuol dire: sono del tutto stolti ad immaginarsi di soddisfare la mia alleanza immolando pecore e vitelli, quando mi provocano a sdegno continuamente con i loro eccessi stoltamente credono che offrirmi molte vittime basti per la loro salvezza. Queste parole medesime si possono anche intendere del giudizio universale a cui saranno convocati gli angeli del cielo e tutti gli uomini della terra, dove in faccia a tutto l’universo il Figlio di Dio farà quella grande e terribile giustizia del suo popolo e giudicherà innanzitutto i suoi santi, cioè i fedeli la cui vocazione è veramente santa. Quantunque sia vero che tutti gli uomini saranno chiamati per essere giudicati, nondimeno il rigore di un tale giudizio riguarderà in modo particolare coloro che hanno ricevuto il dono della fede prima o dopo l’incarnazione e che hanno fatto parte del suo popolo o come israeliti o come cristiani. Soprattutto per questi ultimi il giudizio sarà più severo. Il profeta aggiunge: che i cieli annunceranno la giustizia del Signore, cioè che la giustizia del suo giudizio comparirà così evidente che gli elementi stessi, benché insensibili potranno attestarlo. Per cieli si possono ancora intendere i cittadini del cielo che tutti insieme esclameranno e canteranno eternamente che sono pieni di verità e di giustizia i giudizi di Dio.
7 Ascolta, popolo mio, e
parlerò a te, Israele, e a te
attesterò: Dio, il tuo Dio sono io
8 Non ti accuserò per i tuoi
sacrifici, anzi i tuoi olocausti
davanti a me sono sempre.
9 Non prenderò dalla tua casa
vitelli né capri dai tuoi greggi,
10 perché mie sono tutte
le fiere delle foreste, i giumenti sui monti e i buoi:
11 conosco tutti gli uccelli
del cielo e la bellezza del campo è con me.
12 Se avrò fame non lo dirò a te,
infatti mio è il mondo e ciò che lo riempie.
13 Mangerò forse carni
di tori o berrò sangue di capri?
Nel tempo della vita presente Dio alla bontà di esortarci a stare attenti per udire la sua voce quando ci parla o lui stesso o per mezzo dei suoi profeti, dei suoi apostoli e degli altri suoi ministri. È una grazia speciale quella di volerci ora parlare e soprattutto di darci orecchie intente alla sua voce divina poiché il castigo più terribile che si possa conoscere è quello di cui ci minaccia allorché dice che non ci parlerà più. Deve venire un tempo in cui i peccatori che rifiutarono di ascoltarlo finché vissero saranno costretti ad udire la sua voce non una voce di bontà e di clemenza che dolcemente li invita a convertirsi ma una voce di tuono che attestando in faccia a tutta la terra la giustizia, la verità dei suoi precetti, rimprovererà ad essi di aver negato di riconoscere e di amare come loro Dio colui che è il Signore e il Dio dell’universo. Un tale rimprovero così forte riguarderà principalmente Israele e sotto il nome di Israele dobbiamo noi comprendere non solo l’antico popolo di Dio, ma pure tutti i cristiani che sono per la fede i veri figli di Abramo e gli eredi della sua promessa. Ecco dunque ciò che dichiara Dio a tutto il suo popolo: non ti condannerò per i tuoi sacrifici, poiché il mio altare è sempre pieno delle tue vittime. Invano ti lusinghi allorché riponi la tua fiducia nell’offerta dei tuoi animali, mentre disprezzi l’essenziale del tuo dovere. Dal momento in cui tu trascuri di adempiere la mia volontà disprezzo tutti i tuoi olocausti, non avendone alcun bisogno.
14 Immola a Dio un sacrificio di
lode e rendi all’Altissimo i tuoi voti.
15 E invocami nel giorno della
tribolazione e ti libererò e mi onorerai pausa
Dio non può avere fame, ma egli parla umanamente a uomini carnali. Per questo dice che se ha fame non si rivolgerà a loro per avere di che cibarsi, cioè che per se stesso non ha alcun bisogno del loro aiuto. Vero è che Gesù Cristo dirà un giorno ai riprovati che egli ebbe fame e che essendosi rivolto a loro essi hanno rifiutato di dargli da mangiare. Ma se il Salvatore è famelico in persona dei poveri che sono i suoi membri e se egli chiede ai ricchi da mangiare lo fa per loro stessi volendo salvarli mediante le elemosine che dispenseranno ai poveri. In quanto a se ci dichiara che sua è tutta la terra e suo quanto la riempie. Non richiede egli dunque al suo popolo la carne dei tori, né il sangue dei capri ma esige una immolazione tutta intera di uno spirito umiliato e di un cuore contrito e un sacrificio di lodi, cioè una vita santa che faccia veramente glorificare il nostro padre celeste. Questo è innanzitutto il voto che siamo tenuti a rendere all’Altissimo, senza peraltro che egli ci dispensi dagli altri che noi abbiamo fatto. Dal momento in cui abbiamo contratto una santa alleanza col Signore per essere il suo popolo e per adorarlo come nostro Dio ci siamo obbligati a glorificarlo con la pietà della nostra condotta e ad obbedire ai suoi santi comandamenti.
16 Ma al peccatore ha detto Dio:
Perché tu racconti i miei decreti e ripeti
la mia alleanza con la tua bocca?
17 Tu invero hai in odio la
disciplina e hai gettato le mie parole dietro alle spalle.
18 Se vedevi un ladro correvi con lui e ti mettevi
dalla parte degli adulteri.
Il Signore dopo aver dichiarato che non condannerà il suo popolo per i sacrifici dice ora la giusta ragione che ha di condannarlo per prevaricazione e peccato. Coloro che non parlavano se non dei suoi precetti della sua giustizia e dei vantaggi della sua alleanza odiavano al tempo stesso la sua disciplina cioè le sante regole della sua legge che tendevano a purificare l’anima, a sradicare il vizio e a stabilire la virtù. Si accontentavano di parlare per gloriarsi della sorte che avevano di essere popolo di Dio e trascuravano di conoscere per se stessi la verità che doveva servire per regolare la loro vita. Si gettavano dietro le spalle quell’esemplare modello di condotta per paura di esserne turbati avendolo dinanzi agli occhi. Allorché rimprovera ad essi che vedendo un ladro si mettevano correre con lui, indica l’ardente cupidigia che li portava alle forme estreme del peccato. Non c’è da stupirsi che non regnando nel loro cuore la carità e l’amore per la verità la loro bocca fosse piena di malvagità e che la loro lingua ordisse inganni per sedurre i loro fratelli.
19 La tua bocca ha traboccato di
malizia e la tua lingua ordiva inganni.
20 Stando seduto parlavi contro tuo fratello
e contro il figlio di tua madre mettevi inciampo.
21 Questo hai fatto e io ho taciuto;
hai pensato iniquamente
che io fossi simile a te;
ti accuserò e te lo rinfaccerò.
Stando seduto parli contro tuo fratello e metti scandalo per sorprendere e far cadere colui che essendo nato dalla stessa madre da cui tu nascesti deve perciò esserti caro al pari di te stesso. E tu non lo fai per un semplice trasporto, ma stando seduto, cosa che indica la volontà e il pieno consenso di colui che commette un delitto con premeditazione. Allorché dunque verrà Dio manifestamente riprenderà e convincerà di iniquità i peccatori. Cosa farà egli per convincerli? Nient’altro che porsi in faccia a loro. Rifiutano costoro di ravvedersi finché vivano quaggiù. Non pensano che a nascondere a se stessi quello che sono in realtà. Dio porrà dinanzi ai loro occhi quello che si gettavano sempre dietro le spa spalle, presentando loro in tal modo la così orribile bruttura del loro peccato e li abbandonerà a una confusione eterna
22 Comprendete ora queste cose
voi che dimenticate Dio,
perché mai vi rapisca e non ci sia chi liberi.
23 Il sacrificio di lode mi glorificherà
e lì è la via che mostrerò
a lui, la salvezza di Dio.
O bontà ineffabile di Dio, esclama un grande Santo. Quanto è grande la tenerezza di quel Dio che prima di pronunciare la sentenza del suo giudizio finale ci esorta ora a comprendere e a ben pesare questa così terribile verità. La dimenticanza di Dio riduce l’anima in condizione di non poter più comprendere le più chiare verità. Se qualcosa è capace di ritrarla da un obblio così immortale è certamente l’udire il tuono della voce di Dio che dichiara che verrà un tempo in cui il peccatore in un istante conoscerà il rigore della sua giustizia dalla quale nessuna potenza potrà liberarlo. Bisogna bene osservare che tutto il merito di un sacrificio spirituale dei cristiani è fondato su quello del grande sacrificio che è la morte di Gesù Cristo. La verità di quanto era stato fino ad allora promesso fu adempiuta nel tempo della passione. Dopo che il Salvatore salì al cielo, si celebra tuttavia questo sacrificio nell’augusto sacramento che ne è il memoriale.
Da Agostino
1 Salmo di Asaf
Il Dio degli dei, il Signore, ha
parlato e ha chiamato la terra, dal
sorgere del sole fino al tramonto.
Il Dio degli dei, il Signore ha parlato e ha chiamato la terra dal sorgere del sole fino al tramonto. Ha parlato in molti modi. Ha parlato per mezzo degli angeli, per mezzo dei profeti, per mezzo della sua propria bocca, per mezzo dei suoi fedeli, per mezzo dei suoi apostoli. Quando noi diciamo qualcosa di vero, è lui che parla. Vedete dunque che parlando in molte forme, in molti modi, attraverso molti canali, attraverso molti strumenti, tuttavia è sempre lui che ovunque fa sentire la sua voce, toccando, correggendo, ispirando. Colui che ha convocato la terra l’ha convocata quanta ne ha creata dal sorgere del sole fino al suo tramonto.
2 Da Sion, lo splendore della sua bellezza,
Donde ha cominciato a chiamarla colui che l’ha convocata? Ascoltate: da Sion immagine della sua bellezza. Il salmo si accorda perfettamente con il Vangelo che dice: per tutte le genti, incominciando da Gerusalemme. Tutte le genti infatti si trovano tra il levar del sole e il tramonto. E le parole da Sion immagine della sua bellezza, in quanto da Sion è incominciata la bellezza del suo Vangelo e di lì ha incominciato a predicare colui che era il più bello dei figli degli uomini. Ivi erano i discepoli, i quali ricevettero lo spirito Santo mandato dal cielo nel cinquantesimo giorno dopo la resurrezione. Da Sion hanno preso le mosse il Vangelo e la sua predicazione, di cui tutto il mondo è stato riempito per la grazia della fede.
3 Dio verrà manifestamente, il nostro Dio
e non resterà in silenzio;
un fuoco divamperà davanti a lui
e intorno a lui tempesta violenta.
Dio verrà manifestamente, il nostro Dio e non resterà in silenzio. Colui che è venuto occulto verrà manifesto. È venuto occulto per essere giudicato, verrà manifesto per giudicare. Verrà manifestamente e non tacerà. Forse ora tace? E donde derivano le cose che diciamo? Donde questi precetti, donde questi comandamenti? Non tace dall’ ammonire, tace dal castigare; non tace del precetto, tace del giudizio. Tollera infatti i peccatori che ogni giorno compiono cattive azioni, non si curano di Dio, né della loro coscienza. Quando punisce qualcuno in terra si tratta di un ammonimento non ancora della condanna. Sopporta i peccatori, non mette in atto la sua ira, ma spera nella conversione. Dio manifestamente verrà. È lui che verrà, ma in modo manifesto non più per farsi deridere non più per farsi crocifiggere, ma per il finale giudizio. Le parole che seguono insegnano che veramente egli verrà per giudicare. Un fuoco gli andrà innanzi. Abbiamo timore? Cambiamo vita e non temeremo. È ancora in tuo potere fare qualcosa per non sperimentare, senza esserti corretto ciò che sopravverrà tuo malgrado. Se crediamo nel giudizio futuro, fratelli, viviamo nel bene. Ora è tempo di misericordia, allora sarà tempo di giudizio. Quando l’albero sarà sradicato non resterà che aspettare il fuoco. E intorno a lui violenta tempesta. Violenta la tempesta, perché deve spazzare un aia tanto grande. In questa tempesta si compirà quella vagliatura, nella quale sarà separato dai santi ogni impurità, dai fedeli ogni inganno, dai pii e zelanti della parola di Dio ogni beffardo e superbo.
4 Convocherà il cielo in alto
e la terra per giudicare il suo popolo
Convocherà il cielo in alto e la terra per giudicare il suo popolo. È manifesto che molti giudicheranno insieme con il Signore, mentre altri saranno giudicati, non nello stesso modo, ma ciascuno secondo i meriti. Chiamerà in alto tutti i santi perfetti, per sedere con lui a giudicare le dodici tribù di Israele. Sono questi che egli chiama cieli. Sono coloro che narrano la gloria di Dio. Di costoro è detto: in tutta la terra è uscita la loro voce e fino ai confini del mondo le loro parole. Chiamerà in alto il cielo e la terra per discernere il suo popolo. Chiama anche la terra, non però per mischiarla ma per distinguerla. Dapprima infatti ha chiamato tutti insieme. Non ancora era stata operata la distinzione. Ma quando il Dio degli dei verrà manifestamente e non tacerà allora chiamerà in alto il cielo, perché giudichi con lui. La terra è ormai insieme con il cielo per discernere la terra ponendo alcuni a destra altri a sinistra.
5 Radunate intorno a lui i suoi santi
che collocano la sua alleanza sopra i sacrifici.
Radunate intorno lui i suoi giusti. È la voce di Dio e del profeta che vede il futuro come fosse presente ed esorta gli angeli a riunire i giusti. Quali giusti, se non coloro che vivono della fede e compiono le opere della misericordia cioè che pensano alle sue promesse più che alle loro opere? Manderà infatti i suoi angeli ed essi riuniranno dinanzi a lui tutte le genti.
6 e annunceranno i cieli la sua
giustizia perché Dio è giudice. Pausa
E annunceranno i cieli la sua giustizia, perché Dio è il giudice. Dio è vero giudice non mette tutti insieme, ma distingue gli uni dagli altri. Perché il Signore sa chi sono i suoi. Vadano i cieli, annuncino i cieli, in tutta la terra risuoni la loro voce e fino ai confini del mondo le loro parole.
7 Ascolta, popolo mio, e
parlerò a te, Israele, e a te
attesterò: Dio, il tuo Dio sono io
Ascolta e ti parlerò. Quand’è dunque che ti parlerò? Se ascolti. E quando ascolti? Se sei mio popolo; non ascolti se sei un popolo straniero .Ascolta popolo mio e ti parlerò, Israele, e testimonierò per te. Israele è nome di elezione.
8 Non ti accuserò per i tuoi
sacrifici, anzi i tuoi olocausti
davanti a me sono sempre.
Vediamo ora che cosa chiede all’uomo: non ti rimprovererò per i tuoi sacrifici. Non ti dirò: perché non mi hai immolato un grasso toro? Non ti dirò: guarda i tuoi campi e la tua corte e le tue pareti cercando che cosa dare a me. E allora? Non accetti i miei sacrifici? In un altro salmo si dice: se tu avessi voluto il sacrificio, ora certamente lo avrei dato: gli olocausti non ti sono graditi. Sacrificio a Dio è lo spirito contrito. L’olocausto è ciò che è completamente bruciato col fuoco. Vi è un fuoco della carità ardente. L’anima si infiammi di carità e questa carità pieghi le membra al suo servizio, non permetta loro di ubbidire alla cupidigia, affinché tutto intero arda del fuoco dell’amore divino colui che vuole offrire un olocausto a Dio. Tali olocausti sono sempre al mio cospetto.
9 Non prenderò dalla tua casa
vitelli né capri dai tuoi greggi,
Non prenderò dalla tua casa i vitelli né capri dai tuoi greggi. Preannuncia così il Nuovo Testamento, nel quale tutti quei sacrifici antichi hanno avuto fine. Tali sacrifici preannunciavano infatti allora il futuro sacrificio, nel cui sangue saremmo stati mondati.
10 perché mie sono tutte
le fiere delle foreste, i giumenti sui monti e i buoi:
Perché mie sono tutte le bestie della selva, i giumenti sui monti e i buoi. A che scopo chiederti ciò che io ho creato. Ciò che io ti ho dato in possesso, è forse più tuo che mio, dato che io l’ho creato?
11 conosco tutti gli uccelli
del cielo e la bellezza del campo è con me.
Conosco tutti gli uccelli del cielo. In qual modo li conosce? Li ha soppesati, li ha numerati. Anche se Dio avesse dato a qualcuno notizia di tutti gli uccelli del cielo, non li conoscerebbe come lui che li ha fatti conoscere all’uomo. Presso colui che ha la perfetta proprietà si trova la suprema e segreta conoscenza. Riconosciamo questo Dio, lodandolo. La bellezza del campo, cioè l’abbondanza di tutto ciò che nasce nella terra è con me. Con lui sono tutte le cose costituite nel Verbo, in una certa conoscenza della ineffabile sapienza di Dio.
12 Se avrò fame non lo dirò a te,
infatti mio è il mondo e ciò che lo riempie.
Se avessi fame non lo direi a te. Non avrà fame, non avrà sete, neppure si affaticherà o dormirà colui che custodisce Israele. Non affaticarti dunque a cercare qualcosa da darmi; senza fatica io ho ciò che voglio.
13 Mangerò forse carni
di tori o berrò sangue di capri?
Perché dunque ancora pensi ai tuoi greggi? Mangerò forse la carne dei tori o berrò il sangue dei montoni? Se stavate ancora pensando a tali cose, distoglietene il vostro pensiero e non pensate di offrire niente di simile a Dio. Se tu hai un toro grasso uccidilo per i poveri. Mangino essi la carne dei tori, anche se non bevono il sangue dei montoni. Se farai così te lo ascriverà a tuo merito colui che ha detto: se avessi fame non lo direi a te e ti dirà invece in altro modo: ho avuto fame e mi hai dato da mangiare.
14 Immola a Dio un sacrificio di
lode e rendi all’Altissimo i tuoi voti.
Immola a Dio un sacrificio di lode. Diciamogli: in me sono, o Dio, i voti di lode che ti renderò. Avevo temuto che tu mi imponessi qualcosa che fosse al di fuori di me. Che cosa mi imponi invece? Immola Dio un sacrificio di lode. Rientrerò in me stesso per trovare di che offrirti. Rientrerò in me e in me troverò il sacrificio di lode. La mia coscienza sia il tuo altare . È questa l’offerta del sacrificio della lode: rendere grazie a colui del quale tu hai tutto quanto possiedi di buono e la sua misericordia ti perdona tutto quanto di tuo hai di male.
15 E invocami nel giorno della
tribolazione e ti libererò e mi onorerai pausa
E invocami nel giorno della tribolazione e io ti libererò e tu mi glorificherai. Per questo ho permesso che venisse per te il giorno della tribolazione; perché, forse, se tu non l’avessi conosciuta, non mi invocheresti. Siccome soffri mi invochi; siccome mi invochi io ti salverò; siccome ti salverò, tu mi glorificherai e non ti allontanerai più da me.
16 Ma al peccatore ha detto Dio:
Perché tu racconti i miei decreti e ripeti
la mia alleanza con la tua bocca?
Ma al peccatore ha detto Dio: perché tu racconti i miei decreti e ripeti la mia alleanza con la tua bocca? Dio non lascia andare senza correggerli coloro che parlano invano, affinché non si addormentino tranquilli nella loro vita cattiva. Chiunque tu sia che parli e chiunque tu sia che vuoi essere udito, prima di tutto ascolta ciò che dici, ascolta te stesso. È detto in un altro salmo: ascolterò ciò che dice in me il Signore Dio, perché parlerà di pace al suo popolo. E chi sono dunque io, che non ascolto ciò che Dio dice in me e voglio che altri ascoltino ciò che per mio mezzo dice? Prima di tutto ascolterò ciò che il Signore Dio dice in me, perché parlerà di pace al suo popolo. Ascolterò e castigherò il mio corpo, lo ridurrò in schiavitù per evitare che sia trovato riprovevole, mentre predico agli altri.
17 Tu invero hai in odio la
disciplina e hai gettato le mie parole dietro alle spalle.
Invero tu hai in odio la disciplina. Quando perdono tu canti e lodi; quando castigo tu mormori; come se io fossi il tuo Dio quando perdono e non lo fossi quando castigo. Io invece rimprovero e castigo coloro che amo. Hai gettato le mie parole dietro le tue spalle, dove tu non le vedi, ma dove ti pesano..
18 Se vedevi un ladro correvi con lui e ti mettevi
dalla parte degli adulteri.
E non venire a dirmi: non ho commesso il furto, non ho compiuto adulterio. Cosa hai fatto se ti è stato gradito colui che lo ha commesso? Non hai forse commesso il suo reato con il tuo consenso? Questo fratelli significa correre con il ladro e mettersi d’accordo con l’adultero. Tu non fa il male ma lodi chi lo fa. Ti sembra questa una piccola colpa?
19 La tua bocca ha traboccato di
malizia e la tua lingua ordiva inganni.
Se vedi un ladro, tu corri con lui, e con gli adulteri ti metti, la tua bocca ha abbondato di malizia e la tua lingua ha abbracciato l’inganno. Parla della malizia e dell’inganno di quegli uomini che per adulazione, sebbene sappiano quanto siano malvagie le cose che ascoltano, per evitare di offendere coloro che dicono, non solo non li rimproverano, ma tacendo acconsentono. E non si limitano a non dire: hai fatto male; dicono anzi hai fatto bene. Eppure sanno benissimo che si tratta di un male.
20 Stando seduto parlavi contro tuo fratello
e contro il figlio di tua madre mettevi inciampo.
Stando seduto parlavi contro tuo fratello. Le parole stando seduto, sono il rapporto con quanto ha detto prima: ha abbracciato. Infatti chi agisce stando in piedi o di passaggio, non opera con piacere; chi invece per tale scopo si mette a sedere, quanta cura ripone nel fare! Stando seduto parlavi contro tuo fratello; operavi cioè diligentemente questa malvagia denigrazione, perché la compivi stando seduto; volevi occupartene a fondo, te ne stavi avvinto al tuo male, accarezzavi il tuo inganno.
21 Questo hai fatto e io ho taciuto;
hai pensato iniquamente
che io fossi simile a te;
ti accuserò e te lo rinfaccerò.
Hai fatto questo e ho taciuto. Per questo verrà il Signore Dio nostro e non tacerà. Che significa: ho taciuto? Significa che ho soprasseduto la vendetta, ho rimandato la mia severità, ho aspettato a lungo il tuo pentimento. Hai creduto empiamente che fossi simile a te, mentre tu non vuoi essere somigliante a me.
22 Comprendete ora queste cose
voi che dimenticate Dio,
perché mai vi rapisca e non ci sia chi liberi.
Intendete queste cose, voi che dimenticate Dio. Vedete che grida, non tace, non risparmia. Ti eri dimenticato del Signore, non pensavi alla tua vita malvagia. Intendi tu, che ti sei dimenticato del Signore. Affinché mai vi rapisca come leone e non vi sia chi salva. Che significano le parole: come leone? Come il forte, come il potente, come colui al quale nessuno può resistere. Anche il diavolo è detto leone. Sta scritto: come leone ruggente va in giro cercando chi divorare. Forse perché il diavolo è chiamato leone a cagione della sua immensa crudeltà, Cristo non può essere chiamato leone a cagione della sua immensa forza? E non ricordi le parole: ha vinto il leone della tribù di Giuda?
23 Il sacrificio di lode mi glorificherà
e lì è la via che mostrerò
a lui, la salvezza di Dio.
Il sacrificio di lode mi glorificherà. In qual modo il sacrificio di lode mi glorificherà? Certamente il sacrificio della lode non giova in nulla ai malvagi, i quali portano sulla bocca la tua alleanza e compiono cose degne di condanna sgradite ai tuoi occhi. Infatti se vivi male e dici cose buone, non ancora lodi; ma di nuovo, anche quando avrai cominciato a vivere bene, se attribuisci al tuo merito la tua buona condotta, non ancora lodi. Non mi loda colui che vive male e neppure mi loda colui che vive bene come se fosse suo il merito.
Il sacrificio di lode mi glorificherà; ivi è la via nella quale a lui mostrerò la salvezza di Dio. Che cosa è la salvezza di Dio? È Cristo Gesù; e in quale modo ci ha mostrato Cristo nel sacrificio della lode? Perché Cristo viene a noi con la grazia. Se si chiama grazia è data gratuitamente; e se è data gratuitamente, nessun tuo merito l’ha preceduta affinché essa ti fosse data. Volgi lo sguardo ai tuoi pretesi meriti e renditi conto che sono malvagi, tanto che niente altro a te sarebbe dovuto se non il supplizio e non il premio. E quando avrai visto che cosa ti sarebbe dovuto per il tuo merito, riconosci che cosa ti ha donato per la grazia e glorifica Dio con il sacrificio della lode. Perché ivi è la via, nella quale conoscerai Cristo salvezza di Dio.
Dai Padri
1 Origene, Cirillo Alessandrino, Teodoreto vedono in questo salmo le due venuta del Cristo.
Eusebio, Atanasio, Crisostomo e Efrem vi vedono piuttosto la sua seconda venuta.
Rufino: il Dio degli dei, il Signore: è il nostro Signore Gesù Cristo.
Cirillo Alessandrino: è la chiamata universale delle genti.
Rufino: andate, predicate il Vangelo a tutta la creazione (Marco 16,15).
2 Atanasio: la seconda venuta del Cristo avverrà dalla Gerusalemme celeste.
Cirillo Alessandrino: il Cristo, assumendo la nostra natura, ha deposto la sua bellezza. Ora, dalla Gerusalemme celeste si irradia la gloria del Cristo e noi non lo conosciamo più nella sua carne inferma ma nella sua divinità (confronta 2 Corinzi 5,16).
Crisostomo: bellezza del tempio e del culto nell’Antico Testamento, bellezza della croce e del Vangelo nel nuovo.
Rufino: splendore di bellezza: è il più bello dei figli degli uomini.
5 Gerolamo: alla sua prima venuta, in un certo senso ha taciuto, perché è venuto nell’umiltà. Ma tace in quanto giudice, non tace come legislatore.
Rufino: nel suo primo avvento ha taciuto, cioè si è nascosto nella debolezza della carne. Ritornerà nella gloria e non tacerà.
Arnobio il Giovane: oggi vengo per salvare, ma in quel giorno verrò per giudicare.
3 Origene cita Luca 12,49: sono venuto a portare il fuoco sulla terra: applica tutto questo alla sua prima venuta e alla sua venuta finale.
Eusebio: come Origene.
Atanasio: il Cristo battezza nello spirito e nel fuoco: la colonna di fuoco degli Israeliti era simbolo della luce del Cristo e così anche il fiume di fuoco in Daniele 7,10.
Cirillo Alessandrino enumera la colonna di fuoco dell’Esodo, la luce del Cristo, il fuoco che il Cristo è venuto a portare sulla terra, il fuoco dello Spirito Santo, il battesimo nel sangue e nel fuoco; cita inoltre Matteo 3,1: mando il mio angelo… È come il fuoco di chi fonde i metalli.
4 Origene: anche Mosè, nel suo cantico, invoca come testimoni il cielo e la terra.
Teodoreto: Mosè per promulgare la legge, ha preso come testimoni il cielo e la terra. Qui Dio fa lo stesso, per promulgare la legge nuova.
4 Origene: Dio separa quelli che gli appartengono per consegnarli al cielo e per abbandonare gli altri alla terra.
5 Eusebio cita Matteo 24,31: manderà i suoi angeli… Ed essi raccoglieranno i suoi eletti dai quattro venti.
Atanasio: queste parole sono rivolte, per così dire, agli angeli.
Girolamo sottolinea il parallelismo con Matteo 24,31 (gli eletti radunati dai quattro venti ): è quindi lo stesso Signore che dispone l’Antico e Nuovo Testamento.
5 Origene: quanti osservano l’alleanza non con i sacrifici cruenti ma con sacrifici spirituali.
Girolamo intende sui sacrifici nel senso di: al di sopra dei sacrifici, cioè a un livello più elevato.
Rufino: stabilire l’alleanza col sacrificio è offrire se stessi in sacrificio al Signore. I sacrifici dell’antica legge erano l’ombra del futuro: ora essi sono aboliti e il sacerdozio secondo l’ordine di Melchisedek è annunciato in tutto il mondo.
6 Girolamo: la sua giustizia sono i suoi precetti.
Beda: propone due interpretazioni: è una giustizia giustificante; è il grande giorno del giudizio finale.
7 Atanasio: sono lo stesso Dio di Mosè. A quel tempo chiedevo sacrifici, perché erano utili in quella economia; ma ora offrimi la lode, il canto, il frutto delle labbra che confessa il mio nome (confronta Ebrei 13,15).
Rufino: Israele è il nome dell’elezione.
9 Origene: i sacrifici cruenti sono abrogati: uno spirito spezzato è sacrificio a Dio.
14 Crisostomo: nel sacrificio di lode bisogna comprendere anche Matteo 5,16: Vedendo le vostre opere buone, gli uomini diano gloria al Padre vostro che è nei cieli e Romani 12,1: offrite i vostri corpi come ostia vivente, accetta a Dio.
Rufino: il tuo altare sia la tua coscienza, il tuo fuoco sia l’amore divino.
15 Crisostomo: Dio vuole stabilire con noi una familiarità e amicizia che dà, chiede e riceve.
Teodoreto: i versetti 16 – 17 sono riferiti a quanti predicano e non fanno.
Rufino: la mia alleanza con la tua bocca. Il corpo del Cristo e il calice della nuova alleanza.
17 Origene: gli ebrei si sono gettati dietro le spalle gli insegnamenti del Cristo, si sono affiancati a Giuda che era ladro e hanno denigrato il loro fratello, il popolo dei gentili. Così Dio ha cessato di parlare loro.
Cirillo Alessandrino: è il complotto del sinedrio contro Cristo.
21 Gregorio Nazianzeno: temiamo che Dio ci metta davanti le nostre cattive azioni: allora non potremo neppure dire che le nostre sofferenze sono immeritate.
Teodoreto: io attendo il tuo pentimento e tu abusi della mia pazienza.
22 Crisostomo: ora il culto dei sacrifici è sostituito dai precetti evangelici. Vuole correggerli col timore, non vuole condannarli.
Teodoreto: prima che la morte non vi rapisca come un leone che si getta sulla preda.
23 Gregorio Nazianzeno: offriamo a Dio non più giovani tori con corna che cominciano a spuntare, ma offriamo a Dio, sull’altare del cielo, il sacrificio di lode. Penetriamo prima all’interno del velo, osserviamo il santo dei santi e offriamo noi stessi a Dio. Ogni giorno offriamo a Dio il nostro essere e tutte le nostre azioni.
Ruperto osserva che in questo sano il profeta passa dal primo avvento del Cristo a quello finale per ben sette volte.
Salmo 50
1 per la fine, salmo di Davide
2 quando venne a lui il
profeta Nathan poiché entrò da Betsabea
3 Pietà di me, o Dio,
secondo la tua grande misericordia
e secondo la moltitudine
delle tue compassioni cancella la mia iniquità.
4 Lavami più e più dalla mia iniquità
e purificami dal mio peccato
5 poiché io conosco
la mia iniquità e il mio peccato davanti a me è sempre.
6 Contro te solo ho peccato e
il male davanti a te ho fatto,
così che tu sia riconosciuto giusto
nelle tue parole e vinca quando sei giudicato.
7 Ecco infatti nelle iniquità sono stato concepito
e nei peccati mi ha concepito mia madre.
8 Ecco, infatti hai amato la verità
le cose segrete ed occulte
della tua sapienza mi hai manifestato.
9 Mi aspergerai con issopo
e sarò purificato, mi laverai
e sarò fatto più bianco della neve.
10 Mi farai udire gioia
e letizia, esulteranno le ossa umiliate.
11 Distogli il tuo volto
dai miei peccati e cancella tutte le mie iniquità.
12 Un cuore puro crea in me,
o Dio, e uno spirito retto rinnova nelle mie viscere.
13 Non rigettarmi dal tuo volto
e il tuo spirito santo non togliere da me.
14 Rendimi l’esultanza
della tua salvezza e confermami con lo spirito sovrano.
15 Insegnerò agli iniqui le tue vie
e gli empi a te ritorneranno.
16 Liberami dal sangue, o Dio,
Dio della mia salvezza e la mia lingua celebrerà con
esultanza la tua giustizia.
17 Signore, aprirai le mie labbra
e la mia bocca annuncerà la tua lode,
18 poiché se tu avessi voluto un
sacrificio certamente lo avrei dato:
di olocausti non ti compiacerai.
19 Sacrificio a Dio è uno spirito
afflitto, un cuore contrito ed
umiliato, Dio non lo disprezzerà.
20 Benefica, Signore, nella tua
benevolenza Sion e siano
edificate le mura di Gerusalemme.
21 Allora accetterai il sacrificio di giustizia, le oblazioni
e gli olocausti; allora porranno
vitelli sul tuo altare.
Da Sacy
1 per la fine, salmo di Davide
2 quando venne a lui il
profeta Nathan poiché entrò da Betsabea
3 Pietà di me, o Dio,
secondo la tua grande misericordia
e secondo la moltitudine
delle tue compassioni cancella la mia iniquità.
Chi implora una grande misericordia riconosce in se una miseria molto grande. Avviene di rado che un peccatore nella confessione delle proprie colpe imiti il re penitente, che non pago di confessare una sola volta la iniquità, di cui è reo, la faccia presente a Dio in ogni sua parola e non si stanca mai di riconoscere quanto egli sia peccatore. Egli vuole commuoverlo ricordandogli la moltitudine delle bontà da lui usate tante volte verso i peccatori.
4 Lavami più e più dalla mia iniquità
e purificami dal mio peccato
5 poiché io conosco
la mia iniquità e il mio peccato davanti a me è sempre.
Una immondizia non si può pulire se non a forza di lavarla. Perciò quanto era maggiore l’iniquità di cui Davide si sentiva imbrattato, tanto più era necessario che Dio lo lavasse per renderlo puro. Penetrato quel re da un vero pentimento non si accontentava che il profeta l’avesse assicurato che il Signore gli aveva rimesso il suo delitto. Egli desiderava di esserne lavato sempre più. Uno dei mezzi più efficaci per essere purificato dal peccato è di riconoscerne, come faceva Davide, la gravità e la enormità. Il sentire dolore per la piaga è un ottimo indizio per una prossima guarigione. Allo stesso modo dunque che è fuori di sé colui che non conosce l’alienazione della propria mente, all’opposto chi la conosce ha già un principio di salute, poiché è in grado di servirsi dei rimedi adatti al suo male. Essendo penetrato da un vivo pentimento del suo errore egli lo ha sempre dinanzi agli occhi e giovandogli un tale pensiero per umiliarsi, l’umiltà stessa gli offre un bagno salutare in cui si lava sempre più dalle sue macchie.
6 Contro te solo ho peccato e
il male davanti a te ho fatto,
così che tu sia riconosciuto giusto
nelle tue parole e vinca quando sei giudicato.
Davide offese Uria abusando di Betsabea e commise la massima iniquità togliendo la vita al marito dopo aver tolto l’onore alla sua sposa. Ciononostante egli dice qui di aver peccato davanti al solo Dio. Essendo re e non avendo per giudice nessun altro all’infuori di Dio non poteva essere condannato per entrambi questi delitti se non dal giudice supremo dei popoli e dei regnanti che è il solo Dio. D’altronde dicono i padri non c’è che il solo Dio che possa legittimamente accusare l’uomo di peccato, poiché non c’è uomo senza peccato e chi è peccatore non ha propriamente diritto di giudicare un altro peccatore. Davide non aveva peccato affinché Dio fosse riconosciuto giusto, ma avendo peccato, Dio fu riconosciuto giustissimo, cioè la ingiustizia dell’uomo fece ancor più risplendere la giustizia del Signore. Avendo dunque quel principe pronunciato sentenza contro se stesso di aver peccato davanti al Signore, rese testimonianza alla giustizia di Dio e lo dichiarò vittorioso nel giudizio. Nell’atto stesso in cui riconobbe la giustizia del Signore implorando la sua misericordia, fu egli pure giustificato e riconciliato con il suo Dio.
7 Ecco infatti nelle iniquità sono stato concepito
e nei peccati mi ha concepito mia madre.
Donde procede il dire di Davide che egli è stato concepito nella iniquità se non perché la iniquità è originale per i discendenti di Adamo. Non nasce al mondo alcun uomo che non sia peccatore e sottoposto alla pena del peccato. Non c’è, dice Sant’Ambrogio se non quell’unico che era talmente santo che santificava i profeti e non c’è nessun altro fuori di lui il cui concepimento e la cui nascita siano stati immuni da qualunque macchia originale.
8 Ecco, infatti hai amato la verità
le cose segrete ed occulte
della tua sapienza mi hai manifestato.
Ciò nonostante, dice Davide a Dio, non pretendo che tu mi tolga la colpa per il peccato della mia origine. Tanti esempi del tempo passato mi hanno convinto che a ragione tu esigi la verità e la giustizia da tutti gli uomini. Io poi sono meno degno di scusa di tutti gli altri a motivo della bontà con cui ti sei degnato di svelarmi tanti segreti della tua sapienza.
9 Mi aspergerai con issopo
e sarò purificato, mi laverai
e sarò fatto più bianco della neve.
Davide fa qui allusione alla maniera con cui si purificava il popolo secondo la legge mosaica, la quale prescriveva di servirsi dell’issopo per farne un aspersorio per spargere su quelli che erano giudicati immondi dell’acqua mescolata con le ceneri di una vittima. Secondo Sant’Ambrogio e molti altri autori Davide contemplava la verità nascosta sotto la figura; verità che era uno dei segreti della divina Sapienza a lui rivelati dal Signore. Dal sangue non di una vittima comune, ma di Gesù Cristo, assicura il profeta, di essere asperso e purificato e di ricevere una bianchezza superiore a quella della neve. Soltanto il sangue di questa adorabile vittima era capace di lavare i delitti degli uomini. E tutti quelli che al pari di Davide furono mondati dei loro peccati sin dall’inizio del mondo non lo furono se non per merito del sangue di un uomo Dio che doveva essere sparso per la salute dell’universo.
10 Mi farai udire gioia
e letizia, esulteranno le ossa umiliate.
Davide aveva già udito esteriormente una parola di sommo conforto, allorché il profeta lo aveva assicurato che il Signore gli aveva rimesso il suo peccato. Una tale indulgenza del Signore che gli perdonò il suo delitto nell’atto ch’egli lo riconobbe non servì che ad aumentare il suo dolore per aver offeso un dio così pieno di bontà. Per questo furono umiliate le sue ossa, cioè fu egli penetrato dal dolore fino alle intime midolla. La sua speranza era che un cuore contrito in questo modo gli avrebbe fatto meritare finalmente di essere riempito della gioia che lo Spirito Santo arreca a un’anima come segno della sua perfetta conciliazione con chi è stato da lui offeso.
11 Distogli il tuo volto
dai miei peccati e cancella tutte le mie iniquità.
Il re penitente pregava Dio con tanto amore che egli volesse allontanare la faccia dalla vista dei suoi peccati e cancellare tutte le sue iniquità,. Bisogna che impariamo da un tale esempio a porre in pratica quello che poi ha detto il saggio, che non dobbiamo addormentarci sul perdono. Non abbiamo ragione di credere che Dio abbia dato il consenso ai nostri peccati.
12 Un cuore puro crea in me,
o Dio, e uno spirito retto rinnova nelle mie viscere.
Bisogna che Dio crei nell’uomo un cuore puro; è questo un effetto della sua sola misericordia non essendoci niente da parte dell’uomo che possa servire di materia o di fondamento per una tale formazione. Lo spirito retto, di cui egli chiede il rinnovamento è uno spirito che non si rivolge più verso se stesso e verso le creature ma che tende direttamente al suo fine che è Dio.
13 Non rigettarmi dal tuo volto
e il tuo spirito santo non togliere da me.
Il timore che aveva Davide era quello che sempre ebbero i più grandi santi, che Dio li rigettasse eternamente e rimuovesse da loro il suo spirito, lasciandoli cadere nel peccato da cui si erano rialzati con il soccorso della sua grazia.
14 Rendimi l’esultanza
della tua salvezza e confermami con lo spirito sovrano.
Quanto viva era l’esultanza di Davide allorché la presenza dello Spirito Santo nella sua anima e la sua grazia salutare vi producevano la pace di una buona coscienza! Ma come fu cambiata una tale esultanza quando si allontanò da Dio! Chiede egli dunque a Dio di donargli quella stessa consolazione che provava prima, poiché essa sarebbe certamente un pegno del suo aiuto salutare, unicamente da lui desiderato. Non considerava egli tanto quella gioia in se stessa, quanto la grazia della sua salvezza. Perciò lo prega a un tempo di confermarlo dandogli uno spirito forte e generoso per non essere scosso dalla violenza delle tentazioni. Si può anche dire che Davide aveva perso la gioia da lui derivata dalla speranza di un Salvatore che doveva nascere dalla sua stirpe poiché temeva con l’omicidio e con l’adulterio da lui commesso di essersi reso indegno della promessa fattagli del Signore. Quindi diceva a Dio: rendimi quella gioia che riguarda il Salvatore e Cristo, dopo avermi perdonato il mio peccato. Per timore che io ricada nell’avvenire confermami con uno spirito di forza, con una virtù che mi metta in stato di vincere ogni cosa.
15 Insegnerò agli iniqui le tue vie
e gli empi a te ritorneranno.
Davide aveva scandalizzato il suo popolo con il grave delitto da lui commesso ed ora pensa a riparare un tale scandalo con l’esempio della sua penitenza. Egli si impegna nel tempo stesso a far conoscere a tutti gli iniqui le vie di Dio, cioè i diversi effetti della sua giustizia e della sua misericordia. Offre a Dio il desiderio che ha di poter contribuire alla conversione degli empi annunciando a loro le grandi cose da lui operate nei suoi confronti.
16 Liberami dal sangue, o Dio,
Dio della mia salvezza e la mia lingua celebrerà con
esultanza la tua giustizia.
17 Signore, aprirai le mie labbra
e la mia bocca annuncerà la tua lode,
A Davide sembrava che il sangue di Uria di cui egli aveva procurato la morte esclamasse contro di lui con una voce veemente e chiedesse a Dio stesso la sua vendetta. Non deve meravigliare che quel principe, la cui mansuetudine si era sempre segnalata anche verso i più crudeli nemici, sia rimasto così inorridito considerando a quale eccesso si fosse lasciato andare. Si umilia dunque e scongiura Dio di volerlo liberare non solo dalla voce del sangue di Uria , ma da qualunque spargimento di sangue. Chiedendo a Dio misericordia promette egli di cantare al tempo stesso le lodi della sua giustizia. È un segno che Dio giustifica il peccatore quando gli apre le labbra perché dia gloria all’autore della sua giustificazione.
18 poiché se tu avessi voluto un
sacrificio certamente lo avrei dato:
di olocausti non ti compiacerai.
19 Sacrificio a Dio è uno spirito
afflitto, un cuore contrito ed
umiliato, Dio non lo disprezzerà.
Chi parla non viveva forse al tempo in cui si offrivano vittime a Dio per suo ordine? Come dunque può egli qui dire che Dio non si compiaceva di olocausti? Vuole significare che tutti gli olocausti non potevano a lui piacere senza la profonda umiliazione del cuore dell’uomo, la quale innanzitutto gli è accetta. Ma se Dio non si diletta di olocausti cosa potremo noi offrirgli per placarlo? Tu hai dentro di te una vittima degna di essere immolata alla sua gloria, ed è uno spirito spezzato dal dolore e un cuore contrito ed umiliato alla sua presenza. Ma neppure questa vittima può riuscirgli gradita se non è unita al grande sacrificio della nuova legge, che sola dà valore a tutti gli altri sacrifici che a lui si possono offrire. Quanto più la vittima che gli si offre rassomiglia a Gesù Cristo così profondamente annichilito per amore nostro, tanto più è degna di essere offerta all’eterno Padre.
20 Benefica, Signore, nella tua
benevolenza Sion e siano
edificate le mura di Gerusalemme.
21 Allora accetterai il sacrificio di giustizia, le oblazioni
e gli olocausti; allora porranno
vitelli sul tuo altare.
Davide temeva che i delitti da lui commessi provocassero la collera del Signore sopra tutto il suo popolo e sopra la città di Gerusalemme le cui mura non erano ancora edificate. Prega Dio di diffondere la sua misericordia sopra Sion che doveva essere santificata dal tempio che suo figlio Salomone avrebbe innalzato alla sua gloria. Il Signore protegga Gerusalemme e non l’ esponga agli insulti dei suoi nemici impedendo che si fabbricassero le sue mura e che si innalzasse il tempio in cui i popoli dovevano immolare tante vittime in suo onore. Il sacrificio di giustizia che egli dice accettevole a Dio e che consiste nelle buone opere viene dopo il sacrificio di un cuore contrito e umiliato, segno della riconciliazione con lui.
Da Agostino
1 per la fine, salmo di Davide
2 quando venne a lui il
profeta Nathan poiché entrò da Betsabea
Salmo di Davide quando andò da lui il profeta Nathan dopo che era stato con Betsabea. Betsabea era una donna sposa di un altro. Conquistato dalla bellezza di questa donna il re e profeta Davide, dalla cui discendenza secondo la carne sarebbe venuto il Signore, commise adulterio con lei. Di tale adulterio non leggiamo nel salmo, ma appare manifesto dal suo titolo. Se ne parla nel libro dei Re. L’adulterio fu commesso ed è stato trascritto. Inoltre Davide fece in modo che il marito di costei fosse ucciso in guerra. Con l’omicidio aggravò l’adulterio. Dopo che tutto questo era accaduto, fu mandato a lui il profeta Nathan, inviato del Signore, per rimproverarlo del suo grave crimine. Non ti è certo suggerito l’esempio della sua caduta, ma l’esempio del suo risollevarsi, se sarai caduto. Stai attento, se non vuoi cadere. I più piccoli non trovino piacere nella caduta dei più grandi, ma la caduta dei maggiori sia causa di spavento per i piccoli. Per questo è proposto l’esempio, per questo il salmo è stato scritto, per questo nella Chiesa è spesso letto e cantato. Lo ascoltino coloro che sono caduti per risorgere. La colpa di un così grande uomo non è passata sotto silenzio, anzi è annunciata nella Chiesa.
3 Pietà di me, o Dio,
secondo la tua grande misericordia
e secondo la moltitudine
delle tue compassioni cancella la mia iniquità.
Ascolta dunque queste cose e di’ con Davide: abbi pietà di me, o Dio, secondo la tua grande misericordia. Chi scongiura la grande misericordia, confessa una grande miseria. Soccorri alla grave ferita con la tua grande medicina. Grave è ciò che soffro, ma mi affido all’Onnipotente. Sarei disperato per la mia mortale ferita se non trovassi un così grande medico. Grande è la misericordia e molte sono le misericordie. Dalla tua grande misericordia derivano le molte misericordie. Ottengono la misericordia del Signore coloro che hanno peccato senza saperlo; coloro che sapevano ciò che facevano ottengono non una qualsiasi misericordia ma una grande misericordia.
4 Lavami più e più dalla mia iniquità
e purificami dal mio peccato
Più e più lavami della mia ingiustizia. Che significa: più è più lavami? Significa che sono molto macchiato e non si deve disperare della tua misericordia. E del mio peccato purificami. Implora dunque la misericordia ma aspettati la giustizia. È misericordia perdonare i peccatori, è giustizia punire il peccato. E allora? Tu chiedi misericordia e il peccato resterà impunito? Ti risponda Davide, ti rispondano coloro che sono caduti, rispondano insieme con Davide per meritare misericordia come Davide e dicano: Signore non sarà impunito il mio peccato; conosco la giustizia di colui del quale imploro la misericordia. Voglio che tu non mi punisca perché da me stesso punisco il mio peccato; per questo chiedo che tu lo perdoni, perché da me lo riconosco.
5 poiché io conosco
la mia iniquità e il mio peccato davanti a me è sempre.
Perché riconosco la mie iniquità e il mio peccato è sempre dinanzi a me. Non ho gettato dietro le mie spalle ciò che ho fatto, non guardo gli altri dimenticandomi di me, non cerco di togliere la pagliuzza dall’occhio del mio fratello, mentre una trave è nel mio occhio. Il mio peccato è dinanzi a me, non dietro a me. Era infatti dietro di me quando mi fu mandato il profeta che mi propose la parabola della pecora del povero. Disse infatti a Davide il profeta Nathan: c’era un ricco che aveva molte pecore; e un povero suo vicino possedeva una sola pecorella che nutriva nel suo seno e con il suo cibo. Venne un ospite del ricco. Egli non tolse niente dal suo gregge; desiderò la pecora del suo vicino povero e quella uccise per il suo ospite. Di che cosa è degno costui? E Davide adirato proferì la sua sentenza. Chiaramente il re, che non si rendeva conto del tranello tesogli, dichiarò che il ricco era degno di morte e doveva restituire il quadruplo della pecora rubata. Condanna severissima e giustissima. Ma il suo peccato non era ancora al suo cospetto, era dietro le sue spalle ciò che aveva fatto. Non riconosceva ancora la sua iniquità e perciò non perdonava quella altrui. Ma il profeta, inviato a tale scopo, tolse il peccato da dietro la sua schiena e lo pose innanzi ai suoi occhi, affinché vedesse che aveva irrogato contro se stesso quella tanto severa sentenza.
6 Contro te solo ho peccato e
il male davanti a te ho fatto,
così che tu sia riconosciuto giusto
nelle tue parole e vinca quando sei giudicato.
Contro te solo ho peccato, io ho fatto il male davanti a te. Non era forse al cospetto degli uomini la donna altrui con cui Davide aveva commesso adulterio e di cui aveva ucciso il marito? Forse che non sapevano tutti ciò che aveva fatto Davide? Che significano le parole: contro te solo peccato e ho fatto il male davanti a te? Fratelli, è difficile capire a chi dice queste parole. Certamente parla con Dio, eppure è manifesto che Dio Padre non è giudicato. Che significa dunque: contro te solo peccato e ho fatto il male davanti a te, finché tu sia giustificato nelle tue parole e tu vinca quando sei giudicato? Vede che nel futuro il giudice deve essere giudicato, che il giusto deve essere giudicato dai peccatori e che proprio in questo vince, perché non ci sarà in lui niente da giudicare. Unico fra gli uomini, infatti, solo l’uomo Dio ha potuto dire: se avete trovato in me il peccato, ditelo. Ma forse c’era in lui qualcosa che era nascosto agli uomini ed essi non trovavano ciò che era in lui ma che non era manifesto? Altrove dice: ecco viene il principe di questo mondo, il principe della morte, che punisce con la morte i peccatori; perché è per l’invidia del diavolo che la morte è entrata nel mondo. Ecco, dice nell’approssimarsi della Passione, viene il principe di questo mondo e in me non troverà niente, nessun peccato, niente che sia degno di morte, niente che sia meritevole di condanna. E, come se qualcuno gli avesse detto: perché dunque morirai? Continua e dice: ma perché tutti sappiano che io faccio la volontà del Padre mio, alzatevi, usciamo di qui. Patisco, dice, incolpevole per i colpevoli, per fare degni della mia vita coloro per i quali senza colpa alcuna subisco la morte che ad essi compete. Orbene è a questi che non ha nessun peccato che dice ora Davide: contro te solo ho peccato e ho fatto il male davanti a te; affinché tu sia giustificato nelle tue parole e tu vinca quando sei giudicato. Perché tu vinci tutti gli uomini, tutti i giudici e colui che si crede giusto è ingiusto al tuo cospetto. Soltanto tu giustamente giudichi, tu che ingiustamente sei giudicato, che hai il potere di dare la tua vita e hai il potere di riprenderla di nuovo. È dunque mentre sei giudicato che tu vinci. Superi tutti gli uomini perché sei più degli gli uomini, perché essi per tuo mezzo sono stati fatti.
7 Ecco infatti nelle iniquità sono stato concepito
e nei peccati mi ha concepito mia madre.
Davide riassume in sé il genere umano, ha presente le catene di ognuno, considera la radice della morte, fa attenzione all’origine del male e dice: ecco che nell’ iniquità sono stato concepito. Forse che Davide era nato da un adulterio e non da Iesse, uomo giusto e dalla moglie di lui? Perché dice di essere stato concepito nell’ iniquità, se non perché deriva tale iniquità da Adamo? La stessa catena della morte si è generata insieme con l’iniquità. Nessuno nasce se non trascinando con sé la pena e traendo con sé ciò che ha meritato la pena. Anche in un altro passo il profeta dice: nessuno è puro al tuo cospetto, neppure il bambino che ha un solo giorno di vita sulla terra. Sappiamo infatti che con il battesimo di Cristo sono lavati i peccati e che il battesimo di Cristo è efficace per ottenere il perdono dei peccati. Che cosa si lava con quel battesimo, che cosa si perdona con quella remissione? Che cosa scioglie quella grazia? Scioglie la radice del peccato. Solo Cristo è nato al di fuori di questo vincolo di peccato, senza intervento dell’uomo, dalla Vergine che aveva concepito in virtù dello spirito Santo. Però gli uomini sono concepiti nell’ iniquità e sono nutriti nei peccati in seno alla madre, non perché sia peccato l’unione coniugale, ma perché ciò che si compie, si compie invero con la carne soggetta alla pena. Infatti la pena della carne è la morte e sempre alla carne è unita la condizione mortale. Per questo l’apostolo non chiamò morituro il corpo, ma morto: il corpo certamente è morto per il peccato; ma lo spirito è vita per la giustizia. In qual modo dunque può nascere senza la catena del peccato ciò che è concepito e generato dal corpo morto a causa del peccato? L’origine del peccato trascina con sé la pena dovuta. Giustamente in Adamo tutti sono morti, ma in Cristo tutti sono vivificati. Dice l’apostolo: per un solo uomo il peccato è entrato in questo mondo e per il peccato la morte e così in tutti gli uomini si è diffusa, perché in lui tutti hanno peccato.
8 Ecco, infatti hai amato la verità
le cose segrete ed occulte
della tua sapienza mi hai manifestato.
Ecco che tu hai amato la verità; e mi hai manifestato le cose incerte e occulte della tua sapienza. Hai amato la verità: hai elargito la misericordia, proprio per conservare anche la verità. Tu perdoni a chi confessa, certamente gli perdoni, ma è lui a punire se stesso; così si conserva la misericordia e la verità; la misericordia perché l’uomo è liberato, la verità perché il peccato è punito. Chi non direbbe che questa città nella quale ora siamo è stata felicemente distrutta, se tutti gli insensati, abbandonate le loro sciocchezze, corressero col cuore contrito alla Chiesa per invocare la misericordia di Dio sui loro atti trascorsi?
9 Mi aspergerai con issopo
e sarò purificato, mi laverai
e sarò fatto più bianco della neve.
Aspergimi con l’issopo e sarò mondo. Sappiamo che l’issopo è una umile erba, dotata però di poteri medicamentosi; si dice che abbia le sue radici infisse nella pietra. Perciò nel mistero è assunta a similitudine della purificazione del cuore. Non disprezzare l’erba, stai attento alla potenza del medicamento. Aspergimi con l’issopo e sarò mondo; mi laverai, cioè mi purificherai, e sarò più bianco della neve. Dice il profeta: anche se i vostri peccati fossero come porpora, come neve li sbiancherò. Con chi è purificato, Cristo prepara per sé una veste senza macchia né ruga. Infatti la sua veste sul monte, che brillò come neve candida, significava la Chiesa purificata da ogni macchia di peccato.
10 Mi farai udire gioia
e letizia, esulteranno le ossa umiliate.
Ma da dove appare l’umiltà dell’issopo? Ascolta le parole che seguono: darai al mio udito esultanza e letizia ed esulteranno le ossa umiliate. Dice: darai al mio udito esultanza e letizia; godrò udendoti, non parlando contro di te. Hai peccato, perché ti difendi? Sopporta ,ascolta, cedi alle divine parole, se non vuoi essere turbato e non vuoi essere ferito maggiormente. Il peccato è stato commesso, non difenderlo, sia espresso nella confessione, non nella difesa. Darai al mio udito esultanza e letizia. Sono più felici coloro che ascoltano di coloro che parlano. Colui che ode, che veramente ode e ode bene, ascolta umilmente, perché la gloria risiede in colui del quale ascolta ciò che ascolta. Che cosa produce tale ascolto? Esulteranno le ossa umiliate. Sono umiliate le ossa: le ossa di colui che ascolta non hanno fasto, non hanno quell’orgoglio che a fatica può vincere colui che parla.
11 Distogli il tuo volto
dai miei peccati e cancella tutte le mie iniquità.
Distogli il tuo volto dai miei peccati e cancella tutte le mie iniquità. Ormai infatti risultano umiliate le ossa, ormai sono purificato dell’issopo, ormai sono divenuto umile. Distogli il tuo volto, non da me, ma dai miei peccati. Altrove, pregando, dice: non distogliere il tuo volto da me. Colui che non vuole che il volto di Dio sia distolto da lui, vuole che sia distolto dai suoi peccati il volto di Dio.
12 Un cuore puro crea in me,
o Dio, e uno spirito retto rinnova nelle mie viscere.
Un cuore puro crea in me, o Dio, e uno spirito retto rinnova nelle mie viscere. A causa di ciò che ho commesso, dice, sia invecchiata e curvata la rettitudine del mio spirito. Dice infatti in un altro salmo: hanno curvato l’anima mia. Quando un uomo si china alle terrene concupiscenze, in un certo qual modo si curva; mentre, quando si innalza alle cose sublimi, retto diventa il suo cuore, tanto che con lui Dio è benigno. Quanto è buono, infatti, il Dio di Israele con i retti di cuore.
13 Non rigettarmi dal tuo volto
e il tuo spirito santo non togliere da me.
Distogli il tuo volto dai miei peccati e non mi scacciare del tuo volto. Invoca il volto di colui il cui volto teme. Non togliere via da me il tuo Spirito Santo. In chi confessa c’è lo Spirito Santo. Già compete al dono dello spirito Santo il fatto che ti dispiace ciò che hai compiuto. I peccati piacciono allo spirito immondo, dispiacciono allo Spirito Santo. Sebbene tu ancora stia scongiurando il perdono, tuttavia, da un altro lato, poiché ti è sgradito il male che hai commesso, sei già unito a Dio. Infatti anche a te dispiace ciò che è sgradito a lui. Non può accadere, senza il dono dello Spirito Santo, che qualcuno si adiri e si dispiaccia con sé medesimo. Non dice: dammi il tuo Spirito Santo, ma: non togliere via da me il tuo Spirito Santo.
14 Rendimi l’esultanza
della tua salvezza e confermami con lo spirito sovrano.
Rendimi la gioia della tua salvezza. Rendimi ciò che avevo, ciò che ho perduto peccando. Rendimi la gioia della tua salvezza, cioè del tuo Cristo.
15 Insegnerò agli iniqui le tue vie
e gli empi a te ritorneranno.
Nello spirito principale confermami. Perché confermami? Perché mi hai perdonato, perché sono sicuro che non mi sarà imputato ciò che mi hai donato e perciò sono sicuro e, confermato in questa grazia, non sarò ingrato.
Che farò dunque? Insegnerò agli iniqui le tue vie. Insegnerò agli iniqui, io che ero ingiusto; cioè io, che sono stato ingiusto, ma non lo sono più, perché non mi è stato tolto lo Spirito Santo e sono stato rafforzato nello spirito principale.
16 Liberami dal sangue, o Dio,
Dio della mia salvezza e la mia lingua celebrerà con
esultanza la tua giustizia.
Liberami dai sangui, o Dio, Dio della mia salvezza. Perché ha detto al plurale: dai sangui? Ha voluto intendere nei molti sangui cioè nell’origine della carne del peccato, i molti peccati. L’apostolo, guardando a tali peccati che derivano dalla corruzione della carne e del sangue, dice: la carne e il sangue non possederanno il regno di Dio. Allo stesso modo in cui si dice lingua l’espressione che per mezzo della lingua si formula, così si dice sangue l’ingiustizia che per mezzo del sangue si compie. Liberami dai sangui. Cioè liberami dalle iniquità, purificami da ogni corruzione.
17 Signore, aprirai le mie labbra
e la mia bocca annuncerà la tua lode,
Signore, aprirai e le mie labbra e la mia bocca annuncerà la tua lode. La tua lode, perché sono stato creato; la tua lode, perché peccando non sono stato abbandonato; la tua lode perché sono stato esortato a confessare; la tua lode, perché per essere nella pace sono stato purificato.
18 poiché se tu avessi voluto un
sacrificio certamente lo avrei dato:
di olocausti non ti compiacerai.
19 Sacrificio a Dio è uno spirito
afflitto, un cuore contrito ed
umiliato, Dio non lo disprezzerà.
Perché, se tu avessi voluto un sacrificio, certamente te lo avrei offerto. Davide viveva nel tempo in cui si offrivano a Dio i sacrifici degli animali immolati, ma vedeva questi tempi futuri. Forse che non ci riconosciamo in queste parole? Quei sacrifici erano figure e preannunciavano l’unico sacrificio di salvezza. Ma neppure noi siamo stati lasciati senza sacrificio da offrire a Dio. Non cercare fuori di te un animale da immolare, hai in te di che sacrificare. Sacrificio a Dio è lo spirito contrito. Dio non disprezza il cuore contrito e umiliato. Sapete che Dio è Altissimo; se tu ti innalzerai, egli si allontanerà da te; se tu ti umilierai, egli si avvicinerà te.
20 Benefica, Signore, nella tua
benevolenza Sion e siano
si edificate le mura di Gerusalemme.
Davide sembrava pregare da solo, e voi vedete qui la nostra immagine e il tipo della Chiesa. Mostrati benigno, Signore, nella tua bontà, verso Sion. Chi è Sion? È la città santa. Qual è la città santa? È La città che è posta sopra il monte e che non può restare nascosta. Sion sta contemplando, perché vede qualcosa che spera. Sion significa infatti contemplazione e Gerusalemme visione di pace. Riconoscetevi dunque in Sion e in Gerusalemme e sicuri aspettate la futura speranza se siete in pace con Dio.
21 Allora accetterai il sacrificio di giustizia, le oblazioni
e gli olocausti; allora porranno
vitelli sul tuo altare.
Allora accetterai il sacrificio di giustizia. Ora, invece, accetti sacrificio per l’iniquità, lo spirito contrito e il cuore umiliato. Allora accetterai il sacrificio di giustizia. Beati infatti coloro che abitano nella tua dimora: nei secoli dei secoli ti loderanno: questo è il sacrificio di giustizia.
Dai Padri
Gregorio Magno: introduzione al salmo 50: Davide parla per tutti gli uomini. Un potente che è stato ferito, sente che sta per morire e giace nudo con le piaghe sanguinanti. Con tutte le sue forze invoca la venuta del medico. La ferita dell’anima è il peccato. O povero ferito, riconosci il tuo medico! Mostragli le piaghe del tuo peccato. Fagli sentire il gemito del tuo cuore, perché a lui non sono nascosti i nostri segreti pensieri. Muovilo a compassione con le tue lacrime, la tua insistenza anche importuna. Che egli oda i tuoi sospiri, che il tuo dolore giunga fino al lui, perché egli possa dirti infine: il Signore ha perdonato il tuo peccato. Grida con Davide: pietà di me, o Dio, secondo la tua grande misericordia.
1 Origene: ha pietà della natura colui che ha plasmato questa natura e sa che essa è debole: questa è la misericordia. Quando Dio giustifica, chi potrà condannare? (Romani 8,31).
Eusebio: alla grande ferita dell’anima corrisponde la grande misericordia di Dio.
Cirillo Alessandrino: chiede che si riversi su di lui l’infinita misericordia divina.
Teodoreto: chi ha commesso un grande peccato ha bisogno di incontrare una grande misericordia.
Anselmo: abbi pietà, perché questo è il tempo della misericordia e nel tuo Vangelo hai detto che non sei venuto per giudicare il mondo, ma per salvarlo. La tua misericordia è molto più grande della mia miseria. La moltitudine delle tue compassioni: tante volte hai salvato i nostri padri, il tuo popolo, anche quando questo si mostrava ingrato e mormorava. Cancella il mio delitto tu che cancelli il nome degli empi e hai cancellato il mio chirografo.
2 Cirillo alessandrino ed Eusebio: sempre più lavami: dopo le purificazioni secondo la legge, il battesimo.
3 Gregorio di Nissa: la penitenza è il modo migliore per resistere al male. Teodoreto: Natan ha già detto a Davide che il suo peccato è stato perdonato, ma:… il mio peccato davanti a me è sempre.
Girolamo: se tu poni i tuoi peccati davanti a te, Dio non li porrà davanti a sé.
4 Atanasio: la più grande ingiustizia è contro Dio.
Teodoreto: il suo più grande peccato è contro Dio.
Girolamo e Agostino: perché sei l’unico senza peccato.
Gregorio Magno: Dio solo può far vendetta del peccato perché è il solo senza peccato.
Arnobio il Giovane: in primo luogo il peccato è contro Dio, poi contro le leggi del mondo.
4 I padri greci danno questa interpretazione: perdonami, per confermare la verità della tua promessa. I padri latini dicono: ho peccato, quindi il tuo giudizio è giusto.
5 Eusebio: sono stato concepito incline al peccato, nella mia carne mortale.
Girolamo, Agostino, Ruperto: è il peccato originale.
Anselmo sono stato concepito in questo peccato originale, unico e singolare secondo il quale tutti hanno peccato in Adamo, come nella pasta da cui tutti dovevano essere tratti. Ma tu hai distrutto questo peccato originale nella quale sono stato concepito.
Cirillo Alessandrino: a causa di Eva cadiamo sotto la schiavitù del peccato fin dal seno materno; e la nascita di ognuno di noi è sotto la maledizione.
Agostino: gli uomini sono concepiti nella iniquità, non perché sia peccato l’unione coniugale, ma perché ciò che si compie si compie dalla carne soggetta alla pena. La pena infatti della carne è la morte.
6 Eusebio: dico questo perché ami la verità: eccola!
Atanasio: tu che sei la verità, che ami la verità e vuoi che viviamo nella verità, ci purificherai dal peccato antico.
Cirillo Alessandrino: Dio vuole una vita sincera, conforme alla giustizia. Agire diversamente è mentire a Dio.
7 Atanasio: Mosè ha fatto l’aspersione dello issopo con del sangue: un sangue ben più prezioso ci riscatta. Il salmista invoca la redenzione per mezzo del sangue del Cristo.
Bruno di Asti: l’issopo è citato al posto del sangue, perché l’aspersione del sangue dell’agnello immolato si faceva con l’issopo. Allora mi aspergerai con issopo vuol dire giustificami per il sangue del Figlio tuo. Il profeta cita solo l’issopo e non il sangue ma, secondo il precetto del Signore, era l’aspersione del sangue che si faceva con l’issopo e il versetto non può avere altro significato.
Girolamo: più bianco della neve, per il battesimo
8 Atanasio: la gioia della risurrezione.
Cirillo Alessandrino: l’esultanza dell’ultimo giorno.
Origene, Atanasio, Cirillo Alessandrino: profezia della risurrezione.
9 Cirillo Alessandrino: non guardare i miei peccati, guarda al mio pianto.
10 Atanasio e Teodoreto: la vita nuova.
11 Teodoreto: il tuo volto è la mia guida.
Girolamo e Anselmo: lontano dal tuo volto, come Caino.
Cirillo Alessandrino: Dio disse prima del diluvio: il mio Spirito non resterà sempre nell’uomo (Genesi 6,3 ). Ma questo Spirito, che era stato dato al momento della creazione, Gesù lo ha reso quando ha alitato sugli apostoli dicendo: ricevete lo Spirito Santo (Giovanni 20,22).
Girolamo vede la Trinità in questi versetti.
Gregorio Magno: pecca contro lo Spirito Santo chi non crede alla remissione dei peccati (Genesi 4,13: la mia iniquità è troppo grande… Davide chiede di essere preservato dalla disperazione.
12 Origene: alle creature ragionevoli è dovuta in qualche modo e dunque resa, la gioia della salvezza di Dio.
Cirillo Alessandrino: i doni originari concessi al primo uomo. Con Cristo la tristezza è stata distrutta e la pena del peccato rimessa. Siamo stati infatti confermati dallo Spirito sovrano: quanti sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio (Romani 8,14).
Teodoreto: Davide ha perduto la gioia di Dio.
Gregorio Magno: la gioia del discendente che attendo: il Cristo.
Origene: chi è stato confermato nello spirito sovrano non servirà più al peccato.
Cirillo di Gerusalemme: lo Spirito sovrano è lo spirito Santo.
14 Anselmo: liberami dal sangue: né la carne né il sangue te l’hanno rivelato (Matteo 16,17); la carne e il sangue non possono ereditare il regno di Dio ( 1 Corinzi 15,50).
15 Cirillo Alessandrino: il peccato chiude la bocca.
16 Teodoreto: eco del salmo precedente.
17 Eusebio: agli spiriti retti si addice il sacrificio di lode; agli spiriti malati il sacrificio di un cuore spezzato.
Cirillo Alessandrino: un cuore indurito non può accogliere l’insegnamento divino.
18 Atanasio: Sion è la Chiesa.
Beda: manda colui che devi mandare e siano edificate le mura della città celeste.
19 Girolamo: il sacrificio che rende giusti è la tua offerta per noi al Padre. E ancora: offrirò me stesso a Dio, ostia vivente.
Salmo 51
1 per la fine, della comprensione, di Davide,
2 quando venne Doeg l’Idumeo e
avvisò Saul e disse: è venuto
Davide nella casa di Abimelech.
3 Perché si vanta della malizia chi è potente nell’iniquità?
4 Tutto il giorno la tua lingua ha tramato ingiustizia.
Come affilato rasoio hai operato inganno,
5 hai amato la malizia più della bontà, l’ingiustizia più
del parlare la giustizia pausa
6 Hai amato tutte le parole che
fanno precipitare e una lingua ingannatrice.
7 Per questo Dio ti distruggerà per sempre, ti estirperà
e ti farà emigrare dalla tenda e la tua radice
dalla terra dei viventi. pausa
8 Vedranno i giusti e temeranno
e su di lui rideranno e diranno:
9 Ecco l’uomo che non ha posto
Dio come suo aiuto,
ma ha sperato nella moltitudine delle sue ricchezze
e ha prevalso nella sua vanità!
10 Io, invece, come olivo
fruttifero, nella casa di Dio,
ho sperato nella misericordia di Dio
in eterno e nei secoli dei secoli.
11 Ti confesserò in eterno, perché hai fatto,
e attenderò il tuo nome
perché buono davanti ai tuoi santi.
Da Sacy
1 per la fine, della comprensione, di Davide,
2 quando venne Doeg l’Idumeo e
avvisò Saul e disse: è venuto
Davide nella casa di Abimelech.
3 Perché si vanta della malizia chi è potente nell’iniquità?
Il profeta indirizza tutto a un tratto il suo discorso allo stesso Doeg e gli chiede per procurargli una maggiore confusione qual motivo avesse di vantarsi; poiché non riponeva la sua gloria se non nell’esercitare la sua malizia. Se egli era potente lo era soltanto per commettere iniquità. Giova, dice un santo padre, essere potente nel bene ma è una debolezza essere potente nel male. Tutti possono distruggere una cosa che poche persone possono fabbricare. Voi vi gloriate assai di poter uccidere un uomo e in ciò nondimeno voi non fate se non quello che uno scorpione, una febbre e un fungo avvelenato possono fare alla pari di voi.
4 Tutto il giorno la tua lingua ha tramato ingiustizia.
Come affilato rasoio hai operato inganno,
La meditazione appartiene allo spirito e al cuore; ma il profeta attribuisce in una maniera figurata alla lingua ciò che è proprio dello spirito, di cui è lo strumento. Perciò servendosi il cuore di Doeg del ministero della sua lingua si proponeva tutto il giorno iniquità, come argomento della sua meditazione. Laddove il cuore del giusto è tutto intero occupato nella legge di Dio che medita giorno e notte, quello dell’iniquo è occupato tutti intero nella iniquità e la sua lingua è sempre intesa a produrre gli effetti. Sant’Ilario ci fa osservare riguardo a queste parole che si può ancora dire che la lingua del malvagio e dell’insensato medita iniquità, nel senso in cui ha detto altrove lo Spirito Santo che il cuore degli stolti è nella loro bocca cioè che essi senza consultare la ragione proferiscono temerariamente tutto ciò che viene loro sulle labbra. La similitudine di cui si serve il profeta, di un rasoio affilato è molto adatta ad esprimere la malignità di Doeg, del quale egli parla. Come un rasoio ben affilato taglia prontamente e in una maniera quasi insensibile, così la lingua di quell’impostore toglie la vita al sommo pontefice e a tutti i suoi compagni per un effetto sottilissimo del suo inganno pieno di malizia. Ciò nonostante, dice Sant’Agostino, cosa fa ordinariamente il rasoio dei malvagi rispetto ai buoni? Taglia ad essi i capelli che ci indicano la superfluità delle cose di questa vita. Quelli il cui cuore è strettamente unito a Dio, come era quello di Giobbe si lasciano tagliare tutte le cose superflue dal rasoio dei malvagi, senza mormorare e benedicono il nome del Signore anche se togliessero loro la vita che essi disprezzano in confronto alla loro eterna salvezza.
5 hai amato la malizia più della bontà, l’ingiustizia più
del parlare la giustizia pausa
6 Hai amato tutte le parole che
fanno precipitare e una lingua ingannatrice.
7 Per questo Dio ti distruggerà per sempre, ti estirperà
e ti farà emigrare dalla tenda e la tua radice
dalla terra dei viventi. pausa
Tale è la sorgente di tutti i delitti che commettono i malvagi. Producono costoro dal cattivo tesoro del loro cuore frutti di morte; i buoni al contrario producono dal buon loro tesoro frutti di vita e di grazia. La cupidigia che regna nei primi li rende ardenti per ogni sorta di mali. La carità che regna negli ultimi ispira loro un santo ardore per ogni sorta di bene. Perciò altra cosa non essendo il cuore di Doeg che un ricettacolo di malignità, ben lungi da parlare come fece Gionata figlio di Saul per la giustificazione di Davide, non proferì al contrario che parole d’iniquità contro il sommo pontefice attribuendo a uno spirito di ribellione quello che egli aveva fatto in maniera innocente. Le sue parole che non tendevano che a far precipitare e a rovinare furono in effetti la ragione della rovina del sommo pontefice e dello sterminio di tutta la città. Come dice Giacomo, la lingua anche se è un piccolo strumento produce i mali più grandi e rinchiude in se stessa tutta l’iniquità. Queste parole potevano essere anche una profezia riguardo alla persona di Doeg e la giustissima vendetta che doveva piombare sopra di lui e soprattutto alla sua famiglia, che alla fine fu sterminata, come egli aveva sterminato tutta quella del sommo pontefice.
8 Vedranno i giusti e temeranno
e su di lui rideranno e diranno:
9 Ecco l’uomo che non ha posto
Dio come suo aiuto,
ma ha sperato nella moltitudine delle sue ricchezze
e ha prevalso nella sua vanità!
I giusti rimangono inorriditi dal castigo dei malvagi. Sono vivamente colpiti dall’esempio altrui che è per essi una ragione di timore. Ma la loro fede nel tempo stesso li ricrea e facendo ad essi conoscere la bella sorte che hanno di essere sottoposti al Signore, ridono della sciocca vanità di un uomo che ha voluto confidare nelle proprie forze e nei propri tesori invece di sperare nella bontà divina.
10 Io, invece, come olivo
fruttifero, nella casa di Dio,
ho sperato nella misericordia di Dio
in eterno e nei secoli dei secoli.
Davide parla dell’empio Doeg e in generale di tutti gli empi come di un albero sterile maledetto la cui radice sarà strappata dalla terra dei viventi. Si paragona ora egli stesso a un ulivo, ed alla mansuetudine in opposizione al furore pieno di rabbia di quell’uccisore dei sacerdoti di Dio e a un ulivo fruttifero che resterà eternamente nella casa del Signore. Doeg e tutti coloro che imitano l’empietà di costui, saranno cacciati dalla loro dimora, poiché hanno voluto rimanere sotto le tende dei peccatori piuttosto che essere piccoli ed umiliati con Davide nella casa di Dio. In questo modo lo Spirito Santo faceva parlare il profeta nel tempo stesso in cui si vedeva lontano dal Santo tabernacolo. Doeg al contrario godeva pacificamente dell’impunità del suo delitto. La speranza di Davide non era riposta come quella dello scellerato Doeg su tesori caduchi e in un potere vano e passeggero ma riposava tutta nella misericordia dall’Onnipotente. Dice Sant’Ilario che le opere di giustizia non bastano a far meritare la perfetta beatitudine in cui si spera se la divina misericordia non ricopre la moltitudine delle debolezze e delle colpe della umana fragilità.
11 Ti confesserò in eterno, perché hai fatto,
e attenderò il tuo nome
Il principale argomento delle lodi date dal profeta Dio non è tanto la punizione dell’empio Doeg, la quale era già presente agli occhi della sua fede, quanto la grande misericordia da lui stesso ricevuta per cui non può mai saziarsi di ringraziarlo quando considera il severo trattamento di chi non ha voluto tutto sperare in questa divina misericordia. Davide per quanta sicurezza avesse ricevuto da Dio di regnare sopra Israele in qualsiasi lotta contro i suoi nemici, ha sempre aspettato il soccorso da Dio senza volerlo prevenire con le sue impazienze nè con alcun mezzo che sembrava essergli presentato da Dio stesso. Operava egli in questo modo perché i santi sui pari gustano un’ammirabile dolcezza nell’attesa del divino aiuto in cui solo hanno riposto la loro speranza.
Da Agostino
1 per la fine, della comprensione, di Davide,
2 quando venne Doeg l’Idumeo e
avvisò Saul e disse: è venuto
Davide nella casa di Abimelech.
Il titolo del salmo reca: Per la fine, dell’ intelligenza di Davide, quando venne l’Idumeo Doeg e annunciò a Saul: David è andato in casa di Abimelec. Leggiamo invece che Davide era andato in casa di Achimelec. Può darsi che questo titolo sia stato alterato, come possiamo ben ritenere data la somiglianza dei due nomi e dato che la differenza consiste in una sola sillaba o meglio in una sola lettera. In effetti stando ai codici che abbiamo consultato, nel nostro salmo abbiamo trovato più spesso Abimelech che Achimelec. Altrove però si trova un caso più vistoso: quello di un salmo che presenta non una variante nel nome, ma proprio un nome diverso. In detto salmo ci si riferisce a Davide quando mutò il suo volto dinanzi al re Achis (non dinanzi al re Abimelec) e poté sfuggirlo e andarsene. Eppure il titolo del salmo è così scritto: quando mutò il suo volto al cospetto di Abimelech.
3 Perché si vanta della malizia chi è potente nell’iniquità?
Perché si gloria nella malvagità il potente? Più precisamente: perché si gloria colui che è potente nella malvagità? Conviene essere potenti, ma nella bontà, non nella malizia.
4 Tutto il giorno la tua lingua ha tramato ingiustizia.
Come affilato rasoio hai operato inganno,
Nella iniquità tutto il giorno la tua lingua ha tramato ingiustizia. Nella iniquità tutto il giorno: cioè per tutto il tempo, senza mai stancarsi, senza intervallo, senza pausa. Anche quando non commetti l’ingiustizia, la trami; per cui, anche quando l’azione malvagia è assente dalle tue mani, non è assente dal tuo cuore. Tu o fai il male, oppure, quando non puoi farlo, lo dici, cioè maledici; e quando neppure questo puoi, desideri e pensi il male. Per tutto il giorno dunque: cioè senza smettere mai. Come rasoio affilato hai compiuto l’inganno. Ecco che cosa fanno i malvagi ai santi: radono loro i capelli. E che cosa farà il rasoio di Doeg all’uomo che in questa terra pensa al regno dei cieli e che in questo regno è destinato a vivere, che ha Dio con sé e che resterà in eterno insieme con Dio? Che cosa farà quel rasoio? Gli raderà i capelli, lo renderà calvo. E questo gioverà a metterlo in relazione con Cristo, il quale fu appunto crocifisso nel luogo del calvario. Affili dunque Doeg la sua lingua come un rasoio, prepari l’inganno con tutto l’acume che può: ci toglierà i beni superflui e temporali, mai però quelli necessari ed eterni.
5 hai amato la malizia più della bontà, l’ingiustizia più
del parlare la giustizia pausa
Hai amato la malizia più della bontà. Dinanzi a te era la bontà: quella avresti dovuto amare. Non dovevi pagare per ottenerla, né dovevi intraprendere una lunga navigazione per procurarti l’oggetto del tuo amore. Stanno dinanzi a te la bontà e l’iniquità: confrontale e scegli. Ma forse tu hai occhi che vedono la malizia e non hai occhi per vedere la bontà. Guai a chi ha il cuore iniquo!
6 Hai amato tutte le parole che
fanno precipitare e una lingua ingannatrice.
Hai amato ogni parola di affondamento. Liberati dunque, se puoi, dallo sprofondare. Vuoi scampare al naufragio e ti aggrappi al piombo? Se non vuoi essere sommerso abbraccia la tavola, lasciati portare dal legno. Ti sia condottiero la croce. Hai amato ogni parola che porta a sprofondare, la lingua ingannatrice. La lingua ingannatrice precede le parole che portano a sprofondare. Queste la seguono. Che cos’è una lingua ingannatrice? La lingua ingannatrice è dispensatrice di menzogna e di essa si servono coloro che una cosa hanno nel cuore e un’altra manifestano con le parole. Ma in costoro come c’è sovvertimento, così ci sarà anche sprofondamento.
7 Per questo Dio ti distruggerà per sempre, ti estirperà
e ti farà emigrare dalla tenda e la tua radice
dalla terra dei viventi. Pausa
Per questo Dio ti distruggerà alla fine, anche se ora tu sembri verdeggiare come erba nel campo prima che sopraggiunga la calura del sole. Perché ogni essere di carne è erba e lo splendore dell’uomo è come il fiore dell’erba: l’erba inaridisce e il fiore cade; ma le parole del Signore restano in eterno. Ecco a che cosa devi aggrapparti: a ciò che resta in eterno.
8 Vedranno i giusti e temeranno
e su di lui rideranno e diranno:
E i giusti vedranno e avranno timore e su di lui rideranno. Quando avranno timore? Quando rideranno? Comprendiamo e distinguiamo questi due tempi, nei quali si debba temere e rallegrarsi con profitto . Finché siamo in questo mondo, non è tempo di ridere, se non vogliamo piangere dopo. Noi leggiamo che cosa è riserbato per la fine a questo Doeg. Lo leggiamo e, poiché comprendiamo e crediamo, mentre lo vediamo ne abbiamo timore. Proprio questo è detto: i giusti vedranno e avranno timore. Perché abbiamo timore quando vediamo ciò che alla fine accadrà ai malvagi? L’Apostolo ha detto: nel timore e nel tremore operate la vostra salvezza. E in un salmo è ancora detto: servite il Signore nel timore e inneggiate a lui con tremore. Perché nel timore? Perché chi crede di stare in piedi, stia attento a non cadere. Perché con tremore? Perché altrove l’apostolo dice: fratelli se un uomo incorrerà in qualche colpa voi che siete spirituali correggetelo in spirito di dolcezza. Bada però a te stesso, affinché non abbia a essere tentato anche tu. Orbene, coloro che ora sono giusti e che vivono nella fede quando considerano quello che accadrà a questo Doeg hanno da temere per se stessi: perché sanno che cosa sono oggi, ma non sanno che cosa saranno domani. Non presumere troppo di te stesso e se sei buono, se non ami la malizia più della bontà, datti da fare, per quanto puoi, al fine di correggere e condurre sulla retta via l’uomo che erra e cammina nella via del male. Quando invece sarà venuto il tempo del giudizio, non vi sarà più posto per la correzione; ci sarà solo la dannazione. Orbene, di che cosa la scrittura accusa Doeg? Non dice: ecco l’uomo che fu ricco, ma: ecco l’uomo che non ha eletto Dio come suo protettore, ma ha sperato nella moltitudine delle sue ricchezze. Non perché abbia posseduto ricchezze, ma perchè non ha sperato in Dio è condannato, è punito è strappato dalla sua tenda, come la polvere che il vento spazza dalla faccia della terra. Per questo la sua radice è divelta dalla terra dei viventi.
9 Ecco l’uomo che non ha posto
Dio come suo aiuto,
ma ha sperato nella moltitudine delle sue ricchezze
e ha prevalso nella sua vanità!
10 Io, invece, come olivo
fruttifero, nella casa di Dio,
ho sperato nella misericordia di Dio
in eterno e nei secoli dei secoli.
Fu dunque riprovato colui che sperava nella moltitudine delle sue ricchezze e nella sua vanità agì da prepotente. Cosa c’è infatti di più vacuo di colui che crede il denaro superiore in pregio a Dio stesso? Ascolta ora l’altra categoria di uomini. Io invece, sono come olivo fruttifero nella casa di Dio, ho sperato nella misericordia di Dio. Forse solo per il tempo presente si deve confidare nella misericordia di Dio? Infatti anche da questo lato talvolta gli uomini sbagliano. Confidano in Dio solo per ottenere beni temporali. È Dio sicuramente che dà questi beni, ma non vuole essere amato in vista di tali cose. Occorre sperare in lui in eterno e nei secoli dei secoli. Dopo aver detto: in eterno, ripete il concetto aggiungendo: nei secoli dei secoli, onde ribadire con tale ripetizione, come egli sia radicato nell’amore del regno dei cieli e nella speranza dell’eterna felicità.
11 Ti confesserò in eterno, perché hai fatto,
e attenderò il tuo nome
Ti loderò per sempre perché così hai fatto. Che cosa hai fatto? Hai dannato Doeg, hai incoronato David. Grande lode riconoscere che tu l’hai fatto! Che cosa hai fatto, se non quelle cose che sono state dette prima e per le quali io, come olivo fruttifero nella casa di Dio, spero nella misericordia del Signore in eterno e nei secoli dei secoli? E vivrò nell’attesa del tuo nome, perché è delizioso. È amaro il mondo, mentre il tuo nome è dolce. E se nel mondo ci sono cose dolci, tuttavia è con amarezza che si digeriscono. Il tuo nome supera ogni cosa, non soltanto in grandezza, ma anche in soavità. Vivrò nell’attesa del tuo nome, perché è delizioso al cospetto dei tuoi santi. È dolce il tuo nome, ma non al cospetto degli empi. Io so quanto sia dolce, ma per coloro che lo hanno gustato.
Dai Padri
1 Origene: si vanta come di un colpo ben riuscito.
Eusebio: è fiero come qualcuno che ha fatto un colpo ben riuscito; abitudini che si oppongono puntualmente a quelle del peccatore che fa penitenza.
Girolamo: questa rampogna è rivolta al diavolo o ad Adamo e ai giudei.
Gregorio Magno: Satana introduce il male nello spirito, vede, lo accumula, lo perfeziona e prende come compagni di supplizio quelli che ha resi perfetti nel male.
Ruperto: questo rimprovero è rivolto all’anticristo.
Origene: si contrappone al giusto, che merita tutto il giorno la legge del Signore.
3 Ilario: gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce (Giovanni 3,19).
4 Teodoreto: parole di ribellione.
5 Girolamo: il diavolo e Adamo si sono sradicati; ogni peccatore si sradica.
6 Ilario: necessità del timore, anche per i giusti.
Agostino: i giusti rideranno quando l’iniquità sarà passata, quando il Cristo apparirà e noi con lui nella grazia.
Eusebio: nella casa di Dio sono come un albero sempreverde, mentre il potente è sradicato.
Cirillo di Gerusalemme: ormai vuoi essere trapiantato tra gli ulivi mistici dall’olivo selvatico, vuoi essere innestato sull’ olivo fruttifero. Che tutti noi possiamo pronunciare queste parole del salmo: io invece come olivo fruttifero… È proprio di Dio piantare e innaffiare, a te portare frutto.
9: attesa di Cristo. E ancora: chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvo.
Agostino: è il nome che è buono e dolce: gustate e vedete quanto è buono il Signore (Salmo 33,8).
salmo 52
1 per la fine, su Melech
della comprensione, di Davide
Ha detto l’ insensato nel suo cuore: non c’è Dio.
2 Si sono corrotti e sono diventati
abominevoli nelle iniquità.
Non c’è chi faccia il bene.
3 Dio ha guardato dal cielo sui figli degli uomini
per vedere se c’è chi comprende o chi cerca Dio.
4 Tutti hanno deviato,
insieme si sono fatti inutili,
non c’è chi faccia il bene, non c’è neppure uno.
5 Non conosceranno tutti gli operatori di iniquità,
che divorano il popolo mio come alimento di pane?
6 Non hanno invocato Dio.
Trepideranno di paura là dove non c’è stata paura,
perché Dio ha disperso
le ossa di quelli che piacciono agli uomini:
sono rimasti confusi perché Dio li ha disprezzati.
7 Chi darà da Sion la salvezza ad Israele?
Nel tempo in cui il Signore
ha mutato la prigionia del suo
popolo, esulterà Giacobbe e gioirà Israele.
Da Sacy
Essendo il presente salmo lo stesso del 13º, che già si è spiegato, ci fermiamo a questo versetto che è diverso.
6 Non hanno invocato Dio.
Trepideranno di paura là dove non c’è stata paura,
perché Dio ha disperso
le ossa di quelli che piacciono agli uomini:
sono rimasti confusi perché Dio li ha disprezzati.
7 Chi darà da Sion la salvezza ad Israele?
Nel tempo in cui il Signore
ha mutato la prigionia del suo
popolo, esulterà Giacobbe e gioirà Israele.
C’è, secondo i santi, una maniera del tutto legittima di piacere agli uomini. Questo fa dire a San Paolo che bisogna guardarsi con ogni cura per non dare alcuna occasione di scandalo né ai giudei, né ai gentili, né alla chiesa di Dio, così come egli stesso insegnava. Bisogna piacere a tutti in ogni cosa cercando soltanto di acquistare la salute per molti. Quando in questo modo ci studiamo di piacere agli uomini ci studiamo di piacere a Dio stesso, poiché lo facciamo soltanto per amor suo. Ma c’è un’altra maniera di piacere agli uomini la quale è condannata dal profeta in questo luogo allorché egli dice che Dio ha spezzato le forze di coloro che si studiano di piacere ad essi. È quella che viene anche condannata dall’Apostolo allorché egli dice ai Galati che se egli volesse piacere agli uomini non sarebbe servo di Gesù Cristo. Questa è la vile compiacenza che nasce dalla cupidigia e dall’amore proprio, che fa sempre temere di offendere coloro da cui si spera qualche profitto temporale. Dio, che è la fortezza del cristiano allorché questi spera soltanto in lui, infrange le forze di tutti gli adulatori e li rende più deboli delle canne, perché non sperano se non negli uomini e cadono alla fine in un’estrema confusione poiché trascurano di invocare Dio e di ricorrere a Lui. Allo stesso modo Dio non ha per loro se non disprezzo. Scelga dunque l’uomo il partito che reputa migliore. Non può egli piacere al tempo stesso a Dio e al mondo. Se piace ai mondani e spera in loro, il Signore spezzerà le sue forze e lo svergognerà col massimo disprezzo. Se vuole invece piacere al Signore, tornerà finalmente a sua gloria la confusione che riceverà dalla parte del mondo. Appoggiandosi al suo braccio divino confonderà anche lui tutti i suoi nemici.
Da Agostino
1 per la fine, su Melech
della comprensione, di Davide
Il titolo del salmo reca: Per la fine, per Maelet, per l’intelligenza, per Davide stesso. Per Maelet, come abbiamo trovato nella traduzione dei nomi ebraici, sembra significare: “per colei che partorisce”, oppure “per colei che è nei dolori”. I fedeli sanno chi in questo mondo partorisce e soffre, perché essi traggono origine proprio da tali dolori. È Cristo che qui in terra partorisce, è Cristo che qui soffre. Il capo è lassù in alto, ma le membra sono quaggiù. E, se non partorisse né soffrisse, non potrebbe dire: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? Colui che partoriva allorché San Paolo perseguitava, quello stesso fece sì che anche Paolo, una volta convertito, partorisse. Infatti, dopo essere stato illuminato e dopo essere diventato uno di quei membri che aveva perseguitato, diceva, impregnato ormai della loro stessa carità: Figli miei, per i quali continuo a soffrire le doglie del parto, finché Cristo non sia formato in voi. Questo salmo si canta, dunque per i membri di Cristo, per il suo corpo che è la Chiesa, per quel solo uomo, cioè per quell’unità, il cui Capo è in alto. Ascolta, dunque, chi sono coloro in mezzo ai quali noi partoriamo, gemiamo, supposto che noi siamo nel corpo di Cristo, che viviamo sotto il suo capo e che siamo annoverati fra le sue membra.
Ha detto l’ insensato nel suo cuore: non c’è Dio.
Ha detto lo stolto in cuore suo: Dio non c’è. Tale è la stirpe degli uomini in mezzo ai quali soffre e geme il corpo di Cristo. Ma se effettivamente questa è la categoria degli uomini ad opera dei quali soffriamo i dolori del parto, essi sono pochi. Secondo il nostro giudizio, sono anzi pochissimi; ed è difficile imbattersi in un uomo che dica in cuore suo: Dio non c’è. E proprio perché sono pochi, non hanno il coraggio di parlare in questo modo in mezzo ai molti; quindi dicono in cuore loro ciò che non osano dire con la bocca. Ma, forse, se prendiamo il testo in un senso alquanto diverso, potremo incontrare in molti ciò che pensavamo essere solamente in pochi e rari individui. Si facciano avanti coloro che vivono nel male! Guardiamo attentamente le azioni dei perversi, dei facinorosi, degli scellerati, dei quali certamente grande è la moltitudine. Questa folla di uomini è tanto grande che il corpo di Cristo posto in mezzo ad essi a malapena osa protestare contro ciò che in nessun modo gli è consentito di accettare; anzi stima gran cosa per sé, se riesce a conservare l’integrità dell’innocenza e a non fare ciò che ormai per abitudine non osa biasimare. Che se lo biasima, più facilmente gli toccherà udire la protesta e il reclamo elevati da coloro che vivono male che non la libera voce di coloro che vivono bene. Ecco chi sono coloro che praticamente dicono in cuore loro: Dio non c’è. Essi ritengono che vi sia un Dio, ma un Dio a cui piaccia la loro condotta. Il salmo però non dice: qualcuno ritiene, ma: ha detto lo stolto in cuore suo: Dio non c’è. Ma se da uomo intelligente osservi che è lo stolto a dire in cuore suo: Dio non c’è e se fai attenzione e con intelligenza soppesi per ogni verso la cosa, ti rendi conto che chi ritiene che piacciono a Dio le cattive azioni dell’uomo, non lo ritiene veramente Dio. Poiché, se è Dio, è giusto; se è giusto, l’ingiustizia non può essergli gradita e l’iniquità dovrà per forza dispiacergli. Orbene tu, credendo che a lui piaccia l’iniquità, neghi che egli sia Dio. Quando tu dici: Dio favorisce le mie scelleratezze, non fai altro che dire: Dio non c’è.
2 Si sono corrotti e sono diventati
abominevoli nelle iniquità.
Non c’è chi faccia il bene.
Possiamo intendere il nostro testo anche in riferimento a Cristo, nostro Signore e nostro capo. Quando egli infatti apparve sulla terra in forma di servo, coloro che lo crocifissero dichiararono: non è Dio. Dal momento che era Figlio di Dio, era certamente Dio. Ma che cosa dissero coloro che si erano guastati ed erano divenuti abominevoli; non è Dio. Uccidiamolo! Non è Dio. Nel libro della Sapienza trovi le parole di costoro; ma osserva prima la corruzione che fa dire ad essi in cuore loro: non è Dio. Infatti dopo aver premesso il versetto: ha detto lo stolto in cuore suo: non è Dio, quasi andando in cerca delle cause per le quali questo stolto abbia potuto pronunziarsi così, il salmo prosegue: si sono guastati e sono divenuti abominevoli nelle loro ingiustizie. Ascolta questi corrotti. Essi, infatti, così parlarono tra loro, pensando iniquamente. La corruzione comincia dalla malafede; da qui si passa ai costumi depravati, per arrivare poi alla più violenta ingiustizia. Tale è la scala che, in genere, si percorre. Che cosa dissero dunque tra sé pensando malamente? Poca cosa e sommersa dal tedio è la nostra vita. Da questa errata convinzione procede ciò che anche l’Apostolo notava: mangiamo e beviamo, perché domani moriremo. Ma nel libro della Sapienza è più ampiamente descritta tale lussuria: coroniamoci di rose, prima che marciscano; lasciamo ovunque i segni della nostra baldoria. E dopo questa più ampia descrizione della lussuria, che cosa leggiamo? Uccidiamo il povero giusto; il che significa dire: non è Dio. Sembravano dolci le loro parole mentre dicevano: coroniamoci di rose prima che marciscano. Che cosa c’è di più delicato? Che cosa di più tenero? Ti aspetteresti, dopo questa tenerezza, la croce, le spade? Non stupirti! Sono tenere anche le radici delle spine; se le tocchi non sei punto, ma da esse nasce ciò che ti pungerà. Orbene questi sono divenuti corrotti e abominevoli nelle loro ingiustizie. Ha detto lo stolto in cuore suo: non è Dio. Se è il Figlio di Dio scenda dalla croce. Questo significa dire apertamente: non è Dio.
3 Dio ha guardato dal cielo sui figli degli uomini
per vedere se c’è chi comprende o chi cerca Dio.
Dio dal cielo ha guardato sopra i figli degli uomini, per vedere se c’è chi comprenda e ricerchi Dio. Che significa: si sono guastati e sono divenuti abominevoli tutti costoro che affermano: non c’è Dio. Ma come? Non sapeva Dio che costoro erano divenuti tali; o non è vero piuttosto, che il loro segreto pensiero non si sarebbe manifestato a noi, se egli non lo avesse rivelato? Se dunque lo conosceva, se lo sapeva, perché si dice ora che egli ha guardato dal cielo sopra i figli degli uomini per vedere se c’è chi comprenda e ricerchi Dio? Vale infatti per uno che ricerca e non per uno che già conosce. E, come se avesse trovato ciò che cercava nella sua investigazione, guardando dal cielo dichiara: tutti hanno fuorviato, tutti sono diventati vanità; non c’è chi faccia il bene, non ce n’è neppure uno. Sorgono qui due questioni piuttosto difficili. Se Dio guarda dal cielo per vedere se c’è qualcuno che lo comprenda e lo ricerchi, subentra nella persona ignorante il pensiero che Dio non conosca tutto. Questa è la prima questione. Qual è l’altra? Se non c’è chi fa il bene, se non ce n’è neppure uno, chi sarà colui che soffre le doglie del parto in mezzo ai malvagi? E, come se avesse trovato ciò che cercava nella sua investigazione, guardando dal cielo dichiara: tutti hanno fuorviato, tutti sono diventati vanità; non c’è chi faccia il bene, non ce n’è neppure uno. La prima questione si risolve osservando che spessissimo la Scrittura si esprime come se fosse Dio a fare ciò che fa la creatura per un dono di Dio. Ad esempio: tu usi compassione a un povero. Siccome lo fai per un dono di Dio, si dice che è Dio ad avere misericordia. Quando riconosci quale sia il tuo stato, tu lo riconosci per una illuminazione divina. E allora quando sei in grado di affermare: tu, o Signore, darai luce alla mia lampada: o Dio mio tu illuminerai le mie tenebre: è Dio che in certo qual modo conosce ciò che tu hai conosciuto per suo dono e per suo intervento. Nello stesso senso vanno intese queste parole: Dio del cielo ha guardato sopra i figli degli uomini per vedere se c’è chi comprenda e cerchi Dio. Egli ci assista e ci conceda di poter comunicare a voi quei concetti che egli stesso ha deposto nel nostro cuore. Dice l’Apostolo: noi abbiamo ricevuto non lo spirito di questo mondo, ma lo spirito che è da Dio, affinché sappiamo riconoscere le cose che da Dio ci sono state donate. Orbene con questo spirito, grazie al quale conosciamo i doni che Dio ci ha concesso, siamo in grado di discernere tra noi e coloro che non hanno ricevuto tali doni. Noi conosciamo gli altri facendo dei riferimenti con noi stessi. Questo nostro discernimento procede dallo Spirito di Dio e in quanto noi vediamo tutto questo mediante lo spirito di Dio, diciamo che Dio vede: proprio perché è Dio che fa in modo che noi possiamo vedere. Per questo è stato anche scritto: lo Spirito scruta ogni cosa, anche la profondità di Dio. Non perché colui che tutto sa debba ancora scrutare, ma perché a te è stato donato lo Spirito che ti consente di scrutare. Ciò che tu fai per suo dono si dice che è lui a farlo in quanto senza di lui tu non saresti in grado di farlo. Ecco dunque in che senso si dice che Dio agisce quando invece sei tu ad agire. Ma perché sta scritto: dal cielo, se sono gli uomini a fare ciò? Lo dice l’Apostolo: la nostra vita è nei cieli. Con che cosa infatti cerchi tu di vedere? Di che cosa disponi per riuscire a comprendere? Non è forse col cuore che tu vedi? Se tutto questo lo fai con cuore, esamina, o cristiano, se hai in alto il cuore. Se hai il cuore in alto, dal cielo guardi verso la terra. E, poiché fai tutto questo grazie al dono di Dio, Dio del cielo guarda sopra i figli degli uomini. Per quanto era in noi, ci pare che la prima questione sia stata risolta.
4 Tutti hanno deviato,
insieme si sono fatti inutili,
non c’è chi faccia il bene, non c’è neppure uno.
Che cosa constatiamo noi osservando? Che cosa constata Dio quando si pone a osservare? Che cosa ha da conoscere, dal momento che egli tutto dona? Ascolta che cosa. Tutti hanno fuorviato, tutti sono ormai vanità: non c’è chi faccia il bene, non ce né neppure uno. Qual è dunque la seconda questione, se non quella di cui poco fa ho parlato? Se non c’è chi faccia il bene, se non ce n’è neppure uno, non resta nessuno che gema tra i malvagi. Aspetta, dice il Signore; non rispondere in modo affrettato. Ho concesso agli uomini di operare il bene, ma, insisto, ciò per dono mio non per le loro capacità. Da se stessi infatti, non sono buoni e quando fanno il male sono figli degli uomini; quando fanno il bene sono figli miei. Dio ha trasformato i figli degli uomini in figli di Dio avendo reso il Figlio di Dio figlio dell’uomo. Osservate di quale partecipazione si tratta. Ci è stata promessa la partecipazione alla divinità. E avrebbe potuto mentire chi ha fatto tale promessa, se egli per primo non si fosse reso partecipe della condizione mortale? Ma il Figlio di Dio si è fatto partecipe della mortalità, finché l’uomo mortale divenisse partecipe della divinità. Togli dunque ciò per cui gli uomini sono figli di Dio e resterà soltanto ciò per cui essi sono figli degli uomini. Non c’è chi faccia il bene, non ce n’è neppure uno.
5 Non conosceranno tutti gli operatori di iniquità,
che divorano il popolo mio come alimento di pane?
Non lo sapranno, forse, tutti coloro che operano ingiustizia, che divorano il mio popolo come pane? Non lo sapranno forse? Forse non sarà loro mostrato? Il tuo popolo, infatti, è divorato come pane. È dunque il popolo di Dio che è divorato. Sicuramente non c’è chi faccia il bene, non ce n’è neppure uno. La risposta è secondo la norma che abbiamo già visto. Ma questo popolo che è divorato, questo popolo che geme e partorisce in mezzo ai cattivi, è formato da figli degli uomini, divenuti ora figli di Dio. La risposta viene da colui che parla per chi partorisce, e minaccia coloro che divorano, dicendo: non lo sapranno, forse, tutti coloro che operano ingiustizia? Infatti anche colui che vedeva il ladro gli si univa e si metteva dalla parte degli adulteri, colui che, stando seduto, sparlava contro il suo fratello e contro il figlio di sua madre e gettava scandalo, diceva in cuore suo: Dio non c’è. Per questo, però, ecco la risposta che riceve: tutto questo hai fatto e io ho taciuto; e tu hai pensato iniquamente che io fossi simile a te; cioè, che io non fossi Dio, in quanto sarei stato somigliante a te. Ma che cosa segue? Ti rimprovererò e ti collocherò in faccia a te stesso. Dio non mancherà di dimostrare agli empi la loro iniquità. Allora tutti quelli che ora non vogliono sapere, sapranno. Non sapranno forse tutti coloro che operano ingiustizia, che divorano il mio popolo come pane? Perché aggiunge il salmo: come pane? Essi mangiano il mio popolo come pane. Delle varie cose di cui ci nutriamo, ora ne mangiamo una, ora l’altra: non sempre mangiamo la stessa specie di legumi, lo stesso tipo di carne o di frutta, ma sempre mangiamo il pane. Che significano dunque le parole: divorano il mio popolo come pane? Significa che senza tregua, senza pause, divorano coloro che divorano il mio popolo, come pane.
6 Non hanno invocato Dio.
Trepideranno di paura là dove non c’è stata paura,
perché Dio ha disperso
le ossa di quelli che piacciono agli uomini:
sono rimasti confusi perché Dio li ha disprezzati.
7 Chi darà da Sion la salvezza ad Israele?
Nel tempo in cui il Signore
ha mutato la prigionia del suo
popolo, esulterà Giacobbe e gioirà Israele.
Consola chi geme, perché questi, imitando i cattivi non cominci a provare gusto nel diventare cattivo anche lui. Ciò che ti è stato promesso ti verrà dato. La speranza degli iniqui è circoscritta al tempo presente, la tua è nel futuro; la loro è incerta, la tua è sicura; la loro è falsa, la tua verace. Essi non hanno invocato Dio. Ma costoro, mi chiederete, non pregano forse Dio ogni giorno? No, non pregano Dio. Prestate attenzione! Cercherò di spiegarvelo con l’aiuto di Dio stesso. Dio vuole un culto disinteressato, un amore gratuito, cioè un amore puro. Non vuole essere amato perché dà qualcosa diverso da lui, ma perché dà se medesimo. Chi invoca Dio per diventare ricco, non invoca Dio: invoca ciò che desidera che venga da lui. Coloro che invocano Dio per ottenere vantaggi temporali, per avere i beni della terra, per la vita presente e per la loro felicità in questo mondo, non invocano Dio. E quindi, cosa segue a proposito di costoro? Hanno tramato di paura per ciò che non era da temere. C’è forse da temere per la perdita delle ricchezze? Non vi è ragione di temere, eppure si teme. Vi è da temere, invece, di fronte alla perdita della saggezza, ma al contrario tale perdita non spaventa. I martiri non solo non si appropriarono del denaro altrui, ma disprezzarono tutto per non perdere la loro fede; e poco fu per loro perdere il denaro quando furono inviati in esilio. Persero anche la vita quando furono perseguitati. Persero la vita per ritrovarla nella vita eterna. Che ti resta dunque da fare? Che cosa ti resta, se non confessare che hai voluto possedere e possedendo male, hai perduto? Cristo, cioè colui del quale essi avevano detto: non è Dio, preferì essere sgradito a uomini siffatti. Preferì essere sgradito ai figli degli uomini, non ai figli di Dio. Per questo le ossa di quelli sono state disperse, mentre nessuno spezzò le ossa di lui. Sono stati confusi, perché Dio li ha disprezzati. Dio dunque li ha umiliati, ma proprio umiliandoli li ha invitati a convertirsi. Riconoscano ora Cristo e dicano che è Dio colui che avevano detto non essere Dio. Ritornino all’eredità paterna, all’eredità di Abramo, di Isacco di Giacobbe. Entrino con essi in possesso della vita eterna dopo aver perduto la vita terrena. Ma tutto questo in che modo? Diventando da figli degli uomini, figli di Dio. Infatti finché staranno fermi e rifiuteranno quel ritorno, non c’è chi faccia il bene, non ce n’è neppure uno; sono rimasti confusi perché Dio li ha disprezzati. E, come volgendosi ad essi, dice: Chi darà da Sion la salvezza a Israele? O stolti! Chi è colui che beffate, insultate, schiaffeggiate, coprite di sputi, coronato di spine, sollevate sulla croce? Non forse colui del quale avete detto: non è Dio. Capace di rovesciare la prigionia del suo popolo non c’è altri se non colui che ha voluto essere prigioniero nelle vostre mani. Ma chi riuscirà a capire tutto questo? Esulterà Giacobbe e si rallegrerà Israele. Colui che è veramente Giacobbe e colui che è veramente Israele, questi esulterà, perché potrà conoscere.
Dai Padri
1 Eusebio: questo salmo come il salmo 13 contiene la profezia della salvezza mediante la venuta del Signore, che molti desiderano vedere.
Agostino: è stato detto del Cristo: non è Dio.
Girolamo: i giudei hanno detto del Cristo: non è Figlio di Dio (Giovanni 10,33).
Ilario: la causa per cui si rinnega Dio è la corruzione: che cosa chiede da te il Signore? (Deuteronomio 10,12). Che tu comprenda la sua giustizia.
Origene: in questa vita non si può scorgere che l’ombra del bene (Ebrei 10,1).
2 Girolamo: Dio si curva sui figli degli uomini per scegliere i suoi, così come aveva fatto con i patriarchi.
3 Ilario: si oppone alla interpretazione di alcuni che vorrebbero leggere eccetto uno. Interpreta neppure uno, ma aggiunge che Dio è indulgente con chi ha buona volontà e cade per debolezza.
Beda riporta le due esegesi: neppure uno o eccetto uno, il Cristo.
4 Eusebio: coloro che divorano il popolo potrebbero essere i cattivi pastori di Isaia 9,12 che divorano Israele a piena bocca.
Agostino: come si mangia il pane, cioè come cibo quotidiano.
Beda non si occupano di Dio, non si occupano che delle cose della terra e temono sempre di perdere i beni di questo mondo; invece non bisogna temere né la perdita dei beni temporali e neppure quella del corpo: non temete coloro che uccidono il corpo (Matteo 10,28).
5 Ruperto: Erode ha fatto uccidere gli innocenti perché temeva mentre non c’era nulla da temere.
Ilario cita Galati 1,10: se cercassi di piacere agli uomini e aggiunge: custodisce tutte le ossa dei giusti (Salmo 33,20). Il Signore agisce in modo contrario con gli empi. Molti che riposano nella polvere della terra… si risveglieranno per la confusione che sempre vedranno con sé (Daniele 12,2).
6 Origene: La salvezza viene da Sion.
Eusebio: parla come chi si trova in un naufragio: chi ci salverà? Il genere umano non potrà liberarsi dal male che con la venuta del Salvatore di Dio che ci annunciano le Scritture e del quale dicono: date di giorno in giorno il buon annuncio della sua salvezza (salmo 95,2).
Ilario: unica speranza dell’umanità nel corso dei secoli è il Salvatore che viene da Sion. La parola del Signore uscirà da Gerusalemme. Questa parola del Signore si è fatta carne.
Eusebio: è il giorno in cui Cristo legge Isaia nella sinagoga: mi ha mandato ad annunciare la liberazione ai prigionieri (Luca 4,19).
Girolamo: la schiavitù è quella delle passioni e del cammino lontano dal Signore: è per questo che Paolo sente il bisogno di essere liberato dal suo corpo di morte. La vera liberazione sarà nel giorno del giudizio.
Cirillo Alessandrino: profezia trionfale della consumazione dei secoli e della pienezza della Chiesa.
Ilario: Giacobbe: sono le genti che, per la fede, precedono il popolo ebreo e si appropriano della benedizione. Israele: le stesse genti, rigenerata dal battesimo, vedono Dio.
Gregorio di Nissa: salmo sulla vittoria del Cristo.
Salmo 53
1 Per la fine, tra gli inni, della comprensione, di Davide,
2 quando vennero gli Zifei
e dissero a Saul: non è forse
Davide nascosto presso di noi?
3 O Dio, nel tuo nome
salvami e nella tua potenza giudicami.
4 O Dio, esaudisci la mia preghiera
Con le orecchie afferra le parole della mia bocca,
5 perché stranieri si sono alzati contro di me
e dei violenti hanno cercato l’anima
mia, non hanno posto Dio davanti a loro. Pausa
6 Ecco, infatti, Dio mi aiuta.
Il Signore è il difensore dell’anima mia.
7 Ritorcerà il male sui miei nemici,
nella tua verità disperdili.
8 Di mia volontà ti offrirò sacrifici,
confesserò il tuo nome, Signore, perché è buono.
9 perché da ogni tribolazione mi hai liberato
e il mio occhio ha guardato dall’alto
sopra i miei nemici.
Da Sacy
1 Per la fine, tra gli inni, della comprensione, di Davide,
2 quando vennero gli Zifei
e dissero a Saul: non è forse
Davide nascosto presso di noi?
3 O Dio, nel tuo nome
salvami e nella tua potenza giudicami.
4 O Dio, esaudisci la mia preghiera
Con le orecchie afferra le parole della mia bocca,
Davide non vedeva allora alcun soccorso dalla parte degli uomini; ma il pericolo stesso in cui si trovava lo rendeva tanto più degno della assistenza divina quanto più era egli allora derelitto e in un rischio più imminente. Il nome di Dio e la maestà di Dio sono quella sovrana potenza che egli invoca immediatamente e a cui ricorre per essere difeso contro il suo persecutore. Le sole armi adatte a salvarlo in una così grande calamità erano l’umiliazione e la preghiera. Per la qual cosa tutta l’inquietudine da lui dimostrata è per rendersi degno di essere ascoltato e esaudito.
5 perché stranieri si sono alzati contro di me
e dei violenti hanno cercato l’anima
mia, non hanno posto Dio davanti a loro. Pausa
Gli stranieri di cui parla Davide erano quelli di Zif che lo trattavano come egli fosse straniero rispetto a loro, denunciandolo al suo nemico. Per i violenti o potenti, intende Saul stesso, i suoi ufficiali e i suoi soldati che in confronto a Davide potevano chiamarsi i forti e i potenti della terra, ma che non erano se non fiacchezza e meschinità al confronto del protettore di Davide. Questi non si consideravano potenti se non perché non si proponevano Dio davanti ai loro occhi e non considerando chi fosse colui che aveva scelto Davide per innalzarlo sul trono di Israele, si immaginavano perciò di potersi opporre alla sua onnipotente volontà.
6 Ecco, infatti, Dio mi aiuta.
Il Signore è il difensore dell’anima mia.
Davide si sente confermato in un istante nella sicurezza del soccorso divino e lo Spirito Santo che in lui pregava, come dice Paolo, con gemiti ineffabili, gli fa conoscere che è stata esaudita la sua preghiera e che il Signore lo assisterà come lo ha già assistito in tanti altri pericoli.
7 Ritorcerà il male sui miei nemici,
nella tua verità disperdili.
Signore, tu farai ricadere sopra i miei nemici il male con cui vogliono opprimermi e tu li disperderai secondo le regole della tua verità e della tua giustizia, ovvero secondo la verità della tua parola e delle tue promesse. Non si potrebbe tutto questo attribuire a Davide, poiché egli non era che l’organo dello Spirito Santo, il quale dichiarava per bocca sua le grandi sciagure che preparava la sua giustizia a coloro che si opponevano ai suoi adorabili ordini perseguitando chi era stato scelto da lui.
8 Di mia volontà ti offrirò sacrifici,
confesserò il tuo nome, Signore, perché è buono.
9 perché da ogni tribolazione mi hai liberato
e il mio occhio ha guardato dall’alto
sopra i miei nemici.
O che Davide avesse già saputo che Saul si era ritirato, o che la virtù della sua preghiera l’avesse assicurato dell’aiuto di Dio, egli promette di offrirgli un sacrificio di gratitudine e di rendere i suoi omaggi al santo e adorabile suo nome da lui considerato come una sorgente di misericordia e di bontà. Affinché un tale sacrificio riuscisse grato al Signore dichiara che l’offrirà come un frutto della sua volontà e del suo cuore. Riguardo a questo un grande Santo fa osservare che il sacrificio del cristiano, per essere puro, deve nascere da un cuore disinteressato che loda Dio non per i vantaggi che si lusinga di ottenere, ma perché niente è più grande né più amabile di Dio stesso .
Da Agostino
1 Per la fine, tra gli inni, della comprensione, di Davide,
2 quando vennero gli Zifei
e dissero a Saul: non è forse
Davide nascosto presso di noi?
“Il titolo di questo salmo è piuttosto lungo; ma, a ben comprenderlo, reca un frutto copioso. E siccome il salmo è breve, potremo trattenerci a discuterne il titolo. Dal titolo, infatti dipende il senso di ogni versetto che si canta. Quando uno capisce che cosa è inciso sul frontone di una casa, entra sicuro e non si smarrirà quando sarà entrato, poiché già sulla porta è indicato come comportarsi per non sbagliare una volta entrati nell'interno. Dice, dunque, il titolo del salmo: Per la fine; negli inni; intelligenza, per David stesso, quando vennero gli Zifei e dissero a Saul: Non è, forse, David nascosto presso di noi? Sappiamo perfettamente che Saul perseguitava quel sant'uomo di David; sappiamo che Saul raffigura allegoricamente quel regno temporale che dice relazione non con la vita ma con la morte. David stesso raffigura Cristo, o meglio il corpo di Cristo. Chi sono, allora, gli Zifei? Zif era un villaggio, i cui abitanti erano gli Zifei e nella loro regione si era nascosto David quando Saul voleva trovarlo e ucciderlo. Orbene questi Zifei, quando vennero a conoscenza di ciò, lo denunziarono al re che lo perseguitava e dissero: Non è, forse, David nascosto presso, di noi? Tale denunzia non arrecò loro alcun giovamento né portò alcun danno a David. Da essa risulta chiaro, senza dubbio, che il loro animo era malevolo, ma Saul neppure dopo la loro denunzia poté catturare David. David, invece, quando gli fu data l'occasione di uccidere Saul, incontrandolo indifeso in una grotta di quella regione, lo risparmiò e non fece ciò che facilmente avrebbe potuto : esattamente il contrario di Saul, il quale cercava di fare ciò che non poteva. Quanto agli Zifei, vedano pure altri chi fossero costoro; noi cerchiamo di vedere qual sorta di persone ci descriva il salmo, prendendo lo spunto da loro.
Se ci chiediamo che cosa significhi la parola Zifei, troviamo che significa “fiorenti”. Questi ignoti “fiorenti” erano, dunque, nemici del santo Davide: fiorenti nemici di uno che stava nascosto. Chi sono dunque questi fiorenti Zifei se non la stirpe di quel Doeg idumeo, del quale è detto: ecco l’uomo che non ha posto in Dio la sua fiducia, ma ha sperato nella moltitudine delle sue ricchezze e si è inorgoglito nella sua vanità. Sono questi i fiorenti figli del secolo che nel Vangelo avete udito essere, nella loro stirpe, più astuti dei figli della luce .
3 O Dio, nel tuo nome
salvami e nella tua potenza giudicami.
Dio, salvami nel tuo nome e giudicami con la tua potenza. Dica questo la Chiesa, mentre è nascosta in mezzo agli Zifei. Questo dica il corpo dei cristiani, che tiene celata la bontà dei suoi costumi e in segreto spera la ricompensa dei suoi meriti. Dica: Dio, nel tuo nome salvami e nella tua potenza giudicami. Sei venuto, o Cristo: sei apparso umile, sei stato disprezzato, flagellato, crocifisso, ucciso; ma nel terzo, giorno sei risorto, nel quarantesimo giorno sei asceso in cielo, siedi alla destra del Padre e nessuno ti vede più. Di lassù hai mandato il tuo Spirito, ricevuto da quanti ne erano degni: i quali, colmi del tuo amore, annunziarono alle nazioni per tutto il mondo la grandezza delle tue stesse umiliazioni. Vedo il tuo nome giganteggiare al di sopra degli uomini, ma tu ci fosti annunziato come un uomo debole. Anche il Dottore delle genti diceva di non voler sapere in mezzo a noi altro che Gesù Cristo e questi crocifisso : affinché scegliessimo la sua ignominia piuttosto che la gloria dei fiorenti Zifei. Che significa: giudicami? Significa separami dagli Zifei in mezzo ai quali sono nascosto .
4 O Dio, esaudisci la mia preghiera
Con le orecchie afferra le parole della mia bocca,
O Dio, esaudisci la mia preghiera; ascolta le parole della mia bocca.
Giunga a te la mia preghiera, che guizza come saetta dal desiderio che nutro per i tuoi beni eterni. Io la innalzo al tuo orecchio: aiutala, affinché ti raggiunga e non venga meno a metà della sua corsa, né ricada a terra o vada perduta. Anche se per ora non mi vedo arrivare i beni che chiedo, sono tranquillo, perché so che verranno più tardi”
5 perché stranieri si sono alzati contro di me
e dei violenti hanno cercato l’anima
mia, non hanno posto Dio davanti a loro. Pausa
Quali stranieri? Non era forse David giudeo della tribù di Giuda? Ma anche il villaggio di Zif, che apparteneva alla tribù di Giuda, era territorio giudaico. In che senso, dunque, erano stranieri? Non per la città, non per la tribù, non per la parentela, ma per il loro " fiorire ". Vuoi conoscere questi stranieri? In un altro salmo sono detti figli stranieri quei tali la cui bocca dice delle cose insulse e la cui destra è destra d'ingiustizia. E descrive poi il fiore - i costumi - di questi Zifei: I loro figli sono come piante novelle, gagliarde nella loro giovinezza; le loro figlie sono agghindate e adorne a somiglianza del tempio; le loro dispense, piene, traboccanti di questo e di quello; le loro pecore sono feconde, moltiplicano i loro parti; i loro bovi son grassi; non c'è breccia nel muro che cinge le loro dimore, non c'è passaggio; nessun grido nelle loro piazze. Sono davvero figli stranieri! Ma tu che dici, tu che sei nascosto in mezzo agli Zifei? Beato il popolo il cui Dio è il Signore . Da questo sentimento nasce la preghiera rivolta al Signore: Ascolta le parole della mia bocca, perché gli stranieri si sono levati contro di me”
“E i potenti hanno attentato alla mia vita”. Miei fratelli, coloro che ripongono speranza nei beni della terra, tutti d'accordo hanno trovato un nuovo sistema per far scomparire la stirpe dei santi e di quanti non sperano nelle cose di questo mondo. Oh! certamente le due categorie di persone nascono insieme e vivono insieme, ma sono terribilmente in contrasto tra di loro: l'una pone la speranza soltanto nelle cose del mondo e nella felicità temporale; l'altra, invece, pone con fermezza la sua speranza nel Signore Dio suo”
“Tutti i santi sono aiutati da Dio, ma nell'intimo, dove nessuno vede. Come la cattiva coscienza è una grande tortura per gli empi, così la buona coscienza è la grande gioia dei giusti. Dice l'Apostolo: Questa è la nostra gloria: la testimonianza della buona coscienza”
6 Ecco, infatti, Dio mi aiuta.
Il Signore è il difensore dell’anima mia.
7 Ritorcerà il male sui miei nemici,
nella tua verità disperdili.
Fa' ricadere il male sui miei nemici. Essi fioriscono della felicità del mondo, ma periranno per la potenza di Dio. E non come fioriscono, così periranno: fioriscono infatti, per breve tempo, ma periranno in eterno; fioriscono per dei beni falsi, periranno in mezzo a tormenti veri”
Perché dice spontaneamente? Perché gratuitamente amo colui che lodo. Lodo Dio e mi allieto nella stessa lode. Mi rallegro lodandolo; non arrossisco, per averlo lodato… È con un atto della volontà che lo si loda; come lo si ama in virtù della carità. Sia, dunque, amato e lodato gratuitamente. Che significa " gratuitamente "? Significa amarlo e lodarlo per se stesso, non per qualcosa di estraneo a lui. Se lodi Dio affinché egli ti dia qualcos'altro, non ami più gratuitamente Dio”.
8 Di mia volontà ti offrirò sacrifici,
confesserò il tuo nome, Signore, perché è buono.
È questo, o fratelli, ciò che anche voi dovete realizzare nel vostro animo. Innalzate i vostri cuori! Acuite lo sguardo del vostro spirito, e imparate ad amare gratuitamente Dio e a disprezzare il mondo presente. Imparate a offrire spontaneamente a Dio il sacrificio della lode, affinché, trascendendo il fiore dell'erba, possiate guardare al di sopra dei vostri nemici”.
9 perché da ogni tribolazione mi hai liberato
e il mio occhio ha guardato dall’alto
sopra i miei nemici.
È questo, o fratelli, ciò che anche voi dovete realizzare nel vostro animo. Innalzate i vostri cuori! Acuite lo sguardo del vostro spirito, e imparate ad amare gratuitamente Dio e a disprezzare il mondo presente. Imparate a offrire spontaneamente a Dio il sacrificio della lode, affinché, trascendendo il fiore dell'erba, possiate guardare al di sopra dei vostri nemici.
Dai Padri
1 Origene: nei primi tre versetti il salmista supplica Dio; poi vede giungere l’aiuto: promette un sacrificio volontario e rende grazie.
Eusebio: Davide chiede di essere esaudito solo nel nome di Dio. Questo nome ha una potenza paragonabile a quella degli incantesimi sui serpenti velenosi.
Teodoreto: come facevano gli apostoli: nel nome di Gesù Cristo, alzati e cammina (Atti 3,6).
Ilario: tutto il salmo è detto dal Cristo: vi si sente Cristo che parla come uomo e che soffre come uomo. È la preghiera di Gesù che ha assunto la forma di schiavo.
Gerolamo: il Cristo mostra qui l’infermità della carne.
Ilario cita 2 Corinzi 13,4: vive per la potenza di Dio: e Filippesi 2,9: gli ha dato il nome che è sopra ogni nome. Il Cristo chiede che gli siano restituiti il suo nome e la sua potenza. Questo non è un modo di pregare proprio dell’uomo: solo colui che non ha commesso peccato prega con questa certezza.
3 Eusebio: Davide espone la sua causa in poche parole, perché Dio la conosce. Facciamo nostra questa supplica per esserne ammaestrati: infatti quanti vogliono vivere piamente in Cristo, saranno sempre perseguitati (2 Timoteo 3,12).
Ilario: è la natura umana del Cristo che esprime tutti questi lamenti.
Origene: poiché questi genti, che sono così forti, non hanno posto Dio davanti a loro, disperdili: basta la tua verità per fare questo.
Teodoreto: ignorano la tua provvidenza.
4 Teodoreto: grida di gioia, poiché vede Dio che viene in suo aiuto.
Girolamo: il Padre prende con sè il Cristo, e il Cristo prende con sè la Chiesa.
5 Ilario: non hanno posto Dio davanti a loro: Dio rinfaccerà loro, apertamente, il male che hanno fatto.
Origene: la verità è il Cristo.
Ilario: La verità di Dio è il Cristo.
Beda: ponili nella tua verità e convertili.
6 Eusebio: Davide era nel deserto e non poteva offrire che la sua volontà; sapeva che Dio, da quel momento, voleva il sacrificio spirituale: ti offro la mia volontà e il mio rendimento di grazie, come vittime.
Gregorio di Nissa: il sacrificio volontario è il desiderio di avvicinarsi a Dio.
Ilario: il Cristo si è sottomesso volontariamente alla passione.
Girolamo: il Cristo sacerdote e vittima si è offerto al Padre, perché lo ha voluto.
Cassiodoro: offrire la purezza della buona volontà è offrire un sacrificio volontario al Signore. Offrano un sacrificio volontario al Signore quanti non cessano di rendere grazie tra le sofferenze, come il santo Giobbe.
Beda: ti offrirò il sacrificio di lode con carità perfetta.
Origene: all’inizio il salmista si appellava al nome di Dio; ora che è stato esaudito, confessa questo nome.
Salmo 54
Per la fine, tra gli inni, della comprensione, di Davide.
2 Ascolta o Dio la mia
preghiera e non disprezzare la mia supplica.
3 Volgiti a me ed esaudiscimi.
Sono stato contristato nella mia
prova e sono stato sconvolto
4 dalla voce del nemico e dal tormento del peccatore.
poiché hanno rovesciato su di me
l’iniquità e con ira mi erano avversi.
5 Il mio cuore è sconvolto dentro di
me e un terrore di morte è caduto su di me.
6 Timore e tremore è venuto
su di me e la tenebra mi ha avvolto
7 E ho detto: chi mi darà
ali come di colomba e volerò e troverò riposo.
8 Ecco mi sono allontanato
fuggendo e sono rimasto nel deserto pausa
9 Aspettavo chi mi ha salvato
dall’abbattimento di spirito e dalla tempesta.
10 Falli cadere, Signore, dividi le loro lingue
perché ho visto iniquità e contraddizione nella città:
11 giorno e notte farà il giro sulle sue mura,
e iniquità e travaglio in mezzo ad essa
12 e ingiustizia e non è venuto
meno dalle sue piazze l’usura e la frode.
13 Poiché se un nemico mi avesse
insultato, certamente l’avrei
sopportato e se chi mi odiava
avesse detto cose gravi
contro di me forse mi sarei da lui nascosto
14 ma tu uomo unanime,
mia guida e mio conoscente
15 che stando con me prendevi dolci cibi;
nella casa di Dio abbiamo camminato in accordo.
16 Venga la morte su di loro e scendano nell’inferno
vivi, perché malvagità sono nelle loro abitazioni, in mezzo a loro.
17 Ma io ho gridato a Dio e il Signore mi salverà.
18 A sera, al mattino e a mezzogiorno racconterò e
annuncerò ed esaudirà la mia voce.
19 Redimerà nella pace l’anima mia
da quelli che a me si avvicinano
poiché fra molti erano con me.
20 Dio esaudirà e li umilierà,
lui che è prima dei secoli. pausa
Non c’è infatti per loro riscatto e non hanno temuto Dio,
21 ha steso la sua mano
nel retribuire: hanno profanato la sua alleanza.
22 Sono stati divisi dall’ira del suo volto
e si è avvicinato il cuore di quello.
Le sue parole sono state fatte più molli dell’olio,
eppure esse sono saette.
23 Getta sul Signore il tuo affanno
ed egli ti nutrirà, non lascerà in eterno che il
giusto vacilli .
24 Ma tu o Dio li farai
discendere nel pozzo della morte:
gli uomini di sangue e di frode
non giungeranno alla metà dei loro
giorni. Io invece spererò in te, Signore.
Da Sacy
Per la fine, tra gli inni, della comprensione, di Davide.
2 Ascolta o Dio la mia
preghiera e non disprezzare la mia supplica.
3 Volgiti a me ed esaudiscimi.
Sono stato contristato nella mia
prova e sono stato sconvolto
4 dalla voce del nemico e dal tormento del peccatore.
poiché hanno rovesciato su di me
l’iniquità e con ira mi erano avversi.
Sono queste, dice Sant’Agostino, le parole di un uomo che si trova agitato ed angustiato da qualche grande tribolazione. Tale fu la triste situazione del re Davide quando egli vide suo figlio e tutto il suo regno ribellarsi contro di lui. Non dissimile parimenti fu lo stato in cui Gesù Cristo figlio di Davide volle ridursi per un eccesso della sua carità verso gli uomini, quando coloro stessi che egli aveva colmato di benefici cospirarono per farlo morire. In questo medesimo stato si ritrovano sempre i discepoli dell’umiltà e della mansuetudine di Gesù Cristo, allorché provano le varie persecuzioni dei nemici invisibili e visibili della loro salute.
5 Il mio cuore è sconvolto dentro di
me e un terrore di morte è caduto su di me.
6 Timore e tremore è venuto
su di me e la tenebra mi ha avvolto
7 E ho detto: chi mi darà
ali come di colomba e volerò e troverò riposo.
Si fa certamente fatica a mettere d’accordo l’angoscia, il timore, lo spavento e il tremore di cui parla Davide in questo luogo con lo straordinario coraggio che si era sempre in lui manifestato. Ma essendo stata la ribellione di Assalonne un effetto della divina giustizia che si serviva della rea volontà di un figlio snaturato per castigare l’eccesso del padre verso Uria e verso la sua consorte, lo spavento così forte che agiva sulla mente e sul cuore di Davide, era un flagello con cui egli umiliava sotto la sua destra onnipotente colui che aveva osato offenderlo in una maniera così colpevole. Davide sospira le ali della colomba per poter volare e riposarsi. Egli si paragona non ad un aquila ma alla colomba che non ha fiele. Ma dove desidera egli indirizzare il suo volo? In un luogo ove egli possa avere riposo. E quale poteva essere per Davide questo luogo di riposo se non quello che egli aveva unicamente nel cuore e di cui diceva che l’unica cosa da lui chiesta a Dio era di poter rimanere eternamente nella sua casa?
8 Ecco mi sono allontanato
fuggendo e sono rimasto nel deserto pausa
9 Aspettavo chi mi ha salvato
dall’abbattimento di spirito e dalla tempesta.
Queste parole si verificano letteralmente di Davide, che fuggendo da suo figlio, si ritirò nel deserto dove aspettava con fede e con umile sottomissione il soccorso divino. Egli congiunge due cose insieme che fanno maggiormente conoscere il gran bisogno che aveva dell’assistenza di Dio. Da una parte esprime la timidezza e l’abbattimento del suo spirito e dall’altra la tempesta che si era eccitata contro di lui.
10 Falli cadere, Signore, dividi le loro lingue
perché ho visto iniquità e contraddizione nella città:
11 giorno e notte farà il giro sulle sue mura,
e iniquità e travaglio in mezzo ad essa
12 e ingiustizia e non è venuto
meno dalle sue piazze l’usura e la frode.
Nella città di Gerusalemme si erano manifestati i primi segni della cospirazione, quando Assalonne screditando il governo di suo padre istigava ognuno ad abbracciare il suo partito. Per questo Davide predicendo la rovina di tutti i ribelli ne spiega la ragione: rappresenta la città di Gerusalemme tutta piena di iniquità e di risse, o che per queste risse intenda la ribellione che li aveva sollevati contro il loro legittimo re o le discordie di qualunque sorta. Egli aggiunge, servendosi di una espressione poetica e figurata, che l’iniquità in sembianza di una guardia assai forte era sopra le mura e le circondava giorno e notte. Questo idioma dello Spirito Santo può indicarci ciò che ci fa intendere Gesù Cristo, allorché dice che il forte armato, cioè il demonio, custodisce la sua piazza con vigilanza.
13 Poiché se un nemico mi avesse
insultato, certamente l’avrei
sopportato e se chi mi odiava
avesse detto cose gravi
contro di me forse mi sarei da lui nascosto
14 ma tu uomo unanime,
mia guida e mio conoscente
15 che stando con me prendevi dolci cibi;
nella casa di Dio abbiamo camminato in accordo.
La pazienza di Davide fu messa a dura prova quando Achitosef di cui ora egli parla, l’abbandonò per andare ad unirsi coi ribelli. Egli fino a quel giorno era stato onorato della sua più intima confidenza, essendo capo del suo consiglio, seduto a mensa con lui e indivisibile compagno al suo fianco nei vari esercizi dello stato e della religione. Perciò il rompere tutto ad un tratto i vincoli sacrosanti di una amicizia così stretta , tradire un sovrano così pieno di bontà e l’applicarsi alla sua rovina per fomentare e proteggere la ribellione di un figlio, questo fu il colmo dell’afflizione per l’animo di Davide.
16 Venga la morte su di loro e scendano nell’inferno
vivi, perché malvagità sono nelle loro abitazioni, in mezzo a loro.
17 Ma io ho gridato a Dio e il Signore mi salverà.
Davide che era il capo ed il principe legittimo del popolo di Dio era l’immagine di Gesù Cristo, capo e principe della Chiesa. Assalonne e tutti quelli del suo partito che si ribellarono contro Davide erano figura di quei figli di Dio che essendo nella chiesa mediante la fede nel battesimo si separarono da essa per lo scisma.
18 A sera, al mattino e a mezzogiorno racconterò e
annuncerò ed esaudirà la mia voce.
19 Redimerà nella pace l’anima mia
da quelli che a me si avvicinano
poiché fra molti erano con me.
20 Dio esaudirà e li umilierà,
lui che è prima dei secoli. pausa
Non c’è infatti per loro riscatto e non hanno temuto Dio,
21 ha steso la sua mano
nel retribuire: hanno profanato la sua alleanza.
Davide predice nello stesso tempo sia la morte funesta dei suoi nemici, sia il salutare soccorso che aspettava dal Signore. Rappresenta questa salvezza quasi debba essere l’effetto delle sue esclamazioni a Dio e delle sue preghiere quantunque fossero già un effetto della sua assistenza le stesse preghiere e le stesse esclamazioni, poiché nessuno esclama e nessuno prega come conviene per essere esaudito se non è stato ispirato da colui che nel cuore dell’uomo è il principio di tutti i santi gemiti ascoltati ed esauditi da Dio.
Ricordando il profeta la sera, la mattina e il mezzogiorno, voleva indicare l’uso che si praticava allora e che si è praticato anche da noi di pregare Dio principalmente in questi tre tempi che comprendono tutto lo spazio della giornata. Se egli comincia alla sera, la ragione è forse che le preghiere delle feste solenni dei giudei avevano inizio dalla sera del giorno precedente.
22 Sono stati divisi dall’ira del suo volto
e si è avvicinato il cuore di quello.
Parlando della collera di Dio egli la chiama collera del suo volto per accennare forse alla sua giustizia che scoppierà all’improvviso contro i malvagi allorché compariranno alla sua presenza. Per quel che dice il profeta che il suo cuore si è approssimato, alcuni l’intendono ancora di Dio, il cui cuore si avvicina per punire in loro severamente quello che vi è di più nascosto nei ripostigli della loro malizia.
Le sue parole sono state fatte più molli dell’olio,
eppure esse sono saette.
Non c’è cosa più dolce e nel tempo stesso più mortale e più penetrante delle parole di un falso amico. Achitofel, il migliore amico di Davide in apparenza, dà contro di lui un consiglio di morte. Giuda uno degli apostoli di Gesù Cristo e l’economo della sua casa lo consegna ai suoi nemici con un bacio.
23 Getta sul Signore il tuo affanno
ed egli ti nutrirà, non lascerà in eterno che il
giusto vacilli .
Poiché Davide ha rappresentato tutta la malizia dei suoi nemici e i lacci da loro tesi per la sua perdizione, si indirizza egli alla fine a tutti gli uomini e dà a loro il consiglio che aveva preso per se stesso: di rimettere nel Signore tutte le loro inquietudini e di avere più fiducia nella sua bontà che timore dei loro nemici. Prendetelo, dice egli, per vostra guida; fate dipendere dalla sua provvidenza l’esito delle vostre cose. Quantunque egli permetta che voi siate agitati per qualche tempo dalle varie afflizioni e tentazioni di questa vita non permetterà però che quelli che veramente sono giusti della sua giustizia siano per sempre agitati. La bonaccia succederà alla tempesta, la pace al conflitto, l’allegrezza alla mestizia.
24 Ma tu o Dio li farai
discendere nel pozzo della morte:
gli uomini di sangue e di frode
non giungeranno alla metà dei loro
giorni. Io invece spererò in te, Signore.
Coloro che si affaticano per mettere in affanno il giusto, non pensano che la vita nella quale camminano li conduce inevitabilmente alla propria perdizione. Il profeta dice che Dio li conduce e li precipita nel pozzo e nell’abisso dove periranno eternamente. Quello che egli aggiunge che i sanguinari e gli ingannatori non giungeranno alla metà dei loro giorni non si deve prendere a rigore come se questi uomini morissero tutti di una morte anticipata. È anche vero però che Dio permette che gli uomini violenti cadano in avversità, ove lasciano la vita molto più presto di quanto avrebbero fatto secondo l’ordinario corso della natura.
Da Agostino
Per la fine, tra gli inni, della comprensione, di Davide.
Dice il titolo di questo salmo: per la fine, negli inni, intelligenza, per Davide stesso. Diremo solo brevemente quale sia la fine. Fine della legge è Cristo, a giustificazione di ogni credente. La nostra intenzione sia quindi rivolta alla fine: si diriga a Cristo. Perché è chiamato fine? Perché qualunque cosa facciamo, la riferiamo a lui; e quando a lui saremo giunti, non avremo più altro da cercare. Si chiama, però, fine la consumazione e si chiama fine la perfezione. Un senso hanno le parole: è finito il cibo che si stava mangiando; e un altro le parole è finita la veste che si stava tessendo. In ambedue i casi sentiamo “è finito”, ma il cibo è finito in quanto non c’è più, la veste è finita in quanto è compiuta. La nostra fine, pertanto, deve essere quella che ci rende perfetti e la nostra perfezione è Cristo. In lui raggiungiamo la perfezione perché siamo le membra di lui che è il capo. Egli è detto “fine della legge “ perché al di fuori di lui nessuno diviene perfetto nella legge. Quando dunque ascoltate nei salmi: per la fine, non pensate alla fine che consuma ma al fine che perfeziona. Che significano le parole: intelligenza, per Davide stesso? Era David, come sappiamo, un santo profeta, il re di Israele, il figlio di Iesse; ma poiché dalla sua discendenza secondo la carne è venuto, per la nostra salvezza il Signore Gesù Cristo, spesso il suo nome è usato per indicare Cristo stesso. Anzi l’una persona rappresenta l’altra, in forza del rapporto di origine che esiste fra la carne di Cristo e Davide. Cristo, infatti, per un verso è figlio di Davide, come per un altro è Signore di Davide. È figlio di Davide secondo la carne; è Signore di Davide secondo la divinità. Poiché Cristo tutto intero è corpo e capo quando sentiamo le parole: intelligenza, per Davide stesso, dobbiamo intendere che anche noi siamo inclusi in David.
Negli inni: significa nelle lodi. Sia quando siamo nelle tribolazioni e nelle angustie, sia quando ci rallegriamo ed esultiamo, dobbiamo lodare Dio, perché egli mediante la tribolazione ci forma, come attraverso la gioia ci consola. La lode di Dio non deve mai allontanarsi dal cuore e dalla bocca del cristiano, il quale, anziché lodare il Signore nella prosperità e maledirlo nelle avversità, si comporterà come ordina un altro salmo: benedirò il Signore in ogni tempo, la sua lode sarà sempre sulla mia bocca. Nella gioia riconosci il Padre che ti accarezza; nella sofferenza riconosci il Padre che ti corregge. Sia che accarezzi, sia che corregga, egli educa colui al quale prepara l’eredità.
2 Ascolta o Dio la mia
preghiera e non disprezzare la mia supplica.
3 Volgiti a me ed esaudiscimi.
Esaudisci, o Dio, la mia supplica, e non disprezzare la mia preghiera; porgimi l'orecchio ed esaudiscimi. Sono queste le parole di uno che si affanna, che è preoccupato e si trova in mezzo alle tribolazioni. Prega nei suoi molti e gravi tormenti, e desidera essere liberato dal male. Sentiamo quale sia questo suo male. Quando avrà cominciato a parlarne, riconosceremo che nelle sue sofferenze ci siamo anche noi, e così, sapendo di partecipare alla sua tribolazione, ci uniremo alla sua preghiera. Sono rattristato nella mia prova e sono turbato. In che cosa è rattristato? In che cosa è turbato? Nella mia prova, dice. Parla di uomini malvagi le cui persecuzioni egli subisce e chiama sua prova il doverli sopportare.
Sono stato contristato nella mia
prova e sono stato sconvolto
4 dalla voce del nemico e dal tormento del peccatore.
poiché hanno rovesciato su di me
l’iniquità e con ira mi erano avversi.
Perché dunque prega costui in mezzo ai malvagi, dalle cui ostilità è messo alla prova? Che cosa dice? Sono rattristato nella mia prova e sono turbato. Egli ha esteso il suo amore sino ai nemici, ma, a un certo momento, è colto da sgomento per le troppe inimicizie. Davide si accorge che comincia ormai ad entrargli in cuore una riprovevole insinuazione diabolica che lo spinge all’odio contro i suoi nemici. Quando il cristiano si trova in tale situazione non deve lasciarsi prendere dall’odio nè alla leggera reagire contro colui che gli fa del male. Deve volgersi alla preghiera per non perdere l’amore. Il nemico raddoppia le offese in terra e tu i tesori in cielo. È con questo amore infatti che tu vinci il demonio. Se ami colui che ti perseguita apertamente è sconfitto colui che ti odia in segreto.
5 Il mio cuore è sconvolto dentro di
me e un terrore di morte è caduto su di me.
Il salmista, sconvolto e rattristato, pregava, quasi che il suo occhio fosse turbato dall’ira. E l’ira contro il fratello, se è inveterata, è ormai un odio. L’ira disturba l’occhio, l’odio lo spegne. Il nostro autore, turbato e rattristato, pregava, mentre stava combattendo contro tutte le ingiurie dei suoi offensori. Non pregava per sopraffarli restituendo loro l’ingiuria, ma per riuscire a non odiare alcuno di loro. L’amore è la nostra vita; e, se l’amore è vita, l’odio è morte.
6 Timore e tremore è venuto
su di me e la tenebra mi ha avvolto
7 E ho detto: chi mi darà
ali come di colomba e volerò e troverò riposo.
Paura e tremito sono venuti su di me e le tenebre mi hanno avvolto. Chi odia il suo fratello è avvolto dalle tenebre. Difatti, se l’amore è luce, l’odio è tenebra. Cosa dice nell’impotenza che sperimenta nella prova che lo turba? Chi mi darà le ali come colomba? E volerò e mi riposerò. Bramava la morte, oppure desiderava la solitudine. Vorrei andarmene per non restare qui e non aggiungere peccati a peccati, ma sono debole. Rimarrei volentieri segregato dal genere umano in modo che la mia ferita non riceva colpi su colpi e, una volta guarito, possa riprendere la battaglia. Le ali legate costituiscono un fardello. Dice: chi mi darà le ali come colomba? E volerò e mi riposerò. La colomba cerca di allontanarsi da chi le reca molestia, ma non perde l’amore. Si cita, infatti, la colomba come simbolo dell’amore e si apprezza il suo tubare. Nessuno è tanto amico del gemito quanto la colomba. Geme giorno e notte come se si trovasse in un luogo dove non c’è altro da fare che gemere. Voglia il cielo che io mi possa riposare in qualche luogo in modo che in me tale amore non sia turbato. Un tale desiderio deve essere necessariamente nel cuore; ma in grado di possederlo sarà solo colui che avrà cominciato a camminare per la via stretta. Comincia dunque a vivere pienamente in Cristo e proverai la verità di queste parole. Allora comincerai a desiderare le ali, ad allontanarti, fuggire e a rimanere nel deserto.
8 Ecco mi sono allontanato
fuggendo e sono rimasto nel deserto pausa
Fratelli, per quali ragioni pensate che i deserti si siano riempiti di servi di Dio? Se essi si fossero trovati bene tra gli uomini, se ne sarebbero forse allontanati? E tuttavia, che cosa fanno? Ecco, si allontanano, fuggono, dimorano nel deserto? Ma vi restano, forse, isolati? La carità li prende sì che vivono in comunità numerose, anche se, fra tanti, ve ne sono alcuni che mettono alla prova gli altri. In ogni società un po’ numerosa si trovano dei malvagi.
9 Aspettavo chi mi ha salvato
dall’abbattimento di spirito e dalla tempesta.
Ecco, mi sono allontanato, fuggendo, e mi sono fermato nel deserto. Forse costui, si rifugerà nella sua coscienza ed ivi troverà un piccolo deserto per riposare. Ma, anche qui, ecco l’amore che viene ancora a turbarlo. Era solo nella coscienza, ma non era solo nell’amore; nell’intimo la coscienza lo consolava, ma all’esterno le tribolazioni non lo lasciavano. Che cosa dice: aspettavo colui che mi salvasse dalla paura dalla tempesta. C’è il mare, c’è la tempesta non ti resta che gridare: Signore perisco! Ti porga la mano colui che cammina intrepido sui flutti; ti sollevi nella tua trepidazione; unendoti a sé, consolidi la tua sicurezza. Ti parli nell’intimo e ti dica: guarda a me: vedi che cosa ho sopportato?
10 Falli cadere, Signore, dividi le loro lingue
perché ho visto iniquità e contraddizione nella città:
Sommergili, Signore, e dividi le loro lingue. O fratelli, il profeta osserva coloro che lo fanno soffrire e desidera questo, non certo mosso dall’ira. Coloro che si sono innalzati operando il male conviene che siano sommersi. Coloro che hanno cospirato nel male, conviene che le loro lingue siano confuse. Che essi acconsentano al bene e le loro lingue torneranno concordi.
Perché ho visto l’ingiustizia e la contraddizione nelle città. Giustamente cercava il deserto, se aveva visto l’ingiustizia e la contraddizione nelle città. Esiste questa città turbolenta: è la città che aveva costruito la torre ed era stata confusa e chiamata Babilonia; è la città che vediamo dispersa tra innumerevoli popoli. In mezzo a questa è convocata la Chiesa, che si apparta nel deserto della buona coscienza.
11 giorno e notte farà il giro sulle sue mura,
e iniquità e travaglio in mezzo ad essa
Giorno e notte la circonderanno sulle sue mura l’ingiustizia e la fatica. Sulle sue mura: sulle sue fortificazioni, quasi tenendo assoggettati i suoi capi, i suoi nobili. Quanto a lungo staranno in piedi queste mura? Non staranno in piedi per sempre. L’arca sta girando attorno alle mura di Gerico: verrà il momento, al settimo giro dell’arca, quando tutte le mura della città, che non crede e contesta, cadranno. C’è la fatica perché c’è l’iniquità; e poiché c’è l’ingiustizia c’è anche il dolore. Ascoltino però colui che tende la sua mano: venite a me, tutti voi che siete affaticati. Imparate da me, che sono mite ed umile di cuore e troverete la pace per le vostre anime.
12 e ingiustizia e non è venuto
meno dalle sue piazze l’usura e la frode.
Non mancano nelle sue piazze l’usura e l’inganno. Dell’usura e dell’inganno non si può dire che non si sappia almeno che sono mali che sono piaghe pubbliche. Far fruttare il denaro è un’attività pubblica e la si dice persino arte. Fino a tal punto è giunto in piazza ciò che almeno doveva essere tenuto nascosto! Per quanto possa abbondare l’usura in quella malvagia città, che essa, però, non penetri mai dentro le mura della Chiesa, là, dove ci si batte il petto!
13 Poiché se un nemico mi avesse
insultato, certamente l’avrei
sopportato e se chi mi odiava
avesse detto cose gravi
contro di me forse mi sarei da lui nascosto
14 ma tu uomo unanime,
mia guida e mio conoscente
15 che stando con me prendevi dolci cibi;
nella casa di Dio abbiamo camminato in accordo.
Per motivi di questo genere cercavi anche tu la solitudine e le ali; per tali motivi mormori. Non puoi sopportare la contraddizione e l’ingiustizia di quella città. Riposati con coloro che come te abitano nella chiesa.
16 Venga la morte su di loro e scendano nell’inferno
vivi, perché malvagità sono nelle loro abitazioni, in mezzo a loro.
Venga la morte su di loro e discendano vivi all’inferno. Che significa vivi? Significa che sanno di andare verso la rovina e ci vogliono andare.
17 Ma io ho gridato a Dio e il Signore mi salverà.
Io ho gridato al Signore. Questo uomo solo quando ha l’anima angustiata grida dai confini della terra. È uno solo, ma uno risultante dalla unità. Come potrebbe uno solo gridare dei confini della terra se non fosse uno in molti uomini?
18 A sera, al mattino e a mezzogiorno racconterò e
annuncerò ed esaudirà la mia voce.
Di sera, di mattina, e a mezzogiorno parlerò ed annuncerò ed egli ascolterà la mia voce. Annuncia il Vangelo! Non tenere per te ciò che hai ricevuto. Di sera, riguarda il passato; di mattina l’avvenire; a mezzogiorno l’eternità. La fine è collocata nel mezzogiorno, perché è quel mezzogiorno che non declina verso il tramonto. A mezzogiorno c’è la massima luce: lo splendore della sapienza, il fervore della carità.
19 Redimerà nella pace l’anima mia
da quelli che a me si avvicinano
poiché fra molti erano con me.
Contro coloro che non amano la pace, diciamo: riscatterà nella pace l’anima mia, perché ero pacifico in mezzo quelli che odiavano la pace.
20 Dio esaudirà e li umilierà,
lui che è prima dei secoli. pausa
Non c’è infatti per loro riscatto e non hanno temuto Dio,
Mi esaudirà Dio e costoro umilierà colui che è da prima dei secoli. Essi si affidano a non so quale capo che da ieri ha cominciato ad esistere. Lì umilierà colui che è da prima dei secoli. Cristo, anche se è nato nel tempo da Maria Vergine, tuttavia era prima dei secoli, poiché il Verbo era in principio e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.
21 ha steso la sua mano
nel retribuire: hanno profanato la sua alleanza.
22 Sono stati divisi dall’ira del suo volto
e si è avvicinato il cuore di quello.
Le sue parole sono state fatte più molli dell’olio,
eppure esse sono saette.
Hanno insozzato il suo testamento. Quale promessa? Nella tua discendenza saranno benedette tutte le genti. L’essere banditi e privati dell’eredità, tutto questo proviene dall’ira di Dio. Sono stati separati per l’ira del suo volto. Il suo cuore si è avvicinato. Il cuore di chi, se non di colui per la cui ira essi sono separati? In che senso si è avvicinato il suo cuore? In modo che noi comprendiamo la sua volontà. Difatti a causa degli eretici si è consolidata la Chiesa cattolica e per l’azione di chi aveva sentimenti perversi sono stati saggiati i sentimenti di buoni. Nelle Scritture c’erano tante cose nascoste e solo quando vennero gli eretici le cose che erano nascoste divennero manifeste e venne compresa la volontà di Dio.
23 Getta sul Signore il tuo affanno
ed egli ti nutrirà, non lascerà in eterno che il
giusto vacilli .
Le sue parole si sono fatte più soavi dell’olio, eppure son come dardi. Nelle Scritture alcune cose, finché rimasero oscure, sembravano inaccettabili; una volta spiegate sono diventate soavi. Orbene, se la parole è dura e se non la si può ancora capire, che essa sia dura per l’empio. Ma quanto a te essa divenga soave mediante la pietà. Le parole sono diventate dardi e di esse si sono armati gli evangelizzatori che, a tempo e fuori tempo, insistono scagliando tali parole al cuore di chi le ascolta. Da queste parole, come fossero frecce, i cuori degli uomini sono feriti d’amore per la pace. Erano parole dure, ma sono diventate soavi. Si sono ammorbidite le sue parole più dell’olio, eppure esse, cioè le stesse parole ammorbidite, sono dardi.
24 Ma tu o Dio li farai
discendere nel pozzo della morte:
gli uomini di sangue e di frode
non giungeranno alla metà dei loro
giorni. Io invece spererò in te, Signore.
Tu, o Dio, li precipiterai nel pozzo della corruzione. Il pozzo della corruzione sono le tenebre in cui si affonda. Se un cieco guida un altro cieco, ambedue precipitano nella fossa. Dio è giudice delle loro iniquità. Li ha abbandonati alle concupiscenze del loro cuore ed essi hanno amato le tenebre e non la luce.
Dai Padri
1 Ilario: è il Cristo che parla, come nel salmo precedente: si avverte una sicurezza più grande di una sicurezza puramente umana.
Rufino: il Cristo, durante la sua passione, chiede al Padre: risuscitami, glorificami!
2 Girolamo: il Cristo prega nella sua forma di schiavo. Il mio compito è la passione che ho accettato per la vita del mondo.
Teodoreto: cita Giovanni 12,27: la mia anima è turbata.
Ilario: questo compito del Cristo è l’opera della nostra salvezza. Il Cristo è prefigurato da Isacco che corre incontro a Rebecca quando la vede giungere dal suo paese: anche Cristo corre incontro alla sua sposa.
4 Girolamo: il Cristo è sconvolto nella carne, ma divinamente sostenuto dall’angelo nell’agonia.
5 Ilario: l’agonia è caduta su di lui perché è propria della nostra natura.
Girolamo: la mia anima è triste fino alla morte (Matteo 26,38).
6 Origene: le ali sono la contemplazione, con le quali si passa dalla creazione al riposo nella Santa Trinità.
Gregorio di Nissa: chiede le ali rapide e infaticabili della colomba per volare molto in alto, per arrestarsi e riposare nel luogo che, al riparo dai nemici, sovrabbonda di ricchezze divine.
Ho preso dimora nel deserto: per la provvidenza di Dio ero custodito nel deserto ove si dissolve ogni malizia, lontano dai timori degli uomini, lontano dalla tempesta delle tentazioni.
Sprofondali: è l’annientamento del male, come precipitato nelle profondità del mare. Gli abitanti malvagi della città del male sono l’iniquità, la contraddizione, l’ingiustizia, la frode e l’ipocrisia che è la peggiore di tutte, perché simula l’amore e la concordia. Il giudice manderà su di loro degli invasori: la morte e la discesa agli inferi.
Ma io spererò in te. Ecco la parola che ottiene la vittoria su tutta la città del male. Dal grande combattimento il credente esce vincitore.
Il credente ha lottato contro la tristezza, il turbamento, i maltrattamenti, gli insulti, il timore delle tenebre, della morte… Sono questi i nemici dell’uomo. Ha vinto tutti questi nemici e ha preso le ali di colui che è apparso in forma di colomba al Cristo, che è la nostra vita. Sfugge a quanti servono il male e prende dimora nel deserto ove trova riposo, lontano da ogni malizia. Tutto il corso della sua vita è legato alla fiducia in Dio al mattino, mezzogiorno, sempre:
il peccato ci ha spogliati della somiglianza con Dio. Dopo la disobbedienza del primo uomo abbiamo perso le ali e non siamo rimasti sotto le ali di Dio. Ma la grazia di Dio si è riaperta per noi e ci ridona le ali per mezzo della santità e della giustizia. Il tuo sguardo mi rende le ali della colomba. Posso fuggire lontano e riposarmi del riposo stesso di Dio..
Teodoreto: i versetti 6 – 7 si applicano al Cristo che si ritira nel deserto per pregare.
Ilario: non ha bisogno che qualcuno gli dia qualcosa, ma ha zelo di reimmergersi nel dialogo col Padre.
Rufino: il Signore risuscitato talvolta esaudisce il desiderio dei santi che vogliono riposare nell’amore di Dio con la contemplazione.
6 Girolamo: il Cristo depone la sua anima quando vuole.
7 Origene: il Cristo ha scacciato il peccatore (Satana) ed è rimasto solo nel riposo della sua pace.
Rufino: passerò da questo mondo al Padre.
10 Eusebio: la crocifissione è avvenuta fuori dalla città.
Ilario: l’empietà deborda al di sopra delle mura di Gerusalemme.
Girolamo: l’empietà trabocca da Gerusalemme.
12 Ilario: il Cristo non si lamenta per la sua passione, ma per il suo traditore.
Girolamo: Gesù si nascondeva ai giudei ma non a Giuda.
13 tutta la tradizione vede Giuda adombrato nei versetti 13:14.
Girolamo: a me noto: sapevi chi io ero.
Rufino: poiché conosceva la volontà del maestro, sarà aspramente battuto.
15 Origene: quanti non hanno gustato le parole di vita sono colpiti da questa morte che segue il peccato.
Eusebio: Davide non ha mai lanciato imprecazioni contro i suoi nemici; quindi è lo Spirito Santo che profetizza qui.
17 Origene: al mattino: Giacobbe lotta con l’angelo. A mezzogiorno: Abramo vede Dio. A sera Lot vede Dio.
Gregorio di Nissa: a sera, al mattino e a mezzogiorno: sempre
Eusebio: il processo a Gesù comincia la sera e dura un giorno intero.
Agostino, Girolamo: a sera: morte del Cristo. Al mattino: risurrezione. A mezzogiorno: ascensione.
Salmo 55
Per la fine, per il popolo
che si è allontanato
dalle cose sante, di Davide,
nella iscrizione del titolo.
Quando lo tennero i Filistei a Gheth
2 Pietà di me, o Dio,
perché mi ha calpestato l’uomo;
tutto il giorno facendomi guerra mi ha oppresso;
3 mi hanno calpestato
i miei nemici tutto il giorno, poiché
molti sono quelli che mi fanno guerra.
4 Dall’altezza del giorno
temerò. Io di certo in te spererò.
5 In Dio loderò le mie parole, in
Dio ho sperato, non temerò
cosa mi faccia la carne.
6 Tutto il giorno esecravano le
mie parole; contro di me
tutti i loro pensieri a fin di male.
7 Staranno vicino a me e si
nasconderanno, essi spieranno
il mio calcagno come hanno aspettato l’anima mia.
8 In nessun modo li farai salvi,
con ira abbatterai i popoli.
O Dio, ti ho esposto
9 la mia vita; hai posto le mie lacrime
davanti a te come anche nella tua promessa.
10 Allora si volgeranno indietro i
miei nemici in qualunque giorno
ti invocherò; ecco ho conosciuto che sei il mio Dio.
11 In Dio loderò la parola
nel Signore loderò il sermone.
In Dio ho sperato: non temerò cosa mi faccia l’uomo.
12 Sono in me o Dio i tuoi
voti che renderò come inni di lode a te,
13 poiché hai liberato l’anima mia dalla morte
e i miei piedi dalla caduta,
perché io piaccia davanti a Dio
nella luce dei viventi.
Da Sacy
1 Per la fine, per il popolo che si è allontanato dalle core sante,
di Davide, nella iscrizione del titolo.
Quando lo tennero i Filistei a Ghet
Per popolo si possono intendere quelli che si erano ritirati presso Davide allorché fu egli salvato per un innocente artificio dalle mani di Achis, re di Get. Il santuario o i santi del quale parla erano il popolo di Dio da cui si trovava allora lontano con i suoi non avendo la libertà, a causa della persecuzione di Saul, di andare ad offrire le sue preghiere con tutto il popolo nel tabernacolo. Questo era un motivo di dolore per un uomo a cui la casa del Signore, o quella della terra o quella del cielo, era l’oggetto principale dei suoi desideri. Ciò che egli soffriva essendo così disgiunto per una violenza straniera dalla compagnia dei santi fa conoscere quanto i fedeli devono avere in orrore di separarsi dai loro fratelli per qualsiasi ragione.
2 Pietà di me, o Dio,
perché mi ha calpestato l’uomo;
tutto il giorno facendomi guerra mi ha oppresso;
3 mi hanno calpestato
i miei nemici tutto il giorno, poiché
molti sono quelli che mi fanno guerra.
4 Dall’altezza del giorno
temerò. Io di certo in te spererò.
Davide si considera come un verme della terra calpestato da Saul e mette Dio in opposizione all’uomo, ben sapendo che se l’uomo, per quanto sia potente, lo calpesta, Dio è molto più potente per liberarlo. Il numero e la forza dei nemici di Davide potevano imprimergli timore. Questo sembra farci intendere per quel timore che gli dava l’alto giorno, cioè il gran giorno, in cui siamo meno sicuri di essere protetti , quando abbiamo dei nemici. Nel tempo stesso lo rendeva impavido la fede che egli aveva riposto in Dio. Può dirsi inoltre, in senso più spirituale, che se noi temiamo con ragione l’alto giorno, cioè il pieno meriggio, quando una moltitudine di persone cerca la nostra rovina, abbiamo un motivo molto più grande di temere la pienezza del gran giorno della verità e lo splendore della luce così penetrante del giusto giudice . Davide come un santo illuminato poteva dunque, quando si vedeva circondato dai nemici, temere all’aspetto dell’altezza di quel giorno terribile ma era rassicurato dall’aspetto di un altro giorno più propizio: il giorno di misericordia e di grazia che doveva apparire per la salvezza di tutti gli uomini.
5 In Dio loderò le mie parole, in
Dio ho sperato, non temerò cosa mi faccia la carne.
Benché sembri che Dio mi abbandoni non smetterò nondimeno di lodarlo e di adorare la verità della sua parola, di sperare contro tutte le umane apparenze. Non temerò quello che l’uomo potrà farmi, perché l’uomo non è che carne e debolezza. Il terrore del secolo, dice Sant’Ilario, non può abbattere il santo profeta. Essendo la sua speranza fondata in Dio, questa lo innalza al di sopra del timore di tutti quelli che lo odiano.
6 Tutto il giorno esecravano le
mie parole; contro di me
tutti i loro pensieri a fin di male.
7 Staranno vicino a me e si
nasconderanno, essi spieranno
il mio calcagno come hanno aspettato l’anima mia.
8 In nessun modo li farai salvi,
con ira abbatterai i popoli.
Saul con tutti quelli della sua corte cercava tutti i mezzi per uccidere Davide. Egli spiava e aveva cura di fare spiare da altri tutti i passi dell’innocente da lui odiato. Aspettava il momento in cui poterlo togliere di vita. Questo salmo si applica egregiamente, secondo i santi padri, alla persona di Gesù Cristo, le cui parole erano in esecrazione ai suoi nemici e i cui passi erano notati con gelosia dai più zelanti osservatori della legge. Questi malvagi aspettano al presente con ostinazione il tempo in cui potranno divorare il giusto e Dio aspetta con pazienza il momento in cui ha deciso di stritolarli nel suo sdegno.
O Dio, ti ho esposto
9 la mia vita; hai posto le mie lacrime
davanti a te come anche nella tua promessa.
Dio non ha bisogno che noi gli esponiamo la nostra vita di cui è perfettamente informato, ma è utile che noi ce la rappresentiamo, esponendola al suo divino lume, affinché umiliandoci profondamente possiamo ottenere la sua misericordia. Il profeta intende qui principalmente le varie afflizioni della sua vita. Dio, che si è obbligato con una solenne promessa ad esaudire i gemiti di colui che implorerà la sua bontà, non poteva mancare di guardare con favore le lacrime del suo eletto, dopo avergli promesso di stabilirlo sul trono di Israele. Frattanto Davide, che era la figura di Gesù Cristo, doveva soggiacere alla prova di innumerevoli afflizioni, prima che potesse godere pacificamente l’effetto delle divine promesse.
11 In Dio loderò la parola
nel Signore loderò il sermone.
In Dio ho sperato: non temerò cosa mi faccia l’uomo.
La fede e l’esperienza di Davide gli facevano conoscere con sicurezza che in qualunque giorno avesse invocato il Signore, avrebbe provato che egli era il suo Dio, cioè il suo liberatore. I santi sono certi, per la verità della sua parola che chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvo e hanno un’umile fiducia che in qualunque giorno lo invocheranno farà conoscere che egli è loro Dio.
12 Sono in me o Dio i tuoi
voti che renderò come
inni di lode a te,
13 poiché hai liberato l’anima
mia dalla morte
e i miei piedi dalla caduta,
perché io piaccia davanti a Dio
nella luce dei viventi.
Per la sua viva fede in Dio, Davide compie i suoi voti verso lui e gli rende lode. Lo ringrazia come se l’avesse già liberato dalla doppia morte e del corpo e del peccato e come se avesse allontanato i suoi piedi dal precipizio corporale e spirituale a cui erano esposti a causa dei lacci che gli tendevano i nemici della sua vita e della sua salvezza. È degno di osservazione che il fine che si proponeva il santo profeta, liberato da tanti nemici che lo cercavano a morte, non è di soddisfare la sua ambizione di regnare pacificamente sul popolo di Israele, ma di camminare alla presenza di Dio e di piacere a lui nella luce dei viventi, cioè godendo o la luce e la vita comune a tutti gli uomini, o la luce della grazia propria di quelli che portano veramente il nome di viventi e di cui si dice nel Vangelo: che la vita, che è Dio stesso, era la luce degli uomini.
Da Agostino
Per la fine, per il popolo che si è allontanato
Dalle cose sante, di Davide, nella iscrizione del titolo.
Quando lo tennero i Filistei a Gheth
Chi è il popolo che si è allontanato dai santi dell’iscrizione del titolo? Lo stesso titolo ci mostri questo popolo. Un certo titolo fu scritto, infatti, nella passione del Signore quando egli fu crocifisso. Questo titolo, scritto in ebraico, in greco e in latino, recava: re dei giudei. Era scritto in tre lingue, come per dire che era appoggiato dalla testimonianza di tre testimoni, poiché nella bocca di due o tre testimoni ogni parola è valida. Leggendo questo titolo i giudei si indignarono e dissero a Pilato: non scrivere: re dei giudei; ma scrivi che egli stesso ha detto di essere il re dei giudei. Ma, siccome in un altro salmo sta scritto: non manomettere l’iscrizione del titolo, Pilato rispose: ciò che ho scritto, ho scritto. Come se dicesse: non voglio alterare la verità, anche se voi preferite il falso. Orbene, poiché i giudei si sdegnarono e insistevano nella perversione dicendo: noi non abbiamo altro re che Cesare, per questo si sono allontanati dai santi: proprio perché trovarono scandalo nel titolo. Si avvicinino ai santi! Si uniscano ai santi che riconoscono come re Cristo e desiderano possederlo. Siano, invece, allontanati dai santi coloro che, contraddicendo il titolo, hanno respinto Dio come re e hanno scelto come re un uomo. Ogni popolo, infatti, che rifiuta il regno del Signore e ripone la sua felicità in un regno umano si allontana dai santi. Che cosa vogliono dire le parole che pure fan parte del titolo: i filistei lo tennero prigioniero a Get? Get era una città dei Filistei, cioè di stranieri, insomma di un popolo estraneo ai santi. Per il fatto stesso di essere stranieri non sono certo vicini ai santi, ma stanno lontani da essi. Tutti coloro che rifiutano di avere Cristo come re, divengono stranieri. Dunque i Filistei lo tennero prigioniero a Get. Di Davide, figlio di Iesse, re di Israele, sappiamo, fratelli, che andò in esilio presso i Filistei quando era ricercato da Saul. Sappiamo che visse presso il re di quella città, ma non leggiamo che vi sia stato tenuto prigioniero. Ebbene, non solo allora, ma anche ora i Filistei tengono prigioniero a Get il nostro Davide, cioè il Signore Gesù Cristo nato dalla discendenza di Davide. Abbiamo detto che Get è una città e, se guardiamo quale sia la traduzione di questo nome, troviamo che significa “torchio”. Cristo dunque, in quanto capo e salvatore del corpo, il Cristo che nacque dalla Vergine, che fu crocifisso e che nella risurrezione della sua carne ci ha fatto vedere il prototipo della nostra risurrezione, siede alla destra del Padre e intercede per noi, ma egli è anche qui in terra, nel suo corpo che è la Chiesa.
2 Pietà di me, o Dio,
perché mi ha calpestato l’uomo;
tutto il giorno facendomi guerra mi ha oppresso;
Orbene, tutti i santi che soffrono persecuzione da parte di coloro che si sono allontanati dai santi stiano attenti a questo salmo e vi riconoscano se stessi. Ripetano ciò che qui è detto tutti coloro che soffrono le tribolazioni qui ricordate. Chi non soffre non dica: io non unisco la mia voce a quella di chi soffre, poiché sono esente da soffrire. Stia anzi attento; e che non succeda che, mentre vuol essere lontano dalla sofferenza non si allontani dai santi. Ognuno consideri il suo nemico. Se è cristiano, il suo nemico è il mondo. Nessuno pensi alle sue inimicizie private, mentre si prepara ad ascoltare le parole di questo salmo.
3 mi hanno calpestato
i miei nemici tutto il giorno, poiché
molti sono quelli che mi fanno guerra.
4 Dall’altezza del giorno
temerò. Io di certo in te spererò.
Mi hanno calpestato i miei nemici tutto il giorno. Coloro che si sono allontanati dai santi, questi sono i miei nemici. Tutto il giorno: già lo abbiamo spiegato. Dall’altezza del giorno. Che cosa significa? Forse è arduo per la nostra intelligenza. E non c’è da stupirsi, perché si tratta dell’altezza “nel giorno”. E, probabilmente, quei tali proprio per questo si allontanarono dai santi perché non riuscirono a penetrare l’altezza del giorno, di cui gli apostoli sono le dodici ore splendenti. Ne consegue che coloro i quali lo crocifissero, credendolo un uomo, sbagliarono a proposito di questo giorno. E perché furono sopraffatti dalle tenebre in modo tale che si allontanarono dai santi? Perché il giorno splendeva sulle alture, ed essi non riuscirono a conoscere colui che era nascosto . Infatti, se lo avessero conosciuto, mai avrebbero crocifisso il Signore della gloria. Respinti dunque da questa altezza del giorno e allontanati dai santi, sono divenuti nemici e ci fanno soffrire e ci calpestano come l’uva nel torchio. C’è anche un’altra interpretazione. Dall’altezza del giorno mi hanno calpestato i miei nemici tutto il giorno, cioè, per tutto il tempo. Dall’altezza del giorno equivarrebbe a “dalla superbia terrena”. Se, infatti, sono in grado di calpestare, vuol dire che sono alti. Umili sono coloro che sono calpestati, alti quelli che calpestano. Ma non temere l’altezza di coloro che calpestano; l’altezza di un tale giorno è momentanea e non eterna. Perché i molti che mi osteggiano avranno timore. Quando avranno timore? Quando sarà passato il giorno del quale essi sono alti. Sono, infatti, alti per un certo periodo di tempo. Finito il tempo della loro altezza, avranno timore. Io invece in te spererò, Signore. Non dice: ma io non avrò timore, dice solamente: i molti che mi osteggiano avranno timore. Quando verrà il giorno del giudizio, allora si lamenteranno tutte le tribù della terra. Quando il segno del Figlio dell’uomo apparirà nel cielo, allora i santi si sentiranno tranquilli.
5 In Dio loderò le mie parole, in
Dio ho sperato, non temerò
cosa mi faccia la carne.
In Dio loderò le mio parole, in Dio ho sperato; non avrò timore di ciò che mi fa la carne. Perché? Perché in Dio spererò. Se lodi in te le tue parole, non dico che non temerai, è impossibile che tu non tema. Se invece riconoscerai che da te stesso non puoi dir nulla che sia vero in relazione alla sapienza di Dio e alla fede della verità e che, se lo puoi dire, è perché lo hai ricevuto da Lui, allora lodi in Dio le tue parole, e in Dio ricevi lode per le parole di Dio. Infatti, se tu onori ciò che Dio ha posto in te, anche tu, che sei stato creato da Dio, in Dio sarai onorato. In Dio loderò le mie parole. Se in Dio, perché mie? Eppure, e in Dio, e mie. In Dio, perché derivano da lui; mie perché le ho ricevute. Egli stesso che me le ha date ha voluto che fossero mie, perché io ami colui del quale esse sono; e, se da lui sono giunte a me, sono diventate mie. In Dio loderò le parole, perché lui è la sorgente di ogni parola vera; ma tali parole sono mie perché, assetato, mi sono avvicinato a lui e ho bevuto. In Dio loderò le mie parole, in Dio ho sperato, non temerò ciò che mi farà la carne. È vero che mi ha calpestato, è vero che mi ha tribolato; ma che cosa mi ha fatto? Ero uva, sarò vino. In Dio ho sperato: non temerò ciò che mi fa la carne.
6 Tutto il giorno esecravano le
mie parole; contro di me
tutti i loro pensieri a fin di male.
Tutto il giorno esecravano la mie parole. È così, lo sapete. Dite pure la verità, predicate la verità, annunziate Cristo ai pagani, annunciate agli eretici, annunciate a tutti la salvezza: essi contraddicono, esecrano le mie parole. Ma, quando rifiutano le mie parole, chi crediamo che essi rifiutino se non colui nel quale io loderò le mie parole? Tutto il giorno esecravano le mie parole. Si contentino almeno di esecrare le parole e non progrediscano oltre; non le rigettino, non le respingano. Perché dico così? Quando respingono le parole che scaturiscono dalla fonte della verità, quando le rifiutano, che cosa fanno a colui che le dice? Che cosa fanno, se non quanto segue? Ogni loro pensiero è contro di me, a fin di male. Se disprezzano il pane come potranno risparmiare il piatto in cui esso è servito? Ogni loro pensiero è contro di me a fine di male. Se così è accaduto contro lo stesso Signore, non ricusi il corpo di subire ciò che prima era accaduto: e così il corpo rimarrà unito al capo. Il tuo Signore è stato disprezzato e tu vorresti essere onorato da coloro che sono lontani dei santi? Non pretendere per te ciò che prima non si è verificato in lui. Il discepolo non è maggiore del suo maestro, né il servo è più grande del suo padrone. Se hanno chiamato Beelzebub il padrone di casa, quanto più i suoi familiari? Ogni loro pensiero è contro di me a fin di male.
7 Staranno vicino a me e si
nasconderanno, essi spieranno
il mio calcagno come hanno aspettato l’anima mia.
8 In nessun modo li farai salvi,
con ira abbatterai i popoli.
Soggiorneranno e si nasconderanno. Soggiornare è, un po’, andar peregrinando. E pellegrini son detti coloro che non abitano nella loro patria. Durante questa vita ogni uomo è pellegrino e in questa vita voi vedete come siano rivestiti della carne, la quale ci impedisce di leggere nel cuore. Dice perciò l’apostolo: non giudicate nulla prima del tempo, finché non venga il Signore, il quale metterà in luce i segreti delle tenebre e manifesterà i pensieri del cuore e allora ciascuno sarà lodato da Dio. Prima che questo accada, durante questa peregrinazione della vita carnale, ognuno ha un cuore e ogni cuore rimane chiuso agli altri cuori. Ecco perché le persone che covano pensieri contro l’autore del salmo soggiorneranno e si nasconderanno. Coprono l’inganno che sta nel loro cuore e tengono nascosto tutto quanto pensano di male. Essi osserveranno il mio calcagno. Per questo, infatti, sono di passaggio e si nascondono: per spiare ogni uomo che cade. E quando succede una qualche caduta, si fissano a guardare il calcagno per trattenere al piede colui che è caduto, ovvero per spingerlo a inciampare, ovvero, male che vada, per trovare di che accusarlo. Chi è che cammina in modo da non cadere mai? Accade spesso, se non altro con la lingua. Sta scritto infatti: se uno non offende con la lingua, costui è un uomo perfetto. Chi mai oserà dirsi o credersi perfetto? Quindi capita sicuramente che si cada per la lingua. Orbene quei tali, di cui si dice che sono di passaggio e si nascondono, stanno attenti a tutte le parole, cercando il modo di tendere lacci e spargere insidiose calunnie. Loro stessi sono catturati e periscono prima che riescano a prendere ad uccidere gli altri. Infatti l’uomo retto entra nel suo cuore, si rivolge a Dio e gli dice: il Dio loderò le mie parole.
O Dio, ti ho esposto
9 la mia vita; hai posto le mie lacrime
davanti a te come anche nella tua promessa.
Ti ho narrato la mia vita. Tu mi hai fatto vivere e per questo confesso a te la mia vita. Così narrò la sua vita l’apostolo Paolo: antecedentemente io ero un bestemmiatore, un persecutore e un violento! Ci descriva ora come fece a vivere: ma ho ottenuto misericordia. Narra la sua vita non a sé, ma a Dio, perché si creda a lui. La narra non per il suo vantaggio personale, ma per la gloria di Dio.
10 Allora si volgeranno indietro i
miei nemici in qualunque giorno
ti invocherò; ecco ho conosciuto che sei il mio Dio.
Si volgano indietro per evitare di voler andare avanti; ma seguano, non restino fermi. Si volgano indietro i miei nemici. In qualunque giorno ti ho invocato, ecco, ho saputo che tu sei il mio Dio. Grande scienza! Non dice: ho saputo che tu sei Dio, ma: che tu sei il mio Dio. Dio è tuo quando ti soccorre; è tuo quando tu non sei estraneo a lui. Per questo è detto: beato il popolo il cui Dio è il Signore? Perché: il cui Dio è il Signore? Di chi non è Dio? Certamente egli è Dio di tutti; però lo è più propriamente di coloro che lo amano, che si tengono stretti a lui, che lo posseggono e lo adorano.
11 In Dio loderò la parola
nel Signore loderò il sermone.
In Dio ho sperato: non temerò cosa mi faccia l’uomo.
In Dio loderò la parola; nel Signore loderò il sermone. In Dio ho sperato: non temerò ciò che mi fa l’uomo. È ripetuto lo stesso significato delle parole di sopra.
12 Sono in me o Dio i tuoi
voti che renderò come inni di lode a te,
In me sono, o Dio, i voti di lode che ho fatto a te e che adempirò. Fate voti al Signore, Dio vostro, e adempiteli. Che voti farete? Che voti adempirete? Offrirete, forse, quegli animali che venivano offerti una volta sugli altari? Nulla di tutto questo! Devi trovare in te stesso la materia del voto che pronunci e manterrai. Dallo scrigno del cuore offri l’incenso della lode; dal segreto della buona coscienza offri il sacrificio della fede. Ciò che offri, brucialo con la fiamma della carità. Non manchino in te i sacrifici di lode, che tu prometti e mantieni a Dio.
In me sono, o Dio, i tuoi voti di lode che ti renderò; perché tu hai liberato la mia anima dalla morte, gli occhi miei dalle lacrime, e i miei piedi dalla caduta, affinché io sia gradito al cospetto di Dio nella luce dei viventi. Giustamente non è gradito ai figli stranieri che si sono allontanati dai santi, perché essi non hanno la luce dei viventi per poter vedere ciò che è gradito a Dio. La luce dei viventi è la luce degli immortali, la luce dei santi. Chi non è nelle tenebre, piace a Dio nella luce dei viventi. L’uomo nessuno riesce a conoscerlo come è; Dio invece lo vede perfettamente. Talvolta lo stato concreto di un uomo è nascosto anche al diavolo e finché non lo tenta non lo conosce. Il Signore è il nostro consolatore qui in terra, lassù sarà il nostro remuneratore. E la vita che egli dà non è altra all’infuori di quella di cui è detto: io sono la via e la verità e la vita. Sicché, tanto qui nella luce della fede, quanto lassù nella luce della visione, vogliamo condurre una vita accetta al Signore.
Dai Padri
1 Origene: è il Cristo che parla al Padre.
Gregorio di Nissa: tutto il salmo parla della riunione e della restaurazione dell’umanità.
Ilario: passione di Davide e passione del Cristo.
Girolamo: il Cristo calpestato durante la sua passione è la Chiesa calpestata dai persecutori. L’uomo è simbolo della folla ostile.
Rufino: se ti poni al servizio del Cristo entri nel torchio.
2 Ilario: tutto il giorno, cioè sempre. Nè per Davide né per il Cristo la persecuzione fu di un giorno solo.
4 Origene: solo il Cristo che è senza peccato può dire: non temerò quello che mi farà la carne.
Eusebio: se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? (Romani 8,31).
5 Girolamo: non è profeta, ma seduce il popolo (Giovanni 7,12).
6 Gregorio di Nissa: lo spiare il calcagno dell’uomo è proprio di colui che fu omicida fin da principio.
Girolamo: sollevano discordie presentando la donna adultera, la moneta del tributo, eccetera.
Origene: spieranno il mio calcagno, come il serpente.
Eusebio, Agostino, Girolamo interpretano con: sgambetto.
Girolamo: gli empi spiano la Chiesa ad ogni istante per farla cadere, come il serpente ha fatto con la donna.
Rufino: sorvegliare il calcagno è proprio del diavolo e dei suoi seguaci.
Arnobio il Giovane: il calcagno è simbolo della fine della vita.
Ruperto: spierai il suo calcagno: insidierai le ultime ore della sua vita ma non potrai morderlo. Il principe di questo mondo viene ma non ha niente in me. (Giovanni 14,30 ).
7 i padri interpretano nel senso di una sottomissione dei popoli.
7 Eusebio getta a terra la loro superbia: è per il loro bene.
9 Origene: se vuoi convertire i tuoi nemici, prega senza posa.
10 Ilario: loda il Verbo di Dio.
Girolamo: loda il Verbo, la parola che era fin dal principio in Dio.
12 Arnobio il Giovane: sono le promesse battesimali, ma precedentemente erano le promesse dell’alleanza.
Simmaco: non le dimentico.
Teodoreto: ti renderò con slancio tutto ciò che ti ho promesso.
Rufino: i doni che Dio esige da noi: i desideri buoni, la fede, la speranza e la carità.
13 Gregorio di Nissa: i miei piedi dallo scivolare. Lo scivolare è il vagare lontano dalla via dei comandamenti. Questo vagare porterà certamente alla rovina. L’uomo, riscattato dalla morte, rimane vicino a Dio ove era stato posto inizialmente, prima che si gettasse nel folto degli alberi, per vergogna della sua nudità. Ora è reso alla luce della vita, affinché egli piaccia a Dio nella luce dei viventi.
Origene: la luce dei viventi è la conoscenza angelica.
Eusebio: luce dei viventi: è il Cristo che illumina ogni uomo che viene nel mondo.
salmo 56
1 per la fine, non distruggere,
di Davide, quando fuggiva dalla
presenza di Saul nella spelonca.
2 Pietà di me, o Dio, pietà di me,
perché in te confida l’anima mia, e all’ombra
delle tue ali spererò finchè passi l’iniquità.
3 Griderò a Dio Altissimo, a Dio che mi ha beneficato .
4 Ha mandato dal cielo e
mi ha liberato, ha dato all’obbrobrio
quelli che mi calpestavano pausa
Ha mandato Dio la sua misericordia e la sua verità.
5 Ha liberato l’anima mia di mezzo ai leoncelli.
Ho dormito sconvolto.
I figli degli uomini: i loro denti armi e saette e la loro
lingua spada affilata.
6 Innalzati sopra i cieli, o Dio, e su tutta la terra
la tua gloria.
7 Hanno preparato un laccio ai
miei piedi e hanno piegato l’anima
mia; hanno scavato davanti a me
una fossa e ci sono caduti dentro pausa
8 Pronto è il mio cuore, o Dio, pronto il mio cuore.
Canterò e salmeggerò.
9 Destati, gloria mia, destati salterio e cetra,
mi desterò all’aurora.
10 Ti confesserò tra i popoli
Signore, salmeggerò a te fra le genti;
11 perché è stata magnificata fino ai cieli
la tua misericordia e fino alle nubi la tua verità.
12 Innalzati sopra i cieli, Dio,
e sopra tutta la terra la tua gloria
da Sacy
1 per la fine, non distruggere,
Gli interpreti non concordano sul senso di queste parole. Sembra assai naturale che fossero il principio di un cantico, sulla cui aria Davide voleva che si cantasse il presente salmo.
di Davide, quando fuggiva dalla
presenza di Saul nella spelonca.
2 Pietà di me, o Dio, pietà di me,
perché in te confida l’anima mia, e all’ombra
delle tue ali spererò finchè passi l’iniquità.
3 Griderò a Dio Altissimo, a Dio che mi ha beneficato .
4 Ha mandato dal cielo e
mi ha liberato, ha dato all’obbrobrio
quelli che mi calpestavano pausa
La fede in Dio di Davide gli dà diritto di implorare la sua misericordia, dice Sant’Ilario. Quelli la cui fede è viva hanno motivo di sperare la divina misericordia implorata dal santo profeta. Noi vediamo con i nostri occhi che è naturale agli uccelli ricoverare i loro piccoli sotto le loro ali e Gesù Cristo stesso si è servito di tale similitudine per esprimere la tenerezza con cui aveva voluto accoglierli in certo modo sotto le sue ali divine. Davide ripone la sua speranza non appoggiandosi né a se stesso né a quelli che l’accompagnavano. Il tempo del regno dell’ iniquità è limitato dall’ordine di Dio che sa valersene in una maniera vantaggiosa per l’esercizio e per la perfezione dei suoi eletti. Il santo uomo aveva già provato in molti incontri l’onnipotente protezione del Signore. L’esperienza del passato lo assicurava riguardo all’avvenire e lo portava ad esclamare a Dio, che egli chiama il Dio altissimo, per indicare che egli era infinitamente superiore ai suoi nemici.
Ha mandato Dio la sua misericordia e la sua verità.
4 Ha mandato dal cielo e
mi ha liberato, ha dato all’obbrobrio
quelli che mi calpestavano pausa
Ha mandato Dio la sua misericordia e la sua verità.
5 Ha liberato l’anima mia di mezzo ai leoncelli.
Ho dormito sconvolto.
I figli degli uomini: i loro denti armi e saette e la loro
lingua spada affilata.
Volendo Davide essere confermato nella fiducia che aveva in Dio per il futuro, si rappresenta la maniera così portentosa con cui l’aveva liberato dalle mani di Saul allorché fu tradito dagli abitanti di Zif. Egli dice che il Signore gli mandò allora l’aiuto dal cielo, perché non v’era alcun aiuto in cui sperare da parte degli uomini. Egli paragona i suoi nemici a leoncelli a motivo dell’ardore con cui lo cercavano per divorarlo ed aggiunge che essendo stato tratto per effetto della divina onnipotenza di mezzo a loro non aveva preso riposo né si era addormentato se non con turbamento. Di questo sembra dare ragione immediatamente dopo allorché dice di quelli che egli chiama figli degli uomini, cioè di quelli che facevano a sue spese la loro corte a Saul, che i loro denti erano lance e saette. La loro lingua rassomigliava a una spada acutissima, indicando con queste parole che per lusingare la così crudele ambizione del re erano sempre pronti a lacerare Davide con le loro calunnie e a trafiggerlo con le loro lingue avvelenate. Quindi egli ben sapeva di non dover aspettarsi alcun riposo.
6 Innalzati sopra i cieli, o Dio, e su tutta la terra
la tua gloria.
I miei nemici, o mio Dio, fanno tutti i loro sforzi per opporsi ai tuoi disegni, volendo uccidere colui che ti sei obbligato a proteggere. Fa’ dunque conoscere, liberandomi dalla loro furia, che né in cielo né in terra si può resistere alla tua divina volontà.
7 Hanno preparato un laccio ai
miei piedi e hanno piegato l’anima
mia; hanno scavato davanti a me
una fossa e ci sono caduti dentro pausa
8 Pronto è il mio cuore, o Dio, pronto il mio cuore.
Canterò e salmeggerò.
Si può osservare dappertutto che la preghiera di Davide era sempre accompagnata da una viva fede che gli rendeva come presente il futuro. I suoi nemici gli avevano teso un laccio per sorprenderlo, avevano scavato una fossa dinanzi ai suoi occhi, cioè nel luogo dove egli doveva passare. Per un movimento dello spirito di Dio il profeta dice che sarebbero stati colti nei loro lacci e che sarebbero caduti nella fossa da loro scavata e ne parlava come di una cosa già accaduta, vedendola in Dio, davanti al quale tutte le cose sono presenti. Finalmente dal momento che egli aveva una perfetta rassegnazione alla sua volontà esclama tutto d’un tratto in un santo trasporto e ripete per due volte che il suo cuore era pronto, cioè che si trovava sempre pronto a cantare le lodi della misericordia di Dio e della sua giustizia in tutti gli avvenimenti della sua vita.
9 Destati, gloria mia, destati salterio e cetra,
mi desterò all’aurora.
10 Ti confesserò tra i popoli
Signore, salmeggerò a te fra le genti;
11 perché è stata magnificata fino ai cieli
la tua misericordia e fino alle nubi la tua verità.
Davide volendo cantare la gloria del Signore Altissimo, Dio superiore a tutti gli idoli del paganesimo, invoca la grazia profetica che rendeva, dice un padre antico, la lingua del suo cuore come un sacro strumento e come un organo dello Spirito Santo. È questa dunque una maniera figurata di cui fa uso il salmista indirizzandosi al Salterio e alla cetra per eccitare se stesso con questi due strumenti a prevenire il sole e a cantare sul nascere dell’aurora le lodi del Signore. Davide non pensava che a far udire altamente le lodi del suo divino benefattore in mezzo ai popoli e alle nazioni, convinto che i suoi salmi, che lo spirito di Dio gli ispiravano, dovevano risuonare in tutta la serie dei secoli ed essere cantati da tutti i popoli dell’universo.
12 Innalzati sopra i cieli, Dio,
e sopra tutta la terra la tua gloria
Questo versetto è lo stesso che il sesto. Basta qui aggiungere relativamente a Gesù Cristo, che lo vediamo adempiuto nella fondazione della Chiesa, la cui gloria, che è quella del suo sposo si è diffusa in tutta la terra.
Da Agostino
1 per la fine, non distruggere,
Questo salmo canta la passione del Signore. Osserva il suo titolo: sino alla fine. La fine è Cristo. Perché è detto “fine”? Non fine nel senso che egli consuma, ma fine nel senso che egli completa. Il fine del nostro ideale è Cristo. Infatti per quanto ci sforziamo di perfezionarci, solo per lui e in lui otterremo la perfezione. La nostra perfezione sarà questa: giungere a lui. Quando poi sarai giunto a lui, non cercare oltre: egli è il tuo fine. Come il termine del tuo cammino è il luogo verso il quale sei diretto, sicché, quando vi sei giunto, ti fermi, così il fine del tuo anelito, del tuo ideale, del tuo sforzo, del tuo tendere, è colui al quale tende la tua vita. Quando vi sarai giunto, non desidererai niente altro, poiché non vi potrà essere nulla di meglio.
2 Pietà di me, o Dio, pietà di me,
perché in te confida l’anima mia, e all’ombra
delle tue ali spererò finchè passi l’iniquità.
Pietà di me, pietà di me! In te confida l’anima mia. Cristo nella passione dice: pietà di me, o Dio! Dio dice a Dio: pietà di me. Colui che insieme con il Padre ha pietà di te, in te grida: pietà di me. Infatti ciò che in lui grida: pietà di me, è tuo; da te lo ha preso. Per liberare te si è rivestito di carne. E la carne grida. Pietà di me, o Dio pietà di me. Lo grida l’uomo, anima e carne. Difatti il Verbo si è fatto pienamente uomo.
e all’ombra
delle tue ali spererò finchè passi l’iniquità.
All’ombra delle tue ali spererò sino a che sia passata l’iniquità. È certamente il Cristo totale che dice queste parole: è in esse la nostra voce. L’iniquità infatti non è ancora totalmente passata: essa ancora ribolle; anzi, a quanto il Signore stesso predice, alla fine ve ne sarà in abbondanza. Tu mi proteggerai e mi offrirai la tua ombra affinché io non inaridisca al fuoco dell’iniquità.
3 Griderò a Dio Altissimo, a Dio che mi ha beneficato .
Ci ha colmati di benefici il Signore Dio quando ci mandò il Salvatore nostro Gesù Cristo, venuto a morire per i nostri peccati e a risorgere per la nostra giustificazione. Per chi ha voluto che morisse suo Figlio? Per degli empi. Gli empi non cercavano Dio e Dio è venuto a cercarli. Per quanto, dunque, egli sia Altissimo la nostra miseria e il nostro gemito non sono lontani da lui, perché il Signore è vicino a coloro che hanno il cuore contrito.
Ha mandato Dio la sua misericordia e la sua verità.
5 Ha liberato l’anima mia di mezzo ai leoncelli.
Ho dormito sconvolto.
I figli degli uomini: i loro denti armi e saette e la loro
lingua spada affilata.
6 Innalzati sopra i cieli, o Dio, e su tutta la terra
la tua gloria.
Coloro che lo calpestarono, che lo insultarono dopo la morte, che lo crocifissero come se fosse stato solamente un uomo e non compresero che era anche Dio li ha gettati nella vergogna. Che cosa ha mandato dal cielo? Chi ha mandato dal cielo? Ha mandato dal cielo la sua misericordia e la sua verità. Per quale scopo? E ha liberato la mia anima che era in mezzo a giovani leoni.
Fu mandata dunque la verità perché liberasse la mia anima dai giovani leoni che la circondavano e fu mandata anche la misericordia. Cristo stesso è misericordia e verità. È misericordia in quanto ha di noi compassione, è verità perché ci ricompensa. Come fu misericordioso nel morire per noi, così fu verace nel risorgere per giustificarci. Aveva detto che sarebbe risorto; e la verità non poté mentire. Chi sono i giovani leoni? Sono la gente ordinaria, il popolo minuto dei giudei, malamente ingannato e sedotto dai suoi capi. Questi sono i leoni, gli altri i cuccioli dei leoni. Tutti hanno ruggito, tutti hanno ucciso. Perché dici, o Signore, e ha liberato la mia anima? Che cosa avevi sofferto, tanto che la tua anima dovesse essere liberata? Qui Cristo vuol significare la sua morte. Veramente anche di quel personaggio storico che fu Davide leggiamo che fuggi nella spelonca; non leggiamo però che abbia dormito nella spelonca. È un altro il David che sta nella spelonca, è un altro il Davide che dice: ho dormito turbato. Ci è noto il suo turbamento: non nel senso che lui stesso fosse realmente turbato, ma perché essi volevano turbarlo. Credevano di averlo turbato credevano di averlo vinto: egli invece, sebbene turbato dormiva. Nessuno dorme quando è turbato. Egli invece è turbato e dorme. Interroghiamolo e diciamo: perché hai dormito turbato? Chi ti ha perseguitato? Chi ti ha ucciso? Ascoltate chi sono coloro che l’hanno ucciso. I figli degli uomini. Si riferisce senz’altro ai suoi persecutori. Come dunque lo uccisero? I loro denti sono armi e frecce e la loro lingua è spada tagliente. Non guardare alle mani inermi. Guarda come è armata la bocca. Dalla bocca è uscita la spada con cui Cristo è stato ucciso. Allo stesso modo dalla bocca di Cristo uscirà la spada per la quale periranno i giudei. Il profeta dice in persona propria mosso dallo spirito Santo. Ha visto il Signore umiliato, ferito flagellato, battuto, schiaffeggiato, coperto di sputi, coronato di spine, inchiodato legno. Ha visto i nemici che incrudelivano e lui che sopportava. Dopo tutta questa umiliazione lo ha visto risorgere e si è reso conto che tutte le persecuzioni dei crudeli giudei erano risultate inutili. Preso dalla gioia, come se avesse visto personalmente accadere tutto ciò, dice: innalzati sopra i cieli o Dio e sopra tutta la terra sia la tua gloria
7 Hanno preparato un laccio ai
miei piedi e hanno piegato l’anima
mia; hanno scavato davanti a me
una fossa e ci sono caduti dentro pausa
Il salmista torna alle parole del Signore e il Signore stesso comincia a narrare a noi. Ma perché si rivolge a noi? Perché anche contro di noi vengono mosse delle persecuzioni. Ma niente ci fanno coloro che ci perseguitano. Il Signore si rivolge a noi incoraggiandoci col suo esempio. Hanno scavato una fossa ed essi stessi vi sono caduti. Perseguitando Cristo non hanno danneggiato Cristo ma se stessi. Chiunque prepara una fossa per il fratello inevitabilmente vi cade. Ebbene forse che i persecutori vinsero e i martiri furono vinti? Certamente no! Cerca la gloria dei martiri! È presso Dio. Cerca la fossa dei pagani! È nella loro coscienza trafitta. Non avere occhi pagani, abbi occhi cristiani! È migliore la tristezza di colui che subisce l’ingiustizia che la gioia di colui che commette l’ingiustizia stessa. Ascolta il Signore: chi crede in me, anche se muore vive. Dunque chi non crede anche se vive è morto. Hanno scavato dinanzi a me una fossa ed essi stessi vi sono caduti. Questo inevitabilmente accade a tutti i malvagi
8 Pronto è il mio cuore, o Dio, pronto il mio cuore.
Canterò e salmeggerò.
La pazienza dei buoni accoglie con cuore pronto la volontà di Dio e si gloria nelle tribolazioni dicendo le parole che seguono: Pronto il mio cuore Dio; pronto è il mio cuore: canterò e inneggerò. Che cosa mi ha potuto fare il malvagio? Ha preparato una fossa ma il mio cuore era pronto. Mi ha preparato la fossa per ingannarmi e io non avrei dovuto preparare il mio cuore per sopportarlo? Per questo egli cadrà nella fossa; io invece canterò e inneggerò.
9 Destati, gloria mia, destati salterio e cetra,
mi desterò all’aurora.
Sia glorificato Gesù dopo la passione. Sorgi salterio e cetra. Che cosa invita a sorgere? A quel che sento due strumenti musicali; mentre so che uno solo è il corpo di Cristo. Una sola carne risorse da morte eppure è detto che sorsero due strumenti: uno strumento è il Salterio, un altro la cetra. Il Salterio è uno strumento che il suonatore porta in mano e che ha le corde tese. Questo salterio ha la sua cassa di risonanza nella parte superiore. La cetra invece ha nella parte inferiore questo stesso legno concavo e risonante. Perciò nel salterio le corde ricevono il suono dall’alto; e nella cetra invece lo ricevono dal basso. Questa è la differenza tra il salterio e la cetra
9 Destati, gloria mia, destati salterio e cetra,
mi desterò all’aurora.
10 Ti confesserò tra i popoli
Signore, salmeggerò a te fra le genti;
11 perché è stata magnificata fino ai cieli
la tua misericordia e fino alle nubi la tua verità.
12 Innalzati sopra i cieli, Dio,
e sopra tutta la terra la tua gloria
Di buon mattino, dunque, sorge il salterio e la cetra e loda il Signore. Che cosa dice? Ti confesserò tra i popoli Signore, e inneggerò a te fra le genti: perché è stata glorificata fino ai cieli la tua misericordia e fino alle nubi la tua verità. Infatti gli angeli in cielo lodano Dio, contemplando la stessa bellezza della verità senza ombra alcuna: vedono, amano, lodano e non si stancano. Ivi è la verità; qui invece, dov’è la nostra miseria, certamente è il luogo della misericordia. Al misero, infatti, deve usarsi misericordia. Non c’è bisogno di misericordia, su in alto dove non c’è nessun misero. La verità perfetta è negli angeli, ma siccome tu l’hai data anche gli uomini per questo l’hai abbassata sino alle nubi. Viceversa, gli angeli sembrerebbero non aver bisogno di misericordia; ma, siccome tu hai compassione degli uomini miseri e, offrendo loro misericordia e facendoli partecipi della resurrezione, li rendi simili agli angeli, per questo la tua misericordia raggiunge i cieli. Gloria dunque al nostro Signore e alla sua misericordia e alla sua verità, perché nella sua misericordia non ha omesso, con un dono della sua grazia, di renderci beati, né ci ha privati della verità.
Dai Padri
Ilario: è Cristo che parla. Questo salmo è in rapporto col precedente.
Atanasio: il profeta offre questo canto a nome dell’umanità.
Gregorio di Nissa: finché passi l’iniquità: il peccato è instabile, transitorio. Non è stato fondato dal Creatore. Le cose che esistono “in colui che è” non perdono il loro essere; ma l’essenza del peccato non è nell’essere, è nel non essere buono. Come l’erba sul tetto, il peccato non ha radici; può brillare per un istante, ma presto svanisce: cercherai il suo luogo e non lo troverai. L’inizio del salmo descrive la filosofia del male: in questa vita, il peccato e l’iniquità errano qua e là; abbiamo bisogno della misericordia divina per tutta la nostra vita. La divinità sorvola con le sue ali il pensiero dell’uomo. La natura umana non ne sa nulla. Tutto ciò che possiamo comprendere e cogliere della sapienza, non è ancora la sapienza divina, ma una specie di ombra delle sue ali.
Agostino: è la voce del Cristo e la nostra: si tratta di resistere fino alla fine, finché passi l’iniquità.
Rufino: il Cristo prega. Ha sofferto per insegnarci a soffrire, ha pregato per insegnarci a pregare. Per due volte dice misericordia di me, come per chiedere: dammi forza nella sofferenza e risuscitami.
Atanasio: fino a che Satana sia tolto di mezzo.
2 Eusebio: sono i gemiti inenarrabili dello Spirito Santo.
Gregorio di Nissa: a Dio mio benefattore: il beneficio è l’ombra che viene dall’alto; essa mi libera dai leoni che mi calpestavano e fa sì che possa disprezzarli. In spirito il salmista è sollevato da terra fino ad una abitazione celeste. Ha mandato dal cielo e mi ha salvato. Guarda le cose da questa altezza: i nemici cadono nella fossa mentre lui canta la gloria di Dio.
3 Eusebio: Ha mandato il Salvatore.
Rufino: quelli che mi calpestavano: gli ebrei sono dispersi nel mondo intero. Portano il libro, perché il cristiano creda: sono divenuti i nostri “librarii”.
Girolamo: la sua misericordia e la sua verità sono il Cristo. Se la misericordia fosse sola, ci sentiremmo liberi di peccare; se la giustizia fosse sola l’uomo non potrebbe portarla.
4 Gregorio di Nissa: i loro denti armi e saette e la loro lingua spada affilata. L’uomo che non resiste al male, che è vinto dal male, perde l’aspetto di uomo e diventa un mostro.
Eusebio: l’uomo è peggiore delle bestie feroci.
Rufino: c’è la spada cattiva che uccide il Signore e c’è la spada a due tagli che esce dalla bocca del Cristo. Il salmista vede il Cristo che sopporta tutto come un vinto, poi vede la sua esaltazione e grida: innalzati!
Origene: il Cristo ha detto: l’anima mia è triste fino alla morte. Poco dopo, si è addormentato.
Simmaco: ho dormito nella speranza.
Atanasio: è la morte del Cristo, al termine della sua passione.
Girolamo: è il sonno dalla passione: si dice la stessa cosa nel salmo 3,5.
Rufino: dice bene: mi ero addormentato, perché la morte fu sonno per lui. Per il Signore fu facile il risorgere da morte come per noi il risvegliarsi dal sonno.
5 Eusebio: tu che sei disceso per salvarmi e ti sei adeguato alla mia piccolezza, sali di nuovo! Riprendi questo regno dei cieli che è tuo e riempi la terra della tua gloria.
Atanasio: umiliato per noi, risali ora in cielo e la tua gloria riempirà la terra.
Beda: nel Cristo tutta l’umanità è esaltata.
Ilario: poiché è salito, ha diffuso lo Spirito Santo su tutta la terra.
7 Eusebio: pronto è il mio cuore: sono pronto a ricevere lo Spirito Santo.
Atanasio: domanda di ricevere lo Spirito Santo che il Figlio unigenito ha promesso di inviare dal cielo.
Beda: preparano una fossa ed io preparo la mia pazienza.
8 Eusebio: il salmista prende coscienza della presenza dello Spirito, si anima e profetizza.
Atanasio: la gloria è lo spirito profetico.
Rufino: destati, gloria mia! È l’annuncio della risurrezione. Destati, perché ha il potere di riprendere la sua vita.
Ilario: l’aurora è il tempo della preghiera e della salvezza.
9 Gregorio di Nissa: come è beato! Ha ricevuto una grazia speciale per cantare la gloria di Dio, gli è stato concesso di fare ciò di cui non era capace. Promette che confesserà Dio tra i popoli e le genti.
Eusebio: verrà un tempo in cui tutte le genti saranno rese partecipi della misericordia e della profezia.
Rufino: ti confesserò tra i popoli: ti procurerò confessori tra i giudei e anche tra le genti.
Girolamo: ti confesserò dopo la mia risurrezione.
Eusebio: lo spirito di profezia si diffonderà ovunque.
Ilario: Dio non è più soltanto il Dio di un popolo: tutta la pienezza della terra è di Dio.
Girolamo: fino ai cieli la tua misericordia, perché tutto è stato pacificato mediante la tua risurrezione.
salmo 57
1 per la fine, non distruggere,
di Davide, come iscrizione del titolo
2 Se veramente parlate proprio di
giustizia, giudicate rettamente figli degli uomini,
3 infatti col cuore operate
iniquità sulla terra,
le vostre mani producono ingiustizia.
4 Si sono alienati i peccatori dal
concepimento, si sono smarriti
dall’utero, hanno detto falsità.
5 La loro rabbia è come quella
del serpente, come di aspide sorda
e che tura le sue orecchie,
6 che non udirà la voce
degli incantatori e del maleficio che incanta abilmente.
7 Dio spezzerà i loro denti nella loro bocca.
Stritolerà il Signore le mascelle dei leoni.
8 Finiranno in un nulla come acqua
che passa; egli ha teso il
suo arco finché saranno senza forze,
9 come cera liquefatta saranno portati via.
Il fuoco è caduto sopra e non hanno visto il sole.
10 Prima che le vostre spine formino un rovo,
ancora vivi così con ira vi inghiottirà.
11 Gioirà il giusto quando vedrà la vendetta,
laverà le sue mani nel sangue del peccatore
12 e dirà l’uomo:
Se davvero c’è un frutto per il
giusto, davvero c’è un Dio che li giudica sulla terra.
Da Sacy
1 per la fine, non distruggere,
di Davide, come iscrizione del titolo
2 Se veramente parlate proprio di
giustizia, giudicate rettamente figli degli uomini,
3 infatti col cuore operate
iniquità sulla terra,
le vostre mani producono ingiustizia.
Ecco il discorso del Santo profeta. Egli suppone che la luce della verità o naturale o scritta renda gli uomini disposti a rispondere ciò che è secondo la giustizia ed aggiunge che ne giudicano in una maniera affatto opposta nella loro condotta, vale a dire che la giustizia è nelle loro labbra non già nelle loro azioni. Se dunque tu parli con verità e secondo la giustizia dice il profeta, se nell’intimo del tuo cuore tu sei convinto della verità che hai nella bocca, dimostra che tu ne giudichi ugualmente nella tua condotta. Se le tue parole sono smentite dalle tue opere, dichiari te stesso un mentitore, poiché nell’atto che tu condanni con la bocca l’iniquità la formi nel tuo cuore e dal segreto del tuo cuore essa passa poi nelle tue mani per le azioni ingiuste che tu eserciti sopra la terra.
4 Si sono alienati i peccatori dal
concepimento, si sono smarriti
dall’utero, hanno detto falsità.
Non occorre stupirsi, dice Davide, se i malvagi perseguitano l’innocente. Costoro sono uomini lontani da Dio ed immersi nella menzogna fin dalla loro origine. Essendosi abituati fin dalla più tenera età a mentire e a diventare impostori sono presentemente consumati in un’arte rea, che adoperano contro me per diffamarmi presso Saul. Si può ancora dire che hanno recato con sé una tale malizia dall’utero della loro madre, poiché essendo nati nella corruzione del peccato si sono in quella confermati per un effetto della scellerata loro volontà.
5 La loro rabbia è come quella
del serpente, come di aspide sorda
e che tura le sue orecchie,
6 che non udirà la voce
degli incantatori e del maleficio
che incanta abilmente.
È inutile ricercare se poi sia certo che il serpente di cui parla Davide in questo luogo usi in effetti la precauzione di turarsi le orecchie per non udire la voce di coloro che tentano di incantarlo per impedire i suoi morsi velenosi. Ma alla fine, senza osare troppo affermarne la verità, bastava che tale ne fosse la comune opinione delle genti per dar luogo a Davide di servirsi di una similitudine da lui giudicata molto opportuna per esprimere l’eccesso di furore di Saul e di coloro che lo adulavano i suoi delitti.
7 Dio spezzerà i loro denti nella loro bocca.
Stritolerà il Signore le mascelle dei leoni.
8 Finiranno in un nulla come acqua
che passa; egli ha teso il
suo arco finchè saranno senza forze,
Queste sono tutte metafore di cui si serve il santo profeta per significare che i suoi nemici e in generale tutti malvagi, per quanto terribili potessero essere, sarebbero stati abbattuti dalla potenza di Dio con una meravigliosa facilità. Non c’è animale più terribile né più robusto del leone. Siccome la sua forza sta principalmente nei suoi denti, Davide perciò, paragonando i suoi nemici a leoni, a motivo del loro furore, dice che Dio romperà loro i denti in bocca. Allora svanirà la loro potenza come l’acqua di un fossato o di un torrente che sembra dapprima così impetuosa e che ben presto si riduce a nulla. L’arco che Dio ha tenuto teso contro i malvagi finché siano caduti nell’ultima infermità, ci indica la onnipotenza della divina giustizia che spesso nella scrittura viene paragonata ad un arco.
9 come cera liquefatta saranno portati via.
Il fuoco è caduto sopra e non hanno visto il sole.
Se cadrà un tempo sopra di loro il fuoco della collera divina e se essi aspettano che sia passato il tempo della misericordia diventeranno tutto ad un tratto con la loro pretesa potenza come una cera che si scioglie al calore e che scorre via, cioè senza alcuna forza. Saranno privi in eterno della vita, non solamente del sole materiale che illumina la terra per i giusti e gli ingiusti, ma anche dell’altro sole, quello di giustizia, la cui luce sarà la gloria e la vita dei santi in tutta l’eternità
10 Prima che le vostre spine formino un rovo,
ancora vivi così con ira vi inghiottirà.
Davide paragona a pungenti spine i persecutori dei giusti. Volendo indicare il pronto castigo che Dio userà contro di loro dice che prima che queste spine si siano rafforzate e giunte alla consistenza di un arboscello li divorerà nell’ardore della sua collera, come la terra assorbe talvolta gli uomini vivi, cioè con una grande celerità.
11 Gioirà il giusto quando vedrà la vendetta,
laverà le sue mani nel sangue del peccatore
12 e dirà l’uomo:
Se davvero c’è un frutto per il
giusto, davvero c’è un Dio che li giudica sulla terra.
L’allegrezza del giusto non ha per principio la sua propria soddisfazione, ma la giustizia e la gloria del Signore. Egli si rallegrerà non in se stesso ma in colui che lo giustifica, che assume contro gli empi la sua difesa e che lo preserva da una simile morte con la sua grazia. Finalmente egli non esulta per la perdizione del peccatore, come Davide fu alieno dall’esultare per la perdizione di Saul, che egli compianse con lacrime di tenerezza, ma si rallegra della salute del giusto e ne prende anzi motivo per diventare sempre più giusto. Laverà le sue mani nel sangue del peccatore, cioè secondo la spiegazione di un grande Santo, vedendo il castigo dell’empio cresce egli medesimo in pietà, così che la morte dell’uno serve ad aumentare la vita dell’altro.
Da Agostino
1 per la fine, non distruggere,
di Davide, come iscrizione del titolo
2 Se veramente parlate proprio di
giustizia, giudicate rettamente figli degli uomini,
Se davvero voi parlate di giustizia, giudicate rettamente, o figli degli uomini. Quale ingiusto, infatti, non è capace di parlare e con facilità della giustizia? E chi, interrogato sulla giustizia, non saprà con facilità darne la definizione? Poiché la verità ha scolpito nei nostri cuori per la mano stessa del Creatore il principio: ciò che non vuoi sia fatto a te non farlo agli altri. A nessuno fu mai permesso di ignorare questo comandamento, anche prima che fosse data la legge, in modo che potessero essere giudicati anche coloro che non avrebbero avuto la legge. Ma, affinché gli uomini non si lamentassero che mancava loro qualcosa, fu scritto sulle tavole ciò che essi non riuscivano a leggere nel proprio cuore. Fu allora posto dinanzi ai loro occhi ciò che avrebbero dovuto vedere nella coscienza. L’uomo fu spinto a guardare nel suo intimo dalla voce di Dio, proveniente, per così dire dal di fuori. Poiché gli uomini, anelanti alle cose esteriori, erano divenuti degli estranei anche a se stessi, fu data loro una legge scritta. Non perché non fosse già scritta nei loro cuori, ma perché tu eri fuggito del tuo cuore e colui che è ovunque voleva recuperarti e costringerti a ritornare in te stesso. Ma ascoltate il salmo: se davvero voi parlate di giustizia, giudicate rettamente, figli degli uomini. Non sia la tua giustizia di sole parole; sia una giustizia di opere. Come potresti infatti giudicare secondo giustizia se agirei male? Giudica! La voce non mancherà: dico la voce della verità, la quale non tace e anche se non muove le labbra ti griderà certo nel cuore. Porgi l’orecchio e stattene entro il tuo cuore.
Ascolta dal Vangelo la parola giusta, quella stessa che echeggia in questo salmo. Diceva il Signore ai farisei: Ipocriti come potete parlare del bene se siete malvagi? Datemi un albero buono e il suo frutto sarà buono; datemi un albero cattivo e il suo frutto sarà cattivo. Osservate pertanto come stiano bene in connessione fra loro le due espressioni: ipocriti come potete parlare del bene, se siete malvagi? E l’altra: se davvero voi parlate di giustizia giudicate rettamente o figli degli uomini. Perché in cuore nascondevate l’inganno? Perché mostravate al vostro Creatore l’immagine di Cesare e volevate distruggere nel vostro cuore l’immagine di Dio? Non sono state forse udite le vostre parole e non si è risaputo forse in qual modo voi avete giudicato? Non avete voi crocifisso quell’uomo che avete dichiarato giusto? Non volete giudicare rettamente? Sarete rettamente giudicati.
3 infatti col cuore operate
iniquità sulla terra,
le vostre mani producono ingiustizia.
Ma ora che cosa fate voi? Perché vi dico queste cose? Voi dentro il vostro cuore operate iniquità sulla terra. Le operate soltanto nel cuore? Ascolta quanto segue! Al cuore tengono dietro le mani: le mani sono al servizio del cuore. Ciò che è pensato viene anche attuato; ovvero, se non lo si compie, non è perché non vogliamo, ma perché non possiamo. Tutto quello che hai intenzione di fare e non lo fai perché impossibilitato, Dio lo ritiene come già fatto. E che cosa viene dopo? Le vostre mani collezionano ingiustizie. Che significa: collezionano? Significa che da peccato nasce peccato e che il peccato porta un altro peccato sotto la spinta del peccato. Nella vostra vita trovino riscontro le vostre parole; nelle vostre opere si riconoscano le espressioni delle vostre labbra. Non aggiungete, dunque, ingiustizia a ingiustizia; perché ogni ingiustizia che collezionate servirà per incatenarvi.
4 Si sono alienati i peccatori dal
concepimento, si sono smarriti
dall’utero, hanno detto falsità.
I peccatori si sono estraniati nel seno materno, hanno errato lontano dal ventre, hanno detto il falso. Quando parlano cose ingiuste, dicono anche delle falsità, perché iniquità e falsità coincidono. Ma anche quando dicono cose giuste, anche allora sono nella falsità, poiché una cosa dicono con le labbra e un’altra ne nascondono in cuore. I peccatori si sono estraniati nel seno materno. Che significa? Dal seno materno, cioè dalla loro stessa origine si sono estraniati i peccatori. Estraniati da che cosa? Dalla verità, dalla patria beata, dalla vita beata. Quali peccatori si sono estraniati dal seno materno? O vivrebbero oggi persone sia pure incapaci di udire con profitto queste parole se prima non fossero nate? Forse dunque i peccatori si sono estraniati da un certo seno materno: da quel seno in cui la carità soffriva le doglie, così da esclamare per bocca dell’Apostolo: di nuovo vi partorisco, finché Cristo sia formato in voi. Aspetta dunque: lasciati formare! Anche se sei ancora carnale, tuttavia sei stato concepito. Avendo poi ricevuto il nome di Cristo, sei nato, mediante un certo sacramento, nelle viscere di tua madre. L’uomo infatti non nasce soltanto quando si stacca dalle viscere materne; anche nel periodo che rimane entro le viscere è nato. Nasce dapprima nelle viscere, poi nasce dalle viscere. Per questo anche di Maria fu detto: ciò che è nato in lei è opera dello Spirito Santo. Non era ancora nato da lei, ma era già nato in lei. Nascono dunque nelle viscere della Chiesa certi piccoli che è necessario vengano alla luce ben formati per non riuscire degli aborti. Hanno errato lontano dal ventre perché hanno detto il falso, o, piuttosto, hanno detto il falso perché hanno errato lontano dal ventre? Chiunque si sarà separato da questo ventre della Chiesa necessariamente dirà il falso. Necessariamente, ripeto, dirà il falso colui che non ha potuto essere concepito oppure, dopo essere stato concepito, è stato espulso dal seno materno.
5 La loro rabbia è come quella
del serpente, come di aspide sorda
e che tura le sue orecchie,
6 che non udirà la voce
degli incantatori e del maleficio che incanta abilmente
La loro ira somiglia a quella del serpente. Come se noi gli avessimo chiesto una spiegazione su quanto ha detto, egli ribadisce: è come quella dell’aspide sorda. Perché è sorda. Perché si tura le orecchie. Ascoltate che cosa farà l’aspide quando comincia a sentire l’azione incantatrice di qualche fattucchiere marso, capace di attirarlo con certi suoi versi, come fanno del resto tanti altri dediti alla magia. Vedi di comprendere ciò che ti si presenta solo come similitudine e ciò che ti si insegna a non commettere. L’incantatore marso vuol trascinare fuori l’aspide dalla sua caverna tenebrosa. Ma siccome il serpente ama le tenebre nelle quali attorcigliato si nasconde, perché non vuole uscire, si dice che rifiuta anche di ascoltare le voci dalle quali si sente attratto. Lo Spirito di Dio ha detto che sono simili a questa aspide coloro che non vogliono ascoltare la Parola di Dio: coloro che si rifiutano non soltanto di mettere in pratica ma anche di ascoltarla, per non doverla poi praticare.
7 Dio spezzerà i loro denti nella loro bocca.
Stritolerà il Signore le mascelle dei leoni.
Dio ha spezzato i denti di costoro nella loro bocca. Di chi? Di coloro la cui indignazione assomiglia a quella del serpente e a quella dell’aspide che tura le sue orecchie per non udire la voce degli incantatori.
che passa; egli ha teso il
suo arco finchè saranno senza forze,
Diverranno cosa di nessun conto, come acqua che scorre. A certi fiumi si suole dare il nome di torrenti. Di inverno si riempiono d’acqua, ma dopo poco tempo l’acqua sarà diluita e la corrente passata. Il torrente rumoreggia per qualche giorno, ma presto lo strepito cesserà. I torrenti non possono durare a lungo. Molte eresie sono già morte. Hanno rumoreggiato nei loro ruscelli come meglio hanno potuto, ma poi sono corse via e i loro ruscelli si sono asciugati e a malapena si trovano le tracce della loro esistenza.
9 come cera liquefatta saranno portati via.
Il fuoco è caduto sopra e non hanno visto il sole.
Come cera liquefatta saranno portati via. Molti perseverano nelle loro colpe e nelle loro malvagità. Non avere timore di costoro! Come cera liquefatta saranno portati via. Non si ergeranno a lungo contro di te, non resisteranno: periranno nel fuoco delle loro brame. C’è una pena occulta della quale parla ore il salmo, da adesso sino alla fine. Sono pochi versetti: state attenti! C’è la pena futura: il fuoco dell’inferno, il fuoco eterno. La pena futura ha due aspetti. Il fuoco dell’inferno, il fuoco eterno. Nella prima bruciava quel ricco il quale chiedeva che una goccia d’acqua cadesse sulla sua lingua dal dito del povero. L’altro elemento della pena sopraggiungerà alla fine, quando coloro che saranno posti a sinistra si sentiranno dire: andate nel fuoco eterno che è stato preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Tali pene si manifesteranno alla fine della vita e quando si giungerà alla fine del mondo, alla resurrezione dei morti. Esiste anche nella vita presente un castigo, per quanto occulto. Di questo ora si parla nel salmo. Lo spirito di Dio vuole sottolineare tale pena. Comprendiamola, abbiamone timore, evitiamola. Lo Spirito di Dio vuol presentarci un’altra pena propria della vita presente. Ascoltate qual è la pena degli empi. Come cera liquefatta saranno portati via. Ciò accadrà a causa delle loro concupiscenze. Il desiderio malvagio è come fiamma e fuoco. È caduto dall’alto il fuoco e non hanno visto il sole. Osservate come, in qualche modo, definisce questa pena nell’oscuramento del cuore. Il fuoco è caduto dall’alto. Il fuoco dell’ira. Quanto è grande questo fuoco? Colui sul quale cadrà questo fuoco non vedrà il sole. Dunque fratelli temete i cattivi desideri se non volete essere liquefatti come cera e perire lungi dal cospetto di Dio. Quale sole? Non questo sole che con te vedono anche gli animali e le mosche, che vedono tanto i buoni quanto i malvagi, poiché Dio fa sorgere il suo sole sui buoni e sui malvagi. C’è un altro sole, del quale essi diranno: il sole non è sorto per noi; tutte quelle cose sono passate come ombra. State attenti! Sin dalla nascita è con te ciò che tu devi vincere . Non aggiungere altri nemici. Vinci il nemico col quale sei nato. In sua compagnia entrasti nello stadio di questa vita; combatti contro ciò che è con te fin dalla tua origine. Il piacere carnale, di fatto, fratelli nasce insieme con l’uomo. Ma colui che è ben istruito, subito riconosce il suo nemico, lo aggredisce, lo combatte e presto lo vince.
10 Prima che le vostre spine formino un rovo,
ancora vivi così con ira vi inghiottirà
Prima che il rovo emetta le vostre spine, quasi viventi, come nell’ira, vi inghiottirà. Che cos’è il rovo? È una pianta che produce spine e dicono che le sue spine siano fittissime. Dapprima è un’erba; e fino a che è erba è una pianta tenera e bella. In essa, però, più tardi nasceranno le spine. Anche i peccati ora ti danno piacere e per così dire non ti pungono. Interroghino se stessi coloro che amano qualcosa e non possono ottenerla; vedano se non siano tormentati dal desiderio e, quando saranno giunti a ciò che illecitamente desiderano, guardino se non siano tormentati dalla paura. Riflettano dunque, finché sono in terra, sulle loro pene, prima che venga la risurrezione, quando, risorgendo nella carne saranno trasformati. Perché tutti risorgeremo, ma non tutti saremo trasformati. Avranno, dunque, una carne corruttibile, in cui cioè potranno soffrire, ma non morire. Altrimenti anche quei dolori finirebbero. Allora spunteranno le spine di quel rovo cioè tutti i dolori e le trafitture dei tormenti.
11 Gioirà il giusto quando vedrà la vendetta,
laverà le sue mani nel sangue del peccatore
Godrà il giusto quando vedrà la vendetta. Non la vendetta futura. Osserva, infatti, le parole che seguono. Laverà le sue mani nel sangue del peccatore. Quale il significato di queste parole? Forse che quando gli omicidi vengono uccisi, gli innocenti debbono accorrere sul luogo dell’uccisione per lavarsi le mani? Quale allora il significato delle parole: nel sangue del peccatore laverà le sue mani? Il giusto quando vede la pena dei peccatori, progredisce; e la morte dell’uno giova alla vita dell’altro. Se, pertanto, tu vedi scorrere spiritualmente il sangue di coloro che sono morti nella loro coscienza, prendi nota del loro castigo e vatti a lavare le mani; cioè, per l’avvenire vivi più onestamente. Osserva morire l’empio e purificati dal peccato. Laverai così, in certo modo, le tue mani nel sangue del peccatore.
12 e dirà l’uomo:
Se davvero c’è un frutto per il
giusto, davvero c’è un Dio che li giudica sulla terra.
E dirà l’uomo: c’è dunque un frutto per il giusto. Ecco, prima che venga ciò che ci è stato promesso, prima che ci sia data la vita eterna, prima che gli empi siano gettati nel fuoco eterno, qui, in questa vita, c’è il frutto per il giusto. Quale frutto? Lieti nella speranza, pazienti nella tribolazione. Qual è il frutto del giusto? Noi ci gloriamo delle tribolazioni, sapendo che la tribolazione genera la pazienza, la pazienza degenera la costanza e la costanza la speranza; la quale speranza non è delusa, perché la carità di Dio è stata diffusa nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato donato. Colui che ti ha dato ora una tale gioia mediante la fede, la speranza nella carità, mediante la verità delle sue Scritture, quale felicità non ti preparerà per la fine! C’è dunque un frutto per il giusto; c’è dunque Dio che li giudica in terra. Non soltanto in quell’altra vita, non soltanto nel fuoco eterno, non soltanto giù nell’inferno, ma qui in terra.
Dai Padri
Gregorio di Nissa: il profeta, sempre più vicino a Dio, vede le cose dall’alto. Grida, come dal cielo a quanti abitano nella valle di questa vita: che fate? Che cosa chiamate giustizia? I vostri cuori sono pieni di pensieri terreni: il male nasce nel vostro cuore e nel vostro pensiero e subito le vostre mani lo eseguono. Piange su quanti sono caduti, decaduti dalla salvezza e dice: si sono alienati i peccatori fin dall’utero. Comprenderai queste parole se cerchi quale fu, per così dire, la prima matrice della natura umana, quale seno portò il genere umano: non fu altro che la bontà e la misericordia di Dio che ci ha plasmati e creati. Infatti dice: facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza (Genesi 1,20); ho generato figli e mi hanno disprezzato (Isaia 1,2). Molte pagine della Scrittura parlano del ventre che ci ha formati e della matrice che ci ha generati. Il profeta prorompe in lamenti, infatti è proprio il tono di una lamentazione: come mai si sono alienati i peccatori fin dall’utero? Come mai si sono sviati fin dal grembo? Come hanno preferito la menzogna alla verità? Come sono passati al padre della menzogna, il serpente? La loro follia gli assomiglia. Tutto lo sviluppo del salmo è una lamentazione. Il profeta deplora che i peccatori si perdano: si perdono come l’acqua. In seguito al peccato non hanno raggiunto la perfezione, hanno abortito e si sono allontanati dalla matrice di cui parliamo. Il sole che non hanno visto è la luce vera, il Verbo che non è stato accolto dai suoi (Giovanni 1,11).
Come l’aspide è il più velenoso dei serpenti, così il ranno è il più velenoso tra i rovi. Voi siete come viventi, ma non vivete, perché non siete sulla retta via e Dio è come adirato, ma non è veramente in collera.
Gioirà il giusto: non per la vendetta ma per la sua sorte beata, che gli apparirà ancora più desiderabile nel confronto con quella degli empi. E chi vedrà queste cose dirà che c’è un frutto in serbo per il giusto, nel giusto giudizio di Dio. Non si tratta tanto della sconfitta dei nemici quanto dell’abbondanza dei beni che accompagnano la vittoria.
1 Origene: per parlare di giustizia, bisogna partecipare alla vita del Cristo.
2 Origene: il cuore dei malvagi concepisce l’ingiustizia: le loro mani la eseguono.
3 Cirillo di Alessandria: non fin dal grembo, ma sradicati dal grembo. Si tratta del seno spirituale che potrebbe dare buoni frutti, avendo ricevuto il seme da Dio. Si oppone alla interpretazione fin dal grembo, perché la considera manichea.
4 Eusebio: il serpente del paradiso aveva parole lusinghiere, ma col cuore operava iniquità e intrecciava ingiustizia con le sue opere.
Atanasio: il serpente del paradiso ha parole lusinghiere che conducono alla morte.
Cirillo di Alessandria: l’antico serpente è il padre della menzogna.
Atanasio: il serpente che non vuole ascoltare la voce dell’incantatore è un serpente velenoso. Se ascolta, riversa a terra il suo veleno e diviene innocuo.
Ruperto: l’uomo peccatore fu cacciato dalla Gerusalemme celeste come un aborto, perché questo seno non poteva custodire in sé un essere infettato dal veleno del serpente. L’acqua del battesimo diviene il seno materno: l’uomo accolto nel seno della Chiesa vi deve essere custodito fino al giorno di una certa nascita che è la fine della vita presente, il momento in cui nasce per avere il regno di Dio.
5 Eusebio: la voce dell’incantatore può far sì che i serpenti buttino fuori il loro veleno, se ascoltano. Allora cessano di essere pericolosi.
6 Origene: è un atto di misericordia di Dio il fatto che siano loro spezzati i denti in bocca, così che non diventino ancora più colpevoli.
7 Atanasio: acqua che passa, che non serve a nulla.
8 Origene colui che hanno rifiutato come sole, lo sperimenteranno come fuoco.
9 la maggior parte dei padri commenta: prima che le vostre spine diventino un roveto.
Ilario: non passerà molto tempo prima che il giudizio scenda su di voi come un fuoco.
Girolamo: prima che i vostri peccati raggiungano il culmine e che le spine dei vostri pensieri germoglino e diventino un albero di peccato. Dio vi correggerà, non con ira, ma come adirato e vi correggerà non come viventi ma come persone che hanno solo l’apparenza della vita… Questo discorso è rivolto ai peccatori.
10 Atanasio: nel giorno del giudizio i giusti gioiranno per il giusto giudizio di Dio.
Teodoreto e Ilario: il giusto si dissocia dall’empio.
Arnobio il giovane: il giusto è il Cristo sulla croce. Lava i peccatori nel suo sangue.
Eusebio: c’è un Dio che scruta l’uomo, anche prima del giudizio finale.
Cirillo di Alessandria: ormai l’uomo è convinto e crede.
salmo 58
1 per la fine, non distruggere, di Davide, nell’iscrizione del titolo
quando Saul mandò e sorvegliò la sua casa per ucciderlo.
2 Strappami dai miei nemici,
O Dio, e da quelli che insorgono contro di me, liberami.
3 Strappami dagli operatori
di iniquità e dagli uomini sanguinari salvami.
4 Perché ecco hanno preso l’anima
mia, si sono scagliati contro di me dei violenti
5 e non c’è una mia iniquità né un mio peccato Signore.
Senza iniquità ho corso e mi sono diretto.
6 Sorgi incontro a me e guarda, e tu Signore Dio
delle schiere , Dio d’Israele
volgiti a visitare tutte le genti.
Non avere pietà di tutti quelli che operano l’iniquità. pausa
7 Ritorneranno a sera
e patiranno la fame come cani
e faranno il giro della città.
8 Ecco parleranno con la loro bocca
e c’è una spada sulle
loro labbra. Perché chi ha udito?
9 E tu Signore riderai di loro,
annienterai tutte le genti.
10 Custodirò la mia forza
presso di te, poiché sei tu Dio il mio difensore,
11 il mio Dio! La sua volontà mi preverrà.
12 Dio me la mostrerà sopra i miei nemici.
Non ucciderli perché non
dimentichino il mio popolo;
disperdili nella tua potenza e abbattili,
o mio protettore, Signore,
13 per il peccato della loro bocca,
per la parola delle loro labbra;
e restino presi nella loro superbia,
14 e per la maledizione e la
menzogna saranno annunciati
alla fine, nell’ira della fine
e non sussisteranno e sapranno che il Dio
di Giacobbe è sovrano dei confini della terra. Pausa
15 Ritorneranno a sera
e patiranno la fame come cani
e faranno il giro della città.
16 Essi si disperderanno per mangiare,
ma se non si saranno saziati, pure mormoreranno.
17 Io invece canterò la
tua potenza e celebrerò al mattino la tua misericordia,
perché ti sei fatto mio
difensore e mio rifugio nel giorno della mia tribolazione.
18 Mio aiuto, a te salmeggerò,
poiché Dio, mio difensore sei tu, mio Dio,
misericordia mia.
Da Sacy
1 per la fine, non distruggere, di Davide, nell’iscrizione del titolo
quando Saul mandò e sorvegliò la sua casa per ucciderlo.
2 Strappami dai miei nemici,
O Dio, e da quelli che insorgono contro di me, liberami.
3 Strappami dagli operatori
di iniquità e dagli uomini sanguinari salvami.
4 Perché ecco hanno preso l’anima
mia, si sono scagliati contro di me dei violenti
Davide assediato nella sua casa dai soldati di Saul e chiedente a Dio con tante ripetute preghiere che lo strappi e che lo salvi dalle mani dei suoi nemici, allorché sembravano essersi resi padroni della sua vita e sembravano molto più potenti di lui, è figura di Cristo e della sua Chiesa: il capo e i membri perseguitati ed assediati dai malvagi. Davide salvato per il consiglio di una donna, Gesù Cristo uscito dal sepolcro in mezzo ai custodi, la Chiesa la cui gloria si è accresciuta con la crudeltà dei suoi persecutori e i giusti che sebbene oppressi dalla violenza dei loro nemici, si rafforzano sempre più nella via della loro salvezza, ci devono convincere che quelli che sono considerati come i più potenti, tutti gli iniqui operatori d’iniquità e gli uomini sanguinari di cui parla qui il profeta non possono alcuna cosa, quando pur sembra che abbiano tutto il potere, e il vano trionfo di cui si vantano è molto spesso seguito dalla loro confusione e rovina. Davide ha potuto dirlo in un senso vero riguardo al re Saul, suo crudele persecutore, verso cui si comportò sempre con una perfetta rettitudine di cuore. Quantunque i giusti in mezzo alle persecuzioni che li fanno soffrire, riconoscano davanti a Dio di essere peccatori, ciò nonostante non soffrono come peccatori, ma perché, come dice San Paolo è necessario che tutti quelli che vogliono vivere nella pietà siano perseguitati e secondo San Pietro tutta la gloria dei cristiani consiste nel soffrire non come rei ma come giusti e come innocenti.
5 e non c’è una mia iniquità né un mio peccato Signore.
Senza iniquità ho corso e mi sono diretto.
6 Sorgi incontro a me e guarda, e tu Signore Dio
delle schiere , Dio d’Israele
volgiti a visitare tutte le genti.
Non avere pietà di tutti quelli che operano l’iniquità. pausa
“ Davide parla a noi profeticamente quando aggiunge a modo di imprecazione che visitando Dio le genti Egli non usi misericordia a nessun operatore d’iniquità. Egli avrebbe parlato contro se stesso se la sua intenzione fosse stata di pregare Dio perché sterminasse tutti i peccatori senza misericordia. Egli vuole semplicemente dire che quando Dio come giudice delle nazioni visiterà le iniquità delle genti secondo la sua giustizia, non sarà quello tempo di clemenza ma di rigore. Le parole che Dio non avrà pietà di quelli che commettono iniquità si possono intendere o perché Dio non lascia impunita alcuna iniquità o perché vi è una certa iniquità che ci rende indegni della sua misericordia ed è l’orgoglio che spinge all’ostinazione nel peccato e a difenderlo invece di condannarlo umilmente davanti a Dio.
7 Ritorneranno a sera
e patiranno la fame come cani
e faranno il giro della città.
8 Ecco parleranno con la loro bocca
e c’è una spada sulle
loro labbra. Perché chi ha udito?
“ Alcuni interpreti sono del parere che Davide faccia in questo luogo una poetica descrizione della iniquità e della agitazione di coloro che erano mandati da Saul per investire la sua casa di notte e per ucciderlo sul mattino.
Perciò li rappresenta come uomini che simili a cani percorrevano tutta la città perché non sfuggisse loro la preda. Altri credono che il profeta intenda parlare in modo generico dei malvagi che all’ora della loro morte significata dalla sera, avranno il pensiero di convertirsi, ma che lo faranno troppo tardi e patiranno allora una orribile fame.
Non potendo più aspettarsi se non rigori dalla parte di Dio, sentono però nell’intimo della loro anima un vuoto impossibile da descrivere e che li spinge, come già le vergini stolte, a fare inutilmente il giro della città e cioè a rivolgersi in certo modo a tutti i giusti per chiede loro alcune gocce dell’olio loro e di quella consolazione che ricevono questi dalla buona testimonianza della loro coscienza. Ma quello che allora diranno è soltanto sulla loro bocca, non già nel loro cuore che rimase ostinato nella impenitenza. E la spada è sulle loro labbra cioè si vedranno condannati dalla propria bocca, che li convincerà di non aver fatto ciò che dicono, dopo aver negato di ascoltare Dio, che parlava loro finchè erano in vita. Non troveranno più nessuno che li voglia ascoltare dopo la morte.
9 E tu Signore riderai di loro,
annienterai tutte le genti.
Davide circondato dai suoi nemici che andavano sicuri e baldanzosi di toglierlo dal mondo dice a Dio con viva fede: tu Signore ti riderai di loro e ti sembreranno nulla tutte le nazioni. Io niente devo temere da loro perché non in me stesso ma in te metto tutta la mia forza e sono certo di conservarla.
10 Custodirò la mia forza
presso di te, poiché sei tu Dio il mio difensore,
11 il mio Dio! La sua volontà mi preverrà.
12 Dio me la mostrerà sopra i miei nemici.
Non ucciderli perché non
dimentichino il mio popolo;
disperdili nella tua potenza e abbattili,
o mio protettore, Signore,
13 per il peccato della loro bocca,
per la parola delle loro labbra;
e restino presi nella loro superbia,
14 e per la maledizione e la
menzogna saranno annunciati
alla fine, nell’ira della fine
e non sussisteranno e sapranno che il Dio
di Giacobbe è sovrano dei confini della terra. Pausa
15 Ritorneranno a sera
e patiranno la fame come cani
e faranno il giro della città.
16 Essi si disperderanno per mangiare,
ma se non si saranno saziati, pure mormoreranno.
Abbiamo prima spiegato queste parole intendendole dei nemici di Davide o in generale dei malvagi, ma pare che secondo il senso di quelle che precedono noi possiamo anche spiegarle con Ilario, in un altro modo, cioè con riferimento ai Giudei che avendo perduto la loro città e il loro tempio si trovarono in una agitazione, in un vuoto e in una fame orribile, aggirandosi intorno alla città con il rimpianto dell’antica gloria, delle cerimonie e dei sacrifici della legge, che non si possono offrire legittimamente se non nella città e nel tempio di Gerusalemme, disperdendosi e cercando per ogni dove con che saziare la loro fame e mormorando contro Dio e contro la Chiesa per l’impotenza in cui si trovano di appagare i loro desideri .
Il delitto uscito dalla bocca dei nemici del vero Davide può intendersi o del rifiuto che fecero di riconoscerlo loro re, allorché dichiararono che altro principe non avevano all’infuori di Cesare o della voce micidiale con cui, preferendo a Gesù Cristo uno scellerato, chiesero che fosse crocifisso. La superbia da cui erano posseduti e che impediva loro di sottomettersi all’impero di Gesù Cristo, alla fine li ha fatti cadere nella più profonda umiliazione. Gli spergiuri , le bestemmie, le menzogne da loro proferite contro la persona dell’uomo Dio hanno esposto loro stessi ad una estrema infamia nel giorno della consumazione, cioè quando la giusta collera del Signore li ha consumati facendo perire la loro città e il loro tempio così superbo in cui ponevano la loro fiducia. Trovandosi dispersi tra tutti i popoli hanno dovuto riconoscere che il Dio di Giacobbe era veramente il Signore di tutte le nazioni della terra.
17 Io invece canterò la
tua potenza e celebrerò al mattino la tua misericordia,
perché ti sei fatto mio
difensore e mio rifugio nel giorno della mia tribolazione.
18 Mio aiuto, a te salmeggerò,
poiché Dio, mio difensore sei tu, mio Dio,
misericordia mia.
La previsione del profeta riguardo alla fine sciagurata dei suoi nemici e di quelli di Gesù Cristo gli fa confessare che la sua liberazione è l’effetto della fortezza di Dio e afferma che una tale misericordia sarà oggetto continuo del suo giubilo e dei suoi inni di ringraziamento. Allorché Davide accenna al mattino sembra che gli faccia allusione al tempo che avevano scelto i suoi nemici per investire la sua casa. In realtà quel tempo era di notte mentre i suoi nemici pensavano secondo l’ordine ricevuto da Saul di doverlo uccidere al mattino. Il profeta appoggiandosi al suo divino protettore dice che al mattino stesso egli celebrerà con inni di gioia la sua misericordia.
Da Agostino
1 per la fine, non distruggere, di Davide, nell’iscrizione del titolo
quando Saul mandò e sorvegliò la sua casa per ucciderlo.
Sino alla fine, affinché tu non guasti a David stesso l’iscrizione del cartello. È, come ho detto, un titolo che tratta di un altro titolo. Il Vangelo ti indica quale sia il testo del titolo che, a detta del salmo, è vietato guastare. Infatti quando il Signore fu crocifisso, un cartello fu scritto da Pilato con le parole: re dei giudei, in tre lingue: ebraica, greca e latina, le lingue cioè, che in tutto il mondo primeggiano. Orbene, se il re dei giudei fu crocifisso e furono i giudei a crocifiggere il loro re, crocifiggendolo non ottennero il risultato di farlo morire, ma piuttosto quello di farlo re anche delle genti. Per quanto fu in loro, eliminarono il Cristo, ma da se stessi, non da noi. Egli è morto per noi e con il suo sangue ci ha riscattati. E a tuttora quel cartello non è stato distrutto, poiché egli è re, non soltanto delle genti ma anche degli stessi giudei. Non è questo l’unico salmo che rechi un’iscrizione di tal genere, che vieta di guastare il cartello. Diversi altri salmi sono così intitolati, e ognuno di essi preannuncia la passione del Signore. Ebbene, riferiamo anche il nostro salmo alla passione del Signore e lasciamo che ci parli Cristo, capo e corpo. Quando ascoltiamo le parole di Cristo, non pensiamo soltanto a colui che è il nostro capo, pensiamo al Cristo totale capo e corpo, nelle fattezze di un uomo completo. Ci dice infatti l’apostolo Paolo: voi siete il corpo e le membra di Cristo. E lo stesso apostolo dice che Cristo è il capo della Chiesa. Orbene, se lui è il capo e noi siamo il corpo, Cristo tutto intero è capo e corpo. Talvolta infatti trovi parole che non convengono al capo; e, se non le adatterai al corpo, il tuo intelletto vacillerà. Ascoltiamo dunque quanto segue: quando Saul mandò a sorvegliare la casa di lui per ucciderlo. È vero che questa vicenda si trova narrata nel libro dei Re: Saul infatti una volta mandò degli sgherri a sorvegliare la casa per uccidere Davide. Ma noi, che stiamo trattando, dobbiamo interessarci della vicenda per quel che ne ha attinto l’autore del salmo stesso. Riferisce dunque tutto questo al corpo di Cristo? Uccidere Cristo significava, per loro, cancellare il nome di Cristo, affinché nessuno avesse a credere in lui. Questo doveva produrre la menzogna delle sentinelle: le quali, appunto, furono subornate affinché dicessero che, mentre dormivano, erano venuti i discepoli di lui e lo avevano portato via. Questo è davvero voler uccidere Cristo! Cioè, cancellare la fama della sua risurrezione e far prevalere la menzogna sopra il Vangelo. Ma, come Saul non raggiunse il suo scopo di uccidere David, così neppure i maggiorenti del giudaismo poterono raggiungere il loro scopo di far trionfare la testimonianza di custodi che dormivano su quella degli apostoli che erano svegli.
2 Strappami dai miei nemici,
O Dio, e da quelli che insorgono contro di me, liberami.
Liberami dei miei nemici, mio Dio; e da coloro che si levano sopra di me, riscattami. Ciò si è compiuto nella carne di Cristo e si compie anche in noi. Non rinunciano infatti, i nostri nemici, il diavolo e i suoi angeli a levarsi sopra di noi ogni giorno, a tentare di prendersi gioco della nostra debolezza, della nostra fragilità con inganni, suggerimenti, tentazioni e a cercare di prenderci al laccio con tranelli di ogni genere, finché ancora viviamo qui in terra. Ma si innalzi a Dio la nostra voce; si gridi alle membra di Cristo, soggette al loro capo che è in cielo: liberami dai miei nemici, Dio mio! E da coloro che si levano contro di me riscattami!
3 Strappami dagli operatori
di iniquità e dagli uomini sanguinari salvami.
Liberami da coloro che operano ingiustizia e salvami degli uomini sanguinari. Erano certamente uomini sanguinari coloro che uccisero il giusto, nel quale non avevano trovato alcuna colpa. Erano uomini sanguinari, poiché mentre uno straniero voleva liberare il Cristo lavandosene le mani, essi gridarono: crocifiggilo, crocifiggendo! Erano uomini sanguinari, perché, mentre veniva loro presentato nella sua gravità il delitto del sangue di Cristo, risposero, riversandone le conseguenze anche sui loro figli: il suo sangue ricada sopra di noi e sopra i nostri figli. Ma neppure contro il suo corpo cessarono di infierire gli uomini sanguinari. Infatti, dopo la resurrezione e l’ascensione di Cristo, toccò alla Chiesa subire le persecuzioni. Prima di tutto a quella che fiorì in seno alla nazione giudaica, alla quale appartenevano anche i nostri apostoli.
4 Perché ecco hanno preso l’anima
mia, si sono scagliati contro di me dei violenti
Perché, ecco, si sono impossessati della mia vita; i forti hanno fatto irruzione su di me. È necessario sottolineare chi sono questi forti. Per primo il Signore chiamò “forte” il diavolo stesso, dicendo: nessuno può entrare nella casa del forte e rubare i suoi vasi, se prima non avrà incatenato il forte. In effetti Cristo incatenò il forte con le catene del suo potere e rubò i suoi vasi e li fece propri. Tutti i peccatori erano, infatti, vasi del diavolo, mentre, credendo, sono diventati vasi di Cristo. Vi sono anche altri forti, non per le ricchezze, non per il vigore del corpo, non per qualche potere o dignità che spicca nel tempo, ma perché confidano nella loro giustizia. Tale robustezza ha impedito ai giudei di entrare nella cruna dell’ago. Presumendo infatti di se stessi e della propria giustizia e ritenendo di essere sani hanno respinto la medicina ed hanno ucciso lo stesso medico.
5 e non c’è una mia iniquità né un mio peccato Signore.
Senza iniquità ho corso e mi sono diretto.
Cosa dice poi? E non c’è ingiustizia, non c’è peccato in me, Signore. Contro di me fecero irruzione quei forti che presumevano della loro giustizia. Mi attaccarono, ma in me non trovarono colpa. Senza ingiustizia ho corso e avanzavo. Questi forti, dunque, non hanno potuto tenermi dietro nella corsa e mi hanno creduto un peccatore proprio per questo motivo, perché, cioè non riuscivano a vedere le mie orme.
6 Sorgi incontro a me e guarda, e tu Signore Dio
delle schiere , Dio d’Israele
volgiti a visitare tutte le genti.
Non avere pietà di tutti quelli che operano l’iniquità. Pausa
Senza ingiustizia ho corso e avanzavo. Sorgi incontro a me e guarda. Ma come? Forse che Dio, se non si avvicina, non può vedere? Intendiamo dunque le parole: sorgi incontro a me, nel senso di “aiutami”. Quanto poi alle altre parole “e guarda” esse devono essere intese come “fa vedere che corro, fa vedere che avanzo. Diciamo di Dio che vede, nel senso che ci fa vedere. Siccome la carne che aveva assunto era senza peccato, per questo egli divenne partecipe della nostra debolezza, ma non del nostro peccato. Ecco perché senza ingiustizia ho corso e avanzavo.
Non avere misericordia di tutti coloro che operano ingiustizia. Chi non vorrà tremare dando uno sguardo alla propria coscienza? Questa infatti anche se consapevole di essere stata fedele a Dio, sarebbe strano non avesse a rimproverarsi una qualche ingiustizia: perché chiunque compie il peccato, compie anche ingiustizia. Queste parole possono essere intese in due modi: sia nel senso che Dio non lascia impunito assolutamente nessun peccato, sia nel senso che c’è una certa ingiustizia della quale chi si rende colpevole, non otterrà assolutamente misericordia da parte di Dio. È necessario che ad ogni ingiustizia, grande o piccola, segua una punizione o da parte dell’uomo stesso che si pente, o da parte di Dio che si vendica. Colui che si pente già punisce se stesso. Quanto poi a Dio, egli non può avere misericordia di coloro che compiono l’ingiustizia nel senso che egli possa gradire e favorire il peccato e non voglia sradicare le colpe. Non c’è via di scampo. O ti punisci da te stesso o ti punirà lui. Compi ciò che sta scritto in quel salmo: preveniamo il suo volto con la confessione. Possiamo anche intendere in un altro modo. Esiste un’ ingiustizia il cui reo non può ottenere misericordia da Dio. È la difesa dei peccati. Quando qualcuno difende i suoi peccati, commette una grande ingiustizia perché difende ciò che Dio odia.
7 Ritorneranno a sera
e patiranno la fame come cani
e faranno il giro della città.
Si convertano a sera. Che significa: a sera? Significa “dopo”, “più tardi”. Essi , infatti, avrebbero dovuto già prima riconoscere il medico. Dopo che Cristo era già stato crocifisso, era risorto, era asceso al cielo, dopo che aveva mandato il suo Spirito Santo, i crocifissori di Cristo si spaventarono, si pentirono della colpa che sentivano gravare nella loro coscienza e chiesero agli apostoli un consiglio di salvezza. La risposta fu: pentitevi e ciascuno di voi sia battezzato nel nome del nostro Signore Gesù Cristo e saranno rimessi a voi vostri peccati. Dopo che Cristo è stato crocifisso, dopo che è stato versato il sangue di Cristo, c’è remissione per i vostri peccati.
8 Ecco parleranno con la loro bocca
e c’è una spada sulle
loro labbra. Perché chi ha udito?
Ecco, con la loro bocca essi parleranno e una spada sarà nelle loro labbra. Si tratta di quella spada a due tagli della quale l’apostolo dice: e la spada dello Spirito, che è la parola di Dio. Perché a due tagli? Perché ferisce con ambedue i Testamenti. I giudei ricusano di credere; tuttavia per mezzo di giudei convertiti alla fede, il Vangelo è stato annunciato per la città. Sono essi a dire: infatti chi ascolta?
9 E tu Signore riderai di loro,
annienterai tutte le genti.
E tu, Signore, li deriderai. Che significano le parole: li deriderai? Come un niente avrai tutte le genti. Niente potrà opporsi a te, poiché sarà facilissimo che tutte le genti credano in te.
10 Custodirò la mia forza
presso di te, poiché sei tu Dio il mio difensore,
Affiderò a te la mia forza. I forti caddero poiché non avevano affidato a te la loro forza. Ma io affiderò a te la mia forza; perché, se mi allontano; se mi avvicino, divento più forte. Esiste un’origine e una fonte della virtù, una radice della sapienza e se così si può dire della verità immutabile. Allontanandosi da questa regione, l’anima si ottenebra, avvicinandosi ad essa si illumina.
il mio Dio! La sua volontà mi preverrà.
Il Dio mio! La sua misericordia mi previene. Ecco cosa vuol dire la frase: affiderò a te la mia forza. Significa: in nessun modo presumerò di me. Non io per primo mi sono levato e mosso incontro a te, ma tu sei venuto a svegliarmi. Infatti la tua misericordia mi previene, prima che io compia qualcosa di buono.
12 Dio me la mostrerà sopra i miei nemici.
Non ucciderli perché non
dimentichino il mio popolo;
disperdili nella tua potenza e abbattili,
o mio protettore, Signore,
Il mio Dio mi si è manifestato nei miei nemici. Che cosa dice? Mi ha dimostrato, nella persona dei miei nemici, quanta misericordia abbia usato verso di me. Se dunque ha sopportato i vasi d’ira per rendere manifeste le sue ricchezze verso i vasi di misericordia, molto giustamente è detto: la sua misericordia mi prevarrà. Quanta misericordia abbia usato a me, me l’ha mostrato nella persona di coloro verso i quali non ne ha usata altrettanta. E che dice di tali nemici? Non li uccidere, perché non si dimentichino della tua legge. Ucciderai i peccati ma le persone non le ucciderai. Resti in vita la nazione giudaica.
13 per il peccato della loro bocca,
per la parola delle loro labbra;
e restino presi nella loro superbia,
14 e per la maledizione e la
menzogna saranno annunciati
alla fine, nell’ira della fine
e non sussisteranno e sapranno che il Dio
di Giacobbe è sovrano dei confini della terra. Pausa
È già accaduto: i giudei sono stati dispersi fra tutte le genti, a testimonianza della loro colpevolezza e della nostra verità. Se posseggono i codici nei quali è stato profetizzato il Cristo, noi possediamo il Cristo. Se sopravvive ancora il popolo dei giudei è perché attraverso il loro sopravvivere, cresca la moltitudine dei cristiani. Non hanno ceduto alle leggi romane fino al punto di perdere le loro caratteristiche di giudei. Sono sì soggetti ai Romani, ma conservano ancora le loro leggi, che sono le leggi di Dio. Disperdi e trascinali significa: non li abbandonare, mentre li disperdi. Non abbandonandoli avrai ancora modo di agire in loro, dal momento che non li uccidi. Che cosa dunque ucciderai? I delitti della loro bocca, la parola delle loro labbra. E seguita: della maledizione e della menzogna saranno annunciate le conclusioni. La superbia non permetteva loro di perfezionarsi; ma il delitto ha cancellato la superbia grazie al riconoscimento della loro colpa. Finalmente il perdono ha cancellato il delitto grazie alla misericordia di Dio. In altre parole, tutto ciò servì per dire all’uomo: ora hai visto che cosa sei; l’ hai toccato con mano. Hai sbagliato, sei divenuto cieco: hai peccato e sei decaduto. Riconoscendo quindi la tua infermità invoca il medico. Ogni vendetta di Dio è chiamata ira; ma talvolta Dio castiga per perfezionare, talvolta castiga per condannare. Pensando queste cose, e scoprendo e confessando le loro ingiustizie che cosa non saranno? Non saranno più superbi. Prima infatti aveva detto: siano presi nella loro superbia e della maledizione e della menzogna saranno annunciate le conclusioni. Cioè: non persevereranno nella superbia da cui erano stati presi.
E sapranno che Dio sarà il Signore di Giacobbe e dei confini della terra. A quel modo, infatti, che sia gli uni che gli altri sono stati trovati soggetti alla colpa, così sia gli uni che gli altri perverranno alla salvezza. La pietra che i costruttori avevano respinto è diventata pietra angolare, onde unire in sé i due popoli come l’angolo unisce le due pareti. Non sarà soltanto il Signore dei giudei, ma anche dei confini della terra.
15 Ritorneranno a sera
e patiranno la fame come cani
e faranno il giro della città.
che accadrà dunque di costoro? Ciò che è stato detto prima. Si convertiranno a sera, cioè, si convertiranno anche se tardi. Si convertiranno a sera e soffriranno la fame come cani. Come i cani, cioè come peccatori, poiché anch’essi che si credevano giusti hanno riconosciuto il loro peccato. E andranno attorno per la città, cioè la città che sta attorno, fra tutte le genti.
16 Essi si disperderanno per mangiare,
ma se non si saranno saziati, pure mormoreranno.
Si sparpaglieranno per mangiare; cioè per conquistare altri e per aggregare al loro corpo nuovi credenti, trasformati dalla fede. Ma se non si sazieranno, mormoreranno. Anche prima ha parlato del loro mormorio, del mormorio di coloro che dicono: poiché chi ascolta? E soggiungeva: ma tu Signore li deriderai. Cioè tu deriderai coloro che dicono: chi ascolta? Perché? Perché un nulla stimerai tutte le genti. Così anche qui si dice: ma, se non si sazieranno, mormoreranno.
17 Io invece canterò la
tua potenza e celebrerò al mattino la tua misericordia,
perché ti sei fatto mio
difensore e mio rifugio nel giorno della mia tribolazione.
Ma io canterò la tua potenza ed esulterò al mattino per la tua misericordia. Al mattino, finite le tentazioni; al mattino, quando la notte di questo secolo sarà trascorsa; al mattino quando ormai non abbiamo più paura del diavolo e i suoi angeli. Al mattino quando più non cammineremo alla luce della profezia ma contempleremo come un sole il Verbo stesso di Dio.
18 Mio aiuto, a te salmeggerò,
poiché Dio, mio difensore sei tu, mio Dio,
misericordia mia.
Perché tu sei divenuto il mio protettore e il mio rifugio nel giorno della mia tribolazione. Mio soccorso, a te inneggerò, perché tu, Dio, sei il mio protettore. Che cosa sarei stato, se tu non mi avessi soccorso? La mia vita era in pericolo a causa della mia profonda ferita. Niente è incurabile per un medico onnipotente. Egli non abbandona nessuno, ma è necessario che tu voglia essere curato, è necessario che tu non ti sottragga alla sua mano
Perché tu sei divenuto il mio protettore e il mio rifugio nel giorno della mia tribolazione. Mio soccorso, a te inneggerò, perché tu, Dio, sei il mio protettore. Che cosa sarei stato, se tu non mi avessi soccorso? Quanto non era disperata la mia salute, se tu non mi avessi curato? Dove giacevo, se tu non mi fossi venuto incontro? In effetti la mia vita era in pericolo a causa della mia profonda ferita: una ferita che richiedeva l'intervento di un medico onnipotente. Niente è incurabile per un medico onnipotente. Egli non abbandona nessuno; ma è necessario che tu voglia essere curato; è necessario che tu non ti sottragga alla sua mano.
Dai padri
1 Origene: è il Cristo che parla.
Cirillo di Alessandria: Davide vede profeticamente che il Cristo innocente nascerà dalla sua stirpe e che i giudei lo perseguiteranno. Chiede a Dio di volgersi verso le genti.
Ilario questo salmo annuncia la passione di Cristo.
3 Origene: è la caccia alle anime per mezzo della tentazione.
Cirillo di Alessandria: hanno dato la caccia all’anima mia: sono i giudei che perseguitano il Cristo.
Girolamo: Davide dice questo del Cristo che, portando i nostri peccati, ha corso fino alla morte.
5 Atanasio: conversione delle genti.
Cirillo Alessandrino: vedendo in profezia l’ infedeltà dei giudei, Davide domanda a Dio di rivolgersi alle genti.
Teodoreto: lascia da parte Israele, visita le genti e illuminale.
Girolamo: queste parole sono rivolte al Padre il quale risponde: ti ho glorificato e ti glorificherò ancora (Giovanni 12,28).
6 Origene: l’esilio di Israele: è avvenuto uno scambio: i figli di Israele sono divenuti come cani e i cani (i gentili) sono divenuti figli. I giudei come cani hanno gridato contro il Cristo. Ritorneranno la sera, cioè alla fine dei tempi.
Gregorio di Nissa: Dio che esaudisce dice ritorneranno a sera.
Cirillo di Gerusalemme: i cani sono gli emissari dei grandi sacerdoti che hanno condannato Gesù.
Atanasio i giudei non potranno più abitare la loro città. Cani, a causa della loro sfrontatezza.
Teodoreto: i giudei privati della profezia e del sacerdozio saranno come cani famelici che vagano qua e là.
Baldovino di Ford: verrà un mattino in cui saranno saziati col pane di vita e di sapienza, quando tutte le genti saranno entrate e tutto Israele sarà salvato. Alla fine del mondo, infatti, il resto si convertirà. Il salmista parla di questa conversione quando dice: ritorneranno a sera. La sera qui è la fine del mondo, che diverrà un mattino per i giudei convertiti, illuminandoli con i primi raggi della grazia.
7 Atanasio: la spada sulle loro labbra è : crocifiggilo! (Matteo 27,23).
8 Eusebio: situazione parallela a quella del salmo 2: gli empi si ribellano e Dio si farà beffe di loro.
Teodoreto: è facile per te annientare non solo un popolo ma tutte le genti.
9 Teodoreto: sei tu che custodisci la mia forza
Ilario: il Cristo, che ha il potere di deporre la sua anima e di riprenderla; dice: custodirò la mia forza presso di te. È il suo spirito affidato alle mani del Padre.
Beda: colui che mi accoglie: il tuo Verbo ha accolto me, uomo smarrito per il peccato.
10 Ilario: i nemici sono i giudei. Nemici… Ma amati a motivo dei padri (Romani 11,28). Guarderanno colui che hanno trafitto e si convertiranno.
11 Origene: non ucciderli: di fatto, Israele non ha più, né principi né sacerdoti, ma vivono e si moltiplicano. Non ucciderli perché non dimentichino il mio popolo. Desidero che vedano la mia Chiesa e siano sollecitati ad entrare.
Gregorio di Nissa: non ucciderli ma riconducili dal profondo del male a una vita secondo lo spirito. Non si tratta di distruggere l’uomo: questo renderebbe inutile l’opera divina. Ciò che perirà è il peccato.
Atanasio: perderanno tutte le loro glorie, ma non la vita. Disperdili per il peccato della loro bocca.
12 Origene: è la bocca del popolo giudeo e sono le loro parole che hanno ucciso il Cristo, non le loro mani.
Eusebio: la lingua dei giudei, non la loro mano ha ucciso il Signore.
Teodoreto: restino presi nel loro orgoglio. Non hanno voluto servire Cristo, serviranno Cesare.
13 Eusebio: non è una imprecazione ma una profezia.
Teodoreto: non sussisteranno, cioè non saranno più un popolo. Ma non si tratta qui della dannazione eterna delle anime.
13 Atanasio: il Dio di Giacobbe estende la sua Chiesa fino ai confini della terra.
14 Origene: ritorneranno a sera, non troveranno cibo, faranno il giro di Gerusalemme distrutta e piangeranno sulle sue piazze e le sue strade. Partiranno la fame, loro che hanno provato nausea per il pane del cielo.
15 Gregorio di Nissa: soffrono la fame perché non hanno il viatico della salvezza.
Eusebio: dispersi come cani che vagano senza meta, non troveranno il cibo spirituale.
Atanasio: avranno fame perché hanno rifiutato il pane di vita. Correranno ovunque alla ricerca del Verbo del Signore e non lo troveranno.
16 Eusebio: è il Salvatore che parla. Canterò la tua misericordia al mattino; è il tempo in cui il Cristo celebra la misericordia del Padre per mezzo del suo popolo che è la Chiesa.
Teodoreto: al mattino, quando sorge la luce spirituale.
Gregorio di Nissa: questo salmo è molto profondo. Il titolo lo dedica al vincitore magnanimo che non vuole distruggere. Esalta la pazienza sovrana e la benignità di colui che è sempre pronto, per amore, a colmare di beni i nemici che gli hanno fatto tutto il male possibile. Non ucciderli! Dopo un lungo e doloroso vagabondare in cerca del Verbo, ritorneranno la sera, cioè alla fine dei tempi. E al mattino del giorno eterno che non avrà fine, canterò la tua vittoria e la tua misericordia.
salmo 59
1 per la fine, per coloro che saranno trasformati, nella
iscrizione del titolo, di Davide, per istruzione;
2 quando mise a fuoco la Mesopotamia di Siria e
la Siria di Sobal e Gioab ritornò e
colpì dodicimila nella valle delle saline.
3 O Dio, ci hai respinti e ci
hai distrutti, ti sei adirato
e hai avuto pietà di noi.
4 Hai fatto sussultare la terra
e l’hai sconvolta, sana
le sue fratture, perché è stata scossa.
5 Hai mostrato al tuo popolo
la durezza, ci hai dato da bere vino di compunzione.
6 Hai dato a quelli che ti temono
un segno perché fuggano davanti all’arco, pausa
perché siano liberati i tuoi diletti.
7 Salva con la tua destra ed esaudiscimi.
8 Dio ha parlato nel suo santuario: esulterò e
spartirò Sichem, e misurerò la valle delle tende.
9 Mio è Galaad e mio è Manasse ed Efraim
fortezza del mio capo; Giuda, mio re;
10 Moab, vaso della mia speranza;
sull’Idumea estenderò il mio sandalo; a me
gli stranieri sono stati sottomessi.
11 Chi mi condurrà alla città fortificata?
Chi mi condurrà fino all’Idumea?
12 Non forse tu, o Dio, che ci hai respinti?
E non uscirai, o Dio, con le nostre schiere?
13 Da’ a noi aiuto dalla tribolazione, e vana
è la salvezza dell’uomo.
14 In Dio opereremo potenza ed egli ridurrà a nulla i nostri oppressori.
Da Sacy
1 per la fine, per coloro che saranno trasformati, nella
iscrizione del titolo, di Davide, per istruzione;
2 quando mise a fuoco la Mesopotamia di Siria e
la Siria di Sobal e Gioab ritornò e
colpì dodicimila nella valle delle saline.
Molti padri ed interpreti hanno creduto che questo salmo sia stato composto da Davide dopo la vittoria da lui riportata contro gli Idumei. Questo costringe a spiegarlo totalmente secondo il senso spirituale non sembrando che un salmo tutto pieno di gemiti di sospiri possa convenire a un tempo di allegrezza e di trionfo. Un altro espositore pensa che Davide in questa preghiera si umiliasse davanti a Dio per i suoi peccati e per quelli del popolo e gli chiedesse il soccorso necessario per ottenere la vittoria che effettivamente egli ottenne. Quantunque Davide avesse vinto una grande moltitudine di nemici ne restavano tuttavia moltissimi. Ritornato indietro, Gioab battè gli Idumei nella valle delle saline con la sconfitta di dodicimila uomini.
3 O Dio, ci hai respinti e ci
hai distrutti, ti sei adirato
e hai avuto pietà di noi.
le sue fratture, perché è stata scossa.
4 Hai fatto sussultare la terra
e l’hai sconvolta, sana
Non vi è cosa più adatta per raccogliere il frutto delle nostre vittorie o per farcele ottenere che l’umiliarci per i nostri peccati, i quali se non fosse per la misericordia divina ci renderebbero schiavi dei nostri nemici. È di grande profitto alla terra del popolo di Dio l’essere commossa e conturbata poiché il medico supremo ha avuto cura di risanare in essa ciò che è stato infranto. Un tale conturbamento della Palestina indicava le guerre da cui era stata agitata per il castigo dei suoi peccati. Gli israeliti furono costretti a ricorrere al Signore perché risanasse le loro piaghe. Il turbamento delle anime ci significa il salutare movimento prodotto da un santo pentimento.
5 Hai mostrato al tuo popolo
la durezza, ci hai dato da bere vino di compunzione.
6 Hai dato a quelli che ti temono
un segno perché fuggano davanti all’arco, pausa
perché siano liberati i tuoi diletti.
Davide sembra fare allusione a quanto si vide accadere anticamente, allorché Mosè per ordine di Dio fece tingere del sangue dell’agnello ciascuna porta degli israeliti perché fosse questo un segnale all’angelo sterminatore, che doveva perdonarla nel tempo stesso in cui uccideva tutti i primogeniti dell’Egitto. Tu dunque o Dio, dice egli, che hai dato un segno così luminoso della tua misericordia, usa anche oggi una simile bontà verso il tuo servo e salvandolo con la tua destra libera al tempo stesso il tuo popolo per cui tu hai sempre dimostrato un grande amore.
7 Salva con la tua destra ed esaudiscimi.
8 Dio ha parlato nel suo santuario: esulterò e
spartirò Sichem, e misurerò la valle delle tende.
9 Mio è Galaad e mio è Manasse ed Efraim
fortezza del mio capo; Giuda, mio re;
Dio ha parlato dal suo sacrario, cioè o per mezzo del suo santo spirito che animava i suoi profeti o nel suo santo, cioè nel luogo del suo santuario dove egli rendeva ordinariamente i suoi oracoli. Si può osservare che quantunque Davide non parli qui che di Sichem, di Succot, di Galaad, di Manasse e di Efraim, cioè della sola tribù dei figli di Giuseppe egli però sotto quella tribù ha compreso le dieci tribù del regno di Israele; perché essa era senza confronto la maggiore di tutte. Efraim nella Scrittura spesse volte indica il regno delle dieci tribù per opposizione al regno di Giuda. Dopo aver menzionato il regno di Israele egli nomina quello di Giuda, aggiungendo che Giuda è il principe dei suoi Stati.
10 Moab, vaso della mia speranza;
sull’Idumea estenderò il mio sandalo; a me
gli stranieri sono stati sottomessi.
11 Chi mi condurrà alla città fortificata?
Chi mi condurrà fino all’Idumea?
Sebbene Davide avesse già sconfitto una parte degli Idumei non si era ancora impadronito di quel paese che era fortissimo per le fortificazioni delle sue piazze. Tale impresa eseguì Davide non appoggiandosi al suo coraggio né alla forza delle sue milizie quasi sempre vittoriose, ma alla condotta dell’Onnipotente a cui non era impossibile cosa alcuna. Dio che voleva umiliare l’orgoglio di quel popolo gli fece dire per bocca dello stesso profeta: se anche tu avessi un volo alto al pari dell’aquila, se pure tu andassi a porre nido tra gli astri saprò io farti qui cadere da un luogo così eccelso.
12 Non forse tu, o Dio, che ci hai respinti?
E non uscirai, o Dio, con le nostre schiere?
13 Da’ a noi aiuto dalla tribolazione, e vana
è la salvezza dell’uomo.
14 In Dio opereremo potenza ed egli ridurrà a nulla i nostri oppressori.
Davide sapeva sulla certezza della fede che le milizie e i prodi che gli stavano intorno non potevano salvarlo senza l’aiuto di Dio. Egli attribuisce al solo Signore la gloria di porre i suoi nemici sotto i suoi piedi.
Da Agostino
1 per la fine, per coloro che saranno trasformati, nella
iscrizione del titolo, di Davide, per istruzione;
2 quando mise a fuoco la Mesopotamia di Siria e
la Siria di Sobal e Gioab ritornò e
colpì dodicimila nella valle delle saline.
3 O Dio, ci hai respinti e ci
hai distrutti, ti sei adirato
e hai avuto pietà di noi.
O Dio, tu ci hai scacciati, ci hai distrutti. È forse Davide che parla lui che sconfisse, che arse, che batté? O non piuttosto coloro che egli colpì, che furono battuti e volti in fuga quando erano malvagi, per essere poi vivificati e tornare indietro, divenuti buoni? Certamente una strage di questa sorta ha compiuto quel Davide, forte di braccio, che è il nostro Cristo, di cui Davide era la figura. Egli ha compiuto queste imprese; egli ha operato questa strage con la sua spada e il suo fuoco: infatti l’una e l’altro ha portato in questo mondo. Dice il Vangelo: Son venuto a portare il fuoco nel mondo. E ancora: Son venuto a portare la spada sulla terra. Ha portato il fuoco per bruciare la Mesopotamia di Siria e la Siria di Sobal. Salutare è stato il colpo da loro avuto: parlino ora che sono stati rialzati. Dicano dunque questi fortunati che sono stati mutati in meglio, verso la sana dottrina a gloria dello stesso Davide. Dicano: o Dio, tu ci hai scacciati, ci hai distrutti, ti sei adirato, hai avuto misericordia di noi. Ci hai distrutti per riedificarci; ci hai distrutti in quanto eravamo mal costruiti. Hai distrutto l’inutile vecchiaia, per edificare l’uomo nuovo, edificio che resterà in eterno.
4 Hai fatto sussultare la terra
e l’hai sconvolta, sana
le sue fratture, perché è stata scossa.
Hai scosso la terra e l’hai turbata. In qual modo è stata turbata la terra? Dalla coscienza dei peccati. Dove andremo? Dove fuggiremo se quella spada è ormai vibrata? Fate penitenza! Si è avvicinato infatti il regno dei cieli. Hai scosso la terra e l’hai turbata. Risana le sue fratture perché è sconvolta. Se non si muove, non è degna di essere risanata.
5 Hai mostrato al tuo popolo
la durezza, ci hai dato da bere vino di compunzione.
Dopo tutte queste cose, dopo che è stato sgominato l’uomo terrestre, bruciata la vetustà, quando l’uomo è ormai trasformato in meglio e la luce è giunta a rischiarare coloro che erano tenebre, allora segue ciò che altrove sta scritto: o figlio, accostandoti al servizio di Dio, sta’ fermo nella giustizia e nel timore e prepara la tua anima alla tentazione. Il primo compito che ti attende è dispiacere a te stesso, debellare il peccato e trasformarti in meglio. Il secondo è sopportare le tribolazioni e le tentazioni di questo mondo provocate dall’avvenuto cambiamento della tua vita e in mezzo ad esse perseverare sino alla fine. Parlando di queste cose e alludendo apertamente ad esse, il salmista soggiunge: hai mostrato al tuo popolo delle dure realtà.
6 Hai dato a quelli che ti temono
un segno perché fuggano davanti all’arco, pausa
perché siano liberati i tuoi diletti.
Perché tutto questo? Hai dato a coloro che ti temono un insegnamento, perchè fuggano davanti all’arco. Attraverso le tribolazioni temporali hai insegnato, dice, ai tuoi, come occorra sottrarsi all’ira del fuoco eterno. Dice infatti l’apostolo Pietro: è tempo che il giudizio cominci dalla casa di Dio. Che cosa accadrà dunque nel giudizio? L’arco è teso; ma per ora la minaccia è solo incombente, non ancora in atto. Quanto più a lungo è rimandato il giudizio, con tanto maggiore violenza verrà. Dobbiamo dunque ringraziare Dio per le tribolazioni temporali, in quanto con esse dà al suo popolo un insegnamento, affinché fuggano dinanzi all’arco.
7 Salva con la tua destra ed esaudiscimi.
Perché siano liberati i tuoi cari. Salvami con la tua destra ed esaudiscimi. Affinché anche se in questo tempo soffro qualche tribolazione, trascorsa la notte di tutte le sofferenze io sia trovato alla destra in mezzo alle pecore, non alla sinistra e in mezzo ai caproni.
8 Dio ha parlato nel suo santuario: esulterò e
spartirò Sichem, e misurerò la valle delle tende.
Dio ha parlato nel suo santuario. In quale suo santuario? Dio era in Cristo, riconciliando il mondo con sé. Mi rallegrerò e dividerò Sichem. Siccome è stato Dio a parlare, tutto questo accadrà. È la Chiesa che dice: Dio ha parlato nel suo santuario. Dividerò Sichem e misurerò la valle delle tende. È detto forse a cagione delle pecore di Giacobbe. La valle delle tende significa il popolo giudaico che anch’esso è diviso. Infatti coloro che hanno creduto sono passati dalla nostra parte, mentre gli altri sono rimasti fuori.
9 Mio è Galaad e mio è Manasse ed Efraim
fortezza del mio capo; Giuda, mio re;
Mio è Galaad. Abbiamo letto questi nomi nella Scrittura divina. Mio è il numero sterminato dei testimoni, miei sono i veri martiri. Muoiano pure altri per il loro vecchiume, vuoto di senso e privo di sale, se non appartengono al cumulo dei testimoni. Ormai mio è Manasse ed Efraim forza del mio capo. Efraim significa fruttificazione. Mia è la fruttificazione e tutto il mio frutto è dalla forza del mio capo. Il mio capo infatti è Cristo.
10 Moab, vaso della mia speranza;
sull’Idumea estenderò il mio sandalo; a me
gli stranieri sono stati sottomessi.
Giuda è mio re. Quale Giuda? Il discendente dalla tribù di Giuda, colui al quale diceva lo stesso Giacobbe: Giuda ti loderanno i tuoi fratelli. Moab è caldaia di mia speranza. Perché caldaia? A motivo della tribolazione. Perché di mia speranza? Perché mi ha preceduto Giuda, il mio re. Moab è da ricercarsi fra le genti. Questo popolo infatti nacque dal peccato: nacque dalle figlie di Lot, le quali giacquero con il padre ubriaco, abusando del loro genitore. Ma il loro comportamento era simbolo di coloro che si sarebbero serviti male della legge. Le più grandi tribolazioni nascono contro la Chiesa da coloro che usano male la legge.
11 Chi mi condurrà alla città fortificata?
Chi mi condurrà fino all’Idumea?
Fino all’Idumea estenderò il mio calzare. È la Chiesa che dice: giungerò fino all’Idumea, cioè fino a coloro che conducono un genere di vita terrestre (perché Idumea significa “terrena”. Quale calzare se non quello del Vangelo? Quanto sono belli i piedi di coloro che annunciano la pace, che annunciano il bene! E ancora: abbiate calzati i piedi nella annunciazione del Vangelo della pace. A me sono soggetti i filistei. Chi sono i filistei? Sono degli estranei, un popolo che non appartiene alla mia stirpe.
Chi mi trasporterà nella città dell’accerchiamento? Qual è la città dell’accerchiamento? La città dell’accerchiamento è la folla tumultuante delle genti, le quali facevano ressa da ogni parte e tenevano chiusa nel mezzo la gente dei giudei. Questa adorava l’unico Dio, mentre la folla eterogenea delle genti adorava gli idoli, serviva i demoni. E questa folla in senso mistico è chiamata “città dell’accerchiamento”, proprio perché le genti si accalcavano ad ogni dove, per accerchiare da ogni lato il popolo che adorava l’unico Dio.
12 Non forse tu, o Dio, che ci hai respinti?
E non uscirai, o Dio, con le nostre schiere?
Chi mi trasporterà nella città dell’accerchiamento? Non sarai forse tu, Dio, che ci hai respinti? E non marcerai, o Dio, con i nostri eserciti? Ci porterai, dunque tu che ci hai respinti, tu o Dio che non marcerai con i nostri eserciti? Il mondo infierirà, ci calpesterà, si innalzerà il cumulo della testimonianza mediante il sangue sparso dei martiri. Allora tu, o Dio, non marcerai con i nostri eserciti? Non interverrai contro di loro, non mostrerai la tua potenza come la mostrasti in Davide, in Mosè. Opererai nell’intimo.
13 Da’ a noi aiuto dalla tribolazione, e vana
è la salvezza dell’uomo.
Dacci aiuto nella tribolazione, poiché vana è la salvezza dell’uomo. Dacci aiuto! Con quegli interventi che potevano far supporre che tu ci avessi abbandonato. Così soccorrici! Vana è la salvezza dell’uomo.
14 In Dio opereremo potenza ed egli ridurrà a nulla i nostri oppressori.
In Dio opereremo prodezze e a niente egli ridurrà i nostri nemici. Non opereremo prodezze con la spada, con i cavalli, con le corazze, con gli scudi, con la potenza dell’esercito, con quanto è esteriore. Dove allora opereremo? Nell’intimo ove siamo nascosti. Potremo essere vilipesi, calpestati, ritenuti uomini di nessun conto: ma egli a niente ridurrà i nostri nemici.
Chi mi trasporterà nella città dell'accerchiamento? Chi mi trasporterà fino all'Idumea, affinché io regni anche sugli uomini terreni; affinché mi venerino anche coloro che non sono miei e che non vogliono trarre profitto da me?
Dai Padri
1 Origene: ci hai respinti, annientati. Il profeta parla a nome di Israele.
Atanasio: Israele deplora la rovina che lo ha travolto per la sua empietà verso il Cristo.
Ilario: misericordiosa collera del Padre!
Cassiodoro: il profeta ricorda le afflizioni del popolo non per ingratitudine ma in rendimento di grazie.
Girolamo: tribolazioni di Israele. In verità, Dio non ha respinto il suo popolo. Dio ci respinge e ci annienta quando commettiamo il peccato; ha pietà di noi e ci edifica quando ritorniamo a lui con penitenza.
Origene: hai avuto pietà di noi all’avvento del Cristo.
Atanasio: ci sarà un tempo per farci misericordia.
Ruperto: hai avuto pietà di noi inviandoci il Cristo.
2 Eusebio: profezia della rovina di Gerusalemme.
Cassiodoro: si tratta degli spiriti contriti e umiliati.
Girolamo: hai colpito la terra così che ha prodotto spine e rovi.
3 Girolamo: cose dure, perché ti cerchino con più cura.
Origene: la Scrittura chiama spesso col nome di vino eventi penosi. Richiama il salmo 74,8: nella mano del Signore è un calice di vino.
Atanasio: è un vino che genere stupore e torpore.
4 Origene: siamo stati puniti per le nostre empietà. Ma quanti ti temono hanno ricevuto un segno: è il segno in cui siamo stati segnati per sfuggire alla condanna, segno raffigurato dal sangue sugli stipiti delle porte degli ebrei quando uscirono dall’Egitto.
Eusebio: i giudei hanno rifiutato il segno che li avrebbe salvati.
Atanasio: una luce per discernere il bene dal male, o meglio, il segno con cui siamo segnati per sfuggire alla condanna. Il sangue dell’agnello sulle porte era la figura di questo segno.
Cassiodoro: per mezzo della Scrittura ci hai insegnato che i tuoi fedeli dovranno sopportare molti dolori per fuggire davanti all’arco, cioè il giorno del giudizio.
Girolamo: segnati dal battesimo per sfuggire all’ira ventura, non siamo solo dei peccatori riscattati ma siamo i suoi diletti.
Rufino: il segno sono le tribolazioni che suggeriscono loro di fuggire davanti all’arco, cioè davanti all’ira futura.
4 Ilario: davanti all’arco, cioè davanti alla collera divina.
Teodoreto: col segno custodirai i tuoi consacrati resi immortali dal lavacro della rigenerazione.
5 Eusebio, Cirillo di Alessandria, Atanasio, Teodoreto: la tua destra è il Cristo.
Girolamo: la destra è il Cristo nostro Salvatore.
Teodoreto: il profeta riceve qui una risposta e ce la fa conoscere: Dio ha parlato per mezzo dello Spirito Santo che si serve del profeta come di uno strumento.
Ilario: nel santo, cioè nel Cristo.
Cassiodoro: il Padre ha parlato nel Figlio quando il Verbo si è fatto carne.
Girolamo: il Padre ha parlato nell’uomo Dio.
Rufino: nel santo, cioè nel Figlio.
6 Eusebio: questo versetto e i seguenti.
Teodoreto: Sichem è la città che Giacobbe ha lasciato in eredità a Giuseppe e dove Efraim si è stabilito.
Girolamo: Sichem designa forse la Samaria.
Eusebio: questa valle è tutto il mondo abitato dagli uomini: è la valle di lacrime del salmo 83,6. Tutta questa valle la riempirò di genti che mi appartengono.
Teodoreto: la valle delle tende è la terra di Israele divenuta deserta e che è stata occupata da tende di nomadi. Dio promette di restituire loro questa terra occupata da altri.
Cassiodoro: è la valle ove Giacobbe ha fatto riposare le sue greggi, dopo aver lasciato Labano.
7 Eusebio: Efraim è Gerusalemme. Manasse è Galaad. In altre parole, le genti saranno per me come le tribù di Israele.
Girolamo: il cumulo dei nomi è simbolo della chiamata universale delle genti.
Girolamo: fortezza è la Chiesa.
Atanasio e altri: è da Giuda che il Signore è nato.
Teodoreto: mio re, cioè scelto da Dio.
8 Eusebio: Moab e Edom, tribù maledette in passato.
Teodoreto: il Vangelo percorrerà la terra.
9 Eusebio: la città fortificata è la Chiesa di Dio.
Atanasio: chi mi guiderà? Il profeta parla a nome dei giudei che fanno penitenza. Chiede di entrare nella città cioè nella Chiesa.
Cassiodoro: dopo tante afflizioni, il profeta chiede la vita nuova e di essere condotto dal Signore nella città, cioè della Gerusalemme celeste.
Girolamo: è il Cristo che ci conduce nella città, cioè a Gerusalemme alla maestà di Dio. La Chiesa è la città fortificata dalla fede.
Rufino: la Gerusalemme celeste.
Rufino: le genti.
10 Eusebio: Dio solo può condurlo. La nostra sola speranza di vedere le tue promesse, sei tu.
11 Teodoreto ritornati a Dio e al suo servizio, sperimenteremo la sua protezione.
Salmo 60
1 per la fine, tra gli inni di Davide.
2 Esaudisci, o Dio, la mia supplica,
volgiti alla mia preghiera.
3 Dai confini della terra a te
ho gridato, mentre era nello sconforto
il mio cuore. Sulla roccia mi hai innalzato.
4 Mi hai guidato perché ti sei fatto
mia speranza, torre di fortezza in faccia al nemico
5 Abiterò nel tuo tabernacolo per i secoli.
Sarò protetto al riparo delle tue ali. pausa
6 Poiché tu, Dio mio,
hai esaudito la mia preghiera
hai dato l’eredità a quelli che temono il tuo nome.
7 Aggiungerai giorni sopra i giorni del re,
i suoi anni fino al giorno di generazione e generazione .
8 Rimarrà in eterno davanti a Dio
Chi cercherà la sua misericordia e la sua verità?
9 Così salmeggerò al tuo nome nei secoli dei secoli,
per adempiere i miei voti di giorno in giorno.
Da Sacy
1 per la fine, tra gli inni di Davide.
2 Esaudisci, o Dio, la mia supplica,
volgiti alla mia preghiera.
La preghiera di Davide è quella di un cuore afflitto pieno di fiducia che costringe Dio a porgere ad essa la sua attenzione, come al casto frutto, dice Sant’Ilario, di un’anima mossa dal timore del Signore.
3 Dai confini della terra a te
ho gridato, mentre era nello sconforto
il mio cuore. Sulla roccia mi hai innalzato.
Davide chiama il luogo deserto dove il timore di Assalonne lo aveva costretto a ritirarsi, le estremità della terra, cioè della Palestina. Esprime in questo modo la sua lontananza dalla città di Gerusalemme. Il profeta dice che Dio lo ha collocato in alto sopra una rupe. Questa espressione metaforica vuol dire che Dio l’ha collocato in un luogo sicuro dagli assalti dei nemici. Secondo un senso più spirituale, notato dai padri, la pietra è figura di Gesù Cristo su cui è stata fondata la Chiesa.
4 Mi hai guidato perché ti sei fatto
mia speranza, torre di fortezza in faccia al nemico
Davide attento a considerare Dio come guida in tutti i suoi passi, senza presumere della propria luce e dalla propria condotta ne spiega la ragione allorché aggiunge che Dio era tutta la sua speranza ed egli lo considerava come una munita torre contro il nemico.
5 Abiterò nel tuo tabernacolo per i secoli.
Sarò protetto al riparo delle tue ali. pausa
Se noi spieghiamo letteralmente queste parole del re Davide sembra che la sua inquietudine principale nel suo esilio non fosse tanto di esser lontano dalla sua città e dal suo palazzo quanto dal tabernacolo. La speranza di Davide nel suo esilio era dunque che avendo Dio esaudito la sua preghiera lo avrebbe accostato di nuovo al tabernacolo dell’alleanza.
6 Poiché tu, Dio mio,
hai esaudito la mia preghiera
hai dato l’eredità a quelli che temono il tuo nome.
7 Aggiungerai giorni sopra i giorni del re,
i suoi anni fino al giorno di generazione e generazione .
8 Rimarrà in eterno davanti a Dio
Chi cercherà la sua misericordia e la sua verità?
Davide desiderava che i giorni dell’antichità fossero aggiunti ai giorni momentanei di questa vita passeggera. Di fatto egli non visse più di settant’anni circa, che è un ‘ età che non si può considerare come una grande moltiplicazione di anni. Il re profeta non è stato in ciò se non la figura di colui, che non essendo soltanto figlio di Davide, ma anche figlio di Dio, abita eternamente alla presenza del Padre suo come la sua immagine consustanziale. A ragione dunque il profeta davanti ad un così ineffabile mistero dell’incarnazione del Verbo che doveva nascere dalla sua stirpe, ed essere re del vero popolo di Israele, esclama tutto a un tratto con profonda ammirazione: chi sarà capace di investigare la sua misericordia e la sua fedeltà, cioè non solo la sua condotta piena di bontà ma assai più la misericordia di Dio, volendo adempiere quanto ha promesso fin dal principio del mondo, cioè di incarnarsi e manifestare la sua grande carità verso tutti gli uomini?
9 Così salmeggerò al tuo nome nei secoli dei secoli,
per adempiere i miei voti di giorno in giorno.
Queste parole sono relative alle altre, che il Signore aggiungerà giorni ai giorni del re. Così prosegue il salmista: salmeggerò in perpetuo al tuo nome. La moltiplicazione dei miei anni, o mio Dio, si rivolgerà a gloria tua. Questo io mi propongo unicamente nel tempo di questa vita e in tutta l’eternità. Non considero i miei interessi allorché penso che tu aggiungerai giorni ai giorni del re, ma lo faccio per cantare eternamente inni alla gloria del nome tuo e per adempiere i miei voti di porgerti eterni ringraziamenti. Questo occupa principalmente i santi quaggiù.
Da Agostino
1 per la fine, tra gli inni di Davide.
2 Esaudisci, o Dio, la mia supplica,
volgiti alla mia preghiera.
Esaudisci, Dio, la mia supplica; tendi l’orecchio alla mia preghiera. Chi parla? Sembra un individuo. Ma osserva bene se sia davvero uno solo. Dice: dai confini della terra a te ho gridato, nell’angoscia del mio cuore. Non si tratta dunque di un solo individuo. Una persona singola, infatti, come potrebbe gridare dai confini della terra? Dai confini della terra grida soltanto quella eredità della quale fu detto al Figlio stesso: chiedi a me e ti darò le genti in tua eredità e in tuo possesso i confini della terra. È dunque questo possesso di Cristo, questa eredità di Cristo, questo corpo di Cristo, questa unica Chiesa di Cristo, questa unità che noi siamo, che grida dai confini della terra: e che cosa grida? Ciò che ho detto prima: esaudisci, Dio la mia supplica, tendi l’orecchio alla mia preghiera. Mentre il mio cuore era nell’angoscia. Mostra di trovarsi in grande gloria tra tutte le genti e in tutto il mondo; eppure è in mezzo a grandi prove. Infatti la nostra vita in questo esilio non può essere senza prove e il nostro progresso si compie attraverso la tentazione. Nessuno potrà essere incoronato se non dopo la vittoria, vittoria che non ci sarebbe se non ci fossero la lotta contro un nemico e le tentazioni.
3 Dai confini della terra a te
ho gridato, mentre era nello sconforto
il mio cuore. Sulla roccia mi hai innalzato.
4 Mi hai guidato perché ti sei fatto
mia speranza, torre di fortezza in faccia al nemico
Mi hai condotto perché sei divenuto la mia speranza. Se egli non fosse divenuto la nostra speranza, non sarebbe in grado di condurci. Ci conduce in quanto è la nostra guida e ci conduce con sé in quanto egli è la nostra via, ci conduce a sè in quanto egli è la nostra patria. Ecco, lo avete udito! Egli è stato tentato, ha sofferto, è risorto: così è divenuto la nostra speranza. Mi hai condotto perché sei diventato la mia speranza, torre di fortezza di fronte nemico. È nell’angoscia il mio cuore, levo la voce fino dai confini della terra e soffro in mezzo alle tentazione e agli scandali. I pagani mi odiano perché sono stati sconfitti. Mi insidiano gli eretici coperti col manto del nome cristiano. All’interno, nella stessa Chiesa, il frumento è soverchiato dalla paglia. In mezzo a tutto questo, mentre ho il cuore nell’angoscia, griderò dai confini della terra. Colui che mi ha costruito sopra la pietra non mi abbandonerà, né cesserà di condurmi a sè. Anche se soffro, anche se il diavolo in ogni occasione tende insidie contro di me, io ho in lui la mia torre di fortezza. Questa torre è Cristo, il quale per noi si è fatto torre di fronte al nemico, lui che è anche pietra sopra la quale è costruita la Chiesa. Cerchi riparo per non essere ferito dal diavolo? Rifugiati nella torre! In essa mai ti raggiungeranno le frecce del diavolo; ivi starai riparato permanentemente.
5 Abiterò nel tuo tabernacolo per i secoli.
Sarò protetto al riparo delle tue ali. pausa
Sarò ospite nella tua tenda per sempre. Vedete che a gridare è colui del quale parlavamo poc’anzi. Chi di noi, infatti, potrà essere ospite per sempre? Qui viviamo per pochi giorni e ce ne andiamo: poiché veramente qui in terra siamo ospiti, mentre in cielo avremo la dimora stabile. Sulla terra tu sei un esule e dovrai ascoltare la voce del Signore tuo Dio che ti ordinerà di emigrare. Da quella dimora eterna nei cieli invece nessuno ti ordinerà di partire. Qui siamo ospiti, là il Signore ci darà una eterna dimora.
6 Poiché tu, Dio mio,
hai esaudito la mia preghiera
hai dato l’eredità a quelli che temono il tuo nome.
Perché tu, Dio, hai esaudito la mia preghiera. Quale preghiera? Quella con la quale ha cominciato il suo dire: esaudisci, o Dio, la mia supplica, tendi l’orecchio alla mia preghiera. Dai confini della terra a te ho gridato. Ecco cosa ho gridato a te ai confini della terra. Per questo mi rifugerò all’ombra delle tue ali, perché hai esaudito la mia preghiera. Egli ci invita dunque, o fratelli, a non smettere di pregare, finché siamo nel tempo delle tentazioni. Hai dato l’eredità a coloro che temono il tuo nome. Perseveriamo dunque nel timore del nome di Dio: non ci inganna l’eterno Padre. Con lui vivremo in eterno nella stessa eredità. Hai dato l’eredità a coloro che temono il tuo nome.
7 Aggiungerai giorni sopra i giorni del re,
i suoi anni fino al giorno di generazione e generazione .
Aggiungerai giorni su giorni agli anni del re. Si riferisce al re di cui noi siamo le membra. Il re è Cristo, il nostro capo, il nostro re. Hai dato a lui giorni su giorni: non soltanto i giorni di questa vita che ha fine, ma giorni oltre questi giorni, senza fine. Abiterò nella casa del Signore per la lunghezza dei giorni. Perché per la lunghezza dei giorni, se non perché ora i giorni sono brevi? Infatti ogni cosa che ha fine è breve; ma i giorni di questo re sono al di sopra dei giorni. Cristo regna nella sua Chiesa non soltanto questi giorni che passano, ma regna insieme con i santi nei giorni che non hanno fine. Lì è un solo giorno, e sono molti giorni.
8 Rimarrà in eterno davanti a Dio
Chi cercherà la sua misericordia e la sua verità?
Chi ricercherà per il Signore la misericordia e la sua verità? Dio ci ha usato misericordia e verità: la misericordia perdonando i nostri peccati, la verità mantenendo le sue promesse. Così anche noi finché siamo qui in terra comportiamoci con misericordia e verità. Usiamo misericordia nei confronti dei deboli, dei bisognosi e anche dei nostri nemici. Pratichiamo la verità impegnandoci a non peccare e a non aggiungere peccato a peccato.
9 Così salmeggerò al tuo nome nei secoli dei secoli,
per adempiere i miei voti di giorno in giorno.
Così inneggerò al tuo nome, o Dio, in eterno, per sciogliere i miei voti di giorno in giorno. Se inneggi al nome di Dio, non inneggiare solo per un po’ di tempo. Vuoi esaltarlo eternamente? Vuoi inneggiare in eterno? Sciogli a lui i tuoi voti di giorno in giorno, dal giorno presente al giorno eterno. È lo stesso che: chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvo.
Dai Padri
Teodoreto: il profeta ha concluso il salmo precedente in modo analogo dicendo: ritorniamo a Dio. Ora mostra quale preghiera offrirgli: annuncia il Cristo e profetizza la conversione delle genti.
Ilario: è un salmo profetico del rendimento di grazie eterno.
Girolamo: profezia della beatitudine eterna.
2 Origene: chi prega con la conoscenza di tutto quello che gli manca per essere perfetto, sarà esaudito.
Atanasio: a nome di tutta la terra.
Teodoreto: questo versetto è detto a nome dei prigionieri, ma anche a nome di chiunque fa penitenza e cammina sulla retta via.
Ilario: dai confini della terra: è pellegrino lontano da Dio e attende con impazienza di essere sovravestito.
Girolamo: dalle quattro parti del mondo, la Chiesa una e santa grida come un solo uomo.
Cassiodoro: i giusti gridano al Signore da tutte le parti della terra.
Ruperto: tutta la Chiesa canta questo salmo.
Origene: ogni anima amica di Dio è oppressa e si sente venir meno, finché vive in questa vita mortale. È angosciata e oppressa anche per compassione, vedendo la moltitudine di quelli che si perdono.
Eusebio: è il nostro esilio in questo mondo. La via larga porta alla perdizione.
Origene: la roccia è il Cristo. Poiché il Cristo è sapienza, giustizia e santificazione, chi è radicato su questa roccia vi partecipa e il suo spirito è innalzato da Dio.
Eusebio, Atanasio, Ilario, Girolamo: la roccia è il Cristo.
3 Origene: il Cristo non è solo la guida, ma è anche la torre forte grazie alla quale sono salvo.
Teodoreto: è la tua speranza che mi ha sostenuto.
Girolamo: poiché sei risuscitato, crediamo che anche noi risusciteremo.
Cirillo Alessandrino: la torre è il Cristo.
Atanasio: il Cristo è via, porta, torre.
Ilario: torre forte: sulla terra, Dio ci circonda di fortificazioni contro il diavolo.
Cassiodoro: la torre è il Cristo.
4 Cirillo Alessandrino: in forza dei benefici già ricevuti, spera di ottenere anche i beni futuri. È tutto proteso alla vita eterna e già ne gioisce.
Atanasio: i benefici ricevuti lo rendono forte nella speranza per il futuro.
Girolamo: il tabernacolo è il luogo della nostra contemplazione eterna nei cieli.
Teodoreto: chiama “ali di Dio” la guida divina.
Ilario: il futuro è sottoposto ai tempi dell’economia della grazia. Nell’attesa siamo protetti sotto le ali della misericordia.
Girolamo: per tutto il tempo in cui resto in questo corpo ho la protezione delle tue ali.
Cassiodoro: la protezione del Signore custodisce senza pesare, come le ali.
5 Cassiodoro: da questo momento il popolo fedele sa di essere esaudito.
Eusebio: non parla di greci o di giudei, estende la grazia a tutti gli uomini. Infatti la Scrittura definisce abitualmente le genti che accedono alla fede come coloro che temono Dio. L’eredità è il regno dei cieli di cui il Signore parla nelle beatitudini
Ilario: eredità: la vita, il regno, l’abitare presso Dio. Col re, saremo nel regno riconsegnato al Padre.
6 Origene: gli anni del Cristo come re non avranno mai fine.
Cirillo Alessandrino: la vita eterna.
Atanasio: la luce eterna dopo la luce della grazia.
Girolamo: i giorni del re (il Cristo Signore) sono i giorni della eternità.
Cassiodoro: l’eternità del Signore Salvatore.
Girolamo: prima generazione: il Cristo è generato dal Padre. Seconda generazione: è il primogenito di una moltitudine di fratelli.
7 Simmaco: abiterà per sempre davanti a Dio. La sua misericordia e la sua verità lo circonderanno.
Girolamo: il Cristo rimarrà in eterno con quanti ha sottomesso al Padre. Saranno nella pienezza della misericordia e della verità.
Origene: il Cristo davanti al Padre è il Figlio eterno, Dio di misericordia e verità.
Ilario: la misericordia e la verità saranno pienamente realizzate in queste generazioni rigenerate e riconciliate al Padre.
8 Origene: ti renderò grazie con i miei atti, i miei pensieri, le mie parole… Per poter cantare il nome di Dio nei secoli dei secoli.
Eusebio: così: custodito dalla tua misericordia e dalla tua verità.
Teodoreto: ti celebrerò in eterno: ogni giorno narrerò i tuoi benefici e non verrò meno alle mie promesse.
8 Eusebio: non cesserò mai di tener fede alle mie promesse. Nel secolo futuro diventeranno rendimento di grazie.
Girolamo: di giorno in giorno: in un futuro senza fine.
Cassiodoro: rendiamo omaggio a Dio in questo giorno transitorio e avremo la felicità di cantargli le nostre lodi per tutta l’eternità.