14 - Salmi 91-105
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- Categoria: Salmi
- Pubblicato Mercoledì, 26 Giugno 2024 07:31
- Scritto da Cristoforo
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Numero e pagina dei salmi
Salmo 91 pag. 2
Salmo 92 pag.20
Salmo 93 pag. 32
Salmo 94 pag. 57
Salmo 95 pag. 69
Salmo 96 pag. 85
Salmo 97 pag. 99
Salmo 98 pag. 108
Salmo 99 pag. 123
Salmo 100 pag. 131
Salmo 101 pag. 142
Salmo 102 pag 170.
Salmo 103 pag. 193
Salmo 104 pag. 232
Salmo 105 pag.263
Salmo 91
1 Salmo, cantico per il giorno di sabato
2 È bene confessare il Signore e
salmeggiare al tuo nome, Altissimo,
3 per annunciare al mattino la tua misericordia
e la tua verità lungo la notte,
4 sull’arpa a dieci corde col canto, sulla cetra.
5 Perché mi hai rallegrato, Signore,
con ciò che hai fatto,
ed esulterò per le opere delle tue mani.
6 Come sono grandi le tue opere, Signore!
Troppo profondi sono fatti i tuoi pensieri.
7 L’uomo insensato non conoscerà
e lo stolto non comprenderà queste cose:
8 Quando saranno spuntati i
peccatori allo stesso modo dell’erba
e si saranno manifestati tutti gli
operatori di iniquità, sarà per
morire nei secoli dei secoli.
9 Ma tu sei l’Altissimo in eterno Signore
10 Perché ecco i tuoi nemici
Signore, perché ecco i tuoi nemici
periranno e saranno dispersi
tutti gli operatori d’iniquità.
11 E il mio corno sarà innalzato
come quello dell’unicorno e la mia
vecchiaia in una ricca misericordia.
12 Il mio occhio ha guardato dall’alto i miei nemici
e per i malvagi che insorgono
contro di me udrà il mio orecchio.
13 Il giusto fiorirà come palma, si
moltiplicherà come cedro del Libano.
14 Piantati nella casa del
Signore, negli atri del nostro Dio fioriranno.
15 Ancor più si moltiplicheranno in feconda
vecchiaia e pieni di vigore,
16 per annunciare che retto
è il Signore Dio nostro e non c’è ingiustizia in lui.
Da Sacy
1 Salmo, cantico per il giorno di sabato
2 È bene confessare il Signore e
salmeggiare al tuo nome, Altissimo,
3 per annunciare al mattino la tua misericordia
e la tua verità lungo la notte,
4 sull’arpa a dieci corde col canto, sulla cetra.
Chi celebra il giorno del sabato si astiene da tutte le opere malvagie e loda Dio come conviene e canta il nome glorioso dell’Altissimo. Per l’uomo giusto è cosa buona e bella dare lode al Signore e annunciare notte e dì, cioè senza distinzione di alcun tempo, la sua misericordia e la sua veracità.
5 Perché mi hai rallegrato, Signore,
con ciò che hai fatto,
ed esulterò per le opere delle tue mani.
L’aspetto delle opere della divina sapienza produce due effetti ben diversi nei giusti e nei peccatori. I primi partendo dalla bellezza delle creature adorano il Creatore onnipotente che le ha formate: ammirano ed amano sempre più una così grande bontà. Gli altri immersi nella stessa creatura qui restringono la loro allegrezza e vi costituiscono la loro felicità. Il profeta non guarda dunque alle opere della mano di Dio se non per risalire all’autore delle medesime.
6 Come sono grandi le tue opere, Signore!
Troppo profondi sono fatti i tuoi pensieri.
7 L’uomo insensato non conoscerà
e lo stolto non comprenderà queste cose:
La grandezza e la eccellenza delle opere del Signore fa rimaner attoniti quelli che le rimirano con semplicità e umiltà. La profondità della sapienza divina e dei suoi consigli ancor più è capace di stupirli. Se i pensieri di Dio sono così profondi e impenetrabili che superano l’intelligenza dei più saggi, perché il profeta attribuisce soltanto all’insensato l’impossibilità di conoscerli e di comprenderli? Forse perché il giusto, che è il vero sapiente, umiliandosi nella sua ignoranza, merita di essere rischiarato dal lume di quella profonda sapienza che si accosta e si fa conoscere sempre più alle anime umili. Lo stolto e l’insensato, che è il nome che la Scrittura dà spesso ai peccatori, è tutto pieno di tenebre per il suo orgoglio e si rende indegno sempre di più di avere la minima conoscenza di ciò che forma la felicità dei giusti e la loro consolazione.
8 Quando saranno spuntati i
peccatori allo stesso modo dell’erba
e si saranno manifestati tutti gli
operatori di iniquità, sarà per
morire nei secoli dei secoli.
Fra le cose che l’uomo insensato e stolto non può capire si trova l’ingannevole esaltazione e lo splendore così passeggero della fortuna dei malvagi, il cui fine è una eterna perdizione. Egli non vede o piuttosto non vuol vedere che tutto lo splendore di cui gli sembrano rivestiti i malvagi non è che uno splendore passeggero, o di un’erba che oggi fa una vaga mostra e che domani si getta nel forno.
9 Ma tu sei l’Altissimo in eterno Signore
10 Perché ecco i tuoi nemici
Signore, perché ecco i tuoi nemici
periranno e saranno dispersi
tutti gli operatori d’iniquità.
Essendosi Davide congiunto, secondo l’espressione di un padre, all’eternità di Dio, ed avendo unito il suo cuore all’ Altissimo, non scorge più tutto lo splendore della fortuna passeggera dei suoi nemici, ma all’opposto non vede che la loro perdizione.
11 E il mio corno sarà innalzato
come quello dell’unicorno e la mia
vecchiaia in una ricca misericordia.
12 Il mio occhio ha guardato dall’alto i miei nemici
e per i malvagi che insorgono
contro di me udrà il mio orecchio.
Siccome la forza di questo animale è nel suo corno, il profeta si serve di una tale metafora e dice che Dio lo renderà forte e invincibile come il liocorno, che è reso così forte dal suo unico corno: quanto più starà unito all’Altissimo tanto più sarà invincibile per tutti quei nemici che anche nella sua vecchiaia lo perseguitano con i loro insulti.
13 Il giusto fiorirà come palma, si
moltiplicherà come cedro del Libano.
Il fiore e lo splendore del giusto non sono per il tempo di questa vita: perciò il profeta si esprime al tempo futuro e dice che il giusto fiorirà. Oppone lo splendore del giusto che deve durare in eterno all’altro splendore manchevole del peccatore, paragonando il primo alla palma e al cedro del Libano, che conserva sempre il suo verde, che sorge a grande altezza e moltiplica assai i suoi rami. L’altro, come ha già detto, è simile all’erba il cui fiore passa in un momento.
14 Piantati nella casa del
Signore, negli atri del nostro Dio fioriranno.
15 Ancor più si moltiplicheranno in feconda
vecchiaia e pieni di vigore,
16 per annunciare che retto
è il Signore Dio nostro e non c’è ingiustizia in lui.
I giusti paragonati dal profeta a palme e a cedri rifioriranno con un nuovo vigore nella loro vecchiezza, in cui si vedranno colmi di beni spirituali. Fortificati in mezzo a tutte le loro pene saranno riempiti di vigore per annunciare con il loro esempio e con le loro parole che retta è la condotta del Signore e che in lui non vi è alcuna iniquità.
Da Agostino
1 Salmo, cantico per il giorno di sabato
Il nostro sabato ci viene imposto da Dio. E qual è questo sabato? Guardate dapprima dove sia. Il nostro sabato è nell'intimo del cuore. Molti infatti, pur riposandosi con le membra, hanno la coscienza in tumulto. Sono cattivi, ma per chi è cattivo non può esistere un sabato: la sua coscienza non è mai tranquilla, ed egli inevitabilmente vive nel turbamento. Chi invece ha la coscienza a posto è tranquillo; e tale tranquillità è il sabato del cuore. Costui guarda a Dio e alle sue promesse, e, se per caso ora soffre, si allieta nella speranza del futuro e svanisce ogni nube di tristezza. È quanto dice l'Apostolo: Lieti nella speranza . Tale gioia, basata nella sicurezza della nostra speranza, è il nostro sabato. E questo è ciò che si inculca e si canta nel salmo: in qual modo cioè il cristiano debba vivere senza turbamenti nel sabato del suo cuore. Il quale sabato in concreto consiste nel riposo, nella tranquillità e nella serenità della coscienza. Il salmista spiega le ragioni per cui di solito gli uomini si turbano, e ti insegna a celebrare il sabato nel tuo cuore.
2 È bene confessare il Signore e
salmeggiare al tuo nome, Altissimo,
“Che significano le parole: Confessare al Signore? Significano che tu devi riconoscere la verità dinanzi al Signore in ambedue le cose: nel peccato, ammettendo che lo hai fatto tu; nelle opere buone, proclamando che le ha compiute lui. Allora inneggerai al nome di Dio altissimo; e cercherai la gloria di Dio, non la tua; il suo nome, non il tuo. Perché, se tu cerchi il nome di Dio, anche lui cercherà il tuo nome; ma se tu non ti curi del nome di Dio, egli cancellerà il nome tuo. Ma in che senso ho detto che Dio cerca il tuo nome? Ricorda cosa disse il Signore ai suoi discepoli che tornavano dalla missione evangelizzatrice a cui li aveva inviati. Siccome avevano compiuto molti miracoli e avevano scacciato i demoni in nome di Cristo, tornando dissero: Signore, ecco, i demoni si sono assoggettati a noi. È vero che avevano detto: Nel nome tuo; ma egli, scrutando nel loro intimo, notò una certa soddisfazione per essere stati così glorificati; vide che si inorgoglivano e che inclinavano alla superbia, in quanto era stato loro concesso di scacciare i demoni. Li vide intenti a cercare la loro gloria personale e, mettendosi lui alla ricerca dei loro nomi, o meglio volendoli conservare presso di sé, disse: Non rallegratevi di questo! Rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti in cielo . Ecco dove hai il tuo nome, se non dimentichi il nome di Dio. Inneggia dunque col salterio al nome di Dio, se vuoi che il tuo nome sia con sicurezza presso Dio. Ma che significa, fratelli, inneggiare col salterio? Il salterio è uno strumento musicale munito di corde. Il nostro salterio è il nostro operare. Chiunque con le mani compie opere buone, inneggia a Dio col salterio. Chiunque confessa con la bocca, canta a Dio. Canta con la bocca! Salmeggia con le opere!
3 per annunciare al mattino la tua misericordia
e la tua verità lungo la notte,
“Per annunziare al mattino la tua misericordia, e la tua verità durante la notte. Perché la misericordia di Dio dev'essere annunziata al mattino mentre la verità di Dio durante la notte? " Mattino " vuol dire tempo della prosperità; " notte ", i momenti della tristezza e della tribolazione. In sostanza, dunque, cosa ha voluto dire? Quando stai bene, rallegrati in Dio, perché lo devi alla sua misericordia. Ma tu, forse, obietterai: Se mi rallegro in Dio quando sto bene, perché lo debbo alla sua misericordia, quando sono nel dolore o nella tribolazione, cosa dovrei fare? Se quando sto bene è per sua misericordia, non sarà per caso la sua crudeltà che mi fa stare male? Se quando sto bene ne benedico la misericordia, come non prendermela con la sua crudeltà quando sto male? No! Quando stai bene, loda la misericordia di Dio; quando stai male lodane la verità. Se, infatti, egli castiga i peccati, non è ingiusto… Che significa " Annunziare la verità di Dio durante la notte "? Significa non accusare Dio perché soffri qualche male, ma attribuire ciò che soffri ai tuoi peccati e al desiderio che egli ha di farti ravvedere, affinché tu possa annunziare al mattino la sua misericordia e durante la notte la sua verità. Se al mattino ne annunzi la misericordia e la verità durante la notte, sempre lodi Dio, sempre confessi e inneggi al suo nome.
4 sull’arpa a dieci corde col canto, sulla cetra.
Nel salterio a dieci corde, con il cantico, nella cetra. Non avete sinora udito parlare del salterio a dieci corde. Il salterio a dieci corde raffigura i dieci comandamenti della legge. Ma occorre cantare con quel salterio, non basta portarlo. Anche i Giudei infatti hanno la legge: ma la portano, non ci cantano. Chi sono coloro che ci cantano? Coloro che la praticano. Ed è poco praticare; coloro che la praticano a malincuore ancora non ci cantano. Ma allora chi sono coloro che ci cantano? Coloro che compiono il bene in letizia. Il canto infatti è segno d'allegrezza. Che cosa dice l'Apostolo? Dio ama chi dona con letizia. Qualunque cosa tu faccia, fallo con letizia. Allora fai il bene e lo fai bene. Se, invece, operi con tristezza, sia pure che per tuo mezzo si faccia del bene, non sei tu a farlo: reggi il salterio, non vi canti. Nel salterio a dieci corde, con il cantico, nella cetra. Cioè, con la parola e con l'opera. Con il cantico significa " con la parola "; nella cetra significa " con l'opera ". Se pronunci soltanto parole, è come se tu avessi solo il cantico, senza avere la cetra; se operi ma non parli, è come se tu avessi soltanto la cetra. Per questo devi parlare bene e agire bene, se vuoi avere il cantico e insieme la cetra.
5 Perché mi hai rallegrato, Signore,
con ciò che hai fatto,
ed esulterò per le opere delle tue mani.
“Perché tu, Signore, mi hai allietato con i tuoi interventi ed io esulterò nelle opere delle tue mani. Voi conoscete il senso delle sue parole. Tu, dice, hai fatto sì che io vivessi bene, tu mi hai plasmato; e ogni volta che io faccio qualcosa di buono, ecco generarsi esultanza per l'opera delle tue mani. Come afferma anche l'Apostolo: Siamo un'opera di lui, creati affinché operiamo il bene . Se egli non ti avesse trasformato e reso capace di operare il bene, tu di tuo non avresti altro che opere malvagie. Infatti, dice il Vangelo: Chi dice menzogna parla del suo . E ogni peccato è menzogna, poiché tutto quanto è contro la legge e contro la verità è menzogna. Che significa allora: Chi dice menzogna parla del suo? Significa: Chi pecca, pecca usando sue risorse. State attenti alla conclusione opposta! Se chi dice menzogna parla del suo, chi dice verità parla per dono di Dio. Per questo altrove è detto: Solo Dio è verace; ogni uomo è menzognero.
6 Come sono grandi le tue opere, Signore!
Troppo profondi sono fatti i tuoi pensieri.
“Quanto sono magnifiche le tue opere, Signore! Straordinariamente profondi sono i tuoi pensieri. In verità, fratelli miei, nessun mare è tanto profondo quanto il pensiero di Dio, allorché fa prosperare i malvagi e soffrire i buoni. Niente è tanto profondo, niente è tanto abissale. Ivi, in questa profondità, in questo abisso naufraga ogni infedele. Vuoi varcare questo abisso? Non allontanarti dal legno di Cristo! Se non vuoi affondare, tienti stretto a Cristo… Straordinariamente profondi sono i tuoi pensieri. Se ti tieni stretto al legno, passerai attraverso questo abisso. Ci vedi qualcosa in tutto questo? Ci comprendi qualcosa? Tu dici di comprenderci. Se sei già cristiano e sei ben istruito, dirai: Dio si riserva ogni cosa per il suo giudizio. I buoni soffrono perché sono castigati come figli; i malvagi esultano perché sono condannati come estranei. Supponi che un uomo abbia due figli: ne castiga uno e lascia fare l'altro. Uno si dà a mal fare e suo padre non lo rimprovera; l'altro non appena si muove, è preso a schiaffi e fustigato. Perché il padre lascia fare uno e castiga l'altro, se non perché ha deciso di riservare la sua eredità a quello che castiga e di diseredare quello che abbandona? Il padre, insomma, non vede in quest'ultimo alcuna speranza [di ravvedimento] e lo lascia fare ciò che vuole. Ma può succedere che l'adolescente trattato con rigore non abbia cuore e sia ottuso di mente e dissennato. Eccolo allora invidiare la sorte del fratello che non subisce castighi, e rammaricandosi della propria sorte dire in cuor suo: Mio fratello fa tanto del male, fa ciò che vuole, a dispetto di tutti gli ordini del padre mio, e nessuno lo rimprovera; io, appena mi muovo, sono punito. Chi così dice è stolto e sciocco. Ha occhi per vedere ciò che soffre, ma non vede ciò che gli è riservato.
7 L’uomo insensato non conoscerà
e lo stolto non comprenderà queste cose:
8 Quando saranno spuntati i
peccatori allo stesso modo dell’erba
e si saranno manifestati tutti gli
operatori di iniquità, sarà per
morire nei secoli dei secoli.
“L'uomo sciocco non conoscerà e lo stolto non intenderà queste cose. Quali sono le cose che lo stolto non intenderà e l'uomo sciocco non conoscerà? Non conoscerà che i peccatori germogliano come erba. Che significa: Come erba? Verdeggiano d'inverno, inaridiscono d'estate. Avrai certo osservato il fiore dell'erba. Che cosa passa più rapidamente di un fiore? Eppure che cosa è più splendido, più rigoglioso di lui? Non ti affascini il suo splendore; temi piuttosto il suo inaridirsi. Hai sentito che i peccatori saranno come erba. Ascolta ancora i giusti: Perché, ecco, con quel che segue. Guardate frattanto i peccatori: essi fioriscono come erba. Bene! Ma chi sono coloro che non li riconoscono? Gli sciocchi e gli stolti. I peccatori germogliano come erba, e li guardano tutti coloro che operano iniquità. Tutti coloro che nel loro cuore non sono retti nei riguardi di Dio osservano incantati i peccatori e com'essi germogliano qual erba: vedono, cioè, la loro effimera prosperità. E perché li guardano? Per perire nel secolo del secolo. Guardano il loro fiorire nel tempo e li imitano; e, volendo fiorire un istante insieme con loro, muoiono in eterno: cioè periscono nel secolo del secolo.
9 Ma tu sei l’Altissimo in eterno Signore
10 Perché ecco i tuoi nemici
Signore, perché ecco i tuoi nemici
periranno e saranno dispersi
tutti gli operatori d’iniquità.
Ma tu sei l'Altissimo in eterno, Signore. Dall'alto della tua eternità aspetti che passi il tempo degli empi e venga il tempo dei giusti. Perché ecco. State attenti, fratelli! Colui che qui parla si sente già unito all'eternità di Dio. Parla infatti in nostra vece, parla nella persona del corpo di Cristo; è Cristo che parla nel suo corpo, cioè nella sua Chiesa. Orbene, come poco fa vi dicevo, Dio è longanime e paziente: sopporta tutte le iniquità che vede compiere dai malvagi. Perché? Perché è eterno e sa bene cosa sia riservato a costoro. Vuoi essere anche tu longanime e paziente? Unisciti all'eternità di Dio e, così unito a lui, guarda le cose che stanno al di sotto di te. Se infatti il tuo cuore sarà unito all'Altissimo, tutte le cose mortali saranno sotto di te; e allora potrai dire le parole che seguono: Perché, ecco, i tuoi nemici periranno. Coloro che ora prosperano in seguito periranno. Chi sono i nemici di Dio? Fratelli, credete forse che siano nemici di Dio soltanto coloro che lo bestemmiano? Certamente lo sono anche costoro, e lo sono in maniera furibonda se non risparmiano a Dio le ingiurie né con la bocca né con i pensieri malvagi. Ma che cosa fanno a Dio eccelso, eterno? Se col pugno percuoti una colonna, ferirai te stesso. E pensi di non danneggiarti colpendo Dio con la bestemmia? Chi bestemmia Dio a Dio non reca alcun male. Comunque i bestemmiatori sono nemici di Dio e nemici manifesti. Ogni giorno però ci si imbatte in nemici occulti. Guardatevi da questa sorta di inimicizia contro Dio! La Scrittura ci indica alcuni di questi nemici occulti di Dio; e cosi, non potendoli tu scoprire con il tuo ingegno, li riconoscerai dalla Scrittura e starai in guardia per non essere del loro numero. Giacomo dice apertamente nella sua Lettera: Non sapete che l'amico di questo mondo si fa nemico di Dio? Avete udito queste parole. Non vuoi essere nemico di Dio? Non essere amico di questo mondo. Poiché, se sarai amico di questo mondo, sarai nemico di Dio. Come la sposa non può diventare adultera senza porsi in contrasto con suo marito, così l'anima che diviene adultera per amore delle cose terrene non può non essere in contrasto con Dio. Teme Dio, ma non lo ama; teme la pena, non gode della giustizia. Sono, dunque, nemici di Dio tutti coloro che amano il mondo, tutti coloro che vanno in cerca delle frivolezze, che consultano gli astrologhi, gli stregoni, gli indovini. Sia che entrino nelle chiese sia che non vi entrino, sono nemici di Dio. Possono prosperare per un certo tempo, come l'erba; ma periranno quando egli comincerà ad indagare e sottoporrà al suo giudizio ogni uomo. Accordati con la Scrittura di Dio, e di' anche tu con questo salmo: Perché, ecco, i tuoi nemici periranno. Non cadere nella loro stessa rovina. E saranno dispersi tutti coloro che operano ingiustizia.
11 E il mio corno sarà innalzato
come quello dell’unicorno e la mia
vecchiaia in una ricca misericordia.
“E sarà esaltata come quella dell'unicorno la mia forza. Quando accadrà tutto ciò? E la mia vecchiaia nell'abbondante misericordia. Cosa chiama la mia vecchiaia? La mia ultima età. Come tra le età della nostra vita la vecchiaia è l'ultima, così è del corpo di Cristo. Tutto ciò che esso ora soffre di dolori e di calamità, nelle veglie, nella fame, nella sete, tra gli scandali, le ingiustizie, le angustie, è la sua giovinezza; la sua vecchiaia, cioè la sua ultima età, sarà nella letizia. Ha detto " vecchiaia " senza allusioni alla morte. L'uomo, infatti, quando invecchia nel corpo, s'avvia alla morte; la vecchiaia della Chiesa sarà, invece, candida per le opere buone compiute né le sopravverrà la morte a corromperla. Ciò che nel vecchio è la testa, la stessa cosa saranno le nostre opere. Vedete come diventa canuto il capo dei vecchi, tanto più ci si imbianca, quanto più si avanza nella vecchiaia. Sulla testa di chi invecchia bene, secondo l'ordine delle cose, difficilmente potrai trovare un solo capello nero. Se la nostra vita sarà stata tale che, per quanto vi cerchi delle macchie di peccato, non ve le trovi, allora tale vecchiaia sarà giovanile, sarà verdeggiante e verdeggerà per sempre. Avete udito come sia erba secca la vita dei peccatori; ascoltate ora cosa è detto della vecchiaia dei giusti: La mia vecchiaia è nell'abbondante misericordia.
12 Il mio occhio ha guardato dall’alto i miei nemici
e per i malvagi che insorgono
contro di me udrà il mio orecchio.
“E il mio occhio ha guardato attentamente i miei nemici. Chi chiama suoi nemici? Tutti coloro che compiono ingiustizia. Non preoccuparti di sapere se il tuo amico sia un iniquo. Verrà l'occasione e lì te ne accorgerai. Tu cominci ad opporti alla sua ingiustizia, e subito vedrai che anche quando ti lusingava era tuo nemico; solo che tu ancora non lo avevi saggiato. Non che tu non lo avessi reso nell'animo ciò che egli non era, ma non gli avevi dato modo di manifestare all'esterno ciò che di fatto era. E il mio occhio ha guardato attentamente i miei nemici; e il mio orecchio udrà coloro che si levano contro di me calunniando. Quando? Nella vecchiaia. Che significa " Nella vecchiaia "? Alla fine. E che cosa udrà il nostro orecchio? Stando alla destra, udremo ciò che sarà detto a coloro che sono alla sinistra: Andate nel fuoco eterno, che è stato preparato per il diavolo e per gli angeli suoi.
13 Il giusto fiorirà come palma, si
moltiplicherà come cedro del Libano.
“Sparisce l'erba, sparisce la prosperità dei peccatori; ma qual è la sorte dei giusti? Il giusto fiorirà come la palma. Quelli germogliano come l'erba; il giusto fiorirà come la palma. Nella palma ha voluto simboleggiare l'altezza. E, forse, nella palma ha valore simbolico anche il fatto che essa è bella nella sua cima. Nasce dalla terra e termina in alto, con una cima, e in questa cima è tutta la sua bellezza. La sua radice rasoterra appare brutta, ma bella è la sua chioma sullo sfondo del cielo. Anche la tua bellezza si manifesterà alla fine. Sia salda la tua radice: ricordando bene però che la nostra radice è piantata in alto, poiché nostra radice è Cristo, che è asceso al cielo. Chi si sarà umiliato, sarà esaltato. Come il cedro del Libano si moltiplicherà. Osservate quali alberi ha menzionato. Il giusto fiorirà come la palma; come il cedro del Libano si moltiplicherà. Inaridiscono forse la palma o il cedro quando si leva il sole? L'erba invece inaridisce quando il sole brucia. Verrà il giudizio, e allora inaridiranno i peccatori e fioriranno i fedeli.
14 Piantati nella casa del
Signore, negli atri del nostro Dio fioriranno.
15 Ancor più si moltiplicheranno in feconda
vecchiaia e pieni di vigore,
16 per annunciare che retto
è il Signore Dio nostro e non c’è ingiustizia in lui.
“Piantati nella casa del Signore, fioriranno negli atri della casa del nostro Dio. Si moltiplicheranno ancora nella rigogliosa vecchiaia; e saranno tranquilli per annunziare. Questo è il sabato di cui vi ho parlato prima e da cui trae titolo il salmo. Saranno tranquilli per annunziare. Perché annunziano tranquilli? Non si turbano per l'erba dei peccatori. Il cedro e la palma non si curvano neppure sotto le tempeste. Siano dunque tranquilli, sì da poter annunziare. Così veramente, perché ora occorre predicare [il Vangelo] anche ad uomini che sogghignano. O miseri uomini, amanti del mondo! Annunziano a voi coloro che sono piantati nella casa del Signore, coloro che confessano a Dio nel cantico e nella cetra, cioè nelle parole e nelle opere. Vi recano la buona novella e vi dicono: Non fatevi ingannare dalla felicità dei malvagi! Non guardate il fiore dell'erba; non guardate coloro che sono felici nel tempo e saranno miseri per l'eternità. Del resto, quella che scorgete all'esterno non è affatto la vera felicità. Essi non sono felici nel cuore, perché sono torturati dalla loro cattiva coscienza. Tu invece, che speri nelle promesse del Signore Dio tuo, sta' pure tranquillo! Cosa annunzierai, infatti, nella tua tranquillità? Che il Signore Dio è retto, e non c'è ingiustizia in lui… Che diresti, se sapessi che il Signore ti castiga adesso, proprio per non cacciarti nel fuoco eterno? E che diresti, se ti confidasse che per il momento lascia tranquillo il peccatore, perché si riserba di dirgli: Andate nel fuoco eterno ? Ma quando? Quando tu sarai collocato alla destra, allora a coloro che staranno alla sinistra dirà: Andate nel fuoco eterno che è stato preparato per il diavolo e gli angeli suoi. Non ti turbare quindi per certe cose! Sii tranquillo! Celebra il sabato e annunzia che retto è il Signore, e in lui non c'è ingiustizia.
Dai Padri
Eusebio: bisogna considerare il riposo di Dio in modo degno di Dio, come qualcosa di grande, in cui non entrano gli empi ma soltanto i giusti, amici di Dio. Il riposo di Dio è la sua conversazione con gli esseri intellegibili e celesti; infatti, quando provvede alle cose sensibili, si dice piuttosto che agisce e che opera. Così, quando gli uomini di Dio attendono alla contemplazione, compiono il riposo gradito al Signore, il riposo di Dio di cui è detto: affrettiamoci dunque ad entrare in quel riposo (Ebrei 4,11). Quanto al sabato perfetto, al riposo perfetto e beato nel regno di Dio, esso esiste al di là dei sei giorni in cui si opera: lo si vive nell’incorporeo e nel celeste, al di fuori del sensibile. Là, né dolore né tristezza nè lamento: tolti alla vita mortale e corruttibile, liberati dagli atti del corpo e dalla schiavitù della carne, godendo di una libertà gradita a Dio e felice, vivremo con Dio e vicino a lui il sabato, il vero riposo. A immagine di questo sabato, di questo perfetto e beato riposo, uomini di Dio ancora viventi sulla terra, erano soliti essere ogni giorno in festa per la cessazione di tutto ciò che distrae da Dio: dediti totalmente alla contemplazione, perseveranti notte e giorno nella meditazione della divina parola, vivevano così dei santi sabati. Questo salmo insegna dunque a santificare il sabato, celebrando Dio, cantando il suo nome, proclamando al mattino la sua misericordia e lungo la notte la sua verità. Nel giorno di sabato, i sacerdoti compivano i loro uffici nel tempio; la legge del sabato non prescrive che non si faccia nulla; ed essa non era per i sacerdoti ma per quelli che non potevano dare tutto il loro tempo a Dio, non potevano attendere al suo culto tutti i giorni. Il Verbo di Dio spostò per noi la festa del sabato e ci offrì l’immagine del riposo vero dandoci la domenica, il primo giorno della luce, in cui il Salvatore del mondo, dopo aver compiuto la sua opera per gli uomini e vinto la morte, ha superato l’opera del sesto giorno ed ha ricevuto il sabato che conviene a un Dio, il suo sabato beato, quando il Padre gli ha detto: siedi alla mia destra. In questo giorno, che è quello della luce vera e del vero sole, ci riuniamo per celebrare il sabato santo e spirituale, noi pure che da tutte le nazioni e nel mondo intiero siamo stati salvati da lui; adempiamo il sacrificio spirituale che chiamiamo ostia di lode e ostia di acclamazione. Facciamo salire questo incenso profumato di cui è detto: sia diretta la mia preghiera davanti a te come incenso (Salmo 140,2). Anche noi offriamo i pani di proposizione col memoriale della salvezza e l’aspersione del sangue dell’agnello di Dio che toglie i peccati del mondo. Accendiamo pure i candelabri della conoscenza del volto di Dio. Noi pure, al mattino, proclamiamo al giorno che sorge la misericordia che Dio ci ha donato; e simboleggiamo la sua verità con le nostre notti caste e sobrie. Insomma, tutto ciò che è stato comandato di fare nel giorno di sabato, noi l’abbiamo trasferito alla domenica, che ci è più preziosa del sabato. È in questo giorno che Dio disse: sia la luce (Genesi 1,3); ed è in questo primo giorno che è sorto per le nostre anime il sole di giustizia (Luca 1,78).
Cirillo Alessandrino: tutto questo salmo concerne il sabato (titolo del salmo); ora il salmo è la figura della vita in Cristo e della istituzione evangelica che il Salvatore ha iniziato mutando l’ombra della legge in culto spirituale.
Atanasio: questo salmo fa l’elogio del sabato, cioè del riposo futuro nell’ eredità.
2 Cirillo Alessandrino : non si devono separare i due stichi di questo versetto. Si tratta di annunciare giorno e notte la misericordia che è il Cristo, la verità che è il Cristo.
Girolamo la verità del Signore non può essere annunciata che la notte, cioè nel mistero. Perciò è detto: Dio fece delle tenebre il suo nascondiglio (Salmo 17,11) questa verità si circonda di enigmi, di parabole. In Esodo 24 il popolo non può vedere i misteri di Dio perché non entra nella tenebra di Dio.
Eusebio: quando si comprende bene: questo è il giorno che ha fatto il Signore; esultiamo e rallegriamoci in esso (Salmo 117,24), allora si canta… Mi hai rallegrato, Signore, con ciò che hai fatto. Ciò che ha fatto e che ci rallegra è questo giorno stesso in cui noi ci rallegriamo: il giorno della risurrezione del Signore. In quel giorno, se leggi bene la Bibbia, il Signore non ha fatto nient’altro che il giorno: era la prima domenica, della quale ora diciamo: mi hai rallegrato, Signore, con ciò che hai fatto.
Atanasio: le opere delle tue mani: l’economia della salvezza.
5 Eusebio, è l’invisibile manifestato dalla creazione (Romani 1,20).
6 Cirillo Alessandrino: non comprendono il mistero di Cristo se non coloro ai quali il Padre stesso lo rivela (Matteo 11,27).
7 Origene: gli empi spuntano come l’erba: il fuoco che il Signore è venuto a portare sulla terra brucerà fieno, legno, paglia.
9 Origene: il nemico diventa amico: non esiste più come nemico perché Dio ha distrutto l’inimicizia.
10 Eusebio: quanto a me, anche se la mia giovinezza è umiliata quaggiù, la mia vecchiaia, cioè la fine e la consumazione della mia vita, vedrà un cambiamento in meglio. Mediante l’unzione traboccante, riceverò la vita presso di te. E con i miei occhi costaterò la fine dei miei nemici.
Ruperto: il lottatore, al quale tutti questi salmi inculcano la speranza confessa al Signore le sue ferite, che ha sofferto nelle sue membra a causa della legge del peccato. Poi canta la sua speranza di vittoria.
10 Origene: la vecchiaia del giusto è la vera sapienza: la sua giovinezza è lo stato dell’anima esente da ogni turbamento di passione.
11 Teodoreto: è una profezia.
12 Eusebio: mentre i peccatori sono come fieno presto appassito, il giusto (il Cristo) fiorirà come palma, con una corona di rami che sale fino al cielo. Non è paragonato solo al tronco della palma: si moltiplica nei suoi rami che col tronco, per mezzo di lui, conseguono la salvezza. È paragonato anche al cielo per la stessa ragione: non a un cedro qualsiasi ma a quello del Libano, perché il Libano produce gli alberi più alti di tutti.
Teodoreto: il giusto è paragonato al cielo per la sua densità e alla palma per la sua fertilità. Tutti e due vivono a lungo e impiegano molto tempo per crescere.
13 Eusebio: quelli che non si innalzano fino al livello del cedro e della palma possono consolarsi: avranno una buona fine, fioriranno negli atri del nostro Dio. La casa del Signore è la Chiesa.
Atanasio: casa del Signore: la Gerusalemme celeste.
14 Origene i giusti, piantati nella scienza di Dio, portano frutti col loro insegnamento spirituale: producono uomini.
Eusebio: si moltiplicheranno, dunque, come il cedro in pingue vecchiaia: la vecchiaia è la consumazione dell’anima santa. Godranno dei beni del Signore e nel loro riposo annunceranno che retto è il Signore e non c’è ingiustizia in lui, perché vedranno i buoni ricompensati e i malvagi puniti.
Arnobio il Giovane: la palma è il Cristo. La vecchiaia feconda non è la sua, ma è la vecchiaia del mondo.
Salmo 92
cantico di lode di Davide per la vigilia del sabato,
quando fu abitata la terra
1 Il Signore ha instaurato il suo regno
si è rivestito di splendore,
si è rivestito il Signore
di potenza e se ne è cinto,
e così ha reso saldo il mondo che non sarà scosso.
2 Pronto è il tuo trono fin da allora, da sempre tu sei.
3 Hanno alzato i fiumi, Signore,
hanno alzato i fiumi la loro voce,
alzeranno i fiumi i loro flutti.
4 Per le voci delle grandi acque
mirabili gli innalzamenti del mare,
mirabile nelle altezze il Signore.
5 Le tue testimonianze sono degne di fede, molto.
Alla tua casa si addice
la santità, Signore, per la lunghezza dei giorni.
Da Sacy
cantico di lode di Davide per la vigilia del sabato,
quando fu abitata la terra
1 Il Signore ha instaurato il suo regno
si è rivestito di splendore,
si è rivestito il Signore
di potenza e se ne è cinto,
e così ha reso saldo il mondo che non sarà scosso.
2 Pronto è il tuo trono fin da allora, da sempre tu sei.
3 Hanno alzato i fiumi, Signore,
hanno alzato i fiumi la loro voce,
alzeranno i fiumi i loro flutti.
Volendo il profeta parlare della grande opera della creazione dell’universo rappresenta Dio in una maniera umana dicendo che ha tratto dal nulla tutte le cose semplicemente con la sua volontà. Sebbene la sua gloria e la sua maestà soltanto allora si sia manifestata alle creature, il trono della sua potenza era stabilito dapprima, poiché il Signore era e sussisteva da tutta l’eternità.
4 Per le voci delle grandi acque
mirabili gli innalzamenti del mare,
mirabile nelle altezze il Signore.
Se vogliamo riferire questi versetti alla creazione dell’universo, il profeta ci rappresenta quel che accadde al principio del mondo, quando ricoprendo le acque la superficie della terra, l’onnipotenza di Dio le restrinse tra confini, che furono stabiliti per sempre. È questa una espressione figurata che ci fa comprendere che quando le acque dei fiumi e del mare si gonfiavano con più furore, non servirono le medesime, come non servono anche oggi che a far sempre più ammirare il supremo potere di colui che dall’alto del cielo comanda, come si dice nel Vangelo, e al mare e ai venti e a cui il mare e i venti obbediscono.
5 Le tue testimonianze sono degne di fede, molto.
Alla tua casa si addice
la santità, Signore, per la lunghezza dei giorni.
Le parole della Scrittura furono le testimonianze dello stesso Dio che ci attestano in una maniera certissima tanto ciò che precedette i santi profeti, come la creazione del mondo, quanto ciò che li ha seguiti, come la riforma dell’universo e la redenzione degli uomini.
Da Agostino
“Quale sia il titolo di questo salmo, lo abbiamo udito durante la lettura; quanto poi al suo significato, non è difficile comprenderlo se ci si rifà alla sacra Scrittura e precisamente al libro della Genesi. Infatti nel titolo di ogni salmo, come sul frontone di un edificio, si annunzia quello che vi cerchiamo dentro. Il nostro si intitola così: Lode del cantico, per David stesso nel giorno prima del sabato, quando fu fondata la terra. Riandiamo con il pensiero a ciò che Dio fece nei singoli giorni nei quali creò e ordinò l'universo, dal primo giorno fino al sesto, lasciando da parte il settimo che Dio consacrò a se stesso poiché in esso si riposò da tutte le opere che aveva compiute in modo ottimo. Troveremo che nel sesto giorno (di cui si parla, dato che dice prima del sabato) creò tutti gli animali della terra; e successivamente, nello stesso giorno, creò l'uomo a sua immagine e somiglianza. Non è senza ragione che i giorni siano stati ordinati in questo modo, ma è perché secondo un tale ordine dovevano correre i secoli prima del nostro riposo in Dio: precisando che ci riposeremo se avremo compiuto opere buone. Proprio per insegnarci questo, sta scritto che Dio si riposò nel settimo giorno, dopo aver compiute tutte le opere in modo quanto mai buono… Come nel sesto giorno Dio fece l'uomo a sua immagine e somiglianza, così vediamo che parimenti nella sesta età del mondo è venuto nostro Signore Gesù Cristo, per restituire all'uomo l'immagine di Dio. La prima età del mondo (chiamiamola primo giorno) va da Adamo fino a Noè; la seconda, secondo giorno, da Noè fino ad Abramo; la terza, terzo giorno, da Abramo fino a David; la quarta, quarto giorno, da David fino alla cattività babilonese; la quinta, quinto giorno, dall'esilio in Babilonia fino alla predicazione di Giovanni. La sesta infine è quella che decorre dal tempo della predicazione di Giovanni sino alla fine del mondo. Con la fine del sesto giorno poi arriviamo al riposo. Ora, pertanto, sta trascorrendo il sesto giorno. Ecco perché il titolo del salmo dice: Nel giorno prima del sabato, quando fu fondata la terra. Ascoltiamo ora il salmo. Domandiamogli in che senso si dica fondata la terra, poiché non sembra che sia stata creata proprio in quel giorno né così riferisce la Genesi. Quando dunque la terra viene ad essere fondata? Non sarà quando si realizza ciò che abbiamo letto or ora nell'Apostolo: Purché stiate saldi nella fede, stabili ed immobili ? Se ne conclude che, quando tutti i fedeli sparsi in tutta la terra sono stabili nella fede, allora la terra viene ad essere fondata, allora viene creato l'uomo ad immagine di Dio. È questo che simboleggia il sesto giorno della Genesi. Ma in che modo Dio fece tutto questo? In che modo venne fondata la terra? Venne Cristo, e così fu dato alla terra il suo fondamento, perché nessuno può porre altro fondamento all'infuori di quello che è posto e che è Cristo Gesù . Di lui dunque canta questo salmo.
cantico di lode di Davide per la vigilia del sabato,
quando fu abitata la terra
1 Il Signore ha instaurato il suo regno
si è rivestito di splendore,
si è rivestito il Signore
di potenza e se ne è cinto,
e così ha reso saldo il mondo che non sarà scosso.
2 Pronto è il tuo trono fin da allora, da sempre tu sei.
“Preparato è il tuo trono, Dio, sin da quel tempo. Che significa da quel tempo? Significa " fin da allora ". È come se dicesse: Vuoi sapere qual è il trono di Dio? e dove siede Dio? Egli ha sede nei suoi santi. Vuoi essere sede di Dio? Prepara nel tuo cuore un luogo ove possa sedersi. Cos'è infatti la sede di Dio se non il luogo dove Dio abita? E dove abita, se non nel suo tempio? E qual è il suo tempio? È costruito forse con pareti di muratura? No certamente! Sarà, per caso, suo tempio questo mondo, che è così grande, che lo diresti degno di contenere Dio? Il mondo non è in grado di contenere colui dal quale fu fatto. Chi è dunque che lo contiene? L'anima in pace, l'anima giusta, essa lo ospita… Ascolta quale abitazione Dio si prepara! Su chi si riposerà il mio Spirito? Sopra l'umile e il pacifico e colui che ha timore delle mie parole . Ecco, se tu sei umile e pacifico, in te abita Dio. Dio è eccelso; ma non abiterà in te, se tu cercherai di essere eccelso. Tu vorresti essere alto affinché egli abitasse in te. Tutt'altro! Sii umile, trema di fronte alle sue parole, e Dio abiterà in te. Egli non si preoccupa se la casa è tremante; c'è lui che la consolida. Il tuo trono, Dio, è preparato fin da quel tempo. Da quel tempo vuol dire " fin da allora ". È infatti un'indicazione di tempo. Fin da allora: da quando? Chissà? forse dal giorno prima del sabato (forse da quel tempo), dato che così ci indica il titolo del salmo. Nel sesto giorno infatti, cioè nella sesta età del mondo, venne nella carne il Signore. Da quel tempo è dunque " da quando apparve come uomo "; da quel tempo è " dal seno della madre .
3 Hanno alzato i fiumi, Signore,
hanno alzato i fiumi la loro voce,
alzeranno i fiumi i loro flutti.
4 Per le voci delle grandi acque
mirabili gli innalzamenti del mare,
mirabile nelle altezze il Signore.
“I fiumi hanno elevato le loro voci. Quali sono questi fiumi che hanno elevato le loro voci? Noi non le abbiamo udite. Non le abbiamo udite né quando nacque il Signore né quando fu battezzato né durante la passione. Mai abbiamo udito parlare i fiumi. Leggete il Vangelo e non troverete che i fiumi abbiano parlato. Eppure è poco dire che abbiano parlato. Essi, a detta del salmo, hanno elevato le loro voci. Non hanno dunque solamente parlato, ma hanno parlato con voce forte, possente, alta. Ebbene, quali sono i fiumi che hanno parlato? Abbiamo detto che nel Vangelo non c'è scritto niente; eppure è nel Vangelo che dobbiamo cercare. Poiché, se certe cose non le troviamo nel Vangelo, dove le troveremo? Io potrei inventarmele; ma in tal caso sarei un inetto spacciatore di frottole e non un fedele amministratore [della parola di Dio]. Indaghiamo nel Vangelo e cerchiamo insieme quali siano i fiumi che hanno elevato le loro voci. Sta scritto nel Vangelo che Gesù stava in piedi e gridava. Che cosa gridava? Ecco intanto gridare la stessa sorgente dei fiumi, la stessa fonte della vita da cui dovevano scorrere i fiumi. Ha elevato per primo la sua voce. E che cosa gridava Gesù, stando in piedi? Chi crede in me, come dice la Scrittura, scaturiranno dal suo ventre torrenti di acqua viva. L'Evangelista aggiunge: Diceva questo riferendosi allo Spirito che avrebbero dovuto ricevere coloro che avrebbero creduto in lui. Ma lo Spirito non era stato ancora donato, perché Gesù non era stato ancora glorificato . Quando però Gesù fu glorificato con la resurrezione e con l'ascensione ai cieli, come ben sapete, fratelli, passati dieci giorni dalla sua ascensione (perché si compisse un certo sacramento) inviò il suo Spirito Santo e ricolmò [di doni] i suoi discepoli . Questo Spirito è il gran fiume che ha ricolmato molti fiumi. Di questo fiume dice un altro salmo: L'impeto del fiume allieta la città di Dio . Scaturirono dunque fiumi d'acque copiose dal seno dei discepoli, quando essi ricevettero lo Spirito Santo. Essi stessi divennero fiumi quando ebbero ricevuto lo Spirito Santo. In che senso questi fiumi elevarono le loro voci? E perché le elevarono? Perché prima avevano avuto timore. Pietro non era un fiume quando, di fronte alle parole di quella servetta, negò per tre volte Cristo dicendo: Non conosco quest'uomo . In quella circostanza ebbe timore e mentì; non levò dunque la voce: non era un fiume. Ricevuto che ebbero lo Spirito Santo, furono convocati dai Giudei, i quali proibirono loro categoricamente di parlare e insegnare nel nome di Gesù. Ecco allora Pietro e Giovanni rispondere: Giudicate voi, al cospetto di Dio, se sia giusto obbedire a voi piuttosto che a Dio. Non possiamo infatti non parlare di ciò che abbiamo visto ed udito . Fu allora che elevarono i fiumi la loro voce, con voci di molte acque. A questo elevarsi della voce si riferisce anche il passo ove è detto: Si presentò Pietro con gli undici e levando la voce disse loro: Uomini della Giudea , con quel che segue. Egli annunziò Cristo con grande coraggio e senza paura. Dunque elevarono i fiumi la loro voce, con voci di molte acque. Quando gli Apostoli furono dimessi dall'assemblea dei Giudei, tornarono dai loro [amici] e raccontarono gli ordini ricevuti dagli anziani e dai sacerdoti. Ascoltandoli, levarono tutti la loro voce unanime al Signore e dissero: Signore, tu sei colui che ha fatto il cielo, la terra, il mare e tutte le cose che sono in essi , con quel che segue. Anche costoro erano diventati fiumi che elevavano la loro voce. Impressionante è il sollevarsi delle onde marine. Quando quei discepoli levarono la loro voce, molti credettero e molti ricevettero lo Spirito Santo e, da pochi fiumi che erano stati, cominciarono a far sentire la loro voce come fiumi numerosi. Per questo continua: A causa delle voci di molte acque, impressionante è il sollevarsi delle onde marine, cioè di quel mare che è il mondo. Quando Cristo cominciò ad essere annunziato da tante voci, il mare cominciò ad agitarsi: cominciarono a divenire sempre più frequenti le persecuzioni. Quando dunque i fiumi elevarono la loro voce con voci di molte acque, allora [divennero] impressionanti i cavalloni del mare. I cavalloni sono il gonfiarsi del mare e si hanno quando il mare è infuriato. Ma si sollevino pure le onde quanto vogliono, ruggisca pure il mare quanto vuole! Ci potranno essere dei cavalloni veramente impressionanti: furiose potranno essere le minacce e le persecuzioni, ma osserva le parole che seguono: Mirabile in alto è il Signore. Si calmi dunque il mare, si plachi! Si dia la pace ai cristiani! Il mare era sconvolto: ondeggiava paurosamente la navicella. La navicella è la Chiesa; il mare è il mondo. È venuto il Signore; ha camminato sopra il mare e ha placato i flutti . In qual modo il Signore ha camminato sopra il mare? Camminando sulle teste di queste gigantesche onde spumeggianti. I potenti e i re della terra hanno creduto e si sono sottomessi a Cristo. Non spaventiamoci dunque, se è impressionante il sollevarsi delle onde marine. Mirabile in alto è il Signore.
5 Le tue testimonianze sono degne di fede, molto.
Alla tua casa si addice
la santità, Signore, per la lunghezza dei giorni.
“Le tue testimonianze sono divenute oltremodo degne di credito. Più di quanto non fossero impressionanti i cavalloni del mare. Veramente mirabile era il Signore sulle loro sommità. Le tue testimonianze sono divenute oltremodo degne di credito..
Abbiate pace in me, aveva detto il Signore, mentre nel mondo subirete tribolazioni. Che faremo dunque? Il mare si agita, le onde si sollevano e infuriano rabbiosamente; e su di noi si riversano le sciagure. Ci perderemo d'animo? Non sia mai! Mirabile in alto è il Signore. Per questo dunque, dopo aver detto: Abbiate pace in me, mentre nel mondo subirete tribolazioni, immediatamente aggiunge: Però allietatevi, perché io ho vinto il mondo. Orbene, se egli dice: Io ho vinto il mondo, tenetevi stretti a colui che ha vinto il mondo, che ha vinto il mare. Allietatevi in lui, perché mirabile in alto è il Signore, e perché le tue testimonianze sono degne di ogni credito. E attraverso tutte queste vicende che cosa si è ottenuto? Alla tua dimora, Signore, si addice la santificazione. Alla tua dimora, a tutta la tua dimora. Non alla dimora che si trova o qui o là o da quell'altra parte, ma a tutta la tua casa, che si estende in tutto il mondo. Perché in tutto il mondo? Perché egli saldamente regge l'orbe della terra, che non sarà scosso . La casa del Signore sarà resistente; e si estenderà per tutto l'orbe terraqueo. Molti cadranno, però quella casa resterà in piedi. Molti si turberanno, ma quella casa non sarà scossa. Alla tua dimora, Signore, si addice la santificazione. Forse per un po' di tempo solamente? No di certo! Per la lunghezza dei giorni.
Dai Padri
Origene: i primi 3 versetti sono detti dal profeta. Poi l’anima di Gesù si rivolge a se stessa ornata del Verbo che è potenza di sé. Ritengo che lo splendore è il Signore stesso, che ha regnato e si è rivestito di splendore.
Eusebio: la morte ha regnato da Adamo a Mosè (Romani 5,12) e il Cristo ha distrutto con la sua morte colui che della morte aveva il potere, cioè il diavolo (Ebrei 2,14). Il Verbo di Dio ha distrutto il dominio della morte con la sua morte e la sua risurrezione e regna su tutte le nazioni; lo Spirito Santo ci convoca a cantare in coro: il Signore ha instaurato il suo regno, si è rivestito di splendore! Nella sua incarnazione e morte aveva rivestito l’umiliazione: non ha apparenza né bellezza (Isaia 53,2). Ma quando ha ripreso la sua gloria, che aveva sempre presso il Padre, ha trasfigurato il corpo della nostra miseria (Filippesi 3,21), e rivestito lo splendore. Si è rivestito rivela che ci fu un tempo in cui se ne era spogliato. Così pure è stato crocifisso perché aveva scelto la debolezza; ma dopo aver vinto la morte e preso possesso del suo regno si è rivestito il Signore di potenza e se ne è cinto. Avendo dunque rivestito la propria potenza, della quale è cinto, affronta una grande impresa: ha reso saldo il mondo che non sia scosso. Egli ha, infatti, risollevato questa terra che era quasi precipitata negli inferi, dominata com’era dai demoni, l’ha di nuovo consolidata, dopo aver sgomentato le potenze avverse. Nella persona della Chiesa, fondata sulla roccia e invincibile ai demoni, ha reso saldo dalla terra al punto che mai più si lascerà distogliere dall’amore di Dio.
Gregorio di Nissa: questo salmo canta il mistero della vittoria di Cristo sulla morte. Il Cristo ha vinto la morte; e in se stesso ha tracciato per tutti i morti la via che va dalla morte alla risurrezione. Il Signore ha assunto la nostra forma e si è rivestito della nostra umiliazione, rivestendo la forma di schiavo: poi di nuovo ha ripreso il suo regno, si è rivestito del suo splendore e si è cinto di potenza. Ha ristabilito così la natura disgregata dal peccato, perché non le accada più di essere sconvolta ed agitata dalle tempeste che si alzano dal peccato.
Cirillo Alessandrino: quando il Cristo è risalito al Padre dopo la sua risurrezione, ha rivestito la maestà che gli competeva e la potenza che aveva fin dal principio, perché egli regna col Padre.
Teodoreto: Isaia cantava: l’abbiamo visto senza bellezza. Ma dopo che il Signore è risalito al cielo, emana raggi degni di Dio. Il profeta esclama: regna rivestito di splendore! Non che abbia assunto ciò che non possedeva, ha solo manifestato ciò che già possedeva. E ora Padre, glorificami davanti a te con quella gloria che avevo presso di te prima che il mondo fosse (Giovanni 17,5). Così per la potenza. Il profeta lo descrive come un re che riveste le sue armi, si orna della cintura e combatte contro il nemico. Rende così saldo il mondo perché non sia scosso.
Girolamo: si è rivestito di splendore: risuscitando, unisce a sé il coro dei santi.
Origene: ha reso salda la Chiesa nel mondo.
Girolamo: prima della redenzione tutto vacillava. La sua risurrezione ha reso saldo tutto.
2 Eusebio: il tuo trono era preparato prima dei secoli, perché tu esisti prima dei secoli, primizia delle vie del Signore. E quando ti sei annientato per assumere la forma di schiavo, il tuo trono era custodito pronto, perché a te solo il Padre ha detto: siedi alla mia destra affinché io ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi (Salmo 109,1). E fin dai tempi antichi i fiumi hanno alzato le loro voci per mezzo dei profeti; poi per mezzo degli apostoli, degli evangelisti e di tutti gli innumerevoli popoli che hanno annunciato e annunciano il tuo regno di salvezza, proclamando a gran voce che la grazia di Dio si effonde su tutti. Ma questi fiumi sono pure gli angeli che hanno alzato altissime le loro voci quando hanno visto il Salvatore salire al cielo nella sua gloria: alzate le vostre porte ed entrerà il re della gloria (Salmo 23,7) e la moltitudine delle chiese sulla terra che, confluendo come fiumi, innalzano la loro voce verso Dio.
3 Origene: i fiumi sono qui le natura spirituale. Dal loro cuore sgorgano fiumi d’acqua viva.
Gregorio di Nissa: i fiumi sono un enigma che designa i fiumi evangelici.
Cirillo Alessandrino: fiumi: le acque delle Scritture.
Atanasio: fiumi: apostoli e predicazione evangelica.
4 Eusebio: di fronte ai fiumi santi stanno le potenze avverse che innalzano e gonfiano i loro fiumi d’orgoglio, ma li abbassano alla voce delle acque sante. C’era fra gli uomini la sapienza di questo mondo e la prudenza della carne che si reggevano con arroganza; ma quando le chiese di Dio furono stabilite, tanto presso i greci quanto presso i barbari, e questa immensa moltitudine cantò a gran voce le lodi di Dio, fu come la voce delle acque universali. Allora la gonfiezza che era chiamata sapienza scomparve, tutta l’arroganza cadde perché la loro sapienza fu svalutata. Se rimane qualcosa di mirabile e di temibile in questo elevarsi del mare, sappiamo che il Signore è ben più mirabile e temibile nelle altezze: chi si affida al Signore non ha quindi nulla da temere dalle tempeste del mare, fossero pure le persecuzioni. Sono ondeggiamenti sollevati dal drago che abita il mare: apre la gola grida, vomita acqua per sommergere la Chiesa di Dio.
5 Eusebio: le profezie che rendevano testimonianza sul futuro regno del Signore sono state verificate dall’evento compiuto. Un tempo si annunciava: il Signore si è rivestito di splendore. Ora si è manifestata la verità della predicazione: egli ha raggiunto il trono del Padre suo, regna sul cielo e la terra, la sua Chiesa è salda nel mondo intero e i fiumi alzano la voce in rendimento di grazie, preghiere, inni di lode. Quanto alla tua casa, cioè la Chiesa, nulla le si addice meglio della santità per rimanere salda attraverso i secoli. Ciò che è proprio alle tue testimonianze è la verità; ciò che è proprio alla tua casa è la santità. Se, Dio non voglia, l’indecenza e l’empietà si vedessero un giorno nella casa di Dio, Dio che abita in essa, che è il santo e riposa nei suoi santi, direbbe: la vostra casa vi sarà lasciata deserta (Matteo 23,38).
Atanasio: testimonianze: le promesse fatte ai profeti sono state compiute con la venuta del Cristo.
Origene: la casa di Dio è l’anima pura.
Teodoreto il culto nuovo non sarà mai abrogato.
Arnobio il Giovane: conclusione: è sulla croce che ha preso possesso del suo regno. Perché rivestiti in piena potenza l’ infermità, cinse l’eternità e rese saldo il mondo con la sua risurrezione. Aveva pronto il suo trono, salì al cielo alla destra del Padre.
Salmo 93
Salmo di Davide, per il quarto giorno della settimana
1 Dio delle vendette, il Signore. Il Dio
delle vendette ha operato apertamente
2 Innalzati tu che giudichi la terra, rendi il
contraccambio ai superbi.
3 Fino a quando i peccatori, Signore, fino a
quando i peccatori si vanteranno,
4 apriranno la bocca e parleranno
iniquità, parleranno tutti gli
operatori di ingiustizia?
5 Il tuo popolo, Signore, hanno umiliato e
la tua eredità hanno perseguitato.
6 Hanno ucciso la vedova e lo
straniero e hanno dato la morte agli orfani
7 e hanno detto: Non vedrà
il Signore e non comprenderà il Dio di Giacobbe.
8 Comprendete insensati
tra il popolo e voi stolti finalmente rinsavite.
9 Chi ha piantato l’orecchio non ode o chi
ha plasmato l’occhio non osserva?
10 Chi castiga le genti non accuserà,
lui che insegna all’uomo la conoscenza?
11 Il Signore conosce i pensieri
degli uomini: essi sono vani.
12 Beato l’uomo che tu avrai istruito Signore e
a cui avrai fatto conoscere la tua legge
13 per ristorarlo dai giorni cattivi finché
sia scavata la fossa al peccatore.
14 perché non respingerà il Signore il suo popolo
e non abbandonerà la sua eredità,
15 finché la giustizia non si volga
in giudizio e siano presso di essa tutti quelli che
sono di cuore retto pausa
16 Chi sorgerà per me
contro i malvagi o chi starà
con me contro gli operatori d’ iniquità?
17 Poiché se il Signore non mi
avesse aiutato in breve avrebbe
abitato nell’inferno l’anima mia.
18 Se dicevo: è stato scosso
il mio piede, la tua misericordia Signore mi aiutava.
19 Secondo la moltitudine
dei miei dolori nel mio cuore
le tue consolazioni hanno allietato l’anima mia.
20 Forse avrà qualcosa in comune
con te il trono dell’iniquità,
tu che formi il dolore nel precetto?
21 Daranno la caccia all’anima del
giusto e il sangue innocente condanneranno;
22 e si è fatto il Signore per me rifugio e il Dio mio
aiuto della mia speranza,
23 e ripagherà ad essi la loro malvagità
e nella loro malizia li farà perire;
li farà perire il Signore, Dio nostro.
Da Sacy
Salmo di Davide, per il quarto giorno della settimana
1 Dio delle vendette, il Signore. Il Dio
delle vendette ha operato apertamente
Il santo re parlando qui come un profeta fa intendere a tutti malvagi che non devono gloriarsi delle loro ingiustizie. Sappiano che il Signore è veramente il Dio delle vendette, e giudica i delitti degli uomini. In ogni tempo ha dato prova della perfetta libertà con cui sa castigarli quando gli piace: è libero di differirne il castigo secondo i consigli della sua giustizia e della sua sapienza.
2 Innalzati tu che giudichi la terra, rendi il
contraccambio ai superbi.
3 Fino a quando i peccatori, Signore, fino a
quando i peccatori si vanteranno,
4 apriranno la bocca e parleranno
iniquità, parleranno tutti gli
operatori di ingiustizia?
Ricordiamoci che parla un profeta e che parla pieno dello Spirito Santo, per atterrire in modo salutare i peccatori e per consolare i tribolati, che gemono sotto l’oppressione che li fa soffrire. Egli si rivolge a Dio per supplicarlo di far finalmente risplendere la sua grandezza e perché convinca il mondo che egli è giudice supremo della terra castigando gli uomini superbi e violenti, come merita il loro orgoglio.
5 Il tuo popolo, Signore, hanno umiliato e
la tua eredità hanno perseguitato.
6 Hanno ucciso la vedova e lo
straniero e hanno dato la morte agli orfani
7 e hanno detto: Non vedrà
il Signore e non comprenderà il Dio di Giacobbe.
Bisogna essere empio di professione ed ateo dichiarato per osare dire che il Signore non vedrà le violenze che si esercitano contro il suo popolo e contro quelli che egli considera in modo particolare come la sua propria eredità. E questo linguaggio tenevano allora i nemici del popolo giudeo che uccidendo impunemente quelli di cui Dio si chiama il protettore, quali erano gli orfani, gli stranieri e le vedove, s’immaginavano stoltamente che il Signore, Dio di Giacobbe, non vedesse quanto andava accadendo, perché lo sopportava.
8 Comprendete insensati
tra il popolo e voi stolti finalmente rinsavite.
9 Chi ha piantato l’orecchio non ode o chi
ha plasmato l’occhio non osserva?
10 Chi castiga le genti non accuserà,
lui che insegna all’uomo la conoscenza?
11 Il Signore conosce i pensieri
degli uomini: essi sono vani.
Meritano veramente di essere chiamati insensati e stolti coloro che pretendono di distinguersi in qualche modo fra il popolo, desiderosi di comparire spiriti forti che non temono di essere convinti dal lume della verità e che non credono che l’occhio della provvidenza, che tutto vede, possa scoprire i loro delitti. Si distinguono costoro certamente fra i popoli per la stravaganza dei loro ragionamenti che li allontana da riconoscere che chi ha dato all’uomo orecchi per udire e occhi per vedere, vede prima di tutti egli stesso e conosce ogni cosa. Da lui tutti gli uomini sono stati e sono ancora ammaestrati nelle scienze poiché egli è il gran dottore e l’unico maestro. Il profeta parla qui in particolare dei pensieri dei peccatori che sono contrari alla provvidenza e si può anche dire che egli intende in generale che tutto ciò che pensano gli uomini come uomini è pieno di vanità: Dio ne scorge il nulla e lo condanna.
12 Beato l’uomo che tu avrai istruito Signore e
a cui avrai fatto conoscere la tua legge
13 per ristorarlo dai giorni cattivi finché
sia scavata la fossa al peccatore.
Spetta solo a Dio ammaestrare l’uomo nella verità perché non vada errando nella vanità dei suoi pensieri. E una delle grandi istruzioni che gli dà insegnandogli la sua legge è di fargli comprendere nell’intimo del cuore che i mali stessi che gli manda in questo mondo sono un bene per lui, perché se ne serve come un padre per correggerlo, per esercitarlo nella virtù e nella pazienza e renderlo degno del suo regno. In questo modo gli procura conforto nei giorni calamitosi. Per giorni calamitosi si può intendere la vita presente esposta a tanti guai. Non c’è cosa che mitighi altrettanto i mali di questa vita quanto la certezza, che ci dà la verità della legge, che il Signore ci risparmia quando ci castiga e scava un precipizio e una fossa al peccatore quando gli lascia pacificamente godere una grande prosperità.
14 perché non respingerà il Signore il suo popolo
e non abbandonerà la sua eredità,
15 finché la giustizia non si volga
in giudizio e siano presso di essa tutti quelli che
sono di cuore retto pausa
Queste parole del profeta vengono a significare: non temo di chiamare beato colui che è ammaestrato nella disciplina del Signore. Non bisogna che quelli che sono da lui considerati e trattati come suo popolo, temano che egli li abbia rigettati e abbandonati, allorché permette ai malvagi di oltraggiarli e di opprimerli. Se la sua giustizia osserva ora il silenzio, non sempre lo osserverà, ma farà conoscere alla fine il rigore del suo giudizio
16 Chi sorgerà per me
contro i malvagi o chi starà
con me contro gli operatori d’ iniquità?
17 Poiché se il Signore non mi
avesse aiutato in breve avrebbe
abitato nell’inferno l’anima mia.
18 Se dicevo: è stato scosso
il mio piede, la tua misericordia Signore mi aiutava.
Davide prova col suo esempio che il Signore non rigetta il suo popolo e non abbandona la sua eredità dicendo: chi si leverà, cioè chi è solito venire a soccorrermi contro quelli che nella condotta e nel cuore sono pieni di malizia? Ovvero, chi starà dalla mia, cioè chi avrà la bontà e il potere di sostenermi contro quelli che pensano solo a commettere iniquità?
19 Secondo la moltitudine
dei miei dolori nel mio cuore
le tue consolazioni hanno allietato l’anima mia.
20 Forse avrà qualcosa in comune
con te il trono dell’iniquità,
tu che formi il dolore nel precetto?
Il profeta riconosce qui che quando egli umilmente confessava che il suo piede era vacillante, la misericordia del Signore si rendeva presente per soccorrerlo.
21 Daranno la caccia all’anima del
giusto e il sangue innocente condanneranno;
22 e si è fatto il Signore per me rifugio e il Dio mio
aiuto della mia speranza,
23 e ripagherà ad essi la loro malvagità
e nella loro malizia li farà perire;
li farà perire il Signore, Dio nostro.
Il giusto di cui parla qui il profeta è Davide stesso; ed ecco qual sia il suo discorso: con giustizia, o mio Dio, tu ci hai comandato di sopportare le ingiustizie e le violenze dei malvagi e quando costoro tendono lacci all’anima mia o alla mia vita e mi condannano benché innocente, nulla ho da temere, poiché tu sei diventato il mio rifugio. L’iniquità o l’ingiustizia dei malvagi contro di noi ci dia luogo di praticare il comandamento di Dio che sembra penoso all’infermità della carne. Pensiamo che l’ingiustizia che ci diventa salutare mediante la prova della nostra pazienza sarà per i nostri nemici una sorgente di dannazione.
Da Agostino
Salmo di Davide, per il quarto giorno della settimana
“Secondo il nostro modo di parlare, il quarto giorno della settimana è il quarto giorno dopo la domenica. Vogliate ora badare al significato di questo titolo! In esso è contenuto un mistero grande e profondo. A differenza infatti di molte parti del medesimo salmo, che sono chiare ed ovvie nei termini e nel contenuto ed è facile comprenderle, il titolo del presente salmo (bisogna riconoscerlo) contiene non poche difficoltà. Ci assisterà il Signore, affinché dissipi le nubi e si faccia sereno, in modo che voi possiate intendere il salmo e già dallo scritto posto sulla soglia riusciate a comprenderlo. Sulla soglia di questo salmo c'è dunque questa iscrizione: Salmo, per David stesso, nel quarto giorno della settimana. Il titolo è posto sul limitare [della casa]; è fissato sugli stipiti. La gente, prima di entrare in una casa, vuol sempre conoscere la dicitura che la descriva. E allora andiamo con la mente alla sacra Scrittura, al libro della Genesi, e ripensiamo cosa fu creato nel primo giorno. Troviamo che fu creata la luce. Cosa fu creato nel secondo giorno e troviamo il firmamento; nel terzo la comparsa della terra e del mare e la separazione delle acque, per cui la massa acquatica ebbe il nome di mare, mentre la parte rimasta asciutta fu chiamata terra. Nel quarto giorno Dio fece i luminari che pose in cielo : e il sole a presiedere il giorno, la luna e le stelle a presiedere la notte . Questo è ciò che Dio fece nel giorno quarto. Perché mai, allora, un salmo che mira ad insegnare la pazienza di fronte ai successi dei malvagi e alle tribolazioni dei giusti deve intitolarsi in riferimento al quarto giorno? Ecco le parole che Paolo apostolo rivolgeva a dei fedeli, santi e confermati in Cristo: Fate ogni cosa senza mormorare o litigare. Siate irreprensibili, sinceri, figli di Dio esenti da macchie, vivendo in mezzo ad una generazione traviata e maligna. Voi dovete risplendere in mezzo a loro come luminari posti sul mondo, possedendo la parola della vita . Dai luminari si prende l'esempio per ricordare ai santi che debbono vivere senza ribellioni in mezzo a una generazione di traviati e maligni.
1 Dio delle vendette, il Signore. Il Dio
delle vendette ha operato apertamente
“Infatti il Signore è il Dio delle vendette e, proprio perché Dio delle vendette, egli agisce con vigore. Nemmeno quando parlava qui sulla terra egli risparmiò alcuno. Pur essendo il Signore, egli era coperto di una carne debole ma nel parlare era estremamente deciso. Non ebbe riguardi per la dignità dei capi del giudaismo: e quante cose non disse contro di loro! E le disse con estrema franchezza… È di lui infatti che sta detto nei salmi: Considerando la miseria degli indigenti e il gemito dei poveri, subito mi leverò, dice il Signore . Chi sono questi poveri, questi bisognosi? Coloro che non hanno altra speranza se non in Dio, in colui cioè che, solo, non delude le nostre speranze. Comprendete bene, fratelli, chi siano questi poveri e questi bisognosi. Quando nella Scrittura si elogiano i poveri, non pare si riferisca a quei poveri che effettivamente non posseggono nulla. Potrai infatti imbatterti in un povero che, quando riceve una qualche ingiuria subito pensa a colui che forse lo ospita in casa; a quel tale di cui è inquilino o colono o cliente. Dice che quell'ingiuria è per lui intollerabile… Il suo cuore è attaccato a un uomo, la sua speranza riposa sull'uomo: è una cenere che spera nella cenere. Al contrario, non mancano persone benestanti, al colmo degli onori temporali, le quali non ripongono la loro speranza né nel denaro né sui fondi che posseggono né nella loro famiglia né nello splendore delle loro cariche transitorie. La ripongono invece completamente in colui al quale nessuno succede sul trono, in colui che non può morire, come non può né ingannare né ingannarsi. Ebbene costoro, anche se all'apparenza posseggono molti beni di questo mondo, per il fatto che li amministrano bene e ci sostentano i bisognosi, sono da annoverarsi fra i poveri del Signore. Essi si rendono conto dei pericoli a cui li espone la vita presente, si sentono pellegrini in questo mondo, e in mezzo all'abbondanza delle loro ricchezze si comportano come il pellegrino nella casa che l'ospita: vi si ferma di passaggio, non se la compra per sempre.
2 Innalzati tu che giudichi la terra, rendi il
contraccambio ai superbi.
“Il Cristo agì coraggiosamente, ma essi non sopportarono il suo coraggio. Era venuto nell'umiltà, si era rivestito di carne mortale ed era venuto a morire: non a fare ciò che fanno i peccatori, ma a soffrire ciò che avrebbero da soffrire i peccatori. Ebbene, essendo venuto a questo scopo, quando lo videro agire con tanto coraggio e non se la sentirono più di sopportare la franchezza delle sue parole, cosa gli fecero? Lo presero, lo flagellarono, lo svillaneggiarono, lo schiaffeggiarono, lo copersero di sputi, lo coronarono di spine, lo appesero alla croce e finalmente lo uccisero. Egli comunque agì coraggiosamente. Con quali conseguenze? Dice: Lèvati in alto, tu che giudichi la terra! Rendi ai superbi la mercede loro dovuta. Oh sì, fratelli! egli pagherà ciascuno. Cosa significano infatti le parole: Lèvati in alto, tu che giudichi la terra; rendi ai superbi la mercede loro dovuta? È profezia di uno che predice, non audacia di uno che voglia dettar legge. Difatti, non perché il profeta aveva detto: Lèvati, tu che giudichi la terra, Cristo risorse da morte e salì al cielo, sottomettendosi al profeta; ma poiché il Cristo avrebbe compiuto tutto questo, per questo il profeta poté predirlo. Insomma, Cristo fece quello che fece non perché il profeta l'aveva predetto, ma il profeta lo predisse perché Cristo l'avrebbe fatto. Egli, il profeta, in spirito vede Cristo nella sua condizione umile, abietta e, riscontrando che egli non ha paura di nessuno, che non risparmia a nessuno le sue rampogne, afferma: Egli agisce coraggiosamente. Poi vede come costui che agiva con coraggio venga catturato, crocifisso, umiliato; lo vede risorgere e ascendere al cielo, e sa che egli tornerà a giudicare coloro che gli inflissero tanti tormenti. Per questo esclama: Lèvati in alto, tu che giudichi la terra rendi ai superbi la mercede dovuta! Egli ripagherà i superbi, non gli umili. Chi sono i superbi? Coloro che, non contenti di fare il male, pretendono di scusare le loro malefatte.
3 Fino a quando i peccatori, Signore, fino a
quando i peccatori si vanteranno,
“Fino a quando, Signore, i peccatori se ne andranno orgogliosi? Essi contestano e proferiscono parole inique. Fino a quando parleranno tutti coloro che operano l'iniquità? Ed elenca tutte le varie opere. Contestano e proferiscono parole inique. Che vuol dire: Contestano? Hanno da fare obiezioni alle parole del giusto… Ecco cosa vuol dire contestano. Hanno da ridire. Siccome li si risparmia, traggono argomento dalla pazienza di Dio per protestare contro di lui. Dio li risparmia per un fine; essi, sentendosi lasciati vivi, contestano per un altro. Per quale fine Dio li sopporti lo dice l'Apostolo descrivendo il piano della misericordia di Dio. Scrive: Tu che commetti tali peccati, credi che sfuggirai al giudizio di Dio? O non piuttosto disprezzi la ricchezza della sua benignità e pazienza? Non sai che la pazienza di Dio mira a condurti al ravvedimento? Tu invece (cioè il contestatore che dice: " Se la mia condotta non piacesse a Dio, non mi risparmierebbe ". Vedi cosa si procura. Ascolta l'Apostolo!), tu invece assecondando la durezza del tuo cuore impenitente, ti accumuli dell'ira per il giorno della vendetta e della manifestazione del giusto giudizio di Dio, il quale renderà a ciascuno la mercede in conformità delle sue opere . Dio ti usa più longanimità; tu commetti più colpe. Ci sarà dunque da parte sua un tesoro di misericordia infinita per coloro che non hanno disprezzato la sua misericordia; ma per te il tuo tesoro sarà un tesoro d'ira. Quel po' di colpa che vi riponi ogni giorno, alla fine diverrà un mucchio grande: ve la riponi a pezzetti, la ritroverai divenuta un masso enorme. Non lusingarti dicendo che i tuoi peccati di ogni giorno sono peccati piccoli: con piccolissime gocce si formano i fiumi.
4 apriranno la bocca e parleranno
iniquità, parleranno tutti gli
operatori di ingiustizia?
5 Il tuo popolo, Signore, hanno umiliato e
la tua eredità hanno perseguitato.
“Quali sono le opere compiute da coloro che contestano e parlano empiamente perché, pur commettendo il male, li si risparmia? O Signore, essi hanno umiliato il tuo popolo; cioè tutti coloro che vivono nella giustizia, contro i quali i perversi vogliono sfogare la propria superbia. O Signore, essi hanno umiliato il tuo popolo: hanno oppresso la tua eredità. Hanno ucciso la vedova e i pupilli; hanno messo a morte il proselito, cioè il pellegrino, il forestiero, l'ospite. Ecco chi chiama proselito. Tutte queste espressioni sono chiare, e non c'è bisogno di fermarvisi.
6 Hanno ucciso la vedova e lo
straniero e hanno dato la morte agli orfani
7 e hanno detto: Non vedrà
il Signore e non comprenderà il Dio di Giacobbe.
“Dissero: Il Signore non vedrà. Egli non bada a queste cose, ci passa sopra. Ha altre cose cui pensare. Non le conosce. Sono due ragionamenti tipici dei cattivi. Di uno ho già parlato: Tu commettevi tali colpe e io tacevo. Tu pensasti allora una cosa empia, che cioè io fossi simile a te. Che significano le parole: Che io fossi simile a te? Che io vedo le tue malefatte ma, siccome non mi vendico, che esse mi piacciono. Ma c'è un altro ragionamento degli empi. Dio, dicono, non bada a queste cose. Dio non si interessa di sapere come vivo; non si cura di me. Ma che davvero Dio tenga conto di me? O che mi calcoli in qualche maniera o calcoli l'intero genere umano? Disgraziato! Dio si curò di farti esistere, e non si cura che tu viva bene? Comunque è sulla bocca di costoro che risuonano le parole: Essi hanno detto: Il Signore non vede e il Dio di Giacobbe non è al corrente.
8 Comprendete insensati
tra il popolo e voi stolti finalmente rinsavite.
“Comprendete adesso voi che siete così insensati in mezzo al popolo! E voi, stolti, rinsavite una buona volta! Intende ammaestrare il suo popolo, i cui piedi possono vacillare alla vista della prosperità degli empi. Ecco un uomo che conduce una vita buona in mezzo ai santi di Dio, cioè tra i figli della Chiesa. Vede come prosperano i malvagi e coloro che commettono iniquità. Ne prova una certa invidia e viene sollecitato ad imitarne le opere: anche perché si accorge che la sua vita, umile e buona, non gli reca alcun vantaggio, in vista di una ricompensa in questo mondo. Se infatti aspirasse a quella futura, questa non gli andrà certo perduta; solo che non è ancora giunto il tempo di riceverla… Pensa che sei un operaio della vigna! Esegui il tuo lavoro e riceverai il compenso. Dal tuo principale non oseresti pretendere la paga prima di aver lavorato, e la pretendi da Dio?... Se fra voi c'era qualcuno che per caso alla vista della prosperità che godono i cattivi, covava pensieri meno che retti, se i vostri pensieri facevano vacillare i vostri piedi nella via di Dio, per voi sono le parole di questo salmo. Se al contrario non c'è nessuno che ragioni così, il salmo intende rivolgere agli altri la sua parola servendosi di voi. Vi dice: Comprendete ora!, poiché gli altri hanno detto: Il Signore non vede; il Dio di Giacobbe non capisce. Dice: Comprendete ora, voi che siete insipienti in mezzo al popolo! E voi, stolti, una buona volta rinsavite!
9 Chi ha piantato l’orecchio non ode o chi
ha plasmato l’occhio non osserva?
10 Chi castiga le genti non accuserà,
lui che insegna all’uomo la conoscenza?
“Colui che ha formato l'orecchio non udrà? Mancherà modo di udire a colui che ti ha fatto udire? Colui che ha formato l'orecchio non udrà? ovvero, colui che ha plasmato l'occhio non vedrà? E colui che è il maestro delle genti non le redarguirà? Badate con somma attenzione a quest'ultima frase, o fratelli! Colui che è il maestro delle genti, non le redarguirà? È quel che Dio sta facendo in questo tempo: istruisce le genti. A tale fine egli ha inviato la sua parola agli uomini sparsi su tutta la terra. L'ha fatta sentire per mezzo degli angeli, dei patriarchi, dei profeti, dei servi che, come araldi, hanno preceduto il giudice. Ha mandato poi lo stesso suo Verbo, lo stesso suo Figlio. Ha mandato prima i servi di suo Figlio, e già in essi si celava lo stesso suo Figlio. E ora la parola di Dio è annunziata ovunque, su tutta la faccia della terra. C'è forse un luogo in cui non si dice agli uomini di abbandonare le loro colpe passate e di convertirsi alla via giusta? Se Dio vi risparmia, si dice loro, è perché vi ravvediate. Se ieri non vi ha castigato, l'ha fatto perché da oggi viviate bene. Così ammaestra le genti. Ma forse che non le redarguirà? Forse non farà l'esame di coloro che istruisce? o non giudicherà coloro cui ha inviato la sua parola, come una semente?... Non avrà scienza colui che ti ha dato la scienza? Egli insegna all'uomo la scienza!.
11 Il Signore conosce i pensieri
degli uomini: essi sono vani.
Il Signore conosce i pensieri degli uomini, e come essi sono vani. Tu non conosci i pensieri di Dio e come sono giusti, ma egli conosce i pensieri degli uomini e come sono vani. Anche agli uomini fu dato conoscere i pensieri di Dio; ma Dio li palesa a coloro che ne godono l'amicizia. Quanto a voi, miei fratelli, non vi sottovalutate! Se vi accostate al Signore con fede, potete ascoltare i pensieri di Dio; li state apprendendo anche adesso, quando vi si parla e vi si danno istruzioni sul motivo per cui Dio al presente non castiga i colpevoli, impedendo così che voi vi ribelliate a Dio che insegna la scienza agli uomini. Il Signore conosce i pensieri degli uomini e come essi siano vani. Abbandonate dunque i pensieri umani che sono vani, in modo da comprendere i pensieri di Dio che sono saggi.
12 Beato l’uomo che tu avrai istruito Signore e
a cui avrai fatto conoscere la tua legge
13 per ristorarlo dai giorni cattivi finché
sia scavata la fossa al peccatore.
Beato l'uomo che tu, Signore, ammaestri e al quale insegni la tua legge, per renderlo mite nei giorni del male, finché al peccatore si viene scavando la fossa. Ecco il piano divino e il motivo per il quale egli risparmia i cattivi: scavare al peccatore la fossa. Tu vorresti già seppellirlo. Non aver fretta! Gli si sta ancora scavando la fossa. Che significa: Finché al peccatore viene scavata la fossa? Chi è questo peccatore? Un uomo determinato? No. Chi dunque? Tutta la categoria dei peccatori, ma dei peccatori superbi. Ha già detto infatti: Rendi ai superbi la debita mercede . Era peccatore anche quel pubblicano che teneva gli occhi rivolti a terra e battendosi il petto diceva: O Dio, sii misericordioso con me peccatore. Siccome però egli non era superbo (mentre Dio ripaga a dovere i superbi), non a lui ma ai superbi si viene scavando la fossa, finché Dio non renda loro la mercede che meritano. Pertanto le parole: Finché al peccatore si viene scavando la fossa intendile riferite ai superbi. Ma chi è il superbo? È colui che non confessa i propri peccati e non ne fa penitenza, sicché possa essere risanato mediante l'umiltà. È colui che attribuisce alle proprie risorse quel po' di bene che crede di compiere e nega che gli derivi dalla misericordia di Dio. Chi è il superbo? È colui che, se attribuisce a Dio il bene che compie, tuttavia è intollerante con coloro che non ne fanno e si stima superiore ad essi. Come il fariseo del Vangelo. Egli diceva: Ti rendo grazie; e non già: Sono io che compio tali e tali opere. Delle opere che compiva egli ringraziava Dio dimostrando con ciò che era consapevole di fare il bene e di farlo per dono di Dio. Ma allora perché fu biasimato? Perché era intollerante col pubblicano….
14 perché non respingerà il Signore il suo popolo
e non abbandonerà la sua eredità,
“Poiché il Signore non rigetterà il suo popolo. Ti castiga temporaneamente; non ti condannerà in eterno. Gli altri invece li risparmia per un po' di tempo, ma li punirà in eterno. Scegli. Vuoi una sofferenza temporanea o la pena eterna? Vuoi dei godimenti momentanei o la vita eterna? Cosa minaccia Dio? La pena eterna. Cosa promette? La pace eterna. Passeggeri sono i castighi inflitti ai buoni, passeggera l'indulgenza usata ai cattivi. Poiché il Signore non rigetterà il suo popolo né abbandonerà la sua eredità.
15 finché la giustizia non si volga
in giudizio e siano presso di essa tutti quelli che
sono di cuore retto pausa
Dice: Finché la giustizia non si cambi in giudizio e coloro che la posseggono siano tutti retti di cuore. Sta' attento ora e abbi la giustizia, dato che il giudizio ancora non puoi averlo. Il possesso della giustizia deve precedere; in seguito la stessa giustizia si cambierà in giudizio. Ebbero la giustizia gli Apostoli e con essa sopportarono gli iniqui; e cosa fu loro detto? Sederete sopra dodici troni e giudicherete le dodici tribù d'Israele. Ecco come la loro giustizia si cambierà in giudizio. Ogni uomo che ora vive da giusto ha da sopportare e da tollerare dei mali. Sappia soffrire durante il tempo del patire, finché non venga il giorno del giudizio… Chi sono le persone dal cuore retto? Quelli che vogliono ciò che Dio vuole… Non pretendere di piegare la volontà di Dio alla tua, ma raddrizza la tua in conformità con la volontà di Dio! La volontà di Dio è come un regolo: se tu, tanto per dire, pieghi questo regolo, su che cosa ti raddrizzerai? E poi la volontà di Dio non si altera: è una riga che non si piega, e poiché questa riga rimane inalterata, hai come correggere e raddrizzare la tua deformità, hai un qualcosa secondo cui raddrizzare ciò che in te vi è di storto. Ma cosa vogliono gli uomini? È poco che abbiano distorto la loro volontà; vogliono anche piegare la volontà di Dio secondo le stravaganze del loro cuore, in modo che Dio faccia ciò che essi vogliono, mentre sono essi che debbono fare ciò che Dio vuole.
16 Chi sorgerà per me
contro i malvagi o chi starà
con me contro gli operatori d’ iniquità?
“Chi insorgerà con me contro i maligni? Ovvero chi starà con me contro coloro che operano l'iniquità? Molti ti suggeriscono cose cattive, varie cose cattive. Il serpente non cessa di bisbigliarti che operi il male. Da qualunque parte ti volga (se hai raggiunto un qualche grado di virtù), cerchi uno con cui vivere bene e difficilmente lo trovi. Ti attorniano molti cattivi, essendo pochi i grani e molta la paglia… Da ogni lato dunque i cattivi schiamazzano. " Perché vivi così? - dicono - Sei forse tu solo cristiano? Perché non ti comporti come gli altri? Perché non vai agli spettacoli come gli altri? Perché non ricorri ai rimedi e alle pratiche superstiziose? Perché non consulti gli astrologi e gli indovini come fanno gli altri? " Tu ti segni e rispondi: " Io sono cristiano ", e così ti liberi di tutti questi importuni. Ma l'avversario torna alla carica, insiste e, quel che è peggio, tenta di strozzare i cristiani mediante l'esempio dei cristiani. C'è da sudare, da rimanere sconvolti, e l'anima cristiana effettivamente soffre. Eppure deve vincere! Ma vincerà forse con le sue forze? Osserva perciò come risponde. " Cosa mi gioverebbe - replica - se usando i vostri rimedi riuscissi a guadagnare qualche giorno? Alla fine uscirò da questo mondo e mi dovrò presentare al Signore, e lui mi caccerà nel fuoco. Avrò dato più peso a pochi giorni qui in questo mondo che non alla vita futura, e Dio mi spedirà all'inferno! " " Quale inferno? ". " Il fuoco dell'eterno giudizio di Dio "… Ascoltate il salmo. Chi si solleverà insieme con me contro i malvagi?, dice. Sono tanti e, da qualunque parte mi volga, li vedo incalzare. Chi si opporrà al principe dell'iniquità, il diavolo, e ai suoi angeli e agli uomini sedotti da lui?.
17 Poiché se il Signore non mi
avesse aiutato in breve avrebbe
abitato nell’inferno l’anima mia.
“Se il Signore non mi avesse aiutato, poco sarebbe mancato che la mia anima abitasse nell'inferno. Stavo proprio per precipitare nella fossa che si viene scavando per i peccatori. Ecco cosa significa: Poco è mancato che la mia anima abitasse nell'inferno. Stava vacillando, quasi consentiva; ma ha volto lo sguardo al Signore. Un esempio: ecco, egli era preso in giro e lo si voleva indurre al male... Orbene, quell'unico buono si vede stretto fra molti perversi: lo si insulta, lo si aggredisce. Vogliono porselo sotto i piedi, lo esasperano perché è giusto e lo deridono proprio per la sua giustizia. Gli dicono: " Che grande apostolo sei tu! Hai certo volato fino in cielo come Elia! ". Sono cose che capitano; e talvolta il buono, curandosi troppo delle dicerie della gente, si vergogna di essere buono in mezzo ai cattivi. Al contrario, resista ai cattivi! non però presumendo delle sue forze, per non diventare superbo e così, mentre cerca di sottrarsi alle insidie dei superbi, andare ad accrescerne il numero.
18 Se dicevo: è stato scosso
il mio piede, la tua misericordia Signore mi aiutava.
19 Secondo la moltitudine
dei miei dolori nel mio cuore
le tue consolazioni hanno allietato l’anima mia.
“Se dicevo: Il mio piede vacilla, la tua misericordia, o Signore, mi aiutava. Vedi quanto piace a Dio la confessione. Il tuo piede scivola e tu non riconosci che il tuo piede si sta muovendo; dici che stai fermo, mentre hai già cominciato a precipitare. Non fare così! Se hai cominciato a scivolare o a vacillare, confessa questa tua instabilità, per non dover piangere la tua caduta, ma ti aiuti colui che può impedire all'anima tua di cadere nell'inferno. Dio esige la confessione e l'umiltà. Essendo un uomo, tu ti senti instabile; egli, che è Dio, ti aiuta. Occorre però che tu gli dica: Il mio piede vacilla. Se ti senti scivolare, perché vuoi sostenere che stai fermo?
20 Forse avrà qualcosa in comune
con te il trono dell’iniquità,
tu che formi il dolore nel precetto?
“Troverà mai posto accanto a te la sede dell'iniquità, se tu formi il dolore mediante un precetto? Vuol dire questo: Nessun iniquo potrà assidersi accanto a te, né tu ti assiderai su un trono di iniquità. E per rendere meglio l'idea, ne adduce il motivo: Tu, dice, formi il dolore mediante un precetto. Da questo comprendo che non ti sta vicino la sede dell'iniquità, perché tu non hai risparmiato nemmeno noi. È un pensiero che troviamo nell'Epistola dell'apostolo Pietro, ove si allega anche la testimonianza della Scrittura. Dice: È tempo che il giudizio cominci dalla casa del Signore. Cioè: è ora che siano giudicati coloro che fan parte della famiglia del Signore. Se i figli vengono sferzati, cosa non dovranno ripromettersi i servi più scellerati? Per cui aggiunge: Se da noi prende l'avvio, quale sarà la fine di coloro che non credono al Vangelo? E reca la testimonianza biblica: Se il giusto si salva a mala pena, il peccatore e l'empio dove andranno a finire?. Come potranno essere con te gli iniqui, se tu non risparmi i castighi nemmeno ai tuoi fedeli ma li metti alla prova e li tratti con severità? Ma siccome il ricorso ai castighi nel caso dei giusti mira a farli ravvedere, per questo dice: Tu formi il dolore mediante un precetto. " Formare " infatti vuol dire " dare una forma ", " plasmare ": da cui deriva il nome " formatore ", e di un vaso si dice che è " formato ". Non ci si riferisce affatto a quel " fingere " che significa mentire, ma si tratta proprio del formare e dare una forma. Come del resto aveva detto un poco più avanti: Chi ha formato l'occhio, non vedrà? . Forse che " formare l'occhio " include l'idea di dire menzogne? Anzi è da intendersi: lui che fece, che plasmò l'occhio.
21 Daranno la caccia all’anima del
giusto e il sangue innocente condanneranno;
“Come continua? Vorranno catturare l'anima del giusto. Perché: Vorranno catturare? Perché non troveranno una colpa effettiva di cui incriminarlo. Cosa poterono infatti trovare nel Signore? Non avendo potuto trovare colpe reali, ne inventarono delle false . Condanneranno il sangue innocente. Perché tutto questo accada, lo spiegherà nei versetti che seguono.
22 e si è fatto il Signore per me rifugio e il Dio mio
aiuto della mia speranza,
“Il Signore è divenuto mio rifugio. Abbia pure a soffrire ogni male, purché il Signore diventi il mio rifugio! E il mio Dio si è fatto sostegno della mia speranza. Il Signore è nostra speranza adesso, finché siamo sulla terra e viviamo nella speranza, non nel possesso effettivo. E proprio perché non ci perdiamo di speranza, ci sta vicino l'Autore delle promesse, il quale ci sostiene e addolcisce le nostre sofferenze. Non è stato detto invano che Dio è fedele e non permette che siate tentati oltre le forze ma, insieme con la prova, vi manda uno scampo, sicché riusciate a sopportarla . Dio, in altre parole, ci caccia nella fornace delle tribolazioni affinché il vaso si cuocia, non si frantumi. E il Signore è divenuto mio rifugio, e il mio Dio si è fatto sostegno della mia speranza. Come mai dunque e perché ti dovrebbe sembrare ingiusto, o quasi, quando perdona ai malvagi? Vedi come il salmo rettifica le posizioni; ma occorre che anche tu ti raddrizzi sul suo esempio. Non per nulla infatti il salmo aveva prima assunto i tuoi accenti. Quali? O Signore, fino a quando i peccatori saranno in gloria? Il salmo parlava usando parole tue; ora sii tu a parlare con gli accenti del salmo. Quali? Il Signore è divenuto mio rifugio; il mio Dio s'è fatto rifugio della mia speranza.
23 e ripagherà ad essi la loro malvagità
e nella loro malizia li farà perire;
li farà perire il Signore, Dio nostro.
“Il Signore renderà loro la mercede in conformità delle loro opere, e secondo la loro malizia li disperderà il Signore nostro Dio. Non è senza motivo l'inciso: Secondo la loro malizia. Per loro mezzo io conseguo certi risultati, eppure si menziona la loro malizia, non i loro benefici. È infatti cosa indubitata che Dio ci prova e tormenta servendosi dei cattivi. A qual fine? Certo per il regno dei cieli. Egli flagella ogni figlio che accoglie, e qual è quel figlio che suo padre non sottopone a disciplina? . Con tali prove Dio ci addestra al possesso dell'eredità eterna; e le prove spesso ci provengono da parte dei cattivi, dei quali Dio si serve per tenerci in allenamento e per perfezionare il nostro amore, il quale, secondo il suo volere, deve estendersi fino ai nemici. L'amore cristiano infatti non sarebbe perfetto se non si adempisse anche quello che ordinava Cristo, e cioè: Amate i vostri nemici; fate del bene a coloro che vi odiano e pregate per i vostri persecutori . Così si vince il diavolo, così si ottiene la corona della vittoria. Ecco i grandi benefici che Dio ci procura servendosi dei cattivi; eppure la loro ricompensa non sarà commensurata ai vantaggi che proverranno a noi dal loro operato, ma sarà in rapporto alla loro malizia.
Dai Padri
Origene: il Dio delle vendette: Dio che rimette in ordine tutte le cose.
Gregorio di Nissa: il mistero contenuto in questo salmo sviluppa l’economia della passione. Il profeta prevede che il giusto sarà tradito. Arde d’ira contro questo delitto, invocando a gran voce il Dio delle vendette, chiedendo che sia esaltato colui che per noi è stato umiliato, che sia resa degna mercede agli orgogliosi e che i peccatori non trionfino nella loro malvagità. Chiama stolti e folli quelli che non aderiscono alla sua divinità; perché la maggior follia è il non riconoscere Dio. Il profeta non è ascoltato; si rivolge allora, verso il Signore: beato l’uomo che tu correggi Signore e che ammaestri con la tua legge. Se infatti il Signore non ci istruisce nell’intimo, non comprendiamo il suo mistero. Poi il profeta rivela l’economia dell’incarnazione: se il Signore non mi avesse aiutato, in breve avrebbe soggiornato negli inferi l’anima mia.
Infine, il trono dell’iniquità non avrà nulla in comune con te, affermando così che un principio di male non può essere concepito insieme a lui. E profetizza come il male sarà annullato dal deicidio stesso: daranno la caccia all’anima del giusto e condanneranno il sangue innocente. Il Signore, infatti, fu condannato a morte e questo fu la causa della nostra salvezza: ma si è fatto il Signore mio rifugio. Il versetto 23 significa che il male sarà annullato. Allora non ci saranno più peccatori: noi tutti saremo formati di nuovo secondo il Cristo, e in tutti risplenderà una sola forma, quella che dal principio era stata data alla nostra natura.
Atanasio: Dio è insieme Dio di misericordia e di consolazione e Dio delle vendette.
Girolamo: se Dio è il Dio delle vendette non preoccuparti tu dalla vendetta: quando il tuo nemico ha sete dagli da bere.
Cassiodoro: il profeta risponde alle bestemmie di quelli che dicono: Dio non si occupa degli uomini.
2 Eusebio: da quando esiste il genere umano i cattivi schiacciano i buoni: Caino uccide Abele, i fratelli di Giuseppe lo vendono… Fino a quando, Signore? Sali, dunque, sul trono e rendi il contraccambio agli orgogliosi! Non rispettano nemmeno te, ti disprezzano. Io sono sicuro del tuo giudizio futuro, anche se ora tu sei paziente e trattieni la tua ira. Ti prego: manifesta a tutti la tua maestà, perché almeno alla fine gli empi cessino di vantarsi.
Cassiodoro: innalzati è rivolto all’umile crocifisso.
2 Origene: l’orgoglio è il disprezzo dell’invito di Dio.
Teodoreto: il salmista non chiede la morte degli empi, ma che essi non regnino e il potere non serva loro per fare il male.
3 Girolamo: l’impazienza umana non vuole che Dio sia paziente.
5 Eusebio: come se non bastasse peccare tra loro, gli empi attaccano il tuo popolo: danneggiano e uccidono; bestemmiano contro te dicendo: il Signore non vedrà.
Cirillo Alessandrino: si tratta degli scribi e dei farisei. Hanno fatto torto all’eredità di Dio opponendosi a che il popolo riconosca il Cristo.
Girolamo: il popolo di Dio è sempre umiliato, sempre imita Dio che fa umile di cuore.
6 Teodoreto: ogni sorta di iniquità.
Girolamo: il peccato è tanto più grave in quanto sono schiacciati, umili, indifesi.
7 Teodoreto: il colmo delle iniquità: la bestemmia.
Cassiodoro: aggiungono alla violenza la bestemmia. Parlano con sarcasmo, lo scherno del nemico penetra fino alle midolla.
8 Eusebio: all’inizio il profeta, mal sopportando l’insolenza degli empi, gemeva e pregava: innalzati tu che giudichi la terra, perché hanno detto: non vedrà il Signore. In questo modo ha commosso Dio stesso. Pieno di Spirito Santo replica ora alle bestemmie: come potrebbe non vedere chi dona agli altri la vista? Noi siamo un vaso di terra e fango: ci ha aperto le orecchie e fatto udire e lui non udirebbe? Ma se i greci e i barbari hanno un po’ d’arte e scienza, donde viene loro questa intelligenza? Uomini vuoti, cessate i vostri empi discorsi ed ascoltate la vera parola, obbedite. Chi ha piantato il vostro orecchio ode bene, prima che apriate la bocca! E vede i pensieri vani: tutto ciò che è verità umana o sapienza umana è ancora vuoto.
11 Girolamo i pensieri e i progetti dell’uomo cadono nel vuoto. Un solo pensiero serve a qualche cosa: pensare al Signore.
Cassiodoro: pensieri senza frutto. Gli uomini non se ne rendono conto, ma il Signore lo sa.
Origene: beato l’uomo che tu correggi. Il Signore corregge chi ama, perché diventi immune dalle passioni.
Eusebio: io obbedisco e credo, Signore: i pensieri degli uomini sono vani. Si deve attingere alla sorgente della tua sapienza e perciò essere istruiti da te. Tu ci ammaestri con le divine Scritture e noi vi troviamo anche la consolazione nelle sventure di questo mondo.
Teodoreto: gli stolti chiamano disgraziati quelli che servono Dio nell’afflizione, ma il salmista li proclama beati.
13 Origene: giorni cattivi: i giorni del giudizio. In questi giorni, l’uomo che è stato corretto da Dio gioirà della sua conoscenza e sarà senza turbamento.
Ruperto: i giorni cattivi sono quelli della nostra vita sulla terra.
Origene: la fossa: la Geenna.
14 Eusebio: il Signore non respingerà il suo popolo. Questo risponde all’inizio: il tuo popolo, Signore hanno umiliato (versetto 5). Il tempo della tribolazione è breve. Il Signore veglia sulla sua eredità finché la giustizia renda ai fedeli la loro ricompensa. Quelli che gli stanno attaccati saranno posti alla destra del re.
Atanasio: il versetto 14 risponde al versetto 5: il tuo popolo, Signore, hanno umiliato… Il Signore non respingerà il suo popolo. Al contrario, senza che appaia, lo custodisce per tutto questo tempo di tribolazione. Quando il Signore siederà per giudicare, i retti di cuore gli si avvicineranno: Beati puri di cuore perché vedranno Dio.
15 Origene: finché la giustizia: finché Cristo giudichi il mondo.
16 Eusebio: credo tutto ciò che precede, ma nell’attesa, chi sorgerà per me contro i malvagi? Nessun uomo, lo confesso. Se il Signore non mi avesse aiutato… Ma quando il mio piede vacilla, sento la tua misericordia che mi sostiene. Senza di essa, da gran tempo non sarei più in piedi davanti a te.
Atanasio: voce degli afflitti: chi mi assiste? Ma subito apprende che è il Cristo che la assiste.
Girolamo: chi sorgerà? Qui è il Salvatore che parla: sono risuscitato affinché altri risuscitino con me. Chi sorgerà… O chi starà dalla mia parte? È come un generale che dice: chi viene nel mio esercito?
17 Arnobio il Giovane: dimmi, lottatore di Cristo, come sei sfuggito al nemico? Se il Signore non mi avesse aiutato… Ma non dovevo dire che una parola.
18 Cirillo Alessandrino: ogni spirito ha la propria inclinazione al peccato, ma Dio li protegge tutti.
Origene: consolazione: ciò che ristora l’anima dalle sue pene.
Eusebio: non solo mi impedisci di cadere, ma mi consoli, con la forza segreta della tua bontà che mi riempie di gioia. Non una volta o due, ma ad ogni dolore, come se mi recassi un rimedio per ogni ferita. Come abbondano le sofferenze di Cristo in noi, così, per mezzo di Cristo, abbonda anche la nostra consolazione (2 Corinzi 1,3).
Girolamo: tante ferite, altrettante corone.
20 Origene: trono dell’iniquità: il diavolo.
Eusebio: i giusti stanno attaccati a Dio, mentre il trono dell’iniquità non ha nulla in comune con te.
Cirillo Alessandrino: trono dell’iniquità: Satana, inventore del peccato.
Cassiodoro: il trono dell’iniquità è il possesso voluttuoso di questo mondo. Origene: colui che rende faticoso il precetto è il diavolo, il quale vuole che i precetti siano violati da noi. Questo versetto è la preghiera delle anime che lottano contro il diavolo. Il trono è simbolo di giudizio. Il diavolo simula la gioia in ciò che procurerà l’amarezza e sostiene che il comando divino è duro.
Eusebio: poiché sei giusto, metti la fatica nel precetto: il tuo precetto richiede pene e sudori per la ricompensa.
Girolamo: i precetti del Signore procurano pena, non possiamo senza fatica possedere il regno dei cieli: va’, vendi quello che possiedi, poi vieni e seguimi (Matteo 19,21). Chi vuole il regno dei cieli deve pregare notte e giorno, vegliare, digiunare, dormire sul cilicio, non sulla piuma o sulla seta.
21 Origene: i demoni sono a caccia per prendere le anime.
23 Eusebio: l’iniquità ricadrà sulla testa dei malvagi quando Dio li punirà. Per questo è stato chiamato all’inizio del salmo, Dio delle vendette.
Gregorio di Nissa: una volta distrutta la malvagità non saranno più malvagi; ma tutti saranno formati secondo il Cristo e la sua sola immagine risplenderà in noi.
Salmo 94
Lode, cantico di Davide
1 Venite , esultiamo per il Signore,
acclamiamo a Dio nostro salvatore.
2 Preveniamo il suo volto con la confessione
e con salmi acclamiamo a lui;
3 perché Dio grande
è il Signore e re grande sopra tutti gli dei,
4 perché nella sua mano
i confini della terra, e le altezze
dei monti appartengono a lui.
5 Poiché suo è il mare
e lui lo ha fatto e la terra asciutta
l’hanno formata le sue mani.
6 Venite, adoriamo, e prostriamoci
E piangiamo davanti al Signore che ci ha fatto.
7 Perché è lui il nostro Dio,
e noi il popolo del suo pascolo
e le pecore della sua mano.
8 Oggi se udrete la sua voce non indurite i vostri cuori
9 come nella provocazione,
come nel giorno della tentazione nel deserto dove mi tentarono
i vostri padri, mi misero alla prova e videro
le opere mie.
10 Per quarant’anni fui disgustato
da quella generazione e ho detto:
Sempre errano col cuore,
11 e costoro non hanno conosciuto
le mie vie, sì che ho giurato
nella mia ira: Non entreranno nel mio riposo.
Da Sacy
Lode, cantico di Davide
1 Venite , esultiamo per il Signore,
acclamiamo a Dio nostro salvatore.
2 Preveniamo il suo volto con la confessione
e con salmi acclamiamo a lui;
3 perché Dio grande
è il Signore e re grande sopra tutti gli dei,
Voi vedete un’anima trasportata dalla gioia, ma da una gioia tutta santa, piena di gratitudine verso il Signore ed accesa da un ardente desiderio della sua gloria. Un santo re si spoglia davanti a Dio di tutta la gloria della sua regale dignità e non pensa che a rendergli e a fargli rendere da tutti gli uomini le lodi che gli sono dovute come a loro Dio e a loro Salvatore, come al grande Dio e al grande re superiore a tutti i re che sono considerati come gli dei della terra.
4 perché nella sua mano
i confini della terra, e le altezze
dei monti appartengono a lui.
5 Poiché suo è il mare
e lui lo ha fatto e la terra asciutta
l’hanno formata le sue mani.
Quale altra cosa è più giusta del dare le nostre lodi a colui che è il padrone della terra e delle più alte montagne e del mare e la cui mano, cioè la volontà onnipotente ha formato questa mole di una terra arida in cui ha rinchiuso come in un vaso tutte le acque del mare.
6 Venite, adoriamo, e prostriamoci
E piangiamo davanti al Signore che ci ha fatto.
7 Perché è lui il nostro Dio,
e noi il popolo del suo pascolo
e le pecore della sua mano.
Per quale ragione Davide nel momento stesso che invita Israele ad esultare nel Signore lo esorta a piangere alla sua presenza? In quale modo si accordano le lacrime con i cantici di gioia? Non possiamo rallegrarci, come è necessario in Dio, se non ci ricordiamo delle sue grandi misericordie. Non possiamo pensare alle misericordie del Signore se non pensiamo anche ai nostri peccati, poiché la misericordia suppone di necessità il peccato che da essa viene perdonato. Reca stupore allorché si ode il profeta che poi dice: noi siamo il suo popolo che egli nutre nei suoi pascoli e le sue pecore che egli conduce con la sua mano, poiché sembra che sarebbe più naturale dire: il popolo che egli conduce con la mano e le pecore che egli nutre nei suoi pascoli.
8 Oggi se udrete la sua voce non indurite i vostri cuori
9 come nella provocazione,
come nel giorno della tentazione nel deserto dove mi tentarono
i vostri padri, mi misero alla prova e videro
le opere mie.
8 Oggi se udrete la sua voce non indurite i vostri cuori
9 come nella provocazione,
come nel giorno della tentazione nel deserto dove mi tentarono
i vostri padri, mi misero alla prova e videro
le opere mie.
Dio stesso prendendo a parlare al posto del suo profeta e indirizzandosi al suo popolo e a tutti gli uomini li esorta a non indurirsi come fecero gli antichi israeliti nel deserto. Un passo così celebre non può meglio spiegarsi che usando le parole dell’apostolo delle genti: avendo Dio, egli dice, già parlato ai nostri padri per mezzo dei suoi profeti ci ha parlato in questi ultimi tempi mediante il suo Figlio che ci obbliga ad attenerci sempre più alle cose che abbiamo ascoltato, per non essere simili all’acqua che scorrendo si perde.
10 Per quarant’anni fui disgustato
da quella generazione e ho detto:
Sempre errano col cuore,
11 e costoro non hanno conosciuto
le mie vie, sì che ho giurato
nella mia ira: Non entreranno nel mio riposo.
Chi sono, dice Paolo, quelli a cui Dio ha giurato che non entreranno nel suo riposo se non coloro che non hanno ubbidito alla sua parola? E in effetti noi vediamo che non hanno potuto entrarvi a causa della loro incredulità. Il riposo o piuttosto il luogo di riposo per gli Israeliti era la terra in cui Dio aveva loro promesso di stabilirsi, dopo averli tratti dalla schiavitù degli Egiziani. Essi se ne resero indegni con le loro mormorazioni e passarono quarant’anni nel deserto e invece di impegnarsi a placare l’ira del Signore, lo irritavano sempre più con le loro continue ribellioni.
Da Agostino
Lode, cantico di Davide
1 Venite , esultiamo per il Signore,
acclamiamo a Dio nostro salvatore.
“Venite, esultiamo al Signore! Invita al grande banchetto della gioia. Non gioia mondana, ma gioia nel Signore. Se, infatti, non ci fosse in questo mondo una gioia riprovevole, da distinguersi dalla gioia santa, sarebbe bastato dire: Venite, esultiamo! Ma, per quanto in forma concisa, il salmo distingue. Che significa allora esultare bene? Esultare nel Signore. Come la gioia cattiva è la gioia che dà il mondo, così la gioia santa è la gioia nel Signore; e tu devi gioire nel Signore animato da sincera pietà, se vuoi deridere tranquillo la gioia del mondo… Giubiliamo a Dio, autore della nostra salvezza. Che vuol dire: " giubilare "? Avere un'allegria che non si può esprimere a parole e che, non potendosi esprimere a parole pur essendo concepita nel cuore, la si manifesta con grida. Ecco cos'è " giubilare .
2 Preveniamo il suo volto con la confessione
e con salmi acclamiamo a lui;
“ Preveniamo il suo volto con la confessione! Nella sacra Scrittura di " confessione " si parla in due sensi. C'è la confessione di chi loda, e la confessione di chi geme. La confessione di chi loda è un onore tributato a colui cui è indirizzata la lode; la confessione di chi geme è un atto di pentimento da parte di chi accusa se stesso. Ci si confessa, pertanto, o lodando Dio o accusando noi stessi; e non c'è cosa più eccellente che possa compiere la lingua… Ma che senso avrà il richiamo che fa il salmista immediatamente Preveniamo il suo volto con la confessione? Che vuol dire con queste parole? Facciamolo prima; cioè, quando non è ancora venuto, confessiamo e disapproviamo il male fatto, affinché lui non abbia a trovare nulla da condannare ma tutto da coronare.
3 perché Dio grande
è il Signore e re grande sopra tutti gli dei,
4 perché nella sua mano
i confini della terra, e le altezze
dei monti appartengono a lui.
5 Poiché suo è il mare
e lui lo ha fatto e la terra asciutta
l’hanno formata le sue mani.
“Perché nelle sue mani sono i confini della terra, e le sommità dei monti sono cosa sua. Le sommità dei monti sono le dignità terrene. Un tempo queste sommità (intendo le autorità terrene) avversavano la Chiesa, promulgavano leggi contro la Chiesa, e tentarono persino di cancellare dalla faccia della terra il nome cristiano. In seguito però si è adempiuta la profezia secondo la quale lo avrebbero adorato tutti i re della terra , e da allora sono divenute realtà anche le parole del nostro salmo, e cioè che sue sono le sommità dei monti.
6 Venite, adoriamo, e prostriamoci
E piangiamo davanti al Signore che ci ha fatto.
“Venite, adoriamolo e prostriamoci davanti a lui, e piangiamo alla presenza del Signore che ci ha creati. Ho ricordato i motivi di lodare Dio; ebbene, non siate pigri, non rimanete lontani con la vita e la condotta. Venite, adoriamolo e prostriamoci davanti a lui. Ma, forse, voi siete in angustia per i vostri peccati, che vi avevano allontanato da Dio. Ecco allora il da farsi: Piangiamo al cospetto del Signore che ci ha creati. Ti arde, per caso, nell'anima il rimorso per il peccato? Spegni con le lacrime il fuoco della colpa: piangi dinanzi al Signore. Piangi sereno dinanzi al Dio che ti ha creato: egli non ripudierà in te l'opera delle sue mani.
7 Perché è lui il nostro Dio,
e noi il popolo del suo pascolo
e le pecore della sua mano.
“Egli, infatti, è il Signore nostro Dio. E noi che cosa siamo, affinché possiamo prostrarci senza paura dinanzi a lui e piangere? Noi siamo il popolo del suo pascolo e le pecore delle sue mani. Vedi con quanta abilità ha invertito l'ordine delle parole per nulla curando la proprietà delle locuzioni. L'ha fatto perché noi comprendessimo che pecore e popoli sono la stessa cosa. Non dice: " Pecore del suo pascolo ", né " Popolo delle sue mani ", come sarebbe sembrato più logico, poiché le pecore hanno attinenza con i pascoli; ma dice: Popolo del pascolo. Dicendo: Popolo del suo pascolo, se ne conclude che il popolo sono le pecore. Proprio così: popolo e pecore si identificano. D'altra parte però, siccome noi abbiamo nei nostri greggi delle pecore comprate, non fatte da noi (mentre il salmista aveva detto più sopra: Prostriamoci davanti a colui che ci ha fatti), per questo dice ora, e con verità: Noi, pecore delle sue mani. Fra gli uomini non c'è alcuno che sappia fabbricare delle pecore. Le pecore, noi le possiamo comprare, regalare, ritrovare, ricondurre al gregge, o magari, anche rubarle; ma crearle non lo possiamo. Il Signore, invece, ci ha creati, e per questo noi siamo popolo del suo pascolo e pecore delle sue mani. Siamo pecore, in quanto egli si è degnato renderci tali con la sua grazia.
8 Oggi se udrete la sua voce non indurite i vostri cuori
“Dunque, oggi se ascolterete la sua voce. O mio popolo, popolo di Dio! Dio apostrofa il suo popolo, e non soltanto quella porzione che non respingerà, ma tutt'intero il suo popolo. La profezia parla, in Cristo, tanto al popolo giudaico quanto al popolo pagano. Se ascolterete oggi la voce di lui, non indurite i vostri cuori. Una volta, in passato, ascoltaste la sua voce tramite Mosè e induriste il vostro cuore. Parlava per bocca di un araldo, quando voi induriste il vostro cuore. Ora vi parla lui direttamente: siano, almeno adesso, arrendevoli i vostri cuori! Colui che un tempo inviava araldi a precederlo si è degnato di venire di persona. Colui che parlava per bocca dei profeti, parla ora con la sua propria bocca. Se pertanto oggi ne ascolterete la voce, non indurite i vostri cuori.
9 come nella provocazione,
come nel giorno della tentazione nel deserto dove mi tentarono
i vostri padri, mi misero alla prova e videro
le opere mie.
“Ma perché dici: Non indurite i vostri cuori? Perché voi ricordate cosa erano soliti fare i vostri padri. Non indurite i vostri cuori, come in quella, ben nota, irritazione, come nel giorno della tentazione nel deserto. Voi, fratelli, certamente ricorderete le vicende. Il popolo tentò Dio, e Dio gli diede delle lezioni salutari. A guisa di un espertissimo cavaliere, Dio lo guidò nel deserto con le briglie delle leggi e dei precetti. Anche se era come un puledro indomito, Dio non lo abbandonò: non gli fece mancare non solo i benefici della vita presente, ma nemmeno la severità con cui ravvedersi.
10 Per quarant’anni fui disgustato
da quella generazione e ho detto:
Sempre errano col cuore,
“Per quarant'anni fui accanto a questa generazione. Che significa: Fui accanto? Mi resi presente mediante segni e prodigi. E questo non per un giorno o due, ma per quarant'anni io fui accanto a questa generazione e dissi: Costoro nel loro cuore vanno sempre errando. Quaranta anni è lo stesso che sempre. Il numero quaranta indica la totalità del tempo, quasi che i secoli abbiano a completarsi entro quel numero. Per questo motivo il Signore digiunò quaranta giorni; per quaranta giorni fu tentato nel deserto e per quaranta giorni rimase con i discepoli dopo la resurrezione . Con i primi quaranta giorni ci dà l'esempio della vita provata, con i secondi ci assicura la consolazione, perché, se siamo tentati, dobbiamo anche senza dubbio essere consolati. È infatti necessario che il corpo di Cristo, cioè la Chiesa, subisca delle prove in questo mondo; ma non le mancherà il consolatore, colui cioè che diceva: Ecco, io sarò con voi sino alla fine del mondo.
11 e costoro non hanno conosciuto
le mie vie, sì che ho giurato
nella mia ira: Non entreranno nel mio riposo.
Nella mia ira io ho giurato loro che non entreranno nella mia pace. Grande spavento! Abbiamo cominciato con la gioia, ma il salmo si chiude prospettandoci un grande timore: Nella mia ira io ho giurato: Essi non entreranno nella mia pace. È gran cosa che Dio parli; molto più è il fatto che giuri. Se giura un uomo, temi giustamente che, per non mancare al giuramento, egli traduca in atto anche ciò che ripugnerebbe alla sua volontà. Quanto più se giura Dio, che non può giurare sconsideratamente! Il giuramento vuol significare conferma. E per chi giura Dio? Per se stesso: non c'è infatti un essere superiore a lui, in nome del quale possa giurare . Ricorrendo a se stesso conferma le sue promesse; ricorrendo a se stesso conferma le sue minacce. Nessuno dica in cuor suo: " Ciò che Dio promette è vero, ma ciò che minaccia è falso ". Come è vero ciò che promette, così è sicuro ciò che minaccia. Se osserverai i suoi comandamenti avrai la pace, la felicità, l'eternità, l'immortalità. Come sei certo di questo, così devi essere convinto che, se non ti curerai dei suoi comandamenti, incorrerai nella morte, nei tormenti del fuoco eterno, e sarai dannato insieme col diavolo. Egli giurò loro, nella sua ira, che non sarebbero entrati nella sua pace. Ma occorrerà pure che qualcuno vi entri, in questa pace del Signore, poiché non è una ricompensa fatta per nessuno. Rigettati dunque gli altri, vi entreremo noi. Alcuni rami si sono spezzati per dissomiglianza [di costumi] e per mancanza di fede; noi vi saremo inseriti mediante la fede e l'umiltà . Entriamo, dunque, nella pace del Signore! Ma, come vi sono entrati tutti coloro che vi sono entrati, cioè coloro che erano stati prescelti e che non opposero resistenza indurendo il loro cuore? Vi sono entrati perché è vero che Dio non rigetterà il suo popolo.
Dai Padri
Eusebio: venite! Sembra dunque che si siano allontanati da lui. Quando dice: venite, è sempre per il bene. Venite, figli miei, venite, voi che siete affaticati, venite benedetti dal Padre mio. Qui è per l’esultanza che li convoca. Quando la prospettiva è spiacevole sarà piuttosto: andate, andate al fuoco eterno!
È necessario gridare ad altissima voce, come dei vincitori e gioire della vittoria. Quale vittoria? Io ho vinto il mondo (Giovanni 16,33). Dio nostro Salvatore: è Gesù. Preveniamo il suo volto. Questo volto di Dio era tenuto nascosto quando il Verbo di Dio è venuto nella forma di schiavo: ha distolto il suo volto (Isaia 53,3). Ma al secondo avvento verrà a viso aperto. È l’avvento glorioso al quale il salmo qui allude: è utile dunque prevenire ora il volto del giudice. Dio grande: è il Cristo e anche il Padre. Rallegriamoci non solo perché è grande re e grande Dio, ma perché tutti i confini della terra sono a lui sottomessi. Tutto questo è la sua eredità secondo il salmo 2. Monti, mari, sono suoi perché li ha creati. È lui che ha conferito al globo la sua forma rotonda. Il salmista ci insegna la forma della confessione: adoriamo, prostriamoci a lui e piangiamo. È lui che ci ha fatti: questo ci autorizza a sperare, non gli siamo estranei, siamo sua opera, suo popolo, sue pecore. Non ripete quanto è accaduto una volta: voi avete indurito i vostri cuori davanti a Mosè, non induriteli davanti al Verbo incarnato. Viene a proclamare la nuova alleanza non vogliate privarvi di questo sabato: il riposo che donerà il Verbo stesso quando avrà preso possesso del suo regno e si riposerà e accoglierà in questo stesso riposo tutti quelli che avranno accolto lui. Qual è questo riposo se non l’abitare presso di lui al termine di questa vita, riposarci nel suo regno, sollevati da ogni fatica e preoccupazione, dediti unicamente alla contemplazione del divino? Il salmo 94 si conclude con due versetti di riprovazione: sempre errano… Non entreranno. Poi viene il salmo 95 che invita tutti i gentili.
1 Origene: il salmo invita alla gioia comune, al grido di vittoria e alla proclamazione trionfale. Poi esorta ad adorare il Cristo e a prostrarsi davanti a lui.
Atanasio: il coro dei santi esorta gli increduli di Israele: gettatevi ai piedi del Messia, è vostro creatore, egli ama la sua opera. Non cadete nella incredulità dei vostri padri.
Cirillo Alessandrino: esultiamo per il Signore significa: accogliamo la fede in lui ed avremo l’eredità, l’adozione, la partecipazione allo Spirito Santo ed il regno dei cieli.
Girolamo: il profeta esorta tutti gli uomini a passare in Dio.
Gregorio di Nissa: canto di vittoria che invita gli ascoltatori ad unirsi all’esultanza comune, acclamando il vincitore.
Teodoreto: canto di vittoria per il Signore.
2 Atanasio prima che egli si assida come giudice, preveniamo il suo volto con la confessione.
Arnobio il Giovane: afferriamolo prima di essere afferrati.
Ruperto: volto, è il secondo avvento, quando vedremo il Cristo a viso aperto. Confessiamo i nostri peccati, prima che ce li rimproveri.
4 Origene: mano: la provvidenza di Dio
6 Origene: si prostra davanti a Dio che rinuncia all’orgoglio.
Teodoreto: invito alla penitenza.
7 Origene: il Cristo ha detto: io sono il buon pastore.
Girolamo: siamo riscattati e nutriti dal suo sangue.
8 Origene: oggi indica la vita presente. Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi è sempre! (Ebrei 13,8); finché dura questo oggi (Ebrei 3, 13). Essi hanno pure rifiutato il Signore che viene nell’ oggi della sua incarnazione per aprire loro questo riposo. Questo giorno è quello che viviamo in questo mondo, tutta la nostra vita presente è indicata da questo solo giorno. Questo mistero ci insegna a non rinviare all’indomani le nostre opere di giustizia, ma piuttosto ad affrettarci a compiere oggi tutto ciò che tende alla perfezione. Così potremo entrare nella terra della promessa.
Gregorio di Nissa: avvertimento per gli increduli. Nel deserto, per quarant’anni, mantennero perverso il loro cuore; quando il Vangelo offriva la remissione dei peccati, rifiutarono. Avrebbero potuto entrare nel riposo se avessero ascoltato la voce di colui che venne in questo oggi e discese dalla sua magnificenza eterna fino ad una nascita temporale.
10 Origene: per quarant’anni ho detestato questa generazione. Per questo ho fatto far loro delle deviazioni nel deserto, affinché durante quel tempo i colpevoli morissero e si moltiplicassero i loro figli. Essi non hanno capito il mistero del mio disegno di salvezza, non hanno voluto osservare il loro giuramento, né fare penitenza; per questo non sono entrati nella terra promessa che il salmo qui chiama riposo. Le vie del Signore sono il Cristo e l’economia della salvezza.
Atanasio hanno camminato per una via che non era quella del Signore.
11 Origene: in senso storico, il riposo è la terra santa rispetto alle peregrinazioni dell’arca. In senso spirituale il riposo del Signore è la conoscenza di lui. Chiunque vi entra, riposa in essa.
Salmo 95
1 Quando veniva edificata la casa
dopo la prigionia, cantico di Davide.
Cantate al Signore un canto
nuovo, cantate al Signore o terra tutta.
2 Cantate al Signore,
benedite il suo nome, annunciate di
giorno in giorno la sua salvezza,
3 annunciate fra le genti la sua gloria,
fra tutti i popoli le sue meraviglie;
4 poiché grande è il Signore e
degno di somma lode.
È terribile sopra tutti gli dei,
5 poiché tutti gli dei delle genti
sono demoni, ma veramente il
Signore ha fatto i cieli.
6 Confessione e bellezza
davanti a lui, santità e
magnificenza nel suo santuario.
7 Portate al Signore, famiglie
delle genti, portate al Signore gloria ed onore,
8 Portate al Signore
la gloria dovuta al suo nome,
prendete vittime ed entrate nei suoi atri.
9 Adorate il Signore nel suo atrio
santo. Si scuota alla sua presenza tutta la terra.
10 Dite fra le genti: Il Signore
ha instaurato il suo regno,
infatti ha raddrizzato il mondo che non sarà scosso.
Giudicherà i popoli con rettitudine.
11 Si rallegrino i cieli ed esulti la
terra, si scuota il mare e ciò che lo riempie.
12 Gioiranno i campi e tutto ciò che è in essi.
Allora esulteranno tutti gli alberi della foresta,
13 davanti al volto del Signore,
perché viene, perché viene a
giudicare la terra. Giudicherà il mondo
con giustizia e i popoli con la sua verità.
Da Sacy
1 Quando veniva edificata la casa
dopo la prigionia, cantico di Davide.
Cantate al Signore un canto
nuovo, cantate al Signore o terra tutta.
2 Cantate al Signore,
benedite il suo nome, annunciate di
giorno in giorno la sua salvezza,
3 annunciate fra le genti la sua gloria,
fra tutti i popoli le sue meraviglie;
4 poiché grande è il Signore e
degno di somma lode.
È terribile sopra tutti gli dei,
5 poiché tutti gli dei delle genti
sono demoni, ma veramente il
Signore ha fatto i cieli.
Un cantico nuovo deve essere cantato allorché si è ricevuta qualche grazia segnalata e bisogna che un tale cantico sia cantato alla gloria del Signore, poiché Dio solo è l’autore di tutte le grazie che l’uomo può ricevere. Cantate dunque al Signore, dice il profeta, cosa che egli ripete per tre volte consecutive o per eccitare più vivamente i popoli a cui parlava e fare a loro meglio comprendere quanto gli fossero debitori o anche per esprimere il grande mistero delle tre persone divine a cui voleva che ci indirizzassimo come a un solo Dio. Secondo il senso letterale Davide tutto pieno di una santa gioia esortava gli abitanti di tutta la terra di Israele a cantare la gloria del Signore onnipotente che, dopo aver vinto con la virtù divina della sua arca i loro nemici la faceva portare in trionfo sul monte di Sion. Esdra si valse inoltre di questo salmo per muovere gli Israeliti che ritornavano da Babilonia a manifestare la loro profonda gratitudine verso Dio, per essere stati finalmente liberati dalla schiavitù e per essere in grado di ricostruire il tempio e di ristabilire il sacro culto della religione giudaica. Ma è cosa evidente che il santo re che era un grande profeta volgeva lo sguardo assai più avanti. Secondo il parere degli interpreti più validi egli contemplava fin da allora la incarnazione del Figlio di Dio, la cui gloria doveva essere annunciata non solo tra i Giudei ma anche fra le nazioni infedeli e le cui meraviglie, cioè gli effetti miracolosi della sua grazia dovevano diventare l’oggetto dell’ammirazione e dell’adorazione di tutti i popoli. Per questo egli invitava non solo il paese della Palestina ma tutta la terra a cantare un cantico nuovo, cioè a cantare con uno spirito e con un cuore nuovo un inno che fosse degno della nuova legge e che avesse per principio la carità di Dio.
6 Confessione e bellezza
davanti a lui, santità e
magnificenza nel suo santuario.
È lo stesso che dire, come fa altrove, che Dio è tutto circondato di gloria e di maestà e tutto rivestito di luce, cioè che il Signore guardando se stesso non può scorgere che motivi di gloria e di lode, perché possiede in un sommo grado ogni sorta di perfezione, ed è il sommo bene, da cui discendono tutti i beni sopra le sue creature. Egli aggiunge, che la santità e la magnificenza risplendono nel suo santuario; cioè essendo in se stesso pieno di gloria e di maestà, come ha egli detto, fa risplendere esteriormente la sua santità e la sua magnificenza nel cielo, che è propriamente il santuario della sua abitazione o nel santo suo tabernacolo che richiudeva il santuario ove era l’arca.
7 Portate al Signore, famiglie
delle genti, portate al Signore gloria ed onore,
8 Portate al Signore
la gloria dovuta al suo nome,
prendete vittime ed entrate nei suoi atri.
9 Adorate il Signore nel suo atrio
santo. Si scuota alla sua presenza tutta la terra.
Non si fa abbastanza attenzione al linguaggio tenuto da un grande re così diverso da quello che usano gli altri principi e anche la maggior parte degli uomini. Si parla ordinariamente di ciò che riempie il cuore e questo induce i grandi i principi e, cosa deplorevole, anche i piccoli a parlare molto poco di Dio. Davide quel re così prode che fin dalla sua fanciullezza aveva ucciso gli orsi e i leoni, che aveva poi troncato il capo a quel famoso gigante, terrore di tutto Israele e che aveva ottenuto tante vittorie sopra i suoi nemici, nonostante ciò non ha la mente e il cuore pieni se non della gloria di Dio. Egli non mostra l’ardore se non per annunziare questa gloria a tutti i popoli e mentre la maggior parte dei conquistatori si compiacciono nel vedere le bocche e le penne dei loro sudditi occupate ad esaltare le loro vittorie e la loro gloria con i più splendidi elogi, questi non si dimostra ebbro di gioia se non quando si tratta di eccitare tutti i popoli della terra a glorificare il santo nome del Dio d’Israele.
10 Dite fra le genti: Il Signore
ha instaurato il suo regno,
infatti ha raddrizzato il mondo che non sarà scosso.
Giudicherà i popoli con rettitudine.
L’ebreo legge che egli ha assodato tutta la terra, il che può intendersi in generale della creazione; e secondo questo senso era ben giusto che il Signore fosse riconosciuto per il vero re dell’universo di cui era il creatore. Si può intendere dell’assodamento del regno di Israele; ed era pur giustissimo che si riconoscesse il suo regno ed il suo impero sovrano. Ma spiegando questo passo secondo la vulgata che legge, che egli ha ristabilito e corretto tutta la terra, sembra che si debba intenderlo piuttosto del regno stesso di Gesù Cristo, che avendo trovato tutta la terra nella corruzione e nel peccato ha rettificato con la verità del Vangelo e con la sua grazia i costumi degli uomini. Il profeta aggiunge che colui che ha ristabilito o corretto tutta la terra sarà lo stesso che giudicherà tutti i popoli con rettitudine.
11 Si rallegrino i cieli ed esulti la
terra, si scuota il mare e ciò che lo riempie.
12 Gioiranno i campi e tutto ciò che è in essi.
Allora esulteranno tutti gli alberi della foresta,
13 davanti al volto del Signore,
perché viene, perché viene a
giudicare la terra. Giudicherà il mondo
con giustizia e i popoli con la sua verità.
Per quale ragione il profeta parlando del giorno più tremendo che la mente dell’uomo possa mai concepire, invita tutte le creature a gioire e ad esultare ed assicura inoltre che in effetti si rallegreranno. San Paolo scioglie in un certo modo una tale difficoltà dicendo: noi sappiamo che sino al presente tutte le creature sospirano e sono come nei dolori del parto e noi pure sospiriamo aspettando l’adozione divina, la redenzione e la liberazione dei nostri corpi. Ciò vuol dire che secondo l’apostolo il profeta attribuendo una specie di sentimento alle creature inanimate le fa gemere in un certo modo e sospirare sotto il peso della ingiustizia e della corruzione degli uomini e chiedere nel loro idioma il rinnovamento dell’universo che avverrà con il fuoco alla venuta del Signore.
Da Agostino
1 Quando veniva edificata la casa
dopo la prigionia, cantico di Davide.
Reca il titolo di questo salmo: Quando veniva edificata la casa, dopo la prigionia; e dopo un titolo di questo genere voi vi attendevate forse che nel testo del salmo ci fosse la descrizione di pietre tagliate sui monti, del trasporto dei massi, di fondamenta che si scavavano, di travi che si disponevano, di colonne che si drizzavano. E invece niente di tutto questo si canta nel salmo. Per cui, se il suo contenuto è diverso, dovrà dirsi che il salmo non si accorda con il suo titolo, e una cosa reca sul frontespizio ed un'altra nel testo? Tutt'altro! Non ci sono divergenze; occorrono soltanto persone in grado di capire. Poiché, effettivamente, parla della costruzione di una casa. Oh, comprendano dunque ciò che hanno cantato, tutte le pietre di tale edificio! La casa di Dio non viene infatti edificata in quel luogo dove la costruì Salomone , il costruttore di quel tempio di cui avete ora sentito cosa disse il Signore. I discepoli guardavano stupefatti le pietre del tempio e la mole gigantesca dell'edificio, e questa loro ammirazione e stupore comunicarono al Signore. Al che il Signore rispose: Ve lo dico in verità: Non rimarrà, di tutto questo, pietra su pietra, ma tutto sarà distrutto . Non è dunque questa la casa che viene costruita. Anzi, notate bene dove essa sia costruita e come non lo sia in un luogo soltanto o soltanto in una qualche parte. Così infatti si apre il salmo:
Cantate al Signore un canto
nuovo, cantate al Signore o terra tutta.
È terribile sopra tutti gli dei,
“Cantate al Signore un cantico nuovo; cantate al Signore, voi, terra tutta! Se tutta la terra canta un cantico nuovo, mentre canta viene sorgendo l'edificio. Lo stesso cantare anzi è un costruire, purché non si canti il cantico vecchio. Il cantico vecchio lo canta la cupidigia carnale; il cantico nuovo lo canta la carità divina. Se canti mosso da cupidigia, qualunque cosa canti il tuo canto è vecchio. Risuonassero pure sulla tua bocca le parole del cantico nuovo, se tu sei peccatore non è bella la lode sulle tue labbra. È meglio essere rinnovati e tacere anziché cantare rimanendo ancora vecchi. Se infatti tu sei divenuto un uomo nuovo, il tuo tacere non permette, è vero, che la tua voce giunga agli orecchi degli uomini, ma il tuo cuore eleva interiormente il cantico nuovo, che giunge all'orecchio di Dio che ti ha rinnovato. Tu ami e, anche se stai zitto, l'amore è già una voce che sale a Dio. L'amore è il cantico nuovo. Ascolta come esso sia il nuovo cantico.
2 Cantate al Signore,
benedite il suo nome, annunciate di
giorno in giorno la sua salvezza,
Cantate al Signore; benedite il suo nome! Di giorno in giorno date il buon annunzio della sua salute. Come s'innalza l'edificio? Di giorno in giorno, dice, date il buon annunzio della sua salute. Ogni giorno si predichi; ogni giorno, dice Dio, si costruisca e cresca la mia casa. E immagina che gli operai vadano a domandargli: " Ma dove vuoi fabbricarla? Dove vuoi che si dilati codesta tua casa? Trovaci un posto livellato e spazioso, se è vero che intendi costruirti una casa così grande! Dove ci comandi di portare ogni giorno il lieto annunzio? " Eccolo quindi mostrare il luogo. Annunziate tra le genti la sua gloria. La sua gloria - dice - annunziate fra le genti. La sua gloria, non la vostra. O costruttori, annunziate a dovere fra le genti la gloria di lui! Se presumerete d'annunziare la vostra gloria, cadrete; se annunzierete la gloria di lui, crescerete anche voi insieme con l'edificio che fabbricate.
3 annunciate fra le genti la sua gloria,
fra tutti i popoli le sue meraviglie;
4 poiché grande è il Signore e
degno di somma lode.
È terribile sopra tutti gli dei,
“Grande è il Signore e degno di lode oltre ogni dire. Chi è questo Signore grande e degno di lode oltre ogni dire, se non Gesù Cristo? Voi sapete certamente che egli apparve fra noi nelle sembianze di uomo. Sapete che fu concepito nel grembo di una donna, che nacque, fu allattato e portato in braccio, che fu circonciso e più tardi per lui fu offerto un sacrificio e che divenne gradatamente adulto. Giunto alla fine della vita, egli fu schiaffeggiato, coperto di sputi, coronato di spine, confitto in croce ove morì e fu trafitto dalla lancia. Sapete come egli abbia subito tutta questa serie di umiliazioni; eppure egli è grande e degno di lode oltre ogni dire. Non disprezzatelo nella sua piccolezza! Pensate quanto sia grande! Si fece piccolo perché voi eravate piccoli; riconoscetene la grandezza e in lui diventerete grandi anche voi. Così infatti va avanti la costruzione di quella casa; così aumentano, le dimensioni della casa stessa: mediante, cioè, la crescita delle pietre che vengono adoperate per l'edificio. Crescete dunque e comprendete la grandezza di Cristo! Anche se piccolo egli è grande, grande a dismisura. Mancano le parole al salmista, che pur voleva dirci quanto fosse grande. Difatti, anche se per un giorno intero avesse detto: " Grande, grande! ", cosa avrebbe detto? Pur dicendo per tutto un giorno: " Grande ", alla fine avrebbe dovuto interrompersi, perché il giorno ha un termine; mentre la grandezza del Signore è prima dei giorni e fuori dei giorni, poiché non conosce giorno. Come esprimersi allora? Grande è il Signore e degno di lode oltre ogni dire. Quale espressione avrebbe dovuto usare una lingua piccina per lodare un grande? Ha detto: Oltre ogni dire. È questa un'espressione sfuggitagli di bocca, ma con essa ha dato alla mente un delizioso tema di riflessione. È come se dicesse: Ciò che io non riesco ad esprimere, immaginalo tu e, dopo che ci avrai meditato, sappi che è ancora poco. E se il pensiero non è in grado di raffigurarselo, potrà la lingua descriverlo a parole? Grande è il Signore, e degno di lode oltre ogni dire. Lui sia lodato e glorificato e la sua gloria venga proclamata [ovunque]! Così viene edificata la casa.
5 poiché tutti gli dei delle genti
sono demoni, ma veramente il
Signore ha fatto i cieli.
“Notiamo, prima di tutto, che il compito di sradicare la selva è affidato a coloro cui si dice: Annunziate! Essi debbono abbattere la selva, cioè liberare la terra dalla schiavitù, e debbono mediante la predicazione erigere, cioè costruire, la mole della casa del Signore. Come infatti riuscire a sradicare la selva, se non mediante la predicazione di colui che è al di sopra di tutti gli esseri? Le genti avevano per loro divinità i demoni. Li chiamavano dèi, ma in realtà erano demoni, come apertamente asserisce l'Apostolo: I sacrifici dei gentili vengono immolati ai demoni, non a Dio . Immolando le loro vittime ai demoni, erano schiavi del demonio, e la terra era rimasta tutta intera come una selva. Fu allora che risuonò l'annunzio di chi è grande e degno di lode oltre ogni dire.
6 Confessione e bellezza
davanti a lui, santità e
magnificenza nel suo santuario.
“Confessione e bellezza al suo cospetto. Ami la bellezza? desideri essere bello? Confessa! Non dice infatti: " Bellezza e confessione", ma: Confessione e bellezza. Eri deforme: confessa, in modo da diventare bello. Eri peccatore: confessa e sarai giusto. D'imbrattarti eri capace, ma non sei in grado di tornare bello. Quanto generoso dovrà essere il nostro sposo, il quale s'è innamorato di una persona deforme, al fine di renderla bella? In che senso - dirà qualcuno - ci ha amati quando eravamo deformi? Dice: Non sono venuto a chiamare i giusti ma i peccatori . Li chiami quando sono peccatori, ma forse perché rimangano peccatori? No, dice. Ma come cesseranno d'essere peccatori? La confessione e la bellezza al suo cospetto. Essi confessano i loro peccati e in tal modo si liberano del male che avevano avidamente ingoiato. Né tornano poi al loro vomito, come fa quella bestia sudicia che è il cane . Ecco la confessione e la bellezza. A noi piace la bellezza: facciamo prima la confessione, perché al suo seguito venga la bellezza. Ancora. C'è qualcuno che ama la potenza e lo splendore: vorrebbe essere grande come lo sono gli angeli, poiché gli angeli hanno uno splendore speciale e tanta potenza che, se volessero agire conforme ad essa, noi non potremmo resistervi. Tutti bramano avere la potenza degli angeli, ma non tutti amano la santità degli angeli. Amane prima la giustizia, e ne otterrai anche la potenza! Come prosegue infatti il salmo? Santità e splendore nella sua santificazione. Tu ne cercavi la gloria; cercane prima la santità, poiché quando sarai diventato santo sarai anche splendente. Che se invece, procedendo alla rovescia, tu volessi prima la gloria che la santità, cadresti prima ancora di alzarti. Poiché in realtà tu non ti alzeresti ma solo ti gonfieresti. Ottima cosa è invece alzarsi sorretti da colui che non cade. Egli infatti, che non cade, è sceso fino a te che eri caduto; sì è abbassato e t'ha preso per mano. Con le tue sole forze non puoi alzarti. Stringi la mano di chi s'è abbassato fino a te, affinché tu venga sollevato da chi è forte.
7 Portate al Signore, famiglie
delle genti, portate al Signore gloria ed onore,
8 Portate al Signore
la gloria dovuta al suo nome,
prendete vittime ed entrate nei suoi atri.
“Recate al Signore la gloria per il suo nome. Non al nome di un uomo, non al vostro nome; ma al nome di lui date gloria! Prendete le vittime ed entrate nei suoi atri. Prendete le vittime. Ma cosa recherete entrando nei suoi atri? Ecco: la casa è divenuta grande e ci sono anche gli atri, e quelli che intendono offrire sacrifici debbono entrare negli atri. Orbene quali vittime recheremo? Tori, capri, pecore? No, certamente! Se tu ricercassi delle vittime, io te le offrirei prontamente. La vittima che dobbiamo offrire, ce la indica lui stesso; e vedete se per caso non sia proprio quella di cui si diceva poc'anzi: Confessione e bellezza al suo cospetto. La confessione è l'ostia gradita al Signore. O genti, che volete entrare nei suoi atri, non entratevi a mani vuote. Prendete le vittime. Ma quali vittime? Sacrificio gradito a Dio è uno spirito contrito, Dio non disprezza un cuore affranto e fiaccato . Entra nella casa di Dio con cuore umile e vi sarai entrato portando la vittima. Se invece sarai superbo, vi entrerai a mani vuote.
9 Adorate il Signore nel suo atrio
santo. Si scuota alla sua presenza tutta la terra.
10 Dite fra le genti: Il Signore
ha instaurato il suo regno,
infatti ha raddrizzato il mondo che non sarà scosso.
Giudicherà i popoli con rettitudine.
“Adorate il Signore nel suo atrio santo. Nella Chiesa cattolica. Ecco l'atrio santo del Signore. Nessuno dica: Ecco qui il Cristo! o: Eccolo là! Sorgeranno infatti falsi profeti ai quali, però, tu replicherai: La pietra posata su un'altra pietra non reggerà ma sarà rovesciata . Voi vociate rivolti ad una parete imbiancata; io adoro il mio Dio nell'atrio santo… Si muova tutta la terra dinanzi al suo volto! Dite in mezzo alle nazioni: Il Signore ha regnato dal legno. Egli ha sostenuto l'universo, che non sarà smosso. Quali testimonianze sulla costruzione della casa di Dio! Le nubi del cielo affermano con voce di tuono che la casa di Dio sta costruendosi su tutta la terra… Egli ha sostenuto l'universo il quale non sarà smosso. Io ti mostro come tutta la terra è divenuta casa del Signore. Prendi l'offerta ed entra negli atri del Signore. Ma tu non hai vittime e per questo non vuoi entrare. Che significa questo? Ecco: se Dio per vittima ti chiedesse un toro, un capro o un montone, ti sarebbe facile trovarli. Siccome però ti chiede un cuore umile, non hai coraggio di entrare, poiché essendo gonfio di superbia non riesci a trovare in te un'ostia di questa specie.
11 Si rallegrino i cieli ed esulti la
terra, si scuota il mare e ciò che lo riempie.
12 Gioiranno i campi e tutto ciò che è in essi.
Allora esulteranno tutti gli alberi della foresta,
“Si allietino i cieli ed esulti la terra! Si allietino i cieli, che annunziano la gloria di Dio. Si allietino i cieli, creati dal Signore. Esulti la terra, sulla quale i cieli inviano la pioggia. Cieli infatti sono i predicatori della parola; terra sono gli uditori. Si agiti il mare e gli esseri che lo riempiono! Quale mare? Il mondo. Si agitò il mare con ciò che lo riempiva: tutto il mondo si mise in agitazione contro la Chiesa, quando la vide dilatarsi e a guisa di edificio innalzarsi per tutta la terra… Gioiranno i campi e tutto ciò che è in essi. Tutti i mansueti, tutti i miti, tutti i moderati sono i campi di Dio. Allora esulteranno tutte le piante dei boschi. Le piante dei boschi sono i pagani. E perché godono? Per essere stati recisi dall'olivo selvatico ed essere stati innestati nel buon olivo . Allora esulteranno tutte le piante dei boschi. Alberi giganteschi di cedro e di cipresso sono stati tagliati e, divenuti legno imputrescibile, sono stati trasportati e adibiti alla costruzione della casa . Erano piante selvatiche, ma prima di divenire parte dell'edificio. Erano piante selvatiche, ma prima che producessero oliva.
13 davanti al volto del Signore,
perché viene, perché viene a
giudicare la terra. Giudicherà il mondo
con giustizia e i popoli con la sua verità.
“Esulteranno allora tutte le piante dei boschi, alla presenza del Signore, poiché egli viene: viene a giudicare la terra. È venuto una prima volta e verrà ancora. La prima volta è venuto con la sua presenza nella Chiesa e a portarlo erano le nubi. E quali sono le nubi che l'hanno portato? Gli Apostoli, che ci hanno recato il messaggio evangelico e dei quali diceva Paolo : Noi siamo ambasciatori di Cristo e, in nome di Cristo, vi scongiuriamo di riconciliarvi con Dio . Ecco le nubi sulle quali il Signore è venuto. A prescindere dal suo secondo avvento, quando egli verrà a giudicare i vivi e i morti. Già una prima volta egli è venuto, mediante le nubi, e in quella prima venuta ci fece udire nel Vangelo quest'altra sua parola: In appresso, vedrete il Figlio dell'Uomo venire sulle nubi. Che vuol dire: In appresso? Non sarebbe, forse, di nuovo tornato una seconda volta, quando tutte le tribù della terra ne avrebbero pianto? È venuto una prima volta per bocca dei suoi evangelizzatori e ha riempito l'universo. Non opponiamo resistenza alla sua prima venuta, per non dover temere nella seconda… Chi non ha preoccupazioni aspetta sereno la venuta del Signore. Difatti, che sorta di amore abbiamo per Cristo se temiamo che venga? E non ce ne vergogniamo, fratelli? Noi l'amiamo ed abbiamo paura che venga. Ma l'amiamo per davvero? O non amiamo, per caso, più che non Cristo i nostri peccati? Ebbene, odiamo i peccati, e amiamo colui che verrà a punire il peccato! Lo vogliamo, o non lo vogliamo, lui verrà. Se non viene subito, non significa che non verrà mai. Verrà di certo, e quando meno te lo aspetterai. Se ti troverà preparato, non sarà per te un male che sia venuto a tua insaputa. Allora esulteranno tutte le piante dei boschi dinanzi al volto del Signore, poiché egli viene. Ciò nella sua prima venuta. E dopo? Egli verrà, infatti, a giudicare la terra. Anche allora esulteranno tutte le piante dei boschi. È venuto una prima volta: verrà in seguito a giudicare la terra, e troverà colmi di gioia coloro che hanno creduto alla sua prima venuta.
Dai Padri
1 Origene: il canto nuovo è quello dell’uomo nuovo. Il canto nuovo è la nuova alleanza.
Eusebio: questo salmo convoca i gentili. Incita gli apostoli e gli evangelisti: annunciate di giorno in giorno fra tutti i popoli la salvezza del Cristo e la sua gloria.
Gregorio di Nissa: cantate a Dio, dopo la prigionia quando la casa rovinata della nostra natura veniva ricostruita. Annuncia la nuova nascita, il mistero del nuovo testamento e poi la vocazione dei gentili; perché il Signore ha ristabilito il mondo intero rovinato per la malvagità: esulti la terra, si scuota il mare.
Cirillo alessandrino: tutto è diventato nuovo in Cristo.
Cassiodoro: canta il canto nuovo colui che diventa uomo nuovo con il battesimo. O terra tutta: profezia della Chiesa cattolica.
2 Eusebio: se non possono comprendere tutto dall’inizio, ci si accontenterà di questo: che benedicano il nome del Signore. Poiché Dio ha detto ad Abramo: quelli che ti benedicono saranno benedetti, a maggior ragione saranno benedetti quelli che benediranno il nome del Signore.
Girolamo: il nome del Signore è Gesù Salvatore.
4 Atanasio: insegnate a tutte le genti, dite loro che il Signore è grande più di tutti i loro dei.
5 Cirillo Alessandrino: attraverso la bellezza della creatura, contempliamo la gloria eminente del Signore.
6 Atanasio: nel suo santuario: nella chiesa.
Teodoreto: santuario: l’umanità assunta da Dio.
Girolamo: profezia della vocazione dei gentili.
Girolamo: voi stessi siete le ostie, sacrificio vivente, santo e gradito Dio (Romani 12,1).
Cassiodoro: non vittime sanguinanti, ma il cuore contrito e umiliato.
9 Atanasio: tutta la terra udrà predicare il Vangelo e muterà stato.
Cassiodoro: si commuova la terra e faccia penitenza.
10 Teodoreto: ha consolidato la terra che andava alla deriva.
Girolamo: il Cristo è venuto e ha raddrizzato il genere umano, in modo che non vada più alla deriva: la sua croce è la colonna del genere umano. Dicendo croce, io non parlo del legno, ma della passione: questa colonna si trova tanto in Bretagna che nelle Indie e nel mondo intero. Nessuno può essere discepolo di Cristo se non porta la sua croce (Luca 9,23). Ogni giorno il Cristo è crocifisso per noi; noi siamo crocifissi al mondo e il Cristo è crocifisso in noi; e ogni giorno il Cristo risuscita in noi.
11 Eusebio: cielo, terra, mare, campi e foresta indicano che la predicazione evangelica percorrerà il mondo intero.
Gregorio di Nissa: siamo diventati il cielo che narra la gloria di Dio.
Teodoreto: si rallegrino i cieli! Se lo fanno per un solo peccatore, quanto più per tutti gli uomini!
11 Simmaco e Teodozione: il mare si scuoterà nella sua pienezza.
Gregorio di Nissa: il mare simboleggia la potenza avversa.
12 Teodoreto: i campi: il Signore nella parabola della zizzania, chiama campo questo mondo.
13 Cirillo alessandrino: gli alberi simboleggiano i santi.
Teodoreto: soprattutto gli alberi devono cantare, perché uno di loro fu l’albero della salvezza su cui fu crocifisso il corpo del Salvatore e portò così ogni bene agli uomini.
Salmo 96
1 di Davide, quando fu stabilita la sua terra.
Il Signore ha instaurato il suo regno, esulti la terra,
si rallegrino le molte isole.
2 Nubi e caligine intorno a lui
giustizia e giudizio reggono il suo trono.
3 Fuoco procederà davanti a lui
e incendierà all’intorno i suoi nemici.
4 Rifulsero i suoi lampi al mondo,
vide e fu scossa la terra.
5 I monti si sciolsero come cera
alla presenza del Signore, alla
presenza del Signore di tutta la terra.
6 I cieli hanno annunciato
la sua giustizia e hanno visto
tutti i popoli la sua gloria.
7 Siano confusi tutti gli adoratori di statue,
quanti si vantano dei loro
idoli. Adoratelo voi tutti angeli suoi
8 Ha udito e ha gioito Sion e
hanno esultato le figlie della Giudea
per i tuoi giudizi, Signore;
9 perché tu sei il Signore, l’Altissimo su tutta la terra.
Sei stato grandemente esaltato sopra tutti gli dei.
10 Voi che amate il Signore odiate il male.
Custodisce le anime dei suoi santi, li libererà
dalla mano del peccatore.
11 La luce è sorta per il giusto
e per i retti di cuore la gioia.
12 Rallegratevi giusti, nel Signore,
e celebrate il ricordo della sua santità.
Da Sacy
1 di Davide, quando fu stabilita la sua terra.
Il Signore ha instaurato il suo regno, esulti la terra,
si rallegrino le molte isole.
2 Nubi e caligine intorno a lui
giustizia e giudizio reggono il suo trono.
Avendo Dio fatto conoscere la sovrana potestà del suo regno, tutti gli abitanti della terra e dei mari dovevano mostrare la loro allegrezza perché l’Onnipotente era riconosciuto come re supremo. Tutte le creature devono essere sensibili alla gloria del loro Creatore, dal momento che tutte sono state create per la sua gloria. Vero è, prosegue il santo profeta, che un Dio così grande, così potente, così degno delle nostre adorazioni abita nell’oscurità e come in una nube inaccessibile alla debolezza del lume dei nostri occhi e delle nostre menti. Ma quantunque non lo vediamo egli si fa conoscere e sentire con i diversi effetti della giustizia con cui protegge i suoi servi e con il severissimo giudizio che esercita contro i malvagi. Questa giustizia e questo giudizio sono il sostegno del suo trono, poiché sulla misericordia da lui usata verso i buoni e sulla giusta severità esercitata da lui contro i peccatori è fondata per sempre l’equità del suo impero.
3 Fuoco procederà davanti a lui
e incendierà all’intorno i suoi nemici.
4 Rifulsero i suoi lampi al mondo,
vide e fu scossa la terra.
5 I monti si sciolsero come cera
alla presenza del Signore, alla
presenza del Signore di tutta la terra.
6 I cieli hanno annunciato
la sua giustizia e hanno visto
tutti i popoli la sua gloria.
È questa una descrizione figurata e poetica degli effetti che la onnipotenza di Dio o aveva già prodotto per la rovina dei nemici di Israele o doveva produrre un giorno nello stabilimento della sua chiesa o nella seconda sua venuta. Il profeta ci rappresenta dunque il Signore, come si dice anche altrove, come un fuoco vorace e distruttore che brucia le montagne fino dai fondamenti o piuttosto lo dipinge come preceduto ed accompagnato da fuochi o da folgori e da lampi che bruciavano i suoi nemici, che riempivano tutta la terra di spavento e che sembrava dover far sì che fondessero la terra e i monti con la sua formidabile presenza. In questo modo effettivamente egli era comparso sul monte Sinai in mezzo ai fuochi e alle folgori e in un altro luogo Davide dice che in questo modo aveva fatto risplendere i suoi lampi per sterminare i suoi nemici. Ma quello che egli dice del passato deve intendersi inoltre, secondo tutti gli interpreti dell’avvenire. Deve accadere anche se in un’altra maniera assai più terribile quando i cieli annunceranno la sua giustizia con segni straordinari che egli farà apparire, come dice il Vangelo nel sole, nella luna e nelle stelle e tutti i popoli lo vedranno venire nella sua gloria, cioè non più ricoperto d’infermità come nel tempo della sua vita mortale ma accompagnato da tutti i suoi angeli, tutto sfolgorante di maestà e rivestito della sua onnipotenza per giudicare tutto l’universo.
8 Ha udito e ha gioito Sion e
hanno esultato le figlie della Giudea
per i tuoi giudizi, Signore;
9 perché tu sei il Signore, l’Altissimo su tutta la terra.
Sei stato grandemente esaltato sopra tutti gli dei.
Se gli angeli hanno adorato l’onnipotenza di Dio allorché hanno visto i nemici di Israele soggiogati e allorché essi stessi gli hanno servito da ministri per tale scopo, cioè se niente si sono attribuiti della sua grande opera in cui gli prestavano soltanto il loro ministero; se la città di Gerusalemme, significata da Sion e tutto il popolo e tutte le città di Israele indicate dalle figlie di Giuda, esultarono ascoltando e considerando i giudizi che il Signore aveva esercitato contro tutti i loro nemici per far conoscere che il suo impero era sovrano su tutta la terra e che erano infinitamente a lui inferiori i falsi dei adorati dagli altri popoli; quanto più tutti questi angeli si sono annichilati alla presenza del Figlio di Dio, per adorarlo, come dice San Paolo, nel tempo della sua incarnazione.
10 Voi che amate il Signore odiate il male.
Custodisce le anime dei suoi santi, li libererà
dalla mano del peccatore.
È questa una conclusione giustissima e necessaria che fa il santo profeta; poiché se quelli che adorano gli idoli sono confusi dai giudizi del vero Dio, del Dio superiore a tutti gli dei, quelli che amano il Signore e che l’adorano devono avere un grande odio per ogni male: non per ciò che la debolezza dell’uomo fa considerare come un male, per esempio la povertà, la malattia, il dolore, ma per ciò che unicamente viene giudicato male agli occhi di Dio, vale a dire il peccato e ogni cosa relativa al medesimo. Vero è che il mondo è tutto immerso nel male, ma il Signore custodirà le vostre anime e vi libererà di modo che non vi potranno nuocere né il demonio né tutti gli uomini peccatori
11 La luce è sorta per il giusto
e per i retti di cuore la gioia.
La luce di cui parla non è quella del sole visibile che risplende ugualmente sui buoni e sui rei: è la luce del volto benigno che Dio mostra ai giusti. L’allegrezza che egli diffonde in quelli che sono retti di cuore neppure essa è l’allegrezza del mondo, ma un’ allegrezza tutta pura e spirituale, un allegrezza simile a quella che sosteneva e rendeva invincibili i martiri in mezzo ai più aspri tormenti.
12 Rallegratevi giusti, nel Signore,
e celebrate il ricordo della sua santità.
Il profeta spiega quale sia l’ allegrezza dei giusti, della quale ha parlato. Fa vedere che essa è tutta santa, che riguarda non i piaceri e le vanità del secolo, ma il Signore e che ispira i giusti a lodarlo fin d’ora, come faranno per tutta l’eternità in una maniera assai più perfetta.
Da Agostino
1 di Davide, quando fu stabilita la sua terra.
Il Signore ha instaurato il suo regno, esulti la terra,
si rallegrino le molte isole.
“Il salmo si intitola: Per David stesso, quando la sua terra gli fu restituita. Riferiamo ogni cosa a Cristo, se vogliamo restare nella via di un'esatta interpretazione. Se non vogliamo che la nostra mente costruisca solo un ammasso di macerie non allontaniamoci dalla pietra angolare. In essa trovi stabilità chi prima titubava e si muoveva con passo insicuro; su di essa si appoggi chi pencolava nell'incertezza. Qualunque dubbio sorga nell'anima umana all'ascolto delle divine Scritture, non ci si deve allontanare da Cristo. Quando in quelle parole avrà scoperto il Cristo, allora ritenga d'averle comprese, ma, finché non sia arrivata a scoprirvi il Cristo, non si ritenga sicura di averle comprese. Fine della legge è infatti Cristo, a salute di ogni credente . Che vuol dire allora e come si può riferire a Cristo l'affermazione: Quando la sua terra gli fu restituita? Che David rappresenti il Cristo è cosa facile a comprendersi. Cristo infatti nacque da Maria e fu discendente di David. E, siccome sarebbe dovuto nascere dalla sua stirpe, per questo nella profezia era simboleggiato col nome di David. Il Signore ha regnato. Colui che dovette stare in piedi dinanzi al giudice, che fu schiaffeggiato, flagellato, coperto di sputi, coronato di spine, percosso, sospeso ad un patibolo, che fu insultato finché non morì, e che, morto in croce, fu trafitto dalla lancia e cacciato nel sepolcro, costui è risuscitato. Il Signore ha regnato. Si accaniscano pure contro di lui i regni del mondo con tutte le loro forze: cosa potranno fare al re dei regni, al padrone di tutti i re, al creatore di tutti i secoli? Lo si disprezzerà perché volle apparire tanto sottomesso, tanto umile? Fu un tratto di misericordia, non un indizio d'impotenza: apparve umile perché noi lo accogliessimo. Ma guardiamolo adesso! Il Signore ha regnato: esulti la terra, si allietino le molte isole! Così veramente, poiché la parola di Dio è stata annunziata non solo nei continenti ma anche nelle isole che si trovano in mezzo al mare.
2 Nubi e caligine intorno a lui
giustizia e giudizio reggono il suo trono.
“Nubi e caligine lo circondano; giustizia e giudizio sono i supporti del suo trono. Per chi ci sono nubi e caligine attorno a lui? E per chi sono sostegno del suo trono giustizia e giudizio? Nubi e caligine lo circondano in rapporto agli empi che non l'hanno compreso; giustizia e giudizio in relazione ai fedeli che hanno creduto in lui. I primi infatti, ostacolati dalla superbia, non l'hanno veduto; gli altri invece, nella loro umiltà, hanno meritato di essere istradati da lui.
3 Fuoco procederà davanti a lui
e incendierà all’intorno i suoi nemici.
“Il fuoco lo precederà e incendierà i suoi nemici tutt'intorno. Qual è, o fratelli, il fuoco del quale si dice che lo precederà e che incendierà i suoi nemici tutt'intorno? Non penso che si parli di quel fuoco ove saranno cacciati gli empi con la sentenza del giudizio finale. L'abbiamo letto nel Vangelo e lo ricordiamo: li porrà a sinistra, dopo averli separati dai buoni, e dirà loro: Andate nel fuoco eterno, che fu preparato per il diavolo e per gli angeli suoi . Non credo che si parli di questo fuoco. Per quale motivo? Perché qui si parla di un fuoco che precede il Signore, prima che venga per il giudizio. Testualmente: Il fuoco lo precede e incendia i suoi nemici, tutt'all'intorno, cioè per l'intero universo. Il fuoco dell'inferno seguirà la sua [seconda] venuta, quest'altro fuoco, invece, va innanzi a lui. Quale sarà, allora, questo fuoco? È un fuoco che (così possiamo intenderlo) opera nei malvagi come pena, e nei redenti come mezzo di salvezza. In che senso è pena per i malvagi? Quando si cominciò a predicare il Cristo, le genti si irritarono e scatenarono persecuzioni. Quest'ira fu un fuoco, ma consumò più il persecutore che non il perseguitato.
4 Rifulsero i suoi lampi al mondo,
vide e fu scossa la terra.
“Le sue folgori apparvero sull'orbe della terra. Grande esultanza! Non lo constatiamo noi stessi? Non è una cosa palese? Le sue folgori sono apparse su tutta la terra: i suoi nemici ne sono stati incendiati e inceneriti. Tutto ciò che era contrario è stato bruciato, e le sue folgori sono apparse sull'orbe della terra. In che senso " sono apparse "? Sì da indurli a credere. E da dove provenivano queste folgori? Dalle nubi. E chi sono queste nubi di Dio? Gli evangelizzatori della verità. Tu guardi il cielo e ci vedi una nube: è opaca, scura; eppure ha dentro un non so che di nascosto. Se guizza fuori dalla nube, ne emana un bagliore. Da una cosa insignificante se ne sprigiona un'altra, che ti atterrisce. Ebbene, il nostro Signore Gesù Cristo inviò i suoi Apostoli, i suoi predicatori, che sono come le nubi. Costoro si presentavano come semplici uomini e nessuno li apprezzava: come quando si vedono le nubi e non ci si bada, finché non si sprigioni qualcosa che ti lascia ammirato. In primo luogo infatti essi erano uomini fatti di carne [come noi], e deboli per di più. Erano poi degli illetterati, degli ignoranti, gente senza titoli nobiliari. Ma c'era in loro la forza della folgore, del baleno. Ecco Pietro: un uomo, un pescatore. Si mette a pregare e risuscita un morto . L'aspetto umano era la nube, lo splendore del prodigio era il guizzo del fulmine. Così nelle parole e così nelle opere; quando dicevano cose mirabili e quando compivano cose mirabili. Apparvero le sue folgori sull'orbe della terra, e la terra vide e ne fu scossa. Osservate se non sia vero se tutta la terra non sia ormai cristiana e non gridi il suo Amen, scossa dalle folgori che si sprigionano dalle nubi! La terra vide e ne fu scossa.
5 I monti si sciolsero come cera
alla presenza del Signore, alla
presenza del Signore di tutta la terra.
6 I cieli hanno annunciato
la sua giustizia e hanno visto
tutti i popoli la sua gloria.
“I cieli annunziarono la sua giustizia e tutti i popoli videro la sua gloria. Quali cieli annunziarono la sua giustizia? Quei cieli che annunziano la gloria di Dio . E chi sono questi cieli? Coloro che sono divenuti residenza di Dio. Dio infatti come risiede nei cieli così ha la sua sede negli Apostoli, nei banditori del Vangelo. Se lo vuoi anche tu sarai un cielo. Vuoi esserlo? Elimina dal tuo cuore la terra. Se non hai bramosie terrene, se non rispondi a vanvera se hai in alto il cuore, sei un cielo. Se siete risuscitati con Cristo (è l'Apostolo che parla, rivolto a dei fedeli), cercate le cose di lassù, dove è Cristo assiso alla destra di Dio; gustate le cose di lassù, non quelle della terra. Se hai cominciato ad assaporare il gusto delle cose di lassù e a perdere il gusto delle cose terrene, non sei forse divenuto un cielo? Sei rivestito di carne, ma col cuore già sei nel cielo. La tua dimora è nel cielo . E con una simile vita annunzia anche tu il Cristo. Chi infatti tra i fedeli non è un banditore di Cristo?
7 Siano confusi tutti gli adoratori di statue,
quanti si vantano dei loro
idoli. Adoratelo voi tutti angeli suoi
“Siano confusi coloro che adorano divinità scolpite. Non è questo una realtà? Non sono stati forse, confusi? Non vengono confusi ogni giorno? Divinità scolpite sono, infatti, gli idoli fatti a mano. E perché si sentono confusi coloro che le venerano? Perché tutti i popoli hanno veduto la gloria di Cristo e la professano apertamente. Siano coperti di vergogna coloro che seguitano ad adorare le pietre. Erano delle pietre morte le loro, mentre noi abbiamo scoperto la pietra viva. Ma che dico? Le loro pietre mai hanno avuto una vita, per cui non le si può nemmeno chiamare pietre morte. La nostra pietra al contrario è una pietra viva; egli vive da sempre presso il Padre. Se un giorno volle morire, fu per rivivere; e ora vive in modo che la morte non abbia più ad esercitare su di lui alcun dominio . Conoscendo i popoli questa sua gloria, eccoli abbandonare i templi e correre alla Chiesa. Siano confusi coloro che adorano divinità scolpite! Ci sarà ancora qualche nostalgico del culto idolatrico? È successo che, mentre si ostinavano a non abbandonare gli idoli, gli idoli stessi li hanno abbandonati. Siano confusi coloro che adorano divinità scolpite e si gloriano dei loro simulacri.
8 Ha udito e ha gioito Sion e
hanno esultato le figlie della Giudea
per i tuoi giudizi, Signore;
9 perché tu sei il Signore, l’Altissimo su tutta la terra.
Sei stato grandemente esaltato sopra tutti gli dei.
“Sion ha udito e si è allietata. Che cosa ha udito Sion?... Eccolo! I cieli hanno annunziato la sua giustizia e tutti i popoli hanno veduto la sua gloria. Siano confusi tutti coloro che adorano divinità scolpite e si gloriano dei loro simulacri . Un tempo la Chiesa non si estendeva al mondo pagano. Quelli che avevano creduto provenivano dalla Giudea ed erano in Giudea; e credevano, questi Giudei divenuti cristiani, che loro soli appartenessero a Cristo. Gli Apostoli invece furono inviati anche ai pagani; il Vangelo fu annunziato a Cornelio. E Cornelio credette, si fece battezzare e con lui furono battezzati tutti i suoi di casa… Cosa ha udito Sion, e di che cosa si è rallegrata? Del fatto che i Gentili hanno accolto la parola di Dio.
10 Voi che amate il Signore odiate il male.
Custodisce le anime dei suoi santi, li libererà
dalla mano del peccatore.
“Voi, che amate il Signore, odiate il male. Il Cristo non merita che, insieme con lui, si ami ciò che lui odia. Cristo ti ordina molte cose e tu non le metti in pratica; te le ordina l'avarizia e subito le esegui. Cristo ti ordina di vestire il povero e tu non lo fai; l'avarizia ti ordina di commettere una frode e questo subito lo fai. Se davvero le cose stessero così, se tu fossi veramente un uomo siffatto, non essere troppo fiducioso di conseguire l'eredità di Cristo. Ma tu ribatti: " Io amo Cristo ". Ebbene, voi che amate il Signore, odiate il male. Prova del fatto che tu ami il bene sarà l'odio che tu avrai per il male. Voi che amate il Signore odiate il male.
11 La luce è sorta per il giusto
e per i retti di cuore la gioia.
“Ma tu dirai: Dovrò perdere questa luce! Al giusto è sorta una luce. Quale luce temi di perdere? Temi di restare al buio? Non temere di perdere la luce; o meglio temi che, mentre ti preoccupi di non perdere questa luce materiale, abbia a perdere la vera luce. Noi sappiamo a chi sia donata la luce che tu temi di perdere, con chi ti sia comune. Forse che soltanto i buoni vedono il sole materiale che Dio fa sorgere sui buoni e sui cattivi, come fa piovere sui giusti e sugli ingiusti ? La luce materiale, insieme con te, la vedono i malvagi, gli assassini, i lussuriosi, anzi anche le bestie, le mosche, i vermi. Qual è, allora, la luce che tiene in serbo per i giusti colui che a tutti gli esseri dona la luce materiale? Molto opportunamente, sorretti dalla fede, i martiri fissarono gli occhi su questa luce. Essi non tennero in alcun conto la luce del mondo; ma, per disprezzare questa luce, dovevano vederne un'altra che li accendeva di desiderio… Al giusto è sorta una luce. Quale luce? La luce che mai spunta per l'iniquo; e nemmeno la luce che Dio fa sorgere sui buoni e sui cattivi. C'è un'altra luce la quale brilla soltanto agli occhi dei giusti e della quale, proprio perché non l'hanno vista sorgere, diranno alla fine gli empi: Sì, veramente abbiamo deviato dal vero. La luce della giustizia non è spuntata per noi, né per noi si è levato il sole.
12 Rallegratevi giusti, nel Signore,
e celebrate il ricordo della sua santità.
“Voi, o giusti, rallegratevi nel Signore, e date lode alla memoria della sua santità. Lieti ormai nel Signore, ripieni di gioia nel Signore, tributategli la lode, poiché, se egli non avesse voluto, noi non avremmo potuto godere in lui. Lo diceva di sua bocca il Signore: Vi ho detto queste cose, perché in me abbiate la pace, mentre nel mondo avrete la tribolazione . Se siete cristiani, in questo mondo attendetevi le tribolazioni. Non vi ripromettete tempi migliori e più tranquilli. Vi ingannereste, o fratelli. Ciò che il Vangelo non vi promette, non ve lo ripromettete da voi stessi. Ciò che dice il Vangelo voi lo sapete. Noi parliamo a cristiani e non vogliamo travisare la fede. Il Vangelo dice che alla fine dei tempi ci saranno molti mali, molti scandali, molte tribolazioni e che la malvagità raggiungerà limiti eccezionali. Ma chi avrà perseverato sino alla fine, questi sarà salvo. Dice ancora che la carità di molti si raffredderà. Occorre quindi perseverare ed essere ferventi nello Spirito, secondo il detto dell'Apostolo: Ferventi nello Spirito . Così la carità non si raffredderà, poiché la carità divina viene diffusa nei nostri cuori ad opera dello Spirito Santo che ci è stato donato . Nessuno, ripeto, si riprometta cose che il Vangelo non promette: " Ecco verranno certamente tempi migliori e io farò questo, comprerò quello ". È meglio che tu volga lo sguardo a colui che non ti inganna, come non ha mai ingannato nessuno: il quale, però, non ti ha promesso la felicità in questa vita ma in se stesso. Lascia passare le cose di quaggiù e spera di regnare con lui in eterno. E che non ti succeda che, mentre vuoi prepararti un regno qui sulla terra, ti sfugga la felicità presente e non raggiunga quella avvenire.
Dai Padri
Efrem: descrizione del giudizio finale. Un terrore scuoterà la terra; la tromba farà sorgere tutti i dormienti. Davanti al volto del Signore la terra si agiterà come i flutti del mare; un fuoco terrificante procederà davanti al Signore per purificare la terra da tutte le iniquità che l’avevano insozzata. L’inferno aprirà le sue porte, la morte sarà distrutta. Al suono della tromba, la polvere umana che era perita riavrà spirito e vita. In un batter d’occhio, la moltitudine immensa che giace nel soggiorno dei morti, si metterà in moto come i pesci del mare, le ossa cercheranno di riunirsi da ogni parte e completarsi. Tutti gli uomini sorgeranno e grideranno: gloria a colui che nella sua bontà ci ha riuniti e risuscitati! Tutti quelli che avranno amato lo sposo, saranno innalzati sulle nubi davanti a lui. In quel giorno, sciagura a chi sarà confuso e preso nella confusione.
Atanasio: questo salmo esprime in simbolo la salvezza del mondo.
Teodoreto: canta i due eventi: la vocazione delle nazioni e il giudizio futuro.
Girolamo: il Signore ha instaurato il suo regno: il regno del diavolo è finito.
2 Origene nubi e tenebre ricordano Esodo e Sinai. Mosè solo entra nella tenebra ove era Dio (Esodo 24,16). Nel Nuovo testamento una nube luminosa rivela agli apostoli il mistero di Gesù (Luca 9,34).
Eusebio: mediante la nube e la tenebra il salmo esprime la natura divina invisibile. Nube e tenebra significano pure il primo avvento del Signore, nascosto nella forma di schiavo. La carne che egli ha assunto nascondeva la sua divinità. Fece delle tenebre il suo nascondiglio (Salmo 17,11).
Nube e tenebre indicano che il Cristo è il medesimo Signore che si è rivelato sul Sinai nella nube e nella tenebra; se egli non si mostra apertamente, agisce però insegnando agli uomini la giustizia e la retta via, nel dono della legge. Giustizia e giudizio reggono il suo trono: è venuto per giudicare nel processo che avevamo contro le potenze avverse. Il Cristo ha regnato tra noi in modo da giustificare quelli che erano nel peccato. Nell’acqua santa e mistica egli ci ha salvato e ha fatto perire il drago con tutte le sue teste.
Gregorio di Nissa: la nube e il fuoco sono i segni del giudizio.
Teodoreto: la nube significa che la natura divina non può essere vista. Nube e caligine ricordano che il Cristo è lo stesso Signore del Sinai.
Girolamo: una nube luminosa li avvolse (Matteo 17,5). Intorno a lui: il Signore si avvolge di mistero. Sul monte Sinai Mosè solo è entrato nella nube, nel mistero.
Ruperto: chi è dunque questa guida del viaggio, se non colui che è per noi la guida e la via, Gesù Cristo, Figlio di Dio? Colonna di fuoco, perché vero Dio, colonna di nube, perché vero uomo. Per tutto il tempo che durò la notte, non era che fuoco, ma quando sorse il giorno della grazia e il tempo della misericordia, il fuoco si fece nube. Colui che era Dio si fece uomo, si fece carne rivestendo la carne. Egli è ancora di più sole di fuoco, sole di giustizia in pieno giorno, poiché è fuoco rivelatore, fuoco profetico splendente nella notte; ma affinché i nostri sguardi potessero sostenerlo è venuto nella nube. Dio è venuto nella carne per vivere con gli uomini. Il vero sole, la sorgente della luce, venne tutto intero nella nube della sua carne. Questo solo, pur velato nella nube, diffonde più luminosità che un tempo il fuoco nella notte.
3 Origene: davanti al lui un fuoco: il fuoco che brucia regno, erba, paglia.
Eusebio: il fuoco simboleggia la potenza divina vendicatrice ed anche la luce del Vangelo. Anche Daniele vide questo fuoco: un fiume di fuoco scendeva davanti a lui (7,10). E il Signore annuncia, per la fine dei tempi, una folgore che viene da oriente e brilla fino ad occidente (Matteo 24,27).
Atanasio: il fuoco è simbolo della potenza divina.
5 Cirillo Alessandrino e Atanasio: monti: le potenze avverse.
Cirillo Alessandrino: i cieli: gli angeli.
Teodoreto: il coro degli angeli che canta: gloria a Dio nel più alto dei cieli.
8 Cirillo Alessandrino: Sion ha udito. La prima vocazione di Dio è stata rivolta ai giudei e il Cristo stesso si è rivolto dapprima a loro.
Atanasio: le figlie di Sion, le anime sante.
Teodoreto: le figlie della Giudea: le chiese diffuse su tutta la terra.
10 Origene: l’ordine della carità deve comportare l’odio di qualunque male.
Atanasio: ammonimento per quelli che il Signore ha salvato.
Cassiodoro: il malvagio è il diavolo.
Girolamo: Dio custodisce le anime contro il diavolo di cui si parla nello stico precedente.
11 Gregorio di Nissa: la luce è sorta: l’incarnazione.
Atanasio: luce evangelica.
12 Gregorio di Nissa: la maledizione è dissolta, il regno del Signore ci ha resi costanti nel bene ed esultanti perché la gioia del regno abita in noi.
Salmo 97
1 Salmo di Davide
Cantate al Signore un canto nuovo
perché ha fatto meraviglie
Gli hanno acquistato la salvezza la
sua destra e il suo braccio santo.
2 Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
davanti alle genti, ha rivelato la sua giustizia,
3 si è ricordato della sua misericordia e
della sua verità per la
casa di Israele. Tutti i confini della
terra hanno veduto la salvezza del nostro Dio.
4 Acclamate a Dio, o terra tutta,
cantate, esultate e salmeggiate.
5 Salmeggiate al Signore sulla cetra
sulla cetra e con voce di salmo,
6 con trombe di metallo
e col suono della tromba di corno.
Acclamate davanti al re, al Signore.
7 Si scuota il mare e ciò che lo
riempie, il mondo e i suoi abitanti.
8 I fiumi batteranno le mani tutti insieme,
i monti esulteranno davanti al Signore, perché
viene a giudicare la terra.
9 Giudicherà il mondo con
giustizia e i popoli con equità.
da Sacy
1 Salmo di Davide
Cantate al Signore un canto nuovo
perché ha fatto meraviglie
Gli hanno acquistato la salvezza la
sua destra e il suo braccio santo.
2 Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
davanti alle genti, ha rivelato la sua giustizia,
3 si è ricordato della sua misericordia e
della sua verità per la
casa di Israele. Tutti i confini della
terra hanno veduto la salvezza del nostro Dio.
4 Acclamate a Dio, o terra tutta,
cantate, esultate e salmeggiate.
Queste parole si possono letteralmente intendere delle grandi vittorie che Davide e tutto Israele avevano riportato sopra i suoi nemici per un effetto miracoloso dell’assistenza di Dio e per un colpo straordinario della sua destra e del suo braccio onnipotente che salvava il suo popolo quando gli piaceva per se stesso e per la sua gloria e che rendendo giustizia a questo popolo contro le nazioni che lo odiavano adempiva alle promesse che la sua divina misericordia aveva fatto alla casa di Israele.
5 Salmeggiate al Signore sulla cetra
sulla cetra e con voce di salmo,
6 con trombe di metallo
e col suono della tromba di corno.
Acclamate davanti al re, al Signore.
7 Si scuota il mare e ciò che lo
riempie, il mondo e i suoi abitanti.
Tutte queste espressioni sono già spiegate nei salmi antecedenti e si è detto che esse non tendevano che a far rendere al Signore con inni e al suono degli strumenti, che allora erano in uso tra il popolo di Dio, le lodi e i rendimenti di grazie che a lui si dovevano a cagione di tante meraviglie che aveva operato per la salvezza di Israele. Però noi vogliamo aggiungere qui una parola riguardo al senso spirituale che un padre antico ha creduto che lo Spirito Santo ci obbliga a ricercare rispetto ad alcuni di quegli strumenti della legge antica. Egli dice dunque che le trombe battute a martello possono indicarci i giusti, che essendo percossi ed afflitti dalla mano di Dio fanno risuonare le sue lodi e cantano come i fanciulli di Babilonia inni di rendimento di grazie in mezzo alla fornace. Per l’altra specie di tromba fatta di corno si può parimenti intendere il giusto che innalzandosi come il corno al di sopra della carne acquista una santa durezza per mantenersi fermo contro tutti i sentimenti carnali e per far risuonare canti e soprattutto il cantico nuovo di cui parla San Giovanni: che nessuno potrebbe cantare all’infuori di quelli che non si sono macchiati con donne perché sono vergini ed hanno il privilegio di seguire l’agnello dappertutto.
8 I fiumi batteranno le mani tutti insieme,
i monti esulteranno davanti al Signore, perché
viene a giudicare la terra.
9 Giudicherà il mondo con
giustizia e i popoli con equità.
Giudicherà il mondo con giustizia e i popoli con equità.
È questa una figura assai consueta ai profeti, della quale si è altrove parlato e di cui il santo re si serve qui allorché anima le cose più insensibili e le fa prender parte all’universale allegrezza che proverà tutta la natura alla venuta del Figlio di Dio.
Da Agostino
1 Salmo di Davide
Cantate al Signore un canto nuovo
perché ha fatto meraviglie
Gli hanno acquistato la salvezza la
sua destra e il suo braccio santo.
Cantate dunque al Signore un cantico nuovo, poiché il Signore ha operato meraviglie. Quali meraviglie? Ascolta! Ha risanato la sua destra e il suo braccio, santo… Chi è il braccio santo del Signore? Il nostro Signore Gesù Cristo. Eccotelo da Isaia: Chi avrebbe creduto a ciò che noi abbiamo udito? e il braccio del Signore a chi è stato rivelato? Il suo braccio santo e la sua destra sono dunque una stessa persona; e il nostro Signore Gesù Cristo è il braccio di Dio e la destra di Dio. Per questo si dice che lo ha risanato per lui. Non si dice soltanto: La sua destra ha risanato il mondo, ma lo ha risanato per lui. Molti, infatti, vengono risanati per loro stessi, non per lui. Quanti desiderano, ad esempio, la salute corporale e la ricevono da Dio! Tuttavia, pur essendo guariti da lui, non vengono guariti per lui. In che senso? Ottenuta la guarigione, si abbandonano ai piaceri. Quand'erano malati, erano casti; ottenuta la guarigione s'abbandonano alla lussuria. Quand'erano malati non danneggiavano alcuni; recuperate le forze, aggrediscono ed opprimono l'innocente. Sono persone risanate, ma non risanate per il Signore. Chi davvero viene risanato per il Signore? Colui che è risanato interiormente. E chi è costui che viene risanato all'interno? Colui che crede in Cristo e che, risanato interiormente, viene trasformato in un uomo nuovo, finché anche la sua carne mortale, al presente soggetta all'infermità, non raggiunga anch'essa, alla fine, la sua perfetta salute.
2 Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
davanti alle genti, ha rivelato la sua giustizia,
“Il Signore ha manifestato la sua salvezza. Destra di Dio, suo braccio, e sua salvezza è sempre il nostro Signore Gesù Cristo. Di lui sta scritto: Ogni carne vedrà la salvezza operata da Dio . E il vecchio Simeone, prendendo tra le braccia il bambino, disse di lui: Ora, o Signore, puoi lasciare che il tuo servo se ne vada in pace, poiché i miei occhi hanno veduto la tua salvezza . Il Signore ha manifestato la sua salvezza. A chi l'ha manifestata? Alle fazioni o al mondo intero? Non alle fazioni. Certamente. Nessuno venga avanti con truffe o inganni, e dica: Eccolo qua, il Cristo; eccolo là. Chi dice: " Eccolo qui, eccolo là ", palesa l'esistenza di varie sette. A chi invece il Signore ha manifestato la sua salvezza? Ascolta come continua. Ha rivelato la sua giustizia alla presenza delle genti. Destra di Dio, braccio di Dio, salvezza e giustizia di Dio, tutto questo è il nostro Signore e salvatore Gesù Cristo.
3 si è ricordato della sua misericordia e
della sua verità per la
casa di Israele. Tutti i confini della
terra hanno veduto la salvezza del nostro Dio.
“Chi è questo Israele? Per non credere che si parli del solo popolo giudaico ascolta come continua: I confini della terra hanno veduto, tutti quanti, la salvezza del nostro Dio. Non si dice: " Tutta la terra "; ma tutti quanti i confini della terra. Come altrove è detto: Da un estremo all'altro della terra. Salda è l'unità di Cristo: nessuno la sminuzzi, nessuno la distrugga! Egli ha riscattato la totalità degli uomini, se così grande fu il prezzo che sborsò. I confini della terra hanno veduto, tutti quanti, la salvezza del nostro Dio.
4 Acclamate a Dio, o terra tutta,
cantate, esultate e salmeggiate.
“Godete pure e parlate; ma se non riuscite ad esprimere con la parola la vostra gioia, giubilate. Il giubilo esprima la vostra letizia allorché la parola non ne è in grado. Comunque, che la vostra gioia non vi lasci muti! Che il cuore non resti muto dinanzi al suo Dio; non ne taccia i benefici ricevuti. Se ti limiti a parlare a te stesso, sei stato risanato per te stesso; ma se la destra di Dio ti ha risanato per lui, parla a lui, per il quale sei stato risanato. I confini della terra hanno tutti veduto la salvezza di Dio. Giubilate a Dio, o terra tutta. Cantate ed esultate e salmeggiate.
5 Salmeggiate al Signore sulla cetra
sulla cetra e con voce di salmo,
“Salmodiate al Signore nostro Dio sulla cetra, sulla cetra e con la voce del salmo. Salmodiate non soltanto con la voce, ma aggiungetevi le opere, in modo da non cantare soltanto ma da praticare [il bene]. Chi infatti canta e pratica il bene, salmeggia accompagnandosi sulla cetra e sul salterio.
6 con trombe di metallo
e col suono della tromba di corno.
Acclamate davanti al re, al Signore.
“Con trombe duttili e con la voce della tromba di corno. Che significano queste trombe duttili e le altre, fatte di corno? Le trombe duttili sono trombe di rame modellate a colpi di martello. A colpi di martello, quindi con battiture. E anche voi sarete delle trombe duttili costruite a gloria di Dio se, quando giunge la tribolazione, ne ricavate del frutto spirituale. La tribolazione è il picchiare del maglio, il profitto è il modellarsi della tromba… La voce della tromba di corno cos'è? Il corno arriva dove non arriva la carne. Necessariamente, dovendo spingersi oltre la carne, esso dovrà essere rigido e duro a resistere; eppure esso è in grado di emettere suoni. Come si spiega? Per il fatto stesso che supera la carne. Sicché chiunque vuol essere una tromba di corno deve superare la carne. Che vuol dire questo? Che ha da trascendere gli affetti carnali e da superare gli appetiti inferiori. Ascolta le trombe di corno! Se siete risuscitati con Cristo, dice l'Apostolo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, il quale è assiso alla destra di Dio. Gustate le cose di lassù, non quelle della terra . Che vuol dire: Cercate le cose di lassù? Levatevi al di sopra della carne.
7 Si scuota il mare e ciò che lo
riempie, il mondo e i suoi abitanti.
“Si muova il mare e ciò che lo riempie. Fratelli, quando gli Apostoli si misero a predicare la verità (erano loro infatti le trombe duttili e le trombe di corno) il mare si agitò, le onde si sollevarono e ci furono burrasche ognor più violente: la Chiesa subì persecuzioni. Perché il mare fu sconvolto? Perché si giubilava e inneggiava a Dio. L'orecchio di Dio si deliziava; le onde del mare si sollevavano. Si muova il mare e ciò che lo riempie; si muova la terra e tutti i suoi abitanti. I fiumi battano concordi le mani! Si agiti pure il mare: i fiumi batteranno le mani all'unisono. Si suscitano persecuzioni, e i santi ne godranno nel Signore. In che senso i fiumi battono le mani? Che vuol dire " battere le mani "? Godere per le opere. Applaudire infatti significa godere, e applaudire battendo le mani è godere compiendo le opere. E quali sono i fiumi che così applaudono? Coloro che Dio ha reso fiumi, somministrando loro quell'acqua che è lo Spirito Santo. Diceva Gesù: Se uno ha sete, venga e beva. Chi crede in me, dalle sue viscere scaturiranno fiumi di acqua viva . Ecco i fiumi che battevano le mani, che esultavano per le opere compiute e ne benedivano il Signore.
8 I fiumi batteranno le mani tutti insieme,
i monti esulteranno davanti al Signore, perché
viene a giudicare la terra.
9 Giudicherà il mondo con
giustizia e i popoli con equità.
“I monti esulteranno dinanzi a Dio, poiché egli viene: viene a giudicare la terra. Grandi davvero questi monti! Dio viene a giudicare la terra ed essi godono. Mentre, al contrario, ci saranno monti che, quando il Signore verrà a giudicare la terra, tremeranno. Ci sono dunque monti buoni e monti cattivi: monti buoni, ogni grandezza spirituale; monti cattivi, ogni gonfiezza di superbia.
Dai Padri
1 Eusebio: come il salmo precedente, questo è una profezia dei due avventi del Salvatore, ma parla soprattutto del secondo. Cantate un canto nuovo, perché le cose stanno per cambiare. Il Salvatore, venendo in questo mondo e gustando per noi la morte, ci fa dono dei suoi misteri.
Cirillo Alessandrino: canto nuovo, perché tutto è rinnovato in Cristo. Cosa dobbiamo cantare? Che il Cristo ha fatto meraviglie.
Teodoreto: questo salmo parla dei due avventi del Cristo, ma soprattutto del primo.
Girolamo: il canto nuovo è il Figlio di Dio crocifisso. Mai si era udita tal cosa.
Cassiodoro: i due avventi del Cristo. Il canto nuovo canta le meraviglie del Signore. Sono tutte le guarigioni del Vangelo e soprattutto la sua stessa risurrezione: mai si è inteso nulla di simile.
Eusebio e Cirillo Alessandrino: la sua destra e il suo braccio: il Cristo.
Girolamo: la destra e il braccio simboleggiano la potenza: il Cristo.
Origene: la giustizia di Dio si rivela di fede in fede (Romani 1,17). E più avanti: il Signore, il giudice, rivela la sua giustizia, cioè mostra di essere giusto, per il fatto stesso che gli uomini sono giustificati mediante la sua salvezza.
3 Eusebio: la promessa fatta ad Abramo: in te saranno benedette tutte le genti (Genesi 12,3), è confermata dall’evento. La sua misericordia si è realizzata. I patriarchi e Davide sapevano che il Cristo sarebbe nato da loro e ci avrebbe salvati. Tutti i confini della terra hanno visto il Salvatore del nostro Dio, perché il Vangelo è stato diffuso per tutta la terra.
Atanasio: si tratta della promessa ad Abramo: tutte le genti saranno benedette nella tua discendenza (Genesi 22,8).
Origene: per vedere il Salvatore del nostro Dio ci si deve tenere ai confini della terra, cioè vivere non secondo la carne ma secondo lo spirito.
Teodoreto: tutti i confini, allude alle genti.
Teodoreto: si tratta dell’acclamazione del trionfo dovuta al vincitore. Il Cristo vi ha liberati dal diavolo.
Salmo 98
1 salmo di Davide
Il Signore ha instaurato il suo regno si adirino i popoli;
lui che siede sui cherubini, si scuota la terra.
2 Il Signore è grande in Sion ed eccelso sopra tutti i popoli.
3 Confessino il tuo nome grande,
perché è tremendo e santo
4 e l’onore del re ama il giudizio.
Tu hai preparato ciò che è retto:
giudizio e giustizia tu hai fatto in Giacobbe.
5 Esaltate il Signore Dio nostro
e prostratevi allo sgabello
dei suoi piedi, perché è santo.
6 Mosè e Aronne fra i suoi
sacerdoti e Samuele fra quelli
che invocavano il suo nome,
invocavano il Signore ed egli li esaudiva.
Parlava loro nella colonna di nubi.
7 Custodivano le sue testimonianze
e il precetto che diede loro.
8 Signore Dio nostro, tu li esaudivi.
O Dio tu fosti loro propizio
pur castigando tutte le loro imprese.
9 Esaltate il Signore Dio nostro
e prostratevi verso il suo monte
santo, perché santo è il Signore Dio nostro.
Da Sacy
1 salmo di Davide
Il Signore ha instaurato il suo regno si adirino i popoli;
lui che siede sui cherubini, si scuota la terra.
2 Il Signore è grande in Sion ed eccelso sopra tutti i popoli.
3 Confessino il tuo nome grande,
perché è tremendo e santo
4 e l’onore del re ama il giudizio.
Tu hai preparato ciò che è retto:
giudizio e giustizia tu hai fatto in Giacobbe.
Dice dunque Davide che il Signore presente nell’arca ed assiso sui cherubini che la ricoprivano aveva stabilito il suo regno malgrado le mormorazioni, lo sdegno e il tumulto di tanti popoli che si erano opposti con tutte le loro forze all’ingresso e allo stabilimento degli israeliti nella Palestina. Si può anche intendere oltre il senso letterale che nonostante le sollevazioni e tutte le persecuzioni che ci sarebbero state contro il regno del Figlio di Dio, il medesimo sarà stabilito in tutta la terra. Il Cristo sarà in essa riconosciuto per il re supremo e per il Signore seduto sui cherubini e su tutti gli angeli e adorato nella Chiesa come il Signore veramente grande che aveva l’impero su tutti i popoli.
5 Esaltate il Signore Dio nostro
e prostratevi allo sgabello
dei suoi piedi, perché è santo.
Davide per lo sgabello dei piedi di Dio ha certamente inteso, secondo la lettera, l’arca del Signore, alla quale dà questo nome in altro luogo. La chiama così perché avendo detto di Dio che egli era assiso sui cherubini che ricoprivano l’arca poteva considerarla in questa maniera come lo sgabello dei suoi piedi. Si tratta di una espressione metaforica che serve soltanto a far comprendere che il Signore era presente nell’arca.
6 Mosè e Aronne fra i suoi
sacerdoti e Samuele fra quelli
che invocavano il suo nome,
invocavano il Signore ed egli li esaudiva.
Parlava loro nella colonna di nubi.
7 Custodivano le sue testimonianze
e il precetto che diede loro.
Per incitare i popoli a venire a prostrarsi dinanzi all’Arca per implorare il soccorso di Dio che aveva qui attestato la sua presenza con tanti prodigi e con tanti oracoli, si serve qui dell’esempio di tre uomini la cui memoria era in venerazione a tutto Israele: di Mosè, di Aronne, suo fratello, e di Samuele. Egli dà la qualità di sacerdote a Mosè come ad Aronne, avendone certamente esercitato le funzioni prima di suo fratello. Samuele non è annoverato fra i sacerdoti e quantunque in effetti la maggior parte dei padri abbiano creduto che egli fosse tale, l’altro pensiero sostenuto da San Gerolamo e da molti altri interpreti sembra meglio fondato per molte ragioni. Questi tre grandi uomini invocavano anch’essi il Signore, dice Davide e meritavano di essere esauditi. Essi osservavano con somma diligenza le sue leggi ed erano fedeli all’adempimento dei precetti ricevuti che riguardavano particolarmente il loro ministero. Per essere esauditi bisogna invocare il Signore come lo invocavano Mosè, Aronne, Samuele, ubbidendo alla sua volontà.
8 Signore Dio nostro, tu li esaudivi.
O Dio tu fosti loro propizio
pur castigando tutte le loro imprese.
Si spiega questo passo in due maniere: l’una che Dio aveva fatto vedere la sua misericordia verso questi uomini anche castigando le loro colpe, l’altra che Dio si rendeva a loro propizio punendo le ingiurie e i maltrattamenti che si usavano verso di loro.
9 Esaltate il Signore Dio nostro
e prostratevi verso il suo monte
santo, perché santo è il Signore Dio nostro.
Il profeta ripete qui la stessa cosa che si legge nel quinto versetto, se non che invece dell’Arca, che qui è chiamata lo sgabello dei piedi di Dio, ora parla del monte di Sion, dove c’era l’arca che lo rendeva santo.
Da Agostino
1 salmo di Davide
Il Signore ha instaurato il suo regno si adirino i popoli;
lui che siede sui cherubini, si scuota la terra.
“Il Signore ha regnato, si adirino i popoli! Il nostro Signore Gesù Cristo ha iniziato a regnare e ad essere predicato dopo la sua resurrezione dai morti e la sua ascensione al cielo, dopo che colmò di coraggio, frutto dello Spirito Santo, i discepoli, tanto che essi non ebbero più paura della morte, uccisa da Cristo nella sua propria morte. Si cominciò dunque a predicare il Signore Gesù, e si diede modo di credere in lui a quanti volevano salvarsi. Ma i popoli che adoravano gli idoli si indignarono; arsero d'ira quanti veneravano oggetti costruiti da loro stessi, sentendo annunziato colui che li aveva creati. Per bocca dei discepoli il Signore rivelava se stesso e voleva che tutti si convertissero al Creatore abbandonando gli idoli fabbricati dall'uomo; ma i pagani, pur di conservare il loro idolo, si indignarono contro il loro Signore, mentre avrebbero già meritato condanna se, per amore dei propri idoli, si fossero sdegnati solamente contro un loro servo. Infatti riveste maggiore dignità il servo che non l'idolo, poiché il servo è creatura di Dio, mentre l'idolo è opera del fabbro. Attaccati però al proprio idolo, essi si adirarono al punto che restò soffocato il timore di sfidare il loro Signore. Naturalmente, la parola si adirino è una predizione, non un comando; a modo di profezia infatti si dice: Il Signore ha regnato; si adirino i popoli! Anche dall'ira dei popoli cioè si otterranno utili risultati. Essi si adirino pure: attraverso la loro ira i martiri giungeranno alla corona. Qual danno infatti recarono gli avversari ai banditori della parola di verità, alle nubi di Cristo che attorniavano la terra intera e bagnavano di pioggia il campo di Dio? Qual risultato ottennero su di loro i popoli adirati? Mentre essi con le loro mani ne torturavano il corpo, lo spirito riceveva la corona dalle mani di Cristo. Anzi lo stesso corpo dei martiri, sebbene ucciso dai persecutori non fu ucciso in maniera tale che restasse morto per sempre. Dovrà infatti risorgere a suo tempo, poiché della risurrezione della carne il Signore ha già dato una prova nella sua resurrezione. Per questo infatti egli volle prendere la nostra carne, affinché noi non disperassimo della sorte che l'attende. Sì, fratelli! La carne dei servi di Dio uccisi dagli idolatri risorgerà a suo tempo, mentre, per quanto riguarda gli idoli, una volta spezzati da Cristo, non ci sarà fabbro che di nuovo li costruisca.
2 Il Signore è grande in Sion ed eccelso sopra tutti i popoli.
3 Confessino il tuo nome grande,
perché è tremendo e santo
“Il Signore è grande in Sion; egli è eccelso sopra tutti i popoli. Il Signore è grande e sublime in Sion. Forse ti erano oscure le parole: Egli siede al di sopra dei Cherubini, non sapendo che cosa fossero i Cherubini. Forse ti raffiguravi con la mente non so quale trono celeste, grandioso, coperto di pietre preziose e, svolazzando da un'immagine all'altra sulla scorta d'un sentire carnale, dicevi che tale sede erano i Cherubini. Ti è stato però detto che i Cherubini sono la pienezza della scienza e ti è stato anche precisato che non è utile all'uomo la pienezza di qualsivoglia scienza, ma della scienza della legge. Affinché poi non disperassi di poter conseguire questa scienza della legge, ti è stato aggiunto con una formula breve che la pienezza della legge è la carità. Abbi dunque l'amore verso Dio e verso il prossimo, e sarai dimora di Dio e apparterrai al numero dei Cherubini. Ma se per caso ancora non comprendessi, ascolta il seguito del testo. Il Signore è grande in Sion. Colui, di cui ti dicevo che è grande al di sopra dei Cherubini, è grande in Sion. Vuoi ora sapere cosa sia Sion? Lo sappiamo: Sion è la città di Dio. È chiamata Sion la città che, con altro nome, si chiama Gerusalemme; e quel nome le è stato apposto in base all'interpretazione del termine, poiché Sion significa " speculazione ", cioè visione e contemplazione. Se si volgesse a mirare la sua propria luce, diverrebbe opaca; se viceversa mira la luce divina, ne viene illuminata. Ma se, come è noto, Sion è la città di Dio, qual è la città di Dio se non la santa Chiesa? Difatti gli uomini che si amano a vicenda e amano il Dio che abita nel loro cuore, costituiscono la città di Dio, persone piene di Dio costituiscono la città di Dio. Questa città di Dio la si chiama Sion: per cui la Chiesa è Sion, e nella Chiesa Dio è grande.
3 Confessino il tuo nome grande,
perché è tremendo e santo
“Confessino al tuo nome grande. Tutti i popoli al di sopra dei quali Dio è grande in Sion, confessino ormai al tuo nome grande. Era piccolo il tuo nome, quando essi davano sfogo alla tua ira; ora è grande: lo confessino! In che senso diciamo che il nome di Cristo era piccolo prima che si diffondesse così prodigiosamente la sua fama? Perché sono la stessa cosa il nome e la fama. E questo nome di Cristo un tempo era piccolo, ma ora è divenuto grande. C'è infatti gente che non abbia sentito parlare di Cristo? Ebbene, i popoli, i quali un tempo quando il tuo nome era piccolo ardevano d'ira, oggi lodano il tuo nome divenuto grande. Confessino al tuo nome grande! Perché confessarlo? Perché è terribile e santo. Sì, il tuo nome è terribile e santo. Lo si predica crocifisso, umiliato, sottoposto a giudizio, ma con la prospettiva che egli ha da venire glorioso, vivo, a giudicare con potenza. Ora egli risparmia i popoli che lo bestemmiano perché la sua divina pazienza ne vuole il ravvedimento . Ma colui che perdona oggi non perdonerà sempre; né colui, del quale oggi si predica che occorre temerlo, mancherà di venire a giudicare. Verrà; sì, fratelli, verrà. Abbiamone timore e viviamo in modo da trovarci alla sua destra.
“Esso è terribile e santo, e l'onore del re ama il giudizio. Lo temano dunque i popoli, ma per ravvedersi. Non presumano esageratamente della sua misericordia, al punto cioè di abbandonarsi a una vita cattiva. Se infatti egli ama la misericordia, ama anche il giudizio. E qual è la sua misericordia? Quella di farti conoscere la verità, di gridarti a gran voce che ti converta. E ti pare piccola la misericordia che ti ha usata, se, mentre tu vivevi nel male e peccavi, egli non ti ha tolto la vita ma ti ha portato alla fede e ti ha perdonato i peccati? Ti pare piccola una tale misericordia? E pensi che questa misericordia abbia a durare per sempre, e che Dio non punirà nessuno? Non pensare così! Il suo nome è terribile e santo; e l'onore del re ama il giudizio. Questo giudizio sarebbe ingiusto e non meriterebbe il nome di giudizio, se ciascuno non fosse ripagato secondo i suoi meriti, se non fosse distribuito a ciascuno il bene o il male, a seconda delle opere compiute in vita
4 e l’onore del re ama il giudizio.
Tu hai preparato ciò che è retto:
giudizio e giustizia tu hai fatto in Giacobbe.
5 Esaltate il Signore Dio nostro
e prostratevi allo sgabello
dei suoi piedi, perché è santo.
“E adorate lo sgabello dei suoi piedi, perché è santo. Cosa dobbiamo adorare? Lo sgabello dei suoi piedi. Sgabello significa pedana. Ma notate bene, o fratelli, cosa ci si ordini di adorare. In un altro passo scritturale è detto: Mio trono è il cielo; la terra è lo sgabello dei miei piedi . Avendoci dunque detto in questo passo che la terra è lo sgabello dei piedi di Dio, ci si ordinerà, per caso, di adorare la terra? Ma come adoreremo la terra, se la Scrittura ci dice apertamente: Adorerai il Signore Dio tuo ? Eppure mi si comanda di adorare lo sgabello dei suo piedi e, precisandomi quale sia lo sgabello dei suoi piedi, mi si dice: La terra è lo sgabello dei miei piedi. Mi trovo nell'incertezza. Temo di adorare la terra, perché potrebbe punirmi colui che ha creato il cielo e la terra; ma temo ancora di non adorare lo sgabello dei piedi del mio Signore, poiché nel salmo mi si prescrive di adorare lo sgabello dei suoi piedi; e, se vado a ricercare cosa debba intendersi per sgabello dei suoi piedi, mi dice la scrittura: Sgabello dei miei piedi è la terra. Nella mia incertezza mi volgo a Cristo, poiché è di lui che vado in cerca. In lui trovo come si possa adorare la terra, sgabello dei piedi di Dio, senza cadere nell'empietà. Egli infatti dalla terra assunse la terra, poiché la nostra carne proviene dalla terra e lui prese la carne dalla carne di Maria. Rivestito di questa carne mosse i suoi passi quaggiù e la stessa carne ci lasciò affinché ne mangiassimo per conseguire la salute. Orbene nessuno mangia quella carne senza prima averla adorata. Ecco dunque trovata la maniera d'adorare lo sgabello dei piedi del Signore, e trovata in modo che non soltanto non si pecchi adorandolo, ma si pecchi non adorandolo. Ma sarà forse la carne a darci la vita? Diceva il Signore, proprio mentre inculcava gli effetti di tale terra: Lo Spirito è colui che vivifica, la carne non giova a nulla. Quando dunque ti chini o ti prostri dinanzi alla terra, non considerarla [semplice] terra; considera piuttosto il Santo dei cui piedi è sgabello la terra che adori. È in vista di lui infatti che tu la adori. Per questo aggiunge il salmo: Adorate lo sgabello dei suoi piedi, poiché è santo. Chi è santo? Colui in onore del quale tu adori lo sgabello dei suoi piedi.
6 Mosè e Aronne fra i suoi
sacerdoti e Samuele fra quelli
che invocano il suo nome,
invocavano il Signore ed egli li esaudiva.
Parlava loro nella colonna di nubi.
Mosè e Aronne tra i suoi sacerdoti, e Samuele fra coloro che invocano il suo nome. Invocavano il Signore ed egli li esaudiva: parlava loro dalla colonna di nube. Questi remoti personaggi, Mosè, Aronne e Samuele, furono servi di Dio, tenuti in grande venerazione presso gli antichi. Voi sapete che Mosè fu colui che per virtù divina liberò il popolo d'Israele dall'Egitto, facendogli attraversare il Mare Rosso, e che lo guidò nel deserto. Quanti prodigi abbia compiuto Dio in quel periodo storico servendosi di Mosè, è cosa che ben conoscono tutti coloro che nella chiesa amano ascoltare la lettura della Bibbia o che la leggono da soli o in qualsiasi altra maniera ne siano venuti a conoscenza. Aronne era fratello di Mosè, da lui stesso ordinato sacerdote. Anzi, sembra che allora di sacerdoti non ci fosse se non Aronne; difatti, mentre nella Scrittura si dice apertamente che Aronne era sacerdote di Dio, di Mosè non si dice che lo fosse altrettanto . Ma se non era sacerdote, cos'era? Poteva essere qualcosa di più che un sacerdote? Ecco pertanto il nostro salmo a dirci che anche Mosè era sacerdote. Mosè e Aronne tra i sacerdoti di lui. Erano quindi tutt'e due sacerdoti del Signore. Quanto a Samuele, è più tardivo e di lui si legge nel libro dei Re. Egli visse ai tempi di David, e fu lui che unse questo santo re . Da piccolo Samuele era cresciuto nel tempio. Sua madre infatti, essendo sterile e volendo avere un figlio, rivolse al Signore preghiere e gemiti in gran copia, e pur chiedendo a Dio il dono di un figlio, mostrò chiaramente che non lo voleva per motivi carnali, poiché, appena nato, lo consacrò a colui che l'aveva tratto all'esistenza. Ne fece voto al Signore suo Dio con queste parole: Se mi nascerà un maschietto, resterà al servizio del tempio ; e di fatti così fece. Appena nato, Samuele visse con la madre finché lo si dovette allattare, ma, finito il tempo dell'allattamento, la madre lo recò al tempio, affinché là crescesse, si irrobustisse spiritualmente e servisse Dio. Così divenne il sacerdote grande, il sacerdote santo per eccellenza di quel tempo. Il salmista ricorda questi tre, ma in loro vuole che comprendiamo tutti i santi. Ma allora perché nomina quei tre? Perché, come abbiamo detto, egli vuole che nelle sue parole noi scorgiamo il Cristo. State ben attenti! Più avanti aveva detto: Esaltate il Signore, nostro Dio, e adorate lo sgabello dei suoi piedi, poiché è santo . Con questo ci prospettava un tale, cioè il nostro Signore Gesù Cristo, il cui sgabello è da adorarsi, nel senso che egli, per apparire al genere umano, assunse la carne. Volendo poi mostrarci come anche gli antichi patriarchi avevano parlato del Cristo (poiché il vero sacerdote è il nostro Signore Gesù Cristo), ricorda questi tre, per il fatto che Dio parlava loro dalla colonna di nube. Che vuol dire: Dalla colonna di nube? Che parlava loro in figure. Difatti, sebbene Dio parlasse da una minuscola nube, tuttavia quei detti oscuri prefiguravano una non so quale persona ben definita. Ma ora questa non so quale persona non è più una persona ignota, perché la conosciamo ottimamente: è il nostro Signore Gesù Cristo. Mosè ed Aronne tra i suoi sacerdoti, e Samuele tra coloro che invocano il suo nome. Invocavano il Signore, ed egli li esaudiva e parlava loro dalla colonna di nube. Colui che un tempo ci parlava dalla colonna di nube ci ha poi parlato dallo sgabello dei suoi piedi. Cioè: egli ha assunto la carne, sicché noi dobbiamo adorare lo sgabello dei suoi piedi, che è santo. Parlando dalla nube, egli diceva cose che allora non venivano comprese; dopo che ha parlato dallo sgabello dei suoi piedi, sono state comprese anche le parole della sua nube. Parlava loro dalla colonna di nube.
7 Custodivano le sue testimonianze
e il precetto che diede loro.
8 Signore Dio nostro, tu li esaudivi.
O Dio tu fosti loro propizio
pur castigando tutte le loro imprese.
“Attenzione dunque, fratelli! Osservate quali santi ha menzionati e di quali categorie. Essi praticavano le sue leggi e i precetti che aveva loro dati. Li praticavano, è certo; state attenti! Praticavano le sue leggi e i precetti che egli aveva loro dati. Lo afferma il testo; non si può negare. E allora, erano forse esenti da peccato? Ma come? Osservando i suoi precetti e le sue leggi. Notate quale forma [interiore] vuole che acquistiamo: vuole che non presumiamo della nostra giustizia quasi possa essere perfetta. Ecco, fra i suoi sacerdoti ci sono Mosè e Aronne; Samuele è fra coloro che invocano il suo nome. Egli parlava loro dalla colonna di nube e dinanzi a tutti li esaudiva, poiché essi osservavano le leggi ed i precetti che egli aveva loro dati. Eppure dice: O Signore, nostro Dio, tu li esaudivi; o Dio, tu fosti propizio verso di loro. Non si dice, di Dio, che è propizio, se non ci sono di mezzo i peccati. Quando perdona il peccato, allora si dice che è propizio. Ma cosa aveva da punire in quei santi uomini, per cui perdonandoli dovesse essere loro propizio? Dio era propizio quando perdonava i peccati; ma lo era anche quando li puniva. Difatti come prosegue il salmo? Tu fosti propizio verso di loro; tu ti prendesti vendetta di ogni moto del loro animo. Anche quando punivi, eri propizio. Non solo perdonando i peccati eri propizio, ma anche vendicandoli [col castigo].
9 Esaltate il Signore Dio nostro
e prostratevi verso il suo monte
santo, perché santo è il Signore Dio nostro.
“Esaltate il Signore, nostro Dio; e adoratelo nel suo monte santo, poiché santo è il Signore Dio nostro. Sopra ci aveva detto di esaltare il Signore nostro Dio e di adorare lo sgabello dei suoi piedi, e noi siamo riusciti a comprendere che significhi adorare lo sgabello dei piedi di Dio. Allo stesso modo adesso, dopo l'esaltazione del Signore nostro Dio, ci presenta il monte santo di lui, affinché nessuno vada ad esaltarlo fuori del suo monte santo. Chi è il monte santo del Signore? In un'altra pagina [della Scrittura] leggiamo che da questo monte, non per mano d'uomo, si staccò una pietra, e questa pietra schiacciò tutti i regni della terra e divenne molto grande. È una visione di Daniele quella che sto narrando. Quella pietra che, senza intervento di uomo, si era staccata dal monte crebbe e divenne, dice il profeta, un monte immenso, tale da coprire tutta la faccia della terra . Se vogliamo essere esauditi da Dio, adoriamolo in questo monte santo. Gli eretici non lo adorano da questa montagna santa, la quale ha coperto tutt'intera la faccia della terra. Hanno aderito a una parte e hanno perso il tutto. Quando riconosceranno la Chiesa cattolica, verranno ad adorare insieme con noi su questa stessa montagna. Difatti quella pietra che, senza intervento d'uomo, si staccò dal monte, già vediamo quanto sia cresciuta, quante zone della terra abbia ricoperte e fino a quali popolazioni si sia spinta.
Dai Padri
1 Eusebio: è uno dei salmi che annunciano il Cristo. Si adirino quelli che non credono in lui. Chi è il Signore? Colui che siede sui cherubini. I nemici si adirano, ma verrà un tempo in cui confesseranno: ogni lingua confessi… (Filippesi 2,11).
Gregorio di Nissa: questo salmo completa il precedente che riferiva la gioia dei giusti. Questa volta si adirino gli altri, se lo vogliono. Il Signore è salito più in alto dei cherubini.
Atanasio: questo salmo annunzia e manifesta il regno di Cristo. Si adirino quelli che non accettano il regno di Cristo. Sui cherubini: mostra che si tratta dello stesso Signore dell’Antico testamento. Si scuota la terra, si commuova: abbandoni l’idolatria.
Teodoreto: il salmo evoca due situazioni: i giudei ritornati dall’esilio ricostruiscono Gerusalemme, ridiventano un regno e i vicini ne sono furiosi. Il Signore crocifisso regna su tutta la terra e gli apostoli lo predicano in tutte le nazioni.
Cassiodoro: il Signore ha instaurato il suo regno: la gloria della sua risurrezione. Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra (Matteo 28,18).
Teodoreto: col Signore che siede sui cherubini il salmista simboleggia il potere universale di Dio, che ispira un sacro timore.
Girolamo: siede sui cherubini: è così che egli regna.
Cirillo alessandrino: si tratta soprattutto della Sion spirituale che è la Chiesa.
Agostino e Atanasio: Signore: la Chiesa.
Origene: il Signore, liberando i suoi prigionieri e permettendo loro di ricostruire il tempio, era eccelso sopra tutti i popoli; ma il Signore crocifisso lo è ancor di più, predicato ed esaltato in tutta la terra.
3 Cirillo Alessandrino e Atanasio citano Filippesi 2,10: nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi…
4 Cirillo Alessandrino: il Padre ha lasciato ogni giudizio al Figlio.
Teodoreto: il proprio di un regno autentico è di governare con sapienza i sudditi. L’onore del re ama questo, esige questo: un re si onora agendo così. Ciò che segue illumina maggiormente il versetto: come un re giusto tu hai emanato una giusta sentenza; hai liberato Israele dai pagani e hai liberato i pagani dal diavolo.
Girolamo:, l’uomo anzitutto giudichi se stesso e condanni egli stesso il proprio peccato.
Origene: giustizia: uomini retti, oppure virtù.
Eusebio: giudizio in Giacobbe: il Salvatore è lo stesso Dio che diede la legge nel deserto. Ha preparato le giuste leggi che renderanno la mercede al tempo della retribuzione.
5 Cirillo Alessandrino: il Signore Dio nostro: il Cristo.
Atanasio: adoratelo perché è Dio. Si è fatto uomo senza mutamento per la sua divinità.
Teodoreto: rendete al Signore ciò che potete, cioè omaggio, onore, lode.
Origene: alcuni dicono che lo sgabello rappresenta la carne del Cristo.
Girolamo lo sgabello dei suoi piedi può intendersi del corpo di Cristo in rapporto al Verbo, oppure della croce, o ancora dell’anima fedele.
Atanasio: colui che ha instaurato il suo regno sulla terra è lo stesso che Mosè, Aronne e Samuele, invocavano.
Teodoreto la scelta di Mosè, Aronne e Samuele in questo salmo vuole sottolineare che i giudei hanno sempre disprezzato i diritti di Dio come re e capo del suo popolo. Si sono ribellati a Mosè e ad Aronne. Sotto Samuele hanno domandato un re come quello degli altri popoli. Quando rifiutano il Cristo e il suo regno di salvezza non fanno niente di nuovo.
7 Girolamo: il Signore ha parlato ai figli di Israele nella nube. Più tardi ha parlato agli apostoli sotto il velo della carne che aveva assunto e che nascondeva la sua divinità.
8 Eusebio :tu perdoni l’esitazione di Mosè e il vitello d’oro di Aronne ma non lasci impunito il loro peccato.
Gregorio di Nissa: il Signore Dio ha instaurato il suo regno, non è apparso a noi per primi, ma si è manifestato grandiosamente ai profeti. È per questo che il salmista nomina Mosè, Aronne e Samuele, essendo ciascuno di questi tre notevole per la pietà. Poi ricorda anche la colonna di nube per preparare lo spirito dei suoi ascoltatori all’idea della venuta di Dio tra gli uomini: lo stesso che aveva parlato nella colonna di nubi si è manifestato nella carne. Se qualcuno trova che la carne è indegna di Dio, allora lo è pure la colonna di nubi. Isaia aveva già accostato la nube e la carne. Ecco, il Signore cavalca una nube leggera e ancora: chi sono quelli che volano come nubi? Il seguito: tu li esaudivi… Tu eri loro propizio… Pur castigando, riassume l’economia divina.
Esaltate il Signore Dio nostro significa: voi, ai quali sono rivelati i misteri divini e che siete condotti per mano alla conoscenza di Dio, rendete a lui gloria per tutto ciò che il vostro spirito ha compreso. E siate certi che quanto procura tanta meraviglia al vostro spirito, via via che si eleva nella conoscenza, non è ancora la sua magnificenza, ma soltanto lo sgabello dei suoi piedi.
Salmo 99
1 Salmo per la confessione
2 Acclamate al Signore o terra tutta,
servite il Signore nella gioia,
entrate davanti a lui con esultanza.
3 Sappiate che il Signore egli è Dio,
è lui che ci ha fatti e non noi,
popolo suo e pecore del suo pascolo.
4 Entrate nelle sue porte
con la confessione, nei suoi atri
con inni. Confessatelo, lodate il suo nome,
5 perché soave è il Signore.
In eterno la sua misericordia
e di generazione in generazione la sua verità.
Da Sacy
1 Salmo per la confessione
2 Acclamate al Signore o terra tutta,
servite il Signore nella gioia,
entrate davanti a lui con esultanza.
3 Sappiate che il Signore egli è Dio,
è lui che ci ha fatti e non noi,
popolo suo e pecore del suo pascolo.
L’uomo non ha nessun motivo di vera gioia se non in Dio: egli non deve rallegrarsi che in lui solo. Nessun altro oggetto può meritare le sue lodi.
Tutta la terra sia occupata a cantare con santi trasporti la gloria di Dio; cioè non solo gli abitanti della Palestina, ma di tutta la terra; e non solo quelli che vivevano sotto il regno di Davide ma quelli di tutti i secoli seguenti che il santo re contemplava per quello spirito di profezia che rendeva come presenti ai suoi occhi tutti i popoli che dovevano un giorno celebrare nell’unione in uno stesso cuore la gloria di Dio.
4 Entrate nelle sue porte
con la confessione, nei suoi atri
con inni. Confessatelo, lodate il suo nome,
e di generazione in generazione la sua verità.
Dio si è sempre considerato e nella vecchia e nella nuova legge non solo come re ma anche come pastore. Per questo egli chiama quelli che lo servono per loro Dio ora suo pastore ora suo gregge. Non li governa soltanto come loro re ma li ciba anche nei suoi pascoli come un pastore. Secondo queste due mire diverse vuole che noi lo onoriamo e lo glorifichiamo con le nostre lodi e coi nostri inni e cantici di rendimento di grazie, entrando e inoltrandoci nel suo tabernacolo, cioè nella sua chiesa, di cui era esso la figura. Il principio e la perfezione del popolo di Dio e di quelli che sono del numero delle sue pecorelle è l’essere in una profonda adorazione della sua grandezza e l’avere sempre nel cuore e nella bocca le lodi della sua bontà e il non cessare mai di riconoscere con sentimenti di grazie la misericordia con cui ha voluto e vuole ancora oggi liberarci dalla nostra miseria.
Il più sicuro mezzo per i servi di Dio è l’entrare, come dice Davide, e il presentarsi spesso davanti al Signore con vero sentimento di gioia per la grazia che ha fatto a loro di consacrarli al suo servizio. Questa è la domanda che fa il re Davide al suo popolo allorché lo invita a entrare nel tabernacolo e a mettersi al cospetto di Dio con santi trasporti di gioia. Siamo indegni di servire un Dio così grande se non conosciamo e se non sappiamo stimare quanto a lui dobbiamo la nostra felicità.
5 perché soave è il Signore.
In eterno la sua misericordia
e di generazione in generazione la sua verità.
Il Signore è buono per quelli che sono umili e che non essendo pieni di amore proprio amano lodare il nome di Dio. Eterna è la sua misericordia, perché dopo averci tratto dalla nostra miseria essa ci protegge in ogni momento e ci salverà eternamente. La sua fedeltà o verità, si stende nella serie di tutte le generazioni, perché non cambia mai, ma è sempre la stessa, servendo per tutto il corso dei secoli come una regola inflessibile per riportare nel diritto cammino e per riformare tutti quelli che si allontanano dalla sua divina rettitudine.
Da Agostino
1 Salmo per la confessione
Salmo nella confessione. Così si intitola; tale è l'iscrizione che reca: Salmo nella confessione. Sono pochi versetti, ma contengono cose grandi. Germoglino questi semi nel vostro cuore, in modo da produrre grano per la messe del Signore. Questo salmo, che s'intitola nella confessione, ci ordina di giubilare a Dio; a questo ci esorta. E la sua esortazione non è rivolta a un solo angolo della terra o a una sola regione o raggruppamento di persone. Ma, sapendo di avere sparso dovunque i semi della benedizione, da ogni parte esige il giubilo.
2 Acclamate al Signore o terra tutta,
servite il Signore nella gioia,
entrate davanti a lui con esultanza.
Ebbene, giubilate al Signore, o terra tutta! Forse che ora tutta la terra ode la mia voce? Questa voce del salmo invece l'ha udita tutta la terra; e tutta la terra giubila al Signore. Quella che ancora non giubila giubilerà in appresso. Col diffondersi infatti della Chiesa, da Gerusalemme (ove ebbe inizio) in mezzo a tutti i popoli, si estende a tutti la benedizione: la quale, ovunque arriva, abbatte l'empietà e instaura la pietà . Dappertutto peraltro i buoni vivono tra i cattivi; e in tutta la terra ci sono dei buoni, come ci sono dei cattivi. Nella persona dei cattivi mormora tutta la terra; nella persona dei buoni tutta la terra giubila. Cos'è allora questo " giubilare "? Su questa parola richiama fortemente la nostra attenzione anche il titolo del salmo, che reca: Nella confessione. Che vuol dire " giubilare nella confessione "? In un altro salmo c'è una massima che suona: Beato il popolo che comprende il giubilo . È veramente una cosa notevole, una cosa che, se la si comprende, rende beati… Corriamo a questa beatitudine; comprendiamo il giubilo! Non manifestiamolo senza averlo compreso! Cosa rappresenterebbe infatti mettersi a giubilare (obbedendo al salmo che dice: Giubilate a Dio, o terra tutta!), se non si capisse il giubilo? se fosse solo la nostra voce a giubilare e non giubilasse il nostro cuore? Voce del cuore è infatti la cognizione della mente.
Servite il Signore con gioia! Nella casa del Signore libera è la schiavitù. Libera, poiché il servizio non l'impone la necessità ma la carità. Dice l'Apostolo: Voi, fratelli, siete stati chiamati a libertà; non trasformate però la libertà in occasione per la carne, ma servitevi a vicenda mediante la carità dello Spirito . La carità ti renda servo, come la verità ti ha fatto libero. Diceva il Signore: Se resterete nella mia parola, sarete davvero miei discepoli, e conoscerete la verità, e la verità vi renderà liberi . Allo stesso tempo tu dunque sei servo e libero: servo, perché ci diventasti, libero, perché sei amato da Dio. tuo, creatore; anzi, libero anche perché ti è dato di amare il tuo creatore. Non servire brontolando! Le tue proteste infatti non ti sottrarrebbero alla tua condizione di servo, ma ti farebbero servire da servo cattivo. Sei servo del Signore e sei libero del Signore. Non cercare una liberazione che ti porti lontano dalla casa del tuo liberatore.
3 Sappiate che il Signore egli è Dio,
è lui che ci ha fatti e non noi,
popolo suo e pecore del suo pascolo.
Sappiate che il Signore è Dio. Chi non sa che il Signore è Dio? Ma egli parla di quel Signore che gli uomini non credevano fosse Dio. Sappiate che il Signore è Dio. Non prendete per un uomo spregevole quel Signore. Voi lo avete crocifisso, flagellato, coperto di sputi, coronato di spine, vestito di una tunica ignominiosa, sospeso a un patibolo, trafitto con dei chiodi, squarciato con una lancia, e presso la sua tomba avete disposto delle guardie; ma lui è Dio. Sappiate che il Signore è Dio. Egli è stato il nostro creatore, non noi stessi.. Per lui tutte le cose sono state fatte, e senza di lui nulla è stato fatto. Di che cosa esultate? Di che andate superbi? Il vostro creatore è un altro [e non voi stessi] e questo vostro Creatore soffre per colpa vostra. Ma voi vi vantate e gloriate, e insuperbite, quasi che vi siate fatti da voi stessi! E buon per voi che colui che vi ha plasmati voglia rendervi perfetti! Egli è stato il nostro creatore, non noi stessi. Non dobbiamo inorgoglirci! Ogni bene che abbiamo, lo abbiamo dal nostro Creatore. Quello che abbiamo compiuto noi merita condanna; quello che ha compiuto lui merita la corona. Egli ci ha fatti e non noi. Noi siamo il suo popolo e le pecore del suo pascolo. Siamo molte pecore ed una sola pecora: tutto il gregge, una sola pecora! E che pastore affezionato abbiamo! Abbandona le novantanove pecore per cercare quell'unica e, dopo averla ricomprata col suo sangue, la riporta all'ovile sulle spalle . Senza paura affrontò la morte per la sua pecora, quel pastore che risorgendo è diventato possessore della pecora. Noi siamo il suo popolo e le pecore del suo pascolo.
4 Entrate nelle sue porte
con la confessione, nei suoi atri
con inni. Confessatelo, lodate il suo nome,
5 perché soave è il Signore.
In eterno la sua misericordia
e di generazione in generazione la sua verità.
Lodate il suo nome, poiché dolce è il Signore. Non crediate che vi stancherete di lodare. La vostra lode sarà come un pasto: quanto più lodate, tanto più cresceranno le vostre forze e vi diverrà dolce colui che lodate. Lodate il nome del Signore, poiché dolce è il Signore. La sua misericordia dura in eterno. Non cessa d'essere misericordioso, anche dopo che ti ha liberato: è sua misericordia se ti protegge continuamente finché tu non consegua la vita eterna. La sua misericordia quindi dura in eterno, e la sua verità di generazione in generazione. Questa frase, di generazione in generazione, la potrai intendere nel senso di " in tutte le generazioni " o anche nel senso che due sono le generazioni, quella terrena e quella celeste. La prima si ha in questo mondo e per essa si nasce uomini mortali; la seconda è quella che ci fa nascere all'eternità. La verità di Dio è nell'una e nell'altra. Non crediate, infatti, che in questo mondo non ci sia la verità del Signore. Se davvero non ci fosse, non direbbe un altro salmo: La verità è spuntata fuori dalla terra , né, colui che è la verità in persona avrebbe detto: Ecco, io sono con voi sino alla fine dei secoli.
Dai Padri
Eusebio: il titolo del salmo è: per la confessione. Rallegratevi, nazioni tutte della terra! Ricordatevi dei vostri peccati antichi, del tempo in cui servivate gli idoli e sottomettetevi al giogo del Signore. Servitelo nella gioia, perché servirlo è servire la luce, la vita, la verità, la giustizia e la santità: il Signore è davvero questo. Entrate davanti a lui con esultanza, perché se uno non lo serve con gioia, non deve osare di presentarsi davanti a lui.
Sappiate che il Signore, egli è Dio! È lui che ci ha fatti, non ci siamo fatti da noi stessi. Siamo popolo suo e pecore del suo pascolo! Quando sapremo infatti che egli è Dio, che è il Signore, allora giunti in sua presenza per questa stessa conoscenza, confesseremo che egli è il nostro creatore. È ben evidente che non ci facciamo da noi; e se noi ci figuriamo di essere gli autori dei nostri figli, Giobbe e Davide sono là per dire a Dio: le tue mani mi hanno fatto e plasmato. Dio stesso dice a Geremia: prima di formarti nel grembo materno, ti ho conosciuto. Quanto a quella scervellata che diceva al marito: dammi dei figli, se no io muoio… Il marito che era saggio, le rispose: sono forse Dio (Genesi 30,1) perché è Dio che crea i figli. I padri non fanno che procreare, assecondando il comandamento che egli diede al principio. Simmaco traduce: egli ci ha fatti quando non esistevamo.
Siamo popolo suo e pecore del suo pascolo. Questo significa che non esercita solo un dominio, ma una provvidenza. È sovrano, è pastore; noi siamo suo popolo in quanto è re, sue pecore in quanto è pastore.
Entrate nelle sue porte con la confessione delle vostre empietà di un tempo, quando eravate lontani da Dio: sia per voi questa confessione una purificazione, dopo la quale entrerete negli atri interiori e attenderete alla celebrazione del Signore con inni santi. Prendete grazie e cantate inni a colui che ha posto un termine alle sue promesse, dando la realtà dei beni promessi. Infatti quel che aveva promesso alle generazioni passate, l’ha compiuto; il Salvatore promesso, egli l’ha veramente dato. E il suo beneficio, che è la sua verità, non avrà fine, secondo la parola: si è ricordato della sua alleanza per i secoli dei secoli.
1 Atanasio: Canto di gioia per la redenzione: tutti sono riscattati.
Girolamo: esultate nella libertà della vita nuova.
Arnobio il Giovane: invito a tutti. Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi (Matteo 11,28).
2 Atanasio: il servizio degli uomini è penoso, il servizio del Signore è gioioso. Questa gioia nel servizio del Cristo fa sì che noi siamo già, per così dire alla sua presenza. L’amico dello sposo… esulta di gioia alla voce dello sposo (Giovanni 3,29).
Cirillo alessandrino: né tristi, né abbattuti, né lenti, ma ilari . Se non si serve Dio nella gioia, non ci si permetta di comparire davanti a lui.
3 Atanasio: questo Signore che ci ha redento col suo sangue è il nostro stesso creatore! Questo crocifisso è Dio!
Arnobio il Giovane: Gesù Cristo non è altro che colui il quale parlava Mosè.
Teodoreto: egli dà la vita a tutti.
Girolamo: il Cristo ci ha ricreati, rigenerati a uomo nuovo.
Teodoreto pecore e pascolo indicano non il dominio, ma la sollecitudine. Il Cristo è il buon pastore.
Girolamo: il Cristo è la porta.
Salmo 100
1 salmo di Davide
Misericordia e giudizio canterò a te, o Signore.
2 Salmeggerò e comprenderò nella via immacolata;
quando verrai a me?
Camminavo nell’innocenza del mio cuore
in mezzo alla mia casa.
3 Non ponevo davanti agli occhi
miei cosa ingiusta, ho odiato
quelli che compiono trasgressioni, non ha aderito a me
4 un cuore perverso; poichè si allontanava da
me il malvagio, non lo conoscevo.
5 Chi sparlava di nascosto del suo
prossimo, lo perseguitavo.
Con chi ha l’occhio orgoglioso e il
cuore insaziabile, con lui non mangiavo.
6 I miei occhi sui fedeli
della terra perché siedano con me.
Chi camminava nella via
immacolata, questi era mio ministro.
7 Non abitava in mezzo alla
mia casa l’operatore di superbia,
chi dice cose ingiuste
non si è disposto davanti ai miei occhi.
8 Al mattino uccidevo
tutti i peccatori della terra,
per sterminare dalla città
del Signore, tutti gli operatori di ingiustizia.
Da Sacy
1 salmo di Davide
Misericordia e giudizio canterò a te, o Signore.
2 Salmeggerò e comprenderò nella via immacolata;
quando verrai a me?
Camminavo nell’innocenza del mio cuore
in mezzo alla mia casa.
Volendo Davide proporre a tutti i principi con l’esempio della sua propria condotta la maniera con cui dovevano comportarsi essi stessi si rivolge prima di tutto a Dio per dichiarargli che ha in animo di cantare non la sua propria gloria ma quella della sua benignità e della sua giustizia. Quanto più camminiamo in questa via tanto più desideriamo di conoscerla. Non camminando in essa non si acquista una tale intelligenza. Io procederò, dice Davide, con cuore puro dentro la mia casa, faceva cioè egli consistere la sua pietà nel regolare innanzitutto l’intimo del suo cuore, che è il tesoro donde l’uomo trae il bene o il male che fa. Il santo profeta, sentendo quale bisogno avesse in ciò del divino aiuto, esclama tutto d’un tratto: Signore quando verrai a soccorrermi?
3 Non ponevo davanti agli occhi
miei cosa ingiusta, ho odiato
quelli che compiono trasgressioni, non ha aderito a me
4 un cuore perverso; poichè si allontanava da
me il malvagio, non lo conoscevo.
Per far conoscere che egli si teneva lontano da ogni ingiustizia dichiara di guardarsi dal porre dinanzi agli occhi suoi alcuna cosa ingiusta. E poiché odiava le ingiustizie abborriva tutti quelli che le commettevano che egli chiama qui prevaricatori e violatori della legge. Non aveva egli in avversione le loro persone, ma i loro vizi. La luce non può sopportare le tenebre e la virtù non si accorda con il vizio. Il santo re allontanava tutte le anime corrotte che con la loro malizia si compiacciono di sorprendere i più grandi principi. Protestava di non voler riconoscere tutti quelli che per un cuore pieno di malignità si sottraessero dal candore e dalla innocenza dei suoi costumi.
5 Chi sparlava di nascosto del suo
prossimo, lo perseguitavo.
Con chi ha l’occhio orgoglioso e il
cuore insaziabile, con lui non mangiavo.
Davide protesta di voler perseguitare e scacciare tutti i segreti detrattori, rifiutando ad essi ogni udienza e quindi mostrando a loro l’orrore che aveva dell’artificio del serpente che si insinua nella oscurità e che morde senza che altri se ne accorgano.
6 I miei occhi sui fedeli
della terra perché siedano con me.
Chi camminava nella via
immacolata, questi era mio ministro.
Davide esorta i principi con il suo esempio a servirsi dei loro propri occhi, per quanto possono, al fine di vedere la loro stessi quello che è di profitto al loro stato. Il medesimo li invita a fare quello che egli faceva, cioè a volgere lo sguardo a uomini di una probità e di una fedeltà riconosciuta e che fossero della terra, cioè del paese stesso, dal momento che gli stranieri non avevano conoscenza degli affari né li prendevano a cuore . Faceva Davide stare e sedere con sé uomini veramente fedeli, che assieme a lui dovevano provvedere ai bisogni del suo stato.
7 Non abitava in mezzo alla
mia casa l’operatore di superbia,
chi dice cose ingiuste
non si è disposto davanti ai miei occhi.
Davide sembra fare differenza tra colui del quale ha già parlato, che ha lo sguardo superbo e colui che agisce con superbia. Rappresenta in questo salmo non solo ciò che aveva fatto, ma ciò che aveva in animo di fare più che mai col divino aiuto. Il santo re nel grado in cui era non poteva schivare totalmente il commercio di tutti gli uomini superbi, che si trovano alla corte dei principi, ma egli aveva un grande orrore del loro orgoglio ed evitava di mangiare con loro, di cibarsi cioè delle loro vivande.
8 Al mattino uccidevo
tutti i peccatori della terra,
per sterminare dalla città
del Signore, tutti gli operatori di ingiustizia.
Un principe deve forse usare un così estremo rigore da mettere a morte tutti i peccatori del suo regno? Non ha forse peccato egli pure e in un modo atroce e doveva egli essere meno indulgente verso gli altri che verso se stesso? Egli non parla qui se non dei peccatori che secondo le divine ed umane leggi meritano la morte: degli scellerati che turbano la pace dello stato, che spogliano gli altri ed usano violenza per ingrandirsi ed arricchirsi a spese degli oppressi. Di questi cuori induriti ed avvezzi al delitto parla Davide, allorché dichiara che egli non la perdonerebbe ai peccatori, ma che li farebbe tutti morire di buon ora, cioè al mattino quando la mente è più tranquilla e più pronta.
da Agostino
1 salmo di Davide
Misericordia e giudizio canterò a te, o Signore.
“Ciò che questo salmo centesimo reca nel suo primo versetto, è ciò che dobbiamo ricercare in tutto il rimanente del testo. O Signore, canterò a te misericordia e giudizio. Nessuno si lusinghi d'ottenere l'impunità per il fatto che Dio è misericordioso, poiché esiste anche il giudizio; e nessuno, se cambiato in meglio, paventi il giudizio divino, dal momento che, prima del giudizio, gli è stata usata misericordia.
2 Salmeggerò e comprenderò nella via immacolata;
quando verrai a me?
Camminavo nell’innocenza del mio cuore
in mezzo alla mia casa.
Salmeggerò e comprenderò nella via immacolata, quando verrai a me? Fuori della via immacolata non potrai né salmeggiare né comprendere. Se vuoi comprendere, salmeggia nella via immacolata, cioè compi nella gioia le opere del tuo Dio… Chi è allora innocente? Chi non fa del male né a se stesso né agli altri. Difatti anche facendo del male a se stesso si perde l'innocenza… Nell'innocenza del mio cuore. Qual è l'innocenza del cuore? Il mezzo della sua casa. Chiunque ha riempito di male questa casa, ne viene cacciato fuori. Difatti chiunque in fondo al cuore è tormentato da cattiva coscienza, è come l'uomo costretto a uscire di casa perché vi piove o v'è fumo, e così non riesce ad abitarvi. Veramente, uno che abbia il cuore in subbuglio non potrà mai abitarvi volentieri… Ecco perché c'è tanta gente che cerca la quiete nelle frivolezze, negli spettacoli, nelle lascivie e in ogni sorta di vizi. Perché cercano la felicità al di fuori? Perché dentro non si trovano bene; perché nella coscienza non hanno di che godere. In questo senso disse il Signore al paralitico che aveva guarito: Prendi il tuo lettuccio e vattene a casa . Faccia lo stesso l'anima affetta come da paralisi interiore. Si rafforzi nelle membra d'una santa operosità per cui agisca sempre rettamente. E sollevi il suo lettuccio, cioè regga il suo corpo. E torni a casa sua, cioè rientri nella sua coscienza: troverà in essa ampio spazio per camminare. E salmeggi, e comprenda.
3 Non ponevo davanti agli occhi
miei cosa ingiusta, ho odiato
quelli che compiono trasgressioni,
“Io non ponevo dinanzi ai miei occhi alcuna cosa cattiva, indica che non amava le cose cattive. E precisa di che si tratti: Odiavo i prevaricatori. Statemi attenti, fratelli miei! Se camminate con Cristo nel mezzo della sua casa (cioè o dentro il vostro cuore ove trovate requie, o nella Chiesa ove camminate sul retto sentiero della vita immacolata), non soltanto dovete odiare i prevaricatori che sono al di fuori, ma anche quelli che incontrerete al di dentro. Chi sono questi prevaricatori? Coloro che odiano la legge di Dio, coloro che l'ascoltano e non la mettono in pratica: ecco chi va sotto il nome di prevaricatore. Odia questi prevaricatori, e tienili lontani da te!
non ha aderito a me
4 un cuore perverso; poichè si allontanava da
me il malvagio non lo conoscevo.
“Non ha aderito a me il cuore perverso. Quando è perverso un cuore? Quando è tortuoso. E quando è tortuoso? Quando non è retto. Considera cosa sia un cuore retto e troverai subito quando un cuore non è retto. Si dice retto il cuore d'un uomo quando questi vuole tutto quello che Dio vuole. Attenti! Ecco un tizio pregare affinché non gli succeda un qualcosa. Prega e la cosa avviene lo stesso. Potrà intensificare la preghiera; ciò nonostante la cosa indesiderata avviene egualmente. Ebbene, si sottometta alla volontà di Dio! Non opponga resistenza al volere supremo ma faccia come fece personalmente il nostro Signore, nella sua passione… Poiché il malvagio si allontanava da me, io non lo conoscevo. Che significa: Non lo conoscevo? Non l'approvavo, non lo elogiavo, non mi piaceva. Troviamo infatti nelle Scritture la parola " conoscere " nel senso di " essere gradito ". Ci può essere, fratelli, qualcosa che sfugge a Dio? Conoscerà forse, il Signore, i giusti, e non conoscerà gli ingiusti? Ci potrà essere un qualche tuo pensiero che Dio non conosca? Non dico un tuo atto, ma un tuo pensiero, che Dio non conosca? Non dico: Un tuo pensiero di oggi, ma: Un pensiero che avrai in avvenire, che Dio non abbia conosciuto antecedentemente? Certamente, Dio conosce ogni cosa. Eppure, alla fine (cioè quando alla misericordia subentrerà il giudizio) ci saranno certuni dei quali è detto: Quel giorno molti verranno a dirmi: Signore, Signore! Noi nel tuo nome abbiamo scacciato i demoni e operato molti portenti: noi abbiamo mangiato e bevuto nel tuo nome. Allora io dirò loro: Andatevene lontano da me, operatori di iniquità; Io non vi conosco . C'è dunque qualcuno che Dio non conosce? Che significa quel “non vi conosco?”. Non vi riconosco conformi alla mia regola. Conosco la norma della mia giustizia, ma voi non combaciate con essa: ve ne siete allontanati e siete storti. Nello stesso senso è detto qui: Io non lo conoscevo. Siccome il malvagio si allontanava da me, io non lo conoscevo.
5 Chi sparlava di nascosto del suo
prossimo, lo perseguitavo.
Con chi ha l’occhio orgoglioso e il
cuore insaziabile, con lui non mangiavo.
“Che significa: Non sedevo a mensa? Non mangiavo con lui. Ma se queste cose il Signore non le ha praticate, come fa ad imporle a noi? Egli ci esorta ad imitarlo; ma, se lo vediamo andare a pranzo dai superbi, come può proibirci di fare altrettanto? Veramente anche noi, fratelli, per motivi di più efficace riprensione ci appartiamo a volte dai nostri fratelli e per farli ravvedere rifiutiamo di sedere a tavola con loro. Preferiamo magari pranzare con gli estranei, con i pagani, anziché con i nostri compagni, che vediamo comportarsi malamente. Questo, affinché provino rossore [della loro vita] e si emendino. Come dice l'Apostolo: Se qualcuno non ascolta la nostra parola contenuta in questa lettera, notatelo, ed evitate la sua compagnia. Tuttavia, non consideratelo un nemico, ma riprendetelo come un fratello . A queste misure ricorriamo anche noi a volte per trarne rimedio; fatto sta, comunque, che spesso sediamo a mensa con molti estranei e con gli stessi empi.
6 I miei occhi sui fedeli
della terra perché siedano con me.
Chi camminava nella via
immacolata, questi era mio ministro.
“I miei occhi sopra i fedeli della terra, affinché stessero assisi con me. Il Signore dice: I miei occhi sopra i fedeli della terra, affinché stessero assisi con me, cioè si sedessero accanto a me. In che modo si sarebbero seduti con lui? Sederete, dice, su dodici troni e giudicherete le dodici tribù d'Israele . Giudicano i fedeli della terra coloro ai quali viene detto: Non sapete che noi giudicheremo gli angeli? I miei occhi erano sopra i fedeli della terra, affinché si sedessero con me. Colui che camminava sulla via immacolata mi serviva. Serviva me, dice, non se stesso. Ci sono molti infatti, che si pongono al servizio del Vangelo ma in sostanza servono se stessi, poiché cercano il proprio tornaconto, non gli interessi di Gesù Cristo . Che vuol dire, infatti, servire Cristo? Curare gli interessi di Cristo; per cui, quando un malvagio predica il Vangelo, gli altri si salvano, lui è condannato. Non per nulla dice il Signore: Fate quello che dicono, non quello che fanno. Non sgomentarti quindi se il Vangelo ti viene annunziato da un malvagio. Guai a lui! poiché è al servizio di se stesso, cioè ricerca nell'evangelizzazione il suo interesse. Tu prendi da lui quel che è di Cristo. Colui che camminava sulla via immacolata, mi serviva.
7 Non abitava in mezzo alla
mia casa l’operatore di superbia,
chi dice cose ingiuste
non si è disposto davanti ai miei occhi.
“Non ha dimorato in mezzo alla mia casa colui che agiva con superbia. Riferite le parole alla casa di cui si parlava prima, cioè al cuore. Non ha dimorato nel mio cuore colui che agiva superbamente. Non vi abitava ma subito ne usciva fuori. Nel mio cuore non abitava nessuno che non fosse mite e pacifico. Il superbo non vi abitava, poiché l'iniquo non può abitare nel cuore del giusto. Sia pure il giusto separato da te non so quante miglia o da quali distanze; se voi avete un cuore solo, voi abitate insieme. Chi agiva con superbia non ha dimorato in mezzo alla mia casa. Chi parlava di cose inique non procedeva alla vista dei miei occhi. Ecco la via immacolata, nella quale comprendiamo quando il Signore viene da noi.
8 Al mattino uccidevo
tutti i peccatori della terra,
per sterminare dalla città
del Signore, tutti gli operatori di ingiustizia.
“Di mattina io uccidevo tutti i peccatori della terra. È una frase oscura. Vogliate prestare attenzione, anche perché siamo alla fine del salmo. Di mattina uccidevo tutti i peccatori della terra. A che scopo? Per disperdere dalla città del Signore tutti coloro che commettono ingiustizie. Ci sono dunque nella città del Signore degli operatori di iniquità, e sembrerebbe che almeno per adesso vengano risparmiati. Ma perché? Perché ora è tempo di misericordia. Verrà poi il tempo del giudizio, poiché il salmo s'è aperto proprio con queste parole: Misericordia e giudizio canterò a te, Signore. Ha precisato antecedentemente che con lui non fanno lega se non i buoni e che lui personalmente non è entrato in combutta con i cattivi né ha gustato il sapore delle vivande inique di coloro che servono se stessi e non il Signore (che cioè ricercano soltanto il loro tornaconto). Ora suppone una specie di obiezione: " Perché hai tollerato per tanto tempo nella tua città gente come questa? ", e risponde: " Perché è tempo di misericordia ". E che vuol dire: Tempo di misericordia? Che non si è ancora manifestato il giudizio. Ora è notte; ma si farà giorno e si farà anche il giudizio. “Ma quando giudicherà? Quando sarà passata la notte. Per questo dice: Al mattino io uccidevo tutti i peccatori della terra. Che vuol dire: Al mattino? Quando, trascorsa la notte, sarà spuntato il giorno. Al mattino io uccidevo tutti i peccatori della terra. Perché li risparmia fino al mattino? Perché prima era notte. Cosa significa: Era notte? Era tempo di perdono… Coloro che compiono opere peccaminose saranno uccisi tutti. Cristo li ucciderà al mattino, escludendoli dalla sua città. Vogliano dunque ascoltarlo ora che è tempo di misericordia. Egli grida per ogni dove. Grida mediante la legge, i profeti, i salmi, le lettere apostoliche, i Vangeli. Notate bene com'egli non taccia, com'egli tolleri e usi misericordia. Fate però attenzione, poiché dopo verrà il giudizio.
Dai Padri
Eusebio: misericordia e giudizio, perché Dio, prima di giudicare, estende già la sua misericordia. Deciso a fare altrettanto col mio prossimo, oso venire a cantarti.
Cirillo Alessandrino: Salmo per la glorificazione del Cristo. Misericordia e giudizio: il Padre ci ha fatto misericordia e ci ha giustificati nel Cristo.
Atanasio: l’uomo perfetto che è il Cristo. Canterò sempre i tuoi benefici, tu hai giustificato la nostra causa contro i nostri avversari.
Cassiodoro: tutto questo salmo si applica a Cristo.
2 Cirillo Alessandrino: via immacolata: il tesoro di sapienza del Cristo.
Atanasio: sempre canterò, sempre custodirò la mia via immacolata attendendo il tuo avvento, Signore, per essere sempre pronto al tuo incontro. Io ti ho preparato un palazzo: quando verrai a me?
Cassiodoro: comprenderò: che io creda col puro affetto del cuore. Ciò che gli occhi del corpo non vedono, l’anima colma di desiderio lo vede. Il Cristo è il solo ad essere passato immacolato.
Origene: quando verrai a me? La natura umana non poteva andare a Dio: è Dio che viene a lei e pone in essa la sua dimora, col Figlio suo eterno.
Eusebio: quando verrai a porre in me la tua dimora? Io preparo tutto affinché tu trovi presso di me una dimora. In mezzo alla mia casa: nell’intimità della mia casa e nel segreto del mio cuore.
Atanasio: in senso spirituale, la mia casa: i miei pensieri.
Girolamo: secondo avvento.
Teodoreto: respingevo persino i cattivi pensieri.
Girolamo: non consentivo alla iniquità.
3 Origene: io mi custodisco per te, al punto di avere in odio e rigettare come empi quelli che vedo trasgredire i tuoi comandamenti.
4 Eusebio: il cuore perverso non è ammesso presso di me. L’uomo perfetto è colmo di Dio e il maligno non trova posto in lui: si allontana ed io non mi degno nemmeno di accorgermene.
Atanasio: non prestare alcuna attenzione a lui, né al suo arrivo, né alla sua partenza.
Teodoreto: se qualcuno dei miei familiari si comportava male e mi lasciava, io consideravo come niente la sua partenza.
6 Teodoreto: miei consiglieri erano i tuoi fedeli.
Cirillo alessandrino: affinché regnino con me.
8 Eusebio: al mattino: quando sono passate le collere della vigilia e l’ebbrezza. C’è qui un enigma. Senso spirituale: i peccatori sono i cattivi pensieri che non si debbono tollerare nella città di Dio (l’anima).
Ruperto: al mattino: il giudizio universale, quando sarà passata la notte di questo mondo.
Girolamo: la città del Signore è la Chiesa dei santi, l’assemblea dei giusti.
Ruperto: qui si concludono i cinquanta salmi che incoraggiavano il lottatore. L’uomo è placato. I salmi che seguono respireranno soltanto della carità perfetta: essa ha cacciato fuori il timore.
salmo 101
(1 preghiera del povero
quando sarà preso dallo sconforto
e davanti al Signore effonderà la sua supplica)
2 Signore, ascolta la mia
preghiera, e il mio grido giunga a te.
3 Non distogliere il tuo volto
da me nel giorno in cui
sono tribolato; piega verso di me
il tuo orecchio nel giorno in cui ti invocherò.
Presto esaudiscimi!
4 Perché sono svaniti come fumo i miei giorni
e le mie ossa come legna secca sono state arse.
5 Sono stato battuto come fieno
e si è inaridito il mio cuore,
perché mi sono dimenticato di mangiare il mio pane.
6 Per la voce del mio gemito ha
aderito il mio osso alla mia carne;
7 sono divenuto simile a un
pellicano del deserto, come un gufo nella dimora.
8 Ho vegliato e sono divenuto
come un passero solitario sul tetto.
9 Tutto il giorno mi insultavano
i miei nemici e quelli che
mi lodavano, contro di me giuravano.
10 Poiché ho mangiato cenere come pane
e la mia bevanda mescolavo col pianto
11 dinanzi alla tua ira e al tuo sdegno, poiché
sollevandomi mi hai spezzato.
12 I miei giorni sono declinati
come un’ombra ed io come fieno sono inaridito.
13 Ma tu Signore, rimani in eterno e il tuo memoriale
di generazione in generazione.
14 Tu sorgendo avrai pietà di Sion,
perché il tempo di averne pietà, il tempo è venuto .
15 Perché sono piaciute ai tuoi servi le sue pietre
e avranno pietà della sua polvere.
16 E temeranno le genti il nome
del Signore e tutti i re della terra la tua gloria.
17 Poiché il Signore costruirà Sion
e sarà veduto nella sua gloria.
18 Ha guardato alla preghiera
degli umili e non ha disprezzato la loro supplica.
19 Sia scritto questo per la generazione futura e il
popolo che sarà creato loderà il Signore,
20 perché si è affacciato
dall’ alto del suo santuario, il
Signore dal cielo ha guardato sulla terra,
21 per ascoltare il gemito
degli incatenati, per sciogliere i figli degli uccisi,
22 per annunciare in Sion il nome del
Signore e la sua lode in Gerusalemme,
23 quando si raduneranno i popoli
insieme e i re per servire il Signore.
24 Gli ha detto sulla via della sua
forza: Annunciami la pochezza dei miei giorni.
25 Non riprendermi a metà dei miei giorni,
per tutte le generazioni i tuoi anni.
26 All’ inizio, tu, Signore hai
fondato la terra e i cieli sono opera delle tue mani.
27 Essi periranno, ma tu permani e tutti come
un vestito invecchieranno,
e come un mantello li cambierai e saranno mutati ;
28 Ma tu sei lo stesso
e i tuoi anni non verranno meno.
29 I figli dei tuoi servi avranno una
dimora e la loro discendenza prospererà in eterno.
Da Sacy
SALMO 101
(1 preghiera del povero
quando sarà preso dallo sconforto
e davanti al Signore effonderà la sua supplica)
2 Signore, ascolta la mia
preghiera, e il mio grido giunga a te.
3 Non distogliere il tuo volto
da me nel giorno in cui
sono tribolato; piega verso di me
il tuo orecchio nel giorno in cui ti invocherò.
Presto esaudiscimi!
Molte persone pregano, ma non lo fanno come conviene. Molti esclamano per chiedere a Dio aiuto, ma non esclamano dall’intimo del cuore. Il profeta domanda a Dio che si degni di esaudire la sua preghiera: esclama in modo che le sue grida giungono a lui. Lo supplica di non nascondere la sua faccia, cioè la luce della sua grazia e di non rifiutare di ascoltarlo ogni volta si presenterà agli occhi suoi nella angustia di un cuore umiliato e contrito.
4 Perché sono svaniti come fumo i miei giorni
e le mie ossa come legna secca sono state arse.
5 Sono stato battuto come fieno
e si è inaridito il mio cuore,
perché mi sono dimenticato di mangiare il mio pane.
Può essere questa la descrizione dello stato in cui si trovò ridotto il popolo d’Israele allorché fu schiavo in Babilonia. Ma è certamente questo lo stato di un’anima abbattuta sotto il peso della collera di Dio provocata dai suoi peccati. Il Signore era tutta la sua luce e tutta la sua forza. Nel momento in cui egli l’ha percossa, allontanandosi da lei e facendole sentire il rigore della sua giustizia, è diventata come terra arida e senza cuore e senza forze. La ragione della sua sciagura è di aver dimenticato di nutrirsi della volontà di Dio e della verità della sua parola, che era il suo pane ed un pane sommamente corroborante.
6 Per la voce del mio gemito ha
aderito il mio osso alla mia carne;
7 sono divenuto simile a un
pellicano del deserto, come un gufo nella dimora.
8 Ho vegliato e sono divenuto
come un passero solitario sul tetto.
Tutte queste similitudini altro non ci mostrano, secondo il senso letterale, che colui che parla si è smagrito interamente a forza di sospirare e di esclamare. Nella profonda tristezza da cui ero oppresso egli passava le notti senza poter dormire, allontanandosi dalle compagnie che gli erano divenute moleste e non amando che la solitudine. Si compiace di rimanere nella solitudine dove può con libertà e senza essere interrotto riandare nella sua mente e nella amarezza del suo cuore a tutte le sue miserie. Il giorno stesso non gli basta per un così santo esercizio, in cui però spende anche una parte della notte. Egli va in cerca di luoghi solitari come l’uccello chiamato il pellicano che abita nei deserti dell’Egitto. Egli ama l’oscurità come quell’altro che si chiama allocco o uccello notturno. Nel suo amore per la vita nascosta non cessa di levarsi in alto come l’uccello solitario sopra i tetti, accostandosi tanto al cielo con la santa elevazione del suo cuore e della sua mente verso Dio quanto più si allontana dalla terra e dal commercio degli uomini.
9 Tutto il giorno mi insultavano
i miei nemici e quelli che
mi lodavano, contro di me giuravano.
Queste parole si possono intendere riferite al popolo di Dio esposto continuamente ai rimproveri dei suoi nemici che ritenendolo schiavo si beffavano della miseria del suo stato. Sembra più naturale spiegarle riferite ai veri penitenti. Finché furono nemici di Dio il mondo li guardava come suoi amici, ma nel momento che hanno rinunciato al mondo hanno avuto per nemici tutti quelli che ancora l’amano. Di questi nemici che gli fanno oltraggio tutto il giorno egli intende parlare.
10 Poiché ho mangiato cenere come pane
e la mia bevanda mescolavo col pianto
11 dinanzi alla tua ira e al tuo sdegno, poiché
sollevandomi mi hai spezzato.
Quello che porta anche i veri penitenti a considerare la cenere e le lacrime come il vero loro cibo è vedere l’orrenda collera di un dio sdegnato contro di loro, che, dopo averli innalzati nella persona del primo loro padre, sino alla gloria di essere a sua immagine, li ha abbattuti per un effetto santissimo della sua giustizia, quando Adamo volle abusare della sua elevazione rivoltandosi contro il suo creatore. Ma chi vedendosi innalzato a qualche dono di grazia non si considererà fra le mani di Dio ed impotente ad uscirne se non cade e non si fiacca all’istante? Perché Dio non ci fiacca come si dice in questo luogo, dopo averci esaltati, se non perché l’esaltazione medesima ci abbaglia facendoci dimenticare la mano divina che ci sostiene.
12 I miei giorni sono declinati
come un’ombra ed io come fieno sono inaridito.
13 Ma tu Signore, rimani in eterno e il tuo memoriale
di generazione in generazione.
Bisogna fin dall’ora presente dire a se stessi: tutte le cose passeranno e svaniranno come l’ombra. È utile ripensare ai nostri giorni declinati che così prontamente si dileguarono come l’ombra in faccia al lume, affinché noi attendiamo con più impegno alla nostra salute in quelli che ci rimangono. Il profeta dopo essersi considerato come erba e dopo aver considerato tutta la sua vita come un’ombra, volge immediatamente lo sguardo a Dio che non ha né principio né fine e il cui nome risplende in tutti i secoli e in tutte le generazioni.
14 Tu sorgendo avrai pietà di Sion,
perché il tempo di averne pietà, il tempo è venuto.
15 Perché sono piaciute ai tuoi servi le sue pietre
e avranno pietà della sua polvere.
16 E temeranno le genti il nome
del Signore e tutti i re della terra la tua gloria.
Tu ti leverai ed avrai pietà di Sion, di Gerusalemme, di quella città che avesti così cara e che lungamente onorasti con la tua presenza. Io vedo col lume divino con cui tu mi rischiari che il tempo è venuto di avere di lei pietà. Il profeta parlando di quel tempo dice ancora che esso è già arrivato perché il lume divino che rischiarava il suo spirito gli faceva vedere come presente quello che doveva accadere. La ragione che egli rende della misericordia che Dio doveva usare a Sion era l’amore che i suoi servi avevano per il suo tempio e per le pietre e per le rovine oltre a lui stesso. Allora egli aggiunge che il nome del Signore sarà temuto dalle genti e la sua gloria riverita da tutti i re della terra, dopo che si ammirerà la potenza del Dio d’Israele che può, quando vuole, salvare il suo popolo di mezzo alle nazioni.
17 Poiché il Signore costruirà Sion
e sarà veduto nella sua gloria.
Poiché il Signore ha riedificato e fatto ristabilire Sion e ha in ciò manifestato la sua gloria, le nazioni lo temeranno. Molto più ancora perché ha fabbricato la vera Sion che è la Chiesa allorché si è fatto uomo e si è poi manifestato con i suoi miracoli e soprattutto con la gloria della sua risurrezione.
18 Ha guardato alla preghiera
degli umili e non ha disprezzato la loro supplica.
Dio ha accolto la preghiera degli israeliti nello stato di tribolazione e di umiliazione in cui si ritrovavano. Non ha disprezzato la supplica di quelli che egli aveva così umiliato perché ricorressero a lui con le loro preghiere.
19 Sia scritto questo per la generazione futura e il
popolo che sarà creato loderà il Signore,
20 perché si è affacciato
dall’ alto del suo santuario, il
Signore dal cielo ha guardato sulla terra,
21 per ascoltare il gemito
degli incatenati, per sciogliere i figli degli uccisi,
22 per annunciare in Sion il nome del
Signore e la sua lode in Gerusalemme,
23 quando si raduneranno i popoli
insieme e i re per servire il Signore.
Dal momento che le cose dette sono profezie che riguardano il futuro, egli vuole però che siano scritte, affinché essendo conservate e passando alle seguenti generazioni, porgano motivo ai popoli, che allora vivranno e che ne vedranno l’adempimento, di lodare il Signore Dio d’Israele che le aveva fatte prevedere dal suo profeta. Ora poiché Dio non può fare cosa alcuna se non per la sua gloria, suo intendimento non era di tirare fuori gli israeliti dalla schiavitù in cui gemevano, se non affinché, essendo ritornati a Gerusalemme, annunciassero in Sion la sua potenza, indicata dal suo nome e celebrassero le sue lodi. Ma chi non vede in queste parole la verità dichiarataci da San Pietro, che i profeti hanno profetizzato, della grazia che noi dovevamo ricevere: non per loro stessi ma per noi essi erano ministri e dispensatori di tali cose. Questa unione dei principi con i popoli per il servizio del Signore si è compiuto quando il popolo nuovo è stato creato da Gesù Cristo. Tutti gli uomini erano legati dai loro delitti, come da tante catene: erano vittime della collera divina destinate come il loro padre a una morte eterna. Ma finalmente
il Signore li ha guardati con occhio propizio dall’alto Cielo, mandando il proprio Figlio sopra la terra per soccorrerli e liberarli.
24 Gli ha risposto sulla via della sua
forza: Annunciami la pochezza dei miei giorni.
25 Non riprendermi a metà dei miei giorni,
per tutte le generazioni i tuoi anni.
In un desiderio così ardente da cui si sentiva stimolato, il profeta chiede a Dio che si degni fargli conoscere quanto egli avesse ancora da vivere, scongiurandolo di non abbreviare i suoi giorni. Quello che egli aggiunge, allorché dice a Dio che i suoi anni sono eterni, è per umiliarsi considerando l’eternità di Dio e per muoverlo nel tempo stesso ad accordargli più facilmente quanto lui richiedeva. Ma il senso spirituale e morale delle stesse parole è il seguente: chi appartiene al popolo nuovo, creato in Gesù Cristo, deve chiedere a Dio che gli faccia ben comprendere quale sia l’orribile brevità dei giorni dell’uomo, paragonati coll’eternità degli anni di Dio; quale sia la misura così ristretta della capacità della mente umana al confronto della vasta e infinita luce della verità che si estende in tutti i secoli; quanto breve sia il tempo della sua vita per meritare di godere l’eternità di Dio; quanto debba temere di essere fermato in mezzo alla sua carriera, prima che abbia potuto giungere alla pienezza della età perfetta che conviene a un vero discepolo di Gesù Cristo.
26 All’ inizio, tu, Signore hai
fondato la terra e i cieli sono opera delle tue mani.
27 Essi periranno, ma tu permani e tutti come
un vestito invecchieranno,
e come un mantello li cambierai e saranno mutati.
28 Ma tu sei lo stesso
e i tuoi anni non verranno meno.
San Paolo si è servito di queste parole del profeta per far vedere l’infinita differenza che si trova tra gli angeli e il Figlio di Dio. Dove gli angeli sono chiamati nella Scrittura ministri di Dio, il Figlio è chiamato il Creatore. Se dunque si ammira il vasto corpo della terra e la vasta estensione dei cieli, quanto più colui stesso che ne è il creatore è degno delle nostre ammirazioni! Poiché egli è lo stesso in tutti i secoli ed immutabile in tutta l’eternità, ha il potere di cambiare i cieli con quella facilità con cui si cambia un mantello.
29 I figli dei tuoi servi avranno una
dimora e la loro discendenza prospererà in eterno.
Vale a dire, quantunque tu solo, o Signore, sii per te stesso immutabile, comunicherai per un effetto della tua bontà ai figli dei tuoi servi, a noi che siamo i figli degli antichi giusti, ai nostri figli e ai figli dei nostri figli, una parte della tua eternità.
Da Agostino
(1 preghiera del povero
quando sarà preso dallo sconforto
e davanti al Signore effonderà la sua supplica)
“Dobbiamo ascoltare Cristo, che è povero in noi e con noi e per noi. Il titolo stesso del salmo ci parla infatti di un povero. Il titolo suona dunque così: Orazione di un bisognoso, che, essendo in preda all'affanno, effuse la sua preghiera dinanzi al Signore. Questi è appunto quel povero, che in altro salmo dice: Dai confini della terra ti ho invocato, allorché il mio cuore era in preda all'affanno . Costui è ancora quel povero, perché è lo stesso Cristo che nel testo del Profeta ha detto di essere, ad un tempo, lo sposo e la sposa: (Il Signore) mi ha recinto come sposo di una corona e mi ha adornato come sposa di monili. Se ha detto di essere sia lo sposo che la sposa, non è forse da spiegare perché è sposo in ragione del capo ed è sposa in ragione del suo corpo? Una sola è dunque la voce, perché una sola è la carne. Dobbiamo allora ascoltare o, meglio, dobbiamo riconoscere noi stessi in queste sue parole. Se avvertissimo di essere fuori dal corpo, dovremmo procurare di esserci dentro.
2 Signore, ascolta la mia
preghiera, e il mio grido giunga a te.
3 Non distogliere il tuo volto
da me nel giorno in cui
sono tribolato; piega verso di me
il tuo orecchio nel giorno in cui ti invocherò.
Presto esaudiscimi!
“Ascolta, o Signore, la mia preghiera, e il mio grido giunga fino a te. C'è identità di contenuto tra il primo concetto: Ascolta, o Signore, la mia preghiera, e il secondo: Il mio grido giunga fino a te. La ripetizione denota l'intensità d'affetto in colui che eleva la supplica. Non distogliere il tuo volto da me. Ma quando Dio ha distolto il suo volto dal Figlio, e quando il Padre l'ha distolto dal Cristo? Ciò è in ragione della povertà delle membra: Non distogliere il tuo volto da me; in qualunque giorno in cui sia angustiato, volgi il tuo orecchio verso di me. Quaggiù sono infatti angustiato, ma tu sei lassù: se mi innalzo, tu ti allontani; se invece mi abbasso, tu ti volgi ad ascoltarmi. Ma che significano le parole: In qualunque giorno in cui sia angustiato? Forse ora chi supplica non è angustiato? E si esprimerebbe così, se non fosse angustiato? Basterebbe dunque dire: " Volgi il tuo orecchio verso di me, perché sono angustiato ". Le parole: In qualunque giorno in cui sia angustiato, volgi il tuo orecchio verso di me, si comprendono alla luce dell'unità del corpo: se soffre un solo membro, soffrono con esso tutte le membra. Sei tu oggi angustiato, anch'io sono angustiato; domani un altro è angustiato, anch'io sono angustiato; dopo questa generazione altri uomini, i posteri dei posteri, sono angustiati, anch'io sono angustiato; insomma, sino alla fine del mondo, per quanti appartenenti al mio corpo sono angustiati, anch'io sono angustiato. Perciò in qualunque giorno in cui sia angustiato, volgi il tuo orecchio verso di me; in qualunque giorno ti abbia invocato, esaudiscimi subito. Ancora identità di concetti. Ecco che già ti invoco, ma tu, in qualunque giorno ti abbia invocato, esaudiscimi subito.
4 Perché sono svaniti come fumo i miei giorni
e le mie ossa come legna secca sono state arse.
“Perché sono dileguati come il fumo i miei giorni. Osservate come il fumo assomigli alla superbia: esso sale in alto, si gonfia, svanisce, per cui giustamente scompare, perdendo qualsiasi consistenza. Perché sono dileguati come il fumo i miei giorni, e le mie ossa sono bruciate come se fossero deposte su un tegame. Le stesse mie ossa, la stessa mia forza non sono sfuggite né all'angustia della tribolazione, né al fuoco che brucia. Le ossa del corpo di Cristo, la forza del corpo di Cristo in chi hanno maggiore consistenza se non nei santi Apostoli? Eppure si nota come anche le loro ossa siano bruciate: Chi si scandalizza, che io non bruci? Essi sono forti, pieni di fede, ottimi intenditori e predicatori della parola, essi vivono così come parlano e parlano così come ascoltano: sono indubbiamente forti, eppure quanti soffrono scandalo rappresentano per loro uno strumento che li brucia. Questo perché c'è in loro la carità e la carità è più vigorosa nelle ossa, quelle ossa che sono più interne rispetto al resto della carne, di cui sono la struttura portante. Ora se uno soffre uno scandalo, corre certo pericolo anche nell'anima: le ossa bruciano nella misura che amano. Se viene a mancare l'amore, nessuno più brucia; ma se c'è la carità, quando soffre un membro, soffre con lui l'altro membro. Come allora non bruceranno quelle membra che sono portatrici di tutte le altre membra? Le mie ossa sono bruciate, come se fossero deposte su un tegame.
5 Sono stato battuto come fieno
e si è inaridito il mio cuore,
perché mi sono dimenticato di mangiare il mio pane.
Il mio cuore è stato battuto come il fieno, e si è inaridito. Prova a guardare Adamo, da cui deriva il genere umano. Da chi infatti se non da lui si è propagata tale miseria? Da chi se non da lui è derivata, come un fatto ereditario, codesta povertà? Ed allora colui che nel suo corpo era dianzi privo di ogni speranza, ripeta con tutta speranza, perché ormai inserito nel corpo di Cristo: Il mio cuore è stato battuto come il fieno, e si è inaridito. È proprio così, perché ogni carne è fieno . Tuttavia è lecito chiedere: come mai ti è capitato questo? Perché ho dimenticato persino di mangiare il mio pane. Difatti Dio aveva dato il pane del suo comandamento. Ed in realtà qual è il pane dell'anima se non la parola di Dio? Sennonché, per la suggestione del serpente e per la prevaricazione della donna, l'uomo toccò il cibo proibito e dimenticò il precetto: giustamente allora fu battuto come il fieno e si inaridì il suo cuore, avendo egli dimenticato di mangiare il suo pane. E come dimenticò di mangiare il suo pane, egli bevve il veleno: fu dunque battuto il suo cuore e si inaridì come il fieno.
6 Per la voce del mio gemito ha
aderito il mio osso alla mia carne;
“Per la voce del mio gemito le mie ossa sono rimaste attaccate alla mia carne. Ecco la voce che io ben comprendo e conosco: per la voce del mio gemito, non per la voce e per il gemere di coloro, con i quali condivido le sofferenze. Difatti sono molti quelli che gemono, ed anch'io gemo, e gemo precisamente perché essi non sanno gemere. Uno, ad esempio, ha perduto una moneta e si mette a gemere; se invece ha perduto la fede, non geme affatto… Io peso la moneta e la fede, trovando così motivo di più grande gemito per chi non sa gemere o non geme affatto. Un altro compie una frode e se ne rallegra. Ma qual è esattamente il suo guadagno e il suo danno? Egli ha, sì, acquistato del danaro, ma ha perduto la giustizia! Proprio per questo geme chi davvero sa gemere: chi sta vicino al suo capo, chi aderisce bene al corpo di Cristo geme per tale motivo. Invece gli uomini carnali non gemono per tale motivo, e per ciò stesso si rendono appunto degni di gemito, pur se non possiamo - sia che non gemano sia che non sappiano gemere - disprezzarli. Noi infatti vogliamo e intendiamo correggerli, migliorarli e rinnovarli: quando non ci riusciamo, gemiamo, ma se gemiamo, non rimaniamo staccati da loro. Sta scritto infatti che per la voce del mio gemito le mie ossa sono rimaste attaccate alla mia carne: i forti sono rimasti attaccati ai deboli, i robusti ai fiacchi. Perché tale collegamento? Per la voce del mio gemere, non già per la voce del loro gemere. E secondo quale legge si è stabilito tale collegamento se non per quella in cui è detto: Dobbiamo noi più robusti portare la debolezza dei più fiacchi ? Le mie ossa sono rimaste attaccate alla mia carne.
7 sono divenuto simile a un
pellicano del deserto, come un gufo nella dimora.
8 Ho vegliato e sono divenuto
come un passero solitario sul tetto.
Sono diventato simile al pellicano che abita nel deserto; sono diventato come il gufo notturno tra le macerie; ho vegliato e sono diventato come il passero solitario sul tetto. Son qui designati tre uccelli e tre località: ci conceda il Signore la grazia di spiegare che cosa tutto questo significhi, ed a voi la grazia di ascoltare con profitto quel che spieghiamo a vostro spirituale vantaggio. Che cosa dunque significano i tre uccelli e le tre località? E quali sono i tre uccelli? Sono il pellicano, il gufo e il passero; quanto alle tre località, sono il deserto, le macerie e il tetto. Troviamo cioè il pellicano nel deserto, il gufo tra le macerie, il passero sul tetto. Per prima cosa dobbiamo spiegare che cosa sia il pellicano, che a dire il vero nasce in una zona che è tale da renderci sconosciuto questo tipo di uccello. Esso nasce in mezzo ai deserti, specie quelli del fiume Nilo, laggiù nell'Egitto. Ma quale che sia questo uccello, ciò che dobbiamo veder bene è quel che di esso ha voluto dire il salmo. Esso abita - leggiamo - nel deserto. Non c'è bisogno di cercar di sapere come siano il suo aspetto, le sue membra, la sua voce, il suo modo di vivere. Stando alle parole del salmo, si tratta di un uccello che abita nel deserto. Il gufo poi è un uccello che ama le tenebre; e la parola macerie indica tutto ciò che comunemente chiamiamo rovine, dove ci sono pezzi di muro che restano in piedi, ma privi di tetto e disabitati: è proprio lì che abita il gufo. Che cosa infine siano il passero e il tetto, lo sapete certamente. Suppongo allora di imbattermi in un uomo appartenente al corpo di Cristo, che ne predica la parola, che sa condividere le sofferenze dei deboli, che attende ai veri interessi di Cristo, che ha ben presente il futuro ritorno del suo Signore per non sentirsi dire: Servo iniquo ed infingardo ( ... ) avresti dovuto almeno affidare il mio denaro ai banchieri . È dall'ufficio di un tale ministro che dobbiamo individuare i tre riferimenti suddetti. Egli potrebbe essersi recato in mezzo ad alcuni che non sono cristiani: è come il pellicano nel deserto. Egli potrebbe essersi recato tra quelli che furono già cristiani, ma poi sono caduti: è come il gufo tra le macerie, in quanto non rifugge dalle tenebre di coloro che abitano nella notte, ed anzi li vuole riguadagnare. Egli potrebbe essersi recato tra quelli che sono, sì, cristiani ed abitano nella propria casa (non dunque quelli che non hanno mai creduto, o che hanno abbandonato quanto avevano creduto), ma che si dimostrano tiepidi nel vivere quello che credono: in questo caso è come il passero che grida verso di loro, non nel deserto, perché essi sono cristiani, non tra le macerie, perché essi non sono caduti. Si trovano infatti sul tetto, o più esattamente sotto il tetto, poiché sono soggetti alla carne: appunto sopra questa carne il passero grida, cioè non tace i comandamenti di Dio, e non diventa esso stesso carnale per finire poi sotto il tetto. Sta scritto infatti: Chi si trova sul tetto, non ne discenda per prendere alcuna cosa nella casa , e: Ciò che udite nell'orecchio, predicatelo sopra i tetti. Eccoli dunque i tre uccelli e le tre località: un sol uomo può impersonare i tre uccelli ed anche tre uomini possono impersonare i tre uccelli; i tre tipi di località rappresentano tre tipi di uomini, e in questo caso - si badi - il deserto, le macerie ed il tetto non rappresentano altro se non tre tipi di uomini.
9 Tutto il giorno mi insultavano
i miei nemici e quelli che
mi lodavano, contro di me giuravano.
“Tutto il giorno mi insultavano i miei nemici, e quelli che mi lodavano giuravano contro di me. Lodavano con la bocca, ma nell'intimo del cuore preparavano l'agguato. Sta a sentire di che specie è la loro lode: Maestro, sappiamo che ( ... ) insegni la via di Dio secondo verità e non hai preferenze di persona ( ... ): è lecito pagare il tributo a Cesare? Fai lo sgambetto a quello stesso che lodi! Perché questo? Perché quelli che mi lodavano giuravano contro di me. E donde deriva questo oltraggio? Dal fatto che io sono venuto a trasformare in mie membra i peccatori, sicché facendo penitenza possano essere nel mio corpo. È da qui che procede tutto il disprezzo e da qui la persecuzione: Perché il vostro maestro mangia insieme con i peccatori ed i pubblicani? ( ... ) Non sono i sani che han bisogno del medico, bensì gli ammalati Oh, se voi aveste avuto coscienza di essere ammalati! Allora avreste fatto ricorso al medico; non l'avreste ucciso né sareste periti nell'apparente stato di salute, dovuto alla vostra orgogliosa pazzia!
10 Poiché ho mangiato cenere come pane
e la mia bevanda mescolavo col pianto
11 dinanzi alla tua ira e al tuo sdegno, poiché
sollevandomi mi hai spezzato.
“Alla vista della tua ira e della tua indignazione, poiché mi innalzasti, mi abbattesti. Si tratta, o Signore, di quella stessa tua ira che investì Adamo: l'ira con la quale tutti siamo nati ed alla quale, appunto nascendo, organicamente aderiamo; l'ira derivante dalla propagazione dell'iniquità e dall'ammasso del peccato, per la quale dice l'Apostolo: Fummo un tempo anche noi per natura figli dell'ira, come tutti gli altri , e dice pure il Signore: Rimane sopra di lui l'ira di Dio, perché non ha creduto nel Figlio unigenito di Dio . Non dice già che l'ira di Dio verrà sopra di lui, ma che essa rimane sopra di lui, perché non vien tolta quell'ira nella quale egli è nato. Come si spiega dunque e che cosa significa questa espressione: poiché mi innalzasti, mi abbattesti? Anche qui il testo non dice: Poiché mi innalzasti e mi abbattesti, ma: Poiché mi innalzasti, mi abbattesti, cioè mi abbattesti precisamente perché mi innalzasti. E come mai tutto questo? L'uomo fu collocato su di un piedistallo d'onore, perché fu creato ad immagine di Dio ; elevato a tale onore, sollevato dalla polvere, sollevato dalla terra, ricevette il dono dell'anima razionale e fu preposto, per la superiore vitalità della sua stessa ragione, a tutte le bestie, ai vari animali, ai volatili, ai pesci. Quale di questi, invero, possiede l'intelligenza razionale? Sta di fatto che nessuno di loro fu creato ad immagine di Dio; ma come nessuno di loro ha con sé questo onore, così nessuno di loro ha in sé questa miseria. Quale animale infatti piange per i peccati? Quale uccello teme il fuoco eterno della geenna? Poiché esso non partecipa in alcun modo alla vita beata, non conosce neppure il tormento delle miserie. L'uomo invece, essendo stato creato per giungere alla vita beata se vivrà bene, non potrà sfuggire ad una vita di miserie se è vissuto male. Così sì spiegano le parole: Poiché mi innalzasti, mi abbattesti; mi colpisce la pena proprio perché mi hai dato il libero arbitrio. Se tu non mi avessi dato questo libero arbitrio, rendendomi superiore agli animali per questo dono della ragione, non mi colpirebbe nel mio peccato la giusta condanna. Bisogna dunque intendere: mi innalzasti con il dono del libero arbitrio e mi abbattesti con la pena di un giusto giudizio.
12 I miei giorni sono declinati
come un’ombra ed io come fieno sono inaridito.
“I miei giorni si sono allontanati come l'ombra. Davvero i tuoi giorni avrebbero potuto non farsi lontani, se tu non ti fossi allontanato dal vero giorno: ma essendoti tu allontanato, hai ricevuto dei giorni che si fanno del pari lontani. C'è forse da meravigliarsi se i tuoi giorni sono divenuti simili a te? Questi giorni che si fanno lontani perché tu hai deviato, corrispondono perfettamente ai giorni definiti fumosi perché ti sei gonfiato di orgoglio. Prima infatti si è detto: Sono dileguati come il fumo i miei giorni , ed ora si dice: I miei giorni si sono allontanati come l'ombra. Eppure è in quest'ombra che bisogna riconoscere il giorno, è in quest'ombra che va scorta la luce, perché non giunga poi troppo tardi il pentimento e non porti alcun frutto: Che vantaggio ci ha portato la superbia? Che guadagno ci ha dato l'alterigia fondata sulle ricchezze?
13 Ma tu Signore, rimani in eterno e il tuo memoriale
di generazione in generazione.
“Tu invece, o Signore, rimani in eterno. I miei giorni si sono allontanati come l'ombra, mentre tu rimani in eterno: chi dunque è eterno, salvi chi è temporaneo. Cioè, se io sono caduto, non per questo tu sei invecchiato: tu sei vivo e vegeto per liberarmi, come tale sei stato per umiliarmi. Tu invece, o Signore, rimani in eterno, e la tua memoria dura di generazione in generazione. Si dice: la tua memoria, perché tu non conosci l'oblio; e non già in una sola generazione, ma di generazione in generazione, in quanto abbiamo con noi la promessa della vita presente e di quella futura.
14 Tu sorgendo avrai pietà di Sion,
perché il tempo di averne pietà, il tempo è venuto.
“Tu levandoti avrai pietà di Sion, perché è già il tempo di averne pietà. Qual è questo tempo? Quando poi venne la pienezza del tempo, Dio inviò il suo Figlio, fatto dalla donna, fatto sotto la legge. E dov'è il Sion? Affinché riscattasse quelli che erano sotto la Legge . Anzitutto sono dunque da intendere i Giudei, perché da essi provengono gli Apostoli, poi il gruppo di più di cinquecento fratelli , poi ancora quella moltitudine di fedeli, che aveva un cuor solo e un'anima sola verso Dio . Perciò si legge: Tu levandoti avrai pietà di Sion, perché è già il tempo di averne pietà, perché è giunto il tempo. Qual è questo tempo? Ecco, adesso è il tempo accettevole; ecco, adesso è il giorno della salvezza. Chi afferma questo? Il servo di Dio che edificava e pertanto diceva: Voi siete l'edificio di Dio, soggiungendo poi: come sapiente architetto io posi il fondamento ( ... ), e: Un altro fondamento nessuno può porre al di fuori di quello che è già stato posto, cioè Gesù Cristo.
15 Perché sono piaciute ai tuoi servi le sue pietre
e avranno pietà della sua polvere.
“Perché i tuoi servi hanno avuto compiacenza verso le sue pietre. Verso le pietre di chi? Verso le pietre del Sion. Ma lì ci stanno anche cose che non sono pietre. E di chi sono queste altre cose? Allora che si legge dopo? E avranno pietà della sua polvere. Dobbiamo riconoscere sia le pietre sia la polvere che sono sul Sion. Non si dice infatti che avranno pietà delle sue pietre, ma si dice: Perché i tuoi servi hanno avuto compiacenza verso le sue pietre, ed avranno pietà della sua polvere, cioè: se verso le sue pietre hanno avuto compiacenza, per la sua polvere invece avranno pietà.
Nelle pietre di Sion io vedo ed intendo tutti i Profeti: lì è risuonata per primo la voce della predicazione, da lì ha avuto inizio la missione evangelica e grazie a tale annunzio si è potuto conoscere il Cristo. Perciò è ben detto: i tuoi servi hanno avuto compiacenza verso le pietre del Sion. Al contrario, tutti coloro che prevaricarono, allontanandosi dal Signore ed offendendo con i loro misfatti il Creatore, han fatto ritorno alla terra donde furono assunti: essi sono diventati polvere, sono diventati malvagi, e questo si dice di loro: Non così i malvagi, non così; ma come polvere che il vento porta via dalla faccia della terra . Ma tu aspetta, o Signore; sopporta, o Signore; sii paziente, o Signore: fa' che non si scateni il vento per cancellare questa polvere dalla faccia della terra. Fa' che vengano, sì, vengano i tuoi servi, riconoscano in quelle pietre la tua rivelatrice parola, sentano pietà della polvere del Sion, si riformi l'uomo secondo la tua immagine ed esclami la polvere, per evitare la rovina: Ricordati che noi siamo polvere. Ed avranno pietà della sua polvere. Questo vale per Sion. Ma non era polvere anche chi crocifisse il Signore? Peggio, si direbbe, era polvere delle più rovinose macerie. Era senz'altro polvere; tuttavia non invano era stato detto per questa polvere: Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno .
16 E temeranno le genti il nome
del Signore e tutti i re della terra la tua gloria.
17 Poiché il Signore costruirà Sion
e sarà veduto nella sua gloria.
“Orbene che cosa si legge dopo? E temeranno le genti il tuo nome, o Signore, e tutti i re della terra la tua gloria.
Resteranno confusi, troppo tardi ormai, coloro che rifiutarono la confusione dell'anteriore e salutare penitenza! Il Signore edificherà Sion, e sarà visto nella sua gloria, egli che in quel luogo si fece dapprima vedere nella sua debolezza.
18 Ha guardato alla preghiera
degli umili e non ha disprezzato la loro supplica.
Ha guardato alla preghiera degli umili, e non ha spregiato la loro supplica. Questa è l'opera che adesso si compie nell'edificazione di Sion: gli edificatori pregano e gemono: prega e geme quell'unico povero come pregano e gemono i molti poveri, perché le migliaia di uomini tra i tanti popoli sono una sola persona, perché forma unità la pace della Chiesa.
19 Sia scritto questo per la generazione futura e il
popolo che sarà creato loderà il Signore,
Si scrivano queste cose per la generazione seguente. Allorché queste cose erano scritte, non potevano riuscire molto utili a coloro tra i quali erano scritte: esse servivano infatti ad annunciare profeticamente il Nuovo Testamento tra gli uomini che vivevano secondo il Vecchio Testamento. Ovviamente anche questo, il Vecchio Testamento, era stato dato da Dio, il quale aveva collocato il suo popolo nella terra da lui promessa. Ma poiché la tua memoria che si estende di generazione in generazione non appartiene ai malvagi ma ai giusti, per la prima generazione essa si riferisce al Vecchio Testamento, mentre per l'altra generazione si riferisce al Nuovo Testamento. Ed appunto perché il contenuto della profezia preannuncia il Nuovo Testamento, si scrivano queste cose per la generazione seguente, ed il popolo che sarà creato darà lode al Signore. Non si parla di popolo che è stato creato, ma di popolo che sarà creato. Fratelli miei, c'è una cosa più chiara di questa? Qui si scopre la predizione di quella creatura, di cui dice l'Apostolo: Se dunque esiste in Cristo una nuova creatura, le cose vecchie sono passate ed ecco tutte sono diventate nuove; tutte le cose però sono da Dio . Che significa che tutte le cose però sono da Dio? Sono da intendere le cose vecchie e le cose nuove, perché la tua memoria si estende di generazione in generazione. Ed il popolo che sarà creato darà lode al Signore. Poiché egli ha riguardato dalla sacra sua altezza. Dalla sua altezza ha riguardato, per giungere fino agli umili; dalla sua altezza si è fatto umile, per esaltare gli umili.
20 perché si è affacciato
dall’ alto del suo santuario, il
Signore dal cielo ha guardato sulla terra,
21 per ascoltare il gemito
degli incatenati, per sciogliere i figli degli uccisi,
Il Signore dal cielo ha guardato sulla terra, per ascoltare il gemito dei prigionieri in ceppi, per sciogliere i figli dei condannati a morte. Abbiamo trovato scritto in un altro salmo: Giunga fino al tuo cospetto il gemito dei prigionieri in ceppi: Ciò è detto in un passo, riferentesi alla voce dei martiri. E perché i martiri sono prigionieri messi in ceppi? Non è più esatto dire che sono dei prigionieri incatenati? Sappiamo infatti che i santi martiri di Dio, trascinati dietro i giudici e vaganti di provincia in provincia, erano messi in catene, mentre non ci risulta che erano messi in ceppi. Conosciamo anche i ceppi rappresentati dalla disciplina di Dio e dal timore di Dio, del quale appunto sta scritto: Il timore del Signore è l'inizio della sapienza . Animati infatti da questo timore, i servi di Dio non ebbero timore di coloro che uccidono il corpo, ma non possono uccidere l'anima; essi avevano timore solo di colui che ha il potere di uccidere l'anima ed il corpo nel fuoco della geenna. Del resto, se i martiri non fossero stati legati ai ceppi di questo timore, avrebbero avuto la forza di sopportare tutti gli aspri e penosi tormenti inflitti loro dai persecutori, pur avendo la possibilità di subire le imposizioni ed anche di sfuggire ai loro patimenti? Ma Dio li aveva legati con questi ceppi, certo temporaneamente aspri e penosi, eppure degni di essere sopportati in base alle promesse fatte da colui, al quale è detto: A motivo delle parole delle tue labbra io ho battuto le vie aspre . Proprio stando in questi ceppi bisogna gemere al fine di ottenere la misericordia di Dio; per questo nell'altro salmo ci è presentata la voce dei martiri: Giunga fino al tuo cospetto il gemito dei prigionieri in ceppi. Né si deve, d'altra parte, rifuggire da questo tipo di ceppi per ricercare una libertà che riuscirebbe funesta e un godimento nel corso della breve vita terrena, cui seguirebbe un'eterna amarezza… Si levi dunque il grido dei prigionieri in ceppi, mentre si trovano stretti dai vincoli della disciplina di Dio, la quale costituisce l'assiduo travaglio dei martiri. Si spezzeranno allora i ceppi e voleranno in aria, per trasformarsi successivamente in tanti segni d'ornamento. Questo è avvenuto dei martiri. Che ottennero infatti i persecutori, mettendoli a morte? Una cosa sola: che si spezzassero quei ceppi e si trasformassero in corone di gloria.
22 per annunciare in Sion il nome del
Signore e la sua lode in Gerusalemme,
23 quando si raduneranno i popoli
insieme e i re per servire il Signore.
“E in che modo viene annunziato? Nell'adunarsi insieme dei popoli e dei regni per servire il Signore. Come tutto questo è avvenuto? È avvenuto grazie al sangue dei condannati a morte e grazie al gemito dei prigionieri in ceppi. È dunque vero che furono esauditi quanti vissero nella persecuzione e nella umiliazione: grazie ad essi la Chiesa ha acquistato ai nostri tempi la grande gloria, di cui siamo spettatori, e per cui gli stessi regni, che scatenavano le persecuzioni, si volgono ormai a servire il Signore.
24 Gli ha detto sulla via della sua
forza: Annunciami la pochezza dei miei giorni.
25 Non riprendermi a metà dei miei giorni,
per tutte le generazioni i tuoi anni.
“Ha risposto a lui nella via della sua fortezza. A chi ha risposto? Al Signore. E chi ha risposto? Dobbiamo vederlo sopra, dove leggiamo: E la sua lode in Gerusalemme; nell'adunarsi insieme dei popoli e dei regni per servire il Signore . Ha risposto a lui nella via della sua fortezza.
I tuoi anni durano nella generazione delle generazioni? E quali sono i tuoi anni? Sono certo gli anni che non vengono e passano. Sono gli anni che non vengono, perché poi non siano. Nel tempo di quaggiù davvero ogni giorno viene, perché poi non sia: è così di ogni ora, di ogni mese, di ogni anno; nessuna di queste cose è stabile: prima che venga, sarà, e dopo che è venuta, non sarà più. Quegli anni tuoi dunque, anni eterni, anni che non mutano, dureranno nella generazione delle generazioni.
26 All’ inizio, tu, Signore hai
fondato la terra e i cieli sono opera delle tue mani.
27 Essi periranno, ma tu permani e tutti come
un vestito invecchieranno,
e come un mantello li cambierai e saranno mutati ;
“In principio tu, o Signore, fondasti la terra. Conosco la tua eternità, per la quale tu sei prima di tutte le cose fatte da te. In principio tu, o Signore, fondasti la terra, ed opera delle tue mani sono i cieli. Essi periranno, mentre tu rimani; essi tutti si logoreranno come un panno, e tu li cambierai come un vestito ed essi si cambieranno: tu invece sei sempre lo stesso. Chi sei tu? Sei sempre lo stesso. Tu che hai detto: Io sono colui che sono, sei sempre lo stesso. E pur se è vero che anche le creature non esisterebbero se non da te e per te ed in te, esse tuttavia non sono quel che sei tu, ché solo tu sei sempre lo stesso. Ed i tuoi anni non verranno mai - meno. Sono quelli gli anni tuoi che non verranno mai meno: precisamente quei tuoi anni che durano nella generazione delle generazioni, non verranno mai meno. È dunque con tale consapevole certezza che io ti chiederei di conoscere l'esiguità dei miei giorni, se non sapessi che tutti i giorni di quaggiù, dall'inizio fino alla fine del mondo, sono tanto esigui se messi a confronto con la tua eternità… E perché sempre esigui? Perché anch'essi dovranno presto o tardi finire. Gli anni invece che dureranno nella generazione delle generazioni, quelli sì, devono essere oggetto costante del nostro amore, dei nostri desideri e dei nostri sospiri: per essi bisogna mantenersi in fedele unità, per essi bisogna evitare ogni specie di male che ci viene dagli eretici, per essi bisogna saper rispondere agli empi, per essi bisogna sforzarsi di guadagnare quelli che sono in errore e riportare sulla retta via quelli che sono perduti. Là deve tendere ogni nostra aspirazione.
28 Ma tu sei lo stesso
e i tuoi anni non verranno meno.
29 I figli dei tuoi servi avranno una
dimora e la loro discendenza prospererà in eterno.
Devi dire però se un giorno anche noi potremo essere là. Ascolta e giudica se hai motivo di disperare. Ascolta le parole che seguono: I figli dei tuoi servi vi abiteranno. E dove? Negli anni che non vengono mai meno. I figli dei tuoi servi vi abiteranno, e la loro discendenza sarà diretta verso il secolo: è il secolo dei secoli, il secolo eterno, il secolo che rimane per sempre. Ma, poiché si dice: I figli dei tuoi servi, dobbiamo forse temere di non essere noi i servi di Dio, per cui là saranno i nostri figli, e non noi? Se poi siamo noi i figli dei servi di Dio, in quanto figli degli Apostoli, che dobbiamo dire? Ma non sarebbe davvero una presunzione malvagia da parte dei figli che nascono via via dopo i genitori e si gloriano del fatto di esser loro succeduti in età più recente se osassero dire: " Noi, sì, saremo là, ma gli Apostoli non ci saranno "? Lungi, per carità, una tale affermazione dalla pietà dei figli, dalla fede dei piccoli e dall'intelligenza dei grandi! Là saranno anche gli Apostoli: in un gregge vanno avanti i montoni e dietro vanno gli agnelli. Ma perché allora si dice: I figli dei tuoi servi, e non più concisamente: " I tuoi servi "? Anche gli Apostoli sono tuoi servi, come sono tuoi servi i loro figli, ed i figli di questi, nipoti di quelli, che cosa sono se non tuoi servi? Li avresti tutti inclusi in una formula più comprensiva e concisa, se avessi detto: " I tuoi servi vi abiteranno "… I figli dei servi rappresentano le opere dei servi: nessuno abiterà là, se non attraverso le sue opere. Che significa allora: vi abiteranno anche i figli? Nessuno deve esaltarsi nella speranza di abitarvi, se si proclama servo di Dio, ma non ha le opere: là infatti non abiteranno che i figli. Che significa dunque: I figli dei tuoi servi vi abiteranno? I servi vi abiteranno attraverso le loro opere, i servi vi abiteranno attraverso i loro figli. Se vuoi dunque abitarvi, non essere sterile di opere: manda avanti la tua prole, alla quale terrai dietro, mandandola avanti - dico - e non seppellendola. Siano i tuoi figli a condurti alla terra promessa, che è terra dei viventi, non terra dei morti: mentre tu vivi quaggiù, in questo soggiorno straniero, siano essi a precederti e quindi ad accoglierti. Leggiamo che per il nutrimento materiale uno dei figli precedette Giacobbe in Egitto; al suo padre ed ai suoi fratelli egli disse: Io sono venuto prima per prepararvi gli alimenti. Ti precedano dunque i tuoi figli, ti precedano le tue opere: potrai allora seguire quei figli che avrai mandato prima di te.
Dai Padri
1 Eusebio: il titolo del salmo è: preghiera del povero, quando è preso dallo sconforto. Il coro dei profeti canta, pieno di dolore, sulla rovina di Gerusalemme. Preludio alla beatitudine del povero.
Atanasio: preghiera del povero affranto dal dolore. Il coro di profeti effonde la sua preghiera perché il Signore faccia misericordia al primo popolo. Profetizza la vocazione dei gentili per la venuta del nostro Salvatore Gesù Cristo. La mia preghiera: il profeta fa sua la causa del popolo.
Teodoreto: la Scrittura chiama povero colui che sente il bisogno dell’aiuto divino.
Girolamo: il salmo è detto in nome di Sion.
Ruperto: a partire dal salmo 101 il salmista esprime la sofferenza di essere trattenuto nella carne: sono ancora lontano dal regno, trattenuto nella mortalità. Il povero è sia Cristo, sia il popolo umile, servo del Cristo.
2 Origene: distogliere il tuo volto sarebbe il contrario di: è stata impressa su di noi la luce del tuo volto, Signore (4,6). Il santo non chiede di essere dispensato dalla lotta, domanda la passione e la gioia.
Teodoreto: profeticamente il salmista chiede l’aiuto di Dio per una calamità che egli intravvede per il popolo. I verbi al passato, che seguono, sono profetici.
2 Eusebio: non si deve pregare solo nel momento della afflizione ma anche prima. Il profeta chiede non di essere dispensato dalla afflizione, il che non è possibile, ma di non essere assorbito da essa.
Origene: piegati, perché il grido dell’uomo non può raggiungere la sublimità di Dio.
3 Eusebio: il popolo giudeo ha perduto tutto: sacerdozio, culto, libertà.
Atanasio: tutte le forze dei giudei sono distrutte: culto, sacerdozio, tempio, sacrifici, libertà politica.
Origene: si è inaridito il mio cuore, l’acqua ha cessato di sgorgare dalla sorgente di vita.
Cassiodoro: il pane di vita che poteva saziarlo spiritualmente.
6 Origene: gli uccelli nominati sono uccelli solitari; ciò significa mi sono esiliato dagli uomini. Questi uccelli sono citati come simbolo , come figure di timore e di rovina. Il passero è ansioso; il gufo abbandona le abitazioni e vola verso i luoghi deserti, come se fosse stato abbandonato. Il profeta esprime così che egli stesso è abbandonato e solitario e che la sua preghiera e la sua umiliazione sono incessanti.
Atanasio: ero stato lasciato solo, come un passero sul tetto.
8 Atanasio: i miei nemici mi insultavano, i miei amici congiuravano; che non ci capiti altrettanto!
Teodoreto: coloro i quali un tempo mi ammiravano imprecano: non ci accada come a lui.
Cassiodoro: mi insultavano. Si sa che è una delle malizie del diavolo: quando non può abbattere i servi di Dio con la forza, li fa piegare con ingiurie ironiche, con lo scherno.
10 Eusebio sono colmo di mali, perché la sua ira infierisce contro di me. Il profeta fa propria la sventura del popolo. Tu mi hai sollevato e poi spezzato a terra. Il popolo giudeo, innalzato alla dignità di popolo di Dio e possessore del suo santuario, in seguito fu rigettato e distrutto da Dio.
Atanasio: sollevato poi spezzato: Israele, popolo eletto, il solo a conoscere Dio, in seguito è stato rigettato.
Cassiodoro: l’uomo, prima in onore, poi precipitato.
12 Origene: lasciati commuovere, Signore, tu che sei eterno. Fai un gesto per me, così effimero.
Eusebio: di fronte ai cambiamenti umani, il Signore è immutabile. Signore, non ti lasci intenerire davanti alla mia natura povera, fuggevole e sventurata? Ti è così facile cambiare i miei mali presenti. Sì, tu avrai compassione di Sion! È venuto il tempo, perché la nostra misura di miseria è colma. È una invocazione del Cristo che ristabilirà Sion.
Origene: il tempo incalza per fare misericordia: siamo nella sventura. Dopo settant’anni vorremmo abitare in Sion, calcare questo suolo.
Teodoreto: è venuto il tempo: allude alla fine dei settanta anni di esilio. Sion ci è così cara che, persino distrutta, le sue pietre ci attirano e le sue rovine provocano la nostra compassione.
16 Origene: se il tuo tempio è ricostruito, tu sarai il Signore per il mondo intero. Al primo avvento, il Cristo edifica Sion, la Chiesa. Al secondo avvento sarà visto nella sua gloria, questo ospite del nostro tabernacolo.
Teodoreto: se tu hai compassione di Sion, tutte le genti crederanno in te. Questo si è realizzato soltanto dopo l’incarnazione: il ritorno dall’esilio e la ricostruzione sotto Esdra hanno provocato l’ammirazione dei vicini, ma non per questo essi hanno creduto in Dio. Il salmo profetizza qui la conversione delle genti.
Cassiodoro: le nazioni e i re saranno pieni di timore perché è ricostruita Sion, cioè la Chiesa.
17 Eusebio: ancora la vocazione dei gentili. Sebbene Israele si lamenti d’essere stato portato via alla metà dei suoi giorni, il coro dei profeti domanda quando verrà il Messia. La via della sua forza: l’avvento del Cristo che viene per incatenare il forte armato.
18 Atanasio: il popolo nato dal battesimo.
Girolamo: la generazione futura: i cristiani.
22 Atanasio: il profeta vede in anticipo il radunarsi dei popoli nella chiesa e domanda di farne parte.
23 Cassiodoro: via della sua forza, la via della passione del Cristo. Noi camminiamo nel dolore, ma nel nome del Cristo lo sopportiamo in una speranza vittoriosa: la Chiesa santa risponde ad esempio di Cristo.
24 Atanasio: vivrò io abbastanza per vedere il Messia?
Cassiodoro: si tratta della fine del mondo: rimangono pochissimi giorni in rapporto all’eternità.
26 Atanasio: noi attendiamo cieli nuovi, secondo la tua promessa nell’Apocalisse (Apocalisse 21,1).
salmo 102
di Davide
Benedici anima mia, il Signore,
e tutto il mio intimo il suo santo nome.
2 Benedici, anima mia, il Signore
e non dimenticare tutte le sue retribuzioni,
3 lui che perdona tutte le tue iniquità
che guarisce tutte le tue infermità,
4 che redime dalla morte la tua vita,
che ti corona di misericordia e di compassioni,
5 che sazia di beni la tua brama:
sarà rinnovata, come di aquila la tua giovinezza.
6 Opera misericordie il Signore
e il giudizio per tutti quelli
che patiscono ingiuria.
7 Ha fatto conoscere le sue vie a Mosè
ai figli di Israele le sue volontà.
8 Pietoso e misericordioso è il
Signore, longanime e ricco di misericordia.
9 Non per sempre sarà
adirato né in eterno farà minacce.
10 Non secondo i nostri peccati ha agito con noi
né secondo le nostre iniquità ci ha retribuito;
11 perché secondo l’altezza del cielo dalla terra
ha rafforzato la sua misericordia su quelli che lo temono.
12 Quanto dista l’oriente dall’occidente
ha allontanato da noi le nostre iniquità.
13 Come un padre ha pietà dei figli, ha avuto pietà
il Signore di quelli che lo temono,
14 poiché egli ha conosciuto la
materia della nostra creazione
Si è ricordato che siamo polvere.
15 L’uomo come l’erba i suoi giorni,
come un fiore del campo, così sfiorirà,
16 perché un soffio è passato in lui e non
sussisterà e non conoscerà più il suo luogo.
17 Ma la misericordia del Signore
è da sempre e in eterno
su quelli che lo temono e la sua
giustizia sui figli dei figli,
18 per coloro che custodiscono la
sua alleanza e si ricordano
dei suoi precetti, per compierli.
19 Il Signore nel cielo ha preparato il suo trono
e il suo regno dominerà tutti.
20 Benedite il Signore angeli suoi,
potenti schiere che fate
la sua parola appena udite
la voce dei suoi detti.
21 Benedite il Signore voi tutte schiere sue,
suoi ministri che fate la sua volontà.
22 Benedite il Signore voi tutte opere sue.
In ogni luogo del suo dominio,
benedici, anima mia, il Signore.
Da Sacy
di Davide
Benedici anima mia, il Signore,
e tutto il mio intimo il suo santo nome.
2 Benedici, anima mia, il Signore
e non dimenticare tutte le sue retribuzioni,
3 lui che perdona tutte le tue iniquità
che guarisce tutte le tue infermità,
4 che redime dalla morte la tua vita,
che ti corona di misericordia e di compassioni,
5 che sazia di beni la tua brama:
sarà rinnovata, come di aquila la tua giovinezza.
L’uomo non è in grado di riconoscere le infinite misericordie ricevute da Dio. Per questo chi ha il cuore vivamente penetrato da riconoscenza desidera almeno che in lui non ci sia parte alcuna che non benedica, per quanto ne è capace, il Signore che l’ha colmato delle sue grazie in tante maniere. Siccome egli si indirizza all’anima sua e a tutto ciò che è dentro di lui, per indurre a benedire il liberatore e il benefattore di tutti gli uomini, è chiaro che egli non chiede a loro una benedizione della lingua, ma una benedizione quale san Paolo esige da noi in tutta la condotta della nostra vita, così che penetrati dal sentimento delle sue grazie non pensiamo, non facciamo, non diciamo nulla se non per la sua gloria. Deve accrescere la nostra gratitudine il considerare che, essendo egli solo il sommo bene che può saziare il desiderio del nostro cuore, egli incomincia fin d’ora a riempirlo con l’abbondanza di beni celesti a cui non possono essere paragonati quelli della terra. E lo riempirà per l’avvenire molto più perfettamente allorché essendo assunto l’uomo vecchio nel nuovo noi ci vedremo spogliati al pari dell’aquila, della nostra vecchiezza, e rivestiti di un vigore nuovo per poter sollevarci fino al cielo nei nostri corpi, che saranno rinnovati dalla risurrezione.
6 Opera misericordie il Signore
e il giudizio per tutti quelli
che patiscono ingiuria.
Il profeta passa da quello che lo riguarda in particolare a quello che riguarda in generale tutti gli uomini. Ed è come se dicesse che lo stesso Dio che lo ha colmato e che lo colma delle sue grazie è colui che sparge su tutti gli uomini le sue misericordie e che rende giustizia a quelli che soffrono ingiuria, proteggendoli in questo mondo contro i loro persecutori e mettendoli finalmente in salvo nell’altro dalle loro violenze.
7 Ha fatto conoscere le sue vie a Mosè
ai figli di Israele le sue volontà.
Come se qualcuno avesse qui chiesto al profeta che cosa fosse necessario fare per rendersi degni di ottenere la misericordia di Dio e di scansare la sua giustizia, egli risponde che egli ha fatto conoscere le sue vie a Mosè, cioè che gli ha dato i suoi precetti e ha dichiarato ai figli di Israele quali erano i suoi voleri.
8 Pietoso e misericordioso è il
Signore, longanime e ricco di misericordia.
9 Non per sempre sarà
adirato né in eterno farà minacce.
10 Non secondo i nostri peccati ha agito con noi
né secondo le nostre iniquità ci ha retribuito;
11 perché secondo l’altezza del cielo dalla terra
ha rafforzato la sua misericordia su quelli che lo temono.
12 Quanto dista l’oriente dall’occidente
ha allontanato da noi le nostre iniquità.
Dio è così pieno di bontà che sembra volere che noi consideriamo in lui principalmente la sua misericordia e la sua pazienza infinita nei confronti degli uomini. Se ne videro prove nella condotta da lui tenuta verso i figli di Israele di cui ha parlato il profeta, allorché fece dapprima risplendere così grandi prodigi per liberarli dalla schiavitù di faraone, mostrando poi la sua ammirabile dolcezza verso gli ingrati che si abbandonavano continuamente alla mormorazione. Li sopportava e li assisteva di nuovo tutte le volte che facevano a lui ricorso. Questo fa qui dire a Davide che l’ira e le minacce del Signore non sono eterne nei confronti di quelli che egli ama e che quindi tutte le pene che la sua giustizia fa loro soffrire in questo mondo contribuiscono, purgando i nostri peccati, a procurare loro la salvezza. Se egli minaccia di punirli lo fa perché non siano puniti. Come può intendersi quello che egli aggiunge: che quanto l’oriente è lontano dall’occidente, altrettanto egli ha allontanato da noi le nostre iniquità? Noi vediamo con le lacrime agli occhi che molti di quelli le cui iniquità erano state cancellate o dal battesimo o dalla penitenza tornano prontamente con frequenti cadute a contaminarsene. Per comprendere quanto detto dal profeta che in un senso verissimo allontana infinitamente da noi i nostri peccati, poiché in effetti li cancella interamente, bisogna guardare ai meriti del sangue di un uomo Dio, come ha dichiarato Dio stesso: quando pure i vostri peccati fossero come lo scarlatto diventeranno bianchi al pari della neve.
13 Come un padre ha pietà dei figli, ha avuto pietà
il Signore di quelli che lo temono,
14 poiché egli ha conosciuto la
materia della nostra creazione
Si è ricordato che siamo polvere.
15 L’uomo come l’erba i suoi giorni,
come un fiore del campo, così sfiorirà,
Un padre ama i suoi figli con un amore forte e nel tempo stesso pieno di tenerezza. Per quanti motivi gli diano di affliggersi e per quanto egli sia talvolta obbligato a castigarli, non cessa di amarli, sopportandoli nei loro difetti ed usando una bontà compassionevole per correggerli a poco a poco, come persone esposte dalla loro stessa età a molte debolezze. Che consolazione dunque per noi vedere che Dio si degna di assumere verso di noi la qualità di padre e ci ama effettivamente come figli suoi. Il Signore, dice il profeta, ha tanto maggiore comprensione e tenerezza per gli uomini che lo temono come loro padre, poiché essendo egli stesso il loro creatore conosce perfettamente la fragilità della materia con cui sono formati e le infermità della loro natura.
16 perché un soffio è passato in lui e non
sussisterà e non conoscerà più il suo luogo.
17 Ma la misericordia del Signore
è da sempre e in eterno
su quelli che lo temono e la sua
giustizia sui figli dei figli,
18 per coloro che custodiscono la
sua alleanza e si ricordano
dei suoi precetti, per compierli.
La vita dell’uomo è breve, ma eterna è la divina misericordia. L’uomo dunque non si affligga e non si sconforti allorché considera di non essere che polvere e che egli passa in un momento. Il suo stesso nulla manifesta lo splendore della bontà del suo Dio che da tutta l’eternità ha guardato con un occhio di misericordia quelli che lo temono per ispirare loro un tale timore che farà abitare eternamente su di loro la stessa misericordia, conservando loro la sua grazia nel corso di questa vita e rendendoli partecipi della sua gloria nell’altra. Egli diffonde la sua giustizia, quale noi ce la rappresentiamo, non solo sulle loro persone, ma ancora sui figli dei loro figli a cui sarebbe inutile la virtù dei loro padri se non la imitassero.
19 Il Signore nel cielo ha preparato il suo trono
e il suo regno dominerà tutti.
Il trono di Dio è tanto superiore a tutti i troni dei principi, quanto è superiore il cielo a tutto il rimanente universo.
20 Benedite il Signore angeli suoi,
potenti schiere che fate
la sua parola appena udite
la voce dei suoi detti.
21 Benedite il Signore voi tutte schiere sue,
suoi ministri che fate la sua volontà.
Davide invita gli angeli a benedire il Signore, poiché in effetti nessuna potenza potrebbe loro resistere allorché sono mandati da Dio per fare ciò che loro comanda. Ed eseguono essi tutti i suoi voleri in obbedienza alla sua voce, cioè per il solo piacere che trovano nell’obbedire alla sua volontà. Tale è il modello che l’anima giusta si propone sopra la terra ammirando la condotta degli angeli che sono in cielo.
22 Benedite il Signore voi tutte opere sue.
In ogni luogo del suo dominio,
benedici, anima mia, il Signore.
Davide si rivolge alla fine a tutte le opere del Signore benché insensibili e le invita a benedirlo alla loro maniera, cioè schierando in faccia degli uomini mille modi diversi di benedire colui che le ha create e che nel crearle ha impresso in loro come il carattere della sua potenza che ci costringe a risalire dalla creatura al creatore e ad adorare, come dice San Paolo, in tutte le cose visibili, la mano invisibile di chi le ha formate.
Da Agostino
di Davide
Benedici anima mia, il Signore,
e tutto il mio intimo il suo santo nome.
2 Benedici, anima mia, il Signore
e non dimenticare tutte le sue retribuzioni,
In ogni dono del Signore Dio nostro, in ogni consolazione ed in ogni punizione che ci viene da lui, nella grazia che egli si è degnato di darci, nell'indulgenza per la quale non ci ha reso il meritato castigo, in tutte le sue opere, sempre l'anima nostra deve benedire il Signore. Questo è stato infatti il tema del nostro canto, e da qui comincia il salmo. Considera dunque, o anima, tutte le retribuzioni di Dio ripensando a tutte le tue azioni malvagie, perché quante sono queste tue azioni malvagie, altrettante sono le retribuzioni buone che ti vengono da lui. E tu che cosa gli potrai offrire in contraccambio? Quali regali, quali doni, quali sacrifici?
3 lui che perdona tutte le tue iniquità
che guarisce tutte le tue infermità,
State ora a sentire tutte le retribuzioni del Signore, il quale sa perdonare tutte le tue iniquità, e guarisce tutte le tue infermità; il quale riscatterà la tua vita dalla corruzione, e ti corona con la sua compassione e misericordia; il quale sazia con i suoi beni il tuo desiderio: si rinnoverà, come quella dell'aquila, la tua giovinezza. Eccole le sue retribuzioni. Che cosa era dovuto al peccatore, se non il supplizio? Che cosa era dovuto al bestemmiatore, se non il fuoco ardente della geenna? Ma Dio non l'ha retribuito con questi mali: non aver paura, non provare orrore, non sia il tuo timore privo di amore. Non dimenticare tutte le sue retribuzioni buone, e cerca ormai di cambiare te stesso, se non vuoi provare le altre sue retribuzioni. Egli infatti non cessa mai di chiamarti, né, dopo averti chiamato, trascura di istruirti, né, dopo averti istruito, cessa mai di elevarti, né, dopo averti elevato, trascura di donarti il premio. E se tu dici che sei peccatore, pensa a convertirti ed avrai tali retribuzioni: egli sa perdonare tutte le tue iniquità. Non temere dunque: tutte le tue infermità saranno guarite. E se dici che esse son grandi, sappi che più grande è il medico che le cura. Per un medico dalla potenza infinita non esiste nessun male inguaribile. Tu devi solo permettere che egli ti curi e non devi respingere le sue mani, ché egli sa bene quel che c'è da fare. Dio ha fatto il tuo corpo, ha fatto la tua anima, e quindi conosce il modo di ricreare quel che ha creato e di riformare quel che ha formato. Basta soltanto che tu ti affidi alle mani di questo medico, perché egli odia chi respinge le sue mani.
4 che redime dalla morte la tua vita,
che ti corona di misericordia e di compassioni,
5 che sazia di beni la tua brama:
sarà rinnovata, come di aquila la tua giovinezza.
6 Opera misericordie il Signore
e il giudizio per tutti quelli
che patiscono ingiuria.
Il motivo per cui guarisce tutte le tue infermità dipende dal fatto che riscatta la tua vita dalla corruzione. Ma se abbiamo amplificato la malattia, dobbiamo anche esaltare il suo medico. Non ti guarirà dunque colui che ti fece in maniera tale che non saresti caduto ammalato, sol che avessi voluto rispettare la legge di integrità ricevuta? Egli forse non stabilì e non prescrisse a te quel che potevi e non potevi toccare per conservare la tua salute? E se non hai voluto ascoltare per conservarla, devi ora ascoltare per recuperarla. Proprio con la tua infermità hai sperimentato la vera portata di ciò che Dio ti aveva comandato. Ed è pur necessario che, dopo tale esperienza, l'uomo finalmente ascolti quel che non volle rispettare dopo esserne stato avvisato. Non ti guarirà colui che ha fatto gli angeli e che intende eguagliarti agli angeli, quando ti avrà restaurato? Non ti guarirà, se sei fatto a sua immagine, colui che ha fatto il cielo e la terra? Ti guarirà certamente, ma è pur necessario che tu voglia essere guarito. Dio guarisce senz'altro qualsiasi infermo, ma non chi rifiuta la guarigione. Prendi il calice di salute di colui che guarisce tutte le tue infermità: se questa salute davvero la vuoi, l'otterrai. Quando ricerchi gli onori e le ricchezze, non è detto che le avrai subito non appena le vuoi. Quella invece è cosa più preziosa e segue subito alla tua volontà. Egli guarisce tutte le tue infermità, egli riscatterà la tua vita dalla corruzione. Ogni tua infermità sarà appunto guarita, quando questo tuo corpo corruttibile rivestirà l'incorruzione.
che ti corona di misericordia e di compassioni,
Egli ti corona con la sua compassione e misericordia. Forse hai concluso: io sono grande, perché io ho lottato. Con quali forze? Sì, con le tue, ma lui te le ha date. Per nessuna ragione tu devi essere superbo: loda sempre il Signore, senza mai dimenticare tutte le sue retribuzioni. È una sua retribuzione che tu, pur essendo peccatore ed empio, sia stato chiamato alla grazia della giustificazione. È una sua retribuzione che tu sia stato rialzato e sorretto per più non cadere. È una sua retribuzione che ti siano state fornite le energie necessarie per perseverare fino alla fine. È una sua retribuzione che anche questa tua carne, di cui senti il peso continuo, risorga e non cada dalla tua testa neppure un capello. È una sua retribuzione che, dopo essere risorto, tu sia coronato. È una sua retribuzione che tu possa lodare eternamente il tuo Dio senza mai venir meno. Se dunque vuoi che la tua anima benedica il Signore, che ti corona con la sua compassione e misericordia, non dimenticare tutte le sue retribuzioni.
5 che sazia di beni la tua brama:
sarà rinnovata, come di aquila la tua giovinezza.
Ed allora quando sarà saziato con i beni il mio desiderio? Vuoi sapere quando? Si rinnoverà, come quella dell'aquila, la tua giovinezza. Vuoi dunque sapere quando si sazia con i beni l'anima tua? Quando sarà rinnovata la tua giovinezza. Nota l'aggiunta: come quella dell'aquila. Indubbiamente in tale particolare è racchiuso un significato misterioso. Quel che intanto deve essere chiaro alla nostra mente è che non senza motivo è stato detto dallo Spirito Santo: Si rinnoverà, come quella dell'aquila, la tua giovinezza. Egli infatti ha voluto suggerirci l'idea della resurrezione; ed in realtà si rinnova la giovinezza dell'aquila, ma non per divenire immortale. Quel che qui ci è proposto è una semplice similitudine, quale si può ricavare da una cosa mortale per indicare in qualche modo, non già per dimostrare, una cosa immortale.
6 Opera misericordie il Signore
e il giudizio per tutti quelli
che patiscono ingiuria.
E Il Signore opera misericordie e rende giustizia a coloro che ricevono ingiuria. Egli opera ora, fratelli, prima che noi raggiungiamo quel rinnovamento alla maniera dell'aquila, prima di essere saziati di beni. Che troviamo infatti quaggiù, durante questo pellegrinaggio, nel corso di questa vita? Siamo forse abbandonati da lui? No. Il Signore opera misericordie. Ed osservate come le opera: egli non ci lascia nel deserto, non ci lascia soli e sperduti, finché non raggiungiamo la patria, Egli opera misericordie, ma con chi? Beati i misericordiosi, perché anch'essi otterranno misericordia . Nessuno dunque deve pensare che avrà per sé la misericordia di Dio, se non è a sua volta misericordioso. Ma sta' a sentire quale dev'essere la misura della misericordia, perché non sia rivolta soltanto verso l'amico e non verso il nemico. Il Signore ha detto: Amate i vostri nemici . Vuoi essere saziato dei beni divini? Deve essere in te stesso saziata la misericordia. La misericordia veramente completa è la misericordia perfetta, quella che ama e vuol bene anche a chi nutre odio per essa. Perciò, o fratelli, praticate la misericordia. Non esiste altro vincolo di carità, non esiste altro veicolo atto a condurci da questa vita alla patria beata. Estendete la carità fino ai vostri nemici e state sicuri. Per questo è venuto Cristo,
7 Ha fatto conoscere le sue vie a Mosè
ai figli di Israele le sue volontà.
Egli fece conoscere a Mosè le sue vie. Quali sono le sue vie che fece conoscere a Mosè? E perché egli scelse Mosè? Nella persona di Mosè devi intendere tutti i giusti, tutti i santi: ne ha nominato uno, ma in lui richiamali tutti. Ora per mezzo di Mosè fu data la legge ed il fatto stesso di tale consegna ha un suo aspetto misterioso. La legge infatti fu data perché l'infermo prendesse coscienza del suo stato e quindi implorasse l'aiuto del medico. Essa rappresenta la via nascosta di Dio. Già prima hai sentito che Dio guarisce tutte le tue infermità . Le infermità erano latenti nei malati: furono dati i cinque libri a Mosè ed anche la piscina ebbe all'intorno cinque portici, dove si esponevano gli infermi, perché vi giacessero e vi fossero mostrati, non già per essere guariti. Quei cinque portici servivano solo a mostrare gli infermi, non certo a curarli. La piscina curava il primo che vi discendeva, e ciò avveniva quando ne era stata mossa l'acqua. Il movimento nella piscina ebbe luogo durante la Passione del Signore. Infatti egli, venendo e rimanendo sconosciuto, mentre alcuni dicevano di lui: " È il Cristo ", ed altri: " Non è il Cristo ", o anche: " È giusto, è peccatore; è un maestro, è un seduttore ", mosse quell'acqua, cioè il popolo e con tale energico movimento uno solo fu l'ammalato guarito, perché nella Passione del Signore è l'unità che viene guarita. Chi non appartiene all'unità, anche se giace nei portici, non potrà essere guarito; anche se si attiene alla legge, non arriverà alla salvezza. Ed allora dato che qui si nasconde un mistero, ciò fa capire che la legge fu data perché i peccatori prendessero coscienza del loro peccato e quindi invocassero l'aiuto del medico per ricevere la grazia. Fu così che del proprio peccato prese coscienza colui nel quale s'immedesima l'apostolo Paolo, quando dice: Infelice uomo che sono! Chi mi libererà da questo corpo di morte? Difatti, attraverso il precetto, egli aveva avuto la chiara dimostrazione del conflitto esistente nel suo intimo, per cui dice: Vedo nelle mie membra un'altra legge che si oppone alla legge della mia mente e mi rende schiavo sotto la legge del peccato, che sta nelle mie membra. Riconobbe così di trovarsi nella miseria e nel pianto, nel conflitto e nella contesa: si scoprì in contraddizione con se stesso, profondamente diverso da sé, da sé quasi staccato e lontano: e che disse nel suo anelito di pace, di pace vera, di pace celeste? Infelice uomo che sono! Chi mi libererà da questo corpo di morte? La grazia di Dio mediante Gesù Cristo ' nostro Signore. Difatti, laddove abbondò il peccato, sovrabbondò la grazia. E come mai abbondò il peccato? Gli è che sopravvenne la legge, affinché abbondasse il peccato . Ma perché al sopravvenire della legge abbondò il peccato? Poiché gli uomini rifiutavano di riconoscersi peccatori, con l'avvento della legge divennero anche prevaricatori. Uno infatti non può essere prevaricatore, se non in quanto ha trasgredito la legge. Lo dice quello stesso Apostolo: Dove infatti non c'è legge, non c'è neppure prevaricazione . Abbondò dunque il peccato, perché sovrabbondasse la grazia. E dunque, come ho già accennato che c'è nella legge un grande mistero, essa fu data appunto perché, crescendo il peccato, si umiliassero i superbi, umiliandosi riconoscessero il loro peccato, e riconoscendolo ottenessero la guarigione. Sono queste le vie nascoste, che Dio fece conoscere a Mosè, mediante il quale diede la legge che avrebbe fatto abbondare il peccato perché sovrabbondasse la grazia.
8 Pietoso e misericordioso è il
Signore, longanime e ricco di misericordia.
Non ti succeda di considerare Dio tanto misericordioso da non considerarlo giusto. Compassionevole e misericordioso è il Signore. Sento questo e ne gioisco: è così che tu dici. Senti e gioisci, perché c'è anche l'aggiunta: longanime e pieno di misericordia, poi alla fine: e verace. Se gioisci per le prime parole, l'ultima deve farti tremare. Egli è tanto misericordioso e longanime da essere pure verace. Ma se tu ammasserai sopra di te l'ira per il giorno dell'ira, non ti avverrà di sperimentare come giusto colui che hai disprezzato come benigno?
9 Non per sempre sarà
adirato né in eterno farà minacce.
Non sarà adirato fino alla fine, né resterà indignato in eterno. La ragione per cui noi viviamo in mezzo ai castighi ed alla corruzione della mortalità dipende dalla sua indignazione: questo ci tocca come pena del primo peccato. Dobbiamo pensare, fratelli miei, non solo a sfuggire alle sue minacce future, ma anche alla sua ira nel tempo presente, perché è sempre da lui che deriva quell'ira di cui si dice e ci dice esser stati figli l'Apostolo. Questi infatti afferma: Un tempo siamo stati anche noi per natura figli dell'ira, come tutti gli altri . Deriva dunque dalla sua ira il fatto che l'uomo si trova quaggiù pellegrino ed è soggetto a fatica. Non deriva forse dalla sua ira, fratelli miei, la consegna: Mangerai il tuo pane con sudore e fatica, e la terra ti produrrà spine e triboli ? Ciò è stato detto al nostro capostipite. Se poi la nostra vita è altra cosa, prova - se puoi - a volgerti a un qualche piacere, in cui non trovi e non senti le spine. Scegli pure quel che vuoi essere, avaro o dissoluto, per nominare solo questi due casi; aggiungi anche un terzo caso: essere ambizioso. Quante spine non s'incontrano nella brama degli onori? E quante poi nella dissolutezza delle libidini? E quante ancora nell'ardore dell'avarizia? Quanti fastidi non comporta l'amore nelle turpi sue forme? Quante preoccupazioni esso non provoca in questa vita? Non parlo dei castighi dell'inferno. Bada che tu stesso non sia già un inferno per te! Ebbene tutto questo, fratelli miei, deriva dalla sua ira, e pur quando ti sarai convertito per operare il bene, non potrai fare a meno di soffrire sulla terra, e non finirà questa fatica se non quando finirà il tuo cammino nella vita. Ma è necessario soffrire durante il cammino per poter poi godere nella patria. Per questo Dio consola con le sue promesse la tua fatica, il tuo sudore, i tuoi molesti fastidi, e ti dice che non sarà adirato fino alla fine, né resterà indignato in eterno.
10 Non secondo i nostri peccati ha agito con noi
né secondo le nostre iniquità ci ha retribuito;
11 perché secondo l’altezza del cielo dalla terra
ha rafforzato la sua misericordia su quelli che lo temono.
12 Quanto dista l’oriente dall’occidente
ha allontanato da noi le nostre iniquità.
Egli non ha agito con noi secondo i nostri peccati. Rendiamo grazie a Dio, che ha voluto così. Noi non abbiamo ricevuto quel che meritavamo. Egli non ha agito con noi secondo i nostri peccati, né ci ha ripagato secondo le nostre iniquità. Perché secondo l'altezza del cielo dalla terra il Signore ha consolidato la sua misericordia sopra coloro che lo temono. Come è costante la protezione del cielo sopra la terra, così è costante la protezione del Signore sopra coloro che lo temono. Se tu temi Dio, sarà costante sopra di te la sua protezione. E che cosa ha fatto? Egli non ci ha ripagato secondo i nostri peccati. Quanto dista l'Oriente dall'Occidente, tanto ha allontanato da noi i nostri peccati. Secondo l'altezza del cielo dalla terra, il Signore ha consolidato la sua misericordia sopra di noi. Quanto dista l'Oriente dall'Occidente, tanto ha fatto esser lontani da noi i nostri peccati. Che significa una tale affermazione? Significa che è nata la tua grazia, che tramontano i tuoi peccati e che tu in qualche modo sei rinnovato. Come un padre ha compassione dei suoi figli, così il Signore ha avuto compassione di quelli che lo temono. Se egli è padre infierisca pure quanto vuole. Ma ci ha castigato, ci ha battuto, ci ha duramente colpito: egli è padre.
14 poiché egli ha conosciuto la
materia della nostra creazione
Si è ricordato che siamo polvere.
Poiché egli ha conosciuto il nostro impasto, cioè la nostra debolezza. Egli sa quel che ha fatto, come sia decaduto, come debba essere restaurato e adottato e arricchito. Noi appunto siamo stati fatti di fango: il primo uomo, venuto dalla terra, è terreno; il secondo uomo, venuto dal cielo, è celeste . Egli ha mandato anche il suo Figlio, il quale è diventato il secondo uomo ed insieme è Dio prima di tutte le cose. Secondo nella venuta, è primo però nel ritorno, in quanto, se è morto dopo che tanti erano morti, prima di tutti gli altri è risorto. Egli ha conosciuto il nostro impasto. Qual è questo impasto? Siamo noi. Ma perché affermi che ci ha conosciuto? Perché ne ha avuto compassione.
15 L’uomo come l’erba i suoi giorni,
come un fiore del campo, così sfiorirà,
16 perché un soffio è passato in lui e non
sussisterà e non conoscerà più il suo luogo.
L'uomo deve attentamente badare a quello che è; non deve insuperbire perché i suoi giorni sono come l'erba. Perché dovrebbe insuperbire l'erba che ora fiorisce e tra poco si secca? Perché dovrebbe insuperbire l'erba che verdeggia per un determinato tempo, e cioè per un breve tempo finché non comincia a risplendere il sole? È un bene dunque per noi che la misericordia di Dio sia sempre sopra di noi e trasformi l'erba in oro. L'uomo, infatti, i cui giorni sono come l'erba fiorirà alla maniera del fiore di campo. Tutto lo splendore del genere umano, gli onori, il potere, le ricchezze, le affermazioni dell'orgoglio, le minacce, sono un fiore d'erba; invece la parola del Signore rimane in eterno . Poiché il vento passerà su di lui, e non sussisterà e non conoscerà più oltre il suo posto. È qui designata come una rovina, qualcosa che assomiglia alla distruzione o alla morte. Ecco uno che si gonfia, si inorgoglisce e si esalta: il vento passerà su di lui, e non sussisterà e non conoscerà più oltre il suo posto
17 Ma la misericordia del Signore
è da sempre e in eterno
su quelli che lo temono e la sua
giustizia sui figli dei figli,
18 per coloro che custodiscono la
sua alleanza e si ricordano
dei suoi precetti, per compierli.
Voi che non lo temete, siete erba, ed essendo erba, vi ritroverete con l'erba tra i tormenti: la carne infatti risorgerà per essere tormentata. Godano invece coloro che lo temono, perché è sopra di loro che si estende la sua misericordia. E la sua giustizia sopra i figli dei figli. Si indica la retribuzione sopra i figli dei figli. Quanti sono i servi di Dio che non hanno figli, e meno ancora i figli dei figli? Ma nostri figli son dette le nostre opere, e figli dei figli la ricompensa delle nostre opere. La sua giustizia sopra i figli dei figli, per coloro che custodiscono il suo testamento, coloro che ritengono a memoria i suoi comandamenti, e non già per ripeterli, ma per adempierli.
19 Il Signore nel cielo ha preparato il suo trono
e il suo regno dominerà tutti.
Il Signore ha preparato in cielo il suo trono. E chi altri ha preparato in cielo il suo trono se non Gesù Cristo? Egli è disceso e poi è asceso; egli è morto e poi è risorto; egli, assunto l'uomo, l'ha elevato al cielo e, sempre in cielo, ha preparato il suo trono. Il trono è la sede del giudice. Tenete dunque presente, voi che ascoltate, il fatto che egli ha preparato in cielo il suo trono. Faccia ciascuno quel che vuole sulla terra, ma non resterà impunito il peccato né sterile la giustizia, poiché il Signore, che fu oggetto di irrisione dinanzi al giudice umano, ha preparato in cielo il suo trono
20 Benedite il Signore angeli suoi,
potenti schiere che fate
la sua parola appena udite
la voce dei suoi detti.
Benedite il Signore, o angeli tutti di lui, potenti per fortezza, esecutori della sua parola. Tu dunque, di fronte alla parola di Dio, non sarai giusto o fedele, se non quando la esegui. Potenti per fortezza, esecutori della sua parola nell'ascoltare la voce dei suoi discorsi.
21 Benedite il Signore voi tutte schiere sue,
suoi ministri che fate la sua volontà.
Benedite il Signore, o schiere tutte di lui e ministri di lui, esecutori della sua volontà. Voi, angeli tutti, potenti tutti per fortezza, esecutori della sua parola, schiere tutte e ministri tutti di lui, esecutori della sua volontà, sì voi benedite il Signore! Difatti tutti coloro che vivono male, pur se tace la loro lingua, maledicono con la vita il Signore. Ascoltare e non fare vuol dire costruire sulla sabbia; ascoltare e fare vuol dire costruire sulla roccia: non ascoltare e non fare equivale a non costruire nulla. Se costruisci sulla sabbia, prepari la tua rovina; se non costruisci nulla, rimarrai esposto alle piogge, alle correnti dei fiumi ed al vento e sarai trascinato via prima ancora di ergerti in piedi . Perciò non bisogna starsene inerti, ma bisogna costruire, e non già in modo da preparare la propria rovina: bisogna costruire sulla roccia, perché non si resti abbattuti dalla tentazione.
22 Benedite il Signore voi tutte opere sue.
In ogni luogo del suo dominio,
Benedite il Signore, opere tutte di lui, in ogni luogo soggetto alla sua dominazione. Dunque in ogni luogo. Non sia egli benedetto dove non domina! Egli sta in ogni luogo perché in ogni luogo sia benedetto; egli sta in ogni parte, perché in ogni parte si canti in suo onore: se dappertutto viene benedetto, è perché dappertutto si viva bene. Benedite il Signore, opere tutte di lui. Se, infatti, con una vita buona, hai cominciato a benedire il Signore, sono le sue opere a benedirlo, e non certo i tuoi meriti. È lui che per te in te opera il bene, perché l'Apostolo dice: Con timore e tremore adoperatevi per la vostra salvezza. Dio infatti è colui che opera in voi . Benedici, anima mia, il Signore. Quest'ultimo versetto è perfettamente identico al primo. Si parla di benedizione all'inizio e di benedizione alla fine: abbiamo cominciato dalla benedizione, ritorniamo alla benedizione per vivere beati e trionfanti nella benedizione.
Dai Padri
Atanasio: il popolo dei gentili impara a lodare Dio.
Eusebio: tutto il mio intimo. Non crediamo inutile questa distinzione implicita di tutte le parti di noi stessi per applicarle alla lode di Dio: le più piccole parti del nostro corpo sono state stabilite dall’abisso della sapienza divina in modo che non ci sia in noi nulla di inutile e l’accordo, l’armonia di tutte le nostre più piccole parti contribuisca a lodare Dio e a benedirlo. È giusto, dunque, convocare tutto ciò che è in noi.
Atanasio: amerai il signore tuo Dio con tutto il cuore con tutta l’anima e con tutte le forze.
2 Eusebio: sintesi dei benefici di Dio: perdona i nostri peccati per mezzo della propiziazione che è il Cristo; ti libera dalla morte dando per la tua morte il sangue del Figlio suo; ti corona della grazia di adorazione; ti dona la speranza della risurrezione col pegno dello Spirito. Tutti questi sono i doni dello sposo alla sposa e questa non porta che la propria fede.
Atanasio: chi si ricorda davvero dei benefici di Dio non si stanca mai di lodarlo.
3 Cassiodoro: Dio perdona, guarisce, risuscita, corona: la corona di giustizia che il Signore giusto giudice mi consegnerà in quel giorno.
4 Teodoreto: speranza della risurrezione.
5 Origene: ti spoglierai del tuo uomo vecchio, come l’aquila si spoglia della sua vecchiezza.
Atanasio: L’aquila simboleggia, profetizza la risurrezione.
Teodoreto: la vita nuova del battesimo.
6 Eusebio: il Signore ha mostrato sotto Mosè come egli ha pietà, ma anche come giudica severamente. Il Signore ha pietà di noi allo stesso modo che un padre ha compassione di figli che si comportano male. Noi eravamo senza Dio e senza timore di Dio: ci ha resi pii e timorosi di Dio.
9 Origene: non per sempre sarà adirato. È stato irritato dal peccato di Adamo e ci ha condannati a morte, ma ciò non durerà per sempre.
11 Teodoreto: il salmista usa i termini che può. Se conoscesse più grandi altezze, lunghezze e distanze, l’avrebbe detto.
12 Origene: l’Occidente è il luogo del peccato. Parallelamente il Cristo è la virtù, è l’oriente.
13 Teodoreto il creatore ha i sentimenti di un padre che conosce la debolezza dei suoi figli. Seguirà, ora, la descrizione di questa debolezza: siamo fatti di polvere.
Girolamo: un padre ha compassione dei suoi figli col correggerli; così Dio con noi
14 Esichio di Gerusalemme: l’argilla, se non si mescola con l’acqua, si disgrega immediatamente; come l’argilla ha bisogno di acqua per essere riplasmata così noi abbiamo bisogno del battesimo per essere riplasmati.
15 Origene: la vita sensibile non è eterna; la misericordia del Signore è eterna.
16 Atanasio: e non conoscerà più il suo luogo: ciò significa che non ritornerà.
17 Origene: i figli dei figli: quelli che hanno ricevuto lo stesso spirito d’adozione dei figli.
19 Girolamo: annuncio della ascensione.
Atanasio: voi tutti angeli suoi. Questo insegna che chi loda Dio condivide la dignità degli angeli.
Ruperto: la carità profondamente sentita invita gli angeli a cantare con lei.
22 Teodoreto: più fortunati dei giudei, noi possiamo ovunque innalzare le nostre mani a Dio nella preghiera.
Teodoreto: tutto passa in questo mondo, solo tu rimani e tu fai nuove tutte le cose.
27 Gregorio Nazianzeno: tu sei lo stesso sempre. Il Figlio di Dio rimane nella sua sostanza quale fu sempre.
Atanasio: anche incarnato tu sei sempre lo stesso.
salmo 103
(1 di Davide )
Benedici anima mia il Signore.
Signore Dio mio, ti sei grandemente glorificato, di
confessione e splendore ti sei rivestito,
2 avvolto di luce come di un manto,
tu che stendi il cielo come una pelle,
3 che copri di acque le sue parti superiori,
che poni la nube come tua
salita, che passeggi sulle ali dei venti,
4 che fai i tuoi angeli come soffi di vento e i tuoi
ministri come fuoco ardente,
5 che hai fondato la terra sulla sua stabilità,
non sarà piegata per i secoli dei secoli.
6 L’abisso come un manto è la sua veste,
sui monti stavano le acque.
7 Alla tua minaccia fuggiranno,
alla voce del tuo tuono avranno paura.
8 Salgono i monti e discendono le pianure al
luogo che hai fondato per loro.
9 Hai posto un confine che non oltrepasseranno
e non torneranno a coprire la terra.
10 Sei tu che fai scaturire le fonti
nelle valli , in mezzo ai monti scorreranno le acque.
11 Berranno tutte le bestie della campagna, gli onagri
le brameranno nella loro sete.
12 Presso di esse gli uccelli del
cielo dimoreranno, di tra le rocce emetteranno la voce.
13 E’ lui che irriga i monti dalle sue alte stanze,
dal frutto delle tue opere sarà saziata la terra,
14 E’ lui che fa crescere il fieno per
i giumenti e le erbe a servizio degli
uomini perché traggano il pane dalla terra.
15 E il vino rallegra il cuore dell’uomo, perché renda
gioioso il volto con l’olio
e il pane rinsalda il cuore dell’uomo.
16 Saranno saziati gli alberi della
pianura e i cedri del Libano che ha piantato.
17 Là i passeri si
annideranno e la casa della cicogna è come il loro capo.
18 Gli alti monti sono rifugio per i
cervi e la roccia per i ricci.
19 Ha fatto la luna per i tempi, il
sole ha conosciuto il suo tramonto.
20 Hai posto le tenebre e fu fatta la notte.
In essa si aggireranno tutte le fiere della foresta,
21 i leoncelli ruggenti
per fare preda e cercare da Dio il loro cibo.
22 E’ sorto il sole e si sono radunati e si
accovacceranno nelle loro tane.
23 Uscirà l’uomo per la sua opera
e per il suo lavoro fino a sera.
24 Come sono grandi le tue opere, Signore,
tutto hai fatto con sapienza, la terra
è piena di ciò che è tuo possesso.
25 Questo mare grande e vasto per le mani,
Là rettili di cui non c’è numero,
animali piccoli insieme con i grandi.
26 Là passeranno le navi,
questo drago che hai formato per burlarti di lui.
27 Tutti da te aspettano che tu dia
loro il cibo a tempo opportuno.
28 Se tu dai a loro lo raccoglieranno,
se apri la tua mano tutto sarà riempito di bontà
29 ma se tu distogli il tuo
volto saranno sconvolti; toglierai
il loro spirito e verranno meno
e torneranno alla loro polvere.
30 Manderai fuori il tuo spirito
e saranno creati e rinnoverai la faccia della terra.
31 La gloria del Signore sia in eterno,
gioirà il Signore delle opere sue,
32 lui che guarda la terra e la fa
tremare, che tocca i monti e fumano.
33 Canterò al Signore nella mia vita,
salmeggerò al mio Dio per il tempo che sono.
34 Gli sia dolce il mio
parlare, e io invero gioirò nel Signore.
35 Spariscano i peccatori dalla terra
e gli iniqui così che non siano.
Benedici anima mia il Signore.
Da Sacy
(1 di Davide )
Benedici anima mia il Signore.
Signore Dio mio, ti sei grandemente glorificato, di
confessione e splendore ti sei rivestito,
2 avvolto di luce come di un manto,
tu che stendi il cielo come una pelle,
3 che copri di acque le sue parti superiori,
che poni la nube come tua
salita, che passeggi sulle ali dei venti,
4 che fai i tuoi angeli come soffi di vento e i tuoi
ministri come fuoco ardente,
Tutto questo salmo non è che una descrizione poetica e figurata della gloria del Signore che risplende in tutte le opere della natura. Dio era grande in se stesso in tutta l’eternità, ma non fu nota la sua grandezza finché non ebbe creato l’universo e gli uomini e gli angeli perché adorassero la sua onnipotenza nella magnificenza di tante opere così stupende. Egli ha steso il vasto e prodigioso corpo dei cieli con la stessa facilità con cui un uomo stende una tenda fatta con pelli. Ha collocato in mirabile modo le acque sopra il cielo secondo ciò che sta scritto nella Genesi e in altri luoghi. Le nubi, sono come il cocchio del Signore e i venti come le sue ali. Espressione metaforica la quale ci fa comprendere in una maniera assai meno degna la natura di quello spirito sovrano ed infinito con cui il Signore è presente dappertutto, prevede tutte le cose e provvede loro nel tempo stesso. I suoi angeli e i suoi ministri sono anch’essi in una perpetua attività per adempiere i suoi ordini. Il profeta li paragona nel loro ardore alla velocità dei venti e alla rapidità delle fiamme ardenti a cui nessun ostacolo può resistere.
5 che hai fondato la terra sulla sua stabilità,
non sarà piegata per i secoli dei secoli.
Il profeta dai cieli passa alla terra e fa osservare come una prova dell’onnipotenza di Dio l’aver creata una massa così prodigiosa, fondandola non sopra altra cosa, ma sopra se medesima e stabilendola sopra la sua propria fermezza come una base inconcussa.
6 L’abisso come un manto è la sua veste,
sui monti stavano le acque.
7 Alla tua minaccia fuggiranno,
alla voce del tuo tuono avranno paura.
8 Salgono i monti e discendono le pianure al
luogo che hai fondato per loro.
9 Hai posto un confine che non oltrepasseranno
e non torneranno a coprire la terra.
Questa descrizione dell’abisso è spiegata diversamente dagli interpreti. Secondo il senso espresso nel testo, che sembra per verità naturale ed intelligibile, il santo profeta parla qui di ciò che si vede ogni giorno. Secondo l’altro senso, abbracciato da molti ed esposto in questa traduzione, il profeta parlerebbe qui dello stato primitivo della creazione, allorché le acque ricoprivano dapprima la superficie della terra, in virtù di quella voce potente e terribile a cui nessuna creatura può resistere e che altro non è che il Verbo di Dio. Comandò questi che le acque si radunassero in un solo luogo, affinché fosse scoperta la terra. Allora dunque essendo fuggite le acque cioè avendo prontamente ubbidito alla voce tonante del loro creatore, si videro, di mano in mano che si andavano ritirando, che ascendevano i monti al di sopra della rimanente terra e le campagne e le valli si abbassavano al di sotto della montagna. Quindi le acque essendo state rinchiuse nel mare non hanno poi potuto oltrepassare i confini da loro prescritti dal dito di Dio e coprire di nuovo la terra come prima.
10 Sei tu che fai scaturire le fonti
nelle valli , in mezzo ai monti scorreranno le acque.
11 Berranno tutte le bestie della campagna, gli onagri
le brameranno nella loro sete.
12 Presso di esse gli uccelli del
cielo dimoreranno, di tra le rocce emetteranno la voce.
13 E’ lui che irriga i monti dalle sue alte stanze,
dal frutto delle tue opere sarà saziata la terra,
È stato un effetto singolare della bontà del Signore, dopo aver radunato le acque nel mare, per dare all’uomo il mezzo di abitare la terra, produrre le fontane e fare che scorrano molte acque nelle valli fra i monti per i suoi diversi bisogni. Egli ebbe in ciò parimenti riguardo a tutte le bestie dei campi e soprattutto a quelle che come gli asini selvatici sono più stimolate dalla sete. Ma non essendoci neppure un uccello per quanto possa essere piccolo che non abbia parte alle sollecitudini della sua provvidenza, le fonti e le acque che servono all’uomo invitano inoltre i volatili che si dilettano di fare il loro nido tra le balze, che pendono sui ruscelli, che giù cadono nelle valli. E nei loro canti più innocenti di quanto siano i concerti delle voci umane, fanno risuonare le lodi del loro Creatore.
14 E’ lui che fa crescere il fieno per
i giumenti e le erbe a servizio degli
uomini perché traggano il pane dalla terra.
15 E il vino rallegra il cuore dell’uomo, perché renda
gioioso il volto con l’olio
e il pane rinsalda il cuore dell’uomo.
La tua provvidenza, o Dio, creò le fonti nelle valli per l’uso e degli uomini e delle belve; ma essa diffonde ancora dall’alto le piogge sui monti aridi e fa germogliare alla terra un’ abbondanza di frutti capace di saziare tutti i suoi abitanti. L’uomo li coltiva, ma tu li fai crescere, o Signore. Tu non alimenti le bestie meno degli uomini, dando alle une il fieno e agli altri l’erbaggio, non quello che serve di pascolo agli animali, ma quello donde nasce il frumento con gli altri grani destinati al nutrimento dell’uomo. Davide parlando del vino dice soltanto che esso rallegra il cuore dell’uomo e che il pane conforta il suo cuore, perché il pane è un cibo destinato a sostenerlo, mentre il vino non è se non come un rimedio di cui dobbiamo servirci con una grande moderazione e per sola necessità. La Chiesa avendo staccato queste parole dal presente luogo se ne serve ogni giorno per esprimere il più augusto dei nostri divini misteri che è quello della Santa eucarestia. Tu fai uscire, dice essa, il pane vivente dalla terra e ci dai un vino celeste che rallegra veracemente il cuore dell’uomo. Questo pane, cioè il corpo di Gesù Cristo, è disceso dal cielo, come dice egli stesso, alimenta non il corpo, ma l’anima. Si può dire inoltre la stessa cosa di quell’olio che rende brillante il volto dell’uomo. Poteva esso significarci un’altra cosa del tutto interiore, cioè la divina unzione dello Spirito Santo che è una sorgente di gioia tutta celeste nel cuore dell’uomo, che può chiamarsi il suo volto interiore.
16 Saranno saziati gli alberi della
pianura e i cedri del Libano che ha piantato.
17 Là i passeri si
annideranno e la casa della cicogna è come il loro capo.
18 Gli alti monti sono rifugio per i
cervi e la roccia per i ricci.
Un uomo pieno di Dio, qual era Davide, trovava il Signore in tutti gli oggetti che si presentavano a lui e perciò considerando tutti gli alberi della campagna e delle foreste, e tutti i cedri del Libano, li considera non solo come l’opera della mano di Dio che li ha piantati, ma come alimentati di continuo per un effetto di quella divina provvidenza che spargendo le piogge sopra la terra, sazia, per così dire gli alberi con l’abbondanza del succo da esse prodotto. Egli nei medesimi contempla a un tempo il ricovero che vi trovano i più piccoli uccelli come i più grandi, come l’airone, o secondo altri la cicogna, il cui nido supera di gran lunga quello degli uccelletti. Egli ammira inoltre il modo in cui Dio ha procurato luoghi di asilo così alle piccole bestie come alle grandi. Le rupi, egli prosegue, servono di rifugio ai ricci, come ai cervi gli eccelsi monti.
19 Ha fatto la luna per i tempi, il
sole ha conosciuto il suo tramonto.
20 Hai posto le tenebre e fu fatta la notte.
In essa si aggireranno tutte le fiere della foresta,
21 i leoncelli ruggenti
per fare preda e cercare da Dio il loro cibo.
22 E’ sorto il sole e si sono radunati e si
accovacceranno nelle loro tane.
23 Uscirà l’uomo per la sua opera
e per il suo lavoro fino a sera.
L’uomo abituato a vedere il corso della luna e del sole e la invariabile serie dei giorni e delle notti, dei mesi, degli anni e di tutte le varie stagioni, di solito si ferma senza risalire fino al principio sovrano dell’ammirabile regolarità che si osserva in tutto il corpo e in tutte le parti della natura. Al fine dunque di sollevare la sua mente a Dio, Davide tutto occupato com’era nel governo di un grande regno pensa a far considerare che la luna non segnava così esattamente tutti tempi se non perché la divina onnipotenza l’aveva fatta e destinata per tale scopo, che il sole non era neppure esso così regolato nel suo corso di ciascun giorno e nel momento del suo tramonto se non perché seguiva le regole dategli dal suo Creatore o piuttosto perché la mano invisibile di colui che lo conduceva conosceva perfettamente tutti questi tempi. Facendo succedere la notte al giorno dava mezzo alle bestie della foresta e ai leoncelli famelici di correre ruggendo per cercare la preda e l’alimento che hanno essi diritto di chiedere al Creatore. Tornando il giorno col nascere del sole tutte le bestie che scorse erano qua e là nella notte si radunavano di nuovo nella foresta e si andavano a coricare nelle loro tane .
24 Come sono grandi le tue opere, Signore,
tutto hai fatto con sapienza, la terra
è piena di ciò che è tuo possesso.
25 Questo mare grande e vasto per le mani,
Là rettili di cui non c’è numero,
animali piccoli insieme con i grandi.
26 Là passeranno le navi,
questo drago che hai formato per burlarti di lui.
Il profeta ci obbliga ad ammirare qui una immagine della infinita grandezza di Dio nella vasta estensione del mare e nella innumerabile moltitudine e diversità di pesci che esso rinchiude sia grandi sia piccoli. Fra i grandi egli specifica sotto il nome di mostro o di drago il maggiore di tutti , che senza dubbio è la balena che Dio, dice egli, ha formata affinché presiedesse su quell’elemento.
27 Tutti da te aspettano che tu dia
loro il cibo a tempo opportuno.
28 Se tu dai a loro lo raccoglieranno,
se apri la tua mano tutto sarà riempito di bontà
29 ma se tu distogli il tuo
volto saranno sconvolti; toglierai
il loro spirito e verranno meno
e torneranno alla loro polvere.
30 Manderai fuori il tuo spirito
e saranno creati e rinnoverai la faccia della terra.
Secondo il senso letterale il profeta ci rappresenta con queste parole l’assoluta dipendenza in cui sono tutti gli animali rispetto a Dio, e per i loro alimenti e per la sussistenza del loro essere oltre il bisogno degli alimenti. Egli fa dunque vedere che se essi raccolgono di che cibarsi, lo raccolgono perché Dio lo dà loro e che perciò non sono sazi di beni se non quando apre la sua mano per ricolmarli. Non sussistono nel loro essere se non perché li guarda con occhio propizio, cioè li sostiene con la sua volontà e con la sua potenza. Nel momento in cui nasconde la sua faccia da loro e cessa di volgere lo sguardo benigno di cui parliamo, si scompigliano e ritornano nella polvere di cui sono stati formati, essendo privi dello spirito di vita che comunicava loro nel rimirarli. Ma in quel modo che tutti questi animali cessano di esistere e tornano nella loro polvere nell’atto stesso che egli ritira da loro lo spirito che li vivifica, così nell’istante in cui manda un nuovo soffio produce nuove creature facendole nondimeno nascere dalla loro specie e rinnova sempre in questo modo tutta la faccia della terra.
31 La gloria del Signore sia in eterno,
gioirà il Signore delle opere sue,
32 lui che guarda la terra e la fa
tremare, che tocca i monti e fumano.
È giusto, dice il santo re, che un Dio così potente e così pieno di bontà e da cui tutte le creature dipendono in modo assoluto, sia glorificato in tutti i secoli. Perciò quando tutta la faccia della terra è rinnovata per un effetto del suo spirito, non sia data gloria agli uomini né a tutte le altre creature, ma al Signore. A lui solo appartiene il rallegrarsi delle sue opere come cose veramente buone.
33 Canterò al Signore nella mia vita,
salmeggerò al mio Dio per il tempo che sono.
34 Gli sia dolce il mio
parlare, e io invero gioirò nel Signore.
La contemplazione di tante meraviglie della potenza e della grazia di Dio fa risolvere Davide ad impegnarsi a cantare per tutto il corso della sua vita le lodi della sua gloria non solo con la voce, ma anche con gli strumenti, cioè secondo il senso figurato, con le sue opere niente meno che con le sue parole. Ma siccome teme che in sé medesimo si trovi alcuna cosa che dispiace a Dio e che gli renda ingrate le stesse lodi che vuol dargli, desidera prima di tutto che si degni di gradirle. Purifichi dunque lo spirito del suo cuore, affinché possa egli veramente, come desidera, non trovare più la sua gioia e le sue delizie se non in lui solo.
35 Spariscano i peccatori dalla terra
e gli iniqui così che non siano.
Benedici anima mia il Signore.
Pronuncia Davide in virtù dello spirito di Dio che abita lui questo decreto contro i peccatori che meritano di essere sterminati dalla faccia della terra o almeno egli desidera che finalmente cessino di essere peccatori ed ingiusti al punto di non riconoscere il loro creatore. Ma in quanto a lui medesimo si infiamma di nuovo ed eccita l’anima sua a benedire più che mai il suo Signore, come per riparare in qualche modo l’oltraggio che gli viene fatto da tanti iniqui .
da Agostino
(1 di Davide )
Benedici anima mia il Signore.
Signore Dio mio, ti sei grandemente glorificato, di
confessione e splendore ti sei rivestito,
Diciamo tutti: Benedici, anima mia, il Signore. Dobbiamo tutti parlare alla nostra anima, perché l'anima che è in tutti noi, in base all'unità della fede, è un'anima sola, e tutti quanti noi che crediamo in Cristo, a motivo dell'unità del suo corpo, siamo un sol uomo. Benedica l'anima nostra il Signore per i tanti suoi benefici, per i doni tanto numerosi e grandi della sua grazia. Tali doni noi li troviamo in questo Salmo se facciamo attenzione e scuotiamo la nebbia dei pensieri carnali, con lo spirito - in quanto possibile - desto, con lo sguardo - in quanto possibile - diretto, con l'occhio puro - in quanto possibile - del nostro cuore, in quanto non ci faccia da ostacolo la vita presente né ci tenga occupati il desiderio delle cose presenti né ci renda ciechi la cupidigia del mondo. Se saremo dunque ben desti, potremo ascoltare i grandi, magnifici e bei doni di Dio, tanto appetibili quanto fecondi di letizia e di gioia: tutte cose che già intravedeva nel suo spirito chi aveva concepito questo salmo, quando, esaltandosi a tale visione, prorompeva nel grido: Benedici, anima mia, il Signore.
O Signore, Dio mio, ti sei fatto sommamente grande. Sta' attento alle cose grandiose che sta per narrare, per le quali merita unicamente di essere lodato solo chi è l'autore di tutte le cose grandiose. Di maestà e di splendore ti sei rivestito. O Signore, Dio mio, che ti sei fatto sommamente grande, come ti sei fatto sommamente grande? Non sei forse sempre grande e sempre magnifico? Sei forse imperfetto per crescere in perfezione? Puoi forse venir meno per farti più piccolo? Ma poiché sei quel che sei e lo sei veramente, hai voluto rivelare il tuo nome al tuo servo Mosè: Io sono colui che sono : sì che sei grande, e la tua grandezza è di eterna durata, non conoscendo né principio né termine. Essa non comincia con l'inizio del tempo, né trascorre fino alla fine del tempo, né subisce trasformazioni nel mezzo: la tua grandezza è intrinsecamente immutabile… Ma allora in che senso ti sei fatto sommamente grande? C'è un altro salmo a spiegarcelo, nel punto in cui dice: si è fatta meravigliosa la tua scienza per me . Se è esatta l'espressione: si è fatta meravigliosa la tua scienza per me, altrettanto esatta è l'altra: ti sei fatto sommamente grande, o Signore Dio mio, per me. Ma anche questo concetto va approfondito. Il mio Dio si fa grande per me? Dunque diventa grande per me. Al riguardo anche l'orazione quotidiana, fonte della nostra salvezza, ci insegna qualcosa. Sia santificato il tuo nome : questo chiediamo ogni giorno; questo ogni giorno preghiamo che avvenga. Che risponderemmo se uno ci domandasse: " Ma come mai chiedete che sia santificato il nome di Dio? Forse non è sempre santo perché ora sia santificato? ". Eppure non lo chiederemmo, se non volessimo che ciò avvenisse! Un conto infatti è la congratulazione, un conto è l'orazione: ci rallegriamo di qualcosa che già c'è, mentre preghiamo perché ci sia qualcosa che ancora non c'è. Che significa dunque: sia santificato il tuo nome? Se lo sappiamo, comprendiamo anche ciò che è detto qui: o Signore, Dio mio, ti sei fatto sommamente grande. Dire: sia santificato il tuo nome equivale a dire: sia santo il tuo nome dinanzi agli uomini.
Di maestà e di splendore ti sei rivestito. La confessione della maestà è messa prima dello splendore, e questo consiste nella bellezza. Se cerchi, la bellezza, cerchi una buona cosa. Ma perché tu la cerchi, o anima? Per essere amata dal tuo sposo, al quale certo non piaceresti, se fossi brutta. E lui, lo sposo, com'è? Magnifico di aspetto tra i figli degli uomini. E se è bello, tu che sei brutta vorresti baciarlo, ma non badi al fatto che tu sei piena di iniquità. Sparsa invece è la grazia sulle tue labbra, perché proprio di lui fu scritto così: Sei magnifico di aspetto tra i figli degli uomini, sparsa è la grazia sulle tue labbra; perciò le fanciulle ti amarono . C'è dunque uno che è splendido e che è bello tra i figli degli uomini e, pur essendo figlio dell'uomo, lo è di più dei figli degli uomini. E tu vuoi piacergli, o anima umana che sei sola tra tanti? Ascoltiamo la Chiesa, poiché tra i suoi figli c'era un'anima sola ed un cuor solo , ed è alla Chiesa che parla il salmo. Vuoi davvero piacergli? Non puoi riuscirci finché sei deforme, ed allora che farai per essere bella? Anzitutto deve dispiacerti la tua deformità, perché solo così meriterai di ottenere la bellezza da colui al quale vuoi appunto piacere, facendoti bella. A trasformarti sarà infatti quegli stesso che già ti ha formato. Perciò devi prima considerare come sei, per sfuggire al rischio di cercare, se sei brutta, i baci del tuo bello. Ma per vedermi - tu dici - a che cosa dovrò guardare? Come specchio egli ti ha messo davanti la sua Scrittura, dove puoi leggere: Beati i puri di cuore, perché essi vedranno Dio. Uno specchio ti è stato posto davanti proprio in questo testo: vedi se sei come egli ha detto e, se non lo sei, piangi per esserlo. Sarà lo specchio a rivelarti il vero tuo volto, e come lo specchio non ti farà da adulatore, così neanche tu dovrai lusingarti. Sarà la sua lucentezza a mostrarti quello che sei: vedi quello che sei e, se questa immagine non ti piace, procura di non essere così. Se infatti, per essere brutta, non piaci ancora a te stessa, già piaci al tuo bello. E perché? Per il fatto che non ti piace la tua bruttezza, cominci a piacergli con tale confessione, come si dice in un altro passo: Cominciate a lodare il Signore con la confessione . Prima di tutto accusa come colpa la tua bruttezza, ché la bruttezza dell'anima deriva dai peccati e dalle iniquità. Accusando la tua bruttezza, cominci a confessare e, con la confessione, cominci a farti più bella. E chi ti fa più bella se non colui che è magnifico di aspetto tra i figli degli uomini?
Signore Dio mio, ti sei grandemente esaltato, di
confessione e splendore ti sei rivestito,
2 avvolto di luce come di un manto,
tu che stendi il cielo come una pelle,
Dunque, circonfuso di luce, come di un vestito, egli ha disteso il cielo come pelle. Ora ci si vuole esporre, mediante alcune figure misteriose, come ha fatto questo, come cioè si è rivestito della Chiesa come di un manto di luce. Ascoltiamo quindi come la Chiesa si è fatta luce, divenendo senza macchia e senza ruga, divenendo tutta candida e pura, tutta splendente nel vestito dello sposo e mantenendosi unita a lui. Egli ha disteso il cielo come pelle. Non c'è dubbio che questo lo vedo. Difatti chi altri se non Dio ha disteso questo cielo, che vediamo con i nostri occhi carnali? Ma quel distendere il cielo come pelle, se lo prendi alla lettera, sta lì ad indicare la facilità del suo operare. Infatti tu vedi questa immensa costruzione e sai bene che un qualsiasi uomo, se può distendere una sia pur piccola copertura, lo fa con notevole sforzo, con grande e difficile lavoro, impegnandosi a lungo. Ma perché per la tua debolezza di uomo non abbia a immaginare che le opere di Dio siano frutto di un simile e difficile lavoro, è qui presentata l'immagine della facilità proprio in rapporto alla tua capacità; così puoi in qualche modo cominciare a credere che Dio opera facilmente, senza pensare che abbia disteso il cielo nel modo in cui tu hai costruito il tetto della tua casa. Devi invece pensare che, come ti riesce facile distendere una pelle, altrettanto facile è stato per Dio distendere l'immensità
3 che copri di acque le sue parti superiori,
che poni la nube come tua
salita, che passeggi sulle ali dei venti,
Egli fa delle nubi il suo mezzo di ascesa. Anche questa espressione si interpreta bene in senso letterale, perché il Signore ascese visibilmente al cielo. Ma in che modo le nubi divennero mezzo di ascesa al cielo? Dopo aver detto queste cose, una nube lo avvolse . Qualcosa di simile lo trovi predetto della nostra risurrezione: E quelli che son morti in Cristo - sta scritto - risorgeranno per primi; poi anche noi che viviamo saremo insieme con loro rapiti tra le nubi, incontro al Cristo nell'aria: e così saremo sempre con il Signore. Eccoti le nubi che servono per l'ascesa al cielo; ma io ti indicherò anche le nubi fatte per ascendere su quest'altro cielo, quello delle divine Scritture. Che significa questo, o fratelli? Oh, voglia il Signore mio Dio degnarsi di annoverarmi tra quelle nubi, quali che siano. Giudichi lui che oscura nube che sia, ma voi dovete considerare come nubi tutti i predicatori della parola della verità. Quanti dunque, a motivo della loro debolezza, non sono in grado di ascendere su questo cielo, di elevarsi cioè alla conoscenza delle Scritture, cerchino di ascendere attraverso le nubi. È questo forse che sta ora accadendo tra voi: se riusciamo a qualcosa di buono, se le nostre fatiche e sudori non sono infruttuosi, voi ascendete nel cielo delle divine Scritture, e cioè vi elevate alla loro conoscenza grazie alla nostra predicazione. Orbene non è del tutto improprio che intendiamo con i venti le anime, non perché il vento sia anima, ma perché esso è invisibile e, pur essendo un elemento corporeo, atto a trascinare altri corpi, sfugge all'occhio umano più acuto. Ora anche l'anima è invisibile, e quindi è giusto intendere con i venti le anime. Questo è il motivo per cui si dice che Dio, quando ebbe plasmato l'uomo, gli soffiò dentro lo spirito di vita, e così l'uomo divenne anima vivente . Perciò non è improprio nel linguaggio allegorico interpretare i venti come anime… E che cosa dobbiamo intendere nel passo: Egli sale sopra le penne dei venti? Abbiamo già detto che giustamente con i venti si intendono, in senso figurato, le anime. E le penne dei venti, cioè le penne delle anime che cosa sono? Sono i mezzi con cui esse si levano in alto. Perciò le penne delle anime sono le virtù, le opere buone, le azioni oneste. Tutte queste penne formano in esse due ali, se è vero che tutti i comandamenti si riducono a due comandamenti. Chiunque vuol bene davvero a Dio ed al prossimo, ha l'anima provvista di penne, capace di volare ad ali spiegate, per impulso di questo amore santo, fino al Signore. Chi invece si lascia irretire dall'amore carnale, è come se avesse del vischio nelle penne. Se l'anima non avesse le ali e le penne, come potrebbe il salmista esclamare nel gemito delle tribolazioni: Chi mi darà le penne come quelle della colomba? Egli continua dicendo: E volerò e troverò riposo.
4 che fai i tuoi angeli come soffi di vento e i tuoi
ministri come fuoco ardente,
Egli fa i suoi spiriti angeli, e fuoco ardente i suoi ministri. In merito a questo, benché noi non vediamo la presenza degli angeli, trattandosi di cosa che sfugge ai nostri occhi ed esiste nel gran regno di Dio imperatore, tuttavia sappiamo per fede che gli angeli esistono, troviamo scritto che sono apparsi a molti e lo crediamo al di fuori di qualsiasi legittimo dubbio. Ora gli angeli sono spiriti, ma in quanto spiriti non sono angeli: è quando sono inviati che diventano angeli. La parola angelo infatti designa l'ufficio, non la loro natura. Se si chiede il nome di questa natura, si risponde che è spirito; se si chiede l'ufficio, si risponde che è angelo: per quello che è, è spirito, mentre per quello che compie è angelo.
5 che hai fondato la terra sulla sua stabilità,
non sarà piegata per i secoli dei secoli.
Egli fondò la terra sopra la sua stabilità, ed essa non vacillerà nei secoli dei secoli. Io non so, se prendendo questo come riferito alla terra materiale, segua come sviluppo logico o si dica rettamente: non vacillerà nei secoli dei secoli, perché sta anche scritto: Il cielo e la terra passeranno . Questo testo è molto difficoltoso, se si vuole prenderlo alla lettera. Difatti la frase: Egli fondò la terra sopra la sua stabilità, sta forse ad indicare una certa stabilità, a noi sconosciuta, che sostiene la terra, e questo spiegherebbe il fondò. Sopra che cosa? Sopra la stabilità della terra stessa, che Dio collocò sotto, perché ne fosse sostenuta e che sfugge probabilmente ai nostri occhi. Ammesso anche che queste cose siano nascoste nella creatura, non rimarrà certo nascosto il Creatore per l'oscurità della creatura; vediamo dunque le cose che ci è possibile vedere e, per le cose che vediamo, pensiamo a lodarlo e ad amarlo. Volgiamoci a ricercare ciò che qui è espresso in forma figurata… In quel fondò la terra io intendo la Chiesa. Del Signore è la terra e quanto essa contiene ; con terra io intendo la Chiesa. Proprio essa è la terra assetata, essa è colei che parla nei salmi: sola tra tutti essa dice: La mia anima è come terra senz'acqua dinanzi a te . Che significa senz'acqua? Significa assetata… E qual è la stabilità, sopra la quale è stata fondata? È il suo fondamento. O è forse inesatto se intendiamo che la stabilità, sopra la quale è stata fondata la terra, è il fondamento su cui è stata costruita la Chiesa? E qual è questo suo fondamento? Nessuno - è detto - può porre altro fondamento fuori di quello già posto, che è Gesù Cristo . Su di lui dunque noi siamo stati stabiliti, e giustamente, essendo in lui stabiliti, non vacilleremo nei secoli dei secoli. Nulla infatti è più stabile di un tal fondamento. Tu eri debole, ma è stabile il fondamento che ti sostiene. Tu non potevi da solo essere stabile, ma sarai sempre stabile, se resterai aderente a quello stabile fondamento. Non vacillerà nei secoli dei secoli. Proprio la Chiesa è predestinata ad essere la colonna ed il sostegno della verità.
6 L’abisso come un manto è la sua veste,
sui monti stavano le acque.
7 Alla tua minaccia fuggiranno,
alla voce del tuo tuono avranno paura.
Ad un tuo rimprovero esse fuggiranno. Anche questo si è verificato, o fratelli: fuggirono le acque dinanzi al rimprovero di Dio, cioè si ritirarono cessando dall'opprimere i monti. Emergono ormai come monti Pietro e Paolo, ed in che modo essi si impongono? Mentre prima subivano l'oppressione dei persecutori, ora sono venerati da parte degli Imperatori. Fuggirono davvero le acque dinanzi al rimprovero di Dio, perché è in mano di Dio il cuore dei re: egli li ha piegati secondo la sua volontà , per mezzo di loro ha fatto concedere la pace ai cristiani, sicché si è affermata ed imposta l'autorità degli Apostoli. O forse anche quando li sovrastavano le acque, era sparita la grandezza dei monti? Resta comunque, fratelli miei, che dinanzi al rimprovero di Dio, perché tutti vedessero l'altezza prominente dei monti, quei monti attraverso i quali sarebbe venuta la salvezza per il genere umano (in quanto sta scritto: Levai il mio sguardo verso i monti, donde mi verrà l'aiuto ), quelle acque fuggirono. Alla voce del tuo tuono avranno paura. E chi non proverebbe spavento dinanzi alla voce di Dio trasmessa per mezzo degli Apostoli e delle Scritture, che sono le sue nubi? Si placò il mare, ebbero paura le acque, riemersero i monti, venne l'ordine dell'Imperatore. Ma chi avrebbe dato quest'ordine se Dio non avesse tuonato? L'ordine imperiale ci fu, perché fu Dio che lo volle, e così avvenne. Perciò nessun uomo deve attribuirsi alcun merito: ebbero paura le acque, ma alla voce del tuo tuono. Quando infatti Dio lo volle, subito fuggirono le acque e più non oppressero i monti; prima che ciò avvenisse, i monti erano stabili, ma stavano sotto le acque.
8 Salgono i monti e discendono le pianure al
luogo che hai fondato per loro.
Si elevano i monti e discendono i campi verso il luogo che tu loro assegnasti. Si continua a parlare di acque, ma qui non dobbiamo intendere né i monti né i campi in senso terreno: pensiamo invece ai flutti che sono tanto grandi da essere simili ai monti. Ci fu un vasto rivolgimento del mare e i suoi flutti divennero come dei monti, al punto da ricoprire quei monti che sono gli Apostoli. Ma per quanto tempo si elevano i monti e discendono i campi? Prima infuriarono, poi si placarono. Quando infuriavano, i flutti erano come montagne; quando si placarono, divennero come pianure: fu Dio ad assegnar loro un luogo.
9 Hai posto un confine che non oltrepasseranno
e non torneranno a coprire la terra.
10 Sei tu che fai scaturire le fonti
nelle valli , in mezzo ai monti scorreranno le acque.
In mezzo ai monti scorreranno le acque? Sappiamo già chi siano i monti: sono i grandi predicatori della Parola divina, sono i sublimi messaggeri di Dio, pur se vivono ancora nella carne mortale; sono eminenti non per la loro virtù, ma per la grazia di lui. Ed in mezzo ai monti - dice - scorreranno le acque. Possiamo pensare che ciò significhi che in mezzo agli Apostoli scorrerà la predicazione della parola della verità. Che significa: In mezzo agli Apostoli? Quando si dice in mezzo, si designa ciò che è comune. Una cosa comune, della quale tutti partecipano in uguale misura. sta in mezzo e non appartiene a me, anzi non appartiene né a te, né a me. In questo senso parliamo di certe persone dicendo che hanno in comune tra loro la pace, o la fede, o la carità: diciamo proprio così. Che significa: tra loro? Significa in mezzo a loro. E che significa in mezzo a loro? Significa comune a loro. Ascolta queste acque fluenti in mezzo ai monti. Comune era infatti la fede agli Apostoli, né alcuno di loro possedeva queste acque in proprietà personale ed esclusiva. Se le acque non fossero in mezzo, sarebbero una cosa privata ed il loro fluire non sarebbe per il pubblico bene; io allora avrei la mia acqua, quello avrebbe la sua, e non starebbe nel mezzo quel che io e anche l'altro possiede. Ma così non è della pacifica predicazione apostolica.
11 Berranno tutte le bestie della campagna, gli onagri
le brameranno nella loro sete.
Berranno tutti gli animali della foresta. Che cosa berranno? Le acque che scorrono in mezzo ai monti verso le convalli. E ne berranno chi? Gli animali della foresta. Tutto questo possiamo riscontrarlo anche nell'ordine naturale, perché gli animali della foresta si abbeverano alle sorgenti ed ai ruscelli scorrenti in mezzo ai monti. Ma c'è dell'altro, perché Dio ha voluto nascondere sotto il velo di tali figure la sua sapienza non già per sottrarla a quanti sinceramente la desiderano, ma occultandola a chi la trascura e svelandola a chi la ricerca; ed anche lo stesso nostro Signore ha voluto esortarvi per mezzo di noi a scrutare nelle realtà, che si riferiscono alla natura materiale e visibile, qualcosa che vi è spiritualmente nascosto e la cui scoperta sia motivo di gioia per noi. Negli animali della foresta noi vediamo le genti, e tale interpretazione trova conferma in molti passi della Sacra Scrittura. Ma i più evidenti ci appaiono a questo proposito due esempi significativi. Il primo ci è offerto dall'arca di Noè, nella quale nessuno di noi dubita che era prefigurata la Chiesa: ora in essa non sarebbero stati racchiusi gli animali di tutte le specie , se quella massa così riunita non fosse servita ad indicare tutte le genti, a meno che non vogliamo pensare che, se il diluvio avesse distrutto completamente ogni specie animale, Dio non avrebbe più avuto il potere di comandare alla terra di produrle di nuovo, come già le aveva create con la sua prima parola . Non dunque invano, non a caso né per una qualche indigenza di Dio, o per un esaurimento del suo potere creativo, fu ordinato che tutti gli animali venissero racchiusi nell'arca. Ed infatti quando venne il tempo (perché dobbiamo ormai passare alla seconda testimonianza altrettanto evidente), quando - dicevo - venne il tempo in cui ciò che era prefigurato dall'arca stava per compiersi nella Chiesa, l'apostolo Pietro che era esitante nel donare i misteri del Vangelo alle genti non circoncise, anzi non tanto esitava, ma pensava di non doverglieli dare, un giorno mentre era affamato ed aveva voglia di mangiare, salì di sopra a pregare. Questo fatto, narrato negli Atti degli Apostoli, è ben noto a chi li sa leggere ed ascoltare. Egli dunque, mentre pregava, avvertì quella sorta di rapimento, che i Greci chiamano estasi: cioè la sua mente si staccò da ogni relazione con le cose materiali per contemplare una grande visione, sottraendosi a quanto lo circondava. In quel momento egli vide una specie di recipiente, come un lenzuolo che per i quattro angoli veniva calato dal cielo ed in cui erano tutti gli animali e tutte le specie di bestie, e sentì risuonare una voce: Pietro, uccidile e mangiane . Ma egli che era stato educato nella Legge, era cresciuto secondo il costume giudaico e ben conosceva il precetto dato dal servo di Dio Mosè, cui si era mantenuto fedele per tutta la vita, rispose: No, no, Signore, perché io non ho mai mangiato nulla di profano . Profano infatti era chiamato dai Giudei e dalla Legge quello che è impuro, come ben sanno coloro che hanno studiato la letteratura ecclesiastica. E la voce rispose a Pietro: Quello che Dio ha purificato, tu non chiamarlo impuro. Questo fatto si ripeté per tre volte, finché non scomparve quella sorta di piatto che si era visto calare per tre volte dal cielo. Tale piatto, provvisto di quattro angoli, rappresentava l'orbe terrestre con le sue quattro parti. Più volte la Sacra Scrittura ricorda queste quattro parti: l'Oriente e l'Occidente, il Settentrione e il Mezzogiorno. Proprio perché tutto il mondo era chiamato attraverso il Vangelo, furono composti i quattro Vangeli. E questo voleva significare quel recipiente calato per tre volte dal cielo, perché fu detto agli Apostoli: Andate e battezzate tutte le genti nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo
12 Presso di esse gli uccelli del
cielo dimoreranno, di tra le rocce emetteranno la voce.
Il salmo continua così nella sua composizione: Sopra di essi abiteranno i volatili del cielo. Sopra di chi? Sopra gli onagri, o piuttosto sopra i monti? È da tutto il passo che è determinato tale significato: In mezzo ai monti scorreranno le acque; ne berranno tutti gli animali della foresta; ne prenderanno gli onagri per la loro sete; sopra di essi abiteranno i volatili del cielo. Per maggior coerenza intendiamo sopra i monti, il che fra l'altro è un concetto che si adatta a questa creatura. I volatili possono abitare sopra i monti, e non sopra gli onagri: dovremmo intendere il secondo senso, se ci fossimo costretti per necessità. È dunque sopra i monti che abiteranno i volatili del cielo. Noi vediamo questi uccelli che abitano sopra i monti; ma molti di essi abitano nei campi, molti nelle valli, molti nei boschi, molti nei giardini, e quindi non tutti abitano sopra i monti. Ci sono però dei volatili che abitano soltanto sopra i monti. Questo nome sta a significare certe anime spirituali: i volatili sono quegli esseri veramente spirituali, i quali si librano lieti nell'aria libera. Sono uccelli, questi, che sanno godere della serenità del cielo, ma trovano tuttavia il loro nutrimento sui monti e su di essi vanno ad abitare. Voi sapete che cosa sono i monti, perché già ne abbiamo trattato. Sono monti i Profeti, gli Apostoli e tutti i predicatori della verità. Chiunque vuol essere spirituale, procuri di abitare lassù, e non devii seguendo il suo cuore: vi abiti e cerchi di giungervi volando. Abbiamo degli uccelli che significano qualcosa di spirituale. Non a caso è stato detto: Si rinnoverà, come quella dell'aquila, la tua giovinezza . Non a caso è stato detto di Abramo: Ma non divise gli uccelli . Per compiere quel suo simbolico sacrificio Abramo prese tre animali: un ariete di tre anni, una giovenca di tre anni, una capra di tre anni, una tortora e una colomba. Egli divise in due l'ariete e ne pose le parti una di fronte all'altra; divise in due la capra e parimenti ne pose le parti di fronte fra loro; divise in due la giovenca ed anche della sua carne fece altrettanto. Subito dopo la Scrittura aggiunge: Ma gli uccelli non li divise. Per di più essa parla di ariete, giovenca e capra tutti di tre anni, mentre non indica l'età degli uccelli . E perché - vorrei domandarvi - questa omissione, se non perché gli uccelli vogliono significare quegli esseri spirituali, la cui temporale età viene taciuta proprio perché meditano le realtà eterne, trascendendo con il loro desiderio e la loro contemplazione tutte le realtà temporali?
13 E’ lui che irriga i monti dalle sue alte stanze,
dal frutto delle tue opere sarà saziata la terra,
“Ma questi stessi monti e quelle rocce da chi prendono voce? Se vogliamo essere irrigati dalle Scritture, ricorriamo all'apostolo Paolo. E da chi prende voce lui? Ricorriamo al profeta Isaia. E da chi prende voce Isaia? Senti da chi la prende: Egli irriga i monti dalle alte sue stanze. Se ora, ad esempio, viene da noi un pagano che non è circonciso, ma è disposto a credere in Cristo, noi gli amministriamo il battesimo senza imporgli di compiere le opere della Legge. E se poi un Giudeo ci domanda il motivo di tale comportamento, noi facciamo eco alla roccia e gli diciamo: " Così ha agito Pietro, così ha agito Paolo "; cioè emettiamo di mezzo alle rocce la nostra voce. Ora quella roccia, cioè Pietro, il gran monte, allorché durante la preghiera ebbe quella visione, era irrigato dalle alte stanze celesti…L'Apostolo dice alle genti: Se siete circoncise, il Cristo non vi gioverà a nulla . Questo dice Paolo nella sua qualità di monte, e per questo noi lo ripetiamo, facendo eco alla pietra. Oh, irrighi il Signore questa pietra dalle alte sue stanze! Ed infatti a questa pietra, quando aveva ancora l'aspra durezza dell'infedeltà, e volendo egli irrigarla dalle alte sue stanze perché ne fluisse l'acqua nella convalle, gridò: Saulo, Saulo… Benediciamo dunque il Signore, e lodiamo colui che irriga i monti dalle alte sue stanze. Di qui verrà l'irrigazione alla terra, da qui anche le parti più basse saranno saziate, perché subito dopo si dice: del frutto delle tue opere sarà saziata la terra. Che significa: del frutto delle tue opere? Nessuno deve gloriarsi delle proprie opere: ma colui che si gloria, si glori nel Signore . È della tua grazia che egli si sazia, quando si sazia non dica che la grazia gli è stata data per i propri meriti. Se è chiamata grazia, è data gratuitamente, se è corrisposta per le opere, è corrisposta come mercede. Accoglila dunque come dono gratuito, perché sei giustificato nella tua empietà.
14 E’ lui che fa crescere il fieno per
i giumenti e le erbe a servizio degli
uomini perché traggano il pane dalla terra.
Tu fai crescere il fieno per i giumenti e l'erba per il servizio degli uomini. Tutto questo è vero, perché vedo e conosco la natura creata; la terra produce il fieno per i giumenti e l'erba per il servizio degli uomini. Ma vedo anche altri giumenti del Signore, che sono indicati in queste parole: Non legherai la bocca al bove che trebbia . Dice infatti uno di questi giumenti: Forse che Dio si occupa dei buoi? La Scrittura dunque dice questo per noi. In che modo dunque la terra produce il fieno per i giumenti? In quanto il Signore ha stabilito che coloro i quali annunziano il Vangelo, vivano del Vangelo . Egli mandò i predicatori e disse loro: Tutto quello che da essi vi è servito, mangiatelo, perché l'operaio merita di avere la sua mercede . E dopo aver detto: Quello che vi è servito, mangiatelo, per non sentirsi osservare da quelli: " Ma non saremo maleducati nel presentarci affamati alla mensa altrui? Vuoi che ci dimostriamo tanto sfrontati? ", soggiunse: " Non si tratta di un loro regalo, ma della vostra mercede ". La mercede per che cosa? Essi che cosa danno e che cosa ricevono? Danno cose spirituali e ricevono cose carnali; danno l'oro e ricevono il fieno! Infatti ogni carne è fieno, e lo splendore della carne è come il fiore del fieno.
15 E il vino rallegra il cuore dell’uomo, perché renda
gioioso il volto con l’olio
e il pane rinsalda il cuore dell’uomo.
Ed il vino rallegra il cuore dell'uomo. Nessuno pensi ad inebriarsi, o meglio: ogni uomo pensi ad inebriarsi! Quanto è magnifico il tuo calice inebriante . Non vogliamo dire che nessuno si deve inebriare. Inebriatevi, ma bisogna vedere con che cosa. Se ad inebriarvi è il magnifico calice del Signore, questa vostra ebbrezza apparirà nelle vostre opere, apparirà nel santo amore per la giustizia, apparirà infine nell'estasi della vostra mente, che si volge dalle realtà terrene al cielo. Perché abbellisca la sua faccia con l'olio. Vedo che gran frutto si trae da questa terra, se produce il fieno per i giumenti. Tali servi non vendono ciò che danno: essi non sono rivenditori del Vangelo e gratuitamente donano perché gratuitamente hanno ricevuto. Essi godono per le vostre opere buone, perché questo costituisce il vostro vero vantaggio: non vi chiedono infatti ciò che hanno dato, ma vi richiedono il frutto. Ma che cos'è l'abbellimento della faccia con l'olio? È la grazia di Dio, vale a dire un certo splendore che deve manifestarsi, come dice l'Apostolo: A ciascuno poi è dato lo Spirito per la manifestazione.
E il pane conforta il cuore dell'uomo. Che significa questo, fratelli? Si direbbe che il testo stesso voglia farci capire di che pane si parli. Difatti il pane materiale conforta lo stomaco e il ventre; ma c'è un altro pane che conforta il cuore, perché è il pane del cuore. Del pane aveva parlato già prima: perché possa trarre il pane dalla terra; ma non aveva spiegato di che pane si trattasse. Ed il vino rallegra il cuore dell'uomo. Si avverte subito che si parla del vino spirituale, perché esso rallegra il cuore dell'uomo. Ma si potrebbe pur sempre pensare che sia detto del vino materiale, in quanto gli ubriachi danno l'impressione di gente dal cuore allegro. Oh, fossero soltanto allegri, senza degenerare nelle risse. Tu mi dici: Chi più allegro di un ubriaco? Ed io invece: Chi è più matto di un ubriaco e, tanto spesso, chi di lui più iracondo? C'è dunque un vino che rallegra veramente il cuore e non ha altro effetto se non di rallegrare il cuore. Ma non pensare che questo debba intendersi solo dei vino spirituale, e non già di quel pane. Che anche esso sia spirituale, il testo l'ha spiegato con le parole: Ed il pane conforta il cuore dell'uomo. Perciò devi dare al pane lo stesso senso che dai al vino; nel tuo interno abbi fame e nel tuo interno abbi sete: Beati infatti sono coloro che hanno fame e sete di giustizia, perché essi saranno saziati . Quel pane e quel vino non sono altro che la giustizia: sono la verità, e la verità è Cristo . Io sono - egli dice - il pane vivo disceso dal cielo , e ancora: Io sono la vite, voi i tralci .
16 Saranno saziati gli alberi della
pianura e i cedri del Libano che ha piantato.
I legni del campo sono le moltitudini dei popoli ed i cedri del Libano, che egli ha piantato. I cedri del Libano, ossia i potenti del mondo, saranno anch'essi saziati. È che il pane e il vino e l'olio di Cristo sono arrivati fino ai senatori, ai nobili, ai re. Sono stati saziati i legni del campo: dapprima sono stati saziati gli umili, successivamente anche i cedri del Libano, ma quelli che il Signore stesso ha piantato. I buoni cedri sono i fedeli devoti, e questi egli ha piantato. Difatti anche gli empi sono cedri del Libano, perché sta scritto: Il Signore abbatterà i cedri del Libano . Il Libano è un monte, ed ivi esistono effettivamente gli alberi di questa specie, tutti molto vetusti ed imponenti. Ma Libano in altro senso, come leggiamo negli autori che ne hanno trattato, viene interpretato come " candore ". Il Libano sta per candore, ed un tale candore sembra essere quello di questo secolo, che ora splende e rifulge nella sua magnificenza. Ivi sono i cedri del Libano, che il Signore ha piantato, e questi alberi, che il Signore ha piantato, saranno saziati.
17 Là i passeri si
annideranno e la casa della cicogna è come il loro capo.
18 Gli alti monti sono rifugio per i
cervi e la roccia per i ricci.
Lì i passeri faranno il loro nido… Dove i passeri faranno il nido? Sui cedri del Libano. Sappiamo già chi siano i cedri del Libano: sono i nobili del mondo, gli uomini illustri per stirpe, ricchezze ed onori. Anche tali cedri sono saziati, quelli - s'intende - che ha piantato il Signore. Su questi cedri i passeri fanno il nido. E chi sono i passeri? Ad essere esatti, i passeri sono uccelli e volatili del cielo; però si è soliti chiamare passeri i volatili più piccoli. Dunque ci sono alcuni esseri spirituali che fanno il loro nido sui cedri del Libano, cioè vi sono alcuni servi di Dio che ascoltano la parola contenuta nel Vangelo: Abbandona tutte le tue cose, o anche: Vendi tutte le tue cose e dalle ai poveri ed avrai un tesoro nei cieli; poi vieni e seguimi . Questo non l'hanno solo ascoltato i grandi, ma l'hanno ascoltato anche i piccoli, e l'hanno voluto mettere in pratica anche i piccoli per essere spirituali: non si uniscono nel vincolo del matrimonio, non assumono la sfibrante cura dei figli, non hanno sedi proprie alle quali siano stabilmente legati, ma scelgono una forma di vita in comune. Ed allora che cosa hanno abbandonato questi passeri, se essi non sono che gli esseri più piccoli di questo mondo? Che cosa hanno abbandonato? Forse qualcosa di grande? Uno si è convertito, ha abbandonato l'umile dimora di suo padre, appena un letto e una cassapanca. Eppure si è convertito, si è fatto passero, si è messo a ricercare le cose spirituali. Bene, molto bene! Non dobbiamo schernirlo né dirgli: " Non hai abbandonato nulla ". Non deve insuperbirsi chi invece ha abbandonato tante cose . Per seguire il Signore che cosa poté abbandonare Pietro, se sappiamo che era un pescatore? Ed il suo fratello Andrea, ed i figli di Zebedeo, Giovanni e Giacomo, che erano anch'essi pescatori? Eppure che cosa dissero? Ecco noi abbiamo abbandonato tutto, e ti abbiamo seguito . Il Signore non disse all'Apostolo: " Hai dimenticato la tua povertà; che cosa hai abbandonato per averne in ricompensa tutto il mondo? " Molto ha abbandonato, fratelli miei, davvero molto chi ha abbandonato non solo tutto ciò che aveva, ma anche tutto ciò che desiderava di avere. “I monti altissimi per i cervi. I cervi rappresentano gli uomini grandi e spirituali, che superano nella loro corsa tutte le zone spinose dei cespugli e delle selve. Egli rende perfetti - si dice - i miei piedi come quelli del cervo, e mi stabilirà sopra le vette . Debbono dunque raggiungere gli alti monti, i più alti precetti di Dio; debbono pensare alle cose sublimi, ritenere quello che ha speciale rilievo nelle Scritture e trovare la propria santificazione nelle verità supreme, perché sono per i cervi quei monti altissimi. E che dire delle bestie più umili, ad esempio della lepre e del riccio? La lepre è un animale piccolo e debole, il riccio è anche spinoso; uno è un animale timido, l'altro è un animale ricoperto di spine. E che altro simboleggiano queste spine se non i peccatori? Chi pecca quotidianamente, anche senza commettere peccati gravi, è come se fosse ricoperto di piccolissime spine. Per il fatto che ha paura, è una lepre; per il fatto che è coperto di peccati piccolissimi, è un riccio, e non è in grado di raggiungere quei precetti sublimi e perfetti. Il motivo è che i monti altissimi sono per i cervi. Ed allora questi altri animali dovranno perire? No. Come sai che i monti altissimi sono per i cervi, così vedi che cosa si dice subito dopo, degli altri: La roccia offre rifugio ai ricci e ai lepri. Questo perché il Signore si è fatto rifugio per il povero. Metti quella roccia sulla terra, e sarà il rifugio per i ricci ed i lepri; mettila sul mare, e sarà la casa della folaga. Dappertutto quella roccia è salutare! Anche sui monti essa è salutare, perché i monti, privi del fondamento della roccia, sprofonderebbero in basso… Non si diceva forse, poco prima, dei monti: Lassù abiteranno gli uccelli del cielo; di mezzo alle rocce emetteranno le loro voci? Dappertutto dunque la roccia costituisce il nostro rifugio: sia quando si leva alta sui monti, sia quando è battuta sul mare dai flutti e non si spezza, sia quando sta ben salda sulla terra, è sempre ad essa che vanno i cervi, la folaga, la lepre ed il riccio. Si battano il petto le lepri, e confessino i ricci i loro peccati: anche se sono ricoperti di piccoli e quotidiani peccati, potranno sempre appoggiarsi alla roccia, la quale ha insegnato loro a ripetere: Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori.
19 Ha fatto la luna per i tempi, il
sole ha conosciuto il suo tramonto.
Ha fatto la luna a distinzione dei tempi. In senso spirituale qui intendiamo la Chiesa che si sviluppa da umilissime origini e che, in certo modo, invecchia nella mortalità della vita presente, ma per avvicinarsi al sole. Quaggiù la Chiesa attraversa una temporale vicenda, ma non durerà sempre questa mortalità: passeranno una buona volta le fasi del crescere e del calare, perché è stata fatta a distinzione dei tempi. Il sole ha conosciuto il suo tramonto. E qual è questo sole, se non quel sole di giustizia, per cui i peccatori, nel giorno del giudizio, piangeranno che non è sorto per loro? Essi infatti diranno in quel giorno: Abbiamo dunque deviato dalla via della verità, e non ci ha illuminato la luce della giustizia, ed il sole non è sorto per noi . Questo sole nasce per colui che conosce Cristo. Ma Cristo si allontana e non è conosciuto da colui che si adira contro il proprio fratello fino al punto di odiarlo. Perciò adiratevi e non vogliate peccare . Il sole ha conosciuto il suo tramonto. Che significa: Il sole ha conosciuto il suo tramonto? Cristo ha conosciuto la sua passione: il tramonto di Cristo è precisamente la sua passione. Ma forse il sole tramonta in modo da non sorgere più? Forse colui che dorme, non si volgerà per rialzarsi? Non ha forse egli detto: Ho dormito e mi sono turbato? e non è detto di lui: Innalzati sopra i cieli, o Dio ?
20 Hai posto le tenebre e fu fatta la notte.
In essa si aggireranno tutte le fiere della foresta,
21 i leoncelli ruggenti
per fare preda e cercare da Dio il loro cibo.
22 E’ sorto il sole e si sono radunati e si
accovacceranno nelle loro tane.
È sorto il sole. Colui che ha detto: Ho il potere di dare la mia vita ed ho il potere di riprendermela, ha conosciuto il suo tramonto, e questa vita l'ha data; poi è sorto il sole e l'ha ripresa. È sorto il sole, perché il sole è, sì, tramontato, ma non si è spento! Per coloro che non comprendono il Cristo è ancora notte, per loro non è sorto ancora il sole: insistano quindi per poterlo comprendere, per non divenire preda del leone ruggente. È un fatto che contro coloro, per i quali egli è sorto, non osano portare il loro attacco i leoncelli, perché il testo continua così: È sorto il sole, ed essi si sono riuniti e si acquatteranno nei loro covili. Laddove sorge questo sole, quando cioè Cristo viene conosciuto sulla faccia della terra e glorificato in tutto quanto il mondo, si riuniscono via via in misura crescente i leoncelli: allora smettono di perseguitare la Chiesa quei demoni, che già aizzavano e si accanivano contro la casa di Dio, operando nei figli dell'incredulità.
23 Uscirà l’uomo per la sua opera
e per il suo lavoro fino a sera.
“L'uomo - si dice - uscirà per compiere la sua opera. Compia dunque quest'uomo le opere buone, lavorando tranquillo mentre la Chiesa è in pace, e continui a compierle fino alla fine. Un giorno infatti ci sarà un vasto oscuramento e si scatenerà l'attacco, ma ciò avverrà nella sera, cioè alla fine del mondo. Ma adesso la Chiesa opera nella tranquillità e nella pace, perché sta scritto: L'uomo uscirà per compiere la sua opera ed il suo lavoro fino alla sera.
24 Come sono grandi le tue opere, Signore,
tutto hai fatto con sapienza, la terra
è piena di ciò che è tuo possesso.
25 Questo mare grande e vasto per le mani,
Là rettili di cui non c’è numero,
animali piccoli insieme con i grandi.
Questo mare grande e spazioso: ivi esseri guizzanti senza numero, animali piccoli e grandi. Simbolo delle insidie che s'insinuano in questo mondo e sorprendono all'improvviso le persone imprudenti: e chi può numerare le tentazioni che s'insinuano? Esse s'insinuano, ma bisogna badare a che non traggano in inganno. Bisogna vegliare dentro il legno: anche in mezzo alle acque ed ai flutti noi siamo al sicuro. Non dorma il Cristo, non dorma la fede! Se dormisse, dobbiamo risvegliarlo: egli comanderà ai venti e placherà la furia del mare . Ivi esseri guizzanti senza numero, animali piccoli e grandi. Per la verità, in questo mare spaventoso vedo anche coloro che ancora non credono: si trovano infatti in balia delle acque amare e sterili, e ci sono tra essi sia i piccoli, sia i grandi. Quanto sono magnifiche le tue opere, o Signore! Davvero sono grandi e sublimi. Dove sono state compiute queste opere tanto grandi? Qual è la stanza in cui Dio risiede, e qui è il seggio in cui egli si è assiso ed ha operato queste cose? Quale è il luogo in cui egli ha operato queste cose? Da dove sono derivate all'inizio queste cose tanto belle? Riferendoci al senso letterale, da dove è derivata nel suo ordine tutta la creazione, la quale procede ordinatamente? È bella ordinatamente, sorge ordinatamente, tramonta ordinatamente e percorre ordinatamente i suoi cicli. E riferendoci alla Chiesa, in qual modo essa ha ricevuto incremento e sviluppo e perfezione? In qual modo essa è destinata ad un fine immortale? Quali sono gli araldi che l'annunciano, quali i misteri che la confermano, quali i sacramenti che la nascondono, quale la predicazione che la rivela? Quand'è che Dio ha fatto queste cose? Ne vedo le grandi opere: Quanto sono magnifiche le tue opere, o Signore! Se mi chiedo dove egli le ha fatte, il luogo non lo trovo, ma comprendo le parole che seguono: Tutte le hai fatte in sapienza. Dunque tutte le hai fatte in Cristo. Sì, proprio in lui che fu disprezzato, schiaffeggiato, sputacchiato, coronato di spine e crocifisso, tutte le hai fatte!
Ridano di Cristo crocifisso i Giudei, perché per loro è uno scandalo; ridano di Cristo crocifisso i pagani, perché per loro è una stoltezza: Noi invece - dice l'Apostolo - predichiamo Cristo crocifisso, che per i Giudei è uno scandalo e per le genti una stoltezza; ma per i chiamati, sia Giudei che Greci, Cristo è la potenza di Dio e la sapienza di Dio . Tutte le cose hai fatto in sapienza.
26 Là passeranno le navi,
questo drago che hai formato per burlarti di lui.
27 Tutti da te aspettano che tu dia
loro il cibo a tempo opportuno.
Colà passeranno le navi. Proprio sull'elemento che incuteva terrore viaggiano le navi, senza esser sommerse. Per navi intendiamo le Chiese, che passano in mezzo alle tempeste, in mezzo alle bufere delle tentazioni, in mezzo ai flutti del mondo, in mezzo agli animali piccoli e grandi. Il pilota è Cristo, nel legno della sua croce. Colà passeranno le navi. Non hanno motivo di temere le navi: non pensino tanto all'elemento su cui stanno viaggiando, ma a colui da cui sono guidate. Colà passeranno le navi. Potrebbero fare una brutta traversata, se sanno che il loro pilota è Cristo? Passeranno sicure, viaggeranno senza soste, arriveranno alla mèta prestabilita, raggiungeranno la terra del riposo! .
In questo stesso mare c'è anche qualcosa che è superiore a tutti gli animali piccoli e grandi. Di che si tratta? Ascoltiamo il salmo: Questo dragone che hai formato per burlarlo. Là ci sono gli esseri guizzanti senza numero, gli animali piccoli e grandi; là passeranno le navi senza che abbiano a temere non solo gli esseri guizzanti, che sono innumerevoli, o gli animali piccoli e grandi, ma pure il dragone che vi abita e che hai formato - si dice a Dio - per burlarlo. Gran segreto questo, ma pure voglio dire quel che sapete. Voi sapete che il nemico della Chiesa è una specie di dragone: non l'avete visto con gli occhi del corpo, ma lo vedete con gli occhi della fede. È quello stesso che è chiamato anche leone: di lui la Scrittura dice: Calpesterai il leone e il dragone …Dunque questo dragone, l'antico nostro nemico, tutto fremente d'ira e astuto nel tendere agguati, si trova in un grande mare. Questo dragone che hai formato per burlarlo. Ebbene, tu devi burlare il dragone, perché proprio per questo è stato fatto. Egli, caduto per il suo peccato dalla sublime dimora del cielo e, divenuto, da angelo che era, diavolo, ottenne un certo suo posto in questo mare grande e spazioso. Quello che credi il suo regno, è in realtà il suo carcere. Molti infatti dicono: Perché il diavolo ha avuto un potere così vasto che domina in questo mondo ed è tanto forte e può tanto? Quanta forza ha o quanto può? Se non gli viene permesso, non può proprio nulla! Tu agisci in modo che non gli venga permesso nulla contro di te, o - se gli è stato permesso di tentarti - che si abbia a ritirare sconfitto e non ti possa far suo.
28 Se tu dai a loro lo raccoglieranno,
se apri la tua mano tutto sarà riempito di bontà
29 ma se tu distogli il tuo
volto saranno sconvolti; toglierai
il loro spirito e verranno meno
e torneranno alla loro polvere.
Tutti essi aspettano da te, Signore, che dia loro il cibo nel tempo opportuno. Tutti: sia gli esseri guizzanti che sono senza numero e gli animali piccoli e grandi, sia anche il dragone e tutte quante le creature, di cui hai riempito la terra: Tutti essi aspettano da te, Signore, che dia loro il cibo nel tempo opportuno. A ciascuno tu dai il proprio cibo. Come c'è il tuo cibo per te, così c'è il suo cibo per il dragone. Se vivrai bene avrai come cibo Cristo, ma se ti staccherai da Cristo, diverrai cibo del dragone. Tutti essi aspettano da te, Signore, che dia loro il cibo nel tempo opportuno. Che cosa è stato detto al dragone? Mangerai la terra. Sì, a lui è stato detto: Mangerai la terra in tutti i giorni della tua vita . Hai sentito qual è il cibo del dragone. Non vuoi che Dio ti faccia mangiare dal dragone; ed allora non renderti cibo del dragone, cioè non abbandonare mai la parola di Dio. Infatti quando fu detto al dragone: Mangerai la terra, già era stato detto anche all'uomo prevaricatore: Tu sei terra, ed alla terra ritornerai . Non vuoi essere cibo del serpente? Non devi essere terra. Ma come fare - tu chiedi - per non essere terra? Basta che non prenda gusto alle cose terrene.
30 Manderai fuori il tuo spirito
e saranno creati e rinnoverai la faccia della terra.
Considera poi quello che segue: Manderai il tuo spirito, e saranno creati. Toglierai il loro spirito e manderai il tuo: toglierai il loro spirito, cioè non avranno più il loro spirito. Sono stati dunque abbandonati? Beati i poveri di spirito: dunque non sono stati abbandonati, perché di essi è il regno dei cieli . Non avendo voluto avere il loro spirito, essi avranno lo spirito di Dio. Proprio questo ha detto il Signore ai futuri martiri: Quando vi prenderanno e vi porteranno via, non datevi pensiero di come o di che cosa dovrete parlare, perché non siete voi che parlate, ma è lo spirito del Padre vostro che parla in voi . Non attribuite a voi la fortezza. Se si tratta della vostra fortezza - dice - e non della mia, allora è durezza e non fortezza. Toglierai il loro spirito, e verranno meno, e ritorneranno nella loro polvere; manderai il tuo spirito, e saranno creati. Di lui infatti noi siamo fattura - ha detto l'Apostolo - creati per le opere buone . Dal suo spirito abbiamo ricevuto la grazia per vivere nella giustizia, perché è sempre lui che giustifica l'empio . Toglierai il loro spirito, e verranno meno; manderai il tuo spirito, e saranno creati, e rinnoverai la faccia della terra, mediante cioè i nuovi uomini, i quali confessano di essere stati giustificati, e non di esser di per sé giusti, perché sia in loro la grazia di Dio. Osserva quali siano questi uomini, mediante i quali è stata rinnovata la faccia della terra. Dice san Paolo: Ho lavorato più di tutti quelli. Che dici, Paolo? Considera se tuo il tuo spirito ha fatto questo. Non io - spiega - ma la grazia di Dio con me.
31 La gloria del Signore sia in eterno,
gioirà il Signore delle opere sue,
Ed allora che avviene? Dato che, quando il Signore toglierà il nostro spirito, ritorneremo nella nostra polvere, avviene che possiamo guardare utilmente alla nostra debolezza per essere poi ricreati, ricevendo il suo spirito. Osserva quel che segue: Sia la gloria del Signore in eterno. Non la tua gloria, non la mia, non la gloria di quello o di quell'altro: sia la gloria del Signore, e non per un certo tempo, ma in eterno. Si allieterà il Signore nelle sue opere. Non nelle tue opere come se siano tue, poiché le tue opere, se sono cattive, derivano dalla tua iniquità e, se sono buone, derivano dalla grazia di Dio. Si allieterà il Signore nelle sue opere.
32 lui che guarda la terra e la fa
tremare, che tocca i monti e fumano.
“Egli guarda la terra, e la fa tremare; egli tocca i monti, e si metteranno a fumare. O terra, tu esultavi nella tua bontà, attribuivi a te stessa la forza della tua magnificenza, ed ecco il Signore si volge a guardarti e ti fa tremare. Oh si volga a guardarti e ti faccia tremare, perché è molto meglio il tremore dell'umiltà che la fiducia sicura della superbia. Osservate in che modo Dio riguarda la terra e la fa tremare. Alla terra che troppo confida in se stessa e ne esulta, così parla l'Apostolo: Con timore e tremore operate la vostra salvezza. Con timore e tremore, perché è Dio che opera in Voi . Tu, o Paolo, dici operate; ci dici di operare, ma perché con tremore? Perché è Dio soggiunge - che opera in voi. Dobbiamo dunque farlo con tremore, perché è Dio che opera. Poiché è lui che ti ha dato e non proviene da te ciò che hai, opererai con timore e tremore: se infatti non tremerai dinanzi a lui, ti toglierà ciò che ti ha dato. Devi dunque operare con tremore.
33 Canterò al Signore nella mia vita,
salmeggerò al mio Dio per il tempo che sono.
Canterò al Signore nella mia vita. Che cosa canterà? Canterà tutto quello che esiste. Sì, cantiamo al Signore nella nostra vita. Per ora la nostra vita è solo speranza, ma essa dopo sarà eternità: vita della vita mortale è la speranza della vita immortale. Canterò al Signore nella mia vita; inneggerò al mio Dio, per quanto tempo io sono. E poiché in lui sono senza fine, per quanto tempo io sono inneggerò al mio Dio.
34 Gli sia dolce il mio
parlare, e io invero gioirò nel Signore.
Sia gradito a lui il mio parlare, ed io mi rallegrerò nel Signore. Sia gradito a lui il mio parlare. Quale può essere il parlare dell'uomo davanti a Dio, se non la confessione dei propri peccati? Confessa a Dio quel che sei, ed avrai parlato con lui! Parla con lui, compi le opere buone, e parla. Lavatevi, purificatevi - dice Isaia - togliete le malvagità dalle vostre anime, dallo sguardo dei miei occhi; smettete di compiere le vostre iniquità, imparate a fare del bene, tutelate in giudizio l'orfano, rendete giustizia alla vedova, e poi venite, parliamo, dice il Signore . Che cosa significa parlare con Dio? Rivelati a lui che ti conosce, perché egli si riveli a te che non lo conosci. Sia gradito a lui il mio parlare. Ecco il tuo parlare che veramente è gradito al Signore: il sacrificio della tua umiltà, la contrizione profonda del tuo cuore, l'offerta totale della tua vita.
35 Spariscano i peccatori dalla terra
e gli iniqui così che non siano.
Benedici anima mia il Signore.
Spariscano i peccatori dalla terra. Significa: spariscano del tutto, sia tolto il loro spirito e spariscano, perché Dio mandi loro il suo spirito e siano ricreati. Spariscano i peccatori dalla terra, e gli iniqui sicché più non siano. Che cosa vuol dire il non siano? Che non siano iniqui: che siano dunque giustificati, sicché più non siano iniqui! Questo ha visto l'autore sacro e si è riempito di gioia e richiama il versetto iniziale del salmo: Benedici anima mia, il Signore. Benedica l'anima nostra il Signore, o fratelli, che si è degnato di dare a noi la capacità e la possibilità di parlare, ed a voi la volontà e l'attenzione necessaria. Ciascuno di voi procuri di ricordare, come può, quello che ha ascoltato; nelle vostre conversazioni esponete, gli uni agli altri, l'alimento a voi offerto, meditate quel che avete ricevuto perché non si perda nel fondo oscuro dell'oblio. Un sì prezioso tesoro riposi sulla vostra bocca . Con grande fatica queste cose sono state indagate e scoperte, con altrettanta fatica esse sono state a voi presentate e spiegate: sia la nostra fatica ricca di frutti per voi, e benedica l'anima nostra il Signore.
Dai Padri
1 Atanasio: considerando la tua provvidenza, noi siamo come colpiti dallo stupore.
Teodoreto: la sua grandezza è stata manifestata, rivelata.
Origene: Di confessione e di testimonianza ti sei rivestito: interpreta testimonianza la parola che traduciamo con splendore. Tutte le tue opere accumulano testimonianze che ti rendono grazie. Ti sei rivestito: hai mostrato la tua magnificenza, un po’ come quei grandi che appaiono in abiti splendidi. Quando noi confessiamo Dio, tessiamo per lui, per così dire, una lode che egli riveste. E la lode è anche una clamide, ricamata di molti doni. E l’inno distende, per così dire, davanti a Dio, questo tessuto prezioso: avvolgiti, o Signore, come di un manto di doni , della nostra lode, dell’inno dovuto alla tua gloria. La confessione è l’insieme di tutte le armonie di coloro che cantano.
Atanasio e Teodoreto: egli abita una luce inaccessibile.
2 Origene: manto: la vera scienza del Signore. Chi ne è rivestito, è illuminato dal Signore. Anche noi, diventati luce formiamo ancora un altro manto intorno al Padre nostro, per la sua gloria.
Origene: tu stendi il cielo come una pelle. È per esprimere la rapidità della creazione: un uomo che pianta la sua tenda ha fatto presto a stenderne la pelle. A Dio, per l’immensità del cielo, è stata sufficiente una parola.
Atanasio: è tanto facile a Dio creare il cielo quanto all’uomo di stendere la sua tenda.
3 Atanasio: il Signore era portato sulle ali dei venti come un auriga.
4 Origene: degli angeli apparvero ad Abramo come spiriti, ma ai sodomiti come un fuoco.
Teodoreto: egli è il creatore non solo degli esseri visibili, ma anche di quelli invisibili.
Eusebio: è la descrizione dei serafini; la parola serafino significa, infatti, incendio.
5 Origene: Ha fondato la terra sulla sua stabilità. Non è un corpo che sostiene la terra: la sua stabilità non è una sostanza ma l’arte di Dio, che mantiene la terra nel suo cielo.
Eusebio: il salmista descrive il mondo intero come se fosse una casa.
Teodoreto: il Signore dà alla terra il suo equilibrio su se stessa. Viene sospesa la terra sopra il nulla (Giobbe 26,7).
6 Origene: in senso spirituale, l’abisso è l’incomprensibile scienza di Dio.
Atanasio: l’oceano forma come un manto alla terra. I flutti si sollevano e minacciano di sommergerla, ma ad un tuo cenno si ritirano.
Teodoreto: il mare è come il manto della terra.
Teodoreto il mare si innalza come delle montagne.
10 Origene: tale è l’opera della tua provvidenza che non solo doni l’acqua nelle pianure ma anche in mezzo ai monti, dove si rifugiano gli animali. Via via che il salmista continua il suo inno, egli ammira la bontà e la sapienza di Dio che si cura persino delle bestie: poiché è lui che le ha create, le nutre e le disseta. Lui, dunque, ha scavato nei monti i letti dei ruscelli.
Atanasio: ti prendi cura di ogni particolare, tracciando alle acque il loro cammino attraverso i monti.
Girolamo: simbolo del battesimo.
12 Atanasio: canto degli uccelli tra le fronde: canto di lode per il Creatore che li protegge.
13 Origene: il Signore non solo traccia dei ruscelli, ma fa anche piovere, quando è necessario.
14 Origene: come provvede all’acqua, così vigila affinché si possa trarre dalla terra il cibo anche per gli animali, che aiutano a lavorare la terra.
Eusebio: Dio come un buon padre prepara il pane, il vino, l’olio: una tavola ben servita per i suoi figli ed anche il necessario per gli animali domestici.
Girolamo: partendo dall’agricoltura terrestre il salmista ci suggerisce il mistero del pane del cielo e del calice della salvezza.
Cassiodoro: pane: il Cristo. vino: il sangue di Cristo.
18 Origene la roccia spirituale che seguiva Israele nel deserto e lo dissetava.
19 Origene: il sole conosce il suo tramonto, obbedendo anche lui alla legge divina. Percorre il cammino che Dio gli ha fissato. Dio ha avuto cura di segnare il tempo dei mesi e dei giorni per mezzo della luna. La notte il sole si ritira in modo che gli animali domestici rientrino nei loro ovili e le bestie selvatiche escano: il tempo della notte è riservato a loro. Finita la notte, le bestie selvatiche rientrano nelle loro tane e gli uomini, riposati dalla fatica del giorno precedente, si preparano allegramente alle opere del giorno.
Gregorio Nazianzeno: dal momento in cui la notte ricopre la terra di oscurità, l’uomo è preso dal sonno, ma le fiere errano liberamente e cercano il cibo donato dal Creatore. Quando splende il giorno, le fiere si ritirano e l’uomo va al suo lavoro.
Girolamo: la Chiesa, raffigurata dalla luna, diminuisce in tempo di persecuzione e cresce in tempo di pace. Quando il sole di giustizia tramonta, tutto è tenebra per noi. Quando sorge, il peccato fugge, noi possiamo operare fino a sera, cioè fino alla consumazione dei secoli.
23 Cassiodoro: l’uomo opera durante le ore del giorno, cioè di questa vita. Uno è agricoltore, un altro soldato, alcuni regnano, molti servono. Tutto ciò che compie la fragilità umana finisce con la sera.
Atanasio: nella sapienza: nel Cristo.
25 Origene: mare: simbolo di questa vita.
27 Eusebio tutti gli esseri creati sono dei poveri ed attendono tutto dalla mano di Dio.
Atanasio: uomini ed animali non possono cibarsi senza di te, che sei padrone della vita e della morte.
Efrem: gloria a te, che nutri gli uccelli del cielo, le bestie feroci, i serpenti ed i pesci, come il più piccolo passerotto: tutti sperano in te e tu dai loro il cibo a tempo opportuno, perché grande è la tua potenza e grande è la tua compassione per tutte le tue opere.
29 Origene: spiegazione allegorica: gli uomini che perdono lo spirito di Dio diventano terrestri.
Eusebio: ciò è diritto degli uomini, della consumazione del secolo e della novità del mondo futuro.
Girolamo: la consumazione del secolo.
Teodoreto: predizione della risurrezione.
30 Origene: ciò che Paolo chiama risurrezione e restaurazione, Davide chiama rinnovamento.
31 Atanasio: Dio gioirà quando avrà operato la salvezza di tutti.
Baldovino di Ford: il Cristo ha compiuto l’opera della nostra salvezza che aveva cominciato fin dai giorni antichi. Tutta l’economia delle cose e dei tempi era da lui diretta verso questo fine; e di ogni particolare che serviva questa causa si è compiaciuto, lui, il creatore di tutte le cose, e questo per la sua gloria, come è scritto: rinnoverai la faccia della terra, la gloria del Signore sia in eterno, gioisca il Signore delle sue opere. Non solo si è compiaciuto di ciò che aveva fatto prima della sua venuta, ma venendo in questo mondo e gli ha accolto con gioia i mali che provenivano dal nostro peccato.
Eusebio: l’indicazione mio Dio indica un progresso della intimità, un’azione di grazia implicita: Dio che mi ha creato, Dio che mi ha dato tutto, io lo benedirò sempre, incessantemente. Lo capiscano quelli che passano il loro tempo a trafficare senza volgersi alla preghiera nemmeno una volta al giorno! Il vero guadagno, il vero profitto della vita è benedire Dio.
Eusebio: posso io lodarlo in modo che il mio frutto gli piaccia: la mia parola, il mio colloquio con lui, la mia lode. Osserviamo che la salmodia porta in sé la propria ricompensa, porta l’uomo in cielo. Perché la lode sia gradita a Dio è necessario che lo accompagni una vita pura; allora io gioirò nel Signore, nel suo culto, nella sua adorazione, nei suoi comandi e godrò d’avere un tale Signore. Perché io mi rallegro della creazione: del cielo, del sole, delle piante, ma gioisco del Creatore più che di tutto il resto. È lui il mio gaudio infinito.
Atanasio: gli sia gradita la mia parola: questa parola è la scelta che io ho fatto di celebrarlo sempre.
35 Eusebio: il Verbo, incarnandosi, giustifica i peccatori. Il profeta domanda in realtà che siano cambiati in meglio. È come quando si chiede che la povertà o la malattia scompaiano: non si pensa certo di uccidere il malato.
Girolamo non i peccatori periscano, ma perisca il peccato e tutti siano giusti.
Salmo 104
alleluia
1 Confessate il Signore e invocate
il suo nome, annunciate tra le genti le sue opere.
2 Cantate a lui e salmeggiate a lui.
Raccontate tutte le sue meraviglie
3 Gloriatevi nel suo nome santo.
Gioisca il cuore di quanti cercano il Signore.
4 Cercate il Signore e siate fortificati,
cercate sempre il suo volto.
5 Ricordatevi delle meraviglie
Che Egli fece, dei suoi prodigi e
dei giudizi della sua bocca,
6 o seme di Abramo , suoi servi,
figli di Giacobbe, eletti suoi,
7 E’ lui il Signore nostro Dio, in tutta la terra i suoi giudizi.
8 Si è ricordato per sempre della
sua alleanza, della parola che ha
comandato per mille generazioni,
9 che ha sancito con Abramo
e del suo giuramento ad Isacco.
10 E lo stabilì come precetto per Giacobbe
e per Israele
come alleanza eterna,
11 dicendo: A te darò la terra
di Canaan, come porzione
della vostra eredità.
12 Quando essi erano in piccolo
numero, pochissimi e stranieri in essa
13 e passarono di gente in
gente e da un regno a un altro popolo,
14 non lasciò che uomo nuocesse
a loro e rimproverò dei re in loro favore .
15 Non toccate i miei unti e
ai miei profeti non fate del male.
16 E chiamò la fame sulla terra,
distrusse ogni sostentamento di pane.
17 Mandò davanti a loro un uomo,
come schiavo fu venduto Giuseppe.
18 Umiliarono in ceppi i suoi piedi, la
sua anima passò attraverso il ferro,
19 finchè venne la sua parola;
la parola del Signore lo infiammò.
20 Il re mandò e lo liberò,
il principe dei popoli e lo rilasciò.
21 Lo costituì signore
della sua casa e principe di tutto il suo possesso,
22 perché istruisse i suoi principi al pari di se stesso
e insegnasse ai suoi anziani la saggezza.
23 Ed entrò Israele in Egitto
e Giacobbe fu straniero nella terra di Cam.
24 Fece crescere grandemente
il suo popolo, lo rese più forte dei suoi nemici.
25 Cambiò il cuore di questi perchè
odiassero il suo popolo e agissero
con inganno contro i suoi servi.
26 Mandò Mosè suo servo, Aronne che elesse in persona
27 Pose in loro le parole dei suoi segni
e dei prodigi nella terra di Cham.
28 Mandò le tenebre e fece tenebra
e non esagerò le sue parole,
29 cambiò le loro acque in sangue e uccise i loro pesci
30 La loro terra diede rane,
nelle stanze dei loro re.
31 Disse, e venne la mosca canina
e termiti in tutti i loro territori.
32 Pose le loro piogge in forma di grandine,
fuoco ardente sulla loro terra,
33 e colpì le loro vigne e i loro fichi
e schiantò l’albero dei loro territori.
34 Disse e venne la locusta e il bruco senza numero,
35 e divorò ogni erba
nella loro terra e divorò
ogni frutto della loro terra.
36 E colpì ogni primogenito nella loro terra,
le primizie di ogni loro fatica.
37 E li fece uscire con argento e
oro e non c’era infermo nelle loro tribù.
38 Si rallegrò l’Egitto
del loro esodo, perché il timore di loro si abbattè su di essi.
39 Stese una nube a loro riparo
e un fuoco per illuminarli di notte.
40 Chiesero e venne la quaglia
e li saziò con pane del cielo.
41 Squarciò la roccia e scaturirono le acque,
corsero fiumi in luoghi aridi,
42 perché si ricordò
della sua santa parola,
che disse ad Abramo suo servo.
43 E fece uscire il suo popolo nell’esultanza,
e i suoi eletti nella gioia.
44 E diede loro le regioni
delle genti ed entrarono in
possesso delle fatiche dei popoli,
45 perchè custodiscano i suoi
decreti e ricerchino la sua legge.
Da Sacy
1 Alleluia Confessate il Signore e invocate
il suo nome, annunciate tra le genti le sue opere.
2 Cantate a lui e salmeggiate a lui.
Raccontate tutte le sue meraviglie
3 Gloriatevi nel suo nome santo.
Gioisca il cuore di quanti cercano il Signore.
4 Cercate il Signore e siate fortificati,
cercate sempre il suo volto.
La lode del Signore deve sempre accompagnare l’invocazione del suo santo nome. Ma non dà veramente lode se non chi l’ama, perché è falsa e rigettata da Dio è la lode che non nasce dall’amore. Allorché dunque il santo profeta invitava ad annunciare fra le nazioni e a cantare, tanto con la voce quanto sui musicali strumenti le opere miracolose del loro Dio, obbligava gli Ebrei a riconoscere che erano debitori alla sua potenza e alla sua bontà.
5 Ricordatevi delle meraviglie
che Egli fece, dei suoi prodigi i e
dei giudizi della sua bocca,
6 o seme di Abramo , suoi servi,
figli di Giacobbe, eletti suoi,
Ricordatevi delle meraviglie da lui operate, dei suoi prodigi e dei giudizi usciti dalla sua bocca, voi discendenza di Abramo, suo seme, figli di Giacobbe che siete i suoi eletti! Tutti i figli della Chiesa che, come dice San Paolo, sono la vera stirpe di Abramo, devono ascoltare queste parole con tanto maggiore timore quanto più sono strepitosi i prodigi che Dio fa in loro favore e i giudizi che egli dà a loro vantaggio.
7 E’ lui il Signore nostro Dio, in tutta la terra i suoi giudizi.
8 Si è ricordato per sempre della
sua alleanza, della parola che ha
comandato per mille generazioni,
9 che ha sancito con Abramo
e del suo giuramento ad Isacco.
10 E la stabilì come precetto per Giacobbe
e per Israele
come alleanza eterna,
11 dicendo: A te darò la terra
di Canaan, come porzione
della vostra eredità.
12 Quando essi erano in piccolo
numero, pochissimi e stranieri in essa
Davide pensa a ben imprimere nella mente degli Israeliti che il Signore, i cui giudizi si esercitano su tutta la terra, è il giudice e il Dio di tutto l’universo: e lo è per loro in una maniera del tutto singolare. E lo prova egli con l’alleanza stabilita con Abramo, col giuramento fatto ad Isacco, suo figlio, per la conferma di tale alleanza data a Giacobbe, come decreto da lui emanato in modo irrevocabile. Il patto che egli dice dover essere eterno per il popolo di Israele consisteva nell’aver dichiarato che gli avrebbe dato la terra di Canaan per eredità quando era ancora una piccola famiglia ed era straniero nel paese a lui promesso.
13 e passarono di gente in
gente e da un regno a un altro popolo,
14 non lasciò che uomo nuocesse
a loro e rimproverò dei re in loro favore .
Il profeta rappresenta la bontà e la provvidenza di Dio nei confronti dei santi patriarchi a cui aveva fatto queste promesse e dichiara che così validamente li protesse che benché si trovassero esposti a molti pericoli in tutti i paesi ove passarono non permise mai che accadesse loro alcun male e castigò severamente alcuni re che vollero fare loro oltraggio.
15 Non toccate i miei unti e
ai miei profeti non fate del male.
16 E chiamò la fame sulla terra,
distrusse ogni sostentamento di pane.
17 Mandò davanti a loro un uomo,
come schiavo fu venduto Giuseppe.
18 Umiliarono in ceppi i suoi piedi, la
sua anima passò attraverso il ferro,
19 finchè venne la sua parola;
la parola del Signore lo infiammò.
20 Il re mandò e lo liberò,
il principe dei popoli e lo rilasciò.
21 Lo costituì signore
della sua casa e principe di tutto il suo possesso,
22 perché istruisse i suoi principi come se stesso
e insegnasse ai suoi anziani la saggezza.
Il Signore disse ai nemici dei santi patriarchi di non toccare i suoi e di non maltrattare i suoi profeti. Egli castigò severamente alcuni re che vollero fare loro oltraggio, cioè faraone re d’Egitto ed Abimelec, di cui l’uno fu percosso da piaghe come narra la scrittura e l’altro minacciato di morte per aver rapito Sara moglie di Abramo, quantunque non sapesse che ella fosse la sua sposa. Dio protesse con uguale bontà Isacco…ecc. Tale è l’impero di Dio sul cuore degli uomini e dei re stessi che chiamò la fame sopra la terra. Mandò innanzi ad Israele in Egitto Giuseppe venduto come schiavo dai fratelli. Davide volendo riferire la maniera con cui Dio adempì la sua promessa e stabilì la stirpe di Abramo nella terra di Canaan risale più indietro fino all’inizio. Coloro che non avevano gli occhi della fede considerarono la fame come un effetto naturale, ma le persone illuminate videro l’intervento del Signore senza la cui volontà tale avvenimenti straordinari non accadono mai. L’intendimento di Dio in quella fame era di sollevare Giuseppe all’alta dignità da lui posseduta in Egitto e di servirsi poi di lui per salvare tutta la sua famiglia, per farla passare in un tempo futuro in un paese dove la medesima doveva moltiplicarsi per formare finalmente il grande popolo di Israele. Era necessario che Giuseppe fosse umiliato prima di essere esaltato e con ciò diventasse una figura eccellente degli abbassamenti della gloria di Gesù Cristo di cui fu l’immagine. Allorché parlò egli agli ufficiali del re d’Egitto, carcerati insieme con lui, e allorché parlò allo stesso faraone spiegandogli i suoi sogni, Dio stesso lo fece parlare ed infiammò il suo cuore mettendogli sulle labbra la sua parola. E lo stesso Dio ispirò al re che gli concedesse la libertà, lo costituisse come il signore della sua reggia e di tutto ciò che possedeva. Ecco dunque Giuseppe, l’uomo venduto dai suoi fratelli perché fosse schiavo, eccolo diventato libero; non solo, ma costituito primo ministro in tutti le regioni dell’ Egitto. Ecco che l’uomo, prima disprezzato dagli altri figli di Giacobbe quale visionario e sognatore, fu pubblicamente riconosciuto per un oracolo di sapienza, come capace di ammaestrare tutti i principi del paese e i più anziani, quantunque fosse così giovane. Tale è l’immagine di colui che essendo per sua essenza la somma sapienza dell’eterno Padre non fu disprezzato dai suoi propri fratelli discendenti degli Ebrei se non perché fosse egli in grado di ammaestrare più gloriosamente di tutti i principi e di tutti i sapienti del secolo con quella scienza divina che gli era veramente propria e che nessun uomo aveva fino ad allora conosciuto.
23 Ed entrò Israele in Egitto
e Giacobbe fu straniero nella terra di Cam.
24 Fece crescere grandemente
il suo popolo, lo rese più forte dei suoi nemici.
L’occasione della universale carestia di cui ha parlato il profeta obbligò dunque Israele, cioè i fratelli di Giuseppe, ad andare dapprima in Egitto a comprarvi frumento a causa della necessità così grande in cui si trovavano. Qui, dal momento che Dio aveva deciso di formare dalla sola famiglia di Giacobbe tutto il popolo d’Israele che doveva servirlo per molti secoli, la fece crescere in tal modo che invece di settanta persone circa di cui era composta quando vi entrò, si trovò che la medesima era giunta in numero di seicentomila uomini, senza contare le donne e i fanciulli allorché ne uscì.
25 Cambiò il cuore di questi perchè
odiassero il suo popolo e agissero
con inganno contro i suoi servi.
Un altro re diverso da quello che aveva tanto esaltato Giuseppe salì sul trono d’Egitto. Dio rivolse allora, dice il santo profeta, il cuore degli egiziani ad odiare il popolo suo e a macchinare trame.
26 Mandò Mosè suo servo, Aronne che elesse in persona.
27 Pose in loro le parole dei suoi segni
e dei prodigi nella terra di Cham.
Volendo Dio liberare il suo popolo, che si trovava impotente a scuotere un così aspro giogo, riempì due uomini del suo potere perché operassero in suo nome diverse prodigi per costringere l’ Egitto, la terra di Cam, a lasciar andare Israele.
28 Mandò le tenebre e fece tenebra
e non esagerò le sue parole,
29 cambiò le loro acque in sangue e uccise i loro pesci
30 La loro terra diede rane,
nelle stanze dei loro re.
31 Disse, e venne la mosca canina
e termiti in tutti i loro territori.
32 Pose le loro piogge in forma di grandine,
fuoco ardente sulla loro terra,
33 e colpì le loro vigne e i loro fichi
e schiantò l’albero dei loro territori.
34 Disse e venne la locusta e il bruco senza numero,
35 e divorò ogni erba
nella loro terra e divorò
ogni frutto della loro terra.
36 E colpì ogni primogenito nella loro terra,
le primizie di ogni loro fatica.
37 E li fece uscire con argento e
oro e non c’era infermo nelle loro tribù.
Dal momento che è già stata data spiegazione di tutte queste piaghe diverse nel libro dell’Esodo è perciò inutile che qui si ripetano le stesse cose.
Le piaghe che abbiamo ricordato non avevano percosso che i soli egiziani Davide nota ancora come una prova del supremo potere di Dio il non essersi trovato nel tempo medesimo un solo debole o infermo in quel così prodigioso numero di persone che componevano le tribù di Israele.
Un secondo miracolo pari al primo era vedere da una parte gli egiziani circondati completamente di tenebre quasi palpabili e dall’altra parte gli israeliti cinti tutto intorno di luce, il vedere gli uni esposti alla grandine, al fuoco, ai pungoli acutissimi di ogni sorta di mosche, alle devastazioni dei ranocchi e delle cavallette ad ulcere dolorosissime e alla morte e gli altri all’opposto perfettamente immuni da tutte queste piaghe. Chi poteva fare un tale discernimento se non colui che fa anche oggi un simile miracolo, benché in una maniera invisibile rispetto alle anime, conservando ad alcune il lume della grazia in mezzo alle tenebre così profonde del secolo in cui sono immerse le altre; e preservando quelle da tutte le piaghe mortali della corruzione del peccato, da cui queste sono percosse per un effetto santissimo della sua giustizia?
38 Si rallegrò l’Egitto
del loro esodo, perché il timore di loro si abbatté su di essi.
Quello che il profeta aggiunge: che l’Egitto si rallegrò della loro partenza, perché era colto dal terrore per quello che ci viene descritto nell’Esodo ove sta registrato che la morte dei primogeniti d’Egitto fece alzare un alto grido per ogni parte e che faraone ordinò allora a Mosè di fare uscire tutti i figli di Israele e che gli Egiziani li stimolavano anch’essi ad uscire per paura di dover tutti morire se quel popolo rimaneva più oltre in mezzo loro. Quindi per il timore e non per amore diedero la libertà ad Israele. Operavano costoro come gli schiavi o le bestie che non si lasciano condurre se non a forza di bastone ed erano in ciò gli egiziani immagine assai terribile di molti israeliti della nuova legge, su cui non ha nessun potere l’amore ma che non cedono, per così dire, se non a viva forza, ai colpi sensibili della rigorosa giustizia del Signore, sempre pronti a ribellarsi contro lui e a sollevarsi contro i suoi veri servi, fintantoché essendo giunta al colmo la misura del loro indurimento cadono alla fine in una irreparabile rovina.
39 Stese una nube a loro riparo
e un fuoco per illuminarli di notte.
Sappiamo che Dio condusse il suo popolo dopo l’uscita d’Egitto con una colonna di nube che lo precedeva nel giorno e una colonna di fuoco che lo illuminava nella notte. Ma sembra che il profeta ci faccia intendere una cosa più particolare allorché dice che il Signore stese una nube per mettere a coperto Israele; poiché la nube che serviva per condurlo non lo salvava. Si potrebbe dunque interpretare questo luogo con un altro dell’Esodo dove sta notato che avendo faraone incalzato col suo esercito gli israeliti ed essendo stato colto da spavento il popolo di Dio all’aspetto dei nemici che si avvicinavano, l’angelo che andava loro innanzi si pose a un tratto insieme con la colonna di nube dietro ad essi, fra il campo egiziano e campo Israelitico; e che la nube era tenebrosa da una parte e dall’altra illuminava la notte di modo che i due eserciti non poterono accostarsi. Quindi è vero il dire che Dio stese una nube per mettere a coperto Israele allorché ne formò come una specie di argine che difese il suo popolo dagli insulti degli egiziani.
40 Chiesero e venne la quaglia
e li saziò con pane del cielo.
41 Squarciò la roccia e scaturirono le acque,
corsero fiumi in luoghi aridi,
42 perché si ricordò
della sua santa parola,
che disse ad Abramo suo servo.
A loro richiesta vennero quaglie e Dio li saziò di pane celeste. Spaccò Egli una roccia e colarono acque. Mise Israele in salvo sotto la colonna di nube ; non per i meriti del popolo le cui continue mormorazioni lo rendevano indegno di essere assistito in una maniera così miracolosa; ma per la parola santissima che aveva dato ad Abramo suo servo: che dopo essere stata schiava la sua stirpe in una terra straniera, Dio avrebbe giudicato finalmente il popolo che l’aveva posta in schiavitù e avrebbe fatto uscire Israele da quella terra con grandi ricchezza.
43 E fece uscire il suo popolo nell’esultanza,
e i suoi eletti nella gioia.
44 E diede loro le regioni
delle genti ed entrarono in
possesso delle fatiche dei popoli,
45 perchè custodiscano i suoi
decreti e ricerchino la sua legge.
E fece uscire il suo popolo con gioia e i suoi eletti con giubilo. Diede loro i paesi delle genti e li fece entrare in possesso delle fatiche dei popoli affinché osservassero i suoi precetti e cercassero di seguire la sua legge. Tale è il fine per cui Dio liberò Israele e lo fece uscire dall’Egitto e gli diede poi i paesi dei Cananei e la dimora di altre nazioni, mettendolo in possesso del frutto delle fatiche di tutti quei popoli. Gli eletti, figli della promessa, non dovevano considerare una così fatta libertà loro procurata dal Signore se non come un mezzo profittevole per consacrarsi interamente al Suo servizio senza essere sbigottiti dalla violenza dei loro nemici, osservando i divini precetti giusti e giustificanti, ricercando unicamente la legge di Dio. Ciò poteva purificarli sempre più e renderli degni di acquistare il sommo bene al cui paragone non sono nulla tutti gli altri beni.
Da Agostino
alleluia
1 Confessate il Signore e invocate
il suo nome, annunciate tra le genti le sue opere.
Il Salmo 104 è il primo di quelli che hanno come titolo la parola alleluia. Ora il significato di questa parola, o meglio delle due parole che la compongono, è: "Lodate Iddio". Da esso quindi dipende il versetto iniziale: Confessate il Signore, ed invocate il suo nome. Una tale confessione deve infatti essere intesa per una vera lode, come risulta dal passo: Io ti confesso, o Padre, Signore del cielo e della terra . E dopo aver premesso la lode si è soliti far seguire l'invocazione, con la quale l'orante presenta i suoi desideri. Per tale ragione la preghiera stessa del Signore contiene al principio una lode brevissima, espressa dalle parole: Padre nostro, che sei nei cieli . Solo in seguito sono enumerate le varie richieste. Sempre per tale ragione si legge anche altrove, in un salmo: Ti confesseremo, o Dio, ti confesseremo, ed invocheremo il tuo nome . Il concetto è ancora più chiaro in un altro testo: Lodando invocherò il Signore, e sarò salvo dai miei nemici . Parimenti si dice anche qui: Confessate il Signore, ed invocate il suo nome, che è come se dicesse: Lodate il Signore, ed invocate il suo nome. Certamente egli esaudisce chi lo invoca, perché vede che gli rende la lode; e vede chi gli rende la lode perché ne apprezza l'amore.
2 Cantate a lui e salmeggiate a lui.
Raccontate tutte le sue meraviglie
A lui cantate ed a lui inneggiate. Cioè: lodatelo con le parole e con le opere, se è vero che con la bocca si canta mentre con il salterio - come a dire con le mani - si inneggia. Narrate tutte le sue meraviglie e gloriatevi nel suo santo nome. Non senza coerenza questi due versetti potrebbero essere raccordati con le due parole precedenti, nel senso che l'espressione: Narrate tutte le sue meraviglie, sia collegata al primo verbo: A lui cantate, e l'espressione che segue: Gloriatevi nel suo santo nome, sia invece collegata all'altro verbo: A lui inneggiate. Si avrebbe pertanto un primo riferimento alla parola buona, con la quale si canta in suo onore e si narrano tutte le sue meraviglie, ed un secondo riferimento all'opera buona, per cui solo in suo onore si inneggia, onde nessuno intenda gloriarsi dell'opera buona che compie come di una sua propria virtù.
3 Gloriatevi nel suo nome santo.
Gioisca il cuore di quanti cercano il Signore.
4 Cercate il Signore e siate fortificati,
cercate sempre il suo volto.
Cercate il Signore, e confortatevi. Quest'ultimo verbo è stato con maggior esattezza ripreso dal greco, anche se può apparire poco appropriato in latino; perciò alcuni codici dicono: confermatevi, ed altri ancora: corroboratevi. Ed in effetti al Signore si dice: Mia fortezza , ed anche: Conserverò presso di te la mia fortezza , per cui insomma, cercando lui ed avvicinandoci a lui, noi siamo interiormente illuminati e confortati, evitando così di non vedere per la nostra cecità quel che bisogna operare, o di non operare per la nostra debolezza quel che pure vediamo. Ciò che dunque riguarda il vedere: Avvicinatevi a lui, e illuminatevi , corrisponde a ciò che riguarda l'operare: Cercate il Signore, e confortatevi. Cercate sempre - si aggiunge - la sua faccia. Che cos'è la faccia del Signore? È la presenza di Dio.
5 Ricordatevi delle meraviglie che Egli fece
dei suoi prodigi e dei
giudizi della sua bocca,
“Questo passo sembra simile a quell'altro passo, in cui il Signore a Mosè, che voleva sapere chi fosse, rispose dapprima: Io sono colui che sono; e: Dirai ai figli di Israele: Colui che è mi ha inviato a voi (un concetto questo che raramente può essere afferrato sia pure in minima parte), ma poi nel citare il suo nome moderò misericordiosamente il suo sovrano prestigio di fronte agli uomini, dicendo: Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe: questo è il mio nome in eterno. Con tali parole egli voleva far intendere che anche coloro, di cui si diceva Dio, vivevano in eterna comunione con lui, ed insieme affermava una cosa che anche i più piccoli avrebbero potuto capire, mentre l'altra espressione: Io sono colui che sono, l'avrebbero compresa, secondo la propria capacità, quelli che facendo leva sulla forza superiore della carità, fossero in grado di cercare sempre il suo volto. Perciò se per voi è troppo difficile vedere o cercare quel che egli è, ricordate le meraviglie da lui operate, i suoi prodigi ed i giudizi della sua bocca.
6 o seme di Abramo , suoi servi,
figli di Giacobbe, eletti suoi,
7 E’ lui il Signore nostro Dio, in tutta la terra i suoi giudizi.
La ragione di queste parole è che si voleva far intendere che una sola è la gente che appartiene alla progenie di Abramo: essa fu appunto chiamata da tutte le genti ed in essa sono comprese tutte le genti, in maniera tale che una sola sia la gente chiamata all'adozione. A nessuna gente, al di fuori di essa, Dio manifestò i suoi giudizi: evidentemente a quelli che non credettero non si può dire che tali giudizi furono manifestati, anche se furono loro annunziati. Se essi non li credono, non potranno assolutamente comprenderli .
8 Si è ricordato per sempre della sua alleanza,
della parola che ha comandato per mille generazioni
9 che ha sancito con Abramo
e del suo giuramento a Isacco;
10 E lo stabilì come precetto per Giacobbe
e per Israele come alleanza eterna,
11 dicendo: “A te darò la terra di Canaan,
come porzione della vostra eredità”,
“Si è ricordato " nel secolo " del suo testamento. Altri codici scrivono in eterno, e la variante è determinata dall'ambiguità della parola greca. Ora, se si deve intendere " in questo secolo " e non " in eterno ", perché allora spiegando qual è il testamento, di cui Dio si è ricordato, si aggiunge e si dice: della parola, che egli prescrisse per mille generazioni? Ed anche se questo può essere inteso come qualcosa che significa fine, c'è da notare tuttavia quel che si dice dopo del patto che strinse con Abramo e del giuramento che fece con Isacco; e lo stabilì come precetto per Giacobbe, e per Israele come testamento eterno.
12 Quando essi erano in piccolo
numero, pochissimi e stranieri in essa
Successivamente il salmo espone per esteso la storia ben nota secondo il racconto verace dei Libri Santi. Quando erano ancora in numero esiguo, pochissimi e pellegrini in essa, cioè nella terra di Canaan. Allorché lì abitarono i patriarchi Abramo, Isacco e Giacobbe, prima di ricevere quella terra in eredità, erano davvero pochissimi nella loro progenie e vi soggiornavano come pellegrini. Alcuni codici scrivono paucissimos et incolas, anziché paucissimi et incolae. Ma è chiaro che coloro che han tradotto il passo così, si sono ispirati letteralmente alla locuzione greca, la quale non può essere resa in latino così com'è, se non con una stonatura che riuscirebbe assolutamente inammissibile. Difatti se tentassimo di rendere alla lettera l'intera locuzione, dovremmo dire: in eo esse illos numero brevi, paucissimos et incolas in ea. Ma la costruzione alla greca in eo esse illos in latino si traduce cum essent, ed a questo verbo non può seguire il caso accusativo, ma solo il nominativo. Non si può insomma dire: cum essent paucissimos; bisogna dire: cum essent paucissimi.
13 e passarono di gente in
gente e da un regno a un altro popolo,
14 non lasciò che uomo nuocesse
a loro e rimproverò dei re in loro favore .
15 Non toccate i miei unti e
ai miei profeti non fate del male.
Quando dunque erano esigui di numero, oppure in numero esiguo, pochissimi e pellegrini in essa, passarono da una gente all'altra gente, e da un regno a un popolo diverso. Quest'ultima espressione è la ripetizione della precedente: da una gente all'altra gente. Non lasciò, cioè non permise, che alcun uomo nuocesse ad essi. La locuzione greca è nocere illos, ma quella latina deve essere nocere illis. E castigò per causa loro i re. Non toccate - dice - i miei unti, e non fate alcun male contro i miei profeti. Son qui riferite le parole di Dio che castigava o rimproverava i re, perché non osassero offendere i santi patriarchi, quando erano essi esigui, di numero e pochissimi e per di più pellegrini nella terra di Canaan.
16 E chiamò la fame sulla terra,
distrusse ogni sostentamento di pane.
17 Mandò davanti a loro un uomo,
come schiavo fu venduto Giuseppe.
Subito dopo il salmo comincia a narrare e a spiegare come mai i padri passassero da una gente all'altra gente, e da un regno a un popolo diverso. E chiamò - dice - la fame sopra la terra, e distrusse tutto il sostentamento del pane. Mandò dinanzi a loro un uomo, e Giuseppe fu venduto come schiavo. Furono questi i fatti che provocarono il passaggio da una gente all'altra e da un regno ad un popolo diverso. Non bisogna peraltro lasciar correre senza un attento esame queste espressioni della Sacra Scrittura. Si dice anzitutto: Chiamò la fame sopra la terra, come se la fame sia personificata, quasi una specie di corpo animato o di spirito che possa obbedire a chi lo chiama. La fame è in realtà un flagello derivante dalla mancanza di cibo, e tale da costituire per coloro che la soffrono una specie di malattia. E difatti come la scomparsa di una malattia si ottiene per lo più mediante la medicina opportuna, così anche la guarigione dalla fame avviene, per così dire, mediante la somministrazione del cibo… Quando si ebbe la fame, si dice che fu chiamata perché cioè venisse quella fame che Dio nel suo ordinamento nascosto aveva già stabilita. Da ultimo, il modo con cui fu chiamata la fame è precisato subito dopo dalle parole: Distrusse tutto il sostentamento del pane. È questa un'espressione inusitata, in quanto è detto distrusse per significare: fece esaurire. Mandò dinanzi a loro un uomo. Quale uomo? Giuseppe. E come lo mandò? Giuseppe fu venduto come schiavo. Sicuramente quando questo avvenne, ci fu un peccato dei suoi fratelli, eppure Dio mandò Giuseppe in Egitto. Bisogna dunque considerare in questo avvenimento grande e inevitabile come Dio si serva in bene delle opere cattive degli uomini allo stesso modo che questi, invece, si servono male delle opere buone di Dio. Il salmista sviluppa poi la narrazione
18 Umiliarono in ceppi i suoi piedi, la
sua anima passò attraverso il ferro,
19 finchè venne la sua parola;
la parola del Signore lo infiammò.
Il salmista sviluppa poi la narrazione, ricordando le tristi vicende che Giuseppe dovette sopportare nella sua umiliazione, e come fu anche esaltato. Umiliarono i suoi piedi nei ceppi; il ferro trapassò la sua anima, finché non si compì la sua parola. Che Giuseppe sia stato legato ai ceppi noi non lo leggiamo, tuttavia non c'è alcun dubbio che ciò sia realmente avvenuto. È possibile infatti che in quella sua storia furono omessi alcuni particolari, i quali non restarono peraltro nascosti allo Spirito Santo, che parla in questi salmi. Ed il ferro, di cui si dice che trapassò la sua anima, l'intendiamo come indice della dolorosa tribolazione che dovette subire, poiché si parla non del corpo, ma della sua anima. Un'espressione di questo genere ricorre infatti nel Vangelo, allorché Simeone disse a Maria: Ecco questi è stato posto per la caduta e per la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione; ed a te pure uno spada trapasserà l'anima, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori . Certamente la passione del Signore, la quale fu per molti occasione di rovina e nella quale divennero palesi i segreti profondi di molti cuori, in quanto fu da loro manifestato quel che pensavano del Signore, ferì gravemente la stessa sua Madre, privandola della presenza corporale di lui e senza dubbio la rattristò intimamente. In quello stato di tribolazione si trovò Giuseppe, finché non si compì la sua parola, con la quale aveva dato un'interpretazione verace dei sogni: per questa ragione fu raccomandato al re, perché anche a lui predicesse il futuro in base ai suoi sogni . Ma dato che il testo ha detto: finché non si compì la sua parola, perché non intendessimo quel sua in senso assoluto e nessuno pensasse di dover attribuire ad un semplice uomo una cosa sì grande, subito dopo ha aggiunto: il responso del Signore lo infiammò, ovvero - come scrivono altri codici in forma più aderente al greco - il responso del Signore lo infuocò, onde anch'egli fosse annoverato tra coloro ai quali fu detto: Gloriatevi nel suo santo nome .
20 Il re mandò e lo liberò,
il principe dei popoli e lo rilasciò.
21 Lo costituì signore
della sua casa e principe di tutto il suo possesso,
22 perché istruisse i suoi principi al pari di se stesso
e insegnasse ai suoi anziani la saggezza.
Il re mandò e lo sciolse; il sovrano di popoli mandò e lo liberò. Il re è quello stesso che è detto sovrano di popoli; egli sciolse chi era stretto nei ceppi e liberò chi era chiuso nel carcere. Lo costituì padrone della sua casa e signore di tutti i suoi possessi, affinché istruisse i suoi principi come se stesso, ed ai suoi vecchi insegnasse la prudenza. Il testo greco scrive: Ed ai suoi anziani insegnasse la sapienza. Il che, in forma del tutto letterale, potrebbe esser reso così: ... istruisse i suoi principi come se stesso, e facesse sapienti i suoi anziani… Teniamo presente che in quella storia sono state scritte solo le cose che, secondo il disegno dell'autore in cui operava lo Spirito Santo, furono ritenute sufficienti per simboleggiare nella trama della narrazione gli avvenimenti futuri.
23 Ed entrò Israele in Egitto
e Giacobbe fu straniero nella terra di Cam.
Ed entrò Israele nell'Egitto, e Giacobbe fu ospite nella terra di Cam. Dire Giacobbe è lo stesso che Israele, e la terra di Cam è lo stesso che dire l'Egitto. Ora qui è dimostrato in tutta chiarezza che proprio dalla stirpe di Cam, figlio di Noè, il cui primogenito fu Canaan, derivò anche il popolo egiziano. Pertanto bisogna correggere quei codici che, in questo punto, leggono Canaan. È poi meglio aver tradotto fu ospite, anziché - come scrivono altri codici - vi abitò: ciò sarebbe lo stesso che dire pellegrino, perché non significa niente di diverso. Difatti nel greco, a questo punto, ricorre la stessa parola, che è usata nel passo precedente, laddove si dice: Pochissimi e pellegrini in essa. Ora l'abitare come pellegrino o ospite non designa l'indigeno, ma il forestiero. Ecco in che modo gli Ebrei passarono da una gente all'altra gente, e da un regno a un popolo diverso . Quel che prima era stato brevemente enunciato, viene brevemente spiegato nella narrazione. Ma si può chiedere giustamente da quale regno essi passarono ad un popolo diverso, stante il fatto che non regnavano ancora nella terra di Canaan, dove non esisteva ancora nessun regno del popolo d'Israele. In che senso dunque può essere intesa la frase? Solo nel senso di un'anticipazione, perché in quella terra sarebbe stato costituito il regno dei loro discendenti.
24 Fece crescere grandemente
il suo popolo, lo rese più forte dei suoi nemici.
“Successivamente sono narrati i fatti accaduti in Egitto. Ed accrebbe grandemente - si dice - il suo popolo, e lo rese più forte dei suoi nemici. Anche tutto questo è stato enunciato brevemente, per esser successivamente narrato secondo il modo in cui avvenne. In realtà, il popolo di Dio non fu reso più forte dei suoi nemici, gli Egiziani, quando i loro bambini maschi venivano messi a morte o quando essi erano oppressi nel fabbricare i mattoni, ma solo quando, sorretti da una mano potente, grazie ai segni e ai portenti del Signore loro Dio, cominciarono ad essere temuti ed onorati, fino a che fu vinta l'ostinazione del Faraone crudele ed il mar Rosso inghiottì il persecutore con tutto il suo esercito.
25 Cambiò il cuore di questi perchè
odiassero il suo popolo e agissero
con inganno contro i suoi servi.
Perciò, come se noi domandassimo in che modo avvenne quel che è riferito brevemente nella frase: Rese più forte il suo popolo dei suoi nemici, il salmo comincia a dirlo fino a precisarlo compiutamente nella narrazione. E convertì il loro cuore, perché odiassero il suo popolo ed usassero l'inganno contro i suoi servi…Ricorre infatti anche qui quella bontà meravigliosa di Dio, per la quale si serve in bene anche dei malvagi, siano essi angeli o uomini. Nonostante che questi siano per loro colpa malvagi, egli sa ricavare il bene dal loro male. E quelli non erano buoni prima che odiassero il suo popolo: al contrario, erano tanto empi e maligni da invidiare per facile propensione i loro ospiti nella buona fortuna. Se Dio dunque moltiplicò il suo popolo, con questo suo beneficio convertì i malvagi che giunsero ad odiare. L'invidia consiste infatti nell'odio della felicità altrui. Egli dunque convertì il loro cuore in quanto, per invidioso livore, essi odiarono il suo popolo ed usarono l'inganno contro i suoi servi. In che modo Dio si sia servito di questo loro odio per mettere alla prova il suo popolo e per procurare gloria al suo nome - il che è tanto utile a noi - lo spiegano le parole successive. Esse vengono ricordate come elementi per la sua lode, quando viene cantato l'Alleluia .
26 Mandò Mosè suo servo, Aronne che elesse in persona
“Mandò Mosè, il suo servo, ed Aronne, che egli prescelse in persona. Poteva essere sufficiente dire: che egli prescelse, ma non bisogna cercare la ragione per cui è stato aggiunto in persona. È un'espressione propria delle Scritture, come quella che dice: Nella quale abiteranno in essa . Di simili espressioni sono piene le pagine da Dio ispirate.
27 Pose in loro le parole dei suoi segni
e dei prodigi nella terra di Cham.
Pose in essi le parole dei suoi segni e prodigi nella terra di Cam. Non dobbiamo intendere le parole dei segni e prodigi come parole mediante le quali potevano compiersi segni e prodigi, parole cioè che essi pronunciavano perché si compissero segni e prodigi. In realtà, molti portenti si compirono senza parole, per esempio con la verga, con la mano distesa, con una favilla lanciata nel cielo. Ma dato che gli stessi portenti, che si compirono, non erano privi di un loro significato proprio come le parole che noi pronunciamo, perciò furono anch'essi chiamati parole, fatte non di voci e di suoni, ma di segni e prodigi. Pose in essi vuol dire: fece per mezzo di essi.
28 Mandò le tenebre e fece tenebra
e non esagerò le sue parole,
Mandò le tenebre e fece buio. Anche questo sta scritto come una delle piaghe, da cui furono colpiti gli Egiziani. Ma il passo che segue è riferito in vario modo dai diversi codici. Difatti alcuni codici scrivono: E si irritarono per i suoi discorsi, mentre altri scrivono: E non si irritarono per i suoi discorsi. Tuttavia la forma che ho riferito per prima risulta in maggior numero di codici; quella invece in cui è aggiunta la particella di negazione, ho potuto riscontrarla soltanto in due codici. Ma nell'eventualità che si sia determinata una corruzione del testo in ragione del senso più facile (non è forse più facile intendere quel che si è detto: E si irritarono per i suoi discorsi riferendolo alla loro tanto ostinata opposizione?), abbiamo tentato di dare un'interpretazione accettabile anche all'altra versione. Quel che in essa si dice: Non si irritarono per i suoi discorsi, può essere applicato a Mosè ed Aronne, in quanto sopportarono con grande pazienza anche i discorsi più duri, finché non si compirono esattamente tutte le cose che Dio aveva stabilito di fare per mezzo di loro.
29 cambiò le loro acque in sangue e uccise i loro pesci
30 La loro terra diede rane,
nelle stanze dei loro re.
Convertì le loro acque in sangue, e fece morire i loro pesci. La loro terra fece uscire le rane fin nelle stanze segrete degli stessi re. Questo è come se dicesse: Convertì la loro terra in rane. Fu tanta infatti la moltitudine delle rane, che appare giusto, che sia fatta, per iperbole, questa affermazione.
31 Disse, e venne la mosca canina
e termiti in tutti i loro territori.
Disse, e vennero tafani e zanzare in tutto il loro territorio. Se ci si domanda quando Dio disse questo, dirò che esisteva nella sua parola prima che avvenisse, e vi esisteva, al di fuori del tempo, in qual tempo doveva avvenire. Per quanto, in certo modo, lo disse anche allora per mezzo degli angeli o per mezzo dei suoi servi Mosè ed Aronne, perché avvenisse quando appunto doveva avvenire .
32 Pose le loro piogge in forma di grandine,
fuoco ardente sulla loro terra,
Stabilì come loro pioggia la grandine. Questa espressione è simile a quella di sopra, in cui è detto: Diede come loro terra le rane , tranne il fatto che, in quel caso, non tutta la terra fu certo convertita in rane, mentre la pioggia poté davvero esser tutta convertita in grandine. Il fuoco bruciante nella loro terra: si sottintenda stabilì.
33 e colpì le loro vigne e i loro fichi
e schiantò l’albero dei loro territori.
E colpì le loro vigne e le loro piante di fichi, e distrusse tutti gli alberi del loro territorio. Questo avvenne per la violenza della grandine e per i fulmini, onde si è parlato anche di fuoco bruciante.
34 Disse e venne la locusta e il bruco senza numero,
“Disse, e vennero locuste e bruchi, in quantità innumerevole. Locuste e bruchi costituiscono una sola piaga, perché le prime sono le madri e gli altri sono i figli.
35 e divorò ogni erba
nella loro terra e divorò
ogni frutto della loro terra.
E divorarono tutta l'erba nella loro terra, e divorarono tutto il frutto del loro campo. Anche l'erba è frutto secondo il modo di parlare della Scrittura, la quale chiama erba tutto ciò che producono i campi; ma se si parla qui di due cose, ciò è forse dovuto all'intenzione di farle corrispondere, nel numero, ai due animali, nominati prima, cioè alla locusta e al bruco.
36 E colpì ogni primogenito nella loro terra,
le primizie di ogni loro fatica.
“E colpì tutti i primogeniti nella loro terra, le primizie di tutto il loro lavoro. È questa l'ultima delle piaghe, se si eccettua quella della morte nel mar Rosso. Quanto alle primizie dei loro lavori, ritengo che ciò sia detto in ragione dei primogeniti degli animali. Essendo poi dieci le piaghe, è chiaro che qui non sono state ricordate tutte né sono esposte secondo l'ordine in cui si legge che avvennero. Il canto di lode non è infatti vincolato alle leggi di chi narra e compone la storia. E poiché di questa lode è autore e cantore, per mezzo del profeta, lo Spirito Santo, evidentemente con la stessa autorità con cui fece agire l'uomo che scrisse la storia, egli può ricordare un avvenimento che là non si legge e tralasciarne un altro che invece vi si legge.
37 E li fece uscire con argento e
oro e non c’era infermo nelle loro tribù.
Aggiunge poi anche questo fatto alle lodi di Dio: l'aver cioè tratto fuori dall'Egitto gli Israeliti ricchi e carichi d'argento e d'oro, mentre di per sé erano in condizioni tali da non poter disprezzare la giusta e dovuta mercede, anche se temporale, del loro lavoro. E se essi ingannarono gli Egiziani, chiedendo loro di avere in prestito oro e argento, non per questo si deve pensare che Dio comandi siffatti raggiri o li approvi, quando siano avvenuti, in coloro che hanno il cuore lassù. Piuttosto da quelle parole di Dio, che certo vedeva nel loro cuore e ne leggeva i desideri, bisogna concludere che fu ad essi permesso, non comandato di far questo. Ne risultò tuttavia un vantaggio per la loro anima carnale, perché il sopruso lo fecero a coloro che in fondo se lo meritavano, e sottrassero, sia pur con l'inganno, a quegli uomini ingiusti quel che era loro dovuto. In tutto ciò Dio come si servì divinamente dell'ingiustizia degli Egiziani, così si servì della debolezza del suo popolo per prefigurare ed annunciare con questi fatti quel che egli riteneva necessario. E li trasse fuori nell'argento e nell'oro: è questa un'espressione propria delle Scritture. Dicendo infatti nell'argento e nell'oro è come se dicesse: "con l'argento e con l'oro ". E non c'era alcun infermo nelle loro tribù: infermo s'intende nel corpo, non nell'anima. E fu pure questo un grande beneficio di Dio se, nel momento difficile in cui se ne andavano, non ci fu nessun ammalato tra loro.
38 Si rallegrò l’Egitto
del loro esodo, perché il timore di loro si abbattè su di essi.
Si rallegrò l'Egitto nella loro partenza, perché cadde sopra di essi il timore di loro. È da intendere il timore degli Ebrei sopra gli Egiziani. Il timore di loro non è infatti quello per cui temevano gli Ebrei, ma quello per cui erano temuti.
39 Stese una nube a loro riparo
e un fuoco per illuminarli di notte.
40 Chiesero e venne la quaglia
e li saziò con pane del cielo.
Si passa ora a dire quali benefici divini furono fatti agli Ebrei, incamminati sulla via del deserto: Distese una nube a loro protezione, ed un fuoco perché brillasse per loro durante la notte. Sono fatti questi tanto chiari quanto conosciuti. Essi chiesero, e vennero le quaglie. Non desiderarono avere le quaglie, ma la carne. Ma poiché anche la quaglia è carne, ed in questo Salmo non si parla dell'irritazione provocata da coloro nei quali non trova Dio il suo compiacimento, ma della fede degli eletti, che costituiscono la vera discendenza di Abramo, bisogna pensare che furono questi a chieder che venisse la carne per spegnere la mormorazione di quegli amari provocatori. Nella parte del versetto che segue: E li saziò con il pane del cielo, per la verità non è nominata la manna, ma pure non rimane nascosta a chi legge una tale frase.
41 Squarciò la roccia e scaturirono le acque,
corsero fiumi in luoghi aridi,
Spezzò la roccia, e ne sgorgarono le acque; scorsero i fiumi nelle zone aride. Anche questo fatto si comprende immediatamente, non appena si legge.
42 perché si ricordò
della sua santa parola,
che disse ad Abramo suo servo.
43 E fece uscire il suo popolo nell’esultanza,
e i suoi eletti nella gioia.
44 E diede loro le regioni
delle genti ed entrarono in
possesso delle fatiche dei popoli,
Ora con tutti questi suoi benefici Dio dimostra di apprezzare in Abramo il merito della fede. Il testo infatti continua dicendo: Perché si ricordò della sua santa parola, che rivolse ad Abramo, suo servo. E trasse fuori il suo popolo nell'esultanza, ed i suoi eletti nella letizia. Si noti la doppia ripetizione, perché dire il suo popolo corrisponde ai suoi eletti, e dire nell'esultanza corrisponde a nella letizia. E diede a loro le regioni delle genti, e possedettero i lavori dei popoli. Anche qui le regioni delle genti sono la stessa cosa che i lavori dei popoli, e l'aver detto: diede loro è stato ripetuto con possedettero.
45 perché custodiscano i suoi
decreti e ricerchino la sua legge.
E come se noi chiedessimo per quale scopo più alto furono dati questi benefici e perché non avessimo a considerare sommo bene questa fortunata abbondanza di beni temporali donata al popolo di Dio, subito dopo una tale abbondanza viene riferita ad un altro piano, a quello cioè in cui bisogna cercare il sommo bene: perché custodiscano - si dice - le sue prescrizioni e ricerchino la sua legge. In questo è da intendere che i servi di Dio ed i figli eletti della promessa, i quali sono la vera ed autentica discendenza di Abramo in quanto imitano la fede di Abramo, ricevono da Dio questi beni terreni non per darsi con essi alla dissoluzione ed al lusso né per intorpidire in una colpevole sicurezza; ma perchè li possiedano tutti come la misericordia divina li ha loro preparati, mentre cercandoli dovrebbero impegnarsi in gravissime fatiche, per attendere quindi in piena libertà al modo di acquistare il bene eterno, vale a dire: perché custodiscano le sue prescrizioni, e ricerchino la sua legge. Da ultimo, si noti che il testo, dicendo discendenza di Abramo, vuole intendere quelli che furono veramente della discendenza di Abramo, quali non mancarono certo in mezzo a quel popolo, come ci indica abbastanza chiaramente anche l'apostolo Paolo, quando dice: Ma non in tutti loro Dio trovò il suo compiacimento . Infatti se non in tutti lo trovò, ci furono senz'altro alcuni tra loro, nei quali Dio trovò il suo compiacimento. Poiché dunque questo salmo esalta tali uomini, non si dice qui nulla delle iniquità e delle irritazioni e dell'amarezza provocata da coloro nei quali Dio non trovò alcun compiacimento. Ma poiché pure agli iniqui si è rivelata non solo la giustizia, ma anche la misericordia di Dio onnipotente e clemente, di essi parla il salmo seguente, nel cantare le lodi di Dio. Comunque gli uni e gli altri coesistettero in mezzo al medesimo popolo, né quelli riuscirono a corrompere questi con l'influsso pernicioso delle loro iniquità. Difatti conosce il Signore quelli che son suoi; e se in questo mondo non può stare lontano dagli ingiusti, deve stare lontano dall'ingiustizia chiunque invoca il nome del Signore.
Dai Padri
Eusebio: gli angeli, secondo quanto sappiamo, non hanno altra occupazione che lodare Dio; i perfetti non hanno desiderio più grande che fare di tutta la loro vita una lode a Dio. Il profeta comanda agli apostoli di annunciare fra tutte le genti ciò che ha fatto il Cristo sulla terra, ed anche i suoi benefici al primo popolo.
Atanasio: lo spirito comanda agli apostoli di manifestare alle nazioni le meraviglie che fece il Signore con Mosè e nel Nuovo testamento.
Cassiodoro: il profeta che conosce i peccati del popolo, lo ammonisce a cercare il volto di Dio e lo conforta con la storia dei patriarchi.
2 Atanasio: in senso spirituale, le meraviglie sono l’incarnazione, la passione e la risurrezione.
Eusebio: che significa cercare Dio? Gustare tutto quanto lo riguarda, pensare sempre a lui, meditare le cose di Dio nel proprio spirito, sempre. Non cessare mai di conversare con lui con la preghiera e le opere buone. Non una volta o due, ma per tutta la vita cercare l’aiuto del cielo.
Origene: ci comanda di cercare questo volto che gli angeli vedono sempre.
Eusebio: il volto di Dio: il Figlio.
Baldovino di Ford: c’è in questa sazietà eterna una sorta di fame, che non viene dal bisogno, ma dalla felicità, appagamento senza sazietà , desiderio senza lamento. Il Cristo, sempre ammirabile nella sua bellezza, è sempre altrettanto desiderabile, lui che gli angeli desiderano vedere. Quand’anche lo si possieda, ancora lo si desidera; quand’anche lo si afferri, ancor più lo si cerca, come è scritto: cercate il suo volto.
6 Eusebio: gli eletti sono figli di Abramo se lo imitano.
Ruperto: a causa di questi tre uomini, quante volte il popolo fu salvato! Il Verbo stesso protesse i padri della sua futura carne: non toccate i miei consacrati! Salvò, fra gli uomini, il pegno della sua incarnazione, affinché non fosse tagliato l’albero che avrebbe portato un tale frutto: Cristo, salvezza di tutte le nazioni.
7 Atanasio: senso spirituale: lui che era fin dal principio, è stato visto sulla terra.
8 Eusebio: mille generazioni: sempre. Si è ricordato della sua promessa per mille generazioni e la compirà. La promessa ai discendenti di Abramo vale sempre, finché la pienezza dei gentili sia entrata.
Atanasio: egli ha compiuto negli ultimi tempi quanto aveva promesso.
Teodoreto: mille generazioni esprime la perpetuità della promessa fatta ad Abramo, promessa di una benedizione universale nella sua discendenza che è il Cristo.
14 Origene: è dunque quando Dio si ritira che l’uomo può nuocere all’uomo.
15 Origene: quelli che sono compartecipi del Cristo (unto) sono essi stessi dei cristi (unti). I miei unti: erano unti, non con l’olio santo, come più tardi Aronne e i sacerdoti della legge mosaica, ma per la comunione col Verbo di Dio che era loro apparso.
Cirillo di Gerusalemme: diventate partecipi del Cristo, è giusto che siate chiamati anche voi cristi; è di voi che Dio ha detto: non toccate i miei unti.
Girolamo: li chiama miei consacrati non per l’unzione regale, ma per l’unzione dello Spirito Santo.
Origene: ogni cibo e non solo il frumento. La carestia parve un male, ma fu l’inizio del grande destino del popolo ebraico. L’invidia dei fratelli di Giuseppe era cattiva, come cattivo il desiderio della moglie del suo padrone, ma tutto il male si è volto in bene.
Girolamo: e chiamò la fame. Capita spesso che ciò che sembra un male sia da Dio previsto per un bene: qui la carestia e la cattiva azione dei fratelli di Giuseppe.
17 Eusebio: Giuseppe fu riservato per distribuire il frumento, ma anche, come dice il salmo, per distribuire l’insegnamento.
20 Girolamo: profezia della risurrezione del Cristo.
Origene: Giuseppe aveva trent’anni quando fu nominato sovrintendente dell’Egitto ed immagazzinò il frumento durante gli anni di abbondanza. Penso che i trent’anni di Giuseppe siano un’immagine dei trent’anni del Salvatore. Il secondo Giuseppe non ammassò lo stesso grano del primo, ma il vero frumento del cielo per placare non la fame di pane, né la sete di acqua, ma di ascoltare la parola del Signore.
Girolamo: questo vale per Giuseppe in Egitto, come per il Cristo nella sua chiesa.
Ruperto: Giuseppe passa dalla prigione alla potenza sovrana. Giuseppe che si avanza, circondato di gloria, alle grida degli araldi che ammoniscono le genti di piegare il ginocchio è la bella immagine e lo specchio chiarissimo del Figlio di Dio Gesù Cristo, risuscitato dai morti e rivestito della veste incorruttibile ed immortale: questo Cristo per poco inferiore agli angeli (Salmo 8,5), il Padre ha coronato di gloria e di onore e lo ha posto su tutte le opere delle sue mani, ponendo tutto ai suoi piedi (Salmo 8,5).
23 Origene: la terra di Cam: l’Egitto.
Teodoreto: non è Dio che cambia il cuore degli egiziani. Ha lasciato fare a loro libero arbitrio, non ha impedito i loro malvagi comportamenti, ma ha fatto superare gli ostacoli ai suoi protetti.
27 Origene: solo Mosè e da Aronne conoscevano le ragioni dei segni, delle piaghe di Egitto.
36 Origene: Dio rende agli egiziani il male che essi stessi avevano fatto ai figli maschi degli ebrei.
Origene: oro e argento, simbolo della sapienza.
Teodoreto: l’oro e l’argento portati via dagli ebrei furono come il salario del loro duro servizio.
40 Girolamo: profezia del sacramento del corpo di Cristo.
41 Atanasio: aprì il costato del Figlio suo unigenito per dissetare il mondo intero.
Girolamo e Cassiodoro: il costato trafitto del Cristo.
salmo 105
alleluia
1 Confessate il Signore perché
è buono, perché in eterno è la sua misericordia.
2 Chi dirà le opere potenti del
Signore, farà udire tutte le sue lodi?
3 Beati quelli che custodiscono
il giudizio, e compiono la giustizia in ogni tempo.
4 Ricordati di noi, Signore, nel
compiacimento per il tuo popolo.
Visitaci nella tua salvezza!
5 Perché vediamo nella bontà dei tuoi eletti,
ci rallegriamo nella gioia del tuo
popolo , e tu sia lodato con la tua eredità.
6 Abbiamo peccato con i nostri
padri, abbiamo agito ingiustamente
abbiamo commesso iniquità.
7 I nostri padri in Egitto
non compresero le tue meraviglie, non ricordarono
l’abbondanza della tua misericordia;
e ti irritarono risalendo verso il mare, il mare Rosso.
8 Eppure li salvò per il suo nome,
per fare conoscere la sua potenza
9 e minacciò il Mare Rosso e si seccò;
e li guidò negli abissi come in un deserto
10 e li salvò dalla mano
degli odiatori e li redense dalla mano del nemico,
11 e l’acqua ricoprì i loro oppressori:
non ne rimase neppure uno.
12 E credettero alle sue parole
e proclamarono la sua lode.
13 Fecero presto: si dimenticarono
delle sue opere, non attesero il suo consiglio;
14 e bramarono la bramosia
nel deserto e tentarono Dio nella terra arida
15 e diede ad essi ciò che
chiedevano e mandò la sazietà nella loro anima.
16 E irritarono Mosè
nell’accampamento , Aronne il santo del Signore.
17 Sì aprì la terra e inghiottì Datan e
ricoprì sopra la congregazione di Abiron;
18 e divampò il fuoco nella
loro assemblea, la fiamma bruciò i peccatori
19 e fecero un vitello sull’Horeb e adorarono la statua.
20 Cambiarono la sua gloria
con l’immagine di un vitello che mangia fieno.
21 Dimenticarono Dio
che li salvò, che fece cose grandi in Egitto,
22 meraviglie nella terra di Cam,
cose terribili al Mare Rosso.
23 E disse di sterminarli se Mosè suo eletto
non si fosse posto in mezzo alla
strage davanti a lui,
per allontanare la sua ira,
perché non li disperdesse.
24 E stimarono cosa da nulla una
terra desiderabile, non credettero alla sua parola;
25 e mormoravano nelle loro tende.
Non ascoltarono la voce del Signore
26 e alzò la sua mano
contro di loro per abbatterli nel deserto
27 e per cacciare la loro discendenza
tra le nazioni e disperderli nelle regioni.
28 E si iniziarono a Beelfagor
e mangiarono i sacrifici dei morti
29 e lo irritarono con le loro invenzioni
e si moltiplicò su loro il flagello.
30 E si alzò Finees e placò e cessò la strage.
31 e gli fu ascritto a giustizia
di generazione in generazione fino all’eternità.
32 E lo irritarono presso l’acqua della contraddizione
e Mosè fu afflitto per colpa loro,
33 perché esasperarono il suo spirito e
distinse con le sue labbra.
34 Non sterminarono le
genti che disse loro il Signore
35 e si mescolarono con le genti;
e impararono le opere loro,
36 e servirono le loro statue,
e divenne per loro occasione di inciampo.
37 E sacrificarono i loro figli
e le loro figlie ai demoni
38 e versarono sangue innocente, il sangue
dei loro figli e delle loro figlie
che sacrificarono alle statue
di Canaan e la terra fu
uccisa nel molto sangue ,
39 e fu contaminata per le loro
opere e fornicarono con le loro invenzioni.
40 E si adirò con furore il Signore
contro il suo popolo e abominò la sua eredità.
41 E li consegnò nelle mani delle
genti e li dominarono i loro odiatori
42 e li oppressero i loro nemici e furono umiliati
sotto le loro mani.
43 Molte volte li liberò, ma essi lo amareggiarono
nel suo disegno e furono umiliati
nelle loro iniquità.
44 E vide quando erano tribolati
ed udiva la loro supplica
45 si ricordò della sua alleanza e si pentì
secondo l’abbondanza della sua misericordia
46 e li fece oggetto di
misericordie davanti a tutti quelli
che li avevano fatti prigionieri.
47 Salvaci Signore nostro Dio e
raccoglici di mezzo alle genti
perché confessiamo il tuo santo nome e
ci gloriamo nella tua lode.
48 Benedetto il Signore
Dio d’Israele dall’eternità
e fino all’eternità e dirà
tutto il popolo: sia, sia.
Da Sacy
alleluia
1 Confessate il Signore perché
è buono, perché in eterno è la sua misericordia.
2 Chi dirà le opere potenti del
Signore, farà udire tutte le sue lodi?
3 Beati quelli che custodiscono
il giudizio, e compiono la giustizia in ogni tempo.
Nessuno è buono, dice Gesù Cristo, fuorché Dio solo. Ma qui il santo profeta esorta i popoli a lodarlo non solo per la bontà, che egli possiede al massimo grado come Dio, ma anche a causa di tutti gli effetti diversi che ne fa sentire. Essa non può per così dire esaurirsi né stancarsi, ma è pronta in ogni tempo a ricevere i peccatori che si convertono e fanno degni frutti di penitenza. Ma chi, dice il profeta, potrà raccontare le opere potenti del Signore e fare ascoltare agli uomini tutte le sue lodi? Per lodare il Signore come merita bisognerebbe entrare nei suoi eterni consigli. Se ne mostrano degni soltanto quelli la cui vita stessa è una continua lode della sua misericordia. La giustizia che rende beati quelli che la praticano rinchiude tutta la perfezione della virtù.
4 Ricordati di noi, Signore, nel
compiacimento per il tuo popolo.
Visitaci nella tua salvezza!
5 Perché vediamo nella bontà dei tuoi eletti,
ci rallegriamo nella gioia del tuo
popolo , e tu sia lodato con la tua eredità.
Il profeta, che fino al presente aveva parlato a nome proprio, incomincia a far parlare quelli che erano o dovevano essere schiavi. Ricordati di noi, Signore, dicono essi, non secondo i nostri meriti, ma secondo la infinita bontà che ti è piaciuto mostrare al tuo popolo. Dopo esserti allontanato da noi a motivo dei nostri peccati, visitaci di nuovo con la tua salutare assistenza e facci vedere i beni dei tuoi eletti. Accordaci la grazia di rallegrarci di quella santa gioia che ci darà la libertà di servirti nel nostro paese affinché tu sia glorificato nella tua eredità, quando saremo unicamente occupati al tuo servizio e sciolti dalla servitù che ci fa gemere così amaramente.
6 Abbiamo peccato con i nostri
padri, abbiamo agito ingiustamente
abbiamo commesso iniquità.
7 I nostri padri in Egitto
non compresero le tue meraviglie, non ricordarono
l’abbondanza della tua misericordia;
e ti irritarono risalendo verso il mare, il mare Rosso.
8 Eppure li salvò per il suo nome,
per fare conoscere la sua potenza
9 e minacciò il Mare Rosso e si seccò;
e li guidò negli abissi come in un deserto
10 e li salvò dalla mano
degli odiatori e li redense dalla mano del nemico,
11 e l’acqua ricoprì i loro oppressori:
non ne rimase neppure uno.
12 E credettero alle sue parole
e proclamarono la sua lode.
13 Fecero presto: si dimenticarono
delle sue opere, non attesero il suo consiglio;
14 e bramarono la bramosia
nel deserto e tentarono Dio nella terra arida
15 e diede ad essi ciò che
chiedevano e mandò la sazietà nella loro anima.
16 E irritarono Mosè
nell’accampamento , Aronne il santo del Signore.
Il profeta ben sapeva che il vero mezzo per ottenere da Dio la sua visita salutare era di umiliarsi profondamente alla sua presenza. Per questo egli pone sulle labbra degli Israeliti queste parole il cui sentimento doveva essere ancora più vivamente impresso nell’intimo del loro cuore. Noi abbiamo peccato nei nostri padri, o perché siamo figli di padri che erano peccatori e che ti hanno offeso con la loro idolatria o perché abbiamo noi pure partecipato alla loro ingiustizia, essendoci resi colpevoli iniquità. Tu operasti, o Signore, molte meraviglie per salvarli nell’Egitto, allorché percuotesti gli Egiziani con tante piaghe diverse che manifestavano la grandezza della tua potenza. Ma non compresero i tuoi chiamati quello che tu operavi in loro favore, poiché presto dimenticarono i prodigi con cui avevi tu fatto risplendere la tua misericordia verso di loro. Mormorarono contro te e ti provocarono a sdegno nel tempo in cui uscivano dall’Egitto e salivano verso il Mar Rosso a causa dello spavento procurato loro dall’avvicinarsi degli Egiziani. È inutile che ci fermiamo a spiegare quello che accadde allorché Dio seccò il Mar Rosso per salvare il suo popolo dalla potenza degli Egiziani che furono tutti sepolti sotto le sue acque: queste cose sono spiegate nel libro dell’Esodo.
17 Sì aprì la terra e inghiottì Datan e
ricoprì sopra la congregazione di Abiron;
18 e divampò il fuoco nella
loro assemblea, la fiamma bruciò i peccatori
19 e fecero un vitello sull’Horeb e adorarono la statua.
Fa meraviglia come un popolo che era stato testimone di un prodigio così straordinario come fu quello dell’apertura del Mar Rosso ne potesse perdere così prontamente la memoria. Ma lo stupore stesso che in noi suscitano i Giudei potrà servire un giorno a condannarci a maggior ragione. Può esserci detto ciò che Paolo diceva scrivendo ai Romani: tu sei inescusabile, o uomo, che condanni te stesso nelle cose in cui osi giudicare gli altri. Chi conserva l’anima sua pura da tutti i desideri carnali che non consistono soltanto nella ricerca dei cibi ma ,come dice San Paolo, nelle gelosie, nelle contese, nelle inimicizie e in altre simili passioni che rendono gli uomini carnali e si oppongono ai frutti divini dello Spirito Santo? Raramente poi ci ricordiamo come dovremmo delle opere di Dio e soprattutto della sua opera più grande che è quella della nostra redenzione. Temiamo dunque moltissimo, condannando gli antichi Ebrei di pronunciare nello stesso tempo la nostra propria condanna.
20 Cambiarono la sua gloria
con l’immagine di un vitello che mangia fieno.
21 Dimenticarono Dio
che li salvò, che fece cose grandi in Egitto,
22 meraviglie nella terra di Cam,
cose terribili al Mare Rosso.
23 E disse di sterminarli se Mosè suo eletto
non si fosse posto in mezzo alla
strage davanti a lui,
per allontanare la sua ira,
perché non li disperdesse.
24 E stimarono cosa da nulla una
terra desiderabile, non credettero alla sua parola;
25 e mormoravano nelle loro tende.
Non ascoltarono la voce del Signore
26 e alzò la sua mano
contro di loro per abbatterli nel deserto
27 e per cacciare la loro discendenza
tra le nazioni e disperderli nelle regioni.
28 E si iniziarono a Beelfagor
e mangiarono i sacrifici dei morti
Anche se non si fabbricano più vitelli d’oro e non si adorano più esteriormente immagine di scultura, non si omette però di sostituire ancora non poche volte molti idoli nascosti alla gloria dovuta a Dio. Spesso noi manchiamo al grande principale dovere che è quello dell’amore del cuore. Quante volte Gesù Cristo, il vero eletto da Dio figurato da Mosè, ha opposto alla nostra giustizia i meriti della sua morte e del suo sangue, presentandosi come la vittima della nostra salvezza.. Quante segrete mormorazioni nei nostri cuori! Quanti rifiuti di prestar fede alla parola di Dio! Siamo pure convinti che tutto ciò che accadeva ad Israele in figura, oggi accade a noi stessi in verità?
28 E si iniziarono a Beelfagor
e mangiarono i sacrifici dei morti
29 e lo irritarono con le loro invenzioni
e si moltiplicò su loro il flagello.
30 E si alzò Finees e placò e cessò la strage.
31 e gli fu ascritto a giustizia
di generazione in generazione fino all’eternità.
32 E lo irritarono presso l’acqua della contraddizione
e Mosè fu afflitto per colpa loro,
33 perché esasperarono il suo spirito e
distinse con le sue labbra.
Si legge nel capitolo 25 dei Numeri la storia della idolatria degli Ebrei, che allontanandosi da Dio caddero nella fornicazione con le figlie di Moab. Parteciparono ai profani loro sacrifici chiamati qui dal profeta sacrifici dei morti perché gli idoli rappresentavano uomini morti. Alla fine si consacrarono con certe cerimonie a Baalfagor, il più infame di tutti gli idoli. Dio fece perire di loro una grande moltitudine. Lo zelo di Finees, che ebbe allora la forza di placare l’ira del Signore, fa conoscere che Dio ama i suoi servi. Il profeta dice che l’azione così zelante di Finees gli fu imputata a giustizia per ogni età, perpetuamente. Dio conferì a lui e alla sua famiglia il sommo sacerdozio, affinché lo possedesse in tutto il corso dei tempi, cioè finché durasse la legge vecchia, qual glorioso contrassegno del suo zelo per gli interessi di Dio. Si può osservare qui che il profeta non si attiene all’ordine dei tempi, ma narra diverse cose di mano in mano che si presentano alla sua mente. Perciò dopo aver riferito l’avvenimento spettante a Finees, riprende quello che prima era accaduto allorché parla della mormorazione a cui si abbandonarono gli Israeliti per la mancanza d’acqua insorgendo temerariamente contro Mosè e Aronne e ad essi rinfacciando che li avevano fatti uscire dall’Egitto per farli perire tutti nella solitudine. Questa fu una prova grande per Mosè. Egli fu afflitto a causa loro, come dice il profeta ed il suo animo fu esasperato. Egli molto si rattristò vedendo l’orribile infedeltà degli Israeliti e fu pure afflitto da parte di Dio che gli rimproverò di aver concepito qualche dubbio riguardo alla sua potenza a motivo della stessa infedeltà del suo popolo.
33 perché esasperarono il suo spirito e
distinse con le sue labbra.
34 Non sterminarono le
genti che disse loro il Signore
35 e si mescolarono con le genti;
e impararono le opere loro,
36 e servirono le loro statue,
e divenne per loro occasione di inciampo.
37 E sacrificarono i loro figli
e le loro figlie ai demoni
38 e versarono sangue innocente, il sangue
dei loro figli e delle loro figlie
che sacrificarono alle statue
di Canaan e la terra fu
uccisa nel molto sangue ,
Dio che conosceva la fragilità del suo popolo e la sua naturale inclinazione verso l’idolatria gli aveva espressamente comandato di sterminare le nazioni che avrebbe dato tra le sue mani e gli aveva proibito sotto gravissime pene di fare con loro alleanza perché sapeva che si sarebbero pervertiti se si congiungevano a quelle nazioni e che l’avrebbero abbandonato per adorare al suo posto degli dei stranieri. Questo si vide poi accadere allorché, avendo Israele risparmiato una parte di quei popoli contro l’ordine preciso di Dio, si mescolò con loro, si rese familiari loro delitti e si assuefece all’adorazione dei suoi idoli. Quanto quello che si dice che gli antichi israeliti avevano immolato i loro figli e le loro figlie ai demoni e sparso il loro sangue innocente sacrificandoli gli idoli della terra di Canaan, la storia dei Giudici non ci dice cosa alcuna; ma ciò che la santa Scrittura omette in un luogo lo dice talvolta in un altro. Questo salmo ci assicura dunque, come fanno altri profeti , che, avendo il popolo d’Israele dimenticato Dio, si abbandonò alla crudele ed empia superstizione di immolare i propri figli agli dei. Vero è che Dio aveva ordinato ad Abramo di sacrificargli l’unigenito suo figlio come segno della sua perfetta obbedienza, ma egli voleva soltanto sperimentare il suo cuore e provare la sua fedeltà e lo trattenne dal consumare il grande sacrificio, chiamandosi pago della sua volontà. Il Padre Eterno ha voluto che l’Unigenito suo Figlio, di cui Isacco era la figura, si immolasse per la salvezza dei peccatori. Quello che era stato in Abramo il più sincero attestato della sua fede e quello che poi è stato nel Figlio di Dio un eccesso di carità per gli uomini, fu negli Israeliti una orribile conseguenza dell’apostasia a cui si erano abbandonati. Il demonio geloso degli onori prestati a Dio è veramente crudele ed omicida fin da principio del mondo: accecava i popoli al punto da indurli a sacrificargli quanto avevano di più caro. Ma la mente umana non può neppure concepire che genitori spargano con allegrezza il sangue innocente dei loro figli e delle loro figlie per piacere al demonio.
39 e fu contaminata per le loro
opere e fornicarono con le loro invenzioni.
40 E si adirò con furore il Signore
contro il suo popolo e abominò la sua eredità.
41 E li consegnò nelle mani delle
genti e li dominarono i loro odiatori
42 e li oppressero i loro nemici e furono umiliati
sotto le loro mani.
43 Molte volte li liberò, ma essi lo amareggiarono
nel suo disegno e furono umiliati
nelle loro iniquità.
44 E vide quando erano tribolati
ed udiva la loro supplica
45 si ricordò della sua alleanza e si pentì
secondo l’abbondanza della sua misericordia
La storia dei Giudici ci rappresenta i Giudei soggiogati dai loro nemici a motivo dei loro delitti e gli stessi Giudei liberati dal giogo a causa dell’umile loro penitenza. È giusto che quelli che scuotono il giogo di Dio cadano sotto il giogo degli uomini e anche più dei demoni che hanno necessariamente l’impero su quelli che non vogliono che Dio regni nei loro cuori. La memoria dell’alleanza che aveva fatto con i santi patriarchi e il tesoro inesauribile della sua misericordia muoveva sempre il Signore a pentirsi, come si esprime la Scrittura, cioè a far cessare quei rigorosi castighi sul suo popolo a cui l’aveva obbligato la sua giustizia per farlo ravvedere.
46 e li fece oggetto di
misericordie davanti a tutti quelli
che li avevano fatti prigionieri.
47 Salvaci Signore nostro Dio e
raccoglici di mezzo alle genti
perché confessiamo il tuo santo nome e
ci gloriamo nella tua lode.
48 Benedetto il Signore
Dio d’Israele dall’eternità
e fino all’eternità e dirà
tutto il popolo: sia, sia.
Gli Israeliti schiavi non hanno fin qui rappresentato le infedeltà dei loro padri e le misericordia del Signore se non al fine di umiliarsi davanti ai loro delitti e a quelli dei propri avi e di muovere Dio al ricordo delle sue passate misericordie. Essi dunque lo pregavano che, siccome egli si era sempre lasciato placare dalla preghiera degli antichi israeliti allorché avevano implorato la sua assistenza, volesse parimenti aver pietà di loro e salvarli dalla grande miseria in cui si ritrovavano riunendoli in mezzo alle nazioni dov’erano dispersi e portandoli tutti insieme nella loro patria. E il loro proposito era di rendere continue grazie al suo nome santo e di lodarlo come loro liberatore e Salvatore. Tale è il fine che noi dobbiamo proporci nella liberazione dai nemici che ci opprimono: la gloria, la lode e la benedizione del Signore Dio di Israele. Ed in effetti quelli che Pietro chiama la stirpe eletta, la nazione santa, il popolo conquistato dal sangue di Gesù Cristo, saranno occupati eternamente a manifestare, come egli dice, le magnificenze di colui che si è degnato di chiamarli dalla tenebre all’ammirabile luce sua; e canteranno in tutti i secoli le sue misericordie.
Da Agostino
alleluia
Il salmo 105 reca anch'esso, come titolo, la parola Alleluia, che vi ricorre due volte. Ma alcuni dicono che il primo alleluia appartiene alla fine del salmo precedente, mentre il secondo al principio di quest'altro. E ciò affermano basandosi sul fatto che tutti i salmi alleluiatici hanno l'alleluia alla fine, ma non tutti all'inizio; di conseguenza, ogni salmo che non ha l'Alleluia alla fine, non l'avrebbe neppure all'inizio, e quell'Alleluia che sembra trovarsi all'inizio, apparterrebbe in realtà alla fine del salmo precedente. Ma noi, finché almeno non si dimostra con documenti sicuri l'esattezza di questa affermazione, preferiamo seguire l'uso di molti autori i quali, dovunque leggono alleluia, l'attribuiscono a quel medesimo salmo al cui inizio lo trovano.
1 Confessate il Signore perché
è buono, perché in eterno è la sua misericordia.
Notiamo poi che questi due salmi, il numero 104 e il numero 105, sono strettamente collegati tra loro: in uno di essi - quello che precede - viene esaltato il popolo di Dio nei suoi eletti, dei quali non si fa alcun lamento e che io ritengo furono tra coloro nei quali Dio trova il suo compiacimento ; in quest'altro - quello che segue - sono ricordati coloro che, in seno al medesimo popolo, amaramente provocarono Dio, ed ai quali tuttavia non mancò la misericordia divina. Queste cose vi sono narrate in persona di coloro che, dopo essersi convertiti, implorano il perdono, e sono ricordati gli esempi di quelli verso i quali, anche se peccatori, si dimostrò generosa la misericordia di Dio. Comincia dunque anche questo salmo come quell'altro: Confessate il Signore; ma mentre là segue la frase: ed invocate il suo nome , qui si dice: perché egli è buono, perché " nel secolo " è la sua misericordia. Pertanto si potrebbe intendere in tale inizio anche la confessione dei peccati, tanto più che, dopo pochi versetti, segue l'espressione: Peccammo con i nostri padri, operammo ingiustamente, commettemmo l'iniquità . Ma dato che si dice: perché egli è buono, perché " nel secolo " è la sua misericordia, certamente si tratta della lode di Dio, ed in questa lode consiste la confessione. Del resto, anche quando uno confessa i suoi peccati, deve confessarli insieme con la lode di Dio, e non è un atto di pietà la confessione dei peccati se non si risolve in un fiducioso e diretto ricorso alla misericordia di Dio.
2 Chi dirà le opere potenti del
Signore, farà udire tutte le sue lodi?
3 Beati quelli che custodiscono
il giudizio, e compiono la giustizia in ogni tempo.
Dice: farà udire, cioè farà sì che siano ascoltate, per dimostrare che le opere potenti del Signore e le sue lodi devono essere narrate in modo che siano predicate a chi ascolta. Ma chi può narrarle tutte? Il salmista dunque, considerando qui i precetti stessi di Dio, da cui derivano le opere che sono altrettante lodi per Colui che opera nei suoi figli, dice: Chi narrerà le opere potenti del Signore? Egli infatti queste cose le opera in maniera ineffabile. E chi farà ascoltate tutte le sue lodi? Chi cioè, dopo averle ascoltate, compirà tutte le sue lodi? Sono queste le opere derivanti dai suoi precetti, perché, in quanto sono compiute - ammesso anche che non tutto viene compiuto di quello che è stato ascoltato - dev'essere sempre lodato Colui, il quale opera in noi il volere e l'operare per la sua benevolenza. Per questo il salmista, pur potendo dire: tutti i suoi comandamenti, ovvero: tutte le opere dei suoi comandamenti, ha preferito dire: le sue lodi, perché - come ho spiegato - in quanto sono compiute, è sempre lui che dev'essere lodato. Eppure chi è mai capace di farle, dopo ascoltate, queste lodi? Chi cioè, quando le abbia ascoltate, è adatto a farle tutte?
4 Ricordati di noi, Signore, nel
compiacimento per il tuo popolo.
Visitaci nella tua salvezza!
5 Perché vediamo nella bontà dei tuoi eletti,
ci rallegriamo nella gioia del tuo
popolo , e tu sia lodato con la tua eredità.
Essendo Dio che giustifica, cioè fa giusti gli uomini, risanandoli dalle loro iniquità, segue poi la preghiera: Ricordati di noi, o Signore, nel compiacimento verso il tuo popolo, cioè perché noi abbiamo ad esser tra quelli in cui tu trovi il compiacimento, dato che non in tutti loro Dio trova il suo compiacimento. Visita noi nella tua salvezza. Egli è infatti il Salvatore, nel quale sono rimessi i peccati e sono risanate le anime perché possano osservare il giudizio e praticare la giustizia. E comprendendo che sono felici quelli che dicono queste cose, esse giustamente chiedono questo per sé con la loro preghiera. Di tale salvezza si dice altrove: Affinché conosciamo sulla terra la tua via e, come se noi chiedessimo in quale terra, si aggiunge: in tutte le genti, ed ancora, come se noi chiedessimo quale sia la via, si aggiunge: la tua salvezza … Visita noi nella tua salvezza, perché tu veda nella bontà dei tuoi eletti, cioè visita noi perché tu ci faccia essere là e ci veda là; perché tu gioisca nella gioia della tua gente, cioè perché si dica che tu gioisci, mentre essi gioiscono di te; perché tu sia lodato con la tua eredità, cioè tu sia lodato con essa, poiché essa non è lodata se non per te.
6 Abbiamo peccato con i nostri
padri, abbiamo agito ingiustamente
abbiamo commesso iniquità.
“Abbiamo peccato con i nostri padri, abbiamo agito ingiustamente, abbiamo compiuto l'iniquità. Che significa: con i nostri padri? Forse, come dice la Lettera agli Ebrei a proposito di Levi, il quale fu anch'egli soggetto alle decime con Abramo, in quanto era nei suoi lombi, quando il patriarca pagò le decime al sacerdote Melchisedec, così si vuol dire che anche costoro peccarono con i loro padri, perché erano nei loro lombi, quando quelli si trovavano in Egitto ? Difatti coloro che vivevano nel tempo in cui fu scritto questo salmo e, a maggior ragione, i loro successori (perché ciò poteva esser detto da quelli che vivevano allora, o anche esser profeticamente riferito a quelli che sarebbero venuti dopo) erano molto lontani dall'età di quelli che peccarono in Egitto, non comprendendo le meraviglie di Dio. Ed è proprio questo che segue nel testo, quando espone in che modo peccarono con i loro padri: I nostri padri in Egitto - dice - non compresero le tue meraviglie, e gli altri particolari, ben numerosi che ricorda a proposito dei loro peccati. O forse la frase: Abbiamo peccato con i nostri padri dev'esser piuttosto intesa come l'equivalente di questa: Abbiamo peccato come i nostri padri, imitando cioè i loro peccati? Se è così, bisognerebbe confermare l'interpretazione con qualche esempio di una tale espressione; ma, mentre ora lo vado cercando, non mi viene in mente l'esempio di uno che dica di aver peccato con un altro o di aver fatto qualcosa con lui, perché l'ha imitato in un'impresa simile, magari dopo tanto tempo.
7 I nostri padri in Egitto
non compresero le tue meraviglie, non ricordarono
l’abbondanza della tua misericordia;
e ti irritarono risalendo verso il mare, il mare Rosso.
I nostri padri non compresero le tue meraviglie. Significa che non capirono ciò che tu, per mezzo di quelle meraviglie, volevi loro dimostrare. E questo non era altro che la vita eterna, un bene cioè non di ordine temporale, ma di per sé immutabile, che si attende nella pazienza. Essi perciò impazientemente mormorarono ed amaramente provocarono Dio, cercando di conseguire la felicità attraverso i beni presenti, che sono fallaci e fugaci. Non furono memori della moltitudine delle tue misericordie. Il rimprovero qui è mosso sia all'intelligenza, sia alla memoria. C'era infatti bisogno dell'intelligenza, perché essi potessero considerare quali erano i beni eterni, cui Dio attraverso i beni temporali li chiamava; e c'era bisogno della memoria, perché almeno non dimenticassero le meraviglie di ordine temporale che erano avvenute in mezzo a loro, e ritenessero con fede sicura che Dio con la stessa potenza, già da loro esperimentata, li avrebbe liberati dalla persecuzione dei loro nemici. Essi invece dimenticarono quel che Dio, con sì grandi prodigi, aveva loro dimostrato in Egitto per schiacciare i loro nemici. E ti irritarono, mentre risalivano il mare, il Mar Rosso. Il codice, che avevo sotto gli occhi, diceva proprio così, ed a queste due ultime parole, cioè al Mar Rosso, era stato premesso un asterisco, segno questo con cui sono indicate le parole che sono nel testo ebraico e mancano nella versione dei Settanta. Invece la maggior parte dei codici, che mi è stato possibile consultare, sia greci che latini, scrivono così: E ti irritarono, o - con più espressiva aderenza al testo greco - ti provocarono a sdegno, mentre risalivano nel Mar Rosso. Chi legge quella storia degli Ebrei, quando uscirono dall'Egitto e passarono attraverso il Mar Rosso, non può non dolersi della loro infedeltà, osservando in quale stato di trepidazione e di disperazione essi vissero pur dopo i recenti e tanto numerosi e grandi miracoli, avvenuti in Egitto; dice quindi che di questa moltitudine delle misericordie di Dio essi non furono memori. Se poi si dice che essi risalivano, ciò si spiega perché la posizione della regione è tale che per il viaggio dalla terra di Canaan in Egitto si parla di discesa, e per il ritorno da questo a quella di risalita. Bisogna ancora osservare come la Scrittura abbia voluto condannare il fatto di non comprendere quel che si deve comprendere, e di non ricordare quel che si deve ritenere nella memoria: gli è che gli uomini si rifiutano di ascriverlo a loro colpa, all'unico scopo di pregare di meno e di essere meno umili di fronte a Dio, al cui cospetto debbono invece confessare quello che sono ed ottenerne l'aiuto per poter essere quello che non sono. È meglio, infatti, che anche i peccati di ignoranza o di negligenza siano da loro accusati perché siano distrutti, anziché siano scusati e rimangano: è meglio che siano purificati mediante l'invocazione di Dio, anziché consolidarli provocandolo a sdegno.
8 Eppure li salvò per il suo nome,
per fare conoscere la sua potenza
Il salmo aggiunge che Dio non operò in conformità all'infedeltà degli Ebrei. E li salvò in ragione del suo nome, per fare nota la sua potenza, e non certo in ragione dei loro meriti.
9 e minacciò il Mare Rosso e si seccò;
e li guidò negli abissi come in un deserto
“E rimproverò il Mar Rosso, e questo si seccò. Non leggiamo che fu emessa una qualche voce dal cielo per rimproverare il mare, ma è la potenza di Dio, con la quale si ottenne questo effetto, che è qui chiamata rimprovero; a meno che uno non sostenga che il mare fu rimproverato di nascosto, in modo che l'acqua potesse ascoltare e non potessero gli uomini. Certo è tanto occulta e recondita la forza con cui Dio agisce, che anche gli esseri privi di sensibilità ubbidiscono immediatamente al suo volere. E li trasse fuori negli abissi, come in un deserto. Vien qui chiamata abissi la moltitudine delle acque. Difatti alcuni, volendo interpretare tutto questo versetto, hanno detto: E li trasse fuori in mezzo a molte acque. Che significa dunque negli abissi, come in un deserto? Significa che dove c'erano gli abissi delle acque, si fece per la siccità una specie di deserto.
10 e li salvò dalla mano
degli odiatori e li redense dalla mano del nemico,
“E li salvò dalla mano degli avversari. Alcuni, per evitare l'uso di parole poco latine, hanno interpretato questo versetto ricorrendo alla circonlocuzione: E li fece salvi dalla mano di coloro che li odiavano. E li riscattò dalla mano del nemico. Quale prezzo fu pagato per questo riscatto? O si tratta forse di una profezia, per cui tutto ciò è avvenuto come simbolo del battesimo, nel quale noi siamo. riscattati dal potere del demonio a gran prezzo, e questo prezzo è il sangue di Cristo? Per tale ragione ciò è stato simboleggiato, con più appropriata immagine, non da un mare qualsiasi, ma dal Mar Rosso, ed il sangue infatti è di colore rosso.
11 e l’acqua ricoprì i loro oppressori:
non ne rimase neppure uno.
“E sommerse nell'acqua i loro oppressori, e non rimase nessuno di essi: non di tutti gli Egiziani, ma di coloro che perseguitavano gli Ebrei ormai partiti, nell'intento di catturarli e di ucciderli”.
12 E credettero alle sue parole
e proclamarono la sua lode.
“E credettero nelle sue parole. Tale espressione sembra essere poco latina, perché non dice alle sue parole, o nelle sue parole (con l'accusativo), ma nelle sue parole (con l'ablativo); tuttavia ricorre molto frequentemente nella Scrittura. E lodarono la sua lode. Espressioni consimili si hanno, quando diciamo: " ha servito questa servitù "; " ha vissuto tale vita ". Per il resto, il Salmista ricorda la notissima lode di Dio, in cui è detto: Cantiamo al Signore, perché è stato gloriosamente esaltato: cavallo e cavaliere ha sbalzato nel mare.
13 Fecero presto: si dimenticarono
delle sue opere, non attesero il suo consiglio;
“Presto operarono, si dimenticarono delle sue opere. Altri codici propongono un testo più comprensibile, scrivendo: Si affrettarono, si dimenticarono delle sue opere: non attesero il suo consiglio. Avrebbero dovuto infatti pensare che le grandi opere, compiute per loro da Dio, non erano prive di scopo, ma costituivano un invito ad una felicità senza fine, che bisognava attendere nella pazienza. Essi invece si affrettarono a cercare la beatitudine nelle cose temporali, le quali non dànno a nessuno la vera felicità appunto perché mai possono soddisfare il desiderio insaziabile
14 e bramarono la bramosia
nel deserto e tentarono Dio nella terra arida
con l’immagine di un vitello che mangia fieno.
Poi ancora: E bramarono cupide brame nel deserto, e tentarono Dio nella terra arida. Quel che vuol dire nel deserto, è ripetuto dicendo nella terra arida, che designa un luogo senza acqua; e l'altra frase bramarono cupide brame equivale a tentarono Dio e, come tipo di locuzione, è decisamente simile a quella precedente: lodarono la lode”.
15 e diede ad essi ciò che
chiedevano e mandò la sazietà nella loro anima.
“E concesse ad essi la loro richiesta, cioè quel che gli avevano domandato. E mandò la sazietà nella loro anima; ma non per questo li rese felici, perché non era quella la sazietà, cui si riferisce il detto: Beati coloro che hanno fame e sete di giustizia, perché saranno saziati . In questo passo, pertanto, si parla dell'anima non secondo l'elemento per cui l'essere è razionale, ma secondo quello che, vivificando il corpo, lo rende animato. Al sostentamento di questo essere animato si riferiscono il cibo e la bevanda, secondo ciò che si legge nel Vangelo: Non è forse l'anima più dell'alimento, ed il corpo più del vestito? È come se si dicesse che appartiene all'anima il nutrirsi, ed al corpo il vestirsi. In questo senso si legge in Isaia: Perché abbiamo digiunato, e non l'hai visto; abbiamo mortificato le nostre anime, e non l'hai saputo.
16 E irritarono Mosè
nell’accampamento , Aronne il santo del Signore.
Ed irritarono Mosè nell'accampamento, e Aronne, santo del Signore. Quale irritazione. o - come più efficacemente interpretano altri autori - quale amara provocazione sia qui indicata, lo rivelano abbastanza le parole seguenti”.
17 Sì aprì la terra e inghiottì Datan e
ricoprì sopra la congregazione di Abiron;
“Si aprì la terra - si dice - ed inghiottì Datan, e ricoprì da sopra la congregazione di Abiron. Il significato di inghiottì è lo stesso di ricoprì. E, d'altra parte, una sola e la stessa fu la causa del superbo e sacrilego scisma provocato da entrambi, cioè da Datan e da Abiron.
“Ed arse il fuoco nella loro assemblea: la fiamma abbruciò i peccatori. Quest'ultimo nome non è usato nella Sacra Scrittura per designare coloro che, pur conducendo una vita giusta ed onorata, non sono esenti tuttavia dal peccato. Piuttosto, come c'è differenza tra irridenti e irrisori, tra mormoranti e mormoratori, tra scriventi e scrittori, e gli altri simili nomi, così la Scrittura ordinariamente chiama peccatori gli uomini molto perversi, che sono gravemente oppressi dalla gran soma dei loro peccati.
18 e divampò il fuoco nella
loro assemblea, la fiamma bruciò i peccatori
19 e fecero un vitello sull’Horeb e adorarono la statua.
20 Cambiarono la sua gloria
con l’immagine di un vitello che mangia fieno.
E fecero un vitello sull'Oreb, ed adorarono un idolo scolpito. E mutarono la loro gloria nella somiglianza di un vitello, che mangia il fieno. Non dice a somiglianza (con l'accusativo di moto), ma nella somiglianza (con l'ablativo di stato), ed è questa un'espressione analoga a quella in cui è detto: E credettero nelle sue parole . Da notare, poi, la finezza per cui non dice: " E, per aver fatto questo, mutarono la gloria di Dio ", come afferma anche l'Apostolo: E mutarono la gloria di Dio incorruttibile a somiglianza dell'immagine dell'uomo corruttibile, ma dice la loro gloria. Era Dio infatti la loro gloria, se avessero custodito il suo consiglio e non si fossero affrettati a dimenticarlo; è a lui che si dice: Sei la mia gloria, ed innalzi il mio capo. Ebbene questa loro gloria, cioè Dio, essi la mutarono nella somiglianza di un vitello, che mangia il fieno, per essere mangiati da colui da cui sono mangiati quelli che hanno gusto secondo la carne: difatti ogni carne è fieno.
20 Cambiarono la sua gloria
con l’immagine di un vitello che mangia fieno.
21 Dimenticarono Dio
che li salvò, che fece cose grandi in Egitto,
22 meraviglie nella terra di Cam,
cose terribili al Mare Rosso.
Dimenticarono Dio, il quale li salvò. In che modo li salvò? Egli fece cose grandi nell'Egitto, cose mirabili nella terra di Cam, cose terribili nel Mar Rosso. Le cose che sono mirabili, sono anche terribili, in quanto non c'è ammirazione che sia disgiunta da una certa paura. Si osservi però che tali cose possono essere state chiamate terribili anche perché colpirono gli avversari e dimostrarono a loro quel che dovevano temere.
23 E disse di sterminarli se Mosè suo eletto
non si fosse posto in mezzo alla
strage davanti a lui,
per allontanare la sua ira,
perché non li disperdesse.
E disse che li avrebbe dispersi. Dato che essi dimenticarono colui che, operando cose grandi, li aveva salvati, e fecero ed adorarono un idolo da loro scolpito, in conseguenza di questo enorme delitto e della loro incredibile empietà, avrebbero certamente meritato di essere perduti. Dio dunque disse che li avrebbe dispersi, se Mosè, il suo eletto, non fosse stato sulla breccia al suo cospetto. Non è scritto che si pose sulla breccia, quasi per infrangere l'ira di Dio, ma sulla breccia come nel mezzo di quel castigo, da cui quelli dovevano essere colpiti: si vuol dire che il castigo ci sarebbe stato, se egli non si fosse offerto a posto loro, dicendo: Se tu perdoni loro il peccato, perdonami; ma se non lo perdoni, cancella me dal tuo libro . Il che dimostra quanto valore abbia davanti a Dio l'intercessione dei santi in favore degli altri. Mosè infatti, fidando nella divina giustizia, per la quale Dio non avrebbe potuto distruggerlo, ottenne misericordia perché non fossero distrutti gli altri che, secondo giustizia, avrebbe ben potuto distruggere. Egli dunque stette sulla breccia al suo cospetto, per stornare la sua ira onde non avesse a disperderli.
24 E stimarono cosa da nulla una
terra desiderabile, non credettero alla sua parola;
E ritennero come cosa da nulla la terra desiderabile. Ma l'avevano vista questa terra? Come poterono dunque ritenerla una cosa da nulla, se non l'avevano vista? La risposta è nell'inciso che segue: E non credettero nelle sue parole. Non c'è dubbio che, se quella terra, la quale era presentata come stillante latte e miele , non avesse prefigurato qualcosa di grande - ed era appunto il segno visibile destinato ad elevare alla grazia invisibile ed al regno dei cieli quelli che ne comprendevano le meraviglie essi non sarebbero stati in nessun modo incolpati per averla ritenuta una cosa da nulla: sta di fatto che anche noi dobbiamo ritenere una cosa da nulla il regno temporale di questa terra, per poter amare come veramente desiderabile quella Gerusalemme, che è la libera madre nostra, vivente nei cieli . Ma qui, piuttosto, ciò che è materia di giusto rimprovero è la mancanza di fede, in quanto, nel ritenere come cosa da nulla la terra desiderabile, dimostrarono di non credere alle parole di Dio, il quale attraverso le cose piccole eleva alle grandi. Essi affrettandosi a ricercare la propria felicità nei beni temporali, di cui avevano gusto secondo la carne, non custodirono - come è stato detto sopra - il suo consiglio.
25 e mormoravano nelle loro tende.
Non ascoltarono la voce del Signore
E mormorarono nelle loro tende; non diedero ascolto alla voce del Signore, il quale tanto severamente proibiva a loro di mormorare.
26 e alzò la sua mano
contro di loro per abbatterli nel deserto
27 e per cacciare la loro discendenza
tra le nazioni e disperderli nelle regioni.
E levò la sua mano sopra di loro, per abbatterli nel deserto, e per cacciare la loro discendenza tra le nazioni e sparpagliarli nelle regioni.
28 E si iniziarono a Beelfagor
e mangiarono i sacrifici dei morti
29 e lo irritarono con le loro invenzioni
e si moltiplicò su loro il flagello.
A questo punto il salmista, prima di dire che qualcuno interpose la sua intercessione dinanzi a tale indignazione di Dio ed in certo modo lo placò, continua aggiungendo: E si iniziarono ai misteri di Beelfegor, cioè si consacrarono al culto di un idolo dei pagani. E mangiarono i sacrifici dei morti. E lo irritarono con le loro malvagie invenzioni, e si moltiplicò su di loro il flagello. Ciò dice, come se Dio avesse differito di levar la sua mano sopra di loro per abbatterli nel deserto e cacciare la loro discendenza tra le nazioni e sparpagliarli nelle regioni, perché essi, abbandonandosi ad un perverso pensiero, arrivassero a questo più mostruoso delitto, di cui sarebbero poi stati puniti per evidente ragione di giustizia, come appunto dice l'Apostolo: E poiché non si sono preoccupati di conoscere Dio, li ha Dio abbandonati alla loro mente perversa, per cui essi commettono le azioni che non convengono .
30 E si alzò Finees e placò e cessò la strage.
Infine, fu tanto grande il loro misfatto per essersi consacrati al culto di un idolo ed aver mangiato i sacrifici dei morti (cosiddetti perché i sacrifici dei pagani erano offerti ad uomini morti, come se fossero divinità), che Dio non volle essere placato in modo diverso da come lo placò il sacerdote Finees, il quale, avendo sorpreso un uomo e una donna nell'atto di commettere adulterio, li soppresse insieme ambedue . Ora se egli avesse fatto questo per odio verso di loro, e non per amore, mentre era divorato dallo zelo per la casa di Dio, non gli sarebbe stato attribuito a giustizia. E proprio per aver fatto questo, fu come se avesse colpito con la verga - quasi si trattasse di un sol uomo tutto quanto quel popolo, la cui futura rovina sarebbe stata ben più grande, per salvarne l'anima dalla morte. Dopo la rivelazione del Nuovo Testamento, certo più dolce è la disciplina voluta dal Signore Gesù Cristo, ma più terribile è la minaccia della geenna di quanto non leggiamo che fossero allora le minacce di Dio, secondo l'economia di quei tempi. Dunque si moltiplicò su di loro il flagello, perché gravemente venivano puniti in proporzione dei loro gravi peccati. E si alzò Finees, e lo placò, e cessò lo sconvolgimento. Con poche parole è detto tutto, perché qui non si tratta di spiegare a chi non sa, ma di ricordare a chi sa. Quel che poi qui è presentato come sconvolgimento, corrisponde a quel che prima era detto breccia o rottura, tanto è vero che nel greco è espresso con una sola parola.
31 e gli fu ascritto a giustizia
di generazione in generazione fino all’eternità.
E gli fu attribuito a giustizia di generazione in generazione, per sempre. Dio attribuì a giustizia questo fatto al suo sacerdote non soltanto per tutto il tempo in cui esiste generazione, ma per sempre: egli scruta il cuore e sa ben valutare da quale carità verso il popolo fu ispirato quel fatto.
32 E lo irritarono presso l’acqua della contraddizione
e Mosè fu afflitto per colpa loro,
33 perché esasperarono il suo spirito e
distinse con le sue labbra.
E lo irritarono presso l'acqua della contraddizione, e Mosè fu tormentato per colpa loro, perché esasperarono il suo spirito. E distinse con le sue labbra. Che cosa significa distinse? Significa che esitò come se Dio, il quale aveva già operato sì grandi prodigi, non potesse far sgorgare l'acqua dalla roccia. Egli infatti, quasi dubitando, percosse con la sua verga la roccia, e quindi distinse questo miracolo dagli altri miracoli, per i quali non aveva avuto alcun dubbio. Per questo recò offesa a Dio, per questo meritò di sentirsi annunciare che sarebbe morto senza entrare nella terra promessa . Turbato infatti dalla mormorazione del suo popolo infedele, non conservò la fiducia nella misura dovuta. Dio però gli rende buona testimonianza anche dopo la morte, considerandolo sempre il suo eletto, e ci fa quindi intendere che quell'esitazione di fede, da lui dimostrata, fu colpita con questa sola pena, ossia con la proibizione di entrare nella terra, verso la quale stava pure guidando il popolo. Lungi sia poi da noi l'idea che egli fosse escluso dal regno della grazia di Dio, regno simboleggiato da quella terra promessa, in cui si diceva che scorressero latte e miele. Esso si identifica, piuttosto, con l'eterno testamento, che Dio stabilì per Abramo, il quale è nostro padre non secondo la carne, ma secondo la fede.
34 Non sterminarono le
genti che disse loro il Signore
35 e si mescolarono con le genti;
e impararono le opere loro,
36 e servirono le loro statue,
e divenne per loro occasione di inciampo.
Quegli uomini poi, delle cui iniquità parla codesto salmo, dopo che entrarono in quella terra materiale della promessa, non dispersero le genti, come ad essi aveva detto il Signore. E si mescolarono tra le genti, ed impararono le loro opere, e servirono ai loro idoli: e ciò divenne per essi motivo di scandalo. Il fatto di non averle disperse e di essersi, anzi, mescolati con loro, divenne per essi motivo di scandalo.
37 E sacrificarono i loro figli
e le loro figlie ai demoni
38 e versarono sangue innocente, il sangue
dei loro figli e delle loro figlie
che sacrificarono alle statue
di Canaan e la terra fu
uccisa nel molto sangue ,
Ed immolarono i loro figli e le loro figlie ai demoni: e versarono il sangue innocente, il sangue dei loro figli e delle loro figlie, che sacrificarono agli idoli di Canaan. La storia sacra non racconta che essi immolassero i loro figli e le loro figlie ai demoni e agli idoli; tuttavia non possono certo mentire né codesto salmo, né i Profeti, i quali asseriscono questo in molti passi delle loro invettive. Che poi tra le genti fosse in uso questa pratica di sacrifici umani, non è un fatto taciuto nelle loro letterature.
39 e fu contaminata per le loro
opere e fornicarono con le loro invenzioni.
“Ma che significano le parole che seguono? Fu uccisa la terra - per il tanto sangue. Per la verità, noi qui penseremmo ad un errore del copista e saremmo tentati di dire che egli, invece di infecta, abbia scritto interfecta (uccisa); ma dobbiamo tener presente il dono di Dio, il quale ha voluto che le sue Scritture fossero contenute in diverse lingue, ed inoltre, avendo consultato i - codici greci, abbiamo constatato che è scritto proprio così: Fu uccisa la terra per il tanto sangue. Che significa dunque: Fu uccisa la terra? Assolutamente nulla, se non viene riferita agli uomini che abitavano sulla terra, secondo una tipica espressione figurata, per la quale attraverso il contenente si designa il contenuto, come quando diciamo casa cattiva quella in cui abitano uomini cattivi, e buona quella in cui abitano uomini buoni. Ed infatti gli Israeliti uccidevano le loro anime, quando immolavano i loro figli e versavano il sangue dei loro fanciulli, che erano del tutto alieni dal consentire ad un tale delitto. Per questo è detto: Versarono il sangue innocente. Dunque fu uccisa la terra per il tanto sangue, e fu contaminata per le loro opere, in quanto essi stessi si uccisero nell'anima e si contaminarono nelle loro opere.
40 E si adirò con furore il Signore
contro il suo popolo e abominò la sua eredità.
41 E li consegnò nelle mani delle
genti e li dominarono i loro odiatori
42 e li oppressero i loro nemici e furono umiliati
sotto le loro mani.
Si adirò di furore il Signore contro il suo popolo. Alcuni nostri traduttori non hanno voluto mettere la parola ira, dove il testo greco usa ; alcuni hanno messo la parola mente, altri hanno tradotto indignazione ed altri ancora animo. Ma quale che sia il termine qui preferito, è certo che in Dio non esiste passione, e solo per un'abituale metafora questo nome designa il potere vendicativo… Ed ebbe in abominio la sua eredità. E li abbandonò nelle mani delle genti, e così su di loro dominarono quelli che li odiavano; e gravemente li oppressero i loro nemici, e furono umiliati sotto le loro mani. Se li ha chiamati eredità di Dio, è evidente che non per perderli, ma per correggerli egli li ebbe in abominio e li abbandonò in balia dei nemici. Segue poi questa frase: Molte volte li liberò.
43 Molte volte li liberò, ma essi lo amareggiarono
nel suo disegno e furono umiliati
nelle loro iniquità.
Ma essi lo esasperarono nel suo consiglio. È il medesimo concetto espresso prima: Non attesero il suo consiglio . Ora è fonte di rovina per l'uomo il consiglio dell'uomo, per il quale egli cerca le cose proprie e non quelle che sono di Dio . Nell'eredità di Dio, costituita da lui stesso, che a noi condiscendente si offre come oggetto di gaudio, non soffriremo restrizioni di sorta nella compagnia dei santi per l'amore di una qualche cosa che possa essere esclusivamente nostra. Difatti quella città gloriosissima, quando avrà ottenuta l'eredità promessa, come non avrà alcuno che muoia o che nasca, così non conterrà cittadini che godranno in privato delle loro cose, poiché sarà Dio tutto in tutti . E chiunque, durante il presente pellegrinaggio terreno, aspirerà con fede ardente a far parte di questa compagnia, si abitua fin d'ora a preferire ai beni privati quelli che sono di tutti, cercando non le cose proprie, ma quelle di Gesù Cristo. Così, rinunciando alla sua personale sapienza ed al suo personale interesse, egli non esaspera Dio con il suo consiglio, ma sperando in quel che non vede, non si affretta ad inseguire la felicità nelle cose che si vedono e nell'attesa paziente dell'eterna realtà che non si vede, nelle promesse si attiene al consiglio di colui da cui implora l'aiuto nelle tentazioni. Sarà così anche umile nella sua confessione, per non assomigliare a coloro dei quali si dice: E furono umiliati nelle loro iniquità.
44 E vide quando erano tribolati
ed udiva la loro supplica
45 si ricordò della sua alleanza e si pentì
secondo l’abbondanza della sua misericordia
Dio tuttavia, il quale è pieno di misericordia, non li abbandonò. E li vide mentre erano oppressi, ascoltando la loro preghiera. E si ricordò del suo testamento, e si pentì nella grandezza della sua misericordia. Sta scritto: Si pentì, perché cambiò quel che sembrava volesse fare per rovinarli. Ora in Dio tutte le cose sono immutabilmente fissate: egli nulla compie quasi per una decisione improvvisa senza che abbia previsto, fin dall'eternità, che l'avrebbe compiuta. Però nelle vicende temporali delle creature, che egli mirabilmente governa essendo svincolato dal tempo, si dice che compia quasi per un moto volontario improvviso quel che invece ha disposto nell'ordinamento delle cause delle cose, secondo l'immutabilità del suo disegno segreto per cui le ha viste nel tempo, a ciascuna di esse assegnato, e, se presenti, le compie e, se future, già le ha compiute. E chi può esser capace di comprendere questo? Ascoltiamo perciò la Scrittura, che ci espone in forma semplice i concetti più alti: essa come presenta gli alimenti ai più piccoli che debbono nutrirsi, così propone gli argomenti di studio ai più grandi, che debbono esercitarsi . E li vide mentre erano oppressi, ascoltando la loro preghiera; e si ricordò del suo testamento, certamente del testamento eterno, che aveva stabilito con Abramo , non di quello Vecchio destinato ad essere abolito, ma di quello Nuovo che si nasconde nel Vecchio. E si pentì nella grandezza della sua misericordia. Egli compì quel che aveva stabilito, ma aveva appunto previsto che ciò avrebbe concesso agli Israeliti pentiti che lo pregavano. È indubbio infatti che a Dio non sfuggiva la loro stessa preghiera, quando ancora non c'era e doveva avvenire in futuro.
46 e li fece oggetto di
misericordie davanti a tutti quelli
che li avevano fatti prigionieri.
E li fece oggetto di misericordie, perché fossero non vasi d'ira, ma vasi di misericordia . Ritengo peraltro che qui si dica misericordie al plurale, in quanto ciascuno riceve il suo proprio dono da Dio, uno in una maniera e uno in un'altra . Dunque li fece oggetto di misericordie, al cospetto di tutti quelli che li avevano catturati. Sia allora su te, chiunque tu sia che leggi queste cose , la grazia di Dio, la quale per merito di nostro Signore Gesù Cristo ci riscatta alla vita eterna: tu vedi come il Vecchio Testamento sia rivelato nel Nuovo, e come il Nuovo Testamento sia velato nel Vecchio.
47 Salvaci Signore nostro Dio e
raccoglici di mezzo alle genti
perché confessiamo il tuo santo nome e
ci gloriamo nella tua lode.
48 Benedetto il Signore
Dio d’Israele dall’eternità
e fino all’eternità e dirà
tutto il popolo: sia, sia.
Egli pertanto, dopo aver scacciato i demoni che ci tenevano in cattività, opera le guarigioni. Perciò anche in questo salmo, dopo aver detto: E li fece oggetto di misericordie, al cospetto di tutti quelli che li avevano catturati, come se siano già stati scacciati i demoni che li avevano catturati, si eleva a Dio la preghiera perché operi le guarigioni: Facci salvi, o Signore Dio nostro, e raccoglici dalle nazioni, o - come scrivono altri codici - dalle genti, perché possiamo celebrare il tuo santo nome, e gloriarci della tua lode. Poi, brevemente, è introdotta direttamente questa lode: Benedetto il Signore, Dio di Israele, dal secolo fino al secolo, che così intendiamo: dall'eternità fino all'eternità, perché senza fine egli sarà lodato da coloro, dei quali si dice: Beati quelli che abitano nella tua casa; essi ti loderanno nei secoli dei secoli. Sarà appunto questa la terza consumazione del corpo di Cristo, la quale dopo scacciati i demoni ed operate le guarigioni, si estende fino all'immortalità del medesimo corpo, costituendo il regno eterno di coloro che lodano Dio perfettamente, perché perfettamente lo amano, e perfettamente lo amano, perché lo contemplano faccia a faccia. Allora sì che avrà compimento perfetto la preghiera, che è stata fatta all'inizio di questo salmo: Ricordati di noi, o Signore, nel compiacimento verso il tuo popolo; visita noi nella tua salvezza, per vedere nella bontà dei tuoi eletti, per gioire nella gioia della tua gente, perché tu sia lodato con la tua eredità . Egli infatti non raccoglie solo dalle genti le pecore che si sono perdute della casa di Israele, ma raccoglie anche quelle che non sono di quell'ovile, perché ci sia come si è detto - un solo gregge ed un solo pastore . Invece i Giudei, quando pensano che questa profezia si riferisca al loro regno visibile perché non sanno godere della speranza dei beni invisibili, finiscono per cadere nel laccio di colui di cui il Signore dice: Io sono venuto in nome del Padre mio, e voi non mi avete ricevuto; se un altro verrà in nome proprio, voi lo riceverete . Sempre di lui l'apostolo Paolo dice: Ché si rivelerà l'uomo del peccato, il figlio della perdizione, il quale si oppone e si eleva al di sopra di tutto ciò che è chiamato Dio o è oggetto di venerazione, in modo da insediarsi nel tempio di Dio, mostrando di esser lui stesso Dio. E poco più oltre aggiunge: Allora si rivelerà l'iniquo, che il Signore Gesù ucciderà con il soffio della sua bocca e distruggerà con la manifestazione della sua venuta: iniquo, la cui venuta è secondo l’ operazione di Satana con ogni potenza e segni e prodigi di menzogna, e con ogni inganno d'iniquità per coloro che si perdono, per il fatto che non accolsero l'amore della verità per poter essere salvi. E per questo Dio manderà ad essi l'operazione dell'errore, perché credano alla menzogna, e siano giudicati tutti quelli che non credettero alla verità, ma si compiacquero dell'iniquità… E dirà tutto il popolo, cioè tutto questo popolo dei predestinati, proveniente dalla circoncisione e dall'incirconcisione, la gente santa, il popolo destinato all'adozione: Così sia, così sia!
Dai Padri
1 Eusebio: Dio sa che questo mondo ha bisogno di misericordia.
Atanasio: questo salmo fa la lista dei peccati del primo popolo.
2 Girolamo: soltanto il Figlio di Dio è degno di lodare il Padre.
Teodoreto: il peccatore penitente dichiara: Beati quelli che sono estranei al peccato.
Girolamo: Davide dice: Beati quelli che sono giusti in ogni tempo, perché lui stesso non lo è stato sempre.
Cassiodoro: il salmista implora l’avvento del Cristo.
Eusebio: non solo noi abbiamo peccato, ma sempre la nostra stirpe ha peccato. Questo salmo ricorda tutte le empietà del popolo.
Origene: vediamo quale regola interpretativa ci ha dato l’apostolo Paolo a proposito degli ebrei nel deserto. Scrivendo ai Corinti dice questo: non voglio infatti che ignoriate, o fratelli, che i nostri padri furono tutti sotto la nube, tutti attraversarono il mare, tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, tutti bevvero la stessa bevanda spirituale: bevevano infatti da una roccia spirituale che li seguiva e quella roccia era il Cristo (1 Corinzi 10,1). Vedete bene quanto Paolo differisca dal racconto puramente storico. Là dove i giudei parlano di attraversare il mare, Paolo dice battesimo. Ciò che essi considerano una nube, Paolo lo chiama Spirito Santo. E stabilisce una equivalenza tra il battesimo degli ebrei e quello che il Signore propone nel Vangelo: se uno non nasce dall’acqua e da spirito non può entrare nel regno di Dio (Giovanni 3,5). I giudei considerano la manna come un cibo che soddisfa la loro golosità; Paolo, per contro, la chiama cibo spirituale. E non solo Paolo, ma il Signore dice nel Vangelo: i vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti (Giovanni 6,49); chi mangerà il pane che io darò non morrà, ma vivrà in eterno (Giovanni 6,58). E ancora: io sono il pane vivo disceso dal cielo (Giovanni 6,51). Dal canto suo Paolo dichiara nettamente che quella roccia che li seguiva era il Cristo (1 Corinzi 10,4).
Girolamo: non hanno compreso spiritualmente.
Cassiodoro: vedevano i miracoli, ma non penetravano il mistero.
14 Origene: tentarono Dio. Tuttavia non distolse la sua misericordia: mandò loro le quaglie.
20 Atanasio: Dio era la loro gloria.
23 Origene: e disse di sterminarli. Si tratta qui proprio di morte. Notare come un solo santo, come Mosè, può distogliere da tutto un popolo l’ira di Dio. Mosè affronta Dio: perdona loro questo peccato o cancellami dal tuo libro (Esodo 32,31). Dio gli risponde: lasciami, come se le preghiere di Mosè l’incatenasse.
23 Atanasio: il figlio sulla croce diceva: Padre, perdona loro (Luca 23,34).
30 Eusebio: questo ci insegna quale valore può avere davanti a Dio la giustizia di un solo uomo.
39 Origene si prostituirono accogliendo i demoni.
43 Atanasio: dopo ogni castigo Dio agiva con misericordia, ma essi rendevano male per bene. Dio è buono, clemente, ma essi lo forzavano a mostrarsi duro.
Girolamo: non è Dio che li umilia, ma essi stessi a causa delle loro iniquità. Teodoreto: si pentì: locuzione biblica per dire cessò.
47 Eusebio: raccoglici. Il profeta insegna loro questa preghiera e quelli che non hanno creduto al Figlio lo attendono ancora. Ma noi vediamo la sua Chiesa già riunita da tutte le genti e sappiamo che essa è soltanto la preparazione dell’assemblea migliore e definitiva, quella del cielo.