12 - salmi 61-75
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- Categoria: Salmi
- Pubblicato Mercoledì, 26 Giugno 2024 07:27
- Scritto da Cristoforo
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Elenco salmi e numero di pagina
Salmo 61 pag 2
Salmo 62 pag 17
Salmo 63 pag 30
Salmo 64 pag 42
Salmo 65 pag 60
Salmo 66 pag 77
Salmo 67 pag 85
Salmo 68 pag 120
Salmo 69 pag 161
Salmo 70 pag 168
Salmo 71 pag 195
Salmo 72 pag 216
Salmo 73 pag 245
Salmo 74 pag 271
Salmo 75 pag 283
Salmo 61
1 per la fine, per Idithun
salmo di Davide
2 Non sarà forse soggetta a Dio l’anima mia?
Da lui, infatti, è la mia salvezza
3 Certo è lui il mio Dio
e il mio salvatore, il mio difensore;
non sarò mai più smosso.
4 Fino a quando vi scagliate
contro un uomo, voi tutti l’uccidete,
come contro una parete cadente e un muro rimosso.
5 Dunque hanno pensato di rigettare il mio prezzo.
Ho corso assetato.
Con la loro bocca benedicevano
e con il loro cuore maledicevano. Pausa
6 Ma tu sii soggetta a Dio anima mia,
perché da lui la mia pazienza.
7 Poichè lui è il mio Dio
e il mio salvatore, il mio aiuto,
non mi allontanerò.
8 In Dio la mia salvezza e la mia gloria,
il Dio del mio aiuto; e la mia speranza è in Dio.
9 Sperate in lui, o adunanza tutta del popolo.
Effondete davanti a lui i vostri cuori.
Dio è il nostro aiuto in eterno.
10 Ma vani sono i figli degli uomini, falsi i figli
degli uomini con le bilance,
per ingannare essi con impostura proprio in questo .
11 Non sperate nell’iniquità e non bramate le rapine;
se affluiscono ricchezze non vi attaccate il cuore.
12 Una sola volta ha parlato Dio,
queste due cose ho udito: che la forza è di Dio,
13 e tua, Signore, è la misericordia,
perché tu renderai a ciascuno secondo le sue opere.
Da Sacy
1 per la fine, per Idithun
salmo di Davide
2 Non sarà forse soggetta a Dio l’anima mia?
Da lui, infatti, è la mia salvezza
3 Certo è lui il mio Dio
e il mio salvatore, il mio difensore;
non sarò mai più smosso.
Dopo la così profonda ignoranza in cui sono stati gli uomini per tanti secoli riguardo al vero Dio è giusto che l’anima rischiarata dal lume delle profezie e del Vangelo esclami con il santo re: non sarò forse io soggetta al Dio dei profeti che è il solo Dio, vero ed onnipotente? Siccome tutto il delitto del primo angelo e del primo uomo è stato il desiderio della indipendenza, così tutto il mistero della incarnazione del Figlio di Dio e tutta l’economia della divina condotta fin dal principio del mondo è stata rivolta a far sì che gli uomini rientrassero nell’umile sottomissione dovuta al loro Creatore.
4 Fino a quando vi scagliate
contro un uomo, voi tutti l’uccidete,
come contro una parete cadente e un muro rimosso.
5 Dunque hanno pensato di rigettare il mio prezzo.
Ho corso assetato.
Con la loro bocca benedicevano
e con il loro cuore maledicevano. Pausa
Davide dopo aver protestato a Dio che voleva essergli sottomesso, si indirizza ai suoi nemici come se avesse voluto farli rientrare in loro medesimi e rimprovera loro la viltà che li portava tutti ad avventarsi contro un uomo che sembrava abbandonato e a congiungere insieme tutte le loro forze per farlo cadere interamente, come un muro già piegato a cui si danno gagliarde scosse per abbatterlo. Io sono stato costretto a correre, aggiunge il profeta, cioè a fuggire a precipizio e con molta fatica; cosa che egli esprime con quella sete di cui parla e dice di aver sofferto nella sua fuga, allorché coloro che fino a quel tempo gli avevano dato mille benedizioni con la lingua, fecero conoscere con la loro condotta che nell’intimo del cuore erano suoi nemici. Nonostante un così vile tradimento e una così violenta cospirazione non sono stati essi capaci di smuoverlo dalla sua mansuetudine e dalla sua perfetta sottomissione a Dio.
6 Ma tu sii soggetta a Dio anima mia,
perché da lui la mia pazienza.
7 Poichè lui è il mio Dio
e il mio salvatore, il mio aiuto,
non mi allontanerò.
Tutti i grandi e tutti i popoli del suo regno si ribellano contro di lui; tutti insieme congiurano contro la sua vita. In tale estremità, in cui si paragona a un muro già inclinato e vicino a cadere, contro il quale ogni uomo si avventa per abbatterlo, Davide si mantiene saldo con la sola umiltà della sua pazienza, che lo rende soggetto a Dio. Sembra che egli non trovi termine per esprimere i movimenti di confidenza e di umiltà che sentiva dentro sè rispetto a Dio. Fa uso di tutte queste varie espressioni: che egli è il suo Dio, il suo Salvatore, il suo aiuto, che trova in lui la sua salvezza e la sua gloria, che da lui aspetta soccorso e la sua speranza è tutta in Dio.
8 In Dio la mia salvezza e la mia gloria,
il Dio del mio aiuto; e la mia speranza è in Dio.
9 Sperate in lui, o adunanza tutta del popolo.
Effondete davanti a lui i vostri cuori.
Dio è il nostro aiuto in eterno.
10 Ma vani sono i figli degli uomini, falsi i figli
degli uomini con le bilance,
per ingannare essi con impostura proprio in questo .
11 Non sperate nell’iniquità e non bramate le rapine;
se affluiscono ricchezze non vi attaccate il cuore.
Sembra che il profeta opponga l’assemblea del popolo di Dio, ai figli degli uomini, cioè tutti gli uomini innamorati di questo mondo. Quanto dunque, dice il santo re, l’assemblea del popolo di Dio ha motivo di sperare, appoggiandosi a Dio stesso; altrettanto gli altri sono vani, allorché si appoggiano alla menzogna, all’inganno e alla vanità. San Basilio per le bilance intende non quelle che sono in uso fra i mercanti, ma quelle prodotte dal Creatore nel cuore di tutti gli uomini e che servono a discernere o per così dire a pesare la natura e la verità delle cose. Quelli che egli qui chiama i figli degli uomini preferiscono il peso della iniquità a quello della giustizia, il peso della vanità e della menzogna a quello della verità e dell’amore sincero dovuto al loro prossimo. Lo spirito del demonio, che è uno spirito di divisione, non smette di unire insieme i figli degli uomini in questo amore della vanità e della menzogna.
12 Una sola volta ha parlato Dio,
queste due cose ho udito: che la forza è di Dio,
13 e tua, Signore, è la misericordia,
perché tu renderai a ciascuno secondo le sue opere.
Gli uni intendono dell’eternità del Verbo di Dio e gli altri della immutabilità della sua parola irrevocabile quello che dice il santo profeta, che Dio ha parlato una sola volta. Le due cose da lui intese e che egli fa intendere a tutti gli uomini sono che al Signore appartengono la potenza e la misericordia. Egli, dice il profeta, rende a ciascuno secondo le sue opere. Ciascuno dunque deve temere lui solo come suo giudice e non gli uomini che saranno tutti ugualmente giudicati dello stesso Dio.
Da Agostino
1 per la fine, per Idithun
salmo di Davide
2 Non sarà forse soggetta a Dio l’anima mia?
Da lui, infatti, è la mia salvezza
3 Certo è lui il mio Dio
e il mio salvatore, il mio difensore;
non sarò mai più smosso.
Forse che a Dio non si sottometterà l’anima mia? Per quanto mi avvicini, per quanto salga, per quante cose io oltrepassi, sarò sotto Dio, non contro Dio. Sicuro dunque trascendo le altre cose quando mi tiene sotto di sé colui che è sopra ogni cosa. Da lui infatti è la mia salvezza. Perché lui è il Dio della mia salvezza; è il mio protettore e io non vacillerò più oltre. So chi è sopra di me; so che egli estende la sua misericordia su coloro che lo conoscono. So a chi appartengono le ali che mi copriranno infondendomi speranza. Non vacillerò più oltre. Voi vi date da fare, dice a certuni, perché io vacilli; ma non mi venga addosso il piede della superbia. Colui per il quale Dio è divenuto una fortezza parla come da una torre eccelsa. Di tale luogo infatti è detto: torre di fortezza di fronte al nemico. Guarda dunque verso i nemici e dice: fino a quando ammucchierete mali sopra l’uomo? Quando voi insultate e scagliate ingiurie, tendete insidie, perseguitate, voi accumulate dei pesi sopra l’uomo. Ma l’uomo riesce a sopportare e lo fa perché lo sostiene colui che ha creato l’uomo. Potete dunque voi uomini rovesciare pesi sopra l’uomo; ma potrete forse rovesciarli anche sopra Dio che difende l’uomo?
4 Fino a quando vi scagliate
contro un uomo, voi tutti l’uccidete,
come contro una parete cadente e un muro rimosso.
Tutti lo uccidete. Nel corpo di un uomo solo ci potrà, dunque, essere tanta ampiezza che gli consenta di essere ucciso da tutti? Ma dobbiamo qui intendere la nostra persona, cioè la persona della nostra Chiesa, la persona del corpo di Cristo. Perché Gesù Cristo è capo e corpo: è un uomo solo, è salvatore del corpo e membra del corpo, due in una sola carne, in un’unica voce e in un’unica sofferenza. Le sofferenze di Cristo non sono esclusivamente nel Cristo, o meglio, le sofferenze di Cristo non possono essere se non nel Cristo. Se intendi Cristo come capo e corpo, non vi sono sofferenze al di fuori di Cristo. Se invece intendi Cristo soltanto come capo, le sofferenze di Cristo non le troviamo esclusivamente nel Cristo. Se infatti le sofferenze fossero nel solo Cristo, o meglio nel solo capo, in quale modo potrebbe uno dei suoi membri, l’apostolo Paolo, dire: per completare ciò che manca alle tribolazioni di Cristo nella mia carne? Se dunque sei uno dei membri di Cristo, o uomo, chiunque tu sia che ascolti queste parole, qualunque cosa tu soffra da parte di coloro che non sono nelle membra di Cristo, questo mancava alle sofferenze di Cristo.
5 Dunque hanno pensato di rigettare il mio prezzo.
Tuttavia hanno tramato di danneggiare il mio onore. Gli uccisori sono vinti mentre colpiscono. Con il sangue degli uccisi si moltiplicano i fedeli e gli uccisori cedono. Tuttavia hanno tramato di danneggiare il mio onore. Ora che il cristiano non può essere più ucciso, si cerca di disonorarlo. Tutti contro uno, oppure uno solo contro tutti? Oppure, ancora, tutti contro tutti, uno contro uno? Dicendo: Ammucchiate mali sopra l’uomo, sembrerebbe trattarsi di un solo individuo e quando soggiunge: tutti lo uccidete, sembrerebbe che siano tutti contro uno solo. In realtà è vero che si tratta di tutti contro tutti, poiché i cristiani sono una totalità, sebbene riuniti in una unità. Ma che dire degli svariati errori sorti contro Cristo? Si dovrà dire solamente che sono parecchi o si potrà anche dire che uno solo è l’errore? Senza esitazione oso dire che i vari errori costituiscono un solo errore. Infatti c’è una sola città, opposta a un’altra città: come c’è un popolo e un popolo, un re e un re, vi è una Babilonia e una Gerusalemme. Una sola è la città del male e una sola la città del bene. La prima ha per re il diavolo, l’altra Cristo. Mi riferisco ora a un passo del Vangelo che lascia inquieto me e credo, anche voi. Dopo che furono invitati molti, buoni e cattivi, alle nozze e la sala del banchetto fu piena di convitati, entrò il re per vedere gli ospiti e trovò un uomo che non aveva la veste nuziale. Gli disse le parole che conoscete: Amico, come sei entrato qui, senza veste nuziale? E quello ammutolì. Il re ordinò allora che gli fossero legate le mani e piedi e che fosse scacciato fuori nel buio. Un uomo solo, in mezzo alla grande moltitudine di commensali, fu allontanato dal banchetto e gettato nella pena. Ma il Signore, volendo dimostrare che quel solo uomo rappresentava un corpo formato da molti, nell’ordinare che fosse scacciato fuori e fosse gettato nella pena che gli spettava, aggiunse: perché molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti. Che significano queste parole? Hai convocato le folle e ne è venuta una grande moltitudine; hai sparso la notizia, hai parlato e i commensali si sono moltiplicati oltre ogni dire. La sala delle nozze si è riempita di convitati. Fra i tanti uno solo viene cacciato fuori e tu dici: molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti. Perché non dici piuttosto: tutti sono chiamati, molti sono eletti, e uno solo è scacciato? Se avesse detto: Grande è il numero dei chiamati e di questi la maggior parte sono eletti, mentre pochi i reprobi, noi forse con ogni verosimiglianza per questi pochi intenderemmo quel solo cacciato fuori. Il Signore, invece, afferma che uno solo fu cacciato e aggiunge che molti sono i chiamati e pochi gli eletti. In qual modo, scacciato uno tra molti, saranno pochi gli eletti, se non perché quell’uno ne comprende molti? Tutti coloro che hanno il gusto delle cose terrene, tutti coloro che preferiscono la felicità terrena a Dio, tutti coloro che cercano il proprio interesse e non quello di Gesù Cristo, appartengono a quella città che misticamente è detta Babilonia e che ha per re il diavolo. Invece tutti coloro che hanno il gusto delle cose dell’alto, che meditano le cose celesti, che vivono nel mondo sforzandosi di non offendere Dio, che evitano i peccati e non si vergognano di riconoscersi peccatori, che sono umili, miti, santi, giusti, pii, buoni: tutti costoro appartengono ad un’unica città che ha per re Cristo.
Ho corso assetato.
Con la loro bocca benedicevano
e con il loro cuore maledicevano. Pausa
Ho corso assetato. Mi rendevano male per bene. Mi respingevano, mi uccidevano e io avevo sete di loro. Tramavano di togliermi l’onore e io anelavo di inserirli nel mio corpo. Allo stesso modo anche il corpo di questo capo corre dall’inizio alla fine nella sete. Ma perché nella sete? Che cosa ti manca o corpo di Cristo, o Chiesa di Cristo? Si adempie di te ciò che è stato predetto: lo adoreranno tutti i re della terra; tutte le genti lo serviranno. Perché hai sete? Di che cosa hai sete? Non sei sazia di tanti popoli? Di quali popoli intendi parlare? Molti con la loro bocca benedicevano, mentre con il loro cuore maledicevano. Molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti. Coloro che nelle solennità di Gerusalemme riempiono le chiese sono gli stessi che riempiono i teatri nelle solennità di Babilonia. E tuttavia si adattano a servire: onorano, rendono omaggio. Questo non soltanto fanno coloro che sono di Cristo pur calpestando i suoi comandamenti, ma anche quelli che non portano neppure i sacramenti di Cristo, anche i pagani, anche i giudei. Onorano, elogiano, tessono panegirici; ma costoro benedicono con le labbra. Nel loro cuore maledicono. Maledicono tutte le volte che progettano di danneggiare il mio onore.
6 Ma tu sii soggetta a Dio anima mia,
perché da lui la mia pazienza.
A Dio si terrà soggetta l’anima mia, perché da lui deriva la mia pazienza. Perché questa pazienza in mezzo a tanti scandali, se non perché speriamo in ciò che non vediamo e quanto speriamo l’aspettiamo con pazienza? È venuto il mio dolore, verrà anche la mia pace. È venuta la mia tribolazione, verrà anche la mia purificazione.
7 Poichè lui è il mio Dio
e il mio salvatore, il mio aiuto,
non mi allontanerò.
Chi è colui dal quale deriva la tua pazienza? Egli è il mio Dio e la mia salvezza; il mio rifugio. Non me ne andrò lontano. Egli è il mio Dio: quindi è lui che mi chiama. È la mia giustizia: quindi mi giustifica. È il mio rifugio: dunque mi glorifica. Perché qui sono chiamato e sono giustificato, là poi sarò glorificato. Da dove sono glorificato non me ne andrò.
8 In Dio la mia salvezza e la mia gloria,
il Dio del mio aiuto; e la mia speranza è in Dio.
Dio è il nostro aiuto in eterno.
In Dio è la mia salute la mia gloria. In Dio sarò salvo; in Dio sarò glorioso. Non soltanto salvo, ma anche glorioso. Salvo perché da empio sarò divenuto giusto, giustificato da lui; glorioso perché non soltanto sarò giustificato, ma anche onorato.
9 Sperate in lui, o adunanza tutta del popolo.
Effondete davanti a lui i vostri cuori.
Spera in lui o popolo tutto riunito in assemblea. Non cedete a coloro che vi dicono: dov’è il vostro Dio? Ma che cosa si dice in un salmo? Ho meditato queste cose e ho effuso sopra di me l’anima mia; ho ripensato alle parole che avevo udito: dov’è il tuo Dio? Me ne sono ricordato e io ho effuso sopra di me l’anima mia, pur di raggiungerlo. Non sono rimasto in me. Spera in lui, o popolo tutto riunito in assemblea! Aprite a lui vostri cuori, supplicando, sperando, confessando. Non tenete rinchiusi i vostri cuori in se stessi; apriteli dinanzi a lui. Perché lui è mio rifugio. Dio è il nostro soccorso.
10 Ma vani sono i figli degli uomini, falsi i figli
degli uomini con le bilance,
per ingannare essi con impostura proprio in questo .
Una volta che vi troviate al sicuro nel luogo difeso, nella torre inespugnabile eretta contro il nemico, abbiate compassione di coloro che prima temevate. Dovete infatti correre e aver sete. Pertanto quando sarete entrati in tale fortezza, fatevi pure beffe dei vostri nemici e dite: davvero sono vani i figli degli uomini, sono menzogneri. Figli degli uomini perché amate la vanità e cercate la menzogna? Sono menzogneri i figli degli uomini in fatto di bilance per ingannare, nella vanità essi sono uno solo. Sono certamente molti; ma ecco che sono uno solo: quell’uno solo che fu scacciato dal numero dei convitati. Hanno un ideale comune: tutti cercano le cose temporali; ciascuno in quanto carnale aspira cose carnali, come ognuno che spera, spera nel futuro. Anche se in contrasto fra loro per la varietà delle opinioni, tuttavia nella vanità sono tutti uniti.
11 Non sperate nell’iniquità e non bramate le rapine;
se affluiscono ricchezze non vi attaccate il cuore.
Non sperate nell’ingiustizia voi che non volete avvicinarvi né trascendere il vostro mondo. Quanto a me ripongo la mia speranza in Dio e presso Dio non c’è assolutamente ingiustizia. L’ingiustizia è vana, l’ingiustizia non è niente. Potente è solo la giustizia. La verità può essere per qualche tempo tenuta nascosta, non può essere vinta. L’ingiustizia può fiorire per qualche tempo, non può durare senza fine. Se vi affluiscono ricchezze, non vi attaccate il cuore! Non presumere di te, non ti appiccicare ad esse. Temi almeno queste parole: le ricchezze scorrono. Non vedi che se poni in esse il cuore anche tu scorri via? Sono menzogneri i figli degli uomini nelle bilance; vogliono ingannare mediante bilance false. Con la falsa misura ingannate coloro che vi guardano. Non sapete che uno è colui che pesa e un altro colui che giudica del peso? Non ti vede colui per il quale tu pesi, ma ti vede colui che pesa te e l’altro. Ebbene, non desiderate l’inganno, non desiderate la rapina, non riponete la vostra speranza nelle cose che possedete.
12 Una sola volta ha parlato Dio,
queste due cose ho udito: che la forza è di Dio,
13 e tua, Signore, è la misericordia,
perché tu renderai a ciascuno secondo le sue opere.
Una volta ha parlato Dio. Queste due cose ho udito: che la forza è di Dio e tua, Signore, è la misericordia. Consulto la Scrittura ed in un altro passo mi dice: in molte parti e molti modi un tempo Dio ha parlato ai nostri padri per mezzo dei profeti. Che significa una volta ha parlato Dio? Non è quel Dio che, alle origini del genere umano parlò ad Adamo? Non parlò ancora a Caino, a Noè, Abramo, Isacco, Giacobbe, a tutti i profeti e a Mosè? E poi parlò al Figlio, quando dimorava sulla terra e gli disse: tu sei il Figlio mio diletto. Parlò agli apostoli e a tutti i santi, anche se non con la voce tonante dalla nube ma tuttavia nel cuore, dove egli è il maestro. Qui in mezzo agli uomini e rivolgendosi agli uomini, Dio ha parlato spesso, in molti modi, in molte parti, attraverso molteplici creature. In se stesso però Dio ha parlato una sola volta, poiché Dio ha generato un unico Verbo. Quali sono dunque queste due cose che sono stato udite? Esse infatti ci riguardano molto da vicino. A Dio appartiene la potenza, e tua, Signore, è la misericordia. Sono queste le due cose: la potenza e la misericordia? Certamente! Cercate di capire la potenza di Dio, penetrate nel mistero della misericordia di Dio. In questi due attributi, quasi per intero, è tutto il contenuto delle Scritture. Non peraltro, infatti, sono venuti i profeti e i patriarchi. A questo mirava la legge; per questo è venuto lo stesso Signore nostro Gesù Cristo e furono inviati gli apostoli. In questo è la ragione di ogni predicazione e di ogni celebrazione della Parola di Dio nella Chiesa. Sempre queste due cose: la potenza di Dio e la sua misericordia. Abbiate timore della sua potenza, amate la sua misericordia. Non presumete della misericordia al punto da disprezzarne la potenza. Non abbiate della potenza tale timore che vi faccia disperare della misericordia.
Dai Padri
1 Origene: salmo sul Figlio eterno di Dio che verrà come giudice. La sottomissione è unità di pensiero col Cristo.
Eusebio: da un capo all’altro questo salmo deve essere accostato al salmo 38. Se si traducessero con Gesù le parole ebraiche che hanno questa radice si leggerebbe in questi versetti: Gesù è il mio Salvatore; vive in Dio nel seno del Padre: è la mia gloria, è il mio custode: è il Dio che viene in mio aiuto, è la mia speranza fissa in Dio.
Cirillo Alessandrino: sottomissione dell’anima a Dio.
Atanasio: o anima mia che sei turbata e hai perduto la grazia divina, sottomettiti a Dio: è lui che ti salverà.
Ambrogio: il nostro Signore Gesù Cristo, al momento della sua incarnazione, manifesta la sua obbedienza come risposta al peccato di Adamo. Si è fatto obbediente per renderci obbedienti. Ha potere su tutti, ma per questo deve essere nella volontà di tutti.
Ilario: questo salmo è detto a nome di tutti.
Cassiodoro: nel salmo, un fedele che rappresenta tutti gli altri afferma di allontanarsi dai vizi e di essere sottomesso a Dio. Umilmente e con forza adempie ai comandamenti di Dio; in Dio si delizia, in Dio riprende forza: non desidera altro. Sarà sottomessa esprime un tempo non ben definito. Da lui la mia salvezza: il Figlio.
Eusebio: la salvezza è Gesù
2 Origene: questo turbamento può riferirsi al momento della incarnazione, quando Gesù assunse la forma di schiavo o all’agonia, quando divenne triste fino alla morte. Mai più scosso, perché non ha commesso peccato come invece hanno fatto quanti saranno scossi in eterno.
3 Ambrogio: il Cristo guarda i persecutori: non sapete che sono venuto per la redenzione di tutti? In questo uomo dobbiamo vedere rappresentati simbolicamente tutti.
Eusebio: credete che io cada facilmente, ma non sapete che ho trovato in Dio il mio rifugio?
Cirillo Alessandrino: il muro inclinato è l’anima: non contenti del primo assalto su Adamo, gli aggressori continuano.
Atanasio: le potenze avverse si scagliano sull’ uomo che è già molto incline al male. Per la sua naturale debolezza è un muro inclinato che può essere abbattuto da un colpo di vento.
Teodoreto: vi scagliate su di noi come contro un muro inclinato. Ma sappiate che abbiamo un alleato che è il Dio di tutto il creato.
4 Eusebio: volevano spogliarmi della mia gloria, del mio onore.
Cirillo Alessandrino: i demoni ci hanno fatto decadere dal nostro onore e ci hanno costretti ad adorare il legno e le pietre.
Teodoreto: il salmista ritorna alle sua riflessione: non hanno che uno scopo, quello di privarmi della provvidenza di Dio dalla quale viene il mio onore. Infatti l’onore dei fedeli è il servire Dio e Paolo si designa sempre come servo del Cristo.
Girolamo: ho corso assetato: il Cristo venne correndo dal cielo al seno materno, del seno materno alla mangiatoia. Venne al pozzo avendo sete, all’albero avendo fame. Sulla croce ha avuto sete del genere umano. I santi compiono la stessa corsa: ho portato a termine la mia corsa dice Paolo.
4 Eusebio: nella menzogna: benedicono con la bocca e maledicono col cuore.
Atanasio: con la loro bocca benedicevano per sedurre.
5 Origene: molti mali mi vengono dai malvagi ma io tengo lo sguardo rivolto a Dio. A lui è rivolta la mia attesa della mia speranza. Per questo sopporto quanto mi viene fatto. Mi soccorre sempre, mi soccorrerà anche questa volta; non permetterà che i malvagi riescano nel loro disegno e trionfino su di noi.
Cassiodoro: il Cristo è la nostra pazienza e il nostro onore: Signore sei tu la mia pazienza (Salmo 70,5).
6 Atanasio: non permetterà che siate tentati al di là delle vostre forze.
Cassiodoro: è lui il mio Dio: lui solo, il Cristo. Il profeta sapeva che la salvezza sarebbe venuta dall’incarnazione del Verbo.
Cirillo Alessandrino: non cambieremo padrone: non sarò un transfuga passando dalla verità all’errore per divenire schiavo del peccato.
Teodoreto: non cambierò maestro, non sarò un transfuga!
Cassiodoro: al salmo 10,2 era stato detto: emigra. Ma egli risponde: no, non mi muoverò da qui!
Arnobio il Giovane: non mi muoverò dalla mia decisione.
7 Girolamo: sia che si tratti della mia salvezza o della mia gloria, attendo tutto da colui che mi ha dato l’esempio nella sua passione.
8 Eusebio: dalla sua salvezza personale il profeta passa a considerare i beni futuri e scomparendo invita tutti gli uomini a attendervi per mezzo della carità. Affidatevi a lui che può guarire ogni infermità.
Origene: non conservate nessun pensiero cattivo e siate così presi dal pentimento per i vostri peccati da non ricordare neppure i mali che avete sofferto.
Cassiodoro: confessate i vostri peccati con lacrime.
Girolamo: figli dell’uomo: i figli di Adamo, figli del trasgressore, del prevaricatore.
9 Teodozione: i figli degli uomini sono fumo. Sono falsi come le bilance che hanno un equilibrio instabile. In altre parole: non c’è consistenza nell’uomo. Come fumo che subito si disperde, un piatto di bilancia che da un momento all’altro sale o scende.
Simmaco: tutti insieme sono un nulla.
10 Teodoreto: se l’abbondanza entrerà nelle vostre case come un fiume, la vostra anima non divenga schiava.
11 Eusebio: una volta ha parlato Dio: per mezzo della Scrittura, perché l’Antico e il Nuovo Testamento sono la stessa parola di Dio. E questa parola di Dio è la forza di Dio e tua, Signore, è la misericordia. Poi il profeta rivolge lo sguardo verso Dio e gli dice: tu renderai a ciascuno secondo le sue opere.
Cirillo Alessandrino: una volta ho giurato… Ciò vuol dire: fermamente, stabilmente, una sola volta, una volta per tutte.
Teodoreto: ho ascoltato Dio. Ha detto che ci sarà un giudizio, che buoni e cattivi riceveranno il loro salario. Una volta non è una indicazione numerica: Dio l’ha detto una sola volta ma è impossibile che la sua parola non si realizzi.
Due cose: ci sono due salari, quello dei buoni e quello dei malvagi.
Ambrogio: Dio ha parlato in molti modi e in modo eccellente nel Figlio. Il Cristo solo ha aperto l’orecchio umano alla comprensione dei misteri. Lui solo ha rotto i sigilli del libro e ha sciolto gli enigmi dei profeti (Apocalisse 5,5).
Girolamo: una volta esprime la fermezza del discorso. Una volta ha parlato Dio, queste due cose ho udito: ha parlato nei due testamenti.
11 Atanasio: la forza: l’ira per quanti l’hanno provocato e la misericordia per quanti hanno compiuto opere di misericordia.
12 Cirillo alessandrino ed Eusebio: il profeta pensa al giudizio e parla del giudizio che si farà con potenza e misericordia.
Salmo 62
1 Salmo di Davide, mentre era nel deserto della Giudea
2 O Dio, Dio mio per te veglio all’alba.
Ha avuto sete di te l’anima mia, quanto in molte
maniere di te la mia carne!
3 in una terra deserta, e senza via
e senz’acqua. Così nel santuario a te sono apparso
per vedere la tua potenza e la tua gloria,
4 poiché migliore è la tua
misericordia più di ogni vita.
Le mie labbra ti loderanno,
5 così ti benedirò nella mia vita,
nel tuo nome alzerò le mie mani.
6 Come di grasso e di pinguedine
sia colmata l’anima mia
e con labbra di esultanza loderà la mia bocca.
7 Se mi sono ricordato di te sul mio giaciglio
all’alba su di te meditavo;
8 perché sei stato il mio aiuto
e al riparo delle tue ali esulterò.
9 Si è attaccata dietro a te l’anima
mia, mi ha sostenuto la tua destra.
10 Ma quelli invano hanno cercato
l’anima mia: entreranno nelle profondità della terra.
11 Saranno consegnati nelle mani della spada,
saranno porzione delle volpi.
12 Il re invece gioirà in Dio, sarà lodato chiunque
giura per lui, perché è stata chiusa la bocca
di quanti dicono cose ingiuste
da Sacy
1 Salmo di Davide, mentre era nel deserto della Giudea
2 O Dio, Dio mio per te veglio all’alba.
Ha avuto sete di te l’anima mia, quanto in molte
maniere di te la mia carne!
3 in una terra deserta, e senza via
e senz’acqua. Così nel santuario a te sono apparso
per vedere la tua potenza e la tua gloria,
La terra deserta e senz’acqua, come pure fuori di mano, in cui Davide si era allora ritirato contribuiva a far crescere il suo ardente desiderio per Dio. Tu dunque, o Dio, gli dice il santo re, che non sei solamente il Dio di tutto l’universo ma che sei in maniera singolare il mio Dio per tanti segni che ti è piaciuto darmi della tua bontà, tu sei l’oggetto unico del mio cuore. L’ardore estremo che io provo per te, scacciando il sonno dei miei occhi, mi fa sorgere di buon mattino per adorarti e per offrirti le mie preghiere. Quanto più questa terra è deserta tanto più io sono incline a pensare a te e a non occuparmi che di te solo. Quanto minore quantità d’acqua io trovo in essa, tanto più sento crescere l’ardore della sete di cui ardo per te o mio Dio: tu sei sorgente delle acque vive. Quanto meno io ci scorgo un sentiero, tanto più apro gli occhi della mia anima per rimirarti e seguirti come la mia guida. Non solo l’anima mia ma anche la mia carne è stimolata dall’ ardente desiderio di possederti.
4 poiché migliore è la tua
misericordia più di ogni vita.
Le mie labbra ti loderanno,
5 così ti benedirò nella mia vita,
nel tuo nome alzerò le mie mani.
Davide era esposto ogni giorno ad un estremo pericolo e viveva miseramente, essendo obbligato a nascondersi in luoghi deserti. Saul, al contrario, era re e nell’abbondanza di qualunque sorta di beni. Ciò nonostante tutti i tesori non potevano rendere felice Saul poiché era diventato indegno della divina misericordia col suo orgoglio. L’apparente miseria di Davide non poteva renderlo veramente sciagurato, poiché la divina misericordia gli sembrava meritevole di essere preferita a tutte le vite più fortunate. Alzare le mani nel nome di Dio è propriamente non avere nella mente e nel cuore che il nome di Dio, la sua gloria, la riconoscenza della sua grazia. Coloro che lo pregano pieni dell’amore o di se stessi o del mondo non devono lusingarsi di alzare le loro mani in nome del Signore.
6 Come di grasso e di pinguedine
sia colmata l’anima mia
e con labbra di esultanza loderà la mia bocca.
Un uomo spirituale come era Davide non chiedeva cosa alcuna che non convenisse allo spirito. La nostra anima ha la sua grassezza come l’ha il nostro corpo e la divina sapienza è per lei un alimento delizioso che la sazia perfettamente. Di questo alimento spirituale della sapienza e della grazia intendeva parlare il santo profeta allorché domandava a Dio per l’anima sua che fosse riempita, saziata ed ingrassata dalle sue divine consolazioni. Questo è il pane quotidiano che chiediamo a Dio per sostenerci nella via che dobbiamo fare e quanto più un’anima è piena di questa di divina sapienza, tanto maggior ardore sente per lodare il suo Dio con labbra di giubilo.
7 Se mi sono ricordato di te sul mio giaciglio
all’alba su di te meditavo;
8 perché sei stato il mio aiuto
e al riparo delle tue ali esulterò.
Il primo senso che può darsi a queste parole di Davide è che egli pensava a Dio notte e giorno ed aveva il cuore penetrato da riconoscenza perché lo aveva protetto in tanti incontri. Si può intendere in senso figurato: si ricordava di Dio di notte, cioè nel tempo della sua afflizione; venuto il mattino, cioè giunti giorni più sereni e più felici si sarebbe occupato della contemplazione della grandezza e della bontà con cui il Signore lo aveva aiutato.
9 Si è attaccata dietro a te l’anima
mia, mi ha sostenuto la tua destra.
10 Ma quelli invano hanno cercato
l’anima mia: entreranno nelle profondità della terra.
11 Saranno consegnati nelle mani della spada,
saranno porzione delle volpi.
Il senso letterale e storico di questo passo è che vani ed inutili sarebbero riusciti gli sforzi fatti dai nemici di Davide per la sua rovina. Lo Spirito di Dio, che animava quel santo uomo, gli faceva prevedere quale sarebbe stata la loro funesta fine: sarebbero periti per la spada. Alcuni entreranno vivi, per così dire, nella profondità della terra e del sepolcro, altri saranno privati persino della sepoltura e lasciati in preda alle volpi e alle bestie carnivore. Tutti gli ingiusti persecutori degli innocenti andranno nel punto stesso della loro morte nella profondità della terra e diventeranno pascolo delle volpi, cioè secondo sant’Ilario, dei demoni, i cui artifici e le cui ingannevoli astuzie li hanno tratti ad irreparabile rovina.
12 Il re invece gioirà in Dio, sarà lodato chiunque
giura per lui, perché è stata chiusa la bocca
di quanti dicono cose ingiuste
Questo versetto ha fatto dubitare alcuni che il presente salmo sia stato composto ancora vivente Saul, poiché Davide dà qui a se stesso il nome di re, cosa che non ha mai fatto prima della morte di quel principe. Ma bisogna considerare che egli parla qui da profeta: predice senza odio la rovina dei suoi nemici. Tutti quelli che giureranno di essere suoi, prestando il giuramento di fedeltà come al re legittimo, meriteranno di essere lodati da Dio e dagli uomini. In Dio, egli dice, il re si rallegrerà, poiché la bocca di coloro che dicevano cose ingiuste contro di lui infamandolo qual nemico di Saul è stata chiusa, per sovrano potere di Dio, che impone silenzio, quando gli piace, ai nemici dei suoi servi.
Da Agostino
1 Salmo di Davide, mentre era nel deserto della Giudea
Questo salmo ha per titolo: per Davide stesso, quando era nel deserto dell’ Idumea. Con il nome di Idumea si intende questo mondo. Gli Idumei infatti erano un popolo nomade che adorava gli idoli. Tale Idumea non è presentata come una realtà buona. Se non è considerata un bene, dobbiamo vedere raffigurata in essa la vita presente, durante la quale incontriamo tante sofferenze e fatiche e dove siamo soggetti a tante miserie. E questo è il deserto in cui si offre atroce la sete: e ora voi udrete precisamente la voce di uno che ha sete nel deserto.
2 O Dio, Dio mio per te veglio all’alba.
Ha avuto sete di te l’anima mia, quanto in molte
maniere di te la mia carne!
Dio, Dio mio, presso di te veglio fin dall’alba. Che significa “vegliare”? Significa non dormire. E dormire che cosa significa? C’è un sonno dell’anima e c’è un sonno del corpo. Tutti dobbiamo avere il sonno del corpo, perché, se non si avesse il sonno del corpo, l’uomo non reggerebbe e il corpo verrebbe meno. Per questo Dio ha accordato al corpo il dono del sonno con il quale vengono ristorate tutte le membra, in modo che possano reggere, l’anima vigile. Quello che dobbiamo evitare è il sonno dell’anima nostra. Brutta cosa il sonno dell’anima! Sonno dell’anima è dimenticare Dio; e ogni anima che dimentica il suo nome dorme. Non veglieresti spiritualmente se non fosse sorta la tua luce, la quale ti ha svegliato dal sonno. È Cristo che illumina le anime e le rende deste. Se egli ritirasse la sua luce, esse si addormenterebbero. Per questo a lui è detto in un altro salmo: illumina i miei occhi affinché mai mi addormenti nella morte. Ha avuto sete di te l’anima mia. Vedete in qual modo questi abbia sete, ma vedete anche come un altro desidera l’argento, un altro ancora desidera la proprietà, un altro l’eredità, un altro denari in abbondanza, un altro numerose greggi, un altro una casa grande, un altro la moglie, uno gli onori terreni un altro ancora dei figli. Voi sapete di questi desideri e come essi sono nel cuore degli uomini. Tutti gli uomini ardono dal desiderio; ma quanto è difficile trovare uno che dica: di te l’anima mia ha avuto sete! La gente ha sete del mondo e non si accorge di essere nel deserto del Idumea, dove l’anima loro dovrebbe aver sete di Dio. Dice: ha avuto sete di te l’anima mia; in molte maniere di te ha avuto sete anche la mia carne. Che l’anima abbia sete di Dio va bene; ma come anche la carne ha avuto la stessa sete? Quando il corpo ha sete, ha sete di acqua; quando l’anima ha sete, ha sete della fonte della sapienza, alla quale si inebrieranno le nostre anime, conforme a quanto sta scritto in un altro salmo: si inebrieranno nell’abbondanza della tua casa e tu li abbevererai nel torrente delle tue delizie. Dobbiamo dunque aver sete della sapienza, dobbiamo aver sete della giustizia. Ma di che cosa ha sete anche la nostra carne? Dice infatti: in più modi ha avuto sete di te anche la mia carne. Se lo dice, è perché anche alla nostra carne è promessa la resurrezione. Come alla nostra anima è promessa la beatitudine così alla nostra carne è promessa la risurrezione.
3 in una terra deserta, e senza via
e senz’acqua. Così nel santuario a te sono apparso
per vedere la tua potenza e la tua gloria,
Quando l’anima nostra e anche la nostra carne hanno sete, e non di chiunque, ma di te Signore, dove si trovano ad aver sete? Nella terra deserta e senza via e senza acqua. Abbiamo detto trattarsi di questo mondo: questa è l’Idumea, questo è il deserto dell’ Idumea. È poco dire deserta, cioè dove non abita alcun uomo; esse per di più è senza via e senza acqua. Brutto il deserto! Orribile, spaventoso! Ma Dio ha avuto misericordia di noi e ha aperto per noi una via nel deserto. Il Signore nostro Gesù Cristo ci ha procurato una consolazione nel deserto: i predicatori della sua Parola. Ci ha offerto dell’acqua nel deserto, ricolmando di Spirito Santo i suoi predicatori affinché si formasse in essi una fonte di acqua che sale fino alla vita eterna. Così, io sono apparso davanti a te nel santuario per vedere la tua potenza e la tua gloria. Se uno comincia a soffrire la sete nel deserto, cioè nel male in cui si trova, mai perverrà a quel bene che è Dio. Ma dice: sono apparso davanti a te nel santuario. Trovarsi nel santuario è già una grande consolazione. Sono apparso davanti a te affinché io potessi vedere la tua potenza la tua gloria. Come dice l’apostolo: ma ora, conoscendo Dio, o meglio essendo conosciuti da Dio. Voi prima siete apparsi dinanzi a Dio, affinché in un secondo momento Dio potesse apparire a voi. Per vedere la tua potenza e la tua gloria. A dire il vero, in questo deserto, cioè tra lo squallore di questa terra, se l’uomo pretendesse di trovare mezzi di salvezza forniti dallo stesso deserto, mai riuscirebbe a vedere la potenza del Signore e la sua gloria. Rimarrebbe a morire di sete, e non troverebbe né strada né consolazione né acqua che gli permettano di sopravvivere nel deserto. Se invece uno si eleverà verso Dio e dal più profondo di se stesso gli dirà: la mia anima e la mia carne in molti modi hanno avuto sete di te. E questo per non chiedere ad altri fuori che a Dio ciò che è necessario allo spirito e anche alla carne. Se uno dunque saprà elevarsi in questa maniera, conoscerà non piccole consolazioni. O fratelli, la nostra carne, finché resta mortale è fragile Prima della risurrezione dispone di alcuni mezzi di sostentamento: il pane, l’acqua, la frutta, il vino, l’olio. Se tutti questi alimenti e queste risorse ci venissero a mancare non potremmo certo sopravvivere. Così per l’anima nostra. Finché è unita alla carne e rimane quaggiù fra le tentazioni e i pericoli di questo mondo è ancora debole; ma trova anch’essa di che sostenersi: l’incoraggiamento della parola, la gioia della preghiera, le soddisfazioni della predicazione. Ecco il nutrimento della nostra anima, come quell’altro lo era del corpo. Lasciamoci dunque vedere da Dio nel santuario, finché egli si manifesti a noi. Manifestiamoci a lui nel santuario, affinché egli si manifesti a noi nella potenza e nella gloria del Figlio di Dio.
4 poiché migliore è la tua
misericordia più di ogni vita.
Le mie labbra ti loderanno,
Perché migliore è la sua misericordia al di sopra delle vite. Molte sono le vite umane, ma Dio promette una sola vita. Non ce la dà per i nostri meriti ma per la sua misericordia. Che cosa infatti abbiamo noi compiuto di bene, da meritarla? Ha trovato atti di giustizia da incoronare o non piuttosto delitti da perdonare? Se è giusto che il peccatore venga punito, fu un tratto della sua misericordia non punire il peccatore ma giustificarlo: fare del peccatore un giusto e dell’empio un pio. Dunque la sua misericordia è migliore delle vite. Di quali vite? Di quelle che gli uomini si sono scelte. Uno si sceglie la vita del commerciante, un altro la vita del contadino, un altro ancora la vita del banchiere e un altro la vita militare; uno sceglie questa, uno sceglie quella. Diverse sono le vite, ma tua misericordia è migliore delle nostre vite
5 così ti benedirò nella mia vita,
nel tuo nome alzerò le mie mani.
Così ti benedirò nella mia vita e nel tuo nome leverò le mie mani. Nella vita che tu mi hai donato, non in quella che io mi sono scelta tra le molte vite, conformandomi al mondo insieme con gli altri. Così ti benedirò nella mia vita. Che significa: così? Significa: attribuendo alla tua misericordia e non ai miei meriti la mia vita nella quale ti lodo. E nel tuo nome leverò le mie mani. Eleviamo anche noi le nostre mani a Dio nella preghiera e non resteremo delusi.
6 Come di grasso e di pinguedine
sia colmata l’anima mia
e con labbra di esultanza loderà la mia bocca.
Come di grasso e di pinguedine si ricolmi l’anima mia. Credete, fratelli miei, che questa anima desiderasse la pinguedine della carne? Dobbiamo ritenere che si tratta di realtà spirituali. L’anima nostra ha una certa sua pinguedine: dona sazietà il nutrimento della sapienza, quando è in abbondanza. Le anime che mancano di questa sapienza intristiscono e finiscono per diventare tanto deboli che presto si stancano di ogni opera buona. Perché rapidamente si stancano delle opere buone? Perché la loro sazietà non è completa né cola qual grasso.
7 Se mi sono ricordato di te sul mio giaciglio
all’alba su di te meditavo;
Se mi sono ricordato di te nel mio letto, nelle ore mattutine meditavo su di te, perché sei divenuto il mio soccorso. Chiama suo letto la sua pace. Quando si è in pace ci si ricordi di Dio. Quando si è tranquilli non ci sia motivo di rilassatezza che ci faccia dimenticare Dio. Chi si ricorda di Dio quando è in pace, penserà a Dio anche nella sua attività. Col nome di ore mattutine infatti il salmista intende le sue azioni, perché ogni uomo comincia ad agire di mattina. Se mi sono ricordato di te nel mio letto, anche nelle mie ore mattutine meditavo su di te. Chi non pensa a Dio quando è libero dalle attività, come potrà pensarvi quando in tali attività è immerso? Chi invece si ricorda di lui quando è nella quiete, su di lui mediterà anche quando agisce, in modo da non venir meno dell’attività.
8 perché sei stato il mio aiuto
e al riparo delle tue ali esulterò.
All’ombra delle tue ali esulterò. Assaporo la gioia delle opere buone, perché sopra di me è la protezione delle tue ali. Se tu non mi proteggessi, dato che sono un pulcino, il falco mi rapirebbe. Dice infatti in un passo della Scrittura lo stesso nostro Signore rivolto a Gerusalemme, cioè a quella città dove fu crocifisso: Gerusalemme, Gerusalemme, quante volte ho goduto raccogliere i tuoi figli come la gallina i suoi pulcini e tu non hai voluto! Noi siamo piccoli. Ci protegga dunque Dio sotto l’ombra delle sue ali. E che dire di quando saremo divenuti più grandi? È bene per noi che egli ci protegga anche allora: in modo che noi rimaniamo sempre pulcini sotto colui che è più grande di noi. E sempre egli rimarrà più grande di noi, per quanto noi cresciamo.
9 Si è attaccata dietro a te l’anima
mia, mi ha sostenuto la tua destra.
L’anima mia sia stretta a te. Osservate l’uomo desideroso di Dio, assetato di Lui, vedete come gli sta unito. Nasca anche in voi questo sentimento. In quale modo Dio vi tiene stretti? Con la carità. Camminate non da pari a pari con Dio, ma dietro a Dio, in modo che egli ti preceda e tu lo segua. Chi vuol precedere Dio, vuol vivere secondo il proprio arbitrio e non si adegua ai comandamenti del Signore.
10 Ma quelli invano hanno cercato
l’anima mia: entreranno nelle profondità della terra.
Ma quelli invano hanno cercato l’anima mia. Hanno cercato l’anima mia per rovinarmi. Con quale risultato? Chi infatti ci separerà dalla carità di Cristo? La tribolazione, la sofferenza, la persecuzione, la fame, la nudità, la spada? Queste parole potrebbero essere riferite a tutti coloro che in passato, in varie epoche, hanno perseguitato la Chiesa, come pure a quelli che lo vorrebbero fare oggi. Esse convengono soprattutto ai giudei, i quali cercarono di far fuori Cristo crocifiggendolo. Hanno cercato l’anima mia. Scenderanno nel più profondo della terra. Non vollero perdere la terra e per questo crocifissero Cristo. Così precipitarono nel più profondo della terra.
11 Saranno consegnati nelle mani della spada,
saranno porzione delle volpi.
Saranno consegnati in mano alla spada. Anche questo è visibilmente accaduto ai giudei. Furono sopraffatti dalla violenza dei nemici. Saranno preda delle volpi. Chiama volpi i re pagani che regnavano quando fu debellata la Giudea. Ascoltate per sapere e rendervi conto di come possa chiamarli volpi. Il Signore stesso ebbe a chiamare volpe il re Erode, quando disse: andate e dite a quella volpe. I giudei respinsero l’agnello, si scelsero la volpe; giustamente sono divenuti preda delle volpi.
12 Il re invece gioirà in Dio, sarà lodato chiunque
giura per lui, perché è stata chiusa la bocca
di quanti dicono cose ingiuste
Il re invece si rallegrerà in Dio. Colui che essi credevano di avere sconfitto crocifiggendolo, una volta crocifisso sborsò il prezzo e acquistò tutto il mondo. Sarà lodato chiunque giura in lui. Perché si è scelto Cristo, non la volpe: quel Cristo che, mentre i giudei lo insultavano, dava se stesso per riscattarci. Noi dunque apparteniamo a colui che ci ha redenti, che per noi ha vinto il mondo, non con truppe armate ma con la croce da tutti derisa. Sarà lodato chiunque giura in lui. Chi gli dona la propria vita, chi a lui si vota e mantiene il voto, chi diventa cristiano, giura in lui.
Dai Padri
1 Origene: è il Cristo che parla. I nemici saranno ricordati solo alla fine; per prima cosa, ha sete di Dio.
Crisostomo: salmo del mattino. Ho sete di te. Dove c’è l’amore di Dio, tutti i mali si dileguano.
Ilario: Davide nel deserto, intento alle cose di Dio, prefigura il Cristo e la sua passione. Dio è il Dio di tutto il mondo, ma è il mio Dio, perché lo conosco.
Girolamo: questo salmo profetizza l’ incarnazione del Signore.
Teodoreto: la mia anima e il mio corpo ti desiderano come si ha sete di un’acqua squisita.
Ilario: la mia carne ha sete di te quanto la mia anima.
Eusebio: come terra riarsa dal sole, ho sete di te; o, secondo Simmaco: ho sete di te come si può avere quando si è su una terra senza acqua, perché presso di te è la sorgente della vita.
Girolamo: tra le aridità e la solitudine di questo mondo, ha sete di Dio per un impulso dell’anima e del cuore. Il Signore ha avuto fame della fede della Chiesa e sete della salvezza delle anime. Dal canto suo la Chiesa, ogni giorno, ha sete del Cristo.
2 Origene: così sono apparso a te: bruciante di sete e desiderio. È il Cristo che parla al Padre.
Crisostomo: così: con questo desiderio.
Atanasio: così: avendo sete di essere con te.
Ilario: nel santuario: vuole apparire a Dio nella semplicità della sua carne, nella sete della sua anima e con la preghiera del mattino.
Origene: per contemplare la potenza ineffabile. È il Cristo che parla al Padre.
Atanasio: per conoscere la tua passione e la tua risurrezione.
3 Cirillo Alessandrino e Atanasio: misericordia: è il Cristo.
Eusebio: le mie labbra non diranno niente altro e si conserveranno pure per la tua parola e i tuoi inni.
Arnobio il Giovane: alza le mani a somiglianza del Cristo.
5 Origene: grasso e pinguedine: richiama il banchetto del vitello grasso.
Cirillo Alessandrino: quando ricordo il tuo nome, la mia bocca si riempie di gioia.
Atanasio: la mia bocca è piena di gioia, riempita dalla tua grazia.
Eusebio: fa’ che la mia anima ai tuoi occhi sia più preziosa dei sacrifici del vitello grasso. Fa che sia una vittima scelta.
Ilario: sacrificio di primizie.
Girolamo: la mia anima sia ripiena della grazia dello Spirito. In luogo dell’olocausto, ti offro un cuore purificato.
6 Atanasio: trascorro la notte nella veglia, occupato nella lode e ad accogliere i tuoi doni.
Teodoreto: sono le quattro veglie della notte: sono tutte riempite della lode di Dio.
8 Origene: dietro a te: come Mosè nel cavo della roccia (Esodo 33,22).
Gregorio di Nissa: a Mosè che vuol vedere Dio, Dio insegna come lo si può vedere: seguire Dio ovunque ci porti, questo è vedere Dio.
Atanasio: sono unito a te con desiderio.
Cirillo Alessandrino, Gregorio di Nissa, Atanasio: la tua destra è il Cristo.
10 Arnobio il Giovane: la spada è la parola di Dio di cui egli è cinto (Salmo 44,3).
11 Cirillo Alessandrino ed Eusebio: il re è il Cristo.
Cirillo Alessandrino: i fedeli giurano per il vero Dio e gli idolatri giurano per i falsi dei.
Teodoreto: dopo la sua vittoria, tutti oseranno chiamarlo re: non si temeranno più i delatori che volevano deviare verso di loro l’onore dovuto al re.
Ilario: chiunque giura per lui: chiunque riconosce Gesù Cristo come re.
salmo 63
1 per la fine, salmo di Davide
2 Esaudisci, o Dio, la mia preghiera quando supplico,
dal timore del nemico strappa l’anima mia.
3 Mi hai protetto dalla
cospirazione dei malvagi, dalla
moltitudine degli operatori di ingiustizia,
4 poiché hanno affilato
come spada le loro lingue, hanno
teso l’arco, cosa amara,
5 per saettare di nascosto,
colui che è senza macchia.
6 Lo colpiranno all’improvviso e non avranno timore.
Hanno confermato a se stessi la
parola malvagia, hanno concertato per nascondere lacci.
Hanno detto: chi li vedrà?
7 Hanno escogitato iniquità, sono
venuti meno a forza di scrutare.
Verrà un uomo e il cuore profondo
8 e sarà esaltato Dio.
Frecce di bimbi sono risultati i loro colpi,
9 e si sono indebolite a loro danno le loro lingue.
Sono stati sconvolti tutti quelli che li vedevano,
10 e ogni uomo è stato preso da timore
e hanno annunciato le opere di Dio
e hanno compreso le sue azioni.
11 Gioirà il giusto nel Signore e spererà in lui
e saranno lodati tutti i retti di cuore
da Sacy
1 per la fine, salmo di Davide
2 Esaudisci, o Dio, la mia preghiera quando supplico,
dal timore del nemico strappa l’anima mia.
3 Mi hai protetto dalla
cospirazione dei malvagi, dalla
moltitudine degli operatori di ingiustizia,
L’esempio del santo profeta sempre più ci insegna che la preghiera per essere esaudita si deve fare con ardore. Dal momento che la nostra fede e la nostra speranza sono esposte a grandi pericoli, dice Sant’Ilario, siamo obbligati ad indirizzarci con la preghiera a colui che solo è capace di arrecarvi rimedio. Bisogna dunque vegliare pregandolo umilmente e ardentemente. Il timore del nemico, da cui chiediamo di essere liberati, ci insegna come dice il santo stesso, a non aspettare a pregare Dio, quando i mali che noi temevamo sono piombati su di noi. Bisogna prevenire questi mali con preghiere continue, affinché, se essi ci sorprendono, non abbiano facoltà di abbattere il nostro animo. Quello che il profeta aggiunge, che il Signore lo ha messo a coperto dalla combriccola dei malvagi si può applicare in modo particolare a Gesù Cristo, che divinamente è stato protetto contro la malignità e il furore dei suoi nemici.
4 poiché hanno affilato
come spada le loro lingue, hanno
teso l’arco, cosa amara,
5 per saettare di nascosto,
colui che è senza macchia.
6 Lo colpiranno all’improvviso e non avranno timore.
Hanno confermato a se stessi la
parola malvagia, hanno concertato per nascondere lacci.
Hanno detto: chi li vedrà?
Il profeta secondo l’osservazione di Sant’Ilario, parla qui propriamente della lingua dei suoi nemici. Egli non teme né le spade, né le frecce né i dardi il cui uso è ordinario nelle guerre. Di una sola lingua egli teme la punta così acuta. L’arco della lingua micidiale degli iniqui è sempre teso e questa spada è sempre pronta a forare. Le sue mortali frecce volano di continuo per ferire l’uomo nell’oscurità. Tale è la malignità di questo piccolo membro dell’uomo che San Paolo chiama mondo d’iniquità.
7 Hanno escogitato iniquità, sono
venuti meno a forza di scrutare.
Verrà un uomo e il cuore profondo
8 e sarà esaltato Dio.
Frecce di bimbi sono risultati i loro colpi,
9 e si sono indebolite a loro danno le loro lingue.
Sono stati sconvolti tutti quelli che li vedevano,
E’ una conseguenza della stravagante vanità degli empi immaginare che la loro prudenza potrà qualche cosa contro la sapienza dello stesso Dio. Entreranno nel più cupo del loro cuore, diceva Davide, credendo qui di nascondersi e lusingandosi di potervi trovare mezzi certissimi per opprimere l’innocente. Ma allora Dio farà loro vedere quanto egli sia superiore a tutti gli uomini, cioè che la profonda malizia del cuore umano serve in qualche modo a misurare l’altezza della sapienza e dei consigli del Signore. Quanto più il cuore sembra profondo nell’abisso della sua corruzione e della sua empietà, il Signore tanto più fa risplendere la sua grandezza, dissipando i loro consigli con onnipotente facilità. Le ferite che pretendono essi di fare ai giusti sono così leggere come sarebbero se fanciulli debolissimi vibrassero contro loro delle frecce e le loro lingue non hanno forza se non contro loro medesimi. Tale è stato l’esito di tutte le persecuzioni suscitate contro Davide dai suoi nemici; tale fu il termine della grande sollevazione dei Giudei contro Gesù Cristo e tale è stato e sarà per tutto il corso dei secoli il fine dei patimenti degli eletti a cui non può fare che leggerissime piaghe tutto il furore dei loro nemici.
9 e si sono indebolite a loro danno le loro lingue.
Sono stati sconvolti tutti quelli che li vedevano,
10 e ogni uomo è stato preso da timore
e hanno annunciato le opere di Dio
e hanno compreso le sue azioni.
11 Gioirà il giusto nel Signore e spererà in lui
e saranno lodati tutti i retti di cuore
Davide dopo tutte le persecuzioni di Saul si vide alla fine stabilito re al posto suo. Gesù Cristo dopo i trattamenti così ingiuriosi da lui sofferti per la crudeltà dei Giudei risuscitò trionfante ed acquistò l’impero sopra tutte le nazioni. Chi poteva non essere conturbato e colto da timore all’aspetto di così grandi avvenimenti? L’effetto che produsse nell’animo degli uomini lo stupore e il salutare turbamento fu di far loro comprendere che quelle erano opere della mano di Dio e di spingerli a renderle note essi stessi.
Da Agostino
2 Esaudisci, o Dio, la mia preghiera quando supplico,
dal timore del nemico strappa l’anima mia.
Esaudisci, o Dio, la mia preghiera mentre soffro; dal timore del nemico libera l’anima mia. Non perché il nemico non mi uccida, ma perché io non tema il nemico che uccide. Nel salmo il servo prega che si adempia ciò che nel Vangelo ordina il Signore. Non temete coloro che uccidono il corpo, ma non possono uccidere l’anima; temete piuttosto colui che ha il potere di uccidere l’anima e il corpo nel fuoco dell’inferno. Dal timore del nemico libera l’anima mia. Liberami dal timore del nemico e sottomettimi al tuo timore.
3 Mi hai protetto dalla
cospirazione dei malvagi, dalla
moltitudine degli operatori di ingiustizia,
Mi hai protetto dalla congiura dei malvagi, dalla folla di coloro che operano l’iniquità. Contempliamo il nostro capo. Molti martiri hanno sofferto tali cose; ma nulla è così fulgido quanto il capo dei martiri. In lui vediamo meglio ciò che essi hanno sperimentato. Il Figlio di Dio, fattosi uomo, protegge lui stesso la carne che si era assunto. Che cosa gli potevano fare i nemici? Uccidono il corpo, non l’anima.
4 poiché hanno affilato
come spada le loro lingue, hanno
teso l’arco, cosa amara,
Hanno affilato come una spada le loro lingue. I figli degli uomini, i loro denti sono armi e frecce e la loro lingua è una spada tagliente. Come si dice in un altro salmo, così qui: hanno affilato come spade le loro lingue. Non dicano i giudei: “noi non abbiamo ucciso Cristo”. Infatti, se lo consegnarono al giudice Pilato, fu proprio per apparire innocenti della sua morte. Quando Pilato disse loro: uccidetelo voi, essi risposero: a noi non è permesso di uccidere nessuno. Volevano riversare l’iniquità del loro delitto sul giudice umano; ma potevano forse ingannare il giudice divino? Pilato certo per quello che fece fu, sia pure in misura ridotta, responsabile del delitto. Ma egli fu di gran lunga più innocente. E con che cosa i giudei lo uccisero? Con la spada della lingua. Hanno infatti affilato le loro lingue. E quando lo hanno colpito se non quando hanno gridato: crocifiggilo, crocifiggilo. Affinché nulla vi venga a turbare nella lettura dei libri sacri, non dobbiamo passare sotto silenzio, ora che mi viene in mente, il fatto che una evangelista dice che il Signore fu crocifisso all’ora sesta e un altro all’ora terza. Veramente, se non capiamo bene, potremmo rimanerne turbati. Uno dice che Pilato sedette in tribunale all’inizio dell’ora sesta, mentre in verità, doveva essere l’ora sesta quando il Signore fu inchiodato sulla croce. L’altro però, mirando all’animo dei giudei, che volevano apparire innocenti della morte del Signore, nella sua narrazione mostra come essi fossero i veri responsabili del crimine. Dice infatti che il Signore fu crocifisso allora terza. Poteva essere proprio l’ora terza quando i giudei gridarono: crocifiggilo, crocifiggilo. Effettivamente essi lo uccisero in quel preciso istante, quando gridarono. Gli esecutori della sentenza lo crocifissero all’ora sesta. Ciò che questi eseguirono con le mani all’ora sesta, gli altri l’avevano già perpetrato con la lingua all’ora terza.
5 per saettare di nascosto,
colui che è senza macchia.
Hanno teso l’arco, oggetto velenoso. Chiama “arco” le insidie. Perché chi combatte da vicino con la spada, combatte apertamente; chi invece scaglia una freccia ferisce a tradimento. Ma a chi sono nascoste le insidie del cuore umano? Forse anche al Signore nostro Gesù Cristo il quale non aveva bisogno che alcuno gli rendesse testimonianza riguardo l’uomo, poiché sapeva che cosa c’è nell’uomo, come attesta l’evangelista. Hanno teso l’arco, di nascosto. Tendono insidie per ingannare. Voi sapete infatti di quali inganni essi si sono serviti: come corruppero con il denaro il discepolo che seguiva il Signore affinché lo consegnasse nelle loro mani; come si procurarono dei falsi testi; quali tranelli e quali inganni insomma usarono per scagliare di nascosto le frecce contro l’innocente.
6 Lo colpiranno all’improvviso e non avranno timore.
Hanno confermato a se stessi la
parola malvagia, hanno concertato per nascondere lacci.
Hanno detto: chi li vedrà?
Si sono confermati nella parola malvagia. Tanti miracoli erano stati compiuti, ma non se ne lasciarono impressionare, anzi si ostinavano nella decisione della malvagia parola. Quante cose cercò di fare Pilato? Quante ne escogitò per frenarli? Che cosa non disse? Che cosa non fece? Ma essi si sono confermati nella parola malvagia: crocifiggilo, crocifiggilo. La ripetizione indica conferma della parola malvagia. Hanno concertato di nascondere le insidie; hanno detto: chi le vedrà? Credevano che esse fossero nascoste a colui che uccidevano, che fossero nascoste a Dio. Ecco, vedi, pensavano che Cristo fosse un uomo come gli altri uomini; che egli ignorasse che cosa si tramava contro di lui. Lo vedeva Dio, lo vedeva anche Cristo, poiché anche Cristo è Dio. Ma come potevano credere che non lo vedesse? Ascolta le parole che seguono.
7 Hanno escogitato iniquità, sono
venuti meno a forza di scrutare.
Hanno studiato l’iniquità; sono venuti meno progettando progetti, cioè trame malvagie e raffinate. Non sia consegnato da noi, ma da un suo discepolo. Non sia ucciso da noi, ma dal giudice. Facciamo tutto in modo che all’apparenza, sembri che noi non abbiamo fatto niente. Sono venuti meno progettando progetti. Quanto più acute erano le trame che volevano escogitare, tanto peggio era per loro, poiché sprofondavano dalla luce della verità e della giustizia nel gorgo di macchinazioni perverse. Quanto più ci si affanna a rincorrere ideali contrari alla giustizia tanto più è respinta la luce e si sprofonda nelle tenebre. Ecco cosa ne dice il salmo. Chi li vedrà? Cioè: nessuno avrebbe dovuto vederli. Così dicevano tra loro e così anche pensavano: nessuno li avrebbe veduti. Osserva che cosa succede all’anima malvagia. Si allontana dalla luce della verità e, poiché essa non vede Dio, crede di non essere veduta da Dio. Così anche costoro. Allontanandosi dalla luce precipitarono nelle tenebre, tanto da non vedere più Dio e da dire: chi ci vede? Li vedeva certamente colui che essi crocifiggevano; ma loro, ottusi com’erano diventati, non vedevano né il Figlio né il Padre.
Verrà un uomo e il cuore profondo
8 e sarà esaltato Dio.
Che cosa segue? Si avvicinerà l’uomo e il cuore profondo; e sarà esaltato Dio. Essi dissero: chi ci vedrà? L’uomo Dio si è avvicinato a tali propositi e ha permesso di essere tenuto come uomo. Sottopose il Cristo a tutte quelle sofferenze che in lui non avrebbero trovato posto se non fosse stato uomo. Ma se egli non fosse stato uomo, l’uomo non sarebbe stato liberato. Si appressò l’uomo e il suo cuore era profondo, cioè imperscrutabile. Mostrava agli occhi umani la propria umanità e conservava Dio nell’intimo: celava la forma di Dio, nella quale è uguale al Padre e presentava la forma del servo, nella quale è minore del Padre.
Si avvicinerà l’uomo e il cuore profondo e sarà esaltato Dio. Notate, fratelli miei, quale sia il cuore profondo dell’uomo. Di quale uomo? Cristo si è fatto uomo in quella città che come Altissimo egli ha fondato. Dunque si è avvicinato l’uomo e il cuore profondo. Riconosci l’uomo del cuore profondo e, per quanto puoi e se puoi, cerca di vedere anche Dio e il suo cuore profondo.
Frecce di bimbi sono risultati i loro colpi,
Frecce di fanciulli sono diventate le loro ferite. Dove è andata a finire tanta crudeltà? Dove è finito il fremito leonino di quel popolo che ruggiva e urlava: crocifiggilo, crocifiggilo? Dove sono finite le insidie di coloro che tendevano l’arco? Non sono forse le frecce dei fanciulli diventate loro ferite? Sapete come i fanciulli si fanno frecce con le canne. Che cosa feriscono e come feriscono? Frecce di fanciulli sono diventate le loro ferite.
9 e si sono indebolite a loro danno le loro lingue.
Sono stati sconvolti tutti quelli che li vedevano,
E senza forza sono rimaste sopra di loro le loro parole. Aguzzino pure le loro lingue come spade, rafforzino contro se stessi il loro malvagio gridare. Veramente essi l’hanno reso forte, ma contro se stessi. Ecco: il Signore, che era stato ucciso, risorto. Che dirai adesso, quando colui che non volle scendere dalla croce è risorto dal sepolcro? Che guadagno ne hanno ottenuto? Frecce di fanciulli sono diventate le loro ferite e senza forza sono rimaste in loro le loro parole.
10 e ogni uomo è stato preso da timore
e hanno annunciato le opere di Dio
e hanno compreso le sue azioni.
E ogni uomo è stato preso da timore. Coloro che non hanno temuto, non erano neppure uomini. Debbono piuttosto essere chiamati bestie, belve feroci e sanguinarie.
Il giusto si allieterà nel Signore. Ormai non è più triste il giusto. Erano tristi i discepoli dopo che il Signore fu crocifisso; credevano di aver perduto la speranza. Ma il Signore risorse. Tuttavia anche quando apparve loro li trovò tristi. Velò gli occhi di quei due che camminavano per la strada e non si fece riconoscere: li trovò nel gemito e nei sospiri. Non si fece riconoscere finché non ebbe loro spiegato le Scritture e non ebbe mostrato loro, per mezzo delle Scritture, che tutto doveva accadere così come era accaduto. Non si fa riconoscere subito, perché possa essere riconosciuto in seguito con gioia più grande. Più tardi apre loro gli occhi, allo spezzare del pane: allora lo riconoscono, si allietano, gridano. Si allieterà il giusto nel Signore.
11 Gioirà il giusto nel Signore e spererà in lui
e saranno lodati tutti i retti di cuore
Il giusto si allieterà nel Signore e spererà in lui e saranno lodati tutti coloro che hanno il cuore retto. Il Signore è ormai risorto ed è asceso in cielo. Ha mostrato l’esistenza di un’altra vita. È manifesto a tutti che non erano vani i disegni che egli volle tenere celati nel profondo del suo cuore, di versare cioè il suo sangue come prezzo dei redenti. Tutto questo è ormai manifesto e lo si predica e lo si crede sotto ogni cielo. Ecco perché si allieterà il giusto nel Signore e spererà in lui e saranno lodati tutti gli uomini del cuore retto. Chi sono i retti di cuore? Sono coloro i quali, qualunque cosa soffrono in questa vita, non l’attribuiscono a una mancanza di senno in Dio ma alla sua provvidenza che vuol medicarli. Non presumono della propria giustizia, tanto da credere ingiuste le pene che soffrono né tacciano d’ ingiustizia lo stesso Dio che non fa soffrire di più coloro che hanno commesso più peccati
Saranno lodati tutti retti di cuore. Che cosa ne segue? Saranno condannati i perversi di cuore. Due vie sono proposte: scegli finché c’è tempo. Se sarai retto di cuore, sarai alla destra e sarai lodato. Ma se avrai cuore perverso sarai alla sinistra ove udirai. Andate nel fuoco eterno, che è stato preparato per il diavolo e i suoi angeli.
Dai Padri
1 Ilario: salmo di un giusto tra le tempeste del secolo.
Cassiodoro: in tutto il salmo è il Cristo che parla: annuncia la sua incarnazione, la sua passione, la sua risurrezione e la distruzione di Israele.
Origene: il timore di Dio è amico, saggio, benefico; ma l’altro timore è nemico.
Cirillo Alessandrino: non chiede di essere liberato dal nemico, chiede di essere liberato dal timore del nemico: ciò equivale a chiedere forza.
Ilario: la nostra fede e la nostra speranza sono aggredite da diverse tribolazioni: preghiamo che Dio ci liberi dal timore del nemico.
Girolamo: il nemico è il diavolo che ci perseguita.
Cassiodoro: il Cristo non chiede di non morire, ma che la sua anima, strappata dal timore dei persecutori, compia la sua passione.
2 Cassiodoro: i malvagi credevano che sarebbe morto come tutti e che non sarebbe risorto. Ma egli ha il potere di deporre la sua anima e di riprenderla.
Origene: sulla via larga e spaziosa c’è molta gente.
3 Gregorio di Nissa: l’uomo che passa al male, perché vinto dal male, perde il suo aspetto naturale e diviene un mostro.
4 Eusebio: quanti prendono di mira l’uomo senza macchia, avranno la stessa maledizione di quelli che scandalizzano i piccoli.
Ilario: colui che è senza macchia: il battezzato.
Cassiodoro: il solo senza macchia è il Cristo. Può ben dire, parlando di sé: per saettare di nascosto colui che è senza macchia.
Atanasio: non hanno il timore di Dio.
Cirillo Alessandrino: non temono il protettore dei santi che è Dio.
5 Origene: Dio conferma la parola buona (Salmo 44,1), l’uomo conferma la parola malvagia.
Eusebio: il disegno malvagio: ecco la spada e l’arco.
Teodoreto: hanno tramato inganni, poi li hanno ratificati con le loro azioni.
Cassiodoro: i giudei credevano di ingannare colui al quale le cose sono più note che a loro stessi.
6 Origene: invece di scrutare la legge, hanno scrutato l’iniquità.
Atanasio: non cessano mai di macchinare il male: non cercano la verità.
Origene: cuore profondo: colui che contempla la profondità della sapienza e della scienza di Dio. Cita Simmaco: tutti scrutando hanno scrutato; ciascuno scruterà dall’intimo del suo cuore e da un cuore profondo.
Eusebio: ma ecco che arriva un uomo dal cuore profondo, l’uomo veramente perfetto che porta l’immagine di Dio. Contro di lui le frecce diventano impotenti e assomigliano a graffi di bambini.
Atanasio: il cuore profondo: l’uomo di Dio che intraprende saggi disegni medita con cura il mistero.
Ilario: in contrapposizione a coloro che scrutano, ecco venire un uomo dal cuore profondo: Dio sarà esaltato.
Cassiodoro: cuore profondo: l’intimo del cuore ove si aderisce a Dio.
9 Eusebio: la folla è turbata, ma l’uomo di Dio e i suoi amici comprendono e annunciano.
Atanasio: chi non temerebbe, vedendo come Dio perseguita gli empi?
Girolamo: ogni uomo temerà, sentendo che il giudizio è sospeso sopra il suo capo.
Beda: i cuori delle genti furono turbati, gli uni per credere e accogliere il mistero della fede, gli altri per contraddire e perseguitare.
10 Origene: il giusto gioisce nella conoscenza di Dio.
Girolamo: mentre l’empio teme per la sua infedeltà, il giusto gioisce nella speranza della vita eterna.
Cassiodoro: gioirà è al futuro, perché si sa che i discepoli dovranno soffrire molto.
Origene: i retti di cuore sono quanti hanno creduto tra le genti.
Salmo 64
1 per la fine, salmo di Davide,
cantico di Geremia e di Aggeo,
sul racconto della peregrinazione
quando cominciavano a partire.
2 A te si addice l’inno o Dio in Sion,
e a te si renderà il voto in Gerusalemme.
3 Esaudisci la mia preghiera; a te verrà ogni carne.
4 Le parole degli iniqui ci hanno
sopraffatto ma tu espierai le nostre empietà .
5 Beato colui che hai scelto e preso
con te, dimorerà nei tuoi atri.
Ci sazieremo dei beni
della tua casa; santo è il tuo tempio,
6 mirabile nella giustizia.
Esaudiscici, o Dio, salvatore nostro,
speranza di tutti i confini
della terra e del mare lontano.
7 Tu che stabilisci i monti
con la tua forza, cinto di potenza;
8 tu che sconvolgi la profondità
del mare, il suono dei suoi flutti.
Saranno sconvolte le genti
9 e avranno timore per i tuoi segni
gli abitanti dei confini della terra.
Le uscite del mattino e della sera diletterai.
10 Hai visitato la terra e l’hai inebriata,
l’hai arricchita con abbondanza.
Il fiume di Dio è colmo di acque, hai preparato il loro
cibo: perché così è la sua preparazione.
11 Inebria i suoi canali, moltiplica i suoi frutti;
per le sue rugiade gioirà ciò che germoglia.
12 Benedirai il coronamento
dell’anno della tua benignità,
e i tuoi campi saranno colmati di abbondanza.
13 Pingui saranno le bellezze del
deserto e i colli si cingeranno di esultanza.
14 Si sono rivestiti gli arieti delle pecore e le valli
abbonderanno di frumento.
Grideranno, sì, canteranno un inno.
Da Sacy
1 per la fine, salmo di Davide,
cantico di Geremia e di Aggeo,
sul racconto della peregrinazione
quando cominciavano a partire.
2 A te si addice l’inno o Dio in Sion,
e a te si renderà il voto in Gerusalemme.
3 Esaudisci la mia preghiera; a te verrà ogni carne.
Nel paese che diede in eredità al suo popolo, Dio aveva destinato la città di Gerusalemme come luogo in cui voleva essere adorato. Per questo finché furono lontani dalla città di Gerusalemme e dal tempio, schiavi tra una nazione idolatra, in cui Dio era ignoto, gli Israeliti avevano ogni motivo per desiderare di far ritorno in Palestina e cantare così degnamente le lodi al Signore, e adempiere i loro voti nell’unico luogo in cui egli aveva cari i loro sacrifici. Conviene dunque a te, o Dio, dicevano essi la lode in Sion. Esaudisci dunque la nostra preghiera, aggiungono essi facendoci ritornare a Gerusalemme.
4 Le parole degli iniqui ci hanno
sopraffatto ma tu espierai le nostre empietà .
Gli idolatri che avevano soggiogato il popolo di Dio erano, secondo un senso che si dà a questo passo, gli iniqui, le cui parole avevano prevalso contro di lui. Dio aveva permesso che essi trionfassero in apparenza allorché si serviva di loro per esercitare la sua giustizia contro Israele di cui puniva l’infedeltà.
5 Beato colui che hai scelto e preso
con te, dimorerà nei tuoi atri.
Ci sazieremo dei beni
della tua casa; santo è il tuo tempio,
6 mirabile nella giustizia.
Esaudiscici, o Dio, salvatore nostro,
speranza di tutti i confini
della terra e del mare lontano.
Il profeta non si riferiva qui solamente agli Israeliti che erano stati eletti da Dio fra tutti i popoli e consacrati al suo servizio, ma a tutti coloro che hanno la sorte di aver parte alla eterna elezione del Signore. Questo propriamente, dice Sant’Ilario, è il popolo eletto che Dio ha preso per sé e che deve essere la sua eredità. Ogni carne verrà a Dio, cioè da tutti i popoli e da tutte le professioni diverse degli uomini si vedranno unirsi alla Chiesa. Beato chiunque viene eletto ed è nel numero degli eletti, poiché secondo il Vangelo molti sono i chiamati pochi gli eletti . Chi è del numero delle persone scelte avrà la sorte di abitare eternamente nella Chiesa del cielo.
7 Tu che stabilisci i monti
con la tua forza, cinto di potenza;
8 tu che sconvolgi la profondità
del mare, il suono dei suoi flutti.
Nulla è impossibile a Dio. Il profeta prova la onnipotenza di Dio con due effetti prodigiosi che sembrano tra loro contrari: l’uno con il quale rende salde e immobili le montagne così eccelse, l’altro col quale muove e conturba così facilmente la vasta estensione delle acque del mare, sollevando monti di flutti dai suoi abissi più profondi.
Saranno sconvolte le genti
9 e avranno timore per i tuoi segni
gli abitanti dei confini della terra.
Le uscite del mattino e della sera diletterai.
Quando si vedrà, o mio Dio, i prodigi così strepitosi che tu darai del tuo potere, liberando il tuo popolo dall’aspra schiavitù di Babilonia, tutti i popoli e tutte le genti rimarranno turbate e colte da timore. E tu spargerai a un tempo l’allegrezza fino all’oriente e all’occidente, cioè fra il tuo popolo disperso per ogni dove. Quello che turberà e spaventerà le nazioni rallegrerà gli israeliti e li riempirà di fiducia per queste nuove testimonianze della divina bontà.
10 Hai visitato la terra e l’hai inebriata,
l’hai arricchita con abbondanza.
Il fiume di Dio è colmo di acque, hai preparato il loro
cibo: perché così è la sua preparazione.
11 Inebria i suoi canali, moltiplica i suoi frutti;
per le sue rugiade gioirà ciò che germoglia.
Tutto ciò che il profeta dice in questo luogo è una viva e sensibile descrizione della maniera con cui a Dio piace arricchire la terra con l’abbondanza delle acque mandate dal cielo che facendo allagare i fiumi e i solchi li ingrossa e li rende fertili perché diano frutto in abbondanza per l’alimento del suo popolo. In questo modo può intendersi che Dio visita la terra con l’abbondanza delle benedizioni che versa sulla medesima. Quello che egli chiama il fiume di Dio è forse il Giordano, che da lui si chiama con tale nome, perché scorreva in mezzo alla Terrasanta; ovvero intende tutti i fiumi in generale che appartengono a Dio come al creatore e al sovrano di tutto l’universo. In senso spirituale questo fiume di Dio è lo Spirito Santo e si predice con tali parole quell’altra inondazione così ammirabile di ogni sorta di grazie che il Figlio di Dio con la sua visita così salutare, cioè con l’ineffabile mistero della sua incarnazione, doveva produrre in tutta la terra per arricchirla e renderla santamente feconda di frutti celesti.
12 Benedirai il coronamento
dell’anno della tua benignità,
e i tuoi campi saranno colmati di abbondanza.
13 Pingui saranno le bellezze del
deserto e i colli si cingeranno di esultanza.
14 Si sono rivestiti gli arieti delle pecore e le valli
abbonderanno di frumento.
Grideranno, sì, canteranno un inno.
Tutto questo è una descrizione figurata dell’abbondanza che la benedizione del Signore doveva produrre nella Palestina in favore degli Israeliti, allorché uscirono da Babilonia. Egli chiama quest’anno l’anno della bontà e della beneficenza di Dio, poiché doveva egli allora liberarli dalla schiavitù. Noi possiamo con i santi padri spiegare anche queste parole dell’anno veramente propizio che San Paolo chiama il giorno della salvezza e il tempo di misericordia. È questo il tempo in cui la bontà di Dio ci ha salvato versandosi in noi con una ricca effusione del suo Spirito. È questa effusione dello Spirito Santo che ha fatto produrre con abbondanza frutti di giustizia a coloro che sono chiamati nella Scrittura il campo di Dio coltivato dalla sua grazia. Lo stesso spirito divino ha impinguato con la sacra unzione i deserti, rendendoli con la sua grazia luoghi bellissimi ed amenissimi, allorché si è degnato di visitare i Gentili che erano abbandonati come un deserto in cui nessun profeta e nessun uomo era stato mandato da Dio. Le colline sono state cinte di allegrezza, allorché le persone superiori alle altre per la loro dignità, per il loro ingegno e per la loro ricchezza non sono state rigettate dalla grazia della salvezza, ma abbassandosi, secondo la parola del Vangelo sono diventate degne di essere esaltate nel solo Dio. I montoni che sono i capi del gregge ci indicano i pastori che si sono visti circondati da un gregge moltiplicato all’infinito. Le valli ammantate di grano figurano i popoli e propriamente le persone povere ed umiliate, il cui stato medesimo di abbassamento e di povertà li avvicina sempre più alla grazia della salvezza e sembra renderli più idonei a produrre con abbondanza il frumento, che solo merita, secondo le parole di Gesù Cristo, di essere chiuso nel granaio del Padre suo. Tutte queste persone canteranno con estremo ardore lodi a colui che ha recato un così meraviglioso cambiamento, riconoscendo con giubilo quanto siano debitrici alla visita salutare dell’uomo Dio, che le ha colmate di grazia. Tale spiegazione è parsa del tutto naturale a un padre antico, poiché avverte che la storia santa non ci narra che il ritorno degli Israeliti nella Palestina fosse accompagnato dall’ abbondanza di cui parla qui il profeta, ma che all’opposto vissero quasi sempre in una grande povertà.
Da Agostino
1 per la fine, salmo di Davide,
cantico di Geremia e di Aggeo,
sul racconto della peregrinazione
quando cominciavano a partire.
Nel titolo del salmo dobbiamo riconoscere la voce di una santa profezia. Esso reca: sino alla fine, salmo di Davide, cantico di Geremia e di Ezechiele, appartenenti al popolo dell’esilio, quando cominciavano ad andarsene. Il popolo d’Israele cadde prigioniero e dalla città di Gerusalemme fu condotto in schiavitù a Babilonia. Ma il santo Geremia aveva profetato che dopo settanta anni il popolo sarebbe ritornato dalla prigionia e avrebbe ricostruito quella Gerusalemme che aveva pianto distrutta dai nemici. In quel tempo, mentre il popolo era prigioniero a Babilonia, sorsero dei profeti, e tra questi il profeta Ezechiele. Quel popolo dunque attendeva che si compisse il tempo dei settanta anni, secondo la profezia di Geremia; e difatti, compiuti i settanta anni, il tempio, prima distrutto, fu ricostruito e la maggior parte del popolo poté tornare dalla prigionia. Orbene, se ricordiamo quanto dice l’apostolo e cioè: tutte queste cose accaddero loro come in figura, in realtà esse sono state scritte per noi, cui è toccato vivere alla fine dei tempi; dobbiamo anche noi conoscere prima quale sia la nostra prigionia e poi quale la nostra liberazione. Dobbiamo conoscere Babilonia, nella quale ci troviamo prigionieri e Gerusalemme, al cui ritorno aneliamo. Queste due città, a prendere le parole secondo la lettera, sono effettivamente due città: una delle quali è Gerusalemme, quella che ora non è più abitata dai giudei. Infatti dopo la crocifissione del Signore i giudei furono puniti da Dio con un grande flagello. Sradicati da quel luogo dove, nella loro empia libertà, si erano furiosamente accaniti contro il loro medico, furono dispersi tra le genti e quella terra venne data ai cristiani. Si è adempiuto ciò che aveva detto loro il Signore: per questo vi verrà strappato il regno e sarà dato alla gente che farà opere di giustizia. È qui da ricordare che quando vedevano grandi folle andare dietro al Signore che annunziava il regno dei cieli e operava miracoli, i capi di quella città avevano detto: se lo lasceremo fare, tutti andranno dietro a lui; e verranno i Romani e ci toglieranno il tempio e popolo. Per non perdere il tempio uccisero il Signore; in realtà, invece, il regno lo hanno perduto proprio perché lo hanno ucciso. Quella città terrena, comunque fosse, era però l’immagine di un’altra città, quella eterna che è in cielo; e quando si cominciò a predicare apertamente di questa città di cui la prima era figura, la Gerusalemme – figura venne appunto distrutta. Per questo ora non esiste più il tempio, che era stato fabbricato per prefigurare il futuro corpo del Signore. Noi abbiamo la luce, l’ombra è trascorsa; tuttavia siamo ancora in una certa qual prigionia. Dice l’apostolo: finché siamo nel corpo siamo esuli del Signore.
2 A te si addice l’inno o Dio in Sion,
e a te si renderà il voto in Gerusalemme.
A te conviene l’inno, o Dio, in Sion. La nostra patria è Sion; Sion altro non è che Gerusalemme. Dovete conoscere il significato di questi nomi. Come Gerusalemme significa “visione di pace”, così Sion significa “speculazione”. Visione dunque e contemplazione. Un non so quale grande spettacolo ci ha promesso: esso sarà Dio stesso, che ha fondato la città. Oh, città bella e splendente che ha un fondatore ancora più bello! A te conviene l’inno, o Dio, dice. Ma dove? In Sion. A Babilonia non ti conviene. Infatti chiunque avrà cominciato a rinnovarsi, già con il cuore canta in Gerusalemme, come dice l’apostolo: la nostra vita è nei cieli. E sebbene camminiamo ancora nella carne, noi non viviamo secondo la carne. Con il desiderio noi ormai siamo lassù. In quella terra abbiamo già inviato la nostra speranza, quasi un’ancora, per non naufragare turbati in questo mare. Quando una nave è ancorata noi diciamo che è ormai in porto. È vero infatti che ondeggia ancora, ma in un certo qual modo essa è già in terra malgrado i venti e malgrado le tempeste. Così contro le tentazioni di questo nostro esilio, la nostra speranza, ancorata in quella città di Gerusalemme, fa in modo che noi non ci infrangiamo contro gli scogli. Chiunque pertanto canta animato da questa speranza, canta già in porto; per cui può dire: a te conviene l’inno, o Dio, in Sion. Non in Babilonia. Ma non sei ancora in Babilonia? Sì! Sono in Babilonia ma con la carne, non col cuore. Ho detto due cose quando ho affermato che sono in Babilonia con la carne ma non vi sono con il cuore. La mia voce, pertanto, non si leva da Babilonia, perché non canto con la carne, ma con il cuore. Anche i cittadini di Babilonia odono le mie labbra emettere dei suoni, ma il canto del cuore lo ode soltanto il fondatore di Gerusalemme. Per questo, esortando i cittadini a cantare canti d’amore e di desiderio di ritornare in quella bellissima città, “visione di pace”, l’Apostolo scriveva: cantando e inneggiando nei vostri cuori al Signore. Che significano le parole: cantando nei vostri cuori? Significa che non dovete cantare in quanto siete in Babilonia, ma in quanto abitate lassù. Orbene a te conviene l’inno o Dio in Sion, non in Babilonia. Coloro che cantano in Babilonia e sono cittadini di Babilonia, anche se cantano un inno a Dio, non lo cantano come conviene. E a te sarà sciolto il voto in Gerusalemme. Qui facciamo i voti ed è bene che ivi li sciogliamo. Ma chi sono coloro che fanno il voto e non lo sciolgono? Coloro che non perseverano sino alla fine nel voto che hanno fatto.
3 Esaudisci la mia preghiera; a te verrà ogni carne.
Esaudisci la mia preghiera; a te verrà ogni carne. Sappiamo che il Signore dice di aver potere su ogni carne. Comincia quindi ad apparire manifesto chi sia quel re a cui si dice: a te verrà ogni carne. Perché verrà a lui ogni carne? Perché ha assunto la carne. Ma chi è ogni carne? Ogni uomo. In che senso ogni uomo? È stato forse profetizzato che tutti gli uomini crederanno in Cristo? Non muoiono forse, ogni giorno, nella loro infedeltà molti che non credono? In quale senso dobbiamo intendere le parole: a te verrà ogni carne? Ha detto ogni carne, per dire uomini di ogni categoria. Chi potrà contare tutte le genti che vengono a colui al quale è detto: a te verrà ogni carne?
4 Le parole degli iniqui ci hanno
sopraffatto ma tu espierai le nostre empietà .
Le parole degli iniqui hanno prevalso su di noi e alle nostre empietà tu sarai propizio. Ci hanno guidato maestri cresciuti nel male e ci hanno resi cittadini di Babilonia. Abbiamo abbandonato il Creatore e abbiamo adorato la creatura. Abbiamo abbandonato colui dal quale siamo stati fatti e abbiamo adorato ciò che noi stessi abbiamo fatto. Ecco come le parole degli iniqui hanno prevalso sopra di noi. Tuttavia non sono riusciti a schiacciarci. Perché? Tu sarai propizio alle nostre empietà. Queste parole non si possono dire se non di un sacerdote che offre qualcosa con cui l’empietà sia espiata e perdonata. Infatti si dice che si propizia una empietà quando il Signore diviene propizio verso tale empietà. Per ottenere il perdono del Signore si compie la propiziazione con qualche sacrificio. Esiste dunque, mandato dal Signore Dio, un misterioso nostro sacerdote. Egli prese da noi la vittima da offrire al Signore, prese ciò che noi abbiamo chiamato le sante primizie della carne dal seno della Vergine. Questo l’olocausto che egli offrì a Dio, quando stese le sue mani sulla croce per dire: si levi la mia preghiera come incenso al tuo cospetto; il levarsi delle mie mani sia quale sacrificio vespertino. Come voi sapete, era sera quando il Signore fu sospeso alla croce e da quel momento le vostre empietà sono state espiate. Egli è il sacerdote che ora è entrato al di là del velo e, solo fra tutti coloro che hanno portato la carne, intercede per noi.
5 Beato colui che hai scelto e preso
con te, dimorerà nei tuoi atri.
Beato colui che hai eletto e assunto! Chi è stato eletto e assunto da lui? Qualche uomo particolare eletto dal Salvatore nostro Gesù Cristo? O forse egli stesso secondo la carne è stato eletto e assunto? Beato colui che hai tu assunto, beato l’uomo del quale ti sei rivestito, che ha cominciato a vivere nel tempo, che è nato da una donna e che in un certo modo è il tempio di colui che è sempre stato. Ma ecco forse un senso migliore di quelle parole. Cristo stesso ha assunto un beato di cui non si specifica il nome e di cui si parla al singolare e non al plurale. Uno solo infatti è stato assunto dal Cristo, in quanto egli assume l’unità, coloro che restano nell’unità di Cristo e formano per così dire un solo uomo del quale l’apostolo dice: finché non giungiamo tutti alla conoscenza del Figlio di Dio, l’uomo perfetto, nella misura dell’età della pienezza di Cristo. Ne consegue che un solo uomo è assunto e di quest’unico uomo il capo è Cristo.
E che cosa ci dirà? Dice: abiterà nei tuoi atri: negli atri cioè di quella Gerusalemme cui elevano il canto coloro che cominciano a uscire da Babilonia. Saremo colmati dei beni della tua casa. Quali sono i beni della casa di Dio? Già fin d’ora dobbiamo pensare ai beni di Gerusalemme, i beni della casa del Signore, i beni del tempio del Signore; poiché casa del Signore è lo stesso che tempio del Signore. Saremo colmati dei beni della tua casa. È manifesto ora in modo inequivocabile di chi aveva detto: verrà a te ogni carne.
6 mirabile nella giustizia.
Esaudiscici, o Dio, salvatore nostro,
speranza di tutti i confini
della terra e del mare lontano.
Ascoltaci, o Dio, nostro salvatore. Quell’unico uomo assunto per essere tempio di Dio è uno solo e insieme molti. Essendo uno solo ha potuto dire: ascolta, o Dio, la mia preghiera. Siccome questo uno costa di molti, ora può dire: ascoltaci, o Dio, nostro salvatore; speranza di tutti i confini della terra e del mare lontano. Non speranza della sola Giudea o della sola Africa, non speranza dell’Oriente o dell’Occidente; ma speranza di tutti i confini della terra e anche del mare lontano.
7 Tu che stabilisci i monti
con la tua forza, cinto di potenza;
Preparando i monti nella sua fortezza: non nella loro fortezza. Ha preparato infatti i grandi predicatori e li ha chiamati monti: umili in sé, eccelsi in lui. Chi ripone la fiducia in sé e non in Cristo, non appartiene a questi monti che egli prepara nella sua fortezza.
8 tu che sconvolgi la profondità
del mare, il suono dei suoi flutti.
Saranno sconvolte le genti
Tu che sconvolgi il fondo del mare. Anche questo è avvenuto, lo si vede. Egli, nella sua fortezza, si preparò dei monti, li mandò a predicare. La sua potenza fece sì che dei credenti lo circondassero e il mare si è agitato. Cinto di potenza, tu che sconvolgi il fondo del mare. Non ha detto: tu che sconvolgi il mare, ma: il fondo del mare. Il fondo del mare è il cuore degli empi. Dio ha scosso il fondo anche per vuotare il fondo.
9 e avranno timore per i tuoi segni
gli abitanti dei confini della terra.
Le uscite del mattino e della sera diletterai.
Si turberanno le genti. Il turbarsi sarà la prima reazione. Ma questi monti, preparati nella fortezza di Cristo, si sono forse turbati anch’essi? Si è turbato il mare e si è scagliato contro i monti. Il mare è stato domato, i monti sono rimasti saldi nella loro mole. Si turberanno le genti e avranno timore tutti. Ecco, già tutti temono. Prima si erano turbati, adesso tutti temono. Ha vinto colui che è stato cinto di potenza. E temeranno tutti coloro che abitano i confini della terra per i tuoi miracoli. Infatti gli apostoli compirono miracoli e tutti i confini della terra hanno temuto ed hanno creduto. Troverai gioia nelle uscite del mattino e della sera: cioè, renderai gioiose le uscite del mattino e della sera. Che cosa ci è promesso già in questa vita? Troverai gioia nelle uscite del mattino e della sera. Si può uscire di mattina; e si può uscire di sera. Mattino rappresenta la prosperità terrena; sera, le tribolazioni del mondo. Se tu non trovassi gioia nell’uscita, non faresti alcuno sforzo per uscire. E ancora: non avresti il coraggio di resistere al tentatore e a colui che ti spaventa se non ti desse gioia colui che per primo ha sofferto per te, finché tu avessi un’uscita.
10 Hai visitato la terra e l’hai inebriata,
l’hai arricchita con abbondanza.
Il fiume di Dio è colmo di acque, hai preparato il loro
cibo: perché così è la sua preparazione.
Hai visitato la terra e l’ hai inebriata. In qual modo ha inebriato la terra? Quanto è eccellente il tuo calice inebriante! Hai mandato le tue nubi, è venuta la pioggia della predicazione della verità e la terra si è inebriata. L’ hai colmata di ogni ricchezza. Il fiume di Dio è ricolmo di acqua. Che cosa è il fiume di Dio? È il popolo di Dio. Venne per primo ricolmato un popolo, attraverso il quale è stato poi irrigato il resto della terra.
11 Inebria i suoi canali, moltiplica i suoi frutti;
per le sue rugiade gioirà ciò che germoglia.
Irriga i suoi solchi. Si aprono prima i solchi, saranno poi irrigati: si apra la durezza del vostro cuore mediante il vomere della Parola di Dio. Irriga i suoi solchi, moltiplica le sue generazioni. Sono realtà che vediamo. Uno crede e subito, dietro lui, ne credono altri e dopo questi altri ancora.
12 Benedirai il coronamento
dell’anno della tua benignità,
e i tuoi campi saranno colmati di abbondanza.
Benedirai la corona dell’anno della tua bontà. Quando odi parlare di corona subito ti raffiguri il trionfo della vittoria. Vinci il diavolo e avrai la corona. Benedirai la corona dell’anno della tua bontà. Di nuovo sottolinea la bontà di Dio, perché nessuno si glori dei propri meriti.
13 Pingui saranno le bellezze del
deserto e i colli si cingeranno di esultanza.
E i tuoi campi si riempiranno di abbondanza. Ingrasseranno le terre del deserto e i colli si cingeranno di esultanza. I campi, i colli, le terre del deserto, sono sempre gli uomini. Sono campi per la loro uguaglianza; infatti per l’uguaglianza sono detti campi i popoli giusti. Li si chiama colli per la loro elevatezza, poiché Dio innalza coloro che si umiliano. Terre del deserto tutti i popoli pagani. Perché terre del deserto? Perché erano abbandonati: nessun profeta era stato mandato a loro ed essi erano come un deserto dove non passa uomo. Alle genti non era stata inviata alcuna parola di Dio. Al solo popolo di Israele avevano predicato i profeti. Venne il Signore e in mezzo allo stesso popolo dei giudei ci furono persone che credettero. Una prima mietitura è stata già fatta tra i giudei. Ve ne sarà una seconda alla fine del mondo. È stata fatta dunque una prima mietitura e con il grano che allora fu purificato è stato seminato tutto il mondo, affinché nasca l’altra messe che sarà mietuta alla fine. Allo stesso modo che nella prima messe faticarono i profeti finché non venne il Signore, così in questa seconda messe hanno faticato gli apostoli e faticano tutti i predicatori della verità finché alla fine il Signore non manderà i suoi angeli per la mietitura. Dunque prima c’era il deserto; ma si impingueranno le terre del deserto. Ecco! Dove i profeti non si erano fatti sentire è stato accolto il Signore dei profeti. Si impingueranno le terre del deserto e i colli si cingeranno di esultanza.
14 Si sono rivestiti gli arieti delle pecore e le valli
abbonderanno di frumento.
Grideranno, sì, canteranno un inno.
Gli arieti delle greggi si sono rivestiti. Dobbiamo sottintendere che si sono rivestiti di esultanza. Gli arieti si rivestono di quell’ esultanza di cui si cingono i colli. Infatti gli stessi che là sono colli, qui sono arieti. Orbene, questi arieti, cioè gli apostoli, si sono rivestiti di esultanza. Si rallegrano per i loro frutti. Non hanno faticato inutilmente, non hanno predicato senza successo. Le valli abbonderanno di grano cioè anche i popoli umili porteranno molto frutto. Grideranno. E che cosa grideranno? Intoneranno un inno. Una cosa è urlare parole sacrileghe, un’altra prorompere nella lode di Dio
Dai Padri
1 Origene: chi rimane in Sion, cioè nella contemplazione e nella pratica delle virtù, può far salire a Dio una lode bene accetta. Sion è pure la città celeste: là si offrono a Dio i perfetti, che sono essi stessi degli inni. Anche sulla terra cantiamo nella Sion interiore, nel luogo che trascende ogni spazio corporeo. Adorerai Dio in spirito e verità; è così che si rendono i veri voti.
Eusebio: inno trionfale per il Salvatore di tutte le genti.
Atanasio: il salmista presenta le genti che hanno creduto al Cristo nonostante l’opposizione dei sapienti del mondo. Le genti chiedono perdono per la loro empietà passata. Da sterili sono divenute feconde per la fede nel Cristo. A te conviene l’inno o Dio: non celebreremo altro Dio che te.
Ilario: raduno delle genti per lodare il Signore. Sion è la Chiesa.
Girolamo: non in un teatro o in un tempio idolatrico il canto trova il suo posto, ma sempre in Sion, cioè nella Chiesa, che contempla la tua gloria o nella Gerusalemme celeste che tu ti degni di abitare.
Cassiodoro: la lode non conviene che a Dio, e non in qualunque luogo ma in Sion cioè nella contemplazione.
Eusebio: voto: promessa.
Cirillo Alessandrino: Gerusalemme celeste: madre dei santi e dimora degli angeli. A loro immagine, noi siamo nella Chiesa.
Atanasio: Gerusalemme terrena o celeste.
Teodoreto è una profezia. Hai comandato che ti si renda culto a Gerusalemme, non in un altro luogo. Paolo applica questo alla Chiesa.
2 Origene: in Sion ascolta la mia preghiera.
Ilario esaudisci la mia preghiera: non è mia, perché è la preghiera della Chiesa. Il profeta non dice questo per un sentimento personale ma perché ispirato.
Origene: ogni carne, cioè ogni uomo. Ogni carne ritornerà per mezzo del pentimento e della purificazione. In quel momento non sarà più carne, non vivrà più secondo la legge della carne.
Cirillo Alessandrino: tutti crederanno in te: è la chiamata delle genti.
Ilario: a te verrà ogni carne, abbandonando il paganesimo.
Cassiodoro: supplica anticipatamente colui che lo giudicherà.
Rufino: annuncia chiaramente la risurrezione.
3 Eusebio: queste parole sono poste sulla bocca di ogni carne.
Cirillo alessandrino: le empietà hanno prevalso su di noi.
Atanasio: la seduzione del diavolo ha prevalso.
Girolamo: i nostri padri hanno seguito la menzogna e la vanità.
Girolamo: ci hai riscattati col tuo sangue.
Cassiodoro: tu espierai: questo è proprio del Cristo sacerdote.
Eusebio: beato colui che ritorna a te.
Teodoreto: beato il popolo che hai eletto: sempre presente nel tuo tempio vi riceve la benedizione.
Girolamo: Dio chiama tutti gli uomini e non disprezza nessuno.
4 Atanasio: la vita eterna.
Ilario: voglio che dove sono io siano anch’essi con me.
Origene i beni della casa di Dio sono i doni dello Spirito Santo e il deposito rivelato. La casa di Dio è la Chiesa. La giustizia di questa casa sarà perfetta in quanto il Signore abiterà nel suo fedele: il tempio di Dio è santo e questo tempio siete voi.
Atanasio: i doni dello Spirito Santo.
Cassiodoro: i beni della tua casa, cioè della Gerusalemme celeste, sono ciò che occhio non vide.
Teodozione: il tuo tempio è pieno di santità e insegna con i tuoi oracoli la giustizia a quanti vi entrano.
Ilario: il tempio è anzitutto il Cristo. Poi dice: non sapete che siete il tempio di Dio?
Girolamo: il tuo tempio è il Cristo.
5 Origene: profezia della salvezza del mondo intero.
Origene: richiamo della profezia di Giacobbe: è l’attesa delle genti.
Cassiodoro: dopo la preghiera di supplica, le lodi del Signore.
6 Teodoreto: la stabilità dei monti e i flutti del mare che fai tacere quando vuoi, tutto dipende da te. Fai questo con la tua potenza sovrana, di cui ti cingi come di una cintura. Le genti saranno sconvolte.
8 Cirillo Alessandrino: il mare è il mondo, ostile o no. Gli abitanti dei confini della terra hanno inteso parlare dei miracoli del Salvatore e hanno creduto.
Girolamo: temeranno la potenza della croce.
Efrem: o Chiesa beata, che trabocchi di gioia nelle vigilie delle tue feste! Benedette le tue lodi che semini su tutta la terra e che il cielo raccoglie e ripone nei suoi granai! La tua voce sale come l’incenso.
9 Cirillo Alessandrino: eravamo terra arida e tu ci hai resi terra fertile
Origene: la terra è arricchita con abbondanza: siete stati arricchiti con ogni conoscenza (1 Corinzi 1,5).
Cassiodoro: è un modo di dire per esprimere la grande abbondanza.
Atanasio: fiume è la parola evangelica con le sue promesse del regno dei cieli e le beatitudini.
Ilario: fiume è lo Spirito Santo
Cassiodoro: la misericordia di Dio è paragonata a un fiume che straripa: vi si può bere sempre, non lo si prosciuga mai. È sorgente d’acqua viva zampillante di vita eterna (Giovanni 4,14). Il Signore non ha pensato solo a dissetarci: hai preparato il loro cibo, un cibo divorato con avidità dall’anima: è il pane del cielo, e il pane degli angeli. Il fiume e il cibo simboleggiano l’eucaristia, ove beviamo il sangue del Signore e mangiamo il suo corpo. E perché non si creda che ciò è stato detto a caso, il salmista aggiunge: questa è preparazione tua.
Ilario: il corpo di Cristo.
Girolamo: la comunione al corpo e al sangue del Cristo.
10 Cirillo Alessandrino: il solco è l’intimo del cuore.
Atanasio: i solchi, la profondità dei cuori.
Cassiodoro: i suoi frutti: apostoli e fedeli che bevono a questo fiume..
Origene: a poco a poco i doni divini fanno germogliare il frutto dello Spirito. Il germoglio è colui che nasce dallo Spirito e dall’acqua del battesimo.
11 Origene: l’anno della tua benignità. È il tempo che segue l’incarnazione del nostro Salvatore
Cirillo Alessandrino: l’anno della benignità che porta il frutto della pietà è il tempo della venuta del Cristo: è l’anno di benedizione, l’anno accettevole al Signore. In questo anno siamo stati ammessi alla fede e il Cristo ci ha condotti al Padre.
Ilario cita Isaia 61,1: lo Spirito del Signore è sopra di me, perché il Signore mi ha unto. È l’anno eterno e il mondo beato. Coronamento è la vittoria del Cristo e la folla dei santi che lo circonda. Il tempo della retribuzione.
Rufino: darai la ricompensa ai santi che sono attorno a te come una corona di palme di vittoria.
12 Origene: quando sorgerà questa benignità, il deserto darà il suo frutto e i colli raccoglieranno quanti vivono una vita secondo il Vangelo..
13 Origene: rivestono il Cristo e le sue viscere di misericordia.
Cassiodoro: hanno rivestito l’abito nuziale.
Arnobio il Giovane: il frumento del corpo di Cristo.
Girolamo: cantano le lodi di Dio.
Cassiodoro: questo salmo ci dice quanto sia colmato di gioia il popolo benedetto che si accosta al Cristo. Dopo un breve cenno all’incarnazione, ci promette la risurrezione e la gioia eterna.
Ruperto: canto della speranza universale. Quanti sono ancora pellegrini, desiderano cantare le lodi di Dio nella Gerusalemme celeste. Gioiamo, perché risusciteremo!
Salmo 65
1 per la fine cantico del salmo della resurrezione
Acclamate a Dio, o terra tutta,
2 salmeggiate al suo nome, date gloria alla sua lode.
3 Dite a Dio: come sono terribili le tue opere, Signore!
Sulla grandezza della tua potenza
ti mentiranno i tuoi nemici.
4 Tutta la terra ti adori e salmeggino a te,
salmeggino al tuo nome. Pausa
5 Venite e vedete le opere di Dio,
terribile nei consigli sopra i figli degli uomini.
6 Lui che trasforma il mare in terra
asciutta, a piedi passeranno nel fiume, là gioiremo in lui.
7 Lui che nella sua potenza domina
in eterno; i suoi occhi guardano sulle genti.
Quelli che lo irritano non si esaltino in se stessi. Pausa
8 Benedite, genti, il nostro Dio e fate udire
la voce della sua lode,
9 di lui che ha posto la mia
anima per la vita e non ha lasciato vacillare i miei piedi;
10 poiché ci hai provati, o Dio,
ci hai saggiati al fuoco come si saggia l’argento.
11 Ci hai fatto cadere nel laccio,
hai posto tribolazioni sul nostro dorso;
12 hai posto uomini sulle nostre teste.
Siamo passati per il fuoco
e l’acqua e ci hai tratto fuori al refrigerio.
13 Entrerò nella tua casa con
olocausti, a te renderò i miei voti,
14 che hanno distinto le mie
labbra e ha pronunciato la mia
bocca nella mia tribolazione.
15 Olocausti di midollo di arieti ti offrirò con incenso .
Ti offrirò buoi e capri. Pausa
16 Venite, ascoltate e narrerò, voi tutti che temete Dio,
quante cose ha fatto all’anima mia.
17 A lui con la mia bocca ho gridato
e l’ho esaltato sotto la mia lingua.
18 Se ho meditato iniquità
nel mio cuore, non esaudisca il Signore
19 Per questo ha esaudito Dio,
si è volto alla voce della mia preghiera.
20 Benedetto Dio che non ha rimosso la mia preghiera
e la sua misericordia da me.
Da Sacy
1 per la fine cantico del salmo della resurrezione
Acclamate a Dio, o terra tutta,
2 salmeggiate al suo nome, date gloria alla sua lode.
3 Dite a Dio: come sono terribili le tue opere, Signore!
Sulla grandezza della tua potenza
ti mentiranno i tuoi nemici.
4 Tutta la terra ti adori e salmeggino a te,
salmeggino al tuo nome. Pausa
Il naturale movimento che deve prodursi in un’anima per la liberazione da tanti mali è la gratitudine verso il suo divino liberatore. Per la qual cosa il santo profeta, scorgendo Israele liberato dalla schiavitù di Babilonia e, quello che è più, tutti i popoli tolti alla tirannia del demonio mediante la morte di Gesù Cristo, li esorta a giubilare non tanto agli uomini quanto a Dio; a far risuonare i loro rendimenti di grazie coi loro inni; a dargli tutta la gloria con le loro lodi e a dirgli molto più col cuore che con la lingua nell’ammirazione delle cose operate per loro. Quanto terribili o Signore sono le tue opere nella scelta da te fatta del tuo popolo di mezzo a tutti gli altri popoli della terra; nei giudizi da te esercitati verso di lui per castigarlo dei suoi delitti; nella maniera con cui poi a te è piaciuto di liberarlo dal furore dei suoi nemici! Ma quanto ancora sono più sorprendenti e più terribili i suoi giudizi nella elezione del popolo nuovo che egli si è acquistato col prezzo dell’adorabile sangue del Figlio suo.
5 Venite e vedete le opere di Dio,
terribile nei consigli sopra i figli degli uomini.
6 Lui che trasforma il mare in terra
asciutta, a piedi passeranno nel fiume, là gioiremo in lui.
7 Lui che nella sua potenza domina
in eterno; i suoi occhi guardano sulle genti.
Quelli che lo irritano non si esaltino in se stessi. Pausa
Dio ha fatto per l’uomo una infinità di miracoli. Egli sconvolse un tempo tutto l’ordine della natura in favore degli Israeliti: seccò il mare per salvarli; asciugò il Giordano per aprire loro un libero passaggio nella terra promessa. Siccome tutti questi prodigi erano soltanto una figura degli altri miracoli molto maggiori che doveva operare in favore della sua Chiesa, egli ha poi fatto perire tutti i nostri nemici spirituali nel mare divino del sangue del Figlio suo e ci ha fatto passare nel battesimo come in mezzo al Giordano. Non permettendo la insensibilità degli uomini di pensare a tanti prodigi dell’amor di Dio, il santo profeta li stimola con una così viva esortazione a venire con lui per considerare tutte le grandi opere del Signore e per fare un’ attenta riflessione alla maniera così terribile con cui egli si comporta verso gli uomini.
8 Benedite, genti, il nostro Dio e fate udire
la voce della sua lode,
Il profeta pieno di gratitudine invita tutte le genti a benedire e a lodare Dio per le grazie fatte al suo popolo, non permettendo che esso fosse interamente abbattuto da una totale distruzione. Un interprete ha creduto che queste parole poste dal profeta sulle labbra al popolo di Dio convengano perfettamente al vero popolo del Signore che è il corpo degli eletti per manifestare la loro umile riconoscenza verso Dio che li ha eletti e predestinati alla vita eterna.
9 di lui che ha posto la mia
anima per la vita e non ha lasciato vacillare i miei piedi;
10 poiché ci hai provati, o Dio,
ci hai saggiati al fuoco come si saggia l’argento.
11 Ci hai fatto cadere nel laccio,
hai posto tribolazioni sul nostro dorso;
12 hai posto uomini sulle nostre teste.
Siamo passati per il fuoco
e l’acqua e ci hai tratto fuori al refrigerio.
Se vogliamo entrare nella gloria dobbiamo passare attraverso molti patimenti. Questa è la maniera con cui quell’antico popolo riconosce di essere stato trattato da Dio, cadendo nei lacci dei Babilonesi che non avrebbero sopraffatto Israele, se Dio per un atto della sua giustizia e insieme della sua misericordia non l’avesse abbandonato tra le loro mani. Egli fa uso di una metafora per esprimere la miseria tollerata nel tempo della schiavitù. Nella veste di Israele si rappresenta come schiacciato dagli uomini posti sopra la testa e finalmente dice di essere passato per il fuoco e per l’acqua, cioè di aver provato ogni sorte di rigori prima di giungere alla patria che era la terra promessa e per conseguenza un luogo di riposo e di refrigerio.
13 Entrerò nella tua casa con
olocausti, a te renderò i miei voti,
14 che hanno distinto le mie
labbra e ha pronunciato la mia
bocca nella mia tribolazione.
15 Olocausti di midollo di arieti ti offrirò con incenso .
Ti offrirò buoi e capri. Pausa
Nella legge vecchia Dio vietava di presentarsi nel tabernacolo davanti a lui con le mani vuote. Non c’erano che tre sorta di animali che si potessero offrire in olocausto: i montoni, sotto cui erano compresi anche gli agnelli; i buoi sotto cui venivano parimenti i vitelli; i caproni sotto cui si intendevano anche i capretti. Il profeta dunque, alludendo a quelle pratiche della legge antica, allorché fa qui parlare Israele, dice che entrerà nella sua casa con olocausti, cioè non si presenterà nel suo tempio con le mani vuote ma avrà a cuore di adempiere i voti a lui fatti nella tribolazione della schiavitù, offrendo secondo la legge, gli animali da essa prescritti come sorta di sacrifici con cui si consumava interamente la vittima. Quello che egli aggiunge che le sue vittime saranno le più pingui fa vedere che era reputata da lui una cosa indegna del rispetto dovuto a Dio presentargli l’infima parte , riservando per sé il meglio del suo gregge. Ci insegna, dice un padre, come noi pure dobbiamo a Dio manifestare la sincerità del nostro amore con l’offerta di quanto abbiamo più caro o dentro o fuori di noi.
16 Venite, ascoltate e narrerò, voi tutti che temete Dio,
quante cose ha fatto all’anima mia.
17 A lui con la mia bocca ho gridato
e l’ho esaltato sotto la mia lingua.
Bisogna dunque avere il timore di Dio per ascoltare come si deve, tante grazie da lui fatte al suo popolo . Questo timore ha la forza di aprire le orecchie del nostro cuore per darci una vera intelligenza. Coloro a cui rincrescessero le frequenti ripetizioni con cui il profeta esorta ad ascoltarlo, non comprendono quale sia l’ardore di un cuore tutto pieno di amore e non considerano che queste ripetizioni stesse condannano la loro durezza, facendo vedere che se il profeta si sente obbligato a ripetere più volte le stesse cose, ciò vuol dire che egli parla a sordi che non hanno il timore del Signore necessario a quelli che devono ascoltarlo.
18 Se ho meditato iniquità
nel mio cuore, non esaudisca il Signore
Rimirare dunque e riguardare la iniquità nel proprio cuore si intende riguardarla con l’occhio vizioso che il Figlio di Dio condanna tanto severamente nel Vangelo e che indica il reo desiderio di un cuore guasto e corrotto. Bisogna che il cuore, per meritare di essere esaudito, riguardi, ma con orrore l’ iniquità di cui è colpevole e in generale ogni sorte di iniquità.
19 Per questo ha esaudito Dio,
si è volto alla voce della mia preghiera.
20 Benedetto Dio che non ha rimosso la mia preghiera
e la sua misericordia da me.
È giusto, dice Davide, che io renda grazie al Signore e che io benedica il suo santo nome poiché egli si è degnato di gradire la preghiera da me fattagli, ed esaudendomi mi ha usato misericordia.
Da Agostino
1 per la fine cantico del salmo della resurrezione
Acclamate a Dio, o terra tutta,
Ascoltate quale sia la risurrezione di cui si canta nel salmo e chi sia il risorto capo e che cosa si compirà nelle membra. Capo della Chiesa è Cristo, membra di Cristo è la Chiesa. Ciò che prima era accaduto nel campo accadrà poi nel corpo. Questa è la nostra speranza; per la quale preghiamo, per la quale resistiamo e perseveriamo pur in mezzo alla dilagante malvagità di questo mondo. Questa speranza ci consola, finché la stessa speranza non sia divenuta realtà. Sarà infatti realtà quando anche noi risorgeremo e trasformati in esseri celesti diverremo uguali agli angeli. Il salmo è cantato contro la presunzione dei giudei, i quali speravano che la risurrezione fosse riservata a loro soli, fondandosi sulle giustificazioni della legge; in realtà essi crocifissero Cristo il quale, dopo essere risorto lui personalmente, avrebbe avuto, quali membra partecipi della resurrezione, non soltanto dei giudei ma tutti coloro che in lui avessero creduto, cioè tutte le genti. Per questo comincia: acclamate a Dio. Chi? Tutta la terra. Dunque non la sola Giudea. Osservate, fratelli, come si sottolinei l’universalità della Chiesa diffusa in tutto il mondo. Acclamate a Dio, o terra tutta! Che significa: acclamate? Significa “prorompete in grida di gioia”, se non potete formulare parole. Non si acclama infatti con parole; ma, quando si è colmi di gioia, si riesce solo ad emettere delle grida. È come il grido del cuore che, concepita la gioia per un qualcosa che non sa esprimere con parole, la effonde e manifesta con acclamazioni.
2 salmeggiate al suo nome, date gloria alla sua lode.
E al suo nome salmeggiate. Che cosa ha detto? Benedite il suo nome salmeggiando. “Salmeggiare” significa usare quello strumento chiamato salterio, accordando alle voci il suono ottenuto pulsando abilmente con le mani le sue corde. Se dunque acclamate perché Dio oda, salmodiate affinché anche gli uomini possano vedere e ascoltare; ma non inneggiate al vostro nome. Guardatevi infatti dal compiere la vostra giustizia al cospetto degli uomini per essere visti da loro. E a nome di chi, tu chiedi, dovrò io inneggiare, affinché le mie opere non siano viste dagli uomini? Ascoltate un altro passo: splendano le vostre opere al cospetto degli uomini affinché vedano le vostre opere buone e diano gloria al Padre vostro che sta nei cieli. Vedano le vostre buone azioni e diano gloria, non a voi, ma a Dio. Se, al contrario, voi faceste le vostre opere buone per essere glorificati voi stessi vi si risponderebbe ciò che disse il Signore a certuni: in verità vi dico: hanno ricevuto la loro mercede.
Date gloria alla sua lode. Tutta la nostra tensione interiore sia per la lode di Dio. Nessuna gloria venga a noi. Teniamoci stretti a lui; in lui ricerchiamo la nostra lode.
3 Dite a Dio: come sono terribili le tue opere, Signore!
Sulla grandezza della tua potenza
ti mentiranno i tuoi nemici.
Dite a Dio: quanto sono da temere le tue opere! Perché da temere e non piuttosto da amare? Ascolta le altre parole del salmo: servite il Signore nel timore e inneggiate a lui con tremore. Ascolta l’Apostolo: con timore e tremore adoperatevi per la vostra salvezza, perché è Dio che opera in voi il volere e l’operare conforme alla buona volontà. Se pertanto è Dio che opera in te, tu fai il bene per la grazia di Dio, non per le tue forze. Di fronte alla grandezza della tua potenza fingeranno con te i tuoi nemici. I tuoi nemici ti mentiranno affinché grandeggi la tua potenza. Non dobbiamo concludere se non questo: i tuoi nemici ti calunnieranno affinché tu sia crocifisso e tu sarai, sì, crocifisso, ma lo sarai per risorgere. La loro menzogna non avrà altro effetto se non quello di evidenziare la tua grande potenza.
4 Tutta la terra ti adori e salmeggino a te,
salmeggino al tuo nome. Pausa
Tutta la terra ti adori e inneggi a te; inneggi al tuo nome, o Altissimo. Poco prima era umilissimo, ora altissimo. Era umilissimo tra le mani dei nemici che mentivano; ora è altissimo al di sopra degli angeli che lo lodano.
5 Venite e vedete le opere di Dio,
terribile nei consigli sopra i figli degli uomini.
Venite e vedete le opere del Signore. O genti, o nazioni lontane, abbandonate i giudei mentitori e venite professando la vera fede! Venite e vedete le opere del Signore, terribile nei disegni al di sopra dei figli degli uomini. Anche lui si lasciò chiamare “figlio dell’uomo” e davvero divenne figlio dell’uomo. Vero figlio di Dio nella forma di Dio; vero figlio dell’uomo nella forma di servo.
6 Lui che trasforma il mare in terra
asciutta, a piedi passeranno nel fiume, là gioiremo in lui.
E che cosa ha fatto col suo terribile disegno? Ha mutato il mare in terra asciutta. Il mare era il mondo: amaro per la sua salsedine, turbolento per le tempeste, crudele per i frutti delle persecuzioni. Era insomma il mare; il mare è stato convertito in terra arida. Ora il mondo che era pieno di salsedine, ha sete di acqua dolce. Chi ha fatto tutto questo? Colui che ha convertito il mare in terra asciutta. Nel fiume passeranno a piedi. Coloro stessi che sono stati convertiti in terra asciutta, mentre prima erano nel mare, nel fiume passeranno a piedi. Che cos’è il fiume? Il fiume è la condizione di mortalità che regna nel mondo. Osservate questo fiume: alcune cose vengono e presto passano e ad esse ne succedono altre, destinate anch’essi a passare. Non accade forse così dell’acqua del fiume, che scaturisce dalla terra e scorre via. In questo fiume non vada a immergersi cupidamente l’anima. Non vi si getti; stia salda. Creda in Cristo e passerà a piedi il fiume. Lasciandosi guidare da lui lo passerà e lo passerà a piedi. Che cosa significa “passare a piedi” un fiume? Significa passare con facilità. Non avrà bisogno di cavalli per passare. Ivi ci allieteremo in lui. Accogliete la grazia che in Cristo vi farà lieti. Quando ci allieteremo? Quando avremo passato il fiume a piedi. Ci è promessa la vita eterna, ci è promessa la resurrezione, ove la nostra carne non sarà più un fiume.
7 Lui che nella sua potenza domina
in eterno; i suoi occhi guardano sulle genti.
Quelli che lo irritano non si esaltino in se stessi. Pausa
Ivi ci allieteremo in lui. Colui che nella sua potenza domina in eterno ha voluto tutti liberamente riammetterci nella condizione da cui ci aveva allontanati la nostra colpa. Diveniamo dunque partecipi di lui e nella sua forza, saremo anche noi forti. Egli è forte per virtù propria. È la luce che ci illumina. Se noi gli volgiamo le spalle cadiamo nelle tenebre. Al suo calore noi siamo infiammati: se ci allontaniamo, geliamo; se ci avviciniamo di nuovo siamo infiammati. Diciamogli dunque che ci custodisca nella sua potenza. I suoi occhi guardano le genti. Hai dato alle genti quanto hai dato ai giudei. Coloro che provocano all’ira non si esaltino in sé medesimi. O carne misera e destinata a marcire, non sei forse peccatrice? Tutti hanno peccato e son privi della gloria di Dio.
8 Benedite, genti, il nostro Dio e fate udire
la voce della sua lode,
9 di lui che ha posto la mia
anima per la vita e non ha lasciato vacillare i miei piedi;
Benedite, o genti , il nostro Dio. Non lodate voi stessi, ma lui lodate. Qual è la voce della sua lode? Eccola: ciò che di buono è in noi lo dobbiamo alla sua grazia. Egli ha rimesso in vita l’anima mia. Ecco la voce della sua lode. Era dunque morta? Sì, per quanto riguarda te, essa era nella morte. E proprio per questo voi non dovete gloriarvi di voi stessi. Dove troveremo la vita se non in colui che ha detto: io sono la via, la verità e la vita?
10 poiché ci hai provati, o Dio,
ci hai saggiati al fuoco come si saggia l’argento.
11 Ci hai fatto cadere nel laccio,
hai posto tribolazioni sul nostro dorso;
12 hai posto uomini sulle nostre teste.
Siamo passati per il fuoco
e l’acqua e ci hai tratto fuori al refrigerio.
Non ha lasciato vacillare i miei piedi. Veramente molte cose abbiamo sofferto per la quale i nostri piedi avrebbero abbandonato la via, se egli stesso non li avesse sorretti e non avesse loro impedito di vacillare. Quali sono queste cose? O Dio, tu ci hai provati: ci hai bruciato col fuoco come si brucia l’argento. Provandoci con il fuoco, non ci hai tramutati in cenere, ma hai lavato le nostre scorie. Ci hai posto al laccio; non perché vi fossimo presi e morissimo, ma perché imparassimo da dove viene la nostra liberazione . Hai posto tribolazioni sulle nostre spalle. Ci eravamo alzati in una direzione sbagliata: eravamo dei superbi. Hai posto tribolazioni sulle nostre spalle; hai imposto uomini sulle nostre teste. Dobbiamo sopportare uomini che non ci piacciono. Tutte queste cose ha sofferto la Chiesa nelle molteplici e diverse persecuzioni; ha sofferto tutto questo in ciascuno dei suoi membri, e anche ora ne soffre. Siamo passati attraverso il fuoco e l’acqua. Il fuoco e l’acqua sono ambedue pericolosi in questa vita, anche se certamente l’acqua spegne il fuoco e il fuoco asciuga l’acqua. Il fuoco brucia, l’acqua corrompe: ambedue dobbiamo temere: e la bruciatura delle sofferenze e l’acqua del rilassamento. Quando siamo in angustie e in una di quelle situazioni che in questo mondo vanno sotto il nome di disgrazia, siamo come nel fuoco. Quando invece siamo nella prosperità e l’abbondanza di beni materiali ci circonda è come se fossimo nell’acqua. Sta attento a non farti bruciare dal fuoco e a non farti corrompere.
13 Entrerò nella tua casa con
olocausti, a te renderò i miei voti,
Entrerò nella tua casa con degli olocausti. Che cosa è l’olocausto? È quando tutto brucia, ma col fuoco divino. Si chiama infatti olocausto quel sacrificio in cui tutta la vittima viene bruciata. Quando ne è consumata solo una parte, si ha il semplice sacrificio. Entrerò nella tua casa con olocausti. Il tuo fuoco consumi completamente tutto ciò che è mio, sicché niente di ciò che è mio rimanga in me, ma tutto sia tuo.
14 che hanno distinto le mie
labbra e ha pronunciato la mia
bocca nella mia tribolazione.
Scioglierò a te i miei voti, che le mie labbra, distinguendo, hanno formulato. Quale distinzione potrà esserci in questi voti? Ecco la distinzione! Essa consiste nell’accusare te stesso e nel dar lode a lui. Sciogli voti distinti! Confessa di essere mutevole, mentre lui è immutabile; confessa di essere niente senza di lui, mentre lui senza di te è perfetto; confessa di aver bisogno di lui, mentre lui non ha bisogno di te.
15 Olocausti di midollo di arieti ti offrirò con incenso .
Ti offrirò buoi e capri. Pausa
E la mia bocca ha parlato nella mia sofferenza. Quanto è necessaria la sofferenza! Che cosa ha detto la sua bocca nella sofferenza? Olocausti delle midolla ti offrirò. Voglio conservare dentro di me il tuo amore; il mio amore per te non sarà in superficie ma nelle mie midolla. Chiunque adora Dio in superficie, si preoccupa piuttosto di piacere agli uomini. Se invece ad uno Dio penetra le midolla, costui è preso tutt’intero da Dio. Olocausti delle midolla ti offrirò, con incenso e con arieti. Che cosa significa l’ incenso? La preghiera. Il salmista ha aggiunto anche i capretti. Ti offrirò, dice, olocausti delle midolla, con incenso e con arieti; ti offrirò buoi con capretti.
16 Venite, ascoltate e narrerò, voi tutti che temete Dio,
quante cose ha fatto all’anima mia.
17 A lui con la mia bocca ho gridato
e l’ho esaltato sotto la mia lingua.
Venite, ascoltate e vi racconterò, voi tutti che temete Dio. Andiamo ad ascoltare che cosa ci racconterà. A chi dice: venite ed ascoltate? Lo dice a tutti voi che temete Dio. Se non temete Dio, non racconterò. Non si è in grado di ascoltare il racconto, finché non c’è il timore di Dio. Apra le orecchie il timore di Dio, in modo che non solo ci sia un qualcosa da ricevere ma anche una via per cui penetri quanto io vi racconterò. Ma che cosa racconterà? Quante cose ha fatto all’anima mia. A lui con la mia bocca ho levato la voce. Questo dice essere capitato all’anima sua: cioè che alla sua anima è stato dato di invocar Dio con la sua bocca. Che significano le parole: l’ho invocato con la mia bocca e l’ho esaltato con la mia lingua? Io l’ho predicato pubblicamente e in segreto l’ho confessato. Ben poco esaltare Dio con la lingua. Devi esaltarlo nel tuo intimo, in modo che quanto proclami in pubblico sia anche il tuo segreto pensiero.
18 Se ho meditato iniquità
nel mio cuore, non esaudisca il Signore
Se ho guardato l’ingiustizia nel mio cuore, non mi esaudisca il Signore. Vedi se il tuo cuore non sia per caso rivolto all’ingiustizia. Sii nel tuo intimo giudice di te stesso. Eccoti nel tuo recesso più segreto, nella vena più intima del tuo cuore, dove sei solo tu e colui che ti vede. Ti sia sgradita l’ingiustizia, onde essere gradito a Dio.
19 Per questo ha esaudito Dio,
si è volto alla voce della mia preghiera.
20 Benedetto Dio che non ha rimosso la mia preghiera
e la sua misericordia da me.
Benedetto il mio Dio che non ha allontanato da me la mia preghiera nella sua misericordia. In questo modo colui che parla giunge alla risurrezione, dove per la speranza siamo anche noi; o, meglio, chi pronuncia questa invocazione siamo anche noi e tale voce è anche la nostra. Finché dunque siamo qui in terra, preghiamo Dio affinché non rimuova da noi la nostra preghiera né la sua misericordia; cioè, affinché con perseveranza noi preghiamo e con perseveranza egli abbia misericordia di noi.
Dai Padri
1 Origene: la risurrezione è offerta a tutti. A ciascuno è detto: forse chi dorme potrà mai risorgere? (Salmo 40,8). A tutta la Chiesa delle genti il Signore dice: alzati, vieni sorella mia. L’acclamazione è un grido di vittoria. Il vincitore è Dio. Cirillo Alessandrino: canto di risurrezione. Annuncio della chiamata delle genti e della loro risurrezione spirituale.
Atanasio: annuncio della vocazione universale e della risurrezione. L’acclamazione è il canto di vittoria che esplode dopo l’annientamento del nemico. Tutte le genti sono invitate a cantare la vittoria del Cristo sui principi di questo mondo.
Cassiodoro: canto di risurrezione. Tutte le genti gioiscano di essere restaurate nel loro capo. L’acclamazione è una gioia del cuore tanto grande che non si può esprimere.
2 Cassiodoro: le genti sono invitate a confessare Dio.
3 Girolamo: invece di fermarsi alla creatura, comprendano attraverso di essa la potenza del Creatore.
Cirillo Alessandrino: la tua potenza è grande, anche se i tuoi nemici vogliono chiudere gli occhi davanti alla tua luce e rifiutano di guardare colui che li porterebbe a credere.
Atanasio: diranno il falso di te i tuoi nemici: è il grande errore dei giudei. I giudei ti hanno mentito, benché avessero visto i tuoi segni. Ma tutta la moltitudine delle genti ti adorerà, al posto loro.
4 Cirillo Alessandrino: i giudei possono rinnegarti, ma tutta la terra ti adorerà, soprattutto le genti.
Girolamo: venite e vedete le opere di Dio. I giudei sono respinti e le genti sono elette. È terribile pensare che tutti sono creati da una sola massa e che gli uni sono eletti e gli altri respinti.
6 Teodoreto: passaggio del mare Rosso e il battesimo.
Girolamo: in passato il Signore camminò innanzi e il popolo passò dietro a lui; allo stesso modo, lavati dal battesimo, camminando dietro a colui nel quale siamo rinati, entriamo nella terra dei viventi.
Ilario: il Giordano, figura del battesimo perché è là che Giovanni battezzava ed è la che battezzò il Signore.
Cassiodoro: quando il popolo ebreo passò il mare, annunciava il battesimo che il Cristo avrebbe dato. In lui è la sorgente della nostra gioia, il principio della salvezza eterna.
Origene: gioiamo per questo fiume che attraverseremo spiritualmente a piedi asciutti e che era simboleggiato nel miracolo di Giosuè.
Eusebio: gioiremo. Verrà un tempo in cui gioiremo, nel fiume che sarà quello della rigenerazione.
Efrem: più grande del Giordano è il battesimo: le sue acque, mescolate all’olio, lavano i peccati di tutti.
Girolamo: là gioiremo in lui: cioè nel Cristo. Lui che fu umiliato quaggiù è Signore per l’eternità. Anche la nostra gioia che ci conforma a lui sarà eterna.
7 Origene: gli occhi di Dio guardano sulle genti a causa dell’infedeltà di Israele.
Eusebio: lo sguardo di Dio è una promessa di riconciliazione: guarda le genti con uno sguardo propizio. Il Signore volge il suo sguardo sulle genti; i raggi di luce che escono dai suoi occhi rendono le anime capaci di Dio e le mostrano tali.
Cassiodoro: lo sguardo della vera luce li rende capaci di vedere. Il Signore illumina quelli che guarda e che ha deciso di visitare per salvarli.
Teodoreto: un castigo attende gli increduli che si vantano della loro incredulità.
Ilario: non si esaltino in se stessi quanti provocano la collera di Dio.
Girolamo: i ribelli sono i giudei che contano troppo sulla discendenza di Abramo.
8 Eusebio: il nostro Dio è il Dio di Israele. Sulla terra ora si possono vedere tutte le genti lodare non gli dèi dei loro padri ma l’unico Dio.
Ilario: finora il discorso era profetico. Ora comincia ad essere apostolico.
9 Origene: è il Cristo che parla: come il Padre ha la vita in se stesso, così ha dato al Figlio di avere la vita in se stesso. Io sono la vita.
Atanasio: Dio fa passare da morte a vita.
Cassiodoro: allusione al battesimo.
Origene: i passi di Caino sono stati abbandonati a se stessi quando egli è uscito dalla presenza della faccia del Signore.
10 Cirillo alessandrino: lo spirito profetizza le afflizioni degli apostoli.
Ilario: i diversi tormenti dei martiri.
11 Origene: è attraverso molte tribolazioni che si entra nel regno di Dio.
12 Eusebio: ci hai fatti cadere nel laccio; ci hai tratti fuori al refrigerio: sei tu che ci hai guidato, sei tu che hai fatto tutto; noi non avremmo potuto sopportare questo né venirne fuori.
Girolamo: refrigerio: il Cristo al quale giungono i martiri.
13 Cirillo alessandrino: olocausti: da intendersi in senso spirituale.
Atanasio: olocausti: è un modo di dire per esprimere la loro totale consacrazione a Dio. Purificati da tutte le colpe descritte nei versetti precedenti entreremo nella Gerusalemme celeste.
Ilario: è l’olocausto di se stessi che i martiri hanno offerto a Dio.
Cassiodoro: la tua casa: la Gerusalemme celeste.
Girolamo: entrerò: lo dice a nome di tutti.
Atanasio: osserverò ciò che ho promesso nel battesimo.
Cassiodoro: canterò eternamente con gli angeli l’inno della tua misericordia.
15 Atanasio: offrirò tutto me stesso, con la mia preghiera nelle mie opere.
16 Origene: racconterò i benefici del Nuovo Testamento.
17 Cirillo Alessandrino: il grido interiore generato da un cuore ardente d’amore.
18 Atanasio: se non sono sincero, non mi esaudisca!
Teodoreto: se ho in animo una qualche ingiustizia, non voglio essere esaudito!
19 Cirillo Alessandrino: la preghiera pura del cuore puro non è respinta e la misericordia non è lontana dalla preghiera.
Salmo 66
1 per la fine, fra gli inni, salmo del cantico
2 Dio abbia pietà di noi e
ci benedica, faccia risplendere
il suo volto su di noi, e abbia pietà di noi, pausa
3 perché conosciamo sulla terra
la tua via, fra tutte le genti la tua salvezza.
4 Ti confessino i popoli, o Dio, ti confessino i popoli tutti.
5 Gioiscano ed esultino le genti
perché giudichi i popoli
con rettitudine e guiderai le genti sulla terra. pausa
6 Ti confessino i popoli,
o Dio, ti confessino i popoli tutti.
7 La terra ha dato il suo frutto.
Ci benedica Dio, il nostro Dio;
8 ci benedica Dio e lo temano tutti i confini della terra.
Da Sacy
1 per la fine, fra gli inni, salmo del cantico
2 Dio abbia pietà di noi e
ci benedica, faccia risplendere
il suo volto su di noi, e abbia pietà di noi, pausa
3 perché conosciamo sulla terra
la tua via, fra tutte le genti la tua salvezza.
Gli Israeliti, essendo forse ancora schiavi, pregano Dio che voglia avere pietà di loro. Siccome la sua benedizione dà un esito prospero a tutte le cose, gliela domandano dallo stato così triste in cui si vedevano ridotti. È degna di essere pesata la ragione addotta. Perché noi conosciamo o Dio la tua via sopra la terra; perchè noi abbiamo sempre più l’intelligenza dei tuoi precetti che ci tengono luogo di via per venire a te.
4 Ti confessino i popoli, o Dio, ti confessino i popoli tutti.
5 Gioiscano ed esultino le genti
perché giudichi i popoli
con rettitudine e guiderai le genti sulla terra. pausa
Il profeta auspica che la bontà che Dio userà verso Israele, liberandolo dalla schiavitù di Babilonia, sia come un invito per tutti i popoli alla conoscenza del suo nome . Diciamo piuttosto che Davide o chi altri ha composto questo salmo, contemplando alla luce dello Spirito divino l’effusione di grazia che doveva accompagnare l’incarnazione del Verbo, accenna qui alle lodi e ai ringraziamenti che tutti i popoli dovevano far risuonare, in una universale esultanza delle nazioni per la profonda ammirazione dei suoi retti giudizi, cioè l’adorabile equità del regno di Gesù Cristo che egli avrebbe stabilito con la distruzione dell’ingiusto impero di Satana.
6 Ti confessino i popoli,
o Dio, ti confessino i popoli tutti.
7 La terra ha dato il suo frutto.
Ci benedica Dio, il nostro Dio;
8 ci benedica Dio e lo temano tutti i confini della terra.
Questa ripetizione può significare l’ardente desiderio e i trasporti di giubilo del Santo profeta, ma, secondo molti interpreti, essa è a un tempo misteriosa. Essi hanno creduto che in questa triplice ripetizione del nome di Dio sia espresso il mistero della Santissima Trinità. Quelli che spiegano letteralmente questo salmo, intendono per tali benedizioni quelle temporali e per il frutto che aveva dato o doveva dare la terra un’ abbondanza di beni, come quelli che la legge antica prometteva agli israeliti, fedeli osservatori dei divini comandamenti. È più degno della santa elevazione del profeta che qui parla, intendere con i santi padri per frutto dato dalla terra, Gesù Cristo medesimo, che secondo la sua santa umanità è stato un frutto della terra, essendo il figlio di una vergine, ma un frutto veramente sublime e glorioso come lo chiama un altro profeta. Per terra che dà il suo frutto si intendono i popoli stessi della terra che essendo prima sterili hanno incominciato a dare il loro frutto, allorché hanno incominciato ad essere innaffiati dalla divina misericordia. L’abbondante benedizione della grazia del Signore ha dato la fecondità alla terra delle nazioni per farle produrre i frutti della salvezza e una tale benedizione deve essere l’argomento delle lodi e dei ringraziamenti continui di tutti i popoli.
Da Agostino
1 per la fine, fra gli inni, salmo del cantico
2 Dio abbia pietà di noi e
ci benedica, faccia risplendere
il suo volto su di noi, e abbia pietà di noi, pausa
Dio abbia pietà di noi e ci benedica. L’anima nostra benedica il Signore e Dio benedica noi. Quando Dio ci benedice, noi cresciamo; e quando noi benediciamo il Signore siamo ancora noi a crescere. Prima è in noi la benedizione del Signore e da essa segue che noi possiamo benedire il Signore. Quella è la pioggia, questo è il frutto; e, come tale, viene consegnato a Dio, che da buon agricoltore irriga e coltiva.
Illumini il suo volto su di noi. Tu che fai risplendere il volto del sole sui buoni e sui malvagi fa’ risplendere il tuo volto su di noi. La luce del sole la vedono, insieme gli animali, tanto i buoni quanto i cattivi. Ma, beati i puri di cuore perché vedranno Dio! Due sono le interpretazioni e tutte due dobbiamo riferire. Illumina, dice, il tuo volto su di noi; cioè, mostraci il tuo volto. Non è che Dio illumini il suo volto solo a sprazzi, come se talvolta fosse senza luce; ma illuminalo su di noi, cioè, fa sì che quanto ci era nascosto divenga manifesto, e ciò che esisteva, ma per noi era celato, ci sia rivelato, cioè appaia in piena luce. Potrebbe anche significare: “illumina su di noi la tua immagine”. Come se dicesse: illumina il tuo volto che è in noi. Hai impresso in noi il tuo volto: ci hai fatti a tua immagine e somiglianza. La tua immagine non deve restare nelle tenebre; invia un raggio della tua sapienza che dissipi le nostre tenebre si che rifulga in noi la tua immagine.
3 perché conosciamo sulla terra
la tua via, fra tutte le genti la tua salvezza.
Affinché conosciamo in terra la tua via. Che significa: la tua via? Quella che conduce a te. Cerchiamo di conoscere la meta dove andiamo e la via per la quale vi andiamo. Sono due le cose che ci resteranno impossibili finché saremo nelle tenebre. Quale sarà la tua via? Possiamo conoscerla dal Vangelo: io sono la via, dice Cristo. Hai forse paura di sbagliare? Cristo ha aggiunto: e la verità. Ebbene Cristo è la via, Cristo è la verità.
4 Ti confessino i popoli, o Dio, ti confessino i popoli tutti.
Confessino a te i popoli Dio. Confessino a te tutti i popoli. Percorrete la vostra strada insieme con tutte le genti, insieme con tutti i popoli, o figli della pace, o figli dell’unica Chiesa cattolica! Camminate sulla via e, camminando, cantate! Così fanno i viandanti per dimenticare la stanchezza. Cantate anche voi lungo il cammino! Cantate un cantico nuovo. Nessuno, percorrendo la via, canti canzoni vecchie. Nuova è la via; nuovo è il viandante: sia nuovo il canto!
5 Gioiscano ed esultino le genti
perché giudichi i popoli
con rettitudine e guiderai le genti sulla terra. pausa
6 Ti confessino i popoli,
o Dio, ti confessino i popoli tutti.
Si allietino ed esultino le genti. Per che cosa? Perché è buono colui al quale ci si confessa. Egli chiede la confessione per liberare l’umile. Per questo condanna chi non si confessa, perché è superbo ed egli punisce i superbi. Sii pure triste prima di confessare; ma, quando hai confessato, esulta: ormai sei sulla via della guarigione.
7 La terra ha dato il suo frutto.
Ci benedica Dio, il nostro Dio;
Esulta, si rallegra, esorta. Te lodino i popoli tutti, Dio; te lodino tutti i popoli. La terra ha dato il suo frutto. Quale frutto? Lodino te tutti i popoli! Era terra, ed era piena di spine. Si è avvicinata la mano di colui che sradica, si è avvicinata la voce della sua maestà e della sua misericordia e la terra ha cominciato a lodare. Ormai la terra dai il suo frutto. Darebbe il suo frutto se prima non fosse stata irrigata?
8 Ci benedica Dio e lo temano tutti i confini della terra.
Ci benedica Dio il nostro Dio! Dio ci benedica. Ci benedica tante e tante volte: moltiplichi le sue benedizioni. Il primo frutto della terra, quello che ha preceduto tutti gli altri, maturò in tempi remoti a Gerusalemme. Lì ebbe origine la Chiesa: ivi scese lo spirito Santo e ricolmò i santi riuniti insieme, sicché poterono compiere miracoli e parlare le lingue di tutte le nazioni. Ci benedica Dio. Ci benedica ancora. La benedizione, infatti, in via ordinaria ricorre soprattutto e particolarmente là dove si tratta di fecondità.
Dai Padri
Girolamo: Dio ci faccia misericordia! E come segno di misericordia ci darà la benedizione che dissiperà l’antica maledizione. Faccia risplendere il suo volto su di noi affinché lo possiamo incontrare non triste per i nostri peccati ma pieno di gioia per le nostre virtù. Ma chi è questo volto? È il Figlio, splendore della gloria del Padre. Quanti comprendono solo le cose terrene, imparino a conoscere la tua via, la tua salvezza, il tuo Cristo. Illuminati dal tuo volto, avremo la rivelazione del mistero nascosto fin dalla fondazione del mondo (1 Corinzi 2,7).
Ti confessino i popoli: non solo il popolo ebreo ma tutti i popoli. Ti confessino nel Figlio, ti lodino nel Figlio, ti adorino nel Figlio.
Gioiscano ed esultino le genti! Del tuo giudizio? Ma è terribile! Sì, ma tu vedi le genti sulla terra, cioè le correggi: il loro modo di vivere non era retto, ma tu le hai fatte passare per la via, per il Cristo tuo Figlio; ora tutti veniamo a te, per una sola via.
Ti confessino i popoli o Dio, ti confessino i popoli tutti! È come un invitatorio lanciato dagli apostoli al quale segue l’acclamazione delle genti che rispondono: non solo i popoli ma tutte le genti. Gli apostoli ripetono allora il versetto come per dire: su via, cantate!
E cosa gridano? La terra ha dato il suo frutto! La terra! La vergine Maria che è della nostra terra, della nostra razza, di questa argilla, di questo fango, della discendenza di Adamo! La terra ha dato il suo frutto; il frutto perduto nel paradiso è qui ritrovato: la terra ha dato il suo frutto. Dapprima ha dato il fiore:, il giglio delle valli (cantico 2,1). Questo fiore è divenuto frutto: frutto perché lo mangiamo, frutto perché mangiamo la sua carne. Frutto vergine nato da una vergine, Signore nato dallo schiavo, Dio nato dall’uomo, figlio nato dalla donna, frutto nato dalla terra. E ricordate: se il grano di frumento non cade in terra e non muore non produce molto frutto (Giovanni 12,24). La terra ha dato il suo frutto, ha dato il chicco di grano; il chicco è caduto in terra, è morto, ha prodotto molto frutto, si è moltiplicato nella spiga. Per la risurrezione di tutti, il chicco di grano è caduto in terra e la messe abbondante comincia a mostrarsi. Tutti i popoli ti confessino o Dio, tutti i popoli ti confessino!
Ci benedica Dio: il Padre; il nostro Dio: il Figlio! Ci benedica Dio: lo Spirito Santo. Riconoscete il mistero della Trinità racchiuso in questo versetto: la terra ha dato il suo frutto e questo frutto contiene tutto il mistero della Trinità. Colui che è Dio di tutti per natura si è fatto nostro Dio. Ci benedica Dio e cacci l’antica maledizione. La maledizione ci aveva cacciati dal paradiso: sia la benedizione a ricondurci là! La terra ha dato il suo frutto, Maria ha generato il Salvatore.
Atanasio: questo salmo annuncia che il Verbo di Dio si manifesterà tra gli uomini.
Ilario: gli apostoli chiedono la benedizione sul loro annuncio.
Girolamo: voce degli apostoli e dei profeti.
Origene: questo salmo annuncia l’incarnazione del Cristo, la chiamata delle genti e l’epifania di Dio per mezzo del Figlio: chi vede me, vede il Padre (Giovanni 14,9).
Ilario: si rinnova la benedizione iniziale a favore degli eletti che crescono e si moltiplicano.
Atanasio: mostraci il tuo volto perché possiamo evangelizzare le genti.
3 Atanasio lo spirito profetico annuncia che tutti i popoli confesseranno ili Cristo.
6 Eusebio cita Genesi 3,17: maledetta la terra del tuo lavoro… Ti germoglierà spine triboli. Ma il Salvatore è venuto come fuoco per bruciare le spine.
Cirillo alessandrino: il frutto è pure il frutto della croce.
Ilario: è nel Cristo che la terra, per la prima volta, ha dato il suo frutto. Il frutto perduto dal primo Adamo è reso nel nuovo Adamo. La terra d’ Adamo e ogni terreno che gli assomiglia produce frutti maledetti, ma ogni terra che si conforma al nuovo Adamo porta frutto di conoscenza di Dio e di virtù.
Girolamo: il frutto è il Cristo come dice l’inizio del salmo.
Gregorio Magno: il Cristo è della terra, ma oltrepassa i limiti della terra. La carne del nostro Redentore prende la sua sostanza dalla terra ma domina nelle altezze, in tutta la sua forza. È di lui che è detto: in quel giorno verrà il frutto sublime della terra (Isaia 4,2). Infatti il nostro creatore incarnato per noi, si è fatto per noi frutto della terra: ma è frutto sublime, perché questo uomo, nato sulla terra, regna nei cieli al di sopra degli angeli.
Efrem: il frutto della maestà divina è colto sul nostro albero. Beate le mani sacre del sacerdote che l’ha offerto. Il frutto di vita che i nostri progenitori avevano abbandonato nel giardino dell’Eden, ha seguito sulla terra i due disertori, per essere mangiato da loro, là ove si trovavano. I cherubini con la spada di fiamma che vegliavano sull’albero della vita nell’Eden, hanno deposto la loro spada. Perché il frutto che custodivano se ne va sulla terra.
Ilario: è chiesta una nuova benedizione, perché tutti i confini della terra temano Dio.
salmo 67
1 per la fine, di Davide, salmo di cantico
2 Sorga Dio e siano dispersi i suoi nemici
e fuggano quelli che lo odiano dal suo volto.
3 Come svanisce il fumo,
svaniscano, come si scioglie la cera davanti al fuoco,
così periscano i peccatori dal volto di Dio.
4 E i giusti banchettino, esultino
dinanzi a Dio, si dilettino di gioia.
5 Cantate a Dio, salmeggiate al suo nome,
preparate la via a colui che è salito sull’occidente.
Signore è il suo nome ed esultate dinanzi a lui.
Saranno sconvolti davanti al volto di Lui,
6 il padre degli orfani e il giudice delle vedove.
Dio, nel suo luogo santo.
7 Dio fa abitare nella casa quelli di un solo intento
lui, che trae fuori con forza
quelli incatenati, come pure
quelli che lo irritano che abitano nei sepolcri.
8 Dio quando uscivi davanti al tuo popolo,
quando attraversavi il deserto pausa
9 la terra fu scossa, anche i cieli stillarono
davanti al volto del Dio del Sinai,
davanti al volto del Dio di Israele.
10 Una pioggia volontaria
riserverai, o Dio, alla tua eredità;
si è estenuata ma tu l’hai ristabilita.
11 I tuoi animali abitano in essa,
nella tua dolcezza hai provveduto al povero, o Dio.
12 Il Signore darà la parola a quelli
che evangelizzano con grande potenza.
13 Il re delle schiere è del diletto.
Del diletto anche dividere
le spoglie per la bellezza della casa.
14 Se dormirete in mezzo alle
sorti, le ali della colomba saranno
argentate, e le parti posteriori del
suo dorso del giallo dell’oro.
15 Mentre il Celeste distribuisce
i re sopra di essa, come neve splenderanno sul Selmon.
16 Il monte di Dio è monte pingue,
monte grasso, monte pingue.
17 Perchè ammirate monti grassi? È il monte, in cui
Dio si è compiaciuto di abitare , anzi il Signore
vi dimorerà per sempre.
18 Il carro di Dio è composto di dieci migliaia,
molteplici migliaia di beati. Il
Signore è in mezzo a loro sul Sinai nel santuario.
19 Sei salito in alto,
hai fatto schiava la schiavitù, hai
ricevuto doni per gli uomini, perché
non credevano che il Signore
Dio dimorasse in loro.
20 Benedetto il Signore di giorno in giorno, felice
farà per noi il cammino , il Dio delle
nostre salvezze pausa
21 Il nostro Dio è Dio per salvare
e del Signore, del Signore sono le uscite dalla morte.
22 Ma Dio stritolerà le teste dei suoi nemici.
la sommità del capo chiomato di
quanti camminano nei loro delitti.
23 Ha detto il Signore: da Basan farò tornare,
farò tornare attraverso le profondità del mare.
24 Perché il tuo piede sia immerso
nel sangue dei nemici
nello stesso la lingua dei tuoi cani.
25 Hanno visto le tue processioni, o
Dio, le processioni del mio Dio, del
mio re che è nel santuario.
26 Hanno preceduto i principi
accanto ai salmodianti, in mezzo alle fanciulle
che suonavano i timpani .
27 Nelle assemblee benedite Dio
il Signore dalle fonti di Israele.
28 Là Beniamino il giovinetto in estasi,
i principi di Giuda loro condottieri,
i principi di Zabulon, i principi di Neftali
29 Comanda, o Dio,
alla tua potenza, conferma, o Dio,
ciò che hai compiuto in noi.
30 Dal tuo tempio in Gerusalemme i re ti porteranno doni.
31 Minaccia le fiere del canneto,
torma di tori con le vacche dei popoli per scacciare
quelli che sono stati provati come l’argento.
Disperdi le genti che vogliono le guerre.
32 Verranno ambasciatori dall’Egitto
l’Etiopia protenderà le sue mani a Dio.
33 Regni della terra cantate
a Dio, salmeggiate al Signore. pausa
Salmeggiate a Dio
34 che è asceso sopra il cielo dei cieli
ad oriente. Ecco darà alla sua voce, una voce di potenza.
35 Date gloria a Dio!
Sopra Israele è la sua magnificenza
e la sua potenza tra le nubi.
36 Mirabile è Dio nei suoi santi, il Dio di Israele.
È lui che darà potenza e forza al suo popolo.
Benedetto Dio!
Da Sacy
1 per la fine, di Davide, salmo di cantico
2 Sorga Dio e siano dispersi i suoi nemici
e fuggano quelli che lo odiano dal suo volto.
3 Come svanisce il fumo,
svaniscano, come si scioglie la cera davanti al fuoco,
così periscano i peccatori dal volto di Dio.
4 E i giusti banchettino, esultino
dinanzi a Dio, si dilettino di gioia.
Abbiamo notato che tutte le volte che si innalzava l’arca nel deserto perché fosse un segnale agli Israeliti che dovevano muovere gli alloggiamenti, Mosè diceva queste parole: Levati, o Signore, siano dissipati i tuoi nemici e fuggano dal tuo cospetto coloro che ti odiano. Pregava Dio che nel momento stesso in cui l’arca che era segno visibile della sua potenza veniva innalzata, facesse sentire ai suoi nemici la virtù della sua divina presenza, costringendoli a fuggire dalla faccia del popolo suo. Davide allude dunque alle parole di Mosè o quando l’arca fu trasferita in Gerusalemme o in qualche altra occasione che noi non sappiamo. Ma : Dio ispira tanta fiducia e tanta gioia ai giusti quanto è il terrore di cui riempie i suoi nemici. I giusti, dice il santo profeta, festeggino ed esultino alla tua presenza, cioè la presenza di Dio ispiri tanta fiducia e tanta gioia ai giusti quanto è il terrore di cui riempie i suoi nemici.
5 Cantate a Dio, salmeggiate al suo nome,
preparate la via a colui che è salito sull’occidente.
Signore è il suo nome ed esultate dinanzi a lui.
Saranno sconvolti davanti al volto di Lui,
6 il padre degli orfani e il giudice delle vedove.
Dio, nel suo luogo santo.
7 Dio fa abitare nella casa quelli di un solo intento
lui, che trae fuori con forza
quelli incatenati, come pure
quelli che lo irritano, che abitano nei sepolcri.
La presenza dello stesso Dio, che forma la fiducia e la gioia dei giusti, forma il terrore e il turbamento dei suoi nemici. È questo un grande motivo di consolazione per gli orfani e per le vedove e in generale per tutti i deboli, poiché essendo Dio, come egli dice, loro padre e loro vindice, cioè loro protettore, non hanno quelli niente da temere. La santa abitazione in cui Dio è presente, era allora il santuario del tabernacolo, in cui abitava tra il suo popolo e donde il popolo medesimo poteva sperare di ricevere il suo aiuto. Il cielo, nondimeno, è propriamente il santo luogo, dove si trova il trono di Dio e tutti i fedeli suoi servi sono essi stessi quel santuario. Questo può dirsi molto più veramente della Chiesa e dei cristiani che non dell’antica sinagoga dei Giudei, poiché lo spirito Santo formò nel giorno della Pentecoste come un solo cuore di tutti i cuori dei fedeli e di tutte le loro case come una sola casa in cui erano tutti insieme riuniti.
8 Dio quando uscivi davanti al tuo popolo,
quando attraversavi il deserto pausa
9 la terra fu scossa, anche i cieli stillarono
davanti al volto del Dio del Sinai,
davanti al volto del Dio di Israele.
10 Una pioggia volontaria
riserverai, o Dio, alla tua eredità;
si è estenuata ma tu l’hai ristabilita.
Gli esempi del passato sono idonei a rendere forti per il futuro. Perciò cosa deve temere un popolo che ha tante volte provato sotto la guida di Dio effetti straordinari del suo potere, della sua provvidenza e della sua bontà? Quando egli conduceva gli Israeliti nel deserto mostrando loro il cammino con la colonna di nube nel giorno e con quella di fuoco nella notte, la terra, cioè quella del Monte Sinai, fu scossa per la onnipotente virtù del Signore, che diede la sua legge al suo popolo in mezzo alle folgori e ai lampi e i cieli stillarono acqua per i venti impetuosi che accompagnarono quella tempesta. La pioggia generosa, che il profeta attesta essere stata serbata da Dio per la sua eredità, era la manna, che faceva piovere nel deserto per l’alimento del popolo suo.
11 I tuoi animali abitano in essa,
nella tua dolcezza hai provveduto al povero, o Dio.
12 Il Signore darà la parola a quelli
che evangelizzano con grande potenza.
Il tuo gregge… Così egli nomina gli Israeliti che erano come il gregge di cui il Signore aveva preso la custodia: abiterà per l’avvenire placidamente nella sua eredità, cioè nella terra che tu hai dato in eredità al tuo popolo, dopo che sono stati sconfitti i suoi nemici. Tu hai preparato al tuo popolo, che un tempo si ritrovava nella tribolazione e nella povertà, un cibo abbondante in virtù della tua bontà e del tuo amore. Tu metterai pure la tua parola sulle labbra ai tuoi araldi e ai tuoi profeti per annunciare la grandezza della tua potenza e della tua gloria. Tutto ciò si intende ancora più, naturalmente, della Chiesa, che è la eredità di Gesù Cristo e dei cristiani che sono il suo gregge, come spesso li nomina egli stesso.
13 Il re delle schiere è del diletto.
Del diletto anche dividere
le spoglie per la bellezza della casa.
Il re più forte cadrà sotto colui che è il vero e diletto di Dio. Per re più forte il profeta intende in genere tutti i principi che hanno la maggiore potenza e dice che per quanto siano potenti sono caduti e cadranno di nuovo sotto il braccio di chi è caro e diletto a Dio. Per diletto è giusto intendere l’unigenito Figlio dell’eterno Padre. Al suo impero tutti i re più potenti sono stati sottomessi e dividendo le spoglie del forte armato, cioè impadronendosi di tutte le nazioni che prima appartenevano al demonio, ha egli formato tutta la bellezza della sua casa che è la sua Chiesa.
14 Se dormirete in mezzo alle
sorti, le ali della colomba saranno
argentate, e le parti posteriori del
suo dorso del giallo dell’oro.
Questo versetto che a molti è sembrato quasi incomprensibile, significa secondo alcuni interpreti che gli israeliti erano troppo felici sotto la protezione onnipotente del loro Dio e che se fosse loro accaduto di trovarsi nelle ultime estremità, avendo fiducia nel loro divino protettore, avrebbero recuperato presto il primo loro splendore che è espresso dalla colomba, le cui ali e coda manifestano al sole i colori più splendenti come sono quelli dell’oro e dell’argento.
15 Mentre il Celeste distribuisce
i re sopra di essa, come neve splenderanno sul Selmon.
16 Il monte di Dio è monte pingue,
monte grasso, monte pingue.
17 Perchè ammirate monti grassi? È il monte, in cui
Dio si è compiaciuto di abitare , anzi il Signore
vi dimorerà per sempre.
18 Il carro di Dio è composto di dieci migliaia,
molteplici migliaia di beati. Il
Signore è in mezzo a loro sul Sinai nel santuario.
Mentre il re del cielo esercita il suo giudizio sopra i re a favore della nostra terra… Il santo profeta esorta il suo popolo a riconoscere che tutta la sua felicità e tutto il suo splendore venivano da Dio. Solamente in virtù del rigore dei suoi giudizi sopra i principi loro nemici potevano sperare gli Israeliti di godere per il futuro la prosperità già paragonata allo splendore delle ali di una colomba e che di nuovo egli paragona alla bianchezza della neve che ordinariamente copriva il monte Selmon. Questo monte era vicino al Giordano, molto oscuro per se stesso, ma cospicuo per le nevi che lo facevano vedere da lontano. Questo mirabilmente significava che la felicità così luminosa di Israele non gli veniva dalla propria virtù ma dalla bontà di Dio che aveva convertito le tenebre delle sue passate miserie in una gioia tutta piena di luce e di riposo. Il profeta parla poi del monte di Sion dove veniva trasferita allora l’arca, figura della Chiesa. È questo il monte di Dio, un monte pingue e fertilissimo. Il sommo pregio del monte Sion era quello di essere stato fatto da Dio per abitarvi per sempre, cioè eternamente , figura della Sion spirituale che è la Chiesa in cui Gesù Cristo ha promesso di abitare fino alla consumazione dei secoli.
18 Il carro di Dio è composto di dieci migliaia,
molteplici migliaia di beati. Il
Signore è in mezzo a loro sul Sinai nel santuario.
19 Sei salito in alto,
hai fatto schiava la schiavitù, hai
ricevuto doni per gli uomini, perché
non credevano che il Signore
Dio dimorasse in loro.
Il cocchio di Dio era l’arca del Signore, paragonata dal profeta a un carro trionfale, ovvero a un carro da guerra, su cui egli ci rappresenta Dio come un conquistatore accompagnato da una moltitudine infinita di angeli e che ispirava tanto terrore ai suoi nemici quanta fiducia al suo popolo, del quale si era dichiarato protettore. Ed attesta Davide che il Signore allorché in tale modo saliva sul monte Sion, dove veniva portata l’arca, era così pieno di maestà come già un tempo si era mostrato nel discendere in mezzo ai lampi e ai tuoni sul monte Sinai. Tu sei salito in alto, dice egli, come un vittorioso che si trascina dietro una grande quantità di schiavi, cioè tutti i popoli che erano stati vinti dalla presenza dell’arca. Tu hai distribuito doni agli uomini, cioè nell’atto stesso in cui tu hai trionfato sui tuoi nemici hai colmato di beni coloro che ti onorano come Signore e hai pure allargato la tua bontà fino agli increduli in mezzo cui ti sei degnato di abitare ovvero che tu hai ammesso nella tua santa casa, ispirando loro venerazione per la tua grandezza. In questo modo, sotto la figura di quanto allora accadeva, il profeta ci raffigura in una maniera magnifica il mistero del trionfo di Gesù Cristo, la vera arca della nuova legge, che dopo essere disceso, come dice San Paolo, con la sua incarnazione e con la sua morte nelle parti più basse della terra, è salito poi sopra tutti i cieli, tirandosi dietro una grande quantità di schiavi ed ha versato magnificamente i suoi diversi doni sopra gli uomini, inviando loro il suo santo Spirito. E, quello che è più ammirabile, nel trionfo di Gesù Cristo egli ha vinto il cuore ribelle di coloro che erano increduli e ha fatto in modo che i popoli infedeli nei tempi passati abbiano abitato nel Signore, ed il Signore parimenti in loro.
20 Benedetto il Signore di giorno in giorno, felice
farà per noi il cammino , il Dio delle
nostre salvezze pausa
21 Il nostro Dio è Dio per salvare
e del Signore, del Signore sono le uscite dalla morte.
22 Ma Dio stritolerà le teste dei suoi nemici.
la sommità del capo chiomato di
quanti camminano nei loro delitti.
Il Signore merita di ricevere mille benedizioni perché in mezzo ai pericoli a cui siamo tuttora esposti abbiamo di continuo bisogno che egli ci salvi e renda sicuro il sentiero da noi battuto. Ci è dunque utilissimo confermarci in questa importante verità: non appartiene che al Signore, che ha un impero supremo sulla morte e sulla vita, liberarci dalla morte non solo temporale ma eterna. Non c’è dubbio che lo Spirito Santo ci ripete in tante maniere la stessa cosa, perché non ci reputiamo noi stessi gli autori della nostra salvezza, come non di rado accadeva agli Israeliti. Come è vero che quelli che sono il popolo di Dio, hanno Dio per Salvatore, non meno vero è che i suoi nemici che camminano a testa alta nella via larga dei loro peccati non possono aspettarsi se non di essere umiliati e spezzati dal rigore della sua giustizia, se non in questo mondo, almeno nell’altro.
23 Ha detto il Signore: da Basan farò tornare,
farò tornare attraverso le profondità del mare.
24 Perché il tuo piede sia immerso
nel sangue dei nemici, nello stesso la lingua dei tuoi cani.
Il profeta volendo assicurare Israele riguardo alla protezione del Signore, allude alla famosa sconfitta di Og re di Basan della stirpe dei giganti allorché tutto il suo paese con i suoi beni fu lasciato in preda al popolo di Dio. Allude inoltre al così celebre passaggio del Mar Rosso. È come se Davide dicesse ad Israele nel nome del Signore: Ricordati che se io ho potuto già un tempo farti partire vittorioso dal regno di Basan e trarti di mezzo al mare, potrò pure far sì che si bagnino i tuoi piedi nel sangue dei tuoi nemici e darlo a lambire alle lingue dei tuoi cani.
25 Hanno visto le tue processioni, o
Dio, le processioni del mio Dio, del
mio re che è nel santuario.
26 Hanno preceduto i principi
accanto ai salmodianti, in mezzo alle fanciulle
che suonavano i timpani .
La maggior parte degli interpreti spiegano questi versetti in relazione a quanto si vide accadere allorché Mosè da un lato con gli uomini e dall’altro lato Maria sorella di Mosè con le donne intonarono allo strepito dei tamburi inni alla gloria e al trionfo del Dio di Israele. Ma forse è ugualmente naturale intendere di quanto si fece nel tempo della traslazione dell’arca, al quale abbiamo finora riferito tutta la sostanza di questo salmo. Secondo un tale senso Davide rappresenta a Dio il profondo rispetto manifestato dal popolo per la sua presenza, allorché nell’atto che avevano visto la marcia dell’arca in cui Dio risiedeva come nel suo santuario, i cantori coi sonatori e le donzelle si affrettavano ad uscire davanti a lui cantando e suonando strumenti.
27 Nelle assemblee benedite Dio
il Signore dalle fonti di Israele.
28 Là Beniamino il giovinetto in estasi,
i principi di Giuda loro condottieri,
i principi di Zabulon, i principi di Neftali
Si pretende che questo versetto esprima quello che cantavano e il principe e i popoli nei loro santi concerti al suono degli strumenti musicali. Date, dicevano essi, mille benedizioni a Dio, benedite tutti il Signore o voi che siete discesi dai dodici figli di Israele come da vostre sorgenti. Queste parole potevano ben indicare profeticamente che i figli di Israele sarebbero stati i primi a partecipare alla grazia del Signore benedicendo Dio e Gesù Cristo Signore nostro nelle chiese.
29 Comanda, o Dio, alla tua
alla tua potenza, conferma, o Dio,
ciò che hai compiuto in noi.
30 Dal tuo tempio in Gerusalemme i re ti porteranno doni
Il salmista indica qui non il tempio di Salomone che ancora non c’era, ma l’arca ovvero il tabernacolo, dalla Scrittura chiamato altrove il tempio, là dove essa dice di Samuele che egli riposava nel tempio del Signore dove era l’arca di Dio, servendosi della stessa voce ebrea in ambo i luoghi per accennare al tabernacolo. Essendo dunque Davide trasportato santamente da letizia e penetrato da una vivissima riconoscenza per i benefici che il suo popolo aveva ricevuto per la presenza dell’arca, chiede però con grande insistenza a Dio che, trovandosi con loro nell’arca santa in mezzo a Gerusalemme, si degni di confermare sempre più il felice stato ad esso procurato. Il profeta aggiunge che gli saranno offerti tributi, cosa che accadde realmente fin dal regno dello stesso Davide e sotto quello di Salomone. Si vide ciò propriamente adempiuto sotto il regno di Gesù Cristo: a questo tempo aveva innanzitutto l’animo rivolto Davide.
31 Minaccia le fiere del canneto,
torma di tori con le vacche dei popoli per scacciare
quelli che sono stati provati come l’argento.
Disperdi le genti che vogliono le guerre.
32 Verranno ambasciatori dall’Egitto
l’Etiopia protenderà le sue mani a Dio.
33 Regni della terra cantate
a Dio, salmeggiate al Signore. pausa
Salmeggiate a Dio
34 che è asceso sopra il cielo dei cieli
ad oriente. Ecco darà alla sua voce, una voce di potenza.
Davide chiede a Dio la pace per il suo popolo e lo prega di reprimere e domare i suoi nemici che paragona a fiere i cui nascondigli sono in mezzo alle canne e ai boschi. Li paragona a un armento di tori e di giovenche in furore. Sembra in effetti che tutti i popoli avessero insieme congiurato per scacciare gli israeliti dalla terra a loro data da Dio. Tutte le guerre che essi ebbero a sostenere con tutte le tribolazioni sofferte erano state come il crogiolo nel quale Dio aveva purificato i suoi servi. Quello che egli dice dell’Etiopia e dell’Egitto che dovevano prestare i loro omaggi al Signore esprime il terrore che il suo nome avrebbe impresso nei suoi maggiori nemici, come si vide adempiuto sotto il regno di Salomone.
35 Date gloria a Dio!
Sopra Israele è la sua magnificenza
e la sua potenza tra le nubi.
36 Mirabile è Dio nei suoi santi, il Dio di Israele.
È lui che darà potenza e forza al suo popolo.
Benedetto Dio!
Sembra che il profeta alluda al rumoreggiare del tuono che può chiamarsi la voce della divina onnipotenza, che si fa udire in mezzo all’aria, che fa risplendere la sua maestà e la sua forza in tutto l’universo. Egli ci fa dunque guardare a Dio come veramente ammirabile nei suoi santi cioè in Israele che a lui piacque segregare dagli altri popoli, per santificarlo e consacrarlo al suo servizio; ovvero secondo l’ebreo, come terribile nel suo santuario. Perciò egli obbliga lo stesso popolo a riconoscere che, se egli ha una forza grande, gli viene conferita da Dio stesso che per tale motivo merita di ricevere mille benedizioni.
Da Agostino
1 per la fine, di Davide, salmo di cantico
2 Sorga Dio e siano dispersi i suoi nemici
e fuggano quelli che lo odiano dal suo volto.
Sorga Dio e siano dispersi i suoi nemici. È già accaduto. Cristo, che è sopra ogni cosa Dio benedetto nei secoli, è risorto. I suoi nemici, i giudei, sono dispersi tra tutte le genti. Dal luogo dove avevano sfogato le loro ire e la loro ostilità sono stati sloggiati dalla guerra e sono stati dispersi ovunque.
3 Come svanisce il fumo,
svaniscano, come si scioglie la cera davanti al fuoco,
così periscano i peccatori dal volto di Dio.
Vengano meno come fumo che svanisce. Dopo essersi vanificati in questo mondo, innalzandosi come fumo, cioè nella superbia, alla fine verrà per costoro l’estrema dannazione, quando essi periranno in eterno.
4 E i giusti banchettino, esultino
dinanzi a Dio, si dilettino di gioia.
E i giusti si rallegrino e gioiscano al cospetto di Dio e si allietino nell’esultanza. Allora infatti udranno: venite, benedetti del Padre mio e ricevete il regno. Si rallegrino dunque coloro che hanno faticato e gioiscano al cospetto di Dio. Non vi sarà in tale esultanza, alcuna inutile vanteria. Essa si manifesterà al cospetto di colui che senza errore vede ciò che ha donato.
5 Cantate a Dio, salmeggiate al suo nome,
preparate la via a colui che è salito sull’occidente.
Signore è il suo nome ed esultate dinanzi a lui.
Cantate a Dio, salmodiate al suo nome. Canta a Dio colui che vive per Dio; salmeggia al suo nome colui che opera a gloria di lui. Così cantando e salmodiando fate strada a colui che sale oltre il tramonto. Fate strada a Cristo in modo che, attraverso l’opera di coloro che con piedi graziosi annunciano il Vangelo, i cuori dei credenti si aprano a lui. Egli è colui che sale oltre il tramonto: intendendo con questo che chi si converte a lui può rivestirsi di lui con una nuova vita solo se avrà rinunciato a questo mondo e così avrà dato morte alla sua vita anteriore; ovvero oltre il tramonto.
Esultate al suo cospetto! Anche se apparite tristi, siate però sempre nella gioia. Dovete gioire non dinanzi agli uomini ma dinanzi a Dio. Lieti nella speranza, pazienti nella tribolazione.
Saranno sconvolti davanti al volto di Lui,
6 il padre degli orfani e il giudice delle vedove.
Dio, nel suo luogo santo.
7 Dio fa abitare nella casa quelli di un solo intento
Saranno sconvolti davanti al volto di lui. Coloro che vi turbano al cospetto degli uomini, proveranno loro stessi turbamento quando vedranno colui che è padre degli orfani e giudice della vedove. Coloro che hanno sperato nel Signore, insistendo nella preghiera di notte e di giorno, avranno la consolazione di Dio, alla presenza del quale i nemici saranno turbati, vedendo di non aver guadagnato niente, mentre tutto il mondo va dietro di lui. Il Signore nel suo luogo santo. Spiega poi che cosa sia questo suo luogo dicendo: Dio fa abitare nella casa quelli che hanno un solo modo di pensare, cioè quelli che sono unanimi, che sono animati da un unico sentimento. Ecco il luogo santo del Signore. Non cerchiamolo al di fuori di noi, ma piuttosto abitando in un solo modo nella casa così che lui a sua volta si degni di abitare in noi. Dimorino nella casa in un solo modo, così che essi stessi divengano dimore del Signore di quella grande casa e vengano esauditi entro di loro. Suo tempio santo sono coloro che egli fa abitare nella casa con un solo modo oppure con un identico costume.
lui, che trae fuori con forza
quelli incatenati, come pure
quelli che lo irritano che abitano nei sepolcri.
Con la sua fortezza egli libera i prigionieri. Scioglie loro le pesanti catene dei peccati che impedivano loro di camminare sulla via dei comandamenti e li scarcera mediante la forza che essi non possedevano prima di essere raggiunti dalla sua grazia. Parimenti libera quelli che lo irritano e che abitano nei sepolcri, cioè coloro che erano completamente morti e che si dedicavano ad opere morte. A qualunque categoria appartenga l’uomo, la grazia di Cristo lo libera con la fortezza? Con quale fortezza, se non quella che consente di combattere contro il peccato fino all’ultimo sangue?
8 Dio quando uscivi davanti al tuo popolo,
quando attraversavi il deserto pausa
Dio, quando uscivi al cospetto del tuo popolo. Per uscita di Dio si intende ogni sua manifestazione attraverso le sue opere. Non appare peraltro a tutti gli uomini ma soltanto a coloro che sanno riconoscere le sue opere.
9 la terra fu scossa, anche i cieli stillarono
davanti al volto del Dio del Sinai,
davanti al volto del Dio di Israele.
10 Una pioggia volontaria
riserverai, o Dio, alla tua eredità;
si è estenuata ma tu l’hai ristabilita.
Affinché la terra si svegliasse alla fede quando il Vangelo attraversava il deserto delle genti, i cieli stillarono pioggia dal cospetto di Dio. Sono questi i cieli dei quali in un altro salmo si canta: i cieli narrano la gloria di Dio. I cieli non hanno piovuto da sé medesimi ma dal cospetto di Dio.
Anche i cieli stillarono davanti al volto del Dio del Sinai, davanti al volto del Dio di Israele. Perché menzionare proprio il monte Sinai che genera nella servitù, come dice l’apostolo? O forse dobbiamo intendere nel monte Sinai la legge stessa, che i cieli hanno piovuto dal volto di Dio per scuotere la terra? E si deve forse identificare il movimento della terra con il turbamento dell’uomo quando constata di non poter adempiere la legge? Se così fosse, la stessa legge sarebbe anche la pioggia volontaria della quale successivamente parla. Un tale privilegio infatti Egli non fece alle altre genti e i suoi giudizi non manifestò ad esse. Alla sua eredità invece Dio riservò questa pioggia volontaria, cioè diede la legge. E si è indebolita. O la stessa legge o l’eredità. Si può intendere che sia stata la legge a indebolirsi in quanto non venne osservata. Non poteva essere osservata dagli uomini perché erano deboli. Per evitare ogni ambiguità si può anche intendere che si è indebolita l’eredità, cioè il popolo al quale era stata data la legge.
C’è però in queste parole anche un altro significato che mi sembra più probabile. Infatti in quella pioggia volontaria mi pare molto più logico scorgere la stessa grazia, nel senso che essa è data gratuitamente senza essere stata preceduta da alcun merito acquistato con le opere. Volontariamente ci ha generati con la parola della verità. Ecco la pioggia volontaria.
11 I tuoi animali abitano in essa,
nella tua dolcezza hai provveduto al povero, o Dio.
I tuoi greggi abiteranno in essa. Quelli soggetti a te, non al seguito dei propri impulsi; bisognosi di te, non autosufficienti. Aggiunge: nella tua dolcezza o Dio hai provveduto a chi ha bisogno. Nella tua dolcezza, non nelle risorse proprie dell’uomo. Questa è quella dolcezza della quale altrove è detto: il Signore darà la sua dolcezza e la nostra terra darà il suo frutto. L’uomo opererà il bene per amore, non per timore; non per paura della pena, ma per il diletto della giustizia. Questa è la vera e retta libertà. Il Signore preparò ciò per il povero, non per il ricco che disprezza questa povertà.
12 Il Signore darà la parola a quelli
che evangelizzano con grande potenza.
Il Signore darà la parola a coloro che annunciano con grande potenza la buona novella. E qual è questa virtù, se non quella forza con la quale Dio libera dal carcere i prigionieri? Forse si riferisce anche a quella virtù con la quale i predicatori operavano i miracoli.
13 Il re delle schiere è del diletto.
Del diletto anche dividere
le spoglie per la bellezza della casa.
Il re delle grandiose potenze è del diletto. Quando espressamente non si indica chi sia questo diletto si intende il Figlio unico. Ma non sarà forse il medesimo figlio il re delle sue potenze, cioè degli eserciti che lo servono?
E del diletto è dividere le spoglie per la bellezza della casa. Infatti Cristo ha reso bella la casa, cioè la Chiesa, distribuendo in lei le spoglie. Sono chiamate spoglie le sostanze strappati ai nemici vinti. Cristo ha legato il diavolo con vincoli spirituali, vincendo la morte e risalendo dall’inferno al di sopra dei cieli. Dopo aver incatenato il maligno gli ha rubato i vasi come fossero spoglie. Il Signore purificò questi vasi con la remissione dei peccati e santificò queste spoglie strappate al nemico prostrato e incatenato. Così santificate, egli le divise perché contribuissero alla bellezza della sua casa, e alcuni costituì apostoli, altri profeti, altri ancora pastori e dottori nell’edificazione del corpo di Cristo.
14 Se dormirete in mezzo alle
sorti, le ali della colomba saranno
argentate, e le parti posteriori del
suo dorso del giallo dell’oro.
Se dormirete in mezzo alle sorti, le ali della colomba saranno argentate e il suo dorso scintillante d’oro. Si deve sottintendere che saranno imbiancati gli uomini che per mezzo della grazia ricevono la remissione dei peccati. La frase potrebbe interpretarsi anche in un altro senso, cioè che alle parole ali di colomba argentata si sottintenda “sarete”. Il significato sarebbe questo: o voi, che siete distribuiti come spoglie per formare la bellezza della casa, se dormite in mezzo alle sorti voi sarete ali di colomba argentata. Cioè, vi eleverete in alto, restando tuttavia uniti alla compagine della Chiesa. Non credo infatti che nella colomba argentata si possa vedere altro se non colei della quale è detto: una è la mia colomba. Ed è argentata perché è erudita nelle parole divine; le quali parole del Signore altrove son dette argento raffinato nel crogiolo, purificato sette volte. È dunque un gran privilegio dormire in mezzo alle sorti, che, come alcuni sostengono, sono i due testamenti. Per cui dormire in mezzo alle sorti significa “riposare sull’autorità di tali testamenti” in modo che quando la verità è da essi stabilita e provata, ogni controversia abbia a comporsi in pacifica serenità.
E il suo dorso scintillante d’oro. Perché sul dorso c’è lo splendore dell’oro? Perché lì sono in qualche modo le radici delle ali. Che cosa sono infatti le ali se non i due precetti della carità, nei quali si riassumono tutta la legge e i profeti? Mi viene in mente un altro significato che, se non sbaglio, deve essere preferito ai precedenti. Ritengo cioè assai probabile che col nome di sorti si indichino le stesse eredità. E quindi, se l’eredità del Vecchio testamento è la felicità terrena, figura di quella futura e l’eredità del Nuovo testamento è l’immortalità eterna, “dormire in mezzo alle sorti” significa non cercare ardentemente la felicità terrena ed aspettare pazientemente quella eterna.
15 Mentre il Celeste distribuisce
i re sopra di essa, come neve splenderanno sul Selmon.
Mentre colui che supera il cielo distingue i re su di essa, come neve saranno imbiancati sul Selmon. L’uomo superiore al cielo è colui che salì al di sopra di tutti i cieli per adempiere ogni cosa; ed egli distingue i re su di essa, ossia su quella stessa colomba argentata. Che altro è infatti “distinguere i re sopra di essa”, se non distribuire tra varie persone l’adempimento del ministero per l’edificazione del corpo di Cristo? La Chiesa infatti è il corpo di Cristo. E questi prescelti sono detti re in quanto reggono.
16 Il monte di Dio è monte pingue,
monte grasso, monte pingue.
17 Perchè pensate male o monti grassi? È il monte, in cui
Dio si è compiaciuto di abitare , anzi il Signore
vi dimorerà per sempre.
Il monte di Dio è monte pingue, monte fertile, monte pingue! Quale monte dobbiamo intendere come monte di Dio, monte fecondo, monte di formaggio, se non Cristo Signore? Lui è il monte pieno di formaggio, perché nutre i piccoli con la grazia come con latte; ed è un monte ferace, tale cioè da poter irrobustire e arricchire con l’eccellenza dei suoi doni.
18 Il carro di Dio è composto di dieci migliaia,
molteplici migliaia di beati. Il
Signore è in mezzo a loro sul Sinai nel santuario.
Il carro di Dio è composto di miriadi, migliaia di beati. Con questo numero si è voluto significare una moltitudine sterminata di santi e di fedeli i quali, portando Dio, sono divenuti in qualche modo il cocchio di Dio. Incorporandosi in questa moltitudine e governandola, Cristo la conduce al fine come un suo cocchio diretto a qualche meta. Il Signore è in loro, sul Sinai, nel santuario. Nelle interpretazioni di nomi ebraici troviamo che Sinai significa “precetto”. Il Signore è in loro nel precetto e questo precetto è santo, come dice l’apostolo.
19 Sei salito in alto,
hai fatto schiava la schiavitù, hai
ricevuto doni per gli uomini, perché
non credevano che il Signore
Dio dimorasse in loro.
Sei salito in alto, hai fatto prigioniera la prigionia, hai ricevuto doni per l’uomo. L’Apostolo ricorda questo passo e lo applica a Cristo Signore. A ciascuno di noi è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo; per questo dice: è salito in alto, ha fatto prigioniera la prigionia, ha dato doni agli uomini. L’essere poi salito, che cosa sta ad indicare se non che egli era anche disceso nelle parti inferiori della terra? Colui che è disceso è lo stesso che è salito al di sopra di tutti i cieli, per compiere ogni cosa. È certo pertanto che qui si dice di Cristo. Il Signore Gesù ha dato doni agli uomini in quanto ha mandato loro lo spirito Santo.
Cosa significano le parole: hai fatto prigioniera la prigionia? Forse che il Signore ha vinto la morte, che teneva prigionieri coloro sui quali regnava? Oppure chiama “prigionia” gli stessi uomini, in quanto erano tenuti prigionieri sotto il potere del diavolo. Liberati dal peccato di cui erano schiavi, gli uomini vengono asserviti alla giustizia cui prima erano estranei. In questo modo è in loro il Cristo, colui che ha dato doni agli uomini e in loro egli riceve doni tra gli uomini. Ecco perché in questa prigionia, in questa servitù, in questo cocchio, sotto questo giogo, non ci sono migliaia di piangenti ma migliaia di persone in festa. Perché è in loro è il Signore, nel Sinai, nel santo.
20 Benedetto il Signore di giorno in giorno, felice
farà per noi il cammino , il Dio delle
nostre salvezze pausa
21 Il nostro Dio è Dio per salvare
e del Signore, del Signore sono le uscite dalla morte.
Il cantore di tante meraviglie, prevedendole in Spirito, si sente anch’egli ricolmo di gioia e prorompendo in un inno, dice: sia benedetto il Signore Dio di giorno in giorno. Alcuni codici recano oggi e ogni giorno. Infatti ogni giorno e sino alla fine Dio fa prigioniera la prigionia e riceve doni tra gli uomini.
Continua il nostro salmo: farà a noi lieto il cammino il Dio della nostra salvezza, il nostro Dio, è Dio che ci salva. Chi infatti sarebbe salvo, se egli non lo risanasse? Ma affinché non stiamo a chiederci perché dobbiamo morire dopo essere stati salvati dalla grazia, subito aggiunge: e del Signore è la fine, cioè, la morte. Nella speranza siamo salvati e se speriamo ciò che non vediamo, lo aspettiamo con pazienza. Sopportiamo dunque pazientemente anche la morte in vista della vita eterna.
22 Ma Dio stritolerà le teste dei suoi nemici.
la sommità del capo chiomato di
quanti camminano nei loro delitti.
Dio schiaccerà la testa dei suoi nemici: la testa chiamata di coloro che camminano nei loro delitti; cioè di coloro che vanno superbi delle loro colpe, mentre dovrebbero umiliarsene e dire: Signore, sii benigno con me che sono peccatore. Ma il Signore schiaccerà loro la testa, perché chi si esalta sarà umiliato.
23 Ha detto il Signore: da Basan farò tornare,
farò tornare attraverso le profondità del mare.
Qui invece è detto: da Basan li farò volgere. Basan significa confusione. Che significa dunque “li farò volgere dalla confusione “, se non che colui che scongiura la misericordia di Dio per ottenere il perdono, deve provare vergogna dei propri peccati? Basan significa anche “siccità” e, in tal senso, il testo lo si applica molto opportunamente al fatto che il Signore converte coloro che sono nella siccità, cioè nella miseria. Ha detto il Signore: da Basan li farò volgere; li volgerò attraverso le profondità del mare. Il Signore nella sua misericordia si volge anche al profondo del mare e dal mare profondo chiama a sé coloro che gridano lui.
24 Perché il tuo piede sia immerso
nel sangue dei nemici, nello stesso la lingua dei tuoi cani.
Perché il tuo piede si immerga nel sangue. Coloro che si convertono a te potranno arricchirsi a dismisura della tua grazia. Annoverati fra le tue membra, saranno per così dire i tuoi piedi e annunzieranno il tuo Vangelo e combatteranno fino all’ultimo sangue, subendo un lungo martirio per il tuo nome. Penso che questo sia il significato più esatto dell’espressione: il suo piede intinto nel sangue. E la lingua dei tuoi cani ne prenda dai nemici. Chiama cani quelli che avrebbero combattuto fino all’ultimo sangue per la fede del Vangelo, quasi che latrassero in difesa del loro Signore. Non si tratta dei cani di cui l’apostolo dice: guardatevi dai cani, ma piuttosto di quegli altri che mangiano le briciole che cadono dalla mensa del loro padrone. Cani degni di lode, non di esecrazione. Cani che conservano la fedeltà al loro Signore e che latrano contro i nemici per difendere la sua casa. Non dice infatti soltanto dei cani, ma dei tuoi cani. E non sono elogiati i loro denti ma la loro lingua.
25 Hanno visto le tue processioni, o
Dio, le processioni del mio Dio, del
mio re che è nel santuario.
Sono stati visti i tuoi passi, o Dio. Questa grazia e questi passi erano nascosti nel Vecchio testamento, ma quando è venuta la pienezza dei tempi ed è piaciuto a Dio rivelare il suo Figlio affinché fosse annunziato tra le genti, allora sono stati visti i tuoi passi o Dio: i passi del mio Dio, del re che nel santuario.
26 Hanno preceduto i principi
accanto ai salmodianti, in mezzo alle fanciulle
che suonavano i timpani .
Affinché poi questi passi fossero visibili, vennero come capifila i principi, con i salmodianti, in mezzo alle donzelle che battevano i timpani. I principi sono gli apostoli: essi vennero primi fra tutti affinché i popoli li seguissero. Vennero prima, annunciando il Nuovo testamento. Insieme con i salmodianti, cioè coloro che con le opere buone visibili, come strumenti di lode fecero sì che Dio fosse glorificato. Gli stessi principi sono poi in mezzo alle donzelle che battono timpani, che cioè esercitano un onorevole ministero. Così infatti stanno nel mezzo i ministri chiamati a governo delle nuove chiese, le quali sono rappresentate nelle donzelle. Esse lodano Dio dopo aver domato la carne e a ciò allude la precisazione del battere i timpani. Questi timpani infatti si fanno col cuoio essiccato e disteso.
27 Nelle assemblee benedite Dio
il Signore dalle fonti di Israele.
Nelle chiese benedite il Signore. Le chiese sono donzelle, in quanto adorne di nuovo grazia; le chiese sono suonatrici di timpani: risonanti cioè nello spirito dopo che hanno mortificato la carne. Nelle chiese benedite il Signore dalle fonti di Israele.
28 Là Beniamino il giovinetto in estasi,
i principi di Giuda loro condottieri,
i principi di Zabulon, i principi di Neftali
Ivi beniamino, il più giovane, nell’estasi. Estasi significa “alienazione mentale”, la quale capita, ad esempio, quando si è colti da paura o anche talvolta quando si hanno delle rivelazioni. In tal caso la mente si svincola dai sensi del corpo e viene comunicato direttamente allo spirito ciò che forma l’oggetto della rivelazione. Una cosa del genere dovette capitare a Paolo quando, ancora persecutore, udì dal cielo le parole: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? Egli, perduta la luce degli occhi carnali rispondeva al Signore che vedeva in Spirito; ma coloro che erano in sua compagnia udivano le sue risposte ma non vedevano con chi parlasse. Ci si potrebbe anche riferire a quell’estasi di cui egli stesso parla dicendo: io so di un uomo che è stato rapito fino al terzo cielo, non so se nel corpo o al di fuori del corpo; so con certezza però che egli è stato rapito in paradiso e ha udito parole ineffabili che all’uomo non è concesso dire. Principi di Giuda, loro duci; principi di Zabulon, principi di Neftali. Con il termine “principi” indica gli apostoli. Siccome uno di questi principi è Beniamino, il più giovane, nell’estasi, con queste parole si vuole intendere Paolo. Con il nome di principi sono indicati tutti coloro che nelle chiese sono costituiti in dignità e sono più degni di imitazione.
29 Comanda, o Dio, alla tua
alla tua potenza, conferma, o Dio,
ciò che hai compiuto in noi.
30 Dal tuo tempio in Gerusalemme i re ti porteranno doni
31 Minaccia le fiere del canneto,
torma di tori con le vacche dei popoli per scacciare
quelli che sono stati provati come l’argento.
Disperdi le genti che vogliono le guerre.
Comanda, o Dio, alla tua potenza. Uno è il Signore nostro Gesù Cristo per opera del quale furono fatte tutte le cose e anche noi siamo in lui. Proprio del Cristo leggiamo che è la potenza e la sapienza di Dio.
Dal tuo tempio in Gerusalemme i re ti offriranno doni. A qualsiasi re ci si riferisca quali saranno questi doni tanto graditi se non i sacrifici di lode? Con questa lode sono in stridente contrasto quei tali che, pur avendo il nome di cristiani, nutrono sentimenti di discordia. Accada dunque quanto segue: rimprovera le belve della penna. Sono infatti belve, perché fanno del male rifiutandosi di capire. Sono belve della penna perché pervertono secondo il loro errore il senso delle Scritture. Molto opportunamente con “penna “ si intendono le Scritture, come con il vocabolo lingua si intende il modo di parlare. A queste belve si riferiscono anche le parole che aggiunge: mandria di tori in mezzo alle vacche dei popoli, affinché siano separati coloro che sono messi alla prova come l’argento. Li chiama tori per la superbia della loro testa dura e indomita. Nelle vacche dei popoli credo si debbano scorgere le anime che si lasciano sedurre, in quanto seguono con facilità quei tori.
32 Verranno ambasciatori dall’Egitto
l’Etiopia protenderà le sue mani a Dio.
Verranno ambasciatori dell’Egitto; l’Etiopia protenderà le sue mani a Dio. Con il nome di Egitto o di Etiopia si raffigurano tutte le genti che accoglieranno la fede. Con il nome di ambasciatori designa i predicatori della riconciliazione.
33 Regni della terra cantate
a Dio, salmeggiate al Signore. pausa
Salmeggiate a Dio
34 che è asceso sopra il cielo dei cieli
ad oriente. Ecco darà alla sua voce, una voce di potenza.
A questo punto, percorsi profeticamente tutti gli eventi che noi vediamo già realizzati, ci esorta a lodare Cristo e quindi ne preannuncia la seconda venuta. Regni della terra, cantate a Dio, salmodiate al Signore. Salmodiate a Dio che sale ad oriente sopra il cielo dei cieli. In queste parole non scorge Cristo solo colui che non crede alla sua risurrezione e alla sua ascensione. L’avervi aggiunto ad oriente, a cosa serve se non a precisare perfino il luogo ove egli risorse e ascese al cielo, il quale luogo si trova proprio nelle regioni dell’oriente? Certamente egli siede sopra il cielo dei cieli alla destra del Padre. Questo è quanto dice l’apostolo: egli è colui che ascese sopra tutti cieli.
35 Date gloria a Dio!
Sopra Israele è la sua magnificenza
e la sua potenza tra le nubi.
Date gloria a Dio! Sopra Israele è la sua grandezza. Ne parla l’apostolo: sopra l’ Israele di Dio. Infatti non tutti coloro che traggono origine da Israele sono israeliti, essendoci anche una Israele secondo la carne. Solo i figli della promessa sono considerati discendenza. Quando il popolo di Dio non sarà più mescolato con i malvagi, quando sarà come la massa del grano vagliata dal ventilabro, allora sarà più che mai palese la grandezza del Signore sopra Israele e la sua potenza nelle nubi.
36 Mirabile è Dio nei suoi santi, il Dio di Israele.
È lui che darà potenza e forza al suo popolo.
Benedetto Dio!
Infine, affinché nelle nubi non si intenda qualcos’altro, aggiunge: mirabile è Dio nei suoi santi, il Dio di Israele. Allora infatti si realizzerà completamente e veracemente quel nome di Israele che significa “colui che vede Dio “: difatti noi lo vedremo come è. Egli stesso, Dio benedetto, darà potenza e forza al suo popolo; al suo popolo che ora è fragile e debole. Abbiamo infatti questo tesoro in vasi di argilla. Allora invece quando si sarà compiuta anche la trasformazione dei nostri corpi, egli darà potenza e forza al suo popolo. Difatti, questo corpo che è seminato nella debolezza, risorgerà nella potenza.
Dai Padri
1 Atanasio: profezia della venuta del Cristo. Questa venuta comporta la sconfitta dei nemici, la liberazione degli schiavi da parte dello stesso Dio che un tempo fece uscire Israele dall’Egitto. Il dono dello Spirito, la conversione di una folla immensa, l’elezione degli apostoli e l’ascensione del Cristo. Origene: sorga Dio! Era il grido di guerra al tempo di Mosè.
Eusebio: salmo messianico come i tre precedenti: parla della chiamata delle genti, del Salvatore stesso ed è detto a nome degli apostoli. Sorga Dio è, un tempo, il grido di guerra contro i demoni e la parola della risurrezione: infatti ogni profezia è evangelica.
Cassiodoro: questo salmo è pieno dei misteri del Vangelo ed è particolarmente singolare per la descrizione dell’ascensione del Cristo. Il profeta invoca il compimento di ciò che sa dover avvenire: la risurrezione del Cristo e la dispersione dei suoi nemici. Fuggano davanti al suo volto: è la maledizione per eccellenza il fuggire la faccia di colui che è onnipresente.
Girolamo: salmo della risurrezione del Signore e del suo trionfo sul diavolo: davanti a Dio gli empi non possono resistere; alla risurrezione del Signore, i demoni fuggono.
2 Origene: il fuoco, il fumo, la cera paragoni abituali nella Scrittura.
3 Teodoreto: questo versetto mostra che gli anatemi precedenti non sono contro gli uomini ma contro i demoni. Una volta che i demoni sono stati vinti, gli uomini si rallegrano ed esultano davanti a Dio.
Cassiodoro: la ricompensa dei giusti è paragonata a un banchetto. Dinanzi a Dio: è il contrario di quanto accade ai peccatori. È sotto lo sguardo di Dio, alla sua presenza che si trova la vera gioia. Si dilettano nella loro stessa gioia, sapendo che non la perderanno mai. È una sfumatura per esprimere, in modi diversi, la beatitudine.
4 Origene: è salito sull’Occidente: il Cristo è salito sulla nostra povertà, velando la sua gloria. Ma anche incarnato, non cessa di essere il Signore Dio.
Ilario: Occidente: la morte. Colui che sale dopo aver vinto la morte si era fatto obbediente fino alla morte ma non è stato trattenuto da nessun Occidente. Sale sull’Occidente della nostra morte, lui che ci ha procurato la vita risorgendo dai morti.
Girolamo: spianiamo la via al Signore nei nostri cuori. Salendo sull’Occidente della morte, è ritornato dagli inferi vincitore. Esultate dinanzi a lui: la nostra gioia sia il suo sguardo e non i piaceri del mondo.
5 Ilario: gli orfani, le vedove. È la condizione umana nella sua desolazione.
6 Origene fa abitare in casa quelli che gli consacrano la loro vita. Questa casa è la città celeste.
Atanasio: farà abitare nella sua casa quelli che vivono per lui.
Ilario e Cassiodoro citano Atti 4,32: un cuore solo e un’anima sola. La casa è la Chiesa.
Girolamo: la casa è la Chiesa. Un solo intento: Dio riversa continuamente sulla Chiesa lo spirito di carità, per quelli che sono fedeli e non mutano.
6 Eusebio: quelli che erano incatenati dal diavolo, il Cristo li ha fatti risorgere con lui.
Ilario e Cassiodoro: ha tratto fuori con forza i suoi prigionieri e ha saccheggiato il forte armato.
6 Ilario: quelli che erano armati (giudei) o parlavano contro il suo nome (le genti) erano come morti nel loro sepolcro. Li ha fatti uscire dal sepolcro e li ha condotti alla vita.
7 Origene: ciò che è accaduto nel deserto, accade sempre: ora il Signore s’arresta, ora cammina innanzi. Esce davanti nel deserto e s’arresta nel suo luogo santo.
Ilario: tutto ciò che il Cristo ha compiuto era prefigurato nell’Antico Testamento perché non fosse possibile credere che ci sono due dèi, quello dei profeti e quello del Vangelo. Queste figure (la nube, il mare, la manna e la roccia da cui bevevano) compiute in essi per la loro salvezza, avevano in sé l’immagine della nostra salvezza.
Cassiodoro: il salmista continua la lode del Signore: quando uscivi: allusione all’uscita dall’Egitto, quando Dio li precedeva nella colonna di nube nel deserto. Ma ancor più è il Cristo che cammina davanti al suo popolo, davanti agli incatenati che ha liberato con la sua forza. Il deserto rappresenta allora le genti, alle quali non era giunto nessun profeta e che erano come un deserto privato della Parola di Dio.
8 Origene: la terra è stata scossa alla crocifissione.
Atanasio: i cieli stillarono: è la manna.
8 Origene: il Dio del Sinai: il Dio che è apparso al Sinai.
Eusebio: quando uscivi: il Verbo di Dio si è mostrato agli uomini fin dai tempi di Mosè. I cieli stillarono la manna e gli oracoli divini. Il popolo ebreo era bambino e i cieli stillarono per lui come una nutrice che allatta il bambino. Paolo infatti chiama la legge il pedagogo a Cristo. Ecco ciò che accadde un tempo. Ma ora che hai oltrepassato l’Occidente, hai riservato per la tua eredità (la Chiesa) una pioggia volontaria. La pioggia volontaria è la parola del Vangelo.
9 Origene: una pioggia volontaria: è il Cristo disceso dal cielo.
Cirillo Alessandrino: una pioggia volontaria: in senso storico, la manna; in senso spirituale, la parola evangelica e il Cristo stesso disceso dal cielo.
Girolamo: pioggia è la legge di Mosè e la predicazione del Vangelo.
10 Atanasio: il povero è il povero spirituale delle beatitudini.
Cassiodoro: il regno preparato fin dalla fondazione del mondo.
11 Cirillo Alessandrino: è la parola degli apostoli che Dio conferma per mezzo di miracoli.
Atanasio: darà la parola agli apostoli: non siete voi a parlare ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi (Matteo 10,20).
Cassiodoro: il Signore accompagnerà con grandi miracoli quelli che evangelizzano la parola.
12 Eusebio: si tratta della bellezza della casa di Dio. Le spoglie: noi, le genti.
Ilario; le spoglie del diavolo diventano la bellezza della casa.
Girolamo: la bellezza della casa è la Chiesa; ad essa si portano le spoglie.
13 Atanasio: la colomba dello Spirito Santo. In mezzo alle sorti: fra i due Testamenti.
Cassiodoro: La colomba è la Chiesa.
Girolamo: tra i due Testamenti troverai lo Spirito Santo.
15 Girolamo: il monte di Dio: il Signore è la pietra estratta dalla montagna senza l’intervento dell’uomo e che occupa tutta la terra. Il Signore abiterà sempre nel suo corpo nato dalla Vergine, perché è salito al cielo col corpo.
Cassiodoro: il Cristo è il monte dei monti, il santo dei santi, il Signore dei signori.
17 Girolamo: in sancto: nell’uomo che ha assunto. Come dice l’angelo alla Vergine: ciò che nascerà da te sarà chiamato santo. Anticamente il Signore è sceso sul Sinai, ma ora scende nell’uomo che assume. Ha imprigionato i prigionieri che erano trattenuti dal diavolo e li ha fatti entrare al suo seguito, nella vita eterna. È così che ha fatto entrare come prigioniera la carne assunta. Hai ricevuto…: Ha ricevuto dal Padre. Ha ricevuto come uomo, dona come Dio. E anche ciò che ha ricevuto, lo ha ricevuto per gli uomini, per donarlo, perché lui non manca di nulla. Ha dato agli uomini le grazie spirituali.
Eusebio: colui che è salito è lo stesso che anche era disceso.
Cirillo Aessandrino: in alto: sulla croce. Quando sarò innalzato da terra, trarrò tutti a me (Giovanni 12,32).
Cirillo Alessandrino: vittoria sul diavolo.
18 Cassiodoro: il quadro della grande festa trionfale continua. Distribuzione dei doni: lo Spirito scende sugli apostoli e distribuisce le grazie come vuole, secondo la misura del dono di Cristo. Converte quelli che non credono; poiché è misericordioso, dà loro la fede che non hanno: è la grazia che ci previene.
Cirillo Alessandrino: il Padre dona al Figlio uomini disobbedienti; il Figlio, per mezzo dello Spirito, li rende figli di Dio.
Girolamo: tutti quelli che non credevano che Dio potesse abitare tra gli uomini li hai salvati facendoti uomo. Oppure: ha distribuito i beni della promessa anche a quanti non avevano alcuna speranza di poter abitare nella Chiesa.
19 Atanasio: il coro degli apostoli canta un inno Dio.
Cassiodoro: dopo la descrizione del trionfo, vengono le lodi e il rendimento di grazie. Colui che è salito nell’alto dei cieli condurrà a buon fine il cammino della nostra vita. Questo cammino è già appianato per il fatto che il mondo ha conosciuto il suo Salvatore, l’ha visto, l’ha riconosciuto. È il Dio delle nostre salvezze!
Girolamo: benedetto: benedetto per tutto ciò che è venuto prima e per il cammino che ci prepara, cammino che conduce a lui. Ci condurrà a buon fine. Puoi rimanere tranquillo, o peccatore! Non dubitare che non ti accada ogni giorno qualcosa per cui tu non debba benedire il Signore. Il salmista ha fatto bene a dire: delle nostre salvezze, al plurale, perché saremo salvati tutte le volte in cui cadremo in peccato.
Girolamo: il nostro Dio: sì, non ne conosciamo un altro. È Dio per salvare: è pronto a salvare perché si è incarnato per questo. Le uscite dalla morte: il primogenito tra i morti. È il primo, colui che ha aperto l’uscita dalla morte.
Cirillo Alessandrino: Dio che è la sola sorgente di salvezza, è il solo che ha trovato un’uscita dalla morte, risuscitando dai morti.
Ilario: l’uscita dalla morte appartiene in modo peculiare al primogenito di tra i morti.
21 Eusebio: la testa dei suoi nemici: è la testa del drago.
Atanasio: allusione al serpente, il cui capo sarà stritolato.
Girolamo: uscito dalla morte, stritola le teste del diavolo, cioè le teste del drago nel mare. Il diavolo ha tante teste quanti sono i peccati che si commettono.
22 Eusebio: è il Cristo che parla.
Atanasio: Basan significa esasperazione. È la casa di Israele che è esasperante, ma io la farò tornare a me.
Cirillo Alessandrino: quanti sono sommersi nel vizio, li farò tornare a me.
Cirillo Alessandrino: se si convertono, è perché le potenze avverse sono distrutte. Nella sua vittoria il loro sangue sprizza sulle sue vesti. Ma questo è un modo di parlare figurato: come i vincitori abitualmente sporcano di sangue i loro piedi, camminando sui cadaveri, così il salmista rappresenta Dio come un guerriero vincitore che trionfa sul nemico e libera gli oppressi. Per questo dice: salvi quelli che periscono, metti in fuga il nemico al punto che i tuoi piedi sono immersi nel sangue e anche la lingua dei tuoi cani ne è piena.
Eusebio: è una profezia. Due cori, i presenti e gli apostoli, hanno visto queste processioni del Cristo: la discesa sul Sinai, la salita nelle altezze, l’abbassamento fino alla morte e la risurrezione da morte.
Atanasio: le processioni di Dio nell’economia del Cristo: la nascita verginale, i miracoli, l’esaltazione sulla croce, la morte secondo il disegno divino, la risurrezione dei morti e l’ascensione. Il salmista dice chiaramente: il Cristo che ha fatto queste processioni è il mio Dio, il mio re che sta nel santuario, cioè sul monte Sinai.
Teodoreto: abbiamo visto le tue processioni: l’economia della salvezza.
25 Atanasio: i principi: gli apostoli. Cita il Salmo 44,16: li costituirà principi. Con le loro lodi, offrano il sacrificio spirituale. Sono loro che hanno iniziato ad adorare il Dio in spirito e verità. Le fanciulle sono i credenti che, per mezzo dello Spirito Santo, hanno portato in tutto il mondo l’annuncio del Vangelo. Gli apostoli si trovano al centro, come principi dell’adorazione.
Cassiodoro: alcuni vedono nelle fanciulle che suonavano i timpani l’immagine delle chiese che cantano le lodi del Signore.
Ruperto: là Beniamino, il più giovane: è Paolo della tribù di Beniamino (Filippesi 3,5), come lui stesso attesta nella sua lettera; è il più giovane perché è stato chiamato per ultimo e perché, secondo la sua confessione, è il minimo degli apostoli.
26 Teodoreto: poiché dice nelle assemblee, quando i giudei avevano invece un solo tempio, dimostra che l’antico culto è giunto al suo termine. Pur profetizzando questo gran numero di chiese, ordina di lodarvi Dio, creatore di tutti, servendosi delle fonti di Israele. Si possono chiamare fonti di Israele i libri dei profeti; ma Dio ci ha pure dato gli apostoli come fonti: il versetto successivo lo dirà.
Eusebio: fonti di Israele: la scrittura profetica.
Gregorio di Nissa: quanti all’inizio hanno trasmesso la dottrina della fede, gli araldi della verità e i fondatori della Chiesa, discendevano dalle fonti di Israele.
27 Origene: Beniamino: Paolo.
Eusebio: Paolo: l’aborto; in estasi: quando perseguitava la Chiesa e quando fu rapito fino al terzo cielo.
Cassiodoro: i nomi delle tribù fanno ricordare il Signore e i suoi apostoli.
28 Atanasio: la tua potenza: il Cristo: manda la tua grazia.
Ilario: il salmista supplica Dio di inviare il Messia. La tua potenza è il Cristo.
Girolamo: il Cristo, potenza di Dio.
Eusebio: la Gerusalemme celeste.
30: Cassiodoro: le fiere del canneto: il diavolo e gli empi. Rimanda al salmo 79,13: la devasta il cinghiale della foresta.
Girolamo: il diavolo.
31 Girolamo: l’Egitto e l’Etiopia offriranno anime pure perché, dove abbondò il peccato, sovrabbonderà la grazia.
Cassiodoro: tendere la mano è una metafora militare: è la mano disarmata tesa al vincitore, per chiedere grazia.
32 Origene: regni della terra… Sono gli stessi regni che il Cristo ha rifiutato di prendere dal diavolo per riceverli poi dal Padre.
Teodoreto: tutta la terra.
33 Eusebio: era disceso nascondendo lo splendore della sua divinità; risale nella gloria.
Atanasio: profezia dell’ascensione: come il sole tramonta a Occidente e risorge a oriente così il Signore risale dagli inferi e ascende nel più alto dei cieli. La sua voce potente la voce che farà risorgere tutti i morti. Al suo comando, questi risorgeranno.
Cassiodoro: sopra il cielo del cielo: è l’ascensione: siede alla destra del Padre. A oriente: viene da Gerusalemme situata a oriente. Cita Ebrei 9,12: mediante il proprio sangue entrò una volta per sempre nel santuario. Non è entrato in un santuario fatto da mano d’uomo, ma nel cielo stesso. Il profeta e l’apostolo mostrano così che l’ascensione del Cristo era prefigurata dal primo tabernacolo, figura di quello vero. Alza il suo grido potente: questo può applicarsi a molti episodi della vita del Cristo, ma in modo particolare a Giovanni 5,28: tutti quelli che sono nella tomba udranno la sua voce e usciranno.
33 Eusebio: un grido potente: la discesa dello spirito Santo a Pentecoste.
35 Girolamo: è nei suoi santi che Dio è mirabile perché, dopo molte tribolazioni, li fa salire nell’alto dei cieli.
Ilario: il popolo di Dio sarà rivestito della gloria celeste.
salmo 68
1 per la fine, per quelli
che saranno trasformati, di Davide
2 Salvami, o Dio, perché le acque sono penetrate
fino all’anima mia.
3 Sono stato conficcato nella melma
dell’abisso e non c’è sostegno.
Sono sceso nelle profondità del
mare e la tempesta mi ha sommerso.
4 Mi sono affaticato gridando, si è fatta rauca la mia
gola, i miei occhi si sono consumati
mentre spero nel Dio mio.
5 Si sono moltiplicati più dei capelli
del mio capo quelli che mi odiano
senza ragione, si sono rafforzati
quelli che mi hanno perseguitato
ingiustamente, i miei nemici : allora
pagavo ciò che non ho rapito.
6 O Dio, tu conosci la mia stoltezza
e le mie colpe a te non sono nascoste.
7 Non arrossiscano di me quelli che
ti aspettano, Signore, Signore delle
schiere, non si vergognino di me quelli che ti cercano,
Dio di Israele.
8 Perché a causa tua ho sopportato
l’obbrobrio, la vergogna ha coperto il mio volto.
9 Sono diventato un estraneo per
miei fratelli e un forestiero per i figli di mia madre,
10 poiché lo zelo della tua casa mi ha divorato,
e gli obbrobri di quelli che ti
insultano sono ricaduti su di me;
11 e ho coperto nel digiuno
l’ anima mia e si è fatto a me in obbrobrio.
12 e ho messo come mia veste
un cilicio e sono diventato per loro come una favola.
13 Contro me si adoperavano
quelli che sedevano alla porta
e mi canzonavano quelli che bevevano vino.
14 Ma io, la mia preghiera
a te Signore, è tempo del beneplacito, o Dio,
nell’abbondanza della tua
misericordia esaudiscimi,
nella verità della tua salvezza.
15 Strappami dal fango
perché non vi resti confitto
che io sia liberato da quelli che mi
odiano e dal profondo delle acque,
16 non mi sommerga la tempesta
di acqua né mi inghiottisca
l’abisso e non serri su di me il pozzo la sua bocca.
17 Esaudiscimi Signore perché
benefica è la tua misericordia
secondo la moltitudine delle tue
compassioni china lo sguardo su di me
18 e non distogliere il tuo volto dal tuo servo.
poiché sono tribolato, presto, esaudiscimi.
19 Volgiti all’anima mia e liberala,
a causa dei miei nemici liberami.
20 Tu conosci il mio obbrobrio
e la confusione e la mia vergogna.
21 Davanti a te sono tutti i miei oppressori.
Obbrobrio ha aspettato il mio cuore e sventura e ho atteso
chi soffrisse con me non c’è stato e chi consolasse
e non l’ho trovato.
22 E mi hanno dato come mio cibo
del fiele e nella mia sete mi hanno
abbeverato con aceto.
23 Sia la loro mensa dinanzi a loro
un laccio e retribuzione e inciampo.
24 Siano ottenebrati i loro occhi
perché non vedano e tu piega sempre il loro dorso.
25 Riversa su di loro la tua ira
e il furore della tua ira li afferri.
26 Sia ridotta a un deserto la loro
abitazione e nelle loro tende non ci sia chi abiti.
27 Poiché colui che tu hai percosso
essi l’hanno perseguitato
e al dolore delle mie ferite ne hanno aggiunto ancora.
28 Aggiungi iniquità alla loro
iniquità e non entrino nella tua giustizia.
29 Siano cancellati dal
libro dei viventi e con i giusti non siano scritti.
30 Io sono povero e dolente, la tua
salvezza o Dio mi ha sostenuto.
31 Loderò il nome di Dio
col cantico, lo magnificherò nella lode.
32 E piacerà a Dio più di un
vitello giovane che mette corna ed unghie.
33 Vedano i poveri e gioiscano.
Cercate Dio e vivrà l’anima vostra.
34 Perché ha esaudito i poveri
il Signore e i suoi in catene non ha disprezzato.
35 Lo lodino i cieli e la terra, il mare
e quanto brulica in essi.
36 Poiché Dio salverà Sion e saranno edificate le città
della Giudea e lì abiteranno e
avranno essa in eredità.
37 E la discendenza dei suoi servi la possederà e quelli
che amano il suo nome abiteranno in essa.
Da Sacy
1 per la fine, per quelli
che saranno trasformati, di Davide
2 Salvami, o Dio, perché le acque sono penetrate
fino all’anima mia.
3 Sono stato conficcato nella melma
dell’abisso e non c’è sostegno.
Sono sceso nelle profondità del
mare e la tempesta mi ha sommerso.
Le acque, la profondità del fango, l’altezza del mare e la tempesta sono tutte espressioni metaforiche che ci spiegano la condizione estrema in cui i peccati degli uomini e la barbarie dei Giudei dovevano ridurre colui che sarebbe venuto a salvare l’universo. Non si può immaginare uno stato più pietoso di quello di un uomo conficcato in un abisso di fango, dove tanto più si immerge quanto più tenta di uscirne fuori. L’intelletto umano non è in grado di concepire l’incomprensibile abisso di corruzione di fango dove il Figlio di Dio si è trovato come affondato allorché mediante la sua incarnazione si è reso la vittima della giustizia dell’eterno Padre, caricandosi volontariamente dei peccati di tutto il genere umano. Se egli chiede al Padre suo che lo salvi, ciò non vuol dire che in quanto Dio non fosse padrone della sua vita, ma in quanto uomo egli si era, per effetto del suo amore, rivestito di infermità. Questa infermità dell’uomo doveva pregare e chiedere la sua salvezza. Il turbamento di Gesù Cristo, la cui anima era triste fino alla morte, ci viene indicato dalle acque che sono entrate fino alla sua anima. Ma rendiamo grazie alla sua divina misericordia, perché avendo voluto giungere in alto mare ed essere sommerso dalla tempesta, cioè dal furore dei suoi nemici, camminando sopra le acque e facendovi camminare Pietro, aveva fatto vedere che era padrone del mare e dell’universo. Ha tirato fuori noi stessi per il merito della sua morte dal mare così profondo in cui miseramente avevamo naufragato .
4 Mi sono affaticato gridando, si è fatta rauca la mia
gola, i miei occhi si sono consumati
mentre spero nel Dio mio.
Noi vediamo bene che le acque sono entrate fino nell’anima di Gesù Cristo; vediamo bene che egli è stato sommerso dalla tempesta. Non vediamo che egli si sia stancato di gridare e che siano divenute rauche le sue fauci. Vediamo al contrario in vari luoghi della Scrittura che egli non apriva la bocca come se fosse muto, ovvero che si lasciò condurre come una pecora per essere ucciso senza aprire bocca. Vero è che il Vangelo ci dichiara che stando sulla croce gridò due volte con una forte voce; ma questo grido sensibile durò così poco che è difficile attribuire ad esso ciò che qui si nota, cioè che rauche ne rimasero le sue fauci. Sembra che questa sia ancora una espressione figurata come quella dei tre versetti precedenti: vuol significare la forza delle grida interiori dell’anima di Gesù Cristo procurate dall’eccesso dei suoi dolori. Si deve dire la stessa cosa di quello che segue: che i suoi occhi erano spossati a forza di guardare al cielo nell’aspettativa del soccorso divino. Sebbene egli fosse certo dell’assistenza, che Dio doveva dare all’uomo unito alla persona del Verbo, egli parlava per il sentimento delle infermità di cui aveva voluto caricarsi e per la consolazione delle sue membra che si sarebbero trovate come spossate nella aspettativa del soccorso del Padre.
5 Si sono moltiplicati più dei capelli
del mio capo quelli che mi odiano
senza ragione, si sono rafforzati
quelli che mi hanno perseguitato
ingiustamente, i miei nemici : allora
pagavo ciò che non ho rapito.
Chi può contare in effetti, o mio Dio, il numero dei tuoi nemici? Quanti uomini ci sono stati e quanti ci saranno sopra la terra devono essere considerati almeno in Adamo e secondo la corruzione originale della loro nascita come nemici della tua giustizia e della tua santità. E quale motivo ciò nonostante potevano avere tutti gli uomini e specialmente i Giudei di odiare il loro creatore, il loro benefattore e il loro Salvatore? Tanta ingratitudine perciò ha formato il maggior supplizio di Gesù Cristo. Egli era odiato da ingrati che erano stati ricolmati delle sue grazie e per questi ingrati nondimeno egli soggiace alla morte. Egli non muore per effetto della loro crudeltà, se non perché vuole morire per la loro salvezza e per un eccesso della sua carità. La forza con cui i suoi persecutori hanno prevalso contro di lui ha fatto in modo che egli procurasse la salvezza a quegli stessi che gli avevano procurato la morte. Tale la divina economia dell’incarnazione e della redenzione degli uomini. Il Figlio di Dio, annientandosi fino ad assumere la condizione di uno schiavo, mentre la sua natura era uguale a Dio, si è obbligato a pagare anche quello che egli non aveva rapito cioè a rendere a Dio con la sua morte l’onore che gli uomini avevano rapito con i loro delitti. L’eterna sapienza ha confuso in questo modo l’orgoglio del demonio e l’ingratitudine dell’uomo che avevano voluto usurpare ciò che non apparteneva a loro: l’uno avendo detto che avrebbe stabilito il suo trono verso l’Aquilone e che si sarebbe fatto simile all’Altissimo, e l’altro essendosi lusingato che dopo aver gustato dell’albero vietato sarebbe diventato come un dio.
6 O Dio, tu conosci la mia stoltezza
e le mie colpe a te non sono nascoste.
In quale modo colui che è la sapienza creata ed eterna può dire a Dio suo Padre che egli conosce quale sia la sua stoltezza? Può dirlo a nome delle sue membra, la cui colpevole stoltezza era in un certo senso la sua, dopo che si era caricato dell’universale delitto. Questo gli fa dire che i suoi peccati non gli erano nascosti, cioè che Dio, Padre suo, conosceva perfettamente al pari di lui l’orribile corpo di tutti i peccati del mondo che egli veniva a distruggere con la sua morte. È importante che gli uomini volgano spesso il loro pensiero a questo, affinché vedendo l’enormità e il numero di questi peccati, abbiano una maggiore gratitudine verso il Salvatore e provino più orrore verso le colpe anche più leggere, che insieme con tutte le altre sono la ragione della sua passione. Egli può anche dare il nome di stoltezza alla sua stessa croce nel senso in cui Paolo ha detto: che le cose più stolte in Dio sono più sagge della sapienza di tutti gli uomini.
7 Non arrossiscano di me quelli che
ti aspettano, Signore, Signore delle
schiere, non si vergognino di me quelli che ti cercano,
Dio di Israele.
8 Perché a causa tua ho sopportato
l’obbrobrio, la vergogna ha coperto il mio volto.
Gesù Cristo chiede al Padre suo che egli non permetta che la sua morte sia per i suoi discepoli motivo di confusione. Risuscitandolo e facendo loro conoscere che egli era non morto se non per la sua gloria. Il redentore prega anche per tutti i suoi membri, chiedendo al Padre suo che fortifichi quelli che vivono nella sua attesa e che sinceramente lo cercano. È degno di osservazione che facendo questa preghiera egli chiama Dio, Signore degli eserciti, per farci intendere che colui che lo proteggeva e per la cui gloria egli soffriva era più potente dei suoi nemici. Perciò le sue membra non dovevano in alcun modo temere, poiché non per debolezza, ma per zelo della gloria del Padre suo egli sopportava tanti oltraggi.
9 Sono diventato un estraneo per
miei fratelli e un forestiero per i figli di mia madre,
10 poiché lo zelo della tua casa mi ha divorato,
e gli obbrobri di quelli che ti
insultano sono ricaduti su di me;
I Giudei che erano i fratelli di Gesù Cristo secondo la carne, perché al par di lui erano figli della sinagoga loro madre, lo trattarono come uno straniero e un forestiero, come un nemico della legge che non aveva parte con essi alla eredità loro promessa dal loro santo legislatore. Ma perché l’hanno trattato in questo modo? Perché egli dice a Dio suo Padre: mi ha divorato lo zelo della gloria della tua casa ; e non potendo sopportare le orribili profanazioni che si commettevano contro la tua gloria ho mostrato una santa indignazione contro tutti i profanatori della tua santa rivelazione, riprendendoli severamente per tutti i loro errori. Non ho potuto essere insensibile ai tuoi interessi ma sono caduti sopra di me di oltraggi di coloro che ti insultavano.
11 e ho coperto nel digiuno
l’ anima mia e si è fatto a me in obbrobrio.
12 e ho messo come mia veste
un cilicio e sono diventato per loro come una favola.
Era costume degli ebrei coprirsi il capo nelle grandi tribolazioni come si vede in vari luoghi della Scrittura. L’anima può qui indicarci tutto l’uomo. Però quando egli dice che aveva ricoperto l’anima sua è lo stesso che dire che si era coperto, ovvero che aveva coperto il suo capo. Si può dire nondimeno attenendosi all’espressione letterale che si copre l’anima sua digiunando chi è coperto di confusione alla presenza di Dio, a cui non osa alzare gli occhi. Coprire l’anima col digiuno è affliggerla e farla triste con molte astinenze.
14 Ma io, la mia preghiera
a te Signore, è tempo del beneplacito, o Dio,
nell’abbondanza della tua
misericordia esaudiscimi,
nella verità della tua salvezza.
15 Strappami dal fango
perché non vi resti confitto,
che io sia liberato da quelli che mi
odiano e dal profondo delle acque,
16 non mi sommerga la tempesta
di acqua né mi inghiottisca
l’abisso e non serri su di me il pozzo la sua bocca.
Gesù Cristo non opponendo a tutti gli oltraggi dei suoi nemici che la preghiera offerta a Dio, insegnava con il suo esempio a tutti i suoi discepoli che dovevano ricorrere al solo Signore in mezzo a tutte le persecuzioni degli uomini. Egli fa presente al Padre suo che era venuto il tempo di manifestare la sua bontà, cioè il tempo stabilito dall’eternità della sapienza di Dio per salvare dalla morte il suo Figlio unigenito con la gloria della sua risurrezione e nel tempo stesso, dice Sant’Ilario, per procurare la riconciliazione di tutto l’universo con l’inestimabile sangue dell’uomo Dio. Supplica il Padre suo di esaudirlo ricordando la sua infinita misericordia che l’aveva spinto a promettere la salvezza sospirata da tanto tempo. Tutte le espressioni usate di seguito sono figurate, come quelle del principio di questo salmo, in cui per significare l’estrema afflizione da lui sofferta si era rappresentato come un uomo sepolto in un abisso di fango, sommerso dalla tempesta e precipitato in fondo al mare. Egli aggiunge solamente una nuova metafora: quella di un pozzo profondissimo in cui era caduto e chiede al Padre suo che lo tiri fuori finalmente da una situazione così orribile, non permettendo che egli rimanga sommerso, né che sopra di lui sia chiusa la bocca del pozzo di cui parla. Come spiega Sant’Ilario lo scongiura di non volere che la morte sia vittoriosa, nè che egli resti dentro il sepolcro.
Il pane non riuscirebbe gradito al palato, se ad esso la fame non preparasse il gusto. Perciò quando Dio permette che noi siamo tribolati egli dimostra in ciò stesso la sua misericordia. Non ci toglie allora il nostro cibo, ma sveglia piuttosto nelle nostre anime il desiderio e l’appetito. Quando egli dunque dice: esaudiscimi, poiché piena di benignità è la tua misericordia è lo stesso che dire: non indugiare ad esaudirmi perché l’afflizione eccessiva in cui sono servirà a farmi gustare sempre più la dolcezza della tua divina misericordia e quindi riconosco che tu non hai tardato a soccorrermi se non al fine di rendermi sempre più caro il tuo soccorso.
19 Volgiti all’anima mia e liberala,
a causa dei miei nemici liberami.
20 Tu conosci il mio obbrobrio
e la confusione e la mia vergogna.
Guardami, egli aggiunge, non secondo la moltitudine dei miei peccati, di cui ho potuto prendermi carico, ma secondo l’abbondanza delle tue divine misericordie di cui gli uomini hanno già ricevuto tante prove e di cui la presente, con la quale mi hai ridotto ad estrema angustia per amore di essi, è incomparabilmente la maggiore. Non torcer dunque la tua faccia da colui che non avendo creduto una usurpazione nel sembrare uguale a Dio, si è annichilito fino ad assumere le sembianze di un fanciullo e di un servo. In quanto all’affanno da lui dimostrato per essere presto liberato, lo stesso può significare non solo la grande afflizione della sua anima, ma anche l’ardente desiderio che gli divampava in seno della salvezza degli uomini. Alla fine egli scongiura Dio di salvarlo a causa dei suoi nemici, cioè per umiliare i suoi persecutori che si gloriavano di averlo vinto e ridotto in uno stato in cui sembrava che non potesse più salvare se stesso, egli che aveva preteso di salvare gli altri. I santi interpreti ciò nonostante hanno creduto che si possa spiegare questo passo a favore degli stessi nemici di Gesù Cristo. Osservano che mentre gli altri uomini non desiderano di essere salvati se non per se stessi, Gesù Cristo domanda qui al contrario di essere liberato non per interesse proprio, ma per quello dei suoi nemici.
21 Davanti a te sono tutti i miei oppressori.
Obbrobrio ha aspettato il mio cuore e sventura e ho atteso
chi soffrisse con me non c’è stato e chi consolasse
e non l’ho trovato.
22 E mi hanno dato come mio cibo
del fiele e nella mia sete mi hanno
abbeverato con aceto.
La consolazione dei giusti, che sono oppressi dai persecutori, oltraggiati e coperti di obbrobrio in faccia al mondo, è l’essere certi che a Dio è palese quello che soffrono e l’innocenza con cui lo soffrono. Se l’ingiusta accusa dei delitti di cui non sono colpevoli, li fa talvolta arrossire per un effetto della umana infermità davanti a uomini che prestano fede a tale imposture, essi si rassicurano e si confortano alla presenza di Dio che scorge l’intimo dei loro cuori e alla cui luce è esposta la malizia dei loro nemici. Ciò che forma la consolazione degli innocenti perseguitati dovrebbe formare il terrore di quelli che li perseguitano, se considerassero che gli occhi di Dio vegliano attenti per osservare tutti i loro passi con cui corrono senza pensarvi alla loro perdizione. Molti si rattristavano per la passione e la morte di Gesù Cristo. È certo che i suoi discepoli ne provarono un grande dolore, ma non con Gesù Cristo, cioè per le stesse ragioni della sua tristezza. Perciò egli non riceveva consolazione alcuna, poiché non poteva riceverne se non dalla conversione delle anime così ardentemente desiderata del redentore.
23 Sia la loro mensa dinanzi a loro
un laccio e retribuzione e inciampo.
24 Siano ottenebrati i loro occhi
perché non vedano e tu piega sempre il loro dorso.
25 Riversa su di loro la tua ira
e il furore della tua ira li afferri.
26 Sia ridotta a un deserto la loro
abitazione e nelle loro tende non ci sia chi abiti.
Avendo San Paolo riferito questo passo al fine di provare che i Giudei sono stati accecati perchè non avessero la vera intelligenza delle Scritture; per la mensa che doveva essere dinanzi a loro come un laccio, una giusta punizione e una pietra di scandalo, noi dobbiamo intendere, secondo Sant’Ilario, le stesse divine Scritture, dove, invece del pane di vita e del celeste cibo loro offerto dallo Spirito Santo non hanno incontrato che la loro perdizione. È giustamente accaduto a loro una tale sciagura per castigo della così crudele ingratitudine dimostrata verso il loro divino liberatore. Quindi il profeta sembra opporre la mensa della Parola di Dio, che è divenuta per i Giudei una mensa di scandalo, all’altra mensa, in cui avevano presentato a Gesù Cristo fiele ed aceto. Dio ha dato a loro, dice San Paolo, uno spirito di letargo e di insensibilità, occhi per non vedere ed orecchie per non udire. E Davide dice di loro: la loro mensa divenga come un laccio. Se leggono dunque e odono leggere le Scritture, di quelle non hanno intelligenza. È una mensa, dice il profeta, imbandita davanti a loro, ma non possono cibarsi delle vivande che in essa vengono arrecate. Colui che noi adoriamo come la virtù suprema dell’altissimo Dio, è un argomento di scandalo per loro. Sempre curvo è il loro dorso, cioè non possono sollevare né il cuore né la mente al cielo, essendo carnalmente affezionati ai beni terreni e trascurando quelli del cielo. Questo come assicura il profeta è l’effetto funesto dell’ira che Dio versa sopra i suoi nemici e del furore della sua collera che fa loro sentire. Quello che il profeta aggiunge che la loro abitazione diventi desolata, i padri secondo l’oracolo di Gesù Cristo lo spiegano della rovina della città e del tempio di Gerusalemme, che era considerato dai Giudei come la loro abitazione e come il centro della loro religiosità e di cui si facevano grande gloria.
26 Sia ridotta a un deserto la loro
abitazione e nelle loro tende non ci sia chi abiti.
27 Poiché colui che tu hai percosso
essi l’hanno perseguitato
e al dolore delle mie ferite ne hanno aggiunto ancora.
28 Aggiungi iniquità alla loro
iniquità e non entrino nella tua giustizia.
29 Siano cancellati dal
libro dei viventi e con i giusti non siano scritti.
Dio ha percosso Gesù Cristo consegnandolo nelle mani dei vignaiuoli, quantunque sapesse che gli avrebbero dato la morte. L’ha percosso anche quando lo ha rivestito di una carne mortale come quella dei peccatori. Lo ha fatto per un eccesso di carità verso gli uomini. Dio ha talmente amato il mondo dice lo stesso Cristo che ha consegnato il suo Figlio unigenito. I Giudei hanno odiato e perseguitato colui che veniva per salvarli. È certo che Dio ha saputo trarre dalla crudeltà dei Giudei un bene così grande com’era la salvezza degli uomini. Come punizione per aver aggiunto con il furore del loro odio nuovi dolori al dolore delle ferite procurategli dal Padre suo, che lo ha esposto alla fame, alla sete, al freddo e al caldo e facendogli provare tutto il peso dei peccati degli uomini, la maggior parte di loro sono stati abbandonati alla propria iniquità, per colmare, al dire di Gesù Cristo la misura finché trabocchi. Ciò che il profeta aggiunge: siano cancellati dal libro dei viventi, sembra indicarci il loro sterminio o secondo altri che non sarebbero più stati considerati il popolo di Dio, che fino ad allora era stato il popolo dei giusti e dei viventi, perché tutte le altre nazioni erano considerate come morte davanti a Dio. Molti intendono per libro dei viventi quello della predestinazione: che non siano scritti con i giusti; perché quelli il cui nome è stato scritto nel libro della vita non saranno da quello mai cancellati.
30 Io sono povero e dolente, la tua
salvezza o Dio mi ha sostenuto.
31 Loderò il nome di Dio
col cantico, lo magnificherò nella lode.
32 E piacerà a Dio più di un
vitello giovane che mette corna ed unghie.
È questa una eccellente preghiera che il profeta pone sulla lingua di Gesù Cristo e che dalla bocca del capo deve passare in quella delle membra. Colui che era sovranamente ricco si è fatto povero per arricchirci. Egli in verità è stato pieno di dolori, così che in un altro luogo viene chiamato l’uomo dei dolori. Ma se è stato addolorato lo è stato per amore nostro. E se egli parla della sua povertà del suo dolore lo fa per insegnarci ad essere poveri ed afflitti a sua imitazione. Tutto il corpo di Gesù Cristo dice queste parole: sono povero e addolorato. Bisogna che esso si presenti davanti a Dio sinceramente reputandosi povero ed afflitto ed allora si rende degno, come Gesù Cristo, di essere salvato per la potenza di Dio. Il Signore non promette la salvezza ed il suo regno se non a quelli che sono poveri di spirito e di cuore e che piangono. Questi sono nello stato di lodare il nome di Dio cantando inni alla sua gloria. Il sacrificio di un cuore umiliato che rende tutta la gloria al nome del Signore, gli è incomparabilmente più gradito di tutte le vittime della legge antica, fra cui al primo posto era un vitello ingrassato.
Quelli che sono i discepoli poveri di un maestro povero, volgano lo sguardo a un tale modello e rimirando la povertà e il dolore dell’uomo Dio, che la destra dell’Onnipotente ha salvato e tratto dalla morte, si rallegrino in mezzo ai loro patimenti per la certezza che dà loro la fede, che il capo povero salverà parimenti le sue membra povere. Voi dunque che siete annoverati tra quei poveri beati, cercate Dio e non cercate che lui solo e l’anima vostra in lui troverà la vera vita. Sono queste altre le parole della eterna Sapienza: chi l’avrà trovata troverà la vita ed attingerà la salvezza nel Signore, come nella sua sorgente.
33 Vedano i poveri e gioiscano.
Cercate Dio e vivrà l’anima vostra.
34 Perché ha esaudito i poveri
il Signore e i suoi in catene non ha disprezzato.
35 Lo lodino i cieli e la terra, il mare
e quanto brulica in essi.
36 Poiché Dio salverà Sion e saranno edificate le città
della Giudea e lì abiteranno e
avranno essa in eredità.
37 E la discendenza dei suoi servi la possederà e quelli
che amano il suo nome abiteranno in essa.
Se la penitenza di un solo peccatore è capace di produrre una grande letizia agli angeli del cielo, quanto maggiore deve essere questa letizia per la conversione generale e per la riconciliazione di tutto l’universo! Non è dunque da meravigliarsi che il profeta inviti il cielo, la terra, il mare con tutto ciò che in quelli si muove, a manifestare le lodi del Signore. Si parla della salvezza del Signore, della Chiesa universale e cattolica e della edificazione delle chiese particolari, figurate dalle città di Giuda o della Giudea che dovevano esserne come le primizie, dal momento che qui vi furono stabilite le prime chiese. La Sion spirituale, sia considerata sulla terra o nel cielo, è l’eredità acquistata ai figli di Dio con il merito della morte di Gesù Cristo. Veniamo dunque per mantenerci saldi nel possesso della sua eredità e per non escluderci noi medesimi per nostra colpa. È questa la nostra vera eredità che possediamo anche in questa vita in virtù della speranza, aspettando di giungere alla celeste Sion, di cui la Chiesa della terra non è che una immagine.
Da Agostino
1 per la fine, per quelli
che saranno trasformati, di Davide
“Il titolo del salmo è: Sino alla fine, per coloro che saranno mutati, per David stesso. Intendi qui il mutamento in meglio: il mutamento infatti può essere in meglio o in peggio. In Adamo ed Eva fu in peggio; in coloro che, nati da Adamo e da Eva, sono stati incorporati a Cristo, è stato in meglio. Come infatti per un solo uomo la morte, così anche per un solo uomo la resurrezione dei morti; e come in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti saranno vivificati . Riconosciamo descritta nelle parole del salmo la causa del nostro mutamento, cioè la passione del Signore; riconosciamovi anche la nostra voce in mezzo alle tribolazioni. Riconosciamola e gemiamo; e, ascoltando e conoscendo, uniti nel medesimo gemito, lasciamoci trasformare in modo che si compia in noi il titolo del salmo: Per coloro che saranno mutati”
2 Salvami, o Dio, perché le acque sono penetrate
fino all’anima mia.
“Se dice che le acque sono entrate sino all'anima sua, è perché le folle, rappresentate sotto il nome di acque, hanno potuto prevalere sul Cristo fino a ucciderlo. Son riuscite a schernirlo, a catturarlo, ad incatenarlo, ad insultarlo, prenderlo a schiaffi e coprirlo di sputi. E ce n'è ancora? Sì, fino alla morte. Dunque: Le acque sono entrate fino alla mia anima. Dà alla vita sua fisica il nome di anima, e proprio fino a quest'anima essi sono potuti arrivare con i loro tormenti” .
3 Sono stato conficcato nella melma
dell’abisso e non c’è sostegno.
Sono sceso nelle profondità del
mare e la tempesta mi ha sommerso.
“Io sono immerso nel fango dell'abisso e non c'è sostanza, come se volesse dire: Io sono giunto alla povertà. Dice infatti costui: Io sono povero e dolente; e l'Apostolo dice dal canto suo: Pur essendo ricco, egli si fece povero per voi per arricchirvi con la sua povertà . Volendo dunque sottolineare la sua povertà, il Signore ha forse detto: Non c'è sostanza. Difatti, quando assunse la natura del servo, egli si spinge fino all'estremo della povertà… Ma da qui nasceranno grandi ricchezze. Egli toccò il fondo della miseria; ma da questa sua povertà sovrabbonderanno le nostre ricchezze. Quante ricchezze non dovrà egli possedere, se è in grado di arricchirci mediante la sua stessa povertà! Che cosa mai farà di noi, quando ci parteciperà le sue ricchezze, se tanto ci ha arricchiti con la sua povertà?”
4 Mi sono affaticato gridando, si è fatta rauca la mia
gola, i miei occhi si sono consumati
mentre spero nel Dio mio.
“Mi sono stancato nel gridare; rauche sono divenute le mie fauci. Dove? Quando? Convinti che in questo salmo si descrive la passione del Signore, andiamo a consultare il Vangelo. Vi troveremo la storia della sua passione; vi leggeremo che le acque sono entrate fin nella sua anima, in quanto i popoli hanno prevalso su di lui fino a condannarlo a morte. Lo leggiamo e ci crediamo. Come pure sappiamo che egli fu sommerso dalla tempesta quando le trame ordite dai nemici per ucciderlo ottennero il successo sperato. Ma che egli si sia stancato di gridare e che siano divenute rauche le sue fauci, non soltanto non lo leggiamo, ma anzi leggiamo proprio il contrario. Egli, cioè, non rispondeva ad essi alcuna parola; e nel suo silenzio si adempiva quanto in un altro salmo è scritto: Sono divenuto come uomo che non ode e che nella sua bocca non ha di che rispondere. Come pure ciò che aveva profetizzato Isaia: Come pecora è trascinato al macello; e come agnello dinanzi al tosatore, così egli non ha aperto la sua bocca . Se è divenuto come uomo che non ode e se nella sua bocca non ha di che replicare, come si è stancato gridando, e come sono divenute rauche le sue fauci? O forse taceva proprio perché era rauco dal lungo ed inutile gridare? Conosciamo, è vero, il grido che emise dalla croce e l'abbiamo letto in un altro salmo: Dio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Ma, quanto poté essere forte quel grido, oppure quanto mai sarà durato, per rendere rauche le sue fauci? A lungo però egli aveva gridato: Guai a voi scribi e farisei! A lungo aveva gridato: Guai al mondo per gli scandali! Ma, certamente, doveva aver gridato con voce rauca; e per questo non veniva compreso. Come osservarono a volte i Giudei: Cosa mai dice costui? Dure sono queste parole: chi le può ascoltare? Noi non sappiamo cosa dica. Egli pronunciava tante parole; ma le sue fauci erano rauche. Rauche, naturalmente, per coloro che non volevano intendere la sua voce. Mi sono stancato nel gridare; rauche sono diventate le mie fauci”
“Quando dice: I miei occhi sono venuti meno, stanchi di sperare nel mio Dio, egli trasferisce in se stesso gente di questa fatta. E una tale speranza egli ridonava, quando mostrava le sue cicatrici perché fossero toccate. Nel toccarle, Tommaso torna alla speranza che aveva perduta ed esclama: Signore mio e Dio mio! Erano venuti meno i tuoi occhi, né osavi sperare nel tuo Dio. Hai toccato le cicatrici e questo tuo Dio lo hai ritrovato. Hai toccato la forma del servo e vi hai riconosciuto il tuo Signore. A lui tuttavia il Signore diceva: Poiché hai visto, hai creduto. E preannunziando la nostra fede, con la voce della sua misericordia continuava: Beati coloro che non vedono e credono!”
5 Si sono moltiplicati più dei capelli
del mio capo quelli che mi odiano
senza ragione, si sono rafforzati
quelli che mi hanno perseguitato
ingiustamente, i miei nemici : allora
pagavo ciò che non ho rapito.
Si sono moltiplicati più dei capelli del mio capo coloro che mi odiano senza ragione. Paragona i suoi nemici ai capelli del suo capo. Va da sé che essi sarebbero stati rasi, quando lui sarebbe stato crocifisso sul luogo del Calvario. Accolgano le membra queste parole: imparino ad essere odiate senza motivo. Se infatti è necessario, o cristiano, che il mondo nutra odio per te, perché non fai in modo di essere odiato senza ragione, onde riconoscere la tua voce nel corpo del tuo Signore e in questo salmo che di lui profetizza? Ma come potrà essere che, senza motivo, il mondo nutra per te dell'odio? Ciò accadrà quando sarai preso in odio senza aver fatto del male ad alcuno. Questo è essere odiati senza un perché, cioè senza motivo. È poco che il mondo ti odi senza motivo: fa' in modo che abbia a ripagarti col male per il bene da te fatto. Si sono rafforzati i miei nemici, che mi perseguitano ingiustamente. E come prima aveva detto: Si sono moltiplicati più che i capelli del mio capo, dice poi: Si sono rafforzati i miei nemici. E come prima aveva detto: Coloro che mi odiano senza motivo, così poi aggiunge: Coloro che mi perseguitano ingiustamente. Ciò che prima è senza motivo, poi è ingiustamente. È questa la voce dei martiri: martiri non per la pena che subiscono, ma per la causa per cui soffrono. Non è un motivo di gloria subire persecuzioni, essere tenuti prigionieri, essere flagellati o chiusi in carcere, essere proscritti o uccisi. Solo quando tutto questo si subisce per una causa buona, è una gloria. La gloria sta infatti nella bontà della causa, non nella durezza della pena.
e le mie colpe a te non sono nascoste.
“Dio, tu hai conosciuto la mia stoltezza. Di nuovo parla a nome del corpo. Vi può essere infatti stoltezza in Cristo? Non è forse lui la virtù di Dio e la sapienza di Dio? Oppure chiama sua stoltezza quella della quale l'Apostolo afferma: La follia di Dio è più sapiente degli uomini . La mia stoltezza: cioè l'essere stato schernito da coloro che si credevano di essere sapienti. Tu sapevi perché ciò accadesse: Tu hai conosciuto la mia stoltezza. Che cosa somiglia di più alla stoltezza di questo: avere la possibilità e la forza di far stramazzare in terra con una sola parola i propri persecutori o invece lasciarsi prendere, flagellare, coprire di sputi, schiaffeggiare, coronare di spine, inchiodare a un legno? Tutto questo rasenta i limiti della stoltezza, sembra follia; ma questa follia supera ogni sapienza. O Dio, tu hai conosciuto la mia stoltezza; e le mie colpe non ti sono nascoste. È chiaro, evidente, manifesto, che tutto questo è stato detto a nome del corpo. Cristo non commise alcuna colpa; si caricò delle colpe, ma non le commise. E le mie colpe non ti sono nascoste. Vuol dire: ti ho confessato tutte le mie colpe; e prima che aprissi bocca tu le hai viste nel mio pensiero, hai visto le ferite che dovevi sanare. Ma dove? Certamente nel corpo, nelle membra: in quei fedeli che gli erano uniti come membra, fra i quali si annoverava quel tale che confessando a Dio i suoi peccati diceva: E le mie colpe non ti sono nascoste”
7 Non arrossiscano di me quelli che
ti aspettano, Signore, Signore delle
schiere, non si vergognino di me quelli che ti cercano,
Dio di Israele.
“Non arrossiscano per me coloro che sperano in te, Signore, Signore degli eserciti. È di nuovo la voce del capo: Non arrossiscano per me! Non si dica loro: Dov'è colui del quale vi eravate fidati? Non si dica loro: Dov'è colui che vi diceva: Credete in Dio, e credete in me ?”
“Queste parole possono essere intese anche come dette dal corpo: a patto però che tu non consideri questo suo corpo come costituito da un uomo solo. Un uomo solo infatti non è tutto il corpo di Cristo, ma soltanto un piccolo membro; il corpo consta di tutte le membra. Il suo corpo totale è la Chiesa tutta intera. Orbene, questa Chiesa può molto convenientemente dire: Non arrossiscano per causa mia coloro che sperano in te, Signore, Signore degli eserciti”
8 Perché a causa tua ho sopportato
l’obbrobrio, la vergogna ha coperto il mio volto.
“Per te ho sopportato l'ignominia; la sfrontatezza ha coperto la mia faccia. Conta poco dire: Io ho sopportato; quel che vale è l'aver sopportato per te. Se sopporti una pena perché hai peccato, per colpa tua la sopporti, non a gloria di Dio. Quale gloria avete, dice Pietro, se siete puniti e soffrite come peccatori? Ma se sopporti una molestia per aver osservato il comandamento di Dio, la sopporti veramente per Iddio; e per questo la tua ricompensa resterà in eterno…Sii audace quando sopporti la vergogna in nome di Cristo; sii senz'altro audace! Che cosa temi per la tua fronte quando l'hai munita con il segno della croce”
9 Sono diventato un estraneo per
miei fratelli e un forestiero per i figli di mia madre,
“È divenuto estraneo per i figli della sinagoga. Nella sua patria si diceva di lui: Non sappiamo forse noi che egli è il figlio di Maria e di Giuseppe? E altrove: Ma noi non sappiamo donde sia costui! Ebbene, sono divenuto estraneo per i figli della madre mia. Non sapevano donde io fossi; eppure la mia carne era della loro stirpe”
10 poiché lo zelo della tua casa mi ha divorato,
e gli obbrobri di quelli che ti
insultano sono ricaduti su di me;
Perché lo zelo per la tua casa mi divora. Cioè, perché ho perseguitato in loro le loro ingiustizie; perché non ho loro usato indulgenza quando li rimproveravo; perché ho cercato la tua gloria nella tua casa; perché ho flagellato nel tempio coloro che si comportavano male , realizzando proprio la predizione che: Lo zelo per la tua casa mi divora. Per questo sono straniero, per questo sono ospite; per questo essi dicono: Non sappiamo donde sia…Gli oltraggi dei tuoi oltraggiatori sono ricaduti su di me. Perché dei tuoi? Forse che si può oltraggiare il Padre senza oltraggiare Cristo stesso? Perché gli oltraggi dei tuoi oltraggiatori sono ricaduti su di me? Perché chi conosce me conosce anche il Padre ; e nessuno oltraggia Cristo senza oltraggiare Dio: come nessuno onora il Padre, se non onora anche il Figlio . Gli oltraggi dei tuoi oltraggiatori sono ricaduti su di me perché costoro hanno incontrato me.
11 e ho coperto nel digiuno
l’ anima mia e si è fatto a me in obbrobrio.
Eccomi, dunque! Io ho macerato nel digiuno la mia anima. Respinge anche il fiele che gli porgono: preferisce digiunare piuttosto che accettare l'amarezza. Non entrano infatti nel suo corpo coloro che lo provocano all'ira e dei quali, in un altro passo del salmo, è detto: I provocatori non siano esaltati in se stessi . Dunque, ho macerato nel digiuno la mia anima, e mi si è volto in vergogna. Mi si è cambiato in vergogna il fatto stesso di non aver ceduto a loro, cioè l'essere rimasto digiuno di loro. Chi non cede a coloro che lo spingono al male rimane digiuno nei loro riguardi e per questo digiuno si busca degli insulti: cioè viene vilipeso perché non consente al male”
12 e ho messo come mia veste
un cilicio e sono diventato per loro come una favola.
Ho preso per mia veste un sacco. Vuol dire: Celando la mia divinità , io offrivo loro la mia carne affinché si sfogassero contro di essa. La chiama sacco perché era una carne mortale: tanto che attraverso la carne fu in grado di condannare il peccato mediante la carne . E ho preso per mia veste un sacco e sono divenuto per loro una parabola: cioè, motivo di scherno. Si ha la parabola quando si prende un tizio come esempio e se ne dice male. Così quando si dice: " Vada a finir male come quello ", quel tale fa da parabola, cioè da paragone o da modello di maledizione. Sono divenuto per loro una parabola.
13 Contro me si adoperavano
quelli che sedevano alla porta
e mi canzonavano quelli che bevevano vino.
Mi insultavano coloro che sedevano sulla porta. Sulla porta non vuol dir altro che " in pubblico ". E contro di me cantavano coloro che bevevano vino. Credete, fratelli, che questo sia capitato soltanto a Cristo? Ogni giorno gli capita nelle sue membra. Quando un servo di Dio si vede costretto ad opporsi all'ubriachezza e alle orge dilaganti in qualche contrada o paese dove non è ancora ascoltata la parola di Dio, non solo cantano, ma per di più cominciano a cantare contro colui che vieta loro di cantare. Mettete ora a confronto il digiuno di lui e il vino di costoro! E contro di me cantavano coloro che bevevano vino: il vino dell'errore, il vino dell'empietà, il vino della superbia”
14 Ma io, la mia preghiera
a te Signore, è tempo del beneplacito, o Dio,
nell’abbondanza della tua
misericordia esaudiscimi,
nella verità della tua salvezza.
“Ma io davanti a te con la mia preghiera, Signore. Io stavo dinanzi a te. In qual modo? Pregando. Quando sei colpito da maledizioni e non sai che cosa fare; quando sei coperto di insulti e non hai modo di correggere colui dal quale sei dileggiato, non ti resta altro che pregare. Ma ricordati di pregare anche per lui… Ma io davanti a te con la mia preghiera, Signore. È tempo di grazia, o Dio. Ecco, il chicco di grano viene seppellito; il frutto verrà. È tempo di grazia, o Dio. Di questo tempo hanno parlato anche i profeti, come ricorda l'Apostolo: Ecco ora il tempo favorevole, ecco ora il giorno della salvezza . È tempo di grazia, o Dio. Nella moltitudine della tua misericordia. Ecco perché è tempo di grazia! Per la moltitudine della tua misericordia. Se non ci fosse la moltitudine della tua misericordia, che cosa faremmo noi col cumulo delle nostre iniquità? Esaudiscimi nella verità della tua salvezza. Aveva detto: Della tua misericordia, e qui aggiunge anche " la verità ", perché tutte le vie del Signore sono misericordia e verità . Perché misericordia? Perché rimette i peccati. Perché verità? Perché mantiene le promesse. Esaudiscimi nella verità della tua salvezza.
15 Strappami dal fango
perché non vi resti confitto
che io sia liberato da quelli che mi
odiano e dal profondo delle acque
E Sia liberato da coloro che mi odiano. Essi sono dunque il fango in cui ero immerso. Ma questo senso viene, forse, solo suggerito. Poco prima aveva detto: Sono immerso; ora dice: Salvami dal fango perché non vi rimanga appiccicato. Quando cadi nella rete di uno che ti spinge a commettere l'iniquità, il tuo corpo è, sì, prigioniero (cioè, con il corpo sei immerso nel fango dell'abisso), ma finché non cedi al persecutore non sei incollato al fango. Se, invece, cedi, ci rimani attaccato. Prega dunque affinché la tua anima non sia imprigionata come lo è il tuo corpo. Sii libero, pur nelle catene. Sia io liberato da coloro che mi odiano e dal profondo delle acque.
16 non mi sommerga la tempesta
di acqua né mi inghiottisca
l’abisso e non serri su di me il pozzo la sua bocca.
“Non mi sommerga la tempesta delle acque. È un richiamo per coloro ai quali è detto: Se sarete perseguitati in una città, fuggite in un'altra . È a costoro che si rivolge l'invito di non lasciarsi imprigionare né quanto al corpo né quanto allo spirito. Difatti anche il solo lasciarsi invischiare materialmente non è cosa da desiderarsi ma, per quanto possiamo, da evitarsi. Tuttavia, se per un qualche attacco verremo a trovarci in mezzo ai peccatori, ormai materialmente siamo impegolati e siamo anche immersi nel fango dell'abisso. Allora all'anima non rimane che pregare affinché non vi resti appiccicata, cioè che non consentiamo al male. Che almeno non ci sommerga la tempesta delle acque sicché noi sprofondiamo nell'abisso di fango. E non mi inghiotta l'abisso, né chiuda su di me il pozzo la sua bocca.
17 Esaudiscimi Signore perché
benefica è la tua misericordia
secondo la moltitudine delle tue
compassioni china lo sguardo su di me
“Esaudiscimi senza più rimandare: mi trovo in una tribolazione tanto grande che è dolce per me la tua misericordia. Per questo tu differivi il tuo aiuto: perché mi fosse dolce. Ebbene, ormai non c'è più da rimandare: la mia tribolazione è giunta all'estremo; la misura del patire è colma. Venga dunque la tua misericordia per beneficarmi. Esaudiscimi, Signore, perché dolce è la tua misericordia. Secondo la moltitudine delle tue misericordie guarda verso di me, non secondo la moltitudine dei miei peccati.
18 e non distogliere il tuo volto dal tuo servo.
poiché sono tribolato, presto, esaudiscimi.
“Non distogliere il tuo volto dal tuo ragazzo. È una nuova lode dell'umiltà. Dal tuo ragazzo, cioè dal tuo piccolo; e tale sono io, perché ormai, attraverso la lezione della sofferenza, mi sono sbarazzato della superbia. Non distogliere il tuo volto dal tuo ragazzo! Questa è la stupenda misericordia di Dio della quale prima ha parlato. Infatti nel verso seguente spiega quanto ha detto: Perché soffro, ascoltami prontamente. Che significa: Prontamente? Che non c'è più ragione di rimandare. Io soffro - dice - e la mia sofferenza già mi opprime; non tardi a venire la tua misericordia.
19 Volgiti all’anima mia e liberala,
a causa dei miei nemici liberami.
“A cagione dei miei nemici, liberami. "Guarda l'anima mia" si riferisce all'intervento segreto. A cagione invece dei miei nemici, libera anche il mio corpo. Nessun giovamento infatti avranno i miei nemici se tu libererai soltanto l'anima; crederanno di aver ottenuto dei successi, di esser riusciti nelle loro imprese a mio danno. Quale utilità ci sarà allora nel mio sangue, se io precipito nella corruzione? Dunque, guarda l'anima mia e riscattala! Una cosa, questa, che tu solo conosci. Ma poi, a cagione dei miei nemici, liberami: la mia carne non conosca la corruzione.
20 Tu conosci il mio obbrobrio
e la confusione e la mia vergogna.
Perché tu conosci il mio oltraggio e la mia confusione e la mia vergogna. Che cos'è l'oltraggio? Che cosa è la confusione? Che cosa è la vergogna? L'oltraggio è l'offesa che il nemico mi scaglia contro. La confusione è un sentimento che provoca i rimorsi della coscienza. La vergogna è invece quel sentimento che fa arrossire la fronte dell'uomo smaliziato anche dinanzi ad un'accusa falsa. Nel caso, ad esempio, in cui la colpa non esiste, oppure, anche se colpa c'è, non è di colui al quale viene imputata, capita che la debolezza dell'animo umano provi vergogna pur essendo falsa l'accusa. Arrossisce non per la colpa che gli è rinfacciata, ma perché l'accusa è creduta. Tutte e tre le cose avvengono nel corpo del Signore. Non poteva infatti esservi confusione in colui nel quale non c'era alcuna colpa. Ai cristiani invece era rinfacciato come colpa il fatto stesso d'essere cristiani. In realtà una tale accusa era certamente una gloria; e gli spiriti forti la ricevevano volentieri e senza arrossire minimamente del nome del Signore. Una santa sfrontatezza aveva infatti coperto la loro faccia, avendo essi acquistato la franchezza e il coraggio di Paolo che diceva: Non arrossisco del Vangelo, perché esso è la forza di Dio per la salvezza di ogni credente … Tu sai perché in me c'è l'oltraggio; tu sai perché c'è la confusione e perché c'è la vergogna. Liberami dunque a motivo dei nemici, poiché, se tu conosci questi miei sentimenti, essi non li conoscono; e per questo motivo, cioè perché sono al tuo cospetto, coloro che non conoscono tali sentimenti non potranno essere né confusi né corretti se tu non mi libererai manifestamente a cagione dei mici nemici.
21 Davanti a te sono tutti i miei oppressori.
Obbrobrio ha aspettato il mio cuore e sventura e ho atteso
chi soffrisse con me non c’è stato e chi consolasse
e non l’ho trovato.
Il mio cuore si aspettò l'oltraggio e la miseria. Che significano le parole: Si aspettò? Egli aveva previsto le cose che sarebbero accadute nel futuro, e le aveva anche predette. Non per altro motivo venne infatti sulla terra. Se non avesse voluto morire, non sarebbe nemmeno dovuto nascere: egli invece nacque e morì, ma in vista della resurrezione. Due momenti della vita umana ci erano noti; il terzo invece ci era sconosciuto. Sapevamo che gli uomini nascono e muoiono; non sapevamo che risorgono per vivere in eterno. Per mostrarci ciò che non conoscevamo, egli volle attraversare anche le due fasi della vita che conoscevamo. Per questo è venuto. Il mio cuore si aspettò l'oltraggio e la miseria. Ma la miseria di chi? Aspettò infatti la miseria, ma piuttosto quella di coloro che lo crocifiggevano e lo perseguitavano: in modo che in essi fosse la miseria e in lui la misericordia. Commiserando la miseria di costoro ebbe a dire, mentre era inchiodato alla croce: Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno . Il mio cuore si aspettò l'oltraggio e la miseria; e attesi chi insieme con me si rattristasse, e non ce ne fu. Che cosa servì l'aver tanto aspettato? Cioè, a che cosa servì l'aver predetto che io sarei venuto? Si è realizzato in pieno quanto avevo predetto: Ho atteso chi insieme con me si rattristasse e non ce ne fu; chi mi consolasse e non l'ho trovato. Cioè, non ce n'è stato alcuno. Quanto dice nel precedente versetto: Ho aspettato chi insieme con me si rattristasse, ripete nel successivo: E chi mi consolasse. E quanto esprime nel precedente versetto con le parole: E non ci fu, ripete nel seguente dicendo: E non l'ho trovato. Non aggiunge quindi cose nuove: è la ripetizione della sentenza precedente.
22 E mi hanno dato come mio cibo
del fiele e nella mia sete mi hanno
abbeverato con aceto.
“E mi hanno dato per cibo il fiele, e nella mia sete mi hanno dissetato con l'aceto. Tutto questo è accaduto alla lettera, e il Vangelo ce lo narra. Ma dobbiamo intendere, fratelli, che il fatto stesso di non aver trovato consolatori, cioè il fatto stesso che non ho trovato chi insieme con me si rattristasse, questo è stato per me fiele, amaro, aceto: amaro per il dolore, aceto per il vecchiume.
23 Sia la loro mensa dinanzi a loro
un laccio e retribuzione e inciampo.
La trappola è pronta davanti a loro, eppure non si correggono. Essendo la trappola dinanzi a loro, forse che non vi cadranno? Ecco, vedono la trappola e vi mettono il piede e chinano il collo perché sia preso al cappio. Quanto meglio sarebbe per loro allontanarsi dalla trappola, riconoscere il peccato, condannare l'errore, liberarsi dell'amarezza, passare nel corpo di Cristo, cercare la gloria del Signore! Ma tanto forte è la presunzione, che la trappola sta lì, davanti ai loro occhi, ed essi vi cadono.
24 Siano ottenebrati i loro occhi
perché non vedano e tu piega sempre il loro dorso.
“Siano oscurati i loro occhi, affinché non vedano; e la loro schiena sia sempre curva. È la conseguenza. Se i loro occhi saranno oscurati e non vedranno, ne consegue che la loro schiena sarà incurvata. Perché? Perché, cessando di conoscere le cose del cielo, necessariamente penseranno a cose terrene. Colui che sa ben intendere le parole: In alto il cuore! non ha curva la schiena. Dritto nel suo portamento, attende la speranza che è riposta nel cielo.
25 Riversa su di loro la tua ira
e il furore della tua ira li afferri.
“Rovescia su di essi la tua ira, e l'indignazione della tua collera li colga. Il senso è chiaro; tuttavia le parole li colga sembrano indicare che essi si trovano in fuga. Ma dove fuggiranno?... Rifiutano d'assumere le ali per volare nella giusta direzione. L'indignazione della tua collera li colga: non permetta loro di fuggire.
26 Sia ridotta a un deserto la loro
abitazione e nelle loro tende non ci sia chi abiti.
“Sia deserta la loro casa, e nessuno abiti nelle loro tende. Tutto questo è accaduto alla città di Gerusalemme, nella quale essi credevano di essere potenti allorché gridavano contro il Figlio di Dio: Crocifiggi, crocifiggi. E quando riuscirono in quell'impresa che fu uccidere colui che risuscitava i morti, quanto credettero di essere potenti! quanto credettero di essere grandi! La vendetta del Signore li ha raggiunti più tardi: la città fu espugnata, i Giudei furono annientati in una strage in cui caddero uccisi non so quante migliaia di uomini. Nessun giudeo può ora avvicinarsi a quel luogo. Dove poterono gridare contro il Signore, ora il Signore non permette loro di abitare. Hanno perduto il luogo dove diedero sfogo al loro furore; e volesse il cielo che conoscessero almeno ora il luogo della loro pace!
27 Poiché colui che tu hai percosso
essi l’hanno perseguitato
e al dolore delle mie ferite ne hanno aggiunto ancora.
“Perché tutto questo? Perché colui che tu avevi percosso, essi l’hanno perseguitato e hanno aggiunto dolore al dolore delle mie ferite. Quale peccato hanno commesso, se hanno perseguitato uno che era già colpito da Dio? Che cosa può essere loro imputato a colpa? La malizia. Infatti in Cristo si compì ciò che doveva compiersi: cioè la passione per la quale era venuto. Eppure egli punì colui che lo avviò a patire, cioè Giuda traditore. Cristo fu crocifisso: ci ha riscattati con il suo sangue, eppure ha punito Giuda per il suo mercanteggiare.
28 Aggiungi iniquità alla loro
iniquità e non entrino nella tua giustizia.
“L’iniquità dei nemici di Cristo consisteva nel fatto d'aver ucciso un uomo giusto. A tale iniquità ne è stata aggiunta un'altra: crocifiggere cioè il Figlio di Dio. La loro crudeltà era rivolta contro l'uomo; e certamente, se avessero conosciuto chi fosse, mai avrebbero crocifisso il Signore della gloria … Come sta scritto: I malvagi e gli scellerati progrediscono di male in peggio ; e fu in tal modo che si aggiunse iniquità a iniquità. E non prendano parte alla tua giustizia.
29 Siano cancellati dal
libro dei viventi e con i giusti non siano scritti.
“I loro nomi contiene appunto il libro della vita. Che cosa dice infatti lo Spirito di Dio nell'Apocalisse, parlando delle future persecuzioni che scatenerà l'Anticristo? Dice: Cederanno a lui tutti coloro che non sono scritti nel libro della vita . Non v'è dubbio quindi che non cederanno all'Anticristo coloro che vi sono scritti. Come dunque da tale libro saranno cancellati coloro che mai vi erano stati scritti? Ma, nel dire queste parole, l'autore si conforma alla loro speranza. Essi cioè credevano di esservi scritti.
30 Io sono povero e dolente, la tua
salvezza o Dio mi ha sostenuto.
“Il corpo di Cristo, in questa terra, è povero e sofferente. Siano pur ricchi i cristiani; è un fatto che, se sono cristiani, sono poveri. A paragone delle ricchezze celesti nelle quali sperano, stimano sabbia ogni ricchezza terrena. Io sono povero e afflitto e la salvezza del tuo volto, o Dio, mi ha accolto. È forse abbandonato questo povero? E tu ti degnerai di accogliere alla tua mensa questo povero straccione? Sì veramente: il volto di Dio ha accolto questo povero e lo ha salvato. Nel suo volto ha nascosto la povertà di lui. È di Dio infatti che si dice: Li nasconderai nel segreto del tuo volto.
31 Loderò il nome di Dio
col cantico, lo magnificherò nella lode.
Loderò il nome di Dio con il cantico; lo magnificherò nella lode. Già lo abbiamo detto: questo povero loda il nome di Dio con il cantico e lo magnifica nella lode. Ma come oserebbe cantare, se prima non fosse stata saziata la sua fame? Loderò il nome di Dio con il cantico; lo magnificherò con la lode. Grandi ricchezze! Quali gemme estrae dal suo tesoro interiore in lode a Dio! Lo magnificherò nella lode. Queste sono le mie ricchezze. Il Signore ha dato, il Signore ha tolto. È dunque rimasto povero? Certo no!
32 E piacerà a Dio più di un
vitello giovane che mette corna ed unghie.
“E sarà gradita a Dio (la mia lode sarà a lui gradita) più di un giovane vitello che metta corna e unghie. Gli sarà più gradito il sacrificio della lode che non l'immolazione d'un vitello. Il sacrificio di lode mi glorificherà; e ivi è la via nella quale mostrerò a lui la salvezza di Dio. Offri a Dio il sacrificio di lode e sciogli all'Altissimo i tuoi voti . Loderò dunque Dio; e questa lode piacerà a lui più che il vitello giovane che metta corna e unghie. Sarà maggiormente gradita a Dio la lode che esce dalla mia bocca che non una grande vittima immolata al suo altare.
33 Vedano i poveri e gioiscano.
Cercate Dio e vivrà l’anima vostra.
“I poveri vedano e siano felici. Credano e godano nella speranza! Siano ancora più poveri, per meritarsi di essere saziati. E non succeda che, mentre pieni di orgoglio, fanno spreco della loro abbondanza, si vedano rifiutato il pane che li fa vivere in modo salutare. Cercate il Signore, o poveri! Abbiate fame, abbiate sete ! Egli stesso è il pane vivo che è disceso dal cielo . Cercate il Signore e vivrà la vostra anima. Perché viva il vostro corpo, voi volete il pane; cercate piuttosto il Signore, affinché viva la vostra anima.
34 Perché ha esaudito i poveri
il Signore e i suoi in catene non ha disprezzato.
“Perché il Signore ha esaudito i poveri. Egli ha esaudito i poveri. Non li avrebbe esauditi se non fossero stati poveri. Vuoi essere esaudito? Sii povero! Le tue labbra gridino il tuo dolore, non il tedio.
35 Lo lodino i cieli e la terra, il mare
e quanto brulica in essi.
“Lo lodino il cielo e la terra, il mare e tutto quanto si muove in essi. Ecco le vere ricchezze del povero: ammirare la creazione e lodarne il Creatore. Lo lodino i cieli e la terra, il mare e tutto quanto si muove in essi. Allora soltanto le cose create danno gloria a Dio, quando l'uomo, contemplandole, canta la gloria di Dio.
36 Poiché Dio salverà Sion e saranno edificate le città
della Giudea e lì abiteranno e
avranno essa in eredità.
“Ascolta ancora: Perché Dio salverà Sion. Non cessa di restaurare la sua Chiesa; incorpora al suo Unigenito le genti fedeli; non priva del premio promesso coloro che credono in lui. Perché Dio salverà Sion e saranno ricostruite le città di Giudea. Si riferisce alle chiese.
37 E la discendenza dei suoi servi la possederà e quelli
che amano il suo nome abiteranno in essa.
“La discendenza dei suoi servi la possederà. Qual è dunque la discendenza dei suoi servi? Forse tu dirai: Sono i Giudei nati da Abramo; e noi, che non siamo nati da Abramo, come possederemo questa città? Ma non sono certo discendenti di Abramo quei giudei ai quali diceva il Signore: Se siete figli di Abramo, fate ciò che faceva Abramo . Discendenti dei suoi servi sono quindi gli imitatori della fede dei suoi servi. E costoro ne saranno i possessori… I discendenti dei suoi servi sono coloro che amano il suo nome; e poiché sono suoi servi, hanno amato il suo nome. Chiunque non ama il suo nome non può dire di essere discendenza dei suoi servi.
Dai Padri
Ilario: descrive il dramma della passione del Cristo (versetti 1 – 29); poi indica, a grandi linee, il fine della passione che è la salvezza del mondo, la lode di Dio e la beatitudine della Gerusalemme celeste (versetti 30 – 36).
Breve sunto. Questo salmo contiene il mistero della passione del Signore. Parla il Cristo, che ha sperimentato fino in fondo la sofferenza dell’uomo. Tutto il mare della sofferenza umana penetra fino alla sua anima e grida: salvami. Perché penetrasse in lui un turbamento tanto grande per le miserie dell’uomo, fu necessario che si svuotasse della sua natura divina e della sua forma di Dio per assumere la forma dell’uomo e di schiavo.
(2) sono stato confitto nella melma dell’abisso. Il primo uomo fu fatto di fango; il secondo Adamo discese dal cielo fino alle profondità di questo fango. Vi affondò, come una freccia scagliata dall’alto si conficca in terra. Svuotato di se stesso, discese non solo fino alla carne, ma fino alla forza della morte. Tutto il terrore della tempesta che infuriava contro di noi pesò su di lui. Giona, figura del Cristo, usa immagine analoghe. Scendendo dunque nelle profondità della morte il Cristo fu sommerso dalla tempesta mortale, fu piegato dal furore delle potenze avverse (il mare e i suoi flutti, nella Scrittura spesso sono simbolo delle potenze avverse e dei mali che si abbattono sul giusto). Prendendo su di sé le nostre infermità, portando i nostri peccati, parla come un uomo sfinito, lui che nella sua umanità ha conosciuto la fatica, il sonno, la fame e la sete. La sua gola è rauca e i suoi occhi si consumano a forza di sperare nel suo Dio. Tutto questo è simbolo della intensità della sua invocazione e della sua speranza.
(4). Mentre opera la salvezza del genere umano, incontra solo l’odio gratuito. Paga il debito del peccato che non ha commesso e quelli che glielo estorcono sono gli stessi che portano questo debito nelle loro membra (Romani 8,2: la legge del peccato che è in me). Allorché portava a compimento il consiglio eterno della sapienza divina fu considerato uno stolto; ma Dio, tu conosci la mia stoltezza. Stoltezza di pagare il debito di altri e fino alla follia della croce. Il principe di questo mondo, venendo non troverà colpa in lui ma esige ugualmente tutta la pena del peccato, tutto il debito di morte degli altri uomini. Tuttavia, come la supplica dei santi chiedeva che ogni uomo fosse riscattato dal Cristo e divenisse primizia della risurrezione, egli prega perché non restino confusi nella loro speranza quelli che sperano in lui, poiché molti profeti e giusti hanno desiderato di vedere le cose che voi vedete (Matteo 13,17). Dichiara dunque con forza che non è venuto a fare la sua volontà ma quella del Padre. A causa tua ho sopportato l’obbrobrio, estraneo son divenuto ai miei fratelli, perché lo zelo della tua casa mi ha divorato. Anche Giovanni ricorda questo nel suo Vangelo (2,17). Nel Figlio unigenito di Dio l’infermità umana non era connaturale ma assunta: è dunque per obbedienza a Dio che egli sopporta l’oltraggio quando assume un corpo che non è secondo la sua natura, quando il Padre lo fa peccato (2 Corinzi 5,21), quando obbedisce fino alla morte, quando ci si beffa di lui dicendogli di salvare se stesso, lui che ha salvato gli altri (Marco 15,31), quando è insultato, percosso e coperto di sputi (Marco 15,18). Così coperto di vergogna per obbedienza a Dio diviene un forestiero per i figli di sua madre. Quando rovescia le tavole dei venditori nel tempio è perché lo zelo della casa di Dio lo ha divorato: è il sacro sdegno dell’amore che ci tocca davanti a un’offesa fatta a quelli che amiamo. In questo modo attira su di sé tutte le maledizioni degli uomini, le accuse che abitualmente si rivolgono ai nemici di Dio, si fanno ricadere su di lui; lo si chiama Beelzebub e lo si considera un bestemmiatore, un indemoniato (Romani 15,3).
Il diavolo gli rimprovera il suo digiuno. I giudei gli rimproverano le sue lacrime per Lazzaro: in verità è per la loro mancanza di fede che egli piange. Poiché sa che risusciterà Lazzaro, ma sa anche che questa risurrezione non servirà per confermare la loro fede. Il salmo ricorda i canti dei bevitori di vino per dire che non c’è nessuna categoria di persone che non abbia parlato di lui; del resto il Vangelo lo conferma. Cleofa rispose allo sconosciuto: tu solo, stando a Gerusalemme, non sai quanto vi è accaduto in questi giorni? (Luca 24,18).
Ma mentre gli rivolgevano questi sarcasmi, queste ciarle, questi ingiurie, il Cristo portava a compimento il mistero della salvezza. Invoca da Dio la salvezza per l’uomo che assume: è il tempo del beneplacito, o Dio. Nell’abbondanza della tua misericordia, esaudiscimi, nella verità della tua salvezza. Salvami dal fango… Non serri su di me il pozzo la sua bocca (13 – 15). Tutti gli altri non hanno occhi che per le sue umiliazioni e il suo supplizio mentre lui, con la sua preghiera, è proteso verso Dio. Porta su di sé le nostre infermità: per quanto piegato sia dal loro peso, prosegue nel compimento della sua opera. È il dono della misericordia celeste che vuole acquistare per noi. Infatti ha preso su di sé le nostre infermità, perché lo ha voluto .
Ricorda a Dio che è giunto il tempo della benevolenza predetto da Isaia 49,8: è il tempo in cui il Figlio unigenito di Dio, nel sangue del nostro corpo, deve riconciliare a Dio tutto ciò che è nei cieli e sulla terra: è il tempo in cui la sapienza di Dio, nascosta in passato e sconosciuta ai principi di questo mondo, deve essere rivelata a lode della gloria di Dio. È il tempo in cui tutte le genti saranno incorporate al Cristo e avranno parte con lui all’eredità; è il tempo in cui le potenze avverse saranno confuse, la morte morirà per aver attaccato Dio, la legge del peccato che è nelle nostre membra scomparirà e ogni creatura attenderà la rivelazione dei figli di Dio.
Non distogliere il tuo volto dal tuo figlio (17). Parla e soffre come un uomo. Ma quando dice: a causa dei miei nemici liberami, va al di là della condizione umana. Tu conosci il mio obbrobrio (19): in quel momento il Padre era il solo a sapere che il Figlio portava su di sé l’obbrobrio di tutto il genere umano. Ciò che dice equivale al grido del versetto 5: tu conosci la mia stoltezza. Infatti il Cristo ha desiderato le sofferenze di quest’ora: ho desiderato grandemente di mangiare questa Pasqua con voi (Luca 22,15), ed è proprio questo suo desiderio che compie il tempo del beneplacito.
Pur proteso al compimento della sua passione per la nostra salvezza, ha ancora in sé un altro desiderio: ho tanto atteso chi soffrisse con me, e non c’è stato (20). Non cerca tanto la consolazione quanto la fede del consolatore. Era venuto a cercare le pecore perdute della casa di Israele. Se qualche osservante della legge, comprendendo le profezie di questa passione, avesse potuto restare accanto lui come consolatore, nel momento in cui tutta la Scrittura si compiva! Qualcuno come Paolo, che più tardi completerà nella sua carne quel che manca alla sofferenza del Cristo (Col 1,20) sarà sepolto con lui nel battesimo e saprà che il Cristo è il compimento della legge.
Giovanni 19,28 dice testualmente: dopo ciò, sapendo che tutto era compiuto, affinché si adempisse la Scrittura Gesù disse: ho sete… Quelli, messa una spugna piena d’aceto su un issopo, gliel’accostarono alla bocca. E Gesù, quando ebbe preso l’aceto disse: tutto è compiuto. L’evangelista si preoccupa di dire non tanto che il crocifisso ha avuto sete ma che, per compiere le Scritture, ha detto: ho sete., Il Cristo stesso, testimonia che tutto è compiuto. Facendo questo afferma che egli stesso è la pienezza della legge e dei profeti.
La fine della legge: il povero e dolente entra nella salvezza di Dio (Salmo 21,22: il profeta riceve la rivelazione del frutto della passione) il povero e dolente è il Cristo stesso che, essendo ricco, si è fatto povero per noi (2 Corinzi 8,9), che ha portato tutti i nostri dolori (Isaia 53,4): è lui e non è lui, perché quella non era la sua natura. Il Figlio unigenito di Dio assume la natura umana povera e dolente e la porta con sé nella sua vita eterna: povero e dolente sono io e la salvezza del tuo volto mi ha soccorso (29).
La fine della legge segna pure la fine dei sacrifici: il povero e il dolente, soccorso dalla salvezza di Dio, promette il sacrificio di lode che piacerà a Dio più dei sacrifici antichi. Tutti i poveri possono entrare in questa salvezza; al sacrificio di lode, tutta la creazione vi prenderà parte, il cielo, la terra e il mare. La città eterna si costruisce nel cielo e la sua durata eterna è suggerita dalle promesse: vi abiteranno e la erediteranno.
1 Eusebio: salmo strettamente legato al precedente. Il salmo 67,22 diceva: farò tornare attraverso le profondità del mare; questo salmo dice: sono sceso nelle profondità del mare.
Atanasio: questo salmo contiene la preghiera del Signore offerta a nome dell’umanità, le cause e le circostanze della sua passione, i castighi che saranno mandati ai giudei e infine annuncia il culto in spirito e verità.
Cassiodoro: questo salmo parla del Signore perché vi si trovano già due versetti del Vangelo: gli diedero da bere del vino misto con fiele (Matteo 27,34) e lo zelo della tua casa mi ha divorato (Giovanni 2,17); vi si trova anche la profezia che Paolo applica ai giudei in Romani 11,9: la loro mensa diventi per essi un laccio.
Arnobio il Giovane: tutto il salmo parla del Signore nella sua infermità umana. La tempesta è la passione.
Cassiodoro: il Cristo non sfugge la morte, che è nel disegno divino, ma chiede la risurrezione, secondo questo stesso disegno
2 Eusebio: come Giona, che è figura del Cristo, il Signore è sceso nelle profondità del mare; là ha stritolato le teste del drago. Egli solo aveva il potere di risalirne, come dice il salmo 67,20: del Signore Dio sono le uscite dalla morte.
Cassiodoro: il Cristo descrive la sua passione per mezzo di allusioni. Nella melma: è dal fango della terra che Dio ha creato l’uomo. Sono stato confitto richiama il grido: crocifiggilo, crocifiggilo (Giovanni 19,6).
3 Girolamo: mi sono affaticato: per la debolezza della carne ha sperato che il calice si allontanasse.
Ildeberto: era necessario che la morte del benedetto pagasse quella dei maledetti. La sua grazia avrebbe cancellato i nostri peccati, perché egli pagava il furto di un altro. L’altro era Adamo: di fronte a lui, al frutto rubato, al comando trasgredito, alle alleanze e ai raggiri sacrileghi, il Cristo offriva se stesso, espiazione unica e soddisfacente, prezzo regale che avrebbe riscattato il colpevole fino a giustificarlo.
5 Eusebio: la follia di Dio è più sapiente della sapienza degli uomini.
Ilario: stoltezza: la croce, follia per i gentili, ma salvezza per il cielo e la terra che attendono (6).
Cassiodoro: il Cristo parla come capo, per le sue membra.
6 Eusebio: ti prego di custodire nella fedeltà e nella perseveranza quelli che credono in me. Non arrossiscano di me. Quanti sperano in me e ti attendono, non restino confusi.
Girolamo: per volontà del Padre sopporta le ingiurie dei malvagi e anche l’abbandono da parte degli apostoli.
8 Teodoreto: il primo obbrobrio è la separazione dai fratelli e dai vicini.
9 Origene: ciò che accadde non è una novità: hanno già disprezzato te, Padre, nell’Antico Testamento e ora disprezzano il Figlio.
10 Atanasio: inquieto per la rovina delle loro anime, digiunavo per loro, ma non ricevevo che ingiuria.
Girolamo: richiama il digiuno del Signore (Matteo 4,2) e cita Giovanni 4,32: ho da mangiare un cibo che voi non conoscete. Il Cristo aveva fame della salvezza del genere umano e aveva fame della fede della Chiesa: non trovava nulla presso i giudei.
11 Cassiodoro: cilicio: tristezza e lacrime. Il Cristo e tutti i suoi gesti sono stati come una parabola che spiega un mistero.
13 Eusebio: si prendevano gioco di me, ma io continuavo a offrirti la mia preghiera dicendo: è il tempo del beneplacito.
Girolamo: Padre perdona loro, perché non sanno quello che fanno. (Luca 23,34). Il tempo del beneplacito è il tempo della passione, in cui il Padre si compiace nel Figlio. Nella verità della tua salvezza: dopo una vera morte, la verità della risurrezione.
Eusebio: che io non vi resti confitto, anche se mi umilio fino a discendervi.
Girolamo: che io non cada nella corruzione come tutto il genere umano che ritorna in fango e polvere.
16 Atanasio: accogliendo pienamente l’economia del ministero, il Cristo gridò con gran voce e, in preda a sudore, lacrime e gocce di sangue, ricevette la consolazione di un angelo, benché egli fosse il Figlio di Dio.
17 Atanasio: per colpa di Adamo Dio aveva distolto il suo volto dall’uomo.
19 Origene: tu conosci: l’obbrobrio del Cristo è degno della conoscenza di Dio.
20 Eusebio questo rimprovero non è rivolto agli apostoli che soffrivano.
Arnobio il Giovane: ne ho sfamati a migliaia, ne ho salvati a migliaia, ma non c’è stato nessuno che mi difendesse quando mi hanno dato il fiele e l’aceto.
21 Origene: profezia che si è compiuta al momento della crocifissione.
22 Eusebio: questo deve intendersi al futuro: è una profezia. La sacra Scrittura, mensa del popolo ebreo, è divenuta un laccio per loro perché ne sviano il senso. A sua volta la Scrittura così stravolta, li distoglie dal credere al Cristo. I loro occhi sono accecati perché rifiutano la luce che illumina ogni uomo che viene in questo mondo.
Girolamo: la loro mensa: la legge e i profeti di cui si nutrivano.
Cassiodoro: la mensa del Signore è il banchetto spirituale delle due leggi.
23 Origene: hanno gli occhi accecati perché non hanno voluto vedere il sole di giustizia e sono ormai in una schiavitù perpetua.
Cassiodoro: accecati, i giudei non videro il vero sole.
24 Ilario: profezia: si è compiuta con la rovina di Gerusalemme..
Cirillo Alessandrino: sei tu che mi hai consegnato nelle loro mani, ma essi mi hanno oppresso più di quanto avessi loro comandato. Cita Isaia 47,6: l’ho consegnato nelle tue mani, ma tu lo hai trattato senza pietà. Che il Padre lo abbia consegnato per compiere il suo disegno, non libera dalla colpa gli esecutori di questa volontà divina, perché non hanno agito per piacere a Dio, ma per impulso del loro animo empio e pieno di invidia. Ne hanno aggiunto: lui si è umiliato, ma essi lo hanno condannato a morte. Non contenti della sua morte hanno rinnegato e attaccato la sua risurrezione. È per questo che li maledice.
Ilario: Dio colpisce per sanare.
27 Cirillo Alessandrino: aggiunge castigo a castigo. Girolamo: duplice iniquità: non aver creduto al Cristo e averlo perseguitato.
Cassiodoro: iniquità su iniquità. Dopo aver ucciso i profeti, uccidono il Cristo. 28 Girolamo: libro dei viventi: quello dei patriarchi. Libro dei giusti: quello di Luca 10,20: i vostri nomi sono scritti nei cieli.
Rufino: seguendo l’esempio del Signore, impariamo a essere poveri e dolenti. Lo ha mostrato per primo in se stesso; per questo dice: io sono povero e dolente.
Teodoreto: gli esiliati comprendono infine che il sacrificio di lode è più gradito a Dio delle vittime prescritte dalla legge.
Cassiodoro: gioite, poveri: perché non è necessario essere ricchi per offrire a Dio il sacrificio di lode. Il povero può essere ricchissimo, quanto all’affetto dell’animo. E voi ricchi non gloriatevi delle vostre ricchezze, perché se vi occupate di queste, esse vi impediranno di avere il cuore puro. Ricchi e poveri, cercate Dio, desiderate il pane degli angeli a preferenza del cibo che perisce. La vostra anima vivrà nella gioia della beatitudine.
34 Cirillo Alessandrino: la venuta del Signore ci ha portato anche questa benedizione: che gli uomini siano uniti agli angeli perché una sola e medesima adorazione salga a Dio da parte di tutti.
35 Cirillo alessandrino: Sion: la Chiesa dei santi. Le città della Giudea: le anime risuscitate dalla confessione, perché Giudea vuol dire confessione.
Girolamo: Sion: la Gerusalemme del cielo, che è nostra madre. Le città della Giudea che diventano pietre vive per la loro confessione.
Cassiodoro: le città del Signore Salvatore. Sono le pietre vive che costruiscono la città futura.
Salmo 69
1 per la fine, di Davide, come memoriale che
il Signore mi ha salvato
2 O Dio, volgiti in mio
aiuto, Signore, affrettati ad aiutarmi.
3 Siano confusi e svergognati
quelli che cercano l’anima mia.
4 Siano respinti indietro e
provino vergogna quelli che vogliono per me il male.
Siano respinti all’istante, coperti di
vergogna quelli che mi dicono: bene, bene.
5 Esultino e gioiscano in te tutti quelli che ti cercano e
dicano sempre: sia magnificato Dio,
quelli che amano la tua salvezza.
6 Ma io, misero e povero: Dio, aiutami!
Mio aiuto e mio liberatore sei tu, Signore non tardare
Da Sacy
Quanto più vivo è il sentimento che una persona ha del suo morbo, tanto più desidera l’assistenza del medico. L’aspetto dell’urgente pericolo a cui era esposto Davide lo porta a pregare Dio con gran fervore. Non crede egli di far torto al suo molto coraggio, dimostrando timore e supplicando Dio di porgergli un pronto soccorso. Il profeta reale temeva Dio stesso nella persona del Figlio suo e sapeva che Dio solo poteva assisterlo, essendo l’autore principale di quella guerra. Si umilia dunque e ricorre ai sospiri e osa pregare Dio che in un certo modo si impegni a soccorrerlo: “In adiutorium meum intende”. Davide in ciò è stato una eccellente figura di Gesù Cristo, il quale dimenticando in un certo senso sulla croce la sua virtù del tutto divina in quel così terribile conflitto, che gli suscitava contro la giustizia del Padre suo, lo pregò egli pure con ardore perché venisse in soccorso prontamente all’Unigenito Figlio suo da lui abbandonato per un tempo al furore dei suoi nemici. Tale deve essere la disposizione di tutti i membri di quel capo divino, i quali trovandosi esposti a un continuo rischio da parte dei nemici delle loro anime, devono temere incessantemente per la loro salvezza se il Signore non si impegna, per così dire, a soccorrerli, applicando loro stessi a una assidua vigilanza. Allo stesso modo questa preghiera si pone dalla Chiesa sulle labbra dei fedeli e desidera essa ancora più ispirarne l’affetto nell’intimo dei loro cuori, allorché la fa precedere alle altre sue preghiere, come quella che deve servire a tutte le altre come preparazione e che deve inoltre contribuire a renderle più fervorose. È questa dunque, dice Sant’Agostino, la voce di tutti i fedeli, così nel tempo di pace della Chiesa, come nel tempo delle persecuzioni. Quantunque in seno alla pace non abbiamo da temere la violenza dei persecutori che lacerano il corpo dei martiri, non abbiamo però motivo minore di temere le persecuzioni, forse più pericolose, dei continui scandali che fanno inciampare in mezzo al secolo. Quindi, non essendoci come egli assicura alcun servo di Dio che in qualche modo non sia perseguitato, dobbiamo esclamare tutti insieme con voce concorde: o Dio applicati a porgerci aiuto, poiché non c’è tempo in cui non abbiamo bisogno di un tale soccorso finché viviamo e siamo esposti allo scandalo. È superfluo che ci fermiamo a commentare tutto il rimanente salmo che non è diverso dalla fine del trentanovesimo, sicché si possono rileggere le spiegazioni di quello riguardo a ciascuno versetto relativo ai versetti del presente.
Da Agostino
1 per la fine, di Davide, come memoriale che
il Signore mi ha salvato
2 O Dio, volgiti in mio
aiuto, Signore, affrettati ad aiutarmi.
In questo salmo risuona la voce di persone sofferenti; e perciò anche la voce dei martiri, angustiati, afflitti in mezzo alle sofferenze, ma sempre fiduciosi nel loro capo. Ascoltiamoli, e parliamo con loro con l’affetto del cuore, anche se non ci troviamo nelle loro stesse condizioni.
3 Siano confusi e svergognati
quelli che cercano l’anima mia.
Siano confusi e temano coloro che cercano la mia vita. È Cristo che parla. Parli il capo o il corpo, è sempre lui che parla: colui che disse: perché mi perseguiti? Colui che disse: ciò che avete fatto a uno di questi miei piccoli lo avete fatto me. Vi è nota la voce di quest’uomo: dell’uomo tutto intero, del capo e del corpo. Non occorre parlarne tutte le volte, perché è ben conosciuta.
4 Siano respinti indietro e
provino vergogna quelli che vogliono per me il male.
Siano respinti all’istante, coperti di
vergogna quelli che mi dicono: bene, bene.
Si volgano indietro e si vergognino coloro che pensano di farmi del male. Perché? Perché non vadano avanti ma seguano. Chi, infatti, critica la religione cristiana e vuol vivere secondo la sua idea vuole in certo qual modo precedere Cristo. Come se Cristo abbia sbagliato a comportarsi da debole e infermo, quando volle o, meglio, si ridusse in condizione di soffrire per mano dei giudei: mentre lui, uomo intelligente e saggio, avrebbe evitato tutte queste cose.
Si volgano subito indietro, rossi di vergogna, coloro che mi dicono: bravo! Bravo! Due sono le specie dei persecutori: quelli che insultano e quelli che adulano. Fa più danno la lingua dell’adulatore che non la mano dell’assassino: e la Scrittura dà a una tale lingua il nome di fornace. L’argento e l’oro, dice, sono messi alla prova dal fuoco; l’uomo, invece è messo alla prova dalla bocca di coloro che lo lodano. Fuoco quello e fuoco questo. Da ambedue è necessario che tu esca incolume.
5 Esultino e gioiscano in te tutti quelli che ti cercano e
dicano sempre: sia magnificato Dio,
quelli che amano la tua salvezza.
Gioiscano e si rallegrino in te. Non in me, non in questo o in quello. Si rallegrino piuttosto in colui nel quale coloro che erano tenebre sono diventati luce. Gioiscano e si rallegrino in te tutti coloro che ti cercano. Una cosa è cercare Dio; un’altra cercare l’uomo. Non avranno dunque da rallegrarsi coloro che cercano se medesimi. O pecora, tu ora lo cerchi. E potrà non curarsi di te, lui che per primo ti ha cercato quando tu lo disprezzavi e non lo cercavi? Sempre sia magnificato il Signore! Questo dicano coloro che gioiscono e cercano te. Non soltanto: Sia magnificato il Signore, ma sia magnificato sempre. Tu volgevi le spalle a lui, e lui ti ha chiamato. Sia lodato il Signore! Ecco: egli ti ha ispirato la confessione dei tuoi peccati e tu hai confessato; Dio ti ha dato il perdono. Sia lodato il Signore! Confessi le tue cattive azioni? Sia lodato, affinché ti perdoni. Vivi ormai da uomo giusto? Sia lodato, affinché ti sostenga. Perseveri sino alla fine? Sia lodato, affinché ti glorifichi. Dicano questo i giusti; dicano questo coloro che lo cercano. Chiunque non dice così non lo cerca. ecco: Sia magnificato il Signore! E tu? In nessun tempo e in nessun luogo dovrai essere lodato? Se sei qualcosa, lo sei in lui, non in te stesso. Lui deve essere glorificato, non tu. Ma tu allora cosa sei? Io sono misero e povero. Egli è ricco, egli è nell’abbondanza, egli non ha bisogno di alcuno.
6 Ma io, misero e povero: Dio, aiutami!
Mio aiuto e mio liberatore sei tu, Signore non tardare
Mio aiuto e mio liberatore sei tu, Signore, non tardare! Tu sei mio aiuto e liberatore. Io ho bisogno di soccorso: aiutami! Io sono prigioniero: liberami! Siamo avviluppati come da lacci, da molteplici cure: da tutte le parti siamo come sbrindellati da spine e da rovi. Diciamo dunque a Dio: tu sei il mio liberatore. Colui che ci ha mostrato la via stretta, lo ha fatto perché lo seguiamo. Questa voce non venga mai meno in noi o fratelli.
Dai Padri
1 Cirillo Alessandrino: il Cristo può dire questo salmo a nome di tutti gli uomini.
Ilario: è il Cristo che prega in questo salmo.
Cassiodoro: tutto questo salmo è detto a nome dei martiri che si affidano alla speranza della risurrezione. Volgiti: guardaci con occhio misericordioso, fa’ che possiamo essere certi che Dio ci guarda, pur essendo ben convinti che vede tutto.
2 Cassiodoro: siano confusi e svergognati: i martiri imitano il loro maestro e chiedono la conversione dei loro aguzzini.
Girolamo: i nemici del Signore sono confusi: hanno tramato per toglierlo di mezzo ma ora sanno che è risuscitato.
Origene: mi cercano per farmi deviare nella malizia e nell’ignoranza. Siano messi in fuga vedendo la mia penitenza.
Girolamo: colui che hanno giudicato come un uomo, lo vedranno giudicare come Dio.
Eusebio: bene, bene: ben fatto! Proprio quello che desideravamo! Dicevano così perché lo credevano vinto!
Cirillo Alessandrino gli uomini hanno l’abitudine di vedere bene quando ottengono qualcosa che a loro piace. Quando cadiamo nel peccato, i demoni dicono la stessa cosa e si beffano di noi.
Ilario: esclamazione piena di scherno simile a: ha salvato gli altri e non può salvare se stesso. È il contrario di: Sia magnificato Dio del versetto 4.
Cassiodoro: bene è una parola di lode, ma qui è pronunciata con ironia per deriderlo.
4 Cassiodoro: gioiscano in te: la vera gioia non è che in Dio.
Ilario: quanti cercano la sua anima sono confusi e respinti indietro; quanti cercano Dio, trovano gioia e allegrezza.
5 Origene: io sono povero e misero: è il Cristo che parla. Si è fatto povero per arricchire l’uomo.
Eusebio: povero e misero: il Cristo.
Atanasio: sono stato frustrato dalla giustizia e vivo nella povertà, estraneo alle ricchezze della giustizia: per questo invoco il tuo aiuto.
Ilario: voce di colui che si è fatto povero per arricchirci.
Girolamo: è abituale per il Cristo definirsi povero e misero.
Ilario: non tardare: chiede che non sia ritardata la liberazione, lui che non ha sopportato che la passione fosse ritardata anzi ha detto al traditore: quello che fai, fallo presto. Il Signore Gesù Cristo si affretta a liberare in sé l’infermità della carne con una immediata risurrezione.
Cassiano: tenete sempre presente alla vostra memoria questa preghiera: O Dio, volgiti in mio aiuto, Signore, affrettati ad aiutarmi. Non per nulla questo versetto è stato messo in particolare rilievo per dare inizio all’ufficio divino rispetto a tutta la Scrittura. Accoglie in sé tutte le disposizioni dell’animo umano, conviene a tutte le situazioni e a tutte le circostanze. È un grido a Dio da qualsiasi situazione dolorosa in cui ci si possa trovare: esprime l’umiltà di una confessione filiale, la vicinanza di un sacro e costante timore, la considerazione della propria fragilità personale, la fiducia di essere esaudito: la convinzione di un aiuto sempre presente. Ha l’ardore dell’amore e della carità, la visione chiara delle insidie del nemico. Questo versetto è una fortezza inespugnabile contro tutti gli attacchi dei demoni. Nell’accidia, nell’ansietà e nella tristezza non ci lascia disperare della salvezza. Ci mostra che Dio non perde di vista la nostra lotta e non si allontana da coloro che lo supplicano. Nella gioia e nell’ allegrezza, per contro, ci dice di non gonfiarci perché, senza l’aiuto di Dio, siamo incapaci di custodire un solo istante la situazione felice in cui ci troviamo!
Salmo 70
1 Di Davide, dei figli di Jonadab e dei primi prigionieri
In te, Signore, ho sperato,
che io non sia confuso in eterno.
2 Nella tua giustizia liberami
e scampami, piega verso di me il tuo orecchio e salvami.
3 Sii per me un Dio protettore
e un luogo fortificato per salvarmi.
Perché mio sostegno e mio rifugio sei tu.
4 Dio mio liberami dalla mano del peccatore, dalla
mano di chi opera contro la legge e dell’ingiusto.
5 Perché tu sei la mia pazienza
Signore; Signore, la mia speranza dalla mia giovinezza.
6 Su di te mi sono appoggiato fin
dall’utero, dal ventre di mia madre tu sei il mio protettore,
in te il mio canto in ogni tempo.
7 Sono diventato per molti come un
prodigio e tu sei l’aiuto potente
8 si riempia di lode la mia bocca,
perché io canti la tua gloria
tutto il giorno la tua magnificenza.
9 Non rigettarmi nel tempo
della vecchiaia, quando verrà meno
la mia forza non abbandonarmi,
10 perché hanno parlato i miei
nemici contro di me, e quelli che
spiavano l’anima mia hanno tenuto insieme consiglio,
11 dicendo: Dio lo ha abbandonato, inseguitelo e prendetelo,
perché non c’è chi lo liberi
12 O Dio, non allontanarti da me;
Dio mio, volgiti in mio aiuto.
13 Siano confusi e vengano meno
quelli che calunniano l’anima mia,
siano coperti di confusione e di
vergogna quelli che cercano il male contro di me
14 Ma io sempre spererò e aggiungerò lode ad ogni tua lode.
15 La mia bocca annuncerà
la tua giustizia, tutto il giorno la tua salvezza.
Poiché non conosco la lettera,
16 entrerò nella potenza del
Signore; Signore mi ricorderò della tua sola giustizia.
17 Mi hai istruito, Dio, dalla mia
giovinezza e tuttora annuncerò le tue meraviglie.
18 E fino alla vecchiaia e alle
canizie Dio non abbandonarmi, finché io annunci il tuo braccio
a tutta la generazione che verrà, la tua potenza
19 e la tua giustizia.
O Dio, fino ai cieli altissimi le cose grandi che hai fatto.
O Dio, chi è simile a te?
20 Quante tribolazioni mi hai fatto
vedere, molte e cattive!
Ma tornato mi hai dato vita
e dagli abissi della terra
di nuovo mi hai fatto risalire.
21 Hai moltiplicato la tua magnificenza e tornato
mi hai consolato.
22 E così io ti confesserò
con gli strumenti del salmo,
la tua verità, o Dio, salmeggerò a te
con la cetra, o santo di Israele.
23 Esulteranno le mie labbra
quando canterò a te,
e la mia anima che hai redento.
24 Ma anche la mia lingua
tutto il giorno mediterà la tua
giustizia, quando saranno confusi
e svergognati quelli che cercano contro di me il male.
Da Sacy
Di Davide,
dei figli di Jonadab e dei primi prigionieri.
In te, Signore, ho sperato,
che io non sia confuso in eterno.
2 Nella tua giustizia liberami
e scampami, piega verso di me
il tuo orecchio e salvami.
3 Sii per me un Dio protettore
e un luogo fortificato per salvarmi.
Perché mio sostegno e mio rifugio sei tu.
Siccome questi versetti sono i medesimi dei primi del salmo 30 basterà l’averlo qui indicato per non essere prolissi senza bisogno
4 Dio mio liberami
dalla mano del peccatore, dalla
mano di chi opera contro la legge e dell’ingiusto.
5 Perché tu sei la mia pazienza
Signore; Signore, la mia speranza
dalla mia giovinezza.
6 Su di te mi sono appoggiato fin
dall’utero, dal ventre di mia madre
tu sei il mio protettore, in te il mio canto in ogni tempo.
7 Sono diventato per molti come un
prodigio e tu sei l’aiuto potente
Quello che Davide chiama qui peccatore e da cui domanda di essere liberato può significarci in generale tutti coloro che, violando l’ordine di Dio con la loro ribellione, si rendevano colpevoli di un peccato gravissimo. Forse qui egli parla in particolare o di Assalonne come capo di quella ribellione o di Achitofel, come di colui che dava consigli così perniciosi ad Assalonne contro il suo genitore. Giova pesare attentamente la ragione per cui il santo re chiede a Dio che lo tragga dalle mani del peccatore: perché egli dice, Domine, tu es patientia mea; cioè secondo la forza della lingua originale, tu sei colui da cui aspetto pazientemente ogni mio soccorso o da cui sono rinsaldato nella pazienza, con la quale aspetto il momento in cui tu vorrai soccorrermi. Tu sei la mia speranza fin dalla mia giovinezza, poiché in te solo ho sperato dal momento in cui cominciai a conoscermi. Prima ancora che io nascessi tu mi hai divinamente confermato, poiché la tua mano onnipotente mi conservò e mi fece crescere nell’utero di mia madre e dopo che ne sono uscito tu mi hai accolto nella tua protezione . È un motivo di ringraziamento e di lode spirituali per il santo profeta, in mezzo ai più grandi pericoli, ricordarsi di tante prove ricevute della bontà del Signore.
8 si riempia di lode la mia bocca,
perché io canti la tua gloria
tutto il giorno la tua magnificenza.
9 Non rigettarmi nel tempo
della vecchiaia, quando verrà meno
la mia forza non abbandonarmi,
10 perché hanno parlato i miei
nemici contro di me, e quelli che
spiavano l’anima mia hanno tenuto insieme consiglio,
Davide era già vecchio quando suo figlio Assalonne si ribellò contro di lui ed essendo logorato da tante guerre e da tante fatiche, che egli ebbe a sostenere, sentiva più vivamente che mai il grande bisogno che aveva della divina assistenza. Per la qual cosa egli supplica Dio con tanto ardore di non abbandonarlo in un tempo in cui il sentimento della propria debolezza molto più l’obbligava a ricorrere a lui.
11 dicendo: Dio lo ha abbandonato,
inseguitelo e prendetelo,
perché non c’è chi lo liberi
12 O Dio, non allontanarti da me;
Dio mio, volgiti in mio aiuto.
13 Siano confusi e vengano meno
quelli che calunniano l’anima mia,
siano coperti di confusione e di
vergogna quelli che cercano il male contro di me
14 Ma io sempre spererò
e aggiungerò lode ad ogni tua lode.
Tutto congiurava a turbare sempre di più l’animo di Davide e Dio voleva fargli sentire con un così grande abbandono quanto gli fosse necessaria la sua misericordia dopo gli enormi delitti da lui commessi. Permise egli perciò che i suoi servi fedeli si dichiarassero contro di lui e si applicassero allora a cercare tutti i mezzi per farlo perire. Volle pure che lo considerassero come se fosse stato effettivamente abbandonato del suo Dio e che lo perseguitassero come colui che aveva perduto il suo unico appoggio e la sua speranza. Quanto più Davide si vede incalzato dei suoi nemici tanto più supplica Dio stesso a non allontanarsi da lui e a guardarlo con occhio propizio.
15 La mia bocca annuncerà la tua giustizia,
tutto il giorno la tua salvezza.
Poiché non conosco la lettera,
16 entrerò nella potenza del
Signore, Signore mi ricorderò della tua sola giustizia.
I miei nemici mi insultino pure come un uomo abbandonato da Dio. Mi riempiano di calunnie con l’animo di farmi perire, tendano insieme un consiglio di iniquità contro di me, mi perseguitino e si lusinghino di ridurre in loro potestà la mia persona. Niente potrà farmi perdere la speranza che ho nel mio Dio o impedire che io gli dia in ogni tempo nuove lodi. La mia bocca, parlando secondo la pienezza del mio cuore, annuncerà sempre la giustizia della condotta che il Signore tiene sopra di me, castigando i delitti che mi ha perdonato e procurando la mia salvezza per mezzo degli stessi castighi. Per scienza umana, che Davide protesta di ignorare, sembra che si possa intendere una scienza da lui non approvata ed anzi condannata; cioè la politica umana e la falsa sapienza del secolo di cui Achitofel e gli altri suoi nemici usavano per la sua rovina.
17 Mi hai istruito, Dio, dalla mia
giovinezza e tuttora annuncerò le tue meraviglie.
18 E fino alla vecchiaia e alle
canizie Dio non abbandonarmi, finché io annunci il tuo braccio
a tutta la generazione che verrà, la tua potenza
19 e la tua giustizia.
O Dio, fino ai cieli altissimi le cose grandi che hai fatto.
O Dio, chi è simile a te?
Davide oppone la scienza di Dio a quella degli uomini ed attesta che non aspira alla falsa speranza del secolo, poiché Dio stesso lo aveva ammaestrato fin dalla sua gioventù, insegnandogli che egli doveva mettere tutta la sua forza nel Signore. Con la guida dunque di un tale maestro Davide non pensa che a far conoscere a tutta la terra ciò che egli ha imparato da Dio. Chiede solamente a Dio di non abbandonarlo nella sua vecchiaia, affinché egli sia in stato di annunciare a tutta la posterità la potenza del braccio divino e al tempo stesso la sua giustizia, che si sono manifestate sino nei cieli con le grandi cose da lui operate o creandovi gli spiriti celesti in una perfezione così eminente o precipitando da quei luoghi sublimi i più eccelsi tra gli angeli a motivo del loro orgoglio. Per questo esclama con stupore: chi, o mio Dio è come te?
20 Quante tribolazioni mi hai fatto
vedere, molte e cattive!
Ma tornato mi hai dato vita e dagli abissi della terra
di nuovo mi hai fatto risalire.
21 Hai moltiplicato la tua
magnificenza e tornato mi hai consolato.
Riconosco, Dio mio, dagli esempi del passato, che quando tu permetti che i tuoi servi cadano in grandi tribolazioni non è che tu li abbandoni ma li purifichi sottomettendoli alla correzione della tua santa e salutare disciplina. Quante volte dopo avermi provato con le più aspre traversie che mi riducevano a una specie di morte e che davano motivo di temere che tu mi avessi totalmente abbandonato, d’improvviso tornasti a restituirmi alla vita, cavandomi in certo modo dagli abissi della terra e dalle porte dell’inferno. Perciò l’esperienza da me fatta in tanti incontri della tua misericordia e la maniera meravigliosa con cui ti sei comportato con me, chiamandomi dalla custodia degli armenti per affidarmi la condotta del tuo popolo, non mi permette di cadere nell’avvilimento. Vedendomi dunque afflitto un’altra volta non posso che sperare che tu tornerai a consolarmi come tu hai sempre fatto per il passato.
22 E così io ti confesserò
con gli strumenti del salmo,
la tua verità, o Dio, salmeggerò a te
con la cetra, o santo di Israele.
23 Esulteranno le mie labbra
quando canterò a te,
e la mia anima che hai redento.
24 Ma anche la mia lingua
tutto il giorno mediterà la tua
giustizia, quando saranno confusi
e svergognati quelli che cercano contro di me il male.
Tutte queste varie espressioni servono solamente a farci concepire la santa inquietudine in cui era Davide per la volontà di attestare al Signore la sua riconoscenza per la grazia che la sua viva fede gli faceva ravvisare come se l’avesse già ricevuta e come se egli fosse stato liberato sin da allora dal pericolo in cui si trovava. Non solo, dice egli a Dio, canterò sui musicali strumenti la tua eterna verità e la immutabile fedeltà delle tue promesse, ma congiungerò al canto delle mie labbra e al suono di tali strumenti l’esultanza piena di gratitudine da cui sarà tutta trasportata la mia anima vedendosi liberata per la tua grazia.
Da Agostino
1 Salmo di Davide. Dei figli di Gionadab e dei primi prigionieri.
“Il titolo di un salmo è come il cartello posto all'ingresso di una casa, che indica che cosa si fa all'interno. Qui reca: A David stesso, dei figli di Gionadab, e di coloro che per primi furono portati in prigionia. Gionadab fu un tale - ce ne parla il profeta Geremia - che aveva ordinato ai suoi figli di non bere vino e di non abitare in case, ma in tende. I figli rispettarono e osservarono l'ordine del padre, e per questo meritarono di essere benedetti dal Signore. Veramente, non era il Signore che aveva dato un tale ordine, ma il loro padre. Essi, però, lo rispettarono come se lo avessero ricevuto dal Signore Dio. Infatti, anche se il Signore non aveva direttamente ordinato che non bevessero vino e che abitassero nelle tende, aveva tuttavia comandato il Signore che i figli obbedissero al padre. In un solo caso infatti il figlio deve ricusarsi d'obbedire al padre, cioè quando il padre gli ordina qualcosa contro il Signore suo Dio. In questo caso, il padre non deve adirarsi, se a lui si antepone Dio. Ma, quando il padre dà un ordine che non è contro Dio, dobbiamo ascoltarlo come se fosse Dio, perché Dio ha ordinato di obbedire al padre… Ebbene, Dio benedisse i figli di Gionadab a cagione della loro obbedienza, e li propose come esempio al suo popolo ribelle, rimproverandolo perché, mentre i figli di Gionadab obbedivano al loro padre, esso non obbediva al suo Dio. Trattando di queste cose con il popolo di Israele, Geremia intendeva prepararlo alla prossima prigionia di Babilonia, e lavorava affinché non si opponesse alla volontà di Dio, e non si attendesse altra cosa all’infuori della prigionia. Sembra, dunque, che il titolo di questo salmo travisi alquanto la verità: difatti, dopo aver detto: Dei figli di Gionadab, aggiunge: E di coloro che per primi furono condotti in cattività.
In te, Signore, ho sperato,
che io non sia confuso in eterno.
“O Dio, in te ho sperato. Signore, che io non sia confuso in eterno! Già sono confuso: che almeno non lo sia in eterno! Come può non essere confuso colui al quale è detto: Quale frutto avete avuto in queste cose, delle quali ora arrossite? Che cosa occorrerà, dunque, fare per non essere confusi in eterno? Avvicinatevi a lui, e siate illuminati! e i vostri volti non arrossiranno . Siete confusi in Adamo; allontanatevi da Adamo, avvicinatevi a Cristo, e più non sarete confusi. In te ho sperato, o Signore; che io non sia confuso in eterno! Se in me sono confuso, in te non sia confuso in eterno.
2 Nella tua giustizia liberami
e scampami, piega verso di me il tuo orecchio e salvami.
“Nella tua giustizia liberami e mettimi in salvo. Non nella mia giustizia, ma nella tua. Se, infatti, presumessi della mia, sarei uno di coloro ai quali l'Apostolo dice: Non conoscendo la giustizia di Dio e volendo stabilire la loro, non sono sottomessi alla giustizia di Dio , Dunque, nella tua giustizia, non nella mia. Qual è mai infatti la mia giustizia? Ho cominciato con la colpa e, se sono giusto, lo sono per la tua giustizia. Sono giusto per la giustizia che tu mi hai data: la quale, se è mia, non cessa d'essere tua, in quanto da te è stata data a me.
3 Sii per me un Dio protettore
e un luogo fortificato per salvarmi.
Perché mio sostegno e mio rifugio sei tu.
“Sii per me un Dio protettore. Non mi raggiungano i dardi del nemico, poiché io non posso proteggermi da me. È poco: Sii per me protettore; egli aggiunge: Sii per me un luogo difeso per salvarmi. Sii per me un luogo difeso; cioè, sii tu il luogo fortificato ove io mi rifugi… Sollevami dalla terra; fa' che io mi posi in te, in modo che ascenda a un luogo veramente munito.
4 Dio mio liberami dalla mano del peccatore, dalla
mano di chi opera contro la legge e dell’ingiusto.
“Dio mio, liberami dalla mano del peccatore. Chiama genericamente peccatori coloro in mezzo ai quali soffre colui che così invoca Dio. Egli sa che fra poco verrà liberato dalla prigionia; intanto eccolo gridare: Oh, uomo infelice che sono io! Chi mi libererà dal corpo di questa morte? La grazia di Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore . Il nemico lo abbiamo dentro, ed è quella legge delle membra [di cui parla Paolo], e anche fuori ci sono dei nemici. A chi gridi? A Dio: al quale anche noi abbiamo gridato: Dai miei peccati nascosti purificami, o Signore; e da quelli degli altri assolvi il tuo servo… Dicendo, dunque: Salvami, chiedi d'essere liberato dalla tua infermità interiore, cioè dalla tua iniquità: da quella malattia che ti rende prigioniero e per la quale appartieni al primo uomo e gridi in mezzo al gruppo dei primi prigionieri. Ma, salvato dalla tua iniquità, bada a non gravarti delle iniquità degli altri, tra cui è necessario che tu viva sino alla fine di questa vita.
5 Perché tu sei la mia pazienza
Signore; Signore, la mia speranza dalla mia giovinezza.
“Tu sei la mia pazienza. Se Dio è la mia pazienza, con ragione aggiunge: O Signore, tu sei la mia speranza fin dalla mia giovinezza. Che dire? Sarà la mia pazienza perché è la mia speranza; o non piuttosto sarà la mia speranza perché è la mia pazienza? Dice l'Apostolo: La tribolazione genera la pazienza, la pazienza la costanza e questa la speranza che non delude . Giustamente in te ho sperato, o Signore; che io non sia confuso in eterno! Signore, mia speranza fin dalla mia giovinezza. È dunque, Dio, la tua speranza solamente a cominciare dalla tua giovinezza? Non lo è anche fin dalla tua adolescenza e dalla tua infanzia? Certamente, risponde. Non credere che io abbia detto: Tu sei la mia speranza fin dalla mia giovinezza, come se Dio nulla abbia fatto per me durante la mia infanzia e la mia adolescenza.
6 In te mi sono appoggiato fin dal grembo :
dal ventre di mia madre tu sei il mio protettore;
Ascolta quel che segue: In te ho trovato la forza fin dal seno materno. Ascolta ancora: Dal ventre di mia madre tu sei il mio protettore. Perché, dunque, fin dalla mia giovinezza, se non perché è da tale epoca che io ho cominciato a sperare in te? Prima io non speravo in te, sebbene tu fossi il mio protettore che mi conducevi salvo fino al tempo in cui appresi a sperare in te.
in te il mio canto di lode in ogni tempo.
In te il mio canto, sempre. Non canterò dunque solo dal giorno in cui ho cominciato a sperare in te fino ad ora? No! Sempre. Che significa: Sempre? Non soltanto nel tempo della fede, ma anche nel tempo della visione. Ora, finché siamo nel corpo, siamo esuli dal Signore; camminiamo infatti nella fede e non nella visione . Verrà il tempo in cui vedremo ciò che ora crediamo senza vederlo. Vedendo ciò che forma l'oggetto della nostra fede, noi ci allieteremo, mentre gli empi, vedendo ciò che non hanno creduto, saranno confusi. Allora possederemo nella realtà le cose che oggi speriamo. Poiché la speranza di cose che si vedono non è speranza. Ma, se speriamo ciò che non vediamo, con pazienza lo aspettiamo.
6 Su di te mi sono appoggiato fin
dall’utero, dal ventre di mia madre tu sei il mio protettore,
in te il mio canto in ogni tempo.
7 Sono diventato per molti come un
prodigio e tu sei l’aiuto potente
Come un prodigio son divenuto per molti. Siamo nel tempo della speranza, nel tempo del gemito, nel tempo dell'umiltà, del dolore e della debolezza: nel tempo in cui si è prigionieri e si grida. Orbene, che cosa accade in questo tempo? Come un prodigio sono divenuto per molti. Perché come un prodigio? Perché mi insultano coloro che mi credono un prodigio? Perché credo in ciò che non vedo. Essi, infatti, ripongono la felicità in cose che vedono. Eccoli tripudiare perché possono bere, darsi alla lussuria, alla sfrenatezza, all'avarizia, ad ammassare ricchezze, magari rubando, ad accumulare onorificenze mondane, a intonacare splendidamente le loro case di fango. Essi si rallegrano di tutte queste cose. Io invece cammino su una via diversa: disprezzo tutte le cose presenti, e del mondo temo anche la prosperità, sicuro solo delle promesse di Dio” ( Agostino ).
8 si riempia di lode la mia bocca,
perché io canti la tua gloria
tutto il giorno la tua magnificenza.
“Si riempia la mia bocca di lode cantando un inno alla tua gloria; tutto il giorno alla tua magnificenza. Che significa: Tutto il giorno? Senza interruzione. Nelle prosperità perché tu mi consoli; nelle avversità perché mi correggi. Prima che io fossi, perché tu mi hai fatto; ora che sono, perché mi hai salvato. Dopo aver peccato, perché mi hai perdonato; una volta convertito, perché mi hai aiutato; e quando avrò perseverato, perché mi avrai incoronato.
9 Non rigettarmi nel tempo
della vecchiaia, quando verrà meno
la mia forza non abbandonarmi,
“Cos'è mai questo tempo della vecchiaia? Allorquando verrà meno la mia forza, non mi abbandonare. Ti risponde qui Dio: " Oh, venga meno per davvero la tua forza, affinché in te resti la forza mia e tu possa dire con l'Apostolo: Quando sono debole, allora sono forte ". Non temere di essere abbandonato alla tua debolezza, quando giungerà la vecchiaia. E che vorresti? Il Signore tuo non era forse debole, quando pendeva dalla croce? Dinanzi a lui, come dinanzi a un uomo privo di forza, catturato e sopraffatto [dagli avversari], non scossero forse il capo quei forti, quei tori robusti, che dicevano: Se è il Figlio di Dio, scenda dalla croce ? Forse che, per essere debole, venne abbandonato?... Lui che preferì non scendere dalla croce perché non sembrasse, manifestando la sua potenza, cedere a coloro che l'insultavano! Che cosa ti ha insegnato, mentre pendeva dalla croce e non ne scendeva? Non, forse, la pazienza di fronte agli insulti, e che tu devi essere forte nel tuo Dio? Forse è proprio nella persona di lui che si dice: Come un prodigio sono divenuto per molti, e tu mi sei valido aiuto. Lo si dice nella sua persona secondo la sua debolezza, non secondo la sua onnipotenza; secondo la natura umana che s'è assunto per trasformarla in sé, non secondo la natura con cui è disceso a noi. È divenuto, infatti, un prodigio per molti. E, forse, quella era la sua vecchiaia; perché " vecchiaia " ha una certa rispondenza con " vecchiume ", e l'Apostolo dice: Il nostro uomo vecchio è stato crocifisso insieme con lui. Se in lui c'era il nostro uomo vecchio, c'era anche la vecchiaia; perché vecchio è [lo stesso che] vecchiaia. Tuttavia, perché vere sono le parole: Si rinnoverà la tua giovinezza come quella dell'aquila , ecco che egli risorge il terzo giorno, e a noi promette la resurrezione alla fine del mondo. Già è andato avanti il capo; le membra lo seguiranno. Perché temi che ti abbandoni, che ti respinga nel tempo della vecchiaia, quando verrà meno la tua forza? Anzi, proprio allora sarà in te la sua forza, quando verrà meno la tua.
10 perché hanno parlato i miei
nemici contro di me, e quelli che
spiavano l’anima mia hanno tenuto insieme consiglio,
11 dicendo: Dio lo ha abbandonato, inseguitelo e prendetelo,
perché non c’è chi lo liberi
“Tutto questo è stato detto di Cristo. Lui, che nella potenza infinita della sua divinità, per la quale è uguale al Padre, aveva risuscitato i morti, di colpo divenne debole nelle mani dei nemici; e, come se fosse incapace di difendersi, venne catturato. Come sarebbe stato catturato, se essi per primi nel loro cuore non avessero detto: Dio lo ha abbandonato? Difatti, così suonano anche le parole gridate da lui sulla croce: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Diremo dunque che Dio effettivamente abbandonò Cristo, mentre Dio era nel Cristo al fine di riconciliare a sé il mondo? Mentre sappiamo che Cristo è Dio, e, sebbene nato dai giudei secondo la carne, egli è al di sopra di ogni cosa Dio benedetto nei secoli? Dio lo avrà dunque abbandonato? Non sia mai! Quella era la nostra voce, la voce del nostro uomo vecchio, quello che è stato crocifisso insieme con lui… Egli infatti ha potuto pronunciarle in quanto era nostro rappresentante: non quindi per la sua potenza e maestà, ma per quello che era diventato per noi; non come nostro creatore, ma come partecipe della nostra umanità.
12 O Dio, non allontanarti da me;
Dio mio, volgiti in mio aiuto.
“Signore Dio mio, non allontanarti da me. Così è: Dio non sta affatto lontano. Perché il Signore è vicino a coloro che hanno il cuore contrito . O mio Dio, accorri in mio aiuto” ( Agostino ).
13 Siano confusi e vengano meno
quelli che calunniano l’anima mia,
siano coperti di confusione e di
vergogna quelli che cercano il male contro di me
Che significa: Provocano la nostra anima? Dapprima ci provocano a resistere a Dio e poi, una volta caduti nel male, a provare disgusto di Dio. Finché, infatti, sei nella rettitudine, Dio ti appare buono, poiché il Dio di Israele è buono con i retti di cuore . Ma quand'è che sei retto? Vuoi saperlo? Quando fai il bene e, facendo il bene, cerchi il beneplacito di Dio, e quando, dovendo soffrire del male, lo soffri senza ribellarti a Dio.
14 Ma io sempre spererò e aggiungerò lode ad ogni tua lode.“Che significano queste parole? Deve farci riflettere la frase: Aggiungerò lodi a tutte le tue lodi. Sarai, forse, in grado di rendere più perfetta la lode di Dio? C'è qualcosa che puoi aggiungere ad essa? Se essa è già tutta la lode, che cosa aggiungerai tu? Dio è lodato in tutte le sue opere buone, in ogni sua creatura, nella disposizione di tutte le cose, nel governo e nella successione dei secoli, nell'ordine dei tempi, nell'altezza del cielo, nella fecondità della terra, nell'ampiezza del mare, nel potere germinativo delle creature, quante ovunque ne nascono; e poi, riguardo agli stessi figli degli uomini, nel dare loro la legge, nel liberare il popolo eletto dalla schiavitù degli egiziani e in tutta la serie delle sue gesta meravigliose. Tuttavia egli non era ancora lodato per aver risuscitato la carne alla vita eterna. Dunque, la lode che si aggiunge sta nella resurrezione del Signore nostro Gesù Cristo. E se comprenderemo bene queste parole del salmo, scopriremo in esse la voce di lui: una lode che supera tutte quelle passate.
15 La mia bocca annuncerà
la tua giustizia, tutto il giorno la tua salvezza.
Poiché non conosco la lettera,
“La mia bocca narrerà la tua giustizia, non la mia. In questo modo aggiungerò lode a tutte le tue lodi, perché anche il fatto che io sia giusto (se lo sono) lo debbo alla tua giustizia che è in me, non alla mia: perché sei tu che giustifichi l'empio. La mia bocca narrerà la tua giustizia; per tutto il giorno la tua salvezza. Che significano le parole: La tua salvezza? La salvezza è opera del Signore . Nessuno attribuisca a se stesso il fatto di essere salvo! La salvezza è opera del Signore. Nessuno può salvarsi da se stesso: chi opera la salvezza è il Signore, e vana è la salvezza dell'uomo . Per tutto il giorno la tua salvezza: cioè in ogni tempo”. “Perché non ho conosciuto gli affari. Canterò - dice - per tutto il giorno la tua salvezza, perché non ho conosciuto gli affari. Quali sono questi affari? Mi ascoltino i mercanti, e mutino vita. Se finora sono stati mercanti, non lo siano più. Non ricordino più ciò che sono stati: se ne dimentichino! Anzi, se il commerciare è peccato, non lo approvino, non lo lodino; lo disapprovino piuttosto, lo condannino e cambino vita. “Ci sono codici in cui leggiamo: Perché non ho conosciuto la letteratura. Dove alcuni hanno affari, altri recano letteratura. È difficile trovare come possano mettersi d'accordo le due lezioni; tuttavia la diversità di traduzione ci aiuta, forse, a scoprire il vero significato; non certo deve farci supporre l'errore. Vediamo, dunque, come possiamo intendere la parola letteratura, per non offendere i grammatici, come poco fa stava per succedere con i commercianti: poiché certamente anche il grammatico, nell'esercizio della sua professione, può vivere onestamente, senza spergiurare e senza mentire. Cerchiamo, dunque, quale sia questa letteratura ignorata dal salmista, nella cui bocca per tutto il giorno c'è la lode di Dio. È una certa letteratura propria dei Giudei; e a costoro dobbiamo riferire il nostro testo per comprendere quanto vi si dice… Abbiamo incontrato nella precedente spiegazione, alcuni " commercianti " che si gloriavano della loro attività e si inorgoglivano del negozio che nega l'ozio: lavoratori inquieti piuttosto che buoni, se è vero che buoni operatori sono coloro nei quali è Dio che opera. Allo stesso modo incontriamo ora una non so quale letteratura dannosa, e questo precisamente presso i Giudei. Mi assista il Signore affinché possa spiegare a parole ciò che egli si è degnato farmi vedere con la mente. La superbia portava i Giudei a presumere delle loro forze e della giustizia delle loro opere. Essi si gloriavano della legge, in quanto essi l'avevano ricevuta a differenza di tutte le genti che non l'avevano ricevuta; e, in questa stessa legge, non si gloriavano della grazia [che vi era rinchiusa] ma della lettera. La legge, infatti, senza la grazia, è soltanto lettera; serve a convincere l'uomo della sua colpevolezza, ma non è in grado di salvare. Che cosa dice, infatti, l'Apostolo? Se fosse stata data una legge capace di vivificare, senza dubbio la giustizia deriverebbe dalla legge; ma, la Scrittura ha rinchiuso ogni cosa sotto il peccato, affinché dalla fede in Gesù Cristo fosse data ai credenti la promessa . Di questa lettera dice in un altro passo: La lettera uccide, lo spirito vivifica . Hai solo la lettera, se sei violatore della legge; e a causa della lettera e della circoncisione, tu divieni (dice ancora) prevaricatore della, legge. E non è, allora, giusto che si canti e si dica: Liberami dalla mano di colui che trasgredisce la legge e dell'ingiusto? Tu hai la lettera, ma non l'adempi… Gloriandomi di tale grazia, io non ho conosciuto la letteratura; cioè, con tutto il cuore ho disapprovato gli uomini che si fidano della lettera e si allontanano dalla grazia.
16 entrerò nella potenza del
Signore, Signore mi ricorderò della tua sola giustizia.
“Il verso conferma e completa l'affermazione precedente; anzi, la imprime fortemente nel cuore degli uomini, escludendo in maniera assoluta qualsiasi altro significato. O Signore, io mi ricorderò della giustizia che tu solo hai. Oh, bello questo: Tu solo! Vi chiedo: Perché ha aggiunto quel Tu solo? Sarebbe bastato dire: Mi ricorderò della tua giustizia. Ma egli dice: Tu solo; e ottimamente, perché io non pensi che ci sia anche una mia giustizia. Che cosa, infatti, hai tu che non l'abbia ricevuto? E, se lo hai ricevuto, perché ti glori come se non lo avessi ricevuto? La tua giustizia sola mi libera; di mio non ho altro se non i peccati.
17 Mi hai istruito, Dio, dalla mia
giovinezza e tuttora annuncerò le tue meraviglie.
“O Dio, tu mi hai istruito fin dalla mia giovinezza. Che cosa mi hai insegnato? Che debbo ricordarmi dell'unica giustizia, la tua. Considerando infatti la mia vita passata, vedo che cosa mi era dovuto e che cosa ho invece ricevuto al posto di ciò che mi si doveva. Mi era dovuta la condanna; mi è stata data la grazia. Mi era dovuto l'inferno; mi è stata data la vita eterna. O Dio, tu mi hai istruito fin dalla mia giovinezza. Dall'inizio stesso della mia fede, con la quale mi hai rinnovato, mi hai insegnato che nessun mio merito l'ha preceduta, per cui io potessi dire che mi era dovuto quanto mi hai dato” ( Agostino ).
18 E fino alla vecchiaia e alle
canizie Dio non abbandonarmi, finché io annunci il tuo braccio
a tutta la generazione che verrà, la tua potenza
“E fino alla vecchiaia e alla canizie. Questi due nomi si riferiscono alla vecchiaia, e i greci li distinguono. Infatti l'età matura che succede alla giovinezza ha presso i greci un nome, e un altro nome ha l'ultimo periodo della vita che succede alla maturità. Maturo si dice presbùtes mentre vecchio si dice gèron. Ma, poiché nella lingua latina manca questa distinzione tra i due nomi, ambedue sono riferiti alla vecchiaia, e si è avuto senecta et senium, cioè vecchiaia e canizie. Voi però sapete che si tratta di due età. Mi hai insegnato la tua grazia fin dalla mia giovinezza; e fino ad ora, cioè dopo la mia giovinezza, io annunzierò le tue meraviglie, perché tu sei con me affinché non muoia, tu che sei venuto a me perché io risorgessi. E fino alla vecchiaia e alla canizie, cioè fino all'ultimo mio istante, se tu non sarai con me, io non avrò alcun mio merito. Dunque resti sempre con me la tua grazia! “Ci siano sempre coloro che annunziano il tuo braccio. A chi? Ad ogni generazione che verrà. Se è ad ogni generazione che verrà, è dunque sino alla fine del mondo, perché, finito il mondo, ormai non verrà più alcuna generazione.
19 e la tua giustizia.
O Dio, fino ai cieli altissimi le cose grandi che hai fatto.
O Dio, chi è simile a te?
“La tua potenza e la tua giustizia. Ecco spiegato cosa sia il braccio di Dio che io annunzierò ad ogni generazione ventura. Che cosa in realtà ci ha apportato il tuo braccio? La nostra liberazione gratuita. Che io dunque annunzi questa grazia ad ogni generazione che verrà. Che io dica a ogni uomo che nasce: Da te stesso non sei niente. Invoca Dio! Tuoi sono i peccati; i meriti sono di Dio. A te è dovuto il castigo e, quando ti verrà dato il premio, con questo il Signore coronerà i suoi doni, non i meriti tuoi.
20 Quante tribolazioni mi hai fatto
vedere, molte e cattive!
“Quante tribolazioni e quanti mali mi hai mostrato! Giustamente, o servo superbo! Tu hai voluto, in modo perverso, essere simile al tuo Signore, tu che eri stato fatto ad immagine del tuo Signore. Vorresti star bene, ora che sei lontano dal sommo bene? Giustamente ti dice Dio: Se allontanandoti da me tu ti trovassi bene, ne seguirebbe che io non sono il tuo bene. Ma, se Dio è il bene, il sommo bene, colui che è buono per se stesso e non per una bontà mutuata da altri; se ancora è lui, Dio, il nostro sommo bene, cosa potrai essere tu quando ti allontani da lui? che cosa, se non un malvagio? E ancora: se egli è la nostra beatitudine, che cosa troverà chi se ne allontana, se non la miseria? Torna dunque indietro, dalla miseria in cui ti trovi, e di': O Signore, chi è simile a te? Quante tribolazioni e quanti mali mi hai mostrato!
Ma tornato mi hai dato vita
e dagli abissi della terra
di nuovo mi hai fatto risalire.
“Siamo già risorti nello spirito, con la fede, con la speranza, con la carità; ma ci resta da risorgere nel corpo. Avete ascoltato il primo di nuovo, e avete ascoltato anche il secondo di nuovo. Il primo di nuovo è perché Cristo risorgendo ci ha preceduti, il secondo perché la nostra resurrezione è per ora solo nella speranza, restandoci di risorgere nella realtà.
21 Hai moltiplicato la tua magnificenza e tornato
mi hai consolato.
“Hai moltiplicato la tua giustizia; cioè, nei credenti, in coloro che già sono risorti una prima volta nella speranza. Hai moltiplicato la tua giustizia. In tale giustizia rientra anche il castigo: Perché è tempo che il giudizio cominci dalla casa di Dio (dice Pietro) cioè dai suoi santi. Dio infatti castiga ogni figlio che accoglie . Hai moltiplicato la tua giustizia, perché non hai risparmiato neppure i figli né hai lasciato senza correzione coloro ai quali hai riservato l'eredità eterna. Hai moltiplicato la tua giustizia e volgendoti mi hai consolato. E, a cagione del corpo che alla fine risorgerà, dagli abissi della terra di nuovo mi hai tratto .
22 E così io ti confesserò
con gli strumenti del salmo,
la tua verità, o Dio, salmeggerò a te
con la cetra, o santo di Israele.
“Lo strumento del salmo è il salterio. Ma che cosa è il salterio? È uno strumento di legno con corde. E cosa significa? C'è una certa differenza tra il salterio e la cetra. Gli esperti dicono che il salterio ha nella parte superiore quel legno concavo su cui sono tese le corde e fa da cassa di risonanza, mentre la cetra lo ha nella parte inferiore. E poiché lo spirito sta in alto mentre la carne appartiene alla terra, mi sembra che con il salterio si voglia intendere lo spirito e con la cetra la carne. E siccome aveva detto che noi veniamo tratti due volte dagli abissi della terra (una volta secondo lo spirito nella speranza, l'altra secondo il corpo nella realtà), ascolta come esprime queste due volte. Io ti confesserò con gli strumenti del salmo la tua verità. Questo, secondo lo spirito. E secondo il corpo? Te io canterò con la cetra, o Santo d'Israele.
23 Esulteranno le mie labbra
quando canterò a te,
e la mia anima che hai redento.
“Ascolta ancora le sue parole, e ricordati di quel di nuovo e di nuovo. Esulteranno le mie labbra quando inneggerò a te. Ma siccome si suole parlare di labbra dell'uomo interiore e di labbra dell'uomo esteriore ed è incerto a quali si riferiscano le sue parole, aggiunge: E l'anima mia che hai riscattata. Ebbene, salvati nella speranza quanto alle labbra interiori, tratti cioè dagli abissi della terra per la fede e la carità, e tuttavia aspettando ancora la redenzione del nostro corpo, che cosa diciamo? Già ha detto: E l'anima mia che hai riscattata. Ma non credere che sia stata riscattata soltanto l'anima, in relazione alla quale ora hai udito il primo di nuovo. Dice: Ma anche. Perché anche? Ma anche la mia lingua (ora perciò si tratta della lingua del corpo) per tutto il giorno mediterà la tua giustizia, cioè per l'eternità senza fine. Ma quando accadrà questo? Alla fine del mondo, nella resurrezione del corpo, quando saremo mutati nello stato angelico. Come provare che ci si riferisce alla fine? Vi si dice: Ma anche la mia lingua tutto il giorno mediterà la tua giustizia.
24 Ma anche la mia lingua
tutto il giorno mediterà la tua
giustizia, quando saranno confusi
e svergognati quelli che cercano contro di me il male.
“E lo spiega: Quando saranno confusi e coperti di vergogna coloro che cercano il mio male. Quando saranno confusi, quando saranno coperti di vergogna, se non alla fine del mondo? In due modi infatti essi possono essere confusi: o credendo in Cristo o quando verrà Cristo. Perché, finché la Chiesa è qui, finché geme il grano in mezzo alla paglia, finché gemono le spighe in mezzo alla zizzania , finché gemono i vasi di misericordia tra i vasi dell'ira fatti per la confusione , finché geme il giglio tra le spine, non mancheranno i nemici che dicono: Quando morirà e perirà il suo nome? Cioè: Ecco che verrà il tempo in cui finiranno e non ci saranno più cristiani. Come hanno cominciato ad esistere da un certo tempo, così vivranno per un tempo limitato. Ma, mentre così dicono e muoiono senza fine, la Chiesa resta e seguita ad annunziare il braccio del Signore a tutte le generazioni che verranno. Per ultimo verrà anche lui nella sua gloria. Risorgeranno tutti i morti, ciascuno con i suoi meriti: i buoni saranno separati alla destra, i malvagi alla sinistra ; e saranno confusi quelli che insultavano, saranno coperti di vergogna quelli che dileggiavano. E così la mia lingua, dopo la resurrezione, mediterà la tua giustizia e per tutto il giorno la tua lode, quando saranno confusi e coperti di vergogna coloro che cercano il mio male.
Dai Padri
Origene: è il Cristo che parla. Nel Vangelo ha detto: io sono nel Padre (Giovanni 17,21) e qui dice: dal seno di mia madre, tu sei il mio riparo (versetto 6). Lo ha protetto, ad esempio, durante la strage degli innocenti. È lui che aggiunge lode alla lode dell’Antico testamento. Ammaestrando gli scribi, non ha conosciuto la loro “letteralità”, cioè la lettera che uccide. Risorto dai morti, ha annunciato il braccio di Dio a tutta la generazione ventura e ha detto al Padre: dagli abissi della terra di nuovo mi hai fatto risalire (versetto 20).
Atanasio: il coro degli apostoli canta questo salmo. Rende grazie a Dio e promette di offrire il sacrificio di lode.
Gregorio di Nissa: è una chiara profezia sul mistero del Cristo. Il testo è posto sulla bocca di prigionieri. Quando dicono: liberami dalla mano del peccatore, dalla mano del trasgressore, parlano del diavolo che ci ha fatti schiavi. A parole di consolazione, segue la descrizione del ritorno dalla cattività: Quante tribolazioni mi hai fatto vedere, molte e cattive! Ma sei tornato a darmi vita e dagli abissi della terra di nuovo mi hai fatto risalire. Hai moltiplicato la tua giustizia, sei tornato a consolarmi (versetti 20 – 21) noi sappiamo ancora più chiaramente da Paolo, come l’uomo risale dall’abisso: non dire in cuore tuo: chi scenderà nell’abisso? Cioè per far risalire Cristo di tra i morti (Romani 10,7). Perché la morte è stata cacciata fuori nello stesso modo in cui era entrata nel mondo: entrata per opera di un uomo, è cacciata da un uomo. L’uomo nuovo distrugge la morte: è disceso nell’abisso per mezzo della sua passione, per far risalire con lui l’uomo che era caduto nell’abisso. Come in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti saranno vivificati ( 1 Corinzi 15,22).
1 Ruperto: è il Cristo che prega in questo salmo.
Origene: in te ho sperato. Se sopportiamo nelle tribolazioni, non saremo confusi nel secolo futuro. Perché la tribolazione genera la pazienza… E la speranza non delude (Romani 5,3).
Girolamo: il mediatore chiede che l’umiliazione della morte non duri tanto a lungo per lui come per gli altri uomini. Nella tua giustizia: è giusto che colui che ha fatto la tua volontà passi dalla morte alla vita.
Rufino: in eterno: se sono coperto di confusione ora, non lo sarò per sempre.
3 Girolamo: sii per me un Dio protettore: non ho altro rifugio che te. Rifugio per soccorrere la debolezza del corpo.
Cassiodoro: è l’uomo in generale che grida. Era prigioniero del peccato, ma confida di essere assolto per la grazia di Dio.
5 Atanasio: tu sei la mia pazienza: sopporto tutto questo per la speranza che ho in te, fin dalla mia giovinezza.
Teodoreto: dalla mia giovinezza: per il popolo ebreo è il tempo di Mosè; per il secondo popolo è la vita nuova ricevuta nel battesimo.
6 Eusebio: su di te mi sono appoggiato fin dal grembo: ciò è solo del Cristo. È senza macchia. Parimenti è il solo che loda in ogni tempo il Padre.
Girolamo: canterò il tuo nome tra le genti.
7 Origene: un assurdo: per quanti imboccano la via larga della perdizione.
Teodoreto: la mia storia è apparsa come un segno e un esempio.
Cassiodoro: il credente non cerca ciò che ricerca la moltitudine dei peccatori.
Rufino: intende un assurdo nel senso di follia. Quanti vedono che cerco l’invisibile, mi prendono per pazzo.
8 Eusebio: possa non fare altro che lodarti fino alla morte, anche se dovessi giungere alla vecchiaia e le mie forze venissero meno.
Atanasio: la tua sapienza riempia la mia bocca.
Cassiodoro: tutto il giorno e anche la notte. È soprattutto nella notte che la Chiesa si consola cantando le lodi del Signore; è in questo tempo che si cantano i vespri, il mattutino le lodi. Tutto il giorno: sempre.
Girolamo: per i santi non vi è che il giorno senza notte. In questo giorno e con i santi, perché io sono in loro, canto la tua gloria. Ma è ancora il Signore che apre la nostra bocca perché possiamo annunciare la sua lode.
9 Cassiodoro: non parla solo della debolezza della vecchiaia, ma anche della debolezza causata da tribolazioni e sofferenze. Al venir meno della mia forza…: quando cede la costanza della mia pazienza, non abbandonarmi, perché possa sopportare tutto con te.
Atanasio: qui la vecchiaia sta a indicare la debolezza.
11 Origene: accosta ciò a quanto accade a Saul: quando Dio si ritira da Saul, lo spirito malvagio si impadronisce di lui ( 1 Re 16,23).
12 Teodoreto: non dice che è la natura di Dio ad allontanarsi da lui, ma la sua provvidenza e l’efficacia del suo soccorso.
13 Eusebio: questi congiuntivi sono piuttosto dei futuri profetici. Vengano meno vuol dire: non ci si ricorderà neppure più dei nemici di Gesù e, su tutta la terra, i giudei vedranno adorare come Dio colui che hanno crocifisso.
14 Origene: il Cristo è venuto per portare a compimento la legge e i profeti.
Atanasio: non ho conosciuto le cose vane di questa vita. È analogo a: ecco, abbiamo lasciato tutto per seguirti (Matteo 19,27). In risposta, gli apostoli hanno ricevuto la promessa del regno dei cieli.
Girolamo: chi ha venduto il proprio maestro, è lui che conosceva il commercio!.
16 Girolamo: la giustizia di te solo: ciò che dico è quanto ho udito dal Padre mio.
Atanasio: entrerò nella terra della promessa. La giustizia di te solo ho ricercato poiché ignoro ogni commercio: ho escluso ciò che non è giustizia di Dio.
Cassiodoro: di fronte a tutta la potenza del mondo sta la potenza del Signore, il regno dei cieli. Entrerò nella Gerusalemme celeste e che cosa vi farò? Ricorderò la giustizia di te solo.
17 Eusebio: mi hai istruito: è il Padre che ha istruito il Salvatore. Questi, dopo aver presa la forma di schiavo ha trascorso l’infanzia e gli anni della giovinezza senza istruzione umana, ma progredendo per la potenza di Dio. Signore, assistimi fino alla fine e opera le tue meraviglie affinché io annunci il tuo braccio a tutta la generazione ventura, cioè alla generazione cristiana. Fino alla vecchiaia, fino al compimento della Chiesa. La Chiesa non si abbatta mai nel suo pellegrinaggio terrestre, finché non venga l’apostasia e sia rivelato l’uomo del peccato (2 Ts 2,3). Ma quando il Figlio dell’uomo verrà, troverà ancora fede sulla terra? (Luca 18,8). Infatti si raffredderà la carità di molti (Matteo 24,12). È questa la vecchiaia della Chiesa.
Cassiodoro: non abbandonarmi nell’età matura né nella vecchiaia. Giovinezza della Chiesa: il tempo della crocifissione del Cristo; età matura: tempo in cui il Vangelo si diffonde; vecchiaia: il tempo del tramonto, quando una folla di martiri, sotto un terribile tiranno, porterà a termine questa vita con una fine desiderabile.
Rufino: il tempo degli apostoli e dei martiri era la giovinezza della Chiesa, ma la carità si è raffreddata: e quando verrà il tempo dell’anticristo, la Chiesa entrerà nella sua vecchiaia, le sue forze saranno ridotte al punto che anche gli eletti rischieranno di essere sedotti (Matteo 24,4). La Chiesa supplica il Cristo, che è il braccio del Signore.
19 Girolamo: per un disegno misericordioso mi hai mandato a riscattare il genere umano.
20 Gregorio di Nissa: il primo uomo ha fatto entrare la sofferenza e la morte nel mondo. L’uomo nuovo vi ha riportato la vita, essendo disceso nell’abisso della passione.
Rufino: il male fu rivelato all’uomo dall’esperienza: i loro occhi si aprirono (Genesi 3,7) e conobbero che avevano peccato. I loro occhi interiori si chiusero al bene spirituale, i loro occhi esteriori si aprirono per sperimentare il male. Chi potrebbe dire quante tribolazioni e angosce vede l’uomo nello stato infelice di mortalità e corruzione? Di nuovo ricominciamo a peccare e il Signore ricomincia a farci misericordia. Sei tornato: hai lasciato cadere la tua collera e mi hai consolato con Cristo.
Teodoreto: dagli abissi della terra di nuovo mi hai fatto risalire: si applica al popolo ebreo, ma anche all’umanità che Dio è venuto a cercare negli abissi della terra.
Girolamo: hai moltiplicato: sono risalito accompagnato da tutti quelli che mi attendevano nel regno dei morti.
22 Eusebio: arpa e cetra: i popoli riscattati che rendono grazie. Di tutti il Verbo fa un’unica sinfonia.
Atanasio: per mezzo della confessione io divento una cetra.
Cassiodoro: per i nemici, c’è la confusione definitiva del giudizio finale, quando saranno radunati a sinistra del Signore; c’è la confusione in questo mondo per la loro conversione.
Salmo 71
1 per Salomone
2 Dio da’ al re il tuo giudizio e la tua giustizia
al figlio del re, perché giudichi
il tuo popolo con giustizia
e i tuoi poveri con equità.
3 Ricevano i monti la pace
per il popolo e i colli la giustizia.
4 Giudicherà i poveri del popolo e salverà i figli
dei poveri ed umilierà il calunniatore.
5 E rimarrà quanto il sole e più della luna, per le
generazioni delle generazioni.
6 Scenderà come pioggia
sul vello e come gocce stillanti sulla terra.
7 Sorgerà nei suoi giorni
la giustizia e abbondanza di pace finché sia tolta la luna
8 e dominerà da mare a mare
e dal fiume fino ai confini del mondo.
9 Davanti a lui si prostreranno gli Etiopi e i suoi nemici
leccheranno la polvere.
10 I re di Tarsis e le isole offriranno doni,
i re degli Arabi e di Saba porteranno doni
11 e lo adoreranno tutti i re,
tutte le genti lo serviranno,
12 perché ha liberato il povero dal potente e il povero
che non aveva chi lo aiutasse.
13 Risparmierà il povero e il
misero e salverà le anime dei poveri
14 dalle usure e dall’ingiustizia
redimerà le loro anime
e sarà degno di onore il loro nome davanti a lui.
15 E vivrà e gli sarà dato dell’oro di Arabia e
invocheranno riguardo a lui sempre,
tutto il giorno lo benediranno.
16 Sarà il sostegno nella
terra sulle cime dei monti.
Sarà innalzato al di sopra del
Libano il suo frutto e fioriranno
dalla città come erba della terra.
17 Sia benedetto il suo nome nei secoli, più del sole
rimarrà il suo nome e
saranno benedette in lui tutte le tribù della terra,
tutte le genti lo diranno beato.
18 Benedetto il Signore Dio,
il Dio di Israele che solo opera meraviglie;
19 e benedetto il nome della sua gloria in eterno.
E sarà piena della sua gloria tutta la terra; sia, sia!
20 Sono finite le lodi di Davide, figlio di Iesse.
Da Sacy
1 per Salomone
2 Dio da’ al re il tuo giudizio e la tua giustizia
al figlio del re, perché giudichi
il tuo popolo con giustizia
e i tuoi poveri con equità.
3 Ricevano i monti la pace
per il popolo e i colli la giustizia.
4 Giudicherà i poveri del popolo e salverà i figli
dei poveri ed umilierà il calunniatore.
Davide come un principe illuminato che perfettamente conosceva in cosa consistesse la grandezza di un re, domanda a Dio per il suo figliuolo, che era re e figlio di re, non grandi tesori né un ampio dominio né un regno lungo e fortunato ma l’equità e la giustizia dello stesso Dio, affinché giudicasse il suo popolo non secondo la visuale limitata della mente umana , ma secondo le regole della giustizia adorabile con la quale Dio medesimo conduce gli uomini. Egli chiama Israele, non il suo popolo, né il popolo di Salomone, ma quello di Dio e vuole forse con ciò spingere il figlio suo a considerarsi come semplice depositario della potenza divina verso quel popolo, affinché egli avesse maggiore premura di guidarlo secondo il lume del Signore. Quello che egli aggiunge dicendo: che le montagne ricevano la pace per il popolo e le colline la giustizia è una espressione figurata e poetica. Siccome la Palestina era piena di monti e di colli e siccome la pace e la giustizia di cui parla sono doni che vengono dal cielo egli suppone che quanto discende dall’alto debba cadere innanzitutto sui luoghi più eccelsi quali sono i monti e i colli e poi diffondersi nelle parti più basse. Può dunque Davide in maniera figurata significarci che la pace e la giustizia regnerebbero su Israele se i più grandi fossero i primi a riceverle e da loro poi si spargessero su tutti i popoli, dipendendo la pace degli stati dalla giustizia e dalla equità dei capi. Finalmente dice Davide, Salomone farà giustizia ai meschini del popolo, cioè egli proteggerà coloro che essendo poveri e deboli hanno più bisogno del suo appoggio.
5 E rimarrà quanto il sole e più della luna, per le
generazioni delle generazioni.
Lo spirito di Dio trasporta in qualche modo il santo profeta fuori di sé per farlo parlare di quel che appartiene al regno di Gesù Cristo piuttosto che a quello di Salomone. Per questo non ha egli potuto dire di quest’ultimo che sarebbe durato quanto il sole e quanto la luna in tutte le generazioni, poiché il suo regno non durò che per il corso della sua vita e fu immediatamente diviso dopo la sua morte. Nella sola persona del Figlio di Dio fatto uomo per amore nostro si è adempiuta la profezia di Davide; non che il suo regno divino debba finire col sole e con la luna e con gli uomini, ma perché finché durerà il mondo sussisterà e si amplierà ancora in tutta l’eternità.
6 Scenderà come pioggia
sul vello e come gocce stillanti sulla terra.
L’incarnazione del Verbo e la venuta al mondo del Figlio di Dio è descritta qui in una maniera figurata e simile a quella con cui si parla nella storia dei Giudici dove sta scritto che Gedeone richiese a Dio per segno della sua missione che la rugiada celeste cadesse soltanto sopra un vello da lui posto nella sua aia. Noi abbiamo osservato su quel passo che secondo il sentimento dei santi padri la beatissima Vergine può considerarsi come il vello misterioso ove è disceso il Verbo come una divina rugiada mediante la sua incarnazione per salvare gli uomini. Noi possiamo aggiungere che il vello di Gedeone su cui cadde la rugiada, quando rimase arida la terra intorno, ci figurava la Giudea, innaffiata per così dire dalle grazie del cielo in mezzo a tutte le nazioni che erano nell’aridità e nell’ignoranza del vero Dio.
7 Sorgerà nei suoi giorni
la giustizia e abbondanza di pace finché sia tolta la luna
Nell’atto stesso in cui è nato al mondo il giusto per eccellenza egli ha recato con sé la sorgente della vera giustizia, che è la sua grazia. Per la grazia di Gesù Cristo tutti gli uomini sono giustificati e riconciliati con Dio. Ciò non vuol dire che non ci fosse al mondo una vera giustizia, poiché Abramo e tanti altri erano veramente giusti, ma vuol dire che la sorgente di ogni giustizia è nata al mondo con Gesù Cristo e che per i suoi meriti tutti i giusti dei primi tempi sono stati giusti, essendo tutti gli uomini, come dice San Paolo morti in Adamo e tutti vivificati per Gesù Cristo.
8 e dominerà da mare a mare
e dal fiume fino ai confini del mondo.
9 Davanti a lui si prostreranno gli Etiopi e i suoi nemici
leccheranno la polvere.
10 I re di Tarsis e le isole offriranno doni,
i re degli Arabi e di Saba porteranno doni
11 e lo adoreranno tutti i re,
tutte le genti lo serviranno,
12 perché ha liberato il povero dal potente e il povero
che non aveva chi lo aiutasse.
13 Risparmierà il povero e il
misero e salverà le anime dei poveri
Il potente è il demonio che dianzi è chiamato il calunniatore. Costui poi è chiamato dal Figlio di Dio il forte armato. Dalle mani di un tale potente è venuto a liberare il povero colui che incomparabilmente è più forte di lui. Il povero altro non è che il popolo dei fedeli che hanno incominciato a credere in lui.
14 dalle usure e dall’ingiustizia
redimerà le loro anime
e sarà degno di onore il loro nome davanti a lui.
15 E vivrà e gli sarà dato dell’oro di Arabia e
invocheranno riguardo a lui sempre,
tutto il giorno lo benediranno.
Con la sua morte egli doveva redimere le anime dei poveri, ma questa stessa morte doveva essere in lui la sorgente di una vita nuova ed immortale. Poiché avrebbe poi detto che essendo innalzato sulla croce tutto avrebbe tratto a sè, il profeta dichiara qui che dopo aver redento le anime dei poveri e dopo aver ricuperato una vita nuova gli sarebbero stati fatti doni ricchi qual è l’oro dell’Arabia e il suo popolo in nome suo sarebbe diventato l’oggetto delle benedizioni di tutti i popoli redenti per merito del suo sangue.
16 Sarà il sostegno nella
terra sulle cime dei monti.
Sarà innalzato al di sopra del
Libano il suo frutto e fioriranno
dalla città come erba della terra.
Lo stesso Gesù Cristo si è paragonato al frumento e ha paragonato ad esso i suoi fedeli. Il profeta volendo dunque significare in una maniera figurata la prodigiosa fecondità della Chiesa, la rappresenta come un seme di grano che è stato gettato nei luoghi più sterili, quali sono le cime dei monti a ragione dell’orgoglio e della orribile sterilità del cuore umano che prima dell’incarnazione sembrava un terreno inutile ed incapace di produrre frutto buono di alcuna sorta. Egli dice che un tale seme avrebbe prodotto il suo frutto, un frutto che si alzerà a maggiore altezza dei cedri del monte Libano, cioè si innalzerà fino al cielo e supererà quanto vi è nel secolo di più eminente.
17 Sia benedetto il suo nome nei secoli, più del sole
rimarrà il suo nome e
saranno benedette in lui tutte le tribù della terra,
tutte le genti lo diranno beato.
Sono ben diverse l’una dall’altra queste due sorti di benedizioni che riguardano Gesù Cristo e i fedeli. Quelle che i popoli danno al Signore niente aggiungono alla gloria di colui il cui nome santo e adorabile era prima del sole, cioè la cui gloria sussisteva prima di tutti tempi, che sono incominciati col sole, il quale nel regolare suo corso è la misura del tempo. Quello che è sommamente grande per se stesso non può ricevere una nuova grandezza dagli uomini, ma le benedizioni che Gesù Cristo dà agli uomini allorché dice: che tutte le tribù della terra in lui e per lui saranno benedette, secondo la promessa fatta da Dio medesimo ad Abramo tanti secoli prima di Davide diventano per loro una sorgente di ogni sorta di beni . E come al principio del mondo Dio impresse nelle sue creature benedicendole quella mirabile fecondità che fa loro produrre i loro simili nel corso dei secoli, Gesù Cristo parimenti, che è divenuto mediante la sua incarnazione il principio di un mondo nuovo, ha comunicato a tutti i popoli con la benedizione del tutto nuova data a loro un’altra sorta di fecondità tutta divina e spirituale, che fa loro produrre continuamente frutti di vita e di grazia.
18 Benedetto il Signore Dio,
il Dio di Israele che solo opera meraviglie;
19 e benedetto il nome della sua gloria in eterno.
E sarà piena della sua gloria tutta la terra; sia, sia!
20 Sono finite le lodi di Davide, figlio di Iesse.
Le ultime parole con le quali il santo profeta completa questo salmo indicano il desiderio e l’ardore estremo che lo infiammavano per la venuta del regno del Messia, da lui contemplato da lontano alla luce dello Spirito Santo che lo animava. E se Davide si rallegrava di aver stabilito Salomone suo figlio sul trono non per altro si rallegrava, non c’è dubbio, se non perché sapeva che egli doveva essere un’immagine dell’altro Salomone che sarebbe nato dalla sua stirpe, che avrebbe ampliato il suo regno su tutta la terra e stabilito il suo trono nel cuore di tutti i popoli che lo avrebbero adorato in spirito e verità.
Da Agostino
1 per Salomone
“Il titolo di questo salmo reca: A Salomone; ma le cose in esso cantate non possono adattarsi a quel Salomone re di Israele secondo la carne, se almeno vogliamo stare a quanto di lui dice la santa Scrittura. Si adattano invece meravigliosamente a Cristo Signore. Si comprende pertanto che anche il nome di Salomone è usato in senso figurativo, in modo che vi si intenda il Cristo. Salomone significa infatti " pacifico "; e tale vocabolo si adatta perfettamente e veracemente a Cristo, dal quale, come mediatore tra nemici, noi abbiamo ricevuto il perdono dei peccati e siamo stati riconciliati con Dio.
2 Dio da’ al re il tuo giudizio e la tua giustizia
al figlio del re, perché giudichi
il tuo popolo con giustizia
e i tuoi poveri con equità.
O Dio, concedi il tuo giudizio al re e la tua giustizia al figlio del re. Il Signore stesso dice nel Vangelo: Il Padre non giudica nessuno ma ogni giudizio ha dato al Figlio . Questo significano le parole: O Dio, il tuo giudizio concedi al re. Tale re è poi anche figlio del re, poiché anche Dio Padre è re. Come sta scritto: Un re fece la festa di nozze al suo figlio . Qui tuttavia, secondo il costume delle Scritture, si ripete lo stesso concetto. Infatti le parole Il tuo giudizio, le ripete con espressione alquanto diversa: La tua giustizia. E parimenti il termine al re è ripetuto con al figlio del re.
3 Ricevano i monti la pace
per il popolo e i colli la giustizia.
Ricevano i monti la pace per il popolo, e i colli la giustizia. I monti sono più grandi, i colli più piccoli. Senza dubbio costoro sono le stesse persone di cui parla il salmo: I piccoli con i grandi. Ebbene, questi monti hanno esultato come arieti, e questi colli come gli agnelli del gregge, all'uscita di Israele dall'Egitto , cioè alla liberazione del popolo di Dio dalla servitù di questo mondo. I più grandi nella Chiesa, quei che si segnalano per la loro santità, sono i monti. Essi sono in grado di istruire gli altri , sia con le parole, affinché siano bene edotti nella fede, sia con la vita vissuta, offrendo loro un esempio da imitare e così salvarsi. I colli invece sono coloro che li seguono con docilità nel raggiungimento della stessa virtù eminente. Perché dunque ricevano i monti la pace e i colli la giustizia? Forse non c'è nessuna differenza. Per cui si sarebbe potuto anche dire: Ricevano i monti la giustizia per il popolo e i colli la pace. Ad ambedue infatti sono necessarie sia la giustizia che la pace; e potrebbe darsi veramente che, con nome diverso, la stessa giustizia sia chiamata pace: essa infatti è la vera pace, non quella che stipulano fra loro gli iniqui… O non dobbiamo piuttosto vedere una distinzione non trascurabile tira le parole: I monti la pace, e i colli la giustizia? Sta di fatto che i dignitari della Chiesa debbono vegliare sulla pace con attento zelo, per evitare che, comportandosi superbamente nella ricerca del loro onore, si abbiano a creare scismi e si spezzi la compagine dell'unità. Dal canto loro i colli debbono, sì, seguire i primi nell'imitazione e nell'obbedienza, ma sempre in modo tale da non ritenerli superiori a Cristo, evitando così di allontanarsi dall'unità di Cristo, sedotti dalla vana autorità di monti cattivi che sembrano eccellere. L'espressione: Ricevano i monti la pace per il popolo può essere molto opportunamente intesa nel senso che "pace" corrisponda a riconciliazione: quella riconciliazione per la quale torniamo in pace con Dio. Nel qual caso sono veramente i monti a riceverla per il suo popolo. Lo attesta l'Apostolo: Le cose vecchie sono passate; ecco compiute si sono le nuove. Tutto però deriva da Dio, il quale ci ha riconciliati a sé per mezzo di Cristo, e ha dato a noi l'ufficio della riconciliazione.
4 Giudicherà i poveri del popolo e salverà i figli
dei poveri ed umilierà il calunniatore.
Giudicherà i poveri del popolo, e salverà i figli dei poveri. Mi sembra, che " i poveri " e " i figli dei poveri " siano le stesse persone. Come la stessa città è " Sion " e " la figlia di Sion ". Ma, se volessimo distinguere più sottilmente, per poveri intenderemmo i monti; e per figli dei poveri, i colli. Vedremmo cioè, nei poveri, i profeti e gli apostoli, mentre nei figli dei poveri vedremmo i loro figli, cioè coloro che traggono profitto dalla loro autorità. Quanto poi alle parole: Giudicherà e salverà, questa seconda costituisce una spiegazione del modo come giudicherà. Per questo infatti giudicherà i suoi poveri, per salvarli: per separare quelli che dovranno essere condannati alla perdizione da coloro cui egli dona la salvezza, che è pronta a manifestarsi nell'ultimo tempo . Costoro gli dicono: Non perdere con gli empi la mia anima! e: Giudicami, o Dio, e distingui la mia causa dalla gente non santa . Dobbiamo considerare anche come non dica: " Giudicherà il popolo povero ", ma i poveri del popolo. Cioè: distinguerà, per salvarli, coloro che in mezzo al suo popolo sono i poveri.
5 E rimarrà quanto il sole e più della luna, per le
generazioni delle generazioni.
E resterà quanto il sole; oppure: Resterà così a lungo come il sole. Infatti alcuni nostri esegeti hanno ritenuto essere questa la migliore traduzione della parola sumparamenei. Se essa potesse essere tradotta in latino con una sola parola, dovremmo dire "conresterà"; ma siccome questa parola non esiste in latino, per renderne almeno il significato si dice: Resterà a lungo quanto il sole. Infatti "conresterà al sole" non significa altro che resterà quanto il sole .
6 Scenderà come pioggia
sul vello e come gocce stillanti sulla terra.
Che cosa infatti è la pioggia se non gocce stillanti? Quanto poi al vello, io credo che con tale vocabolo il salmista abbia voluto indicare la nazione giudaica, o perché doveva essere spogliata dell'autorità della dottrina, come quando la pecora viene tosata del vello; oppure perché essa teneva nascosta in luogo segreto tale pioggia, cioè non voleva fosse rivelata alle genti incirconcise.
7 Sorgerà nei suoi giorni
la giustizia e abbondanza di pace finché sia tolta la luna
Le parole: Fioriranno ai suoi giorni la giustizia e l'abbondanza della pace, finché sia levata la luna, debbono essere intese come se dicesse: Ai suoi giorni spunterà la giustizia, che vincerà la contraddizione e la rivolta della carne, e la pace si attuerà con sempre maggiore estensione e abbondanza finché la luna sia innalzata, cioè finché la Chiesa sia elevata nella gloria della resurrezione, e ottenga il regno insieme col Cristo, che è il primogenito dei morti, e che l'ha preceduta in tale gloria, sedendo alla destra del Padre . Là infatti egli rimane quanto durerà il sole e prima della luna; e alla stessa gloria più tardi sarà innalzata anche la luna.
8 e dominerà da mare a mare
e dal fiume fino ai confini del mondo.
Se con la parola " luna " è da intendersi veramente la Chiesa il Signore ci indica quanto ampiamente avrebbe diffuso questa Chiesa; aggiunge infatti: E dominerà dal mare fino al mare. La terra è circondata dal mare grande che chiamiamo oceano, di cui una piccola parte entra in mezzo alle terre e forma i mari che noi conosciamo e che sono solcati dalle navi. Dice pertanto che egli dominerà dal mare fino al mare, cioè da una estremità all'altra della terra, in quanto il suo nome e il suo regno sarebbero stati annunziati in tutto il mondo, e in tutto il mondo si sarebbero affermati. E infatti, perché non potessero essere intese altrimenti le parole: Dal mare fino al mare, aggiunge subito: E dal fiume sino ai confini della terra. Quanto qui dice: Fino agli estremi confini della terra, già l'aveva detto prima con le parole: Dal mare fino al mare. Ma menzionando anche il fiume, indica all'evidenza come Cristo intendesse manifestare il suo potere già quando cominciava a scegliere i discepoli: cioè dal momento in cui, là presso il fiume Giordano, lo Spirito Santo scese sul Signore battezzato, e dal cielo echeggiò la voce: Questi è il mio Figlio diletto . Prendendo dunque le mosse da presso quel fiume, la dottrina di Cristo e l'autorità del suo magistero celeste vanno gradatamente estendendosi fino ai confini della terra, in quanto la buona novella del regno viene annunziata in tutto il mondo, a testimonianza per tutte le genti. Poi verrà la fine.
9 Davanti a lui si prostreranno gli Etiopi e i suoi nemici
leccheranno la polvere.
Si prostreranno gli" Etiopi. Prendendo la parte per il tutto, raffigura tutte le genti, scegliendo, per menzionarlo espressamente, un popolo che si trova ai confini della terra. Dinanzi a lui si prostreranno i popoli, cioè, lo adoreranno… In diverse parti del mondo sarebbero però ben presto scoppiati degli scismi, e alla loro origine ci sarebbe stato sempre l'odio per la Chiesa cattolica diffusa in tutto il mondo Per questo, dopo aver detto: Dinnanzi a lui si prostreranno, gli etiopi, aggiunge: E i suoi nemici lambiranno la terra. Essi cioè ameranno gli uomini negando la gloria a Cristo, al quale è detto: Elévati al di sopra dei cieli, o Dio, e sopra tutta la terra si spanda la tua gloria . Quanto all'uomo invece, egli si meritò di udire le parole: Sei terra, e alla terra ritornerai . Orbene, lambendo questa terra, cioè amando gli uomini, entusiasmati dall'autorità vana e ciarliera di costoro, e considerandoli loro amici sincerissimi, gli eretici contraddicono le parole divine là dove queste preconizzano la Chiesa cattolica, la quale non dovrà essere circoscritta a qualche parte della terra, come certi scismi, ma dovrà estendersi in tutto il mondo, sin presso gli etiopi, i più lontani e brutti tra gli uomini, e ovunque fruttificare e svilupparsi.
10 I re di Tarsis e le isole offriranno doni,
i re degli Arabi e di Saba porteranno doni
11 e lo adoreranno tutti i re,
tutte le genti lo serviranno,
È una realtà di fatto che non va commentata ma soltanto contemplata. Essa infatti si impone e non soltanto allo sguardo dei fedeli che ne traggono motivo di gioia, ma anche a quello degli infedeli che se ne rammaricano.
12 perché ha liberato il povero dal potente e il povero
che non aveva chi lo aiutasse.
13 Risparmierà il povero e il
misero e salverà le anime dei poveri
“Questo "misero" e "povero" è il popolo dei credenti in lui. In questo popolo sono compresi anche i re che lo adorano. Non hanno infatti disdegnato di essere miseri e poveri, cioè di confessare umilmente i propri peccati e di riconoscersi bisognosi della gloria e della grazia di Dio, affinché quel re, figlio del re, li liberasse dal potente. Questo potente è colui che prima è stato chiamato calunniatore. Non è stata la sua forza a renderlo potente, consentendogli di assoggettare a sé gli uomini e di ridurli in sua cattività: sono stati i peccati dell'uomo. Egli è chiamato anche " forte ": come qui lo si chiama " potente ". Ma il nostro Salvatore ha umiliato il calunniatore, ed è entrato nella casa del forte, portandogli via i suoi vasi dopo averlo incatenato ; egli ha liberato il misero dal potente, e il povero che non aveva chi lo soccorresse. Questo infatti non avrebbe potuto farlo nessuna potenza creata: né quella di un qualsiasi uomo giusto e neppure quella dell'angelo. Non c'era alcuno in grado di salvarci; ed ecco, è venuto lui di persona e ci ha salvati.
14 dalle usure e dall’ingiustizia
redimerà le loro anime
e sarà degno di onore il loro nome davanti a lui.
“Dalle usure e dall'iniquità riscatterà le loro anime. Quali sono queste usure se non i peccati, che sono chiamati anche " debiti " ? Quanto poi al nome " usura", credo che sia stato adoperato per indicare che il male della pena riservato al colpevole sarà più grande di quello della colpa commessa. Ad esempio: un omicida può uccidere soltanto il corpo dell'uomo, ma non può nuocere alla sua anima. Dell'assassino invece andranno in perdizione nell'inferno e l'anima e il corpo... Da queste usure sono riscattate le anime dei poveri, mediante quel sangue che fu versato in remissione dei peccati. Riscatterà dunque dalle usure, perdonando i peccati, ai quali erano dovuti ben più grandi supplizi; ma riscatterà anche dall'iniquità, aiutando con la sua grazia a compiere la giustizia.
15 E vivrà e gli sarà dato dell’oro di Arabia e
invocheranno riguardo a lui sempre,
tutto il giorno lo benediranno.
E vivrà e gli sarà dato l'oro dell'Arabia. Non direbbe: Egli vivrà ,se non volesse inculcare l'idea di quella vita nella quale Cristo più non morirà né la morte più oltre dominerà su di lui . Vivrà, dunque, per sempre colui che fu disprezzato morente. Così infatti dice un altro profeta: Sarà tolta dalla terra la sua vita . Ma che significano le parole: E gli sarà dato l'oro dell'Arabia? Sta di fatto che proprio dall'Arabia ricevette oro il re Salomone; e questo particolare, in forza dell'allegoria, si applica nel nostro salmo all'altro Salomone, al vero Salomone, cioè al vero " pacifico ". Infatti il re Salomone non ha mai dominato dal fiume fino ai confini della terra . Viene dunque profetizzato in queste parole che anche i sapienti di questo mondo avrebbero ben presto creduto in Cristo, intendendo con " Arabia " i popoli pagani e con " oro " la sapienza: la quale tanto eccelle su tutte le dottrine, quanto l'oro è superiore agli altri metalli.
16 Sarà il sostegno nella
terra sulle cime dei monti.
Sarà innalzato al di sopra del
Libano il suo frutto e fioriranno
dalla città come erba della terra.
E il firmamento sarà sulla terra, sopra le vette dei monti. In Cristo si sono realizzate tutte le promesse di Dio , cioè in lui sono state confermate, in quanto in lui si è adempiuto tutto quanto era stato profetizzato per la nostra salvezza. È infatti opportuno intendere per "vette dei monti" gli autori delle Scritture divine, cioè coloro per cui mezzo esse sono state redatte. Di costoro egli stesso è il firmamento, perché tutte le cose che divinamente sono state scritte a lui si riferiscono. Ha voluto essere il firmamento sulla terra perché tali cose sono state scritte per coloro che sono in terra; e se egli è venuto in terra, vi è venuto proprio per confermarle, cioè per mostrare che in lui si dovevano adempiere… Sarà innalzato sopra il Libano il suo frutto. Per " Libano " siamo soliti intendere la grandezza di questo mondo; difatti il Libano è un monte che ha alberi altissimi, e il suo nome significa " biancore ". Che c'è allora di strano se, al di sopra di ogni gloria mondana, anche la più grande, si è elevato il frutto di Cristo e se gli appassionati di tale frutto han saputo disprezzare tutte le vette del mondo? Appena conosciute, le promesse eterne saranno apprezzate al di sopra di ogni altra cosa, e sarà paragonato all'erba della terra tutto quanto si tiene in gran conto nel mondo.
17 Sia benedetto il suo nome nei secoli, più del sole
rimarrà il suo nome e
saranno benedette in lui tutte le tribù della terra,
tutte le genti lo diranno beato.
“Sia, dunque, il suo nome benedetto nei secoli! Prima del sole resterà il suo nome. Per " sole " si intendono i tempi; quindi il suo nome resterà in eterno. L'eterno precede i tempi e non termina con il tempo. E saranno benedette in lui tutte le tribù della terra. In lui si adempie la promessa fatta ad Abramo… Ad Abramo era stato detto: Nella tua discendenza saranno benedette tutte le tribù della terra . Orbene: Non i figli della carne ma i figli della promessa appartengono alla discendenza .Tutte le genti lo magnificheranno.
18 Benedetto il Signore Dio,
il Dio di Israele che solo opera meraviglie;
“Benedetto il Signore, il Dio d'Israele. Egli solo opera meraviglie. Dopo aver considerato tutte le cose di cui sopra, prorompe in un inno, e benedice il Signore Dio d'Israele. Si adempiono così le parole dette a quella donna sterile: Colui che ti ha liberato, egli stesso sarà chiamato per tutta la terra il Signore Dio d'Israele . Egli solo opera meraviglie; perché, chiunque le compia, è sempre lui che opera in essi, lui che solo opera meraviglie.
19 e benedetto il nome della sua gloria in eterno.
E sarà piena della sua gloria tutta la terra; sia, sia!
20 Sono finite le lodi di Davide, figlio di Iesse.
Dai Padri
Origene: il re è il Cristo.
Eusebio: profezia di un Salvatore, re universale e in eterno. L’inizio del salmo gli attribuisce i tratti distintivi di Salomone, ma si tratta del re del salmo 2,6 costituito re e consacrato da Dio.
Atanasio: questo salmo annuncia la venuta del Cristo e la chiamata delle genti. Il Cristo è il vero Salomone, il pacifico che riunisce i due popoli e fa cadere il muro di inimicizia.
Cassiodoro: l’Antico testamento è pieno del nuovo. In tutto questo salmo il profeta annuncia la venuta del Signore, parlando sia della sua umanità che della sua divinità.
Atanasio: a motivo della sua natura umana, si dice che il Cristo riceve dal Padre la giustizia. Il re, il figlio di re è il Cristo.
Cassiodoro: chiede al Padre di dare il giudizio al Figlio: il Padre non giudica alcuno, ma ha rimesso ogni giudizio nelle mani del Figlio (Giovanni 5,22). Si tratta dell’umanità del Cristo; infatti il Figlio eterno non ha bisogno che gli si dia nulla.
2 Atanasio: giudichi il tuo popolo con giustizia: è per questo che il Cristo è venuto nel mondo. Quando veniva crocifisso così parlava: adesso si fa il giudizio del mondo; adesso il principe di questo mondo sarà cacciato fuori (Giovanni 12,31).
Cassiodoro: la tua giustizia… I tuoi poveri: tutto ciò che ha il Padre è mio (Giovanni 16,15). I poveri di Dio sono coloro che, abbandonando ogni superbia di questo mondo, si abbandonano completamente all’umiltà. Se un povero è orgoglioso, non è un povero di Dio, e se un ricco ama l’umiltà, non è un ricco di questo mondo. È la volontà che discerne, non il nome.
Rufino: non parla di poveri in beni materiali, ma di poveri in spirito
3 Cirillo Alessandrino: ricevano i monti la pace: gli angeli, che non frequentavano la terra per l’empietà che presiedeva in essa, ricevono l’ordine di fare pace con gli uomini.
Girolamo: i giusti ricevano il Cristo che è pace e giustizia.
Cassiodoro: i monti: gli apostoli. Le colline: gli altri beati. La pace: il Cristo. La giustizia: il Cristo. È pace perché ci riconcilia a Dio e giustizia perché giudicherà il mondo
4 Girolamo: i poveri: quelli che si sono fatti poveri per lui.
Atanasio: il calunniatore: il diavolo.
5 Cirillo Alessandrino: rimarrà: continuerà ad esistere, per tutta l’eternità, come Dio e uomo, lui che era prima di tutti i secoli.
Cassiodoro: l’umanità santa del Cristo sarà unita al Verbo per l’eternità, sederà con lui alla destra del Padre. Il sole: il Figlio di Dio, Verbo del Padre. Ante lunam: la luna è la Chiesa. La luna è immagine della Chiesa perché la luna non brilla di luce propria ma riceve la luce dal sole. La Chiesa sembra calare come la luna durante le persecuzioni; poi, quando ritrova la pace gioisce di tutta la sua luce.
6 Eusebio e Atanasio: come pioggia: senza rumore, senza essere visto.
Teodoreto: come pioggia. Ciò designa chiaramente la generazione umana, avvenuta nel segreto e senza rumore. Nessuno sente cadere la rugiada, né sulla terra né sulla luna. La concezione del Signore avvenne così: Giuseppe stesso non la sospettava.
Girolamo: vello: gocce stillanti sulla terra: prima di lui l’umanità, come terra arida non poteva portare frutti di santità.
Cassiodoro: come pioggia: mistero della natività di Gesù. Dio, davanti al quale la terra trema, ha voluto scendere nel seno della Vergine senza alcun rumore, come la pioggia sul vello di una pecora.
Rufino: senza alcun rumore. Maria è il vello.
7 Cirillo Alessandrino: con l’avvento del Cristo, sorge per noi la giustizia, la scorgiamo nella fede, e l’abbondanza di pace perché ci volgiamo verso Dio. Inoltre, il diavolo è sconfitto; lui si era sbarazzato dell’uomo, ma ora siamo noi che ci liberiamo di lui.
Girolamo: abbondanza di pace: tutte le guerre cesseranno alla nascita del Salvatore. Nei suoi giorni: una volta concepito, nasce, cresce, compie l’ opera del Padre, soffre, scende agli inferi, risuscita, si mostra ai discepoli, sale al cielo.
Cassiodoro: sorgerà la giustizia: la giustizia che è il Cristo nascerà e così pure l’abbondanza di pace.
Origene: fino alla consumazione: cioè fino a che il tempo non sia più.
8 Cassiodoro: versetto che si addice solo al Cristo. Dal fiume: dal Giordano, donde vengono tutti i battesimi.
Origene: dal fiume Giordano, ove il Cristo fu battezzato e ricevette la testimonianza del Padre. A partire di la egli cominciò a predicare.
9 Eusebio: leccheranno la polvere, come il loro padre, il serpente (Genesi 3,14).
Cassiodoro: castigo analogo a quello del serpente.
Girolamo: leccheranno la polvere. Cita Isaia 49,23: ti adoreranno e baceranno la polvere dei tuoi piedi.
10 Girolamo: i re di Tarsis rappresentano i re e le genti.
Cassiodoro: porteranno: offriranno se stessi poiché i sacrifici da animali cesseranno alla venuta del Signore.
11 Origene: ogni ginocchio si piegherà (Filippesi 2,10).
12 Atanasio: il potente è il diavolo.
Teodoreto: il potente è il diavolo. Il povero è la natura umana che in quel tempo era priva di Dio
14 Atanasio: riscatta le nostre anime stracciando il chirografo scritto contro di noi e rimettendo gratuitamente il debito a colui che doveva cinquecento talenti come a colui che ne doveva cinquanta. Molti padri hanno la lezione ricchezze al posto di usura e ingiustizia.
Eusebio: il loro sangue sarà prezioso come nel salmo 115,15.
15 Teodoreto: il salmista profetizza i doni delle genti. Vivrà sta per rimarrà. Pregheranno per lui.
Cassiodoro: e vivrà, sta a indicare il suo regno eterno. Risponde alla formula frequente nell’Antico testamento: viva il Signore! Il Cristo dunque vive di questa singolare beatitudine di cui gioisce solo la Trinità.
Rufino: e vivrà: Cristo risorto dai morti non muore più (Romani 6,9).
Atanasio: l’annuncio dei magi.
Cassiodoro: l’oro di Arabia è il più puro di tutti.
16 Girolamo: sarà il sostegno nella terra. Infatti la sua passione e la sua risurrezione sono state l’unico sostegno della terra che crollava. Al di sopra del Libano: la grazia del battesimo è salita al di sopra di tutto e toglie i peccati. L’erba, talvolta considerata come cosa cattiva, qui è simbolo dell’erba fiorita con cui si intrecciano le corone dei santi: i santi, rigenerati per il battesimo, fioriranno. Dalla Gerusalemme celeste, rivestiti delle loro opere buone, splenderanno come l’erba fiorita prodotta dalla terra che scorre latte e miele.
16 Eusebio: fioriranno dalla città di Dio che è la Chiesa. Come erba: è un modo per esprimere la quantità, la moltitudine.
Cassiodoro: la sacra Scrittura riferisce l’erba ai giusti per la sua freschezza e ai peccatori per la sua fragilità. Dalla città di Dio, che è la Chiesa, i santi fioriranno fino a raggiungere la vita eterna.
17 Cirillo Alessandrino: il mistero di Cristo stabilito prima della creazione del mondo.
Eusebio: la promessa fatta ad Abramo e la profezia di Giacobbe.
Eusebio cita Efesini 1,3: benedetto sia Dio che ci ha benedetti… E benedetto sia il suo nome glorioso.
Atanasio: le meraviglie sono, in questo caso, l’aver distrutto l’impero di Satana. I tratti distintivi del re eterno e universale non si addicono a Salomone ma provano che il salmo è detto a nome del nostro Signore Gesù Cristo.
Girolamo: ha compiuto meraviglie nell’Antico testamento e ne compie nel nuovo quando chiama le cose che non sono come fossero (Romani 4,17).
19 Teodoreto: non conosciamo la natura di Dio, ma conosciamo il nome che salva. Dopo aver profetizzato, il profeta chiede con insistenza il compimento della profezia: sia, sia!
Ruperto di Deutz: Beati i poveri di spirito… Beati quelli che temono il Signore; in questo caso infatti, anche se sono ricchi sulla terra come lo fu Abramo, anche se sono rivestiti della porpora regale e aggiungono trionfo a trionfo come fece Davide, camminano con cuore contrito e spirito umile, sapendo di essere poveri di beni spirituali, e mendicano ogni giorno l’elemosina con un gemito supplichevole al solo e unico ricco, al re del regno di Dio. Non si è comportato così l’angelo malvagio, quando abitava ancora in cielo: pensando di bastare a se stesso è divenuto angelo decaduto, diavolo. Anche Adamo, il padre del genere umano, ha fatto questo nel paradiso: ha creduto di poter gloriarsi delle proprie ricchezze per giungere alla somiglianza con Dio. Per questo fu cacciato dal Paradiso e precipitò fino all’inferno. Maledetti dunque tutti gli orgogliosi con il loro spirito gonfio, ma beati i poveri di spirito perché, indicando così, ottengono dalla mano del re una ricca elemosina: il regno dei cieli. Ciò è quanto dice il salmista di questo re, di questo figlio di re e del suo giudizio:, salverà i figli dei miseri, risparmierà il povero e il misero e le anime dei miseri salverà.
salmo 72
1 salmo di Asaf
1 Com’ è buono Dio con Israele,
con quelli dal cuore retto,
2 ma i miei piedi per poco
non hanno vacillato , per poco
non hanno sbandato i miei passi,
3 perché ho invidiato gli iniqui,
vedendo la pace dei peccatori.
4 Perché non si curano della loro morte e non c’è
lunga durata nella loro piaga.
5 Non hanno parte alla fatica degli
uomini e con gli uomini non saranno flagellati.
6 Per questo li ha posseduti la
superbia , sono coperti della loro iniquità ed empietà.
7 Uscirà come dal grasso
la loro iniquità, sono passati oltre
nell’inclinazione del cuore.
8 Hanno pensato e parlato
con malvagità, hanno detto ingiustizia contro l’alto.
9 Hanno posto contro il cielo la
loro bocca e la loro lingua ha percorso la terra.
10 per questo qui si volgerà il mio
popolo e giorni pieni si troveranno fra loro.
11 E hanno detto: come lo sa Dio?
E c’è forse conoscenza nell’Altissimo.
12 Ecco questi i peccatori
e sono nell’abbondanza, nel
secolo hanno ottenuto ricchezze.
13 E ho detto : dunque invano
ho custodito giusto il mio cuore
e ho lavato tra gli innocenti le mie mani.
14 E sono stato flagellato tutto il giorno
e il mio castigo dal mattino.
15 Se io dicevo: Narrerò così.
Ecco ho rinnegato la generazione dei tuoi figli.
16 E mi sforzavo di capire questo.
Una fatica fatica davanti a me,
17 finché non entrerò nel santuario
di Dio: comprenderò le loro cose ultime.
18 Certo accanto agli inganni
li hai posti, li hai abbattuti mentre si innalzavano.
19 Come si sono ridotti in desolazione!
All’improvviso sono venuti meno, sono periti
per la loro iniquità.
20 Come sogno di quelli
che si svegliano, Signore, nella tua
città ridurrai a nulla la loro immagine
21 poiché si è infiammato il mio cuore
e i miei reni sono stati trasformati.
22 Anche io sono stato ridotto a nulla e non so.
23 Sono divenuto come un
giumento davanti a te e io sono sempre con te.
24 Hai tenuto la mia mano destra e nella tua volontà
mi hai guidato e con gloria mi hai preso .
25 Che cosa infatti c’è per me in
cielo e da te cosa ho voluto sulla terra ?
26 E’ venuta meno la mia carne e il
mio cuore, o Dio del mio cuore,
e mia porzione, o Dio, in eterno.
27 Poiché ecco quelli che si
allontanano da te periranno.
Hai mandato in rovina ognuno
che si prostituisce lontano da te.
28 Per me invece è bene aderire a Dio,
porre nel Signore, Dio, la mia speranza per
annunciare tutte le tue lodi alle porte della figlia di Sion
da Sacy
1 salmo di Asaf
1 Com’ è buono Dio con Israele,
con quelli dal cuore retto,
2 ma i miei piedi per poco
non hanno vacillato , per poco
non hanno sbandato i miei passi,
3 perché ho invidiato gli iniqui,
vedendo la pace dei peccatori.
4 Perché non si curano della loro morte e non c’è
lunga durata nella loro piaga.
Il profeta stabilisce innanzitutto la costante verità che Dio è buono per Israele, cioè per il suo popolo, che egli tante volte ha ricolmato dei suoi favori. Allorché aggiunge: a coloro che hanno il cuore retto è come se dicesse: quantunque Dio sia pieno di bontà non sembra buono se non a coloro che sono retti di cuore. Ma donde procede che avendo il profeta ammirato quanto Dio sia buono per coloro che hanno il cuore retto aggiunge subito dopo che, scorgendo la prosperità di cui godevano i peccatori, mosso da uno zelo di indignazione, vacillarono i suoi piedi e poco mancò che egli non cadesse? Procede, dice Sant’Agostino, dal confessare di non essere sempre stato abbastanza fermo nei suoi sentimenti, non avendo sempre conservato la perfetta rettitudine di cuore che fa giudicare che Dio è pieno di bontà per i suoi servi anche quando i loro nemici che li opprimono vivono nella pace temporale di questa vita.
4 Perché non si curano della loro morte e non c’è
lunga durata nella loro piaga.
5 Non hanno parte alla fatica degli
uomini e con gli uomini non saranno flagellati.
6 Per questo li ha posseduti la
superbia , sono coperti della loro iniquità ed empietà.
7 Uscirà come dal grasso
la loro iniquità, sono passati oltre
nell’inclinazione del cuore.
Chi parla, volendo far vedere quale sia la pace di cui godono i peccatori allorché sono ricchi e felici secondo il mondo, dice: che si comportano come se dovessero vivere per sempre e rimuovono da sé ogni pensiero della morte. Godono tranquillamente di questa vita poiché ad essi è data in loro porzione. Vero è che tutti i malvagi non possiedono ugualmente questa pace e che molti vivono come miserabili e finiscono miseramente. Perciò il profeta non intende rappresentarli tutti come felici ma parla soltanto di quelli che sono tali. Quello che vi è di più terribile per loro è che quanto meno pensano alla loro morte tanto più ne rimarranno atterriti nel momento in cui sopraggiungerà. L’alterigia dice il santo profeta li tiene legati poiché le loro ricchezze e i loro onori in effetti sono come delle catene che li rendono schiavi del demonio e dell’orgoglio quando si reputano liberi e fortunati. E quanto più li vediamo ricolmi di beni, di piaceri, di grandezze, tanto più sono essi coperti della loro iniquità ed empietà. La Scrittura si esprime mirabilmente allorché dice che la iniquità è uscita dall’abbondanza e come dal grasso degli empi, cioè che i loro stessi beni in cui ripongono la loro felicità sono la sorgente dei loro peccati e della loro sciagura. Il profeta aggiunge che si sono abbandonati a tutte le passioni del loro cuore non ponendo nessun limite ai loro desideri
8 Hanno pensato e parlato
con malvagità, hanno detto ingiustizia contro l’alto.
9 Hanno posto contro il cielo la
loro bocca e la loro lingua ha percorso la terra.
10 per questo qui si volgerà il mio
popolo e giorni pieni si troveranno fra loro.
Quello che contribuisce ad accrescere lo scandalo cagionato dalla prosperità e dalla pace dei malvagi è il fatto che costoro non si accontentano di pensare il male, ma proferiscono ad alta voce l’empietà senza temere di bestemmiare contro Dio e contro il cielo, né di lacerare i suoi servi sopra la terra. Quindi i giusti, vedendo gli empi trascorrere in tanti eccessi e godere pacificamente le ricchezze, i piaceri e le grandezze, talvolta si scuotono e non possono concepire come Dio non vendichi le ingiurie contro di lui, quando pure volesse trascurare quelle dei suoi servi. Ma dovrebbe confermarli l’esempio dello stesso Dio, poiché, non potendo dubitare della sua provvidenza né della sua giustizia, hanno motivo di ammirare la sua pazienza e di imitarlo piuttosto che di esserne scandalizzati.
10 per questo qui si volgerà il mio
popolo e giorni pieni si troveranno fra loro.
11 E hanno detto: come lo sa Dio?
E c’è forse conoscenza nell’Altissimo?
12 Ecco questi i peccatori
e sono nell’abbondanza, nel
secolo hanno ottenuto ricchezze.
Ecco ho rinnegato la generazione dei tuoi figli.
Queste parole che sono quelle delle persone deboli non hanno bisogno di essere spiegate ma piuttosto richiedono alcune riflessioni del cuore. Coloro che hanno la fede e una fede viva non possono dubitare che Dio sappia quanto accade nel mondo e che l’Altissimo abbia una conoscenza perfetta di ogni cosa. Ma la violenza e la ingiustizia della persecuzione dei malvagi accompagnata dalla pace meravigliosa di cui godono è capace di scuotere i giusti per timore che qualche peccato segreto non abbia loro fatto meritare un uguale trattamento.
13 E ho detto : dunque invano
ho custodito giusto il mio cuore
e ho lavato tra gli innocenti le mie mani.
14 E sono stato flagellato tutto il giorno
e il mio castigo dal mattino.
Il profeta, come si è già osservato, parla qui in persona dei deboli o che egli medesimo avesse provato una tale debolezza o che se la appropriasse per un movimento di carità, per essere più in grado di rimediarvi negli altri. Mi sono dunque, dice egli, inutilmente affaticato a purificare l’intimo del mio cuore, ed invano ho procurato, non frequentando che le persone innocenti, di rendere le mie mani sempre più monde? Dio che si dichiara il protettore degli innocenti permette che l’afflizione non mi dia alcun riposo in tutto il giorno e ricomincia a castigarmi ogni mattina, cioè io sono di continuo esposto a nuovi patimenti.
15 Se io dicevo: Narrerò così.
Ecco ho rinnegato la generazione dei tuoi figli.
16 E mi sforzavo di capire questo
Una fatica è davanti a me,
17 finché non entrerò nel santuario
di Dio: comprenderò le loro cose ultime.
Sembra dunque che quello che ha detto il profeta non fosse che un pensiero o una tentazione che lo poteva agitare riguardo alla fede nella provvidenza, ma che egli non vi acconsentì, perché Dio nell’atto stesso gli fece comprendere che non poteva tenere questo linguaggio senza condannare tutta la santa società dei suoi figli, cioè senza screditare la loro umile sottomissione ai suoi ordini, senza fare oltraggio alla loro pietà e senza rompere il vincolo della stessa fedeltà che lo univa con loro. Ma cosa fa egli nella difficoltà in cui si trovava essendo da una parte scandalizzato dalla pace di cui godevano gli empi e temendo d’altra parte di offendere l’umile pietà dei giusti? Egli si accinge ad entrare nel santuario di Dio, cioè nel mistero della divina condotta sopra i giusti e sopra i malvagi. Confessa egli immediatamente la sua impotenza e dichiara che è una fatica troppo grande per lui voler indagare da se stesso e che però nel santuario del Signore cioè nei tesori della sua scienza e della sua sapienza gli sarà dato di scorgere l’oggetto delle sue ricerche, volgendo lo sguardo non allo stato presente dei giusti e degli empi ma sulla fine che li aspetta.
18 Certo accanto agli inganni
li hai posti, li hai abbattuti mentre si innalzavano.
19 Come si sono ridotti in desolazione!
All’improvviso sono venuti meno, sono periti
per la loro iniquità.
20 Come sogno di quelli
che si svegliano, Signore, nella tua
città ridurrai a nulla la loro immagine
Per far vedere il nulla della prosperità dei peccatori basta considerare con il profeta che la medesima è un inciampo per gli stessi peccatori, che ,per così dire, inebriati dalla loro propria felicità si confermano sempre più nell’empietà e diventano quindi meno capaci di aprire gli occhi e di vedere il funesto fine di una prosperità passeggera. Perciò egli aggiunge che sono stati abbattuti nell’atto stesso in cui si alzavano. Le stesse cause della loro esaltazione sono divenute gli strumenti della loro caduta e della loro eterna perdizione. Non era forse cosa giusta, esclama un grande santo, che Dio nella sua città distrugga l’immagine di coloro che non hanno temuto di cancellare l’immagine di Dio nella città della terra? Una tale riflessione spinge il santo stesso a scongiurare quelli che l’ascoltavano a non desiderare mai i beni della terra quando non si possiedono e a non vantarsene quando si possiedono. Poiché io ti dico, egli aggiunge, che le ricchezze ti condanneranno, se tu riponi in esse la tua fiducia, se da quelle tu prendi motivo per insuperbirti, se esse ti inducono a considerarti come grande nel mondo, se fanno che tu non riconosca i poveri come tuoi fratelli a motivo della vanità che ti porta a distinguerti dagli altri.
21 poiché si è infiammato il mio cuore
e i miei reni sono stati trasformati.
22 Anche io sono stato ridotto a nulla e non so.
23 Sono divenuto come un
giumento davanti a te e io sono sempre con te.
24 Hai tenuto la mia mano destra e nella tua volontà
mi hai guidato e con gloria mi hai preso .
Secondo il nostro senso, il profeta fa conoscere la ragione che l’ha spinto a giudicare come ha fatto della grande prosperità dei malvagi. Poiché, egli dice, il mio cuore per l’ indignazione che io sentivo contro i peccatori e il mio interno si era alterato, cioè è stata tutta perturbata la mia immaginazione. Io mi sono visto come ridotto a niente e ad estrema ignoranza, per lo strano sconvolgimento di tutta la mia mente e sono stato alla fine davanti a te come un giumento per la mia impotenza di penetrare nei consigli della tua sapienza. Ciò nonostante rassegnato e disposto, al pari di quell’animale, a portare fedelmente il giogo della tua santa legge e il peso di cui a te è piaciuto caricarmi, sono rimasto sempre con te senza mai separarmene. Tu mi hai tenuto la mano destra cioè mi hai divinamente sostenuto perché io non cadessi in una simile tentazione. Mi hai condotto nel retto sentiero per un puro effetto della tua bontà e alla fine mi hai colmato di gloria accogliendomi tra le braccia della tua divina protezione. Se Davide è l’autore del presente salmo sarebbe molto naturale intendere per “gloria” la sua esaltazione sul trono di Israele che gli rappresentava un’altra gloria più grande che egli sperava nel cielo. Tutta la tentazione da lui sofferta vedendo la prosperità dei peccatori potrebbe significarci quanto egli soffrì sotto il regno di Saul per il furore di quel principe che effettivamente lo ridusse come a uno stato di bruto alla presenza di Dio, quando era oppresso sotto il peso di una continua persecuzione, senza poter forse comprendere come Dio permettesse, dopo averlo fatto consacrare re d’Israele, che egli sempre rimanesse esposto al furore di Saul, di quel principe da lui rigettato.
25 Che cosa infatti c’è per me in
cielo e da te cosa ho voluto sulla terra ?
26 E’ venuta meno la mia carne e il
mio cuore, o Dio del mio cuore,
e mia porzione, o Dio, in eterno.
Davide fa vedere con ciò quanto disprezzo gli avesse ispirato il Signore per tutta la gloria e per tutte le ricchezze passeggere di questa vita, allorché dichiara che né in terra, né in cielo non poteva desiderare né avere in mente altra cosa che lui solo. Il suo corpo e la sua anima venivano meno per ardente desiderio di possedere colui che era veramente il Dio del suo cuore e la parte da lui scelta in eterno.
27 Poiché ecco quelli che si
allontanano da te periranno.
Hai mandato in rovina ognuno
che si prostituisce lontano da te.
28 Per me invece è bene aderire a Dio,
porre nel Signore, Dio, la mia speranza per
annunciare tutte le tue lodi alle porte della figlia di Sion
Con somma ragione il profeta ha scelto Dio perché fosse il Dio del suo cuore e la sua parte eterna. L’ allontanarsi da lui è un perire e un cessare di esistere. Essendo Dio il vero sposo delle nostre anime, è cadere in una spirituale prostituzione abbandonare lo sposo divino, che richiede tutto il nostro cuore. Il Signore è un Dio geloso, un Dio che vuole essere amato unicamente. Perciò il profeta dopo aver considerato la prosperità dei peccatori ed essere stato sostenuto dalla mano di Dio contro lo scandalo che l’aveva fatto quasi vacillare ne deduce l’ammirabile conseguenza che l’unico suo bene era di stare attaccato a Dio e di porre la sua speranza in lui solo.
Da Agostino
1 salmo di Asaf
Di chi è la voce che parla nel salmo? Di Asaf. Che cosa significa Asaf? Come abbiamo trovato nelle traduzioni dall'ebraico in greco e dal greco in latino, Asaf significa " sinagoga ". È, dunque, la voce della sinagoga. Quando però tu senti parlare di " sinagoga ", non voler subito maledirla, come se si trattasse di colei che uccise il Signore. Era infatti, certamente, " sinagoga " anche quella che uccise il Signore; nessuno ne dubita. Ma ricordati che in seno alla sinagoga sono nati quegli arieti, di cui noi siamo i figli. Per questo sta scritto nel salmo: Offrite al Signore i figli degli arieti . Chi sono tali arieti? Pietro, Giovanni, Giacomo, Andrea, Bartolomeo e tutti gli altri apostoli. Dalla sinagoga veniva anche colui che dapprima fu Saulo e poi Paolo: che, cioè, dapprima era stato superbo e poi divenne umile. Sapete infatti che Saul, donde deriva il nome di Saulo, fu un re superbo e tracotante. Non fu per vanteria che l'Apostolo mutò il suo nome; ma se da Saulo divenne Paolo, fu perché da superbo divenne piccino. Paolo, infatti, significa " piccolo.
Com’ è buono Dio con Israele,
con quelli dal cuore retto,
“Quanto è buono il Dio d'Israele! Ma con chi? Con i retti di cuore. E com'è con i perversi? Appare perverso. Sta scritto, infatti, in un altro salmo: Con il santo sarai santo, con l'uomo innocente sarai innocente, e con il perverso sarai perverso … Vuol dire che, se tu comincerai ad essere perverso, anche Dio ti sembrerà perverso. Mutato sei tu, non lui! Comunque, ecco che per te diviene motivo di pena ciò che per i buoni è motivo di gioia. Ricordando tutto questo, il salmista dice: Quanto è buono il Dio d'Israele con i retti di cuore!
2 ma i miei piedi per poco
non hanno vacillato , per poco
non hanno sbandato i miei passi,
Quand'è che i piedi hanno vacillato, se non quando il cuore non era retto? E perché non era retto il cuore? Ascolta: I miei passi per poco non hanno inciampato. Dove prima ha detto: Quasi, ora dice per poco; e dove diceva: Hanno quasi vacillato i piedi, ora dice: Stavano per inciampare i miei passi. Quasi hanno vacillato i piedi, quasi hanno inciampato i passi. I piedi hanno vacillato; ma come hanno vacillato i piedi e inciampato i passi? I piedi hanno vacillato, dirigendosi verso l'errore; i passi hanno inciampato, cominciando a scivolare. Non che fosse arrivato sino in fondo, ma quasi. Che vuol dire questo? Cominciavo ormai a dirigermi verso l'errore, non c'ero ancora immerso. Stavo cadendo, non ero caduto.
3 perché ho invidiato gli iniqui,
vedendo la pace dei peccatori.
Perché tutto questo? Dice: Perché ero invidioso dei peccatori, vedendo la loro pace. Guardavo i peccatori e notavo che essi erano in pace. Quale pace? Essi godevano una pace temporale, instabile, caduca e terrena; tuttavia, era la stessa pace che anche io desideravo avere da Dio. Mi accorsi così che quelli che non servivano Dio avevano ciò che io mi ripromettevo servendolo; e allora vacillarono i miei piedi e quasi inciamparono i miei passi.
4 Perché non si curano della loro morte e non c’è
lunga durata nella loro piaga.
Ormai ho capito - dice - perché essi hanno la pace e prosperano rigogliosi sulla terra. Questo avviene perché non possono sottrarsi alla loro morte: cioè, perché li attende una morte inevitabile ed eterna, la quale non li risparmierà e dalla quale essi non potranno scampare…
5 Non hanno parte alla fatica degli
uomini e con gli uomini non saranno flagellati.
In cambio dei tormenti eterni che essi soffriranno nel futuro, ora che cosa hanno? Non sono tra le pene degli uomini, e insieme con gli uomini non saranno flagellati. Ma, forse che insieme con gli uomini si risparmiano i flagelli anche al diavolo, per il quale ciononostante è preparato l'eterno supplizio?
6 Per questo li ha posseduti la
superbia , sono coperti della loro iniquità ed empietà.
Ma costoro, esentati per il momento dai flagelli e dalle sofferenze che incontrano gli uomini, a cosa approdano? Dice: Per questa ragione li ha invasi la superbia. Osserva questi superbi, questi indisciplinati. Vien fatto di pensare al toro destinato al sacrificio, al quale si permette di andare in giro liberamente e di devastare tutto ciò che gli è possibile, fino al giorno in cui verrà ucciso.
Che cosa vuol dire: Li ha invasi la superbia? Si sono circondati di ingiustizia e di empietà. Non dice: " Si sono coperti "; ma: Si sono circondati. Cioè: si sono ammantati da ogni lato con la loro empietà. Meritatamente miseri, costoro non vedono né sono visti, così infagottati come sono. E nemmeno il loro intimo si riesce a vederlo. Infatti, se si riuscisse a vedere nell'intimo questi uomini malvagi, che pure appaiono così felici in questo mondo, se si potesse penetrare con lo sguardo nella loro coscienza tormentata e scrutarne l'animo lacerato e sconvolto da tanti desideri e paure, ci si accorgerebbe quanto essi siano miseri, anche quando li si chiama felici. Ma, poiché sono circondati di ingiustizia e di empietà, costoro non vedono; non solo, ma neppure si riesce a vederli.
7 Uscirà come dal grasso
la loro iniquità, sono passati oltre
nell’inclinazione del cuore.
Vi sono alcuni malvagi che sono malvagi per magrezza. Sono cattivi perché smunti, cioè deboli, meschini, affetti, come da una tabe, dal bisogno. Sono cattivi, certamente, anche costoro; e quindi meritevoli di condanna. Il cristiano, infatti, deve sopportare ogni specie di strettezza piuttosto che commettere una qualsiasi colpa. Tuttavia una cosa è peccare per necessità e un'altra peccare nell'abbondanza. Un povero mendicante commette un furto. È una colpa derivata da magrezza. Ecco, invece, un ricco che abbonda di ogni cosa. Perché dovrà rubare i beni altrui? Se il peccato del primo deriva da magrezza, quello del secondo trae origine dal grasso. Se chiederai a quel magro perché abbia fatto così, vergognoso e addolorato, nella sua umiltà te lo sentirai rispondere: " Mi vi ha costretto il bisogno ". " Ma, perché non hai temuto Dio? " Ti risponde: " Mi vi ha spinto la miseria ". Di' ora al ricco: " Perché ti comporti così, e come mai non temi Dio? " Sempre che tu abbia il coraggio di andare a fargli delle rimostranze! Guarda se almeno si degna di ascoltarti; e guarda se per caso non si sia comunicata anche a te l'iniquità che trasuda dal suo grasso. Questa gente, infatti, minaccia rappresaglie a chiunque osi ammonirli e richiamarli al dovere. Divengono nemici di chi loro dice il vero, ormai abituati ad essere lusingati dalle parole degli adulatori e forniti come sono di orecchie frivole e di cuore malato. Chi oserà dire a un ricco: " Hai fatto male a rubare i beni altrui "? Oppure, se qualcuno avrà di questo ardire e sarà di tanto superiore a lui che egli non possa opporgli resistenza, che cosa risponderà, allora, questo ricco? La sua risposta altro non suonerà se non di disprezzo di Dio. Perché? Perché è grasso. Perché? Perché è destinato al macello. Uscirà come dal grasso la loro ingiustizia.
8 Hanno pensato e parlato
con malvagità, hanno detto ingiustizia contro l’alto.
In genere gli uomini dicono parole cattive, ma con timore; questi, invece, come lo fanno? Hanno gridato l'iniquità a voce alta. Non soltanto proferiscono cose ingiuste, ma le gridano a gran voce, senza ritegno e con superbia, e si fanno udire da tutti.
9 Hanno posto contro il cielo la
loro bocca e la loro lingua ha percorso la terra.
Hanno drizzato al cielo la loro bocca, e la loro lingua è passata al di sopra della terra. Che significano le parole: È passata al di sopra della terra? Significano la stessa cosa che le precedenti: Hanno drizzato al cielo la loro bocca. Infatti, passare al di sopra della terra significa che essi vanno al di là di tutte le cose terrene. E che cosa significa " andare al di là di tutte le cose terrene "? Significa non pensare che l'uomo può morire di colpo anche mentre parla. Egli minaccia come se dovesse vivere sempre; e il suo pensiero non tiene conto della fragilità di tutto ciò che è terreno.
10 per questo qui si volgerà il mio
popolo e giorni pieni si troveranno fra loro.
Qua, pertanto, si volgerà il mio popolo. A tale direzione si volge ormai lo stesso Asaf. Ha visto, infatti, che di questi beni terreni abbondano gli iniqui e i superbi. Torna a Dio, e comincia a chiedere e a ragionare. Ma quando? Quando saranno trovati in loro i giorni pieni. Che vuol dire: Giorni pieni? Quando venne la pienezza dei tempi, Dio mandò il suo Figlio. Sono, tali giorni, la pienezza dei tempi, quando venne il Cristo a insegnarci il disprezzo delle cose temporali, a non attribuire grande importanza a ciò che desiderano i cattivi, a sopportare tutto ciò che questi cattivi paventano. Egli si è fatto nostra via: ci ha richiamati alla riflessione interiore; ci ha insegnato che cosa si debba chiedere a Dio.
11 E hanno detto: come lo sa Dio?
E c’è forse conoscenza nell’Altissimo.
Osserva quali pensieri passino nella loro mente. "Ecco! gli empi sono felici; né Dio si cura delle faccende umane. Saprà veramente Dio che cosa noi facciamo? Vi scongiuriamo, fratelli! I cristiani almeno non dicano: Conoscerà davvero Dio queste cose e l'Altissimo ne avrà notizia?”
12 Ecco questi i peccatori
e sono nell’abbondanza, nel
secolo hanno ottenuto ricchezze.
Ma perché ti pare che Dio non le sappia e che l'Altissimo non ne sia a conoscenza? Si risponde: Ecco, i peccatori hanno ottenuto in questo mondo abbondanti ricchezze. Sono peccatori e ottengono nel mondo abbondanti ricchezze. Ma quale giustizia è mai quella che si pratica per amore dell'oro? Quasi che l'oro sia più prezioso della stessa giustizia! O, nel caso di uno che ricusi di restituire i beni altrui, quasi che il danno subìto da colui al quale li si nega sia maggiore di quello che subisce chi rifiuta di cederli! L'uno perderà la veste, ma l'altro perde la fede! Ecco, i peccatori hanno ottenuto in questo mondo abbondanti ricchezze. Per questo, dunque, Dio non sa e l'Altissimo non ha notizia di quello che accade nel mondo!
13 E ho detto : dunque invano
ho custodito giusto il mio cuore
E ho detto: Dunque, senza motivo ho giustificato il mio cuore. Io servo Dio e non posseggo ricchezze; essi non lo servono e ne abbondano. Dunque, senza motivo ho giustificato il mio cuore e ho lavato tra gli innocenti le mie mani? Tutto sprecato! Dov'è la ricompensa della mia buona vita? Dov'è il premio del mio servizio? Vivo bene e sono in miseria; mentre l'ingiusto sta nell'abbondanza! E ho lavato tra gli innocenti le mie mani.
14 E sono stato flagellato tutto il giorno
e il mio castigo dal mattino.
E tutto il giorno sono stato flagellato. Da me non si allontanano i flagelli di Dio. Io lo servo fedelmente e sono flagellato; costui non lo serve ed è favorito in tutto. Si è posto così una grossa questione. L'anima è scossa, va alla deriva: e questo proprio all'atto di passare al disprezzo delle cose terrene e al desiderio di quelle eterne. In questa riflessione c'è come un viaggio della stessa anima, durante il quale essa è sconvolta, come in mezzo alla tempesta, prima di giungere al porto. Capita normalmente agli ammalati che, quando la malattia è grave e son giunti agli estremi, sentono meno il dolore, mentre, quando stanno per riacquistare la salute, il dolore diviene più acuto. I medici chiamano "critico" questo accesso, in quanto per esso inizia il processo di guarigione: allora la febbre è più alta, ma prelude la salute; più forte è l'arsura, ma più vicina la convalescenza. In maniera analoga arde spiritualmente il salmista. Infatti, fratelli, sono pericolose, gravi, quasi blasfeme queste parole: Come farà Dio a conoscere? Dico: " quasi blasfeme ", poiché egli non asserisce: " Dio non lo conosce ", né " l'Altissimo non ne ha cognizione ". Parla in tono interrogativo, come uno che esiti o sia nel dubbio. Poco prima diceva: Quasi hanno inciampato i miei passi. Come farà Dio a conoscere? e l'Altissimo ne avrà notizia? Non asserisce, ma il dubbio stesso è pericoloso. Egli però proprio attraverso il pericolo giunge alla salute. Ascolta ormai la salute: Dunque, senza motivo ho giustificato il mio cuore, e ho lavato tra gli innocenti le mie mani. E tutto il giorno sono stato flagellato, e il mio rimprovero è mattiniero. Il rimprovero è un richiamo severo: colui che viene rimproverato è richiamato sulla buona via. Che significa: Mattiniero? Significa che esso non è rimandato. È differito il rimprovero degli empi; il mio non è rimandato. Quello degli empi si compie tardi oppure non si compie affatto. Il mio è mattiniero. Tutto il giorno sono stato flagellato, e il mio rimprovero è mattiniero.
15 Se io dicevo: Narrerò così.
Ecco ho rinnegato la generazione dei tuoi figli.
Se dicevo: Io narrerò così..., cioè così insegnerò. Che cosa insegnerai? Che non c'è scienza nell'Altissimo? Che Dio non conosce? È questa l'affermazione che vuoi fare, cioè, che invano vivono coloro che vivono nella giustizia? che è inutile all'uomo giusto essere fedele a Dio e onorarlo? e che Dio, caso mai, favorisce i malvagi, oppure non si occupa di nessuno? Questo vuoi dire? questo vuoi narrare? Ma si frena. Un'autorità lo costringe a tacere. Quale autorità? L'uomo, talvolta, vorrebbe uscire in affermazioni di questo genere, ma ne è trattenuto dalle Scritture che ci invitano a vivere sempre nel bene e ci insegnano che Dio si occupa della vita dell'uomo e distingue tra il pio e l'empio. Dunque, anche costui, mentre sta per proferire espressioni irriverenti, si trattiene. E che cosa dice? Se mi fossi deciso a parlare così, ecco, avrei tradito la generazione dei tuoi figli. Avrei tradito la generazione dei tuoi figli, se così avessi parlato. Avrei, cioè, tradito la generazione dei giusti.
16 E mi sforzavo di capire questo.
Una fatica è davanti a me,
“Dici il vero! la fatica è dinanzi a te; ma dinanzi a Dio non c'è fatica. Poniti dinanzi a Dio, là dove non esiste fatica, e non faticherai neppure tu. E di fatti, egli si comporta proprio così. Eccolo, quindi, indicarci fino a quando ha dovuto faticare.
17 finché non entrerò nel santuario
di Dio: comprenderò le loro cose ultime.
Finché non sia entrato, dice, nel santuario di Dio e non abbia rivolto la mente alle ultime cose. Grande cosa ha detto, fratelli! Da tempo mi affatico - dice - e mi vedo dinanzi una difficoltà tremenda, un groviglio quasi inestricabile: conoscere, cioè, come Dio possa essere giusto e curarsi delle cose umane, e non essere, al contrario, ingiusto, quando consente che i peccatori e gli scellerati siano felici in questa terra, mentre i pii e i servi di Dio soffrono in mezzo a tentazioni e tribolazioni. Veramente molto difficile è capire tutto questo. Ma è difficile finché non entri nel santuario di Dio. Entrato invece nel santuario di Dio, quale aiuto ricevi per poter risolvere la questione? Dice: E non abbia rivolto la mente alle ultime cose. Non alle cose presenti. Io, dice in sostanza, dal santuario di Dio volgo attento il mio occhio verso la fine; oltrepasso le realtà presenti. Tutto quest'insieme di esseri che è chiamato genere umano, tutta questa massa di gente mortale verrà sottoposta ad un esame, verrà collocata sulla bilancia; ivi si peseranno le opere degli uomini. Ora tutto è avvolto da nubi; ma a Dio sono noti i meriti di ciascuno. Dice: Volgerò la mente alle ultime cose; ma un tal atteggiamento non lo prenderò da me stesso; infatti innanzi a me c'è la fatica. Come farò a volgere la mente alle ultime cose? Occorre che entri nel santuario di Dio. Là, dunque, comprese costui anche il motivo per cui i malvagi ora sono felici.
18 Certo accanto agli inganni
li hai posti, li hai abbattuti mentre si innalzavano.
Per davvero hai messo l'inganno innanzi a loro, e questo perché sono ingannatori e tendono frodi. Ma, poiché sono ingannatori, avranno da subire l'inganno. Che significa: " Perché sono ingannatori li attende l'inganno "? Vogliono ingannare gli uomini con tante loro iniquità, e ne rimangono ingannati loro stessi: scelgono i beni terreni e trascurano quelli eterni. Sì veramente, o fratelli! Essi subiscono l'inganno proprio nel momento in cui l'ordiscono a danno degli altri.
19 Come si sono ridotti in desolazione!
All’improvviso sono venuti meno, sono periti
per la loro iniquità.
Come sono stati rovinati in un attimo. È sorpreso per la loro sorte, questo [convertito] che mira ormai alle cose della fine. Sono venuti meno. Come il fumo che svanisce mentre si leva in alto, così veramente vengono meno costoro. Come fa a dire che vengono meno? Perché egli è ormai rivolto con la mente alle cose della fine. Sono venuti meno, si sono perduti per la loro ingiustizia.
20 Come sogno di quelli
che si svegliano, Signore, nella tua
città ridurrai a nulla la loro immagine
“Come il sogno di chi si sveglia. Come svanirono? Come svanisce un sogno all'uomo che si desta. Immagina un uomo che in sogno creda di aver trovato dei tesori. Egli è ricco, ma finché non si svegli. Come il sogno di chi si sveglia. Essi sono scomparsi come scompare un sogno da chi cessa di dormire. Cercherà la roba sognata, ma questa non c'è più: niente nelle mani, niente nel letto. Si era addormentato povero, e nel sogno era divenuto ricco. Se non sì fosse svegliato, sarebbe ricco ancora. Si è svegliato, e ha trovato la miseria che aveva dimenticata addormentandosi. Così costoro. Essi troveranno la miseria che s'erano preparata. Quando alla fine della vita si sveglieranno, troveranno che è passato tutto ciò che come in sogno possedevano.
21 poiché si è infiammato il mio cuore
e i miei reni sono stati trasformati.
“Perché si è allietato il mio cuore. Dice da quali cose sia tentato. Si è allietato il mio cuore, e le mie viscere si sono mutate. Quando trovavo piacere in queste cose temporali, le mie viscere si mutavano. Si potrebbe intendere anche così: Siccome il mio cuore si è allietato in Dio, per questo anche le mie viscere si sono mutate. Cioè: le mie passioni carnali si sono trasformate e io sono diventato perfettamente casto. Le mie viscere si sono mutate.
22 Anche io sono stato ridotto a nulla e non so.
Anche io sono stato ridotto a un niente e non ho conosciuto. Anch'io, che ora sto dicendo tante cose a proposito dei ricchi, un tempo desideravo le ricchezze, ed è per questo che anch'io sono stato ridotto a un niente. Era il tempo quando quasi stavano per inciampare i miei passi. Anche io sono stato ridotto a un niente e non ho conosciuto.
23 Sono divenuto come un
giumento davanti a te e io sono sempre con te.
“Che significa: Non ho conosciuto? Sono divenuto come una bestia dinanzi a te; e io sempre sono con te. C'è molta differenza tra costui e gli altri. Costui è divenuto come una bestia in quanto ha desiderato cose terrene, e, ridotto a un niente, non si curava più di conoscere le cose eterne. Tuttavia, egli non si è allontanato dal suo Dio, perché non ha desiderato tali cose dai demoni o dal diavolo… È la voce della sinagoga, cioè di quel popolo che mai ha adorato gli idoli. È vero - dice - che io sono diventato come una bestia, desiderando dal mio Dio le cose terrene; ma mai mi sono allontanato dal mio Dio”.
24 Hai tenuto la mia mano destra e nella tua volontà
mi hai guidato e con gloria mi hai preso .
Poiché dunque, sebbene divenuto bestia, non mi sono allontanato dal mio Dio, continua: Hai tenuto la mano della mia destra. Non dice: " La mia mano destra ", ma: La mano della mia destra. Se c'è una mano della destra, la mano ha la sua mano!... Hai tenuto la mano della mia destra, per guidarmi. Che vuoi dire: La mano? Vuol dire " il potere ". Diciamo, infatti, che uno ha qualcosa in mano quando l'ha in suo potere.
25 Che cosa infatti c’è per me in
cielo e da te cosa ho voluto sulla terra ?
Comincia a pensare alla felicità celeste e a rimproverare se stesso per essere stato una bestia avendo desiderato le cose terrene. Che c'è infatti per me in cielo? e da te che cosa ho voluto sulla terra? Paragona alle sue aspirazioni terrene il premio celeste che riceverà. Vede che cosa è a lui serbato in cielo; e, pensando, anzi esilarato al pensiero di questa cosa ineffabile, che né occhio mai vide né orecchio udì né ascese nel cuore dell'uomo , non afferma: " Questo o quello c'è per me in cielo ", ma si chiede: Che c'è per me in cielo? Che ho io in cielo? Che cosa è? Quanto è? Di che cosa si tratta? E, siccome non passa ciò che ho in cielo, che cosa è mai ciò che io ho voluto da te sulla terra? Tu mi serbi te stesso… Non è possibile spiegarlo. Dice: Tu serbi per me in cielo ricchezze immortali, mi riservi te stesso; e io volevo avere da te qui in terra ciò che hanno anche gli empi, ciò che posseggono anche i malvagi, anche i facinorosi: il denaro, l'oro, l'argento, le gemme, una numerosa famiglia. Tutte queste cose le hanno anche gli scellerati, anche molte donne disoneste e uomini turpi. Invece, tutto questo, come fosse una gran cosa, io desideravo dal mio Dio sulla terra, non pensando che egli mi riserva se stesso nel cielo. Che cosa c'è, intatti, per me in cielo?
26 E’ venuta meno la mia carne e il
mio cuore, o Dio del mio cuore,
e mia porzione, o Dio, in eterno.
È venuto meno il mio cuore e la mia carne, o Dio del mio cuore. Questo, dunque, mi è serbato nel cielo: Il Dio del mio cuore; e la mia porzione è il mio Dio. Che vuol dire, fratelli? Vediamo di trovare le nostre vere ricchezze. Si scelgano pure gli uomini quello che vogliono. Soffermiamoci a guardare come gli uomini siano dilaniati da desideri diversi: alcuni scelgono la milizia, altri l'avvocatura, altri le varie e molteplici attività culturali, altri il commercio, altri ancora l'agricoltura. Lasciamoli dividere fra loro l'una o l'altra di queste cose umane; ma noi, popolo di Dio, gridiamo alto: Mia parte è il mio Dio. La porzione non durerà solo qualche tempo. Dio sarà la mia parte nei secoli. Anche se riuscissi ad avere per sempre il mio oro, che cosa avrei in fondo? Invece, se avessi Dio anche per un tempo limitato, quale grande ricchezza possederei! Ma c'è di più. Egli promette se stesso e me lo promette per sempre. Ho un bene grandissimo e mai mi sarà tolto! Immensa felicità! Mia parte è Dio. Fino a quando? Nei secoli. Ecco: ora vedi come [Dio] lo abbia amato e come gli abbia reso casto il cuore. Dio del mio cuore, e mia parte è Dio nei secoli. Casto è divenuto il suo amore. Ora ama Dio gratuitamente né va a chiedergli altro premio. Chi, chiede a Dio un altro premio all'infuori di lui e per questo vuol servire Dio, considera ciò che vuole ricevere più prezioso di colui dal quale vuol riceverlo. Ma come? Non avremo nessun premio da Dio? Nessuno, all'infuori di lui stesso. Il premio di Dio è Dio medesimo. Questo ama, questo predilige il salmista. Se amasse qualche altra cosa, l'amore non sarebbe casto. Se ti allontani dal fuoco immortale, ti raffreddi, ti corrompi. Non allontanarti! Sarebbe una corruzione, sarebbe una profanazione la tua. Questi, invece, già ritorna, già si pente, già sceglie il ravvedimento e dice: Mia parte è Dio. E come si allieta in lui, che ha scelto per sua parte!
27 Poiché ecco quelli che si
allontanano da te periranno.
Hai mandato in rovina ognuno
che si prostituisce lontano da te.
“Ecco, coloro che vanno lontani da te periranno. Anche lui se ne era andato lontano da Dio, sia pure di poco. Ero divenuto, confessa lui stesso, una bestia, sebbene voglia essere sempre con te . Quanto agli altri, invece, essi se ne sono andati lontano, perché non soltanto hanno desiderato le cose terrene ma le hanno chieste ai demoni e al diavolo. Coloro che vanno lontano da te periranno. E che vuol dire andarsene lontani da Dio? Hai mandato in rovina chiunque, fornicando, si allontana da te. Il contrario di questa fornicazione è l'amore casto. E quando si ha l'amore casto? Quando l'anima ama il suo sposo. E che cosa chiede a lui, allo sposo che ama? Si comporterà, forse, come certe donne quando hanno da scegliere il genero o il marito? Guarderà, forse, alle ricchezze? Si innamorerà del suo oro, delle sue proprietà, del suo argento, del denaro, dei cavalli, della famiglia o di tutto il resto? Non sia mai! Un'anima così elevata ama soltanto Dio e lo ama disinteressatamente, perché in lui ha ogni cosa, in quanto per suo mezzo tutte le cose sono state fatte . Dice: Hai mandato in rovina chiunque, fornicando, si allontana da te.
28 Per me invece è bene aderire a Dio,
porre nel Signore, Dio, la mia speranza per
annunciare tutte le tue lodi alle porte della figlia di Sion
E tu che farai? Per me è bene star vicino a Dio. Questo è tutto il mio bene. Volete qualcosa di più? Mi dispiace per chi lo vuole. Fratelli, che cosa volete di più? Non c'è niente di meglio che stare uniti a Dio, quando lo vedremo faccia a faccia. E ora? Siccome parlo ancora da esule, è ugualmente buon per me, dice, starmene unito a Dio; ma, siccome ora sono nell'esilio né è giunto il momento del possesso effettivo, è bene per me riporre in Dio la mia speranza. Fintanto che non sarai perfettamente unito a lui, riponi in lui la tua speranza. Ondeggi; ebbene, getta a terra l'ancora. Non ancora sei unito per la presenza; unisciti a lui con la speranza! Ecco dunque che tu riponi in Dio la tua speranza, ma intanto che farai? Di che cosa ti occuperai, se non di lodare colui che ami e di far sì che altri lo amino con te?
Dai Padri
1 Dio è buono con tutti: Salvatore di tutti gli uomini, ma soprattutto di quelli che credono.
Atanasio: il salmista nota dapprima le riflessioni che l’uomo fa, preso alla sprovvista nel vedere la felicità degli empi. Poi insegna quale sarà la loro fine, affinché sopportiamo senza angoscia le disuguaglianze di questa vita.
Cassiodoro: come mai i nemici di Dio possono riuscire in tutto, malgrado ardiscano levare la loro bocca fino al cielo? Ma il salmista ritorna a pensieri retti ed arrossisce di essere stato meschino: attenderà che Dio gli faccia vedere la fine degli empi. Le loro astuzie attirano sugli empi il castigo, mentre Dio libera i giusti. Il salmista si accorge che i suoi pensieri lo sviano e si condanna da sé con l’esclamazione iniziale: pensavo che Dio ha torto nel tollerare il successo degli empi, ma era un pensiero sacrilego.
2 Girolamo: il suo cammino verso Dio era compromesso, perché invidiava la prosperità degli empi.
3 Origene: la pace: qui, il corso tranquillo della vita.
4 Origene: non pensano alla morte. Fremo nel vedere la pace degli empi e persino la loro morte tranquilla. Tutti sceglierebbero di essere come loro.
Eusebio: chi non si augurerebbe la loro sorte? Persino nella morte hanno fortuna.
Eusebio: la sofferenza li sfiora soltanto, non dura.
5 Cassiodoro: la tribolazione in questo mondo per i fedeli è una correzione. Non colpisce gli empi, perché saranno esclusi dalle ricompense future.
Cassiodoro: l’audacia impunita dei malvagi genera l’orgoglio: finiscono col credere di non essere più esposti alla sofferenza, di non avere più nulla da temere.
7 Simmaco: i loro occhi sono sepolti nel grasso.
Teodoreto: grasso: simbolo di felicità e prosperità. In tale prosperità di vita compiono le loro azioni malvagie con totale licenza.
Cassiodoro: la magrezza del povero lo scusa, ma questi empi fiorenti commettono peccati per scelta più che per necessità: seguono l’inclinazione del loro cuore.
8 Teodoreto: a loro non basta agire ingiustamente contro gli uomini: levano la loro parola e il loro pensiero fino al cielo.
Origene: non credono di essere come il resto degli uomini, persino per il giudizio di Dio!
Atanasio: bestemmia contro Dio.
9 Origene: la loro lingua bestemmia Dio e ingiuria gli uomini.
Efrem: l’astuzia del demonio rende l’uomo folle: fa sì che egli levi la sua bocca e bestemmi contro il cielo.
Girolamo: per la superbia della loro scienza hanno parlato contro colui che abita in cielo; ma il loro parlare iniquo è stato umiliato fino a terra e l’ ha percorsa, perché non ha trovato una dimora fissa.
10 Origene: il pensiero del profeta è: il mio popolo avrà la sua ricompensa.
Eusebio: la follia degli empi gioverà al mio popolo: esso ritornerà.
13 Origene: è inutile servire Dio: che vantaggio riceveremo dall’avere osservato i suoi comandamenti?
Origene e Teodoreto: che ci guadagno a non fare come gli altri? Nient’altro che disprezzo e umiliazione.
Teodoreto: ero combattuto: la giustizia a che serve? Ho lavato tra gli innocenti le mie mani: mi sono conservato innocente.
15 Eusebio: a che pro penare tanto? Lo pensavo ma non lo dicevo: se avessi detto ad alta voce, sarei stato colpevole di dare ad altri una cattiva dottrina. Avrei violato il patto della stirpe dei tuoi figli, perché avrei adulterato l’insegnamento di tutti i santi di Dio. E se avessi insistito oltre misura per penetrare il mistero della felicità degli empi, non sarai approdato a nulla, e sarai caduto nel dubbio e nello sconforto. Ho visto che la cosa è incomprensibile agli uomini: ho quindi pensato che era meglio tacere e attendere; e ciò durerà finché non entrerò nel santuario di Dio. Abbandonando tutto alle promesse di Dio, io ho la mia risposta, la mia guarigione, il mio acquietamento e la mia consolazione. Quando arriverò alla fine della vita, comprenderò il mistero e vedrò cosa attende gli empi, perché non si deve guardare solo alla vita presente.
Girolamo: se io voglio giudicare i misteri di Dio, comincio a non essere più uno dei suoi figli. Qui è il profeta che parla.
16 Origene: è arduo comprendere le vie della provvidenza. Questa sofferenza mi sta innanzi finché entro nel santuario di Dio e conosco il loro fine ultimo.
Atanasio: mi inabissavo in congetture ma poi ho deciso di pazientare fino al tempo in cui saprò: è il tempo del tribunale divino, quando tu renderai a ciascuno secondo le sue opere.
Teodoreto: abbandonando i miei pensieri, consideravo che Dio mi ha fatto sopportare fatiche e amarezze per punizione dei miei peccati. Ma ritornerò, guarderò il suo tempio santo e vedrò la fine di tutti questi mali. Poi la grazia divina istruisce il salmista come al versetto 18.
Girolamo: ho considerato tutto: fu cosa ardua! Ma come dice l’apostolo, non c’è proporzione tra le sofferenze del tempo presente e il peso eterno di gloria (2 Corinzi 4,17.
17 Cassiodoro: io non comprenderò, se non guardo il santuario di Dio, che è la legge divina. Se guardo la legge divina, capirò qual è la fine ultima dei peccatori.
18 Eusebio: lo spirito ispira al salmista che Dio rigetterà gli empi. Con lo spirito di profezia li vede abbattuti: come sono tutto a un tratto nella desolazione! Sono feriti a causa della loro follia: eccoli come uno che si risveglia da un sogno. Quando ci si risveglia da un sogno, si credeva di fare qualcosa ma tutto svanisce. Così gli empi: orgoglio, felicità, ricchezze, tutto ciò che credevano di tenere stretto, svanisce dalle loro mani.
Teodoreto: la loro felicità non era più che un sogno.
Girolamo: sono scomparsi in un istante: allora improvvisa sopraggiungerà la rovina (1 Ts. 5,3).
20 Atanasio: nella tua città: la Gerusalemme di lassù. Poiché hanno portato l’immagine dell’uomo terrestre e non quella dell’uomo celeste, saranno ridotti a nulla. Si dirà loro: non vi conosco (Matteo 25,10).
Girolamo: come dormienti che vedono in sogno tesori d’oro e d’argento, poi si svegliano e non hanno più nulla. Allo stesso modo questi hanno trascorso la vita come un sogno.
Origene: l’immagine del peccatore è l’uomo vecchio che si corrompe.
21 Origene: segue la variante: si è infiammato il mio cuore. Davanti a queste persone che si fanno beffe di ogni legge, ardevo. Lo zelo è qui l’ incendio del cuore. I reni sono le tentazioni.
Teodoreto: il mio cuore si è infiammato per la loro iniquità. I reni sono i pensieri come spesso nella Scrittura. Per poco non deviavo dal retto cammino a causa della loro insolenza.
Girolamo: è il Cristo che parla: è infiammato per fare la volontà del Padre. Si dice umiliato e ignorante per mostrarsi vero uomo.
22 Cassiodoro: i miei pensieri facevano torto al mio Creatore, ero ridotto a niente, perdendo il frutto della vera intelligenza; e neppure lo sapevo.
Gregorio di Nissa: giumento in senso positivo: è il segno di una adesione a Dio che fa a meno del ragionamento. E il seguito: io sono sempre con te mostra come questa semplicità di spirito può unirsi a Dio.
23 Origene: sempre con te: perché io conosco la Trinità, perché contemplo le verità spirituali, perché guardo l’invisibile, perché contemplo le prospettive eterne, perché ho acquisito la tranquillità dell’anima.
Atanasio: attribuisce a Cristo le parole: io sono sempre con te.
Cassiodoro: sempre con te: non mi sono mai rivolto agli idoli. Hai preso la mia mano destra: il Signore fece lo stesso gesto per salvare Pietro, quando questi annegava.
24 Teodoreto: tu mi hai preso per mano… Come un padre amorevole che vede il figlio in procinto di sbagliare strada, tu mi hai preso per mano e mi hai ricondotto a casa.
Arnobio il Giovane: nella tua volontà mi hai preso con te. Questo si è compiuto nel Cristo. Ha preso per mano la stirpe umana che era morta, l’ha guidata dalla volontà del diavolo alla volontà del Padre e l’ha accolta nella sua gloria.
Gregorio di Nissa: il cielo non è un’immagine di Dio, né la luna, né il sole. Tu sola anima sei stata fatta immagine della bellezza incorruttibile. Quando ti volgi verso di lui, diventi ciò che è lui stesso, imitando colui che brilla in te mediante lo splendore che la tua purezza riflette.
Girolamo: tu mi prepari così grandi cose in cielo! E io? Cercavo sulla terra delle piccole cose che non sono te!
Cassiodoro: che cosa infatti c’è per me in cielo: dopo l’incarnazione, cosa ho ancora da desiderare? E da te che cosa ho voluto ? Come sono dunque stato folle a desiderare altra cosa che te sulla terra!
26 Girolamo: la Chiesa parla. È venuto meno il mio cuore per il desiderio.
Cassiodoro: la mia carne e il mio cuore si sono sbagliati, si sono ingannati. Mia porzione è Dio in eterno: è una promessa d’essere uniti a Dio per sempre.
Origene: c’è adulterio quando un’anima, che era stata chiamata all’unione col Verbo di Dio, per una sorta di matrimonio è corrotta e violata da un altro, dall’avversario stesso di colui che l’ha sposata nella fede. Il verbo di Dio, il Cristo Signore è lo sposo dell’anima fedele. L’apostolo ha detto: voglio condurvi allo sposo che è il Cristo, come si conduce allo sposo una vergine casta (2 Corinzi 11,2). Dunque finché l’anima resta unita al suo sposo e ascolta la sua parola, riceve da lui il seme del Verbo. Come dice il profeta: Signore, ho concepito dal tuo timore, ho generato sulla terra lo spirito della salvezza (Isaia 26,18). È così che l’anima concepisce dal Cristo e gli dona dei figli. Beata la generazione che nasce dal Verbo e dall’anima! Ma se l’infelice abbandona il Verbo divino e si dà al diavolo, genera quelli di cui è scritto: i figli dell’adulterio saranno sterminati (Sapienza 3,16). È chiaro dunque che in tutto ciò che facciamo, la nostra anima genera. Col Verbo, genera lo spirito della salvezza, ma col peccato genera una stirpe maledetta. L’anima non è mai sterile: genera sempre, sempre partorisce dei figli. L’apostolo ha detto: chi si unisce al Signore è un solo spirito con lui ( 1 Corinzi 6,17) e chi si unisce a una prostituta è un solo corpo con lei. Mi domandavo, dunque, se c’è una via di mezzo tra l’unione con Dio e l’unione con la prostituta. Meditando secondo le mie forze, credo di afferrare il senso profondo dell’apostolo: ogni anima si unisce o al Signore o alla prostituta.
28 Gregorio di Nissa: quanti mortali si agitano e persino fanno preghiere per ottenere da Dio ombre, false apparenze. Al contrario, chi vive nel cielo afferma: per me è bene aderire a Dio, significando con questo che chi aderisce a Dio con la speranza si integra per così dire con la natura divina, diventa uno con Dio.
Salmo 73
1 Della comprensione, di Asaf
Perché , o Dio, hai respinto? Per
sempre? È divampato il tuo sdegno
contro le pecore del tuo pascolo?
2 Ricordati di coloro che hai
radunato, che hai posseduto dal
principio; hai redento lo scettro
della tua eredità, il monte Sion su
cui hai posto la tua dimora.
3 Alza le tue mani contro le loro superbie, per
sempre. Quante cose ha compiuto
con malvagità il nemico nel santuario!
4 E si sono vantati quelli che ti odiano
in mezzo alla tua festa. Hanno posto le loro insegne,
5 e non hanno saputo, come insegne alla porta in alto.
Come in una foresta con le scuri
6 hanno spaccato le sue porte tutte insieme
e con la scure e l’ascia l’hanno demolita.
7 Hanno dato fuoco al tuo santuario,
in terra hanno profanato il tabernacolo del tuo nome.
8 Hanno detto nel loro cuore la loro stirpe, tutti insieme:
facciamo cessare tutti i giorni di festa di Dio dalla terra.
9 Le nostre insegne non abbiamo
più visto, non c’è più profeta e non ci conoscerà più.
10 Fino a quando, o Dio, insulterà
il nemico? L’avversario provoca il tuo nome per sempre?
11 Perché distogli la tua mano
e la tua destra da mezzo il tuo seno, per sempre ?
12 Ma Dio è il nostro re prima dei secoli, ha operato
salvezze in mezzo alla terra.
13 Tu hai reso solido con la tua
potenza il mare, hai spezzato le
teste dei draghi sulle acque.
14 Tu hai spezzato le teste del
drago, lo hai dato in cibo ai popoli etiopi.
15 Tu hai fatto erompere una fonte
e torrenti, tu hai prosciugato i fiumi di Etam.
16 Tuo è il giorno e tua
è la notte, tu hai creato l’aurora e il sole
17 Tu hai fatto tutti i confini
della terra, estate e primavera tu le hai plasmate.
18 Ricordati di questo. Il nemico
ha insultato il Signore
e un popolo stolto ha irritato il tuo nome.
19 Non consegnare alle belve
l’anima che ti confessa, le anime dei tuoi poveri
non dimenticare per sempre.
20 Volgi lo sguardo alla tua
alleanza poiché sono stati riempiti
quelli ottenebrati della terra di case di iniquità.
21 Non sia respinto chi
umiliato è confuso, il povero e
il misero loderanno il tuo nome.
22 Sorgi Dio , sii giudice della tua
causa, ricorda gli insulti verso di te,
quelli che ricevi dallo stolto tutto il giorno.
23 Non dimenticare le voci dei tuoi nemici,
La superbia di quelli che ti odiano sale sempre.
Da Sacy
1 Della comprensione, di Asaf
Perché , o Dio, hai respinto? Per
Sempre? È divampato il tuo sdegno
contro le pecore del tuo pascolo?
2 Ricordati di coloro che hai
radunato, che hai posseduto dal
principio; hai redento lo scettro
della tua eredità, il monte Sion su
cui hai posto la tua dimora.
3 Alza le tue mani contro le loro superbie, per
sempre. Quante cose ha compiuto
con malvagità il nemico nel santuario!
È questa una preghiera che il profeta pone sulle labbra al popolo giudeo oppresso dalla persecuzione dei suoi nemici. Perché, dicono essi a Dio, ci hai rigettati per sempre? Cioè, Facci sapere la ragione per cui tu ci hai in questo modo abbandonati e sei così sdegnato contro quelli che tu finora hai considerato come tuo gregge e alimentato nei tuoi pascoli. Gli israeliti si consideravano a ragione come un popolo riunito da Dio e da lui posseduto fin dal principio, dai tempi di Giacobbe e di Abramo che aveva ricevuto il suggello della circoncisione come segno che a lui doveva appartenere tutta la sua posterità.
4 E si sono vantati quelli che ti odiano
in mezzo alla tua festa. Hanno posto le loro insegne,
5 e non hanno saputo, come insegne alla porta in alto.
Come in una foresta con le scuri
6 hanno spaccato le sue porte tutte insieme
e con la scure e l’ascia l’hanno demolita.
7 Hanno dato fuoco al tuo santuario,
in terra hanno profanato il tabernacolo del tuo nome.
È lecito infiammarsi di un santo zelo allorché si vedono calpestare dagli uomini la gloria e gli interessi di Dio. Niente di più abominevole che assalire quello che vi è di più santo nel mondo, ovvero il santuario figura della sua chiesa. Antioco nemico di Dio e di Israele si fece una gloria di insultarlo nel suo tempio e in mezzo alle più sante cerimonie, quando egli entrò, come si esprime la Scrittura, orgogliosamente nel luogo santo, quando cambiò i giorni di festa in giorni di dolore; quando contaminò le cose sante e quando collocò non solo stendardi in forma di trofei in cima al tempio e alle porte ma inoltre un idolo di abominazione sull’altare del Dio vivente.
8 Hanno detto nel loro cuore la loro stirpe, tutti insieme:
facciamo cessare tutti i giorni di festa di Dio dalla terra.
9 Le nostre insegne non abbiamo
più visto, non c’è più profeta e non ci conoscerà più.
10 Fino a quando, o Dio, insulterà
il nemico? L’avversario provoca il tuo nome per sempre?
Tutto ciò è chiaro e non ha bisogno di spiegazione, poiché il profeta descrive solamente in una maniera storica le empietà e le violenze che usarono i nemici di Dio allorché profanarono il santo tabernacolo dove egli rendeva i suoi oracoli sopra la terra e allorché avendolo rovesciato per terra lo calpestarono. Benché si sappia che il tempio di Gerusalemme non fu bruciato al tempo della persecuzione di Antioco, siccome qui è notato che fu incendiato il santuario, basta che sia certo che furono arse le sue porte per intendere quello che dice il profeta: che avevano incendiato il santuario o secondo l’idioma ebreo che avevano ad esso appiccato il fuoco. Nel tempo della crudele persecuzione di Antioco sembrava che il protettore dei padri degli ebrei li avesse totalmente abbandonati, non facendo più risplendere la sua onnipotenza con alcun segno miracoloso come prima, per salvarli dei loro nemici, non parlando più loro per mezzo di alcun profeta.
11 Perché distogli la tua mano
e la tua destra da mezzo il tuo seno, per sempre ?
12 Ma Dio è il nostro re prima dei secoli, ha operato
salvezze in mezzo alla terra.
I nemici di Israele vomitavano mille bestemmie contro Dio ed avendo vinto il suo popolo si beffavano con insulto della debolezza di colui che non aveva potuto salvarli. Per questo gli israeliti imploravano il soccorso del Signore in considerazione delle bestemmie che offendevano la loro pietà. Quanto alla domanda che il profeta fa a Dio; perché teneva egli sempre la destra nel seno, si può intendere da ciò che egli si lamentava con Dio perché sembrava che stesse in una specie di ozio rispetto a lui, come una persona che tenendosi la mano in seno non vuole più operare e soccorrere alcuno. Altri l’intendono in maniera diversa. Essi ci dicono che il seno di Dio raffigura tutti i tesori delle sue grazie e che domandandogli il profeta per quale ragione ne rimuovesse la sua mano, gli dichiarava il suo dolore perché cessava di spargere sopra gli uomini i beni rinchiusi nei suoi tesori. Alcuni finalmente dicono che Dio rimuove la sua mano sinistra e la sua mano destra di mezzo del suo seno quando cessa di abbracciare il suo popolo e di difenderlo. Qualunque senso si dia a questo passo che sembra oscuro, è che Dio trascura di prestar soccorso ad Israele e di porgergli come prima i segni della sua bontà.
13 Tu hai reso solido con la tua
potenza il mare, hai spezzato le
teste dei draghi sulle acque.
14 Tu hai spezzato le teste del
drago, lo hai dato in cibo ai popoli etiopi.
Davide rappresenta in particolare quello che aveva detto in generale riguardo alla salvezza operata da Dio in mezzo alla terra. Il mare di cui parla è il mare Rosso, di cui Dio asciugò le acque, allorché con la sua onnipotenza le restrinse e ne formò come due salde pareti da una parte e dall’altra per aprire un passaggio a quelli che egli voleva salvare. Dà agli Egizi il nome di draghi a motivo del furore con cui costoro perseguitavano gli Israeliti, quasi che volessero divorarli. Dice : il Signore schiacciò le loro teste, cioè il loro orgoglio opprimendole sotto le acque che si ricongiunsero in un istante dopo che fu passato il suo popolo. Colui che egli chiama in particolare il coccodrillo e che qui è detto il grande drago, ovvero il principe dei draghi e dei mostri del mare rappresenta il re d’Egitto, Faraone, quel principe famoso per la sua crudeltà verso Israele, per la sua superbia e per il suo indurimento. Questo forse ha dato luogo alla Scrittura di dire non al singolare che la sua testa, ma al plurale, che le sue teste furono infrante a cagione della sua molteplice malizia. Altri intendono per queste teste tutti i capi e principi dell’esercito di faraone. Dio diede dunque il corpo morto del grande drago e quello degli altri draghi in pasto o ai popoli dell’ Arabia, che la scrittura chiama Etiopi, o ai corvi, allorché questi corpi furono esposti sulla spiaggia al fine di essere spogliati dagli arabi e mangiati dai corvi.
15 Tu hai fatto erompere una fonte
e torrenti, tu hai prosciugato i fiumi di Etam.
Ciò riguarda due grandi miracoli. Mosè percuotendo la pietra nel deserto ne fece scaturire quella abbondanza d’acqua, che servì a dissetare tutto il popolo che moriva di sete. Giosuè dopo la morte di Mosè fermò in tempo rapido il corso del grande fiume Giordano, per far passare Israele che doveva entrare nella terra di Canaan.
16 Tuo è il giorno e tua
è la notte, tu hai creato l’aurora e il sole
17 Tu hai fatto tutti i confini
della terra, estate e primavera tu le hai plasmate.
Basta che si sappia una volta quello che Mosè ha dichiarato al principio della Genesi: che Dio ha creato il cielo e la terra e quello che San Giovanni afferma nel principio del suo Vangelo: che tutte le cose sono state fatte dal Verbo e che senza lui non è stato fatta cosa alcuna. È facile concludere che il giorno come la notte sono ugualmente suoi e che l’aurora e il sole sono opera delle sue mani. Il creatore di tutte le cose ha stabilito con un ordine inviolabile il corso del sole che forma la perpetua vicenda dei giorni e delle notti, dell’aurora, del meriggio, dell’estate e dell’inverno.
18 Ricordati di questo. Il nemico
ha insultato il Signore
e un popolo stolto ha irritato il tuo nome.
19 Non consegnare alle belve
l’anima che ti confessa, le anime dei tuoi poveri
non dimenticare per sempre.
20 Volgi lo sguardo alla tua
alleanza poiché sono stati riempiti
quelli ottenebrati della terra di case di iniquità.
Questo versetto 18º che ripete la stessa cosa del 10º vuole commuovere Dio più vivamente con la considerazione degli insulti che gli facevano i suoi nemici, rimproverandogli la sua impotenza a salvare il suo popolo. Egli chiama quelli, bestie, dopo averli già nominati, draghi, a cagione del loro furore. Rappresentando a Dio i suoi servi come meschini privi di soccorso e di appoggio lo scongiura a non dare in balia uomini unicamente intenti a celebrarlo, a barbari crudeli come le fiere. Rimira o Dio la santa alleanza suggellata col sangue del tuo Figlio che ci dà diritto di indirizzarci a te come a nostro Dio e a nostro protettore contro tutti i nostri nemici.
21 Non sia respinto chi
umiliato è confuso, il povero e
il misero loderanno il tuo nome.
22 Sorgi Dio , sii giudice della tua
causa, ricorda gli insulti verso di te,
quelli che ricevi dallo stolto tutto il giorno.
23 Non dimenticare le voci dei tuoi nemici,
La superbia di quelli che ti odiano sale sempre.
Il profeta oppone l’umiltà, la povertà e l’abbassamento di un popolo privo di soccorso, alla insolenza, alla follia e all’ orgoglio di un altro popolo, che si considerava potentissimo e che si insuperbisce sempre più a causa della pazienza e del silenzio di Dio. Egli rappresenta da una parte le lodi che gli danno gli israeliti in mezzo alle loro sofferenze e che saranno ancora più obbligati di dargli allorché li avrà salvati; e dall’altra parte le bestemmie di quei popoli che si facevano una gloria l’essere nemici del Signore.
Da Agostino
1 Della comprensione, di Asaf
Perché , o Dio, hai respinto? Per
sempre? È divampato il tuo sdegno
contro le pecore del tuo pascolo?
Perché ci hai scacciati, o Dio, sino alla fine? È la voce del popolo giudaico; è la voce di quell'assemblea che propriamente si chiama sinagoga. Perché ci hai scacciati, o Dio, sino alla fine? Non rimprovera ma chiede. Perché? cioè, per qual motivo, per quale ragione hai fatto questo? Adirato è il tuo animo contro le pecore del tuo gregge. Perché sei adirato contro le pecore del tuo gregge, se non perché noi ci eravamo troppo attaccati alle cose terrene e non riconoscevamo il pastore?
2 Ricordati di coloro che hai
radunato, che hai posseduto dal
principio; hai redento lo scettro
della tua eredità, il monte Sion su
cui hai posto la tua dimora.
Ricorda la tua comunità, che hai posseduta fin dall'inizio. Può essere mai, questa, la voce dei pagani? Forse che Dio ha posseduto costoro fin dall'inizio? Al contrario, egli ha posseduto veramente così la discendenza di Abramo, il popolo d'Israele, nato secondo la carne dai patriarchi: cioè da coloro che sono i nostri padri, in quanto noi ne siamo divenuti figli non per discendenza carnale ma imitandone la fede… Lo ha detto non riferendosi alle genti, nelle quali la redenzione è manifesta. Ma, di che cosa allora lo ha detto?... Il monte Sion. E, siccome anche il " monte Sion " può essere diversamente interpretato, precisa: Il monte nel quale hai dimorato. Il monte, cioè, dove era il popolo eletto di prima, dove fu eretto il tempio, dove erano celebrati i sacrifici, dove accadevano tutte le cose che a quei tempi erano necessarie in quanto contenevano la promessa del Cristo. La promessa, quando si è ottenuta la realtà, diventa ormai superflua. Invece prima che si compia quanto è promesso, la promessa è necessaria, affinché chi l'ha ricevuta non dimentichi quanto gli è stato promesso e muoia desistendo dall'attesa. È, pertanto, necessario aspettare perseveranti la promessa, per poterla accogliere quando verrà mantenuta. Sì, proprio per questo l'uomo non deve dimenticare la promessa; ed è anche per questo che [nel Vecchio Testamento] non vennero mai meno le figure: finché, comparendo il giorno, non vennero fugate le ombre della notte.
3 Alza le tue mani contro le loro superbie, per
sempre. Quante cose ha compiuto
con malvagità il nemico nel santuario!
Leva la tua mano contro la loro superbia sino alla fine. Come scacciavi noi sino alla fine, così leva la tua mano contro la loro superbia sino alla fine. Contro la superbia di chi? Di coloro dai quali fu distrutta Gerusalemme. Ma da chi venne distrutta, se non dai re delle genti? Giustamente si dice che la mano di lui s'è levata contro la loro superbia sino alla fine. Quante cose, malvagiamente, ha compiuto il nemico contro i tuoi santi! Cioè, contro quelle che erano state le tue cose sante: il tempio, il sacerdozio, tutti quei misteri che allora si celebravano, quante cose malvagiamente ha compiuto il nemico! Chi, infatti, compiva allora tutto questo era il nemico infernale, in quanto i pagani, autori della devastazione, erano allora seguaci di false divinità, adoravano gli idoli, servivano i demoni. Eppure, riuscirono a compiere molto male ai danni dei santi di Dio. Come mai avrebbero potuto farlo, se non fosse stato loro permesso? E come mai fu loro permesso, se non perché tutte quelle cose sante che celavano le promesse non erano ormai più necessarie, poiché si aveva di persona colui che aveva fatto tali promesse?
4 E si sono vantati quelli che ti odiano
in mezzo alla tua festa. Hanno posto le loro insegne,
5 e non hanno saputo, come insegne alla porta in alto.
“E si sono gloriati tutti coloro che ti odiavano. Nota il riferimento ai servi del demonio, ai servi degli idoli, quali erano allora le genti che distrussero il tempio e la città di Dio e se ne sono gloriati. In mezzo alla tua solennità. Gerusalemme venne distrutta proprio quando si celebrava quella stessa solennità durante la quale i Giudei avevano crocifisso il Signore. Radunati insieme, uccisero; radunati insieme, perirono.
Posero i loro segni, le insegne; e non conobbero. Avevano le insegne da issare in quel luogo: i loro vessilli, le loro aquile, i loro dragoni, le insegne romane. Forse anche le loro statue, che per prime collocarono nel tempio, oppure, forse, i loro segni, quelli cioè che avevano ascoltati dagli oracoli dei loro demoni. E non conobbero. Che cosa non conobbero? Che non avresti potere contro di me, se non ti fosse stato dato dall'alto . Non conobbero che non era un incarico onorifico quello che veniva loro conferito, cioè di affliggere, conquistare e distruggere la città; ma era Dio che si serviva della loro empietà come di una scure, ed essi erano, in quella occasione, uno strumento dell'ira divina, non il regno del Dio della pace. Perché Dio si regola come ordinariamente fa anche l'uomo. Talvolta l'uomo, quando è infuriato, prende un qualsiasi bastone, il primo che gli capita dinanzi, magari un ramo secco; ci picchia il suo figliolo e poi getta quel bastone nel fuoco, mentre al figlio tiene in serbo l'eredità. Così, talvolta, Dio attraverso i malvagi dà ai buoni delle lezioni salutari e servendosi della potenza temporale dei reprobi usa severità con coloro che intende salvare. E che dunque? Penserete, o fratelli, che a quella gente sia stato dato davvero un castigo che l'annientasse completamente? Quanti di loro in epoche successive hanno creduto! E quanti ancora crederanno! Una cosa è la paglia e un'altra il frumento. Su ambedue, tuttavia, passa la trebbia, e sotto la stessa trebbia la paglia è stritolata, il grano è purificato. Quanto bene ha ricavato Dio dal male compiuto da Giuda traditore! Quanto bene è derivato ai pagani convertiti dalla crudeltà dei Giudei! Cristo venne ucciso, ma levato sulla croce è divenuto il segno che ha da essere guardato da chi è stato morsicato dal serpente . Alla stessa maniera, anche i Romani, forse, avevano udito dai loro dèi che dovevano andare a Gerusalemme ed espugnarla, e dopo averla conquistata e distrutta, ascrissero ai loro demoni il risultato conseguito. Posero i loro segni, le insegne; e non conobbero. Che cosa non conobbero? Come all'uscita dall'alto. Che, cioè, se non fosse stato impartito dall'alto un tale ordine, mai i gentili con tutta la loro ferocia sarebbero riusciti ad ottenere dei successi sul popolo giudaico. Ma ci fu un'uscita dall'alto, così come dice Daniele: Dall'inizio della tua preghiera è uscita la parola . Lo fece notare il Signore a Pilato. Costui si inorgogliva e levava i suoi segni, le insegne, e non conosceva, e diceva a Cristo: Non mi rispondi? Non sai che ho il potere di ucciderti e ho il potere di liberarti? E il Signore all'orgoglioso, come pungendo quel pallone gonfiato per farlo sgonfiare: Non avresti, disse, potere contro di me, se non ti fosse stato dato dall'alto. Così anche qui: Hanno posto i loro segni, le insegne; e non conobbero. In che senso, non conobbero? Come all'uscita dall'alto. E potevano, forse, essi conoscere che c'era stato proprio un intervento dall'alto, affinché tutto ciò si realizzasse?
Come in una foresta con le scuri
6 hanno spaccato le sue porte tutte insieme
e con la scure e l’ascia l’hanno demolita.
Come in una selva d'alberi, con le scuri frantumarono tutti insieme le sue porte; e con l'accetta e la mazza l'hanno abbattuta. Cioè: tutti d'accordo, senza fermarsi, con l'accetta e la mazza l'hanno abbattuta.
7 Hanno dato fuoco al tuo santuario,
in terra hanno profanato il tabernacolo del tuo nome.
Incendiarono col fuoco il tuo santuario; profanarono il tabernacolo del tuo nome qui sulla terra.
8 Hanno detto nel loro cuore la loro stirpe, tutti insieme:
facciamo cessare tutti i giorni di festa di Dio dalla terra.
9 Le nostre insegne non abbiamo
più visto, non c’è più profeta e non ci conoscerà più.
Dissero in cuor loro, la loro stirpe, tutti insieme. Che cosa dissero? Venite, eliminiamo dalla terra tutte le solennità del Signore. Del Signore, lo si dice con terminologia di chi scrive, cioè di Asaf, non, perché i pagani, venuti a devastare, abbiano chiamato Signore colui al quale distruggevano il tempio. Venite! eliminiamo dalla terra tutte le solennità del Signore. Che cosa fa Asaf? Che cosa fa l'intelligenza di Asaf in questi frangenti? Che cosa fa? Non progredisce, almeno dopo la dura lezione ricevuta? Non corregge gli errori del suo spirito? Sono state abbattute tutte le cose antiche. Non c'è più sacerdote né altare presso i giudei; non c'è più sacrificio, non c'è più tempio. Non ci sarà, dunque, da accettare qualche altra cosa che abbia preso il posto di quanto è stato abbattuto?
Ecco: i giudei dicono di non essere ancora compresi; dicono di essere ancora in prigionia e di non essere stati ancora liberati; e ancora aspettano il Cristo. Cristo verrà, ma verrà come giudice. È venuto una volta per chiamare; verrà per separare. Verrà perché è venuto, ed è sicuro che verrà; ma ormai verrà dall'alto. Era sotto i tuoi occhi, o Israele! e tu sei stato sconvolto perché hai inciampato in lui allorché giaceva in terra. Se non vuoi essere stritolato, sta' attento a quando verrà dall'alto. Così, infatti, ha predetto il profeta: Chiunque inciamperà in quella pietra sarà sconquassato, ed essa stritolerà colui sul quale cadrà . Turba da piccolo, stritolerà da grande. Più non vedi i tuoi segni; più non c'è il profeta, e dici: Ancora non ci conoscerà! È perché voi non riconoscete lui.
10 Fino a quando, o Dio, insulterà
il nemico? L’avversario provoca il tuo nome per sempre?
Offenderà l’avversario il tuo nome per sempre?
“Fino a quando, Dio, ci insulterà il nemico? Grida come se fosse un derelitto, un abbandonato! Grida come un malato, tu che hai preferito uccidere il medico piuttosto che farti curare da lui! Ancora non ti riconosce. Guarda che cosa ha fatto colui che ancora non ti riconosce. Lo vedranno, dice, coloro ai quali non è stato annunziato, e coloro che non hanno ascoltato la sua parola comprenderanno ; e tu ancora gridi: Non c'è più profeta e ancora non ci conoscerà. Dov'è la tua intelligenza? Oltraggia l'avversario il nome tuo sino alla fine. Lo oltraggia sino alla fine affinché tu, adirato, lo rimproveri e, col rimproverare l'altro, anche tu alla fine lo conosca; oppure, affinché tu alla fine, cioè sino alla fine [lo conosca]. Sino a quale fine? Fino al giorno in cui tu lo conoscerai.
11 Perché distogli la tua mano
e la tua destra da mezzo il tuo seno, per sempre ?
Perché distogli la tua mano e la tua destra dal mezzo del tuo seno sino alla fine? È l'altro segno che fu dato a Mosè. Come prima si è parlato del segno della verga, così qui si parla del segno della destra. Compiuto, infatti, il prodigio della verga, Dio diede a Mosè un altro segno, dicendogli: Metti la tua mano nel tuo seno; ed egli ve la mise. Toglila, gli disse, e la tolse; ed essa apparve bianca , cioè immonda. Poiché quelle chiazze bianche sulla pelle erano lebbra, non colore di carne viva . Così la stessa eredità di Dio, cioè il suo popolo, una volta gettato lontano da lui, divenne immondo. Ma che cosa disse Dio a Mosè? Rimettila nel tuo seno, ed egli ve la rimise. Ed essa ritornò del suo colore , Dice il nostro Asaf: " Perché fai così? Fino a quando tieni la tua destra lontana dal tuo seno, facendola rimanere immonda al di fuori? Rimettila nel tuo seno: torni al suo colore, riconosca il Salvatore "! Perché distogli la tua mano e la tua destra dal mezzo del tuo seno sino alla fine? Egli grida così poiché è cieco e non capisce; ma è così che Dio agisce nelle sue opere. Perché, infatti, è venuto Cristo? La cecità ha colpito una parte d'Israele, affinché entrasse la totalità delle genti, e così fosse salvo tutto Israele . Ebbene, Asaf, riconosci i fatti accaduti e, se non sei stato capace di stare all'avanguardia, sappi almeno camminare dietro. Perché non invano è venuto Cristo, né invano Cristo è stato ucciso. Non invano il chicco di grano è caduto in terra. L'ha fatto per risorgere moltiplicato . È stato innalzato qual serpente nel deserto, affinché sia risanato chi è stato infettato dal veleno. Imprimiti nella mente quanto è accaduto. Non credere che sia senza significato la sua venuta, se non vuoi essere trovato tra i, cattivi quando verrà di nuovo.
12 Ma Dio è il nostro re prima dei secoli, ha operato
salvezze in mezzo alla terra.
Ma Dio è il nostro re prima dei secoli; egli ha compiuto la salvezza in mezzo alla terra. Per un verso noi gridiamo: Non c'è più profeta, e Dio non ci conoscerà più; per l'altro, invece, diciamo: Il nostro Dio è il nostro re; egli è prima dei secoli, in quanto egli stesso è in principio il Verbo per cui mezzo sono stati creati i secoli. Egli ha compiuto la salvezza in mezzo alla terra. Ebbene, che cosa ha fatto Dio, il nostro re prima dei secoli? Egli ha compiuto la salvezza in mezzo alla terra; e io ancora grido come se fossi stato abbandonato! Egli compie la salvezza in mezzo alla terra ed io sono, rimasto terra. Bene ha compreso Asaf, come dice il titolo: Intelligenza di Asaf. Per quale motivo, infatti, erano avvenute tutte queste cose, e quale salvezza ha arrecato Cristo, se non quella di insegnare agli uomini a desiderare le cose eterne e a non essere sempre attaccati alle cose terrene? Dio è il nostro re da prima dei secoli; egli ha compiuto la salvezza in mezzo alla terra. Intanto noi gridiamo: Fino a quando, o Signore? Insulterà il nemico alla fine? Fino a quando oltraggia l'avversario? Fino a quando distogli la tua mano dal tuo seno? Mentre noi gli rivolgiamo queste domande, Dio, colui che è nostro re prima dei secoli, ha compiuto la salvezza in mezzo alla terra, e noi dormiamo... Le genti sono ormai sveglie e noi russiamo. E nel nostro sonno ci lamentiamo, delirando, che Dio ci abbia abbandonati.
13 Tu hai reso solido con la tua
potenza il mare, hai spezzato le
teste dei draghi sulle acque.
“Ebbene, Asaf, ravvediti e torna a capire! Dicci quale salvezza ha Dio compiuta in mezzo alla terra. Che cosa ha fatto, una volta che quel vostro benessere terreno è stato disperso? Che cosa ha promesso? Tu con la tua potenza rendesti solido il mare. La gente giudaica era come terra arida, lontana dalle acque; le genti erano come il mare, con la sua salsedine amara, e circondavano da ogni parte quella terra. Ebbene, tu con la tua potenza rendesti solido il mare, e la terra rimase arida e assetata della tua pioggia. Con la tua potenza tu rendesti solido il mare, schiacciasti nell'acqua le teste dei draghi, ovvero la superbia dei demoni, dai quali le genti erano possedute. È accaduto quando, nel battesimo, tu hai liberato coloro che erano schiavi dei demoni.
14 Tu hai spezzato le teste del
drago, lo hai dato in cibo ai popoli etiopi.
Che cosa c'è, ancora, dietro le teste dei draghi? Quei draghi hanno un principe, e questo principe è il più grande dei draghi. Che cosa ha fatto di costui Dio, quando ha operato la salvezza in mezzo alla terra? Ascolta: Hai frantumato la testa del drago. Se per " draghi " intendiamo tutti i demoni che militano agli ordini del diavolo, con chi dovremmo identificare questo drago singolare la cui testa è stata frantumata, se non col diavolo stesso? Che cosa ha fatto Dio di costui? Hai frantumato la testa del drago. Quella testa fu e rimane l'inizio del peccato. Contro quella testa fu pronunziata la maledizione, di modo che la discendenza di Eva deve mirare alla testa del serpente: cioè la Chiesa deve evitare l'inizio del peccato. E che cosa è l'inizio del peccato o, in altri termini, la testa del serpente? Inizio di ogni peccato è la superbia. L'essere, dunque, frantumata la testa del drago significa che è stata umiliata la superbia del diavolo. E che cosa ha fatto del diavolo colui che ha compiuto la salvezza in mezzo alla terra? Lo hai dato in pasto ai popoli dell'Etiopia. Che significa questo? Che cosa debbo vedere nei popoli etiopici? Tutti i gentili. E ben a proposito i gentili sono personificati in negri, come lo sono appunto gli etiopi. Coloro, infatti, che vengono chiamati alla fede erano un tempo negri.
15 Tu hai fatto erompere una fonte
e torrenti, tu hai prosciugato i fiumi di Etam.
Tu hai aperto scaturigini e torrenti, affinché, promanandone l'acqua della sapienza e le ricchezze della fede, irrigassero la salsedine delle genti e convertissero con questa irrigazione tutti gli infedeli alla dolcezza della fede. Tu hai aperto scaturigini e torrenti. Forse è una distinzione calcolata; o forse si tratta di una sola cosa, poiché le sorgenti furono tanto copiose da dare origine ai fiumi. Tu hai aperto scaturigini e torrenti. Se si accetta la distinzione, ci si riferisce al fatto che in alcuni la parola di Dio diviene fonte di acqua che sale fino alla vita eterna ; mentre altri ascoltano, sì, la parola ma non la fanno seguire dalla vita buona; tuttavia, in quanto non tacciono la verità, divengono torrenti. Propriamente, infatti, si chiamano torrenti i corsi d'acqua che non sono perenni: anche se, talvolta, in senso traslato si dice " torrente " al posto di " fiume ". Così come in quel passo ove si dice: Saranno inebriati dall'opulenza della tua casa, li disseterai al torrente delle tue delizie . È evidente che quel torrente non diverrà mai asciutto. Ma, propriamente, si chiamano " torrenti " quei fiumi che in estate non hanno acqua, mentre si gonfiano e corrono al giungere delle acque invernali. Eccoti un uomo fedele, che persevererà sino alla fine, che non abbandonerà Dio in nessuna tentazione e che sostiene ogni tortura per la verità, e non per la falsità e l'errore. Donde trae costui tanto vigore se non dal fatto che in lui la parola del Signore è diventata fonte di acqua che sale fino alla vita eterna? Un altro invece accoglie, sì, la parola e la annunzia: non tace, corre. Tuttavia dovrà venire l'estate perché sia palese se egli è una fonte perenne o un torrente. Comunque, voglia sempre il Signore irrigare la terra e con le fonti e con i torrenti: lui che ha compiuto la salvezza in mezzo alla terra. Scaturiscano le fonti! Corrano i torrenti! Tu hai aperto scaturigini e torrenti…Tu hai prosciugato i fiumi di Etan. Per un verso apre fonti e torrenti; per un altro prosciuga fiumi. Là debbono scorrere le acque; qua le acque debbono essere prosciugate. Dice: I fiumi di Etan. Che cosa è Etan? È una parola ebraica. E cosa significa? Etan significa " forte ", " robusto ". Chi è questo " forte e robusto " del quale Dio prosciuga i fiumi? Chi, se non il dragone di cui sopra? Infatti, nessuno entra nella casa del forte per rubare i suoi vasi, se non avrà prima incatenato il forte . Ecco il forte: egli va orgoglioso della sua forza e abbandona Dio. Ecco il forte! È colui che dice: Porrò il mio trono in aquilone e sarò simile all'Altissimo . Dal calice della sua forza malvagia egli porse anche all'uomo. Vollero essere forti coloro che credettero di poter diventare dèi nutrendosi con il frutto proibito. Forte veramente diventò Adamo, e forti erano anche i giudei che presumevano della loro giustizia. Ignorando, infatti, la giustizia di Dio e cercando di stabilire la loro giustizia, in quanto erano forti, non sì sono assoggettati alla giustizia di Dio . Osservate come l'uomo abbia logorato la sua forza. Egli è rimasto debole, misero, e se ne sta lontano e non osa neppure levare al cielo gli occhi, ma si batte il petto dicendo: Signore, sii benevolo con me peccatore . Ormai è debole; ormai confessa la sua debolezza. Non è forte: è terra arida. Sia irrigato dalle fonti e dai torrenti! Coloro che confidano nella loro forza sono, invece, ancora forti. Siano prosciugati i loro fiumi! Non si diffondano le dottrine alle genti, le dottrine degli aruspici, degli astrologhi, le arti magiche! È ora che siano prosciugati i fiumi del " forte "!
16 Tuo è il giorno e tua
è la notte, tu hai creato l’aurora e il sole
Tuo è il giorno e tua è la notte. Chi ignora questo? Egli ha fatto tutte queste cose, poiché per mezzo del Verbo tutte le cose sono state fatte . A colui che ha compiuto la salvezza in mezzo alla terra è qui detto: Tuo è il giorno e tua è la notte. In questa espressione dobbiamo intendere un qualcosa che rientri nell'ambito di quella salvezza che egli ha compiuta in mezzo alla terra. Tuo è il giorno. Chi sono "il giorno"? Gli uomini spirituali. E tua è la notte. E questi chi sono? Gli uomini carnali. Tuo è il giorno e tua è la notte. Gli uomini spirituali parlino con gli spirituali di cose spirituali. Sta scritto infatti: Adattando agli spirituali le cose dello Spirito, parliamo di sapienza tra i perfetti . Non comprendono ancora questa sapienza gli uomini carnali. Io non ho potuto parlarvi come a uomini spirituali, ma come a uomini carnali . Gli uomini spirituali parlano, dunque, con gli spirituali: è il giorno che trasmette la parola al giorno. Ma, siccome anche gli uomini carnali non tacciono la loro fede in Cristo crocifisso, in una forma che possono intendere anche i piccoli, ecco che la notte annunzia la scienza alla notte . Tuo è il giorno e tua è la notte. A te appartengono gli uomini spirituali; a te appartengono gli uomini carnali. Quelli illumini con l'immutabile sapienza e verità; questi consoli manifestandoti nella carne, come la luna che toglie alla notte la sua desolazione.
17 Tu hai fatto tutti i confini
della terra, estate e primavera tu le hai plasmate.
Tu hai fatto tutti i confini della terra. Forse che non li aveva fatti anche prima, quando egli creava la terra? Ma, in qual modo avrà stabilito i confini della terra colui che ha compiuto la salvezza in mezzo alla terra? In qual modo, se non come dice l'Apostolo: Noi siamo stati salvati per la grazia; e questo non per nostro merito, ma è dono di Dio; non deriva dalle opere, affinché nessuno si insuperbisca. Noi siamo un'opera sua: creati in Cristo Gesù per le opere buone. Ecco come ha fissato i confini della terra colui che ha compiuto la salvezza in mezzo alla terra. L'estate e la primavera tu le hai fatte. L'estate sono coloro che hanno lo spirito fervente: e tu, Signore, hai fatto coloro che hanno lo spirito fervente. E tu hai fatto anche i nuovi germogli della fede; essi sono la primavera. L'estate e la primavera tu le hai fatte. Non si glorino come se non l'abbiano ricevuto. Tu le hai fatte.
18 Ricordati di questo. Il nemico
ha insultato il Signore
e un popolo stolto ha irritato il tuo nome.
Ricordati di questa tua creatura. Di quale tua creatura? Il nemico ha insultato il Signore. O Asaf, ora che capisci, addolorati per la tua primitiva cecità! Il nemico ha insultato il Signore. Fu detto a Cristo tra la sua gente: Costui è un peccatore. Non conosciamo donde sia. Noi conosciamo Mosè; a lui ha parlato Dio. Questi è un samaritano . Il nemico ha insultato il Signore e un popolo ignorante ha oltraggiato il tuo nome. Un popolo dissennato era allora Asaf; non c'era, allora, l'intelligenza di Asaf. Che cosa è detto nel salmo precedente? Come una bestia sono divenuto innanzi a te; ma io sempre [sono] con te ; perché non avevo deviato agli dei e agli idoli delle genti. Se, come bestia, non aveva conosciuto Dio, tuttavia, come uomo, s'è ravveduto e ha detto: Sempre con te, per quanto bestia. E che dice poi in tale salmo, là dove parla Asaf? Hai tenuto la mano della mia destra; nella tua volontà mi hai guidato e con la gloria mi hai accolto . Nella tua volontà; non nella mia giustizia. Per tuo dono, non per il mio sforzo. Dunque anche qui: Il nemico ha insultato il Signore e un popolo stolto ha oltraggiato il tuo nome. Sono, dunque, periti tutti? Certo no! Anche se qualche ramo si è spezzato, ne restano tuttavia altri, sui quali si ha da innestare l'olivo selvatico . Resta la radice; e, degli stessi rami che s'erano spezzati per la loro infedeltà, alcuni sono richiamati grazie alla fede. Tale lo stesso apostolo Paolo. Egli s'era spezzato per la sua incredulità, ma per la fede venne restituito alla radice. È chiaro ancora che era inconsapevole il popolo che oltraggiava il tuo nome, quando diceva: Se è il Figlio di Dio, scenda dalla croce.
19 Non consegnare alle belve
l’anima che ti confessa, le anime dei tuoi poveri
non dimenticare per sempre.
Ma che cosa dici, o Asaf, ora che comprendi? Non abbandonare alle belve l'anima che si confessa a te. Riconosco, dice Asaf, o, come sta scritto in un altro salmo: Io ho riconosciuto il mio peccato, e non ho celato il mio delitto. In che senso? Agli israeliti, stupefatti per il miracolo delle lingue, Pietro rivolse la parola dicendo che essi avevano ucciso il Cristo, mentre Cristo era stato mandato proprio per loro. Udito ciò, rimasero contriti nel cuore e dissero agli Apostoli: Che faremo dunque? Ditecelo. E gli Apostoli: Fate penitenza, e ciascuno di voi sia battezzato nel nome del Signore Gesù Cristo; e vi saranno rimessi i peccati . Ecco: dal ravvedimento si passò alla confessione. Per questo si dice: Tu non abbandonerai alle belve l'anima che si confessa a te. Che vuol dire: Si confessa a te? Lo stesso che: Mi sono convertito nella tribolazione, mentre sono trafitto dall'aculeo . Provarono una viva compunzione di cuore: divennero tristi per il pentimento, loro che erano stati boriosi quando incrudelivano. Non abbandonerai alle belve l'anima che si confessa a te. A quali belve, se non quelle le cui teste sono state schiacciate sull'acqua? Difatti, lo stesso diavolo è chiamato belva, leone o drago. Dice: Non consegnare al diavolo e agli angeli suoi l'anima che si confessa a te. Mi divori il serpente, se ancora ho il gusto delle cose terrene, se desidero le cose terrene, se ancora resto legato alle promesse del Vecchio Testamento, mentre già è rivelato il Nuovo. Se, invece, ho deposto la superbia e non voglio appoggiarmi alla mia giustizia ma alla tua grazia, non abbiano in me potere le belve superbe.
20 Volgi lo sguardo alla tua
alleanza poiché sono stati riempiti
quelli ottenebrati della terra di case di iniquità.
“Volgi lo sguardo al tuo testamento. Mantieni quanto hai promesso! Abbiamo le tavole; aspettiamo l'eredità. Volgi lo sguardo al tuo testamento! Non a quello Vecchio: _io infatti, non ti prego per la terra di Canaan né per soggiogare temporaneamente i nemici né per la fecondità carnale dei figli, non per le ricchezze terrene né per la salute temporale. Volgi lo sguardo al tuo testamento! Quello in forza del quale hai promesso il regno dei cieli… Asaf ha ormai la vera intelligenza. Non è più l'Asaf animale; egli comprende quanto era stato detto: Ecco vengono i giorni - dice il Signore - e darò alla casa d'Israele e alla casa di Giuda un testamento nuovo: non come quello che avevo disposto per i loro padri . Volgi lo sguardo al tuo testamento, perché sono stati colmati coloro che sono diventati scuri sulla terra, delle inique dimore. Scuri perché avevano iniquo il cuore. Nostre case sono i nostri cuori: e nella casa del loro cuore volentieri abitano coloro che son beati per aver puro il cuore.
21 Non sia respinto chi
umiliato è confuso, il povero e
il misero loderanno il tuo nome
Non si allontani confuso l'umile. Gli altri li ha confusi la superbia. Il misero e il povero loderanno il tuo nome. Pensate, fratelli, quanto debba essere dolce la povertà. Vedete come i poveri e i miseri appartengono a Dio: ma i poveri di spirito. Di questi infatti è il regno dei cieli . Chi sono i poveri di spirito? Gli umili: coloro che trepidano di fronte alla parola di Dio, coloro che confessano i propri peccati; coloro che non ripongono la loro fiducia nei propri meriti e nella propria giustizia. Chi sono, ancora, i poveri di spirito? Coloro che, quando fanno qualcosa di buono, ne lodano Dio e, quando fanno qualcosa di male, accusano se stessi. Dice il profeta: Su chi riposerà il mio spirito se non sull'umile, sul pacifico, su colui che trema alle mie parole? Ormai Asaf ha compreso. Più non si tiene abbarbicato alla terra; più non chiede le promesse terrene del Vecchio Testamento. Ed è divenuto un tuo mendicante, è divenuto un tuo povero: ha sete dei tuoi fiumi, perché i suoi si sono prosciugati. Ebbene, se tale è divenuto, non sia frustrata la sua speranza! Nella notte ha cercato con le mani al tuo cospetto: non resti deluso ! Non abbia ad allontanarsi confuso l'umile! Il misero e il povero loderanno il tuo nome. Confessando i loro peccati loderanno il tuo nome; desiderando le tue eterne promesse loderanno il tuo nome. Non lo loderanno coloro che vanno orgogliosi dei beni temporali, che si lasciano gonfiare, e montano in superbia per la loro giustizia. Chi, dunque? Il misero e il povero loderanno il tuo nome.
22 Sorgi Dio , sii giudice della tua
causa, ricorda gli insulti verso di te,
quelli che ricevi dallo stolto tutto il giorno.
Sorgi, o Signore! Giudica la mia causa. Io ho creduto in te: che non vada in perdizione! Io ho creduto in ciò che non vedevo. Che io non sia deluso nella mia speranza, ma riceva ciò che tu mi hai promesso! Giudica la mia causa! Ricordati degli oltraggi che ti si fanno: degli oltraggi che tutto il giorno ti fa lo stolto. Difatti, Cristo è ancor oggi insultato. Non verranno meno per tutto il giorno, cioè sino alla fine del mondo, i vasi dell'ira.
23 Non dimenticare le voci dei tuoi nemici,
La superbia di quelli che ti odiano sale sempre.
Non dimenticare la voce di quanti ti invocano! Sono persone che gemono, che aspettano quanto hai promesso per i tempi del Nuovo Testamento e che in tale fede camminano. Ebbene, non dimenticare la voce di quanti ti invocano! Poiché ancora ci sono di quelli che dicono " Dov'è il tuo Dio? " La superbia di coloro che ti odiano salga sempre sino a te! Cioè, non dimenticarti della loro superbia. E veramente Dio non se ne dimentica. O la punisce o induce a correggerla.
Dai Padri
1 Origene: nel senso letterale, questo è detto degli esuli in cattività.
Cassiodoro: il salmo 71 promette l’incarnazione. Salmo 72: Asaf sceglie la via del Signore. Salmo 73: predizione della rovina di Gerusalemme.
La tradizione ecclesiastica dice che Gerusalemme fu presa a Pasqua, tempo della crocifissione del Signore.
2 Origene: ricordati di coloro che tu hai acquistato: non si sa se si tratta dell’uscita dall’Egitto. Hai redento: senso mistico.
Atanasio: coloro che hai acquistato dal principio: Abramo, Isacco e Giacobbe. Hai redento lo scettro della tua eredità: l’eredità di cui tu hai fatto un regno, il sacerdozio regale.
Cassiodoro: dal principio: fin da Mosè e dal dono della legge. Verga dell’eredità: l’eredità di Israele: La verga è quella di Mosè.
Eusebio: la verga. Questa verga è il monte Sion dove tu hai abitato, perché era un monte regale e lo scettro del regno.
Girolamo: il Cristo abita nel corpo assunto da lui e anche nella Chiesa. L’uno e l’altra sono il monte Sion.
4 Girolamo: i diavoli si vantano quando affliggono i santi per odio di Dio.
Simmaco: hanno posto le loro insegne come trofeo, in alto, come segnale all’ingresso.
Atanasio: le loro insegne: le insegne militari. Il salmista si stupisce che il luogo santo sia abbandonato nelle mani dei nemici.
5 Teodoro di Mopsuestia cita Simmaco: hanno posto le loro insegne come trofeo, in alto, come segnale all’ingresso. Nell’antichità era consuetudine, quando si era conquistata una città, scolpire sulle porte il nome del vincitore e il modo in cui la città era stata presa. Spesso questo segno era un’ insegna o un simbolo.
6 Origene: come in una foresta. Ciò si è realizzato con la conquista e la distruzione di Gerusalemme.
Atanasio: tiravano colpi d’ascia come in piena foresta in queste porte così artisticamente lavorate.
Teodoreto: questo mirabile tempio è abbattuto con l’ascia, come si battono gli alberi della foresta.
8 Origene: ogni festa celebrata dagli uomini sulla terra non lo è che parzialmente: non ha perfettamente diritto al titolo di festa. Ma quando sarai uscito dall’Egitto di questo mondo, allora sarà per la festa perfetta. Allora celebrerai perfettamente gli azzimi di sincerità e verità; allora festeggerai il cinquantesimo giorno e riceverai, in certo modo per la prima volta, il matrimonio celeste della manna. Tutte le feste di cui abbiamo parlato, tu le celebrerai.
Atanasio: il loro fine era abrogare la tua legge.
9 Atanasio: la nostra disperazione più grande è che non vediamo più profeta che possa placare Dio per noi.
11 Origene: la tua destra da mezzo il tuo seno. Il Figlio è nel seno del Padre. Perché non mandi il Figlio tuo? Il salmista si serve di una metafora per descrivere l’attitudine di quelli ai quali si domanda un aiuto ed essi invece ritirano la loro mano.
Cassiodoro: la tua destra di mezzo al tuo seno. Allusione a Mosè che mette la destra in seno e la ritira, lebbrosa o guarita. Il Messia purificherà quei giudei che si volgeranno a lui.
12 Origene: in mezzo alla terra: il Figlio dell’uomo ha operato la salvezza passando tre giorni e tre notti nel cuore della terra.
Cassiodoro: la redenzione ha avuto luogo in mezzo alla terra, cioè alla vista di tutti.
13 Origene: il salmista descrive la liberazione dall’Egitto: il mare spezzato come un muro nel quale si apre una breccia; le teste del drago, cioè degli egiziani, sommersi nel mare; e il drago che è faraone. Le teste del drago sono anche i primi pensieri cattivi che sopravvengono all’anima. Il Cristo li ha spezzati con i suoi consigli.
Eusebio: il mare: il mare Rosso; le teste del drago: gli egiziani.
14 Atanasio: il mare: il mar Rosso; le teste del drago: gli egiziani; in cibo ai popoli etiopi: ai popoli vicini. Il profeta vede i popoli vicini abbattersi come uccelli da preda sui cadaveri rigettati dall’onda.
Cassiodoro: è lo stesso Salvatore che opera l’uscita dall’Egitto e la salvezza del mondo.
15 Eusebio: tu hai fatto erompere fonti e torrenti: sotto la verga di Mosè. Tu hai prosciugato i fiumi: il Giordano sotto Giosuè.
18 Origene: ricordati di questa tua creazione: se hai fatto la creazione visibile per l’uomo, soccorri l’uomo, centro di questa creazione.
19 Origene: le belve sono senza dubbio i demoni.
Atanasio: a uomini che sono come belve, non consegnare il popolo che ti celebra. Domanda che non perisca tutto Israele; infatti, molti di quelli che hanno crocifisso il Cristo, hanno creduto in lui in seguito.
19 Eusebio: i tuoi miseri: la prima beatitudine.
Teodoreto: i tuoi poveri: quelli che lo sono spiritualmente.
20 Atanasio: anche se molte case sono piene di tenebre, per la loro iniquità, non respingere tutto il tuo popolo.
21 Origene : anche fra quelli che hanno crocifisso il Signore molti hanno creduto e sono stati salvati (Atti 2,37).
23 Cassiodoro: il suo ultimo argomento: la loro superbia. È ciò che Dio maggiormente detesta. Abilmente dice per ultimo ciò che rimarrà nel ricordo di Dio.
Salmo 74
1 Per la fine, non distruggere
Salmo, del cantico di Asaf
2 Ti confesseremo ed invocheremo il tuo nome,
narreremo le tue meraviglie.
3 Quando avrò preso il tempo io giudicherò le giustizie.
4 Si è dissolta la terra e tutti i suoi abitanti
Io ho reso salde le sue colonne. Pausa
5 Ho detto agli iniqui: non agite
iniquamente e ai peccatori:
Non alzate in alto il corno.
6 Non levate in alto il vostro corno
non dite ingiustizia contro Dio.
7 Poichè né da oriente né da occidente
né dai monti deserti,
8 ma Dio è il giudice.
Umilia l’uno ed esalta l’altro
9 Poiché nella mano del Signore
è un calice di vino puro pieno di mistura,
e l’ha versato dall’una all’altra
parte; ma la sua feccia non è stata svuotata;
ne berranno tutti i peccatori della terra.
10 Io invece annuncerò in eterno,
canterò al Dio di Giacobbe;
11 e frantumerò tutti i corni
dei peccatori e saranno innalzati i corni del giusto.
Da Sacy
1 Per la fine, non distruggere
Salmo, del cantico di Asaf
2 Ti confesseremo ed invocheremo il tuo nome,
narreremo le tue meraviglie.
L’ordine richiede, al dire di sant’Agostino, che lodiamo Dio prima di invocarlo. Giusto è umiliarsi e riconoscere la grandezza di colui del quale si pretende invocare la protezione. Non siamo dunque in grado di invocare Dio come si deve, se non abbiamo cura di abbassarci fino al nostro nulla ed allora, convinti della potenza e della grandezza di Dio, quanto profondamente noi stessi ci umiliamo alla sua presenza tanto più ci rendiamo degni di invocare colui che non si accosta se non agli umili. Ora l’effetto più naturale che nasce dalla persuasione del nostro nulla e della grandezza di Dio non è solamente l’invocarlo, ma il narrare a tutti gli altri le sue meraviglie o quelle operate in pro di tutto il suo popolo e di tutta la sua Chiesa o quelle che noi stessi abbiamo ricevuto in particolare dopo aver invocato l’adorabile suo nome.
3 Quando avrò preso il tempo io giudicherò le giustizie.
4 Si è dissolta la terra e tutti i suoi abitanti
Io ho reso salde le sue colonne. Pausa
Ciò può diversamente intendersi: o dell’estremo spavento che l’aspetto del giudizio produrrà nell’anima degli uomini , consapevoli che la terra e tutti i suoi abitanti in un certo modo si struggeranno. Il giudice supremo ha egli stesso fondato le colonne che sostengono la terra e perciò è facile cosa per lui farle crollare quando gli piace. Secondo l’altro senso ci viene indicato che sebbene la terra sia come liquefatta di morbidezza insieme con quelli che l’abitano, Dio nondimeno si dà pensiero di consolidare quelli che sono come colonne, cioè gli uomini giusti e retti.
5 Ho detto agli iniqui: non agite
iniquamente e ai peccatori:
Non alzate in alto il corno.
6 Non levate in alto il vostro corno
non dite ingiustizia contro Dio.
ne berranno tutti i peccatori della terra.
Alcuni credono che qui parli il profeta e che prenda spunto dal giudizio di Dio per esortare tutti i peccatori a convertirsi. Non c’è infatti nulla di più adatto ad abbassare l’orgoglio degli uomini, che commettono con insolenza l’iniquità e che alzano tanto il corno sopra gli altri, che portare alla loro memoria quanto ci attesta la Scrittura: che i re e i principi con tutti i loro ufficiali e con tutti i loro popoli si nasconderanno dentro le caverne e nelle rupe dei monti e diranno ai monti e alla rupi: cadete su di noi, nascondeteci dalla faccia di colui che sta seduto sul trono e dalla collera dell’agnello.
7 Poichè né da oriente né da occidente
né dai monti deserti,
8 ma Dio è il giudice.
Umilia l’uno ed esalta l’altro
9 Poiché nella mano del Signore
è un calice di vino puro pieno di mistura,
e l’ha versato dall’una all’altra
parte; ma la sua feccia non è stata svuotata;
ne berranno tutti i peccatori della terra.
Se il giudice è onnipotente e si trova dappertutto, invano il colpevole tenterà di sfuggire alla sua luce e alla sua onnipotenza. Da qualunque lato egli si rivolga non può aspettare alcun soccorso , poiché essendo suo giudice Dio stesso, se lo troverà contro in ogni luogo. Il calice del vino puro e pieno di amarezza che è nelle mani di Dio non è diverso da quello di cui si parla altrove allorché si dice: che se qualcuno adora la bestia berrà del vino del furore di Dio; di quel vino tutto apparecchiato nel calice della sua ira e sarà tormentato nel fuoco e nello zolfo.
10 Io invece annuncerò in eterno,
canterò al Dio di Giacobbe;
Tale è la diversa condizione dei giusti e dei peccatori. Gli ultimi si rallegrano in questa vita e bevono poi in tutti i secoli del vino del furore del Signore, i primi al contrario si struggono di lacrime finché vivono quaggiù. La loro salutare mestizia deve convertirsi, dice Gesù Cristo, in ammirabile giubilo, che li porterà a cantare eternamente le lodi e a celebrare con i loro inni la gloria del Dio di Giacobbe, cioè del Dio onnipotente.
11 e frantumerò tutti i corni
dei peccatori e saranno innalzati i corni del giusto.
O parli qui Dio, o il profeta, lo spirito Santo ci fa osservare lo sconvolgimento che deve accadere alla fine del mondo. I grandi e potenti della terra che non hanno pensiero di abbassarsi sotto la mano di Dio, saranno allora come spezzati dalla destra dell’Altissimo, ed essendo spogliati in un momento di tutta la forza su cui si appoggiavano, vedranno al contrario il giusto che tanto disprezzavano, passare tutto ad un tratto, dallo stato di umiliazione a un alto grado di esaltazione e di gloria.
Da Agostino
1 Per la fine, non distruggere
Salmo, del cantico di Asaf
Non guastare alla fine. Non temere, pertanto, che qualche potente rovini le promesse di Dio. Dio personalmente non le guasta, perché è verace; e non c'è nessuno più potente di lui che possa mandargliele a monte. Siamo, dunque, sicuri delle promesse di Dio, e cantiamo le parole con cui comincia il salmo.
2 Ti confesseremo ed invocheremo il tuo nome,
narreremo le tue meraviglie.
La ripetizione indica conferma: che, cioè, tu non intendi revocare la tua confessione. Con la confessione abbiamo vuotato i nostri cuori; e tu, che ci avevi spaventati, ci hai poi purificati… La confessione ci rende umili: avvicinati, dunque, agli umili, tu che ti allontani dai superbi! Che poi la ripetizione indichi effettivamente una conferma delle parole dette prima, lo ricaviamo da molti testi della Scrittura… Questo indicano, ad esempio, le parole del Signore: Amen, amen. Del pari in alcuni salmi leggiamo: Sia fatto, sia fatto . Per esporre il concetto voluto basterebbe un solo sia fatto; l'altro sia fatto viene aggiunto per rafforzare la frase… Ormai ha confessato e ha invocato; o, meglio, hanno confessato e hanno invocato, anche se con la voce di uno solo è stato detto: Narrerò tutte le tue meraviglie. Confessando si è vuotato del male; invocando si è riempito di bene; narrando fa erompere fuori ciò di cui è ricolmo. Osservate, fratelli, come a confessare siano in molti. A te confesseremo, o Dio; a te confesseremo, dice, e invocheremo il tuo nome. Molti sono i cuori di coloro che confessano; uno solo è il cuore di chi crede. Perché sono molti i cuori di coloro che confessano e uno solo è il cuore di coloro che credono? Perché gli uomini confessano peccati diversi, mentre unica è la fede che li accomuna. Sì certamente. Appena Cristo incomincia ad abitare nell'uomo interiore per mezzo della fede e, invocato, comincia a possedere colui che confessa, allora si incrementa il Cristo totale, capo e corpo, uno solo formato da molti. 3 Quando avrò preso il tempo io giudicherò le giustizie.
“E che cosa dice? Quando avrò preso tempo, dice, io giudicherò secondo ogni giustizia. Quando giudicherà secondo ogni giustizia? Quando si sarà preso tempo. Non è ancora quel tempo. Siano rese grazie alla sua misericordia! Dapprima ha annunziato la sua multiforme giustizia, e poi secondo quella giustizia giudicherà. Se, infatti, avesse voluto prima giudicare e poi annunziare, chi avrebbe trovato degno di liberazione? Chi avrebbe meritato l'assoluzione? Ora è, pertanto, il tempo della predicazione, di cui si dice: Narrerò tutte le tue meraviglie. Ascoltalo mentre narra, ascoltalo mentre predica!, perché, se trascurerai di ascoltarlo, quando mi sarò preso tempo, dice, io giudicherò secondo ogni giustizia. Ora perdono, dice, i peccati a chi confessa; non perdonerò dopo a chi mi disprezza”.
4 Si è dissolta la terra e tutti i suoi abitanti
Io ho reso salde le sue colonne. Pausa
“Ma ora che cosa accade? È defluita la terra. Se la terra è defluita, perché è defluita se non per i peccati? I peccati sono chiamati anche delitti, da "delinquere", la quale parola richiama l'idea di un liquido che defluisce. E realmente col peccato ci si allontana dalla stabilità e dalla fermezza della virtù e della giustizia… È defluita la terra e tutti coloro che abitano in essa. La terra è defluita in coloro che l'abitano. La seconda parte è una spiegazione, non un'aggiunta. Suppone che tu gli chieda: In qual modo è defluita la terra? Le sono state, forse, sottratte le fondamenta, o che qualcosa sia sprofondato come in un abisso? Dicendo " terra ", dico tutti coloro che abitano in essa. Ho trovato - egli dice - la terra peccatrice; e che cosa ho fatto? Io ho consolidato le sue colonne. Quali colonne ha consolidate? Chiama " colonne " gli Apostoli, come dice l'apostolo Paolo dei suoi compagni d'apostolato: Coloro che sembravano colonne . Ma, se non fossero state consolidate da lui, cosa sarebbero state tali colonne? Infatti come per un terremoto anche tali colonne avevano tremato. Durante la passione del Signore tutti gli Apostoli furono colti dalla disperazione. Orbene, quelle colonne che avevano vacillato durante la passione del Signore furono rese stabili dalla resurrezione.
5 Ho detto agli iniqui: non agite
iniquamente e ai peccatori:
Non alzate in alto il corno.
6 Non levate in alto il vostro corno
non dite ingiustizia contro Dio.
Ho detto agli iniqui: Non commettete iniquità. Ma come fare? Ormai le abbiamo commesse. E ai malvagi: Non innalzate la vostra fronte. Che vuol dire? Se siete caduti nel male spinti dalla cupidigia, non difendetelo superbamente; ma, poiché lo avete realmente commesso, confessatevene! Chi infatti, essendo colpevole, non si riconosce per tale, costui innalza la sua fronte. Ho detto agli iniqui: Non commettete iniquità; e ai malvagi: Non innalzate la vostra fronte. Sarà esaltata in voi la potenza di Cristo, se non si sarà esaltata la vostra fronte. La vostra fronte si solleva nel peccato; la potenza di Cristo gli deriva dalla maestà.
7 Poichè né da oriente né da occidente
né dai monti deserti,
“Non nei deserti dei monti; infatti Dio è giudice. Non vi rifugerete in oriente, non in occidente, non nei deserti dei monti. Perché? Perché Dio è giudice. Se fosse circoscritto in qualche luogo, non sarebbe Dio; ma poiché è un giudice-Dio, non uomo, non aspettartelo proveniente da un qualche luogo. Il suo luogo sarai tu, se sarai buono, se lo avrai invocato e confessato.
8 ma Dio è il giudice.
Umilia l’uno ed esalta l’altro
“Questo umilia e quello esalta. Chi umilia e chi esalta quel giudice? Guardate quei due nel tempio, e vedrete chi umilia e chi invece esalta. Sta scritto: Andarono nel tempio a pregare un fariseo e un pubblicano. Diceva il fariseo: Ti ringrazio, perché non sono come gli altri uomini, ingiusti, ladri, adulteri, come questo pubblicano. Io digiuno due volte la settimana, do le decime di tutto quanto posseggo. Era andato dal medico e gli mostrava le membra sane, nascondendogli le ferite. Cosa fa, invece, l'altro che ben sapeva le piaghe da cui voleva essere risanato? Il pubblicano stava lontano e si batteva il petto. Lo vedete starsene lontano; eppure si avvicinava a colui che invocava. Si batteva il petto dicendo: O Dio, sii benigno con me peccatore. In verità vi dico: Il pubblicano se ne tornò a casa giustificato, a differenza di quel fariseo; perché, chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato . Ecco spiegato il versetto di questo salmo. Che cosa fa Dio giudice? Questo umilia e quello esalta. Umilia il superbo, esalta l'umile.
9 Poiché nella mano del Signore
è un calice di vino puro pieno di mistura,
e l’ha versato dall’una all’altra
parte; ma la sua feccia non è stata svuotata;
ne berranno tutti i peccatori della terra.
Nella mano del Signore sta il calice di vino puro pieno di mistura. Bene! E ha versato da questo in quello; tuttavia la sua feccia non si è esaurita; ne berranno tutti i peccatori della terra. Rinfrancatevi un istante! C'è dell'oscurità, ma, come abbiamo udito nella lettura del Vangelo, chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto … Orbene, qual è il senso del presente versicolo? Una prima questione che ci si presenta è questa: Il calice di vino puro è pieno di mistura. Come può essere puro, se è con la mistura. Intanto ricordiamo che “Nella mano del Signore” significa nel potere del Signore. La mano di Dio rappresenta, infatti, il potere di Dio. Di solito, anche parlando degli uomini, si dice: " Ha in mano questo ", cioè, lo ha in suo potere, lo fa quando vuole. Calice di vino puro pieno di mistura. Lo spiega lui stesso con quel che segue: Ha versato da questo in quello; tuttavia la sua feccia non si è esaurita. Ecco perché il calice era pieno di vino misto. Non vi spaventi il fatto che si parla di vino puro e di vino misto! È puro perché non sofisticato, è misto perché contiene la feccia. E che significano le parole: Ha versato da questo in quello, tanto che la sua feccia non si è esaurita?...Richiamate alla mente le parole che precedono il versicolo: Questo umilia e quello esalta. Tutto questo ci è simboleggiato nel Vangelo dai due uomini, il fariseo e il pubblicano. Intendendo in senso più largo, comprendiamo che si tratta di due popoli: il popolo dei Giudei e quello dei Gentili. Il popolo dei Giudei è quel fariseo; il popolo dei gentili è il pubblicano. Il popolo dei Giudei vantava i propri meriti; quello dei gentili confessava i suoi peccati… Come i Giudei per la loro superbia si sono allontanati, così i Gentili, confessando, si sono avvicinati. A proposito, dunque, del calice di vino puro pieno (di mistura) in mano del Signore, per quanto il Signore mi dà di capire, dirò alla vostra carità quella che mi sembra la spiegazione preferita, senza chiudere le vostre orecchie ad altri che, più di me, siano in grado di darvi spiegazioni adeguate. Qualche altro potrebbe, infatti, dare un'interpretazione migliore della mia, perché questa è la caratteristica dei passi oscuri delle Scritture: è difficile che abbiano un solo significato. Tuttavia, qualunque sia il senso ricavatone dall'interprete, è necessario che esso non differisca dalla regola della fede… Or dunque, a me sembra che il calice di vino puro, pieno di mistura, rappresenti la legge che fu data ai Giudei e tutta quella parte della Scrittura che chiamiamo Vecchio Testamento, nel quale è contenuta l'autorità di tutti i precetti. Ivi, infatti, il Nuovo Testamento sta nascosto, come nella feccia di sacramenti materiali. La circoncisione della carne, ad esempio, è un simbolo concreto di un altro grande sacramento, e raffigura la circoncisione del cuore. Il tempio di Gerusalemme è simbolo di un altro grande sacramento, e in esso si intende il corpo del Signore. La terra della promessa rappresenta il regno dei cieli. Il sacrificio delle vittime e degli animali racchiude un grande sacramento; solo che in tutta quella varietà di sacrifici si ha da vedere quell'unico sacrificio e quell'unica vittima che è il Signore sulla croce. Al posto di tutti gli antichi sacrifici, noi ne abbiamo uno solo, perché quelli prefiguravano questo, cioè in quelli c'era l'immagine di questo. Quel popolo, dunque, ebbe la legge; ricevette i comandamenti che erano giusti e buoni. Che cosa è tanto giusto quanto i comandamenti: Non ucciderai, non commetterai adulterio, non ruberai, non dirai falsa testimonianza; onora il padre e la madre; non desiderare i beni del prossimo tuo; non desiderare la donna del prossimo tuo; adorerai un solo Dio, e lui solo servirai? Tutti questi comandamenti formano il cosiddetto vino. Ma ci furono tanti elementi carnali che sedimentarono, per così dire, e rimasero presso i Giudei, mentre dalla coppa fuoriusciva tutto il simbolismo spirituale. Così il calice è nella mano del Signore, cioè, in potere del Signore; esso è un calice di vino puro, cioè, contiene una legge valida; ma è pieno di mistura, cioè, è mischiato alla feccia di sacramenti carnali. Dio, allora, umilia questo, cioè il Giudeo superbo, e quello esalta, cioè il Gentile che confessa. In tal modo versa da quello in questo, cioè, dal popolo giudeo ha versato nel popolo dei gentili. E che cosa ha versato? La Legge. Da essa si è fatto stillare il significato spirituale. Tuttavia, la sua feccia non si è esaurita, perché tutti i sacramenti carnali sono rimasti presso i Giudei. Berranno tutti i peccatori della terra. Chi sono coloro che bevono? Tutti i peccatori della terra. Quali peccatori della terra? Certamente i Giudei erano peccatori, e peccatori superbi; i Gentili erano pure peccatori, ma umili. Tutti i peccatori bevono; solo che alcuni bevono la feccia, mentre altri bevono il vino. I Giudei, bevendo la feccia, sono venuti meno, gli altri, bevendo il vino, sono stati giustificati.
Oserei dire, anzi, che sono stati anche inebriati, né ho ritegno a dirlo. Volesse il cielo che foste tutti così inebriati!.. Berranno tutti i peccatori della terra. Chi beve di questo vino? I peccatori; ma lo bevono per non restare peccatori. Bevono per essere giustificati, non per essere puniti.
10 Io invece annuncerò in eterno,
canterò al Dio di Giacobbe;
“Ma io...: infatti tutti bevono, ma, in modo particolare io, in eterno mi allieterò; inneggerò al Dio di Giacobbe. Grazie a quella promessa che si verificherà " alla fine ", della quale è detto: Non la rovinare . Ma io in eterno mi allieterò.
11 e frantumerò tutti i corni
dei peccatori e saranno innalzati i corni del giusto.
“E tutte le corna dei peccatori spezzerò; e saranno esaltate le corna del giusto. È lo stesso che: Questo umilia, e quello esalta . I peccatori non vogliono spezzare da se stessi le loro corna, ma senza dubbio saranno spezzate alla fine.
Dai Padri
1 Origene: è la Chiesa del Cristo che parla: i due ti confesseremo esprimono i due sensi necessari dalla confessione: confessione delle colpe, riconoscimento dei benefici.
Simmaco: canto trionfale sull’ immortalità.
Atanasio: parlano gli apostoli.
Teodoreto i prigionieri di Babilonia cantano, sperano il ritorno.
Girolamo: non è la confessione di penitenza, ma la celebrazione della gloria.
Ruperto: è il Cristo che parla in questo salmo; e quando i verbi sono al plurale, egli si associa le proprie membra.
2 Origene: in luogo di nel tempo, Simmaco ha l’assemblea. Quando saremo ritornati e riuniti nel tuo tempio santo, ti celebreremo secondo la legge ed insegneremo i tuoi benefici a quelli che li ignorano.
Eusebio: è il Cristo che parla.
3 Origene: la terra si è dissolta al calore del fuoco spirituale che il Salvatore è venuto a portare sulla terra. Le colonne sono i principali apostoli: Giacomo, Cefa e Giovanni.
Eusebio: la terra ha subito il disastro di Gerusalemme. Colonne: gli apostoli.
Cassiodoro: la terra si è dissolta, cioè: il genere umano è dissoluto. Le sue colonne: gli apostoli.
4 Eusebio: è un discorso rivolto ai pagani.
Teodoreto: alzare il corno non è solo il delitto ma il vanto del delitto.
Cassiodoro: bestemmia e mormorazione.
6 Eusebio: tutti gli uomini pensino al giudizio e mettano fine alle loro ingiustizia. Il giudice non è lontano, da oriente, da Occidente… È presente ovunque.
Cirillo Alessandrino: nel mondo intero nulla sfugge a Dio
7 Cassiodoro: c’è un giudice giusto che umilia l’uno e esalta l’altro.
Origene: nella mano del Signore è un calice: sono i supplizi destinati ai peccatori. Oppure significa che ogni uomo versa in questo calice il proprio bene o il proprio male e dopo il giudizio i santi berranno il calice di vita col Signore come l’ ha promesso, mentre i peccatori berranno la feccia delle loro colpe non cancellate.
Atanasio: il Signore tiene nella mano un calice dove spreme il frutto degli uomini, buono o cattivo, finché sia pieno. I cattivi berranno la feccia dei loro peccati, i buoni il calice di vita col Signore.
Teodoro di Mopsuestia: il vino puro significa la durezza, la grande mistura esprime l’abbondanza e l’universalità. Quanto alla feccia è la pena più dura.
Baldovino di Ford: il Signore tiene questo calice nella mano perché è il giudice, versa la sua misericordia o la sua ira.
8 Cassiodoro: nella Sacra Scrittura il vino esprime un mistero. Il vino puro dei due Testamenti: offerto un tempo ai giudei è ora offerto ai gentili.
Arnobio il Giovane: il vino, rimedio per gli uni e morte per gli altri, per quelli che bevono la propria condanna.
10 Eusebio: è ancora il Signore che dice frantumerò i corni.
Salmo 75
1 Per la fine, fra gli inni,
salmo di Asaf, cantico contro l’Assiro.
2 Dio è conosciuto in Giudea, in
Israele è grande il suo nome,
3 nella pace è stato posto il suo luogo
e la sua abitazione in Sion.
4 Là ha spezzato le forze degli archi, scudo, spada e guerra pausa
5 Tu illumini mirabilmente dai monti eterni.
6 Sono stati sconvolti tutti gli insensati di cuore.
Dormirono il loro sonno
e niente si sono trovati nelle loro
mani tutti gli uomini ricchi.
7 Alla tua minaccia, o Dio di Giacobbe,
si sono addormentati quelli che salirono a cavallo.
8 Tu sei terribile, chi resisterà a te allora per la tua ira?
9 Dal cielo hai fatto udire il giudizio,
la terra ha avuto timore e si è quietata,
10 quando Dio sorgeva per
il giudizio, per salvare tutti i miti della terra, pausa
11 poiché il pensiero dell’uomo ti confesserà
e le rimanenze del pensiero ti festeggeranno.
12 Fate voti e rendeteli al Signore,
Dio vostro; tutti quelli che sono
intorno a lui portino doni al terribile
13 e a colui che toglie gli spiriti
dei principi, al terribile per i re della terra.
Da Sacy
1 Per la fine, fra gli inni,
salmo di Asaf, cantico contro l’Assiro
2 Dio è conosciuto in Giudea, in
Israele è grande il suo nome,
3 nella pace è stato posto il suo luogo
e la sua abitazione in Sion.
Dio era noto nella Giudea prima della così famosa sconfitta di Sennacherib, e il suo nome era già grande in Israele; poiché tanti segni strepitosi da lui dati della sua potenza al tempo di Mosè e di Giosuè l’avevano fatto conoscere per l’Altissimo. Ma siccome assai spesso succede che nella mente degli uomini si perde la memoria delle prime grazie, Dio faceva di nuovo conoscere la sua grandezza in quelle occasioni in cui liberava il suo popolo dalla potenza di quelli che lo insultavano e la miracolosa assistenza che egli dava era una prova che egli aveva scelto la città di pace, cioè Gerusalemme per sua dimora e Sion per suo domicilio. Vantandosi gli Assiri di volere smantellare quella città, l’angelo di colui che poneva in essa particolarmente la sua residenza ne sterminava eserciti così numerosi in un istante. Ma i Giudei non si gloriano ora più che Dio sia noto nella Giudea, poiché quando il Figlio di Dio si è qui fatto conoscere nella sua santa umanità, hanno costoro negato di riconoscerlo per l’Unigenito Figlio del Dio di Israele. Da quando la Giudea ha ricusato di conoscere il tempo propizio della venuta del Salvatore è stata rigettata e cessando di essere la città di pace è divenuta una città di confusione, per l’orribile disordine a cui l’hanno ridotta i suoi nemici.
4 Là ha spezzato le forze degli archi scudo spada e guerra pausa
5 Tu illumini mirabilmente dai monti eterni.
Colà, cioè in Gerusalemme che era cinta dall’esercito spaventoso di Sennacherib, Dio spezzò in un istante tutte le forze e tutto il pomposo apparato di guerra, gli archi, le spade e gli scudi in cui il nemico riponeva la sua fiducia. Ma in che modo il Dio lo fece? Facendo, dice il profeta, risplendere in modo ammirabile il suo divino soccorso dai monti eterni. Era Dio in Gerusalemme a motivo del tempio e dell’Arca dell’alleanza donde proferiva i suoi miracoli, ma era egli al tempo stesso nella più sublime parte di cieli che sono quali monti altissimi rispetto a noi, ed eterni quanto alla loro durata, benché per i monti eterni si potrebbe anche intendere la così prodigiosa altezza in cui è Dio. Dio da lassù vibrò un raggio di luce verso il suo popolo e uno strale di collera sopra i suoi nemici e in un attimo ne stramazzò al suolo più di centottantacinquemila con quella facilità con cui ne avrebbe fatto morire uno solo.
6 Sono stati sconvolti tutti gli insensati di cuore.
Dormirono il loro sonno
e niente si sono trovati nelle loro
mani tutti gli uomini ricchi.
7 Alla tua minaccia, o Dio di Giacobbe,
si sono addormentati quelli che salirono a cavallo.
8 Tu sei terribile, chi resisterà a te allora per la tua ira?
Gli Assiri che erano ricchi per le spoglie di molti popoli si lusingavano già di potere saccheggiare anche la città di Gerusalemme, allorché essendosi addormentati in quella notte fatale in cui l’angelo di Dio fu spedito contro il loro esercito, passarono in un momento dal sonno naturale a quello di una morte funesta che li spogliò di tutti i loro tesori e di tutte le loro speranze. Le stesse parole in un senso più generale si possono anche intendere, come dice un santo padre, di coloro che amano le cose presenti e che si addormentano in esse, per così esprimersi, tratti dallo scellerato piacere con cui alle medesime si sono affezionati. Il sonno e il diletto che in essi si produce dal godimento di ciò che lusinga la loro cupidigia passa con la loro vita; e risvegliandosi allora come da un sonno profondo non trovano più niente nelle loro mani perché hanno trascurato di mettere qualcosa in deposito fra le mani di Gesù Cristo. Tutta la vana pompa di uomini così superbamente saliti sopra cavalli, cioè come spiega lo stesso santo, di quegli uomini orgogliosi che pensano continuamente ad innalzarsi, va finalmente a terminare allorché il Dio di Giacobbe fa loro provare la sua giusta severità e mostra a loro un volto pieno di furore, dinanzi a cui nessuno potrebbe resistere.
9 Dal cielo hai fatto udire il giudizio,
la terra ha avuto timore e si è quietata,
10 quando Dio sorgeva per
il giudizio, per salvare tutti i miti della terra, pausa
Dio pronunciò un terribile giudizio allorché con una sola sentenza condannò 185.000 uomini alla morte. Lo fece udire dall’alto cielo e un annuncio così strepitoso si diffuse per ogni lato e gli abitanti della terra colti da spavento tremarono e stettero quieti all’aspetto di un tale prodigio. Chi tra gli uomini avrebbe in effetti osato muoversi allorché il Signore si alzò per giudicare i nemici del suo nome che si gonfiavano di orgoglio contro di lui per salvare quelli che con la loro umiliazione e con la loro mansuetudine si erano meritata la sua misericordia? Ma questo giudizio, secondo alcuni interpreti, ne indica uno più terribile, per cui Dio farà udire dall’alto cielo il suono della tromba finale, quando, alzandosi finalmente per giudicare tutta la terra ed essendo tutti gli uomini colti da spavento davanti a un tal giudice, egli sceglierà quelli che avranno avuto l’umiltà e la mansuetudine per salvarsi.
11 poiché il pensiero dell’uomo ti confesserà
e le rimanenze del pensiero ti festeggeranno.
Il profeta sembra qui indicarci due cose: l’una che il primo pensiero è quello di una grazia ricevuta; e l’altra che la memoria di quel primo pensiero deve rimanere, così che sia perpetuo il rendimento di grazie.
12 Fate voti e rendeteli al Signore,
Dio vostro; tutti quelli che sono
intorno a lui portino doni al terribile
13 e a colui che toglie gli spiriti
dei principi, al terribile per i re della terra.
Il profeta avendo parlato della sconfitta miracolosa del nemico assiro, esorta il popolo a fare voti per meritare sempre una tale vittoria. È poi degno di osservazione che egli esorta Israele a tali voti nel tempo stesso in cui lo assicura del soccorso divino. Fate dunque voti, a colui che è il Dio terribile che umilia l’orgoglio dei principi e che toglie a loro la vita quando gli piace.
Da Agostino
1 Per la fine, fra gli inni,
salmo di Asaf, cantico contro l’Assiro
2 Dio è conosciuto in Giudea, in
Israele è grande il suo nome,
“Sono soliti i Giudei, a tutti noti come nemici del Signore Gesù Cristo, gloriarsi per il salmo che abbiamo cantato: Dio è conosciuto in Giudea, in Israele è grande il suo nome, e insultano i gentili ai quali non sarebbe noto. Affermano che soltanto presso di loro Dio è conosciuto, in quanto il profeta dice: Dio è conosciuto in Giudea. Altrove quindi egli sarebbe sconosciuto. E veramente, Dio è conosciuto in Giudea, a patto che si intenda bene che cosa sia la Giudea. È certo, infatti, che al di fuori della Giudea Dio non è conosciuto. Lo diciamo anche noi: solo chi è in Giudea può conoscere Dio. Ma che dice l'Apostolo? È Giudeo colui che lo è nel segreto, mediante la circoncisione del cuore; non nella lettera, ma nello spirito . Ci sono, dunque, Giudei secondo la circoncisione della carne, e ci sono Giudei secondo la circoncisione del cuore. Molti nostri padri, che erano santi, avevano la circoncisione della carne che era il simbolo della fede, e la circoncisione del cuore che era la fede stessa. Degenerando da tali padri, questi ora si gloriano del loro nome ma ne hanno dimenticato le azioni; e, per aver degenerato da questi padri, sono rimasti nella carne giudei, mentre nel cuore sono pagani…
Venuto il Signore, il regno dei Giudei è stato abbattuto ed è stato loro tolto. Ora non hanno più il regno, perché non vogliono riconoscere il vero re. Guardate un po', allora, se debbano essere chiamati ancora Giudei. Vedrete che non meritano più tale appellativo. Con le loro stesse parole essi hanno rinunziato a questo nome, tanto che non sono più degni di essere chiamati Giudei, se non unicamente per la carne…
In Israele grande è il suo nome. Dobbiamo intendere Israele allo stesso modo in cui abbiamo inteso Giudea; perché quegli altri, come non sono veri Giudei, così non sono il vero Israele. Chi merita il nome d'Israele? Colui che vede Dio. E come si fa a dire che costoro hanno visto Dio, se, mentre camminava nella carne in mezzo a loro, lo hanno ucciso, credendolo un uomo? Risorgendo egli apparve come Dio a tutti coloro ai quali si voleva manifestare. Meritano, dunque, il nome di Israele coloro che in Cristo seppero conoscere Dio celato nella carne, e che non disprezzarono ciò che vedevano ma adorarono ciò che non vedevano. I Gentili, pur non vedendo con gli occhi, hanno riconosciuto, mediante l'umiltà del loro spirito, colui che non vedevano; e con la fede lo hanno posseduto. Coloro che fisicamente lo ebbero vicino lo uccisero: coloro che lo hanno posseduto con la fede lo hanno adorato.
3 nella pace è stato posto il suo luogo
e la sua abitazione in Sion.
E nella pace ha posto il suo tempio, e in Sion la sua dimora. Sembrerebbe, di nuovo, che per Sion si debba intendere la capitale dei Giudei; ma la vera Sion è la Chiesa dei cristiani. Alla lettera i nomi ebraici suonano così: Giudea significa " confessione "; Israele significa " colui che vede Dio ". Dopo la Giudea viene, dunque, Israele; come sta scritto: Dio è conosciuto in Giudea; in Israele grande è il suo nome. Vuoi vedere Dio? Dapprima confessa, e così prepari in te stesso un luogo a Dio; perché nella pace ha posto la sua abitazione. Finché non avrai confessato i tuoi peccati è come se tu litigassi con Dio. Come, infatti, non sei in contrasto con lui, se lodi ciò che a lui è sgradito? Egli punisce il ladro: tu lodi il furto; egli punisce l'ubriaco: tu lodi l'ubriachezza. Tu litighi con Dio: nel tuo cuore non hai preparato un luogo per lui, perché nella pace è la sua dimora. E quando cominci a essere in pace con Dio? Quando confessi a lui. Dice la voce del salmo: Cominciate confessando al Signore . Che vuol dire: Cominciate confessando al Signore? Cominciate ad essere uniti a Dio. Come? Facendo sì che sia sgradito a voi ciò che è sgradito anche a lui. A lui dispiace la tua vita malvagia. Se a te piace, sei separato da lui; se a te dispiace, per mezzo della confessione ti unisci a lui.
4 Là ha spezzato le forze degli archi scudo spada e guerra pausa
“Ivi ha spezzate le forze degli archi, e lo scudo e la spada e la guerra. Dove le ha spezzate? In quella pace eterna, in quella pace perfetta. Fin d'ora però, fratelli miei, coloro che credono rettamente si rendono conto che non debbono presumere di se stessi; e spezzano tutta la sicumera delle loro minacce, e tutto quanto in loro c'è di tagliente e capace di nuocere. Tutto quanto essi tenevano in gran conto per ripararsi nella vita terrena, e la stessa guerra che contro Dio conducevano difendendo i loro peccati, tutto questo Dio ha ivi spezzato.
5 Tu illumini mirabilmente dai monti eterni.
“Tu illumini mirabilmente dai monti eterni. Chi sono i monti eterni? Quelli che Dio ha resi eterni. Sono la stessa cosa che i " monti grandi ", cioè gli annunziatori della verità. Tu illumini, e illumini dai monti eterni. Per primi i grandi monti ricevono la tua luce, e dalla tua luce, ricevuta prima dai monti, anche la terra viene illuminata. Quei grandi monti che ricevettero la luce sono gli Apostoli: furono essi a ricevere per primi i raggi della luce nascente.
6 Sono stati sconvolti tutti gli insensati di cuore.
Dormirono il loro sonno
e niente si sono trovati nelle loro
mani tutti gli uomini ricchi.
Gli stolti di cuore rimasero turbati. Ma, che cosa è loro accaduto? Hanno dormito il loro sonno, e niente hanno trovato tutti gli uomini ricchi nelle loro mani. Hanno amato il presente, e si sono addormentati in mezzo alle cose presenti; e tali cose presenti sono apparse loro piene di delizie, così come colui che in sogno crede di aver trovato un tesoro ed è ricco finché non si sveglia. Il sogno lo ha fatto ricco; il risveglio lo fa povero. Si è magari addormentato in terra, sdraiato sul duro, essendo povero e forse anche mendico. Nel sogno ha creduto di giacere in un letto d'avorio e d'oro, su un materasso di piume. Finché dorme, dorme bene; svegliandosi si ritrova su quel duro ove addormentandosi si era adagiato. Così sono anche costoro. Sono venuti in questa vita e, travolti dai desideri temporali, si sono come addormentati: del loro cuore si sono impadronite le ricchezze e gli onori vani e caduchi. Sono passati senza capire quanto bene potevano trarre dalla ricchezza. Infatti, se avessero conosciuto l'altra vita, vi avrebbero ammassato tanti tesori, raccolti da ciò che qui doveva perire.
7 Alla tua minaccia, o Dio di Giacobbe,
si sono addormentati quelli che salirono a cavallo.
“Alla tua minaccia, Dio di Giacobbe, hanno sonnecchiato tutti coloro che sono saliti a cavallo. Chi sono coloro che sono saliti a cavallo? Coloro che non hanno voluto essere umili. Non che, sia peccato montare a cavallo; è peccato elevare contro Dio la fronte altèra dei poteri e degli onori conseguiti, e credere di meritarseli. In quanto sei ricco, sei salito a cavallo; Dio ti minaccia e tu dormi. Grande è l'ira di colui che minaccia, grande è la sua ira. La minaccia comporta frastuono, e di solito il frastuono desta gli uomini. Alla tua minaccia, Dio di Giacobbe, hanno sonnecchiato coloro che sono saliti a cavallo. Ecco di quale sonno sonnecchiava quel Faraone che era salito a cavallo : non era sveglio nel cuore, perché aveva il cuore duro di fronte alla minaccia. La durezza del cuore infatti è un sonno. Vi scongiuro, fratelli miei, guardate come dormono coloro che, mentre in tutto il mondo echeggiano il Vangelo, l'amen e l'alleluia, ancora non vogliono condannare la vecchia vita e svegliarsi alla nuova.
8 Tu sei terribile, chi resisterà a te allora per la tua ira?
“Tu sei terribile: e chi resisterà a te, allora, di fronte alla tua ira? Ora dormono, e non si rendono conto che è adirato. Ora, perché dormono non lo sentono, ma alla fine lo sentiranno; apparirà il giudice dei vivi e dei morti; e chi resisterà a te, allora, di fronte alla tua ira?
9 Dal cielo hai fatto udire il giudizio,
la terra ha avuto timore e si è quietata,
10 quando Dio sorgeva per
il giudizio, per salvare tutti i miti della terra, pausa
Dal cielo hai emesso il giudizio; la terra ha tremato e si è acquietata. Colei che ora si turba, che ora parla, alla fine si spaventerà e si acquieterà. Meglio sarebbe se ora si acquietasse per gioire alla fine…La terra ha tremato e si è acquietata. Quando? Quando Dio si è levato per il giudizio, per salvare tutti i miti di cuore. Chi sono i miti di cuore? Coloro che non sono saliti sui cavalli frementi, ma in umiltà hanno confessato i loro peccati.
11 poiché il pensiero dell’uomo ti confesserà
e le rimanenze del pensiero ti festeggeranno.
Perché il pensiero dell'uomo a te confesserà, e le rimanenze del pensiero ti celebreranno feste solenni. Il primo pensiero è chiamato semplicemente il pensiero; i pensieri successivi, rimanenze del pensiero. Che cosa è il pensiero che viene per primo? È quello donde cominciamo: è quel buon pensiero con il quale cominci a confessare. La confessione ci unisce a Cristo. Ma la stessa confessione, cioè il primo pensiero, suscita in noi delle rimanenze di pensiero; e proprio queste rimanenze del pensiero ti celebreranno feste solenni. Quale è questo pensiero che confesserà? È quello che condanna la vita precedente, quello a cui dispiace ciò che era prima, per essere ciò che non era. Ecco il primo pensiero. Ma confessando a Dio con il primo pensiero devi allontanarti dal peccato, in modo tale da non dimenticarti di essere stato peccatore. Il ricordare, poi, che cosa è stato perdonato, questo sono le rimanenze del pensiero; e per mezzo di tali rimanenze si celebrano feste solenni a Dio.
12 Fate voti e rendeteli al Signore,
Dio vostro; tutti quelli che sono
intorno a lui portino doni al terribile
Fate voti e manteneteli al Signore Dio nostro. Ciascuno faccia voto di ciò che gli è possibile e poi lo mantenga. Non fate voti trascurando poi di mantenerli; ma ciascuno faccia voto di ciò che può e lo mantenga. Non siate pigri nel fare voti; non li adempirete infatti con le vostre forze. Verrete meno se presumerete di voi; ma, se confidate in colui al quale fate voti, fateli e sicuramente li manterrete. Fate voti e manteneteli al Signore Dio nostro. Quale voto dobbiamo fare, tutti indistintamente? Di credere in Cristo, di sperare da lui la vita eterna e di vivere bene secondo le norme ordinarie della buona condotta. C'è, infatti, una condotta di vita obbligatoria per tutti”… Offriranno doni coloro che stanno intorno a lui: coloro che sono umili e che sanno essere la verità comune a tutti.
13 e a colui che toglie gli spiriti
dei principi, al terribile per i re della terra.
A chi offriranno doni? Al terribile e a colui che toglie lo spirito dei principi. Lo spirito dei principi è lo spirito dei superbi. Costoro non sono spiriti di Lui; perché, se qualcosa hanno conosciuto, vogliono che sia loro, non di tutti. Lo Spirito di Dio è colui che si presenta come uguale a tutti, che si pone nel mezzo, affinché tutti comprendano quanto possono e ciò che possono; e così offre non ciò che deriva da un qualche uomo, ma ciò che deriva da Dio e che, se è dell'uomo, lo è perché gli uomini sono divenuti partecipi di Dio. È necessario perciò che tutti i fedeli siano umili: hanno infatti perduto il loro spirito ed hanno lo Spirito di Dio. Chi ha tolto loro lo spirito? Colui che toglie lo spirito dei principi; giacché a lui vien detto altrove: Toglierai il loro spirito e verranno meno e torneranno nella polvere loro. Manderai il tuo spirito e saranno creati, e rinnoverai la faccia della terra …Terribili sono i re della terra; ma al di sopra di tutti è colui che fa tremare i re della terra. Sii pure re della terra, e con te sarà terribile Dio.
Dai Padri
1 Atanasio: la vera Giudea, il vero Israele: l’anima che conosce Dio.
Teodoreto: salmo cantato dopo la vittoria dell’angelo (2 Re 18,13).
Girolamo: prima che la croce illuminasse il mondo, prima che il Signore si mostrasse sulla terra, il Signore era conosciuto in Giudea, il suo nome era grande in Israele. Ma quando è venuto il Salvatore, la sua fama si diffuse in tutta la terra.
2 Origene: dapprima il luogo di Dio non era per noi nella pace; ma si è fatto egli stesso pace. Il luogo di Dio è nella Gerusalemme di lassù. Il luogo di Dio tra i giudei era Gerusalemme. Gerusalemme, essendo stata ridotta in rovina dai nemici, si dice allora che il luogo di Dio è nella pace. Il luogo di Dio e la sua abitazione sono l’anima pura, lo spirito contemplativo.
Eusebio: il luogo di Dio non è Gerusalemme ma la pace. Raramente sulla terra, ma in ogni caso nella Gerusalemme celeste, si trovano quelli in cui Dio abita e tra i quali passeggia.
Atanasio: vero luogo della pace: la Gerusalemme di lassù.
Girolamo: Salem designa in senso letterale Gerusalemme; in senso spirituale la pace.
3 Atanasio: la forza degli archi: le potenze avverse.
4 Cirillo Alessandrino: monti eterni: i profeti e gli apostoli. Eterni perché la dottrina è immutabile.
5 Eusebio: dormivano nelle illusioni di questa vita mortale per un breve tempo. Pensavano grandi cose sulle ricchezze e si credevano potenti: sono stati affogati nei piaceri che le ricchezze loro procuravano. E, risvegliati tutto a un tratto, trascinati fuori da questa vita, si vedono a mani vuote, senza niente. Dormivano il loro sonno, immersi nei loro sogni e nelle loro fantasie. Sono turbati tutto a un tratto per il rimprovero divino.
Atanasio: nella loro vita hanno dormito. Non c’è nulla nelle loro mani: come potrebbero trovare ciò che non hanno fatto? Uomini ricchi: la loro forza materiale non li ha aiutati.
Teodoreto: gli Assiri, che per grande superbia si erano innalzati contro di te, credevano di dormire tranquilli, ma per essi la morte è subentrata al sonno. Nulla in mano: credevano di depredare rapidamente grandi ricchezze.
Arnobio il Giovane: i ricchi e i forti sono quelli che dormono il sonno della loro vita e muoiano a mani vuote. Il termine ricchi designa, come abitualmente, gli arroganti che contano su se stessi e non su Dio solo.
6 Cassiodoro: la minaccia del Signore rende i giusti più attenti, li sveglia, ma addormenta gli increduli. Si sono addormentati i cavalieri: il faraone sul suo carro è giunto dormendo al sonno eterno in cui non ci si riposa mai. Il faraone è un’immagine classica dell’orgoglio.
7 Girolamo: l’ira di Dio è dopo il vitello.
8 Ruperto: il giudizio ultimo annunciato come già fatto: hai fatto udire. È al giudizio che la terra ha timore e tace.
9 Cassiodoro: quando Dio è sorto: è detto del Cristo.
10 Eusebio: il pensiero dell’uomo si confesserà a te, cioè: tutto sarà rivelato.
Atanasio: renderemo conto non solo delle nostre azioni, ma anche dei nostri pensieri. E ciò che resterà, una volta vagliati i nostri pensieri, ti celebrerà.
Teodoro di Mopsuestia:: i nostri ragionamenti e riflessioni si applicano a non pensare ad altro che a te. Come è nostra abitudine continuare a pensare agli avvenimenti dopo che sono passati, così il pensiero che ci rimane dello spirito dopo il tuo soccorso, assapora come una festa il ricordo dei tuoi benefici.
Girolamo: purificami dai delitti nascosti.
Cassiodoro: ti confesserà comprende la confessione dei peccati e la confessione di lode.
11 Eusebio: fate voti: è quello che dice il salmo 49,14: offri a Dio un sacrificio di lode, rendi all’altissimo i tuoi voti.
Arnobio il Giovane: nella consacrazione del battesimo han fatto voto di offrire se stessi e rinunciare a tutte le opere del diavolo: è questo che dovete rendere al Signore vostro Dio, avendo innanzi agli occhi egli che toglie lo spirito ai principi, quando vengono meno ai loro voti e che è terribile anche per i re della terra che si credono forti.
12 Origene: il Salvatore è terribile per lo spirito dei principi di questo mondo.