13 - Salmi 76-90
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- Categoria: Salmi
- Pubblicato Mercoledì, 26 Giugno 2024 07:29
- Scritto da Cristoforo
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Salmi numero e pagina
Salmo 76 pag 2
Salmo 77 pag 23
Salmo 78 pag 72
Salmo 79 pag 87
Salmo 80 pag 106
Salmo 81 pag 121
Salmo 82 pag 132
Salmo 83 pag 146
Salmo 84 pag 163
Salmo 85 pag 176
Salmo 86 pag 190
Salmo 87 pag 200
Salmo 88 pag 228
Salmo 89 pag 273
Salmo 90 pag 293
Salmo 76
1 per la fine, per Idithun salmo di Asaf
2 Con la mia voce ho gridato
al Signore: con la mia voce a
Dio e si è volto a me.
3 Nel giorno della mia tribolazione
ho cercato Dio, con le
mie mani di notte davanti a lui e non sono stato deluso.
Ha rifiutato di essere consolata l’anima mia.
4 Mi sono ricordato di Dio e ho gioito.
Sono stato agitato e si è avvilito il mio spirito pausa
5 Hanno anticipato le veglie i miei occhi,
sono stato turbato e non ho parlato.
6 Ho pensato ai giorni
antichi e ho avuto in mente gli anni eterni.
7 E ho meditato di notte con il mio cuore;
ero agitato e scavavo nel mio spirito.
8 Forse per sempre Dio respingerà? E
non aggiungerà di essere ancora più compassionevole ?
9 O per sempre troncherà la sua misericordia
di generazione in generazione?
10 O dimenticherà Dio di avere pietà
o tratterrà nella sua ira le sue misericordie? Pausa
11 E ho detto: ora ho incominciato,
questo è il mutamento della destra dell’Altissimo.
12 Ho ricordato le opere del Signore, poiché
ricorderò dal principio le tue meraviglie
13 e mediterò su tutte le tue opere,
e rifletterò sulle tue imprese.
14 O Dio, nella santità è la tua via.
Quale Dio è grande come il nostro Dio?
15 Tu sei il Dio che operi meraviglie:
hai fatto conoscere tra i popoli la tua potenza,
16 hai redento con il tuo braccio il tuo popolo,
i figli di Giacobbe e di Giuseppe
pausa
17 Ti videro le acque, o Dio,
ti videro le acque ed ebbero timore
e furono sconvolti gli abissi;
18 enorme fragore di acque,
voce hanno emesso le nubi.
Ecco le tue frecce passano!
19 Voce del tuo tuono nel turbine
apparvero i tuoi lampi al mondo.
Fu scossa e tremò la terra.
20 Nel mare è la tua via,
i tuoi sentieri nelle grandi acque
e le tue orme non saranno conosciute.
21 Hai guidato come pecore il tuo popolo,
per mano di Mosè e di Aronne.
Da Sacy
1 per la fine, per Idithun salmo di Asaf
2 Con la mia voce ho gridato
al Signore: con la mia voce a
Dio e si è volto a me.
Quantunque la legge antica proponesse temporali ricompense ai suoi osservatori, nondimeno coloro tra gli israeliti che erano più illuminati degli altri, portavano più in alto lo sguardo della loro fede e simili ad Abramo, il padre di tutti i credenti, scorgevano le cose invisibili nelle visibili, cercando un’altra eredità fuori di quella della terra di Canaan. Bisogna dunque cercare Dio stesso nel tempo della tribolazione e a lui si devono tendere le mani in tempo di notte se non vogliamo essere delusi, vale a dire, secondo il pensiero di Sant’Agostino che la tribolazione deve essere un’occasione per cercare Dio. Non gli chiediamo di essere liberati dalla tribolazione se non per tenerci più strettamente a lui uniti.
3 Nel giorno della mia tribolazione
ho cercato Dio, con le
mie mani di notte davanti a lui e non sono stato deluso.
Ha rifiutato di essere consolata l’anima mia.
La mia afflizione era così grande che io non potevo ricevere alcun conforto dalle creature. Niente mi consolava fuorché il pensare a Dio; ma io ricadevo immediatamente nella considerazione della mia miseria. Questo mi procurava uno specie di sfinimento di spirito. Un tale effetto si produce non di rado nelle anime più giuste alla vista degli scandali in questa vita e della loro propria debolezza. Essi desiderano, come San Paolo, di essere liberati dal corpo di morte che espone a un continuo pericolo e di vedersi con Gesù Cristo.
4 Mi sono ricordato di Dio e ho gioito.
Sono stato agitato e si è avvilito il mio spirito pausa
5 Hanno anticipato le veglie i miei occhi,
sono stato turbato e non ho parlato.
6 Ho pensato ai giorni
antichi e ho avuto in mente gli anni eterni.
7 E ho meditato di notte con il mio cuore;
ero agitato e scavavo nel mio spirito.
La notte era divisa in molte vigilie, cioè in molti spazi di tempo, in cui si cambiavano le guardie e le sentinelle che dovevano vegliare per la sicurezza delle piazze e delle armate. Il profeta facendo dunque parlare gli israeliti all’uscita da Babilonia per narrare lo stato deplorevole in cui si erano visti nel tempo della loro schiavitù, dice che la loro inquietudine era così grande che si trovavano svegliati in ciascuna ora della notte in cui si cambiavano le guardie. Il turbamento da cui erano agitati opprimeva talmente il loro cuore che rimanevano senza parlare. Si occupavano della memoria dei tempi trascorsi in cui Dio si era dichiarato con tanta bontà in loro favore e degli anni eterni e secondo altri degli anni dei secoli passati, cosa che sarebbe una ripetizione, per significare la stessa cosa, dei tempi addietro. Non c’è cosa, in effetti, che nelle grandi tribolazioni sia più utile del riandare con la mente ai giorni antichi sia a quelli in cui Dio ha manifestato l’eccessivo amore da lui portato agli uomini consegnando per loro il proprio suo Figlio alla morte sia a quelli in cui egli ha fatto particolarmente a ciascuno di noi varie grazie, il cui pensiero deve sostenerci nei nostri mali presenti.
8 Forse per sempre Dio respingerà? E
non aggiungerà di essere ancora più compassionevole ?
9 O per sempre troncherà la sua misericordia
di generazione in generazione?
10 O dimenticherà Dio di avere pietà
o tratterrà nella sua ira le sue misericordie? Pausa
Tali erano i pensieri che agitavano l’animo del profeta o di quelli che egli fa parlare allorché passavano, senza dormire le notti intere, in una continua meditazione. Chi non avrebbe creduto in effetti che Dio avesse totalmente rigettato il suo popolo allorché gli Assiri l’avevano condotto schiavo a Babilonia e lo trattavano con estremo disprezzo? Avrebbe potuto Dio dimenticare la sua misericordia? E non era forse al contrario un segno della sua bontà e del suo amore degnarsi di castigarli come un padre castiga i suoi figli per obbligarli a riconoscere il loro errore?
11 E ho detto: ora ho incominciato,
questo è il mutamento della destra dell’Altissimo.
12 Ho ricordato le opere del Signore, poiché
ricorderò dal principio le tue meraviglie
13 e mediterò su tutte le tue opere,
e rifletterò sulle tue imprese.
14 O Dio, nella santità è la tua via.
Quale Dio è grande come il nostro Dio?
15 Tu sei il Dio che operi meraviglie:
hai fatto conoscere tra i popoli la tua potenza,
11 E ho detto: ora ho incominciato,
questo è il mutamento della destra dell’Altissimo.
12 Ho ricordato le opere del Signore, poiché
ricorderò dal principio le tue meraviglie
13 e mediterò su tutte le tue opere,
e rifletterò sulle tue imprese.
14 O Dio, nella santità è la tua via.
Quale Dio è grande come il nostro Dio?
15 Tu sei il Dio che operi meraviglie:
hai fatto conoscere tra i popoli la tua potenza,
Essendo stato penetrato dal sentimento della divina misericordia e persuaso interiormente che il Signore non lo rigetterà per sempre, il profeta incomincia a rallegrarsi e a rassicurarsi sempre più con la considerazione di tutte le opere e di tutte le meraviglie fatte da Dio fin dai tempi antichi. Ci perdiamo, dice un santo, a cercare il nostro passatempo nei teatri, nella caccia, nella pesca e in molte altre cose in cui si spera di trovare piacere e ci immaginiamo che i servi di Dio, che hanno la mente tutta piena di lui e il cuore infiammato dal suo amore, non troveranno delle sante delizie nella considerazione delle sue opere così meravigliose? Con somma ragione dunque essi esclamano: le tue vie, Dio mio, sono tutte nella santità, cioè non vi è niente che sia più giusto, più santo, più degno delle nostre ammirazioni per tutte le tue opere.
15 Tu sei il Dio che operi meraviglie:
hai fatto conoscere tra i popoli la tua potenza,
16 hai redento con il tuo braccio il tuo popolo,
i figli di Giacobbe e di Giuseppe
pausa
17 Ti videro le acque, o Dio,
ti videro le acque ed ebbero timore
e furono sconvolti gli abissi;
Tutto il resto del salmo non è che una figurata descrizione del grande prodigio del passaggio del mare Rosso, in cui Dio propriamente cominciò a far risplendere la sua onnipotenza tra i popoli per la liberazione del suo popolo disceso da Giacobbe e da Giuseppe, cioè dagli undici figli di Giacobbe, i quali composero undici tribù e dai due figli di Giuseppe Efraim e Manasse. Per esprimere il miracolo della separazione delle acque del mare, si dice in un linguaggio figurato che le acque, avendo visto Dio, furono colte da timore e gli abissi furono agitati, cioè che quell’elemento quasi fosse stato animato parve riverire la maestà del Signore e ubbidire con tremore alla sua voce. Quanto all’abbondanza delle acque che cadde con grande strepito sopra tutti gli Egiziani, quantunque alcuni l’abbiano inteso delle acque stesse del mare che vennero a piombare tutto a un tratto sopra di loro, l’ebreo ci obbliga a spiegarlo delle acque del cielo che caddero a un tempo dalle nubi in mezzo ai lampi ed alle folgori che si chiamano le saette di Dio e in mezzo agli scoppi del tuono che risuonarono nel profondo del mare e che ruppero le ruote dei carri di tutto quel grande esercito.
18 enorme fragore di acque,
voce hanno emesso le nubi.
Ecco le tue frecce passano!
19 Voce del tuo tuono nel turbine
apparvero i tuoi lampi al mondo.
Fu scossa e tremò la terra.
20 Nel mare è la tua via,
i tuoi sentieri nelle grandi acque
e le tue orme non saranno conosciute.
21 Hai guidato come pecore il tuo popolo,
per mano di Mosè e di Aronne.
È questa una continuazione di ciò che Davide ha detto nel versetto precedente. Il tuono è accompagnato da lampi e perciò Dio faceva risplendere i suoi lampi nel momento stesso che faceva in una maniera così terribile rimbombare gli scoppi del suo tuono per sbaragliare tutto l’esercito degli Egiziani. Ma dal momento che è assai limitato lo splendore dei lampi, quelli, di cui parla il profeta, illuminarono il mondo. Erano così risplendenti che sembravano in effetti rischiarare come la luce del sole tutta la terra. Questo forse vuol significare che un così grande prodigio si è diffuso per tutto l’universo ed avendo in esso fatto conoscere l’onnipotenza del vero Dio ha agitato e fatto tremare tutto il genere umano. Gesù Cristo essendo venuto al mondo ci ha aperto un sentiero in mezzo al mare del secolo corrotto e un tale sentiero è l’esempio della sua vita e della sua morte.
Da Agostino
1 per la fine, per Idithun salmo di Asaf
Sul limitare di questo salmo si trova il seguente titolo: Sino alla fine, per Iditun, salmo per Asaf stesso. Sapete che cosa significa: Sino alla fine: perché fine della legge è Cristo a giustificazione di ogni credente . Iditun significa " colui che li oltrepassa "; Asaf significa " assemblea ". Qui dunque parla l'assemblea che passa oltre, per pervenire al fine che è Gesù Cristo. Il testo del salmo poi ci mostra quali siano le cose che debbono essere oltrepassate, per poter pervenire a quel fine ove non avremo più nulla da oltrepassare.
2 Con la mia voce ho gridato
al Signore: con la mia voce a
Dio e si è volto a me.
Con la mia voce ho gridato al Signore. Molti gridano al Signore per acquistare ricchezze, per evitare sciagure, per la salute dei parenti, per la stabilità del loro casato, per la felicità temporale, per gli onori del secolo; molti infine gridano al Signore per la salute del corpo, che è il patrimonio del povero. Per queste e per altre cose dello stesso genere molti gridano ai Signore; solo di rado qualcuno grida al Signore per il Signore stesso. È facile all'uomo desiderare una qualunque cosa dal Signore e non desiderare il Signore stesso. Come se il dono potesse essere più dolce di colui che dona! Ebbene, chiunque grida al Signore per una qualsiasi cosa che non sia lui, non è ancora uno che passa oltre. Ma questi, che veramente va oltre, che cosa dice? Con la mia voce ho gridato al Signore. E affinché tu non creda che la voce con la quale ha gridato al Signore sia stata emessa per qualche altro bene che non fosse il Signore medesimo, subito aggiunge: E la mia voce si rivolse a Dio.
3 Nel giorno della mia tribolazione
ho cercato Dio, con le
mie mani di notte davanti a lui e non sono stato deluso.
Ha rifiutato di essere consolata l’anima mia.
Nel giorno della mia tribolazione ho cercato Dio. Sei tu uno che si comporta così? Sta' attento a che cosa cerchi nel giorno della tua tribolazione. Se la tribolazione è il carcere, cerchi di uscire dal carcere; se è la febbre, cerchi la salute; se è la fame, cerchi la sazietà; se la tribolazione consiste in rimesse di denaro, cerchi di rifarti; se consiste nel dover vivere in terra straniera, cerchi la tua città natale. Ma perché menzionare tutte queste cose? Anzi, come potrei menzionarle tutte? Vuoi essere uno che passa oltre? Nel giorno della tua tribolazione cerca Dio. Non cercare qualcosa d'altro per mezzo di Dio, ma nella tribolazione cerca Dio, in modo che, se Dio ti libererà dalla tribolazione, ciò valga ad unirti a Dio indisturbatamente. In qual modo? Con le mie mani, egli dice. Che significa: Con le mie mani? Con le mie opere.. E quando ciò? Di notte. Che significa: Di notte? In questo mondo. È notte, infatti, prima che rifulga il giorno, quello cioè della venuta gloriosa del Signore nostro Gesù Cristo. Dopo questa notte verrà dunque il giorno; ma intanto in questa notte non ci manchi la lampada. E questo è forse proprio quanto noi ora stiamo facendo mediante la spiegazione delle Scritture: rechiamo una lampada che ci allieti in questa notte. Tale lampada deve essere sempre accesa nelle vostre case. Dunque, vivendo rettamente, rispetto alla vita degli empi noi siamo nella luce del giorno. Ma questo giorno, rappresentato dalla vita dei fedeli, non basta al nostro Iditun; egli vuole andare oltre questo giorno, finché non giunga a quel giorno dove più non temerà alcuna tentazione della notte. Qui infatti, anche se la vita dei fedeli è giorno, resta vero che tentazione è la vita umana sulla terra. Ora dunque, ripeto, di notte cerchiamo Dio con le nostre mani. Non vengano meno le nostre opere; cerchiamo Dio! Non sia sterile il nostro desiderio! Se siamo nella via, spendiamo quelle risorse che ci permettono di arrivare alla meta: cerchiamo Dio con le mani. Anche se è notte quando cerchiamo colui che cerchiamo con le mani, non resteremo delusi perché la nostra ricerca si compie davanti a lui. Che vuol dire: Davanti a lui? Non operate la vostra giustizia al cospetto degli uomini per essere visti da costoro, altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre vostro.. Ecco il significato di: Con le mie mani, di notte, al suo cospetto e non sono stato ingannato.
Ha rifiutato di essere consolata l’anima mia.
Ascoltiamo con la massima attenzione quante sofferenze ha sopportato il nostro Iditun in questa terra e in questa notte, e in qual modo abbia sentito la necessità di passar oltre, punzecchiato e spinto al basso dalle tribolazioni, tanto da essere costretto a passare oltre. Ha rifiutato d'essere consolata la mia anima. Mi ha preso quaggiù uno sconforto tale che l'anima mia si è chiusa contro ogni consolazione. Donde gli proveniva tale sconforto? Da che cosa esattamente gli derivava lo sconforto? Sentiamolo da un altro salmo. È sempre lui che parla: Il tedio mi ha preso per i peccatori che abbandonano la tua legge . Dice dunque che, a motivo di questo disordine, egli è oppresso da un tedio tale, che la sua anima ha rifiutato di essere consolata. Il tedio lo ha come inghiottito; la tristezza lo ha sommerso completamente e in modo irreparabile: egli rifiuta di essere consolato. Che cosa gli resta?
4 Mi sono ricordato di Dio e ho gioito.
Sono stato agitato e si è avvilito il mio spirito pausa
5 Hanno anticipato le veglie i miei occhi,
sono stato turbato e non ho parlato.
Deve essere celebrato Dio, ricordando il quale il salmista si è allietato, consolato nella sua tristezza e ristorato quando sembrava non esservi più speranza per la sua salvezza: Dio deve essere celebrato. Infatti ormai consolato, subito dice: Mi ricordai di Dio nella mia gioia. Il tedio lo aveva fiaccato; ricordando Dio si era allietato. Ecco però che, fattosi loquace, è venuto meno di nuovo; e cosa dice? Hanno anticipato le veglie tutti i miei nemici. Hanno vegliato su di me tutti i miei nemici; più di me hanno vegliato; vegliando mi hanno prevenuto. Dov'è che non tendono tranelli? Non hanno forse anticipato tutte le veglie i miei nemici? Chi sono questi nemici se non coloro dei quali l'Apostolo dice: Non c'è per voi lotta contro la carne e il sangue, ma contro i principati e le potestà e i reggitori del mondo di queste tenebre, contro gli spiriti del male sparsi nell'aria. Dunque, combattiamo contro il diavolo e i suoi angeli. Li ha chiamati " reggitori del mondo " per il fatto che essi muovono le persone che amano il mondo; non governano infatti il mondo nel senso che essi sono i padroni del cielo e della terra. Egli chiama " mondo " i peccatori. E il mondo, non lo ha conosciuto : questo " mondo " essi governano, il mondo che non conosce Cristo. Hanno vegliato di più essi per ingannarmi, di quanto non abbia fatto io per difendermi. Hanno anticipato le veglie tutti i miei nemici. E come non hanno anticipato le veglie, coloro che hanno disseminato ovunque inciampi, ovunque tranelli? Quando il tedio ti pesa sul cuore, c'è da temere che la tristezza abbia il sopravvento; e nella letizia c'è da temere che, divenuto loquace, non venga meno il tuo spirito!
6 Ho pensato ai giorni
antichi e ho avuto in mente gli anni eterni.
Quali sono gli anni eterni. Sono forse eterni gli anni nei quali viviamo noi, o quelli nei quali sono vissuti i nostri antenati, o quelli nei quali vivranno i nostri posteri? Lungi da noi il considerarli eterni. Che cosa rimane di questi anni? Ecco, noi parlando diciamo: " Quest'anno... "; ma che cosa possediamo di quest'anno, all'infuori dell'unico giorno nel quale siamo? Che cosa, dunque, possediamo di questi anni? Questi sono anni mutevoli; dobbiamo pensare agli anni eterni: agli anni che stanno fermi, che non scorrono con l'andare e il venire dei giorni, agli anni dei quali altrove la Scrittura dice, riferendosi a Dio: Ma tu sei sempre lo stesso e gli anni tuoi non verranno meno.
7 E ho meditato di notte con il mio cuore;
ero agitato e scavavo nel mio spirito.
E ho meditato di notte nel mio cuore. Il salmista scrutava il suo spirito; dialogava con il suo spirito e si dilungava in tale animata conversazione. Interrogava se stesso, esaminava se stesso, si faceva giudice dentro di sé. E aggiunge: Scrutavo il mio spirito. C'era da temere che si arenasse nel suo stesso spirito: si era infatti dilungato a parlare fuori e, poiché tutti i suoi nemici avevano anticipato le loro veglie, egli vi aveva trovato tristezza e il suo spirito era venuto meno. E scrutavo, dice, il mio spirito. Anche qui c'è da temere che resti nel suo spirito, e non sappia andare oltre. Tuttavia, già opera meglio di quanto operava fuori. Qualcosa ha scavalcato: vediamo dove vada una volta partitosi da qui. Non si arresta infatti, costui che scavalca, finché non sia giunto alla fine, da cui trae il titolo il salmo
8 Forse per sempre Dio respingerà? E
non aggiungerà di essere ancora più compassionevole ?
In questa vita aveva incontrato il tedio: da nessuna parte aveva trovato una fidata e sicura consolazione. Verso qualunque uomo volgesse lo sguardo, vi trovava motivo di inciampo. In nessun luogo era sicuro.. Fortemente angustiato in questa vita, ha meditato intensamente sull'altra vita, dove non c'è tentazione. Ma quando vi giungerà? Sappiamo, è vero, che la sofferenza attuale proviene dall'ira di Dio. Lo leggiamo in Isaia: Non in eterno mi vendicherò contro di voi, né per sempre mi adirerò con voi. . Ma quest'ira di Dio durerà per sempre? Non è in questo senso che il salmista nel suo silenzio fa le sue scoperte. Che cosa dice infatti? Dio non mi rigetterà in eterno e non insisterà nel provarci gusto ancora.
9 O per sempre troncherà la sua misericordia
di generazione in generazione?
10 O dimenticherà Dio di avere pietà
o tratterrà nella sua ira le sue misericordie? Pausa
O negherà forse per sempre la sua misericordia di generazione in generazione? Oppure Dio si dimenticherà di usare compassione? In te e da te non c'è nessuna misericordia verso gli altri, se non è Dio che te la dona; e lo stesso Dio dimenticherà la misericordia? Scorre il fiume; si prosciugherà la sorgente? Oppure Dio dimenticherà di usare compassione? O tratterrà nella sua ira le sue misericordie? Cioè: tanto si adirerà, da non aver più misericordia? È più facile che egli trattenga l'ira che non la misericordia. Ce lo ha già detto per bocca di Isaia: Appena il salmista si rende conto di questo, va oltre se stesso e in Dio trova la sua gioia. Non si compiace di se stesso, né di ciò che è, ma in colui che lo ha fatto. Oltrepassa ciò che è terreno e lo trascende. Guardate come va oltre. Osservate se si ferma in qualche posto finché non sia giunto a Dio.
11 E ho detto: ora ho incominciato,
questo è il mutamento della destra dell’Altissimo.
Ora l'Eccelso ha cominciato a mutarmi; ora ho cominciato una vita dove trovo sicurezza; ora sono entrato nella sala della gioia, dove non temo più nessun nemico; ora ho cominciato ad essere in quella patria dove i nemici non anticipano più le loro veglie. Ora ho cominciato; questo mutamento è dovuto alla destra dell'Eccelso.
12 Ho ricordato le opere del Signore, poiché
ricorderò dal principio le tue meraviglie
13 e mediterò su tutte le tue opere,
e rifletterò sulle tue imprese.
Mi sono ricordato delle opere del Signore. Vedetelo spaziare ormai nell'ammirazione delle opere del Signore. Un tempo parlava troppo fuori e, da ciò rattristato, ne era venuto meno il suo spirito. Ha cominciato da allora a parlare dentro, con il suo cuore e con il suo spirito. Scrutando il suo spirito, si è ricordato degli anni eterni, si è ricordato della misericordia del Signore, si è ricordato che Dio non lo rigetterà in eterno; e ha cominciato ad allietarsi tranquillo nelle opere del Signore e ad esultare con sicurezza. Ascoltiamolo parlare di queste opere ed esultiamo anche noi.
14 O Dio, nella santità è la tua via.
Quale Dio è grande come il nostro Dio?
Dio, nel santo è la tua via. Guarda ormai le opere della misericordia di Dio verso di noi, e di queste parla e pieno d'entusiasmo esulta. Da qui ha dapprima cominciato: Nel santo è la tua via. Quale è la tua via nel santo? Dice il Signore: Io sono la via, la verità e la vita. Tornate dunque indietro, o uomini, dagli affetti del vostro cuore. Dove andate? Dove correte? Dove volete fuggire, lontani non soltanto da Dio ma anche da voi? Tornate, prevaricatori, al vostro cuore : scrutate il vostro spirito, ricordatevi degli anni eterni, cercate la misericordia di Dio nei vostri confronti, guardate le opere della sua misericordia: Nel santo è la tua via. A lui dunque volgiamo lo sguardo: Cristo guardiamo! Ivi è la sua via. Dio, nel santo la tua via.
15 Tu sei il Dio che operi meraviglie:
hai fatto conoscere tra i popoli la tua potenza,
Tu sei un dio veramente grande, che fa miracoli nel corpo e nell'anima, e che li compie da solo. Hanno udito i sordi, hanno visto i ciechi, sono stati guariti gli ammalati, sono risorti i morti, sono state consolidate le membra dei paralitici. Sono questi i miracoli che avvenivano allora e riguardavano i corpi. Vediamo i miracoli che avvengono nell'anima. Sono sobri quelli che poco prima erano ubriaconi; sono cristiani coloro che poco prima adoravano gli idoli; donano le loro ricchezze ai poveri coloro che prima rubavano.
16 hai redento con il tuo braccio il tuo popolo,
i figli di Giacobbe e di Giuseppe
pausa
Col tuo braccio hai redento il tuo popolo. Col tuo braccio: cioè con la tua potenza. E il braccio del Signore a chi è stato rivelato? Hai redento con il tuo braccio il tuo popolo, i figli di Israele e di Giuseppe. Perché esprimersi così, quasi che si trattasse di due popoli, i figli di Israele e di Giuseppe? Non sono forse, i figli di Giuseppe, tra i figli di Israele? Certamente. Lo sappiamo, lo leggiamo, la Scrittura lo proclama a gran voce, la verità lo indica: Israele, cioè Giacobbe, ebbe dodici figli, uno dei quali era Giuseppe; e tutti coloro che sono nati dai dodici figli di Israele costituiscono il popolo di Israele. Perché dunque dice: I figli di Israele e di Giuseppe? Ci si esorta a fare una qualche distinzione. individueremo noi stessi in questa distinzione tra i figli di Israele e di Giuseppe. Per " Giuseppe " ha voluto intendere l'altro popolo: il popolo delle genti. Perché indica con " Giuseppe " il popolo delle genti? Perché Giuseppe fu venduto in Egitto dai suoi fratelli . Quel Giuseppe che i fratelli invidiavano e vendettero in Egitto, una volta venduto in Egitto soffrì e si umiliò; riconosciuto innocente ed esaltato, prosperò e raggiunse i vertici del potere. Con tutte queste vicende, cosa ci si rappresenta, se non Cristo, venduto dai fratelli, scacciato dalla sua terra, mandato nell'Egitto dei gentili? Ivi dapprima egli fu umiliato, ma ora è esaltato, come possiamo vedere, poiché in lui si sono adempiute le parole: Lo adoreranno tutti i re della terra; tutte le genti lo serviranno.
17 Ti videro le acque, o Dio,
ti videro le acque ed ebbero timore
e furono sconvolti gli abissi;
18 enorme fragore di acque,
voce hanno emesso le nubi.
Ecco le tue frecce passano!
E ne espone anche il modo: Ti hanno visto le acque, o Dio. Che cosa sono le acque? Sono i popoli. Nell'Apocalisse si pone la domanda sul significato di queste acque; e la risposta è: i popoli. Vi troviamo indicato dunque in modo chiarissimo che le acque raffigurano i popoli . Giustamente pertanto ora dice: Ti hanno visto le acque, Dio; ti hanno visto le acque e hanno avuto timore. Per questo si sono mutate, perché hanno avuto timore. Ti hanno visto le acque, Dio, e hanno avuto timore e turbati si sono gli abissi. Che cosa sono gli abissi? Sono le acque profonde. Chi non si turba tra i popoli, quando viene scossa la coscienza? Cerchi una profondità come quella del mare; e che cosa c'è di più profondo della coscienza umana? Questa profondità si è turbata, quando con il suo braccio Dio ha redento il suo popolo. In qual modo si sono turbati gli abissi? Quando tutti aprirono le loro coscienze nella confessione. E turbati si sono gli abissi.
19 Voce del tuo tuono nel turbine
apparvero i tuoi lampi al mondo.
Fu scossa e tremò la terra.
Nelle lodi di Dio, nella confessione dei peccati, negli inni e nei cantici, nelle preghiere è la grandezza del fragore delle acque. Hanno fatto sentire la loro voce le nubi. Per questo si è udito il fragore delle acque, per questo si sono turbati gli abissi, perché hanno fatto sentire la loro voce le nubi. Quali nubi? I predicatori della parola di verità. Quali nubi? Quelle nubi con le quali Dio minaccia una certa vigna che ha prodotto spine anziché uva, dicendo: Comanderò alle mie nubi affinché non piovano sopra di essa . Infatti, gli Apostoli sono andati alle genti abbandonando i giudei. Tra tutte le genti hanno fatto sentire la loro voce le nubi; annunziando Cristo, hanno fatto sentire la loro voce le nubi.
18 enorme fragore di acque,
voce hanno emesso le nubi.
Ecco le tue frecce passano!
Le tue saette sono infatti passate oltre. Chiama ora " saette " le stesse voci delle nubi. Infatti, le parole degli evangelizzatori sono state come saette. Si tratta di similitudini: poiché, nel linguaggio proprio, né la saetta è pioggia, né la pioggia è saetta; ma la parola di Dio è saetta perché colpisce, è pioggia perché irriga. Nessuno dunque si stupisca per il turbamento degli abissi, quando le tue saette sono passate oltre. Che significa: Sono passate oltre? Significa che non si sono fermate negli orecchi, ma hanno trafitto i cuori. Sono apparse le tue folgori all'orbe terrestre Questa terra, con linguaggio metaforico, è detta anche mare. Perché? Perché tutte le genti sono chiamate con il nome di " mare ", in quanto la vita umana è amara e soggetta a procelle e tempeste. Basterebbe guardare al fatto che gli uomini si divorano come pesci, in quanto il più grande inghiotte il più piccolo. La terra dunque è questo " mare", e lì sono andati gli evangelizzatori.
20 Nel mare è la tua via,
i tuoi sentieri nelle grandi acque
e le tue orme non saranno conosciute.
Nel mare è la tua via. Poco fa aveva detto: Nel santo è la tua via ; ora dice: Nel mare è la tua via. Indica che lo stesso " santo " è nel mare. Non per niente, infatti, egli camminò sopra le acque del mare . Nel mare è la tua via: cioè, tra le genti è annunziato il tuo Cristo. In un altro salmo è detto così: Dio abbia pietà di noi e ci benedica; illumini il suo volto su di noi affinché conosciamo sulla terra la tua via. Dove sulla terra? Tra tutte le genti la tua salvezza . E i tuoi sentieri in mezzo a molte acque. Cioè, tra popoli numerosi. E le tue orme non saranno conosciute. Non so a chi alluda, ma sarebbe strano che non si riferisse agli stessi giudei.
21 Hai guidato come pecore il tuo popolo,
per mano di Mosè e di Aronne.
E le tue orme non saranno conosciute. Ci chiedevamo da chi non sarebbero state conosciute; e subito eccolo continuare: Hai guidato, come pecore, il tuo popolo, per mezzo di Mosè e di Aronne. E significa: Da quello stesso tuo popolo che fu guidato dalla mano di Mosè e di Aronne le tue orme non sono state conosciute. Ma anche i resti di quel popolo sono stati salvati. È rimasta fuori la moltitudine ingrata, la sporgenza zoppicante del fianco di Giacobbe . Difatti, la sporgenza del fianco significa la moltitudine dei discendenti; e questa, per quanto concerne la maggior parte degli israeliti, è divenuta una turba vana e sciocca, che non riconosce le orme di Cristo sulle acque. Hai guidato, come pecore, il tuo popolo e non ti hanno conosciuto. Tante cose buone hai fatto nei loro riguardi! Hai diviso il mare; li hai fatti passare sulla terra asciutta in mezzo alle acque; hai coperto con le onde i nemici che li perseguitavano; nel deserto hai fatto piovere la manna sugli affamati, guidandoli per mezzo di Mosè e di Aronne; eppure essi ti hanno scacciato da sé, e, mentre a te si è aperta una via nel mare, essi non hanno conosciuto le tue orme.
Dai Padri
1 Girolamo: per i miei peccati sono lontano da te e grido a lungo.
Ruperto: salmo cantato dal transiliens (colui che passa oltre), da colui che oltrepassa tutto per non desiderare che Dio con tutta la sua volontà e la sua retta intenzione. È agitato, ossia oscilla tra il timore e la speranza: ora perde coraggio per il timore; ora supera il suo stesso cedimento con una speranza buona e si trova consolato.
Cassiodoro: si è volto a me: il suo volgersi a noi libera e ci dona cose tanto grandi quali neppure il supplice più avido avrebbe saputo domandare.
2 Eusebio: il salmista ci insegna a superare noi stessi nella prova: mi volgo a Dio, nella tribolazione è lui che cerco.
Girolamo: è come se dicesse: ho perduto tutto, figli, casa, ricchezza; non cerco nulla di tutto ciò, ma il Signore: se lo trovo io ritrovo tutto in lui. Con le mie mani avanti a lui, io grido: si può gridare a Dio con le mani, come Mosè gridava col cuore senza dire nulla. Cita il salmo 133,2: nelle notti alzate le vostre mani.
Cassiodoro: quelli che si preoccupano delle cose terrene, nella tribolazione si augurano di essere liberati. Il salmista, come se fosse tranquillo o ignorasse i suoi mali, cerca con tutto il desiderio la contemplazione del Signore. Sua unica consolazione è tendere costantemente a Dio.
Atanasio: pregando giorno e notte non ho corso invano, non ho pensato invano, non sono stato deluso.
3 Origene: nulla consola l’anima come il ricordarsi di Dio.
Eusebio: il ricordo di Dio basta per la mia gioia. Se rifletto su di me, il mio spirito è nell’avvilimento, ma se penso a Dio, sono pieno di gioia. E anche quando lo cerco con le mie mani di notte, a tastoni, lo sento vicino. Non mi inganno, mi è presente, sento che ascolta la mia voce con benevolenza.
Teodoreto: non voglio altra consolazione che il ricordo di Dio: se penso ai miei mali perdo coraggio.
4 Atanasio: il nemico ha occupato gli avamposti.
Cassiodoro: è turbato dal ricordo dei peccati degli uomini. Tace in questa notte profonda ove non penetra la consolazione umana.
6 Girolamo: ogni mio pensiero era su Dio; non sul mio nemico né su di me. Scavavo nel mio spirito.
Cassiodoro: lottavo: penavo in tutte queste riflessioni che sono come un combattimento.
7 Atanasio: com’ è che un tempo Dio salvava il suo popolo e ora lo respinge?.
8 Girolamo: le due generazione sono i due popoli: giudeo e cristiano.
Girolamo: potrà trattenere la sua misericordia? Non si poteva esprimere in modo più mirabile: come se egli si facesse forza per non fare misericordia; e finalmente la misericordia vince.
10 Cirillo Alessandrino: ora comincio a capire: il Cristo, l’incarnazione ha cambiato la nostra esistenza. Il Figlio unigenito è stato lui stesso cambiato, senza perdere nulla, ma assumendo la nostra natura.
Teodoreto: sono io che ho cominciato: ho peccato e mutato di conseguenza l’atteggiamento di Dio. Il mutamento della destra di Dio è una sofferenza, giacché dalla destra di Dio non viene che del bene.
Origene: la destra del Signore è il Salvatore, che si è cambiato prendendo la forma di schiavo. Con lui abbiamo cominciato ad essere ammoniti che le figure dell’Antico testamento volgevano al termine ed aveva inizio la verità.
Atanasio: questo cambiamento della sorte del popolo non può venire che dalla destra dell’Altissimo: queste sventure provengono da ciò che è stato fatto contro il Cristo, destra del Padre.
13 Atanasio: nel santuario: nessuno viene al Padre se non per mezzo del Cristo.
Girolamo: nel Cristo. Io sono la via.
14 Origene: la tua potenza: il Cristo.
Cirillo alessandrino e Atanasio: potenza e braccio di Dio: il Cristo.
16 Eusebio: Le acque ti hanno visto e riconosciuto al mare Rosso, al Giordano e al tuo battesimo nel Giordano. E ancora le acque ti hanno visto nel senso di: tutti i popoli ti hanno visto. Gli abissi sono stati sconvolti e hanno avuto timore; senso immediato Gesù comanda ai venti e al mare. Senso spirituale: la moltitudine delle nazioni comincia col principio della Sapienza, che è il timore.
Cirillo Alessandrino: le acque: il battesimo. E anche: i popoli paragonati alle acque, hanno visto Dio vivente tra gli uomini e hanno avuto timore.
Girolamo: mar Rosso e Giordano. Senso spirituale: Le acque innumerevoli sono i popoli.
Cassiodoro: le acque ti hanno visto: i popoli ti hanno visto.
Girolamo: nubi e frecce: i lampi del Sinai. Tuono: come un carro che rimbomba.
19 Origene: la tua via: il mare Rosso, il Giordano e le vie insondabili del Signore.
Eusebio: nel mare è la tua via: la predicazione raggiunge tutte le nazioni, anche le più lontane. Le tue orme non saranno conosciute: tu sei invisibilmente presente. Come camminavi davanti al tuo popolo quando attraversava il Mar Rosso, tu guidi invisibilmente tutti gli uomini alla salvezza.
Teodoro di Mopsuestia: vuol dire che le sue orme non sono visibili corporalmente, ma che ciò che egli lascia come orme sono i suoi miracoli.
Salmo 77
1 della comprensione, di Asaf
Attendi, popolo mio, alla mia legge
piegate l’orecchio alle parole della mia bocca.
2 Aprirò la mia bocca in parabola,
esporrò gli argomenti dal principio.
3 Quanto abbiamo udito e conosciuto e i nostri padri
ci hanno raccontato
4 non è stato nascosto ai loro figli,
perché annuncino alla generazione
futura le lodi del Signore e le sue opere potenti e le
sue meraviglie che ha compiuto.
5 E ha fatto sorgere una
testimonianza in Giacobbe, ha
posto una legge in Israele.
Quante cose ha comandato ai nostri
padri di farle note ai loro figli,
6 perché le conosca la generazione
futura, i figli che nasceranno:
ed essi sorgeranno e le annunceranno ai loro figli,
7 perché pongano in Dio la loro
speranza e non dimentichino le
opere di Dio e ricerchino i suoi comandamenti,
8 perché non diventino come i loro padri, una
generazione perversa e provocatrice, una generazione
che non è stata retta nel suo cuore
e il cui spirito non è rimasto fedele a Dio.
9 I figli di Efraim che tendono
e fanno scoccare gli archi, si
volsero indietro nel giorno della guerra
10 non custodirono
l’alleanza di Dio e non vollero
camminare nella sua legge.
11 E si dimenticarono dei suoi
benefici e delle meraviglie che mostrò loro,
12 quali meraviglie fece davanti
ai loro padri nella terra
d’Egitto, nella pianura di Tanis.
13 Squarciò il mare e li fece
passare, fermò le acque come in un otre.
14 e li guidò con la nube di giorno e tutta la notte
con l’illuminazione del fuoco.
15 Squarciò la roccia nel deserto
e li fece bere come dal grande abisso.
16 Fece uscire acqua dalla roccia
e fece scendere come fiumi le acque.
17 Eppure continuarono ancora a
peccare e provocarono all’ira
l’Altissimo nella terra arida.
18 E tentarono Dio nei loro cuori,
chiedendo cibo per le loro vite.
19 Sparlarono di Dio e dissero:
Potrà forse Dio preparare una mensa nel deserto?
20 Poiché ha percosso la roccia
e sono scaturite le acque
e sono straripati torrenti,
potrà forse dare anche del pane
o preparare una mensa al suo popolo?
21 Udì dunque il Signore e differì e un fuoco
si accese contro Giacobbe, e
l’ira si levò contro Israele
22 perché non credettero in Dio
e non sperarono nella sua salvezza.
23 E comandò alle nubi dall’alto e aprì le porte del cielo
24 e fece piovere su di loro manna in cibo
e diede loro il pane del cielo.
25 L’uomo mangiò il pane degli angeli,
mandò loro cibi in abbondanza.
26 Dal cielo ha trasportato lo
scirocco e con la sua potenza fece venire il libeccio
27 e fece piovere su di loro come polvere carni
e come sabbia del mare uccelli alati.
28 E caddero in mezzo al loro accampamento
intorno alle loro tende.
29 e mangiarono e furono ben sazi e fece
venire per loro ciò che bramavano.
30 Non furono privati della loro brama.
Mentre il loro cibo era ancora nella loro bocca.
31 ecco l’ira di Dio si levò contro di
essi e uccise i pingui di loro,
e incatenò gli eletti di Israele.
32 Con tutto questo peccarono
ancora e non credettero alle sue meraviglie,
33 e si dileguarono nella vanità
i loro giorni e i loro anni in fretta.
34 Quando li uccideva, lo cercavano e ritornavano
e all’alba venivano a Dio.
35 e si ricordarono che Dio è il loro aiuto
e Dio l’Altissimo il loro redentore
36 e lo amarono con la loro bocca
e con la lingua gli mentirono.
37 Infatti il loro cuore non era retto con lui
e non rimasero fedeli alla sua alleanza.
38 Ma egli è compassionevole
e sarà benevolo verso i
loro peccati e non li distruggerà,
più e più volte distoglierà la sua ira e non farà
divampare tutta la sua ira.
39 E si ricordò che sono carne,
un soffio che va e non ritorna.
40 Quante volte lo provocarono
nel deserto, lo fecero adirare nella terra arida!
41 E tornarono e tentarono Dio
ed esasperarono il santo di Israele.
42 Non si ricordarono della sua
mano, del giorno in cui li riscattò
dalla mano dell’oppressore.
43 Come pose in Egitto
i suoi segni e i suoi prodigi, nella pianura di Tanis;
44 e cambiò in sangue i
loro fiumi e le loro piogge, perché non bevessero.
45 Mandò contro di loro la
mosca canina e li divorò, e la rana e li rovinò.
46 E diede alla ruggine i loro frutti
e le loro fatiche alla locusta.
47 Fece morire con la grandine
la loro vigna e i loro sicomori col gelo.
48 Consegnò alla grandine il loro
bestiame e i loro beni al fuoco.
49 Mandò contro di loro l’ira del
suo sdegno, sdegno, e ira e
tribolazione, inviati mediante angeli malvagi.
50 Aprì una via di cammino alla
sua ira, non risparmiò dalla morte delle loro anime
e rinchiuse nella morte il loro bestiame.
51 E percosse ogni primogenito
nella terra d’Egitto,
le primizie delle loro fatiche nelle tende di Cam.
52 E portò via come pecore il suo popolo e
li guidò come un gregge nel deserto,
53 e li condusse fuori nella speranza e
non ebbero timore e i loro nemici li ricoprì il mare.
54 Li introdusse sul monte della sua santificazione,
il monte che la sua destra si acquistò e scacciò davanti
a loro le genti, e in sorte divise la terra per loro
secondo la misura della partizione.
55 e fece abitare nelle loro tende le tribù di Israele.
56 Eppure tentarono ed
irritarono Dio, l’Altissimo e non custodirono le sue testimonianze.
57 E si volsero indietro e non osservarono il patto,
come i loro padri si voltarono in arco distorto.
58 E lo spinsero all’ira con i loro alti luoghi
e con le loro statue lo provocarono alla gelosia.
59 Dio udì e mostrò disprezzo
e ridusse proprio a nulla Israele.
60 E rigettò la tenda di Silo,
il suo tabernacolo dove dimorò tra gli uomini.
61 E consegnò alla prigionia
la loro forza e la loro bellezza nelle mani del nemico.
62 E rinchiuse nella spada il suo popolo
e disprezzò la sua eredità.
63 Il fuoco divorò i loro giovani e le loro vergini
non fecero lutto.
64 I loro sacerdoti caddero di spada e le loro vedove
non faranno lamento.
65 Il Signore si destò come
chi dorme, come un forte inebriato di vino.
66 E percosse i suoi nemici
alle spalle, diede loro obbrobrio eterno.
67 E rigettò la tenda di Giuseppe
e non scelse la tribù di Efraim.
68 E scelse la tribù di Giuda, il monte Sion che amò.
69 Ed edificò come di unicorni il suo santuario,
sulla terra che ha fondato in eterno.
70 E scelse Davide, il suo servo, e
e lo prese dai greggi di pecore, dal
seguito delle pecore gravide lo prese,
71 per pascere il suo servo
Giacobbe e la sua eredità Israele.
72 E li pascolò nell’innocenza del suo cuore
e li guidò con l’intelligenza delle
sue mani.
Da Sacy
1 della comprensione, di Asaf
Attendi, popolo mio, alla mia legge
piegate l’orecchio alle parole della mia bocca.
2 Aprirò la mia bocca in parabola,
esporrò gli argomenti dal principio.
3 Quanto abbiamo udito e conosciuto e i nostri padri
ci hanno raccontato
4 non è stato nascosto ai loro figli,
perché annuncino alla generazione
futura le lodi del Signore e le sue opere potenti e le
sue meraviglie che ha compiuto.
Il profeta, verosimilmente Davide, parla qui e domanda al suo popolo un’attenzione particolare perché ascolti la sua legge, non la legge di Mosè, ma le ammonizioni eccellenti e le sante istruzioni che pretendeva di dare per la loro salvezza. I santi predicatori temono assai che il seme divino cada invano allorché devono annunciare la parola della verità. Ascolta con pietà, dice Sant’Agostino, la parola della salvezza colui che non si esalta per orgoglio, ma piega l’orecchio interiore del suo cuore per accogliere la verità. Siccome quello che aveva da dire a loro racchiudeva grandi misteri sotto la corteccia della storia, avverte egli però dapprima che parlerà in forma di parabole e di enigmi di ciò che era accaduto dal principio, vale a dire secondo la spiegazione di San Matteo di ciò che era rimasto occulto fin dalla creazione del mondo. E a Dio piacesse, dice Sant’Agostino che colui che ci dichiara che egli aprirà la sua bocca per parlare in parabole, si degnasse aprire l’intelligenza del nostro cuore per farcele penetrare. Tutto è in essi talmente coperto, nascosto che anche se con suo soccorso potremo scoprirvi qualcosa per alimento della pietà, non mangeremo questo pane di vita se non col sudore del nostro volto. Quindi ha egli considerato le prime parole di questo salmo come quelle dello stesso Dio, sebbene non si possa attribuirle a Dio se non in senso figurato, poiché le medesime sono realmente le parole del profeta, cosa che si comprende chiaramente là dove aggiunge che quello che dirà l’ha ascoltato ed inteso come i suoi padri l’hanno raccontato ai loro figli e alla loro posterità. Vuole egli stesso in questo modo raccontare a tutte le stirpi future le meraviglie degli effetti della potenza del Signore per dare loro la possibilità di lodarlo e di annunciare esse stesse le sue lodi.
5 E ha fatto sorgere una
testimonianza in Giacobbe, ha
posto una legge in Israele.
Quante cose ha comandato ai nostri
padri di farle note ai loro figli,
6 perché le conosca la generazione
futura, i figli che nasceranno:
ed essi sorgeranno e le annunceranno ai loro figli,
7 perché pongano in Dio la loro
speranza e non dimentichino le
opere di Dio e ricerchino i suoi comandamenti,
La prima cosa fatta da Dio, dopo che ebbe liberato il suo popolo dalla schiavitù dell’Egitto, fu di intimargli i suoi voleri in quella così celebre legge promulgata col ministero degli angeli sul monte Sinai. Questo popolo viene qui chiamato Giacobbe ed Israele, poiché era disceso dai dodici figli di quel patriarca, capostipiti delle dodici tribù di Israele. Come Dio creando l’uomo gli diede un comandamento per renderlo da lui dipendente, così salvando gli Israeliti dalla potenza dei loro nemici diede loro una legge santissima che li obbligava a riconoscerlo come loro liberatore e loro Salvatore. E fu loro espressamente prescritto di ammaestrare tutta la loro posterità nelle ordinanze della legge vecchia e di proporla qual monumento del miracolo con cui Dio li aveva tratti dalla schiavitù dell’Egitto, cioè quale contrassegno dell’umile riconoscenza che egli esigeva da loro per un così grande beneficio.
8 perché non diventino come i loro padri, una
generazione perversa e provocatrice, una generazione
che non è stata retta nel suo cuore
e il cui spirito non è rimasto fedele a Dio.
9 I figli di Efraim che tendono
e fanno scoccare gli archi, si
volsero indietro nel giorno della guerra
Lo scopo principale di tutte le ordinanze della legge antica era di fare si che gli israeliti ponessero la loro speranza nel solo Dio, si ricordassero sempre delle sue beneficenze e cercassero con ardore di conoscere e di fare la sua volontà. La dimenticanza di tanti prodigi operati da Dio in loro favore li portò da principio a gravissimi eccessi e a incessanti mormorazioni. Erano costoro ben lontani dall’avere un cuore retto, poiché invece di seguire premurosamente colui che li conduceva da parte di Dio, si guardavano dietro le spalle e piangevano le perdute vivande d’Egitto. Ma tutto il fine della nuova legge tende ancor più di quella antica ad ispirare i cristiani perché ripongano la loro speranza solamente in Dio senza considerare vanamente le proprie forze per la salvezza.
10 non custodirono
l’alleanza di Dio e non vollero
camminare nella sua legge.
11 E si dimenticarono dei suoi
benefici e delle meraviglie che mostrò loro,
12 quali meraviglie fece davanti
ai loro padri nella terra
d’Egitto, nella pianura di Tanis.
Gli Efraimiti, quantunque bravi nel tendere e nello scoccare l’arco, hanno voltato le spalle nel giorno della battaglia. Nella Scrittura sotto la tribù di Efraim, che era numerosissima e assai bellicosa, si suole ordinariamente comprendere tutto il regno di Israele. Quel popolo che si vantava di essere il popolo di Dio non avendo avuto cura di conservare il proprio cuore retto e lo spirito fedele al Signore, e riponendo la speranza non in Dio ma nell’ arco e nelle frecce, era stato sconfitto dai suoi nemici, nel tempo della battaglia ed era stato costretto a fuggire, affinché da lui si imparasse a non confidare più nella propria destrezza e forza.
13 Squarciò il mare e li fece
passare, fermò le acque come in un otre.
14 e li guidò con la nube di giorno e tutta la notte
con l’illuminazione del fuoco.
15 Squarciò la roccia nel deserto
e li fece bere come dal grande abisso.
Non bisogna stupirsi se il popolo di cui parla il profeta e che figurava molti cristiani dimenticò tutti i benefici del Signore e tutti i prodigi da lui operati per salvarlo. Non operando con il principio dell’amore e di una umile gratitudine gli israeliti non consideravano tutti i precetti a loro dati da Dio se non come un peso che non avrebbero voluto portare; in questo propriamente consisteva il giogo della legge antica, giogo che poteva essere alleggerito dal solo amore della giustizia. Donde procede che essi non hanno custodito la alleanza fatto con Dio se non perché non avevano riposto in lui solo la propria speranza? Noi faremo, dicevano essi, tutto ciò che ci ha detto il Signore nostro Dio. Ma poiché si gloriavano in sé medesimi piuttosto che in lui, allorché sopravvenne il tempo della tentazione dimenticarono la loro promessa, non temendo di violare la alleanza fatta con Dio e non vollero camminare nella sua legge.
16 Fece uscire acqua dalla roccia
e fece scendere come fiumi le acque.
17 Eppure continuarono ancora a
peccare e provocarono all’ira
l’Altissimo nella terra arida.
18 E tentarono Dio nei loro cuori,
chiedendo cibo per le loro vite.
19 Sparlarono di Dio e dissero:
Potrà forse Dio preparare una mensa nel deserto?
20 Poiché ha percosso la roccia
e sono scaturite le acque
e sono straripati torrenti,
potrà forse dare anche del pane
o preparare una mensa al suo popolo?
Nel libro dell’Esodo, si può vedere la spiegazione di tutte queste particolarità storiche. L’espressione di cui si serve il profeta, dicendo che Dio restrinse le acque del mare come in un otre è molto opportuna per far conoscere la sua divina onnipotenza, che restringe questo elemento quando gli piace con la stessa facilità con cui possiamo noi chiudere un po’ d’acqua in un fiasco. Quanto alla mormorazione del popolo per la penuria d’acqua in cui si ritrovavano gli israeliti bisogna osservare che la stessa cosa è accaduta due diverse volte: l’una all’uscire dall’Egitto e l’altra quarant’anni dopo la morte di Maria sorella di Mosè. Dopo che Dio ebbe fatto scaturire acqua dalla pietra in grande abbondanza e come se quella fosse stato un fiume, non tralasciarono di peccare tuttavia contro di lui e di irritare l’Altissimo in un arido deserto. Tale è l’orribile accecamento del cuore dell’uomo che nei fiumi e nelle inondazioni delle grazie uscite dalla pietra, che è Gesù Cristo, non trova, per così dire, di che spegnere pienamente la sua sete; e la cui insaziabile cupidigia, va sempre in cerca di nuove acque che non possono che assettarlo sempre più.
21 Udì dunque il Signore e differì e un fuoco
si accese contro Giacobbe, e
l’ira si levò contro Israele
22 perché non credettero in Dio
e non sperarono nella sua salvezza.
23 E comandò alle nubi dall’alto e aprì le porte del cielo
24 e fece piovere su di loro manna in cibo
e diede loro il pane del cielo.
25 L’uomo mangiò il pane degli angeli,
mandò loro cibi in abbondanza.
26 Dal cielo ha trasportato lo
scirocco e con la sua potenza fece venire il libeccio
27 e fece piovere su di loro come polvere carni
e come sabbia del mare uccelli alati.
28 E caddero in mezzo al loro accampamento
intorno alle loro tende.
29 e mangiarono e furono ben sazi e fece
venire per loro ciò che bramavano.
30 Non furono privati della loro brama.
Mentre il loro cibo era ancora nella loro bocca.
31 ecco l’ira di Dio si levò contro di
essi e uccise i pingui di loro,
e incatenò gli eletti di Israele.
32 Con tutto questo peccarono
ancora e non credettero alle sue meraviglie,
33 e si dileguarono nella vanità
i loro giorni e i loro anni in fretta.
34 Quando li uccideva, lo cercavano e ritornavano
e all’alba venivano a Dio.
Essendo tutto questo scritto in Esodo e in Numeri dove si può vederne la spiegazione basterà aggiungere qui alcuni chiarimenti con certe riflessioni che possono servire a fare intendere quanto detto dal profeta in senso letterale e spirituale. Si raccoglie innanzitutto dalla Scrittura che dopo aver Iddio fatto cadere la manna nel deserto, il popolo di Israele già infastidito del pane celeste, cioè del pane disceso dall’alto e del pane degli angeli, cioè del pane preparato o mandato per ministero degli angeli, domandò con mormorazioni un cibo più sostanzioso, cioè delle carni, desiderando ardentemente quello che erano soliti mangiare in Egitto allorché stavano qui, come essi dicono in un altro luogo, seduti accanto a pentole piene di carne. Perciò quando il profeta, avendo riferito la mormorazione di Israele riguardo quel cibo, parla della manna che Dio fece cadere dal cielo, riprende ciò che prima era accaduto e mette insieme la manna che già cadeva, l’acqua che era uscita dalla pietra e le quaglie che Dio mandò per far vedere che la manna, l’acqua miracolosa e la prodigiosa quantità di quaglie erano stati effetti della loro infedeltà e della loro mormorazione. Quel popolo cieco, giudicando di Dio in una maniera affatto umana, si immaginava che il dare da mangiare carni nel deserto fosse a Dio più difficile senza confronto che l’aver cavata l’acqua dalla pietra, come se Dio ne avesse fatto scaturire soltanto quella che stava dentro rinchiusa. Tale è il raziocinio di un cuore empio che misura il potere di Dio da quello degli uomini facendo dipendere la sua onnipotenza niente meno che dalla difficoltà o dalla facilità che egli osserva nelle cose che si presentano. Questo è secondo il profeta un pensare e un parlare pessimamente di Dio e non c’è cosa più capace di allontanarci da lui o di privarci dell’effetto delle sue promesse che accendere un fuoco simile a quello che viene chiamato il fuoco del Signore, il quale consumò allora una parte del campo di Israele. Niente di più adatto ad infiammare la sua collera contro di noi, quanto imitare la infedeltà di quel popolo non credendo in Dio e non sperando nella sua salvezza, neppur dopo che egli ha aperto in una maniera così miracolosa le porte del cielo e ha fatto cadere come una pioggia ovvero una rugiada la manna e il pane celeste, il pane degli angeli, Gesù Cristo il Figlio di Dio perché sia il cibo dell’uomo. Domandare dopo ciò e desiderare ardentemente cibi e carne come facevano gli Israeliti non è forse un oltraggio alla sacra manna e al pane veramente divino?
34 Quando li uccideva, lo cercavano e ritornavano
e all’alba venivano a Dio.
35 e si ricordarono che Dio è il loro aiuto
e Dio l’Altissimo il loro redentore
36 e lo amarono con la loro bocca
e con la lingua gli mentirono.
37 Infatti il loro cuore non era retto con lui
e non rimasero fedeli alla sua alleanza.
38 Ma egli è compassionevole
e sarà benevolo verso i
loro peccati e non li distruggerà,
più e più volte distoglierà la sua ira e non farà
divampare tutta la sua ira.
39 E si ricordò che sono carne,
un soffio che va e non ritorna.
40 Quante volte lo provocarono
nel deserto, lo fecero adirare nella terra arida!
41 E tornarono e tentarono Dio
ed esasperarono il santo di Israele.
42 Non si ricordarono della sua
mano, del giorno in cui li riscattò
dalla mano dell’oppressore.
E’ questa una vivace pittura del deplorevole accecamento e della incomprensibile infedeltà degli antichi Israeliti. Basta esporla ai nostri occhi perché ne siano colpiti. Osiamo dire che sebbene il profeta abbia dichiarato che egli parlerà in parabole ed in enigmi si spiega qui in una maniera assai chiara per farsi intendere a coloro che sono certi, per la testimonianza di San Paolo, che tutte queste cose sono figure appartenenti a noi. Ascoltiamo dunque e guardiamo con tremore quello che allora accadeva come l’immagine di quanto accade tra noi. Quale funeste effetto e che terribile conseguenza della giusta ira di Dio che ciò ch’egli accorda alla durezza del cuore diventi un principio e una sorgente di morte! Erano ancora, dice il profeta questi cibi nella loro bocca allorché insorse contro loro l’ira di Dio. Coloro che egli qui nomina i più pingui e gli eletti di Israele erano i i primi che si erano abbandonati con tutti gli altri alla mormorazione, invece di riportarli al dovere con il loro esempio; per la qual cosa il furore di Dio cadde principalmente sopra di loro. Ciò nonostante, siccome le pene non servono nulla a quelli di cui non è cambiato il cuore, così essi peccarono di nuovo contro il Signore per la diffidenza che ebbero del suo potere e per la dimenticanza delle sue meraviglie, quando la relazione fatta loro dagli esploratori intorno alla terra di Canaan li ridusse alla disperazione e si sollevarono contro Mosè. Quindi i loro giorni vennero meno e svanirono e i loro anni finirono presto. Nello spazio di quarant’anni quell’esercito numeroso perì tutto nel deserto per un decreto della giustizia di Dio che li condannò a non entrare mai nella terra promessa. I loro giorni passarono dunque molto inutilmente poiché non trassero alcun profitto dalla loro liberazione dall’Egitto. Tale era il timore che aveva poi San Paolo allorché esortava i fedeli a fare in modo di non ricevere invano la grazia di Dio nel battesimo, dove i loro peccati e gli altri nemici della loro salvezza erano stati come annegati nel sangue di Gesù Cristo. Ciò che il profeta aggiunge che cercavano Dio allorché li uccideva e si ricordavano allora che egli era il Dio altissimo e il loro redentore, ma non l’amavano se non con la bocca e con la lingua, è per noi una istruzione mirabile e un gran motivo di timore.
Vero è che Dio non accendeva mai contro Israele la sua ira per distruggerli completamente. Essendo fedele alle sue promesse non volle sterminare quella nazione e la mise finalmente in possesso della terra promessa ai suoi padri. Ma qual orribile giudizio non esercitò egli contro la medesima allorché condannò a morire nel deserto ognuno che avesse vent’anni compiuti. Ancora dopo che furono entrati nella terra promessa ne punì una infinità d’altri in tante maniere diverse. Quelli che abusarono fino all’ultimo della bontà del Signore furono castigati in questo mondo o riservati ad esserlo eternamente nell’altro; hanno veramente partecipato alla sua grande misericordia solo coloro che sono stati convertiti.
48 Consegnò alla grandine il loro
bestiame e i loro beni al fuoco.
49 Mandò contro di loro l’ira del
suo sdegno, sdegno, e ira e
tribolazione, inviati mediante angeli malvagi.
50 Aprì una via di cammino alla
sua ira, non risparmiò dalla morte delle loro anime
e rinchiuse nella morte il loro bestiame.
51 E percosse ogni primogenito
nella terra d’Egitto,
le primizie delle loro fatiche nelle tende di Cam.
52 E portò via come pecore il suo popolo e
li guidò come un gregge nel deserto,
53 e li condusse fuori nella speranza e
non ebbero timore e i loro nemici li ricoprì il mare.
54 Li introdusse sul monte della sua santificazione,
il monte che la sua destra si acquistò e scacciò davanti
a loro le genti, e in sorte divise la terra per loro,
secondo la misura della partizione.
55 e fece abitare nelle loro tende le tribù di Israele.
Ciò che il profeta aveva detto, cioè che Israele non si era più ricordato della mano che lo aveva liberato, gli dà la possibilità di parlare delle piaghe che Dio aveva mandato agli Egiziani per obbligarli a mettere in libertà il suo popolo. Egli ne parla secondo l’ordine con cui la Sacra Scrittura altrove le riferisce, ne tralascia pure alcune e vi aggiunge certe circostanze che non si leggono in Esodo. Questo fa dire a Sant’Agostino che lo Spirito Santo ha forse voluto con ciò indurci a sollevare la mente a qualche cosa di più grande di quello che a prima vista si raccoglie attenendosi alla lettera. Qui in effetti non si trova che i frutti degli Egiziani fossero guastati dalle rughe né che fosse consumato dal fuoco quello che possedevano, né che i loro fichi selvatici fossero danneggiati dalla brina. Sant’Agostino aggiunge che ciascuno dà alle piaghe degli Egizi un senso spirituale secondo la sua capacità e secondo l’aspetto a cui le riferisce. Si può rileggere quello che ne abbiamo detto alla fine dell’undicesimo capitolo dell’Esodo. Gli angeli maligni, di cui qui si parla e del cui ministero Dio si servì per percuotere l’Egitto con tante piaghe diverse, erano i demoni, la cui volontà era sempre disposta a nuocere agli uomini e non aveva bisogno che del permesso di Dio per esercitare la sua giustizia su quel popolo indurito; è pure vero che anche gli angeli buoni sono serviti anch’essi, quando a lui piacque, ad eseguire i suoi ordini per il castigo dei delitti degli uomini, come accadde nell’incendio di Sodoma. L’espressione della Scrittura che dice di Dio che egli aprì un sentiero per esercitare la sua collera è sembrata a Sant’ Agostino una espressione veramente divina e superiore alla ordinaria capacità della nostra mente. La collera di Dio, sono parole di quel grande santo, era come rinchiusa in un sentiero allorché egli castigava l’empietà degli Egiziani con un giudizio equo, ma segreto. Ma finalmente egli ha allargato un tale sentiero e si è aperto un cammino quando, conducendo gli stessi Egiziani dai delitti occulti ai delitti manifesti, con il ministero degli angeli malvagi esercitò una strepitosa vendetta su uomini di cui era nota pubblicamente l’empietà. Non c’è che la grazia del Signore che liberi l’uomo dalla potenza degli angeli malvagi.
56 Eppure tentarono ed
irritarono Dio, l’Altissimo e non custodirono le sue testimonianze.
57 E si volsero indietro e non osservarono il patto,
come i loro padri si voltarono in arco distorto.
58 E lo spinsero all’ira con i loro alti luoghi
e con le loro statue lo provocarono alla gelosia.
59 Dio udì e mostrò disprezzo
e ridusse proprio a nulla Israele.
64 I loro sacerdoti caddero di spada e le loro vedove
non faranno lamento.
Il profeta compendia qui in poche parole quanto accadde al tempo di Giosuè e sotto il governo dei Giudici e fa vedere che dopo aver Dio introdotto gli Israeliti nella terra di Canaan, che da lui è chiamata il monte sacro, perché aveva scelto quel paese pieno di monti per consacrarlo in modo speciale al suo servizio; dopo averla acquistata con la virtù della sua destra e non con la forza delle loro armi; dopo aver fra essi divisa quella terra di cui erano state prese diligentemente le misure, come si può vedere altrove, non furono costoro per niente più fedeli di prima ad osservare i precetti della sua divina alleanza, ma si allontanarono da lui, come la storia dei Giudici così frequentemente ce ne fornisce le prove. Lo tentarono di nuovo ed irritarono contro se stessi il suo furore. Li paragona a un arco fallace, che scocca all’indietro, perché essendo consacrati al Dio di Israele per adorarlo come loro Dio facevano esattamente il contrario adorando i falsi dei. Il salmista questo e non altro intende per i colli dove collocavano ordinariamente gli idoli per adorarli. Con una così turpe prevaricazione il popolo ingelosì Dio tremendamente, poiché il Signore è un Dio geloso del cuore dell’uomo: non può soffrire che si adorino insieme con lui altri dei, essendo egli il Dio supremo e il Dio unico. Quello che il profeta ha detto da principio: che egli parlerà in parabole ed in enigmi ci dà motivo di spiegare per il monte santificato dal Signore, la Chiesa stessa non di rado figurata sotto l’immagine di un monte a motivo della sua eminenza, che la rende cospicua a tutta la terra. Dio ha santificato la Chiesa e l’ha resa degna di essere la sposa castissima dell’unigenito Figlio suo. La sua destra, chiamata la destra e la virtù dell’Altissimo, ha acquistato il santo monte col sangue da lui versato dopo la sua incarnazione. Il profeta parla qui del giustissimo castigo che Dio esercitò contro il suo popolo per punire la sua idolatria allorché permise che sotto il pontificato del sommo sacerdote Eli i Filistei riportassero una segnalata vittoria in cui uccisero trentamila Israeliti e in cui fu presa l’arca del Signore. Il tabernacolo si trovava allora a Silo nella tribù di Efraim. Questo fa dire al profeta che Dio, sdegnato contro Israele, volendo ridurlo al maggior avvilimento, rigettò il tabernacolo di Silo cioè abbandonò quella tenda venerabile ove egli aveva fatto sino ad allora la sua residenza tra gli uomini e consegnò tra le mani del nemico, che erano i Filistei, la sua arca sacra, nominata la forza e la gloria del suo popolo, poiché essa lo rendeva invincibile e serviva a distinguerlo da tutti gli altri popoli della terra. Perciò egli manifestò il suo alto disprezzo per quel popolo ingrato, per quel popolo che era la sua eredità, allorché abbandonandolo al fendente della spada dei Filistei divorò i suoi giovani ossia il fiore dei suoi soldati con il fuoco della sua collera. Questo racconto benché storico e chiaro per se stesso non lascia però di essere una specie di parabola e di enigma che rinchiude qualcosa di più occulto e di più spirituale. Ma siccome la verità figurata dalla storia sarà anche più apertamente esposta nel rimanente di questo salmo, noi ci contentiamo di indicare qui per anticipazione che il popolo d’Israele, il quale fra tutte le altre nazioni si gloriava di possedere il tabernacolo del Signore e di avere l’altissimo Dio in mezzo a sé presente, essendosi alla fine tirato addosso il suo dispregio, con le sue infedeltà meritò che gli fosse tolto il regno di Dio per essere dato a un altro popolo che ne avrebbe prodotto frutti che sono le opere di pietà e di giustizia.
65 Il Signore si destò come
chi dorme, come un forte inebriato di vino.
66 E percosse i suoi nemici
alle spalle, diede loro obbrobrio eterno.
67 E rigettò la tenda di Giuseppe
e non scelse la tribù di Efraim.
68 E scelse la tribù di Giuda, il monte Sion che amò.
69 Ed edificò come di unicorni il suo santuario,
sulla terra che ha fondato in eterno.
70 E scelse Davide, il suo servo, e
e lo prese dai greggi di pecore, dal
seguito delle pecore gravide lo prese,
71 per pascere il suo servo
Giacobbe e la sua eredità Israele.
72 E li pascolò nell’innocenza del suo cuore
e li guidò con l’intelligenza delle
sue mani.
Dio non volendo lasciare più a lungo i suoi nemici nella ridicola idea con cui si lusingavano di aver trionfato del Dio d’Israele, si risvegliò e fece sentire la sua potenza, percuotendoli tutto a un tratto con una piaga sensibile e vergognosa, quando meno se lo aspettavano, Ma quantunque Dio in questo modo castigasse l’orgoglio dei suoi nemici non volle più che il tabernacolo restasse nella porzione di Giuseppe, cioè come si è visto a Silo, che era della tribù di Efraim , uno dei due figli di Giuseppe. Egli scelse la tribù di Giuda e in questa tribù il monte Sion da lui prediletto in ogni tempo per fabbricarvi il suo santuario e il santo suo tempio, che doveva rendere invincibile alla pari del liocorno. Nella tribù di Giuda egli scelse Davide perché fosse re del suo popolo, nel che fece risplendere la sua profondissima sapienza quando invece di volgere lo sguardo ad alcuno dei principi di Israele andò a prendere uno dei più piccoli e dei meno ragguardevoli, togliendolo non di mezzo all’esercito ma dalla custodia delle mandrie, perché fosse il re e ancor più il pastore di tutti i popoli discesi dalla stirpe di Giacobbe. E Davide corrispose perfettamente alla scelta che Dio aveva fatto di lui, avendo pasciuto tutto il popolo con la semplicità di un cuore illibato, che non cerca tanto gli interessi suoi propri quanto quelli degli altri, come deve fare un pastore che veglia per la conservazione delle sue pecore. Nondimeno siccome è certo che egli cadde in peccati gravi e commise enormi ingiustizie non si può dubitare che secondo il senso figurato e parabolico, di cui si parla all’inizio di questo salmo, tutte queste cose convengono in una maniera assai più giusta a Gesù Cristo nato dalla stirpe di David e alla creazione del suo regno e del suo santuario che è la Chiesa.
Da Agostino
1 della comprensione, di Asaf
“Questo salmo tratta delle vicende del popolo antico, conforme racconta la Scrittura. Insieme però ammonisce il popolo successivo e più giovane a stare in guardia e a non mostrare ingratitudine verso i benefici di Dio, così da provocare contro di sé l'ira di colui dal quale deve ricevere la grazia in atteggiamento di obbedienza e di fedeltà. Essi non debbono diventare, è detto, come i loro padri, una generazione perversa e irritante; una generazione che non ha indirizzato a dovere il suo cuore, e il cui spirito non è stato fedele a Dio . Questo è dunque lo scopo del nostro salmo, questa la sua utilità, questo il suo frutto abbondante..
Attendi, popolo mio, alla mia legge
piegate l’orecchio alle parole della mia bocca.
2 Aprirò la mia bocca in parabola,
esporrò gli argomenti dal principio.
“Aprirò in parabole la mia bocca, enunzierò proposte dall'inizio . Chi a questo punto non si sveglierà dal sonno? Chi oserà leggere di sfuggita (quasi che si tratti di cose palesi) le parabole e le proposte, le quali, con gli stessi loro nomi, indicano che è necessaria un'indagine approfondita? La parabola infatti contiene in sé la similitudine di qualche cosa; e, anche se è un vocabolo greco, ormai tuttavia lo si usa come latino. Ed è noto che nelle parabole le cose che fungono da immagini sono riferite, mediante un confronto, alle cose di cui realmente si tratta… A quale inizio si riferisca appare chiaro dalle parole che seguono. Non si tratta infatti dell'inizio nel quale sono stati creati il cielo e la terra e neppure di quello in cui è stato creato col primo uomo il genere umano, ma di quell'inizio da cui trasse origine l'assemblea del popolo liberato dall'Egitto, per conservare il riferimento ad Asaf, che appunto significa " assemblea”.
3 Quanto abbiamo udito e conosciuto e i nostri padri
ci hanno raccontato
Anche se è l'uomo che ci dice: Quante cose abbiamo udite e conosciute, che i nostri padri ci hanno raccontate… ascoltiamone il racconto come parola di Dio, non come vane chiacchiere umane. È per questo infatti che aveva premesso: Ascoltate, popolo mio, la mia legge; chinate il vostro orecchio alle parole della mia bocca. Aprirò in parabole la mia bocca; enunzierò proposte dall'inizio. Le parole: Abbiamo udito e conosciuto corrispondono a queste altre: Ascolta, figlia, e guarda . Sono state ascoltate, infatti, nel Vecchio Testamento cose che si conoscono pienamente solo nel Nuovo; sono state ascoltate quando venivano profetate, sono conosciute nel loro adempimento.
4 non è stato nascosto ai loro figli,
perché annuncino alla generazione
futura le lodi del Signore e le sue opere potenti e le
sue meraviglie che ha compiuto.
Non sono state celate ai loro figli, nell'altra generazione. È questa la nostra generazione, nella quale ci viene donata la rigenerazione. . L'ordine delle parole è questo: E i nostri padri ci hanno raccontato, annunziando le lodi del Signore. Si loda il Signore per amarlo; che cosa, infatti, si può amare in modo più salutare?
5 E ha fatto sorgere una
testimonianza in Giacobbe, ha
posto una legge in Israele.
Quante cose ha comandato ai nostri
padri di farle note ai loro figli,
Questo è l'inizio del quale prima ha parlato: Enunzierò proposte dall'inizio. L'inizio è dunque il Vecchio Testamento, la fine il Nuovo”.
6 perché le conosca la generazione
futura, i figli che nasceranno:
ed essi sorgeranno e le annunceranno ai loro figli,
Dicendo: Quante cose ha comandato ai nostri padri di rendere note ai loro figli, afferma che essi hanno ricevuto i comandamenti da rendere noti ai loro figli, senza tuttavia che essi abbiano riconosciuto o fatto ciò che era loro ordinato. Ma, per questo essi li avevano ricevuti: affinché l'altra generazione conosca ciò che la loro non ha conosciuto.
7 perché pongano in Dio la loro
speranza e non dimentichino le
opere di Dio e ricerchino i suoi comandamenti,
8 perché non diventino come i loro padri, una
generazione perversa e provocatrice, una generazione
che non è stata retta nel suo cuore
e il cui spirito non è rimasto fedele a Dio.
9 I figli di Efraim che tendono
e fanno scoccare gli archi, si
volsero indietro nel giorno della guerra
“Prosegue [il salmista]: I figli di Efraim, che tendevano e scagliavano gli archi, si sono voltati indietro nel giorno della guerra. Perseguendo una legge di giustizia, non sono giunti a questa legge . Perché? Perché non procedevano con fede. Era infatti una generazione il cui spirito non era fedele a Dio. Essa contava sulle opere. Come ha teso e ha scagliato l'arco (un attrezzo esterno che richiama le opere della legge) allo stesso modo non ha diretto il suo cuore là dove il giusto vive di fede . È infatti la fede che opera in noi per mezzo dell'amore … e con essa ci unisce a Dio, che opera nell'uomo e il volere e l'operare, secondo la sua, benevolenza… Cosa vogliano significare le parole: Si sono voltati indietro nel giorno della guerra, è spiegato dal seguito, ove è detto molto apertamente: Non hanno osservato il patto di Dio, e nella sua legge non hanno voluto camminare. Ecco che cosa significa: Si sono voltati indietro nel giorno della guerra. Significa che non hanno osservato il patto di Dio. Tendendo gli archi e scagliando [frecce], essi avevano pronunziato parole di prontissima disponibilità, dicendo: Qualunque, cosa dica il Signore Dio nostro, noi la faremo e l'ascolteremo . Si voltarono però indietro nel giorno della guerra, perché la promessa di obbedienza risulta provata non nell'ascolto della parola ma nelle tentazioni… Come poi con l'espressione " figli di Efraim " abbia potuto designare tutta intera quella generazione provocatrice, dipende da quella figura per cui con la parte si designa il tutto. E tale parte forse per questo è stata scelta ad indicare tutto il popolo, perché soprattutto da essa ci si sarebbe dovuto attendere qualcosa di buono. Gli efraimiti infatti traggono origine da quel suo nipote che Giacobbe benedisse con la mano destra e antepose al fratello maggiore nella sua arcana benedizione , sebbene dal padre fosse stato posto a sinistra in quanto era il minore. Per cui, dato che in questo passo si accusa quella tribù e si mostra che non si è manifestato in essa ciò che quella benedizione prometteva, dobbiamo ragionevolmente concludere che anche nelle parole del patriarca Giacobbe era prefigurato qualcosa di gran lunga diverso da ciò che la saggezza carnale avrebbe potuto supporre. Vi era infatti raffigurato che alla venuta del Salvatore sarebbero stati ultimi quelli che erano i primi e sarebbero stati primi quelli che erano gli ultimi.
10 non custodirono
l’alleanza di Dio e non vollero
camminare nella sua legge.
11 E si dimenticarono dei suoi
benefici e delle meraviglie che mostrò loro,
12 quali meraviglie fece davanti
ai loro padri nella terra
d’Egitto, nella pianura di Tanis.
“Ma cosa vuol dire quando prosegue dicendo: I prodigi che ha compiuti al cospetto dei padri loro? Di quali padri, quando essi stessi sono i padri, ai quali non vuole che i posteri somiglino? Se intenderemo coloro dai quali questi sono nati, cioè Abramo, Isacco, e Giacobbe, essi già da tempo s'erano addormentati nella pace quando Dio mostrò le sue meraviglie in Egitto. Continua infatti: Nella terra di Egitto, nel campo di Tanis. Lì dice che Dio ha mostrato loro le sue meraviglie al cospetto dei loro padri… Intenderemo come padri Mosè, Aronne e gli altri anziani che, come ricorda la stessa Scrittura, ricevettero anch'essi lo spirito che aveva ricevuto Mosè per reggere e guidare il popolo? Perché non dovrebbero, costoro, essere chiamati padri? Non nel senso in cui è padre - unico padre - Dio, il quale rigenera con il suo Spirito coloro che fa diventare suoi figli per l'eredità eterna; ma padri come titolo onorifico, per la loro età e per lo zelo della loro religiosità.
13 Squarciò il mare e li fece
passare, fermò le acque come in un otre.
14 e li guidò con la nube di giorno e tutta la notte
con l’illuminazione del fuoco.
15 Squarciò la roccia nel deserto
e li fece bere come dal grande abisso.
16 Fece uscire acqua dalla roccia
e fece scendere come fiumi le acque.
Colui che ha diviso il mare e li ha tragittati e ha, per così dire, raccolto le acque in otri, affinché il mare stesse fermo come se fosse rinchiuso, può per mezzo della sua grazia bloccare il flusso delle concupiscenze carnali che tende ognora al basso. Ciò avviene quando si rinunzia a questo secolo e il popolo dei fedeli, distrutti tutti i suoi peccati come fossero nemici, viene tragittato dall'altra sponda attraverso il sacramento del battesimo. Colui che li ha guidati con la nube di giorno e per tutta la notte con la luce del fuoco, può anche dirigere spiritualmente il cammino degli uomini, se a lui la fede grida: Dirigi il mio cammino secondo la tua parola … Colui che ha spezzato nel deserto la pietra e li ha inondati come in un gorgo profondissimo e ha tratto l'acqua dalla pietra e ha fatto scaturire acqua a fiumi può certamente infondere sulla fede sitibonda dell'uomo il dono dello Spirito Santo (poiché questo significava spiritualmente tale vicenda), prendendolo dalla pietra spirituale che ci accompagna e che è Cristo.
17 Eppure continuarono ancora a
peccare e provocarono all’ira
l’Altissimo nella terra arida.
“E tuttavia essi, come una generazione perversa e provocatrice, hanno continuato ancora a peccare contro di lui , cioè a non credere. Infatti questo è il peccato che lo Spirito rimprovera al mondo, come dice il Signore: riguardo al peccato, in quanto non hanno creduto in me . E hanno irritato l'Altissimo nella siccità. Quanto recano altri codici, cioè nell'arido, è una traduzione più esatta del greco e non significa altro se non " siccità ". Ma si riferisce alla siccità del deserto o non piuttosto alla loro? Infatti, anche dopo aver bevuto dalla pietra, avevano arido non il ventre ma lo spirito, né si vedevano verdeggiare in essi i germogli fecondi della giustizia. In questa siccità dovevano supplicare Dio con fede ancora più intensa, onde colui che aveva donato la sazietà al loro palato, donasse anche la giustizia ai loro costumi.
18 E tentarono Dio nei loro cuori,
chiedendo cibo per le loro vite.
E hanno tentato Dio nei loro cuori, chiedendo cibo per le loro anime. Una cosa è chiedere credendo, un'altra chiedere tentando. Continua infatti: E hanno sparlato di Dio e hanno detto: Forse potrà Dio imbandire una mensa nel deserto? Dato che ha percosso la pietra e le acque ne sono scaturite e i torrenti sono straripati, forse potrà dare anche il pane o imbandire la mensa per il suo popolo? Chiedevano dunque cibo per le loro anime senza aver fede. Non così l'apostolo Giacomo ordina di chiedere il cibo dello spirito; ma egli insegna a chiederlo credendo, non tentando e schernendo Dio. Dice: Se qualcuno di voi manca di sapienza, la chieda a Dio che dà a tutti con abbondanza e non rinfaccia; e gli sarà data. Ma chieda nella fede senza esitare . Questa fede non aveva la generazione che non aveva indirizzato al bene il suo cuore e il cui spirito non era stato fedele a Dio.
19 Sparlarono di Dio e dissero:
Potrà forse Dio preparare una mensa nel deserto?
20 Poiché ha percosso la roccia
e sono scaturite le acque
e sono straripati torrenti,
potrà forse dare anche del pane
o preparare una mensa al suo popolo?
21 Udì dunque il Signore e differì e un fuoco
si accese contro Giacobbe, e
l’ira si levò contro Israele
Per questo motivo il Signore ascoltò e differì; e il fuoco si accese contro Giacobbe e l'ira si levò contro Israele. Spiega che cosa abbia chiamato " fuoco": egli chiama fuoco l'ira di Dio, sebbene molti fossero stati uccisi dal fuoco in senso proprio. Che significano dunque le parole: Ascoltò il Signore e differì? Forse che differì il loro ingresso nella terra promessa dove erano condotti, cosa che poteva compiersi in pochi giorni mentre a causa dei loro peccati essi furono costretti a languire nel deserto, dove soffrirono per quaranta anni? Se fosse così, egli differì l'ingresso di tutto il popolo, non quello di coloro che tentandolo sparlavano di Dio. Infatti tutti perirono nel deserto e soltanto i loro figli entrarono nella terra della promessa. Oppure differì la condanna, dando al popolo il tempo di saziare prima anche la cupidigia e l'infedeltà, affinché non lo si credesse adirato perché gli avevano chiesto, sia pure tentandolo e denigrandolo, una cosa che egli non era capace di fare? Orbene, ascoltò e differì la vendetta; e dopo aver fatto ciò che essi credevano non potesse fare, allora l'ira si levò contro Israele.
22 perché non credettero in Dio
e non sperarono nella sua salvezza.
23 E comandò alle nubi dall’alto e aprì le porte del cielo
24 e fece piovere su di loro manna in cibo
e diede loro il pane del cielo.
25 L’uomo mangiò il pane degli angeli,
mandò loro cibi in abbondanza.
26 Dal cielo ha trasportato lo
scirocco e con la sua potenza fece venire il libeccio
27 e fece piovere su di loro come polvere carni
e come sabbia del mare uccelli alati.
28 E caddero in mezzo al loro accampamento
intorno alle loro tende.
29 e mangiarono e furono ben sazi e fece
venire per loro ciò che bramavano.
30 Non furono privati della loro brama.
Mentre il loro cibo era ancora nella loro bocca.
31 ecco l’ira di Dio si levò contro di
essi e uccise i pingui di loro,
e incatenò gli eletti di Israele.
Dopo aver detto perché il fuoco si accese contro Giacobbe e l'ira si levò contro Israele, cioè, perché non credettero in Dio né sperarono nel suo soccorso, subito aggiunge quanto siano stati ingrati di fronte a così evidenti benefici. Dice: E comandò alle nubi lassù e aperse le porte del cielo. E fece piovere per loro la manna da mangiare e diede loro il pane del cielo: l'uomo mangiò il pane degli angeli. Mandò loro cibo in abbondanza. Fece levare l'austro dal cielo e diresse con la sua potenza l'africo. E fece piovere su di loro la carne come polvere, e come sabbia del mare uccelli pennuti. E caddero in mezzo al loro accampamento, attorno alle loro tende. E mangiarono e si saziarono anche troppo. Egli soddisfece il loro desiderio e non li privò di quello che desideravano. Ecco perché aveva differito. Ma ascoltiamo che cosa aveva differito: Ancora c'era cibo nella loro bocca e l'ira di Dio si levò su di essi. Ecco che cosa aveva differito. Dapprima infatti egli aveva differito; ma poi il fuoco si accese contro Giacobbe e l'ira si levò contro Israele. Aveva dunque differito, per fare prima ciò che essi credevano non potesse fare e poi infliggere loro ciò che essi dovevano soffrire. Se avessero infatti riposto in Dio la loro speranza, sarebbero stati soddisfatti non soltanto nei loro desideri carnali ma anche in quelli dello spirito. Perché colui che comandò alle nubi lassù e aprì le porte del cielo e fece piovere per loro la manna da mangiare e diede loro il pane del cielo, affinché mangiasse l'uomo il pane degli angeli; colui che mandò loro cibo in abbondanza, per saziare gli increduli, non è certo incapace di dare ai credenti nella sua stessa realtà il vero pane del cielo, che la manna raffigurava. Questo pane è veramente il cibo degli angeli, i quali, essendo incorruttibili, sono in modo incorruttibile nutriti dal Verbo di Dio; e perché anche l'uomo ne mangiasse, il Verbo si è fatto carne e ha abitato tra noi…Quanto agli increduli, generazione perversa e provocatrice, mentre il cibo era ancora nella loro bocca, l'ira di Dio si levò contro di essi e ne uccise in molti di loro, cioè " molti di loro " oppure, come alcuni codici recano, i grassi tra loro (lezione che non siamo riusciti a trovare nei codici greci che noi possediamo). Ma se questa è la versione più vera, che cosa altro si deve vedere nei grassi tra loro, se non coloro che emergono per la superbia e dei quali è detto: Uscirà come dal grasso la loro iniquità . Egli mise in ceppi gli eletti d'Israele. C'erano fra loro anche degli eletti, alla fede dei quali non si era adeguata la generazione perversa e provocatrice. Essi furono impediti di aiutare in qualsiasi maniera coloro che essi con paterno affetto avrebbero desiderato aiutare. Che aiuto infatti può arrecare la compassione dell'uomo a coloro con i quali Dio è adirato? O non vorrà, piuttosto, il salmo farci capire che, insieme con i cattivi, anche gli eletti furono (per così dire) messi in ceppi, sicché quegli stessi che si distinguevano dagli altri per la bontà dei propositi e della condotta sopportassero le stesse loro sofferenze, a esempio non soltanto di giustizia ma anche di pazienza? Difatti, che i santi siano stati fatti prigionieri con i peccatori (e ciò, forse, proprio per questa causa) ci risulta in quanto nei codici greci non troviamo li mise in ceppi, ma li unì ai ceppi [ov'erano gli altri].
31 ecco l’ira di Dio si levò contro di
essi e uccise i pingui di loro,
e incatenò gli eletti di Israele.
33 e si dileguarono nella vanità
i loro giorni e i loro anni in fretta.
“Ma i membri della generazione perversa e provocatrice, in mezzo a tutte queste vicende, peccarono ancora e non credettero ai prodigi di lui. E vennero meno nella vanità i loro giorni; mentre, se avessero creduto, avrebbero potuto possedere nella verità i giorni che non han fine, presso colui al quale è detto: I tuoi anni non verranno meno . Invece vennero meno nella vanità i loro giorni, e i loro anni con rapidità. Corre rapida infatti tutta la vita dei mortali e, anche quando sembra essere molto lunga, è come un fumo che stenta a svanire”.
34 Quando li uccideva, lo cercavano e ritornavano
e all’alba venivano a Dio.
35 e si ricordarono che Dio è il loro aiuto
e Dio l’Altissimo il loro redentore
Tuttavia, mentre li uccideva, essi lo cercavano: non per la vita eterna ma temendo che il loro fumo finisse troppo presto. Lo cercavano dunque, non coloro che egli aveva uccisi, ma coloro che temevano d'essere uccisi sull'esempio dei primi. Ma la Scrittura parla di costoro come se a cercare Dio fossero quelli che venivano uccisi. Ciò perché si tratta di un unico popolo, che pertanto viene presentato come un corpo solo. E si volgevano indietro e sul far del giorno venivano a Dio. E si ricordarono che Dio è il loro soccorso e che Dio eccelso è il loro Redentore. Tutto questo essi facevano per poter acquistare beni temporali ed evitare sciagure terrene. Ma cercando Dio in vista di tali benefici, non cercavano, evidentemente, Dio ma i suoi benefici, come anche adesso quando si rende culto a Dio con timore servile, non con amore filiale. Con un tal culto non si adora Dio; difatti si adora quello che si ama e, poiché Dio è più grande e più buono di ogni cosa, egli deve essere amato più di ogni altra cosa, perché sia adorato.
36 e lo amarono con la loro bocca
e con la lingua gli mentirono.
37 Infatti il loro cuore non era retto con lui
e non rimasero fedeli alla sua alleanza.
Lo amarono, dice, nella loro bocca, e nella loro lingua a lui mentirono. Il loro cuore non era retto con lui né si mantennero fedeli al suo testamento… Tale era dunque la generazione perversa e provocatrice che, anche quando sembrava cercare Dio, lo amava con la bocca e gli mentiva con la lingua. Nel cuore non era retta con Dio, dato che lo amava solo per il conseguimento di quelle cose per le quali ricorreva all'aiuto di Dio…Una cosa nella loro lingua e un'altra nel loro cuore trovava colui al quale sono, scoperti i segreti degli uomini, e che senza alcun ostacolo vedeva che cosa essi preferivano.
38 Ma egli è compassionevole
e sarà benevolo verso i
loro peccati e non li distruggerà,
più e più volte distoglierà la sua ira e non farà
divampare tutta la sua ira.
39 E si ricordò che sono carne,
un soffio che va e non ritorna.
Ma egli è misericordioso e userà misericordia verso i loro peccati e non li disperderà. E spesso distoglierà la sua ira, e tutta la sua ira non accenderà. Si è ricordato che sono carne: un soffio che va e non ritorna. In forza di queste parole molti si ripromettono dalla divina misericordia l'impunità per la loro colpevolezza, anche continuando ad essere nella colpa, come si narra abbia fatto quella generazione perversa e provocatrice che non indirizzò al bene il suo cuore e il cui spirito non fu fedele Dio. Non è un esempio che convenga certo seguire. Se infatti, tanto per usare le loro parole, Dio, forse, non manderà in perdizione i malvagi, senza alcun dubbio egli non farà perire i buoni. Perché dunque non scegliere la condizione sulla cui sorte non c'è dubbio? Infatti, coloro che mentono a lui nella loro lingua, mentre opposti pensieri covano in fondo al cuore, ovviamente credono e desiderano che anche Dio sia bugiardo quando minaccia la pena eterna ai peccatori. Ma, come essi mentendo non lo ingannano, così egli dicendo il vero non inganna. Non fa bene quindi, la generazione perversa, a falsare le parole dei testi sacri per ripromettersi l'impunità, trattando la Scrittura come tratta il proprio cuore; poiché, anche quando questo è divenuto perverso, le parole di Dio rimangono giuste.
40 Quante volte lo provocarono
nel deserto, lo fecero adirare nella terra arida!
41 E tornarono e tentarono Dio
ed esasperarono il santo di Israele.
42 Non si ricordarono della sua
mano, del giorno in cui li riscattò
dalla mano dell’oppressore.
43 Come pose in Egitto
i suoi segni e i suoi prodigi, nella pianura di Tanis;
44 e cambiò in sangue i
loro fiumi e le loro piogge, perché non bevessero.
45 Mandò contro di loro la
mosca canina e li divorò, e la rana e li rovinò.
46 E diede alla ruggine i loro frutti
e le loro fatiche alla locusta.
47 Fece morire con la grandine
la loro vigna e i loro sicomori col gelo.
48 Consegnò alla grandine il loro
bestiame e i loro beni al fuoco.
49 Mandò contro di loro l’ira del
suo sdegno, sdegno, e ira e
tribolazione, inviati mediante angeli malvagi.
50 Aprì una via di cammino alla
sua ira, non risparmiò dalla morte delle loro anime
e rinchiuse nella morte il loro bestiame.
51 E percosse ogni primogenito
nella terra d’Egitto,
le primizie delle loro fatiche nelle tende di Cam.
Orbene questi perversi e provocatori quante volte lo irritarono nel deserto e lo spinsero all'ira nella solitudine! Si voltarono indietro e tentarono Dio, e disgustarono il Santo d'Israele. Parla ancora della loro infedeltà di cui già prima ha parlato; ma la ripetizione è giustificata, perché dà modo di ricordare anche le piaghe che Dio inflisse agli egiziani a causa del popolo eletto, il quale avrebbe dovuto ricordare ogni cosa e non mostrarsi ingrato. Che cosa segue infatti? Non si ricordarono della sua mano, del giorno nel quale li riscattò dalla mano del persecutore. E comincia a raccontare che cosa fece agli egiziani: Manifestò in Egitto i suoi prodigi, e i suoi miracoli nel campo di Tanis. E convertì in sangue i loro fiumi e le loro piogge, affinché non bevessero, o piuttosto, invece di " piogge ", le fonti delle acque, come meglio intendono alcuni il greco “ombremata” che in latino chiamiamo sorgenti sotterranee o acque che ribollono dal profondo. Infatti, gli egiziani scavarono e trovarono sangue al posto delle acque. Mandò contro di loro il tafano che li morsicò; e la rana che li infestò. Abbandonò alla ruggine il loro raccolto e le loro fatiche alla cavalletta. Sterminò con grandine le loro vigne e i loro sicomori con la brina. Abbandonò alla grandine i loro giumenti, al fuoco gli oggetti che possedevano. Scatenò contro di loro l'ira della sua indignazione: lo sdegno, la collera, la tribolazione, l'invio di angeli cattivi. Aperse la via al progredire della sua ira, e non risparmiò la morte ai loro esseri viventi, e i loro animali uccise di morte. Colpì tutti i primogeniti in terra d'Egitto, le primizie della loro fatica nei padiglioni di Cam.
Tutte queste sciagure che colpirono gli egiziani possono essere spiegate con interpretazione allegorica, a seconda di come ciascuno vorrà intenderle e del rapporto che vorrà stabilire fra loro le cose cui sono da riferirsi. Anche noi tenteremo di far questo; tanto meglio lo faremo, quanto più saremo aiutati da Dio. A questa interpretazione ci obbligano, infatti, le parole del salmo ove si dice: Aprirò in parabole la mia bocca; enunzierò delle proposte dall'inizio . Per questa ragione qui sono riportate anche alcune cose che assolutamente non leggiamo essere accadute agli egiziani, per quanto tutte le loro piaghe siano state elencate con gran cura e nel loro ordine nel libro dell'Esodo. Per cui, siccome ciò che nell'Esodo è stato omesso siamo certi che nel salmo non è stato detto invano, non potremo accettare degli eventi altra interpretazione che non sia quella allegorica. Ciò vale per tutte le cose che ci consta essere accadute: di esse dobbiamo convincerci che si sono compiute e sono state scritte proprio perché ne ricavassimo un ulteriore significato. In molti passi di contenuto profetico così si comporta la Scrittura. Dice cose che non si trovano nella vicenda cui sembra alludere; anzi si riscontra che quella vicenda è accaduta in maniera del tutto diversa. Da ciò si deve arguire che oggetto delle sue parole non è ciò che a prima vista sembrerebbe ma piuttosto ciò su cui maggiormente vuol richiamare la nostra attenzione. Così, ad esempio, nelle parole: Dominerà dal mare fino al mare, e dal fiume fino ai confini della terra . Sappiamo che questo non è affatto accaduto per il regno di quel Salomone di cui si potrebbe credere che questo salmo parli, mentre in realtà parla di Cristo Signore. Ebbene, nel racconto delle piaghe d'Egitto che si legge nel libro chiamato Esodo, pur essendosi la Scrittura preoccupata di elencare a puntino e secondo il loro ordine tutte le sciagure dalle quali quel popolo fu colpito, non si trova ciò che si legge in questo salmo: Abbandonò alla ruggine il loro raccolto. E nemmeno le parole: Abbandonò alla grandine i loro giumenti, a cui aggiunge: al fuoco, le cose che possedevano . Nell'Esodo si legge dei giumenti uccisi dalla grandine, ma non si legge affatto che i loro averi furono bruciati dal fuoco. Anche se fragore e fuoco si accompagnano alla grandine, in quanto con essa vengono di solito tuoni e lampi, tuttavia non sta scritto che qualcosa fu abbandonato al fuoco perché bruciasse. Infine, riguardo alle cose tenere che la grandine non aveva potuto rovinare, si dice che non furono battute, cioè ferite con colpi violenti; esse furono divorate in seguito dalle locuste . Ancora, quanto qui è detto: Sterminò i loro sicomori con la brina, non lo troviamo nell'Esodo; molto diversa dalla grandine è infatti la brina.
52 E portò via come pecore il suo popolo e
li guidò come un gregge nel deserto,
53 e li condusse fuori nella speranza e
non ebbero timore e i loro nemici li ricoprì il mare.
Dopo aver menzionato le piaghe degli egiziani, il salmo continua e dice: Portò via, come pecore, il suo popolo e li condusse come gregge nel deserto. E li condusse fuori nella speranza, e non ebbero timore, e i loro nemici coperse il mare. È questo un fatto del quale possiamo dire che è tanto più notevole quanto più si compie nell'intimo: là dove, liberati dal potere delle tenebre, siamo trasportati con lo spirito nel regno di Dio e, adeguandoci ai pascoli spirituali, diventiamo pecore di Dio. Camminiamo, allora, in questo secolo come fossimo nel deserto, perché nessuno vede la nostra fede, proprio come dice l'Apostolo: La vostra vita è nascosta con Cristo in Dio . Ma ne siamo tratti fuori nella speranza, perché è nella speranza che siamo salvati, e non dobbiamo aver timore. Infatti, se Dio è con noi, chi è contro di noi? E il mare ha coperto i nostri nemici: li ha sterminati nel battesimo con la remissione dei peccati.
54 Li introdusse sul monte della sua santificazione,
il monte che la sua destra si acquistò e scacciò davanti
a loro le genti, e in sorte divise la terra per loro
secondo la misura della partizione.
Li condusse sul monte della sua santificazione. Ma quanto è meglio essere stati condotti nella santa Chiesa! Il monte che la sua destra aveva conquistato. Quanto è più sublime la Chiesa che Cristo ha conquistata! quel Cristo del quale è detto: E il braccio del Signore a chi è stato rivelato? E scacciò di fronte a loro le genti, come fa oggi di fronte ai suoi fedeli; infatti in un certo senso possono chiamarsi " genti " anche gli spiriti maligni che causano gli errori del paganesimo. E in sorte distribuì loro la terra secondo la misura della ripartizione. Intendi: in noi ogni cosa compie l'unico e medesimo Spirito dividendo i propri doni a ciascuno come egli vuole.
55 e fece abitare nelle loro tende le tribù di Israele.
56 Eppure tentarono ed
irritarono Dio, l’Altissimo e non custodirono le sue testimonianze.
E fece abitare nelle loro tende le tribù d'Israele. Nelle tende, dice, delle genti ha fatto abitare le tribù d'Israele. Credo che queste parole vadano interpretate spiritualmente: nel senso che noi, per mezzo della grazia di Cristo, siamo sollevati alla gloria celeste, donde gli angeli peccatori sono stati scacciati e rigettati. Infatti i membri di quella generazione perversa e provocatrice, che, pur di avere questi benefici temporali, non deponevano l'abito della vecchiaia, tentarono e disgustarono ancora Dio eccelso, e non osservarono le sue testimonianze; e si allontanarono da lui, e non rispettarono il patto, come i padri loro. Avevano accettato le clausole del patto con le parole: Tutte le cose che ha detto il Signore Dio nostro, noi faremo e ascolteremo . C'è da notare che dice: Come i padri loro. Sembrerebbe che tutto il testo del salmo stesse parlando sempre degli stessi uomini; qui tuttavia sembra rivolgersi a coloro che già erano nella terra della promessa, mentre sono detti " loro padri " quelli che nel deserto provocarono il Signore.
57 E si volsero indietro e non osservarono il patto,
come i loro padri si voltarono in arco distorto.
Si sono tramutati in arco difettoso, oppure, come recano altri codici: in arco che fallisce [il bersaglio]. Che cosa questo significhi appare chiaro nelle parole che seguono, là dove dice: E lo provocarono all'ira dalle loro alture. Cioè caddero nell'idolatria. E arco che fallisce il bersaglio è schierarsi non per il nome del Signore, ma contro il nome del Signore: il quale a quel popolo aveva detto: Non ci saranno per te altri dèi all'infuori di me . Per arco, infatti, ben si intende l'intenzione dell'animo. Esprimendo infine più chiaramente questo concetto, dice: Con i loro idoli ne eccitarono la gelosia.
58 E lo spinsero all’ira con i loro alti luoghi
e con le loro statue lo provocarono alla gelosia.
59 Dio udì e mostrò disprezzo
e ridusse proprio a nulla Israele.
60 E rigettò la tenda di Silo,
il suo tabernacolo dove dimorò tra gli uomini.
Dio udì e li rigettò. Cioè vide e si prese la vendetta. E annientò totalmente Israele. Quando Dio prese a rigettarli, che cosa poteva rimanere di coloro che, quel che erano, lo erano per l'aiuto di Dio? Ma qui senza dubbio allude a quella vicenda nella quale furono sconfitti dai filistei, al tempo del sacerdote Eli, quando fu catturata l'arca del Signore ed essi furono sterminati in una grande strage . Questo vuol dire con le parole: Ripudiò la tenda di Silo, la sua tenda ove abitava tra gli uomini. Elegantemente spiega perché abbia abbandonato la sua tenda, quando dice: Dove abitava tra gli uomini. Dato che essi non erano più degni che egli abitasse tra loro, perché non abbandonare la tenda, che certamente aveva stabilito non per sé ma per loro, che ormai giudicava indegni di ospitarlo?
61 E consegnò alla prigionia
la loro forza e la loro bellezza nelle mani del nemico.
E abbandonò alla prigionia la loro potenza, e la loro bellezza nelle mani del nemico. Chiama " loro potenza " e " loro bellezza " l'arca stessa per la quale essi si credevano invincibili e della quale tanto erano orgogliosi. Infatti, anche più tardi, quando essi vivevano nel male e menavano vanto per il tempio del Signore, li spaventa per bocca del profeta, dicendo: Guardate che cosa ho fatto a Silo, dove c'era la mia tenda.
62 E rinchiuse nella spada il suo popolo
e disprezzò la sua eredità.
63 Il fuoco divorò i loro giovani e le loro vergini
non fecero lutto.
E finì con la spada il suo popolo e disprezzò la sua eredità. I loro giovani divorò il fuoco, cioè, furono divorati dall'ira [divina]. E le loro vergini non si lamentarono: perché non c'era tempo neppure per lamentarsi, nel terrore del nemico.
64 I loro sacerdoti caddero di spada e le loro vedove
non faranno lamento.
I loro sacerdoti caddero sotto la spada e le loro vedove non erano compiante. Caddero infatti sotto la spada i figli di Eli; e la sposa di uno di costoro, la quale poco dopo doveva morire nel dare alla luce un figlio, a causa del turbamento generale non poté essere compianta né ricevere gli onori del funerale.
65 Il Signore si destò come
chi dorme, come un forte inebriato di vino.
E il Signore si svegliò come dal sonno. Sembra infatti dormire quando consegna il suo popolo in mano a coloro che esso odia, e dai quali si sentono ripetere: Dov'è il tuo Dio? Si svegliò, in seguito, come dal sonno, come un forte inebriato dal vino. Nessuno oserebbe dire questo di Dio, se non il suo Spirito. Ha detto infatti - come è opinione degli empi che lo insultano - che Dio dorme a lungo come un ubriaco, in quanto egli talvolta non interviene così presto come gli uomini crederebbero opportuno.
66 E percosse i suoi nemici
alle spalle, diede loro obbrobrio eterno.
E colpì i suoi nemici alle spalle, cioè coloro che certamente si rallegravano perché erano riusciti a catturare la sua arca. Essi furono colpiti nel di dietro . Questo mi sembra essere il simbolo della pena che subirà ogni uomo che abbia volto lo sguardo alle cose che ha alle sue spalle: cose che, a detta dell'Apostolo, debbono tutte considerarsi come letame . Coloro infatti che accolgono il testamento di Dio senza spogliarsi dell'antica vanità sono simili a quei popoli nemici i quali, catturata l'arca del testamento, la collocarono presso i loro idoli. Quel vecchiume, anche se gli uomini non vogliono, certamente cadrà perché ogni carne è erba, e la gloria dell'uomo è come il fiore dell'erba. L'erba inaridisce, e il fiore avvizzisce; ma l'arca del Signore resta in eterno : e quest'arca è il mistero del testamento del regno del cieli, dove è l'eterno Verbo di Dio. Coloro pertanto che hanno amato quanto sta loro alle spalle, da ciò stesso giustamente saranno tormentati: perché diede loro eterna vergogna.
67 E rigettò la tenda di Giuseppe
e non scelse la tribù di Efraim.
68 E scelse la tribù di Giuda, il monte Sion che amò.
E abbandonò la tenda di Giuseppe, e non scelse la tribù di Efraim; scelse invece la tribù di Giuda. Non dice: " Abbandonò la tenda di Ruben ", che era il primogenito di Giacobbe, né che abbandonò coloro che vengono dopo e che per nascita precedono Giuda, per così scegliere la tribù di Giuda scartando ed escludendo costoro dall'elezione. Si poteva infatti dire che essi erano stati respinti giustamente, perché anche nella benedizione che Giacobbe impartì ai suoi figli, si ricordano i loro peccati e li si condanna severamente , nonostante che fra costoro rientri la tribù sacerdotale di Levi, alla quale appartenne Mosè . Neppure dice: " Abbandonò la tenda di Beniamino ", ovvero " Non scelse la tribù di Beniamino ", dalla quale avevano cominciato ad essere scelti i re. Da essi, infatti, fu prescelto Saul , e per la stessa vicinanza di tempo fra quando Saul fu scacciato e condannato e David eletto , ciò si sarebbe potuto dire molto convenientemente. Eppure niente. Nomina piuttosto coloro che sembravano eccellere per i loro meriti insigni. Giuseppe infatti nutrì in Egitto il padre e i fratelli e, sebbene fosse stato empiamente venduto, tuttavia si immortalò, a buon diritto, per merito della sua pietà, della sua castità e della sua sapienza . Dal canto suo Efraim, nella benedizione del suo avo Giacobbe, fu anteposto al fratello maggiore . Tuttavia Dio abbandonò la tenda di Giuseppe e non scelse la tribù di Efraim. Ebbene, da tutti questi nomi, grandi e famosi, che cos'altro dovremo comprendere se non che quell'intero popolo, che nella sua cupidigia cercava dal Signore ricompense terrene, fu abbandonato e condannato, mentre invece fu scelta la tribù di Giuda, e questo non per i meriti di Giuda stesso? Di gran lunga maggiori erano, infatti, i meriti di Giuseppe; ma, dando la preferenza alla tribù di Giuda, da cui è disceso Cristo secondo la carne, la Scrittura - ove il Signore ha aperto la sua bocca in parabole - attesta che il nuovo popolo di Cristo è anteposto a quel popolo antico. Ne consegue che anche nelle altre parole: Il monte Sion che egli ha amato, meglio comprendiamo la Chiesa di Cristo, che non rende culto a Dio per i benefici carnali di questo tempo, ma contempla con gli occhi della fede e da lontano i premi futuri ed eterni. Sion infatti significa " contemplazione ".
69 Ed edificò come di unicorni il suo santuario,
sulla terra che ha fondato in eterno.
E ha elevato la sua santificazione come quella degli unicorni, oppure, come hanno scritto alcuni interpreti usando un neologismo, il suo santuario. Per " unicorni" intendiamo coloro la cui fiducia si eleva incrollabile verso quella sola cosa di cui dice un altro salmo: Una cosa ho chiesto al Signore; e questa ricercherò . Nel " santuario " di Dio ci piace scorgere coloro che l'apostolo Pietro chiama la stirpe santa e il regale sacerdozio. Ma chi fra i fedeli dubiterà che la Chiesa, mentre alcuni se ne vanno ed altri vengono ed essa stessa ha una fase transitoria in questa vita mortale, è tuttavia fondata per durare in eterno?
70 E scelse Davide, il suo servo, e
e lo prese dai greggi di pecore, dal
seguito delle pecore gravide lo prese,
71 per pascere il suo servo
Giacobbe e la sua eredità Israele.
Elesse David suo servo. Scelse, dunque, la tribù di Giuda in vista di David, e David in ordine a Cristo. Ne consegue che la tribù di Giuda fu scelta in vista del Cristo, al cui passaggio gridavano i ciechi: Abbi pietà di noi, figlio di David; e subito, per la sua misericordia, ricevevano la luce , poiché era vero ciò che avevano gridato. Di questa realtà l'Apostolo parla, non di passaggio ma con insistenza, quando scrive a Timoteo: Ricordati che Gesù Cristo, risorto dai morti, è della stirpe di David, secondo il mio Vangelo, per il quale soffro sino ad essere stretto in catene come un malfattore; ma la parola di Dio non è incatenata . Perciò il Salvatore stesso, nato secondo la carne dalla stirpe di David, è in questo passo raffigurato nella persona di David, dato che il Signore apre qui in parabole la sua bocca. Né ci stupisca il fatto che dopo aver detto: Elesse David, nome con il quale intende rappresentare Cristo, abbia aggiunto: Suo servo, e non " suo figlio ". Da questo, anzi, riconosciamo che dalla discendenza di David è stata assunta da Cristo non la sostanza dell'Unigenito, coeterna con il Padre, ma la natura del servo. E lo tolse dai greggi delle pecore; dal seguito delle partorienti egli lo prese, per pascolare Giacobbe suo servo e Israele sua eredità. È un fatto storico che quel David, alla cui discendenza appartiene la carne di Cristo, fu trasferito dall'ufficio di pascere le pecore a quello di governare gli uomini. Per quanto riguarda invece il nostro David, cioè Gesù stesso, egli fu trasferito dagli uomini ad altri uomini, dai giudei ai gentili. Tuttavia, rimanendo nei termini della parabola, anch'egli fu tolto e trasportato da pecore ad altre pecore.
72 E li pascolò nell’innocenza del suo cuore
e li guidò con l’intelligenza delle
sue mani.
E li nutrì, dice, nell'innocenza del suo cuore. Chi è più innocente di colui che non conosceva alcun peccato? che non solo non fu vinto dal peccato ma che, in sé, non aveva neppure peccati da vincere? E nell'intelletto delle sue mani li guidò, oppure, come recano alcuni codici, negli intelletti delle sue mani. Qualcuno osserverà che sarebbe stato più logico dire: " Nell'innocenza delle mani " e " Nell'intelletto del cuore "; ma colui che sapeva parlare meglio di chiunque altro, ha qui preferito unire l'innocenza al cuore e l'intelligenza alle mani. Ha fatto così, suppongo, perché molti si ritengono innocenti quando non fanno il male per timore di doverlo scontare se lo fanno, mentre invece vorrebbero farlo se potessero farlo impunemente. Costoro possono sembrare gente che possegga l'innocenza delle mani, ma non possiede certo l'innocenza del cuore. Che cosa poi è questa innocenza, che sorta d'innocenza è mai, se non è innocenza del cuore, dove l'uomo è fatto ad immagine di Dio?
Dai Padri
Girolamo: visione di insieme.
Intellectus Asaph ( dell’intelligenza di Asaf ). Il titolo stesso ci invita a scrutare, a leggere tra le righe. Asaf fu uno dei maestri del coro come pure lo furono i figli di Core, Idithun e tanti altri. Ora, fra tutti questi maestri del coro questi è l’unico profeta. Siccome il racconto è facile da capire e la storia narrata nel salmo è nota, noi siamo necessariamente obbligati a comprendere con intelligenza tutto quel che è scritto in questo salmo. È scritto: nella terra d’Egitto, nella pianura di Tanis, spaccò il mare … E li guidò con la nube di giorno e tutta la notte con l’illuminazione del fuoco… Così la storia; ma se noi comprendiamo questo salmo secondo la lettera è senza ragione che il titolo reca intellectus Asaph (dell’intelligenza), profezia di Asaf. Se noi facciamo attenzione, come ci invita il titolo siamo necessariamente obbligati a trovare un senso letterale ed un senso spirituale. Attendi popolo mio, alla mia legge; piegate l’orecchio alle parole della mia bocca: aprirò la mia bocca in parabole, pronuncerò cose misteriose dal principio. Vedete che l’epigrafe è giusta: intellectus Asaph. Poi la profezia propriamente detta comincia così: attendi alla mia legge, non alla legge di Mosè ma alla mia legge. Piegate l’orecchio alle parole della mia bocca, è ciò che dice il Vangelo: Chi ha orecchi per intendere intenda (Matteo 11,15). Aprirò la mia bocca in parabole: vi manifesterò ciò che è nascosto ai giudei. Ed egli non parlava alla folla se non in parabole, dice il Vangelo; ma in privato, ai suoi discepoli, spiegava le parabole (Marco 4,34). Aprirò la mia bocca in parabole; quel che io dico in pubblico davanti agli altri in parabole a voi lo manifesterò nell’intimità. Pronuncerò enigmi nascosti dal principio. Dunque tutto quel che sarà detto è enigma. Le parole non sono enigmatiche in sé ma dicono qualcosa di diverso: ecco l’enigma. Mi si obietterà: tu fai violenza alla Scrittura! Il titolo reca intellectus Asaph e tu me lo interpreti della persona del Cristo. Ebbene, se siamo cristiani, lo dobbiamo interpretare della persona del Cristo. Dobbiamo credere agli evangelisti. È scritto nel Vangelo: Gesù disse queste cose alle folle in parabole e non parlava ad esse se non in parabole, perché si adempisse ciò che era stato detto dal profeta: aprirò la mia bocca in parabole, pronuncerò i misteri nascosti dal principio (13,34). Vedi bene che l’evangelista Matteo lo intende della persona del Cristo. Ma il nostro Signore e Salvatore cosa dice? Scrutate le Scritture e vedrete ciò che vi è scritto di me. E non altro luogo: voi vi ingannate non conoscendo né le Scritture nè la potenza di Dio (Matteo 22,29). Vedete ciò che dice: voi vi ingannate! Perché non conoscete la Scrittura (Marco 12,24). È perché voi non conoscete le Scritture che non conoscete il Cristo, il quale è potenza di Dio e sapienza di Dio (1 Corinzi 1,24). Matteo ha detto: in Asaph propheta. Ma degli ignoranti hanno sostituito Asaph con Isaia. Non è Isaia che l’ha detto, è Asaf.
Eusebio: applica ciò a Gesù (Matteo 13,35) la profezia è di Asaf, non di Isaia. È il Cristo che si rivolge alla Chiesa. Questo salmo è il seguito logico del salmo 73 e seguenti.
Atanasio: il Cristo annuncia il suo Vangelo: tutto ciò che abbiamo udito di te dai profeti, lo vediamo in te.
Arnobio il Giovane: questo salmo è l’eco dei precedenti. Il salmista aveva detto: ricorderò le meraviglie di Dio e qui le narra. Aveva sottolineato che Dio salverà soltanto i poveri: cioè quelli che contano su lui solo; qui dice di seguito: perché pongano in Dio solo la loro speranza.
Ruperto: il salmo 77 invita alla speranza (versetto 7: perché pongano in Dio la loro speranza). Attenzione: tutto questo salmo è una parabola, come dice il salmista stesso; e sotto le parole del racconto è necessario afferrare il senso spirituale. Le parole di tutto questo salmo risuonano delle cose passate, ma esprimono i futuri misteri del Cristo. È necessario leggervi il Cristo e la Chiesa del Cristo.
3 Origene, Eusebio, Girolamo: parlano gli apostoli.
Cassiodoro l’abbiamo udito nell’Antico testamento e l’abbiamo conosciuto nel Nuovo testamento, quando tutto è stato compiuto dal Cristo.
4 Origene: non è stato nascosto dai loro figli: la seconda generazione che è il cristianesimo, ha ricevuto conoscenza del Vecchio testamento.
Teodoreto: testimonianza: il tabernacolo eretto nel deserto. Trasmettano la legge ai loro figli come una eredità.
Cassiodoro: ha fatto sorgere una testimonianza in Giacobbe. Dopo la lotta con l’angelo, Giacobbe zoppica (Genesi 32,24): ciò significa che in parte crederà, in parte sarà infedele ed errerà.
6 Eusebio: si rivolgono dunque alla seconda generazione, essendo stata la prima stolta e insipiente.
Atanasio: i figli che nasceranno: sono i discepoli del Cristo.
8 Arnobio il Giovane: Dio non condanna la stirpe, ma il cuore traviato.
9 Atanasio: Efraim sta qui per tutto il popolo d’Israele.
Girolamo: che tendono e scoccano l’arco: invece di tendersi contro i nemici si rivolgono contro Dio e bestemmiano il loro Creatore.
10 Atanasio: questo si applica ai giudei che rinnegano il Cristo e dimenticano i suoi benefici, proprio come fecero i loro padri nel deserto e più tardi.
13 Cirillo Alessandrino: anche a noi il Cristo ha fatto passare il mare, cioè la tempesta e le onde mosse della vita presente, per introdurci nella terra promessa.
15 Girolamo: come la roccia fu colpita dal bastone di Mosè, il Signore fu colpito dalla lancia per i nostri peccati. Il sangue e l’acqua che escono dal fianco del Signore raffigurano il battesimo e il martirio.
17 Cassiodoro: nella terra arida: non è tanto l’aridità del suolo quanto l’aridità della loro anima.
19 – 20 Origene: in ogni tempo Dio ci fa uscire dall’Egitto, dalla fornace ardente, con prodigi, con prove, col pane del cielo e l’acqua dalla roccia. Possa io vedere gli egiziani spirituali sommersi col faraone invisibile! La roccia è figura del Cristo perché non può né rompersi né spezzarsi. Come la roccia di Mosè, il Cristo ha riversato acque abbondanti ed essi hanno inondato il mondo intero dissetando tutti gli uomini. E la parola del Signore si adatta all’anima che la riceve: è latte per gli uni, olio per altri, e cibo solido per altri ancora. Quando cerchiamo altri cibi, disgustati del cibo spirituale, commettiamo lo stesso peccato degli ebrei. Allora Dio ci manda cibi carnali finché ci escano dal naso.
Efrem: parlarono contro Dio nella solitudine: è la riedizione del paradiso. Anche ciò che accadde nel paradiso fu una mormorazione contro Dio.
24 – 25 Origene: io sono il pane vivo disceso dal cielo (Giovanni 6,51). Attraversando il deserto, cioè nello stato della nostra vita presente, abbiamo per cibo la manna, nel senso che riceviamo gli insegnamenti della legge divina.
Teodoreto: pane degli angeli: servito dagli angeli, amministrato dagli angeli. Pane del cielo: venuto dall’alto.
Girolamo: la manna è la predicazione e l’eucarestia (Giovanni 6).
Arnobio il Giovane: il pane degli angeli è quello che dà la vita eterna. Gli angeli non hanno fame e sete che della giustizia di Dio. Dio è per tutti il necessario, lui, il solo che non ha bisogno di nessuno.
26 Cassiodoro: storicamente l’Austro e l’ Africo sono venti meridionali. Spiritualmente sono i doni delle grazie spirituali.
30 Cassiodoro: i fatti si susseguono così: Dio ha mandato la manna, per mostrare loro che sapeva preparare una mensa nel deserto. Subito dopo essi fabbricano il vitello d’oro e scende l’ira di Dio. Essa incatenò gli eletti di Israele: Aronne, impedendogli di arrivare alla Terrasanta perché aveva lasciato che facessero il vitello d’oro; ed anche Mosè, perché aveva dubitato. Potremo noi fare uscire l’acqua dalla roccia? (Numeri 20,10). E l’ira di Dio ne uccise un gran numero (Esodo 32).
33 Teodoreto: lasciarono la vita senza aver cessato di dedicarsi a pensieri vani.
34 Origene: Dio uccide uccidendo l’uomo vecchio, affinché lo si cerchi ed egli faccia rivivere.
36 Teodoreto: promettevano di amarlo, ma erano giuramenti falsi.
37 Arnobio il Giovane: non hanno creduto al patto fatto con Abramo e che si sarebbe compiuto con il Messia.
38 Origene: tutti i castighi divini comportavano un invito alla penitenza: così i cento anni prima del diluvio impiegati per costruire l’arca, affinché l’arca non fosse necessaria se essi avessero fatto penitenza; e così le piaghe d’Egitto, che avrebbero potuto ricondurre gli egiziani.
40 Teodoreto: questi versetti mostrano la magnanimità di Dio.
Girolamo: il deserto raffigura l’aridità del loro cuore.
41 Girolamo: il santo di Israele: Mosè, poi il Cristo.
42 Girolamo: il faraone è figura del diavolo.
49 Girolamo: angeli malvagi… Nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. (Matteo 25,41).
52 Teodoreto: come il pastore, cammina davanti al suo gregge.
53 Girolamo: il mare è figura del battesimo. Con il battesimo il Signore ristabilisce i suoi nella speranza ed annega il diavolo e le sue truppe.
55 Teodoreto: divise per loro la terra con la corda di spartizione: misurare la terra è ciò che fa il proprietario o il conquistatore.
56 – 57 Girolamo: anche al tempo del Cristo hanno ferito come un arco distorto la mano che li liberava.
59 Cassiodoro: castigo su tutto Israele; ma se Dio abbandona tutto il popolo alla schiavitù, custodisce l’integrità dell’anima di quelli che gli sono fedeli. Essi soffrono la tribolazione insieme ai colpevoli, ma non saranno che maggiormente incoronati. Prigionieri esteriormente, essi sono sovranamente liberi da nemico spirituale.
60 Origene: ha rigettato il tabernacolo posto in Silo.
61 Atanasio: la loro bellezza e la loro forza è l’arca.
65 Teodoreto: il sonno è la pazienza di Dio.
Girolamo: il Signore dorme per i cuori empi. Quando fanno penitenza è come se il Signore si svegliasse per loro.
68 Girolamo: non ha rigettato Giuseppe ed Efraim per sempre; ha scelto la tribù di Giuda per nascere da Maria.
Arnobio: ha scelto la tribù è il paese di Giuda per la sua nascita, il suo battesimo, la sua tentazione, i suoi miracoli, la sua passione, la sua morte, la sua sepoltura, la sua risurrezione e ascensione.
69 Eusebio: è la Gerusalemme di lassù.
Cassiodoro: il paragone con l’unicorno significa che la Chiesa è tesa unicamente a Dio.
70 Cassiodoro: Davide è qui il Cristo, perché questo salmo continua ad essere una parabola. Come Davide fu pastore prima d’essere re, così il nostro Salvatore re dei re.
72 Eusebio: li faceva pascolare nell’innocenza del suo cuore e nella purezza delle sue mani. Davide re condusse le sue pecore non con la sapienza umana né con la propria prudenza, ma nell’innocenza e nella semplicità del cuore rimettendo tutto a Dio.
Teodoreto: innocenza e prudenza sono le virtù che Gesù domanda ai suoi apostoli: siate semplici come le colombe e prudenti come i serpenti (Matteo 10,16).
Salmo 78
1 salmo di Asaf
O Dio , sono venute le genti nella tua eredità.
Hanno profanato il tuo tempio
santo, hanno ridotto Gerusalemme
a un capanno a guardia dei frutti.
2 Hanno posto i cadaveri
dei tuoi servi come cibo per gli uccelli del cielo,
le carni dei tuoi santi alle belve della terra.
3 Hanno versato il loro sangue come acqua
intorno a Gerusalemme e non c’era chi seppellisse.
4 Siamo diventati di obbrobrio per i nostri vicini,
beffa e derisione per quelli che sono attorno a noi.
5 Fino a quando Signore, sarai
adirato, per sempre? Si accenderà come fuoco la tua gelosia?
6 riversa la tua ira sulle genti che non ti hanno conosciuto
e sui regni che non hanno invocato il tuo nome.
7 Perché hanno divorato Giacobbe
e hanno reso deserto il suo luogo.
8 Non ricordare le nostre iniquità antiche,
presto ci prevengano le tue compassioni
perché siamo impoveriti all’estremo.
9 Aiutaci, o Dio Salvatore
nostro . per la gloria del tuo nome, liberaci Signore,
e sii benevolo verso i nostri peccati,
a motivo del tuo nome!
10 Che non dicano fra le genti: Dov’è il loro Dio?
E sia resa nota fra le nazioni davanti ai nostri occhi
la vendetta del sangue dei tuoi servi, che è stato versato.
11 Penetri fino a te il gemito degli incatenati, secondo
la grandezza del tuo braccio abbi in
possesso i figli dei condannati a morte.
12 E rendi ai nostri vicini sette volte nel loro seno
l’obbrobrio che ti hanno inflitto , Signore.
13 Ma noi, tuo popolo, e pecore del tuo pascolo,
ti confesseremo in eterno,
di generazione in generazione annunceremo la tua lode.
Da Sacy
1 salmo di Asaf
O Dio , sono venute le genti nella tua eredità.
Hanno profanato il tuo tempio
santo, hanno ridotto Gerusalemme
a un capanno a guardia dei frutti.
2 Hanno posto i cadaveri
dei tuoi servi come cibo per gli uccelli del cielo,
le carni dei tuoi santi alle belve della terra.
3 Hanno versato il loro sangue come acqua
intorno a Gerusalemme e non c’era chi seppellisse.
4 Siamo diventati di obbrobrio per i nostri vicini,
beffa e derisione per quelli che sono attorno a noi.
Il profeta ponendo questa preghiera sulle labbra del popolo di Dio gli fa dichiarare prima di tutto quanto dolore gli recasse l’ingiuria delle nazioni fatta al Dio di Israele, allorché vennero a scagliarsi addosso a una terra da lui scelta in mezzo a tutto l’universo per abitare in essa fra gli uomini e possederla come una eredità acquistata con tanti prodigi. Avevano esse profanato il santo tempio con molte abbominazioni e ridotto Gerusalemme, che a lui era piaciuto santificare con la sua presenza, in uno stato così spregevole che assomigliava a una capanna destinata ad accogliere quelli che custodivano i frutti degli alberi e della campagna . Egli espone l’indegno trattamento che le stesse nazioni avevano fatto ai suoi servi e ai suoi devoti. Questo sembra convenire alla persecuzione di Antioco e dei suoi successori nella quale una moltitudine di persone di ogni sesso e di ogni età risolvette di morire piuttosto che violare la legge di Dio. La scrittura dice che i corpi morti di quei servi di Dio erano esposti in preda agli uccelli del cielo e alle bestie della terra e che si versava il loro sangue come l’acqua.
4 Siamo diventati di obbrobrio per i nostri vicini,
beffa e derisione per quelli che sono attorno a noi.
5 Fino a quando Signore, sarai
adirato, per sempre? Si accenderà come fuoco la tua gelosia?
6 riversa la tua ira sulle genti che non ti hanno conosciuto
e sui regni che non hanno invocato il tuo nome.
7 Perché hanno divorato Giacobbe
e hanno reso deserto il suo luogo.
Quel popolo dapprima così onorato e temuto da tutti i popoli vicini a motivo della protezione onnipotente che riceveva dal Signore si fece tutto ad un tratto un oggetto di obbrobrio, di scherno e di derisione ai popoli stessi allorché lo stato in cui l’avevano ridotto i suoi nemici, sembrava far credere che dovesse essere eterna l’ira di Dio contro di esso e che la sua gelosia simile a un fuoco che tutto consuma dovesse sterminarlo interamente.
8 Non ricordare le nostre iniquità antiche,
presto ci prevengano le tue compassioni
perché siamo impoveriti all’estremo.
E’ questa una eccellente preghiera che i santi sono soliti fare a Dio. Non si considerano come innocenti ma quali peccatori. Anche se la loro coscienza non li rimproverasse di cosa alcuna non crederebbero perciò di essere giustificati, poiché sanno che lo stesso Dio col suo lume penetrante giudica l’intimo del loro cuore. D’altronde è degno di osservazione che il profeta chiede a Dio a nome del suo popolo che egli non si ricordi delle loro antiche iniquità. E per antiche iniquità essi intendevano non solo quelle che potevano aver commesso nella loro gioventù, ma altresì quelle dei loro padri e del primo di tutti i padri i cui funesti effetti passano successivamente nei loro figli. Quindi abbiamo noi bisogno che Dio ci prevenga con le sue divine misericordie, essendo noi stessi nella estrema povertà e miseria e non potendo meritare, finché siamo nel peccato, quei primi effetti della sua misericordia con la quale egli ci attrae a sè ed aiuta la nostra debolezza, affinché adempiamo i suoi divini precetti e scansiamo il rigore dei suoi giudizi.
9 Aiutaci, o Dio Salvatore
nostro . per la gloria del tuo nome, liberaci Signore,
e sii benevolo verso i nostri peccati,
a motivo del tuo nome!
10 Che non dicano fra le genti: Dov’è il loro Dio?
E sia resa nota fra le nazioni davanti ai nostri occhi
la vendetta del sangue dei tuoi servi, che è stato versato.
Allorché da lui si aggiunge: aiutaci, o Dio mio, tu che sei il nostro salvatore, egli fa conoscere, dice Sant’Agostino, quale sia la povertà di cui ha parlato, cioè la debolezza per cui è necessario un salvatore. Domandando di essere aiutato egli dichiara che non è ingrato alla grazia del Salvatore che neppure toglie all’uomo il libero arbitrio, poiché colui che viene aiutato fa anch’esso, non c’è dubbio, qualche cosa da sé medesimo. Ma ciò che gli domanda, lo domanda per la gloria del suo nome. Quale altra cosa meritano i nostri peccati fuorché i castighi? Aiutaci dunque, dice egli a Dio, tu che sei il nostro salvatore; aiutaci nell’estrema afflizione in cui ci ritroviamo, liberaci dalla persecuzione che ci fanno soffrire i nostri nemici e perdonaci i peccati per cui siamo caduti in una tale persecuzione affinché le nazioni non ti insultino con le loro bestemmie.
11 Penetri fino a te il gemito degli incatenati, secondo
la grandezza del tuo braccio abbi in
possesso i figli dei condannati a morte.
12 E rendi ai nostri vicini sette volte nel loro seno
l’obbrobrio che ti hanno inflitto , Signore.
Il profeta chiede a Dio la vendetta del sangue sparso dai suoi servi, supplicandolo di conservare come suo possesso e sua eredità i destinati alla morte o come altri spiegano i figli di quelli che erano stati fatti morire dalla crudeltà dei loro nemici.
13 Ma noi, tuo popolo, e pecore del tuo pascolo,
ti confesseremo in eterno,
di generazione in generazione annunceremo la tua lode.
Tale è l’occupazione di quelli che sono veramente popolo di Dio, che l’amano e lo riveriscono come loro re e che sono annoverati tra le sue pecore, che lo seguono come loro pastore e che si nutrono nei suoi pascoli. La gratitudine, il rendimento di grazie e la lode li devono occupare tutti in questa vita. Anche quando sono tribolati nulla può meglio esaltare in loro la grandezza e la gloria di Dio. Per questo il grande apostolo delle genti si gloriava dei suoi travagli, non relativamente a se stesso, ma relativamente alla gloria di Gesù Cristo, alla quale egli contribuiva coi suoi patimenti.
Da Agostino
1 Salmo di Asaf
“Non credo occorra dedicare molto tempo alla spiegazione del titolo di questo salmo, tanto breve e semplice. È, infatti, sotto i nostri occhi l'adempimento della profezia che qui leggiamo, mentre ai tempi di David, quando queste vicende venivano cantate, ancora niente di tal genere era accaduto alla città di Gerusalemme per colpa dei gentili, e nemmeno al tempio di Dio, che ancora non era stato costruito. Chi non sa che dopo la morte di David, fu il suo figlio Salomone a costruire il tempio a Dio? Qui dunque il profeta racconta come già accaduto ciò che in spirito vedeva doversi realizzare in futuro. O Dio, le genti sono entrate nella tua eredità. Con espressione analoga fu detto in quella profezia che si riferisce alla passione del Signore: Mi hanno dato il fiele per cibo, e nella mia sete mi hanno dissetato con l'aceto; e tanti altri sono gli esempi offertici dallo stesso salmo, nei quali cose future vengono descritte come se già fossero accadute. Né c'è da stupirsi che il racconto venga fatto a Dio. Non si tratta, ovviamente, di elencare delle cose a uno che non le conosce, mentre è per sua rivelazione che le si conoscono in anticipo.
O Dio , sono venute le genti nella tua eredità.
Hanno profanato il tuo tempio
santo, hanno ridotto Gerusalemme
a un capanno a guardia dei frutti.
O Dio, le genti sono entrate nella tua eredità; hanno profanato il tuo santo tempio; hanno reso Gerusalemme come capanna ove si raccolgono frutti. Hanno gettato i cadaveri dei tuoi servi in pasto agli uccelli del cielo e le carni dei tuoi santi alle belve della terra. Hanno versato il loro sangue come fosse acqua intorno a Gerusalemme, e non c'era chi desse sepoltura. In questa profezia potremmo, penso, scorgere la devastazione di Gerusalemme ad opera di Tito imperatore romano, avvenuta quando il Signore Gesù Cristo, dopo la resurrezione e l'ascensione, era ormai annunziato tra le genti. Non vedo però come in tal caso il popolo ebreo possa essere chiamato eredità di Dio, dato che non possiede Cristo, anzi, avendolo rigettato e ucciso, è divenuto reprobo esso stesso, non avendo voluto credere in Cristo nemmeno dopo la sua resurrezione.
2 Hanno posto i cadaveri
dei tuoi servi come cibo per gli uccelli del cielo,
le carni dei tuoi santi alle belve della terra.
“Dice: Hanno gettato i cadaveri dei tuoi servi in pasto agli uccelli del cielo, e le carni dei tuoi santi alle belve della terra. Quanto dice prima con la parola cadaveri, poi ripete dicendo carni. E come prima dice dei tuoi servi poi con una ripetizione dice dei tuoi santi. L'unico cambiamento consiste nel fatto che, mentre prima diceva agli uccelli del cielo, la seconda volta dice alle belve della terra. Meglio hanno tradotto coloro che hanno reso il testo con cadaveri, che non coloro che hanno preferito cose mortali. Sono detti " cadaveri ", infatti, soltanto i corpi dei morti; mentre " cosa mortale " designa anche il corpo vivente. Orbene, quando gli spiriti dei martiri tornarono, come ho detto, al loro agricoltore quasi fossero frutti, i loro cadaveri e le loro carni furono dai persecutori gettate in pasto agli uccelli del cielo e alle belve della terra. Si voleva far scomparire tutto quanto sarebbe potuto risorgere, senza considerare che colui il quale tiene contati tutti i nostri capelli avrebbe restaurato ogni cosa intervenendo fin negli occulti recessi della natura.
3 Hanno versato il loro sangue come acqua
intorno a Gerusalemme e non c’era chi seppellisse.
“Quando nel nostro salmo si menzionano i confini di questa Gerusalemme, si devono intendere tutti i paesi in cui si estendeva la Chiesa, fruttificando e crescendo in tutto il mondo, allorquando in ogni sua parte infieriva la persecuzione e veniva compiuta la strage dei martiri, il cui sangue era, sì, versato come acqua ma procurava ad essi grandi tesori nel cielo. Le parole che seguono: E non c'era chi desse sepoltura mostrano come non sia affatto inverosimile quanto dovette accadere in certe regioni, che cioè così grande era il terrore che non si trovava più nessuno disposto a seppellire i corpi dei santi; e che in molti luoghi i cadaveri giacquero a lungo insepolti prima di essere, per così dire, rubati da pietosi fedeli e così sepolti.
4 Siamo diventati di obbrobrio per i nostri vicini,
beffa e derisione per quelli che sono attorno a noi.
“Siamo divenuti vituperio per i nostri vicini. Era certamente preziosa la morte dei santi, ma al cospetto del Signore, non al cospetto degli uomini, per i quali costituiva una vergogna . Scherno e derisione, oppure, come hanno tradotto alcuni, zimbello per coloro che ci stanno intorno. Si tratta di una ripetizione di quanto detto prima. Ripete, infatti, la parola vituperio sostituendovi scherno e derisione; e con la perifrasi per coloro che ci stanno intorno ripete quanto detto prima: per i nostri vicini. Orbene se ci riferiamo alla Gerusalemme che è libera ed è nostra madre, i suoi vicini e coloro che le stanno intorno sono i nemici in mezzo ai quali abita la Chiesa che ne è circondata in tutto il mondo.
5 Fino a quando Signore, sarai
adirato, per sempre? Si accenderà come fuoco la tua gelosia?
“Prega Dio perché non si adiri per sempre, cioè perché quella grave angustia, quella tribolazione, quella strage non continui sino alla fine. Prega Dio perché temperi il suo castigo, come si dice in un altro salmo: Tu ci nutrirai con il pane delle lacrime e ci disseterai nelle lacrime a misura . Infatti: Fino a quando, Signore? Sarai sempre adirato? è come dire: Signore, non ti adirare per sempre! E alle parole che seguono: Avvamperà come fuoco la tua indignazione? dobbiamo sottintendere: Fino a quando? e per sempre? Come se dicesse: Fino a quando avvamperà per sempre come fuoco la tua indignazione? Queste parole debbono essere sottintese come sopra debbono essere sottintese le altre: Hanno gettato in pasto. Infatti, mentre prima diceva: Hanno gettato i cadaveri dei tuoi servi in pasto agli uccelli del cielo, poi non ripete questo verbo ma semplicemente: E le carni dei tuoi santi alle belve della terra.
6 riversa la tua ira sulle genti che non ti hanno conosciuto
e sui regni che non hanno invocato il tuo nome.
“Prosegue: Sfoga la tua ira contro le genti che non ti conoscono e contro i regni che non hanno invocato il tuo nome. Si tratta anche qui di una profezia, non di un augurio. Non sono dette, queste cose, con desiderio di male; le si predicano come sono rivelate dallo spirito profetico… Anche se dette all'imperativo non sono certo un comando. Allo stesso modo quando si dice: Sfoga la tua ira contro le genti che non ti conoscono, la frase non contiene un desiderio ma una predizione. Come è suo costume poi il salmista ripete il concetto dicendo: E contro i regni che non hanno invocato il nome tuo. Dicendo " regni " ripete l'idea di " genti "; e l'idea che non conoscono Dio è ripetuta con le parole: Non hanno invocato il suo nome.
7 Perché hanno divorato Giacobbe
e hanno reso deserto il suo luogo.
“Hanno divorato Giacobbe, e hanno devastato la sua dimora. Giacobbe è l'immagine della Chiesa, come Esaù lo è dell'antica sinagoga. Per questo è detto: Il maggiore servirà il minore , in questo nome si può intendere anche quell'eredità di Dio nella quale dopo la resurrezione e l'ascensione del Signore sono entrate le genti perseguitando e minacciando di invaderla e di devastarla”
8 Non ricordare delle nostre antiche iniquità,
presto ci prevengano le tue compassioni,
perché siamo diventati troppo miserabili.
“Non ti ricorderai delle nostre colpe antiche. Non dice " passate ", che potrebbero anche essere recenti, ma antiche, cioè commesse dagli antenati: alle quali colpe è dovuta la condanna; né c'è posto per la correzione. Presto ci precedano le tue misericordie. Ci precedano in ordine al tuo giudizio: perché la misericordia ha da prevalere sul giudizio. Il giudizio di per sé potrà essere anche senza misericordia, ma per colui che non ha operato misericordia . Aggiungendo poi: Perché siamo divenuti troppo miseri, vuol farci intendere che Dio ci precede con numerosi tratti della sua misericordia, affinché in questa misericordia la nostra povertà, cioè la nostra debolezza, trovi aiuto per adempiere i precetti del Signore e non giungiamo al giudizio meritevoli di condanna.
8 Non ricordare le nostre iniquità antiche,
presto ci prevengano le tue compassioni
perché siamo impoveriti all’estremo.
9 Aiutaci, o Dio Salvatore
nostro . per la gloria del tuo nome, liberaci Signore,
e sii benevolo verso i nostri peccati,
a motivo del tuo nome!
“Aiutaci, o Dio, nostro salvatore! Con le parole nostro salvatore a sufficienza spiega a quale miseria abbia voluto riferirsi con le parole perché siamo divenuti troppo miseri. Si tratta della nostra debolezza alla quale il Salvatore è necessario… Per la gloria del tuo nome, o Signore, liberaci! In questo modo chi si gloria si glori nel Signore, non in se stesso . E sarai benevolo, dice, con i nostri peccati in grazia del tuo nome, non in vista dei nostri meriti. Cos'altro meritano i nostri peccati? Cos'è loro dovuto se non adeguati castighi? Ma tu sarai benevolo con i nostri peccati per amore del tuo nome. Così dunque tu ci liberi cioè ci strappi dal male: aiutandoci a compiere la giustizia e usandoci misericordia nei nostri peccati, dei quali in questa vita noi non siamo esenti, perché al tuo cospetto nessuno sarà giustificato .
10 Che non dicano fra le genti: Dov’è il loro Dio?
E sia resa nota fra le nazioni davanti ai nostri occhi
la vendetta del sangue dei tuoi servi, che è stato versato.
“Affinché mai si dica tra le genti: dov'è il loro Dio? È una frase da riferirsi piuttosto alle genti stesse. Camminano infatti verso la perdizione coloro che mancano di fede nel vero Dio credendo o che egli non ci sia, oppure che non aiuti i suoi né sia benevolo verso di loro. Quanto dice: E si faccia conoscere tra le nazioni, dinanzi ai nostri occhi, la vendetta del sangue dei tuoi servi che è stato versato son parole da intendersi o nel senso che quei tali che perseguitavano la sua eredità poi son diventati dei credenti in Dio (è difatti una vendetta anche quella in cui viene uccisa la fatale malizia dei perversi mediante la spada della parola di Dio di cui sta scritto: Cingi la tua spada ), oppure nel senso che i nemici, se avranno perseverato nel male, alla fine verranno puniti.
11 Penetri fino a te il gemito degli incatenati, secondo
la grandezza del tuo braccio abbi in
possesso i figli dei condannati a morte.
“Entri dinanzi al tuo cospetto (oppure come recano altri codici, nel tuo cospetto) il gemito dei prigionieri. Difficilmente si troverà il caso di santi che siano stati messi in ceppi dai persecutori. E, se ciò è accaduto in una così grande e molteplice varietà di torture, tanto di rado è accaduto che non è da credere che il profeta abbia voluto riferirvisi espressamente con le parole di questo verso. Al contrario sono veramente ceppi la debolezza e la corruttibilità del corpo che appesantiscono l'anima. E di fatto, servendosi della carne con la sua fragilità, come di materia di dolore e di sofferenza, il persecutore poté spingere [molti] all'empietà. Da questi ceppi desiderava essere sciolto l'Apostolo per essere con Cristo, sebbene fosse necessario che restasse nella carne per il bene di coloro ai quali annunziava il Vangelo . Finché dunque questo corpo corruttibile non rivestirà l'incorruttibilità e questo corpo mortale non rivestirà l'immortalità , la carne debole quasi con ceppi tiene prigioniero lo spirito che di per sé sarebbe pronto. Questi ceppi riescono a sentirli solo coloro che, così appesantiti, gemono nel loro intimo , desiderando la dimora celeste di cui vogliono essere sopravvestiti, perché in sé la morte desta orrore come la vita mortale tristezza. Il profeta geme per costoro e con costoro affinché il loro gemito penetri al cospetto di Dio… Per " prigionieri " potrebbero, inoltre, intendersi anche coloro che vivono stretti alle severe norme della sapienza: le quali, se pazientemente sopportate, si tramutano in altrettanti ornamenti. Per cui sta scritto: Caccia il tuo piede nei suoi ceppi . Prosegue il salmo: Secondo la grandezza del tuo braccio, accogli nell'adozione i figli dei condannati a morte, oppure, come si legge in altri codici, possiedi i figli dei condannati a morte…A quanto mi sembra, in queste parole la Scrittura mostra chiaramente quale sia il gemito dei prigionieri, che per il nome di Cristo hanno subito le gravissime persecuzioni che il profeta enunzia a chiare note in questo salmo. Posti in mezzo alle più svariate torture, essi pregavano per la Chiesa, affinché non restasse infecondo per i posteri il loro sangue, ma piuttosto la messe del Signore, che i nemici credevano di distruggere con le persecuzioni, proprio con le persecuzioni germogliasse più copiosamente. Chiama infatti figli dei condannati a morte coloro che non soltanto non si sono lasciati atterrire dalle sofferenze dei martiri che li avevano preceduti, ma comprendendo la lezione che proveniva dalla loro gloria, si sono infervorati ad imitarli e a schiere innumerevoli hanno creduto in colui per il cui nome gli altri avevano sofferto.
12 E rendi ai nostri vicini sette volte nel loro seno
l’obbrobrio che ti hanno inflitto , Signore.
“Rendi ai nostri vicini sette volte tanto nel loro seno. Non augura il male, ma preannunzia il giusto e profetizza il futuro. Quanto al numero sette, cioè con la condanna moltiplicata per sette, vuol fare intendere la gravità della pena, perché questo numero suole significare appunto la pienezza. Come anche a proposito del bene si dice: Riceverà in questo mondo sette volte tanto : dove il sette sta per il tutto... Li chiama " vicini ", perché la Chiesa abita tra loro fino al giorno della separazione. Non si compie infatti ora la separazione materiale. Dice nel loro seno, cioè, per il momento avviene nel segreto; in seguito però si farà conoscere tra le nazioni dinanzi ai nostri occhi quella vendetta che in questa vita si compie in segreto. Perché l'uomo, quando si abbandona a malvagi sentimenti, già si accumula dentro quel demerito che gli varrà la futura condanna. Il loro oltraggio, mediante il quale ti hanno oltraggiato, o Signore. Ricaccia nel loro seno, moltiplicato per sette, questo oltraggio. Cioè: per questo oltraggio infliggi loro una radicale e definitiva condanna, ma questo nel loro segreto. Ivi infatti hanno oltraggiato il tuo nome credendo di cancellarti dalla terra nella persona dei tuoi servi.
13 Ma noi, tuo popolo, e pecore del tuo pascolo,
ti confesseremo in eterno,
di generazione in generazione annunceremo la tua lode.
“Ma noi siamo il tuo popolo. Prendiamo queste parole in senso universale, cioè come riferite a tutti i pii e a tutti i veri cristiani. Ebbene, noi che gli empi credettero di poter distruggere, noi siamo il tuo popolo e le pecore del tuo gregge: per cui veramente chi si gloria, si glori nel Signore . Ti confesseremo nel secolo. Altri codici recano: Ti confesseremo in eterno. Questa differenza deriva dall'ambiguità del greco, poiché le parole greche “eis ton aiona” possono essere tradotte sia con in eterno che con nel secolo… Dall'insieme del contesto mi sembra che occorra leggere: Nel secolo; cioè sino alla fine del secolo.
Dai Padri
Atanasio: il salmista canta questo salmo per i giudei massacrati al tempo dei Maccabei.
Cassiodoro: salmo tutto di lamentazione come il salmo 73
Teodoreto: non se la prendono solo col tuo popolo, ma col tuo tempio; hanno profanato il tuo altare con sacrifici offerti ai demoni.
2 Origene: gli uccelli da preda sono i demoni.
Eusebio: la carneficina dei santi senza sepoltura non può porsi storicamente che sotto i Maccabei.
Girolamo: questo è accaduto a Gerusalemme prima dell’avvento del Signore, in figura della passione degli innocenti.
3 Atanasio: per crudeltà non permettevano nemmeno ai parenti prossimi di seppellire i loro morti.
8 Teodoreto: preghiera nobilissima dei Maccabei: la loro virtù era grande ma non la ricordano mai, domandano a Dio di dimenticare i peccati passati.
Girolamo: la tua misericordia che è tuo Figlio, venga a noi, che ci siamo fatti poveri per lui.
Cassiodoro: venga per prima la misericordia, altrimenti il peccatore non sarà assolto, perché siamo troppo poveri, troppo sprovvisti di buone opere; noi non potremmo offrire nulla alla giustizia, se il rigore dell’equità cominciasse ad esaminarci.
Cirillo alessandrino: siamo impoveriti all’estremo. La natura umana ha perduto i doni soprannaturali e la parentela con Dio. Essendo intervenuto il peccato, siamo stati spogliati dell’immortalità e siamo caduti nelle mani di un crudele malfattore: Satana. Ma, impoveriti all’estremo, ci siamo arricchiti nel Cristo e abbiamo recuperato i nostri beni antichi, perché lui che era ricco si è fatto povero per noi, per arricchirci per mezzo della sua povertà.
11 Eusebio: incatenati in senso spirituale: chi mi libererà da questo corpo di morte? (Romani 7,24).
12 Origene: sette volte significa: in questa vita. Otto volte significherebbe: nella vita futura. Rendi loro un castigo insaziabile e più duro del nostro.
Eusebio: retribuiscili con un supplizio che li converta.
Teodoreto: sette volte: il massimo, Come quando si dice che la sterile ha partorito sette volte.
Cassiodoro: la vendetta è domandata in questo mondo perché serva loro di correzione e si convertano: le pene di questa vita eviteranno quelle dell’altra vita. Sette volte significa la pienezza del dono celeste: Dio li purifichi sette volte come l’argento nel crogiolo.
13 Girolamo: le pecore sono quelli che hanno il Cristo come pastore. Le due generazioni sono i due popoli.
salmo 79
1 per la fine per quelli che saranno trasformati;
testimonianza di Asaf, salmo
2 Tu che reggi Israele, volgiti !
Tu che guidi come pecore Giuseppe,
tu che siedi sui cherubini, manifestati,
3 davanti a Efraim e a Beniamino e
a Manasse! Ridesta la tua potenza e vieni a salvarci.
4 O Dio, convertici e mostra il tuo volto e saremo salvi.
5 Signore, Dio delle schiere,
fino a quando sarai adirato contro
la preghiera del tuo servo?
6 Ci nutrirai con pane di lacrime e ci
abbevererai con lacrime a misura?
7 Ci hai posti come contraddizione per i nostri vicini e
i nostri nemici si sono beffati di noi.
8 Dio delle schiere, convertici
e manifesta il tuo volto e saremo salvi.
9 Hai trasportato una vigna
dall’Egitto hai cacciato le genti e hai piantato lei.
10 Fosti guida del cammino davanti a lei
e hai piantato le sue radici e ha riempito la terra.
11 La sua ombra ha coperto i monti
e i suoi rami i cedri di Dio.
12 Ha steso i suoi tralci
fino al mare e fino al fiume i suoi germogli.
13 Perché hai abbattuto il suo muro
di cinta e la vendemmiano
tutti quelli che passano per la via?
14 L’ha devastata il cinghiale
della foresta e la bestia solitaria l’ha divorata.
15 O Dio delle schiere , ritorna,
guarda dal cielo e vedi e visita questa vigna.
16 Porta a termine quella che la tua
destra ha piantato, e sul
figlio che per te hai reso forte.
17 E’ stata arsa dal fuoco e
scalzata: alla minaccia del tuo volto periranno.
18 Sia la tua mano sull’uomo della tua destra
e sul figlio dell’uomo che per te hai reso forte,
19 e non ci allontaniamo da te.
Ci darai la vita e invocheremo il tuo nome.
20 Signore, Dio delle schiere
convertici e mostra il tuo volto e saremo salvi.
Da Sacy
1 per la fine per quelli che saranno trasformati;
testimonianza di Asaf, salmo
2 Tu che reggi Israele, volgiti !
Tu che guidi come pecore Giuseppe,
tu che siedi sui cherubini, manifestati,
Il profeta chiama dapprima il popolo di Dio col nome di Israele, che era quello di Giacobbe e poi col nome di Giuseppe suo figlio che era stato il salvatore e come il padre di tutta la sua nazione in Egitto. Gli israeliti essendo schiavi in Babilonia in questa preghiera domandano a Dio che voglia ricordarsi che egli è il loro re e il loro pastore e che perciò non abbandoni il suo popolo né le sue pecore, ma che ascolti benignamente i loro sospiri nella triste schiavitù in cui gemevano oppressi. Dio spesse volte si compiace di assumere nelle sue scritture il nome di pastore e quindi obbliga il suo popolo a comportarsi come pecore sue, cioè ad avere una perfetta fiducia nella sua condotta e a vivere in una totale dipendenza dai suoi cenni. Alcuni hanno creduto che il profeta potesse fare qui un’allusione ai cherubini che ricoprivano l’arca dell’alleanza. Ma forse egli aveva in mira principalmente i veri cherubini, gli spiriti celesti di cui quelli dell’arca erano la figura.
3 davanti a Efraim e a Beniamino e
a Manasse! Ridesta la tua potenza e vieni a salvarci.
Essendosi servito del nome di Giuseppe per significare tutto Israele lo indica di nuovo per Efraim e Manasse due dei suoi figlioli e per Beniamino che solo era fratello di Giuseppe. Forse ancora il profeta denotava con questi tre nomi tutta la terra promessa. Efraim nella cui tribù era Samaria , indicava il regno di Israele, Beniamino nella cui tribù era la città di Gerusalemme indicava il regno di Giuda, Manasse poteva ben significare il paese al di là del Giordano di cui quella tribù possedeva una parte ragguardevole.
4 O Dio, convertici e mostra il tuo volto e saremo salvi.
5 Signore, Dio delle schiere,
fino a quando sarai adirato contro
la preghiera del tuo servo?
Il profeta parla a Dio come se fosse stato addormentato, allorché lasciava gemere Israele sotto l’aspra schiavitù delle nazioni. Ma lo stesso Israele viveva rispetto a Dio nel sopore e lo costringeva ad osservare quel prodigioso silenzio che dava luogo ai suoi nemici di immaginarsi che fosse addormentato l’onnipotente.
6 Ci nutrirai con pane di lacrime e ci
abbevererai con lacrime a misura?
7 Ci hai posti come contraddizione per i nostri vicini e
i nostri nemici si sono beffati di noi.
Il profeta riconosceva la onnipotenza di Dio invocandolo come il Dio degli eserciti e perciò non dubitava che Dio potesse facilmente soccorrerlo quando gli piacesse. Quindi si umiliava alla sua presenza offrendogli la sua preghiera come un servo che si abbassa sotto il suo padrone. E ciò nonostante egli non era ascoltato dal Signore. Questo lo obbliga a domandargli fino a quando sarà adirato contro quelli che lo pregavano e che erano suoi servi e fino a quando li avrebbe cibati di un pane di lacrime. Vero è che il Signore non rigetta mai la preghiera degli umili suoi servi ma egli non è adirato quando sembra esser sordo alle loro preghiere. È cosa buona che egli nutra lungamente di un pane di lacrime coloro che avendo rigettato il cibo della sua verità e della sua parola si sono allontanati da lui con i loro delitti. Costoro sono figlioli prodighi a cui tutto manca, dopo che essi stessi hanno mancato a Dio. Il pane delle lacrime è loro necessario per disporli a ricevere la sua misericordia: questo è il cibo destinate ai penitenti, che possono ben desiderare l’alimento dei figli, ma che devono senza impazienza aspettarlo dalla misericordia del Padre loro, che non si è contro essi adirato se non per farli tornare a lui col sentimento della loro povertà e della loro fame.
7 Ci hai posti come contraddizione per i nostri vicini e
i nostri nemici si sono beffati di noi.
8 Dio delle schiere, convertici
e manifesta il tuo volto e saremo salvi.
9 Hai trasportato una vigna
dall’Egitto hai cacciato le genti e hai piantato lei.
Essendosi l’uomo sollevato contro Dio è giusto che le creature insorgano contro l’uomo per vendicare il Creatore. Questo accadde in principio del mondo in Adamo, il primo di tutti gli uomini peccatori; e questo pure sperimentarono gli Israeliti quando ebbero provocata l’ira di Dio con la loro disubbidienza e con la loro idolatria. Essendosi allontanati da colui che è nominato ed è veramente lo scudo di Israele, si videro immediatamente esposti qual bersaglio alle nazioni che lo insultavano con dispregio. Servirono queste come strumento alla sua giustizia per castigare le infedeltà del suo popolo. Cosa dunque rimaneva agli Israeliti oppressi dalla schiavitù degli infedeli che esclamare a Dio come qui fanno: convertici Dio degli eserciti, manifesta il tuo volto e allora noi saremo salvi.
9 Hai trasportato una vigna
dall’Egitto hai cacciato le genti e hai piantato lei.
10 Fosti guida del cammino davanti a lei
e hai piantato le sue radici e ha riempito la terra.
11 La sua ombra ha coperto i monti
e i suoi rami i cedri di Dio.
Dio aveva fatto vedere quanto amasse il suo popolo allorché lo trasse dall’Egitto, allorché scacciò molte nazioni di cui diede il paese ad Israele. Il profeta paragona questo popolo o una vigna, come Dio fa spesso per bocca dei suoi profeti, come lo stesso Figlio di Dio si è poi a quella paragonato dicendo ai suoi discepoli che egli era il ceppo della vite e che essi ne erano i tralci. Dio aveva piantato Israele come una vigna nella Palestina affinché fruttificasse facendo opere di pietà e di giustizia e ubbidendo alle sue leggi. Come farà Gesù Cristo, assicura che quelli che abitano in lui e in cui abita egli stesso producono molto frutto, ma chi non abita in lui sarà gettato fuori come ramo inutile che è posto ad ardere sul fuoco. Non deve stupire che gli Ebrei allontanandosi da Dio senza cui nulla potevano fare, essendo allora simili al tralcio della vite che separato dal tronco non può fruttificare, furono gettati fuori per un effetto della sua giustizia e abbandonati alla crudeltà dei loro nemici, trasportati in un paese straniero e come gettati nella fornace di Babilonia. Poiché si mostrarono essi così ingrati che rifiutarono di seguirlo e adorarono degli dei stranieri furono dati in preda alle nazioni e la vigna del Signore fu devastata dalle bestie come si dice poi.
11 La sua ombra ha coperto i monti
e i suoi rami i cedri di Dio.
12 Ha steso i suoi tralci
fino al mare e fino al fiume i suoi germogli.
13 Perché hai abbattuto il suo muro
di cinta e la vendemmiano
tutti quelli che passano per la via?
14 L’ha devastata il cinghiale
della foresta e la bestia solitaria l’ha divorata.
15 O Dio delle schiere , ritorna,
guarda dal cielo e vedi e visita questa vigna.
Il santo profeta domanda ora a Dio perché abbia esposta la sua vigna alla devastazione dei suoi nemici, distruggendo la muraglia che la circondava. Ma Isaia risponde, come si è visto, dicendo: perché Dio aveva aspettato inutilmente che essa producesse frutti . Egli distrugge per punirla la muraglia che la chiudeva togliendole la protezione che la metteva in salvo dai suoi nemici. Il cinghiale delle foreste, cioè delle nazioni e la fiera solitaria ci indicano, secondo la lettera il re Nabuccodonosor che devastò tutto il paese di Israele, che lo saccheggiò e che trasportò il popolo di Dio a Babilonia, ma ci figura anche egregiamente, secondo il senso spirituale, il demonio che simile a un cinghiale della foresta e una bestia feroce ha devastato e ha divorato per così dire la Chiesa per molti secoli.
15 O Dio delle schiere , ritorna,
guarda dal cielo e vedi e visita questa vigna.
16 Porta a termine quella che la tua
destra ha piantato, e sul
figlio che per te hai reso forte.
Il profeta chiama spesso Dio il Dio degli eserciti, per fare intendere che lo stato in cui si trovava Israele era tale che non c’era che l’onnipotente che fosse capace di tirarlo fuori. Prima gli aveva detto: convertici: ma ora gli dice: rivolgiti verso noi, come se avesse voluto indicare con ciò che quel popolo non poteva essere convertito, se Dio stesso non si rivolgeva verso di lui, se non si abbassava dall’alto cielo per rimirarlo con occhio propizio. Ricorda che questa è la vigna piantata dalla tua destra, cioè stabilita dalla tua onnipotenza e non permettere che sia distrutta l’opera delle tue mani, ma ristabiliscila e perfezionala. Chi è il figlio dell’uomo di cui si parla? Alcuni intendono in generale del suo popolo da cui doveva formare un giorno la sua Chiesa. Altri credono che lo Spirito Santo, che parlava per bocca del profeta, avesse innanzitutto in mira il Salvatore del mondo, che ha chiamato sé medesimo il Figlio dell’uomo in più luoghi del Vangelo. Secondo questo senso allorché il profeta domandava a Dio che si degnasse di visitare la sua vigna gli chiedeva la venuta così desiderata del suo Figlio che doveva, come egli dice, non distruggere la legge di Dio ma adempierla, non cambiare l’antica vigna ma perfezionarla.
17 E’ stata arsa dal fuoco e
scalzata: alla minaccia del tuo volto periranno.
18 Sia la tua mano sull’uomo della tua destra
e sul figlio dell’uomo che per te hai reso forte,
Essendo stata o Dio arsa la tua vigna dal fuoco e manomessa, se tu continui a guardare nella tua ira coloro che sono da quella figurati, cioè gli Israeliti, dove potranno essi sussistere? Periranno interamente. Per la qual cosa egli aggiunge: stendi Signore la tua mano sopra l’uomo della tua destra, cioè proteggi di nuovo uomini e popoli in favore dei quali tu hai fatto risplendere tante volte la potenza della tua destra. Questo è il senso che alcuni espositori pretendono essere quello proprio e letterale di questo verso. Ma essi riconoscono al tempo stesso con altri interpreti che può intendersi dell’uomo Dio che è propriamente e in una maniera del tutto singolare l’uomo della sua destra, cioè che operi il maggior prodigio della tua potenza nella persona dell’uomo Dio, per la virtù della incarnazione che sola era capace di ristabilire la vigna di Dio e di darle quell’alta perfezione così superiore alla legge antica.
19 e non ci allontaniamo da te.
Ci darai la vita e invocheremo il tuo nome.
20 Signore, Dio delle schiere
convertici e mostra il tuo volto e saremo salvi.
Questa santa risoluzione presero gli Israeliti, di non allontanarsi più da Dio qualora li avesse rimirati con occhio propizio e come risuscitati da quella specie di morte in cui erano caduti. Era necessario che ritornassero a Dio e Dio stesso si sarebbe rivolto verso di loro affinché potessero di nuovo essere vivificati; siccome si erano allontanati da lui cessando di pregarlo, si proponevano di non cessare più nell’avvenire di invocarlo come loro Dio e come la sorgente della loro salvezza.
Da Agostino
1 per la fine per quelli che saranno trasformati;
testimonianza di Asaf, salmo
Si canta qui della venuta del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo e della sua vigna. Chi canta è quell'Asaf, ormai (a quanto sembra) illuminato e corretto, il cui nome, come voi sapete, designa la sinagoga. Infatti il titolo del salmo è questo: Sino alla fine, per coloro che saranno mutati, certamente in meglio, perché Cristo, fine della legge , per questo è venuto, per mutarci in meglio. E aggiunge: Testimonianza di Asaf stesso. Buona la testimonianza della verità! Inoltre questa testimonianza ha per oggetto Cristo e la vigna, cioè il capo e il corpo, il re e il popolo, il pastore e il gregge, e l'intero mistero di tutte le Scritture, che è Cristo e la Chiesa.
2 Tu che reggi Israele, volgiti !
Tu che guidi come pecore Giuseppe,
tu che siedi sui cherubini, manifestati,
Tu che pascoli Israele, ascolta. Che significano le parole: Tu che pascoli Israele, ascolta; tu che guidi Giuseppe come pecore? Si invoca, si aspetta, si desidera che venga. Che egli dunque trovi persone rivolte [a lui]. Tu che guidi, dice, Giuseppe come pecore. Giuseppe stesso è guidato come un gregge di pecore. Giuseppe è un gregge, e Giuseppe è una pecora sola. Avete sentito parlare di Giuseppe, ma anche l'interpretazione del suo nome ci giova molto: significa infatti " accrescimento ". E certamente il nostro Giuseppe venne per questo: per far risorgere, moltiplicato, il grano che era morto , cioè per accrescere il popolo di Dio… Tu che siedi sopra i Cherubini. I Cherubini sono il trono della gloria di Dio e significano pienezza della scienza". Ivi siede Dio, nella "pienezza della scienza ". Anche se, come sappiamo, i Cherubini sono le più alte potestà e le più alte virtù dei cieli, tuttavia, se vuoi, sarai anche tu un cherubino.
3 davanti a Efraim e a Beniamino e
a Manasse! Ridesta la tua potenza e vieni a salvarci.
“Tu che siedi sopra i Cherubini, mostrati. Per questo noi ci siamo smarriti, perché tu non ti mostravi. Al cospetto di Efraim, di Beniamino e di Manasse. Mostrati, dico, al cospetto della gente giudea, al cospetto del popolo d'Israele; ivi infatti sono Efraim, Manasse e Beniamino. Ma vediamo il significato di questi nomi: Efraim significa " fruttificazione "; Beniamino, " figlio della destra "; Manasse, " dimentico ". Mostrati dunque al cospetto di colui che ha dato frutti, al cospetto del figlio della destra. Mostrati al cospetto di colui che si è dimenticato, affinché non si dimentichi più, ma si ricordi di chi lo ha liberato. Se infatti se ne ricorderanno le genti e si convertiranno al Signore tutte le contrade della terra , è mai possibile che il popolo proveniente da Abramo non abbia avuto anch'esso una sua parente che si rallegri nell'angolo, mentre invece sta scritto: Gli avanzi si salveranno ? Ridesta la tua potenza. Eri debole, quando ti dicevano: Se è il Figlio di Dio, scenda dalla croce . Sembravi non valere niente; prevalse su di te il persecutore, come avevi già prima prefigurato, quando Giacobbe prevalse nella lotta, lui uomo, contro l'angelo. Come sarebbe stato possibile ciò, se l'angelo non avesse voluto? Prevalse l'uomo, e l'angelo fu sconfitto. L'uomo vincitore afferra l'angelo e dice: Non ti lascerò se non mi avrai benedetto. Grande mistero! Sta in piedi lo sconfitto e benedice il vincitore! Sconfitto perché lo ha voluto; debole nella carne, forte nella maestà. E lo benedisse: Ti chiamerai, gli disse, Israele. Tuttavia gli toccò la coscia e questa si paralizzò; per cui nello stesso tempo quell'uomo divenne benedetto e zoppo . Vedi come il popolo dei giudei ha zoppicato; guarda del pari come da tale popolo abbia tratto origine il gruppo benedetto degli Apostoli. Orbene, ridesta la tua potenza! Fino a quando ti mostrerai debole? Crocifisso nella debolezza, risorgi nella potenza. Ridesta la tua potenza e vieni a salvarci.
4 O Dio, convertici e mostra il tuo volto e saremo salvi.
“O Dio, convertici. Noi ti abbiamo voltato le spalle, e se tu non ci volgi, noi non ci volgeremo a te. E illumina la tua faccia, e saremo salvi. Forse che egli ha la faccia oscura? Non è che egli abbia la faccia oscura, ma volle coprirla con la nube della carne e, per così dire, col velo della debolezza. Non fu creduto Dio quando pendeva sulla croce, lo sarebbe stato in seguito, una volta assiso in cielo. Così infatti è accaduto. Asaf non ha conosciuto Cristo mentre era presente in terra e operava i miracoli; lo ha conosciuto dopo morte, dopo che è risorto ed è asceso in cielo. Allora si è pentito e ha dato di lui la testimonianza che ora leggiamo in questo salmo: Illumina la tua faccia e saremo salvi! Copristi la tua faccia e noi siamo caduti ammalati; illuminala e saremo salvi!
5 Signore, Dio delle schiere,
fino a quando sarai adirato contro
la preghiera del tuo servo?
“O Signore, Dio degli eserciti, fino a quando ti adirerai contro la preghiera del tuo servo? Ormai sono tuo servo. Ti adiravi un giorno contro la preghiera di chi ti era nemico; e ancora ti adiri contro la preghiera di chi è divenuto tuo servo? Tu ci hai mutati e noi ora ti conosciamo; e ancora ti adiri contro la preghiera del tuo servo? Certo, tu ti adiri, ma come padre che corregge, non come giudice che condanna.
6 Ci nutrirai con pane di lacrime e ci
abbevererai con lacrime a misura?
“Ci nutrirai con pane di lacrime, e ci abbevererai di lacrime a misura. Che significa: a misura? Ascolta l'Apostolo: Dio è fedele, né permetterà che voi siate tentati al di sopra di quanto potete sopportare . Questa è la misura: in proporzione delle tue forze. Questa è la misura: che tu ne esca ravveduto, non schiacciato.
7 Ci hai posti come contraddizione per i nostri vicini e
i nostri nemici si sono beffati di noi.
Ci hai posti in contraddizione con i nostri vicini. Così è accaduto. Infatti da Asaf furono scelti coloro che sarebbero andati alle genti per annunziare Cristo; e ad essi fu detto: Chi è questo messaggero di nuovi demoni? Ci hai posti in contraddizione con i nostri vicini. Annunziavano infatti colui che da tutti era contestato. Che cosa annunziavano? Che Cristo era morto ma poi era risorto. Chi avrebbe potuto udire una tale cosa? e chi comprenderla? Cosa veramente straordinaria! Ma l'annuncio era accompagnato da miracoli, e questi miracoli appoggiavano e rendevano credibile quella cosa incredibile. Ovunque sorgevano contraddittori, ma il contraddittore era sconfitto e da contraddittore diveniva fedele. Grandi tuttavia erano le fiamme, e in mezzo ad esse passavano i martiri, nutriti del pane delle lacrime e con le lacrime dissetati. Ma erano lacrime misurate, cioè non oltre quelle che potevano sopportare, e venivano loro distribuite in modo che alla misura delle lacrime succedesse la corona della gioia. E i nostri nemici ci hanno derisi. Ma dove sono coloro che ci deridevano? A lungo si è detto: Che gente sono mai costoro che rendono culto ad un morto, che adorano un crocifisso? A lungo si è detto così. Ma dove sono ora i dileggi di coloro che sogghignavano? Coloro che ci contestano, non fuggono ora nelle caverne per non farsi vedere?”
8 Dio delle schiere, convertici,
e manifesta il tuo volto e saremo salvi.
9 Hai trasportato una vigna
dall’Egitto hai cacciato le genti e hai piantato lei.
Osservate poi quanto segue: O Signore, Dio degli eserciti, convertici! Mostra la tua faccia e saremo salvi. Hai tratto dall'Egitto la tua vigna; hai scacciato le genti e l'hai trapiantata al loro posto. Lo sappiamo, così è accaduto. Quante genti furono scacciate! Gli amorrei, i cetei, i gebusei, i gergesei, gli evei. Scacciati e sconfitti tutti questi, il popolo che era stato liberato dall'Egitto venne introdotto nella terra della promessa. Abbiamo sentito da quale terra venne tratta la vigna e dove venne trapiantata. Vediamo che cosa è accaduto dopo: come abbia creduto, quanto sia cresciuta e quali terre abbia occupate. Hai tratto dall'Egitto la tua vigna; hai scacciato le genti e l'hai trapiantata al loro posto.
10 Fosti guida del cammino davanti a lei
e hai piantato le sue radici e ha riempito la terra.
11 La sua ombra ha coperto i monti
e i suoi rami i cedri di Dio.
12 Ha steso i suoi tralci
fino al mare e fino al fiume i suoi germogli.
“Tu apristi la via dinanzi a lei, hai piantato le sue radici ed essa ha riempito la terra. Avrebbe forse riempito la terra, se non fosse stata aperta la via dinanzi a lei? Qual è la via che è stata aperta dinanzi a lei? Dice: Io sono la via, la verità e la vita. Veramente ha riempito la terra. Questo si dice ora della vigna: che è e sarà perfetta sino alla fine. Ma prima di essere così, com'era? La sua ombra copriva i monti, e i suoi arbusti i cedri di Dio. Tu stendesti i suoi tralci fino al mare, e fino al fiume i suoi rami.
Abbiamo già spiegato la grandezza di questa vigna; di lei erano state predette le origini e la causa della sua grandezza. Tu apristi la via dinanzi a lei, ne hai piantate le radici, ed essa ha riempito la terra. Tutto questo si riferisce alla fase del suo ultimo perfezionamento. Tuttavia in un primo tempo questa vigna fu la gente giudea. Ed è vero che il regno dei giudei si estendeva fino al mare e fino al fiume. Fino al mare : risulta dalle Scritture che il mare le era vicino. E fino al fiume Giordano. Sebbene infatti un lembo di territorio giudaico si trovasse al di là del Giordano, tuttavia il grosso della popolazione stava di qua dal fiume. Dunque fino al mare e fino al fiume si estendeva il regno dei giudei, il regno d'Israele; ma non dal mare fino al mare, né dal fiume fino ai confini della terra. Questo limite l'ha raggiunto nella sua fase perfetta, quella vigna della quale era qui predetto: Tu apristi la via dinanzi a lei, hai piantato le sue radici, ed essa ha riempito la terra. Dunque, dopo che te ne ha predetto la perfezione, egli ritorna al principio da cui mosse per divenire perfetta. Vuoi ascoltare quale ne fu l'inizio? Fino al mare e fino al fiume. Vuoi ascoltare quale ne sia l'estensione finale? Dominerà dal mare fino al mare, e dal fiume fino ai confini della terra . Oppure, come diceva sopra, essa ha riempito la terra. Ebbene, esaminiamo la testimonianza di Asaf. Vediamo che cosa sia accaduto alla prima vigna e che cosa ci sia da attendersi per la seconda vigna o, meglio, per la stessa vigna; è infatti la stessa, non un'altra. Da essa, cioè dai giudei, è venuto Cristo, che è la salvezza ; da essa sono venuti gli Apostoli e i primi credenti: coloro che deponevano il ricavato della vendita delle loro proprietà dinanzi ai piedi degli Apostoli . Tutte queste cose sono avvenute fra i giudei. E se alcuni rami sono stati spezzati, sono stati spezzati per l'incredulità; ma tu, popolo delle genti, sta' saldo nella fede! Non drizzare la testa, ma temi! Infatti, se Dio non ha risparmiato i rami naturali, non risparmierà neppure te. Che se ti venisse la voglia di inorgoglirti, ricordati che non sei tu a portare la radice, ma è la radice che porta te . E allora? La vigna dinanzi alla quale è stata aperta la via perché riempisse la terra, dove si trovava all'inizio? La sua ombra copriva i monti. Chi sono i monti? I profeti. Perché la sua ombra li copriva? Perché essi parlavano in maniera velata delle cose future che annunziavano. Tu ti senti dire dai profeti: " Osserva il sabato; circoncidi il neonato nell'ottavo giorno; offri il sacrificio dell'ariete, del vitello, del caprone ". Non ti stupire! è la sua ombra che sta coprendo i monti di Dio. Dopo l'ombra verrà la rivelazione completa. E i suoi arbusti, i cedri di Dio. Questa vigna, cioè, ha coperto i cedri di Dio: altissimi, sì, ma di Dio. Ci sono infatti dei cedri che simboleggiano i superbi che debbono essere abbattuti. Questa vigna invece, crescendo, ha coperto i cedri del Libano, cioè i grandi del mondo, ma anche i monti di Dio, cioè tutti i santi profeti e patriarchi.
13 Perché hai abbattuto il suo muro
di cinta e la vendemmiano
tutti quelli che passano per la via?
“Perché hai abbattuto il suo muro? Già scorgete quella gente dei giudei che è stata annientata. Ne avete sentito parlare anche in un altro salmo: Con l'accetta e con la mazza l'hanno abbattuta . Come sarebbe potuto accadere questo, se non fosse stato distrutto il suo muro? Che cosa è il muro di una vigna? Il suo riparo. Ma essa si levò superba contro chi l'aveva piantata. Le furono inviati dei servi per riscuotere il canone dell'affitto, ma i coloni li flagellarono, li malmenarono e li uccisero. Venne, in seguito, anche l'unico Figlio; ma essi dissero: Questi è l'erede. Venite, uccidiamolo, e sarà nostra l'eredità. E lo uccisero, e lo gettarono fuori della vigna . Gettato fuori, consolidò il dominio sulla vigna da cui era stato scacciato. Così infatti egli minaccia quel popolo per bocca di Isaia: Distruggerò il suo muro. Perché? Perché ho atteso che producesse uva, ma ha prodotto spine. Ho aspettato il frutto, e ho trovato il peccato. Perché dunque, o Asaf, ti chiedi il motivo per cui abbia abbattuto il suo muro? Non sai tu il perché? Ho atteso che facesse giustizia e ha fatto iniquità; e non doveva essere distrutto il suo muro? Abbattuto il muro, sono entrate le genti. La vigna è stata invasa, e il regno dei giudei è stato distrutto. Per questo soprattutto egli piange, ma non è senza speranza.
14 L’ha devastata il cinghiale
della foresta e la bestia solitaria l’ha divorata.
“L'ha devastata un cinghiale venuto dalla selva. Che cosa dobbiamo intendere nel cinghiale venuto dalla selva? I giudei abominano il porco, e nel porco vedono sedimentata, per così dire, l'impurità delle genti. E proprio dalle genti fu annientato il popolo giudaico; anzi, l'imperatore che lo sterminò non fu soltanto un porco immondo, ma anche un cinghiale. Che cos'è infatti il cinghiale, se non un porco feroce e spavaldo? L'ha devastata un cinghiale venuto dalla selva. Dalla selva: cioè dalle genti. Essi erano la vigna; le genti erano selve. Ma da quando le genti hanno creduto, che cosa si dice di loro? Esulteranno tutti gli alberi delle selve . L'ha devastata un cinghiale venuto dalla selva; una fiera solitaria se n'è pasciuta. Chi è la fiera solitaria? È lo stesso cinghiale che l'ha devastata. Se è detta solitaria, è per la superbia. Questo infatti dice ogni superbo: Sono io! Io e nessun altro!
15 O Dio delle schiere , ritorna,
guarda dal cielo e vedi e visita questa vigna.
16 Porta a termine quella che la tua
destra ha piantato, e sul
figlio che per te hai reso forte.
Ma con quale frutto è accaduto tutto questo? O Dio degli eserciti, deh, volgiti! Sebbene siano accadute tutte queste cose, tu volgiti! Mira dal cielo, guarda e visita questa vigna. E perfeziona quella che la tua destra aveva piantata. Non piantarne un'altra, ma ritocca questa fino a renderla perfetta. Questa è infatti la discendenza di Abramo; questa è la discendenza nella quale sono benedette tutte le genti . In essa è la radice, che regge l'olivo selvatico innestatovi. Perfeziona questa vigna che la tua destra ha piantata. Ma dove la perfezionerà? Sopra il figlio dell'uomo che in te hai reso forte. Potrebbe esserci cosa più evidente? E voi vi aspettate forse una qualche spiegazione da parte nostra o non piuttosto che, presi d'ammirazione, gridiamo con voi: Perfeziona questa vigna che la tua destra ha piantata, e perfezionala sopra il figlio dell'uomo? Quale figlio dell'uomo? Quello che in te hai reso forte. Grande sostegno davvero! Costruisci quanto puoi! Nessuno infatti può porre altro fondamento, all'infuori di quello che già è stato posto e che è Cristo Gesù.
17 E’ stata arsa dal fuoco e
scalzata: alla minaccia del tuo volto periranno.
Dice il Signore a proposito del fuoco del buon amore: Sono venuto a portare il fuoco nel mondo . Divampino a questo fuoco gli spiriti ferventi, ardenti di amore per Dio e per il prossimo. In questo senso, come tutte le opere giuste si compiono sotto la spinta del buon timore e del buon amore, così alla radice di tutti i peccati ci sono il cattivo amore e il cattivo timore. Ebbene, le cose arse dal fuoco e le cose tratte dalla fossa, cioè tutti i peccati, scompariranno al rimprovero del tuo volto.
18 Sia la tua mano sull’uomo della tua destra
e sul figlio dell’uomo che per te hai reso forte,
19 e non ci allontaniamo da te.
Ci darai la vita e invocheremo il tuo nome.
20 Signore, Dio delle schiere
convertici e mostra il tuo volto e saremo salvi.
Si posi la tua mano sull'uomo della tua destra e sopra il figlio dell'uomo che ti sei reso forte. E non ci allontaniamo da te. Fino a quando saremo generazione perversa e provocatrice, che non indirizza al bene il suo cuore ? Dica Asaf: Si mostri la tua misericordia; fa' del bene alla tua vigna, portala a perfezione perché la cecità cadde su una parte d'Israele, affinché la totalità delle genti entrasse [nella Chiesa] e così fosse salvo tutto Israele. Poiché tu hai mostrato la tua faccia sopra l'uomo della tua destra che ti sei reso forte, noi non ci allontaniamo da te. Orbene, fino a quando ci rimprovererai? Fino a quando ci accuserai? Fa' pure tutto questo; noi non ci allontaneremo da te. Tu ci darai la vita e noi invocheremo il tuo nome. Tu sarai la nostra dolcezza; tu ci darai la vita. Prima amavamo la terra, non te; ma tu hai mortificato le nostre membra, che sono sulla terra . Infatti quel Vecchio Testamento che conteneva le promesse terrene sembrava persuaderci a non rendere a Dio un culto gratuito ma ad amarlo perché dona qualcosa in terra… Tu ci darai la vita. Noi eravamo morti quando eravamo immersi nelle cose terrene; eravamo morti quando portavamo l'immagine dell'uomo terreno. Tu ci darai la vita. Ci rinnoverai, ci darai la vita dell'uomo interiore. E invocheremo il tuo nome, cioè ti ameremo. Allora tu sarai la nostra dolcezza, tu che sei il perdono dei nostri peccati. Tu sarai tutto intero il premio dei giustificati. O Signore, Dio degli eserciti, convertici! Mostraci il tuo volto e saremo salvi.
Dai Padri
1 Eusebio: questo salmo annuncia l’avvento del Cristo. Chi pasce Israele è il verbo di Dio, lo stesso che parlò per mezzo di Mosè, che apparve ad Abramo e dice in Giovanni 8,56: prima che Abramo fosse io sono… Abramo vide il mio giorno e se ne rallegrò. Sono tutte invocazioni dell’avvento del Cristo: tu che pasci Israele, volgiti. Ridesta la tua potenza e vieni. Manifesta il tuo volto e saremo salvati.
Atanasio: tu che hai per il tuo popolo la sollecitudine di un pastore per il suo gregge, ti prego, ascolta la mia preghiera.
Ruperto: in questo salmo gli antichi fedeli domandano la venuta del Messia.
Aquila: tu che camminavi davanti ad Efraim, Beniamino e Manasse, manifestati! Tu che ti sei degnato, una volta, di camminare davanti a uomini, manifestati ora che noi periamo.
2 Teodoreto: i cherubini del propiziatorio.
Cirillo Alessandrino: queste tre tribù sono poste a designare tutto Israele.
Atanasio: ordine di marcia nelle tappe del deserto: prima le tribù di Giuda, Issacar e Zabulon. A mezzogiorno Efraim, Beniamino e Manasse. E la gloria di Dio dominava i cherubini posti sull’arca. Tu, dunque, che siedi sui cherubini e precedi l’arca, in modo da essere davanti ad Efraim, Beniamino e Manasse, donaci la salvezza con la tua potenza.
3 Girolamo: mostraci tuo Figlio.
Cassiodoro: invoca il Messia.
5 Eusebio: ci sia una misura alle nostre lacrime.
8 Origene: vigna: le dodici tribù.
Eusebio mentre Israele è la pecora fedele, la vigna trasportata è il popolo giudeo, in quanto ha servito gli idoli in Egitto. Tuttavia, trapiantata, la vigna doveva produrre frutti buoni.
Gregorio Nazianzeno: trasportata dall’Egitto, cioè dall’ignoranza empia, la vigna è diventata così grande e così bella che copre tutta la terra e sale più in alto dei cedri.
10 Origene: i cedri mi sembrano rappresentare gli angeli.
11 Eusebio: fiume: è il Giordano, in cui il battesimo ha avuto inizio. Evoca il fiume che rallegra la città di Dio.
12 Eusebio: ha abbattuto le sue siepi perché essa ha prodotto spine.
Teodoreto: il salmista fa allusione alle diverse incursioni degli assiri. Il cinghiale è il peggior nemico delle vigne. La bestia selvaggia rappresenta Nabuccodonosor, che fu più terribile degli altri.
Origene, Cirillo Alessandrino, Atanasio, Gregorio Nazianzeno: il cinghiale è il diavolo.
Gregorio di Nissa: la scrittura definisce foresta la vita cespugliosa degli uomini pieni di passioni. Le bestie selvagge vi si nascondono… Il cinghiale che vive nella foresta ha danneggiato la bella vigna della natura umana; il cinghiale delle foreste la devasta e il selvaggio solitario la divora.
15 Teodoreto: profezia dell’avvento del Cristo. La vigna era diventata selvatica; il profeta prega Dio di risparmiarla per questo unico germoglio che essa produrrà: il Cristo, la vera vite. La vera vite ha prodotto grandi tralci, allo stesso modo anche coloro che hanno creduto nel Cristo. La loro ombra ha coperto i monti. Questa vite vera estende i suoi tralci fino al mare e fino al fiume.
16 Origene: applica questo versetto ai nemici: basta che tu alzi la voce, perché tutti siano distrutti.
17 Origene: l’uomo della tua destra è il Cristo.
Cirillo Alessandrino: poiché il Verbo si è fatto uomo, si parla di lui come di un uomo.
Cassiodoro: figlio dell’uomo: il Cristo.
18 Eusebio: allorché il Salvatore apparirà, noi abbandoneremo gli idoli e non ci allontaneremo più da te.
Origene: colui che vivifica è colui che ha detto: io sono la vita (Giovanni 14,6).
Salmo 80
1 Per la fine, sui torchi di Asaf
2 Esultate per Dio nostro aiuto
acclamate al Dio di Giacobbe.
3 Intonate un salmo e suonate
il timpano, il gioioso salterio con la cetra.
4 Date fiato alla tromba nel
novilunio nel giorno insigne
della nostra festa solenne.
5 Perché è un precetto per Israele
e un decreto del Dio di Giacobbe.
6 Lo ha posto come testimonianza
in Giuseppe. Quando usciva dalla
terra d’Egitto udì una lingua che non conosceva.
7 Sottrasse ai pesi il
suo dorso, le sue mani servirono col cesto.
8 Nella tribolazione mi hai invocato
e ti ho liberato, ti ho esaudito
nel segreto della tempesta.
Ti ho provato presso l’acqua della contraddizione pausa
9 Ascolta popolo mio e ti chiamerò a testimoniare.
Israele se mi ascolterai
10 non ci sarà in mezzo a te un dio
recente e non adorerai un dio estraneo.
11 Io infatti sono il
Signore, Dio tuo che ti ha fatto
uscire dalla terra d’Egitto.
Dilata la tua bocca e la riempirò.
12 Ma non ha ascoltato il mio
popolo la mia voce e Israele non si è rivolto a me.
13 E li ho lasciati andare secondo i
desideri del loro cuore. Andranno
seguendo le loro macchinazioni.
14 Se il mio popolo mi avesse
ascoltato, se Israele avesse camminato nelle mie vie,
15 come niente forse avrei umiliato i loro nemici
e contro i suoi oppressori avrei steso la mia mano.
16 I nemici del Signore gli hanno
mentito ma il loro tempo durerà in eterno.
17 E li ha nutriti col midollo del frumento e con il miele
dalla roccia li ha saziati.
Da Sacy
1 Per la fine, sui torchi di Asaf
2 Esultate per Dio nostro aiuto
acclamate al Dio di Giacobbe.
3 Intonate un salmo e suonate
il timpano, il gioioso salterio con la cetra.
4 Date fiato alla tromba nel
novilunio nel giorno insigne
della nostra festa solenne.
Tutti gli strumenti musicali, tutte le trombe, di cui facevano uso gli Ebrei nei giorni delle loro feste solenni erano destinati ad eccitare i loro animi a una santa letizia e ai rendimenti di grazie dovuti al Signore in quelle giornate così celebri in memoria dei prodigi così spesso da lui operati in loro favore. Alcuni pensano che il profeta parli qui della festa del primo giorno di settembre che si chiama effettivamente il giorno delle trombe. Altri pretendono che in questo luogo si parli delle feste di tutti i primi del mese e di tutte le altre grandi festività dei Giudei.
4 Date fiato alla tromba nel
novilunio nel giorno insigne
della nostra festa solenne.
5 Perché è un precetto per Israele
e un decreto del Dio di Giacobbe.
6 Lo ha posto come testimonianza
in Giuseppe. Quando usciva dalla
terra d’Egitto udì una lingua che non conosceva.
Era sommamente importante per il popolo giudeo, chiamato ora con il nome di Israele, ora con quello di Giacobbe, ora con quello di Giuseppe, ricordarsi delle grazie che egli aveva ricevuto da Dio. Per questo lo Spirito Santo ripete qui in tre modi diversi per bocca del suo profeta l’ordine che Dio aveva loro dato di celebrare in quei giorni festivi la memoria dell’insigne favore con cui li aveva liberati dalla schiavitù degli Egizi. All’uscita dall’Egitto egli aveva loro prescritto questo comando, di solennizzare la festa di cui parla in questo luogo, allorché dal monte Sinai, ove diede loro la sua legge fece udire a loro una voce che non avevano mai udito fino a quel tempo e che a loro era totalmente sconosciuta: la voce con cui Dio parlò ad essi in mezzo ai lampi e ai tuoni che a tal punto li spaventò che scongiurarono poi Mosè di ottenere da Dio che egli non volesse più parlare se non per interposta persona. Così gli antichi hanno spiegato questo luogo.
7 Sottrasse ai pesi il
suo dorso, le sue mani servirono col cesto.
Essendo morto il re d’Egitto che aveva sollevato Giuseppe a così alto grado e trattato così benevolmente Giacobbe con tutta la sua famiglia, a lui succedette un altro re che trattò i loro discendenti con disumanità; aggravandoli di fatiche e caricandoli di pesi che non potevano sopportare.
8 Nella tribolazione mi hai invocato
e ti ho liberato, ti ho esaudito
nel segreto della tempesta.
Ti ho provato presso l’acqua della contraddizione pausa
E’ notato nell’Esodo che gli Israeliti gemevano ed esclamavano al cielo. Essendosi innalzate a Dio le loro grida, egli ascoltò i loro gemiti e scese per liberarli dalle mani degli Egizi. Il profeta dice che Dio si nascose in mezzo alla tempesta, perché era invincibile per i suoi nemici allorché faceva sentire in un modo così terribile l’onnipotenza del suo braccio. Alcuni intendono per queste parole non che Dio stesso si nascondesse, ma che egli nascose gli Israeliti in mezzo alla tempesta ponendoli in salvo dal furore dei loro nemici.
9 Ascolta popolo mio e ti chiamerò a testimoniare.
Israele se mi ascolterai
10 non ci sarà in mezzo a te un dio
recente e non adorerai un dio estraneo.
11 Io infatti sono il
Signore, Dio tuo che ti ha fatto
uscire dalla terra d’Egitto.
Dilata la tua bocca e la riempirò.
Dio prometteva agli antichi israeliti che lo servivano fedelmente un’abbondanza di ogni sorta di beni, ciò che il profeta esprime in una maniera figurata e metaforica dicendo loro: allarga la tua bocca e io la riempirò; cioè ti ricolmerò di beni temporali quanti ne puoi e quanti potrai riceverne.
12 Ma non ha ascoltato il mio
popolo la mia voce e Israele non si è rivolto a me.
13 E li ho lasciati andare secondo i
desideri del loro cuore. Andranno
seguendo le loro macchinazioni.
Grande ed incomprensibile ingratitudine di un popolo che non si cura di ascoltare la voce di colui che lo ha scaricato dei pesi insopportabili di cui lo gravava faraone! Ma punizione infinitamente formidabile, per cui un Dio disprezzato da coloro che egli aveva colmato di beni, si allontana da loro interiormente e li abbandona ai desideri del loro cuore, lasciandoli camminare nelle loro vie, nelle vie che non sono quelle ad essi prescritte dalla sua legge divina, ma quelle che hanno essi stessi inventate secondo la corruzione di un cuore sregolato e privo della luce di Dio.
14 Se il mio popolo mi avesse
ascoltato, se Israele avesse camminato nelle mie vie,
15 come niente forse avrei umiliato i loro nemici
e contro i suoi oppressori avrei steso la mia mano.
I popoli accusino pure la loro negligenza nell’ascoltare Dio, accusino la loro dappocaggine che li distoglie dal camminare nelle vie di Dio. Non dicano: è difficilissimo da adempiersi quello che Dio comanda, angusta e faticosa la via nella quale egli mi obbliga a camminare. Vero è che niente possono senza lui; vero è che da se stessi non hanno la forza di camminare come devono nelle sue vie; ma ascoltino il loro Dio che avendo loro detto: voi non potete fare cosa alcuna senza di me, dice loro parimenti: venite a cercarmi e io vi ristorerò. Camminino dunque essi sostenuti dalla mano di Dio nelle sue vie e conosceranno quanto sia soave il giogo del Signore.
16 I nemici del Signore gli hanno
mentito ma il loro tempo durerà in eterno.
Molti interpreti per nemici del Signore intendono gli Israeliti stessi, che prima popolo suo erano diventati suoi nemici con la loro vita tutta colpevole e che avendogli promesso di adempiere quanto aveva loro ordinato violarono la loro parola.
17 E li ha nutriti col midollo del frumento e con il miele
dalla roccia li ha saziati.
Secondo la precedente esposizione questi benefici accrescevano infinitamente l’ingratitudine del popolo di Dio, avendolo abbandonato per darsi alla idolatria e a mille altri eccessi, dopo che Dio lo aveva cibato con il fior della farina e saziato con il miele scaturito dalla pietra.
Da Agostino
1 Per la fine. Sui torchi; di Asaf.
“Ecco il titolo del salmo: Sino alla fine, per i torchi, nel quinto del sabato, salmo per Asaf stesso. In un solo titolo sono riuniti molti misteri, tanto che la soglia del salmo sembrerebbe indicarne tutto l'interno. Quando parleremo dei torchi, nessuno di voi si attenda descrizioni della vasca, della pressa o dei canestri, perché effettivamente il salmo non contiene nulla di tutto questo: la qual cosa fa maggiormente pensare al mistero. Infatti, se il testo del salmo contenesse riferimenti a tali oggetti, certamente qualcuno potrebbe credere che i " torchi " debbano essere intesi alla lettera. Potrebbe escludere ogni ulteriore interpretazione, ogni significato mistico, ogni valore sacramentale, e dire: il salmo parla semplicemente dei torchi; quanto al resto, sei tu che te lo immagini. Invece, quando è stato letto il salmo, voi non vi avete udito nulla che riguardasse la torchiatura. Intendete dunque nei torchi il mistero della Chiesa, che si viene attuando ai nostri giorni. Nei torchi noi riscontriamo tre momenti: l'oliva viene pressata, e dalla pressa vengono fuori due specie di liquido: l'uno che si ripone e l'altro che si getta via. Nel torchio dunque si pigia, si pressa, si schiaccia. Attraverso questi travagli l'olio sgorga silenzioso nell'anfora; la morchia invece si spande fuori nell'aia.
2 Esultate per Dio, nostro aiuto,
giubilate al Dio di Giacobbe.
“Suvvia, dunque! voi, o Asaf, o assemblea del Signore, acclamate a Dio, nostro soccorso. Voi che oggi siete qui riuniti, voi che oggi costituite l'Asaf del Signore (è infatti per voi, per lo stesso Asaf, che si canta il salmo), acclamate a Dio nostro soccorso. Gli altri tripudiano per gli spettacoli del circo; voi tripudiate a gloria di Dio. Gli altri per le gioie distribuite loro dal nemico ingannatore; voi per colui che è il vostro soccorritore. Se gli altri si rallegrano in quel dio che è il loro ventre, voi esultate in Dio vostro soccorso. Applaudite al Dio di Giacobbe: perché anche voi appartenete a Giacobbe o, meglio, voi siete Giacobbe, il popolo più giovane servito dal più anziano . Applaudite al Dio di Giacobbe! Se non potete spiegarvi con le parole, non per questo tuttavia abbia termine la vostra esultanza! Se potete spiegarvi a parole, gridate; se non lo potete, applaudite. Infatti la gioia incontenibile, alla quale non possono bastare le parole, di solito erompe in applausi. Applaudite al Dio di Giacobbe!
3 Intonate il salmo e suonate il timpano,
il salterio gioioso con la cetra:
“Ricevete il salmo e date il timpano. Dice: Ricevete e date. Perché ricevete? Perché date? Ricevete il salmo e date il timpano…Il timpano, in quanto fatto di cuoio, è un oggetto che rientra nella sfera della carne. Il salmo dunque è qualcosa di spirituale, il timpano è carnale. Perciò, o popolo di Dio, o assemblea di Dio, ricevete il salmo e date il timpano: ricevete i beni spirituali e date quelli carnali” .
4 suonate nel novilunio con la tromba,
nel giorno solenne della nostra festa;
Suonate con la tromba. Cioè: predicate con estrema franchezza e coraggio. Non abbiate timore! Come dice il profeta in un passo: Grida e leva la tua voce come squillo di tromba. Suonate con la tromba all'inizio del mese della tromba. Era un precetto della legge suonare la tromba all'inizio del mese, e questo fanno anche oggi materialmente i giudei, senza intenderne il significato spirituale. Infatti l'inizio del mese è la nuova luna; e la nuova luna è la nuova vita.
5 perché è un precetto per Israele
e un giudizio del Dio di Giacobbe.
Perché è comandamento per Israele e giudizio per il Dio di Giacobbe. Dove c'è un comando, ivi c'è il giudizio. Difatti coloro che hanno peccato nella legge, per mezzo della legge saranno giudicati . E colui stesso che aveva dato il comandamento, Cristo Signore, Verbo fatto carne, diceva: Io sono venuto in questo mondo per giudicare, affinché coloro che non vedono vedano, e coloro
che vedono siano fatti ciechi
6 Lo ha dato come testimonianza a Giuseppe,
quando usciva dalla terra d’Egitto
Ha posto quella testimonianza in Giuseppe. Suvvia, fratelli! di che cosa si tratta? Giuseppe significa "accrescimento". E voi ricordate e sapete che Giuseppe venduto in Egitto rappresenta Cristo passato alle genti. In Egitto Giuseppe, dopo grandi tribolazioni, venne esaltato ; Cristo, dopo la passione subita nelle persone dei martiri, è ora glorificato. Dunque le genti appartengono a Giuseppe proprio a buon diritto, e per questo si parla di accrescimento, perché molti sono i figli della solinga, più di quelli di colei che ha marito.
7 udì una lingua che non conosceva.
Ha sottratto ai pesi il suo dorso,
le sue mani servirono col cesto.
Ha sottratto dai fardelli la sua schiena. Chi ha sottratto dai fardelli la sua schiena se non colui che gridava: Venite a me, tutti voi che soffrite e siete aggravati?... Ciò che causavano gli egiziani inseguendo, questo causano i fardelli dei peccati. Ha sottratto dai fardelli la sua schiena. E come se tu gli chiedessi quali fossero questi fardelli, aggiunge: Le sue mani hanno servito nel canestro. Nel canestro sono rappresentate le opere servili. Pulire, concimare, portare la terra, sono tutte cose che si fanno con il canestro; e sono opere servili: perché chiunque fa il peccato è servo del peccato; e [ solo] se il Figlio vi avrà liberati, allora sarete veramente liberi . Va bene designare con " canestri" anche le cose spregevoli di questo mondo; ma Dio riempì i canestri con pezzi di pane. Riempì dodici canestri con pezzi di pane , perché ha scelto le cose abiette di questo mondo per confondere i forti . Così anche Giuseppe, quando serviva nel canestro, con esso portava la terra, perché faceva mattoni.
8 Nella tribolazione mi hai invocato e io ti ho liberato;
ti ho esaudito nel segreto della tempesta,
ti provato presso l’acqua della contraddizione. Pausa
Nella tribolazione mi hai invocato, e io ti ho liberato. Lo riconosca ogni coscienza cristiana, se devotamente avrà varcato il mar Rosso ; se, credendo, ha udito la lingua che non conosceva, la lingua della fede e dell'obbedienza. Riconosca di essere stata esaudita nella tribolazione. Era infatti una grande tribolazione quella d'essere schiacciato dal fardello dei molti peccati; e quanto si rallegra la coscienza quando ne è sollevata! Ecco, sei battezzato. La coscienza, che ieri era oppressa, oggi esulta. Sei stato esaudito nella tribolazione… Ti ho esaudito in mezzo alla tempesta. Non nella tempesta del mare ma nella tempesta del cuore. Ti ho esaudito in mezzo alla tempesta; ti ho messo alla prova nell'acqua della contraddizione. Certamente, fratelli! Uno che è stato esaudito nel mezzo della tempesta deve essere messo alla prova nell'acqua della contraddizione. Ecco uno che ha creduto, che è stato battezzato e ha intrapreso a seguire la via di Dio. Egli ha cominciato ad essere spremuto e a fluire nell'anfora, ed è stato separato dalla feccia che scorre al margine della strada.
9 Ascolta popolo mio e ti chiamerò a testimoniare.
Israele se mi ascolterai
10 non ci sarà in mezzo a te un dio
recente e non adorerai un dio estraneo.
Tutto quanto abbiamo udito, dall'inizio del salmo fino a questo verso, si riferisce all'olio del torchio. Quel che resta son cose di cui dobbiamo profondamente dolerci e da cui dobbiamo guardarci. Da qui sino al termine infatti il salmo si riferirà alla morchia del torchio; e forse non invano vi è frapposta una pausa. ..O Israele, se mi ascolterai, non ci sarà in mezzo a te alcun dio recente. Un dio recente è un dio fatto nel tempo; il nostro Dio invece non è recente, ma è dall'eternità. E se il nostro Cristo è recente in quanto uomo, è eterno in quanto Dio.
11 Io infatti sono il
Signore, Dio tuo che ti ha fatto
uscire dalla terra d’Egitto.
Dilata la tua bocca e la riempirò.
Io, infatti, sono. Perché vuoi adorare ciò che non è? Io sono il Signore Dio tuo, perché io sono colui che sono. Certamente io sono, dice, io che sono al di sopra di ogni creatura. A te poi in particolare che cosa ho donato nel tempo? Ti ho tratto dalla terra d'Egitto. Queste parole non sono dette soltanto a quel popolo; tutti infatti siamo stati tratti dalla terra d'Egitto; tutti siamo passati attraverso il mar Rosso, e i nostri nemici che ci inseguivano sono periti nell'acqua! Spalanca la tua bocca, confessando, amando, e io la ricolmerò, perché presso di me è la fonte della vita .
12 Ma non ha ascoltato il mio
popolo la mia voce e Israele non si è rivolto a me.
13 E li ho lasciati andare secondo i
desideri del loro cuore. Andranno
seguendo le loro macchinazioni.
E li ho abbandonati ai sentimenti del loro cuore. Ecco il torchio: gli sbocchi sono sturati, la morchia scorre via. E li ho lasciati andare, non nella via della salvezza che indicavano i miei precetti, ma, in conformità ai sentimenti del loro cuore, li ho abbandonati a se stessi. Anche l'Apostolo dice: Dio li ha abbandonati alle concupiscenze del loro cuore . Li ho abbandonati ai sentimenti del loro cuore, e seguiranno i loro sentimenti. Questo è ciò di cui dovete aver orrore. Sì, dovete averne orrore, se siete già fluiti nelle anfore nascoste del Signore, se siete innamorati delle sue dispense.
14 Se il mio popolo mi avesse
ascoltato, se Israele avesse camminato nelle mie vie,
Se Israele avesse camminato sulle mie vie io avrei umiliato tutti i suoi nemici, fino ad annientarli. Orbene, se il mio popolo mi avesse ascoltato. Ma perché dico mio, se non mi ascolta? Se il mio popolo mi avesse ascoltato. Ma chi è questo mio popolo? È Israele. Se mi avesse ascoltato. Che vuol dire questo? Se avesse camminato sulle mie vie. Egli si lamenta e geme sotto i nemici, mentre io avrei umiliato i suoi nemici fino ad annientarli, e avrei posto la mia mano su coloro che li fanno soffrire…Ora, invece, come fanno a lamentarsi dei loro nemici? Essi stessi sono diventati i peggiori nemici. In qual modo? Che cosa dice poi? Voi vi lamentate dei vostri nemici; ma voi che cosa siete? I nemici del Signore hanno mentito a lui. Rinunzi al peccato? Rinunzio! dice, e torna a ciò cui ha rinunziato. Le cose alle quali tu rinunzi sono certamente le cattive azioni, le azioni diaboliche, le azioni che meritano la condanna di Dio: i furti, le rapine, gli spergiuri, gli omicidi, gli adulteri, i sacrilegi, il disprezzo delle cose sacre, le vane curiosità. A tutte queste cose tu rinunzi, e di nuovo sei vinto da esse e torni indietro! Le ultime tue scelte sono state peggiori delle prime. Il cane è tornato al suo vomito, e il maiale si lava in un pantano di sterco.
15 come niente forse avrei umiliato i loro nemici
e contro i suoi oppressori avrei steso la mia mano.
16 I nemici del Signore gli hanno
mentito ma il loro tempo durerà in eterno.
17 E li ha nutriti col midollo del frumento e con il miele
dalla roccia li ha saziati.
I nemici del Signore hanno mentito a lui, dicendo: " Vado alla vigna ", e non andandoci . Il loro tempo durerà, non un momento, ma in eterno… Ebbene, quanti nemici del Signore hanno mentito a lui, pur essendo stati cibati non soltanto con il grasso del frumento ma anche con il miele tratto dalla pietra, cioè con la sapienza di Cristo! Quanti anche oggi assaporano il godimento della sua parola, della conoscenza dei suoi misteri, della spiegazione delle sue parabole! Quanti se ne allietano e gridano! E questo miele non proviene da un qualsiasi uomo ma dalla pietra, e la pietra era Cristo. Quanti dunque si saziano con questo miele, e gridano e dicono: " È dolce "! E aggiungono: Non c'è niente di meglio, niente di più dolce si può pensare o immaginare! E tuttavia i nemici del Signore hanno mentito a lui. Non voglio più a lungo trattenervi su queste dolenti note. E anche se il salmo finisce con queste costatazioni che incutono terrore, tuttavia dalla sua fine, vi scongiuro, ritorniamo al principio: Acclamate a Dio, nostro soccorso . Volgiamoci a Dio.
Dai Padri
1 Eusebio:Il salmo precedente diceva: perché hai abbattuto la siepe della tua vigna? Questo risponde: se il mio popolo mi avesse ascoltato! Ma il mio popolo non ha ascoltato la mia voce e io li ho abbandonati alle inclinazioni del loro cuore.”
Teodoreto:. Canto di vittoria. Annuncia la vocazione dei gentili.
3 Origene: la tromba del novilunio, per gli ebrei, il ricordo dell’uscita dall’Egitto. Ai cristiani essa ricorda che sono stati liberati dal demonio e dal potere delle tenebre.
Eusebio: la tromba degli angeli del giudizio (confronta Matteo 24,31).
Teodoreto: Le trombe, in memoria del Sinai.
5 Atanasio: con la tromba dei noviluni, Israele testimoniava che era stato liberato dalla schiavitù d’Egitto. Il popolo nuovo testimonia con la tromba evangelica che è stato liberato ed ha ricevuto la vita nuova.
Teodoreto: Giuseppe sta per tutto il popolo.
Origene : Una lingua che non conosceva: la voce di Dio sul Sinai e la legge che ignorava.
Eusebio: la voce di Dio. Essi l’udirono nel deserto dopo l’uscita dall’Egitto.
Cirillo Alessandrino: quando fu data la legge sul Sinai, Israele udì una lingua nuova che non conosceva. Si ebbe là una profezia del Salvatore, poiché Dio discese sotto l’apparenza del fuoco e disse: ascolta Israele (Deuteronomio 6,4), e il popolo pieno di paura disse a Mosè: parla tu a noi e noi ascolteremo, ma non ci parli Dio, altrimenti moriremo (confronta Deuteronomio 5,24 seguenti): domandava un mediatore. Così il profeta aggiunge subito: suscita però a loro in mezzo ai loro fratelli un profeta come te e gli porrò in bocca le mie parole… (Deuteronomio 18,18). Il Figlio si è fatto mediatore fra Dio e noi. Il Figlio dice in Giovanni 12,49: io non ho parlato da me, ma colui che mi ha mandato, il Padre, egli stesso mi ha comandato che cosa devo dire e annunciare..
Atanasio: lingua che non conosceva: la voce di Dio sul Sinai.
6 Eusebio Egli liberò il loro dorso dal peso.
Simmaco:. La loro spalla fu sottratta al peso, le loro mani liberate dal cesto.
Cirillo alessandrino: Mosè fu ministro della liberazione carnale e il Cristo ministro della liberazione spirituale.
Teodoreto: qui il salmista parla di Dio: egli li ha liberati dalla schiavitù che piegava loro il dorso .
Origene: pensa che ci sia un legame misterioso dai cesti della schiavitù d’Egitto e quelli che il Signore riempì di pane.
Atanasio: Il popolo ebreo trasportava in cesti e sul dorso la paglia e il fango per le costruzioni del faraone.
Ruperto: Giuseppe è ricordato perché per primo servì, venduto come schiavo. Egli rappresenta qui tutti i figli di Israele.
7 Origene, in Numeri 27,29: i figli di Israele, oppressi in Egitto, gridarono al Signore. Egli ascoltò il loro pianto e inviò loro il suo Verbo per mezzo di Mosè, per farli uscire dall’Egitto. E noi, noi eravamo in Egitto, cioè nelle tenebre dell’errore e dell’ignoranza. Il Signore ha avuto pietà della nostra afflizione ed ha inviato il suo Verbo, il suo Figlio unigenito, per strapparci all’ignoranza e condurci alla luce.
Girolamo : significa: io ero in mezzo alla tempesta.
8 Teodoreto: Tu che hai sperimentato la mia potenza, accetta le mie leggi. Il targum, al posto di: a te lo attesto: ha: tu sarai mio testimone.
Cassiodoro: È al giudizio che il Signore attesta, rendendo a ciascuno secondo le sue opere.
Arnobio il Giovane : A te lo attesto: io, che tu hai crocifisso, io sono Dio ; io sono lo stesso Dio che ti ha tratto dall’Egitto.
9 Ruperto: il Cristo non è un dio recente: il mio Dio e lo voglio lodare, il Dio di mio padre e lo voglio esaltare (Esodo 15,2); Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno, lo vide e gioì… Prima che Abramo fosse io sono” (Giovanni 8,56 seguenti).
Cassiodoro: Il Cristo non è un dio recente.
Atanasio: Dio promette nutrimenti carnali e spirituali” .
10 Teodoreto: Io sono il Signore Dio tuo. Sono le prime parole della legge.
Origene: La tua bocca: il tuo spirito, per accogliere la dottrina. Domanda quanto potrai e io ti darò più di quanto tu possa domandare. La riempirò: farò sì che tu pronunci parole perfette.
Efrem: Signore, ecco la bocca del tuo servo è aperta, come il suo cuore: riempili, affinché sempre io ti benedica, Cristo Salvatore. Versa nel mio cuore la rugiada della tua grazia. Come la terra seminata non può produrre frutto se la tua bontà non la visita, così il mio cuore.
Teodoreto :Mostrati obbediente e riceverai una moltitudine di beni.
Girolamo È egli stesso il maestro e il pane” .
Cassiodoro: Apri la tua bocca per diffondere e confessare le lodi di Dio.
Eusebio: Annuncio della moltiplicazione dei pani; annuncio dell’eucarestia.
Atanasio:Il pane del cielo.
Teodoreto : In un nulla: senza fatica, in un batter d’occhio.
Simmaco :Esasperano il Signore quelli che gli mentono.
Teodoreto: E pure li aveva nutriti con midollo del frumento.
Origene, Eusebio, Atanasio: la roccia è il Cristo
Teodoreto e Aquila: rinnegheranno il Signore e trasgrediranno il patto. Avevano detto: tutto quello che ha detto il Signore noi lo faremo (Esodo 24,3). Il loro tempo: le loro calamità.
Teodoreto “. Il popolo non ha obbedito, per questo l’ho privato della cura che avevo per lui; l’ho lasciato andare alla deriva, come una nave senza timone. I fatti hanno convalidato questa profezia: i giudei sono dispersi per tutta la terra.
Atanasio: Hanno violato il patto. Il loro tempo: quello del castigo.
Girolamo Quando la pienezza dei gentili sarà entrata, tutto Israele sarà salvato; leggiamo nell’Apocalisse che saranno salvati a centinaia di migliaia: infatti se ci sono 144.000 vergini, quanti altri!
Cassiodoro: hanno mentito: l’equivalente di spergiurare. Il loro tempo è il tempo del castigo.
Salmo 81
1 salmo di Asaf
Dio si è posto nell’assemblea degli
dei, e nel mezzo Dio giudica.
2 Fino a quando giudicate con
ingiustizia e sostenete le parti dei peccatori? Pausa
3 Fate giustizia al povero e
all’orfano , l’umile ed il misero dichiarate giusti.
4 Scampate il povero e liberate il misero dalla
mano del peccatore.
5 Non hanno conosciuto né compreso.
Si aggirano nelle tenebre: saranno scosse tutte
le fondamenta della terra.
6 Io ho detto: Siete dei e figli dell’Altissimo, tutti.
7 Ma voi come uomini morirete e come uno
dei principi cadrete.
8 Sorgi, o Dio, giudica la terra,
perché tu avrai eredità in tutte le genti.
Da Sacy
1 salmo di Asaf
Dio si è posto nell’assemblea degli
dei, e nel mezzo Dio giudica.
Il profeta chiama dei i principi dei Giudei a cui Dio aveva affidato la cura di giudicare i popoli. Questo nome viene pur loro dato dalla legge là dove essa dice: non parlerete male degli dei, cioè dei giudici e non maledirete i principi del vostro popolo. Come Dio è veramente il giudice supremo e come è a lui piaciuto di comunicare agli uomini la sua autorità, costituendo i giudici dei popoli, quelli però tra gli uomini che egli ha stabilito nella funzione di giudici sono chiamati dei per essere in qualche modo simili a Dio in un ufficio così sublime che appartiene propriamente a lui solo. Ma il giusto giudice conoscendo quanto gli uomini che egli ha reso i giudici degli altri abusino del loro dovere riprende qui coloro tra essi che giudicano ingiustamente e che non hanno a cuore di tenere il giusto equilibrio della bilancia, predicendo loro il giudizio rigorosissimo ma giustissimo che egli pronuncerà un giorno contro di loro. Quando il profeta dice che Dio si è trovato nella assemblea degli dei non parla come se Dio si fosse qui trovato un giorno e più non vi si trovasse ma pretende farci comprendere che egli sempre fa quel che ha fatto dal principio del mondo essendo in lui una cosa stessa il presente, il passato e l’avvenire. Tutti i giudici tremino dunque allorché si radunano per giudicare i loro fratelli, considerando che in mezzo a loro è il giudice supremo e che nell’atto stesso che giudicano gli altri sono essi stessi giudicati da colui che vede l’intimo del loro cuore e che condanna l’ingiustizia del giudizio pronunciato per passione e per negligenza.
2 Fino a quando giudicate con
ingiustizia e sostenete le parti dei peccatori?
Sino a quando perderai tu di vista la giustizia nei tuoi giudizi e guarderai piuttosto la persona dei grandi, dei ricchi e dei potenti, che sono peccatori ed ingiusti nel volere che si abbia stima per la loro grandezza e per la loro potenza in pregiudizio dell’equità? Il profeta chiama peccatori quegli uomini violenti che, non temendo d’opprimere i poveri e appoggiandosi alla loro autorità cedono all’ambizione che li domina. Accade facilmente che sia violata la giustizia a favore degli uomini che si rendono terribili nel mondo con la grande autorità che danno ad essi le loro ricchezze.
3 Fate giustizia al povero e
all’orfano , l’umile ed il misero dichiarate giusti.
Il profeta non pretende di allontanare i giudici da un retto giudizio per sostenere la causa dei poveri contro i ricchi quando essa è cattiva. Egli comanda ai giudici di non avere occhi per le ricchezze e per la potenza degli uomini nei loro giudizi, ma di guardare alla sola equità. Questo si prescriveva anticamente dalla legge di Dio agli israeliti nei seguenti termini: non abbiate riguardo alla persona del grande contro giustizia: siate giudici giusti del vostro prossimo. Si può osservare con un autore che Dio ordina due cose ai giudici: l’una di non differire a giudicare la causa del povero e l’altra di proteggerlo contro la violenza dell’uomo ingiusto e peccatore che vuole opprimerlo.
4 Scampate il povero e liberate il misero dalla
mano del peccatore.
5 Non hanno conosciuto né compreso.
Si aggirano nelle tenebre: saranno scosse tutte
le fondamenta della terra.
Il profeta con ciò dichiara quanto i giudici, che egli esorta ad esercitare degnamente le loro funzioni siano sordi alla voce della verità e ciechi per non vedere il lume della giustizia. Deplora la negligenza che hanno di conoscere i loro doveri nell’amministrare la giustizia conformemente alla loro obbligazione.
6 Io ho detto: Siete dei e figli dell’Altissimo, tutti.
7 Ma voi come uomini morirete e come uno
dei principi cadrete.
Lo spirito Santo innalza ed abbassa nel tempo stesso i giudici e i principi dei popoli. Dice il profeta in nome di Dio: ricordatevi che sebbene siate dei per la partecipazione della mia potenza voi morirete come uomini e cadrete come quei principi o quei tiranni il cui regno viene abbattuto in un soffio a motivo delle violenze e della ingiustizia della loro condotta.
8 Sorgi, o Dio, giudica la terra,
perché tu avrai eredità in tutte le genti.
Queste parole possono essere prese anche in un altro senso che è profetico e che riguarda la venuta del Messia. Era troppo tempo che regnava la corruzione sopra la terra e che il principe del secolo esercitava in essa un terribile giudizio che era la pena giustissima dovuta al peccato. Era troppo tempo che i principi e i giudici abusavano della potenza loro data da Dio e che i poveri e i piccoli gemevano sotto la crudele oppressione degli uomini violenti e dei demoni. Bisognava finalmente che colui che veramente è Dio come Dio suo Padre e vero Figlio dell’Altissimo, a cui tutte le nazioni appartengono come sua eredità, venisse a riformare con la regola suprema della sua verità e con la unzione della sua grazia tutti gli ingiusti giudizi degli uomini. Bisognava che egli venisse affinché il mondo, come dice egli stesso, fosse giudicato e affinché il principe del mondo fosse cacciato fuori.
Da Agostino
1 salmo di Asaf
Dio si è posto nell’assemblea degli
dei, e nel mezzo Dio giudica.
Salmo per Asaf stesso. A questo salmo, come agli altri che si aprono con la stessa intestazione, ha fornito il titolo o la persona da cui fu scritto o la realtà designata con tale nome: per cui, se lo si vuol comprendere, ha da riferirsi alla sinagoga, poiché tale è il significato di Asaf. E questo, tanto più che della sinagoga parla già il suo primo versetto. Comincia infatti: Dio è stato nella sinagoga degli dei. Quando dice " dei " non dobbiamo evidentemente pensare né agli dei delle genti, ossia agli idoli, né a qualsiasi creatura celeste o terrena, ma a degli uomini. Difatti il salmo, precisando questo versetto, un po' più avanti assai chiaramente indica chi siano quegli dei tra i quali Dio si è intrattenuto. Dice: Io ho detto: Voi siete dèi, e figli dell'Altissimo voi tutti; ma voi morirete come uomini e cadrete come uno dei principi 1. Dio, dunque, è stato nella sinagoga dei figli dell'Altissimo, dei quali lo stesso Altissimo dice per bocca di Isaia: Io ho generato figli e li ho innalzati; ma essi mi hanno disprezzato 2. Per " sinagoga " intendiamo, poi, il popolo d'Israele: poiché propriamente erano le adunanze degli ebrei che si solevano chiamare sinagoga, per quanto fossero chiamate anche chiesa. Gli Apostoli, invece, mai chiamarono sinagoga l'accolta del popolo cristiano, ma sempre Chiesa: sia per distinguerla dai gruppi giudaici, sia perché tra " riunione " (donde deriva sinagoga) e " convocazione " (donde ha preso nome la Chiesa) vi è una certa differenza.
2 Fino a quando giudicate con
ingiustizia e sostenete le parti dei peccatori?
3 Fate giustizia al povero e
all’orfano , l’umile ed il misero dichiarate giusti.
Ascolta la voce di Dio che opera la separazione, ascolta la voce del Signore che divide la fiamma del fuoco . Fino a quando giudicherete secondo ingiustizia, e prenderete le parti dei peccatori? Come dice altrove: Fino a quando duri di cuore? Forse fino all'avvento di colui che è la luce del cuore? Io vi ho dato la legge e voi ostinatamente vi siete opposti. Vi ho mandato i profeti e voi li avete offesi o uccisi, oppure avete parteggiato per chi commetteva questi delitti. Ma omettendo di parlare (tanto è indegno!) di coloro che uccisero i servi di Dio che erano stati loro inviati, voi che tacevate mentre queste cose accadevano, cioè voi che volete imitare, come se fossero innocenti, coloro che allora tacquero, fino a quando giudicherete secondo ingiustizia e prenderete le parti dei peccatori? Deve forse essere ancora ucciso l'erede che viene? Non ha forse voluto egli stesso essere per voi senza padre come un orfano? Non ha forse sofferto per voi la fame e la sete come un misero? Non ha forse gridato a voi: Imparate da me che sono mite e umile di cuore ? Non è divenuto forse povero, mentre era ricco, per arricchirvi con la sua povertà ? Orbene rendete giustizia all'orfano e al misero; giustificate l'umile e il povero. Non ritenete giusti quelli che sono superbi e ricchi per se stessi, ma lui che per voi si è reso umile e povero: costui considerate giusto, e giusto proclamate.
4 Scampate il povero e liberate il misero dalla
mano del peccatore.
“Salvate dunque il misero, e liberate il povero dalle mani del peccatore. Questo è detto affinché ci si renda conto che, di quel popolo nel quale Cristo nacque e fu ucciso, non furono immuni da colpa neppure quei tali che, sebbene fossero così numerosi che, come dice il Vangelo, i giudei ne ebbero timore e per questo non osarono mettere le mani su Cristo, in seguito divenuti accomodanti permisero che Cristo fosse ucciso dai malvagi e invidiosi capi del giudaismo . Essi certamente, se lo avessero voluto, avrebbero potuto incutere sempre timore a questi scellerati; per cui le mani di costoro mai avrebbero prevalso contro Cristo. A proposito di tali giudei altrove è detto: Erano cani muti né sapevano latrare . E a costoro si riferiscono anche le parole: Ecco! Il giusto soccombe [nella morte] e nessuno se ne accorge .
5 Non hanno conosciuto né compreso.
Si aggirano nelle tenebre: saranno scosse tutte
le fondamenta della terra.
“A tutti si adattano, e perfettamente, le parole che seguono: Non hanno saputo né compreso; camminano nelle tenebre. Se infatti gli uni avessero conosciuto il Signore della gloria, mai lo avrebbero crocifisso ; e se l'avessero saputo gli altri, mai avrebbero consentito alla liberazione di Barabba e alla crocifissione di Cristo. Ma una volta avvenuta la cecità parziale d'Israele, di cui si parlava sopra (cecità ordinata a far entrare la totalità delle genti ) e per la quale il Cristo fu crocifisso, si scuoteranno tutte le fondamenta della terra. Si sono scosse e si scuoteranno finché non entrerà la totalità delle genti predestinate. Tanto è vero che anche alla morte del Signore si scosse la terra e le pietre si spezzarono . Se poi per fondamenta della terra intendiamo gli uomini felici nell'abbondanza dei beni terreni, giustamente è predetto che essi saranno scossi, nel senso che essi resteranno stupiti, vedendo amate e lodate l'umiltà, la povertà, la morte, considerate da loro come la grande abiezione di Cristo. Anzi, loro stessi ameranno e abbracceranno una tale abiezione disprezzando la vana felicità di questo mondo. Si scuotono, infatti, tutte le fondamenta della terra quando gente siffatta è colta d'ammirazione ovvero addirittura cambia vita.
6 Io ho detto: Siete dei e figli dell’Altissimo, tutti.
7 Ma voi come uomini morirete e come uno
dei principi cadrete.
Il regno della felicità terrena è la superbia; e contro tale superbia è venuta l'umiltà di Cristo, la quale leva la voce contro coloro che dallo stato di miseria vuole innalzare alla dignità di figli dell'Altissimo. È questa umiltà che li rimprovera: Io ho detto: Voi siete dèi, e figli dell'Altissimo tutti quanti. Ma voi come uomini morirete, e cadrete come uno dei principi. Si può intendere che abbia detto agli uni: Io ho detto: Voi siete dei e tutti figli dell'Altissimo, rivolgendosi a coloro che sono predestinati alla vita eterna; e che abbia detto agli altri: Voi invece come uomini morirete, e cadrete come uno dei principi, ponendo cioè una distinzione tra gli dei. Oppure si può intendere che rimproveri tutti assieme, mettendo però in rilievo gli obbedienti e coloro che si correggono. Le parole, pertanto, Io ho detto: Voi siete dèi e figli dell'Altissimo tutti quanti, significherebbero: A tutti voi io ho promesso la felicità celeste, ma voi a causa della debolezza della carne come uomini morirete, e per l'orgoglio dello spirito come uno dei principi, cioè come il diavolo, non vi innalzerete ma cadrete. È come se dicesse: pur essendo tanto pochi i giorni della vostra vita e pur dovendo voi come uomini morire tanto rapidamente, non ne profittate per correggervi; ma come il diavolo, i cui giorni in questo secolo sono molti poiché nella carne lui non muore, voi vi innalzate tanto da cadere. È stato infatti a causa della superbia del diavolo che i perversi e ciechi principi dei giudei invidiarono la gloria di Cristo; e, come per il passato, così anche oggi è per questo vizio che l'umiltà di Cristo morto in croce non viene apprezzata da coloro che amano la grandezza di questo secolo.
8 Sorgi, o Dio, giudica la terra,
perché tu avrai eredità in tutte le genti.
“Affinché questo vizio venga sanato, per bocca dello stesso profeta si dice: Sorgi, o Signore! giudica la terra. La terra si è inorgoglita quando ti crocifiggeva: risorgi dai morti e giudica la terra. Perché, tu disperderai fra tutte le genti. Che cosa disperderai se non la terra, cioè coloro che sono attaccati alle cose terrene? E ciò tu compirai quando distruggerai nei credenti, fin dalla radice, la loro cupidigia terrena e la loro superbia; come pure quando da essi separerai i non credenti, cioè la terra che dev'essere battuta e condannata alla perdizione. In questo modo, attraverso quelle sue membra la cui vita è in cielo, egli giudica la terra e la disperde fra tutte le genti. Non dobbiamo trascurare il fatto che alcuni codici recano: Tu erediterai tra tutte le genti. È anche questa una versione che si può accogliere senza inconvenienti, né vi è contrasto tra l'una e l'altra. L'eredità di Dio si realizza infatti per mezzo della carità, la quale, sostenuta dai comandamenti e favorita misericordiosamente dalla grazia, disperde la cupidigia terrena.
Dai Padri
1 Eusebio: nel salmo precedente era il popolo giudeo ad essere accusato; qui, i suoi capi.
Teodoreto: il salmo precedente annunciava il ripudio dei giudei, questo ne spiega i motivi. Gli dei sono i capi dei giudei: non insulterai gli dei e il capo del tuo popolo (Esodo 22,27). Il giusto giudice li rimprovera di non tenere equamente la bilancia della giustizia e annuncia loro il giudizio futuro.
Cassiodoro: Dio sta: Gesù Cristo, lo stesso che è assiso alla destra del Padre. In mezzo a voi sta colui che voi non conoscete (Giovanni 1,26).
Beda: il profeta prevede la visita del Signore nell’incarnazione. Esorta il popolo a non essere servo infedele. Dio sta nella sinagoga e rimprovera i responsabili del popolo.
Eusebio: Dio è in mezzo a loro: è il Dio fatto uomo, divenuto simile a loro. La Scrittura chiama dei coloro ai quali è stata rivolta la Parola di Dio. Il Cristo cita questo versetto del salmo in Giovanni 10,34. Eusebio cita pure Esodo 7,1: oggi io ti ho posto come Dio per faraone, cioè venerato da lui. Il verbo di Dio in persona che prese la forma di schiavo e fu trovato simile ad un uomo, è stato in piedi nella stessa sinagoga di questi dei: dritto in mezzo a questi uomini che sono detti dei, li giudicava dicendo loro: la parola che ho detto, quella vi giudicherà (Giovanni 12,48).
2 Eusebio: fino a quando ci avverte della nostra morte vicina.
Cassiodoro: indigente, orfano, umile e povero: il Cristo. Orfano, perché non aveva padre sulla terra.
Ruperto: o scribi e farisei, egli conosce bene la vostra fallace sinagoga e lo sventurato popolo che è stato ingannato da voi, quando per ingannarlo avete finto un timore ingiustificato dicendo: verranno i romani e distruggeranno il nostro luogo santo e la nostra nazione (Giovanni 11, 48). Certo, la sua sapienza conosce tutto questo. Giacché voi avete finto di temere un pericolo immaginario, i romani sono veramente venuti: e questo vi è accaduto non per aver rimandato libero il Cristo, ma per non averlo rimandato libero.
5 Eusebio: non hanno compreso che essi pure saranno soggetti al giudizio di Dio: non giudicate per non essere giudicati.
Girolamo: si tratta di giudici malvagi. Per causa loro, sono scosse le fondamenta della terra.
Beda: non l’hanno conosciuto ed hanno crocifisso il Signore della gloria.
Atanasio: le fondamenta della terra sono il principe di questo mondo e il suo esercito.
Cassiodoro: scuotimento di terra alla morte del Signore. Senso spirituale: la conversione di parecchi in quel tempo: il centurione, ecc.
6 Eusebio: il Figlio non è geloso, li chiama a condividere la filiazione divina: io ho detto: voi siete figli dell’Altissimo, ma avete disprezzato la grazia e morirete nel vostro peccato.
Teodoreto: vi ho onorati, vi ho dato di partecipare al mio nome, vi ho chiamato figli.
Girolamo: siete dei: si rivolge a tutti gli uomini.
7 Teodoreto: non avete riconosciuto il vostro onore e per questo avete subito la stessa decadenza del diavolo: io gli avevo affidato un impero, ma non ha voluto godere nella giustizia i beni che gli avevo dato ed è caduto dal suo onore. E voi morirete come gli altri uomini. Dopo aver così convinto i giudici iniqui, il profeta supplica Dio di esercitare il suo giudizio su tutta la terra.
Beda: morirete, come i nostri progenitori sedotti dal diavolo.
8 Eusebio: il salmista invoca la venuta del Signore e la riconciliazione di tutte le nazioni. Sorgi: invoca la risurrezione del Cristo, che comporterà tutte le risurrezioni. Questo salmo è in correlazione col salmo 49.
Teodoreto: sorgi, giudica la terra! Avrai la tua eredità. Parla il Cristo, invoca l’incarnazione e implora la vocazione dei gentili.
Cassiodoro: il profeta annuncia la risurrezione del Cristo, perché prevede che il Cristo sarà messo a morte.
Beda: vieni, per morire, risuscitare e giudicare!
Ruperto: è del Cristo che il profeta dice: Dio sta nell’assemblea degli dei. E nel seguito: io li ho ammoniti di giudicarti con giustizia e liberarti, ma essi ti metteranno a morte. Sorgi dunque dai morti e prendi la tua eredità.
Salmo 82
1 cantico, salmo di Asaf
2 O Dio chi sarà simile a te?
Non tacere, non stare quieto o Dio;
3 perché ecco i tuoi nemici
hanno gridato, e quelli che ti
odiano hanno alzato la testa.
4 Contro il tuo popolo hanno tramato un perfido disegno
e hanno congiurato contro i tuoi santi.
5 Hanno detto: Venite e
sterminiamoli come nazione
e non sia ricordato il nome di Israele.
6 Poiché hanno congiurato unanimi
tutti insieme contro di te hanno fatto alleanza,
7 le tende degli Idumei e gli
Ismaeliti, Moab e gli Agareni,
8 Gebal e Ammon e Amalek,
gli stranieri con gli abitanti di Tiro.
9 Perfino Assur è venuto con loro
sono stati in soccorso ai figli di Loth pausa
10 Fa’ loro come a Madiam
e a Sisara, come a Iabin nel torrente Chison.
11 Furono sterminati a Endor,
divennero come concime della terra.
12 Rendi i loro principi
come Oreb e Zeb, e Zebee e Salman, tutti i loro principi
13 che dissero: occupiamo come eredità il santuario di Dio.
14 Dio mio , rendili
come ruota, come stoppia in faccia al vento,
15 come fuoco che brucia una
selva, come fiamma che brucia i monti.
16 Così li inseguirai con la
tua tempesta e con la tua ira li sconvolgerai.
17 Riempi le loro facce
d’ignominia e cercheranno il tuo nome, Signore.
18 Arrossiscano e siano sconvolti
nei secoli dei secoli e siano confusi e periscano.
19 E conoscano che il tuo nome
è Signore, tu solo l’Altissimo su tutta la terra.
Da Sacy
1 cantico, salmo di Asaf
2 O Dio chi sarà simile a te?
Non tacere, non stare quieto o Dio;
Non c’è preghiera più efficace dell’umile riconoscenza della sua infinita grandezza. Nessuna debolezza deve sconfortarci allorché ci appoggiamo all’Onnipotente; nessun nemico deve spaventarci se riponiamo la nostra fiducia nella grazia di colui al quale non è simile alcuna creatura. Per questo con somma ragione Giosafat, re di Giuda, e il profeta che parla in sua persona, esclama, quando vede la moltitudine dei nemici che si preparavano ad opprimerlo. O Dio, chi è simile a te? Cioè questo esercito così formidabile come sembra oserà forse paragonarsi all’Onnipotente?
3 perché ecco i tuoi nemici
hanno gridato, e quelli che ti
odiano hanno alzato la testa.
4 Contro il tuo popolo hanno tramato un perfido disegno
e hanno congiurato contro i tuoi santi.
Per muovere Dio sempre di più rappresenta questi nemici come suoi: i tuoi nemici, dice a lui, simili a un mare tempestoso hanno eccitato un gran rumore con la loro audacia e con il loro orgoglio e a causa dell’odio che ti portano o mio Dio hanno alzato il loro capo con insolenza, assalendoci come persone che ti appartengono e che sono da loro disprezzate, come se tu non avessi il potere di proteggerci. Se il mondo ci odia, diceva il Salvatore ai suoi discepoli, sappiate che prima di voi ha odiato me. È dunque di profitto essere odiati dai nemici di Dio poiché l’odio che portano a noi è un pegno del suo amore e del suo soccorso.
5 Hanno detto: Venite e
sterminiamoli come nazione
e non sia ricordato il nome di Israele.
6 Poiché hanno congiurato unanimi,
tutti insieme contro di te hanno fatto alleanza,
7 le tende degli Idumei e gli
Ismaeliti, Moab e gli Agareni,
8 Gebal e Ammon e Amalek,
gli stranieri con gli abitanti di Tiro.
Le tende degli Idumei ci possono indicare il costume dei popoli che abitavano sotto le tende. Gli Ismaeliti erano gli arabi discesi da Ismaele, figlio di Abramo, che gli era nato da Agar. Gli Agareni erano discesi dalla stessa Agar, ma non da Abramo, e sono coloro che per farsi onore si nominarono poi saraceni dal nome di Sara moglie di Abramo. Gebal significa, non c’è dubbio, quelli di Giblos o di Gabala in Fenicia. Quando si dice che gli assiri erano anch’essi venuti in soccorso dei discendenti di Loth, si deve per ciò intendere che questi popoli quantunque più remoti vennero a congiungersi con i Moabiti e con gli Ammoniti discesi da Lot, che erano allora i principali nemici che assalivano Israele.
La storia della sconfitta dei Madianiti di cui qui si parla è riferita nel capitolo 7º dei Giudici e quella di Sifara, generale dell’esercito di Jabin, re dei Cananei è riferita nel 4º capitolo dello stesso libro dei Giudici. Il profeta parla qui di due avvenimenti, in uno dei quali Gedeone con trecento uomini sconfisse un esercito numeroso e nell’altro una donna di nome Debora sconfisse l’esercito dei Cananei in cui si trovavano cento carri falcati, e un’altra donna chiamata Giaele, traforò il capo a Sifara, generale di quell’armata. Quanto più formidabili erano coloro che rimasero sconfitti, tanto più sembravano deboli per se stessi i vincitori . In questo modo si era splendidamente manifestata la potenza divina. Il profeta domanda a Dio che gli piaccia ancora di far apparire la sua gloria in una così importante occasione in cui tanto potenti erano i nemici e così fiacchi gli israeliti.
9 Perfino Assur è venuto con loro
sono stati in soccorso ai figli di Loth pausa
10 Fa’ loro come a Madiam
e a Sisara, come a Iabin nel torrente Chison.
11 Furono sterminati a Endor,
divennero come concime della terra.
Questi nemici così formidabili essendo stati sconfitti e tagliati a pezzi rimasero insepolti e stesi sulla terra a guisa del letame che si sparge in essa per concimarla.
12 Rendi i loro principi
come Oreb e Zeb, e Zebee e Salman, tutti i loro principi
Oreb e Zeb erano due principi o due capi dei Madianiti uccisi dai soldati di Gedeone qualche tempo dopo la segnalata vittoria di lui su quel popolo.
13 che dissero: occupiamo come eredità il santuario di Dio.
14 Dio mio , rendili
come ruota, come stoppia in faccia al vento,
15 come fuoco che brucia una
selva, come fiamma che brucia i monti.
È stato detto altrove che gli empi camminano aggirandosi di continuo per indicare la loro perpetua agitazione. Perciò il profeta chiede a Dio che renda i nemici del suo popolo come una ruota che in un moto continuo, si rivolge incessantemente sopra un pendio, finché sia caduta nel profondo del precipizio e che diventino come la paglia che non ha alcuna solidità e che il vento porta con sé dappertutto. Paragona poi egli la vendetta che Dio doveva esercitare contro di loro a un fuoco acceso ad una selva e a una fiamma che brucia un monte coperto di legna.
16 Così li inseguirai con la
tua tempesta e con la tua ira li sconvolgerai.
17 Riempi le loro facce
d’ignominia e cercheranno il tuo nome, Signore.
18 Arrossiscano e siano sconvolti
nei secoli dei secoli e siano confusi e periscano.
19 E conoscano che il tuo nome
è Signore, tu solo l’Altissimo su tutta la terra.
Se noi spieghiamo queste parole alla lettera è facile vedere cosa intendeva il profeta: i nemici del popolo di Dio che si erano vantati con tanto orgoglio di aver preso possesso del santuario di Dio, sarebbero stati sconfitti in una maniera così obbrobriosa che la loro confusione li avrebbe costretti a cercare il nome del Signore, cioè a domandare chi era il Signore e il Dio degli Israeliti di cui avevano disprezzato la potenza.
Da Agostino
1 cantico, salmo di Asaf
2 O Dio chi sarà simile a te?
Non tacere, non stare quieto o Dio;
Il popolo di Dio dice in questo salmo: O Dio, chi sarà simile a te? Credo sia più conveniente riferire l'espressione a Cristo, in quanto, divenuto simile agli uomini, venne considerato pari agli altri uomini da coloro che lo disprezzarono. Venne, infatti, annoverato tra i malfattori , e questo al fine di essere giudicato. Quando invece verrà per giudicare, allora accadrà quanto è detto qui: O Dio, chi sarà simile a te? Se, infatti, i salmi non fossero di solito indirizzati a Cristo Signore, neppure ascolteremmo quelle parole che nessun fedele può dubitare siano rivolte a lui: Il tuo trono, o Dio, dura in eterno; scettro di rettitudine è lo scettro del tuo regno. Tu hai amato la giustizia, e odiato l'iniquità: per questo, o Dio, il tuo Dio ti ha unto con l'olio di letizia, al di sopra dei tuoi compagni . A lui, dunque, ora è detto: O Dio, chi sarà simile a te? Hai voluto essere simile a molti nell'umiltà, simile anche ai ladroni che con te erano crocifissi ; ma quando verrai nella gloria, chi sarà simile a te?
3 perché ecco i tuoi nemici
hanno gridato, e quelli che ti
odiano hanno alzato la testa.
“Perché ecco i tuoi nemici hanno rumoreggiato; e coloro che ti odiano hanno sollevato la testa. Mi sembra che si riferisca ai tempi della fine quando le voci che ora sono trattenute dal timore eromperanno liberamente ma in modo del tutto irrazionale, tanto che le si debba chiamare baccano piuttosto che discorsi o parole. Non cominceranno, infatti, allora a odiare; ma coloro che già prima ti odiavano, allora alzeranno la testa. Non dice "le teste" ma la testa, poiché si troveranno ad avere effettivamente per [unico] capo colui che si eleva al di sopra di tutto ciò che è chiamato Dio e che si adora. In questo capo pienamente si realizzeranno le parole: Chi si esalta sarà umiliato ; difatti colui al quale qui è detto: Non tacere e non diventar mite, o Dio; ucciderà quel capo con il soffio della sua bocca e lo annullerà con la luce della sua presenza.
4 Contro il tuo popolo hanno tramato un perfido disegno
e hanno congiurato contro i tuoi santi.
Sopra il tuo popolo hanno macchinato trame maligne; oppure, come recano altri codici: Astutamente hanno meditato trame, e hanno tramato contro i tuoi santi. Queste cose sono dette in tono di scherno. Come mai, infatti, potrebbero nuocere al popolo o alla plebe di Dio, oppure ai suoi santi, quando questi ben conoscono la massima: Se Dio è con noi, chi sarà contro di noi?
5 Hanno detto: Venite e
sterminiamoli come nazione
e non sia ricordato il nome di Israele.
Hanno detto: Venite e disperdiamoli di fra mezzo alla gente. Ha posto il numero singolare invece del plurale; come quando si chiede: Di chi è questa bestia?, e ci si riferisce a un intero gregge e si tratta quindi di molti animali. Difatti, altri codici recano: Di fra mezzo alle genti. In questi codici i traduttori hanno seguito più il senso che la lettera. Venite e disperdiamoli di tra mezzo alla gente. Questo è il rumore con il quale i nemici hanno rumoreggiato, piuttosto che parlato, quando inutilmente gridavano cose vane. E non ci si rammenti più oltre del nome d'Israele. Altri, più esattamente, hanno tradotto: E non ci sia più ricordo del nome d'Israele. Infatti l'espressione " rammentarsi del nome " è in latino poco usata. Si preferisce dire " ricordare il nome ", ma il significato è lo stesso; solo che chi ha reso con " ci si rammenti del nome " ha tradotto alla lettera l'espressione greca. Quanto a Israele, per esso si deve qui intendere quella discendenza di Abramo alla quale l'Apostolo dice: Voi dunque siete la discendenza di Abramo, gli eredi secondo la promessa , e non Israele secondo la carne.
6 Poiché hanno congiurato unanimi
tutti insieme contro di te hanno fatto alleanza,
Ecco che unanimi hanno tramato [contro di te] tutti insieme contro di te hanno disposto un testamento, quasi potessero essere più forti. Nelle Scritture è chiamato " testamento", non solamente un atto che diviene valido con la morte del testatore, ma ogni patto e ogni accordo. Laban e Giacobbe fecero ad esempio un testamento che certamente valeva anche tra i vivi; e innumerevoli sono gli accordi di questo genere dei quali si legge nelle Scritture divine.
7 le tende degli Idumei e gli
Ismaeliti, Moab e gli Agareni,
8 Gebal e Ammon e Amalek,
gli stranieri con gli abitanti di Tiro.
Comincia a elencare i nemici di Cristo servendosi di nomi delle genti. L'interpretazione di questi nomi indica abbastanza bene che cosa ci si voglia far intendere. Con tali nomi, infatti, opportunamente sono raffigurati i nemici della verità. Gli idumei, in base all'etimologia, sono i sanguinari o i terreni. Gli ismaeliti sono coloro che obbediscono a se stessi: non a Dio, ma a se stessi. Moab significa "dal padre", il cui cattivo significato non s'intende se non si va con la mente all'episodio del padre di lui, cioè Lot, il quale generò Moab accoppiandosi con sua figlia, vogliosa di averlo a dispetto di ogni legge. È infatti da tale vicenda che egli prese il nome . Buono è il padre ma, come si dice della legge, se si usa di lui legittimamente , non incestuosamente o in modo illecito. Gli agareni rappresentano i proseliti, cioè gli stranieri: significandosi con questo nome non quei nemici del popolo di Dio che divengono cittadini, ma coloro che perseverano nel loro animo distaccato e ostile e, quando trovano modo di recare danno, mostrano chi veramente essi siano. Gebal è la " valle inconsistente ", cioè la persona falsamente umile. Amon è " il popolo torbido " oppure " il popolo della tristezza ". Amalec è " il popolo che lambisce ", e per questo altrove è detto: I suoi nemici lambiranno la terra . Gli stranieri: anche se con questo nome in latino si indicano in genere gli estranei, e di conseguenza i nemici, in ebraico vi sono chiamati i filistei, nome che significa " coloro che cadono per la sbornia ", come sono coloro che si ubriacano nelle voluttà terrene. Tiro in lingua ebraica è detto " Sor ", nome che si può interpretare con " angustia " o con " tribolazione "; e in tanto rientra fra i nemici del popolo di Dio, in quanto lo si intende come dice l'Apostolo: Tribolazione e angustia in ogni anima d'uomo che compie il male . Orbene tutti costoro sono enumerati in questo salmo: Le tende degli idumei e degli ismaeliti, Moab e gli agareni, Gebal e Amon e Amalec, e gli stranieri insieme con gli abitanti di Tiro.
9 Perfino Assur è venuto con loro
sono stati in soccorso ai figli di Loth pausa
“Come per indicare la causa per cui sono nemici del popolo di Dio continua e dice: Infatti Assur viene con loro. Simbolicamente, in Assur si suole intendere il diavolo, il quale opera nei figli dell'incredulità , servendosene come di suoi strumenti per muovere guerra al popolo di Dio. Dice: Sono corsi in aiuto dei figli di Lot, e cioè tutti i nemici, operando in essi il loro principe, il diavolo, sono corsi in aiuto dei figli di Lot. Lot infatti significa " deviante ", e gli angeli disertori sono ben designati con le parole " figli della deviazione ". Essi, deviando dalla verità, ripiegarono ponendosi agli ordini del diavolo. Sono questi coloro dei quali l'Apostolo dice: Il vostro combattimento non è contro la carne e il sangue; ma contro i principi e le potestà e i reggitori del mondo di queste tenebre, contro gli spiriti del male nell'aria . Diventano pertanto ausiliari di questi nemici invisibili tutti quegli uomini infedeli, dei quali essi si servono per combattere il popolo di Dio.
10 Fa’ loro come a Madian
e a Sisara, come a Iabin nel torrente Chison.
“Vediamo ora cosa auguri loro lo spirito profetico, più predicendo che maledicendo. Dice: Fa' di loro quel che facesti con Madian e Sisara, come con Iabin nel torrente Cison. Furono dispersi presso Endor, divennero concime della terra. Secondo la storia, il popolo d'Israele, che era allora il popolo di Dio, annientò e vinse tutti costoro; come vinse anche quelli che ricorda in seguito quando dice: Tratta i loro capi come Oreb, Zeb, Zebee e Salmana. Ecco le interpretazioni di questi nomi Madian significa " colui che sfugge al giudizio "; Sisara significa " esclusione dalla gioia "; Iabin significa " sapiente ". Ma, trovandosi nell'elenco dei nemici vinti dal popolo di Dio, per " sapiente " si deve intendere colui del quale l'Apostolo dice: Dov'è il sapiente? dov'è lo scriba? dov'è il ricercatore di questo secolo? Oreb significa " siccità "; Zeb " lupo "; Zebee " vittima ", certo del lupo: ha infatti anche lui delle sue vittime. Salmana significa " ombra dell'agitazione ". Tutte queste attribuzioni ben si addicono ai malvagi, che il popolo di Dio supera mediante il bene. Quanto poi al torrente Cison, presso il quale essi furono volti in fuga, significa " la loro durezza ". Endor, il luogo ove furono sterminati, si traduce " fonte della generazione "; e certamente si tratta della generazione carnale, in quanto essi furono sterminati perché erano dediti a cose carnali e non si curavano della rigenerazione che conduce alla vita e nella quale non ci si sposa né si prende moglie, in quanto nessuno avrà da morire . Ben a proposito si dice dunque di loro: Essi sono divenuti concime della terra: da essi infatti niente è derivato se non una fecondità terrena. Orbene, come tutti i nemici qui menzionati con valore di simbolo furono vinti dal popolo di Dio, così il salmista prega che effettivamente siano sconfitti i nemici [spirituali] che l'immagine raffigura.
11 Furono sterminati a Endor,
divennero come concime della terra.
12 Rendi i loro principi
come Oreb e Zeb, e Zebee e Salman, tutti i loro principi
13 che dissero: occupiamo come eredità il santuario di Dio.
Tutti i loro principi che hanno detto: Possediamo in eredità il santuario di Dio. Ecco il vano rumore del quale sopra si diceva: I tuoi nemici hanno rumoreggiato . Ma che cosa si deve intendere per " santuario di Dio " se non quel tempio di Dio del quale l'Apostolo dice: Santo è il tempio di Dio, che siete voi? Che cos'altro, infatti, vogliono possedere o, meglio, soggiogare i nemici se non il popolo stesso di Dio, facendo sì che ceda ai loro empi propositi?
14 Dio mio , rendili
come ruota, come stoppia in faccia al vento,
Dio mio, fa' di loro come una ruota. È certamente esatto interpretare la frase nel senso che essi non han da essere stabili nei loro propositi. Tuttavia, io credo che la si possa rettamente intendere anche così: Rendili come una ruota. Cioè: come la ruota gira alzandosi con la parte posteriore mentre il lato davanti si abbassa, così debbono diventare tutti i nemici dei popolo di Dio. Non è questo un augurio, ma una profezia. Aggiunge anche: Come stoppia in faccia al vento. Faccia qui significa " presenza ". Difatti, che faccia può avere il vento, se esso non ha alcuna struttura corporea, essendo una specie di movimento, cioè come un flusso di aria? Ma il vento qui sta per " tentazione ", dalla quale sono rapiti i cuori leggeri e vani.
15 come fuoco che brucia una
selva, come fiamma che brucia i monti.
16 Così li inseguirai con la
tua tempesta e con la tua ira li sconvolgerai.
Non v'è dubbio che un grave tormento terrà dietro alla leggerezza con la quale facilmente si cede al male. Per questo subito dopo è detto: Come fuoco che brucia la selva, come fiamma che brucia i monti, così perseguiterai costoro nella tua tempesta e nella tua ira li turberai. Li chiama " selva " a cagione della sterilità, " monti " a cagione della superbia. Tali infatti sono i nemici del popolo di Dio: vuoti di giustizia, pieni di superbia. Menzionando poi il fuoco e la fiamma, ripete la stessa cosa con altro nome, e vuol riferirsi a Dio che giudica e che punisce. Le parole: Nella tua tempesta, trovano spiegazione là dove dice: Nella tua ira; e le parole antecedenti: Li perseguiterai, sono ripetute con: Li turberai. Ricordiamoci di intendere l'ira di Dio come del tutto esente da turbamento. Per " ira divina ", infatti, si intende il motivo giusto che lo induce a vendetta.
17 Riempi le loro facce
d’ignominia e cercheranno il tuo nome, Signore.
18 Arrossiscano e siano sconvolti
nei secoli dei secoli e siano confusi e periscano.
19 E conoscano che il tuo nome
è Signore, tu solo l’Altissimo su tutta la terra.
Ricolma il loro volto di vergogna e cercheranno il tuo nome, Signore. Viene predetto loro un bene, un evento certamente desiderabile. Né questo sarebbe stato profetizzato, se non ci fossero stati, in quella congrega di nemici del popolo di Dio, anche uomini ai quali sarebbero stati accordati tali benefici prima dell'ultimo giudizio. Ora essi sono un tutt'uno e costituiscono la congrega dei nemici, per la gelosia che li porta ad invidiare il popolo di Dio. Anche ora dove possono rumoreggiano elevano il capo; ma ciascuno per suo conto, non tutti insieme, come accadrà alla fine del mondo quando incomberà l'ultimo giudizio. Tuttavia, in questa stessa congrega ci sono taluni che crederanno e passeranno nell'altro gruppo (è infatti per la salvezza che la faccia di costoro si riempie di vergogna, sicché essi cercheranno il nome del Signore); mentre ce ne saranno altri che sino alla fine persevereranno nella loro malvagità, e saranno posti come stoppia dinanzi alla faccia del vento e bruceranno, simili a una selva e ai monti infecondi… Torna di nuovo a coloro che nella medesima congrega dei nemici debbono, sì, subire una confusione, ma per non essere confusi in eterno, e che debbono perire quanto alla loro colpevolezza affinché, divenuti buoni, possano essere salvati in eterno. Dopo aver detto di essi: Siano confusi e periscano, subito aggiunge: E conoscano che il tuo nome è " Signore "; tu solo sei l'Altissimo in ogni terra. Giunti a questa conoscenza, siano confusi, ma in modo da diventare persone a te accette; periscano, ma in modo da sopravvivere.
Dai Padri
Eusebio: il salmo 79 annunciava rovina e incendio; i salmi 80 e 81 dicevano il perché; questo salmo supplica per tutto il popolo. Nessuno è paziente come te davanti all’arroganza degli empi. E io, uomo soverchiato dalla mia infermità, oso supplicarti: non tacere più, non startene più il silenzio. Si direbbe che tu non li vedi. Io non posso essere paziente come te, non posso più sopportarli! Poni fine alla tua pazienza e al tuo silenzio!
Teodoreto: non essere troppo paziente.
Beda: invoca il secondo avvento che, a differenza del primo, non avverrà nel silenzio.
Ruperto: al tuo primo avvento hai conservato il silenzio e trattenuto la tua potenza.
2 Atanasio: hanno rumoreggiato: l’ingiustizia dei nemici contro di noi è flagrante.
Teodoreto: fanno rumore e si innalzano audacemente come i flutti del mare.
Cirillo Alessandrino: hanno alzato la testa: immagine presa dal serpente. Ma il Cristo schiaccia le teste dei serpenti.
Cassiodoro: confronto tra il silenzio di Dio e il rumore dei nemici; tra Dio che trattiene la sua potenza ed i nemici che alzano la testa.
3 Origene: le nazioni sono accorse per strappare il germoglio di Giuda. Lo Spirito Santo ci insegna che gli avversari dirigono i loro attacchi non tanto contro di noi, quanto contro il Cristo nascosto in noi.
Eusebio: il salmista sottolinea che si tratta del popolo di Dio e che vi si trovano dei santi.
Teodoreto: come la benedizione è nel grappolo, così io risparmierò per amore del mio servo.
4 Origene: i nemici di Dio non vogliono che egli abbia un popolo tra gli uomini. Ma Dio non cessa di instaurare e restaurare il suo popolo sulla terra: dopo la rovina del primo popolo, egli ha costituito la Chiesa, presa di tra le nazioni.
Eusebio: i nemici non vogliono che ci sia un popolo di Dio; ma la nuova chiesa ha reso famoso il nome di Israele più di quanto non fosse mai stato.
5 Girolamo: hanno congiurato unanimi: che infelice popolo di Dio siamo! Non possiamo conseguire, per il bene, la stessa unione che i malvagi conseguono per il male!
6 Cirillo Alessandrino: Idumei ecc. i nemici tradizionali. Dio salverà pure loro annullando proprio con ciò il loro attacchi.
12 Cassiodoro: facciamoci eredi si contrappone qui all’eredità del Cristo.
Cassiodoro: santuario di Dio: il popolo cristiano.
15 I padri commentano ruota; i moderni intendono turbine.
Origene: la ruota tocca appena terra: instabilità.
Eusebio: una ruota è instabile per definizione.
Girolamo: come ruota. Osserva la benevolenza del profeta: prega per loro domandando che non siano stabili nella loro malizia.
14 Atanasio: trattali come il fico sterile.
16 Teodoreto: il salmista augura il bene ai suoi nemici: si correggano e conoscano Dio.
Salmo 83
1 per la fine, sui torchi, salmo dei figli di Core
2 Come sono amabili i tuoi
tabernacoli, Signore delle schiere.
3 Brama e si è distrutta l’anima
mia per gli atrii del Signore.
Il mio cuore e la mia carne
hanno esultato nel Dio vivente.
4 Anche il passero si è trovato
una casa e la tortora un nido
dove porre i suoi piccoli:
i tuoi altari Signore delle schiere, mio re e mio Dio.
5 Beati quelli che abitano nella tua
casa , nei secoli dei secoli ti loderanno pausa
6 Beato l’uomo il cui aiuto viene da
te, ha disposto nel suo cuore ascensioni,
7 nella valle di lacrime, nel luogo che ha stabilito.
8 Perché colui che ha dato la legge darà benedizioni.
Andranno di potenza in potenza.
Si vedrà il Dio degli dei in Sion.
9 Signore, Dio delle schiere,
esaudisci la mia preghiera, afferra
con le orecchie, Dio di Giacobbe pausa
10 Protettore nostro, guarda, o Dio,
e volgi lo sguardo sul volto del tuo cristo,
11 poiché è migliore un giorno solo nei tuoi atri
più che mille. Ho scelto di essere di
nessun conto nella casa del mio Dio
piuttosto che abitare nelle tende dei peccatori.
12 Perché misericordia e verità ama Dio.
Grazia e gloria darà il Signore
13 Non priverà dei beni quelli
che camminano nell’innocenza.
Signore delle schiere, beato l’uomo che spera in te.
Da Sacy
1 per la fine, sui torchi, salmo dei figli di Core
2 Come sono amabili i tuoi
tabernacoli, Signore delle schiere.
3 Brama e si è distrutta l’anima
mia per gli atrii del Signore.
Il mio cuore e la mia carne
hanno esultato nel Dio vivente.
Un padre antico ci fa osservare che il profeta nomina molti tabernacoli e molti altari, benché non vi fosse che un solo tabernacolo nella legge vecchia. Questo dà luogo a dire che egli aveva principalmente in mira i tabernacoli del cielo, di cui parla Gesù Cristo, allorché dice che ci sono molte abitazione nella casa del Padre suo. Quello che trasportava il santo profeta fuori di sé era la speranza che egli aveva di godere il Dio vivente e di congiungersi per sempre a quella sorgente di vita dopo la presente mortalità. Un desiderio così acceso, che egli provava nell’intimo del suo cuore, passava nell’esterno e si diffondeva sopra la sua carne e tutto il suo corpo prendeva parte a tale speranza.
4 Anche il passero si è trovato
una casa e la tortora un nido
dove porre i suoi piccoli:
i tuoi altari Signore delle schiere, mio re e mio Dio.
Gesù Cristo per fare vedere l’estrema povertà a cui si era ridotto, diceva che le volpi hanno i loro covi e gli uccelli del cielo in loro nidi, ma il figlio dell’uomo non aveva dove posare il suo capo. Davide che è stato la sua figura sembra quindi dire qualcosa di simile, allorché essendo perseguitato dai suoi nemici si trovava lontano dal tabernacolo senza alcuna stabile dimora. Faceva egli conoscere che non cercava di riposare sulla terra fuorché nella casa di Dio e che nel tempo stesso egli considerava la casa e l’altare celeste come il vero luogo del suo riposo.
5 Beati quelli che abitano nella tua
casa , nei secoli dei secoli ti loderanno pausa
6 Beato l’uomo il cui aiuto viene da
te, ha disposto nel suo cuore ascensioni,
7 nella valle di lacrime, nel luogo che ha stabilito.
È cosa difficile persuadersi che il profeta abbia considerato come una così grande felicità l’abitare nella casa del Signore se per questa casa si intende il solo tabernacolo che era allora in Gerusalemme. Sembra più giusto riconoscere che la contemplazione di un’altra casa, cioè dei tabernacoli eterni, gli faceva dire nell’ esilio e nelle afflizioni di questa vita che erano beati solo coloro che abitavano nella casa del Signore in cui tutti sono perpetuamente occupati a cantare le sue lodi nella profonda riconoscenza delle sue diverse misericordie. Quaggiù pure gli danno lode i veri servi di Dio, ma la inquietudine in cui si trovano in mezzo a tanti pericoli e la naturale incostanza della loro mente, le varie necessità della vita sono di frequente un impedimento perché questa lode sia l’unica loro occupazione, come la medesima deve essere nel cielo. Per giungere a una così grande felicità abbiamo bisogno di un potente aiuto di Dio. Perciò il profeta aggiunge che è beato colui che aspetta da Dio il suo aiuto nei vari pericoli e nelle afflizioni diverse di questa vita, come faceva Davide. In questa valle di lacrime, in questa vita esposta a tante miseria non ferma quaggiù né la sua mente nè è il suo cuore, ma pensa di sollevarsi verso il suo Dio e ai vari gradi del suo amore, finché sia giunto alla regno celeste.
8 Perché colui che ha dato la legge darà benedizioni.
Andranno di potenza in potenza.
Si vedrà il Dio degli dei in Sion.
9 Signore, Dio delle schiere,
esaudisci la mia preghiera, afferra
con le orecchie, Dio di Giacobbe pausa
Secondo il senso letterale per Cristo può intendersi Davide stesso che il Signore si era scelto ed aveva fatto consacrare re di Israele. Secondo il senso spirituale, Davide dicendo a Dio che volgesse lo sguardo sul volto del suo Cristo, aveva in mira il vero Cristo e il vero unto del Signore di cui egli era una semplice immagine. Quantunque il Verbo non si fosse ancora incarnato è vero dire con la Scrittura che l’agnello divino è stato immolato fino dalla creazione del mondo per i meriti anticipati della sua passione che sono stati il principio di tutte le grazie ricevute dagli uomini, incominciando da Abele. La preghiera di Davide non riguardava soltanto la liberazione dall’esilio nel quale allora si ritrovava, ma molto più dallo stato funesto a cui si vedeva ridotto dai suoi peccati.
10 Protettore nostro, guarda, o Dio,
e volgi lo sguardo sul volto del tuo cristo,
11 poiché è migliore un giorno solo nei tuoi atri
più che mille. Ho scelto di essere di
nessun conto nella casa del mio Dio
piuttosto che abitare nelle tende dei peccatori.
Se consideriamo quello che dice Davide relativamente agli eterni tabernacoli di cui ha parlato altrove, non c’è dubbio che il salmista voglia dire che un giorno di abitazione in cielo vale più di mille e mille giorni sulla terra, qualunque sia lo stato in cui ci troviamo. Non bisogna stupire se Davide, essendo penetrato dall’amore della giustizia e dalla bellezza della divina sapienza, ha considerato tutte le grandezze e tutti gli onori di cui si gode quaggiù come un nulla in confronto a quel che l’occhio della fede gli faceva scorgere nella casa del Signore. Egli può bene dare qui il nome di peccatori a tutti gli uomini, i quali finché sono imprigionati in questo corpo di morte, sono un corpo di peccato. Egli non teme di chiamare tende i palazzi stessi dei principi poiché ogni cosa che non ha il suo fondamento nel cielo è mutabile e passeggera.
12 Perché misericordia e verità ama Dio.
Grazia e gloria darà il Signore
13 Non priverà dei beni quelli
che camminano nell’innocenza.
Signore delle schiere, beato l’uomo che spera in te.
Questa è la ragione per cui egli preferisce la casa di Dio a tutte le altre abitazioni, perché qui, egli dice si trova la misericordia e la verità, la grazia e la gloria. Dio è colà tutto pieno di misericordia per dare la sua grazia agli uomini e siccome egli è la verità stessa, non può mancare di essere fedele alle sue promesse, dando la gloria a quelli a cui avrà dato la sua grazia per un effetto della sua divina misericordia.
Da Agostino
1 per la fine, sui torchi, salmo dei figli di Core
Figli di Core sono i figli di Cristo! Infatti, di figli suoi parla lo sposo quando dice: Non possono i figli dello sposo digiunare finché lo sposo è con loro. Dunque, si riferiscono proprio ai cristiani questi torchi.
2 Come sono amabili i tuoi
tabernacoli, Signore delle schiere.
“Nell'angustia delle prove che ci opprimono, esclamiamo col salmista ed esprimiamo il nostro desiderio dicendo: Come oltre ogni dire sono incantevoli le tue tende, o Signore delle schiere! Si trovava sotto delle tende, cioè dentro al torchio; desiderava però altre tende dove non ci fossero angustie. Dal luogo ove si trovava mandava sospiri verso un altro luogo, e già in certo qual modo vi fluiva attraverso il canale del desiderio.
3 Brama e si è distrutta l’anima
mia per gli atrii del Signore.
Il mio cuore e la mia carne
hanno esultato nel Dio vivente.
Cosa viene appresso? La mia anima anela e si strugge verso gli atri del Signore. Sarebbe stato poco dire: Anela e si strugge. Qual è la meta per cui si strugge? Gli atri del Signore. L'uva pigiata si liquefà; ma che diventa? Vino. L'uva pigiata dal tino passa nella tranquillità della cantina, dove viene conservata nella massima quiete. Quaggiù si brama, lassù si consegue; qui si sospira, là si gode; qui si prega, là si cantano lodi; qui si geme, là si esulta. Nessuno rigetti quaggiù le prove di cui parlavo, trovandole troppo gravose; nessuno si rifiuti di accettarle. C'è pericolo per l'uva che, mentre teme il torchio, venga mangiata dagli uccelli e dalle bestie selvatiche. Quegli che esclama: L'anima mia anela e si strugge verso gli atri del Signore, dà l'impressione che sia nella tristezza e che non abbia quel che desidera. Ma è forse senza gioia? E quale sarà questa gioia? Quella che enunzia l'Apostolo: Gioiosi nella speranza. Lassù si gioirà per la realtà posseduta; adesso ancora per la speranza. Comunque, quelli che gioiscono nella speranza, essendo sicuri che riceveranno ciò che bramano, sopportano nel torchio ogni sorta di pressure. Sicché lo stesso Apostolo, dopo aver detto: Gioiosi nella speranza, quasi che le sue parole siano rivolte a persone collocate nello strettoio, aggiunge subito: Pazienti nella tribolazione. Notate bene: Nella tribolazione, pazienti. E poi? Perseveranti nella preghiera . Perché mai perseveranti? Perché se ne differisce l'esaudimento. Voi pregate e vi si fa aspettare. Sopportate questa attesa! sì, si sopporti il ritardo! Quando verrà il premio, non vi verrà tolto mai più.
4 Anche il passero si è trovato
una casa e la tortora un nido
dove porre i suoi piccoli:
i tuoi altari Signore delle schiere, mio re e mio Dio.
Hai udito il gemito che si leva dal torchio: La mia anima anela e si strugge verso gli atri del Signore. Senti ora come resista gioioso nella speranza. Il mio cuore e la mia carne esultano verso il Dio vivente. Esultano quaggiù per le cose di lassù. Donde infatti l'esultanza, se non dallo sperare? E in vista di che cosa esultano? Verso il Dio vivente. E chi è che esulta? Il mio cuore e la mia carne. Ma, per che cosa esultano? Continua il testo: Infatti, anche il passerotto s'è trovato una casa e la tortora un nido, ove collocare i suoi piccoli. Cosa vuol dire questo? Aveva menzionato due cose e due ne ripropone ora con l'esempio degli uccelli. Aveva detto che a provare l'esultanza erano il suo cuore e la sua anima. A questi due soggetti corrispondono il passero e la tortora: al cuore corrisponde il passero, alla carne la tortora. Il passero si è trovato una casa: il mio cuore si è trovato anche lui una casa. Muove le ali: cioè si esercita nelle virtù proprie di questa vita (la fede, la speranza e la carità) con le quali volerà alla sua dimora. Quando poi sarà arrivato alla meta, vi resterà per sempre e non farà più udire la sua voce lamentosa che si udiva quaggiù. È infatti il cuore il passero gemebondo di cui si dice in un altro salmo: Come un passero solitario sul tetto . Da sopra il tetto vola verso la casa. Che però fin da adesso sia sopra il tetto: tenga cioè sotto i piedi la casa carnale. Avrà in sorte a suo tempo una casa celeste, una dimora eterna, dove questo passero cesserà di pigolare. Quanto alla tortorella, cioè alla carne, il salmista le dà dei pulcini. La tortorella ha trovato un nido ove deporre i suoi nati. Il passero trova una casa, la tortora un nido, e precisamente un nido per deporvi i suoi nati. Una casa la si sceglie per sempre; il nido si imbastisce per breve tempo. Col cuore pensiamo a Dio, come il passero in atto di volare verso la propria abitazione; col corpo invece ci dedichiamo alle opere buone.
5 Beati quelli che abitano nella tua
casa , nei secoli dei secoli ti loderanno pausa
Beati, dice, coloro che abitano nella tua casa! Perché beati? Che avranno? Che faranno? Difatti, qui in terra, quelli che son detti beati lo sono o per quanto hanno o per ciò che riescono a fare. Beato, per esempio, quel tale! Quanti campi possiede! quanta servitù! quant'oro e argento! È detto beato per ciò che possiede. Un altro vien detto beato per le cariche onorifiche: è stato fatto proconsole, prefetto. È beato per le attività che esercita. Beati dunque o perché posseggono beni o perché esplicano attività. Ma nella vita futura che cosa ci renderà beati? Che si avrà? Che si farà? Ciò che si avrà, l'ho esposto più sopra. Beati coloro che abitano nella tua casa. Se possiedi una tua casa, sei ancora povero; se possiedi la casa di Dio, allora sei ricco. A casa tua avrai paura dei ladri; se invece la casa sarà di Dio, Dio stesso le farà da muro. Beati, dunque, coloro che abitano nella tua casa! Posseggono la Gerusalemme celeste, senza preoccupazioni né molestie, senza discriminazione né delimitazione di confini. La posseggono tutti, e ciascuno la possiede per intero.
6 Beato l’uomo il cui aiuto viene da
te, ha disposto nel suo cuore ascensioni,
Ma, in che modo vi arriveremo? Beato l'uomo che tu, Signore, ti assumi. Il salmista ben sapeva dove si trovasse e come per la fragilità della propria carne non poteva volare fino a quella beatitudine. Si pose a considerare i pesi che lo gravavano, e di cui sta scritto: Il corpo corruttibile appesantisce l'anima e una dimora d'argilla grava lo spirito nei suoi molti pensieri. Ecco lo spirito invitare all'alto; il peso della carnalità richiamare al basso. Fra le due spinte, quella che eleva in alto e quella che tende al basso, c'è del contrasto: un contrasto che fa parte delle strette del torchio. A proposito di questa lotta che aveva da sostenere nel torchio, ascolta l'Apostolo: poiché anche lui si sentiva schiacciato e oppresso lì dentro. Diceva: Secondo l'uomo interiore, provo compiacenza per la legge di Dio, ma nelle mie membra vedo un'altra legge in contrasto con la legge della mia mente, una legge che mi rende schiavo della legge del peccato sita nelle mie membra. Lotta senza quartiere! Né ci sarebbe via di scampo se non si badasse a quel che soggiunge: O uomo infelice che sono io! Chi mi libererà da questo corpo di morte? La grazia di Dio, ad opera del nostro Signore Gesù Cristo . Dunque, anche l'autore del nostro salmo vedeva i gaudi del cielo e li meditava nel suo intimo. Beati coloro che abitano nella tua casa, o Signore! Essi ti loderanno per sempre. Ma chi potrà salire fino a quell'altezza? E che fare del gravame della carne? Beati coloro che abitano nella tua casa, poiché ti loderanno per sempre! Sì, io con la mia parte più intima provo compiacenza per la legge di Dio. Ma che ho da fare? Come potrò volare? Con quali mezzi raggiungere la meta? poiché vedo nelle mie membra un'altra legge in contrasto con la legge della mia mente. Si confessa infelice e invoca: Chi verrà a liberarmi da questo mio corpo mortale, affinché mi sia dato di abitare nella casa del Signore e lodarlo per sempre? Chi mi libererà? La grazia di Dio ad opera del nostro Signore Gesù Cristo. Ecco dunque, nelle parole dell'Apostolo, che in mezzo alle difficoltà, al centro di una lotta senza scampo, gli viene in mente una cosa che subito ricorda: La grazia di Dio ad opera del nostro Signore Gesù Cristo. Allo stesso modo anche il salmista che con infuocato desiderio sospira verso la casa di Dio e la lode eterna di lui. Dopo un attimo di scoramento al pensiero del gravame causatogli dal corpo e dall'ingombro della materia, di nuovo si desta a speranza ed esclama: Beato l'uomo che tu, Signore, ti assumi!
7 nella valle di lacrime, nel luogo che ha stabilito.
Cosa conferisce il Signore con la sua grazia a colui che egli prende e conduce? Prosegue il salmo e dice: Le ascensioni nel cuore di lui. Vi produce dei gradini per ascendere. Dov'è che produce questi gradini? Nel cuore. Sicché, quanto più amerai tanto più salirai. Dice: Pose delle ascensioni nel cuore di lui. Chi ve le pose? Colui che venne a prenderlo: Beato, infatti, è l'uomo che tu assumi, Signore! Impotente com'è l'uomo per sua natura, bisogna che la tua grazia venga a sollevarlo. E cosa fa la tua grazia? Gli pone delle ascensioni nel cuore. Dove gliele pone? Nel cuore, nella valle del pianto. Eccovi indicato cosa sia il torchio: è la valle del pianto… Proprio qui infatti, nella valle del pianto, gli pone in cuore delle ascensioni. Qui infatti si piange poiché qui si semina, come è detto: Si muovevano ed avanzavano piangendo, mentre spargevano le loro sementi . Lascia dunque che delle ascensioni siano poste da Dio nel tuo cuore ad opera della sua grazia.
8 Perché colui che ha dato la legge darà benedizioni.
Andranno di potenza in potenza.
Si vedrà il Dio degli dei in Sion.
Infatti chi ha dato la legge darà la benedizione. Con la legge ci ha tribolati, schiacciati: ci ha fatto sperimentare il torchio e noi abbiamo assaporato l'angustia, abbiamo conosciuto lo stritolamento della nostra carne e siamo usciti in gemiti, vedendo l'insorgere del peccato contro la nostra mente. Abbiamo gridato: Oh, misero uomo che sono io! … Oppressi dalla legge, abbiamo gemuto. Che cosa resta se non che colui che ci ha dato la legge ci dia la benedizione? Dopo la legge verrà la grazia ed essa è la benedizione. E tale grazia, o benedizione, che vantaggi ci apporterà? Cammineranno dalle virtù alla virtù. Infatti molteplici sono le virtù che qui in terra ci vengono apportate dalla grazia. A uno, dice, viene concesso, tramite lo Spirito, il linguaggio della sapienza; a un altro, secondo il medesimo Spirito, il linguaggio della scienza; a un terzo la fede, e poi a un altro il dono delle guarigioni, a un altro quello di molte lingue, ad altri quello di spiegare i discorsi o quello di profetizzare . Molteplici dunque le virtù, ma in questa vita necessarie. Da tali virtù ci avanziamo verso l'unica virtù. Quale è questa virtù? Il Cristo, virtù di Dio e sapienza di Dio. È lui che ci dispensa quaggiù in terra le diverse virtù e che, in sostituzione delle tante virtù, necessarie ed utili fino a quando siamo in questa valle di lacrime, alla fine ci darà un'unica virtù, vale, a dire se stesso… Infatti, che quattro siano le virtù su cui si regge la nostra vita, lo troviamo descritto in molti trattatisti, e lo attesta anche la sacra Scrittura. Di esse quella che ci fa discernere il bene dal male è chiamata prudenza. Giustizia vien detta quella in forza della quale rendiamo a ciascuno il suo, senza aver debiti con nessuno ma amando tutti . È chiamata temperanza la virtù con cui teniamo a freno gli appetiti; fortezza quella con cui sosteniamo le avversità. Queste sono le virtù che per grazia di Dio ci vengono distribuite adesso, nella valle delle lacrime. Da queste virtù avanziamo verso l'unica virtù che non consisterà in altro se non nella contemplazione di Dio. Lassù non sarà necessaria la prudenza, dove non ci potranno incogliere mali che occorra schivare.
9 Signore, Dio delle schiere,
esaudisci la mia preghiera, afferra
con le orecchie, Dio di Giacobbe pausa
“A questo punto il salmista dal pensiero di tanta felicità ritorna ai suoi gemiti. Vede dove fosse arrivato con la speranza e dove, invece, ora si trovi realmente. A suo tempo, è vero, Dio apparirà in Sion, e di questo godremo e della lode di lui ci occuperemo senza fine, ma, attualmente, è ancora tempo di preghiera, tempo di suppliche; e, se c'è una qualche gioia, essa viene solo dalla speranza. Siamo pellegrini; siamo nella valle del pianto. E allora, tornando al gemito che si confà a questo luogo, esclama: Signore, Dio degli eserciti, esaudisci la mia invocazione! Porgi l'orecchio, o Dio di Giacobbe, tu che cambiasti Giacobbe in Israele. Dio, infatti, gli si fece vedere, ed egli fu chiamato Israele, vale a dire " l'uomo che ha veduto Dio ". Ascoltami dunque, o Dio di Giacobbe, e fa' di me un Israele. Ma quando diverrò un Israele? Quando apparirà in Sion il Dio degli dei .
10 Protettore nostro, guarda, o Dio,
e volgi lo sguardo sul volto del tuo cristo,
O Dio, nostro protettore, volgiti a noi. All'ombra delle tue ali essi spereranno . Per questo si dice: O Dio, nostro protettore, volgiti a noi. E volgi lo sguardo al volto del tuo Cristo. Ma che forse vi è tempo in cui Dio non guarda al volto del
suo Cristo? Che vuol dire, dunque: Guarda al volto del tuo Cristo?... E allora, Guarda al volto del tuo Cristo, non significa altro se non: " Rivela a tutti il tuo Cristo ". Volgi lo sguardo al volto del tuo Cristo, ecco quel che vuol dire: " Fa' che sia conosciuto da tutti il tuo Cristo ", di modo che ci sia dato passare dalle virtù alla virtù, e la grazia abbia ad essere effusa oltre misura, dal momento che grande è stato il peccato.
11 poiché è migliore un giorno solo nei tuoi atri
più che mille. Ho scelto di essere di
nessun conto nella casa del mio Dio
piuttosto che abitare nelle tende dei peccatori.
Un giorno solo nei tuoi atri è più prezioso di mille. Si riferisce a quegli atri ai quali sopra indirizzava il sospiro e per brama dei quali sentiva struggersi. L'anima mia anela e si strugge verso gli atri del Signore. Un giorno lì dentro val più che non migliaia di giorni. Gli uomini si augurano di vivere giorni a migliaia e vogliono vivere a lungo quaggiù. Oh! disprezzino queste migliaia di giorni e volgano una buona volta il loro desiderio a quell'unico giorno che non ha né alba né tramonto: giorno unico, giorno eterno, prima del quale non c'è stato un ieri e dopo del quale non incalza un domani. Quest'unico giorno ha da essere l'oggetto dei nostri desideri. Ho scelto d'essere tenuto in nessun conto nella casa del Signore piuttosto che soggiornare nelle tende dei peccatori. Il salmista ha individuato la valle del pianto e ha scoperto l'umiltà, mediante la quale può iniziare l'ascesa. Egli sa che se vorrà innalzarsi cadrà, mentre se si abbasserà sarà sollevato in alto: e allora sceglie di stare in basso per essere innalzato. Quanti ce ne sono che vogliono tenersi in alto al di fuori di quel padiglione che è anche il torchio del Signore, voglio dire al di fuori della Chiesa cattolica, e, attaccati ai loro privilegi, non vogliono conoscere la verità! Se nel loro cuore trovasse posto il verso: Ho scelto di essere tenuto in nessun conto nella casa del Signore piuttosto che soggiornare nelle tende dei peccatori, non butterebbero forse via i loro privilegi ed accorrerebbero nella valle del pianto? E qui troverebbero le ascensioni spirituali e avanzerebbero dalle virtù alla virtù e riporrebbero la loro speranza nel Cristo e non in non so quale uomo! Voce saggia, voce gioconda, voce preferibile a qualunque altra, quella che suona: Ho scelto d'essere tenuto in nessun conto nella casa del Signore, piuttosto che soggiornare nelle tende dei peccatori. Egli preferisce essere collocato tra i rifiuti della casa del Signore, ma colui che aveva mandato gli inviti per il banchetto chiama in alto colui che si è scelto il posto più basso e gli dice: Vieni avanti!
12 Perché misericordia e verità ama Dio.
Grazia e gloria darà il Signore
Perché mai ha scelto d'essere tenuto in nessun conto nella casa del Signore piuttosto che abitare sotto le tende dei peccatori? Poiché Dio ama la misericordia e la verità. Il Signore ama la misericordia, in quanto mi è venuto inizialmente in aiuto, e ama la verità, in quanto dà ciò che ha promesso al credente. Ascolta come siano intervenute misericordia e verità nel caso dell'apostolo Paolo, un tempo Saulo persecutore. Aveva certo bisogno di misericordia, ed eccolo confessare come gliene sia stata usata: Antecedentemente io ero un bestemmiatore, un persecutore e un violento, ma mi fu fatta misericordia. Gesù Cristo volle in me far mostra di tutta la sua longanimità, a pro di coloro che crederanno in lui per la vita eterna . Avendo Paolo conseguito il perdono di tanti misfatti, nessuno avrebbe dovuto disperare che non gli venissero condonati i propri peccati. Ecco la misericordia. Dio non volle allora porre in opera la sua verità, per punire il colpevole.
13 Non priverà dei beni quelli
che camminano nell’innocenza.
Signore delle schiere, beato l’uomo che spera in te.
Il Signore non priverà dei beni coloro che vivono nell'innocenza. Perché mai, o uomini, vi allontanate dall'innocenza, se non perché vi piace conseguire altri beni? Uno è disposto a perdere l'innocenza per non restituire ciò che era stato depositato presso di lui. Vuol possedere l'oro e perde l'innocenza. Cosa guadagna? e a che prezzo lo guadagna? Guadagna un po' di denaro; compromette la sua innocenza. E che cosa c'è di più prezioso dell'innocenza? Ma, ribatte l'amico, se vorrò conservarmi irreprensibile, mi toccherà restare per sempre in miseria! Ebbene, ti par proprio che sia un tesoro trascurabile codesta tua onestà? Se, quando hai la cassetta piena d'oro, ti senti ricco, quando hai il cuore ricolmo di virtù, forse che sarai povero? Comunque, se aspiri ai [veri] beni, conservati irreprensibile adesso, in mezzo alle scarsezze, alle tribolazioni, nella valle del pianto, nell'oppressione e nelle prove. Verrà poi anche il benessere che desideri. Verranno in seguito il riposo, l'eternità, l'immortalità, l'incorruttibilità. Ché questi sono i beni da Dio tenuti in serbo per i giusti suoi amici.
Dai Padri
1 Eusebio: il salmista ispirato vede in anticipo le dimore di Dio poste dal Cristo sulla terra e desidera ardentemente tutti questi altari futuri.
Atanasio: tabernacoli: le chiese di Dio.
2 Teodoreto: desiderio dei giudei verso il tempio e nostro desiderio verso gli altari del Signore.
Origene: la carne esulta perché vedrà la salvezza di Dio.
Eusebio: il Dio vivente allude alla risurrezione del Signore: la mia carne esulta in questo Dio che è veramente vivente e vivifica i morti. Con la sua risurrezione, farà rivivere la mia carne.
Atanasio: in corpo e anima mi sono offerto per servire al Dio vivente.
Teodoreto: la carne partecipa all’esultanza per la speranza della risurrezione.
Ruperto: hanno esultato non ancora nella realtà ma già nella speranza. Questa speranza gioiosa deve dilatare l’anima che milita in questo mondo.
3 Origene: il salmista vuol dire che noi abbiamo errato come il passero. Questi uccelli errano finché non hanno nido, ma il nido li rende stabili.
Eusebio: i tuoi altari sono il rifugio del passero strappato al cacciatore e di quello cui si diceva: migra sui monti (Salmo 10,2). Fra tutte le trappole che tendono agguato alla nostra anima, non abbiamo riposo che nella casa di Dio.
Atanasio: il passero raffigura l’anima dell’uomo.
Esichio di Gerusalemme: la Chiesa è il nido incorruttibile dove i piccoli della tortora ricevono la loro parte di cibo. La tortora, che è la Chiesa, ha trovato il corpo del Cristo. Essa nutre i suoi piccoli col corpo e col sangue del Cristo; ed è sull’altare che essa divide ai suoi piccoli il pane che è il corpo del Cristo.
Teodoreto: gli uccelli che non hanno ancora fatto il loro nido volano qua e là. Così noi eravamo erranti prima di essere chiamati dalla tua grazia.
4 Eusebio: la felicità è abitare nella casa di Dio, perché loderanno Dio nei secoli dei secoli.
5 Origene: se Dio non ci avesse presi, non avremmo potuto essere salvati. Se il Figlio unigenito non si fosse fatto uomo e non ci avesse chiamati suoi fratelli, non saremmo figli di Dio; se non fosse morto per noi, la natura umana non sarebbe stata innalzata all’ immortalità.
Eusebio: dopo il diapsalma (pausa) il discorso cambia: beato colui che Dio protegge nella valle del pianto, colui che fa penitenza e piange la sua vita: ha disposto nel suo cuore ascensioni verso Dio.
Atanasio: l’uomo che ripone in te la sua speranza, dispone nel suo cuore buoni pensieri che qui sono chiamati ascensioni.
Cassiodoro: l’uomo che ha il soccorso del Signore si innalza verso il cielo nella misura stessa di questo soccorso e non cessa di salire.
Gregorio di Nissa: l’anima che prende forza nel Signore, ha disposto nel suo cuore mirabili ascensioni, andando di potenza in potenza.
Origene: valle del pianto: il corpo e tutto il suo ambiente.
Cassiodoro: valle del pianto: l’umiltà del penitente.
7 Origene: siamo in cammino, non siamo venuti in questo mondo se non per passare di potenza in potenza.
8 Origene: Dio di Giacobbe: il verbo di Dio che si mostra a Giacobbe in sembianze umane. È a lui che Davide parla, esortandolo ad affrettare la sua venuta.
9 Origene: qui è detto Cristo il popolo chiamato al sacerdozio regale.
Eusebio: questo versetto invoca l’avvento del Cristo.
10 Eusebio: il giorno in cui il Cristo risuscitò dai morti.
Atanasio: questo giorno unico è quello della risurrezione del Salvatore.
Teodoreto: ciò che si riceve in un solo giorno al tuo altare, non lo si riceverebbe altrove in migliaia di giorni.
Origene: io preferisco essere umile e povero nella chiesa, piuttosto che grande presso gli empi.
Cirillo alessandrino: ho scelto… Il tuo popolo, Signore, visita assiduamente il tuo tempio e vi trova più beni in un solo giorno che se faticasse altrove per migliaia di giorni.
Salmo 84
Per la fine, salmo dei figli di Core
2 Hai benedetto, Signore, la tua
terra, hai allontanato la schiavitù di Giacobbe,
3 hai rimesso le iniquità
del tuo popolo, hai coperto tutti i loro peccati, pausa
4 hai placato tutta la tua ira;
ti sei distolto dall’ira del tuo sdegno.
5 Convertici, o Dio, delle nostre salvezze
e distogli la tua ira da noi!
6 Forse in eterno sarai adirato
con noi? O estenderai la tua
ira di generazione in generazione?
7 O Dio, tu, mutato, ci darai vita
e il tuo popolo gioirà in te.
8 Mostraci Signore, la tua misericordia
e donaci la tua salvezza.
9 Ascolterò che cosa dirà in me il Signore Dio,
perché proclamerà la pace
sul suo popolo e sui suoi santi e su quelli
che si convertono nel cuore.
10 Certo vicino a quelli che lo
temono è la sua salvezza perché
la gloria dimori nella nostra terra.
11 Misericordia e verità si sono incontrate,
giustizia e pace si sono baciate.
12 La verità è sorta dalla terra
e la giustizia si è affacciata dal cielo.
13 Infatti il Signore darà
benignità e la nostra terra darà il suo frutto,
14 la giustizia camminerà davanti
a lui e porrà nella via i suoi passi.
Da Sacy
Per la fine, salmo dei figli di Core
2 Hai benedetto, Signore, la tua
terra, hai allontanato la schiavitù di Giacobbe,
3 hai rimesso le iniquità
del tuo popolo, hai coperto tutti i loro peccati, pausa
4 hai placato tutta la tua ira;
ti sei distolto dall’ira del tuo sdegno.
Il profeta dichiara la sua gratitudine perché Giacobbe era liberato dal giogo della sua schiavitù, quantunque fosse ancora schiavo. Vede già perdonata l’iniquità del popolo di Dio anche se gemeva ancora sotto i suoi peccati. Nel tempo stesso che il demonio, figurato dal re di Babilonia, faceva ancora sentire a tutti gli uomini i tristi effetti della giusta collera di Dio, si rallegra Davide che Dio avesse sospeso tutti gli effetti così terribili del suo sdegno contro di loro. Egli predice dunque e la figura e la verità: la figura nella liberazione degli Israeliti tenuti schiavi tra i Babilonesi e la verità nella redenzione degli uomini diventati per il peccato gli schiavi del demonio e ricomprati col sangue di Gesù Cristo
5 Convertici, o Dio, delle nostre salvezze
e distogli la tua ira da noi!
6 Forse in eterno sarai adirato
con noi? O estenderai la tua
ira di generazione in generazione?
7 O Dio, tu, mutato, ci darai vita
e il tuo popolo gioirà in te.
8 Mostraci Signore, la tua misericordia
e donaci la tua salvezza.
In che modo colui che ha appena detto che Dio aveva mitigato tutta la sua ira e sospeso il rigore del suo sdegno lo prega ora che allontani la sua ira se non perché ha voluto mostrarci che aveva egli prima parlato come un profeta? Perciò il profeta ha dichiarato a prima giunta che la cosa doveva accadere, manifestando anticipatamente a Dio la sua riconoscenza per una grazia tanto grande come se l’avesse già accordata.
9 Ascolterò che cosa dirà in me il Signore Dio,
perché proclamerà la pace
sul suo popolo e sui suoi santi e su quelli
che si convertono nel cuore.
10 Certo vicino a quelli che lo
temono è la sua salvezza perché
la gloria dimori nella nostra terra.
La parola di pace meritava, non c’è dubbio, che il profeta rientrasse in se stesso per ascoltarla e che allontanandosi d’ogni tumulto delle cose esteriori e sensibili si applicasse unicamente ad ascoltare ciò che voleva fargli intendere lo Spirito Santo riguardo alla salvezza che Dio aveva risoluto di procurare: la salvezza al suo popolo, a quelli che rientrando nell’intimo del loro cuore si sarebbero convertiti a lui. Lo Spirito Santo anche altrove esorta per bocca d’uno dei suoi profeti a ritornare in sé e a rientrare nel proprio cuore. Rientriamo dunque nell’intimo dell’anima nostra dove la voce della verità interiore ci istruirà e dove il Signore ci farà intendere parole di riconciliazione e di pace se noi ci impegniamo ad essere veramente il suo popolo.
11 Misericordia e verità si sono incontrate,
giustizia e pace si sono baciate.
12 La verità è sorta dalla terra
e la giustizia si è affacciata dal cielo.
La misericordia e la verità si incontrano insieme: giustizia e pace si baciano. L’incontro misterioso della verità e della misericordia e il bacio divino della giustizia e della pace si intendono propriamente del mistero della incarnazione dell’ adorabile Verbo. Allora la giustizia dell’eterno Padre dapprima espressa sotto il nome di verità si è incontrata in modo ammirabile con la infinita misericordia dell’unigenito Figlio suo, significata poi con il nome di pace; la pace e la giustizia ovvero la misericordia e la verità essendosi così incontrate nella persona dell’uomo Dio si sono date scambievolmente il bacio mediante l’alleanza da loro fatta l’una con l’altra. Cosa dunque ha fatto la incarnazione del Verbo? Ha messo insieme entrambe queste cose per la nostra salvezza: ha fatto che Gesù Cristo aggravandosi di tutti i peccati degli uomini si è messo in stato di soddisfare la giustizia del Padre suo. La misericordia del Figlio ha disarmato la giustizia del Padre.
13 Infatti il Signore darà
benignità e la nostra terra darà il suo frutto,
Lasciamo che quelli che si attengono in modo giudaico alla lettera intendano per questa benedizione l’abbondanza dei beni della terra che i Giudei speravano quasi in ricompensa della loro buona vita. Noi piuttosto seguendo il senso principale di questo salmo, vogliamo spiegare una tale benedizione e una tale misericordia della grazia ineffabile con cui è piaciuto a Dio di far produrre alla nostra terra cioè alla nostra carne un frutto così prezioso e divino quale è quello della santa umanità del Figlio di Dio.
14 la giustizia camminerà davanti
a lui e porrà nella via i suoi passi.
La giustizia, cioè la penitenza ha camminato davanti Gesù Cristo, allorché il suo santo precursore ha predicato la necessità della penitenza ed ha esclamato ad alta voce fra i popoli che preparassero la via del Signore e che facessero diritti i sentieri per cui egli doveva camminare
Da Agostino
Per la fine, salmo dei figli di Core
“Se crediamo in lui, noi siamo suoi figli, ed è per noi che si canta questo salmo, intitolato appunto: Per i figli di Core. Noi siamo i figli dello sposo . Egli è lo sposo, che in pegno dà alla sua sposa il proprio sangue e lo Spirito Santo, del quale ha effuso in noi le ricchezze già al presente durante il nostro peregrinare terreno, mentre ci tiene in serbo ancora le sue ricchezze occulte. Ma se tale e tanto è il pegno che ci ha anticipato, che cosa sarà mai quello che ci tiene in serbo?
2 Hai benedetto, Signore, la tua
terra, hai allontanato la schiavitù di Giacobbe,
“Notiamo subito che il profeta canta a Dio in vista del futuro, pur servendosi di voci verbali del passato. Espone come avvenute cose che dovranno accadere, poiché dinanzi a Dio anche ciò che deve avvenire è già avvenuto. In realtà il profeta vedeva in Dio gli eventi, i quali, se rispetto a noi erano ancora futuri, quanto alla provvidenza divina e alla sua predestinazione infallibile erano già accaduti. È a proposito della grazia di Dio che il profeta dice, rivolto al nostro Signore Gesù Cristo: Hai allontanato la schiavitù da Giacobbe. Ponete mente a questa schiavitù di Giacobbe. Badate che " allontanare da noi la schiavitù " non consiste nell'averci liberati da barbari (che attualmente non ci invadono) ma nell'averci liberati dalle opere cattive, dai nostri peccati, per i quali eravamo incorsi nel dominio di satana. Poiché, quando uno viene liberato dai peccati, satana, il capo dei peccatori, non ha più modo di dominare su di lui.
3 hai rimesso le iniquità
del tuo popolo, hai coperto tutti i loro peccati, pausa
4 hai placato tutta la tua ira;
ti sei distolto dall’ira del tuo sdegno.
“In che modo allontanerà la schiavitù da Giacobbe? Osservate come questa liberazione è d'indole spirituale, come essa si operi nell'interno. Dice: Hai condonato l'iniquità della tua gente, hai coperto tutti i loro peccati. Ecco in che modo ha tenuta lontana la schiavitù: rimettendo le iniquità. L'iniquità ti teneva prigioniero; rimessa l'iniquità, sei divenuto libero. Riconosci dunque di essere nella schiavitù, per così meritare d'essere liberato. Poiché, se uno non individua il suo nemico, come farà ad invocare il liberatore? Hai coperto tutti i loro peccati. Che vuol dire: Hai coperto? Non hai voluto vederli. E cos'è questo " non volerli vedere "? Non te ne sei vendicato. Non hai voluto vedere i nostri peccati, e proprio per questo non li hai visti, perché non li hai voluti vedere. Hai coperto tutti i loro peccati. Placasti il grande tuo sdegno. Ci sottraesti al furore della tua ira.
5 Convertici, o Dio, delle nostre salvezze
e distogli la tua ira da noi!
“Convertici, o Signore, autore della nostra salute. Ciò che or ora esprimeva come già avvenuto, adesso l'implora perché avvenga. Come può parlare così se non perché i verbi sono, è vero, di tempo passato, ma hanno valore di profezia? Che poi quanto asseriva come avvenuto in realtà non sia ancora avvenuto, lo indica chiaramente il fatto che egli prega affinché accada. O Signore, autore della nostra salute, convertici, e distogli da noi la tua indignazione. Ma non diceva più avanti: Hai allontanato da Giacobbe la schiavitù; hai coperto tutti i loro peccati; hai placato il grande tuo sdegno; non hai proceduto secondo il furore della tua ira? Come fa adesso a dire: Distogli da noi la tua indignazione? Ti risponde il profeta: Tali cose io le enunzio come già avvenute, poiché le vedo realizzarsi in futuro. Ma siccome di fatto non sono ancora avvenute, supplico affinché si verifichino le cose che ho viste. Distogli da noi la tua indignazione.
6 Forse in eterno sarai adirato
con noi? O estenderai la tua
ira di generazione in generazione?
“Non restare per sempre adirato con noi! Non protrarre il tuo sdegno da generazione a generazione! Se la prima generazione, quella dalla vita mortale, ci venne dalla tua ira, la seconda generazione, quella all'immortalità, sarà dono della tua misericordia.
7 O Dio, tu, mutato, ci darai vita
e il tuo popolo gioirà in te.
“O Dio, tu volgendoti a noi ci darai la vita. Non che noi, da noi stessi, di nostra iniziativa, senza l'intervento della tua misericordia, ci convertiamo a te e poi vieni tu a darci la vita, ma sei tu che volgendoti a noi ci dài la vita. Per cui non solo il nostro passare da morte a vita proviene da te, ma anche la nostra conversione ad essere vivificati. O Dio, tu volgendoti a noi ci darai la vita, e il tuo popolo si allieterà in te. Sarà suo danno se vorrà trovare la gioia in se stesso; suo vantaggio se si allieterà in te.
8 Mostraci Signore, la tua misericordia
e donaci la tua salvezza.
“ Mostraci la tua misericordia, o Signore. È quello che abbiamo cantato e a cui accennavamo più sopra. Mostraci, Signore, la tua misericordia e donaci la tua salute. Quella tua salute che è il tuo Cristo. Beato l'uomo al quale Dio fa mostra di sua misericordia! Egli sarà uno che non si può insuperbire, dopo che Dio gli ha mostrato la sua misericordia. Mostrandogli infatti la sua misericordia, lo convince che, qualunque bene egli possegga, non gli proviene da altri se non da colui che costituisce tutto il nostro bene. E quando l'uomo constata che, qualunque bene abbia, non se l'è dato da sé, ma gli proviene dal suo Dio, s'accorge pure che tutto quello che ha, meritevole di lode, gli proviene dalla misericordia di Dio e non dai suoi meriti personali. E vedendo in sé delle cose buone, non se ne insuperbisce. Non insuperbendosi, non s'innalza. Non ponendosi in alto, non rotola a terra, e naturalmente, se non cade, resta in piedi. Stando in piedi, aderisce a Dio e resta saldo in lui, gode e si allieta nel Signore suo Dio… Sarà il suo Creatore che verrà a formare la sua delizia; e tale delizia nessuno riuscirà a turbarla, nessuno a ostacolarla, nessuno a strappargliela dal cuore. Quale potente potrà mai rapirti un tal bene? Qual perfido vicino, quale furfante, quale aggressore potrà mai toglierti Dio? Potrà rapirti tutto quello che possiedi di materiale, senza dubbio, ma colui che possiedi col cuore nessuno mai te lo toglierà. Egli è la tua misericordia. Volesse il cielo che ci venga mostrata! Mostraci, o Signore, la tua misericordia, e donaci la tua salute. Donaci il tuo Cristo; poiché in lui è la tua misericordia.
9 Ascolterò che cosa dirà in me il Signore Dio,
perché proclamerà la pace
sul suo popolo e sui suoi santi e su quelli
che si convertono nel cuore.
Voglio udire ciò che dentro di me proferisce il mio Dio. Così si esprime il profeta. Dio gli parlava nell'intimo, mentre il mondo dal di fuori gli faceva udire il suo strepito. Ritraendosi pertanto dal frastuono del mondo, egli si riconcentrava in se stesso, e da se stesso si volgeva a colui che gli parlava dentro. Egli si turava, per così dire, l'orecchio contro il fracasso e l'agitazione della vita presente, diventando sordo alle voci dell'anima appesantita dal corpo corruttibile e a quelle del senso che, appiattito dalla dimora terrena, si perde in molte fantasticherie. Diceva: Voglio udire ciò che dentro mi proferisce il mio Dio. E gli fu dato di ascoltarlo: ma che cosa? Egli dirà parole di pace nei confronti del suo popolo. La voce di Cristo dunque, come la voce di Dio, è pace ed invita alla pace. Su dunque, o fratelli! Volete che sia per voi questa pace di cui parla il Signore? Rivolgete a lui il vostro cuore: non a me, non a questa o a quell'altra persona. Qualunque uomo pretenda che sia rivolto a lui il cuore dei propri simili, cadrà in terra insieme con loro. E cos'è meglio: cadere a terra assieme alla persona alla quale ti rivolgi, ovvero startene in piedi, in compagnia di colui insieme al quale ti sei rivolto a Dio? Il nostro gaudio, la nostra pace, il nostro riposo, la cessazione di ogni nostra miseria altri non è se non Dio. Beati coloro che a lui dirigono il cuore!
10 Certo vicino a quelli che lo
temono è la sua salvezza perché
la gloria dimori nella nostra terra.
“Certamente la sua salute è accanto a coloro che lo temono, per cui la gloria dimorerà nella nostra terra. Nella terra cioè in cui il profeta aveva sortito i natali ci sarebbe stata una gloria più grande. E difatti fu da lì che cominciò la predicazione cristiana. Da lì partirono gli Apostoli e a quella gente furono diretti prima che alle altre. Da lì i profeti; lì il tempio dell'era antica; lì i sacrifici al vero Dio. Lì vissero i patriarchi; lì, dalla stirpe di Abramo, venne al mondo il Cristo. Lì si manifestò e apparve. Da tal popolo traeva origine la vergine Maria che mise al mondo il Cristo. Furono quelle le contrade che egli percorse a piedi e nelle quali operò i suoi prodigi. E, finalmente, tale e tanta dignità conferì a quel popolo che, apostrofandolo un giorno una donna cananea in cerca della guarigione della figlia, si sentì rispondere: Non sono stato inviato se non alle pecore smarrite della casa d'Israele . In vista di tali privilegi il profeta diceva: Certamente la sua salute è accanto a coloro che lo temono, per cui la gloria dimorerà nella nostra terra.
11 Misericordia e verità si sono incontrate,
giustizia e pace si sono baciate.
“Misericordia e verità si sono corse incontro. La verità [è] nella nostra terra! Ciò dice impersonandosi con i Giudei. La misericordia invece [è] nella terra dei Gentili. Dove infatti poteva essere la verità? Là dove c'era la parola di Dio. E la misericordia dove avrebbe dovuto risiedere? Tra coloro che, abbandonando il vero Dio, si erano volti al demonio. Difatti nemmeno costoro sono stati dimenticati da Dio; anzi, rivolto a loro, dice presso a poco così: " Va' a chiamare anche codesti fuggiaschi, tanto lontani da me. Chiamali! Che essi mi trovino in atto di ricercarli, mentre loro non mi cercavano più". Pertanto la misericordia e la verità si sono corse incontro; la giustizia e la pace si scambiarono baci. Pratica la giustizia e avrai la pace; e in tal modo giustizia e pace si scambieranno baci. Che se al contrario non amerai la giustizia, non potrai conseguire la pace: poiché queste due, giustizia e pace, si amano tra loro e si danno dei baci; per cui solo chi pratica la giustizia consegue la pace che bacia la giustizia.
12 La verità è sorta dalla terra
e la giustizia si è affacciata dal cielo.
“La verità è spuntata fuori dalla terra e la giustizia si è affacciata dal cielo. La verità spuntata dalla terra è Cristo, nato da donna. Dalla terra è spuntata fuori la verità: il Figlio di Dio ha tratto origine dalla carne. Cos'è infatti la verità? Il Figlio di Dio. E la terra cos'è? La carne. Provati a domandare come sia nato il Cristo, e riscontrerai che dalla terra è spuntata fuori la verità. Tuttavia questa verità, che nasce dalla terra, esisteva già prima della terra; anzi, fu per opera di lei che vennero all'esistenza il cielo e la terra. Ma perché la giustizia ci guardasse dal cielo, vale a dire, perché gli uomini avessero a conseguire la giustificazione mediante la grazia divina, la verità accettò di nascere dalla Vergine Maria, e in tal modo poté offrire il sacrificio con il quale fu giustificato l'uomo: il sacrificio della passione, il sacrificio della croce. Come avrebbe potuto, infatti, offrire il sacrificio per i nostri peccati, se non avesse potuto morire? Ma come sarebbe potuto morire, se non avesse preso da noi ciò che gliene avrebbe dato la possibilità? Voglio dire: se Cristo non avesse assunto da noi una carne mortale, non sarebbe potuto morire: dal momento che il Verbo di Dio è immortale, com'è immortale la divinità, immortale la potenza e la sapienza di Dio. Ma allora, se il Cristo non fosse morto, come avrebbe potuto offrire a Dio il sacrificio della nostra salvezza? E come sarebbe potuto morire, se non si fosse rivestito di carne umana? Ma come rivestirsi di carne senza che la verità traesse origine dalla terra? La verità è spuntata fuori dalla terra; la giustizia si è affacciata dal cielo.
13 Infatti il Signore darà
benignità e la nostra terra darà il suo frutto,
“Il Signore darà la sua dolcezza e la nostra terra darà il suo frutto. Oh, sì, venga il Signore a visitare il vostro cuore: nelle ore di svago e fra le occupazioni, in casa, nel letto, durante la refezione e la conversazione o il passeggio, in ogni luogo ove a noi non è dato di venire. Venga la pioggia divina, e il seme che è stato sparso produca i suoi frutti! Là, dove noi non arriviamo e mentre noi ce ne stiamo riposando tranquilli o badiamo ad altre occupazioni, venga Iddio a far crescere le sementi che abbiamo sparse; di modo che, riscontrando in seguito i vostri costumi divenuti migliori, possiamo anche rallegrarci del frutto. Poiché, il Signore darà la sua dolcezza e la nostra terra darà il suo frutto.
14 la giustizia camminerà davanti
a lui e porrà nella via i suoi passi.
“Davanti a lui procederà la giustizia, ed egli porrà nella via i suoi passi. La giustizia di cui qui si parla è quella che consiste nella confessione dei peccati e che è lo stesso di verità… Apri dunque una via al Signore mediante la confessione dei peccati. Proprio come si comportava Giovanni, il quale, allorché amministrava il battesimo d'acqua in segno di penitenza, volendo che andassero da lui quanti si pentivano delle loro colpe passate, diceva: Preparate la via al Signore; rendete dritti i sentieri dinanzi a lui . O uomo, provavi gusto nei tuoi peccati? Ti dispiaccia quel che sei stato, e così potrai diventare quel che non eri. Preparate la via al Signore! Preceda questa giustizia che è il confessare i tuoi peccati. Appresso verrà Dio e ti farà visita, ponendo nella via i suoi passi. Troverà infatti dove poggiare i piedi per venire da te; mentre prima, quando ancora non confessavi il tuo peccato, la via era sbarrata, e Dio non aveva modo di venire da te. Fa' dunque a Dio confessione della tua vita: così apri la via; e Cristo verrà a te, e porrà nella via i suoi passi per modellarti sulle sue impronte.
Dai Padri
Origene: la terra è il popolo riunito dalle nazioni.
Eusebio: il salmo precedente annuncia l’avvento del Messia; questo la liberazione dei prigionieri e la remissione dei peccati. In principio era stato detto: maledetta la terra… (Genesi 3,17); ma quando venne il Signore a peregrinare sulla terra, venne il cambiamento: la terra cambia la maledizione in benedizione. La tua terra: essa è sua perché egli vi regna.
Atanasio: questo salmo annuncia la vocazione dei gentili, la remissione dei peccati e la conversione dei giudei.
Girolamo: hai benedetto: noi diciamo questo dell’avvento del Salvatore: è allora che la gloria dimorò nella nostra terra.
Ruperto: Dio aveva maledetto la terra per Adamo; la benedice per l’incarnazione del Figlio suo. Dio non ha benedetto la terra dalla quale stava per creare il primo uomo, mentre nella nuova creazione l’ arcangelo dice: tu sei benedetta fra le donne (Luca 1,28) il salmista, guidato dalla grazia profetica, risponde: hai benedetto Signore la tua terra.
Esichio di Gerusalemme: Dio si volge verso di noi e sovranamente ci volge verso di lui.
2 Origene: il Signore rimette i peccati col battesimo, li copre con la penitenza.
7 Eusebio: mostraci il tuo Salvatore: i miei occhi hanno visto il tuo Salvatore (Luca 2,30). Il salmista domanda di vederlo; al versetto 9 dirà: il Salvatore è vicino! Molti profeti e giusti hanno desiderato vedere ciò che voi vedete (Matteo 13,17).
Atanasio: la tua misericordia: il tuo Figlio.
8 Girolamo: ascolterò con l’orecchio del cuore.
10 Beda: nella pietra angolare si incontrano la verità della rivelazione affidata ai giudei e la misericordia della vocazione dei gentili.
11 Origene: la verità era nei cieli, l’ombra e l’immagine della verità erano sulla terra. Finché quest’ombra restava sulla terra, c’era una Gerusalemme terrestre, c’era il tempio c’era l’altare, c’era il culto visibile, i pontefici e i sacerdoti. Ma all’avvento del Signore nostro Dio la verità che discendeva dal cielo è sorta dalla terra e la giustizia ha guardato dall’alto del cielo; l’ombra e la figura sono cadute, Gerusalemme è caduta, il tempio è caduto, l’altare è stato portato via così che non è più nè sul monte Garizim, né in Gerusalemme che si deve adorare, ma i veri adoratori adorano il Padre in spirito e verità. Quando si presenta la verità, la figura e l’ombra finiscono; e quando giunge questo tempio, che è stato costruito nel seno della Vergine, il tempio di pietra crolla. Il sacerdote dei beni futuri è là, i sacrificatori di tori e di capri scompaiono. Se dunque, venendo alla città terrestre di Gerusalemme, la trovi rasa al suolo, ridotta in polvere, non piangere, ma guarda in alto.
12 Girolamo: Maria, nostra terra, nostra carne, ha dato il suo frutto. Esso è nato una volta da Maria, ma nasce ogni giorno in noi.
13 Teodoreto il Signore ha compiuto ogni giustizia ed è diventato per noi la via.
Salmo 85
1 Preghiera di Davide
Piega, Signore, il tuo orecchio ed esaudiscimi,
perché misero e povero sono io.
2 Custodisci la mia anima, perché sono santo.
Salva il tuo servo Dio mio, che spera in te.
3 Abbi pietà di me Signore perché a te griderò
tutto il giorno.
4 Rallegra l’anima del tuo servo,
perché a te, Signore, ho levato l’anima mia,
5 perché tu, Signore, sei soave e mite
e di grande misericordia per
tutti quelli che ti invocano.
6 Porgi l’orecchio Signore,
alla mia preghiera e volgiti
alla voce della mia preghiera.
7 Nel giorno della mia tribolazione
ho gridato a te, perché tu mi hai esaudito.
8 Non c’è nessuno simile
a te fra gli dei, Signore, e non c’è
niente come le tue opere.
9 Tutte le genti che hai fatto verranno
e si prostreranno davanti a te,
Signore, e glorificheranno il tuo nome,
10 perché grande sei tu e
fai meraviglie. Tu sei il solo Dio,
11 Guidami, Signore, nella tua via
e camminerò nella tua verità.
Gioisca il mio cuore così che tema il tuo nome.
12 Ti confesserò Signore, Dio
mio, con tutto il mio cuore
e glorificherò il tuo nome in eterno.
13 Perché la tua misericordia
è grande su di me e hai liberato l’anima mia
dall’inferno più profondo.
14 O Dio, i malvagi sono insorti
contro di me e l’assemblea dei
potenti ha cercato l’anima mia
e non hanno posto te davanti a loro.
15 Ma tu, Signore Dio, sei
misericordioso, paziente, e di molta
misericordia e verace.
16 Volgi lo sguardo su di me e
abbi di me pietà, da’ il tuo potere al
tuo servo e salva il figlio della tua ancella.
17 Fa’ con me un segno
per il bene e vedano i miei
odiatori e siano confusi,
perché tu Signore, mi hai aiutato e consolato.
Da Sacy
1 Preghiera di Davide
Piega, Signore, il tuo orecchio ed esaudiscimi,
perché misero e povero sono io.
2 Custodisci la mia anima, perché sono santo.
Salva il tuo servo Dio mio, che spera in te.
Dio è così grande e così superiore agli uomini che non occorre stupirsi se il profeta lo supplica a volersi inchinare per ascoltarlo: espressione umana che serve a far comprendere la infinita sproporzione che passa fra Dio e noi. Davide considerava se stesso nella sua povertà nella sua miseria e contemplando nel tempo stesso Dio nella sua grandezza si sentiva vivamente penetrato dal proprio nulla e gli domanda con maggiore fiducia che voglia inchinarsi verso di lui.
3 Abbi pietà di me Signore perché a te griderò
tutto il giorno.
4 Rallegra l’anima del tuo servo,
perché a te, Signore, ho levato l’anima mia,
5 perché tu, Signore, sei soave e mite
e di grande misericordia per
tutti quelli che ti invocano.
La quarta ragione per cui il profeta domanda a Dio che si degni di avere pietà di lui è l’ardente e perseverante preghiera che a lui ha fatto e che dice: ho esclamato a te tutto il giorno; cioè non ho cessato dopo la mia tribolazione di scongiurarti con le mie continue grida ad aiutarmi. Le parole tutto il giorno ci significano in ogni tempo. Per essere da Dio esauditi bisogna che la preghiera sia un grido del cuore piuttosto che un suono della lingua e bisogna che un tale grido non sia soltanto una cosa passeggera ma un ardore continuo, il quale consiste nel desiderio e nell’amore.
6 Porgi l’orecchio Signore,
alla mia preghiera e volgiti
alla voce della mia preghiera.
7 Nel giorno della mia tribolazione
ho gridato a te, perché tu mi hai esaudito.
Ripetendo Davide quello che già aveva detto, mostra il grande fervore con cui egli pregava, poiché il vivissimo sentimento che aveva del suo bisogno gli ispirava sempre un nuovo ardore per supplicare Dio. Ciò che rende di solito languide le nostre preghiere è che non sentiamo la nostra miseria come il profeta sentiva la propria. Un povero a cui manchi il pane e che si ritrova stimolato dalla fame non ha bisogno di ammaestramento per chiedere assistenza e quanto più è miserabile tanto più sembra eloquente a perorare la sua causa.
8 Non c’è nessuno simile
a te fra gli dei, Signore, e non c’è
niente come le tue opere.
9 Tutte le genti che hai fatto verranno
e si prostreranno davanti a te,
Signore, e glorificheranno il tuo nome,
10 perché grande sei tu e
fai meraviglie. Tu sei il solo Dio,
Ecco dunque tutto il tenore del raziocinio di Davide: a te Signore io mi rivolgo, a te esclamo allorché sono tribolato. A chi altri dovrei indirizzarmi per chiedere soccorso poiché di quelli che dalle nazioni si invocano come dei nessuno è simile a te, né ha il potere di fare le opere miracolose che tu hai fatto. Le stesse nazioni che sono le opere delle tue mani abbandoneranno tutte un giorno i falsi dei per venire a prostrarsi davanti a te e glorificheranno la potenza del tuo nome riconoscendo che tu solo sei grande per te stesso, solo l’Onnipotente, solo il Dio verace.
11 Guidami, Signore, nella tua via
e camminerò nella tua verità.
Gioisca il mio cuore così che tema il tuo nome.
12 Ti confesserò Signore, Dio
mio con tutto il mio cuore
e glorificherò il tuo nome in eterno.
13 Perché la tua misericordia
è grande su di me e hai liberato l’anima mia
dall’inferno più profondo.
La riconoscenza che accompagna la preghiera la rende gradita Dio. Questa è la ragione per cui il santo re implorando il soccorso di Dio nella estremità in cui si ritrovava gli protesta che renderà con tutto il suo cuore azioni di grazie alla sua bontà e glorificherà eternamente il suo nome per la grande misericordia che già gli aveva usata allorché aveva tratto l’anima sua dal più profondo dell’inferno.
14 O Dio, i malvagi sono insorti
contro di me e l’assemblea dei
potenti ha cercato l’anima mia
e non hanno posto te davanti a loro.
15 Ma tu, Signore Dio, sei
misericordioso, paziente, e di molta
misericordia e verace.
Il profeta oppone alla violenza dei suoi nemici la bontà misericordiosa, la lunga pazienza e la inviolabile fedeltà del Signore nelle sue promesse. La lunghezza della persecuzione da lui sofferta gli indicava sensibilmente la lunga pazienza con la quale Dio aspetta che i malvagi rientrino in se stessi e si convertano. Una tale aspettazione di un Dio irritato dai tanti delitti gli ispirava di essere egli stesso paziente nella sua lunga tribolazione.
16 Volgi lo sguardo su di me e
abbi di me pietà, da’ il tuo potere al
tuo servo e salva il figlio della tua ancella.
17 Fa’ con me un segno
per il bene e vedano i miei
odiatori e siano confusi,
perché tu Signore, mi hai aiutato e consolato.
Davide si umilia davanti a Dio nominandosi non solo il servo suo ma il figlio della sua ancella. Il cieco furore dei malvagi fa loro spesso offuscare la mente e non li lascia pensare all’assistenza che Dio porge ai suoi servi fedeli. Hanno essi bisogno di qualche straordinario colpo del suo braccio poderoso che li percuota, per così dire, a guisa di lampo, e che procuri a loro a un tempo sorpresa, spavento e confusione. I segni che i giusti come Davide chiedono a Dio non appartengono in certo modo alle loro persone quanto a quelle dei loro nemici, poiché la fede che hanno non permette a loro di dubitare della divina assistenza visibile o invisibile.
Da Agostino
1 Preghiera di Davide
Piega, Signore, il tuo orecchio ed esaudiscimi,
perché misero e povero sono io.
“Egli china l'orecchio se tu non innalzi la testa. Si avvicina infatti a chi si umilia, mentre si allontana da chi si esalta: a meno che non si tratti di chi egli stesso esalta perché prima si era umiliato… Dio china dunque a noi il suo orecchio. Egli è in alto, noi in basso. Egli è sulla vetta, noi nella miseria; ma non siamo abbandonati. Dio infatti ha mostrato il suo amore verso di noi; tanto è vero che, mentre noi eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi.
2 Custodisci la mia anima, perché sono santo.
Salva il tuo servo Dio mio, che spera in te.
“Custodisci l'anima mia, perché sono santo. Queste parole: Perché sono santo, non so se abbia potuto pronunziarle altri all'infuori di colui che in questo mondo fu senza peccato: colui che ha perdonato i peccati di tutti ma non ne ha commesso nessuno. Oserò dunque dire anch'io che sono santo? Se dico che sono santo, in quanto santifico e non ho bisogno di alcuno che mi santifichi, sono superbo e menzognero; ma se dico di essere santo perché sono stato santificato, secondo quanto sta scritto: Siate santi, perché anch'io sono santo , osi anche il Corpo di Cristo, osi anche quell'unico uomo che grida dai confini della terra , dire con il suo capo e sotto il suo capo: Io sono santo. Ha ricevuto infatti la grazia della santità, la grazia del battesimo e del perdono dei peccati.
3 Abbi pietà di me Signore perché a te griderò
tutto il giorno.
Abbi misericordia di me, Signore, perché ho gridato a te tutto il giorno. Non un giorno solo. Intendi le parole: Tutto il giorno, nel senso di "per tutto il tempo". Da quando il corpo di Cristo ha cominciato a gemere nelle angustie sino alla fine del mondo, quando avranno fine le sofferenze, quest'uomo geme e grida a Dio. E ciascuno di noi per la sua parte leva il suo grido in tutto questo corpo. Tu qui, quello là, un altro altrove: il corpo di Cristo grida tutto il giorno, mentre fra le sue membra alcune muoiono e altre ne succedono… È un sol uomo ma si estende sino alla fine del mondo. Sono tutte membra di Cristo quelle che gridano: e al presente, mentre alcune già riposano in lui, altre gridano; e in seguito, quando noi riposeremo, grideranno altre, e dopo di esse altre ancora.
4 Rallegra l’anima del tuo servo,
perché a te, Signore, ho levato l’anima mia,
Allieta l'anima del tuo servo, perché a te, o Signore, ho sollevato l'anima mia. Allietala, perché l'ho sollevata a te. Era infatti a terra e sentiva l'amarezza della terra. L'ho sollevata a te perché non si consumasse nell'amarezza, perché non perdesse tutta la dolcezza della tua grazia. Allietala presso di te. Solo tu infatti sei la letizia: il mondo è pieno di amarezza”.
5 perché tu, Signore, sei soave e mite
e di grande misericordia per
tutti quelli che ti invocano.
Ovunque si volga, nelle cose terrene [il salmista] trova l'amarezza. Non trova dolcezza se non sollevandosi a Dio. Perché tu, Signore, sei dolce e mite. Perché mite? Perché mi sopporti finché non mi avrai reso perfetto… Non soltanto misericordioso, ma molto misericordioso. Abbonda infatti la nostra malizia, ma abbonda anche la tua misericordia.
6 Porgi l’orecchio Signore,
alla mia preghiera e volgiti
alla voce della mia preghiera.
“Fissa nelle orecchie, Signore, la mia preghiera. Grande la devozione dell'orante! Fissa nelle orecchie, Signore, la mia preghiera. Cioè: non esca la mia preghiera dalle tue orecchie, fissatela nelle orecchie. Come avrà ottenuto che la sua preghiera si fissi nelle orecchie di Dio? Risponda Dio e ci dica: Vuoi che fissi la tua preghiera nelle mie orecchie? Fissa nel tuo cuore la mia legge.
7 Nel giorno della mia tribolazione
ho gridato a te, perché tu mi hai esaudito.
Finché siamo nel corpo, siamo esuli dal Signore . Quali che siano quaggiù le nostre ricchezze, non siamo ancora in quella patria alla quale ci affrettiamo a tornare. E se uno trova dolce l'esilio, non ama la patria; mentre, se dolce è la patria, amaro sarà l'esilio; e se l'esilio è amaro, tutto il giorno c'è sofferenza. Quando non ci sarà più la sofferenza? Quando ci si allieterà nella patria. Delizie sono nella tua destra sino alla fine. Mi ricolmerai di gioia, dice, con il tuo volto , e io contemplerò il gaudio del Signore . Allora sarà finito il tempo della fatica e del gemito. Non vi sarà più preghiera ma lode. Si canterà Alleluia, si canterà Amen; e la voce echeggerà all'unisono con quella degli angeli.
8 Non c’è nessuno simile
a te fra gli dei, Signore, e non c’è
niente come le tue opere.
“Non c'è tra gli dèi uno simile a te, Signore. Si fabbrichino pure i pagani gli dèi che vogliono; si chiamino i fabbri più esperti in lavori di argento e di oro, i levigatori, gli scultori, e si fabbrichino degli dèi. Quali dèi? Dèi che hanno occhi e non vedono , e tutte le altre cose che in seguito dice il salmo…
9 Tutte le genti che hai fatto verranno
e si prostreranno davanti a te,
Signore, e glorificheranno il tuo nome,
“Quando venivano pronunciate queste parole? Quando al vero Dio prestavano il culto soltanto pochi santi, nati nell'unico popolo degli ebrei. Allora furono dette queste parole; e ora si può riscontrare verificato quello che allora si diceva, e cioè: Tutte le genti, quante ne hai create, verranno e adoreranno al tuo cospetto, Signore. Quando queste cose venivano dette, non erano visibili, eppure erano credute. Perché negarle ora che sono evidenti?
10 perché grande sei tu e
fai meraviglie. Tu sei il solo Dio,
“Perché tu sei grande e operi meraviglie; tu sei il solo Dio grande. Nessuno dica di essere grande. Ci sarebbero stati molti che avrebbero detto di essere grandi; e contro costoro è detto: Tu sei il solo Dio grande. Che gran cosa è dire a Dio che egli è il solo Dio grande? Chi non sa questo: che egli è il Dio grande? Ma siccome ci sarebbero stati alcuni che si sarebbero detti grandi e avrebbero fatto Dio piccolo, contro costoro è detto: Tu sei il solo Dio grande.
11 Guidami, Signore, nella tua via
e camminerò nella tua verità.
Gioisca il mio cuore così che tema il tuo nome.
“Guidami, Signore, nella tua via, e camminerò nella tua verità. La tua via, la tua verità, la tua vita è Cristo. Dunque, il corpo va da lui; e il corpo viene da lui. Io sono la via, la verità e la vita . Guidami, Signore, nella tua via… Una cosa è condurmi alla via, un'altra è guidarmi nella via. Eccoti degli uomini poveri e bisognosi di aiuto: sono fuori della via, cioè non sono cristiani. Siano condotti alla via! Ma quando saranno stati condotti sulla via e in Cristo saranno divenuti cattolici, siano da lui guidati durante la via affinché non cadano.
12 Ti confesserò Signore, Dio
mio con tutto il mio cuore
e glorificherò il tuo nome in eterno.
13 Perché la tua misericordia
è grande su di me e hai liberato l’anima mia
dall’inferno più profondo.
“Hai liberato la mia anima dall'inferno più basso, queste parole dobbiamo intenderle come se ci fossero due inferni: uno più alto e uno più basso… Dopo la morte, dove andremo noi, partendoci da questo mondo, se non ci fosse un mondo ancora inferiore, cioè più basso di questo " inferno " nel quale siamo con la nostra carne e la nostra condizione mortale? Dice infatti l'Apostolo: Il corpo è morto a cagione del peccato. Dunque anche qui ci sono i morti, e allora non stupirti se la terra è detta inferno, se è vero che è piena di morti… Ma, oltre a questo inferno (cioè oltre a questa parte dell'inferno), ce n'è un altro ancora più basso, ed è là ove vanno i morti. Da esso Dio ha voluto liberare le nostre anime, mandando anche laggiù il suo Figlio. Infatti, fratelli, per questi due inferni fu mandato il Figlio di Dio: per liberarci da ambedue. A questo nostro inferno venne mandato nascendo; in quello scese morendo. Ecco perché, non come congettura un qualsiasi uomo ma come spiega l'Apostolo, è sua la voce di quel salmo ove si dice: Tu non abbandonerai l'anima mia nell'inferno . È dunque sua anche la voce che qui dice: Hai liberato l'anima mia dall'inferno più basso. Oppure è la nostra voce che parla per mezzo di Cristo nostro Signore. Difatti per questo egli si spinse fino nell'inferno, affinché noi non restassimo nell'inferno.
14 O Dio, i malvagi sono insorti
contro di me e l’assemblea dei
potenti ha cercato l’anima mia
e non hanno posto te davanti a loro.
“O Dio, i trasgressori della legge sono insorti contro di me. Chi chiama trasgressori della legge? Non i pagani, che non hanno ricevuto la legge, e nessuno trasgredisce ciò che non ha ricevuto, come dice chiaramente l'Apostolo: Dove non c'è la legge non c'è neppure prevaricazione. Chiama dunque trasgressori della legge coloro che hanno violato la legge… Chi sono, questi trasgressori della legge? Sono forse i giudei che ancor oggi osano insorgere contro Cristo? No! Non sono loro che ci infliggono le maggiori tribolazioni: essi non hanno ancora creduto né hanno conosciuto la salvezza. Contro il corpo di Cristo insorgono propriamente i cattivi cristiani, dai quali ogni giorno subisce tribolazioni il corpo di Cristo.
15 Ma tu, Signore Dio, sei
misericordioso, paziente, e di molta
misericordia e verace.
“E tu, Signore Dio, sei pietoso e misericordioso: longanime, pieno di misericordia e verace. Perché longanime e pieno di misericordia e pietoso? Perché, mentre era inchiodato alla croce, disse: Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno? Chi invoca? Per chi lo invoca? Chi è il richiedente? Dove si trova? Il Figlio invoca il Padre; il crocifisso supplica per gli empi. Prega mentre è coperto di ingiurie (fatte non di parole ma con la pena di morte); prega mentre pende dalla croce. Quasi che per questo avesse distese le mani: per pregare per loro e far salire la sua preghiera come incenso al cospetto del Padre; quasi che l'elevarsi delle sue mani costituisse il sacrificio della sera.
16 Volgi lo sguardo su di me e
abbi di me pietà, da’ il tuo potere al
tuo servo e salva il figlio della tua ancella.
“Se dunque tu sei verace, volgiti a me e abbi pietà di me! Da' potere al tuo servo. Perché sei verace, da' potere al tuo servo. Passi il tempo della pazienza, venga il tempo del giudizio. In che modo darai potere al tuo servo? Il Padre non giudica nessuno; ma ha dato al Figlio ogni potere di giudicare . Colui che risorse verrà in terra per giudicare. Apparirà terribile colui che apparve degno di disprezzo. Mostrerà la sua potenza colui che fece mostra di sua pazienza. Sulla croce c'era la pazienza; nel giudizio ci sarà la potenza… E salva il figlio della tua ancella. Il Signore è figlio dell'ancella. Di quale ancella? Di colei che, quando le fu annunziata la prossima nascita di un tal figlio, rispose dicendo: Ecco l'ancella del Signore! sia fatto di me secondo la tua parola . Dio, dunque, ha salvato il Figlio della sua ancella e il Figlio suo: figlio, suo nella natura di Dio, figlio della sua ancella nella natura di servo.
17 Fa’ con me un segno
per il bene e vedano i miei
odiatori e siano confusi,
perché tu Signore, mi hai aiutato e consolato.
“Dammi un segno di buon augurio. Quale segno, se non quello della resurrezione? Dice il Signore: Questa generazione perversa e provocatrice chiede un segno; e non le sarà dato altro segno, se non quello del profeta Giona. Come infatti Giona fu per tre giorni e tre notti nel ventre del mostro marino, così anche il figlio dell'uomo sarà nel cuore della terra . Orbene, nel nostro capo già s'è verificato il segno di buon augurio; e ora tocca a ciascuno di noi dire: Dammi un segno di buon augurio, in quanto al suono dell'ultima tromba, nell'avvento del Signore, anche i morti risorgeranno incorrotti e noi muteremo … Perché tu, Signore, mi hai aiutato e consolato. Mi hai aiutato, nella battaglia; mi hai consolato, nella tristezza.
Dai Padri
1 Atanasio: Davide prega per essere di quelli che otterranno la salvezza per mezzo della grazia. Piega il tuo orecchio: il salmista parla come un ammalato senza forza, il quale ha bisogno che il medico si pieghi verso di lui per udirlo.
Girolamo: il Cristo prossimo alla passione prega il Padre nella fragilità del corpo che ha assunto.
Cassiodoro: in tutto questo salmo è il Cristo che prega. Nella forma del servo domanda la sua risurrezione.
Eusebio: Davide sotto la mozione dello Spirito Santo enuncia già la beatitudine dei poveri.
Cassiodoro: povero e misero mostrano che il Cristo ha assunto la condizione umana.
2 Cassiodoro: sono santo: mostra con evidenza che si tratta del Cristo.
Origene: il servo di Dio ripone in Dio solo la speranza della sua salvezza. La conoscenza di Dio è la salvezza dell’anima.
4 Cassiodoro: lui, che è la sorgente di ogni gioia come servo domanda la gioia.
7 Teodoreto: abituato alla tua bontà rivolgo a te la mia preghiera.
Girolamo: ho gridato dall’alto della croce. Tu mi hai esaudito, rendendo a me il mio spirito che io rimettevo nelle tue mani.
9 Origene: tutte le genti, persino le nazioni che vogliono la guerra. Ogni natura dotata di ragione verrà ad adorare il Signore.
11 Atanasio: il profeta pensa a buon diritto che il timore di Dio gli procurerà la gioia del cuore.
13 Atanasio: il Cristo dice: Signore, hai liberato l’anima mia. Lo dice mentre i re sono là e i principi riuniti, avendo fatto la loro unità contro Dio (Salmo 2,2).
14 Eusebio: il salmista, dopo aver confessato il suo errore e ricevuto il perdono, dice la circostanza attenuante: i trasgressori sono insorti contro di me.
Atanasio: le potenze avverse.
Origene: una turba di violenti: i demoni.
17 Eusebio: segno: Caino ricevette un segno per non essere ucciso, perché Dio aveva deciso che avrebbe dovuto gemere sulla terra. Così pure Dio dà ai suoi eletti un segno per il bene: questo segno significa che Dio l’aiuterà.
Atanasio: un segno per il bene: come i figli di Israele che lo sterminatore risparmiò vedendo il segno sulle porte.
Teodoreto: un segno che dona la salvezza:
Girolamo: che io sia munito del segno della croce e proprio per esso liberato dalle insidie dei demoni.
Cassiodoro: si pensa al segno di Giona e si può applicare questo segno alla risurrezione.
Beda: il segno di Giona.
SALMO 86
1 dei figli di Core, salmo, cantico
Le sue fondamenta sono sui monti santi.
2 Ama il Signore le porte di Sion
più di tutte tende di Giacobbe
3 Cose gloriose sono state dette di te, città di Dio pausa
4 Ricorderò Raab e Babele
a coloro che mi conoscono.
Ecco gli stranieri e Tiro e
il popolo degli Etiopi: questi furono là.
5 Forse che un uomo celebrerà
Sion? Anche l’uomo è nato in lei ed egli
stesso l’Altissimo l’ha fondata,.
6 Il Signore narrerà nella scrittura
dei popoli e dei principi, di quelli che furono in essa pausa
7 Come di gente in festa, la dimora di tutti è in te.
Da Sacy
1 dei figli di Core, salmo, cantico
Le sue fondamenta sono sui monti santi.
2 Ama il Signore le porte di Sion
più di tutte tende di Giacobbe
La forza di Gerusalemme consisteva nella protezione del Dio onnipotente di Israele, che l’aveva scelta per farne la sua abitazione. Per la qual cosa il santo profeta dice che i fondamenti della città erano posti sui suoi santi monti, cioè sul monte Sion santificato prima dalla presenza dell’Arca e su quello di Moria poi consacrato dal tempio così celebre che vi fu edificato in onore di Dio. Perciò è lo stesso dire che Gerusalemme era fondata sulla onnipotenza di Dio che risiedeva in un primo tempo nell’arca sul monte di Sion, e poi nel tempio sopra Moria, che faceva parte di Sion. Il profeta aggiunge che il Signore amava le porte di quella città più di tutte le tende di Giacobbe; cioè che l’amore singolare che Dio portava alla città di Gerusalemme da lui preferita a tutte le tende o a tutte le altre città degli Israeliti discesi dal patriarca Giacobbe, costituiva la forza principale delle sue porte, secondo quelle altre parole del profeta che se Dio non custodisce egli stesso la città, invano altri veglieranno alla suo custodia. Il profeta aveva dinanzi agli occhi scolpita un’altra Gerusalemme ben diversa da quella di Palestina e dall’abbandono in cui Dio lasciò quella città sciagurata. Si scorge che la Gerusalemme di cui parlava Davide allorché diceva che le sue fondamenta erano posate sopra i santi monti e che il Signore amava le sue porte più di tutte le tende di Giacobbe, era propriamente la Chiesa di Gesù Cristo fondata nei cieli o sopra gli apostoli, che ci sono significati nelle Scritture sotto il nome di monti.
3 Cose gloriose sono state dette di te, città di Dio pausa
4 Ricorderò Raab e Babele
a coloro che mi conoscono.
Ecco gli stranieri e Tiro e
il popolo degli Etiopi: questi furono là.
Davide nel santo trasporto in cui si trovava ora parla egli stesso e ora fa parlare Dio, in ciò seguendo il movimento dello Spirito Santo che lo animava. I padri hanno pensato che Dio parlasse qui di Raab, di quella femmina di mal affare che accolse in casa sua e nascose gli esploratori di Giosuè. Dopo aver detto per bocca del suo profeta che si erano dette cose meravigliose della santa città, aggiunge per significare che i Gentili e gli uomini di reo costume si sarebbero convertiti e sarebbero entrati nella città di Dio e che egli si ricorderà di Raab, cioè dei peccatori e dei gentili.
5 Forse che un uomo celebrerà
Sion? Anche l’uomo è nato in lei ed egli
stesso l’Altissimo l’ha fondata,.
6 Il Signore narrerà nella scrittura
dei popoli e dei principi, di quelli che furono in essa pausa
È questa una maniera figurata di cui si serve il profeta per esprimere la moltitudine dei vari popoli che dovevano convertirsi a Gesù Cristo ed entrare nella santa Chiesa adombrata sotto l’immagine della città di Gerusalemme, dove il culto del vero Dio doveva invitare parimenti molti uomini di varie nazioni, come si vide in effetti che al tempo della venuta dello Spirito Santo si trovarono in quella città uomini di ogni paese. Il Signore potrà egli solo nella descrizione dire il numero di coloro dei popoli e dei principi che saranno stati in essa. Cioè il numero sarà così grande che non potrà essere conosciuto se non da colui che essendo sovrano di tutto l’universo scrive nel libro della sua vastissima scienza il nome di tutti i principi e di tutti i popoli della terra con una maggiore facilità di quella con cui un principe tiene registro dei nomi di tutti i suoi soldati ed ufficiali.
7 Come di gente in festa, la dimora di tutti è in te.
L’allegrezza, di cui qui parla il profeta, non si conviene alla Gerusalemme terrestre. Però anche essa è allegra, ma il suo riso è sempre misto di pianto. La gioia della Gerusalemme celeste è tutta pura senza mescolanza alcuna di amarezza.
Da Agostino
1 dei figli di Core, salmo, cantico
Le sue fondamenta sono sui monti santi.
Sui monti santi le sue fondamenta. Il salmo non ha ancora detto niente di quella città, e comincia dicendo: Sui monti santi le sue fondamenta. Le fondamenta di che cosa? Non c'è dubbio che sono le fondamenta di una qualche città, soprattutto se sono nei monti. Questo cittadino era ricolmo di Spirito Santo e nel suo intimo doveva avere meditato a fondo sull'amore e il desiderio di questa città; e ora, come se avesse su di essa riflettuto molte volte, prorompe in queste parole: Sui monti santi le sue fondamenta. Sembrerebbe che già abbia detto di essa altre cose; e difatti, come si fa a pensare che non abbia detto nulla di lei colui che mai ha cessato di parlarne col cuore? E potrebbe dire le sue, se di lei non avesse detto niente? Ma, ripeto, egli tra sé e sé in silenzio, rivolgendosi cioè a Dio, aveva concepito grandi affetti riguardo a quella città. Ora grida anche alle orecchie degli uomini: Sui monti santi le sue fondamenta. E come se gli uomini in ascolto gli avessero chiesto: " Le fondamenta di che cosa? ", aggiunge: Il Signore ama le porte di Sion. Ecco di chi sono le fondamenta poste sui monti santi. Sono di questa città, chiamata Sion, le cui porte sono amate dal Signore, come dice subito dopo, più che tutte le abitazioni di Giacobbe.
“Ma che significano le parole: Sui monti santi le sue fondamenta? Quali sono i monti santi sopra i quali è edificata questa città? Ce lo dice più apertamente un altro cittadino, l'apostolo Paolo. Era cittadino di quella città il Profeta e lo era anche l'Apostolo; e ambedue parlavano per esortare gli altri cittadini. Ma in che modo costoro, cioè i Profeti e gli Apostoli, sono cittadini? Forse, in modo da essere insieme anche monti, sopra i quali si elevano le fondamenta di questa città, le cui porte sono amate dal Signore. Ce lo dica, dunque, chiaramente quest'altro cittadino, perché non sembri trattarsi di una nostra supposizione. Parlando ai gentili e ricordando loro come siano stati restituiti a Cristo e, per così dire, inseriti nella santa costruzione, dice: Edificati sopra il fondamento degli Apostoli e dei Profeti.
2 Ama il Signore le porte di Sion
più di tutte tende di Giacobbe
“Perché sono fondamenta gli Apostoli e i Profeti? Perché la loro autorità sorregge la nostra debolezza. E perché sono porte? Perché attraverso loro noi entriamo nel regno di Dio: sono essi che ce lo annunciano. E, quando noi entriamo attraverso loro, entriamo attraverso Cristo, dato che egli è la porta . E, se si dice che Gerusalemme ha dodici porte , l'unica porta è Cristo, e le dodici porte sono Cristo, perché Cristo è nelle dodici porte. Per questo motivo gli Apostoli sono dodici… Ebbene, edifichiamoci in Cristo sopra il fondamento degli Apostoli e dei Profeti, con Lui quale somma pietra angolare; poiché il Signore ama le porte di Sion più che tutte le abitazioni di Giacobbe. Sembrerebbe, quasi, che Sion non fosse in mezzo alle abitazioni di Giacobbe. Dove era Sion, se non nel popolo di Giacobbe? Quando si parla di Giacobbe, nipote di Abramo, da cui ha avuto origine il popolo dei Giudei, si intende il popolo d'Israele, poiché Giacobbe stesso fu chiamato Israele . Ebbene, siccome quelle abitazioni erano terrene e avevano valore soltanto figurativo, mentre il salmista parla di una città, che intende spiritualmente, una città di cui quella terrena era l'ombra e l'immagine, per questo può dire: Il Signore ama le porte di Sion più di tutte le abitazioni di Giacobbe. Cioè: il Signore ama quella città spirituale più di tutte quelle che la raffiguravano, e nelle quali era preannunciata quella città che resta in eterno, la città celeste che è sempre nella pace.
3 Cose gloriose sono state dette di te, città di Dio pausa
4 Ricorderò Raab e Babele
a coloro che mi conoscono.
Ecco gli stranieri e Tiro e
il popolo degli Etiopi: questi furono là.
“Cose gloriose sono state dette di te, città di Dio. Dice così, come se già in terra contemplasse quella città, Gerusalemme. Notate bene, infatti, a quale città si riferisca e chi sia colei della quale sono dette cose tanto gloriose. La Gerusalemme terrena è stata distrutta: la invasero i nemici e fu ridotta a un cumulo di rovine. Era, ma adesso non è più. Fece la sua parte di simbolo ed, essendo ombra, è passata. Come si fa, allora, a dire: Cose gloriose sono state dette di te, città di Dio? Ascolta come: Mi ricorderò di Raab e di Babilonia, che mi conoscono. In quella città - parla ormai nella persona di Dio - mi ricorderò di Raab e di Babilonia. Raab non appartiene al popolo dei Giudei, e a questo popolo non appartiene neppure Babilonia. Continua infatti: Così gli stranieri, e Tiro, e il popolo degli Etiopi: tutti questi furono qui. Giustamente, cose gloriose sono state dette di te, città di Dio! Dentro di te non c'è soltanto il popolo dei Giudei, nato dalla discendenza di Abramo; ma ci sono tutte le genti, delle quali nomina alcune per intenderle tutte. Dice: Mi ricorderò di Raab. Si tratta di quella meretrice, di quella prostituta di Gerico, che accolse gli emissari [giudei] e li fece uscire per un'altra via: di colei che ebbe fede nella promessa e timore di Dio, e alla quale gli emissari dissero di mettere alla finestra un panno rosso, cioè di avere in fronte il segno del sangue di Cristo. Costei, salvandosi , prefigurò la Chiesa delle genti. Per questo il Signore diceva ai farisei superbi: In verità vi dico che i pubblicani e le prostitute vi precedono nel regno dei cieli . Li precedono perché fanno violenza al regno di cieli… Mi ricorderò di Raab e di Babilonia. Babilonia è una città terrena. Come c'è una sola città santa, Gerusalemme, così c'è un'unica città perversa: Babilonia; e tutti i malvagi appartengono a Babilonia, così come tutti i santi appartengono a Gerusalemme. Ma da Babilonia si passa a Gerusalemme. In qual modo se non ad opera di colui che giustifica l'empio ? Gerusalemme è la città dei pii; Babilonia è la città degli empi. Ma viene colui che giustifica l'empio; come sta scritto: Mi ricorderò non solo di Raab, ma anche di Babilonia. Ma di quale Raab e di quale Babilonia si ricorderà? Di coloro che mi conoscono. Dice altrove la Scrittura: Scatena la tua ira contro le genti che non ti hanno conosciuto ; ma in un altro invoca: Mostra la tua misericordia a coloro che ti conoscono . Come voi sapete, in Raab e in Babilonia egli vede simboleggiate le nazioni pagane; e, come se gli avessero chiesto: " Che significano le parole mi ricorderò di Raab e di Babilonia che mi conoscono? Perché hai detto questo? ", egli aggiunge: Perché sono stranieri, (appartengono, cioè, a Raab e a Babilonia) anche gli abitanti di Tiro. Ma fin dove si estenderanno queste genti? Fino ai confini della terra. Egli ha scelto anche un popolo che si trova ai confini della terra: Il popolo degli Etiopi: tutti questi furono qui. Se, dunque, sono qui Raab e i cittadini di Babilonia, che sono stranieri, e sono qui anche Tiro e il popolo degli Etiopi, giustamente cose molto gloriose sono dette di te, città di Dio.
5 Forse che un uomo celebrerà
Sion? Anche l’uomo è nato in lei ed egli
stesso l’Altissimo l’ha fondata,.
“Madre Sion!, dirà l'uomo. C'è dunque un uomo che chiama Sion madre, e per mezzo di quest'uomo verranno tutti costoro. Ma chi è quest'uomo? Dice, se siamo capaci di ascoltare, se siamo capaci di intendere: Madre Sion! dirà l'uomo. E continua come se tu gli avessi chiesto per mezzo di chi verranno Raab, Babilonia, gli stranieri, Tiro, gli Etiopi. Ecco per mezzo di chi verranno: Madre Sion!, dirà l'uomo; e si è fatto uomo in lei, ed egli stesso, l'Altissimo, l'ha fondata. Che cosa c'è di più chiaro di questo, fratelli? Veramente cose molto gloriose sono state dette di te, città di Dio! Ecco, madre Sion!, dice l'uomo. Quale uomo? Colui che si è fatto uomo in lei. In lei si è fatto uomo, ed egli stesso l'ha fondata. Come ha potuto farsi uomo in lei e averla fondata? Essa era stata fondata perché egli si facesse uomo in lei. Così devi intendere, se puoi. Infatti madre Sion!, dirà; ma è l'uomo che dirà: Madre Sion! Egli si è fatto uomo in lei; mentre egli stesso l'ha fondata; non come uomo ma come Altissimo. Ha, insomma, fondato la città nella quale doveva nascere, così come ha creato la madre dalla quale doveva nascere.
6 Il Signore narrerà nella scrittura
dei popoli e dei principi, di quelli che furono in essa pausa
Ci si potrebbe chiedere: Come fate a sapere queste cose? Tutti le abbiamo cantate, e in tutti noi canta l'uomo Cristo: uomo per amor nostro, Dio prima di noi. Ma, che c'è di grande nell'essere lui prima di noi? Anzi, egli è prima della terra e del cielo, prima dei secoli. Per noi si è fatto uomo in tale città, ed egli stesso è l'Altissimo che l'aveva fondata… Il Signore narrerà nella scrittura dei popoli e dei principi. Di quali principi? Di quelli che furono fatti in lei. I principi che furono fatti in lei, che in lei sono divenuti principi: difatti, prima che in lei divenissero principi, erano di quelle cose spregevoli del mondo che Dio ha scelte per confondere le cose forti. È, forse, un principe il pescatore? È un principe il pubblicano? Certo che sono principi; ma perché tali sono divenuti in lei.
7 Come di gente in festa, la dimora di tutti è in te.
“Raccogliendo ed unificando tutte le gioie, come conclude? La dimora in te è come di gente che tutta quanta si allieta. La vita di tutti coloro che gioiscono in questa città è una vita di persone colme di gioia. In questo esilio siamo schiacciati; in quella nostra dimora vi sarà soltanto gioia. Scompariranno la tribolazione e il gemito; cesseranno le suppliche, le lodi prenderanno il loro posto. Sarà, dunque, una dimora di gente che si allieta; non ci sarà il gemito di quelli che desiderano ma la letizia di quelli che posseggono. Sarà, infatti, presente colui al quale ora aneliamo; e noi saremo simili a lui, perché lo vedremo come è.
Dai Padri
Origene: salmo trionfale dopo la liberazione della città: ma profetizza anche la salvezza dei gentili. Fondamenta: i precetti della religione, ma anche i santi, che rendono stabile la città. Monti: gli apostoli ed anche il monte Sion di Gerusalemme.
Eusebio: le fondamenta della Gerusalemme celeste sono lassù, sui monti santi e le sue porte sono presso di noi: l’entrata della Chiesa è l’entrata del regno dei cieli.
Cirillo Alessandrino: fondamenta: fede, speranza, carità, fortezza, pazienza, temperanza e tutte le virtù.
Atanasio: il popolo cristiano è edificato sul fondamento degli apostoli e dei profeti.
Teodoreto: fondamenta: i precetti e gli apostoli.
Cassiodoro: l’esclamazione iniziale sulla solidità delle fondamenta mostra quanto sia solido l’edificio. Il Cristo è il fondamento: nessuno può porre un fondamento diverso da quello che è stato posto, che è Gesù Cristo (1 Corinzi 3,11): monti: gli apostoli.
Beda: salmo di gioia. Siamo cittadini di questa città, ma non la trovavamo fino al giorno in cui il suo re si è fatto per noi la via. Il salmista, cittadino di questa città, esulta di gioia dicendo: i suoi fondamenti… Senza neppure dire di chi siano i fondamenti.
3 Teodoreto: le cose gloriose che sono dette di te, città di Dio, è che uomini immersi nell’ignoranza e nel vizio divengono degni di abitare in te.
Atanasio: la Chiesa è costituita da tutte le nazioni.
Cassiodoro: come se una nube si aprisse e il Signore facesse le sue promesse. I popoli idolatri saranno illuminati dalla misericordia del Signore.
Teodozione: a Sion si dirà: un uomo e un uomo è nato in lei. L’altissimo stesso l’ha fondata e preparata. Il Signore racconterà nel libro dei popoli: questo è nato in lei.
Teodoreto: ognuno chiamerà Sion madre! La Gerusalemme di lassù è libera ed è la nostra madre.
Arnobio il Giovane: la madre Sion dice che un uomo è nato in lei: il primo Adamo, nato dalla terra, è fatto anima vivente. Il secondo Adamo nasce dalla vergine nello Spirito vivificante.
5 Eusebio: lui: il nostro Signore e Salvatore, Gesù, il Cristo di Dio.
Girolamo: i principi che furono in lei: gli apostoli e gli evangelisti.
7 Origene tutti quelli che si rallegrano nella conoscenza, abitano nella sapienza. E cantano come in coro: in te tutte le mie sorgenti.
Eusebio: penso che il salmista designi il radunarsi di tutti i fedeli in un solo coro. In te il luogo della città di Dio. In lei si riunirà l’assemblea di Dio.
7 Cassiodoro: conclusione: ci è detto poco e tuttavia la gioia è piena. Beati quelli che, sotto la guida del Signore, giungono là ove l’intelligenza è lasciata indietro, ove il desiderio è superato.
Salmo 87
1 Cantico, salmo dei figli di Core, per la fine su Maeleth,
da rispondere, della comprensione di Heman l’Israelita
2 Signore, Dio della mia salvezza, di
giorno ho gridato e di notte davanti a te.
3 Entri al tuo cospetto la mia preghiera
piega il tuo orecchio alla mia supplica;
4 perché è stata colmata di mali l’anima mia
e la mia vita si è avvicinata all’inferno.
5 Sono stato stimato con quelli che scendono nella fossa,
sono diventato come un uomo senza aiuto,
6 fra i morti libero: come gli uccisi che dormono
nei sepolcri, di cui non ti ricordi più
e che dalla tua mano sono stati respinti.
7 Mi hanno posto in una fossa
profonda, in luoghi tenebrosi e nell’ombra di morte.
8 Su di me si è rafforzato
il tuo furore e tutti i tuoi flutti
hai rovesciato sopra di me pausa
9 Hai allontanato da me i miei
conoscenti, mi hanno posto come
un abominio per loro; sono stato
consegnato e non ne uscivo.
10 I miei occhi si sono estenuati
per la povertà. Ho gridato a te
Signore, tutto il giorno, ho steso verso di te le mie mani.
11 Farai forse meraviglie per i morti
o i medici li risusciteranno e ti confesseranno? Pausa
12 Forse racconterà qualcuno
nella tomba la tua misericordia
e la tua verità nella perdizione?
13 Saranno forse conosciute nelle
tenebre le tue meraviglie e la tua
giustizia in una terra dimenticata?
14 Eppure io a te, Signore, ho
gridato e al mattino la mia preghiera ti preverrà.
15 Perché, Signore, respingi la mia preghiera
distogli da me il tuo volto?
16 Povero sono io e nelle fatiche dalla mia giovinezza.
Sono stato innalzato e umiliato e sconvolto.
17 Su di me sono passate le tue ire
e i tuoi terrori mi hanno sconvolto.
18 Mi hanno circondato come
acqua tutto il giorno, insieme mi hanno avvinto.
19 Hai allontanato da me l’amico e il vicino e miei
conoscenti dalla sventura.
Da Sacy
1 Cantico, salmo dei figli di Core, per la fine su Maeleth,
da rispondere, della comprensione di Heman l’Israelita
2 Signore, Dio della mia salvezza, di
giorno ho gridato e di notte davanti a te.
3 Entri al tuo cospetto la mia preghiera
piega il tuo orecchio alla mia supplica;
Chi è convinto che la propria salute o temporale o eterna dipende da Dio; chi sente nella dovuta maniera i mali che riempiono l’anima sua e che ogni momento la riducono in pericolo di morte e come al sepolcro; chi nel vivo sentimento della sua miseria, offra a Dio una preghiera ardente: questo ci viene espresso dalle esclamazioni del santo profeta. Le stesse esclamazioni sono continue di giorno e di notte e fatte alla sola presenza di Dio con la speranza che penetreranno fino al trono della sua divina maestà e che l’altissimo si abbasserà fino a lui per esaudire la sua preghiera.
4 perché è stata colmata di mali l’anima mia
e la mia vita si è avvicinata all’inferno.
5 Sono stato stimato con quelli che scendono nella fossa,
sono diventato come un uomo senza aiuto,
6 fra i morti libero: come gli uccisi che dormono
nei sepolcri, di cui non ti ricordi più
e che dalla tua mano sono stati respinti.
7 Mi hanno posto in una fossa
profonda, in luoghi tenebrosi e nell’ombra di morte.
Sebbene queste parole possano intendersi alla lettera di Davide nel tempo della estrema afflizione a cui si vedeva ridotto quando compose il presente salmo ed era considerato in certo modo come un morto che riposa nel sepolcro fra i morti, essendo libero e sciolto dai vincoli di questa vita e di cui sembra che Dio più non si ricordi dopo averlo come rigettato dalle sue braccia per abbandonarlo alla violenza dei suoi nemici, sembra conforme al senso letterale intendere le stesse parole di Gesù Cristo figurato dalla persona di Davide. Egli veramente essendo stato percosso e ferito a morte è abbandonato da ogni soccorso e rigettato in certo modo dall’assistenza di Dio Padre suo. Ciò nonostante, allorché veniva annoverato fra gli altri morti di cui sembra che Dio più non si ricordi egli apparve perfettamente libero in mezzo ai morti ed essendo in apparenza sottoposto alla morte ne distrusse l’impero con la sua medesima morte. I nostri peccati hanno piagato e fatto morire Gesù Cristo. Ma benché morto per i peccati, se egli non si fosse riposato nel sepolcro, non avrebbe acquistato l’impero supremo che ha sulla morte e se non fosse disceso nella fossa e nell’inferno non avrebbe ottenuto per tutto il suo corpo che è la Chiesa quella libertà di cui godeva sovranamente per se stesso.
8 Su di me si è rafforzato
il tuo furore e tutti i tuoi flutti
hai rovesciato sopra di me pausa
Signore, tutto il giorno, ho steso verso di te le mie mani.
O si consideri Davide nel tempo della persecuzione di Saul o in quello della ribellione di Assalonne, può dirsi con verità che sembrava che Dio avesse aggravato la sua mano sopra di lui per fargli sentire tutto il peso del suo furore. Tutto questo è da lui espresso con parole che ci rappresentano il furore di Dio come un mare agitato dalla tempesta i cui flutti vengono a scagliarsi con impeto sopra un vascello e lo mettono a rischio di fare naufragio.
9 Hai allontanato da me i miei
conoscenti, mi hanno posto come
un abominio per loro; sono stato
consegnato e non ne uscivo.
10 I miei occhi si sono estenuati
per la povertà. Ho gridato a te
Signore, tutto il giorno, ho steso verso di te le mie mani.
Davide si è prima rappresentato come un uomo già morto e chiuso nel sepolcro; e si paragona qui a un uomo che è stato consegnato fra le mani dei suoi nemici e messo in un carcere angusto dove non poteva liberarsi. Ciò nonostante non aveva cessato di proclamare che egli riponeva in Dio la sua fiducia tanto con le continue esclamazioni del suo cuore quanto con le lacrime versate dai suoi occhi e con l’esercizio delle sue opere buone figurate dalle sue mani che egli stendeva verso il Signore. In questo il profeta ci porgeva un modello della condotta che devono osservare rispetto a Dio le persone da lui afflitte. Non ci sono vietate in simili occasioni le lacrime e i lamenti, ma per quanto possiamo essere angustiati dobbiamo guardare al solo Dio, a lui indirizzare le nostre esclamazioni e verso di lui stendere le nostre mani, per chiedere il suo soccorso senza appoggiarci per niente a quello degli uomini. Essendo stato Gesù Cristo in questo modo consegnato fra le mani dei malvagi, ha egli mandato, dice San Paolo, una veemente esclamazione verso il Padre suo come verso colui che era onnipotente per salvarlo dalla morte con tutte le sue membra. Egli ha steso le sue mani sopra la croce e le tiene ancora stese ogni giorno verso di lui per un effetto della prima estensione fattane nell’ora della sua morte, essendo vero il dire con l’Apostolo stesso che Gesù Cristo sempre vive per intercedere per noi.
11 Farai forse meraviglie per i morti
o i medici li risusciteranno e ti confesseranno? Pausa
12 Forse racconterà qualcuno
nella tomba la tua misericordia
e la tua verità nella perdizione?
13 Saranno forse conosciute nelle
tenebre le tue meraviglie e la tua
giustizia in una terra dimenticata?
Davide per spingere Dio a toglierlo da un così grande pericolo in cui si vedeva esposto a rischio di morte gli rappresenta che senza dubbio non lo risusciterà immediatamente dopo che egli sarà nel sepolcro né l’arte medica lo porterà allora in vita per annunciare le sue lodi. Un uomo nel sepolcro non può più raccontare le sue divine misericordie né la verità dei suoi precetti o la fedeltà delle sue promesse secondo quell’altro detto di Isaia: quelli che sono discesi nel sepolcro non benedicono il Signore e i morti non gli danno lode. Era perciò meglio che lo salvasse dalla morte affinché fosse egli in grado di far conoscere a tutta la terra gli effetti così mirabili della sua divina misericordia, la sua verità e la sua giustizia. Con queste parole Davide non negava la universale risurrezione, ma parlava soltanto di una risurrezione passeggera, quale fu un tempo poi quella di Lazzaro. Neppure pretendeva il profeta che l’uomo fosse esonerato dalla morte, ma diceva semplicemente che essendo morto egli non partecipa più a quanto accade sopra la terra e anche se la sua anima può essere allora beata con Dio, il suo corpo che è nella putredine non può annunciare fra gli uomini le sue meraviglie.
14 Eppure io a te, Signore, ho
gridato e al mattino la mia preghiera ti preverrà.
15 Perché, Signore, respingi la mia preghiera
distogli da me il tuo volto?
I morti che sono chiusi nel sepolcro non possono più conoscere né raccontare le tue meraviglie; ma io, Signore, tutto pieno di fiducia nel tuo soccorso e tutto penetrato dalla grandezza della tua gloria esclamo a te che sei il mio liberatore e prevenendo il sorgere del sole ti offro con ardore la mia preghiera. Perché dunque la rigetti e volgi la faccia altrove per non ascoltarmi?
16 Povero sono io e nelle fatiche dalla mia giovinezza.
Sono stato innalzato e umiliato e sconvolto.
Tutti i primi anni di Davide trascorsero nelle fatiche, o quando custodiva il gregge di suo padre o quando ebbe egli abbracciato lo stato militare. Dopo che egli fu cresciuto in età e fu innalzato a così alto grado per la regale unzione conferitagli da Samuele, passò la sua vita in continue umiliazioni e si vide ogni giorno esposto a nuove turbolenze, ora per la persecuzione di Saul, ora per la cospirazione di Assalonne. In questo era egli una eccellente figura di Gesù Cristo, con tutta la sua vita povera e laboriosa e con le profonde umiliazioni a cui si è volontariamente sottoposto. Ci ha insegnato che la povertà e le fatiche sono la terrena eredità lasciata ai suoi discepoli e che quelli che sono innalzati alla qualità di figli di Dio e di coeredi della gloria del Figlio suo devono aspettarsi di aver parte alle sue umiliazioni e ai suoi patimenti, poiché non si giunge alla esaltazione se non per la via dell’abbassamento.
17 Su di me sono passate le tue ire
e i tuoi terrori mi hanno sconvolto.
18 Mi hanno circondato come
acqua tutto il giorno, insieme mi hanno avvinto.
Della stessa immagine si è già servito il profeta allorché ha detto che Dio aveva fatto cadere sopra di lui tutti i flutti del suo sdegno. Tale maniera di parlare è assai consueta nella Scrittura per esprimere lo stato deplorevole in cui si trova un uomo esposto a tutti i flutti di un mare violentemente agitato da una tempesta.
19 Hai allontanato da me l’amico e il vicino e miei
conoscenti dalla sventura.
Questo passo è già stato spiegato sopra l’ottavo versetto che dice quasi la stessa cosa. Si può soltanto osservare qui che il profeta e nella sua persona il Figlio di Dio, ponendo fine a questo salmo con la querela lui fatta che i suoi confidenti si erano allontanati da lui, ci fa comprendere quanto egli fosse sensibile all’allontanamento delle persone che avrebbero dovuto essere a lui fedeli nelle afflizioni in cui si trovava.
Da Agostino
1 Cantico, salmo dei figli di Core, per la fine su Maeleth,
da rispondere, della comprensione di Heman l’Israelita
Il titolo di questo salmo ottantasettesimo offre al commentatore un nuovo spunto. In nessun altro salmo troviamo, infatti, ciò che qui si legge: Per Melec, da cantarsi con risposta. Abbiamo già detto quanto ci è sembrato opportuno dire a proposito del salmo del cantico o del cantico del salmo. Del pari, spessissimo, abbiamo spiegato nei titoli dei salmi il significato delle parole: Per i figli di Core, o delle altre: Per la fine … Mai, abbiamo trovato un titolo come questo: Per Melec, da cantarsi con risposta. Possiamo peraltro tradurre in latino: Per melec con " per il coro "; melec, infatti, in ebraico significa " coro ". Che significa, dunque, dire: Per il coro, da cantarsi con risposta, se non che il coro deve rispondere armonizzandosi con colui che canta? È da credere del resto, che non solo questo salmo sia stato cantato ma anche altri, sebbene portino titoli differenti: fenomeno che io ritengo doversi ascrivere al desiderio di variare il salterio, onde evitare la noia che darebbe l'uniformità. Questo salmo non è il solo ad esigere una risposta da parte del coro, come non è l'unico scritto sulla passione del Signore. Oppure, ci potrebbe essere un'altra ragione della grande varietà dei titoli, apposti nei diversi salmi: ragione che spieghi il perché ciascuno dei salmi sia stato intitolato a suo modo (dato che ciascuno si intitola in modo diverso e nessun titolo concorda con gli altri). Quanto a me, debbo confessarvi che non sono riuscito a trovarla, malgrado i miei molteplici sforzi. E debbo anche dire che quanto ho letto in trattatisti dei tempi passati su tale argomento non ha appagato la mia attesa o scarsa intelligenza. Premesso questo, voglio precisare quale sia il mistero a proposito del quale mi sembrano dette le parole: " Per il coro, da cantarsi con risposta ", cioè in modo che il coro risponda a colui che intona. Si annuncia, qui, la passione del Signore. Ma l'apostolo Pietro dice: Cristo ha sofferto per noi, lasciandoci un esempio affinché seguiamo le sue orme . Ecco cos'è rispondere. Ugualmente l'apostolo Giovanni: Cristo ha immolato per noi la sua vita; e così anche noi dobbiamo immolarci per i fratelli . Ecco cos'è rispondere! E il coro raffigura la concordia, frutto della carità. Chiunque, quindi, voglia farsi imitatore della passione del Signore fino a dare il suo corpo alle fiamme, se non ha la carità, non risponde in coro; e perciò a nulla gli giova [il suo sacrificio] . Viene fatto di ricordare qui che nell'arte musicale si parla di intonatore e di accompagnatore (così li hanno chiamati in latino gli esperti): l'intonatore è colui che inizia il canto, l'accompagnatore è colui che risponde cantando dietro all'altro. Allo stesso modo, in questo cantico della passione, al Cristo che avanza per primo, tiene dietro cantando il coro dei martiri, che avanzano verso la fine, cioè verso la corona celeste. È questo, infatti, un salmo che si canta per i figli di Core, cioè per quanti imitano la passione di Cristo. Cristo, infatti, fu crocifisso nel luogo del Calvario , che in ebraico si dice " Core ", come appare dalla traduzione dei nomi ebraici. Ma questo salmo è anche dell'intelligenza di Eman israelita, come leggiamo alla fine del suo titolo. Ora, si dice che Eman significhi " fratello di lui ". E, difatti, Cristo si è degnato di fare suoi fratelli coloro che intendono il sacramento della sua croce, e non solo non si vergognano di essa ma di essa religiosamente si gloriano. Né s'inorgogliscono dei propri meriti, né restano ingrati alla grazia di lui. A ciascuno di loro possono applicarsi le parole: Ecco un vero Israelita in cui non c'è inganno . La Scrittura dice, infatti, che Israele stesso fu esente da inganno . Ascoltiamo, dunque, la voce di Cristo che canta per primo nella profezia. Gli risponda il suo coro, o imitandolo o rendendogli grazie.
2 Signore, Dio della mia salvezza, di
giorno ho gridato e di notte davanti a te.
3 Entri al tuo cospetto la mia preghiera
piega il tuo orecchio alla mia supplica;
“Signore, Dio della mia salute, di giorno e di notte ho gridato dinanzi a te. Entri la mia preghiera al tuo cospetto! China il tuo orecchio alla mia supplica! Ha pregato, infatti, anche il Signore; non nella natura di Dio, ma nella natura del servo, nella quale ha anche subìto la passione. Egli pregava nella letizia, significata nel " giorno ", e nelle avversità, rappresentate, credo, nella " notte ". L'ingresso della preghiera al cospetto di Dio significa che Dio l'accetta; che poi Dio porga l'orecchio significa il suo misericordioso esaudimento. Dio, infatti, non ha le membra che noi abbiamo nel corpo. Secondo il solito, c'è qui una ripetizione; e la stessa cosa è dire: Entri la mia preghiera al tuo cospetto, e l'altra: China il tuo orecchio alla mia supplica.
4 poiché è stata colmata di mali l’anima mia
e la mia vita si è avvicinata all’inferno.
“Perché la mia anima è ricolma di mali e la mia vita si è avvicinata all'inferno. Oseremo dire che l'anima di Cristo fu ricolma di mali quando il tormento della passione con tutte le sue acerbità si riversò sulla carne di lui? Ne parlava lui stesso, allorché, incitando i discepoli a sopportare le sofferenze (come invitando il suo coro a rispondere al suo canto) diceva: Non temete coloro che uccidono il corpo, ma non possono uccidere l'anima . O, forse, l'anima non può essere uccisa dai persecutori, ma può essere colmata di mali? Se è così, dobbiamo cercare quali siano questi mali. Non possiamo, certo, affermare che una tale anima possa essere colmata di vizi, attraverso cui il peccato istaura il suo dominio sull'uomo. Potrebbe, invece, essere colmata di dolori, che lei condivide con la sua carne quando questa ne è afflitta. Non può, infatti, non toccare l'anima quel che si chiama dolore corporale, poiché, quando questo è inevitabile e sta per coglierci, lo precede la tristezza, la quale è soltanto un dolore dell'anima. L'anima può, quindi, essere addolorata anche senza che il corpo soffra, mentre il corpo non può soffrire senza che soffra anche l'anima. E allora, perché non dovremmo dire che l'anima di Cristo fu colma, non dei peccati dell'uomo, ma dei suoi mali? Di lui un altro profeta dice che ha sofferto per noi, e l'Evangelista aggiunge: Presi con sé Pietro e i due figli di Zebedeo, cominciò a rattristarsi e ad essere mesto. Infine il Signore, parlando di se stesso, diceva loro: L'anima mia è triste da morire. Ebbene, il profeta che ha scritto questo salmo, vedendo tutte queste vicende future, le preannunzia facendo dire a Cristo: La mia anima è ricolma di mali, e la mia vita si è avvicinata all'inferno. Pur usando parole diverse, egli commentava quella parola [del Signore] che suonava: La mia anima è triste fino a morirne . Le parole: Triste è la mia anima equivalgono a: La mia anima è ricolma di mali; e quanto il Signore aggiunge, cioè, da morirne, era stato detto con le parole: E la mia vita si è avvicinata all'inferno. Orbene, il Signore Gesù prese tutte queste conseguenze proprie della debolezza umana (come ne prese la morte corporale), non per una necessità impostagli, ma per una volontà di misericordia. Volle in tal modo rappresentare nella sua persona quel suo corpo che è la Chiesa, di cui egli si era degnato essere capo. Cioè volle trasfigurare in sé le sue membra, che sono i suoi santi e fedeli. Per cui, se a qualcuno di essi fosse capitato di rattristarsi e di soffrire in mezzo alle tentazioni umane, non dovesse, perciò, ritenersi abbandonato dalla grazia di Cristo. Queste sofferenze non le si sarebbero dovute reputare peccato, ma risultanze della fragilità umana. E così, come coro che canta in armonia con la voce che lo precede, il suo corpo avrebbe imparato a soffrire nel suo stesso capo. Leggiamo ed ascoltiamo questo da uno dei principali membri di questo corpo, cioè dall'apostolo Paolo. Egli confessa che la sua anima è colma di mali di tal genere, e dice che la sua tristezza è immensa, e senza tregua è il dolore del suo cuore a causa di chi gli è fratello secondo la carne, cioè degli Israeliti . Per costoro, credo che si sia rattristato (né sarà fuori posto la supposizione) anche il nostro Signore nell'imminenza della sua passione, nella quale essi si sarebbero macchiati di un così enorme delitto.
5 Sono stato stimato con quelli che scendono nella fossa,
sono diventato come un uomo senza aiuto,
“Infine, ciò che disse il Signore mentre era sulla croce: Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno è detto anche in questo salmo con le parole: Sono annoverato con coloro che discendono nella fossa. Così, infatti, ritenevano coloro che non sapevano quello che facevano, che credevano che egli morisse come muoiono gli altri uomini, soggetto alla necessità e dalla necessità schiacciato. Con fossa, infatti, viene designato l'abisso, o della miseria o dell'inferno.
6 fra i morti libero: come gli uccisi che dormono
nei sepolcri, di cui non ti ricordi più
e che dalla tua mano sono stati respinti.
“Sono divenuto, dice, come un uomo senza appoggio, libero in mezzo ai morti. In queste parole risalta magnificamente la persona del Signore. Chi altro, infatti, fu mai libero in mezzo ai morti, se non colui che, pur essendo tra i peccatori e in una carne simile a carne peccatrice , è stato l'unico a non commettere peccato? Per questo, diceva a coloro che scioccamente si credevano liberi: Chiunque commette peccato è schiavo del peccato. E aggiungeva, per dimostrare che per essere liberati dal peccato, è necessario l'intervento di colui che non ha commesso peccato: Se vi avrà liberati il Figlio, allora sarete veramente liberi . Costui dunque, libero in mezzo ai morti, aveva il potere di dare la propria vita e di prenderla di nuovo. A lui nessuno la toglieva, ma egli stesso la dava di sua volontà ; anzi, quando voleva, poteva anche risuscitare la sua carne , qual tempio abbattuto dai nemici. Egli, mentre tutti lo abbandonavano, non rimase solo ad affrontare la passione, perché il Padre non lo abbandonava mai, come egli stesso ebbe ad attestare . Ebbene, costui è divenuto, ossia dai nemici fu considerato, come un uomo senza appoggio: da coloro, cioè, per i quali egli volle pregare, perché non sapevano quello che facevano. Dicevano infatti: Ha salvato gli altri; non può salvare se stesso! Se è Figlio di Dio, scenda ora dalla croce, e gli crederemo. Dio lo salvi, se lo vuole! Continua: Come i feriti che dormono nel sepolcro. Aggiunge però: Dei quali non ti sei ancora ricordato, per sottolineare la differenza tra il Signore Gesù Cristo e gli altri morti. Anche egli, infatti, fu coperto di piaghe, e, dopo morto, fu deposto nel sepolcro ; ma coloro che non sapevano quello che facevano, che non sapevano cioè chi egli fosse, lo, ritennero simile agli altri morti di ferite e giacenti nel sepolcro, dei quali Dio ancora non si ricorda, cioè, per i quali non è ancora venuto il tempo della resurrezione. La Scrittura è solita chiamare i morti col nome di " dormienti ", per fare intendere che si risveglieranno, cioè risorgeranno. Ma, questo ferito che dormiva nel sepolcro si svegliò al terzo giorno e divenne come il passero solitario sul tetto . Cioè : ascese in cielo alla destra del Padre, e più non muore né la morte avrà più oltre potere su di lui . Ben diversa fu, dunque, la sua sorte da quella di coloro dei quali Dio non si ricorda ancora per farli risorgere. In lui, capo, doveva necessariamente precedere ciò che al corpo è riservato per la fine. Dire, pertanto, che Dio si ricorda, è dire che agisce; dire, invece, che si dimentica, è dire che non agisce: non perché in Dio ci sia dimenticanza (dato che egli mai cambia) o reminiscenza (dato che egli mai dimentica). Ebbene, sono divenuto, per coloro che non sapevano quello che facevano, come uomo senza appoggio, mentre ero libero tra i morti. E per coloro che non sapevano quello che facevano sono diventato come i feriti che dormono nel sepolcro. Ed essi sono stati scacciati dalla tua mano. Cioè: quando io venivo ridotto da loro in tali condizioni, essi sono stati scacciati dalla tua mano. Mi credevano un uomo senza appoggio; invece sono stati loro ad essere privati dell'appoggio della tua mano. Infatti, hanno scavato, come dice un altro salmo, una fossa dinanzi a me, ma vi sono caduti loro stessi . Credo che le parole: E sono stati scacciati dalla tua mano sia meglio interpretarle in questa maniera, anziché riferirle a coloro che dormono nel sepolcro, dei quali Dio ancora non si ricorda. Tra costoro, infatti, vi sono dei giusti, dei quali è vero che egli non si ricorda ancora per risuscitarli, tuttavia di questi è detto altrove: Le anime dei giusti sono nella mano di Dio. Cioè: godono dell'appoggio dell'Altissimo e dimorano nella protezione del Dio del cielo . Quanto agli altri, invece, essi furono scacciati dalla mano di Dio, poiché credettero che il Signore Gesù Cristo fosse un rigettato dalla mano di lui, in quanto essi poterono annoverarlo tra i malfattori e ucciderlo.
7 Mi hanno posto in una fossa
profonda, in luoghi tenebrosi e nell’ombra di morte.
Signore, tutto il giorno, ho steso verso di te le mie mani.
“Mi hanno deposto, dice, in una fossa profonda, o piuttosto, in una fossa profondissima, come si legge in greco. Ma, che cos'è la fossa profondissima, se non quell'abisso di miseria di cui non ne esiste uno più profondo? Per questo altrove leggiamo: Mi hai tratto dalla fossa della miseria . Mi hanno gettato in luoghi tenebrosi e nell'ombra della morte. Così, per lo meno, essi pensavano, quando agivano senza sapere quello che facevano e senza conoscere colui che nessun principe di questo mondo ha conosciuto . Quanto all'ombra della morte, non so se si debba intendere qui la morte del corpo, o non piuttosto quella della quale sta scritto: La luce è sorta per coloro che sedevano nelle tenebre e nell'ombra della morte. Credendo, infatti, nella luce e nella vita, essi sono stati sottratti alle tenebre e alla morte dell'empietà. Così considerarono il Signore coloro che non sapevano quello che facevano. Ignorando chi egli fosse, lo gettarono tra i morti, ma questi morti egli soccorse perché non fossero più morti.
8 Su di me si è rafforzato
il tuo furore e tutti i tuoi flutti
hai rovesciato sopra di me pausa
“Su di me si è rafforzata la tua indignazione; oppure, come recano alcuni codici, la tua ira, o, come altri ancora, il tuo furore. Infatti, la parola greca è stata diversamente interpretata dai nostri traduttori. Dove nei codici greci leggiamo quasi nessun interprete esita a tradurre in latino " ira ", ma, dove leggiamo , molti hanno ritenuto che non si dovesse tradurre con " ira ", anche se grandi maestri dell'eloquenza latina hanno reso con " ira " questa parola, quando traducevano dai libri dei filosofi greci. Non è il caso di discutere a lungo su tale questione; tuttavia, se anche noi dovessimo usare un altro vocabolo, preferiremmo dire " indignazione " piuttosto che " furore ". Il furore, infatti, secondo il significato proprio della lingua latina, in genere non si riscontra nei sani [di mente], Che significano, allora, le parole: Su di me si è rafforzata la tua ira, se non che tale fu la persuasione di coloro che non seppero riconoscere il Signore della gloria? Costoro, infatti, erano convintissimi che l'ira di Dio non soltanto si fosse scatenata, ma anche rafforzata, contro colui che essi avevano potuto mandare a morte, e non a una morte qualsiasi, ma alla morte sulla croce, che essi ritenevano la più esecrabile di tutte. Per questo dice l'Apostolo: Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge, facendosi per noi maledizione. Sta scritto, infatti, che è maledetto chiunque pende dalla croce . E, volendo poi elogiare la sua obbedienza fino all'estrema umiliazione, dice: Egli umiliò se stesso, facendosi obbediente fino alla morte; e, siccome questo gli sembrava ancora poco, aggiunge: Alla morte sulla croce . Per questo, a mio parere, il salmo continua con il versetto: E ogni tua procella (oppure, come altri hanno tradotto: E ogni tua ondata, oppure: Ogni tuo maroso) hai rovesciato su di me. In un altro salmo leggiamo: Ogni tua procella ed ogni tua ondata è entrata su di me , o, come hanno tradotto con più esattezza altri: è passata su di me (poiché in greco si legge non ). Orbene, là dove troviamo ambedue le parole " procella " e " ondata ", non possiamo sostituire l'una con l'altra. Noi le abbiamo spiegate dicendo che le procelle sono le minacce, e le ondate le tribolazioni stesse, provenienti, ambedue, dal giudizio di Dio. Ma, nel salmo che abbiamo citato, leggiamo: È passata su di me; mentre qui leggiamo: Hai rovesciato su di me. Là, dunque, voleva dire che, anche se si erano verificati soltanto in parte, tuttavia i mali che indicavano le sue parole erano passati tutti sopra di lui. Qui, invece, ricorda al Signore che egli li ha rovesciati su di lui. Passano, infatti, sia le cose che non ci toccano, come le procelle, sia le cose che ci toccano, come le ondate. Riferendosi peraltro alle varie procelle non dice che sono passate su di me, ma che le hai rovesciate su di me; il che significa che tutte le minacce si sono compiute. Esse erano soltanto minacce finché in profezia si annunziavano come future le cose che si predicevano a proposito della sua passione.
9 Hai allontanato da me i miei
conoscenti, mi hanno posto come
un abominio per loro; sono stato
consegnato e non ne uscivo.
“Chiama conoscenti coloro ai quali egli era noto per quanto potevano allora conoscerlo: coloro che almeno sapevano che egli era un innocente, anche se lo ritenevano soltanto un uomo e non Dio. Potrebbe anche chiamare conoscenti i buoni, che egli conosce e approva; così come chiama " sconosciuti " i malvagi, che egli condanna e ai quali alla fine dirà: Non vi ho conosciuti . Quanto poi alle parole: Mi hanno preso per loro oggetto di abominio, esse possono riferirsi anche a coloro che ha chiamato suoi conoscenti, perché anch'essi aborrivano il genere della sua morte. Meglio si intendono, però, se si riferiscono a coloro di cui parlava prima come di suoi persecutori. Ero tradito, dice, e non uscivo. Forse perché i suoi discepoli stavano fuori, mentre egli nell'interno era giudicato? O piuttosto, dobbiamo intendere le parole: E non uscivo in un altro senso più sublime, cioè, stavo nascosto nel mio intimo, non mostravo chi ero, non mi dichiaravo, non mi facevo conoscere? Per questo aggiunge: I miei occhi si sono estenuati per lo stento. Di quali occhi dovremo intendere le sue parole? Se si riferisce agli occhi esteriori, quelli del corpo in cui soffriva, non leggiamo che essi, durante la passione, si siano stancati per gli stenti, cioè che abbiano perso del loro vigore a causa della fame, come di solito accade. Leggiamo, infatti, che egli fu catturato un dopo cena e che fu crocifisso in quello stesso giorno. Se, invece, si riferisce agli occhi interiori, in qual modo potrebbero essersi estenuati negli stenti, se in essi c'era la luce che mai vien meno? Non v'è dubbio, quindi, che chiama " suoi occhi " quelle membra del suo corpo di cui egli stesso è il capo, che egli amava come più insigni, più eccelse ed importanti.
Voi siete il corpo e le membra di Cristo . Ebbene, quegli occhi, ossia i santi Apostoli, cui la verità non era rivelata dalla carne e dal sangue ma dal Padre che è nei cieli (come quando Pietro disse: Tu sei il Cristo, figlio del Dio vivente) , vedendo la sua cattura, vedendolo subire tante sofferenze e non vedendolo come volevano vederlo (poiché egli non usciva, cioè, non si manifestava nella sua virtù e nella sua potenza, ma se ne stava celato nel suo intimo e sopportava ogni tribolazione come vinto e impotente) si estenuarono negli stenti.
10 I miei occhi si sono estenuati
per la povertà. Ho gridato a te
Signore, tutto il giorno, ho steso verso di te le mie mani.
“E ho gridato a te, Signore. Lo fece, com'è a tutti noto, mentre era inchiodato alla croce. A buon diritto ci chiediamo, però, come dobbiamo intendere le parole che seguono: Per tutto il giorno ho proteso le mie mani verso di te. Se le parole: Ho proteso le mie mani le intendiamo riferite al supplizio della croce, in che senso dobbiamo intendere le altre: Per tutto il giorno? Rimase, forse, il Cristo inchiodato alla croce per tutto un giorno, includendo in " tutto un giorno " anche la notte? E, anche se in questo passo si dovesse intendere il giorno senza la notte, tuttavia è risaputo che, quando egli venne crocifisso, era già trascorsa la prima, e non trascurabile, parte di quel giorno. Più ardua ancora si presenta la questione, se volessimo intendere " giorno " nel significato di " tempo ". Veramente, in tal senso dovremmo orientarci poiché l'autore del salmo ha usato il vocabolo dies (giorno) al genere femminile, che in latino significa soltanto "tempo ". In greco è diverso, poiché in questa lingua " giorno " è sempre di genere femminile, ed è per questo che, io credo, i nostri interpreti lo hanno tradotto così. Ad ogni modo, come può dire " per tutto il tempo ", se Cristo non stese le mani sulla croce neppure per un intero giorno? Infine, se diciamo doversi prendere il tutto per una parte (forma letteraria comune nelle sante Scritture), non mi viene in mente alcun esempio che mostri potersi prendere questo " tutto " per una parte quando alla parola è aggiunto l'aggettivo " intero ". Così, ad esempio, nelle parole dette dal Signore nel Vangelo: Così anche il Figlio dell'uomo starà nel cuore della terra per tre giorni e tre notti non è azzardato prendere il tutto per la parte, non avendo egli detto " per tre giorni interi " né " per tre notti intere ". E, veramente, solo un giorno, quello di mezzo, trascorse tutto intero [mentre il Signore era nel sepolcro]; degli altri due ne trascorse solo una parte: del primo l'ultima parte, e dell'ultimo la prima. Se, poi, nelle parole di questo salmo profetico non si prefigura la crocifissione del Signore ma la preghiera che nella natura di servo egli rivolse a Dio Padre (come apprendiamo dalla testimonianza del Vangelo), riconosciamo che egli ha pregato sia molto tempo prima della passione, sia nell'imminenza della passione, sia mentre era sulla croce; mai, però, leggiamo che la sua preghiera si sia prolungata per un giorno intero. Possiamo, perciò, convenientemente intendere nelle mani protese per tutto il giorno il suo ininterrotto operare il bene, da cui mai la sua volontà venne meno.
11 Farai forse meraviglie per i morti
o i medici li risusciteranno e ti confesseranno? Pausa
“Siccome le sue buone opere hanno giovato soltanto ai predestinati alla salvezza eterna, e non a tutti gli uomini (neppure a tutti coloro in mezzo ai quali esse furono compiute), per questo aggiunge: Farai forse miracoli per i morti? Se riteniamo che queste parole si riferiscano a coloro la cui carne era divenuta esanime, è certo che per i morti sono stati fatti grandi miracoli, quando, ad esempio, alcuni di loro tornarono alla vita. E, quando il Signore entrò nell'inferno e ne risalì dopo aver vinto la morte, certamente si compì per i morti un grande miracolo. Le parole: Farai forse miracoli per i morti? si riferiscono, quindi, agli uomini che nel cuore sono tanto morti da non essere spinti alla vita della fede neppure dagli strepitosi miracoli di Cristo. Non dice, infatti, che per loro non avvengano miracoli in quanto essi non li vedono, ma in quanto loro non giovano… Per questo, come nel nostro salmo si dice: Io ho proteso tutto il giorno le mie mani verso di te, nel senso che egli riferiva tutte le sue opere alla volontà del Padre (spessissimo afferma di essere venuto per compiere la volontà del Padre), allo stesso modo, volendo sostenere che il popolo incredulo aveva visto tali opere, un altro profeta diceva: Per tutto il giorno ho teso le mie mani a un popolo che non crede e contraddice . Sono questi i morti per i quali non ha compiuto miracoli. Le parole che seguono: O che i medici opereranno delle resurrezioni e ti loderanno? vogliono dire che non saranno i medici a risuscitare la gente per lodarti. Alcuni affermano che in ebraico il versetto è diverso, e che si legge "giganti", e non "medici". Ma i Settanta, la cui autorità è tale che non senza ragione si dice abbiano tradotto ispirati dallo Spirito divino, data la loro straordinaria concordanza, rilevando che nella lingua ebraica le parole " giganti " e " medici " suonano quasi nello stesso modo ed è minima la differenza tra loro, hanno voluto precisarci, che non si tratta di errore ma di scelta intenzionale, per manifestarci in che senso si parli di " giganti " nel nostro passo. Se, infatti, col nome di giganti intendiamo che si voglia alludere ai superbi dei quali l'Apostolo dice: Dov'è il sapiente? Dov'è lo scriba? Dov'è l'investigatore di questo secolo? , non è errato chiamare medici questi tali giganti. Essi, infatti, promettono la salvezza delle anime mediante l'esercizio della loro sapienza. Contro costoro si dice: La salvezza è del Signore . Se intendiamo, invece, in senso buono la parola " giganti ", un gigante è proprio il Signore, dato che di lui si dice: Esultò come gigante nel percorrere la via . Anzi, egli è il gigante dei giganti, cioè, il più grande fra i grandi e i possenti che eccellano nella Chiesa per il loro vigore spirituale. Allo stesso modo è il monte dei monti, dato che di lui sta scritto: Negli ultimi tempi si manifesterà il monte del Signore, collocato sulla vetta dei monti ; o si dice che è il santo dei santi. Ebbene, anche in questa ipotesi, non è assurdo chiamare " medici " questi personaggi grandi e forti, ai quali si applicano le parole dell'apostolo Paolo: Se potrò, in qualche modo, rendere gelosa la mia carne, per salvare qualcuno di loro . Ma anche questi medici non curano per la loro virtù, come del resto non curano per la loro virtù nemmeno i medici del corpo, e, sebbene possano giovare molto a guarire la gente con le loro assidue cure, tuttavia possono curare i viventi, non risuscitare i morti (dei quali è detto: Farai forse miracoli per i morti?). È, infatti, una grazia di Dio, e profondamente occulta, quella per mezzo della quale l'anima umana in qualche modo rivive e riesce ad ascoltare dal ministro del Signore i precetti della salute.
12 Forse racconterà qualcuno
nella tomba la tua misericordia
e la tua verità nella perdizione?
“Forse narrerà qualcuno la tua misericordia nel sepolcro, e la tua verità nella perdizione? Nella seconda parte di questo versetto è sottinteso il verbo della prima, come, cioè, se essa fosse così: Forse narrerà qualcuno la tua verità nella perdizione? La Scrittura ama unire la misericordia e la verità, soprattutto nei salmi. Che se dice: Nella perdizione, ripete con un'altra parola quanto aveva detto prima con: Nel sepolcro. Dicendo poi: Nel sepolcro, si riferisce a coloro che sono nel sepolcro, che già prima aveva designati col nome di morti, là dove diceva: Farai forse miracoli per i morti? Quando, infatti, un'anima è morta, il corpo ne costituisce il sepolcro. Per cui, a tali morti il Signore diceva nel
Vangelo: Voi siete simili a sepolcri imbiancati, che al di fuori appaiono belli agli uomini, ma di dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni immondizia. Così anche voi dal di fuori sembrate giusti agli uomini, ma di dentro siete pieni di ipocrisia e di ingiustizia .
13 Saranno forse conosciute nelle
tenebre le tue meraviglie e la tua
giustizia in una terra dimenticata?
“I tuoi miracoli saranno, forse, conosciuti nelle tenebre, e la tua giustizia nella terra dimenticata? Significano la stessa cosa le parole tenebre e terra dimenticata. E con il nome di " tenebre " si indicano gli infedeli, come dice l'Apostolo: Un tempo voi foste tenebre . Del pari, la " terra dimenticata " è l'uomo che si è dimenticato di Dio. Difatti, un'anima infedele può giungere a un buio [spirituale] così fitto che, divenuta stolta, dica nel suo cuore: Dio non c'è . Il pensiero di tutta la frase, dunque, si connette e corre in questo modo: Signore, io ho gridato a te, in mezzo alle mie sofferenze; per tutto il giorno ho proteso le mie mani a te; cioè, non ho mai cessato di presentarti le mie opere al fine di glorificarti. E perché gli empi incrudeliscono contro di me, se non perché tu non farai miracoli per i morti? In altre parole: per gli empi non ci sono mezzi che li spingano alla fede, (né ci sono medici che possano risuscitarli al fine di lodarti), se in essi non opera occultamente la tua grazia che li attragga a credere in te. Nessuno, infatti, viene a me se non colui che tu avrai attirato. Chi narrerà pertanto la tua misericordia nel sepolcro?, cioè all'anima morta, la cui morte è celata dietro l'involucro del corpo? E chi narrerà la tua verità nella perdizione? ossia chi, essendo nella morte, è totalmente incapace di sentire e di credere queste cose? I tuoi miracoli e la tua giustizia saranno, forse, conosciuti nelle tenebre di questa morte? cioè dall'uomo che ha perduto la luce della vita dimenticando te?
14 Eppure io a te, Signore, ho
gridato e al mattino la mia preghiera ti preverrà.
“In queste parole dobbiamo subito riconoscere che il Signore Gesù Cristo parla con la voce del suo corpo, cioè della Chiesa. Ma io ho gridato a te, per essere salvato. Infatti, chi mi distingue dagli altri figli dell'ira, se - a quanto ascolto - l'Apostolo rimproverava in modo terribile gli ingrati e diceva loro: Chi ti distingue? Che cosa hai tu che non l'abbia ricevuto? E, se l'hai ricevuto, perché ti glori come se non l'avessi ricevuto? La salvezza appartiene al Signore ; non si salverà il gigante, pur con tutto il suo grande vigore . Invece, come sta scritto: Chi avrà invocato il nome del Signore sarà salvo. Ma, come lo invocheranno, se non avranno creduto in lui? e in che modo crederanno se prima non l'hanno ascoltato? e come ascolteranno se nessuno lo annunzierà? e in qual modo l'annunzieranno, se non saranno mandati? Come sta scritto: Quanto sono belli i piedi di coloro che annunziano la pace, che annunziano i beni! Questi sono i medici che curano il viandante ferito dai predoni; ma è il Signore che lo conduce all'albergo , poiché i medici sono soltanto operai nel campo del Signore, e non è niente colui che pianta né colui che irriga, ma tutto è Dio, che fa crescere . Per questo, anch'io ho gridato al Signore, cioè, ho invocato il Signore per salvarmi. E come avrei potuto invocarlo, se non avessi creduto in lui? E, come crederei in lui se non lo avessi ascoltato? Affinché, però, io potessi credere a ciò che avevo ascoltato, è stato lui che mi ha attratto. Non è stato qualche medico che mi ha risvegliato in segreto dalla morte del cuore, ma è stato Dio stesso. Molti, infatti, hanno ascoltato - poiché la loro voce è corsa per tutta la terra e le loro parole sono giunte sino ai confini del mondo - ma la fede non è di tutti , e Dio conosce coloro che sono suoi . Per questo, se non mi avesse prevenuto la misericordia di Dio, io non avrei neppure potuto credere. È lui che risuscita i morti e chiama le cose che non sono come se fossero ; ed è stato lui che, chiamandomi in segreto, rianimandomi, attirandomi, mi ha tratto dalle tenebre e mi ha condotto alla luce della fede. Per questo aggiunge: E al mattino la mia preghiera presto giungerà a te. Al mattino, quando ormai son passate le tenebre e la notte dell'incredulità. Certamente mi ha prevenuto la tua misericordia, perché spuntasse per me un tale mattino, resta però da attendere quello splendore in cui saranno illuminati i segreti delle tenebre e manifestati i pensieri del cuore, quando ognuno otterrà da te la lode . Ebbene, ora, in questa vita, in questo esilio, in questa luce della fede (che è già giorno a paragone delle tenebre degli infedeli, ma è ancora notte in confronto del giorno in cui vedremo Dio faccia a faccia) la mia preghiera giunga presto a te.
15 Perché, Signore, respingi la mia preghiera
distogli da me il tuo volto?
16 Povero sono io e nelle fatiche dalla mia giovinezza.
Sono stato innalzato e umiliato e sconvolto.
“Affinché questa preghiera sia fervida e continua , per questo prosegue dicendo: Perché, Signore, hai rigettato la mia preghiera? Questo concetto è espresso anche nelle parole: Dio, Dio mio, guardami; perché mi hai abbandonato? Si manifesta il desiderio di conoscere il perché, non si accusa la sapienza di Dio di aver fatto una tale cosa senza motivo. Allo stesso modo quando qui si dice: Perché, Signore, hai rigettato la mia preghiera? Se si esamina con diligenza il motivo di questa ripulsa, esso è già spiegato nelle parole precedenti. Infatti la preghiera dei santi sembra quasi respinta quando loro si ritarda la beatitudine e li si lascia fra le avversità e le tribolazioni; ma ciò avviene affinché si infiammi più ardentemente, come il fuoco quando lo si ravviva soffiandovi.
17 Su di me sono passate le tue ire
e i tuoi terrori mi hanno sconvolto.
18 Mi hanno circondato come
acqua tutto il giorno, insieme mi hanno avvinto.
19 Hai allontanato da me l’amico e il vicino e miei
conoscenti dalla sventura.
Si parla, poi, brevemente anche delle sofferenze del corpo di Cristo. Non le ha subite, infatti, soltanto il Capo, se è vero che Saulo ebbe a udire le parole: Perché mi perseguiti? E Saulo stesso divenuto ormai Paolo e assurto in quel corpo alla dignità di membro eletto, dice: Ho da compiere nella mia carne ciò che manca delle sofferenze di Cristo . Ebbene, perché, Signore, hai rigettato la mia preghiera, hai distolto la tua faccia da me? Io sono povero; e son fin dalla mia giovinezza in mezzo alle sofferenze. Dopo essere stato esaltato, sono stato umiliato e confuso. Su di me sono passate le tue ire, e i tuoi terrori mi hanno sconvolto. Mi hanno circondato come acqua per tutto il giorno; tutti insieme mi hanno circondato. Hai allontanato da me l'amico; i miei conoscenti son lungi dalla mia disgrazia. Tutte queste cose sono accadute ed accadono nelle membra del corpo di Cristo. Dio distoglie il suo volto da coloro che pregano e non li esaudisce in ciò che essi desiderano. Fa così perché essi non sanno che non giova loro quanto chiedono. E la Chiesa è povera, in quanto nell'esilio ha fame e sete di ciò che la sazierà in patria. Fin dalla sua giovinezza essa è in mezzo alle sofferenze. Lo dice in un altro salmo lo stesso corpo di Cristo: Spesso mi hanno assalito, fin dalla mia giovinezza . Che se alcune sue membra sono esaltate in questo mondo, è perché più grande ne sia l'umiltà. Sopra questo stesso corpo, cioè sopra l'unità dei santi e dei fedeli il cui capo è Cristo, passano le ire di Dio; vi passano, ma non vi restano. Le parole: L'ira di Dio resta su di lui , infatti, si riferiscono all'infedele, non al credente. Le minacce di Dio sconvolgono la debolezza dei fedeli: perché saggiamente si teme tutto ciò che può accadere, anche se non accade. Talvolta queste minacce sconvolgono profondamente l'animo di chi riflette sui mali che tutt'intorno lo sovrastano, sì da dargli l'impressione che siano come acque che premono da ogni lato e vogliano travolgere colui che teme. E, siccome queste prove non mancheranno mai nella Chiesa esule in questo mondo, colpendo senza tregua ora questi ora quei suoi membri, giustamente può dire: Per tutto il giorno, sottolineando con ciò la continuità nel tempo, cioè che esse continueranno finché non avrà termine questo secolo. Quanto agli amici e ai conoscenti, spesso per paura abbandonano i santi lasciandoli soli nei pericoli materiali. Ne fa fede l'Apostolo: Tutti mi hanno abbandonato; non ne siano accusati! Ma, perché accadono tutte queste cose? Accadono affinché al mattino giunga a Dio la preghiera di questo santo corpo. Vi giunga, cioè, nella luce della fede dopo la notte dell'infedeltà. Finché non venga poi quella salvezza già conseguita, non nella realtà ma solo nella speranza: salvezza che noi aspettiamo con fede e pazienza . Allora Dio non rigetterà più nessuna nostra preghiera, perché non ci sarà più nulla da chiedere, ma solo da ricevere quello che prima avevamo rettamente chiesto. Allora egli non distoglierà da noi il suo
volto, perché lo vedremo qual è . Non saremo poveri, perché la nostra ricchezza sarà Dio, presente tutto in tutti . Non soffriremo, perché non resterà alcuna nostra miseria. Non saremo umiliati né confusi per esserci sollevati troppo in alto, né saremo molestati da avversità, poiché non ne incontreremo alcuna. Non si riverserà su di noi l'ira di Dio, neppure in modo passeggero, perché resteremo nella sua immutabile benevolenza. I suoi terrori non ci turberanno più, perché il mantenimento delle sue promesse ci renderà beati; e non si allontanerà da noi per paura né l'amico né il conoscente, là dove non ci sarà da temere alcun nemico.
Dai Padri
1 Eusebio: il salmo 86 canta la nascita del Signore; il salmo 87 canta la sua morte ed è collegato al salmo 21.
Atanasio: questo salmo fa memoria della morte del Cristo, sofferta per noi. Egli piange su Gerusalemme decaduta dalla sua speranza. Il Cristo implora il Padre per la salvezza del popolo.
Girolamo: questo salmo contiene i misteri della passione del Signore fino alla consumazione. È stata colmata di mali l’anima mia: colmata dei peccati del popolo.
Cassiodoro: in tutto il salmo, il Signore parla del mistero della sua passione. Di giorno, cioè nella gioia; di notte, cioè nell’avversità. La vita umana le comporta entrambe.
3 Origene: il Cristo porta nella sua anima i nostri peccati; è colmato di mali, è annoverato tra quelli che discendono nella fossa.
Atanasio: colmata di mali: porta i nostri peccati e soffre per noi. Si è avvicinata agli inferi: ha gustato la morte.
Girolamo: i mali sono i peccati del popolo.
Cassiodoro: i peccati del mondo.
4 Girolamo: hanno creduto di seppellirmi nella morte come gli altri uomini e non hanno creduto che sarei risuscitato.
4 Origene: Gesù solo, pur essendo morto per i peccati del mondo era libero tra i morti, secondo queste parole del Vangelo: viene il principe del mondo, ma in me non ha nulla (Giovanni 14,30). Non essendo dunque legato al peccato, egli risuscita, libero tra i morti, avendo egli solo il potere di riprendere la propria vita.
Gregorio di Nissa: chi dunque è libero dalla morte, se non Dio? Egli divenne infatti come un uomo senza aiuto quando umiliò la propria carne fino alla morte.
Atanasio: è l’unico libero, perché nessun peccato lo rendeva soggetto alla morte: io ho il potere di porre la mia anima e di riprenderla (Giovanni 10,18).
Cirillo di Gerusalemme: libero tra i morti e liberatore dei morti.
Girolamo non solo io non sono incatenato, ma io libero gli incatenati.
Cassiodoro: libero tra i morti, perché ho infranto le porte della morte. La sua morte fu libera e volontaria.
Eutimio: tutti gli altri hanno con sé il peccato come causa della morte, perché la morte è il castigo e il prezzo del peccato. Il Cristo solo affronta integro e senza peccato la morte. Gli uomini muoiono loro malgrado e sono quindi gli schiavi della morte; ma il Cristo è morto liberamente e volontariamente. È libero come chi non è trattenuto dai legami dell’inferno, ma vi è disceso con autorità, vi ha esercitato il suo potere, ha sciolto altri dalle catene.
5 Atanasio: gli altri uccisi dormono. Ma io, perché ti sei ricordato di me, risuscitato calpestando la morte.
Origene: Dio si ricorda di colui nel quale abita. Non si ricorda di colui in cui non abita.
7 Origene: il Cristo sostiene l’assalto dell’ira di Dio scatenata contro gli uomini.
Origene: la violenza che si rovescia sul genere umano a causa del peccato di Adamo.
8 Atanasio: passione del Cristo: i suoi lo abbandonano.
Origene: i giudei considerano il Cristo come un abominio per loro.
Girolamo: sono stato consegnato alla morte. La risurrezione non ha avuto luogo che dopo tre giorni, per mostrare la verità della morte.
9 Origene: a forza di lacrime.
Simmaco: a forza di persecuzioni.
Girolamo: ho steso verso di te le mie mani sulla croce.
Origene: quelli che sono privi di vita non possono vedere le meraviglie della vita che ha detto: io sono la vita (Giovanni 14,6).
12 Origene: la terra dimenticata è l’anima ragionevole priva dei frutti dello Spirito Santo.
13 Origene: al mattino significa presto.
15 Eusebio cita Matteo 11,29: io sono umile di cuore e Filippesi 2,7: svuotò se stesso. Sono stato innalzato e umiliato: per i suoi miracoli e per la sua passione fu innalzato ed umiliato.
Teodoreto: nelle fatiche della mia giovinezza: è Israele in Egitto e tutto il genere umano, dalla cacciata di Adamo dal paradiso.
Girolamo: povero sono io e nelle fatiche, da quando ho assunto la carne.
Teodoreto: l’uomo creato a immagine di Dio è decaduto dai suoi beni: è stato innalzato e poi umiliato.
Girolamo: innalzato sulla croce, umiliato nel sepolcro.
17 Cassiodoro: i peccati dell’umanità lo circondano.
18 Teodoreto: sventura: l’infelicità dello stato di schiavitù.
Salmo 88
1 della comprensione, di Etan, l’israelita
2 Le misericordie del Signore canterò in eterno,
di generazione in generazione
annuncerò la tua verità con la mia bocca
3 perché hai detto: In eterno
la misericordia sarà edificata
nei cieli, sarà preparata la tua verità in essi.
4 Ho disposto un’alleanza
con i miei eletti, ho giurato a Davide mio servo:
5 Per sempre stabilirò
la tua discendenza ed edificherò
di generazione in generazione il tuo trono pausa
6 Confesseranno i cieli le tue meraviglie, Signore,
e la tua verità nell’assemblea dei santi.
7 Poiché chi fra le nubi sarà uguale al Signore,
sarà simile al Signore tra i figli di Dio?
8 Dio che è glorificato nel consiglio dei santi
è grande e terribile su tutti quelli che lo circondano.
9 Signore, Dio delle schiere chi è simile a te?
Sei potente Signore, e la tua verità ti circonda.
10 Tu domini la forza del mare, e il
moto delle sue onde tu plachi.
11 Tu hai umiliato come un ferito
il superbo , col braccio della tua
potenza hai disperso i tuoi nemici.
12 Tuoi sono i cieli e tua è la terra,
il mondo e ciò che lo riempie tu hai fondato.
13 Tu hai creato il settentrione e il mare.
il Tabor e Ermon nel tuo nome esulteranno.
14 Tuo è il braccio con potenza,
si rafforzi la tua mano e si innalzi la tua destra.
15 Giustizia e giudizio sono la base del tuo trono,
misericordia e verità precederanno il tuo volto.
16 Beato il popolo che conosce l’acclamazione.
Signore, alla luce del tuo volto cammineranno,
17 e nel tuo nome esulteranno
tutto il giorno e nella tua giustizia saranno esaltati.
18 Perché tu sei la gloria della loro potenza
e nel tuo compiacimento sarà innalzato il nostro corno.
19 Perché del Signore è la nostra
elezione e del Santo di Israele, nostro re.
20 Allora parlasti in visione ai tuoi santi e
dicesti: Ho posto l’aiuto in un potente,
ho innalzato un eletto dal mio popolo.
21 Ho trovato Davide mio servo,
con il mio santo olio l’ho unto.
22 Infatti la mia mano lo
soccorrerà e il mio braccio lo rafforzerà.
23 Il nemico non trarrà con lui
alcun guadagno e il figlio della
iniquità non continuerà a nuocergli.
24 E farò a pezzi i suoi nemici davanti a lui,
e metterò in fuga i suoi odiatori.
25 La mia verità e la mia
misericordia saranno con lui e nel
mio nome sarà innalzato il suo corno.
26 E porrò sul mare la sua
mano e sui fiumi la sua destra.
27 Egli mi invocherà: Padre
mio sei tu, Dio mio e
sostegno della mia salvezza.
28 E io lo costituirò primogenito,
eccelso sopra i re della terra.
29 In eterno gli conserverò la mia misericordia
e la mia alleanza sarà fedele con lui.
30 E porrò nei secoli dei secoli
la sua discendenza e il suo trono come i giorni del cielo.
31 Se i suoi figli abbandoneranno la
mia legge e non cammineranno nei miei giudizi,
32 se profaneranno i miei decreti
e non custodiranno i miei comandi
33 visiterò con la verga le loro iniquità e
con i flagelli i loro peccati.
34 Ma la mia misericordia
non distoglierò da lui e non
farò del male nella mia verità
35 né profanerò la mia alleanza
e non renderò vano ciò che procede dalle mie labbra.
36 Una volta per sempre ho giurato
nel mio santuario: Non mentirò a Davide.
37 La sua discendenza rimarrà in eterno
38 e il suo trono come il sole davanti a me,
e come la luna perfetta in eterno,
e nel cielo è il testimone fedele pausa
39 Ma tu hai rigettato e disprezzato, hai respinto il tuo Cristo.
40 Hai rovesciato l’alleanza del tuo
servo, hai profanato fino a terra il suo santuario.
41 hai distrutto tutte le sue
recinzioni, hai reso le sue
fortificazioni uno spavento
42 L’hanno depredato tutti i passanti per la via
è divenuto un obbrobrio per i suoi vicini.
43 Hai innalzato la destra dei suoi
oppressori, hai rallegrato tutti i suoi nemici.
44 Hai rimosso l’aiuto della sua
spada e non l’hai soccorso nella guerra,
45 l’hai spogliato della
purificazione, il suo trono a terra hai spezzato,
46 hai abbreviato i giorni del suo
tempo, l’hai colmato di vergogna. pausa
47 Fino a quando Signore ti volgi
indietro? Per sempre? Divamperà
come fuoco la tua ira?
48 Ricordati qual è la mia sostanza:
forse che invano hai creato
tutti i figli degli uomini?
49 Chi è l’uomo che vivrà
e non vedrà la morte e libererà la sua anima
dalla mano degli inferi? pausa
50 Dove sono le tue misericordie antiche,
Signore, come hai giurato a Davide nella tua verità?
51 Ricorda Signore l’obbrobrio dei tuoi servi,
che ho contenuto nel mio seno
da parte di molte genti,
52 quello che hanno esecrato i tuoi nemici, Signore,
poichè hanno esecrato lo scambio del tuo Cristo
53 Benedetto il Signore in eterno. Sia, sia.
Da Sacy
1 della comprensione, di Etan, l’israelita
2 Le misericordie del Signore canterò in eterno,
di generazione in generazione
annuncerò la tua verità con la mia bocca
3 perché hai detto: In eterno
la misericordia sarà edificata
nei cieli, sarà preparata la tua verità in essi.
Con ragione, dice Sant’Agostino, la misericordia del Signore precede la verità, cioè la certezza delle sue promesse. Fu un effetto di misericordia che egli si obbligasse di adempiere la verità di quello che egli ha voluto prometterci. È degno di osservazione che lo stato a cui antivedeva il profeta che si sarebbe ridotto Israele per tutto il tempo della sua schiavitù, non lo fa astenere dal dichiarare che egli canterà eternamente le misericordia del Signore e annuncerà in tutte le generazioni la verità delle sue promesse che riguardavano la stabilità del trono di Davide. La fede che è viva nei santi li fa sperare con fermezza contro la speranza, fondandosi essi sulla parola di Dio che non può mancare.
4 Ho disposto un’alleanza
con i miei eletti, ho giurato a Davide mio servo:
5 Per sempre stabilirò
la tua discendenza ed edificherò
di generazione in generazione il tuo trono pausa
Gli eletti del Signore erano secondo alcuni gli israeliti, secondo altri, Abramo, Isacco e Giacobbe, i padri degli Israeliti con cui egli aveva stipulato una alleanza tutta santa e a cui aveva promesso che tutte le nazioni della terra saranno benedette nella loro stirpe, cioè in colui che essendo Dio doveva nascere dalla loro stirpe, mediante la sua incarnazione.
6 Confesseranno i cieli le tue meraviglie, Signore,
e la tua verità nell’assemblea dei santi.
7 Poiché chi fra le nubi sarà uguale al Signore,
sarà simile al Signore tra i figli di Dio?
8 Dio che è glorificato nel consiglio dei santi
è grande e terribile su tutti quelli che lo circondano.
I cieli stessi, così alti come noi li vediamo e i santi spiriti che li abitano lodano le meraviglie del Signore, cioè gli effetti veramente adorabili della sua verità. Nei cieli si è veramente manifestato che nessuno è uguale a Dio. Nessuno degli angeli in questo luogo è simile a lui e il Signore raggiante di gloria come un sole in mezzo a quei santi spiriti si è mostrato più grande, più terribile di tutti quelli che gli stanno intorno in qualità di suoi ministri.
9 Signore, Dio delle schiere chi è simile a te?
Sei potente Signore, e la tua verità ti circonda.
10 Tu domini la forza del mare, e il
moto delle sue onde tu plachi.
11 Tu hai umiliato come un ferito
il superbo , col braccio della tua
potenza hai disperso i tuoi nemici.
L’idea della grandezza, della potenza, della verità di Dio, se fosse vivamente scolpita nel nostro cuore, cancellerebbe in esso tutte le vane immagini della potenza e della grandezza del mondo che lo occupano così di frequente e tutte le illusioni e le menzogne opposte alla verità riguardo a colui che è e che sussiste per se stesso senza aver bisogno di alcuno. Non c’è cosa più adatta a dimostrare la divina potenza della somma facilità con cui domina l’alterigia del mare, fermando tutto a un tratto il moto impetuoso dei suoi flutti con i limiti ad esso prescritti dalla sua volontà.
12 Tuoi sono i cieli e tua è la terra,
il mondo e ciò che lo riempie tu hai fondato.
13 Tu hai creato il settentrione e il mare.
il Tabor e Ermon nel tuo nome esulteranno.
Tabor ed Ermon esultano nel tuo nome. Questi due monti secondo molti espositori ci significano in modo figurato le due altre parti del mondo, cioè l’oriente ove è situato Ermon e l’Occidente ove è situato Tabor rispetto alla Palestina. Davide attribuisce a questi monti con una figura assai frequente nei libri santi un movimento di gratitudine e di allegrezza verso il loro creatore. Altri pensano che il profeta nominando qui Tabor ed Ermon abbia soltanto avuto intenzione di rappresentare che i monti, che sono la parte più alta della terra, riconoscono anch’essi Dio per loro padrone supremo e lodano in certo modo la sua onnipotenza.
14 Tuo è il braccio con potenza,
si rafforzi la tua mano e si innalzi la tua destra.
15 Giustizia e giudizio sono la base del tuo trono,
misericordia e verità precederanno il tuo volto.
Davide e tutti i profeti ci fanno osservare particolarmente due cose in Dio: la sua potenza e la sua bontà, la sua giustizia e la sua equità, la sua verità e la sua misericordia, vale a dire ci rappresentano Dio in ogni luogo come ugualmente buono, potente, giusto e misericordioso, affinché il timore della sua potenza e della sua giustizia porti gli uomini ad implorare la sua misericordia e la sua bontà . Sono queste le due basi su cui è appoggiato il trono di Dio.
16 Beato il popolo che conosce l’acclamazione.
Signore, alla luce del tuo volto cammineranno,
17 e nel tuo nome esulteranno
tutto il giorno e nella tua giustizia saranno esaltati.
18 Perché tu sei la gloria della loro potenza
e nel tuo compiacimento sarà innalzato il nostro corno.
Il popolo, di cui ha parlato Davide, che si rallegra non in se stesso ma in Dio e che non attribuisce alla propria forza il bene che fa, non cammina nelle tenebre, ma cammina nella luce del volto del Signore, cioè tenendo la mente unita al suo Dio. E quanto più egli si appoggia sulla giustizia di Dio, opposta alla falsa giustizia dell’uomo superbo, tanto più sarà esaltato e crescerà in virtù.
19 Perché del Signore è la nostra
elezione e del Santo di Israele, nostro re.
20 Allora parlasti in visione ai tuoi santi e
dicesti: Ho posto l’aiuto in un potente,
ho innalzato un eletto dal mio popolo.
Allora quando tu hai preso Israele sotto la tua protezione e allorché tu hai voluto dargli nella persona di Davide un certo pegno della vera salvezza che dovevi procurare agli uomini con la incarnazione del tuo Figlio, ti svelasti parlando in visione ai tuoi santi profeti riguardo alla scelta che tu avevi fatto in mezzo al tuo popolo di un uomo che tu dovevi esaltare e rendere potente per il tuo aiuto. Questo uomo è Davide stesso, da Dio chiamato il suo servo.
21 Ho trovato Davide mio servo,
con il mio santo olio l’ho unto.
22 Infatti la mia mano lo
soccorrerà e il mio braccio lo rafforzerà.
23 Il nemico non trarrà con lui
alcun guadagno e il figlio della
iniquità non continuerà a nuocergli.
24 E farò a pezzi i suoi nemici davanti a lui,
e metterò in fuga i suoi odiatori.
È innegabile che la mano di Dio ha spesso assistito Davide contro il furore dei suoi nemici e che il suo braccio lo ha poderosamente corroborato perché non cedesse al peso di tante persecuzioni. Ma è più difficile spiegare di lui quello che segue: che il nemico non avrà alcun profitto sopra di lui e che non potrà nuocergli il malvagio e l’iniquo, se per tale nemico o per tale malvagio si intende il demonio, che ottenne una segnalata vittoria sopra di lui allorché lo indusse a commettere gravissimi delitti. Il senso più vero delle parole in questione è quello che riguarda la persona di Gesù Cristo. Essendo la sua carne sostenuta dalla mano di Dio e corroborata dal suo braccio non poté egli mai ricevere la più piccola offesa dal nemico e vide all’opposto tutti i suoi nemici sconfitti e messi in fuga mediante la sua risurrezione.
25 La mia verità e la mia
misericordia saranno con lui e nel
mio nome sarà innalzato il suo corno.
Dichiarando che la sua verità e la sua misericordia saranno con Davide, Dio confermava che avrebbe adempiuto fedelmente riguardo a lui tutto quello che aveva promesso per un effetto di sua misericordia. Il nome di Dio non è altra cosa che Dio stesso. Allorché si dice dunque che il corno di Davide sarà esaltato per la virtù del suo nome, si deve intendere che Dio sarà principio della sua esaltazione e che ogni volta che invocherà questo nome divino troverà in esso una forza che lo renderà invincibile.
26 E porrò sul mare la sua
mano e sui fiumi la sua destra.
Anche se alcuni spiegano questo passo come riferito all’impero di Davide e di Salomone che da loro si estese dal mare Mediterraneo fino al fiume Eufrate, tutti convengono che si debba principalmente intenderlo dell’impero spirituale di Gesù Cristo, che si è ampliato non solo sopra la terra, ma sui mari e sui fiumi, dopo che il Vangelo fu annunciato in tutto il mondo.
27 Egli mi invocherà: Padre
mio sei tu, Dio mio e
sostegno della mia salvezza.
28 E io lo costituirò primogenito,
eccelso sopra i re della terra.
29 In eterno gli conserverò la mia misericordia
e la mia alleanza sarà fedele con lui.
30 E porrò nei secoli dei secoli
la sua discendenza e il suo trono come i giorni del cielo.
È chiaro secondo la riflessione dei padri e degli interpreti che la maggior parte di queste cose non convengono che a Gesù Cristo, ovvero a Davide relativamente a Gesù Cristo. Si osserva che Davide non ha mai invocato Dio chiamandolo suo padre, come hanno fatto altri profeti. E si crede che l’abbia permesso Dio, affinché non si potessero applicargli queste parole, ma si applicassero a colui che per sua natura essendo Figlio di Dio riconosce per suo Padre Dio e che essendo divenuto per la sua incarnazione figlio dell’uomo lo invoca come suo Dio e lo riconosce come sorgente della sua salvezza.
31 Se i suoi figli abbandoneranno la
mia legge e non cammineranno nei miei giudizi,
32 se profaneranno i miei decreti
e non custodiranno i miei comandi
33 visiterò con la verga le loro iniquità e
con i flagelli i loro peccati.
34 Ma la mia misericordia
non distoglierò da lui e non
farò del male nella mia verità
In qualsivoglia eccesso siano caduti i discendenti di Davide, l’infedeltà dell’uomo non ha potuto opporsi alla verità della parola di Dio. La promessa da lui fatta a Davide di far sussistere la sua discendenza e il suo trono quanto il cielo non era una promessa condizionata, ma assoluta. Dio aveva preso una ferma risoluzione: di dare gli uomini peccatori un salvatore che doveva far nascere dalla stirpe di Davide. Perciò quantunque vi siano stati tanti re malvagi della stirpe di quel principe, la loro malizia non ritrasse Dio dalla sua promessa.
35 né profanerò la mia alleanza
e non renderò vano ciò che procede dalle mie labbra.
36 Una volta per sempre ho giurato
nel mio santuario: Non mentirò a Davide.
Non avendo Dio, dice San Paolo, nessuno più grande di lui per cui potesse giurare, giurò per se stesso. Dio volendo far credere con più certezza l’immutabile suo proposito ha aggiunto il giuramento alla sua parola, affinché essendo noi appoggiati a queste due cose abbiamo una potente consolazione.
37 La sua discendenza rimarrà in eterno
38 e il suo trono come il sole davanti a me,
e come la luna perfetta in eterno,
e nel cielo è il testimone fedele pausa
39 Ma tu hai rigettato e disprezzato, hai respinto il tuo Cristo.
40 Hai rovesciato l’alleanza del tuo
servo, hai profanato fino a terra il suo santuario.
41 hai distrutto tutte le sue
recinzioni, hai reso le sue
fortificazioni uno spavento
42 L’hanno depredato tutti i passanti per la via
è divenuto un obbrobrio per i suoi vicini.
Il profeta paragona Israele a una vigna che dapprima era tutta circondata di buone siepi. Finché Dio si dichiarò suo difensore egli era come quella vigna o quella fortezza senza nulla dover temere dai suoi nemici. Ma nel momento che egli ha meritato che Dio si allontanasse da lui, tutte le siepi che lo proteggevano, sono state distrutte. I più forti furono tutti pieni di spavento poiché la grazia del Signore gli forniva tutta la sua forza e lo rendeva inaccessibile a coloro che lo odiavano. Tutti quelli che passavano nel cammino l’hanno saccheggiato allora come una vigna che non ha più alcuna difesa e i cui grappoli sono mangiati da tutti i passanti.
43 Hai innalzato la destra dei suoi
oppressori, hai rallegrato tutti i suoi nemici.
44 Hai rimosso l’aiuto della sua
spada e non l’hai soccorso nella guerra,
Volendo Dio punire un popolo infedele, lo fa in due modi che ugualmente contribuiscono alla sua rovina; e rafforzando il braccio dei suoi nemici che lo deprimono e indebolendo le sue forze allontanando il suo soccorso. Questo perché non bisogna che i suoi nemici si attribuiscano insolentemente il vantaggio che hanno sopra di lui come se questo derivasse dalla virtù della loro destra.
45 l’hai spogliato della
purificazione, il suo trono a terra hai spezzato,
46 hai abbreviato i giorni del suo
tempo, l’hai colmato di vergogna. pausa
47 Fino a quando Signore ti volgi
indietro? Per sempre? Divamperà
come fuoco la tua ira?
48 Ricordati qual è la mia sostanza:
forse che invano hai creato
tutti i figli degli uomini?
49 Chi è l’uomo che vivrà
e non vedrà la morte e libererà la sua anima
dalla mano degli inferi? pausa
Quando la lontananza di Dio non è che per un tempo ci sosteniamo con la speranza del suo ritorno e la sua ira comunque non è che un fuoco il quale purifica e consuma nelle anime con un santo ardore le impurità che in esse ritrova. Ma si deve temere che colui che si rivolge altrove non lo faccia per sempre e che la sua ira non si accenda come un fuoco per punire eternamente i nostri delitti. Prevedendo il santo profeta con il lume dello Spirito Santo che il Signore avrebbe rivolto altrove il suo sguardo dalla sua casa e dal suo popolo a cagione dei suoi peccati lo supplica che non lo faccia per sempre e che la sua misericordia estingua finalmente le fiamme della sua ira. Con questo egli dichiara secondo il pensiero di un interprete il grande desiderio che aveva della venuta del redentore e dell’adempimento delle promesse a lui spettanti. Lo scongiura in considerazione della brevità e della miseria della vita degli uomini. L’uomo appare e scompare in un momento; nessuno va esente dalla morte; invano Dio avrebbe creato i figli degli uomini se non mandasse un Salvatore per liberarli dall’impero della morte con la sua morte secondo le promesse di cui parla immediatamente dopo.
50 Dove sono le tue misericordie antiche,
Signore, come hai giurato a Davide nella tua verità?
51 Ricorda Signore l’obbrobrio dei tuoi servi,
che ho contenuto nel mio seno
da parte di molte genti,
52 quello che hanno esecrato i tuoi nemici, Signore,
poichè hanno esecrato lo scambio del tuo Cristo
Il profeta dà il nome di antiche alle misericordie del Signore relativamente ai tempi antichi, allorché era piaciuto al Signore fare promesse ai santi profeti e a Davide in tempi in cui era molto distante la distruzione del regno di Israele. La schiavitù dei Giudei e la distruzione del tempio di Gerusalemme offriva motivo alle nazioni di bestemmiare contro il Dio di Israele. Dicevano allora agli Israeliti con insulto: dove sono tutte le belle speranze di cui vi andavate lusingando intorno a un Messia che doveva liberarvi dalla potenza dei vostri nemici, stabilire il suo trono sopra tutti i popoli e regnare eternamente?
53 Benedetto il Signore in eterno. Sia, sia.
Questa benedizione che a Giobbe dava il Signore in mezzo ai suoi dolori, lo rese degno di essere ristabilito in una prosperità maggiore di quella che godeva per il passato. Con questa pure il santo profeta insegna al suo popolo che egli può sperare di uscire dalla sua schiavitù. Il giusto dunque che è oppresso dalla persecuzione e dagli oltraggi dei perversi non si difenda se non con le benedizioni che darà al Signore; non si sostenga se non nell’attesa delle sue promesse che sono infallibili riguardo a quelli che non trasgrediscono la sua alleanza.
Da Agostino
1 della comprensione, di Etan, l’israelita
“Potrai, volendo, ricercare chi sia stato l'uomo che si chiamava Etan; l'importante però è sapere che la traduzione di questo nome è " robusto ". E nessuno è robusto in questo mondo, se non nella speranza della promessa di Dio. Per quanto riguarda, infatti, i nostri meriti, siamo deboli; mentre, per la sua misericordia, siamo robusti. Ecco dunque quest'uomo, debole in se stesso ma robusto nella misericordia di Dio, che così comincia a cantare.
2 Le misericordie del Signore canterò in eterno,
di generazione in generazione
annuncerò la tua verità con la mia bocca
“Le tue misericordie, Signore, canterò in eterno. Di generazione in generazione annunzierò la tua verità nella mia bocca. Dice in sostanza: Le mie membra rispettino il mio Signore. Io parlo, ma dico cose tue: Annunzierò la tua verità nella mia bocca. Se non fossi ossequiente a te, non sarei un servo; se parlassi per mio conto, sarei bugiardo. Ebbene, io dirò cose tue, e sarò io a dirle. Sono, queste, due cose ben distinte: una è tua, l'altra è mia: la verità è tua, la bocca è mia. Ascoltiamo, dunque, quale verità annunzi e quali misericordie canti.
3 perché hai detto: In eterno
la misericordia sarà edificata
nei cieli, sarà preparata la tua verità in essi.
“Perché hai detto: la misericordia sarà edificata per sempre. Alcuni, infatti, tu distruggi in modo da non edificarli, mentre altri distruggi proprio per edificarli. Se non ci fosse nessuno che è distrutto per essere edificato, Geremia non avrebbe udito le parole: Ecco, ti ho stabilito per la distruzione e per la edificazione . E, veramente, coloro che rendevano culto agli idoli ed erano servi delle pietre non avrebbero potuto essere edificati in Cristo, se non fossero stati distrutti nel loro primitivo errore. Del pari, se non ci fosse alcuno che sia distrutto per non essere più edificato, non leggeremmo le parole: Li distruggerai e non li edificherai . Orbene, perché coloro che sono distrutti ed edificati non credano che l'edificazione sia temporale come è stata temporale la rovina nella quale sono stati distrutti, il salmista, la cui bocca è al servizio della verità di Dio, si tiene stretto alla verità. Per questo annunzierò, per questo parlo, perché tu hai detto. Che cosa hai detto? La misericordia sarà edificata per sempre. La tua verità sarà preparata nei cieli. Ripete dopo ciò che ha detto prima: Canterò in eterno le tue misericordie, Signore; di generazione in generazione annunzierò la tua verità nella mia bocca. Ha parlato delle misericordie, ha parlato della verità; qui le unisce ambedue.
4 Ho disposto un’alleanza
con i miei eletti, ho giurato a Davide mio servo:
“Ho disposto un testamento per i miei eletti… Quale Testamento, se non il Nuovo? Quale testamento, se non quello per il quale siamo rinnovati in vista della nuova eredità? Quale testamento, se non quello che dispone per noi quella eredità per il cui desiderio e amore noi cantiamo il nuovo cantico? Ho disposto, dice, un testamento a favore dei miei eletti. L'ho giurato al mio servo David. Con quanta sicurezza parla questo intelligente, la cui bocca è al servizio della verità! Tu l'hai detto e per questo io parlo sicuro; e se una tua parola mi rendeva sicuro, quanto più sarò sicuro ora che l'hai giurato! Il giuramento di Dio è la conferma della promessa. All'uomo è giustamente vietato di giurare , per evitare che l'abitudine al giuramento - dato che l'uomo può ingannarsi - lo faccia cadere nello spergiuro. Soltanto Dio giura con piena sicurezza perché non può ingannarsi.
5 Per sempre stabilirò
la tua discendenza ed edificherò
di generazione in generazione il tuo trono pausa
“Vediamo che cosa abbia giurato Dio. Dice: Ho giurato al mio servo David: renderò stabile per sempre la tua discendenza. La discendenza di David non è altro se non la discendenza di Abramo. Ma, qual è la discendenza di Abramo? L'Apostolo dice: Alla tua discendenza, che è Cristo . Cristo, dunque, capo della Chiesa e Salvatore del corpo , appartiene alla discendenza di Abramo, e di conseguenza a quella di David, ma noi non siamo forse discendenza di Abramo? Certo che lo siamo! Come dice l'Apostolo: Se voi siete di Cristo, siete dunque discendenza di Abramo, eredi secondo la promessa . Intendiamo, dunque, o fratelli, le parole: Renderò stabile per sempre la tua discendenza come riferite non soltanto a quella carne di Cristo che nacque dalla vergine Maria, ma anche a tutti noi che crediamo in Cristo. Siamo, infatti, membra di quel capo. Questo corpo non può essere decapitato. Se il capo è glorificato per sempre, per sempre sono glorificate anche le membra, in modo che Cristo resti tutto intero per l'eternità.
6 Confesseranno i cieli le tue meraviglie, Signore,
e la tua verità nell’assemblea dei santi.
“ I cieli confesseranno le tue meraviglie, Signore. I cieli non confesseranno i loro meriti, ma le tue meraviglie, Signore. Tutte le volte che vediamo usarsi misericordia verso insigni colpevoli, tutte le volte che avviene la giustificazione di un empio, cosa dobbiamo lodare se non le meraviglie di Dio? Tu lo lodi perché sono risuscitati i morti; ancora di più devi lodarlo perché uomini perduti sono stati redenti. Quanto è grande la grazia di Dio, quanto è immensa la sua misericordia! L'uomo che ieri era un otre colmo di vino oggi lo vedi divenuto, uno specchio di sobrietà; ieri era una cloaca di lussuria, oggi è un modello di temperanza. Ieri bestemmiava Dio, oggi lo loda; ieri era schiavo della creatura, oggi rende culto al Creatore. Sono i casi disperati, eppure c'è chi si ravvede. Ebbene, costoro non guardino i loro meriti! Diventino cieli, e divenuti cieli confessino le meraviglie di colui che li ha resi cieli. Dice: Perché vedrò i cieli, opera delle tue dita . I cieli confesseranno le tue meraviglie, Signore. E, perché sappiate quali siano i cieli che confessano, guardate dov'è che confessano. Aggiunge infatti: E la tua verità nella Chiesa dei santi. Non v'è dubbio che i cieli sono i predicatori della parola di verità. Ma, dov'è che i cieli confesseranno le tue meraviglie e la tua verità? Nella Chiesa dei santi. Accolga la Chiesa la rugiada che cade dai cieli! I cieli piovano sulla terra assetata, ed essa, accogliendo la pioggia, faccia germogliare i buoni semi, cioè le opere buone. Non produca spine dopo aver ricevuto la pioggia fecondatrice, se non vuole trovare il fuoco al posto del granaio. I cieli confesseranno le tue meraviglie, Signore, e la tua verità nella Chiesa dei santi. I cieli, dunque, confesseranno le tue meraviglie e la tua verità. Tutto quanto annunziano i cieli deriva da te, appartiene a te; per questo essi l'annunziano con sicurezza. Conoscono colui che annunziano e come non avranno da arrossire nell'annunziarlo.
7 Poiché chi fra le nubi sarà uguale al Signore,
sarà simile al Signore tra i figli di Dio?
“Che cosa annunziano i cieli? Che cosa confesseranno nella Chiesa dei santi? Chi tra le nubi sarà uguale al Signore? È questo che annunzieranno i cieli? È questo ciò che i cieli faranno piovere? Che cosa? Chi tra le nubi sarà uguale al Signore? Per questo saranno sicuri i predicatori, perché nessuno tra le nubi sarà uguale al Signore… Le stelle che stanno al di sopra delle nubi son, forse, alla pari del Signore? Potrà, forse, stabilirsi un confronto tra il Signore e il sole, la luna, gli angeli e i cieli? Perché dunque chiedersi con tanta enfasi: Chi tra le nubi sarà uguale al Signore? Dobbiamo intendere, fratelli, che queste nubi, come i cieli, rappresentano i predicatori della verità: i profeti, gli Apostoli, gli annunziatori della parola di Dio. Che tutti questi predicatori siano chiamati nubi, lo apprendiamo da quella profezia nella quale Dio, adirato, diceva alla sua vigna: Comanderò alle mie nubi che non piovano su di essa. E poi chiaramente specifica quale sia questa vigna, dicendo: La vigna del Signore degli eserciti è la casa d'Israele. Dice che questa vigna del Signore degli eserciti è la casa d'Israele , perché tu non l'intenda in altra maniera e non pensi a una vigna di terra, trascurando gli uomini che in essa sono raffigurati. Non si intenda altro! La casa di Israele si convinca che essa è la mia vigna, e si renda conto di non avermi dato uva ma spine; capisca tutta l'ingratitudine che ha usato verso colui che l'aveva piantata, coltivata e irrigata. Ebbene, se la vigna del Signore degli eserciti è la casa d'Israele, che cosa diceva il Signore, adirato, a tale vigna? Comanderò alle mie nubi che non piovano su di essa. E così ha fatto. Gli Apostoli erano stati mandati come nubi perché piovessero acqua sui Giudei; ma essi respinsero la parola di Dio producendo spine invece di uva. Allora gli Apostoli dissero loro: Noi eravamo stati mandati a voi; ma, poiché voi avete respinto la parola di Dio, andiamo alle genti . E da quel momento le nubi hanno smesso di piovere sopra quella vigna. Orbene, se le nubi sono i predicatori della verità, cerchiamo di comprendere dapprima perché sono nubi. Sono cieli e sono nubi: sono cieli per lo splendore della verità, e sono nubi a cagione della carne che li ricopre… Ebbene, chi tra le nubi sarà uguale al Signore, e chi tra i figli di Dio sarà simile al Signore? Noi siamo chiamati nubi per via della carne e siamo predicatori della verità a motivo della pioggia che cade dalle nubi; ma la nostra carne ha un'origine, e la carne di Cristo ne ha un'altra. Anche noi siamo detti figli di Dio, ma in ben altro modo egli è Figlio di Dio. La sua nube l'ha presa dalla Vergine, ma egli è Figlio fin dall'eternità, uguale al Padre. Chi sarà, dunque, tra le nubi uguale al Signore? E chi tra i figli di Dio sarà simile al Signore? Ci dica lo stesso Signore se ha trovato qualcuno somigliante a lui. Chi dicono gli uomini che sia il Figlio dell'uomo? Ecco, voi mi vedete, mi osservate, cammino tra voi; e per questo, per la mia presenza tra voi, forse non mi calcolate. Ebbene, ditemi: Chi dicono gli uomini che sia il Figlio dell'uomo? Senza dubbio, vedendo il Figlio dell'uomo essi vedono la nube; ebbene dicano o, meglio, dite: Chi dicono gli uomini che io sia? E [i discepoli] gli riferiscono che cosa dicevano gli uomini. Alcuni dicono Geremia, altri Elia, altri Giovanni Battista, oppure uno dei profeti. Hanno nominato molte nubi e molti figli di Dio. Infatti, essendo giusti e santi, erano certamente anche costoro figli di Dio; Geremia, Elia, Giovanni sono figli di Dio, e sono anche nubi in quanto predicatori di Dio. Avete detto quali nubi gli uomini credano che io sia, e tra quali figli di Dio gli uomini mi annoverino. Dite ora anche voi: Chi credete che io sia? Pietro, rispondendo a nome di tutti, uno per l'unità, dice: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente . In effetti, chi tra le nubi sarà uguale al Signore? Oppure, chi tra i figli di Dio sarà simile al Signore? Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente. Non sei come gli altri figli di Dio, che non possono essere uguali a te. Sei venuto nella carne, ma non come le nubi che non possono paragonarsi a te.
8 Dio che è glorificato nel consiglio dei santi
è grande e terribile su tutti quelli che lo circondano.
“Dio deve essere glorificato nel consiglio dei giusti; è grande e terribile più di tutti coloro che lo circondano. Dio è ovunque. Chi sono allora quelli che stanno intorno a colui che è dovunque? Colui il quale è dovunque ha voluto nascere in un solo luogo secondo la carne, vivere in un solo popolo, essere crocifisso, risorgere e salire al cielo da un solo posto. Nel luogo ove faceva tutto questo era circondato dalle genti. Se, peraltro, fosse rimasto là dove fece tutto questo non sarebbe grande e terribile su tutti coloro che lo circondano. Ma egli ha sì predicato in un solo posto, in seguito però ha mandato i predicatori del suo nome in tutto il mondo e a tutte le genti; e così, compiendo miracoli per mezzo dei suoi servi, è divenuto grande e terribile su tutti coloro che lo circondano.
9 Signore, Dio delle schiere chi è simile a te?
Sei potente Signore, e la tua verità ti circonda.
10 Tu domini la forza del mare, e il
moto delle sue onde tu plachi.
11 Tu hai umiliato come un ferito
il superbo , col braccio della tua
potenza hai disperso i tuoi nemici.
12 Tuoi sono i cieli e tua è la terra,
Signore, Dio degli eserciti, chi è simile a te? Sei potente, Signore, e la tua verità ti circonda. Grande è il tuo potere! Tu hai fatto il cielo, la terra e tutte le cose che sono nel cielo e nella terra; ma più grande è la tua misericordia, che ti ha portato a diffondere intorno a te la tua verità. Se tu fossi stato annunziato soltanto là dove avevi voluto nascere, soffrire, risorgere e ascendere al cielo, ne sarebbe risultata dimostrata solo la veridicità della promessa di Dio, in quanto tutte queste cose sono accadute per confermare le promesse dei padri. Non si sarebbe, però, avverata l'altra parola: Quanto alle genti, esse glorificano Dio per la sua misericordia , se quella verità non si fosse propagata e diffusa tutt'intorno a quel luogo nel quale avevi voluto manifestarti. In quel luogo tuonasti tu stesso da dentro la tua nube ma, per irrigare le genti che stavano attorno hai inviato altre nubi. Nella tua straordinaria potenza hai adempiuto ciò che avevi detto: Vedrete tra poco il Figlio dell'uomo che viene sopra le nubi del cielo . Sei potente, Signore, e la tua verità ti circonda”.
10 Tu domini la forza del mare, e il
moto delle sue onde tu plachi.
11 Tu hai umiliato come un ferito
il superbo , col braccio della tua
potenza hai disperso i tuoi nemici.
“C'è, nel mare, un dragone superbo del quale la Scrittura dice: Ordinerò al dragone là nascosto che lo morda . Si tratta del dragone del quale altrove è detto: Questo dragone, tu l'hai fatto per prenderti gioco di lui , e la cui testa egli percuote mentre si leva sopra le acque. Dice: Hai umiliato il superbo come se fosse ferito. Tu ti umiliasti, ed è stato umiliato il superbo. Il superbo teneva prigionieri i superbi per mezzo della superbia. Il grande si è umiliato e credendo in Dio è divenuto piccolo. Mentre il piccolo traeva vigore dall'esempio del grande divenuto piccolo, il diavolo veniva perdendo i suoi sudditi, perché, essendo superbo, era in grado di dominare soltanto sui superbi. Dinanzi a un così grande esempio di umiltà, gli uomini imparavano a condannare la propria superbia e ad imitare l'umiltà di Dio. Così il superbo perdeva i suoi prigionieri ed era umiliato. Non che si ravvedesse, ma veniva schiacciato. Hai umiliato il superbo come se fosse ferito. Tu fosti umiliato e hai umiliato; fosti ferito e hai ferito. Il superbo è stato ferito dal tuo sangue, che venne versato per cancellare la condanna dovuta ai nostri peccati… Ferito, qui deve intendersi il diavolo, non nel senso che sia stata trafitta la sua carne, che non ha; ma nel senso che è stato trafitto il suo cuore, nel quale sta la sua superbia.
12 Tuoi sono i cieli e tua è la terra,
il mondo e ciò che lo riempie tu hai fondato.
13 Tu hai creato il settentrione e il mare.
il Tabor e Ermon nel tuo nome esulteranno.
“Tuoi sono i cieli e tua è la terra. Per te piovono i cieli sopra la tua terra. Tuoi sono i cieli per cui mezzo la verità è stata annunziata intorno a te; tua è la terra che, intorno a te, ha accolto la verità. Che cosa, poi, è risultato da quella pioggia? Hai fondato la terra e tutto ciò che essa contiene; hai creato l'aquilone e i mari. Nessuno può qualcosa contro di te, contro il suo Creatore. Senza dubbio, il mondo nella sua malvagità può infuriare, avvalendosi della sua volontà perversa; ma potrà, forse, andare oltre i limiti fissatigli dal Creatore di tutte le cose? Perché dovrò, dunque, temere l'aquilone o il mare? È vero che nell'aquilone c'è il diavolo, che disse: Porrò il mio trono nell'aquilone e sarò simile all'Altissimo ; ma tu hai umiliato il superbo come se fosse ferito. Ciò che tu hai fatto in essi è, dunque, ben più efficace per conservare il tuo potere, di quanto non lo sia la volontà di costoro nel dare sfogo alla loro malvagità. Hai creato l'aquilone e i mari.“Il Tabor e l'Ermon esulteranno nel tuo nome. Si tratta di monti identificabili, ma raffigurano un'altra cosa. Il Tabor e l'Ermon esulteranno nel tuo nome. Si dice che Tabor significhi " luce che viene ". Ma donde viene la luce della quale sta scritto: Voi siete la luce del mondo ? Essa viene da colui del quale leggiamo: Era la vera luce che illumina l'uomo che viene in questa mondo . Dunque, la luce che illumina il mondo viene da quella luce che non è accesa dal di fuori, per cui si debba temere che si spenga. Ebbene da lui deriva la luce, la lampada che non si pone sotto il moggio, ma sopra il candelabro. La luce che viene, ecco il Tabor. Quanto a Ermon, significa " esecrazione di lui ". In effetti, quando è venuta la luce s'è compiuta la sua esecrazione. Di chi, se non del diavolo, del ferito, del superbo? È tuo dono infatti l'essere noi illuminati; è tuo dono se ci è divenuto esecrabile colui che ci teneva prigionieri del suo errore e della sua superbia. Per questo il Tabor e l'Ermon esulteranno nel tuo nome. Non nei loro meriti, ma nel tuo nome. Diranno, infatti: Non a noi, Signore, non a noi, ma al tuo nome da' gloria. E contro il mare che infuria, aggiungono: affinché non dicano le genti: dov'è il loro Dio?
14 Tuo è il braccio con potenza,
si rafforzi la tua mano e si innalzi la tua destra.
“Il tuo braccio è potente. Nessuno, dunque, si arroghi qualcosa come sua propria. Il tuo braccio è potente. Siamo stati fatti da te; da te siamo difesi. Il tuo braccio è potente. Si consolidi la tua mano, e sia esaltata la tua destra.
15 Giustizia e giudizio sono la base del tuo trono,
misericordia e verità precederanno il tuo volto.
La giustizia e il giudizio sono la base del tuo trono. Alla fine si manifesteranno la tua giustizia e il tuo giudizio; ora sono celati. A proposito del tuo giudizio è detto in un altro salmo: Per i segreti del Figlio . Si manifesteranno il tuo giudizio e la tua giustizia, e gli uni saranno collocati alla destra, gli altri alla sinistra . Saranno terrorizzati gli infedeli vedendo ciò che ora non credono e di cui ora si prendono gioco, mentre si rallegreranno i giusti, vedendo ciò che ora credono senza vederlo. La giustizia e il giudizio sono la base del tuo trono. Tutto questo sarà manifesto nel giorno del giudizio. Ma per adesso? La misericordia e la verità precedono il tuo volto. Sarei spaventato dinanzi all'erigersi del tuo trono; temerei la tua giustizia e il tuo giudizio futuro, se non ti precedessero la tua misericordia e la tua verità. Ma, che avrò a temere dal tuo giudizio finale, se con la misericordia che ti precede tu cancellerai i miei peccati e, manifestando la verità, tu adempirai le tue promesse? La misericordia e la verità precedono il tuo volto. Tutte le vie del Signore sono, infatti, misericordia e verità.
16 Beato il popolo che conosce l’acclamazione.
Signore, alla luce del tuo volto cammineranno,
17 e nel tuo nome esulteranno
tutto il giorno e nella tua giustizia saranno esaltati.
“Come non esultare di fronte a tutte queste cose? Ma saremo in grado d'intendere le cose per cui ci rallegriamo? E ci saranno parole adatte ad esprimere la nostra gioia? e potrà la lingua spiegare la nostra letizia? Ebbene, se nessuna parola è capace di tanto, beato il popolo che sa esultare! Oh, che popolo felice! Quanto a te, credi di saper esultare? Non potrai essere in nessun modo felice se non saprai esultare. Ma, che vuol dire " saper esultare"? Sapere donde ti provenga la gioia che non sai spiegare a parole. Perché la tua gioia non deriva da te, ma chi si gloria, si glori nel Signore . Non esultare dunque della tua superbia, ma della grazia di Dio! Cerca di capire com'essa è tanto grande che la lingua non è capace di spiegarla, allora avrai capito cosa voglia dire esultare.
18 Perché tu sei la gloria della loro potenza
e nel tuo compiacimento sarà innalzato il nostro corno.
“Perché tu sei la gloria della loro virtù, e nel tuo beneplacito si esalterà la nostra potenza. Ogni cosa perché così è sembrato bene a te, non perché noi ne fossimo degni.
19 Perché del Signore è la nostra
elezione e del Santo di Israele, nostro re.
“Egli è il sostegno, egli ti illumina. Nella sua luce sei sicuro; nella sua luce cammini; per la sua giustizia sei esaltato. Egli ti ha raccolto: egli sorregge la tua debolezza; con la sua forza ti irrobustisce. Con la sua, non con la tua.
20 Allora parlasti in visione ai tuoi santi e
dicesti: Ho posto l’aiuto in un potente,
ho innalzato un eletto dal mio popolo.
“Allora tu parlasti di presenza ai tuoi figli e dicesti. Tu parlasti di presenza: cioè, rivelasti queste cose ai tuoi profeti. E parlavi loro di presenza, cioè mediante la rivelazione; ecco perché i profeti erano detti veggenti . Vedevano nel loro intimo ciò che dovevano dire all'esterno; in segreto ascoltavano ciò che annunziavano in pubblico. Allora tu parlasti di presenza ai tuoi figli, e dicesti: Ho posto l'aiuto sopra il potente. Sapete chi sia questo potente. Ho esaltato l'eletto in seno al mio popolo. Sapete chi sia questo eletto. È colui per la cui esaltazione voi vi rallegrate.
21 Ho trovato Davide mio servo,
con il mio santo olio l’ho unto.
“Ho trovato David, mio servo. È il David nato dalla discendenza di David. Col mio santo olio l'ho unto. Di lui, infatti, si dice: Ti ha unto, o Dio, il tuo Dio con l'olio dell'esultanza al di sopra dei tuoi compagni.
22 Infatti la mia mano lo
soccorrerà e il mio braccio lo rafforzerà.
“La mia mano lo aiuterà e il mio braccio lo conforterà. Si riferisce all'avere egli assunto l'umanità e preso una carne nel seno della Vergine . Parla dell'abbassamento per il quale lui che nella natura di Dio è uguale al Padre si è preso la natura del servo e si è fatto obbediente fino alla morte e alla morte sulla croce.
23 Il nemico non trarrà con lui
alcun guadagno e il figlio della
iniquità non continuerà a nuocergli.
“Il nemico non progredirà in lui. Il nemico potrà, sì, accanirsi contro di lui, ma non progredirà in lui. Il nemico è solito fare del male, ma a lui non ne farà. Ma allora perché tormentarlo? Lo metterà alla prova, ma non gli farà del male; con la sua ferocia, anzi, gli gioverà, perché coloro contro i quali incrudelisce, vinceranno e saranno incoronati. Che cosa vinceremmo, infatti, se non ci fossero nemici che infuriassero contro di noi? E dove esperimenteremmo che Dio è il nostro soccorso, se non avessimo da combattere? Il nemico, dunque, fa la sua parte, ma non progredirà in lui, né il figlio dell'iniquità potrà fargli del male.
24 E farò a pezzi i suoi nemici davanti a lui,
e metterò in fuga i suoi odiatori.
“Farò a pezzi i suoi avversari dinanzi a lui. La solidarietà dei loro intenti verrà intaccata… il popolo di Dio li berrà, come bevve la testa del vitello fatta a pezzi. Mosè, infatti, fece sbriciolare la testa del vitello [d'oro]; mischiò all'acqua la polvere [così ottenuta], e la dette da bere ai figli di Israele . Non diversamente vengono polverizzati tutti gli infedeli (nel senso che essi abbracciano la fede un po' alla volta), e così sono bevuti dal popolo di Dio, cioè passano nel corpo di Cristo.
25 La mia verità e la mia
misericordia saranno con lui e nel
mio nome sarà innalzato il suo corno.
La mia verità e la mia misericordia sono con lui. Tutte le vie del Signore sono misericordia e verità. Ricordate come potete quante volte ci sono raccomandate queste due cose, affinché ne facciamo offerta a Dio. Come egli manifesta verso di noi la misericordia quando cancella i nostri peccati e la sua verità quando adempie le sue promesse; così anche noi, camminando sulla sua via, dobbiamo ripagarlo con la misericordia e la verità. Con la misericordia, avendo compassione dei miseri; con la verità, non giudicando ingiustamente. La verità non ti privi della misericordia, né la misericordia ti ostacoli in fatto di verità! Se per praticare la misericordia avrai giudicato contro la verità, oppure ti sarai dimenticato di essere misericordioso per applicare rigidamente la verità, non camminerai nella via di Dio, sulla quale si incontrano la misericordia e la verità . E nel mio nome sarà esaltato il suo potere. A che scopo trattenerci su queste parole? Siete cristiani: riconoscete qui Cristo.
26 E porrò sul mare la sua
mano e sui fiumi la sua destra.
“Porrò fin nel mare la sua mano: cioè, egli dominerà le genti. E nei fiumi la sua destra. I fiumi corrono al mare: gli uomini cupidi si lasciano trascinare verso l'amarezza di questo secolo. Ma tutti gli uomini, chiunque siano, saranno sottomessi a Cristo.
27 Egli mi invocherà: Padre
mio sei tu, Dio mio e
sostegno della mia salvezza.
28 E io lo costituirò primogenito,
eccelso sopra i re della terra.
Egli mi invocherà: Tu sei mio padre, mio Dio e sostegno della mia salvezza. E io lo costituirò mio primogenito, lo renderò eccelso tra i re della terra. I nostri martiri, la cui festa celebriamo, versarono il loro sangue per queste verità, nelle quali essi credettero pur senza vederle. Quanto dobbiamo essere più forti noi, vedendo realizzato ciò che essi credevano! Essi non videro il Cristo esaltato sopra i re della terra. Allora i principi tramavano ancora contro il Signore e contro il suo Cristo. Ancora non si era compiuto ciò che dice più avanti quel medesimo salmo: E ora, o re, comprendete! Rinsavite, tutti voi che governate la terra! Adesso, invece, Cristo è esaltato sopra i re della terra.
29 In eterno gli conserverò la mia misericordia
e la mia alleanza sarà fedele con lui.
“In eterno gli conserverò la mia misericordia, e con lui sarà fedele il mio testamento. Se merita fiducia quel testamento, lo si deve a lui poiché in lui fu concordato. Di quel testamento infatti egli è il mediatore, il firmatario, il fideiussore e il testimone. Del medesimo testamento egli è l'eredità, e ne è anche il coerede.
30 E porrò nei secoli dei secoli
la sua discendenza e il suo trono come i giorni del cielo.
“Renderò stabile la sua discendenza nel secolo del secolo. Non soltanto in questo secolo, ma nel secolo del secolo; poiché là passerà un giorno la sua discendenza, che è anche la sua eredità, cioè la discendenza di Abramo, vale a dire Cristo. Se voi siete di Cristo, voi siete, dunque, la discendenza di Abramo ; e, se riceverete in eterno l'eredità, egli porrà nel secolo del secolo la sua discendenza. E il suo trono come i giorni del cielo. I troni dei re terreni sono come i giorni della terra; ma i giorni del cielo sono ben diversi da quelli della terra. I giorni del cielo sono quegli anni dei quali leggiamo: Tu sei sempre lo stesso e i tuoi anni non verranno meno. I giorni della terra sono incalzati da quelli che li seguono, mentre spariscono quelli che li precedono. Ma neppure quelli che vengono dopo restano; vengono e vanno, e sembrano quasi dileguarsi prima di giungere. Così sono i giorni della terra. I giorni del cielo e quegli anni di cui si dice che non vengono meno non hanno, al contrario, né inizio né fine. Nel cielo nessun giorno è pressato tra il giorno di ieri e quello di domani; nel cielo nessuno aspetta il giorno dopo e nessuno perde il giorno di prima. I giorni del cielo sono sempre attuali; e là ci sarà il suo trono in eterno.
31 Se i suoi figli abbandoneranno la
mia legge e non cammineranno nei miei giudizi,
32 se profaneranno i miei decreti
e non custodiranno i miei comandi
33 visiterò con la verga le loro iniquità e
con i flagelli i loro peccati.
34 Ma la mia misericordia
non distoglierò da lui e non
farò del male nella mia verità
35 né profanerò la mia alleanza
e non renderò vano ciò che procede dalle mie labbra.
“Se i suoi figli abbandoneranno la mia legge e non cammineranno nei miei precetti, se violeranno le mie ingiunzioni e non osserveranno i miei comandamenti, visiterò con la verga le loro ingiustizie, e i loro delitti con il flagello. Ma non distoglierò da lui la mia misericordia né lo condannerò nella mia verità. Non violerò il mio testamento né muterò le parole che escono dalle mie labbra. Grande è la stabilità della promessa di Dio! Figli di questo David sono i figli dello sposo: tutti i cristiani sono suoi figli. Orbene, molto è ciò che Dio promette ai cristiani quando assicura che, anche se essi, i suoi figli, avranno abbandonato, come dice, la mia legge e non cammineranno nei miei precetti, se violeranno le mie ingiunzioni e non osserveranno i miei comandamenti, io non li riproverò, né li abbandonerò sì che vadano perduti. Ma cosa farò? Visiterò con la verga le loro iniquità, e i loro delitti con il flagello. La misericordia non è dunque in lui soltanto quando chiama ma anche quando punisce e flagella. La mano paterna sia perciò sopra di te! Se sei un figlio buono, non scrollare il giogo della disciplina. Qual è infatti quel figlio che da suo padre non venga trattato con severità? Lo sferzi pure; basta che non lo privi della sua misericordia. Colpisca pure il colpevole contumace; purché gli conservi l'eredità. Se tu hai ben conosciuto quali sono le promesse del Padre, non temere di essere flagellato ma di essere diseredato. Il Signore infatti corregge chi ama e flagella ogni figlio che accoglie.
36 Una volta per sempre ho giurato
nel mio santuario: Non mentirò a Davide.
“Una volta ho giurato, nel mio santo: non mentirò a David. Aspetti che Dio giuri di nuovo? Quante volte dovrà giurare se, giurando una sola volta, può mentire? Un solo giuramento aveva per la nostra vita colui che per noi ha sacrificato il suo unico Figlio. Una volta ho giurato nel mio santo: non mentirò a David; la sua discendenza resterà in eterno. La sua discendenza resta in eterno, perché il Signore conosce i suoi. E il suo trono sarà come sole dinanzi a me e come luna eternamente piena; e il testimone fedele nel cielo. Suo trono sono coloro nei quali egli domina, coloro al di sopra dei quali siede, coloro che egli governa. Se sono suoi troni, sono anche sue membra, come anche le nostre membra sono il trono del nostro capo. Osservate in qual modo tutte le membra del nostro corpo reggano il nostro capo. Il capo non ha nulla sopra di sé, ma esso è portato dalle altre nostre membra, come se tutto il corpo dell'uomo fosse il trono del capo. Orbene il suo trono, cioè tutti coloro sui quali Dio regna, saranno, dice, dinanzi a me come il sole. Difatti i giusti splenderanno come sole nel regno del Padre mio . Come sole spirituale, non corporale; non come il sole che brilla nel cielo e che Dio fa sorgere sopra i buoni ed i malvagi… E come luna. Ma quale luna? Eternamente piena. Infatti questa luna che conosciamo, anche se è piena, il giorno dopo che è stata piena comincia a decrescere. Dice: Come luna eternamente piena. Il suo trono sarà perfetto come la luna, ma come la luna eternamente piena. Se il tuo trono è come il sole, perché sarà anche come la luna? Le Scritture sono solite raffigurare nella luna la mortalità della carne per il fatto che essa cresce e decresce e che si fa vedere solo a tratti. Inoltre anche Gerico significa "luna"; e l'uomo che scendeva da Gerusalemme a Gerico cadde in mano ai ladroni , perché appunto discendeva dall'immortalità nella mortalità. Questa carne è dunque simile alla luna che in ogni stagione e in ogni mese ha la sua fase di crescita e di diminuzione; ma nella resurrezione questa nostra carne sarà perfetta e sarà fedele testimone nel cielo. Ebbene, se noi dovessimo progredire soltanto nell'anima, ci avrebbe paragonati unicamente al sole; mentre, se il perfezionamento fosse circoscritto al solo corpo, ci avrebbe paragonati soltanto alla luna. Siccome però Dio ci perfeziona e nell'anima e nel corpo, facendo riferimento all'anima è detto: Come sole dinanzi a me, perché soltanto Dio vede l'anima. E soggiunge: E come la luna, cioè la carne, eternamente piena, come avverrà nella risurrezione dei morti.
37 La sua discendenza rimarrà in eterno
38 e il suo trono come il sole davanti a me,
e come la luna perfetta in eterno,
e nel cielo è il testimone fedele pausa
39 Ma tu hai rigettato e disprezzato, hai respinto il tuo Cristo.
40 Hai rovesciato l’alleanza del tuo
servo, hai profanato fino a terra il suo santuario.
41 hai distrutto tutte le sue
recinzioni, hai reso le sue
fortificazioni uno spavento
42 L’hanno depredato tutti i passanti per la via
è divenuto un obbrobrio per i suoi vicini.
43 Hai innalzato la destra dei suoi
oppressori, hai rallegrato tutti i suoi nemici.
44 Hai rimosso l’aiuto della sua
spada e non l’hai soccorso nella guerra,
45 l’hai spogliato della
purificazione, il suo trono a terra hai spezzato,
Ma tu lo hai scacciato e ridotto al niente. Hai rinviato nel tempo il tuo Cristo. Hai abrogato il testamento del tuo servo; hai profanato nella terra il suo santuario. Hai abbattuto tutte le sue mura; hai sparso la paura nelle sue fortificazioni. Lo hanno saccheggiato tutti coloro che passavano per via; è divenuto lo scherno dei suoi vicini. Hai esaltato la destra dei suoi nemici; hai rallegrato tutti i suoi oppositori. Gli hai sottratto l'aiuto della spada e non lo hai soccorso in battaglia. Lo hai privato di ogni purificazione; hai infranto in terra il suo trono. Hai abbreviato i giorni del suo trono; lo hai coperto di confusione. Che significa tutto questo? Avevi promesso tante cose e poi tu stesso hai fatto tutto il contrario! Dove sono le promesse per le quali poco fa ci rallegravamo, cui applaudivamo con entusiasmo, di cui ci congratulavamo sicuri? Sembrerebbe quasi che uno abbia promesso e un altro abbia rovesciato tutto! Anzi, e questo è ancora più sorprendente, non un altro ma tu stesso. Tu che promettevi, tu che confermavi le promesse, tu che per escludere i dubbi di noi uomini vi interponevi il giuramento: tu avevi promesso tutte quelle cose e poi ti sei comportato così. Come farò a prestar fede al tuo giuramento? Dove troverò la tua promessa? Che vorrà dire tutto questo? Avrà dunque Dio promesso o giurato il falso? Perché allora ha promesso quelle cose e poi in pratica ha fatto queste altre? Ebbene, io dico che si è comportato così proprio per confermare le promesse. Ma chi sono io per affermare cose del genere? Vediamo se dica le stesse cose la Verità, poiché solo allora non saranno campate per aria le mie parole. Nella Scrittura si presenta David come termine delle promesse, le quali però si sarebbero dovute realizzare al completo nella sua discendenza, cioè in Cristo. In quanto dunque rivolte a David, gli uomini si attendevano che tali promesse effettivamente si adempissero in David. E allora, se un qualche cristiano avesse detto: Si parla di Cristo, altri avrebbero potuto replicargli: No! si parla di David. E lo stesso veder realizzate in David tutte le promesse avrebbe convalidato l'errore. Ebbene, Dio non completò le sue promesse nella persona di David in modo che, vedendo che in lui non si sono realizzate quelle promesse che pur dovevano necessariamente realizzarsi, tu cerchi un altro nel quale si trovi la loro realizzazione. Una cosa simile accadde in Esaù e Giacobbe. La Scrittura ci presenta il minore che ossequia umilmente il maggiore, mentre sta scritto: Il maggiore servirà il minore . In tal modo tu, vedendo che quella profezia non si compie in quei due antichi personaggi, aspetterai i due popoli nei quali si compiano le promesse che Dio, verace, si è degnato di fare. A David disse: Ecco, io porrò sopra il tuo trono uno della tua discendenza . Promette che dalla sua stirpe trarrà origine un qualcosa che sussisterà in eterno. Nasce quindi Salomone, il quale è tanto sapiente da far ritenere essersi realizzata in lui la promessa di Dio concernente l'erede di David. Ma Salomone decadde e la sua caduta divenne occasione per sperare ancora nel Cristo. Dio infatti, il quale non può né ingannarsi né ingannare, sapendo che Salomone sarebbe caduto, non poteva fare di lui il termine della sua promessa; e tu, vedendo la fine dei suoi giorni, avresti volto lo sguardo a Dio invocandone colui che aveva effettivamente promesso. Ebbene, Signore, hai tu forse mentito? Non adempi ciò che hai promesso? Non manifesti ciò che hai giurato? Forse a questo punto Dio ti avrebbe potuto rispondere: Certo che ho giurato e promesso! ma lui non ha voluto perseverare. Ma come? Tu, Signore Dio, non sapevi in anticipo che costui non avrebbe perseverato? Certamente lo sapevi. Perché allora mi promettevi realtà eterne in una persona che sapevi non avrebbe perseverato? Non avevi forse detto: Anche se abbandoneranno la mia legge e non cammineranno nei miei precetti e non osserveranno i miei comandamenti e violeranno il mio testamento, resterà tuttavia salda la mia promessa e il mio giuramento si adempirà? Una volta ho giurato nel mio santo, cioè nel mio segreto, in quella stessa fonte ove bevevano i profeti che ci hanno annunziato queste cose. Una volta, dice, ho giurato: non mentirò a David. Manifesta dunque ciò che hai giurato; mantieni quello che hai promesso. Le promesse sono state sottratte a David, perché non le si attendesse realizzate in questo David. Aspetta dunque ciò che io ho promesso. Tutto questo era noto allo stesso David. Osserva infatti ciò che dice: Tu lo hai scacciato e ridotto al niente. Dove sono allora le tue promesse? Hai rinviato nel tempo il tuo Cristo. Pur inserite in un elenco di sventure, queste parole ci confortano. Ciò che tu, o Dio, hai promesso, resta assolutamente valido. Tu non hai allontanato per sempre il tuo Cristo, ma lo hai solamente rinviato. Guardate dunque che cosa sia accaduto a questo David, nel quale persone ignare speravano che Dio adempisse le sue promesse: in tal modo spererete più tenacemente nelle promesse di Dio, che si adempiranno in un altro. Hai rinviato nel tempo il tuo Cristo; hai abrogato il testamento del tuo servo. Dov'è il Vecchio Testamento dei giudei? Dov'è quella terra promessa, nella quale peccarono mentre vi abitavano e da cui emigrarono quando fu devastata? Cerchi il regno dei giudei, e non lo trovi; cerchi l'altare dei giudei, e non c'è più; cerchi il sacrificio dei giudei, non c'è; il sacerdozio dei giudei, e non esiste. Hai abrogato il testamento del tuo servo; hai profanato in terra il suo santuario. Cioè hai mostrato che era terreno tutto quello che di sacro essi possedevano. Hai abbattuto tutte le sue mura, con le quali lo avevi protetto. Come avrebbero infatti potuto depredarlo, se le sue mura non fossero state distrutte? Hai sparso la paura nelle sue fortificazioni. Perché menzionare la paura? Affinché ad ogni peccatore si possano dire le parole: Se Dio non ha risparmiato i rami naturali, non risparmierà neppure te . Continua: Lo hanno saccheggiato tutti coloro che passavano per via. Ossia: tutte le genti passando per la via, cioè per questa vita, hanno saccheggiato Israele, hanno saccheggiato David. Guardate dapprima i brandelli di quel popolo dispersi tra le genti. È dei Giudei infatti che sta scritto: Saranno preda delle volpi . La Scrittura chiama volpi i re empi, ingannatori e paurosi, che la potenza altrui spaventa. Non a caso il Signore stesso, parlando di Erode che lo minacciava, disse: Dite a quella volpe . Il re che non teme alcun uomo non è una volpe. Tale il leone della tribù di Giuda, al quale sono rivolte le parole: Sei salito e sdraiandoti hai dormito come un leone . Nel tuo potere sei salito, nel tuo potere hai dormito: hai dormito perché lo hai voluto. Per questo dice in un altro salmo: Io ho dormito. Non sarebbe stata già completa la frase se avesse detto solamente: Ho dormito e ho preso sonno; e mi sono svegliato perché il Signore mi sorreggerà? Perché aggiunge anche io? E questo io dobbiamo pronunziarlo con grande enfasi. Io ho dormito! I giudei infuriarono e perseguitarono, ma se io non avessi voluto, non mi sarei addormentato. Io ho dormito! Ebbene, di coloro di cui si diceva: Saranno preda delle volpi, è detto anche ora: Lo hanno saccheggiato tutti coloro che passavano per via: è divenuto lo scherno dei suoi vicini. Hai esaltato la destra dei suoi nemici; hai rallegrato tutti i suoi oppositori. Guardate ai Giudei e vedete come tutte quelle predizioni si sono avverate. Gli hai sottratto l'aiuto della spada. Ma come? Non erano soliti combattere in pochi e vincere molti nemici? Gli hai sottratto l'aiuto della spada e non lo hai soccorso in battaglia. Fu per sua colpa se fu vinto e preso prigioniero, se fu scacciato dal suo regno e disperso: perse infatti la sua patria perché, amandola sregolatamente, uccise il Signore. Gli hai sottratto l'aiuto della spada e non lo hai soccorso in battaglia. Lo hai privato di ogni purificazione. Che significa questo? Tra tutti i mali questo desta un grande terrore. Ci castighi Dio quanto vuole; si adiri quanto vuole contro di noi, ci flagelli, ci colpisca; ma ci flagelli tenendoci legati [a sé] al fine di purificarci. Non ci privi della purificazione. Quando infatti priva uno della purificazione, è segno che non vuole più purificarlo ma gettarlo alla perdizione. Ebbene, di quale purificazione viene privato il giudeo? Della fede. È infatti per mezzo della fede che viviamo , quella fede di cui è detto: Con la fede purifica i loro cuori . E siccome è soltanto la fede in Cristo che purifica, non credendo in Cristo essi sono privati di ogni purificazione. Lo hai privato di ogni purificazione; hai infranto in terra il suo trono; e giustamente lo hai ridotto in frantumi. Hai abbreviato i giorni del suo trono: credevano infatti che avrebbero regnato in eterno. Lo hai coperto di confusione. Tutte queste cose sono accadute ai Giudei: senza tuttavia che il Cristo ci venisse negato. Era solamente differito.
46 hai abbreviato i giorni del suo
tempo, l’hai colmato di vergogna. pausa
47 Fino a quando Signore ti volgi
indietro? Per sempre? Divamperà
come fuoco la tua ira?
“Vediamo ora se Dio mantiene davvero le sue promesse. Il profeta ha enumerato tutte le sciagure capitate al popolo e al regno dei Giudei. Ma perché non si creda che Dio abbia allora adempiuto pienamente le sue promesse e non ci sia dato un altro regno in Cristo, un regno che non avrà fine, eccolo rivolgere a lui le parole: Fino a quando, Signore? Ti allontanerai per sempre? In effetti nemmeno da loro si allontanerà per sempre, poiché la cecità ha colpito Israele solo in parte affinché entri la totalità dei gentili, e sia così salvo tutto Israele . Per il momento tuttavia arde come fuoco la tua ira.
48 Ricordati qual è la mia sostanza:
forse che invano hai creato
tutti i figli degli uomini?
49 Chi è l’uomo che vivrà
e non vedrà la morte e libererà la sua anima
dalla mano degli inferi? pausa
Ricordati quale sia la mia sostanza. Questo David, che nella carne è tra i Giudei ma nella speranza è in Cristo, dice: Ricordati quale sia la mia sostanza. Non è venuta meno la mia consistenza per il fatto che sono venuti meno i Giudei. Da quel popolo infatti è nata la vergine Maria e dalla vergine Maria è venuta la carne di Cristo: quella carne che non è peccatrice ma purifica i peccati. Là, in quel popolo - dice - è la mia consistenza. Ricordati, quale sia la mia sostanza. Non si è seccata completamente la radice; verrà il discendente al quale fu fatta la promessa, promulgata per mezzo degli angeli e per mano del mediatore . Ricordati quale sia la mia sostanza: perché non hai creato invano tutti i figli degli uomini. Ecco: tutti i figli degli uomini sono scivolati nella vanità, ma tu non li avevi creati invano. Se dunque tutti sono scivolati nella vanità coloro che tu non avevi creati invano, non ti sei forse riserbato un mezzo per purificarli dalla vanità? Certo: il mezzo da te apprestato per purificare gli uomini dalla loro vanità è il tuo santo, nel quale è la mia consistenza. Per lui ottengono la purificazione dalla propria vanità tutti coloro che tu non avevi creato invano e ai quali sono rivolte le parole: Figli degli uomini, fino a quando sarete duri di cuore? Perché amate la vanità e cercate la menzogna? Forse, presi da preoccupazione, abbandoneranno la vanità e, accorgendosi di essere stati inquinati dalla vanità, cercheranno come purificarsi. Aiutali, rassicurali! E sappiate che il Signore ha reso mirabile il suo santo . Ha reso mirabile il suo santo: per lui ha purificato tutti dalla vanità. In lui, dice, è la mia consistenza. Ricordati di lui! Perché non hai creato invano tutti i figli degli uomini. Hai dunque serbato loro qualcosa con cui purificarli. Chi è costui? Chi è l'uomo che vivrà e non vedrà la morte? Sì veramente, quest'uomo che vivrà e non vedrà la morte è colui che purifica dalla vanità. Dio infatti non creò per la vanità tutti i figli degli uomini né può il Creatore di tutti disinteressarsi di loro al punto da non convertirli né purificarli.
50 Dove sono le tue misericordie antiche,
Signore, come hai giurato a Davide nella tua verità?
“Dove sono le tue antiche misericordie, Signore? Già conosciamo Cristo e la sua opera purificatrice; già abbiamo colui nel quale adempi le promesse. Manifesta in lui ciò che hai promesso. Lui è l'uomo che vivrà e non vedrà la morte; è colui che ha liberato la sua anima dal potere dell'inferno. E tuttavia noi ancora soffriamo! Queste sono le cose che han detto i martiri, la cui festa oggi celebriamo. Egli vivrà e non vedrà la morte, egli ha liberato la sua anima dalle mani dell'inferno; eppure noi, per causa sua, siamo uccisi ogni giorno, siamo considerati come pecore da macello . Dove sono le tue antiche misericordie, Signore? quelle che giurasti a David nella tua verità?
51 Ricorda Signore l’obbrobrio dei tuoi servi,
che ho contenuto nel mio seno
da parte di molte genti,
“Ricordati, Signore! In te, nel tuo ricordo, c'è una immensa dolcezza. Ricordati: non ti dimenticare! Di che cosa ti devi ricordare? Ricordati dell'umiliazione dei tuoi servi, delle offese di molte genti che io mi racchiudevo in seno. Andavo a predicare, dice in sostanza, e ascoltavo ingiurie, ma io me le celavo nel seno. Si adempivano in me le parole: Noi siamo maledetti e preghiamo; siamo divenuti come la spazzatura del mondo, il rifiuto di tutti . Per lungo tempo i cristiani si tennero celati nel loro seno, nel loro cuore, gli insulti, né osarono opporre resistenza a chi li insultava. Tempo addietro sarebbe stato considerato delitto replicare a un pagano; ora è un delitto restare pagani! Ringraziamo il Signore! Si è ricordato dei vituperi da noi subiti e ha innalzato il potere del suo Cristo, rendendolo ammirabile dinanzi ai re della terra. Ora nessuno insulta più i cristiani; oppure, se li insulta, non lo fa pubblicamente. È più grande il timore di essere udito, che non la voglia di essere creduto.
52 quello che hanno esecrato i tuoi nemici, Signore,
poichè hanno esecrato lo scambio del tuo Cristo
Questo mi hanno rinfacciato i tuoi nemici, Signore. Sia i Giudei che i pagani. Questo mi hanno rinfacciato. Che cosa? Il cambiamento del tuo Cristo. Cioè mi obiettavano che Cristo era morto, che Cristo era stato crocifisso. Ma cosa obiettate, o insensati? Anche se ora non c'è più nessuno che sollevi di queste obiezioni, tuttavia, se qualcuno è rimasto, perché obiettarmi ancora la morte di Cristo? Egli non cessava d'esistere; si cambiava soltanto! Se lo diciamo morto, è per quei tre giorni [che rimase nel sepolcro]. Ecco in sostanza che cosa mi hanno rinfacciato i tuoi nemici: non la eliminazione, non la distruzione, ma veramente il cambiamento del tuo Cristo. Egli si cambiava. Ed effettivamente egli si è cambiato passando da una vita temporale a una vita eterna, passando dai giudei alle genti, passando dalla terra al cielo. Vengano fuori ora i tuoi fatui nemici e mi rinfaccino ancora il cambiamento del tuo Cristo! Volesse il cielo che loro stessi si cambiassero! Non avrebbero allora niente da ridire sul cambiamento di Cristo. Ma il cambiamento di Cristo è loro sgradito perché essi non si vogliono cambiare. Per loro infatti non c'è cambiamento: non hanno timore di Dio.
“Essi mi rinfacciavano quel cambiamento; e tu che cosa facevi? La benedizione del Signore per sempre: così sia, così sia. Rendiamo grazie alla sua misericordia; rendiamo grazie alla sua grazia! Noi rendiamo grazie, ma non diamo [la grazia], non la ridoniamo né l'applichiamo o restituiamo. Noi soltanto con la parola diciamo grazie; mentre riceviamo la grazia nella realtà. Egli ci ha salvati gratuitamente, senza tener conto della nostra empietà. Ci ha cercati senza che noi lo cercassimo; ci ha trovati, ci ha redenti, ci ha liberati dalla soggezione al diavolo e dal potere del demonio. Per purificarci, con la fede ci ha incatenati e con questo ci ha liberati da quei nemici che non credono e che perciò non possono essere purificati. Dicano ciò che vogliono coloro che sono rimasti [pagani] e che ogni giorno restano sempre di meno! Obiettino, deridano, rimproverino il cambiamento del tuo Cristo, non la sua eliminazione. Non si rendono conto che, mentre vanno dicendo tali cose, la loro genia scompare, o perché credono o perché muoiono? La loro maledizione è temporale; la benedizione del Signore invece è eterna. E per confermare questa benedizione escludendo così ogni timore, aggiunge: Così sia, così sia! Questa è la firma di garanzia di Dio. Sicuri pertanto delle sue promesse, crediamo nelle cose passate, riconosciamo le presenti e speriamo nelle future. Il nemico non ci distolga dalla via, affinché colui che ci accoglie sotto le sue ali come pulcini, possa riscaldarci. Non allontaniamoci dalle sue ali, se non vogliamo che il falco volante per l'aria ci rapisca mentre siamo ancora pulcini implumi. Il cristiano non deve infatti sperare in se stesso; se vuole essere sicuro, cresca al tepore materno. Cristo è la gallina che riunisce i suoi pulcini, di cui egli stesso parla rimproverando la incredula città di Gerusalemme: Quante volte ho cercato di riunire i tuoi figli come la gallina raccoglie i suoi pulcini sotto le sue ali, e non hai voluto! Ecco, la vostra casa vi resterà abbandonata . Per questo è qui detto: Hai sparso la paura nelle sue fortificazioni. Poiché dunque essi non vollero ripararsi sotto le ali di questa gallina (e con ciò ci hanno dato un esempio di come dobbiamo aver paura degli spiriti impuri dell'aria che cercano sempre di rapirci), entriamo noi sotto le ali di questa gallina: sotto le ali della divina Sapienza, la quale per noi, suoi pulcini, si è indebolita sino alla morte. Amiamo il Signore, Dio nostro; amiamo la sua Chiesa! Amiamo lui come padre, la Chiesa come madre. Amiamo lui come signore, la Chiesa come sua ancella. Difatti noi siamo i figli dell'ancella.
Dai Padri
1 Origene: le misericordie di Dio sono la promessa accordata a Davide, pegno della benevolenza divina.
Atanasio: profezia della nascita del Cristo, del suo regno, della sua passione. Le misericordie del Signore sono la liberazione dal peccato e dalla morte.
Teodoreto: per implorare la misericordia divina, egli la celebra.
Girolamo: misericordia per la quale tu mandi il Figlio tuo.
Atanasio: canto la tua verità, che è il Figlio di Dio.
Cassiodoro: la verità è proprio ciò che il profeta annuncerà.
2 Origene: citare le parole di Dio è piegarlo alla misericordia: tu hai promesso per l’eternità che questo edificio della misericordia sarà stabile. La parola edificio si addice perfettamente, perché fu fatto in parecchi strati: cominciò con Abramo, si estese al popolo di Israele e infine al mondo intero. La promessa di Dio a Davide diceva che la sua discendenza, che è il Cristo, sarebbe stata stabile.
Eusebio: la iniziale misericordia di Dio per l’uomo non fa che aumentare dalla creazione e costruirsi di generazione in generazione come un edificio. Nei cieli: le promesse di Dio a Davide non sono terrestri, ma celesti.
Origene: si edificherà la casa di misericordia il cui architetto è Dio, che edifica la misericordia per i suoi benedetti.
Teodoreto: sarà edificata significa crescerà. Lungi dal diminuire le mie misericordie, le aumenterò.
Girolamo: la tua misericordia, infatti, cresce ogni giorno.
2 Origene: sulla terra noi vediamo come in uno specchio; ma in cielo quelli che portano in se stessi l’immagine dell’esemplare celeste, vedranno la verità che sarà stabilita nei cieli.
3 Atanasio: i miei eletti: Abramo, Giacobbe, Davide.
Teodoreto: i miei eletti: Abramo, Isacco, Giacobbe… Il profeta vede realizzarsi il contrario della promessa; ma lungi dal reclamare continua la sua lode: confesseranno i cieli le tue meraviglie.
Girolamo: Davide qui è il Cristo.
4 Cirillo alessandrino: la tua discendenza: il Cristo.
Cassiodoro: i santi sono il vero trono del Signore.
6 Cirillo alessandrino: le nubi simbolizzano i profeti: cedono il posto al Cristo.
7 Atanasio: gli stolti vacillano quando lo vedono nella forma dello schiavo; ma i sapienti, anche allora, lo proclamano grande e terribile.
10 Teodoreto: l’orgoglioso: il faraone.
Girolamo: il diavolo ferito dal palo della croce.
Ruperto: una volta abbattuto il drago dal Cristo, come canta il salmo: tu hai umiliato come un ferito l’orgoglioso, gli apostoli e i martiri si precipitarono in questo combattimento (confronta Apocalisse 12,17).
12 Origene: l’aquilone e il mare; aquila: l’aquilone e la destra. Sono tutte le regioni del mondo. Il Tabor e l’Ermon simboleggiano la terra promessa.
Atanasio: Aquilone, Mare, Tabor, Ermon: i 4 punti cardinali.
Teodoreto: questi nomi descrivono tutta la terra santa.
15 Origene: siccome si tratta del canto di vittoria, il salmista dichiara beati quelli che hanno l’abitudine della vittoria.
Eusebio: esultanza: acclamazione di guerra.
Teodoreto: il grido di vittoria.
Atanasio: la luce del tuo volto: tuo Figlio.
16 Cirillo Alessandrino: esultano di essere chiamati cristiani.
17 Origene: nostro corno: nostro spirito. La conoscenza di Dio innalza lo spirito.
Atanasio: questo è rivolto al Padre. Perché ti sei compiaciuto di mandare il tuo Figlio unigenito, si è innalzata la nostra gloria; noi siamo risuscitati con Cristo.
19 Origene: noi parliamo alle orecchie di qualcuno, ma Dio parla in visione; per questo tutto il popolo vide la voce (Esodo 20,18).
Atanasio: in quel tempo hai parlato ai tuoi figli in visioni profetiche; hai detto: ho posto l’aiuto in un potente. Ricorrano i deboli a questo potente! È il Cristo, il signore delle potenze.
19 Girolamo: il potente è il diavolo, l’uomo forte armato.
20 Girolamo: olio di gioia e santità.
21 Cassiodoro: questi versetti parlano del Cristo nella forma di schiavo.
22 Origene: il demonio non ha guadagnato nulla su Cristo.
Atanasio: il nemico non troverà in lui alcun guadagno: anche se i servi malvagi lo uccidono per averne l’eredità, alla fine è lui che spoglia l’inferno.
Beda: il diavolo ha guadagnato in Adamo. Nel Cristo non avrà alcun guadagno; lo tenterà, non approderà a nulla.
23 Girolamo: i suoi nemici sono i demoni.
27 Cirillo di Gerusalemme io lo costituirò primogenito, eccelso più dei re della terra. Queste parole non possono applicarsi a Davide e neppure le altre: il suo trono come i giorni del cielo.
Girolamo: allusione all’ascensione.
28 Cirillo alessandrino: la seconda alleanza eterna.
29 Girolamo: perennità della Chiesa.
35 Eusebio: come un padre giura sul suo figlio diletto, io ho giurato nel mio santo.
36 Eusebio: il suo seme rimarrà in eterno. Il seme del Cristo è la sua parola e la sua Chiesa.
37 Gregorio Magno: la Chiesa non ha alcun dubbio sui beni eterni che le saranno donati: per mezzo dello spirito vede la risurrezione già compiuta nel suo capo. Il salmista contempla la Chiesa sotto il simbolo della luna perfetta in eterno e aggiunge: nel cielo c’è il testimone fedele. Nel cielo, infatti, sta il testimone fedele risuscitato dai morti. Il popolo dei credenti deve dunque dire, quando è scosso da dure tribolazioni: ma ecco fin d’ora il mio testimone è nei cieli (Giobbe 16,19).
Girolamo: il testimone fedele è il Cristo.
38 Eusebio: tu hai rigettato… Tutte queste lamentose constatazioni valgono per la successione visibile di Davide. Ma il senso spirituale nel quale debbono realizzarsi le promesse ci è stato offerto dai versetti 2: nei cieli sarà stabilita la tua verità, e 14: misericordia e verità cammineranno davanti al tuo volto, nei quali è detto chiaramente che le promesse di Dio sono celesti. Il mio regno non è di questo mondo (Giovanni 18,36).
39 Beda: gli immediati discendenti del Davide storico non hanno retto. Poiché gli uomini ignoranti credevano che le promesse fossero per il Davide storico, Dio li ha forzati a cercare un altro Davide: il Cristo. Salomone è caduto, facendo posto al Messia.
Cassiodoro: santuario: il tempio.
41 Girolamo: l’obbrobrio: le umiliazioni della passione.
45 Girolamo: la vergogna è la confusione della morte.
46 Eusebio: il ragionamento è questo: tu non disprezzi gli uomini, li hai creati nell’onore, li hai creati a tua immagine. E non li hai creati invano, per nulla: li hai creati per la grande speranza fondata su di te. Non permettere che si perda la tua opera e la tua immagine. Poiché gli uomini non possono riscattare se stessi, mandaci il Cristo e con lui tutti i beni. Affrettati, prima che tutto il genere umano perisca. Manda colui che solo può liberare dalla morte se stesso e gli altri.
47 Atanasio: sostanza: l’uomo fu creato a tua immagine, rendigli l’incorruttibilità.
Girolamo: tu non hai creato invano i figli degli uomini: hai dato loro la speranza della risurrezione. A quanta maggior ragione tu devi risuscitare tuo Figlio! Sostanza: non ho altro sostegno di vita che la mia speranza nel Cristo.
48 Girolamo: chi è quest’uomo? Nessun uomo sfugge alla morte; ma nella carne del Cristo era nascosto Dio e non doveva essere trattenuto dalla morte.
49 Cirillo Alessandrino: le tue misericordie antiche: il disegno di Dio, stabilito prima della creazione del mondo e che vuole l’immortalità della sua creatura.
50 Origene: seno esprime qualcosa di inesauribile.
Ilario: uno solo ricevette nel suo seno gli obbrobri di tutte le nazioni: egli ha portato i nostri peccati (Isaia 53).
51 Girolamo: scambio del Cristo: si è distolto dai giudei e si è diretto verso le nazioni dicendo ai giudei: la vostra casa sarà lasciata deserta.
52 Girolamo: benedetto sia il Signore che risale glorioso dagli inferi e si mostra ai discepoli dicendo: io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo (Matteo 28,20).
salmo 89
1 preghiera di Mosè uomo di Dio
Signore ti sei fatto nostro rifugio
di generazione in generazione.
2 Prima che i monti fossero fatti e fosse
formata la terra e il mondo, da sempre tu sei Dio
3 Non abbandonare l’uomo
all’abiezione. E hai detto:
Convertitevi figli degli uomini!
4 Perché mille anni agli occhi tuoi
sono come il giorno di ieri che è
passato e come una vigilia nella notte.
5 Cose da nulla saranno
stimati i loro anni.
6 Al mattino come erba passi,
al mattino fiorisca e passi.
A sera cada, indurisca e si dissecchi,
7 poiché siamo venuti meno nella
tua ira e per il tuo furore siamo stati sconvolti.
8 Hai posto le nostre iniquità davanti a te,
il nostro secolo sta alla luce del tuo volto.
9 Perché tutti i nostri giorni
sono venuti meno , nella tua ira
siamo venuti meno, i nostri anni
come ragnatela saranno fatti.
10 I giorni dei nostri anni sono, in
se stessi, settanta anni, se poi siamo in forze,
ottanta anni e il più di essi è fatica e dolore
poiché è sopravvenuta la
mansuetudine, e saremo presi.
11 Chi conosce la forza della tua ira
e per timore tuo sa valutare la tua ira?
12 Fa’ così conoscere la tua
destra e quelli che sono stati posti
in ceppi col cuore nella sapienza.
13 Ritorna Signore, fino a quando ?
E sii arrendevole coi tuoi servi.
14 Siamo stati ricolmati al mattino della tua misericordia
e abbiamo esultato e ci siamo
deliziati in tutti i nostri giorni.
15 Abbiamo gioito in cambio dei
giorni in cui ci hai umiliati, in
cambio degli anni in cui abbiamo visto il male.
16 E tu guarda sui tuo servi
e sulle tue opere e guida i loro figli.
17 E sia lo splendore del Signore nostro su di noi
e le opere delle nostre mani dirigi sopra di noi
e dirigi l’opera delle nostre mani.
Da Sacy
1 preghiera di Mosè uomo di Dio.
I padri e gli interpreti sono di opinioni tra loro discordi intorno al vero autore di questo salmo. San Girolamo crede che, in conformità del titolo, si debba attribuire a Mosè. Il suo parere è quello di molti altri santi. Agostino, Bellarmino e alcuni autori hanno al contrario pensato che non bisogna considerare Mosè come autore del presente salmo, ma che vi fu posto in fronte il nome di quel gran servo di Dio solamente per significare che questo salmo doveva essere spiegato relativamente alle due qualità possedute dal sant’uomo, di ministro del Vecchio testamento e di profeta del Nuovo.
Signore ti sei fatto nostro rifugio
di generazione in generazione.
2 Prima che i monti fossero fatti e fosse
formata la terra e il mondo da sempre tu sei Dio
Consideriamo come sia sicuro per noi rifugiarci tra le braccia del Signore la cui eternità forma la nostra speranza affinché sia quella lo scopo a cui tendiamo per uscire dalla incostanza della vita presente. Secondo un senso figurato per monti si possono intendere gli spiriti celesti e per terra il mondo degli uomini con tutte le altre creature.
3 Non abbandonare l’uomo
all’abiezione. E hai detto:
Convertitevi figli degli uomini!
Tu, o Signore, che sei stato l’asilo del tuo popolo in tutti tempi non nascondere la tua faccia ai tuoi servi, riducendoli all’ultimo grado di miseria. Poiché tu hai sempre invitato gli uomini a convertirsi a te, degnati Dio di rimirarli con occhio benigno e di assisterli con l’aiuto della tua grazia perché vivano per te.
4 Perché mille anni agli occhi tuoi
sono come il giorno di ieri che è
passato e come una vigilia nella notte.
5 Cose da nulla saranno
stimati i loro anni.
Questa è la ragione per cui il profeta supplica Dio di perdonare il suo popolo, considerando la miseria e la brevità della vita degli uomini. Che cos’è il tempo in cui da loro si vive; seppure vivessero mille anni tutti questi sono ai tuoi occhi come un solo giorno passato, cioè sembrano come un istante alla luce dell’eterno e come una veglia della notte, cioè come alcune ore della notte. I suoi anni saranno come un nulla. Lo saranno in effetti una volta che siano passati, quantunque sembrino, finché passano, qualche cosa di grande alla mente dell’uomo che misura il tempo presente senza pensare all’eternità. Mille anni passati sono un nulla se si paragonano a ciò che deve durare in eterno.
6 Al mattino come erba passi,
al mattino fiorisca e passi.
A sera cada, indurisca e si dissecchi,
Il profeta richiudendo la vita dell’uomo nello spazio di un solo giorno ne fa vedere sempre più il nulla allorché dice: che essa spunta come l’erba, fiorendo al mattino cioè nella gioventù, ma che, passando prontamente, cade alla sera cioè nella vecchiaia e alla fine si indura e si secca con la morte.
7 poiché siamo venuti meno nella
tua ira e per il tuo furore siamo stati sconvolti.
8 Hai posto le nostre iniquità davanti a te,
il nostro secolo sta alla luce del tuo volto.
9 Perché tutti i nostri giorni
sono venuti meno , nella tua ira
siamo venuti meno, i nostri anni
come ragnatela saranno fatti.
Il profeta dichiara che la brevità e la miseria della nostra vita e il turbamento causato dal continuo spavento della morte era un effetto dell’ira di Dio e che il suo furore si era acceso contro noi perché aveva esposto le nostre iniquità alla luce del suo volto per condannarle secondo la severità della sua giustizia. Chi fra i giusti sarebbe capace di sostenere lo splendore della luce del volto di un Dio tutto pieno di verità e di giustizia se non fosse temperato per loro dai propizi raggi della sua grazia e della sua misericordia? Ma chi fra i peccatori potrà sussistere tutto coperto d’iniquità davanti agli occhi scintillanti ed acuti del giusto giudice, la cui divina luce scoprirà chiaramente tutto il corso della loro vita mostruosa e colpevole?
10 I giorni dei nostri anni sono, in
se stessi, settanta anni, se poi siamo in forze,
ottanta anni e il più di essi è fatica e dolore
poiché è sopravvenuta la
mansuetudine, e saremo presi.
Non c’è animale più inquieto del ragno, né cosa più fragile del suo lavoro. Tale è il corso della vita degli uomini le cui occupazioni sono vane e caduche. Si affaticano di continuo e tutte le loro fatiche vanno a terminare, per così dire, in una caccia di mosche. Si applicano a tender agguati a disporre lacci in cui cadono loro stessi e che si rompono con altrettanta facilità quanto è lo stento con cui sono stati fabbricati. Alla fine, dice il profeta, qual è il corso di tutta la loro vita se non lo spazio di settant’anni o al più di ottanta, dopo i quali altro non rimane che afflizione travaglio e morte?
11 Chi conosce la forza della tua ira
e per timore tuo sa valutare la tua ira?
12 Fa’ così conoscere la tua
destra e quelli che sono stati posti
in ceppi col cuore nella sapienza.
13 Ritorna Signore, fino a quando ?
E sii arrendevole coi tuoi servi.
Quanto pochi, dice Sant’Agostino, sono quelli che conoscono la forza dell’ira di Dio. Quanto più egli perdona agli uomini tanto più mostra ordinariamente di essere irritato contro di loro. Il travaglio e la molestia da cui permette che sia esercitata la loro vita è un effetto della sua mansuetudine piuttosto che della sua ira poiché non castiga quelli che ama se non per risparmiare loro gli eterni supplizi.
14 Siamo stati ricolmati al mattino della tua misericordia
e abbiamo esultato e ci siamo
deliziati in tutti i nostri giorni.
15 Abbiamo gioito in cambio dei
giorni in cui ci hai umiliati, in
cambio degli anni in cui abbiamo visto il male.
16 E tu guarda sui tuo servi
e sulle tue opere e guida i loro figli.
17 E sia lo splendore del Signore nostro su di noi
e le opere delle nostre mani dirigi sopra di noi
e dirigi l’opera delle nostre mani.
O che noi spieghiamo queste parole secondo il senso letterale della Volgata che in un linguaggio profetico porta un tempo passato per esprimere l’avvenire, o secondo il testo ebraico che ci rappresenta una preghiera che fanno quei popoli a Dio richiedendogli che li colmi della sua misericordia e li riempia di letizia per il tempo in cui sono stati afflitti e addolorati, il senso è sempre il medesimo.
Nella estremità in cui si trovavano i figli di Israele dopo avere rappresentato a Dio il proprio nulla, la fragilità e la brevità della propria vita e i flagelli della sua collera da cui erano oppressi, scongiurano il Signore che faccia risplendere la sua onnipotenza verso di loro. Ma aggiungono al tempo stesso questa eccellente preghiera: che egli ammaestri il loro cuore nella sapienza. Questo non poteva accadere se Dio costretto dai delitti del suo popolo non si fosse allontanato da loro e poi di nuovo non si fosse accostato per ammaestrarli con la sapienza che viene dall’alto.
16 E tu guarda sui tuo servi
e sulle tue opere e guida i loro figli.
17 E sia lo splendore del Signore nostro su di noi
e le opere delle nostre mani dirigi sopra di noi
e dirigi l’opera delle nostre mani.
Sembra che non osando sperare da se stessi che Dio si degni di rimirarli lo supplichino di rimirare almeno il loro padri e i suoi antichi e fedeli servi: di ricordarsi di tante opere miracolose da lui fatte per il suo popolo e di voler finalmente essere la guida dei figli degli antichi israeliti in favore dei quali aveva egli operato così grandi prodigi.
Da Agostino
1 preghiera di Mosè uomo di Dio
“Questo salmo si intitola: Preghiera di Mosè uomo di Dio. Per mezzo di quest'uomo di Dio il Signore diede la legge al suo popolo; per suo mezzo lo liberò dalla schiavitù e lo guidò per quarant'anni nel deserto. Mosè fu dunque ministro del Vecchio Testamento e profeta del Nuovo, poiché tutte queste cose accadevano in mezzo a loro con valore di simbolo, come dice l'Apostolo, ma sono state scritte per correzione di noi, cui è toccato vivere alla fine dei tempi . Ebbene, è riferendoci a questo disegno divino compiutosi per mezzo di Mosè, che dobbiamo scorrere il presente salmo che ha preso il titolo dalla sua preghiera.
Signore ti sei fatto nostro rifugio
di generazione in generazione.
Signore, tu sei diventato nostro rifugio di generazione in generazione. Cioè: in ogni generazione, oppure nelle due generazioni: la vecchia e la nuova. Mosè infatti, come accennavo, è stato ministro del Testamento concernente la vecchia generazione, e profeta del Testamento concernente la generazione nuova. Gesù stesso, garante di questo Testamento e sposo nelle nozze concluse con quella generazione, ebbe a dire: Se credeste in Mosè, credereste anche in me; infatti egli ha scritto di me . Non che dobbiamo credere che Mosè abbia scritto tale e quale questo salmo, dal momento che non si trova in nessuno dei suoi libri, nei quali sono pur trascritti i suoi cantici. Per cui, se è stato posto nel titolo il nome di un così grande servo di Dio, lo si è fatto per conferire al salmo un significato più profondo, e così accendere l'attenzione di chi lo legge o lo ascolta.
2 Prima che i monti fossero fatti e fosse
formata la terra e il mondo da sempre tu sei Dio
Dio esiste non solo prima della terra ma anche prima del cielo e della terra e prima di tutte le creature corporali e spirituali. Ma, introducendo una tale distinzione, si è voluto, forse, stabilire una differenza nell'ambito delle creature razionali: in modo che, forse, con il nome di monti si indicassero quelle sublimi creature che sono gli angeli, mentre con il nome di terra si sottolineasse l'idea della meschinità dell'uomo.
3 Non abbandonare l’uomo
all’abiezione. E hai detto:
Convertitevi figli degli uomini!
Non distogliere da te l'uomo [sì che scivoli] nell'abiezione. Non permettere cioè che egli, allontanandosi dai tuoi beni eterni e sublimi, finisca col desiderare le cose temporali e gusti solo le cose terrene. Chiede a Dio ciò che Dio stesso ha ordinato. Con parole del tutto simili noi diciamo nella nostra preghiera: Non ci indurre in tentazione. Aggiunge poi: E tu hai detto: Convertitevi, figli degli uomini. È come se dicesse: richiedo ciò che tu hai comandato. Così rende gloria alla grazia di lui, in modo che chi si gloria si glori nel Signore , poiché senza il tuo aiuto, mediante l'arbitrio della nostra volontà non possiamo superare le tentazioni di questa vita. Dice: Non distogliere da te l'uomo [sì che scivoli] nell'abiezione, e tuttavia tu hai detto: Convertitevi, figli degli uomini. Da' dunque ciò che hai ordinato. Esaudisci la preghiera del supplice e aiuta la fede di chi è volenteroso.
4 Perché mille anni agli occhi tuoi
sono come il giorno di ieri che è
passato e come una vigilia nella notte.
Perché mille anni dinanzi ai tuoi occhi sono come il giorno di ieri che è già passato. Per questo dobbiamo dirigerci, da questi giorni che passano e scompaiono, al tuo rifugio dove sei tu, l'immutabile. Perché, per quanto ci si possa augurare lungo il tempo di questa vita, mille anni dinanzi ai tuoi occhi sono come il giorno di ieri che è già passato. Fossero almeno come il giorno di domani, che deve ancora venire! Dobbiamo invece considerare come già passate tutte le cose circoscritte entro i limiti del tempo. Per questo l'ideale dell'Apostolo lo portava a considerarle come secondarie, dimenticandole come roba sorpassata, e ciò dobbiamo intendere di tutte le cose temporali. Viceversa, egli si protendeva verso le cose che gli erano davanti e ciò indica il suo desiderio delle cose eterne. Perché poi nessuno creda che mille anni debbano essere computati dinanzi a Dio come un giorno solo nel senso che i giorni di Dio siano effettivamente di tale durata, mentre con questo modo di dire mira solo a ridicolizzare la lunghezza del tempo, aggiunge: E come una vigilia notturna, la cui durata, come sappiamo, non supera le tre ore.
5 Cose da nulla saranno
stimati i loro anni.
6 Al mattino come erba passi,
al mattino fiorisca e passi.
“Come cose che si considerano niente saranno i loro anni. Sono infatti un nulla le cose che, prima che giungano, non sono ancora; e una volta giunte, ormai non esistono più. Non vengono infatti per restare, ma per scomparire. Il mattino, cioè le cose di prima, come erba passerà; il mattino fiorirà e passerà. La sera, cioè le cose successive, cadrà, si irrigidirà e inaridirà. Cadrà, nella morte; si irrigidirà, nel cadavere; inaridirà nella polvere. Chi subisce queste vicende se non la carne, sede della dannata concupiscenza degli uomini carnali? Ogni carne è infatti erba; e la gloria dell'uomo è come il fiore dell'erba. L'erba inaridisce, il fiore avvizzisce; ma la parola del Signore resta in eterno .
7 poiché siamo venuti meno nella
tua ira e per il tuo furore siamo stati sconvolti.
Proclamando che dal peccato è derivata a noi questa pena, aggiunge subito: Perché noi siamo venuti meno nella tua ira, e nella tua indignazione siamo stati turbati. Siamo venuti meno, per la debolezza; siamo stati turbati, dal timore della morte. Siamo divenuti deboli e abbiamo paura del momento in cui finirà la nostra debolezza. Un altro ti cingerà, diceva il Signore, e ti porterà dove tu non vorresti . Anche se si trattava di uno che doveva essere non punito ma coronato col martirio. Del resto anche l'anima del Signore, che volle totalmente riprodurre in se stesso la nostra immagine, divenne triste fino alla morte ; perché il Signore non volle avere altra dipartita da questo mondo, se non la morte.
8 Hai posto le nostre iniquità davanti a te,
il nostro secolo sta alla luce del tuo volto.
Hai posto le nostre iniquità al tuo cospetto: cioè non vi hai sorvolato. E il nostro secolo nella luce del tuo volto. È sottinteso: Hai posto. Le parole nella luce del tuo volto equivalgono a quelle che ha dette prima: al tuo cospetto; e le parole il nostro secolo equivalgono alle altre: Le nostre iniquità.
9 Perché tutti i nostri giorni
sono venuti meno , nella tua ira
siamo venuti meno, i nostri anni
come ragnatela saranno fatti.
Perché tutti i nostri giorni sono svaniti, e noi siamo venuti meno nella tua ira. Con queste parole ti dimostra a sufficienza che la nostra mortalità è una condanna. Dice che sono svaniti i giorni, o perché durante tali giorni vengono meno gli uomini in quanto amano le cose che passano, o perché i giorni stessi sono effettivamente divenuti pochi . Il secondo senso mi sembra esplicitato dalle parole che seguono: I nostri anni erano considerati come tela di ragno. I giorni dei nostri anni in se stessi sono settanta anni, ma nei più forti sono ottanta anni; il loro di più è sofferenza e dolore. Queste parole sembrerebbero indicare la brevità e la miseria di questa vita; infatti sono chiamati longevi coloro che in questo mondo raggiungono settanta anni. Alcuni, è vero, sembrano possedere ancora delle forze fino ad ottanta; però, se vivono di più, si moltiplicano i loro stenti e i loro dolori. Moltissimi però anche prima dei settanta anni già sono vecchi e pieni di acciacchi e di malanni; come talvolta si incontrano vecchi che hanno più di ottanta anni e dimostrano di possedere ancora una mirabile vigoria. È meglio quindi ricercare in questi numeri un qualche significato spirituale. Non è infatti aumentata l'ira di Dio contro i figli di Adamo (per la cui colpa il peccato entrò nel mondo e attraverso il peccato anche la morte , che è passata così in tutti gli uomini) per il fatto che ora si vive molto meno di quanto non vivessero gli antichi. Del resto qui è ridicolizzata anche la longevità degli antichi, se le loro migliaia di anni vengono paragonate al giorno di ieri già passato oppure a tre ore. E poi l'uomo viveva a lungo anche quando provocò l'ira di Dio al punto che dovette mandare il diluvio in cui tutti perirono.
10 I giorni dei nostri anni sono, in
se stessi, settanta anni, se poi siamo in forze,
ottanta anni e il più di essi è fatica e dolore
poiché è sopravvenuta la
mansuetudine, e saremo presi.
I nostri anni erano considerati come tela di ragno. Cioè: noi ci affaticavamo in cose corruttibili; ordivamo tele fragili che, come dice il profeta Isaia, non ci coprivano affatto . I giorni dei nostri anni in se stessi sono settanta anni: ma nei più forti sono ottanta. Una cosa sono in se stessi; un'altra nei più forti. In se stessi, cioè, negli anni o nei giorni stessi, intendiamo le cose temporali: per questo sono settanta. Nel Vecchio Testamento, infatti, a quanto sembra, erano promesse le cose temporali. Ma se si prendono gli anni non più in se stessi ma nei più forti (cioè non più nelle cose temporali, ma in quelle eterne), sono ottanta anni. Difatti il Nuovo Testamento annuncia la speranza del rinnovamento e della resurrezione che dura per l'eternità. Il loro di più è fatica e dolore. Cioè: chiunque viola questa fede e cerca qualcosa di più trova fatiche e dolori. Tutto questo si potrebbe intendere anche nel senso che, sebbene ci troviamo nel Nuovo Testamento, raffigurato dal numero ottanta, questa nostra vita ha da sostenere in gran copia fatiche e dolori, mentre gemiamo in noi stessi sperando l'adozione a figli, la redenzione del nostro corpo. Noi infatti siamo stati salvati nella speranza, per cui dobbiamo aspettare con pazienza ciò che non vediamo ancora . Tutto questo è opera della misericordia di Dio; per cui [il testo] continua dicendo: È sopraggiunta su di noi la mansuetudine e saremo sottoposti a disciplina. Il Signore corregge chi ama, flagella ogni figlio che accoglie , e a certuni, anche tra i più forti, dà un pungiglione nella carne, che li tormenti affinché non si insuperbiscano della grandezza delle loro rivelazioni, ma la virtù possa diventare perfetta proprio nella debolezza . Alcuni codici non recano” Saremo sottoposti e disciplina, ma saremo ammaestrati”: la qual cosa rientra ugualmente nell'ambito della mansuetudine. Nessuno può essere infatti ammaestrato senza fatica e dolore; perché è nella debolezza che la virtù diviene perfetta.
11 Chi conosce la forza della tua ira
e per timore tuo sa valutare la tua ira?
12 Fa’ così conoscere la tua
destra e quelli che sono stati posti
in ceppi col cuore nella sapienza.
13 Ritorna Signore, fino a quando ?
E sii arrendevole coi tuoi servi.
14 Siamo stati ricolmati al mattino della tua misericordia
e abbiamo esultato e ci siamo
deliziati in tutti i nostri giorni.
15 Abbiamo gioito in cambio dei
giorni in cui ci hai umiliati, in
cambio degli anni in cui abbiamo visto il male.
16 E tu guarda sui tuo servi
e sulle tue opere e guida i loro figli.
17 E sia lo splendore del Signore nostro su di noi
e le opere delle nostre mani dirigi sopra di noi
e dirigi l’opera delle nostre mani.
Chi conosce il potere della tua ira? chi sa calcolarla mediante il tuo timore? È di pochissimi uomini, dice, conoscere il potere della tua ira, perché con moltissima gente tu ti adiri maggiormente quando li risparmi. Tanto che, quando tu mandi tribolazioni e dolori, questo è segno non della tua ira ma piuttosto della tua mansuetudine. Sono mezzi con cui correggi ed ammaestri coloro che ami, affinché non siano tormentati dalle pene eterne. Così infatti si legge in un altro salmo: Il peccatore ha irritato il Signore; per la grandezza della sua ira non lo ricercherà . Ebbene chi conosce, cioè quanti uomini sono in grado di valutare, il potere della tua ira e riescono a calcolarla mediante il tuo timore? Fa' conoscere così la tua destra. Questa è infatti la lezione preferita dai codici greci; non come certi codici latini che recano: Fa' conoscere a me la tua destra. Che significa allora: Fa' conoscere così la tua destra, se non " fa' conoscere il tuo Cristo "? Di Cristo infatti fu detto: E il braccio del Signore a chi è stato rivelato? Fa' dunque conoscere Cristo, in modo che in lui i tuoi fedeli apprendano veramente a chiederti e a sperare quei premi della fede che non appaiono nel Vecchio Testamento ma sono rivelati nel Nuovo. Aggiunge poi: E, mediante la sapienza, coloro che sono prigionieri di cuore, mentre altri codici recano, non prigionieri, ma eruditi. La parola greca suona nei due casi quasi alla stessa maniera e differisce appena in una sola sillaba. Comunque, eruditi nella sapienza sono coloro che mettono, come sta scritto, il piede nei suoi ceppi (non il piede del corpo, è chiaro, ma il piede del cuore) e che sono legati dai suoi vincoli come da catene d'oro: cioè coloro che non s'allontanano dalla via di Dio né fuggono da lui. Cosicché qualunque lezione si preferisca, rimane sempre salva la dottrina insegnataci dalla verità. Chi poi siano questi prigionieri o eruditi di cuore mediante la sapienza, Dio lo ha palesato nel Nuovo Testamento. Sono quei tali che hanno disprezzato ogni cosa per la fede, detestata dalla empietà dei giudei e dei gentili, e hanno tollerato di essere privati di quei beni che, al tempo del Vecchio Testamento, erano ritenuti, da coloro che giudicavano secondo la carne, come promesse di grande valore.
13 Ritorna Signore, fino a quando ?
E sii arrendevole coi tuoi servi.
“Volgiti, Signore! Fino a quando? Sii arrendevole con i tuoi servi. È la voce di coloro, o a favore di coloro, che, sopportando molte pene perché perseguitati da questo mondo, ci si presentano come aventi il cuore imprigionato dalla sapienza: persone che, anche se oppresse da tanti mali, non abbandonano Dio per volgersi ai beni di questo mondo. In un altro passo delle Scritture si dice: Fino a quando distogli la tua faccia da me? Similmente qui dice: Volgiti, Signore! Fino a quando? … Quanto all'espressione: Fino a quando, è parola della giustizia che prega, non dell'impazienza indignata.
14 Siamo stati ricolmati al mattino della tua misericordia
e abbiamo esultato e ci siamo
deliziati in tutti i nostri giorni.
15 Abbiamo gioito in cambio dei
giorni in cui ci hai umiliati, in
cambio degli anni in cui abbiamo visto il male.
Anticipando poi nella speranza i beni futuri e considerandoli come già attuali, dice: Siamo ricolmi fin dal mattino della tua misericordia. Nelle fatiche e sofferenze della notte, è stata accesa per noi la profezia, come lampada che arde in luogo oscuro, finché non splenda il giorno e la stella del mattino non sorga nei nostri cuori . Sono infatti beati i puri di cuore perché vedranno Dio . Allora i giusti saranno colmati di quella felicità di cui hanno fame e sete, ora che camminano nella fede e sono esuli dal Signore . Per questo leggiamo anche: Mi ricolmerai di letizia con il tuo volto . Al mattino saranno alla tua presenza e contempleranno ; e così saranno saziati, come altri hanno tradotto: Siamo stati saziati al mattino della tua misericordia, e come altrove leggiamo: Sarò saziato quando si manifesterà la tua gloria. Per questo è detto: Mostraci il Padre e ci basta; e del pari il Signore medesimo diceva: Mostrerò a lui me stesso . Finché tutto questo non accadrà, nessun bene ci basta, né deve bastarci, perché il nostro desiderio non ha da fermarsi sulla via, mentre deve protendersi verso la meta finale finché non vi giunga. Siamo ricolmi fin dal mattino della tua misericordia; e abbiamo esultato e ci siamo rallegrati in tutti i nostri giorni. Quel giorno è il giorno senza fine. Sono un tutt'uno quei giorni; per questo saziano… Arda la nostra anima dal desiderio di quei giorni; ne abbia una sete ardente e tormentosa, affinché possiamo essere lassù ricolmati, saziati, e poter dire lassù ciò che qui preannunziamo: Siamo saziati fin dal mattino della tua misericordia, e abbiamo esultato, e ci siamo rallegrati in tutti i nostri giorni. Ci siamo allietati per i giorni nei quali ci hai umiliati, per gli anni nei quali abbiamo visto miserie.
16 E tu guarda sui tuo servi
e sulle tue opere e guida i loro figli.
“Guarda i tuoi servi e le tue opere. I tuoi servi, essi stessi sono tua opera: e non solo in quanto sono uomini ma anche perché sono tuoi servi, e come tali possono eseguire i tuoi comandi. Siamo infatti sue creature, non soltanto in Adamo ma anche in quanto siamo stati creati in Cristo Gesù, per le opere buone che Dio ha preparato affinché camminiamo in esse . Perché è Dio che opera in noi e il volere e l'operare conforme alla buona volontà . E governa i loro figli, affinché siano quei retti di cuore verso i quali Dio è buono. Buono è infatti il Dio di Israele, ma con i retti di cuore. Non con quanti assomigliano a colui i cui piedi vacillarono perché, scorgendo la pace dei peccatori, stava per provar disgusto di Dio, quasi che egli non conoscesse queste cose, non se ne curasse e si disinteressasse del governo del genere umano.
17 E sia lo splendore del Signore nostro su di noi
e le opere delle nostre mani dirigi sopra di noi
e dirigi l’opera delle nostre mani.
“E lo splendore del Signore Dio nostro sia sopra di noi. Al riguardo è detto altrove: È impressa in noi la luce del tuo volto, Signore . E dirigi in noi le opere delle nostre mani: in modo che non le compiamo per ottenerne una ricompensa terrena, poiché allora queste opere non sarebbero rette ma distorte. Molti codici concludono qui questo salmo, ma in altri si legge un ultimo verso: E dirigi l'opera delle nostre mani. I più attenti e dotti contrassegnano questo verso con una stella, che chiamano asterisco: un segno con cui indicano le frasi che si incontrano in ebraico oppure in altre traduzioni greche, mentre non si trovano nella traduzione dei Settanta. Se vogliamo spiegare questo verso, mi sembra che il suo contenuto miri a sottolineare come tutte le nostre opere buone si riducano ad un'unica opera, quella della carità. Difatti la pienezza della legge è la carità . Ora, nel versetto precedente aveva detto: E dirigi in noi le opere delle nostre mani; in quest'ultimo versetto non ripete: Dirigi le opere, ma dice: Dirigi l'opera delle nostre mani. Come se volesse cioè mostrare con l'ultimo verso che le varie opere si riducono ad un'opera sola e sono dirette a questa sola opera. Le opere infatti sono rette quando si dirigono ad un unico fine: e fine del comandamento è la carità che sgorga da cuore puro, da buona coscienza e da fede verace. Unica è dunque l'opera nella quale sono racchiuse tutte le altre: la fede che opera per mezzo dell'amore . Non diversamente il Signore dice nel Vangelo: Questa è l'opera di Dio: che crediate in colui che Dio ha mandato.
Dai Padri
Gregorio di Nissa: nel terzo libro, il profeta ha superato se stesso, ha innalzato la sua anima fino al cielo. Nel quarto libro sale ancora più in alto: non è più un uomo normale che si innalza, ma un uomo in stretta comunione con Dio. È per questo che il salmo 89, il quale introduce il quarto libro, ha per titolo: preghiera di Mosè. Simile a Mosè, colui che ascende non ha più bisogno di legge o pedagogo: è lui stesso un dottore come lo era questo sublime Mosè che scosse dai suoi piedi la dignità regale, si separò per quarant’anni dalla società degli uomini, visse solitario nella contemplazione delle cose invisibili; subissò di flagelli gli egiziani, strappò Israele alla tirannia per mezzo della luce e dell’acqua; rese dolce col legno un’acqua amara, mutò la roccia in sorgente, sostituì il nutrimento terrestre con un cibo del cielo; col vertice del suo spirito vide l’invisibile nelle tenebre e descrisse il tabernacolo non fatto da mani di uomo; recando sul volto la prova della potenza divina, distolse col suo splendore gli sguardi degli indegni; cambiò in benedizione i sortilegi di Balaam, e anche con la morte superò la grandezza di tutta la sua vita, perché, raggiunta la sommità del monte, non vi lasciò la tomba e neppure la traccia di un passo. Tale è colui che cammina davanti a noi nell’ascensione del quarto libro dei salmi. Giunto a tale sommità, è ai confini del corruttibile e dell’incorruttibile. Come un mediatore, offre a Dio le sue preghiere per i peccatori, fa discendere la misericordia e, a guisa della divinità, effonde i benefici divini su tutti coloro che ne hanno bisogno. Il salmo 89, dunque espone questo: il genere umano è stato precipitato dal malvagio. Separato, tolto dalla comunione di Dio, è caduto in una moltitudine di miserie. L’uomo di Dio si fa avvocato dei caduti. Perora davanti a Dio come in tribunale: confessa che Dio è l’unica sorgente di vita e immutabile, inesauribile, mentre il genere umano è agitato in ogni sorta di peripezie. L’uomo domanda di non essere separato dal bene supremo, né in questo mondo, né nell’altro. L’eterno errante domanda che l’immutabile sia il suo rifugio e afferma: ti sei fatto nostro rifugio di generazione in generazione. Tu che sei prima dei monti, che non conosci la caduta, tendi la mano all’uomo caduto. Poi l’avvocato parla, per così dire, in nome del maestro: ritornate figli degli uomini; avete cambiato dal bene in male, cambiate ora dal male in bene. Mille anni di peccato nulla conteranno, soltanto che l’uomo torni indietro. Per intenerire il giudice, insiste sulla fragilità della nostra natura che è come l’erba di un mattino e di una sera. Si fa ancora più compassionevole: questa erba è distrutta dall’ira, che altro non è se non il nostro allontanamento stesso da Dio e il disordine che comporta. E il più di essi è fatica e dolore: non vuole dire che la vita sia dura dall’età di otto anni in poi, ma che la maggior parte della vita è fatica e dolore: è un travaglio anche l’infanzia e l’adolescenza. Poi, tante fatiche: i capelli bianchi e le rughe della vecchiaia testimoniano tutta questa fatica. Il peccato procura all’uomo tanti mali ed egli non ha la forza di sopportarli. Il profeta chiede a Dio una nuova misericordia: ritorneremo! E il tuo salvatore ci istruirà più che i tormenti. Sino a quando, implora l’affrettarsi della grazia. Alla fine del salmo il profeta parla come se già avesse ricevuto la grazia e la luce. Già lo splendore del Signore Dio nostro su di noi.
Eusebio: preghiera di Mosè: è una profezia, perché le affermazioni di questo salmo non concernono l’epoca di Mosè. Era allora il mattino per gli ebrei, il momento della fioritura. E fu la sera quando il sole di giustizia tramontò per loro. Sorge per quelli che lo temono e tramonta sui profeti che fanno traviare il popolo.
Eusebio: Dio fu il rifugio di tutti i patriarchi.
Teodoreto: questo salmo canta la penitenza dei giudei, ma anche l’instabilità della condizione umana. Ti sei fatto nostro rifugio di generazione in generazione… Ma tutta l’umanità può dire altrettanto, perché Dio non si è deciso all’improvviso di salvare i gentili: ha sempre avuto cura di tutti gli uomini, era il Signore di tutti, ben prima di incarnarsi.
2 Eusebio: il presente tu sei esprime l’eternità.
Atanasio: tu sei è rivolto al Cristo.
3 Atanasio e la maggior parte dei padri leggono: non abbandonare l’uomo all’abiezione.
Teodoreto: non rimandare completamente l’uomo alla miseria del suo destino. Tu hai condannato Adamo a ritornare alla terra, ma hai detto: ritornate, figli degli uomini. Noi dunque non preghiamo invano, sappiamo che esaudirai le nostre preghiere e muterai i mali in bene.
Arnobio il Giovane: l’uomo è decaduto sino a terra come l’erba: non respingerlo. Tu hai detto: ritornate, figli degli uomini e non ti compiaci di far perire i viventi. Guarda le opere delle tue mani. Per l’avvento del Cristo, sia il tuo splendore su di noi e conduci a buon fine le opere delle nostre mani.
5 Origene, Eusebio, Gregorio di Nissa hanno la lezione: cose da nulla saranno i loro anni.
6 Atanasio e Teodoreto: al mattino: il Sinai, che è il periodo felice del popolo giudeo. Alla sera: dopo il Cristo, la decadenza del popolo.
7 Atanasio: siamo venuti meno nella tua ira: questo si addice all’uomo in genere.
10 Origene: abbiamo trascorso nella fatica e nel dolore la maggior parte degli anni.
14 Origene: il mattino della risurrezione, tutta la terra è stata riempita della misericordia del Cristo.
Simmaco: saziaci della tua misericordia fin dal mattino… E possiamo gioire in tutti i nostri giorni. Rendici la gioia per tutti i giorni in cui ci hai afflitti. Le tue opere si manifestino ai tuoi servi e sia su di noi la bontà del Signore.
16 Teodoreto: i loro figli: i figli degli esuli di Babilonia, ma anche tutta l’umanità che chiede di venire alla luce.
17 Ruperto: questo salmo riassume la speranza comune del genere umano. Il Signore è il nostro rifugio, dai primi giusti della storia fino agli ultimi. Passi l’uomo come l’erba, tra un mattino e una sera. Per aver meritato la tua ira, siamo decaduti. Ma volgiti ancora verso di noi: accogli la nostra supplica. Il Signore risponde con la speranza della risurrezione. Il salmista grida: siamo stati saziati al mattino. Il mattino è la risurrezione. Siamo stati saziati, come fosse già avvenuta. Infatti la speriamo con fede certa, poiché il Cristo è già risorto.
Salmo 90
1 Lode, cantico di Davide
Chi abita nell’aiuto dell’Altissimo
dimorerà al riparo del Dio del cielo
2 Dirà al Signore: mio sostegno sei tu e mio rifugio:
il mio Dio! Spererò in lui.
3 Poiché egli mi libererà
dal laccio dei cacciatori e dalla parola avversa.
4 Con le sue spalle ti adombrerà, e
sotto le sue ali spererai,
5 la sua verità ti circonderà di uno scudo.
Non temerai lo spavento notturno,
6 la freccia che vola di giorno,
quanto si aggira nelle tenebre,
l’assalto del demonio meridiano.
7 Mille cadranno al tuo fianco
e diecimila alla tua destra,
ma a te non si avvicinerà.
8 Solo osserverai con i tuoi occhi
e vedrai la retribuzione dei peccatori.
9 Poiché tu Signore sei la mia
speranza. Hai fatto dell’Altissimo il tuo rifugio.
10 Non si accosteranno
a te i mali e flagello non si
avvicinerà alla tua tenda,
11 perché per te comanderà ai
suoi angeli e ti custodiranno in tutte le tue vie.
12 Sulle mani ti porteranno
perché non inciampi nel sasso col tuo piede.
13 Sull’aspide e sul basilisco
camminerai e calpesterai il leone e il drago.
14 Poiché in me ha sperato pure lo libererò,
lo proteggerò perché ha conosciuto il mio nome.
15 Griderà a me e lo esaudirò,
con lui sono nella tribolazione;
lo libererò e lo glorificherò.
16 Lo colmerò di lunghezza di giorni
e gli mostrerò la mia salvezza.
Da Sacy
1 Lode, cantico di Davide
Chi abita nell’aiuto dell’Altissimo
dimorerà al riparo del Dio del cielo
Dimorano nell’assistenza dell’Altissimo solo coloro che desiderano unicamente come Davide una tale assistenza e che temono unicamente di perderla e questi solo si ricoverano sotto la sua divina protezione; poiché non sperando che nel Dio del cielo nulla hanno da temere dagli abitatori della terra. Forse lo Spirito Santo ha voluto con ciò indicarci due sorti di grazie: l’una che riguarda l’assistenza che egli ci porge per fare il bene e l’altra che consiste nella sua divina protezione con cui ci libera dal male e ci pone in salvo contro ogni cosa che possa recarci danno.
2 Dirà al Signore: mio sostegno sei tu e mio rifugio:
il mio Dio! Spererò in lui.
Ha diritto di dire al Signore: tu sei il mio difensore e il mio rifugio colui che non cerca altra assistenza se non la sua e che unicamente confida della sua divina protezione. Tale fu Davide che pur essendo re non ripose mai la sua fiducia nelle sue ricchezze, nelle sue forze e nei suoi eserciti.
3 Poiché egli mi libererà
dal laccio dei cacciatori e dalla parola avversa.
Le grazie, che il santo profeta ha già ricevuto gli sono come un pegno di quelle che egli spera di nuovo. Quindi egli ripone in Dio la sua fiducia perché sa che Dio l’ha già liberato dai lacci che gli tendevano coloro che cercavano la sua rovina, dalle parole aspre che si erano tante volte impiegate contro di lui.
4 Con le sue spalle ti adombrerà, e
sotto le sue ali spererai,
5 la sua verità ti circonderà di uno scudo.
Non temerai lo spavento notturno,
6 la freccia che vola di giorno,
quanto si aggira nelle tenebre,
l’assalto del demonio meridiano.
O abbia fin qui parlato il profeta, o il giusto, l’uno dei due risponde ora all’altro e lo assicura che non senza ragione ha egli riposto in Dio la sua speranza, poiché sarà salvo contro i suoi nemici, essendo sotto l’ombra delle ali dell’Onnipotente. Tutte le espressioni di cui si serve il profeta sono metaforiche ed opportune insieme per indicarci sotto sensibili figure la bontà e la tenerezza di Dio verso quelli che si rifugiano e si abbandonano tra le sue braccia. Egli li nasconde sotto le sue ali come fa la chioccia con i suoi pulcini e li ricovera sotto la sua verità, cioè sotto la inviolabile fedeltà delle sue promesse, come sotto uno scudo impenetrabile. Davide parla qui di quattro sorti di pericoli di cui due riguardano la notte e gli altri due il giorno. La parafrasi caldea spiega questo passo nella seguente maniera. Tu non sarai smosso dal timore degli angeli perversi che passeggiano nella notte, dalla saetta dell’angelo della morte che egli vibra nel giorno, dalla morte che passa nelle tenebre e dalla turba dei demoni che devastano e sterminano sul mezzodì.
7 Mille cadranno al tuo fianco
e diecimila alla tua destra,
ma a te non si avvicinerà.
Vale a dire che alla sinistra del giusto che spera in Dio e che è circondato dallo scudo della sua verità cadrà una moltitudine di nemici e alla sua destra una moltitudine anche maggiore; ma egli nondimeno rimarrà invulnerabile in mezzo a tanti morti.
8 Solo osserverai con i tuoi occhi
e vedrai la retribuzione dei peccatori.
9 Poiché tu Signore sei la mia
speranza. Hai fatto dell’Altissimo il tuo rifugio.
L’essere Dio medesimo la nostra speranza è una cosa maggiore dello sperare noi semplicemente in lui. La perfetta carità non aspira unicamente che al sommo bene esclamando con tutto l’ardore del suo desiderio: cosa c’è per me in cielo o cos’altro desidero io sopra la terra all’infuori di te solo Dio? Ora siccome in questo mondo non ci sono altro che conflitti al di fuori e motivi di spavento al di dentro è necessario che noi ricorriamo all’Altissimo come all’unico nostro rifugio.
10 Non si accosteranno
a te i mali e flagello non si
avvicinerà alla tua tenda,
11 perché per te comanderà ai
suoi angeli e ti custodiranno in tutte le tue vie.
Per spiegare queste parole si possono intendere dalla occasione particolare di cui si trattava, nella quale lo spirito di Dio assicurava il suo servo che il flagello che faceva morire tanti popoli non sarebbe venuto fino a lui e non si sarebbe accostato alla sua casa come si vide in effetti che la pestilenza di cui egli può parlare in questo luogo non fece alcun danno alla casa di Davide. Il demonio tentando Gesù Cristo nel deserto gli riportò queste parole del profeta per indurlo a precipitarsi dalla cima del tempio. Ma se egli credeva effettivamente che quello cui parlava fosse Figlio di Dio, doveva sapere che non aveva alcun bisogno d’essere portato nelle mani degli angeli, mentre, come dice San Paolo egli sostiene ogni cosa con la sua potenza.
12 Sulle mani ti porteranno
perché non inciampi nel sasso col tuo piede.
13 Sull’aspide e sul basilisco
camminerai e calpesterai il leone e il drago.
Quantunque secondo alcuni interpreti, si possa intendere alla lettera che chi ha l’Altissimo per suo rifugio non può temere alcune delle bestie più velenose o più crudeli, quali sono gli aspidi e i basilischi, i leoni e i draghi e si dice che Davide stesso nella sua giovinezza prendeva i leoni e gli orsi per la mascella e li ammazzava facilmente, si possono ciononostante spiegare queste parole del profeta in una maniera più spirituale, intendendole del demonio che, prendendo ora la forma dell’aspide e del basilisco e ora quella del leone e del drago, ci assale talvolta con la malizia e con l’artificio del serpente ed altre volte col furore e con la violenza del leone e del drago.
14 Poiché in me ha sperato pure lo libererò,
lo proteggerò perché ha conosciuto il mio nome.
15 Griderà a me e lo esaudirò,
con lui sono nella tribolazione;
lo libererò e lo glorificherò.
Dio parla qui ora per confermare come di sua propria bocca quello che aveva detto il suo profeta. Io lo libererò, dice Dio, perché ha sperato in me. Ma Signore, chi è quello che non spera in te allorché si trova oppresso dall’afflizione? Non si scorge dice Tertulliano che i pagani stessi nei grandi pericoli in cui si trovano si indirizzano a Dio, tenendo le mani non verso i templi profani ma verso il cielo? Lo Spirito Santo sembra stabilire per tutto il salmo la sorgente della salvezza dell’uomo nella speranza che egli ha in Dio.
16 Lo colmerò di lunghezza di giorni
e gli mostrerò la mia salvezza.
Parlando Dio al suo servo fedele che spera in lui non gli promette soltanto lunghi giorni in questa vita. Ma quando lo assicura che lo colmerà di giorni è la stessa cosa che egli ha detto allorché ha promesso che colmerà di gioia. Un cuore destinato a godere Dio non può essere pienamente sazio se non nella gloria dell’eternità.
Da Agostino
1 Lode, cantico di Davide
Questo è il salmo dal quale il diavolo prese lo spunto per tentare il nostro Signore Gesù Cristo. La tentazione non era affatto necessaria a lui; fu solo un ammaestramento per noi. Occorre però che noi prestiamo attenzione alle risposte che egli diede al diavolo, imparando a rispondere anche noi alla stessa maniera quando ci si presentano le stesse tentazioni.
Chi abita nell’aiuto dell’Altissimo
dimorerà al riparo del Dio del cielo
2 Dirà al Signore: mio sostegno sei tu e mio rifugio:
il mio Dio! Spererò in lui.
“Orbene chi imita Cristo al punto di sopportare tutte le molestie di questo mondo, chi ripone la sua speranza in Dio e non si lascia sedurre dalle lusinghe del mondo né spaventare dalle sue minacce, costui è l'uomo che abita nell'aiuto dell'Altissimo e che dimorerà nella protezione del Dio del cielo, come avete udito e cantato nel salmo, dato che il salmo comincia proprio con queste parole. Quanto alle parole con le quali il diavolo tentò il Signore, le riconoscerete quando giungeremo a parlarne: infatti vi sono ben note. Dirà al Signore: Tu sei il mio protettore e il mio rifugio, o mio Dio. Chi dice queste parole al Signore? Colui che abita nell'aiuto dell'Altissimo. E chi è che abita nell'aiuto dell'Altissimo? Colui che non fonda la sua abitazione sulle proprie risorse. Chi è, ripeto, colui che abita nell'aiuto dell'Altissimo? Colui che non è superbo, come lo furono quei tali che mangiarono per divenire come dèi e perdettero la prerogativa ricevuta di uomini immortali. Vollero abitare nelle loro risorse, non nell'aiuto dell'Altissimo. Ascoltarono il suggerimento del serpente e disprezzarono il comandamento di Dio. Col risultato che videro realizzate in loro le minacce di Dio, non le promesse del diavolo.
3 Poiché egli mi libererà
dal laccio dei cacciatori e dalla parola avversa.
“Ebbene di' anche tu queste parole: Spererò in lui perché egli mi libererà. Non sarò io a liberarmi. Guarda un po' se t'insegni altra cosa, all'infuori della necessità che ci incombe di non riporre la nostra speranza né in noi stessi né in qualsiasi uomo. Da che cosa ti libererà? Dalla trappola dei cacciatori e dalla parola dura. Dalla trappola dei cacciatori: è una grande liberazione. Ma che cosa c'è di grande nell'essere liberati dalla parola dura? Sta di fatto però che molti sono caduti nella trappola dei cacciatori a causa della parola dura. A che cosa mi riferisco? Il diavolo tende dei lacci, e i suoi angeli come cacciatori tendono anche essi dei lacci; ma gli uomini che camminano in Cristo passano lontano da tali lacci…Vuoi camminare sicuro? Non deviare né a destra né a sinistra. Sia la tua via colui che per te si è fatto via , per condurti a sé per mezzo di se medesimo. Così non avrai timore dei lacci dei cacciatori. Ma che vuol dire: Ti libera dalla parola dura? È assodato che il diavolo ha fatto cadere molti nella trappola per mezzo della parola dura… Ad esempio: coloro che vogliono essere cristiani restando in mezzo ai pagani subiscono i motteggi dei pagani; e allora, se si vergognano di fronte a chi li insulta e per colpa delle parole dure abbandonano la via, cadono nei lacci dei cacciatori… Ma quali parole ascolto io che sono un servo e un peccatore? Anche al mio Signore fu detto: Tu sei un indemoniato . Ecco avete ascoltato una parola dura detta contro il Signore. Non era necessario al Signore udire questo insulto; fu solo per insegnarti come debba comportarti di fronte alle parole dure, in modo da non cadere nei lacci dei cacciatori.
4 Con le sue spalle ti adombrerà, e
sotto le sue ali spererai,
Tra le sue scapole ti farà trovare dell'ombra e sotto le sue ali spererai. Dice così perché tu non abbia a trovare in te la tua protezione, perché tu non creda di poterti proteggere da solo. Lui ti proteggerà e libererà. Ti libererà dalla trappola dei cacciatori e dalla parola dura. Tra le sue scapole ti farà trovare dell'ombra. Puoi intendere che ti coprirà con la schiena e con il petto, dato che le scapole sono presso la testa. Ma poiché dice: Sotto le sue ali spererai, è manifesto che, proteggendoti lui con le sue ali aperte, tu verrai a trovarti tra le scapole di Dio, e sarai nel mezzo mentre le ali di Dio ti staranno da una parte e dall'altra. In tal modo non temerai che alcuno possa farti del male. Cerca soltanto di non allontanarti da lì, dove nessun nemico osa avvicinarsi.
5 la sua verità ti circonderà di uno scudo.
Non temerai lo spavento notturno,
“Con uno scudo ti circonderà la sua verità. Ciò che sono le ali è lo scudo, dato che in realtà non si tratta né di ali né di scudo. Se si trattasse realmente di qualcuna di queste cose, come potrebbero le ali essere scudo o lo scudo essere ali? Ma siccome di Dio si possono dire tutte queste cose allegoricamente e in senso figurato, per questo si può dire che è ali ed è scudo. Se Cristo fosse realmente una pietra non sarebbe leone; e se fosse un leone, non sarebbe agnello; mentre è leone , agnello , pietra , vitello e tante altre cose, perché in realtà non è né pietra né leone né agnello né vitello. È soltanto Gesù Cristo, Salvatore di tutti gli uomini. Gli altri titoli contengono similitudini, non realtà. Dice: La sua verità ti circonderà. La sua verità è come uno scudo che non permette si mescolino coloro che sperano in se stessi con coloro che sperano in Dio. Gli uni e gli altri sono peccatori, ma ecco da un lato il peccatore che in se stesso è arrogante, non confessa i suoi peccati, anzi dice: Se i miei peccati dispiacessero a Dio egli non mi lascerebbe in vita. Dall'altro lato invece c'è colui che non osava levare in alto gli occhi ma batteva il suo petto e diceva: Signore, sii benevolo con me peccatore . Peccatore l'uno, peccatore l'altro; ma il primo schernisce, l'altro piange; quello disprezza Dio, questo confessa i propri peccati. Senza dubbio la verità di Dio, che non usa preferenze con nessuno, distingue tra colui che si pente e colui che si difende; distingue tra l'umile e il superbo, tra chi spera in se stesso e chi spera in Dio. Ne consegue che la sua verità come con uno scudo ti circonderà.
6 la freccia che vola di giorno,
quanto si aggira nelle tenebre,
l’assalto del demonio meridiano.
“Non avrai timore del terrore notturno né della freccia che vola di giorno, né dello spauracchio che circola nelle tenebre né della rovina né del demonio di mezzogiorno… Che cosa dobbiamo temere di notte, e che cosa dobbiamo temere di giorno? Quando uno pecca per ignoranza è come se peccasse di notte; quando invece pecca consapevolmente, è come se peccasse di giorno. I due primi casi sono dunque più leggeri; gli altri due, essendo delle ricadute, sono più gravi… La questione è oscura, e grande sarà il frutto se riuscirete a intenderla. Ha chiamato " terrore notturno " la tentazione (tentazione lieve) che capita agli ignoranti; e " freccia che vola di giorno " la tentazione (lieve anch'essa) che assale coloro che sanno. Quali sono le tentazioni lievi? Quelle che non incombono, non urgono in modo da spingerci prepotentemente al peccato, ma, se schivate, se ne vanno rapidamente…Ma perché dice: " A mezzogiorno "? Si riferisce alla persecuzione divenuta furiosa: chiama mezzogiorno l'apice del suo infuriare. Lasciatemi ricordare qui, o fratelli, alcuni tratti delle antiche persecuzioni, da cui il Signore ha liberato la sua Chiesa. In un primo tempo gli imperatori e i re di questo mondo credettero di poter cancellare dalla terra, con le persecuzioni, il nome di Cristo e il nome dei cristiani, e ordinarono che venisse ucciso chiunque si professasse cristiano. Chi non volle subire la morte negò di essere cristiano, pur sapendo il male che faceva; e così fu raggiunto dalla freccia che vola di giorno. Chi invece non si preoccupò della vita presente ma con sicurezza sperò in quella futura, schivò la freccia che volava di giorno e confessò di essere cristiano. Colpito a morte nella carne, fu liberato nello spirito.
7 Mille cadranno al tuo fianco
e diecimila alla tua destra,
ma a te non si avvicinerà.
Molti, dunque, caddero per colpa del demonio di mezzogiorno. Volete sapere quanti? Ascoltate le parole che seguono: Cadranno dal tuo fianco mille, e diecimila dalla tua destra: ma a te non si avvicinerà. A chi sono rivolte queste parole? A chi, fratelli, se non al Signore Gesù Cristo? Il Signore Gesù non è soltanto lui persona, ma lo è anche in quanto presente in noi… Quando diceva: Chi ha fatto questo ad uno dei miei piccoli, lo ha fatto a me , non si considerava in noi? Non sono separate tra loro le membra: il capo e il corpo. Chi sono il capo e il corpo? Il Salvatore e la Chiesa. In che senso dunque è detto: Cadranno dal tuo fianco mille e diecimila dalla tua destra? Cadranno a causa del demonio di mezzogiorno. Fratelli, è veramente spaventoso cadere dal fianco di Cristo, cadere dalla destra di Cristo!.
8 Solo osserverai con i tuoi occhi
e vedrai la retribuzione dei peccatori.
Pur tuttavia guarderai con i tuoi occhi e vedrai la ricompensa dei peccatori. Che significano queste parole? Perché dice pur tuttavia? Si riferisce agli empi cui fu consentito di insuperbire contro i tuoi servi e di perseguitarli. Resteranno dunque impuniti gli empi che hanno perseguitato i tuoi servi? No, non saranno impuniti: anche se tu hai permesso ogni cosa e sebbene per l'opera degli empi i tuoi saranno stati maggiormente coronati. Pur tuttavia guarderai con i tuoi occhi, e vedrai la ricompensa dei peccatori. Sarà loro reso il male che hanno inteso compiere, non il bene che si è compiuto a loro insaputa. Occorre però che abbiamo gli occhi della fede, per vedere come i malvagi, se sono nella prosperità, lo sono per breve tempo e poi piangeranno in eterno.
9 Poiché tu Signore sei la mia
speranza. Hai fatto dell’Altissimo il tuo rifugio.
10 Non si accosteranno
a te i mali e flagello non si
avvicinerà alla tua tenda,
11 perché per te comanderà ai
suoi angeli e ti custodiranno in tutte le tue vie.
12 Sulle mani ti porteranno
perché non inciampi nel sasso col tuo piede.
“Perché tu, Signore, sei la mia speranza. Eccolo giunto a spiegare perché non cada di fronte alla rovina e al demonio di mezzogiorno. Perché tu, Signore, sei la mia speranza. Hai collocato il tuo rifugio assai in alto. In che senso il tuo rifugio è in alto? Molti immaginano che Dio sia un rifugio in cui ci si possa riparare dalle burrasche di questo mondo. Viceversa, il nostro rifugio, cioè Dio, è in alto e in luogo molto nascosto: là ti riparerai per sfuggire all'ira ventura. Nell'intimo e molto in alto hai collocato il tuo rifugio. Non si avvicinerà a te il male né il flagello si accosterà alla tua tenda, perché ha comandato ai suoi angeli di custodirti in tutte le tue vie. Con le mani ti solleveranno affinché tu non urti mai col piede nella pietra. Sono queste le parole che il diavolo disse al Signore Gesù Cristo quando lo tentò.
13 Sull’aspide e sul basilisco
camminerai e calpesterai il leone e il drago.
“Camminerai sopra l'aspide e il basilisco e calpesterai il leone e il drago. Sapete chi è il serpente; e sapete in qual modo la Chiesa lo calpesta e non ne è vinta, in quanto sta in guardia contro le sue astuzie. Credo che la vostra Carità conosca anche in qual modo egli sia leone e drago. Il leone aggredisce apertamente, il drago insidia di nascosto. Il diavolo possiede, come questi animali, e la forza e il potere. Quando erano uccisi i martiri, era leone inferocito; quando gli eretici tendono insidie, è drago che striscia. Hai tu vinto il leone? Vinci anche il drago! Non ti ha divorato il leone; non ti inganni il drago. Dimostriamo che era leone quando infuriava apertamente. Pietro, esortando i martiri, dice: Non sapete che il vostro avversario il diavolo vi gira intorno come leone ruggente, cercando chi divorare? Era leone e cercava di divorare agendo con aperta ferocia. In qual modo è drago che tende insidie? Per mezzo degli eretici. Temendo costoro, Paolo, perché non venisse corrotta l'integrità della fede che la Chiesa conserva in cuore, diceva: Vi ho sposato ad un solo uomo per presentarvi a Cristo come vergine casta; ma temo che, come il serpente sedusse Eva con la sua astuzia, così anche i vostri spiriti siano corrotti riguardo a quella castità che avete in Cristo…
14 Poiché in me ha sperato pure lo libererò,
lo proteggerò perché ha conosciuto il mio nome.
“Le parole che seguono sono rivolte da Dio alla Chiesa: Poiché in me ha sperato, lo libererò. E ciò vale prima di tutto del Capo, il quale ora siede in cielo e, avendo collocato assai in alto il suo rifugio, a lui non si avvicina il male né il flagello si accosta alla sua tenda. Ma vale anche per noi che soffriamo in terra e che viviamo ancora in mezzo alle tentazioni: noi per i quali c'è da temere che inciampiamo nei lacci [di satana].
15 Griderà a me e lo esaudirò,
con lui sono nella tribolazione;
lo libererò e lo glorificherò.
“Mi invocherà e io lo esaudirò; sono con lui nella tribolazione. Quando soffri, non temere che Dio non sia con te. Sia con te la fede e Dio sarà con te nella tribolazione. Le tribolazioni sono onde del mare [in burrasca], e tu sei sconvolto nella tua barca perché Cristo dorme. Cristo dormiva sulla barca e gli uomini stavano per annegare . Se nel tuo cuore la fede dorme, è come se Cristo dorma nella tua barca: quel Cristo che abita in te per mezzo della fede. Quando dunque cominci a provare del turbamento, sveglia Cristo che dorme; sveglia la tua fede e vedrai che egli non ti abbandona. A volte forse penserai d'essere abbandonato, perché egli non ti libera quando tu vuoi. Egli liberò i tre fanciulli dal fuoco . Ebbene, colui che liberò quei tre fanciulli abbandonò forse i Maccabei? Certamente no. Liberò i tre fanciulli e liberò i Maccabei. I tre fanciulli corporalmente, per confondere gli infedeli; i Maccabei spiritualmente, perché i fedeli li imitassero.
16 Lo colmerò di lunghezza di giorni
e gli mostrerò la mia salvezza.
“Lo ricolmerò con la lunghezza dei giorni. Che cos'è " la lunghezza dei giorni "? La vita eterna. Fratelli, non crediate che si parli di lunghezza dei giorni come quando si dice che d'inverno i giorni sono più corti, mentre d'estate sono più lunghi. Ci darà forse giorni di tal genere? La lunghezza di quei giorni non ha fine; è la vita eterna che a noi è promessa con l'immagine dei giorni lunghi. E poiché essa basta a soddisfarci, a ragione dice: Lo ricolmerò. Tutto ciò che è nel tempo, per quanto sia lungo, se ha fine non ci basta; e per questo non può neppure essere detto lungo. Se siamo ingordi, dobbiamo esserlo della vita eterna; tale vita che non ha fine dovete desiderare… E gli mostrerò la mia salvezza. Non dobbiamo, fratelli, passar sopra alla svelta su queste parole. Gli mostrerò la mia salvezza. Cioè, gli mostrerò Cristo stesso. Ma come? Non è stato visto in terra? Che cosa dunque vorrà mostrarci che sia davvero grande? Ecco: Gesù Cristo non è stato visto con una visione pari a quella con cui lo vedremo. In terra fu visto in una maniera che non impedì a quanti lo videro d'inchiodarlo alla croce. Sì, coloro che lo videro lo crocifissero, mentre noi che non lo abbiamo visto crediamo in lui. Che dunque? Avevano forse occhi i suoi crocifissori, e noi no? Al contrario! Noi abbiamo gli occhi, gli occhi del cuore; ma lo vediamo ancora per mezzo della fede, non siamo nella visione immediata. Quando lo vedremo direttamente? Quando lo vedremo faccia a faccia , come dice l'Apostolo. E questo è ciò che Dio ci ha promesso quale grande premio di tutte le nostre tribolazioni. Tutti gli sforzi che compi, li compi al fine di vedere [il Signore]. Non so esprimere la grandezza di quello che vedremo, dato che la visione di lui sarà tutta la nostra ricompensa. So però che tale grande visione consisterà nel vedere il Signore nostro Gesù Cristo. Colui che fu visto umile sarà visto nella sua grandezza, e ci allieterà poiché lo vedremo come lo vedono ora gli angeli.
Dai Padri
Eusebio: questo salmo profetizza la tentazione del Cristo nel deserto con le fiere. Può applicarsi ad ogni uomo che combatte per il Cristo, ma è vero soprattutto della natura umana assunta dal Verbo.
Gregorio di Nissa: questo salmo si applica chiaramente all’incarnazione.
Atanasio: lotta contro le potenze delle tenebre. Beato il Cristo che è al tempo stesso l’Altissimo.
Girolamo: profezia della tentazione del Cristo.
4 Origene: con le sue spalle ti adombrerà: simboleggia il cuore.
Atanasio: le ali sono l’Antico e il Nuovo Testamento.
Origene: lo scudo è la scienza del Cristo.
Girolamo: verità: il Cristo.
5 Origene: frecce: le potenze malvagie.
6 Origene: il demonio meridiano è quello della pigrizia.
7 Atanasio: ma a te non si avvicinerà, perché sei segnato con la croce del Cristo.
10 Origene: se qualcuno vuole sfuggire al flagello, diventi dimora di Dio.
Eusebio: la tua tenda: il corpo del Cristo.
Eusebio: lo riferisce alla tentazione del Cristo: stava con le fiere (Marco 1,13). Tutte le potenze avverse furono turbate quando udirono al Giordano: questo è il figlio mio prediletto (Matteo 3,17). Per questo il diavolo si precipitò dietro di lui, soprattutto perché conosceva la profezia di Isaia: riscatterà i prigionieri (Isaia 61,1).
12 Origene: in Matteo 4,6 il diavolo dice al Signore: per te comanderà ai suoi angeli… Sulle loro mani di porteranno, perché non inciampi col tuo piede nel sasso. Ora il figlio di Dio non ha bisogno dell’aiuto degli angeli. Sono piuttosto gli angeli che farebbero dei passi falsi se Gesù non venisse loro in aiuto. E tu, diavolo, se sei caduto dal cielo come una folgore, è perché non hai voluto credere in Gesù Cristo, Figlio di Dio. Il diavolo tace il seguito: sull’aspide e sul basilisco camminerai e calpesterai il leone e il drago. Sei tu, o diavolo, il drago, sei tu il leone. E noi sappiamo, noi che leggiamo la Scrittura, che abbiamo il potere di calpestarti. Non è solo l’Antico testamento che lo dice, ma anche il Nuovo, secondo le parole del Signore: ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra i serpenti, gli scorpioni e sopra ogni potenza del nemico e nulla vi nuocerà (Luca 10,19).
Eusebio: ti porteranno. Il Cristo non avrebbe nemmeno bisogno degli angeli, se volesse spostarsi in questo modo: lo testimonia la sua ascensione. Il diavolo si guarda bene dall’ aggiungere sull’aspide camminerai… Perché sapeva che sarebbe stato su di lui e i suoi ribelli che il Messia avrebbe camminato. Camminerai, calpesterai: è il gesto del vincitore.