17 - salmi 136-150

Salmi numero e pagina

Salmo 136        pag 2

Salmo 137        pag 17

Salmo 138        pag 31

Salmo 139        pag 60

Salmo 140        pag 78

Salmo 141        pag 92

Salmo 142        pag 104

Salmo 143        pag 121

Salmo 144        pag 142

Salmo 145        pag 163

Salmo 146        pag 174

Salmo 147        pag 189

Salmo 148        pag 200

Salmo 149        pag 212

Salmo 150        pag 222

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

salmo 136

( di Davide, di Geremia )

1 Presso i fiumi di Babilonia,

là ci sedemmo e piangemmo ricordando Sion.

2 Ai salici in mezzo ad essa

appendemmo i nostri strumenti,

3 perché là quelli che ci avevano

fatto prigionieri;  ci chiesero parole di canti,

e quelli che ci avevano deportato

un inno: Cantateci dei canti di Sion!

4 Come canteremo il cantico del

Signore in terra straniera?

5 Se mi fossi dimenticato di te,

Gerusalemme, sia data all’oblio la mia destra.

6 Si attacchi la mia lingua al palato,

se non mi ricorderò di te,

se non avrò posto prima

Gerusalemme al principio della mia gioia.

7 Ricordati, Signore,

dei figli di Edom che nel giorno di

Gerusalemme dicono: Distruggete,

distruggete, fino alle sue fondamenta!

8 Figlia di Babilonia, miserabile.

Beato chi ti renderà il

contraccambio di ciò che tu hai fatto a noi.

9 Beato chi afferrerà e sbatterà

i tuoi piccoli contro la pietra.

Da Sacy

( di Davide, di Geremia )

1 Presso i fiumi di Babilonia,

là ci sedemmo e piangemmo ricordando Sion.

2 Ai salici in mezzo ad essa

appendemmo i nostri strumenti,

3 perché là quelli che ci avevano

fatto prigionieri;  ci chiesero parole di canti,

e quelli che ci avevano deportato

un inno: Cantateci dei canti di Sion!

4 Come canteremo il cantico del

Signore in terra straniera?

Il dolore estremo che ebbero gli israeliti, essendo condotti schiavi in un paese straniero, li faceva piangere per la memoria di Sion, cioè di Gerusalemme. Non si udivano più fra loro gli inni di giubilo che erano soliti cantare nella loro patria. Deplorando la sciagura del loro esilio sospendevano ai salici piantati lungo la sponda dei fiumi che bagnano quel regno, tutti i loro strumenti musicali, cioè si astenevano da ogni musica e da ogni sorta di inni di gioia. I loro nemici in tale situazione li insultavano E li beffeggiavano stimolandoli a cantare loro alcuni degli inni che prima si udivano in Sion: cosa che gli israeliti rifiutavano di fare per non esporre agli scherni dei nemici del Dio d’Israele le sante sinfonie e le canzoni divine. La risposta che danno loro può indicare nel tempo stesso che non potevano cantare inni di giubilo essendo in esilio e che non dovevano far udire sante canzoni dove non era servito il loro Dio. Ci sono dice Sant’Agostino due Città: l’una ha per oggetto la pace eterna e l’altra la felicità mondana. Se noi siamo cittadini di Gerusalemme e se nel secolo non viviamo come i cittadini di Babilonia, dobbiamo nutrire gli stessi sentimenti di pietà che nutrivano gli antichi ebrei nel corso del loro esilio ed essere accesi al pari di loro di un santo desiderio della città eterna. I fiumi di Babilonia sono tutti gli oggetti che si amano in questo mondo e che passano col mondo. Questi fiumi scorrono con una grande rapidità e si trascinano dietro quelli che si affidano ad essi. I veri cittadini della Santa Gerusalemme, comprendendo qual è la schiavitù dei figli di Adamo, considerano con gli occhi della fede le varie cupidigie che trasportano gli uomini del secolo e si guardano dal precipitarsi nei fiumi di Babilonia, ma sedendo sulla sponda degli stessi, umiliandosi e piangendo la propria schiavitù e quella degli altri sono infiammati da un santo ardore per giungere alla celeste Sion. Sono essi convinti che in tempo di questa vita non è quello di servirsi di strumenti musicali, cioè di rallegrarsi con il mondo. Perciò tengono essi questi strumenti come appesi sulla sponda dei fiumi di Babilonia, aspettando a servirsene in Sion , l’immagine del cielo, ove regnerà una gioia eterna.

5 Se mi fossi dimenticato di te,

Gerusalemme, sia data all’oblio la mia destra.

6 Si attacchi la mia lingua al palato,

se non mi ricorderò di te,

se non avrò posto prima

Gerusalemme al principio della mia gioia.

È questa una imprecazione che ciascuno schiavo fa contro di sé, caso mai che l’oblio della città di Gerusalemme lo porti   a farsi partecipe dell’allegria dei babilonesi, servendosi della sua mano per suonare strumenti musicali e della sua lingua per cantare gli inni di Sion nel tempo della sua schiavitù. La mia destra, dice egli, sia posta in obblio, cioè perisca e divenga assolutamente inutile come cosa di cui non si fa più menzione; la mia lingua resti attaccata al palato, cioè, sia io privo di voce e di parola come una persona che non ha più l’uso della favella, non solo se mi dimentico di Gerusalemme, ma anche se non  la pongo come oggetto di ogni mia letizia. Così è, dice Sant’Ilario, di ogni cosa, che occupa l’amore del nostro cuore. Un ubbriaco non pensa che a bere, un avaro che al denaro, un impudico che ai brutti piaceri. Ognuno si rallegra di quello che forma il suo piacere: bisognava dunque che i figli di Gerusalemme trovassero la principale loro letizia nel ricordarsene e nel parlarne. Coloro che amano di un amore particolare la celeste Sion non pensano se non alla beata immortalità che qui troveranno, alla felicità che riceveranno dall’essere ammessi alla società degli angeli santi, per entrare a far parte del regno del Signore e della sua gloria

7 Ricordati, Signore,

dei figli di Edom che nel giorno di

Gerusalemme dicono: distruggete, distruggete

fino alle sue fondamenta!

8 Figlia di Babilonia, miserabile.

Beato chi ti renderà il

contraccambio di ciò che tu hai fatto a noi.

9 Beato chi afferrerà e sfbatterà

i tuoi piccoli contro la pietra.

Il profeta che qui parla, dopo aver posto sulle labbra al popolo suo i giusti motivi che aveva esso di rattristarsi, trovandosi lontano dal suo paese e schiavo fra i barbari, pronuncia tutto d’un tratto la sentenza di condanna contro tutti i nemici del popolo medesimo, che trionfavano e si rallegravano nella sua schiavitù. I figli di Edom erano gli Idumei usciti da Esaù, fratello di Giacobbe e di conseguenza dovevano costoro considerarsi come fratelli degli Ebrei. Ciò nonostante si unirono ai loro nemici e contribuirono alla loro rovina. Davide domanda qui dunque a Dio che si ricordi di vendicare l’iniquità dei figli di Edom, che nel giorno, cioè nel tempo della rovina di Gerusalemme dicevano ai babilonesi che sterminassero ed abbattessero quella città fino dalle fondamenta. Davide poi, rivolgendosi contro Babilonia stessa le predice quale doveva essere la sua sciagura, allorché dichiara che sarebbe beato colui che la trattasse come essa  aveva trattato gli Israeliti e  percuotesse contro la pietra i suoi pargoletti. Ma il vero senso di queste parole è quello che riguarda lo stabilimento del regno eterno della Chiesa di Gesù Cristo, che veramente è stata beata allorché ha percosso i figli di Babilonia, cioè i pagani contro la pietra che altro non è, secondo San Paolo che Gesù Cristo

Da Agostino

 

( di Davide, di Geremia )

1 Presso i fiumi di Babilonia,

là ci sedemmo e piangemmo ricordando Sion.

Cosa sono dunque i fiumi di Babilonia e cosa rappresenta il nostro piangere seduti al ricordo di Sion? Se infatti siamo cittadini di quella patria, non si tratta, poi, d'un semplice canto ma di tutto un orientamento di vita. Se siamo cioè cittadini di Gerusalemme, che è lo stesso di Sion, e dobbiamo vivere in questa terra, nella confusione del mondo presente, nella presente Babilonia dove non dimoriamo da cittadini ma siamo tenuti prigionieri, bisogna che quanto detto dal salmo non solo lo cantiamo ma lo viviamo: cosa che si fa con una aspirazione profonda del cuore pienamente e religiosamente desideroso della città eterna. Anche la città terrestre chiamata Babilonia ha persone che, mosse da amore per lei, si industriano per garantirne la pace - pace temporale - non nutrendo in cuore altra speranza, riponendo anzi in questo tutta la loro gioia, senza ripromettersi altro. E noi li vediamo fare ogni sforzo per rendersi utili alla società terrena. Ora se si adoperano con coscienza pura in queste mansioni, Dio non permetterà che periscano con Babilonia, avendoli predestinati ad essere cittadini di Gerusalemme: a patto però che, vivendo in Babilonia, non ne ambiscano la superbia, il fasto caduco e l'indisponente arroganza, ma diano testimonianza di vera fede come possono, nei limiti che possono e con chi possono, valutando rettamente i beni terreni che vedono e sforzandosi di capire per quanto è in loro potere la bellezza della città [eterna]. In tale stato di cose, dunque, Dio non li lascerà perire con Babilonia, avendoli predestinati ad essere cittadini di Gerusalemme. Egli vede il loro asservimento e mostrerà loro quell'altra città, verso la quale debbano veramente sospirare e indirizzare ogni sforzo. Non solo ma dovranno anche esortare con ogni mezzo al possesso di lei i propri concittadini, ora compagni di prigionia.

2 Ai salici in mezzo ad essa

appendemmo i nostri strumenti,

Abbiamo sospeso ai salici, in mezzo a lei, i nostri strumenti musicali. I cittadini di Gerusalemme hanno i loro strumenti musicali, le Scritture divine, i comandamenti del Signore, le sue promesse, la contemplazione, sia pur relativa, del mondo avvenire. Ma, dovendo vivere in mezzo a Babilonia, sospendono questi loro strumenti ai salici di lei. Il salice è una pianta che non dà frutto.  Come ci sono persone avide di possesso, avare e infeconde in fatto di opere buone, così i cittadini di Babilonia sono come le piante di quella regione: si pascono dei piaceri che offrono le cose passeggere come fanno le piante bagnate dai fiumi di Babilonia. Vi cerchi dei frutti e mai ve li trovi. Quando c'imbattiamo in essi li troviamo così brulli che difficilmente si lascia intravedere un qualche aggancio per condurli alla vera fede, alle opere buone, alla speranza dell'aldilà, o almeno al desiderio d'essere liberati dalla prigionia della loro mortalità.

Coloro che ci avevano presi prigionieri ci chiedevano parole di cantici e l'inno. Chi, o fratelli, ci ha preso prigionieri? Quali sono stati i nemici dai quali, talvolta almeno, ci siamo sentiti condurre in prigionia? Quanto alla Gerusalemme storica, anche lei ebbe nemici che ne deportarono gli abitanti. Tali i babilonesi, i persiani, i caldei, e altri popoli delle stesse razze e regioni. Ma tutto questo le successe più tardi, non nell'epoca in cui venivano cantati questi salmi. Come però abbiamo già detto  tutte le vicende occorse storicamente a quella città sono figure che simboleggiano noi, ed è facile dimostrare che noi siamo prigionieri. Non respiriamo infatti in quell'atmosfera di vera libertà, non godiamo della purezza di quella verità né di quella sapienza che immutabile in se stessa, rinnova tutte le cose . Siamo sotto la tentazione che ci porta a godere delle realtà temporali, e dobbiamo ogni giorno lottare con l'attrattiva di piaceri illeciti. Siamo prigionieri, lo comprendiamo. Ma chi è stato a imprigionarci? quali uomini? quale nazione? quale re?  Ma chi ci ha riscattati? Cristo. E da chi ci ha riscattati? Dal diavolo. Sono stati dunque il diavolo e i suoi angeli a prenderci prigionieri, cosa che non avrebbero fatto se noi non avessimo loro consentito.

Ad essere condotti prigionieri siamo stati noi. Dei nostri conquistatori ho già parlato: sono quegli stessi assassini che ferirono il viandante che da Gerusalemme scendeva a Gerico, lo coprirono di piaghe e lo lasciarono mezzo morto. Pensò a raccoglierlo il nostro Custode, cioè il Samaritano, poiché samaritano significa appunto " custode ". Un giorno i giudei glielo rinfacciarono dicendo: Noi diciamo forse il vero che sei samaritano e indemoniato?  Delle due cose rinfacciategli egli ne respinse una mentre accettò l'altra. Disse: Io non sono un indemoniato. Non disse: Io non sono samaritano. Se infatti non ci fosse stato quel samaritano a custodirci noi saremmo andati in rovina. Passò dunque quel samaritano, vide il meschino che i briganti avevano lasciato là coperto di ferite da sembrare tutto una piaga e, come ben sapete, lo raccolse.

3 perché là quelli che ci avevano

fatto prigionieri;  ci chiesero parole di canti,

e quelli che ci avevano deportato

un inno: Cantateci dei canti di Sion!

Questi tali, dunque, che ci han portato in prigionia, cioè il diavolo e i suoi angeli, quando ci han rivolto la parola per chiederci le parole dei [nostri] cantici? Come spiegare questo passo? Quando coloro che ci pongono simili richieste son gente nella quale agisce il diavolo, si può intendere benissimo che la richiesta ci sia fatta direttamente da colui che opera in essi. Lo dice l'Apostolo: Anche voi, che eravate morti per le vostre colpe e i vostri peccati, nei quali un tempo siete vissuti secondo lo spirito di questo mondo, secondo il principe delle potenze dell'aria, lo spirito che ora agisce nei figli della ribellione, fra i quali un tempo anche noi eravamo . Ci presenta se stesso riscattato ormai dalla cattività babilonese e in via d'uscirne fuori. Eppure cosa dice? Che abbiamo ancora da combattere con i nostri nemici. E per impedire che noi ce la prendessimo con le persone che ci perseguitano, distoglie la nostra volontà dall'odio che stavamo per concepire contro l'uomo e l'indirizza a una lotta contro certi spiriti invisibili contro i quali ci tocca combattere. Dice: Non dovete lottare contro la carne e il sangue , cioè: non contro uomini che vedete, che vi sembrano causa dei mali che subite, che vi muovono persecuzioni. Per costoro, in effetti, stando al precetto [del Signore] voi dovete pregare. Dice: Non dovete lottare contro la carne e il sangue, cioè non contro esseri umani, ma contro i principi, le potestà e i dominatori di questo mondo di tenebre. Cosa intese dire parlando di mondo? Quanti sono affezionati al mondo, che egli chiama anche tenebre.. È assodato dunque che la nostra lotta è contro principi di questo genere. Gli stessi sono stati a condurci in cattività.

4 Come canteremo il cantico del

Signore in terra straniera?

Ma tu, o popolo di Dio, o corpo di Cristo, o schiera nobile di pellegrini (non siete infatti di quaggiù, siete di un'altra patria), tu, dico, esamina la condotta che tieni in mezzo a costoro. Essi ti dicono: Cantateci le parole dei cantici, cantateci l'inno, cantateci dei cantici di Sion, e potrebbe succedere che, quasi quasi, tu li ami, ne ambisca l'amicizia e tema di urtarli. Ciò significherebbe che cominci a provar gusto per Babilonia e a dimenticarti di Gerusalemme. Temendo una simile sventura, osserva cosa aggiunge [il salmo], osserva come prosegue. Chi canta queste cose è uno che le ha sperimentate: siamo noi, se lo vogliamo. Ora un tale uomo ha dovuto affrontare un po' dovunque gente che lo interrogava così, gente che l'accarezzava con l'adulazione, che lo rimproverava con detti mordaci o gli tributava false lodi, gente pretenziosa nel chiedere cose che non capisce e per nulla disposta a svuotarsi di ciò che la riempie.

5 Se mi fossi dimenticato di te,

Gerusalemme, sia data all’oblio la mia destra.

Se mi sarò dimenticato di te, Gerusalemme, si dimentichi di me la mia destra. E in realtà succede proprio così. È una predizione, non un augurio. A tutti coloro che dimenticano Gerusalemme succede proprio questo: la loro destra si dimentica di loro. La vita eterna rimane isolata in se stessa, essi al contrario sono tutti presi dai gusti della vita temporale; e così fanno diventare destro ciò che invece è sinistro.

6 Si attacchi la mia lingua al palato,

se non mi ricorderò di te,

se non avrò posto sopra prima

Gerusalemme al principio della mia gioia.

S'attacchi la mia lingua al mio palato, se io di te non mi ricordo. Cioè: che io resti muto - dice - se mi dimenticherò di te. Perché infatti dovrebbe parlare, perché far rumore uno che non canta i cantici di Sion? Il cantico di Gerusalemme è il nostro linguaggio. Ogni cantico d'amore, per il mondo è un linguaggio straniero, è una lingua barbara da noi imparata durante la prigionia. Quindi uno che dimentica Gerusalemme è muto dinanzi a Dio. Né basta ricordarsi di lei. Anche i nemici se ne ricordano, vogliosi di distruggerla. Dicono: Ma che sorta di città è mai questa? E cosa sono i cristiani? come vivono i cristiani? Oh, se non ci fossero i cristiani! I prigionieri, diventati moltitudine, hanno ormai riportato vittoria sui loro conquistatori, anche se costoro continuano a brontolare e a minacciare crudeltà, progettando addirittura di uccidere la società dei santi, la città che vive pellegrina al loro fianco.

È per questo motivo che, dopo aver detto: Se mi sarò dimenticato di te, Gerusalemme, si dimentichi di me la mia destra; s'attacchi la lingua al mio palato, se io di te non mi ricordo, subito aggiunge: Se non avrò posto Gerusalemme al di sopra di ogni mia gioia. Ecco dov'è la nostra suprema letizia: là dove godremo Dio, dove con ogni sicurezza vivremo nella più intima fraternità e nella compagnia dei [nostri veri] concittadini. Non ci sarà più, in quella sede, né tentatore che ci molesti o ci richiami a qualche piacere [fuori posto]. Nulla, all'infuori del bene, ci darà gioia. Ogni necessità sarà scomparsa e inizierà la perfetta beatitudine.

7 Ricordati, Signore,

dei figli di Edom che nel giorno di

Gerusalemme dicono: distruggete,

distruggete, fino alle sue fondamenta!

Ricordati, Signore, dei figli di Edom nel giorno di Gerusalemme. Qual è questo giorno di Gerusalemme? quello delle sue angustie, quello in cui fu presa prigioniera, ovvero il giorno felice della sua liberazione, il giorno in cui arriva alla meta e passa all'eternità. Dice: Signore, ricordati (cioè: Non dimenticarti) dei figli di Edom. Di chi? Di quelli che dicono: Distruggete, distruggete fin nelle sue fondamenta. Ricordati, dunque, di quel giorno in cui essi erano intenzionati a distruggere Gerusalemme. Quante persecuzioni non ha subite la Chiesa! Quante volte non si son detti i figli di Edom, cioè gli uomini carnali, sudditi del diavolo e dei suoi angeli, adoratori degli idoli di pietra e di legno, asserviti alle loro voglie materiali: Sopprimete i cristiani! sbarazzatevi dei cristiani, sicché non ne rimanga neppure uno! I figli di Edom dicono: Distruggete, distruggete; Dio al contrario dice: Servite. Quale delle due sentenze prevarrà? Non prevarrà forse la parola di Dio, che ha detto: Il maggiore sarà servo del minore?

8 Figlia di Babilonia, miserabile.

Beato chi ti renderà il

contraccambio di ciò che tu hai fatto a noi.

Figlia di Babilonia, te infelice! Infelice per la tua esultanza, la tua presunzione e le tue ostilità. Figlia di Babilonia, te infelice! La stessa città vien chiamata Babilonia e figlia di Babilonia, come Gerusalemme e figlia di Gerusalemme, Sion e figlia di Sion. Con denominazione consimile si parla di Chiesa e figlia della Chiesa: figlia a motivo della successione, madre in segno di deferenza. Ci fu in antico una Babilonia, ma forse che il popolo rimase per sempre in essa? Mediante la successione da Babilonia ebbe origine la figlia di Babilonia.

9 Beato chi afferrerà e sbatterà

i tuoi piccoli contro la pietra.

Che cosa infatti hai tu combinato e quale sarà la tua ricompensa? Ascolta: Beato chi ti renderà la ricompensa che tu hai reso a noi. Di quale ricompensa parla? Quella con cui si chiude il salmo: Beato chi prenderà e sbatterà i tuoi pargoli contro la rupe. Dichiara infelice la città nemica e beato colui che la ripaga con la stessa moneta con cui ella ha pagato noi. Interroghiamolo su questa ricompensa. Dice: Beato chi prenderà e sbatterà i tuoi pargoli contro la rupe. Ecco la paga. Cosa ci aveva fatto questa Babilonia? L'abbiamo già cantato nell'altro salmo: I motteggi degli iniqui si rivolsero contro di noi . Quando nascemmo, ci accolse bambini la confusione del mondo presente e, ancora bambini, minacciò di soffocarci con le vane dottrine di molteplici errori.

Babilonia pertanto ci ha perseguitato fin da bambini, ma, divenuti grandi, Dio ci ha dato la conoscenza di sé, non permettendo che noi seguissimo gli errori dei nostri antenati. Ecco quel che dicono, diventati giovani, i bambini che un tempo erano stati uccisi seguendo tali vanità. Siano soffocati i suoi piccoli! Sì! In compenso [del male arrecatoci] siano sfracellati i suoi piccoli e muoiano. Chi sono i piccoli di Babilonia? Le cattive passioni appena nate. C'è infatti della gente che contrasta le tendenze cattive quando sono invecchiate. Ma tu quando vedi nascere in te una passione, prima che si irrobustisca e divenga abitudine cattiva, mentre è ancora piccola, non consentirle di acquistar forza di abitudine perversa. Schiacciala mentre è ancora piccola. Ma tu forse temi che anche schiacciata non muoia. Ebbene, sbattila sulla pietra, la quale pietra è Cristo.

Dai Padri

1 Cirillo Alessandrino: la terra in mezzo ai fiumi è Babilonia.

Crisostomo: Dio aveva cacciato i giudei dalla loro città per eccitare in loro un affetto più vivo per lei. Siamo così… Bisogna che le cose ci siano sottratte perché le amiamo.

Teodoreto: quanti ritornano da Babilonia raccontano ciò che vi è accaduto.

Ilario: non c’è alcun dubbio che tutto ciò che è accaduto ai nostri padri era la figura del futuro e anche il libro dei salmi lo attesta. Infatti il salmo 77, allorché narra ciò che è accaduto in Egitto nel deserto e in seguito, mostra chiaramente che questo racconto è una parabola: attendi, popolo mio… Aprirò la mia bocca in parabole (Salmo 77,1). Anche l’apostolo dice: queste cose accaddero loro a modo di esempio e furono scritte per ammonimento a noi cui doveva toccare la fine dei secoli (1 Corinzi 10,11). I fatti dunque sono un esempio e gli scritti un insegnamento. La lamentazione del profeta si riferisce soprattutto alla schiavitù del peccato. È prigioniero di Babilonia chiunque si sia esiliato dalla Gerusalemme celeste a causa del peccato di Adamo.

Cassiodoro: queste cose accaddero loro in figura. In questo mondo vi sono due città: quella del Signore, Gerusalemme che vuol dire visione di pace è umiliata e afflitta in questo mondo per la sua speranza nell’eternità. Vi è pure quella del diavolo, Babilonia, che vuol dire confusione: è superba e spensierata in questo mondo, irrigata dai fiumi del vizio. Sulle rive di questi fiumi sono seduti i fedeli che soffrono la prigionia di questo mondo e sospirano verso la patria, versando lacrime perché non possono trovare quaggiù la pace promessa.

Cassiodoro: ci sedemmo: nell’umiltà o nell’umiliazione.

Girolamo: il peccatore cacciato dal Paradiso viene nella valle di lacrime, che è Babilonia, il cui nome significa confusione. Benché cacciati dal Paradiso, non possiamo perdere il ricordo della nostra antica felicità.

Ruperto: finché siamo nel corpo peregriniamo lontano dal Signore (2 Corinzi 5,6). Siamo prigionieri, schiavi del peccato di Adamo. Figli di Sion, piangiamo per questa schiavitù, seduti sulle rive dei fiumi di Babilonia, cioè sui vizi che dilagano nel mondo: vediamo che molti vi si perdono e anche noi dobbiamo avere paura di affondare.

2 Origene: cetre o lire, che sono oggetti per il culto. Li avevano portati con sé, provvidenzialmente, ed erano il solo ricordo della loro religione che restava loro in esilio. Questo simbolo della loro religione teneva aperta la piaga della loro anima.

Crisostomo: questi strumenti di musica sacra ricordano loro il culto di Dio.

Teodoreto: appendemmo ai salici gli strumenti musicali: infatti a loro non servivano perché la legge ordinava di celebrare il culto in un solo luogo: Gerusalemme.

Crisostomo: questi  giudei che erano venuti meno ai loro doveri verso Dio, quando erano in patria, ora si comportano molto bene in mezzo ai pagani: non canteranno per loro i canti di Sion, incuranti di qualsiasi beneficio che avrebbero potuto ottenere dalla benevolenza del vincitore. Quindi i nemici vedevano che i giudei non si ribellavano, ma gemevano per una sola cosa: per essere decaduti dal culto loro Dio.

Cassiodoro è il colmo della derisione! I nemici vogliono sentire, per loro svago, i canti del Signore che non erano mai stati ascoltati da nessuno al di fuori del popolo consacrato.

Crisostomo: non è permesso! Siamo decaduti ma custodiamo la legge di Dio. Siete padrone dei nostri corpi, non delle nostre anime.

Teodoreto: il profeta vuole che il popolo conservi un vivo ricordo della città santa e non contragga le abitudini malvagie dei vincitori. La destra è simbolo del soccorso di Dio. Mi venga meno questo soccorso, se ti dimentico.

6 Crisostomo: porrò Gerusalemme al principio dell’inno. Mi ricorderò di te con inni e cantici che esprimono l’amore e il desiderio di te. Pensiamoci a proposito della Gerusalemme celeste. Comportiamoci in modo da non essere esclusi, a causa degli atti della vita presente, da questa grande città.

Teodoreto: per me il colmo della gioia è il rivederti e il rivedere le tue feste.

Cassiodoro: se ti dimentico, che io non possa più cantare la lode di Dio… Cantare a Dio è la più grande ricompensa dei cristiani. L’esserne privati è perdere ogni consolazione.

Teodoreto: ricordati! Il profeta si limita a questo. Lascia il giudizio a Dio.

8 Origene: imprecazione dei prigionieri, non del salmista che ha detto: se ho ripagato quelli che mi facevano del male… (Salmo 7,4).

Teodoreto: cosa ti renderà ciò che ci hai fatto? È Ciro che è predetto come beato.

Cassiodoro: qui, come altrove, dobbiamo leggervi un annuncio profetico, non una imprecazione. In senso spirituale, Babilonia può essere la nostra carne, che ci spinge al peccato. I santi sanno bene renderle il contraccambio: la fanno digiunare, la mortificano, la privano di ogni godimento in modo da condurla infine alla gloria dei beati. Quale modo ammirevole di vendicarsi!

9 Origene: l’anima può concepire e generare, da parte dello spirito malvagio, dei piccoli di Babilonia, che sono i pensieri cattivi anche se questo piccolo babilonese concepito in noi non ha fatto ancora nulla di male, non bisogna aver pietà di lui anzi bisogna ucciderlo subito e spezzarlo contro la pietra che è Cristo.

Gregorio Nazianzeno: i piccoli di Babilonia appartengono allo stesso mistero al quale appartengono i primogeniti d’Egitto.

Atanasio: contro le pietre: contro il Cristo.

Cassiodoro: La pietra è il Cristo. I piccoli sono le divagazioni della carne. Quando sono piccole si possono afferrare facilmente e spezzarle; adolescenti, sarebbero già troppo forti per noi. Quando il pensiero è appena stato concepito, un buon colpo basta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

salmo 137

( salmo di Davide )

Ti confesserò Signore con tutto il mio cuore,

perché hai ascoltato le parole della

mia bocca. Davanti agli angeli salmeggerò a te.

2 Adorerò rivolto al tuo tempio santo

e confesserò il tuo nome

per la tua misericordia e la tua

verità, perché hai magnificato

sopra ogni cosa il tuo santo nome.

3 In qualunque giorno in cui ti

invocherò, esaudiscimi;  mi

accrescerai nella mia anima in virtù.

4 Ti confessino Signore, tutti i re della terra,

perché hanno ascoltato tutte le

parole della tua bocca

5 e cantino nelle vie del Signore

perché grande è la gloria del Signore.

6 Perché eccelso è il

Signore e guarda le cose umili.

e quelle alte le conosce da lontano.

7 Se camminerò in mezzo

alle tribolazioni mi farai vivere;

contro l’ira dei miei nemici hai steso la tua mano

e mi ha salvato la tua destra.

8 Il Signore ripagherà per me.

Signore, la tua misericordia è in

eterno. Non scrutare le opere delle tue mani.

 

Da Sacy

( salmo di Davide )

Ti confesserò Signore con tutto il mio cuore,

perché hai ascoltato le parole della

mia bocca. Davanti agli angeli salmeggerò a te.

2 Adorerò rivolto al tuo tempio santo

e confesserò al tuo nome

per la tua misericordia e la tua

verità, perché hai magnificato

sopra ogni cosa il tuo santo nome.

Si vede un uomo pieno di gratitudine, che vuol porgere a Dio i suoi rendimenti di grazie e che non può esprimere come vorrebbe ciò che egli sente nell’intimo del suo cuore. Perciò tutte le espressioni di cui si serve altro non significano che un grande desiderio che egli aveva di manifestare la sua gratitudine al divino benefattore. Allorché afferma che gli darà lode con tutto il suo cuore, vuol dire con tutto il suo amore, perché era suo intendimento di consacrarlo tutto intero a riconoscerle le sue grazie. Ciò che il profeta aggiunge, che egli celebrerà la sua gloria al cospetto degli angeli, ci indica che egli non può fermarsi alla vita degli uomini, ma che opererà pensando di avere per testimoni gli angeli stessi che ardono di amore divino. Non può egli neppure separare la misericordia dalla fedeltà delle promesse del Signore, essendo convinto che sebbene il Signore non possa mancare di soddisfare alla verità di quanto ha promesso, non l’abbia però promesso se non per un effetto della sua infinita misericordia. Egli ammira ugualmente nell’una e nell’altra la gloria del santo suo nome superiore ad ogni cosa e vi trova motivo di una lode e di una gratitudine illimitata.

3 In qualunque giorno  ti invocherò

invocherò, esaudiscimi;  mi

accrescerai nella mia anima in virtù.

L’esperienza del passato ha creato nel profeta una santa fiducia. Egli dice a Dio coraggiosamente che lo invoca e lo prega di esaudirlo, non per moltiplicare le sue ricchezze ma per aumentare la forza della sua anima. Abbiamo ragione di sperare che saremo esauditi in qualunque giorno invocheremo Dio, se invocandolo gli chiediamo l’aumento della virtù dell’anima, che è la sua carità, virtù che la rende invincibile contro la morte stessa.

4 Ti confessino Signore, tutti i re della terra,

perché hanno ascoltato tutte le

parole della tua bocca

5 e cantino nelle vie del Signore

perché grande è la gloria del Signore.

6 Perché eccelso è il

Signore e guarda le cose umili.

e quelle alte le conosce da lontano.

7 Se camminerò in mezzo

alle tribolazioni mi farai vivere;

contro l’ira dei miei nemici hai steso la tua mano

e mi ha salvato la tua destra.

È questo un desiderio degno della pietà di Davide: che tutti i re della terra si rechino ad annunciare la grandezza  del Signore e le meraviglie delle sue vie e riconoscano quanto è grande la sua gloria, quanto è eccelso oltre il pensare di umana mente, quanto guardi con occhio benigno i più bassi e più piccoli nel mondo, come aveva fatto verso Davide, togliendolo dalla custodia della mandria per collocarlo sul trono. Al contrario rigetta e non vede che da lontano le persone più alte, come aveva fatto con Saul re d’Israele.. Egli non guarda se non da lontano e con disprezzo ciò che sembra alto agli occhi degli uomini, al tempo stesso egli si rivolge con uno sguardo di misericordia sui piccoli e sugli uomini.

Questa è la nostra consolazione, questa la nostra fortezza. Quanto più sono potenti i nostri nemici tanto più noi dobbiamo sperare che tu stenderai  la tua mano per opporsi alla loro ira. Quanto più grande ci sembra il pericolo tanto più tu vuoi che noi ci affidiamo alla tua destra.

8 Il Signore ripagherà per me.

Signore, la tua misericordia è in

eterno. Non scrutare le opere delle tue mani.

Rafforzando Davide la sua fiducia in Dio, non pensa, dice Sant’Ilario a vendicarsi, ma si abbandona a colui che ha riservato a sé la vendetta. Senza fare caso alla ingiustizia di quelli che lo perseguitano egli considera soltanto la misericordia di chi lo protegge. Siccome ha gli occhi rivolti a questa eterna misericordia prega Dio che benevolmente guardi all’opera delle sue mani. Quello che Davide diceva di se stesso a parlando Dio, lo diceva di tutti coloro che dovevano partecipare alla sua eterna misericordia e che il Signore doveva considerare opera delle sue proprie mani e della sua destra onnipotente.

Da Agostino

( salmo di Davide )

Ti confesserò Signore con tutto il mio cuore,

perché hai ascoltato le parole della

mia bocca. Davanti agli angeli salmeggerò a te.

Confesserò a te, Signore, con tutto il mio cuore. Generalmente il titolo del salmo ci indica cosa si racchiuda nel salmo stesso. Qui però il titolo non ci indica nulla eccetto la persona per la quale si canta. Sarà il primo verso ad esporci la trama dell'intero salmo: Confesserò a te, Signore, con tutto il mio cuore. Ascoltiamo questa confessione. Tuttavia voglio ricordarvi che nelle Scritture la confessione con la quale confessiamo qualcosa a Dio può intendersi in due sensi: confessione dei peccati o confessione intesa come lode. Quanto alla confessione dei peccati, tutti la conoscono, mentre invece pochi si rendono conto della confessione in senso di lode. Ma forse che era peccatore il nostro Signore Gesù Cristo, il quale nel Vangelo afferma: Confesso a te, Padre, Signore del cielo e della terra ? Continuando il suo dire palesa cosa confessasse, e ci fa capire che non era una confessione di colpe, ma di lode. Dice: Confesso a te, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai prudenti e le hai rivelate ai piccoli. Loda il Padre, loda Dio perché non rigetta gli umili mentre umilia i superbi. Anche nel nostro salmo ascolteremo una confessione di questo genere: confessione di lode e di plauso a Dio. Confesserò a te, Signore, con tutto il mio cuore. Pongo nell'altare della tua confessione tutto il mio cuore, lo offro a te in olocausto di lode…

Per olocausto infatti si intende un sacrificio in cui l'intera vittima viene bruciata: difatti il greco corrisponde al latino totum (tutto intero).

Qual è questa mia bocca se non quella del mio cuore? È là che noi abbiamo una voce che Dio ascolta, mentre rimane del tutto impercettibile ad ogni orecchio umano. Al cospetto degli angeli salmeggerò a te. Non salmeggerò dinanzi agli uomini ma dinanzi agli angeli.

2 Adorerò rivolto al tuo tempio santo

e confesserò al tuo nome

per la tua misericordia e la tua

verità, perché hai magnificato

sopra ogni cosa il tuo santo nome.

Adorerò presso il tuo tempio santo. Qual è questo tuo santo tempio? Quello in cui abiteremo, in cui adoreremo. Alla sua adorazione tende infatti la nostra corsa. Il nostro cuore è gravido, sul punto di partorire, e cerca un posto per partorire. Orbene, quale sarà il luogo dove Dio deve essere adorato? Qual è quel mondo o quell'edificio o quel trono in cielo e fra le stelle? Lo cercheremo ricorrendo alle Sacre Scritture, e la risposta sarà nelle parole della Sapienza, là dove dice: Io ero con lui; io ero colei di cui egli si compiaceva quotidianamente.

Poiché hai glorificato il tuo santo nome sopra ogni cosa. Come intendere, fratelli, questo elogio? Egli glorificò il suo santo nome in Abramo. Difatti Abramo credette a Dio e gli fu imputato a giustizia ; tutti gli altri popoli invece sacrificavano agli idoli, adoravano i demoni. Da Abramo nacque Isacco, e anche in quella famiglia fu glorificato Dio. Dopo di lui venne Giacobbe e anche in lui fu glorificato Dio, il quale poté dire: Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe. Giacobbe generò dodici figli, capostipiti del popolo d'Israele che, liberato dall'Egitto, condotto attraverso il mar Rosso, tentato nel deserto, alla fine fu sistemato nella terra promessa da cui erano stati scacciati vari popoli. Il nome del Signore fu dunque glorificato in Israele. Ma c'è di più. Da quel popolo trasse origine la vergine Maria; dal medesimo nacque Cristo nostro Signore, messo a morte per i nostri peccati e risorto a nostra giustificazione : lui che riempì di Spirito Santo i suoi fedeli e li mandò a predicare fra tutte le genti: Fate penitenza perché il regno dei cieli è vicino . Ecco come Dio ha glorificato il suo santo nome sopra ogni cosa.

3 In qualunque giorno ti

invocherò, esaudiscimi;  mi

accrescerai nella mia anima in virtù.

In qualunque giorno ti invocherò, presto esaudiscimi. Perché presto? Perché me lo hai detto tu. Mentre ancora tu parli ti dirò: Eccomi . Perché presto? Perché non ti chiedo una felicità terrena, avendo appreso dal Nuovo Testamento qual santo desiderio debba nutrire. Non ti chiedo la terra, non la prolificità, non la salute del corpo, non l'assoggettamento dei nemici, non le ricchezze né gli onori. Nulla di tutto questo ti chiedo. Dunque esaudiscimi presto. Mi hai insegnato cosa chiederti: dammi dunque quanto ti chiedo…

Vediamo dunque cosa chiede e a che proposito dice: Esaudiscimi presto. Cosa chiedi per essere esaudito subito? Mi moltiplicherai. In molti sensi può intendersi una moltiplicazione. Ci si moltiplica, ad esempio, mediante la generazione carnale a seguito della benedizione primordiale, impartita alla nostra natura, della quale noi abbiamo sentito parlare: Crescete e moltiplicatevi e riempite la terra e dominatela . È forse in questo senso che voleva essere moltiplicato colui che chiedeva d'essere presto esaudito? Certo, anche questa moltiplicazione è causa di fecondità e non ha altra origine se non la benedizione del Signore. Che dire poi delle altre maniere di moltiplicarsi? Uno si moltiplica accumulando sempre più oro, un altro accumulando argento, un altro bestiame, un altro familiari, un altro averi, un altro aumentando in tutte queste cose insieme. Molte le possibilità di moltiplicarsi sulla terra, fra le quali la più gioconda è quella che avviene mediante la procreazione di figli, sebbene da certi individui schiavi dell'avarizia la prolificità sia considerata cosa molesta… Quale moltiplicazione chiede colui che prega: Esaudiscimi presto? Dice infatti: Tu mi moltiplicherai. Ci aspettiamo di ascoltare dove. Eccotelo! Nella mia anima. Non nella mia carne ma nella mia anima. Tu mi moltiplicherai nella mia anima…È palese ormai quale sia il suo voto, il suo desiderio; non può esserci più adito a confusione. Se avesse detto: Tu mi moltiplicherai, avresti potuto pensare a non so quale moltiplicazione di cose terrene. Per ovviare a questo ha aggiunto: Nella mia anima. Per impedirti poi di pensare a una moltiplicazione di vizi, che sarebbe avvenuta nella sua anima aggiunge: Nella virtù. Nessun'altra cosa devi desiderare da Dio, se vuoi dirgli a viso aperto e cuore sereno le parole: Esaudiscimi presto!

4 Ti confessino Signore, tutti i re della terra,

perché hanno ascoltato tutte le

parole della tua bocca

Confessino a te, Signore, tutti i re della terra. Così avverrà e così sta avvenendo, e sta avvenendo ogni giorno. Confessino a te, Signore, tutti i re della terra. Ma anche loro, ora che ti confessano e lodano, non desiderino da te vantaggi terreni. Cosa potranno infatti desiderare i re della terra? Non è loro infatti il dominio supremo? Qualunque cosa voglia l'uomo desiderare qui in terra, oltre alla dignità imperiale non può spingersi il suo desiderio. Cosa infatti potrebbe volere di più? Ci vorrebbe una dignità più alta. Ma forse, quanto più è sublime una dignità tanto più è pericolosa, per cui i sovrani quanto più sono in alto nell'onore terreno tanto più debbono umiliarsi dinanzi a Dio. Ma perché questo? Poiché hanno udito tutte le parole della tua bocca. O Signore, tutte le parole della tua bocca. La legge e i profeti, l'insieme delle parole uscite dalla tua bocca, furono un tempo nascoste entro i limiti di una nazione. Tutte le parole della tua bocca rimasero nascoste nel solo popolo giudaico…

Venne in seguito il tempo nel quale la pioggia si svelò per tutta la superficie circostante: si manifestò, non fu più cosa celata. E allora si avverò quel che era stato detto:

Confessino a te, Signore, tutti i re della terra, poiché hanno udito tutte le parole della tua bocca. Cosa volevi nascondere, o Israele? Fino a quando avresti voluto nasconderlo? Il vello fu spremuto e la pioggia uscì fuori di te. Cristo solo è la soavità di quella pioggia, e tu ti rifiuti di riconoscerlo nelle Scritture, mentre le Scritture sono state composte proprio in vista di lui e di lui solo! Al contrario, che tutti i re ti confessino, Signore, poiché hanno udito tutte le parole della tua bocca.

5 e cantino nelle vie del Signore

perché grande è la gloria del Signore.

E cantino nelle vie del Signore, poiché grande è la gloria del Signore. Cantino nelle vie del Signore i re della terra. In quali vie dovranno cantare? Quelle di cui si parlava sopra, cioè: Nella tua misericordia e nella tua verità, poiché tutte le vie del Signore sono misericordia e verità . Non siano dunque superbi i re della terra, ma umili. Se saranno umili canteranno nelle vie del Signore: amino e canteranno.

6 Perché eccelso è il

Signore e guarda le cose umili.

e quelle alte le conosce da lontano.

Nota come, secondo la volontà del Signore, debbano cantare i re per restare nelle sue vie. Debbono con umiltà portare il [giogo del] Signore, non inorgoglirsi contro il Signore. Se infatti monteranno in superbia, cosa seguirà?  Forse che, se si innalzeranno gonfi di superbia, resteranno nascosti al suo sguardo?... Come si comporta  con le cose sublimi? Le conosce da lontano. Che risultato ottiene allora il superbo? quello d'essere veduto da lontano, non quello di non essere veduto. Né devi ritenerti sicuro pensando che, per essere guardato da lontano, non ti veda bene ugualmente. Questo succede a te: se guardi da lontano a una cosa, non la vedi bene. Quanto a Dio invece, pur guardandoti da lontano ti vede perfettamente: anche se non è vicino a te. Ecco dunque cosa ottieni [con la tua superbia]: non d'essere visto [da Dio] in maniera imperfetta, ma d'essere lontano da colui che sempre ti vede. L'umile al contrario qual vantaggio ottiene? È vicino il Signore a chi ha il cuore contrito . Vuoi che Dio ti sia vicino? Sii umile. Poiché, se sarai superbo, più ti innalzerai più egli resterà alto sopra di te, egli che conosce da lontano le cose sublimi.

7 Se camminerò in mezzo

alle tribolazioni mi farai vivere;

contro l’ira dei miei nemici hai steso la tua mano

e mi ha salvato la tua destra.

Se avrò camminato nella tribolazione, tu mi darai la vita. È la verità. In qualunque angustia ti troverai, confessalo, invocalo, ed egli ti libererà e darà la vita.

Ama la vita futura e vedrai come tutta la vita presente è una tribolazione. Sia pure splendida per ogni sorta di prosperità, sia pure colma di delizie fino a traboccarne: finché non sarà giunto quel godimento certissimo ed esente da ogni tentazione che Dio ci tiene in serbo per la fine, [la vita] sarà indubbiamente una tribolazione. Cerchiamo dunque, fratelli, d'intendere a fondo questa tribolazione. Se avrò camminato nella tribolazione, tu mi darai la vita.  Non mi darai la vita se non dopo che abbia camminato in mezzo alla tribolazione.  Guai a chi ride, beato chi piange! Se avrò camminato nella tribolazione, tu mi darai la vita.

Hai steso la tua mano contro l'ira dei miei nemici. Si accanisca pure il nemico contro di me: mai riuscirà a separarmi da Dio. Tu invece, Signore, mentre tardi ad accogliermi presso di te, mi tormenti prolungando l'esilio e non concedendomi il tuo dolcissimo godimento. Non mi hai ancora inebriato dell'abbondanza della tua casa né dissetato al torrente delle tue delizie, poiché è presso di te che si trova la sorgente della vita e nel tuo fulgore vedremo la luce .

8 Il Signore ripagherà per me.

Signore, la tua misericordia è in

eterno. Non scrutare le opere delle tue mani.

Signore, li ripagherai in vece mia. Io non li ripago, tu li ripagherai in vece mia. Si accaniscano pure quanto vogliono i nemici contro di me; tu li ripagherai come io non sarei capace.  Guardate la cosa nel nostro stesso Capo, il quale ci ha lasciato l'esempio perché ne calcassimo le orme. Egli, che non ha commesso peccato e sulla cui bocca non s'è trovato inganno, che ingiuriato non rispondeva con ingiurie , giudicato non minacciava ma si rimetteva a colui che giudica rettamente… Scrive l'Apostolo: Non vi vendicate, carissimi, ma cedete il posto all'ira divina : poiché sta scritto: "A me la vendetta, io darò ciò che spetta" dice il Signore .

Egli dunque ha pagato in vece nostra.  Egli non aveva alcun debito: non pagò per sé ma per noi. Così infatti odo dalla bocca del tuo Apostolo: Siete stati salvati gratuitamente per la fede, e ciò non per merito vostro ma per dono di Dio; né è frutto delle opere, affinché nessuno se ne possa gloriare. Siamo, infatti, opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone . Pertanto, sia in riferimento al nostro essere uomini sia in riferimento alla nostra giustificazione, per la quale siamo stati mutati da peccatori [in giusti], Signore, non scrutare le opere delle tue mani.

Dai Padri

1 Atanasio: salmo della chiamata universale: in senso spirituale è il salmo dei battezzati, di coloro che sono stati illuminati.

Teodoreto: inno d’azione di grazie.

Cassiodoro: questo salmo si applica soprattutto al Signore Salvatore.

Beda: la Chiesa universale confessa il Cristo in tutto il salmo.

Crisostomo: lo dice come un rendimento di grazie. Ti ringrazio perché hai cura di me.

Origene: cantare davanti agli angeli: cantare con uno slancio infaticabile. Può significare anche: cantare con i sacerdoti.

Crisostomo: cantare davanti agli angeli: danze e canti spirituali che si fanno con loro in cielo e con la stessa agilità degli angeli.

Atanasio: gli angeli sono presenti. Per tutto il tempo osservano la vittoria che gli uomini riportano con la grazia di Dio. In rapporto al battesimo: al cospetto degli angeli che stanno davanti alla tua luce, quella di coloro che sono stati illuminati.

Teodoreto: imitiamo sulla terra i cori degli angeli del cielo.

Ilario: gli angeli sono presenti accanto ai fedeli. La Scrittura lo afferma più volte. Citiamo come esempio il salmo 33,7: Si accamperà l’angelo del Signore intorno…

2 Crisostomo: non basta piegare le ginocchia, bisogna essere presenti non solo col corpo ma anche con lo spirito.

Atanasio: per quanto riguarda il battesimo: adorerò nel tempio quando sarò stato illuminato.

Cassiodoro: tempio: è la beata incarnazione che la Chiesa adora ancora oggi nel sacramento del corpo e del sangue del Signore. L’adorazione è perfetta quando la confessione l’accompagna.

Girolamo: Gerusalemme celeste.

Crisostomo: ti rendo grazie anche per la tua gloria.

3 Crisostomo: mi rendi coraggioso: richiama Atti 5,41: gli apostoli, flagellati, se ne tornarono pieni di gioia. È uno dei più grandi doni di Dio che l’anima non sia piegata dalla tribolazione.

Teodoreto: conformemente alla tua grande potenza, avrai cura della mia anima.

Ilario: il giusto non è mai senza timore. Ma è certo di essere sempre esaudito.

Cassiodoro: moltiplicherai: mostra che il cristiano passerà attraverso molti mali, contro i quali chiede aiuti moltiplicati.

4 Crisostomo: il profeta non vuole ringraziare solo: invita i re. La loro potenza non è nulla rispetto alla tua… I tuoi doni sono visibili agli occhi di tutti: chi vuole parteciparvi lo può. I loro regni non possono offrire loro una ricchezza paragonabile alle tue parole.

Teodoreto: dopo l’incarnazione, i re e i principi di tutta la terra hanno udito la predicazione evangelica e confessano Dio.

5 Origene: vie del Signore: le virtù

Atanasio: canteranno i cantici del Signore.

Ilario: vie del Signore sono i profeti e gli apostoli.

Girolamo: per diverse vie, giungiamo all’unica via. Io sono la via  (Giovanni 14,6).

6 Atanasio: Dio che così grande e abita nei cieli, si prende cura di peccatori come noi… Non è estraneo alle cose dell’uomo. Dalla creazione del mondo ha deciso la chiamata delle genti e il loro innalzamento alle cose dell’alto, dalla creazione del mondo ha conosciuto e predestinato i suoi santi.

Teodoreto: per natura è sublime ma non trascura le più piccole cose e le assiste con la sua provvidenza.

7 Origene: la tribolazione produce la pazienza, la pazienza produce la speranza; questa opera in noi la conoscenza di Dio che è la nostra vita (Romani 5,3).

Crisostomo: non dice: sopprimerai la tribolazione ma tu mi farai vivere anche in mezzo ad essa.

Teodoreto: sono gli accenti di una fede sincera: qualsiasi calamità mi sopraggiunga confido di superarla con il tuo aiuto e che tu mi faccia vivere.

Ilario: il giusto non rifiuta la tribolazione.

7 Atanasio: il Padre ha inviato contro di loro la sua destra, cioè il Figlio che ci ha salvati.

Teodoreto: la mano di Dio su di me è di salvezza, ma la mano di Dio contro i miei nemici è un supplizio.

8 Crisostomo: il Signore pagherà per me ciò che devo se sono un debitore insolvente. Infatti il Cristo ha pagato per noi.

Ilario: il profeta lascia a Dio la vendetta.

Cassiodoro: il popolo santo prega per sé e per i propri nemici quando dice: non trascurare le opere delle tue mani. Chiede che i suoi nemici diventino suoi compagni. Seguiamo questo buon esempio, amiamo quelli che ci affliggono. Talvolta quelli che ci affliggono ci procurano più beni di quanto non facciano amici troppo indulgenti. Ama quindi la pazienza e troverai più facilmente, nel tuo nemico qualcosa da amare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salmo138

( Per la fine salmo di Davide )

1 Signore mi hai provato e mi hai conosciuto.

2 Tu  hai conosciuto quando siedo e quando mi alzo,

3 tu hai inteso i miei pensieri

da lontano, hai investigato il mio sentiero e la mia via.

4 E tutte le mie vie hai preveduto,

poiché non c’è parola sulla mia lingua.

5 Ecco, Signore, tu hai conosciuto

tutto, le cose ultime e le antiche,

tu mi hai plasmato e hai

posto sopra di me la tua mano.

6 Mirabile è la tua scienza,  al di

sopra delle mie forze, non potrò penetrare in essa.

7 Dove andrò lontano dal tuo Spirito, e

dove fuggirò dal tuo volto?

8 Se salirò in cielo, là tu  sei.

Se discenderò nell’inferno tu sei presente.

9 Se prenderò le mie ali all’aurora

e abiterò alle estremità del mare,

10 anche là la tua mano

mi guiderà e mi terrà la tua destra.

11 E ho detto: forse le tenebre

mi copriranno e la notte

sarà luce nelle mie delizie.

12 Perché le tenebre non saranno

oscure per te e la notte come il giorno sarà illuminata.

Come le sue tenebre così anche la sua luce.

13 Perché tu hai posseduto i miei

reni, mi hai preso dal grembo di mia madre.

14 Ti loderò  perché sei stato

magnificato in modo terribile ,

meravigliose le tue opere e l’anima

mia le conosce bene.

15 Non ti è nascosto il mio osso

che hai fatto nel segreto e  la mia sostanza

nelle parti più basse della terra.

16 Informe mi hanno visto i

tuoi occhi e sul tuo libro

tutti saranno scritti. Nel giorno

saranno formati e nessuno in essi…

17 Per me sono stati molto

onorati i tuoi amici, o Dio

molto sono stati rafforzati i loro domini.

18 Li conterò e più della sabbia si moltiplicheranno.

Sono risorto e sono ancora con te.

19 Se tu avessi ucciso o Dio i peccatori

e voi uomini sanguinari allontanatevi da me!

20 Perché dici nel pensiero:

invano prenderanno le tue città?

21 Quelli che ti odiano Signore,

non li ho forse odiati e contro

i tuoi nemici non mi struggevo?

22 Di odio perfetto li odiavo,

nemici sono diventati per me.

23 Provami o Dio e conosci il mio cuore,

interrogami e conosci i miei sentieri.

24 Vedi se vi è in me  via

d’iniquità e guidami nella via eterna.

 

Da Sacy

( Per la fine salmo di Davide )

1 Signore mi hai provato e mi hai conosciuto.

2 Tu  hai conosciuto quando siedo e quando mi alzo,

3 tu hai inteso i miei pensieri

da lontano, hai investigato il mio sentiero e la mia via.

4 E tutte le mie vie hai preveduto,

poiché non c’è parola sulla mia lingua.

5 Ecco, Signore, tu hai conosciuto

tutto, le cose ultime e le antiche,

tu mi hai plasmato e hai

posto sopra di me la tua mano.

6 Mirabile è la tua scienza,  al di

sopra delle mie forze, non potrò penetrare in essa.

Dio non ha bisogno, dice Giovanni Crisostomo di provarci per conoscerci, poiché egli conosce tutte le cose ancor prima che siano. Quindi si può dire con i padri che la prova fa conoscere l’uomo non tanto a Dio, quanto all’uomo stesso: che non si conosce propriamente se non dopo che è stato provato. Dio ha dunque una perfetta conoscenza dell’uomo in tutti gli stati della sua vita. Questo ci viene detto dal profeta in quelle parole “seduto o alzato”. Ma per evitare che alcuni o per semplicità o per ignoranza si immaginasse che Dio non conoscesse gli uomini se non mediante la prova e l’esperienza delle cose, il profeta soggiunge: che Egli ha scoperto da lontano i suoi pensieri e ha previsto tutte le sue vie, che ha osservato non solo il suo sentiero dove camminava, ma anche tutta intera la sua vita. Le sue parole sono a lui note prima che le abbia proferite la sua lingua e  i tempi futuri sono a lui presenti come tutti i tempi antichi. Questo fa vedere che essendo di una infinita estensione la luce di Dio illumina tutto e penetra quanto vi è di più oscuro in tutte le cose e in tutti i tempi, senza che abbia per ciò bisogno di prendere altrove in prestito ciò che possiede in se stessa in un grado supremo. Se Dio dunque conoscendo persino i pensieri degli uomini si serve anche della prova che non si ottiene se non dalle opere, lo fa, dice Crisostomo, affinché quelli che egli sottopone a tale prova, siano provati veramente e trovati conformi alla Sua volontà. Ne sia una prova l’aver provato la virtù di Giobbe, di cui era già a conoscenza. La dichiarazione da lui fatta al demonio dicendogli che Giobbe era un uomo giusto, sincero e pio era fondata sulla certissima conoscenza che Egli ne aveva. Dio aggiunse la prova a questa testimonianza tanto per confermare ancor meglio il suo servo Giobbe, quanto per confondere la malizia del demonio e per rendere tutti più vigilanti e più ardenti con un esempio così illustre. Ma come non potrebbe conoscere Dio l’uomo, poiché l’uomo tutto intero è opera sua? Egli l’ha creato e ha posto sopra di lui la sua mano onnipotente o per formarlo o per metterlo in salvo e condurlo con la sua provvidenza. Dopo essere stati creati abbiamo bisogno del suo sommo potere per sussistere ogni momento, e in lui, come dice San Paolo, troviamo e la vita e il moto e l’essere. Scendendo il profeta in un certo modo nell’abisso della scienza così vasta dello spirito di Dio esclama tutto d’un tratto: o quanto è mirabile e a me superiore! Quanto è sublime per poterla io raggiungere! Così quanto più ci avviciniamo a quella luce divina con un umile abbassamento, tanto più ne scopriamo l’infinita immensità e ci troviamo come oppressi sotto il peso della sua gloria.

7 Dove andrò lontano dal tuo Spirito, e

dove fuggirò dal tuo volto?

8 Se salirò in cielo, là tu  sei.

Se discenderò nell’inferno  tu sei presente.

9 Se prenderò le mie ali all’aurora

e abiterò alle estremità del mare,

10 anche là la tua mano

mi guiderà e mi terrà la tua destra.

Come presumerà l’uomo di nascondersi alla luce di quello spirito supremo che era presente in ogni luogo? Ci nascondiamo alla luce del sole entrando nella profondità della terra. Ma quale mezzo c’è per nascondersi alla luce del tutto spirituale che penetra tutti gli spiriti e tutti i corpi che è presente in cielo e nell’inferno, che si trova ugualmente in tutte le varie estremità del mare e dell’universo?

11 E ho detto: forse le tenebre

mi copriranno e la notte

sarà illuminazione nelle mie delizie.

12 Perché le tenebre non saranno

oscure per te e la notte come il giorno sarà illuminata.

Come le sue tenebre così anche la sua luce.

Le tenebre altro non sono che la privazione della luce; ma non sono le tenebre incompatibili con l’autore stesso della luce? Tremate dunque peccatori, in mezzo ai vostri piaceri e nella maggiore oscurità della notte. Non vi lusingate dicendo: forse mi potrò nascondere nelle tenebre. Non ci sono tenebre di sorta alcuna per colui che è tutto luce e che illumina ogni uomo che viene nel mondo. Sappiate che la notte per quanto possa essere oscura non ha niente di oscuro per il divino sole di giustizia. Penetra esso con i suoi luminosi raggi e scopre ciò che vi è di più nascosto nei vostri piaceri. La notte e il giorno sono la stessa cosa per il padre della luce.

13 Perché tu hai posseduto i miei

reni, mi hai preso dal grembo di mia madre.

Tu sei in possesso dei miei più reconditi affetti: io sono in tua mano fin dal seno di mia madre. In che modo, Dio mio, potrebbe un uomo nascondersi alla tua luce?  La grandezza di Dio nella creazione delle opere dell’universo e in modo particolare in quella dell’uomo, riempie il profeta di stupore. Quantunque egli abbia già dichiarato che la scienza del Signore supera infinitamente la sua capacità di comprensione e che egli non può giungere ad essa, non tralascia di aggiungere che la sua anima è tutta compresa della magnificenza delle sue opere. La stessa ignoranza in cui egli è di quello che riguarda il suo essere infinito gli diventa in certa maniera un mezzo per meglio conoscere qual è la sua grandezza.

14 Ti loderò  perché sei stato

magnificato in modo terribile ,

meravigliose le tue opere e l’anima

mia le conosce bene.

15 Non ti è nascosto il mio osso

che hai fatto nel segreto e  la mia sostanza

nelle parti più basse della terra.

Le mie ossa non sono nascoste a te che le hai fatte nel segreto, né tutta la mia sostanza che hai formato come nel profondo della terra. I tuoi occhi mi videro quando ero ancora informe e tutti i miei anni erano scritti nel tuo libro; i loro giorni sono segnati e non ve ne manca alcuno. Il profeta mostra di nuovo la perfetta conoscenza che il Signore ha di tutto ciò che si trova nell’uomo. Le mie ossa e tutta la mia mirabile struttura, non possono esserti ignote, poiché tu hai fatto quest’opera in segreto e in una maniera misteriosa per tutti gli uomini. Tutta la mia sostanza, cioè tutto quello che io sono è un effetto della tua mano onnipotente che si è adoperata a formarmi  poco a poco come nel fondo della terra; cioè nel segreto seno della madre mia. Se questo è vero per quel che riguarda la nascosta formazione del corpo umano, niente meno lo è per quello che spetta alla soprannaturale formazione del corpo mistico di Gesù Cristo che è la Chiesa in generale e ciascun fedele in particolare. Tutte queste cose sono scritte nel libro della divina conoscenza e nulla sfugge all’infinita sua luce che tutto scopre e vede ciò che ancora non è come se già fosse.

16 Informe mi hanno visto i

tuoi occhi e sul tuo libro

tutti saranno scritti. Nel giorno

saranno formati e nessuno in essi…

17 Per me sono stati molto

onorati i tuoi amici, o Dio

molto sono stati rafforzati i loro domini.

Io vedo, Dio mio, tu hai onorato in modo del tutto singolare i tuoi amici e il loro impero ha preso grande valore. Se io mi accingo a contarli, il loro numero sorpassa quello della sabbia.  Se tu, Dio mio, hai una così perfetta conoscenza di tutti gli uomini e se tanto ti sta  a cuore ogni cosa che appartenga a loro, poiché tu stesso li hai formati, estendi nondimeno in maniera del tutto singolare la tua provvidenza sopra quelli che sono il tuo popolo. Tu avevi promesso ad Abramo e a Giacobbe di moltiplicare la loro posterità come le stelle del cielo e come la sabbia che è sulla spiaggia del mare, che non si può certamente contare. Tu, Signore, hai adempiuto la tua promessa facendo crescere in questo modo la moltitudine del popolo che tu onori con la tua amicizia. Hai accresciuto la sua potenza in un  modo che può sembrare eccessivo. Questo sentimento di gratitudine aveva Davide, considerando tutto ciò che Dio aveva fatto per Israele. Quanto più dobbiamo noi essere grati a Gesù Cristo per quello che ha fatto per la Chiesa! Quelli che egli si è degnato chiamare suoi amici, sono stati sublimati nella gloria, tanto dinanzi a Dio quanto dinanzi agli uomini. La Chiesa è diffusa in tutto il mondo e composta di un numero infinito tanto di quelli che sono passati nel corso di tutti i secoli quanto di quelli che vivono al presente o che devono succedere gli uni agli altri nel corso di tutti i secoli, fino alla fine dei tempi. Si smarrisce la mente umana pensando alla innumerevole moltiplicazione degli amici di Dio e del così meraviglioso stabilimento dell’impero apostolico in mezzo alla potenza del paganesimo.

18 Li conterò e più della sabbia si moltiplicheranno.

Sono risorto e sono ancora con te.

19 Se tu avessi ucciso o Dio i peccatori

e voi uomini sanguinari allontanatevi da me!

Se è vero, Dio mio, che come hai singolarmente onorato i tuoi amici, abbatterai e distruggerai allo stesso modo i tuoi nemici, che sono i peccatori, fa’ Signore, che io non abbia alcuna parte con loro. Voi che siete uomini sanguinari allontanatevi da me, perché io ho in abbominio i vostri empi disegni e i vostri crudeli progetti, frutto del vostro orgoglio. Pensano infatti gli empi che invano il popolo di Dio si gloria nella presa delle sue città. Non resterà per lungo tempo padrone e noi lo scacceremo, malgrado il Dio che lo ha fatto possessore. Questo è il linguaggio vano ed empio che allora tenevano i nemici del popolo di Dio. Questo è pure il linguaggio da sempre tenuto dal principe degli spiriti superbi, da quando le città su cui egli aveva dapprima stabilito il suo dominio gli sono state tolte dalla fede vittoriosa dei discepoli di Gesù Cristo che hanno trionfato del suo orgoglio. Stiamo dunque molto vigilanti e preghiamo con una fede ardente, per non lasciare spazio all’opera del Maligno, per non aver invano ricevuto la grazia di Gesù Cristo.

20 Perché dici nel pensiero:

invano prenderanno le tue città?

21 Quelli che ti odiano Signore,

non li ho forse odiati e contro

i tuoi nemici non mi struggevo?

22 Di odio perfetto li odiavo,

nemici sono diventati per me.

23 Provami o Dio e conosci il mio cuore,

interrogami e conosci i miei sentieri.

24 Vedi se vi è in me  via

d’iniquità e guidami nella via eterna.

La persona che ha detto all’inizio del Salmo che il Signore l’aveva provato e conosciuto e che aveva scoperto il sentiero su cui cammina gli chiede ora alla fine del Salmo  che  lo provi ed esamini il suo cuore, che lo interroghi e osservi i sentieri per i quali cammina, come se non avesse già provato e non avesse conosciuto le sue vie. Il cuore dell’uomo è un abisso che può soltanto essere penetrato dalla luce di Dio. Bisogna dunque che Dio molto spesso lo interroghi o con le persecuzioni o con le tentazioni o con le varie tribolazioni della vita presente. C’è una via che sembra giusta all’uomo, ma che alla fine conduce alla morte. Ora mediante la prova il Signore gli fa scoprire quali siano le sue vie, lo rimette nel giusto sentiero, e lo conduce e rassicura nella via eterna cioè nella via della carità che non perirà mai mentre la via dei peccatori e degli empi deve necessariamente perire.

Da Agostino

Salmo138

( Per la fine salmo di Davide )

1 Signore mi hai provato e mi hai conosciuto.

2 Tu  hai conosciuto quando siedo e quando mi alzo,

Signore, mi hai messo alla prova e conosciuto. Dica questo lo stesso Signore Gesù Cristo. Sì, proprio lui dica al Padre: Signore. Suo Padre infatti gli è Signore, ma solo in quanto egli si è degnato nascere secondo la carne. Della sua divinità Dio è Padre, della sua umanità invece è Signore. Vuoi sapere come gli sia Padre? Per l'uguaglianza che con lui ha il Figlio. Lo dice l'Apostolo: Egli, essendo di natura divina, non considerò questa sua uguaglianza con Dio come una rapina . Nei riguardi di questa natura Dio è Padre, essendo una natura identica alla sua, in quanto il Figlio unigenito è nato dalla stessa sostanza divina. Egli però, per amor nostro, si è fatto partecipe della nostra condizione mortale. Tu mi hai conosciuto quando siedo e quando sorgo. Cos'è nel nostro contesto il sedersi e il sorgere? Chi si mette seduto s'umilia. Così il Signore si assise nella passione, si alzò nella resurrezione. Dice: Tu hai conosciuto questo, cioè tu l'hai voluto, l'hai approvato: è accaduto in conformità col tuo volere. Che se vorrai intendere la voce del Capo come applicata al corpo, diciamo anche noi: Tu mi hai conosciuto quando siedo e quando sorgo. L'uomo si mette seduto quando si umilia nella penitenza; sorge quando, rimessi i peccati, si solleva alla speranza della vita eterna. Per questo anche in un altro salmo è detto: Alzatevi dopo d'essere stati seduti, voi che mangiate il pane del dolore . Mangiano il pane del dolore i penitenti, coloro che cantando in un altro salmo dicono: Le mie lacrime sono a me pane giorno e notte . Che significa allora: Alzatevi dopo d'essere stati seduti? Non tentate d'elevarvi se prima non vi siete umiliati.

Ci sono infatti molti che vogliono sollevarsi prima d'essersi posti a sedere; vogliono apparire giusti, prima di confessare che sono peccatori. In conclusione, se le parole: Tu mi hai conosciuto quando siedo e quando sorgo le riferisci al nostro Capo, intendi che tu hai conosciuto la mia passione e la mia resurrezione. Se le parole: Tu mi hai conosciuto quando siedo e quando sorgo le riferisci al complesso del corpo significano che io ho confessato i miei peccati dinanzi ai tuoi occhi e sono stato giustificato per la tua grazia. ( Agostino )

3 tu hai inteso i miei pensieri

da lontano, hai investigato il mio sentiero e la mia via.

4 E tutte le mie vie hai preveduto,

poiché non c’è parola sulla mia lingua.

Intendi i miei pensieri da lontano; il mio cammino e il mio giacere tu scruti, e tutte le mie vie ti son note. Che significa: Da lontano? Tu hai conosciuto il mio pensiero mentre io mi trovo ancora nell'esilio, prima che raggiunga quella patria… Dio infatti si prende la rivalsa su tutti i moti del nostro cuore, in qualsiasi direzione ci muoviamo allontanandoci [da lui]. Ecco ora questo fuggiasco, in un certo qual modo scoperto, parlare e dire: Tu hai scandagliato la mia via e il mio confine. Cos'è la mia via? La direzione in cui mi ero avviato. Cos'è il mio confine? Il punto dov'ero arrivato. Tu hai scandagliato la mia via e il mio confine. Il confine da me raggiunto, per quanto avanzato, non era lontano ai tuoi occhi: avevo fatto molta strada ma [là dov'ero arrivato] tu c'eri ancora. Tu hai scandagliato la mia via e il mio confine…Tu hai preveduto tutte le mie vie. Non dice: Tu hai veduto, ma: Tu hai preveduto. Tu le hai previste prima che io le percorressi, prima che ci camminassi; e hai permesso che io mi inoltrassi fra gli stenti per quelle mie vie, suggerendomi insieme, però, che, se mi fosse piaciuto essere esente da fatica, tornassi a percorrere le vie tue. Poiché non vi è inganno nella mia lingua. Qual è il motivo di queste parole? È una confessione che ti faccio: percorrendo la mia via io mi sono allontanato da te; ti ho abbandonato mentre sarebbe stata mia felicità restare con te. Per fortuna però ho avvertito quale sventura sia stata la mia lontananza da te. Se infatti mi fossi trovato bene senza di te, forse avrei ricusato di tornare a te. Chi pertanto confessa in questa maniera i suoi peccati, chi parla [così] è il corpo di Cristo dopo che ha conseguito la giustizia, non per le proprie risorse ma per la grazia di lui. Eccolo [quindi] dire: Non vi è inganno nella mia lingua.

5 Ecco, Signore, tu hai conosciuto

tutto, le cose ultime e le antiche,

tu mi hai plasmato e hai

posto sopra di me la tua mano.

Ecco, o Signore, tu sai [già] tutto, le cose più recenti e le più antiche. Tu conoscesti la mia condizione finale, quando stavo pascendo i porci; avevi anche conosciuto la mia condizione di prima, quando venni a chiederti la porzione della mia eredità. Le vicende iniziali furono l'origine dei mali successivi. Vicenda iniziale fu il peccato che ci fece decadere; sorte conclusiva è la pena, per la quale ci troviamo nel presente stato di mortalità penosa e pericolosa… Tu mi hai modellato e hai posto su di me la tua mano. Quando mi hai modellato? Quando mi collocasti nella presente condizione mortale destinandomi agli stenti tra i quali tutti nasciamo. È vero infatti che nessun uomo nasce senza che Dio lo plasmi nel grembo di sua madre e che non c'è alcuna creatura di cui egli non sia l'artefice. Tuttavia [qui] Mi hai modellato [si riferisce] al presente affanno, e hai posato su di me la tua mano [è detto del] la mano punitrice che grava sui superbi. Dio infatti ha voluto in questa maniera abbattere l'orgoglioso per sollevare l'umile. Tu mi hai modellato e hai posto su di me la tua mano.

6 Mirabile è la tua scienza,  al di

sopra delle mie forze, non potrò penetrare in essa.

È diventata sorprendente nei miei riguardi la tua sapienza; è troppo forte: non riuscirò a raggiungerla. Ecco ora una cosa in se stessa alquanto oscura ma che, quando la si è compresa, reca non poca dolcezza. Aprite la mente e ascoltatemi. Mosè fu un santo servo di Dio e Dio parlava con lui dalla nube; poiché, per esprimersi in un linguaggio creato, doveva necessariamente parlare col suo servo assumendo una creatura. Non poteva parlare, cioè, direttamente con la sua sostanza ma doveva assumere un qualche essere corporale attraverso il quale emettere quelle voci ed indirizzarle ad orecchi umani e mortali. In questa maniera Dio parlava a quei tempi: non parlava comunicandosi attraverso la sua sostanza. In che senso si dice che Dio parla mediante la sua propria sostanza? Parola di Dio è il Verbo di Dio, e Verbo di Dio è Cristo. Ora questo Verbo non risuona un istante e poi passa; al contrario, rimane sempre e immutabilmente Verbo: quel Verbo mediante il quale tutte le cose sono state create . A questo Verbo (che poi è la stessa Sapienza di Dio) viene detto: Tu le muterai ed esse saranno mutate; tu viceversa sei sempre lo stesso. E in un altro passo scritturale, riferito ancora alla Sapienza, si dice: Restando immobile in se stessa, rinnova tutte le cose . C'è dunque una Sapienza stabile (se pure è ben detto questo " stabile "), intendendo il termine nel senso di immutabile, non nel senso di immobile. È una Sapienza che rimane sempre la stessa, che non cambia per variare né di luogo né di tempo: mai si presenta in un modo qui e in un modo là, mai in un modo adesso, in un altro modo in passato. Questa è la [vera] Parola di Dio. Quanto alla parola indirizzata a Mosè, era una parola destinata a un uomo, e risultava di sillabe, di suoni transeunti: cosa impossibile se Dio non avesse assunto un essere creato capace di emettere tali accenti e così parlare.

7 Dove andrò lontano dal tuo Spirito, e

dove fuggirò dal tuo volto?

Ecco, ora t'accorgi come colui che era scappato lontano non sfuggiva allo sguardo di colui che aveva abbandonato. E in qual parte del mondo si sarebbe potuto recare, se tutte le estremità [della terra] sono a lui note? Osservate cosa dice: Dove andrò per sottrarmi al tuo spirito? Lo Spirito del Signore riempie infatti tutta la terra , e chi, nel mondo, può fuggire lontano da quello Spirito che riempie il mondo? Dove andrò per sottrarmi al tuo spirito? E dove per sfuggire alla tua faccia? Cerca un posto dove rifugiarsi per sfuggire all'ira di Dio. Ma ci sarà un luogo capace di ospitare uno che fugge lontano da Dio?

8 Se salirò in cielo, là tu  sei.

Se discenderò nell’inferno tu sei presente.

Se salirò in cielo, là tu sei; se scenderò nell'inferno, là pure tu sei. Ti sei accorto finalmente, o perfido fuggiasco, che in nessuna maniera puoi allontanarti da colui che volevi abbandonare. Guarda! egli è dappertutto; e tu dove andrai? Ha risolto; e la risoluzione gliel'ha ispirata colui che per sua degnazione ormai lo sta richiamando. Se salirò in cielo, là tu sei; se scenderò nell'inferno, là pure tu sei. Se vorrò innalzarmi, mi imbatterò in te che mi abbassi; se vorrò nascondermi, mi imbatterò in te che mi cerchi, e non soltanto mi cerchi ma mi scopri. Se monterò in superbia a causa della mia giustizia, ivi sei tu, autore della vera giustizia. Se mi abbandonerò al peccato scendendo fino al fondo del male e trascurerò di confessare le mie colpe  (dicendo: Ma chi mi vede?  e: Nell'inferno c'è forse qualcuno che confessa a te? ), anche laggiù mi sei vicino per castigarmi. Dove dunque me ne andrò, per sfuggire il tuo volto, cioè per non sentirti adirato [con me]?

9 Se prenderò le mie ali all’aurora

e abiterò alle estremità del mare,

10 anche là la tua mano

mi guiderà e mi terrà la tua destra.

Gli è balenata alla mente una idea. Dice: Così fuggirò lontano dal tuo volto; così fuggirò lontano dal tuo Spirito. Dal tuo Spirito vendicatore, dal tuo volto minacciante castighi fuggirò così. Come? Se riprenderò le mie penne per [andare] diritto e abiterò negli estremi confini del mare, allora potrò fuggire e sottrarmi al tuo volto. Se per sottrarsi al volto di Dio vuol fuggire fino agli estremi confini del mare, sarà, questo, segno che laggiù non c'è colui dal quale fugge e del quale or ora diceva: Se scenderò nell'inferno, là pure tu sei? Strano che non sia agli estremi confini del mare colui che si trova presente anche negli inferi. Ma, dice, ora ho capito in che modo possa fuggire lontano dalla tua ira. Debbo riprendere le mie penne, non però per orientarmi in direzioni sbagliate ma giuste, senza cioè inorgoglirmi per superba presunzione e senza deprimermi in fatale disperazione. E quali sono le penne che vuol riprendere, se non quelle due ali che sono i due precetti della carità, quei precetti in cui si compendiano tutta la legge e i profeti ? Dice: Basta che recuperi queste ali, queste penne, e le usi in questa maniera, andando con esse ad abitare presso gli estremi confini del mare. Facendo così potrò insieme fuggire lontano dal tuo volto e dirigermi verso il tuo volto: potrò fuggire il tuo volto adirato e contemplare il tuo volto placato. In effetti, cos'è l'estremo confine del mare se non la fine del mondo? Voliamo a quella meta con la speranza e il desiderio, avendo come ali i due precetti della carità. Non permettiamoci soste se non quando avremo raggiunto l'estremo confine del mare. Se infatti pretenderemo fermarci altrove, precipiteremo in mare. Voliamo fino al punto dove il mare finisce, sospesi con le penne del duplice amore. Nel frattempo voliamo a Dio con la speranza, e contempliamo anticipatamente con religiosa fiducia quella meta [lusinghiera] in cui termina il mare.

11 E ho detto: forse le tenebre

mi copriranno

Considerando la lunghezza della via, cosa dice dentro di sé? E dissi: Almeno le tenebre mi coprano! Ecco, io ormai ho creduto in Cristo e volo verso l'alto sulle due ali del duplice precetto della carità. Tuttavia vedo abbondare l'iniquità del mondo e [so che], abbondando l'iniquità, la carità di molti si raffredderà. Son parole del Signore: Poiché abbonderà l'iniquità, si raffredderà la carità di molti . La mia vita in questo mondo scorre fra scandali tutt'altro che piccoli, fra una quantità enorme di peccati, fra una moltitudine spaventosa di tentazioni e di richiami al male (sono all'ordine del giorno). Ora in tal situazione - dice - cosa dovrò fare? come arriverò agli estremi confini del mare? Mi atterriscono le parole che ascolto dal Signore: Poiché abbonderà l'iniquità, si raffredderà la carità di molti; e anche le altre che aggiunge: Chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvo . Pertanto, in vista della via così lunga [da percorrere], dicevo fra me: Almeno le tenebre mi coprano. E la notte [sia] luce nelle mie delizie. La notte mi si è cambiata in luce, poiché era proprio notte quando disperavo di poter traversare un mare così immenso, di percorrere una via così lunga e, perseverando sino alla fine, raggiungere il traguardo. Siano pertanto rese grazie a colui che mi ha cercato mentre ero fuggiasco, che mi ha sferzato col suo flagello piagandomi le spalle, che chiamandomi mi ha sottratto alla rovina e ha illuminato la mia notte.

e la notte

sarà illuminazione nelle mie delizie.

E la notte [sia] luce nelle mie delizie. La notte mi si è trasformata in gaudio. Nostro gaudio è infatti Cristo, e notate come già al presente godiamo di lui. Le vostre grida, codesta vostra gioia da che cosa proviene se non dalla delizia del vostro cuore? E cos'è che vi dà tanta dolcezza, se non il sapere che la vostra notte è diventata piena luce, che anche a voi è annunziata la buona novella di Cristo Signore? Che egli vi ha cercati prima ancora che voi cercaste lui e vi ha trovati permettendo che anche voi a vostra volta trovaste lui? E la notte [sia] luce nelle mie delizie.

12 Perché le tenebre non saranno

oscure per te e la notte come il giorno sarà illuminata.

Come le sue tenebre così anche la sua luce.

Poiché le tenebre non sono oscure per te. È compito tuo quindi non accrescere le tue tenebre; quanto a Dio infatti, non te le aumenta ma viceversa le rischiara. Così gli si dice in un altro salmo: Tu illuminerai la mia lucerna, Signore; Dio mio, rischiarerai le mie tenebre. Ma chi sono coloro che, in contrasto con l'azione di Dio, rendono più dense le proprie tenebre? Ovviamente si tratterà di uomini cattivi, perversi: i quali peccando diventano tenebre e poi, ricusandosi di confessare il peccato commesso, volendolo anzi difendere intensificano le proprie tenebre. Pertanto, se hai peccato sei nelle tenebre, ma meriterai di veder illuminate le tue tenebre se le confessi; se al contrario vuoi difenderle, le rendi ancora più fitte. E come potrai uscire da tenebre raddoppiate tu che stentavi tanto a liberarti da una sola tenebrosità?

Riguardo invece a Dio, perché [dire che] non accresce le nostre tenebre? Perché non tollera che i nostri peccati restino impuniti. Egli ci flagella con le presenti tribolazioni e così ci sottopone a disciplina. Sapete bene, infatti, che tutte le miserie che sopporta l'umanità e che fanno gemere il mondo sono un dolore medicinale, non una punizione vendicativa.  Se dunque Dio con tali flagelli vuol renderci saggi e impedire che le nostre tenebre crescano di spessore benediciamo Dio che alle dolcezze della vita terrena mescola dell'amaro, affinché non ci accechi l'attrattiva delle gioie mondane e per esse smettiamo di desiderare le gioie eterne. .

13 Perché tu hai posseduto i miei

reni, mi hai sostenuto dal grembo di mia madre.

Poiché tu hai posseduto i miei reni, o Signore. Non è senza motivo che, come [sono] le sue tenebre, così [è] anche la sua luce. Egli è uno che possiede interiormente, che occupa non soltanto il cuore ma anche i reni, non solo il pensiero ma anche il gusto. Egli possiede la facoltà di rendermi piacevole quel raggio di luce che mi illumina nella notte: egli occupa i miei reni, per cui non mi riesce di provare gusto diverso da quello che proviene dalla luce interiore della sua sapienza.

Il rovescio è per chi rimane chiuso nel grembo di sua madre Babilonia: gode per le prosperità mondane e si abbatte per le medesime avversità; non sa godere se non quando gli sopraggiunge qualche fortuna di tipo secolaresco, né sa rattristarsi se non quando gli capitano avversità dello stesso tipo. Esci una buona volta dal grembo di Babilonia e comincia a cantare l'inno al Signore! Esci e vieni alla luce! Uscito dal grembo di tua madre ti accoglierà Dio.

Quale Dio? Il Dio dell'apostolo Paolo, che poteva dire: Ma quando piacque a Dio, che mi aveva scelto fin dal seno di mia madre, di rivelare in me suo Figlio .

Orbene, colui che separò per sé Paolo fin dal grembo di sua madre, per sé ha separato anche noi fin dal seno di nostra madre. E qual è questa nostra madre? Babilonia. Accolti da Dio fin dal seno materno, decidiamoci a sperare altre cose. Egli ci ha promesso, fratelli, dei [veri] godimenti. Per noi ormai non esiste altro male se non offendere Dio ed essere esclusi dalle sue promesse, né altro bene se non raggiungere quel premio che è Dio e conseguire le sue promesse.

14 Ti loderò  perché sei stato

magnificato in modo terribile ,

meravigliose le tue opere e l’anima

mia le conosce bene

Confesserò a te, Signore, perché ti sei dimostrato terribilmente mirabile. Tu sei terribile nell'atto stesso che noi ti ammiriamo, per cui il nostro godimento è misto a timore. Temiamo infatti che, montando noi in superbia per i tuoi doni, perdiamo meritatamente quanto avevamo conseguito con l'umiltà. Confesserò a te, Signore, perché ti sei dimostrato terribilmente mirabile: meravigliose sono le tue opere, e l'anima mia le conosce perfettamente. Adesso l'anima conosce perfettamente che tu mi hai raccolto dal grembo di mia madre; antecedentemente la tua scienza era per me cosa sorprendente. Era eccessiva né io potevo far nulla per comprenderla. Sì, era eccessiva per me né io potevo comprenderla. Ma allora, come fa adesso l'anima mia a conoscerla appieno, se non perché quella notte si è illuminata riempiendomi di gaudio? se non perché m'ha investito la tua grazia e ha illuminato le mie tenebre? se non perché tu hai preso possesso dei miei reni? se non perché tu mi hai raccolto dal grembo di mia madre?

15 Non ti è nascosto il mio osso

che hai fatto nel segreto e  la mia sostanza

nelle parti più basse della terra.

Non è nascosto a te il mio osso, che hai creato nel segreto. Menziona il suo osso. Ciò che nel linguaggio popolare si chiama ossatura nel latino classico si chiama osso. Dice dunque: Non è nascosto a te il mio osso, che hai creato nel segreto. Ho nell'intimo una certa ossatura: è un'ossatura, questa che ho dentro dove nessuno vede, che tu mi hai formato e che non sfugge ai tuoi occhi. L'hai formata, è vero, in un posto occulto, ma forse che l'hai occultata anche a te stesso? Questa ossatura, formata da te e collocata in posto occulto, gli uomini non possono vederla, non ce la fanno; ma ben la sai tu, che l'hai formata. Cosa sarà mai quella che chiama ossatura, fratelli? È una robustezza interiore, poiché ben si raffigurano nelle ossa la robustezza e la forza. Sì, è una robustezza interiore dell'anima che le impedisce d'andare in frantumi. Ci si accaniscano contro i più svariati tormenti, le tribolazioni, le avversità che da ogni parte solleva il mondo. Ciò che nel nostro intimo Dio ha formato e reso stabile non può spezzarsi, non cede. Ora il Signore stesso ha posto in noi una robustezza, consistente nella nostra pazienza, della quale in un altro salmo è detto: Tuttavia a Dio resterà soggetta la mia anima, poiché da lui deriva la mia pazienza. L'apostolo Paolo palesa una tale ossatura, formata da Dio nel segreto, quando dice: Non solo, ma ci gloriamo pure delle tribolazioni, sapendo che la tribolazione produce la pazienza. Osserva come si sia formata dentro al suo cuore quella robustezza. Sappiamo che la tribolazione produce la pazienza, la pazienza la virtù provata, la virtù provata la speranza; or la speranza non inganna: poiché la carità di Dio è stata diffusa nei nostri cuori dallo Spirito Santo, che ci è stato dato . Così nell'intimo si forma e irrobustisce quell'ossatura che ci fa gloriare perfino delle tribolazioni.

16 Informe mi hanno visto i

tuoi occhi e sul tuo libro

tutti saranno scritti. Nel giorno

saranno formati e nessuno in essi…

17 Per me sono stati molto

onorati i tuoi amici, o Dio

molto sono stati rafforzati i loro domini.

I tuoi occhi videro quanto in me c'è d'imperfetto; e nel tuo libro tutti saranno scritti. Non solo i perfetti ma anche gli imperfetti. Non tema quindi chi è imperfetto; cerchi solo di avanzare. Non che, per aver io detto di non temere, essi amino la loro imperfezione e s'arrestino nel punto dove sono stati incontrati [dal buon Pastore]. Avanzino quanto possono. Ogni giorno crescano [nel bene] e si avvicinino [a Cristo]. Soprattutto però non si stacchino dal corpo del Signore, ma, uniti con le altre membra, possano meritare che anche per loro sia stata pronunziata quella voce: I tuoi occhi videro quanto in me c'è d'imperfetto; e nel tuo libro tutti saranno scritti.

Ma cosa significa: Di giorno andranno errando? Forse che andranno in rovina? Come allora resterebbe valida l'altra parola: I tuoi occhi videro quanto in me c'è d'imperfetto e nel tuo libro tutti saranno scritti? Quando dunque errarono di giorno? Quando non compresero il Signore dimorante quaggiù. E che seguì? Dice: Sono stati da me molto onorati i tuoi amici, o Dio. Quegli stessi che errarono di giorno e fra loro non ci fu nessuno, divennero tuoi amici e, visti da me, ottennero grandissimi onori. Dopo la resurrezione del Signore si formò in loro, là dove nessuno vede, quel misterioso osso, sicché, mentre durante la sua passione erano stati timorosi, poi loro stessi affrontarono la morte per il nome di lui. Sono stati da me molto onorati i tuoi amici, o Dio; sono stati resi ben saldi i loro principati. Divenuti Apostoli, divenuti capi delle chiese, divenuti quegli arieti che fanno strada alle greggi, sono stati resi ben saldi i loro principati.

18 Li conterò e più della sabbia si moltiplicheranno.

Sono risorto e sono ancora con te.

Li conterò e diventeranno numerosi più della rena. Ad opera di coloro che di giorno erano andati errando e fra loro non c'era nessuno, ecco è nata tutta questa sterminata moltitudine che, simile alla rena, nessuno all'infuori di Dio riesce a numerare. Così infatti diceva: Diventeranno numerosi più della rena. Eppure poco prima aveva detto: Li conterò. Diventeranno numerosi più della rena quelli stessi che vengono contati. Se infatti a Dio è noto il numero dei capelli della nostra testa, dev'essergli noto anche il numero dei granelli di rena . Li conterò e diventeranno numerosi più della rena.

Sono risorto e tuttora sono con te. Che vuol dire: Sono risorto e tuttora sono con te? Dice: Ho terminato la mia passione e sono stato sepolto; ecco son risorto ma essi non si rendono conto che io sono con loro.

Lo si legge nel Vangelo: il Signore nostro Gesù Cristo, dopo la sua resurrezione, apparve loro ma essi non subito lo riconobbero . Ma potrebbe avanzarsi un'altra interpretazione. Son risorto e tuttora sono con te sarebbe, cioè, da riferirsi al tempo presente quando il Figlio è occulto alla destra del Padre, prima che si manifesti in quello splendore di gloria con cui verrà a giudicare i vivi e i morti.

19 Se tu avessi ucciso o Dio i peccatori

e  voi uomini sanguinari allontanatevi da me!

20 Perché dici nel pensiero:

invano prenderanno le tue città.

Continua poi a descriverci cosa accada in questo frattempo, nel periodo cioè che segue la sua resurrezione, mentre lui è presso il Padre. Ci narra dei patimenti che qui in terra soffre nel suo corpo che è la Chiesa per la mescolanza dei peccatori e per le lacerazioni operate dagli eretici. Continuando infatti dice:  Se tu, o Dio, ucciderai i peccatori, essi conquisteranno nella vanità le loro città. Dicendoli " uccisi ", ce li lascia intendere uccisi dalla superbia di cui son gonfi e che li priva della grazia per cui sono in vita. Infatti il Santo Spirito della disciplina fugge l'ipocrita, e si allontana dai pensieri privi di senno . E questo è il modo in cui vengono uccisi i peccatori: la loro intelligenza si oscura e si estraniano alla vita di Dio. A causa dell'orgoglio non riescono a confessare [il proprio peccato] e quindi in loro, uccisi, si avvera il detto scritturale: Il morto, che non è più, ha perduto la possibilità di confessare . In questa maniera essi nella vanità conquistano le loro città, cioè le popolazioni loro soggette, vane e imitatrici della loro vanità.

Uomini sanguinari, via da me! Queste parole vengono loro dette da Dio, la cui voce è racchiusa nell'interno del pensiero, quasi che fosse Dio ad emetterla servendosi del pensiero del suo popolo santo.

21 Quelli che ti odiano Signore,

non li ho forse odiati e contro

i tuoi nemici non mi struggevo?

Chi sono infatti i tuoi nemici se non coloro che dalla vita che conducono lasciano intravedere quanto odiano la tua legge? Ebbene, se io odiavo tutta questa gente malvagia, come fanno i nemici (che son poi coloro che nella vanità conquistano le loro città), come fanno - dico - ad imputare a me i peccati di coloro che io odiavo e di fronte ai quali mi sentivo struggere di zelo per la casa di Dio

22 Di odio perfetto li odiavo,

nemici sono diventati per me.

Li odiavo con un odio perfetto. Che significa: Con un odio perfetto? In loro io odiavo le colpe da loro commesse, ma amavo la creatura tua. Ecco come si odia con odio perfetto: non odiando la persona a causa dei suoi vizi e non amando i vizi in vista della persona. Ed ora osserva come continua: Mi son diventati nemici. Nemici non soltanto di Dio ma suoi nemici personali.

Lo dichiara espressamente. Come, allora, metterà in pratica nei loro riguardi le parole  del Signore che comanda: Amate i vostri nemici? Come adempirà il suo dovere, se non ricorrendo a quell'odio perfetto, per il quale nei cattivi si odia il fatto che sono cattivi e si ama la loro condizione di uomini? C'è un esempio che risale ai tempi del Vecchio Testamento quando a quel popolo carnale venivano applicate sanzioni e pene esterne: si tratta di un uomo, che per l'intelligenza [del mistero] apparteneva al Nuovo Testamento, dico di Mosè, servo di Dio. Come poteva egli odiare quanti erano caduti in peccato, se nello stesso tempo pregava per loro? e come non li odiava se li condannava a morte? Li odiava con odio perfetto. E per la perfezione del suo odio, pur odiando le colpe che puniva, amava l'uomo per il quale pregava.

23 Provami o Dio e conosci il mio cuore,

interrogami e conosci i miei sentieri.

Mettimi alla prova, o Dio, e conoscerai il mio cuore. Sì, tu, o Dio. Tu mi metterai alla prova; tu mi conoscerai. Non l'uomo, non l'eretico, il quale non saprebbe né mettermi alla prova né conoscere il mio cuore. Se al contrario sei tu che mi provi, riscontrerai subito che io non consento alle opere dei cattivi, per quanto essi ritengano che io sia macchiato dai peccati altrui. In realtà mentre si prolunga il mio peregrinare sulla terra, faccio quel che gemendo affermo in quell'altro salmo: sono pacifico con coloro che odiano la pace , finché non giunga a quella visione di pace che corrisponde a Gerusalemme, la madre di tutti noi, la città eterna che ci attende nel cielo. Quanto a loro, invece, continuino pure a contestare, a calunniare e a separarsi [dall'unità]; conquistino pure, non nell'eternità certo, ma nella vanità le loro città. Dunque, mettimi alla prova, o Dio, e conoscerai il mio cuore; scrutami e conoscerai le mie strade

24 Vedi se vi è in me  via

d’iniquità e guidami nella via eterna

E vedi se in me c'è la via dell'iniquità e conducimi nella via eterna. Dice: Scruta le mie strade, cioè i miei propositi e i miei pensieri, e vedi se in me c'è la via dell'iniquità, da me commessa o accettata col consenso e conducimi nella via eterna. Cos'altro dice [con queste parole] se non: Conducimi in Cristo? Chi è infatti la via eterna se non colui che è la vita eterna? Eterno è colui che diceva: Io sono la via, la verità e la vita . Se pertanto nella mia via trovi qualcosa che non è gradito ai tuoi occhi, poiché la mia via è mortale, intervieni e conducimi nella via eterna, dove non c'è ombra di male, poiché, qualora ci fosse capitato di peccare, abbiamo un avvocato presso il Padre, Gesù Cristo giusto. Egli è l'espiazione per i nostri peccati. È lui la via eterna dove non c'è peccato, come anche la vita eterna esente da castigo.

Dai Padri

Ilario: il Signore stesso mostra che tutto il mistero della sua incarnazione è contenuto nei salmi quando dice: era necessario che tutte le cose scritte di me nella legge di Mosè, nei profeti e nei salmi fossero adempiute (Luca 24,44). Poiché tutte le cose sono in Cristo e per Cristo, anche se nei salmi si trovano spesso riferimenti ai patriarchi e ai profeti, tutto deve essere rapportato a lui. Tutto ciò che è detto in diversi modi, lo deve rivelare. Era necessario ricordare questi principi, per non essere tacciati di presunzione quando rapportiamo alla persona di Cristo tutta la profezia di questo salmo. Tutto l’esordio di questo salmo è una preghiera dell’uomo assunto. Mi hai provato e mi hai conosciuto: la sua prova fu l’umiliazione che gli meritò di essere adorato in cielo, sulla terra e negli inferi. Per la sua obbedienza fino alla morte, l’infermità della carne assunta ha ricevuto il nome e la gloria di Dio: gli ha dato il nome che è sopra ogni nome (Filippesi 2,9). Prendendo su di sé tutta l’umiliazione della carne caduta, il Cristo scende nel Giordano, insieme alla folla dei peccatori. Là è provato e conosciuto: infatti una voce scende dal cielo: questi è il mio Figlio diletto (Matteo 3,17). È ancora provato e conosciuto nella tentazione del deserto. Tu hai compreso i miei pensieri da lontano. Da lontano rispetto al tempo, non al luogo. Da molto tempo i profeti hanno annunciato: porrò il mio spirito sopra di lui… Non disputerà e non griderà (Matteo 12,18). Le mie vie… Il Cristo ha percorso una via annunciata dai profeti: Gerusalemme che uccidi i profeti… Matteo 23,37). Lui stesso afferma di aver seguito un cammino tracciato: ho compiuto l’opera che tu mi hai dato da fare (Giovanni 17,4). Il Padre conosceva tutte le sue vie: che la sua tunica sarebbe stata tirata a sorte (Salmo 21,8), che sarebbe stato crocifisso tra due ladroni (Isaia 53,12). Tu conosci tutto, le cose ultime: sono le prove umilianti del versetto 1; e le prime: in principio era il Verbo (Giovanni 1,1). Tu mi hai plasmato richiama Filippesi 2,6: sussistendo in natura di Dio… Assunse la natura di schiavo. La tua scienza. Ilario dà questa interpretazione: è per mezzo mio che ti si conosce pienamente. Ho manifestato il tuo nome (Giovanni 17,6). Se salgo in cielo: solo Dio può salire in cielo. Nessuno è salito in cielo all’infuori di colui che è disceso dal cielo Giovanni 3,13). E per mostrare la verità della natura assunta, il Signore ha accettato di discendere nel soggiorno dei morti (versetto 8). Le mie ali all’aurora sono una espressione simbolica della risurrezione (versetto 9). Le tenebre, simbolo della passione, non esprimono un timore del Cristo: si tratta piuttosto di una sfida lanciata alle tenebre. Infatti la vera luce non è soffocata dalle tenebre né dalla notte (Giovanni 1,5). Come potrebbe esser vinto dalle tenebre il Cristo la cui morte fu illuminazione nelle delizie? La notte della passione è delizia per il Cristo perché riscatta gli uomini e li restituisce alle delizie del paradiso. Suscepisti me de utero: è la nascita del Cristo e la sua incarnazione. Il fatto che Dio lo sostenga fin dalla nascita mostra che tutta la volontà del Cristo sarà far conoscere il Padre, di compiere la sua volontà e di bere il calice che egli  gli tende. Tutto questo è meraviglioso. È pure una cosa meravigliosa quando, al momento della morte in croce del Cristo, le tenebre coprono la terra, le rocce si spaccano… E ancora l’ascensione, la Pentecoste, i miracoli… Meravigliose le tue opere e l’anima mia le conosce a fondo. Il Cristo riferisce al Padre tutta la gloria delle opere che compiono insieme; la conoscenza che l’uno ha dell’altro è perfetta, perché il Padre è nel Figlio e il Figlio nel Padre (Giovanni 14,10). Non ti erano nascoste le mie ossa. In senso spirituale è riferito alla Chiesa. Il mistero delle nozze è grande: dico questo riguardo a Cristo e alla Chiesa (Efesini 5,32). Sono risorto: la risurrezione del Cristo è annunciata come già avvenuta. Sono uscito dal Padre e venuto nel mondo, di nuovo lascio il mondo e vado al Padre (Giovanni 16,28). Odio perfetto: dobbiamo odiare chi odia Dio. Ci viene ordinato di amare i nostri nemici, ma non i nemici di Dio. Vedi se vi è in me alcuna via di iniquità: una tale sicurezza non può essere dell’uomo ma solo del Cristo che ha detto: il principe di questo mondo non ha nulla in me (Giovanni 14,30).

1 Origene come l’oro nella fornace, così gli uomini nel crogiolo dell’umiliazione.

Atanasio: salmo dedicato a Davide, come la maggior parte dei salmi che riguardano l’avvento del Signore.

Cassiodoro: salmo pieno di mistero. È detto a nome del Cristo.

Beda: tutti i padri affermano che nella prima parte del salmo il Cristo parla della sua morte e risurrezione.

2 Origene: risvegliarsi è passare a una vita spirituale.

Cassiodoro: riposo: esprime bene la morte del Signore che fu un riposo e non il castigo comune a tutti gli uomini.

3 Origene: il verbo impiegato non evoca qualcuno che cerca e scruta ma qualcuno che conosce tutto.

Cassiodoro: hai previsto le mie vie al punto da farle scrivere tutte dai profeti. Molto tempo prima, questi hanno scritto: come un agnello davanti al tosatore (Isaia 53,7).

5 Origene: hai posto su di me la tua mano: è il dono dello spirito.

6 Basilio: mirabile è la conoscenza di te che io traggo da me. Vedendo la scienza dispiegata in me, con quale sapienza il mio corpo è stato costruito, partendo da questa povera creatura comprendo la grandezza di colui che l’ha plasmata.

Crisostomo possiamo arrivare a comprendere che Dio esiste, ma ciò che egli è lo ignoriamo.

Girolamo: non posso penetrare le profondità della tua sapienza.

7 Origene: non solo non fuggirà Dio, ma in lui ritrova il suo creatore.

8 Crisostomo: non dice: tu mi seguirai dovunque ma tu sei presente in ogni luogo

9 Teodoreto: all’aurora: oriente. All’estremità del mare: a occidente.

Cassiodoro: le ali sono il simbolo della risurrezione e l’aurora è l’ora della risurrezione.

Girolamo raccomanda la traduzione di Simmaco. La notte mi circonda come una luce. Anche i versetti che seguono hanno lo stesso significato.

12 Teodoreto: per te, che sei luce spirituale, la notte stessa è perfettamente luminosa e più chiara del giorno.

13 Atanasio: possiedi i miei reni: questo stico esprime il timore di Dio. Io ti temo sempre.

Crisostomo: hai cura di me da sempre.

Teodoreto: ti sei fatto mio pedagogo, mio precettore, mia guida; alla mia nascita la tua misericordia è stata la prima a raggiungermi.

14 Teodoreto: immergendomi nella luce della tue meraviglie, ti lodo.

Cassiodoro: il Padre ha compiuto delle meraviglie terribili e mirabili quando la morte di Cristo è stata accompagnata dalle tenebre, dal terremoto, dalla risurrezione dei morti. E poi la risurrezione del Cristo, la sua ascensione… È la Trinità che ha fatto questo, ma secondo il suo solito il Cristo lo attribuisce alla potenza del Padre, per manifestare la loro unità.

15 Origene: la formazione dello scheletro sfugge a tutti tranne che a Dio. Lui vede tutto.

Atanasio: mentre venivo formato, i tuoi occhi mi hanno visto, e non solo: sono stato annoverato nel tuo libro, coi miei connotati.

Crisostomo: mi hai visto quando ero ancora informe e mi hai visto anticipatamente, come un essere completamente formato, il quale non mancava neppure un giorno al suo pieno sviluppo.

18 Origene cita Efesini 5,14: risvegliati, o tu che dormi e risorgi dai morti.

Crisostomo: sono risorto e sono ancora con te.

19 Cassiodoro: prima di tutto e soprattutto non credere che il Cristo chieda la morte dei peccatori: è venuto per salvarli (Matteo 9,13). Non sono venuto a chiamare i giusti ma i peccatori. Uccidere il peccatore vuol dire farlo morire al peccato perché viva per Dio (confronta Romani 6,10).

20 Crisostomo: chi si ribella a te, si innalza invano.

21 Origene: l’odio perfetto è quello che non ha altra motivazione che lo zelo di Dio. È parallelo alla carità perfetta che ama per puro amore di Dio.

Teodoreto: dipendo dal tuo amore, Signore; amo ciò che tu ami e odio ciò che tu odi. Tuttavia non li perseguito col mio odio ma soffro per loro, mi addoloro e muoio.

Cassiodoro: il Signore nel Vangelo ci invita ad amare i nemici: quelli che ci affliggono personalmente e quelli che ce l’hanno con noi perché forse noi stessi abbiamo dei torti. Il caso è diverso quando questi disprezzano Dio ostinatamente.

22 Cassiodoro: odio perfetto: amare l’uomo e odiare il vizio.

24 Ruperto: il Cristo, cantore per eccellenza di ogni confessione e lode, canta al Padre questo salmo che parla di sé. Protagonista di tutto il salmo è il Cristo. Egli esprime la sua perfetta giustizia, conforme alla sua umanità e alla sua grandezza, conforme alla sua divinità, affinché i fedeli lo credano vero Dio e vero uomo e, attirati dal suo esempio, non rifiutino di essere perseguitati e disprezzati.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salmo 139

1 ( per la fine, salmo di Davide )

2 Liberami, Signore, dall’uomo

malvagio, dall’uomo ingiusto liberami.

3 Questi hanno tramato

ingiustizie nel cuore; tutto il giorno

preparavano battaglie.

4 Hanno aguzzato la loro lingua

come quella di un serpente.

Veleno di aspidi è sotto le loro labbra.          pausa

5 Custodiscimi Signore dalla mano

del peccatore, dagli uomini ingiusti

liberami, questi hanno tramato

di far inciampare i miei passi.

6 Mi hanno nascosto un laccio i

superbi e funi hanno teso come

laccio ai miei piedi; lungo il

cammino mi hanno posto un inciampo.           pausa

7 Ho detto al Signore:

Dio mio sei tu. Ascolta Signore

la voce della mia supplica.

8 Signore, Signore, potenza della

mia salvezza hai steso la tua ombra

sopra il mio capo nel giorno della guerra.

9 Non consegnarmi, Signore, al

peccatore per il mio desiderio.

Hanno tramato contro di me,

non abbandonarmi perché non si esaltino

Pausa

10 Il principio del loro girare

intorno, la fatica delle loro labbra li coprirà.

11 Cadranno su di loro carboni.

Li getterai nel fuoco.

Nelle miserie non sussisteranno.

12 L’ uomo linguacciuto non

camminerà dritto sulla terra. L mali

cattureranno l’uomo ingiusto nella rovina.

13 So che il Signore farà il giudizio del misero

e la vendetta dei poveri.

14 Ma i giusti confesseranno

il tuo nome, abiteranno i retti col  tuo volto.

 

Da Sacy

1 ( per la fine, salmo di Davide )

2 Liberami, Signore, dall’uomo

malvagio, dall’uomo ingiusto liberami.

3 Questi hanno tramato

ingiustizie nel cuore; tutto il giorno

preparavano battaglie.

Per uomo iniquo e malvagio non intende il profeta solamente Saul, ma anche tutti i suoi nemici, di cui parla subito dopo. Questi non pensavano in cuore loro che a commettere iniquità, tutto il giorno attaccavano battaglia, soprattutto con le loro lingue, che aguzzavano come quella del serpente per dare la morte con un veleno quale è quello degli aspidi, lacerando con le parole avvelenate delle loro labbra. Bisogna sempre osservare con San Giovanni Crisostomo che i giusti nelle loro preghiere chiedono soprattutto di essere liberati dal peccato, solo male che offenda l’uomo.

4 Hanno aguzzato la loro lingua

come quella di un serpente.

Veleno di aspidi è sotto le loro labbra.          pausa

5 Custodiscimi Signore dalla mano

del peccatore, dagli uomini ingiusti

liberami, questi hanno tramato

di far inciampare i miei passi.

6 Mi hanno nascosto un laccio i

superbi e funi hanno teso come

laccio ai miei piedi; lungo il

cammino mi hanno posto un inciampo.           pausa

Se queste parole si intendono di Davide perseguitato da Saul e da tutti gli altri suoi nemici, non hanno bisogno di spiegazione alcuna, denotando esse chiaramente tutti gli artifici da loro adoperati per sorprendere il santo uomo, che da loro non era odiato se non per compiacere a Saul. Se nella persona di Davide noi vediamo Gesù Cristo e le sue membra troveremo che il peccatore, che è propriamente il principe delle tenebre del peccato e tutti gli uomini iniqui o superbi che egli riempie del suo orgoglio, è continuamente impegnato a tendere lacci ai buoni in una maniera così nascosta che questi vi cadono senza neppure avvedersene. Crudele consolazione dei ministri dell’Angelo superbo che dopo essere caduti non pensano che a tendere agguati per ogni dove per sorprendere quelli che sono in piedi! Lezione importantissima per tutti i giusti che devono imparare dalle parole del Santo profeta che c’è bisogno di una profonda umiltà che li obblighi a ricorrere all’assistenza di colui che solo è capace di preservarli dalla mano, cioè dalla potenza del peccatore!

7 Ho detto al Signore:

Dio mio sei tu. Ascolta Signore

la voce della mia supplica.

8 Signore, Signore, potenza della

mia salvezza hai steso la tua ombra

sopra il mio capo nel giorno della guerra.

9 Non consegnarmi, Signore, al

peccatore per il mio desiderio.

Hanno tramato contro di me,

non abbandonarmi perché  non si esaltino.       Pausa

L’impenetrabile scudo che il santo uomo opponeva a tutti gli strali dei suoi nemici era la fiducia piena di fede, che egli aveva nel Signore. Parlava non con le labbra ma con l’intimo del cuore: tu sei il mio Dio, cioè non conosco e non amo altri fuori di te, mi appoggio sopra te solo. Esaudiscimi quando ti farò la mia preghiera con ardore; esaudisci colui che non spera la sua salvezza se non dalla forza del tuo braccio onnipotente e che riconosce che nelle guerre da lui sostenute sino al giorno d’oggi tu hai protetto il suo capo con la tua ombra e lo hai difeso contro tutti i suoi nemici. Non mi dare in balia al desiderio che ha il peccatore di rovinarmi. Se tu mi abbandoni io sono consegnato in potere dei miei nemici. Abbi riguardo alla tua gloria, considerando che se tu abbandoni il tuo servo ai suoi persecutori questi potranno gonfiarsi di orgoglio contro di te ed attribuire alla loro forza il vantaggio da essi ottenuto… Questa preghiera è mirabile nella bocca di tutti i cristiani a cui la fede ha insegnato che i nemici della vita e della corona di Davide rappresentavano in modo eccellente i nemici spirituali della nostra salute.

10 Il principio del loro girare

intorno, la fatica delle loro labbra li coprirà.

11 Cadranno su di loro carboni.

Li getterai nel fuoco.

Nelle miserie non sussisteranno.

Tutta la malignità dei loro raggiri e tutto il male che le loro labbra si sforzano di fare, opprimerà loro stessi. Cadranno carboni sopra di loro e li precipiterai nel fuoco; nelle miserie non potranno più reggersi. Tale è il funestissimo fine ove andranno a finire tutti i progetti, gli artifici e i lacci dei malvagi. Accendono essi stessi col soffio delle loro lingue il fuoco entro cui per sempre li farà cadere la divina giustizia. Non pensando che a rendere miseri gli altri si preparano miserie eterne. Si può inoltre dire con Sant’Agostino che anche in questo mondo i carboni ardenti o i flagelli della divina giustizia cadono spesso sul capo degli empi e si vedono essi precipitati nel fuoco delle varie tribolazioni. Ma la differenza che si trova tra i malvagi e i giusti è che là dove la tribolazione è rispetto agli ultimi come un fuoco che li prova e purifica come l’oro, essa è anche al contrario rispetto agli altri come una fornace ardente che li consuma e in cui non possono sussistere non essendo se non come legna o fieno o paglia che non possono resistere alle fiamme

12 L’ uomo linguacciuto non

camminerà dritto sulla terra. I mali

cattureranno l’uomo ingiusto nella rovina.

13 So che il Signore farà il giudizio del misero

e la vendetta dei poveri.

14 Ma i giusti confesseranno

il tuo nome, abiteranno i retti col  tuo volto.

L’uomo linguacciuto non sarà ben stabilito sulla terra. L’uomo ingiusto si troverà oppresso dai mali alla sua morte. Parla qui Davide principalmente di quelli che non ponendo alcun freno alla loro lingua si abbandonano a screditare il loro prossimo con le loro calunnie, come facevano i nemici del santo profeta che per invidia o per compiacere al re Saul, ne facevano scempio in continuazione con le loro maldicenze… Davide è afflitto e perseguitato: è privo di soccorso da parte degli uomini come uno di quei poveri che si trascurano e si disprezzano. Ciò nonostante afferma il profeta con certezza: che il Signore gli farà giustizia e vendicherà i poveri ed abbandonati al par suo. Pochi uomini lo ammettono e si sostengono con una fede così viva in simili afflizioni. I giusti renderanno sempre grazie a Dio e loderanno il suo nome senza prendersi pensiero di chiedergli le ragioni della sua condotta: lo ringrazieranno e loderanno in ogni tempo ed in ogni cosa. Quelli che hanno il cuore retto, aggiunge Giovanni Crisostomo,  avendolo sempre presente nel loro cuore, non si allontanano mai da lui. In questo senso egli spiega le parole: che abiteranno essi sempre alla presenza di Dio, cioè si terranno fermi accanto a lui senza staccarsene per alcuna sopravveniente tribolazione. Si può anche intendere alla lettera come segue: il Signore farà giustizia e vendetta di quelli che hanno afflitto i poveri, i giusti al contrario e quelli che hanno il cuore retto loderanno incessantemente il nome di colui che avrà preso la loro difesa e godranno degli sguardi propizi del suo volto,  e godranno eternamente della sua presenza, cosa che costituisce tutta la beatitudine degli spiriti celesti.

Da Agostino

1 ( per la fine, salmo di Davide )

Per la fine. Salmo, per lo stesso David. Per fine non intendere altro se non quanto ti è stato già fissato con autorità dall'Apostolo: Fine, infatti, della legge è Cristo, a giustizia per ogni credente . Se pertanto in un salmo odi le parole: Per la fine, indirizza il cuore a Cristo. Il titolo del salmo, in realtà, è una specie di araldo rispetto al salmo stesso. Esso ti dice: Ecco che viene; di lui parlerò, canterò di Cristo. Anzi le stesse parole: Per lo stesso David, non voglio intenderle riferite ad altri se non a colui che secondo la carne fu tratto dalla stirpe di David . A motivo di questa appartenenza certo gli si adatta bene il nome [del capostipite]. Per discendenza carnale egli, dunque, procede da David, ma per la genealogia soprannaturale egli supera David. È infatti anteriore non solo a David ma anche ad Abramo , né solo ad Abramo ma anche ad Adamo, né solo ad Adamo ma anche al cielo e alla terra, a tutti gli angeli, le potestà e le virtù, a tutte le cose visibili e invisibili. Perché questo? Perché, nel trarre all'esistenza queste cose, tutte le cose furono create per mezzo di lui e senza di lui nulla fu fatto . Se quindi lo si dice della discendenza di David, questo non riguarda la sua divinità, per la quale è creatore di David, ma riguarda la sua carne. È comunque un fatto che egli nella profezia si degnò lasciarsi chiamare col nome di David; e, siccome il salmo si canta per lo stesso David, intendilo riferito a colui che è anche nostra fine. Ascolta [in esso] la voce del suo corpo e procura di essere membro di quel corpo. Prega e di' quanto segue.

2 Liberami, Signore, dall’uomo

malvagio, dall’uomo ingiusto liberami.

Liberami, Signore, dall'uomo malvagio. Non da un singolo uomo ma da tutta la categoria; né solo dagli strumenti [esecutori del male] ma dallo stesso caporione, il diavolo. Ma perché dire: Dall'uomo, se [è da intendersi]: Dal diavolo? Perché con linguaggio figurato anche lui fu chiamato uomo. Diceva: Venne l'uomo malvagio e vi ha seminato sopra la zizzania. E quando i servi andarono dal padrone di casa per chiedergli: Non hai forse seminato del buon seme? Come dunque c'è la zizzania? si sentirono rispondere: L'uomo malvagio ha fatto questo . Ebbene, da questo " uomo malvagio " prega con tutto l'ardore affinché venga liberato. La tua lotta infatti non è contro la carne e il sangue, ma contro i principi e le potestà e i dirigenti del mondo di queste tenebre , cioè contro i dirigenti dei peccatori.

3 Questi hanno tramato

ingiustizie nel cuore; tutto il giorno

preparavano battaglie.

Quelli che covarono ingiustizie nel cuore. Che dire di coloro che non osano manifestare a parole [la propria malizia] ma se la covano in cuore? Dice infatti così riferendosi a coloro che in via ordinaria parlano rettamente. Ne ascolti le parole e sono parole da uomo giusto; il cuore però non è da giusto. Altrimenti con che utilità avrebbe aggiunto le parole: Quelli che covarono ingiustizie nel cuore? Da costoro liberami; in tali frangenti intervenga la tua mano onnipotente e mi salvi. Poiché è facile evitare le inimicizie manifeste, è facile sfuggire a un nemico dichiarato e palese, nel quale la cattiveria s'è spinta fino alle labbra. L'altro invece, quello occulto, è veramente dannoso ed è difficile evitarlo, poiché mentre con la bocca presenta il bene, nel cuore nasconde il male.

Quelli che covarono ingiustizie nel cuore. Da cuori siffatti nasce, in realtà, tutto ciò che offre al cristiano motivo di combattimento. Sedizioni, scismi, eresie, contestazioni tumultuose: tutto ciò, non prolifera se non da quei pensieri occulti. E anche quando ti rivolgevano parole amichevoli, essi per tutto il giorno macchinavano guerre. Odi parole di pace, ma dal cuore non esulano trame di guerra. Quanto all'espressione: Tutto il giorno, essa significa: senza tregua, cioè di continuo.

4 Hanno aguzzato la loro lingua

come quella di un serpente.

Veleno di aspidi è sotto le loro labbra.          pausa

Aguzzarono le loro lingue come serpenti. Se ancora cerchi di chi si tratti, osserva bene il paragone. Doti specifiche del serpente sono l'astuzia e l'abilità di nuocere fraudolentemente. Non per altro infatti esso striscia. Non ha nemmeno i piedi, sicché possano udirsi i suoi passi quando si avvicina. Nel suo incedere c'è un fare, diresti, morbido, che però non è diritto. Così dunque strisciano e s'insinuano quei tali che vengono a nuocerci: portano un veleno nascosto e lo comunicano con impercettibile contatto. Per questo continua [il salmo]: Han veleno di aspidi sotto le loro labbra. Ecco, questo veleno è [nascosto] sotto le labbra, per cui dobbiamo riflettere che una cosa tengono nascosta sotto le labbra e un'altra ne tengono sulle labbra.

5 Custodiscimi Signore dalla mano

del peccatore, dagli uomini ingiusti

liberami, questi hanno tramato

di far inciampare i miei passi.

Guardami dalla mano del peccatore, o Signore: liberami dagli uomini ingiusti.  Non occorrono ricerche ma fatti e preghiere. Ricercarli è superfluo. Quanto poi alla preghiera da farsi contro tali uomini, te la suggerisce nel testo seguente, in cui si ovvia all'imperizia di molti che non sanno pregare contro i nemici. Dice: Essi han pensato di farmi lo sgambetto. Potrebbe certo intendersi in senso materiale, in quanto ognuno ha un nemico che cerca o di defraudarlo negli affari o di sottrargli il denaro, pur svolgendo un'attività in comune; e potrebbe esser nostro nemico anche il vicino che trama di danneggiare la nostra casa o portar via qualcosa di nostra appartenenza. Lo trama con inganno, con frode, s'affretta ad attuarlo servendosi di vari artifizi diabolici. Nessuno dubita [dell'esistenza di questi nemici]. Tuttavia, da gente siffatta non si deve star lontani per questi motivi, ma perché non succeda che con le loro insidie ti attirino a sé, ti separino cioè dal corpo di Cristo e ti inseriscano nella loro congrega. Come infatti dei buoni capo è Cristo, così dei cattivi capo è il diavolo. Dice: Essi han pensato di farmi lo sgambetto. Che significa: Farmi lo sgambetto?. Ti avrà sgambettato nel tuo incedere, se ti avrà ostacolato nella via di Dio, per cui quel bene che tu ti eri proposto di conseguire ti diventa problematico, ti sfugge lungo la via o ti cade per terra, o ti si allontana dalla via o ti si arresta lungo la via, o torna indietro verso il luogo di partenza. Qualunque risultato, fra questi elencati, abbia ottenuto, egli ti ha fatto lo sgambetto, ti ha ingannato. Ebbene, contro tutte queste insidie tu prega affinché non perda il patrimonio che ti è serbato nei cieli, né ti allontani da quel tuo coerede che è Cristo, poiché è stato lui a farti erede [dei beni eterni] e sarà con lui che vivrai in eterno. Non ti ha fatto erede nel senso che tu debba succedergli quando morrà, ma nel senso che vivrai eternamente insieme con lui.

6 Mi hanno nascosto un laccio i

superbi e funi hanno teso come

laccio ai miei piedi; lungo il

cammino mi hanno posto un inciampo.           pausa

I superbi nascosero la trappola per me. Parlando di superbi ti ha laconicamente presentato l'intera compagine dei membri del diavolo. Perché superbi, essi, pur essendo iniqui, si qualificano normalmente come giusti. Perché superbi, non c'è per loro nulla di più gravoso che la confessione dei peccati.

Ebbene, tutti costoro vorrebbero far la figura di giusti senza esserlo; e se vedono che uno è realmente giusto, necessariamente ne provano invidia e fanno del tutto perché perda ogni titolo di gloria.

Tale l'origine di tutte le lusinghe e gli sgambetti. Questo il proposito che primo fra tutti concepì il diavolo: caduto lui provò invidia per l'uomo che ancora si reggeva in piedi. E avendo lui perso il regno dei cieli, non volle che l'uomo lo .raggiungesse, e non lo vuole nemmeno adesso, anzi fa del tutto per impedire che l'uomo arrivi al possesso della patria da cui lui fu cacciato . È un essere superbo e, perché superbo, anche invidioso.

E chi potrà troncare la fune dei peccati? Veramente con molta proprietà la si chiama fune. Difatti per comporre una fune si procede aggiungendo filo a filo, e i fili aggiunti non son dritti ma torti. Così della malizia. Si aggiunge malizia a malizia e la si allunga. Non si pensa a troncare il male che si era tessuto, ma ve se ne aggiunge dell'altro, lo si protrae e lo si allunga. Con la conseguenza che, alla fine, chi l'ha tessuto vi si trova legato mani e piedi e viene gettato fuori nelle tenebre . Intanto però, [questi perversi] gettano verso i giusti le funi dei loro peccati ogni qual volta tentano di persuaderli a commettere le stesse loro colpe. Per questo dice [il salmo]: E allungarono le funi come laccio ai miei piedi, cioè: per mezzo dei loro peccati vollero atterrarmi…

7 Ho detto al Signore:

Dio mio sei tu. Ascolta Signore

la voce della mia supplica.

Che fare quindi? dove trovare un rimedio per mali così gravi, per le tentazioni e i pericoli che ci attorniano? Ho detto al Signore: Tu sei il mio Dio.   Bel grido di preghiera! eccita a fiducia. Ma forse che Dio non è Dio anche per loro? Se egli è il vero Dio, c'è forse qualcuno di cui egli non sia Dio? Eppure, a parlare con proprietà, egli è Dio per quanti sanno godere di lui, per quanti lo servono e volontariamente si assoggettano a lui. È vero che anche i cattivi son soggetti a Dio, sia pure controvoglia; ma i buoni ricorrono a lui per esserne coronati, mentre i cattivi, che pur sono sotto di lui, cercano di fuggirlo per paura d'essere condannati

8 Signore, Signore, potenza della

mia salvezza hai steso la tua ombra

sopra il mio capo nel giorno della guerra.

Signore, Signore, forza di mia salvezza. Cioè: tu che mi dai la forza per la mia salvezza. Ma che significa questo forza di mia salvezza? Poc'anzi si lamentava degli scandali e delle insidie causategli dai peccatori, dai malvagi che, veri strumenti diabolici, gli latravano tutt'all'intorno e ovunque gli tendevano insidie. Intraprese lo sforzo per perseverare, ma vide che la via era lunga. Vide che perseverare sarebbe stato cosa ardua e difficile; quindi, per ottenere la perfetta perseveranza cominciò a pregare colui che gli aveva comandato di perseverare. Ebbene, la fortezza che mi salverà sei tu: tu mi farai perseverare finché non abbia raggiunto la salvezza. Signore, Signore, forza di mia salvezza.

Affranto da tal guerra il profeta volse lo sguardo alla grazia di Dio, e, siccome già cominciava a bruciarsi e inaridire, trovò come un'ombra sotto la quale avrebbe potuto vivere. Hai steso la tua ombra sopra la mia testa nel giorno della guerra, cioè nell'ardore [della battaglia], e così non fui oppresso dalla fatica né divenni arido.

9 Non consegnarmi, Signore, al

peccatore per il mio desiderio.

Hanno tramato contro di me,

non abbandonarmi perché guarda

caso non si esaltino.       Pausa

O Signore, non consegnarmi a causa del mio desiderio al peccatore. Ecco il vantaggio che mi arrecherà la tua ombra: non mi farà incendiare da me stesso. Quanto al peccatore che è al di fuori, cosa potrà farmi anche se vorrà sfogare contro di me tutta la sua ferocia? Gli iniqui si accanirono contro i martiri: li strascinarono, li incatenarono, li incarcerarono; tagliarono loro la testa, li fecero sbranare dalle belve, li bruciarono vivi. Tutto questo fecero, ma Dio non li consegnò nelle mani dei peccatori. Per questo dunque prega con tutto l'ardore possibile: perché Dio non ti consegni al peccatore a causa del tuo proprio desiderio.

10 Il principio del loro girare

intorno, la fatica delle loro labbra li coprirà.

Dice: Mi coprirà l'ombra delle tue ali, poiché tu stendesti su di me la tua ombra nel giorno della guerra. Ma loro chi li coprirà? Il principio del loro girare: cioè la superbia. E quel loro girare cos'è? La superbia li farà circolare senza mai fermarsi; li caccerà nel gorgo dell'errore dove il muoversi non ha fine. Quando infatti si cammina per diritto, c'è un punto di partenza e un punto di arrivo; ma quando si gira attorno, il moto non finisce mai.

11 Cadranno su di loro carboni.

Li getterai nel fuoco.

Nelle miserie non sussisteranno.

In terra cadranno su loro carboni infuocati e li sterminerai. Cosa significa: In terra? Quaggiù, durante la vita presente. È quaggiù che cadono su loro carboni infuocati e li sterminerai. Cosa sono i carboni infuocati?

I carboni  son materia tenebrosa - lo indica lo stesso loro colore - ma, non appena li tocca la fiamma della carità, da morti divengono vivi . Sono questi, o fratelli, i carboni che osserviamo quando, colpiti dal dardo di Dio, decidiamo di cambiar vita. Ebbene? Sarà in questo senso che anche nel nostro salmo intenderemo i carboni infuocati che cadono sopra i malvagi e li abbattono?

Tali carboni li abbattono prima che arrivi il fuoco eterno.

Nella miseria non resisteranno. Li sorprende la miseria ed essi non la sopportano; il giusto, al contrario, resiste, come seppe resistere quel tale che diceva: Ma ci gloriamo anche nelle tribolazioni, sapendo che la tribolazione produce la pazienza, la pazienza la virtù provata, la virtù provata la speranza. Ora la speranza non inganna, poiché la carità di Dio è stata diffusa nei nostri cuori per opera dello Spirito Santo che ci è stato dato .

Il rovescio è degli empi: se s'abbatte su loro una sventura, una disgrazia qualsiasi, non si reggono ma cadono. Se debbono soffrire afflizioni come quelle del giusto, non hanno la forza per sopportarle e cadono in colpe e iniquità perché son dominati dalle proprie passioni che li consegnano nelle mani del peccatore.

12 L’ uomo linguacciuto non

camminerà dritto sulla terra. I mali

cattureranno l’uomo ingiusto nella rovina.

L'uomo linguacciuto non righerà dritto sulla terra. L'uomo linguacciuto ama la menzogna. Che cosa infatti lo attrae, se non parlare? Non bada a ciò che dice; basta che parli. Impossibile quindi che costui righi dritto. Come invece dovrà essere il servo di Dio, acceso da quei carboni [che sapete] e diventato lui stesso carbone salutare? Come si comporterà? Deve ascoltare più che non parlare, come sta scritto: Sia ogni uomo veloce ad ascoltare, lento a parlare . Anzi nei limiti del possibile, desideri non esser posto nella necessità di dover parlare, predicare e insegnare… Dell'uomo ingiusto i mali andranno a caccia [per condurlo] a rovina. Giungono i mali ed egli non regge. Per questo ha detto: Andranno a caccia per condurlo a rovina.

13 So che il Signore farà il giudizio del misero

e la vendetta dei poveri.

Io so che il Signore farà giustizia al bisognoso.  Sono  bisognosi coloro cui è detto: Bussate e vi sarà aperto; cercate e troverete; chiedete e vi sarà dato . È bisognoso colui del quale si dice: Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia, poiché saranno saziati . Costoro gemono tra gli scandali suscitati dai malvagi e pregano il loro Capo che li scampi dall'uomo cattivo, li liberi dall'uomo malizioso e lì strappi dalle mani degli ingiusti. La loro causa sarà certamente presa a cuore dal Signore e, se ora soffrono angustie, verrà il giorno in cui si rivelerà la loro gloria.

Io so che il Signore farà giustizia al bisognoso. Costui era certo che il Signore farà giustizia al bisognoso e vendicherà i poveri. Allora mostrerà ai peccatori quanto amore aveva per i suoi giusti; mostrerà ai ricchi quanto amore aveva per i suoi poveri.

14 Ma i giusti confesseranno

il tuo nome, abiteranno i retti col  tuo volto.

Allora i giusti confesseranno al tuo nome. Quando tu tratterai la loro causa e li giudicherai, essi confesseranno al tuo nome. Nulla attribuiranno ai propri meriti ma tutto alla tua misericordia. Allora i giusti confesseranno al tuo nome. Confessando al tuo nome, per quanto siano giusti non si arrogheranno nulla, quasi fosse loro proprietà; nulla attribuiranno a sé. Ma come faranno a raddrizzare il cuore? Come ripiegandolo su se stessi lo distorcono, così dirigendolo al Signore lo raddrizzano. E dove sarà la loro delizia, il loro riposo, il loro gaudio, la loro beatitudine? Forse in loro stessi? No, ma in colui nel quale trovano la loro luce. Dice: Ora siete luce nel Signore . Osserva allora come prosegue e conclude: E gli uomini retti abiteranno di fronte al tuo volto. Fu un male per loro aver fissato il proprio volto; sarà un bene poter fissare il tuo volto. Quando amarono il proprio volto, furono costretti a mangiare il pane con il sudore della loro fronte . Tornino indietro e, asciugato il sudore, cessate le fatiche, sparito il gemito, si farà loro incontro la tua faccia con l'abbondanza d'ogni bene.

Dai Padri

1 Crisostomo: l’uomo malvagio. È inutile andare a cercare vipere e scorpioni: a causa del peccato l’uomo è divenuto il più nocivo di tutti gli animali. È per questo che il profeta lo nomina per primo. Il malvagio è il diavolo, e l’uomo malvagio è l’uomo che commette il male.

Atanasio: l’uomo malvagio: sono i demoni e i nemici visibili.

Ilario: questo salmo è appropriato a Davide, ai fedeli ma più ancora al Cristo. L’uomo malvagio è Giuda il traditore.

Cassiodoro: in tutto il salmo è la Chiesa che parla e prega per le sue membra che sono tentate. L’uomo malvagio è il diavolo.

Ruperto: qui comincia l’ultima suddivisione del Salterio. Il profeta chiede di essere preservato dal malvagio che spia la fine della vita. In questa ultima parte infatti pensiamo alla nostra fine, all’ora in cui il principe di questo mondo verrà e cercherà in ognuno di noi ciò che è suo.

2 Origene: si tratta dei demoni.

Crisostomo: le macchinazioni sono una cosa che le bestie feroci non possono fare. Tutti i giorni uomini disarmati sono esposti ai raggiri dei malvagi che sono peggiori di frecce.

3 Crisostomo: lingua affilata, velenosa.

Atanasio: come il serpente con Eva.

Girolamo: sono parole apparentemente amichevoli ma piene di veleno mortale.

4 Atanasio: gli empi sono la mano del diavolo

Teodoreto: il giusto non chiede la morte dell’empio ma solo la propria salvezza.

Ilario: il Cristo risuscita Lazzaro e per questo cercano di ucciderlo. Guarisce il cieco nato e lo maledicono. Gli tendono insidie ancora quando l’interrogano sul tributo a Cesare, sul divorzio.

6 Ilario: qui parlano i santi ma soprattutto il Signore, che ha invocato molte volte il Padre con questi titoli. Il Cristo può sperimentare insieme e la paura della passione e la fiducia di colui che si sa esaudito.

Girolamo: per dire queste parole, bisogna che il peccato non regni nel cuore.

7 Origene: hai adombrato, cioè hai protetto.

Atanasio: la tua passione è stata la causa della mia salvezza.

Crisostomo: potrebbe invocare Dio come potenza che castiga ma preferisce invocarlo come salvezza. Adombrare è la parola concreta per esprimere una protezione amante: Dio lo protegge anche contro il sole. Gli dona non solo la protezione ma il riposo: basta che tu sia presente e tutti i problemi sono risolti.

Teodoreto: questa duplice invocazione è di qualcuno che crede e ama.

8 Crisostomo: non assecondare il desiderio dell’empio nei miei confronti. Il diavolo desidera impadronirsi dell’uomo: Satana ha chiesto di vagliarvi come il grano (Luca 22,31).

Teodoreto: non soddisfare il desiderio dell’empio verso di me.

Ilario: il Cristo vuole compiere la sua missione e fare la volontà del Padre: si affretta perché l’empio non frapponga ostacoli. Obbedendo al Padre, il Cristo ha una sola volontà: desidera ardentemente mangiare questa Pasqua (Luca 22,15); affretta quindi questa Pasqua e questa cena; desidera bere il calice (Giovanni 18,11); lui stesso avanza incontro a quelli che lo cercano (Giovanni 18,4). Sa che deve bere aceto: per berlo lo chiede lui stesso quando dice consummatum est, (Giovanni 19,30 ), questa parola contiene la gioia di un desiderio desiderato e realizzato. Desidera che ogni profezia sia compiuta: che il soldato gli trafigga il costato, che le sue ossa non siano spezzate e infine che nessuna delle cose che egli desidera sia abbandonata all’empio. Hanno tramato contro di lui molte cose in particolare, volevano far dire a dei soldati prezzolati che il suo corpo era stato rubato. Ma i loro pensieri furono vani e la profezia si è adempiuta: la loro vita pende davanti a loro, è abbeverata di fiele ed aceto. Nessun osso gli viene spezzato; si tira a sorte la sua tunica. Tutti i desideri del Figlio Unigenito di Dio si sono compiuti.

9 Girolamo: allude al serpente (Genesi 3,4). Altri: si tratta del serpente e della sua testa; il serpente descrive un cerchio: la testa si congiunge con la coda.

10 Origene: carbone e fuoco che bruceranno legno, fieno e paglia.

Atanasio: la tua collera è come un fuoco che li consumerà e anche: le parole di grazia che io dico loro siano come carboni ardenti su di loro.

Teodoreto: la collera di Dio è come un fuoco.

Ilario: carboni di fuoco: è la punizione degli empi.

Cassiodoro: castigo salutare, fiamma di carità.

11 Atanasio: l’uomo litigioso, maldicente. Non potrà reggere davanti alla verità.

Crisostomo: il vizio dei peccati basta per distruggerli. L’uomo linguacciuto: in questo caso è l’insolente, il capriccioso, che denuncia il peccato del prossimo, chi abbaia come un cane. Crisostomo conosce due lezioni: non avrà successo o sarà rigettato, perirà. Come il mite, il paziente, colui che sa tacere è gradito a tutti, così l’arrogante, chi sparla del prossimo si fa dei nemici ovunque. I suoi stessi mali lo imprigionano per mandarlo in rovina. Cita: all’uomo ingiusto i mali daranno la caccia per distruggerlo. Alcuni sono presi nella rete per la loro salvezza, come l’apostolo Paolo, altri per la loro rovina; ma la rovina non li raggiunge subito, perché il Signore è buono e fa credito. Se volesse far giustizia subito, il genere umano sparirebbe quasi completamente.

12 Origene: giudizio futuro: castigo degli uni e felicità degli altri. So: per mezzo dello spirito profetico ha conosciuto i misteri del Cristo vivente nella carne.

13 Crisostomo: i giusti celebreranno il tuo nome, qualunque cosa possa loro accadere: anche quando vedranno l’ingiustizia degli uomini, non ne domanderanno conto a Dio ma ringrazieranno sempre. Sempre occupati di te nel loro animo, non si allontanano mai e non si lamentano mai.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salmo 140

( Salmo di Davide )

1 Signore, ho gridato a te, esaudiscimi,

volgiti alla mia voce quando griderò a te.

2 Sia diretta la mia preghiera

come incenso davanti a te,

l’alzarsi delle mie mani sacrificio vespertino.

3 Poni Signore, una custodia alla

mia bocca, e una porta intorno alle mie labbra.

4 Non piegare il mio cuore a parole di malizia

per scusare le giustificazioni

nei peccati insieme con gli uomini

che operano iniquità e non

avrò parte con le loro scelte.

5 Mi corregga il giusto con

misericordia e mi rimprovererà,

ma l’olio del peccatore non

unga il mio capo perché ancora

c’è anche la mia preghiera nelle

cose di cui si compiacciono.

6 Sono stati inghiottiti congiunti

alla pietra i loro giudici.

Ascolteranno le mie parole perché

sono state potenti.

7 Come  una zolla di  terra  è stata spaccata sopra la

terra, così sono state sparse

le nostra ossa presso l’inferno.

8 Poiché verso di te, Signore, Signore

i miei occhi: in te ho  sperato,

non portare via la mia anima.

9 Custodiscimi dal laccio che

mi hanno teso e dagli inciampi

degli operatori di iniquità.

10 Cadranno nella sua rete i

peccatori. Da solo sono io finchè io passi.

 

Da Sacy

( Salmo di Davide )

1 Signore, ho gridato a te, esaudiscimi,

volgiti alla mia voce quando griderò a te.

2 Sia diretta la mia preghiera

come incenso davanti a te,

l’alzarsi delle mie mani sacrificio vespertino.

L’esclamazione iniziale, dice Sant’Ilario, non è della voce, ma della fede. La mia preghiera, prosegue Davide, salga direttamente come il profumo alla tua presenza. Non sia essa distornata da alcun malvagio pensiero, né da alcuna rea passione, ma tendendo a te direttamente, o mio Dio, come un profumo di gradito odore, sia degna di essere accolta dinanzi a te. Le mie mani, a te innalzate nella mia preghiera, ti offrono un sacrificio gradito, come quello che ti viene offerto ogni sera nel tuo santo tabernacolo. Si offriva  pure un sacrificio ogni mattina, ma Davide parla di quello della sera forse perché egli cantò il presente salmo sulla sera, o perché il sacrificio vespertino era il più eccellente per essere l’immagine del sacrificio della croce che fu offerto sulla sera. L’elevazione delle mani può significare, secondo i santi padri l’esercizio delle opere buone.

3 Poni Signore, una custodia alla

mia bocca, e una porta intorno alle mie labbra.

4 Non piegare il mio cuore a parole di malizia

per scusare le giustificazioni

nei peccati insieme con gli uomini

che operano iniquità e non

avrò parte con le loro scelte.

5 Mi corregga il giusto con

misericordia e mi rimprovererà,

ma l’olio del peccatore non

unga il mio capo perché ancora

c’è anche la mia preghiera nelle

cose di cui si compiacciono.

Metti Signore una custodia la mia bocca ed una porta che mi stia sulle labbra. Non lasciarmi declinare il cuore a cose malvagie, per cercare scuse ai miei peccati…

Giovanni Crisostomo afferma che la custodia è la porta più sicura che possiamo porre alla nostra bocca, per impedire che da essa escano parole sconsiderate o ingiuriose e colpevoli. Ma il profeta chiede a Dio che ponga egli stesso questa custodia e questa porta alla sua bocca, poiché sente la volubilità della lingua che è sempre disposta a scivolare, se Dio non la frena col suo timore e con il suo amore. La maggiore malizia nel cuore dell’uomo è quella che gli fa cercare diverse scuse per giustificarsi del suo peccato. Questa malizia Dio ha sempre tenuta lontana dal cuore di Davide, poiché avendo poi egli peccato si confessò colpevole nel momento stesso in cui fu ripreso e meritò subito di ottenere il perdono. Il giusto mi riprenda e mi ammonisca con carità, ma l’olio del peccatore non mi unga il capo…

Non che Davide volesse cercare pretesti per giustificarsi nei suoi peccati, egli anzi considera una misericordia essere ripreso e corretto da giusti; mostra una somma avversione alle lodi e alle adulazione dei peccatori, che sono da lui espresse nell’olio da profumo dei malvagi, del quale prega Dio che mai sia profumato il suo capo, perché egli vuole essere ripreso con misericordia piuttosto che falsamente lodato.

6 Sono stati inghiottiti congiunti

alla pietra i loro giudici.

Ascolteranno le mie parole perché

sono state potenti.

I loro giudici saranno precipitati lungo una rupe…

Nella spiegazione del presente versetto, che è uno dei più oscuri della Sacra Scrittura abbiamo abbracciato il senso che ha dato ad esso Giovanni Crisostomo. Davide dice di essere così lontano dal ricercare l’applauso dei peccatori che egli si inasprisce contro tutto ciò che da loro si desidera. Oppone ai loro falsi piaceri una preghiera piena di fede, che egli innalza di continuo a Dio per avere la forza di resistervi fino alla fine con uguale fermezza. Per confermare ancor più se stesso nella fede, egli si immagina che i loro giudici, cioè i primi di loro e i loro principi siano precipitati lungo una rupe. È forse una espressione figurata che indica la pronta e funesta rovina di tutti i grandi che ripongono i loro piaceri nelle cose che sono la sorgente della loro perdizione. Sembra pure, secondo alcuni, che Davide attribuisca all’effetto della sua preghiera la rovina di quei giudici e di quei principi e che sia questa una specie di profezia che si vide accadere tempo dopo a Saul, quando egli perì miseramente con la maggior parte dei suoi ufficiali. Ed essi ascolteranno le mie parole, perché sono efficaci.

7 Come  zolla di  terra  è stata spaccata sopra la

Terra, così sono state sparse

le nostra ossa presso l’inferno.

8 Poiché verso di te, Signore, Signore

i miei occhi: in te ho  sperato,

non portare via la mia anima.

9 Custodiscimi dal laccio che

mi hanno teso e dagli inciampi

degli operatori di iniquità.

Come una terra grossa si  fende con l’aratro ed è rovesciata sopra un’altra terra, così le nostre ossa sono sparse sulla bocca del sepolcro, ma, poiché a te sono intenti i miei occhi o Signore, in te spero: non togliermi la vita.

Come una terra dura viene rovesciata e spezzata col vomere dell’aratro, così tutte le sue ossa sono state spezzate e slogate, fino a vedersi vicino alla morte. Avendo tenuto sempre i suoi occhi innalzati verso Dio, per la fermissima speranza che aveva nel suo aiuto, si assicurava che non l’avrebbe abbandonato né avrebbe dato la sua anima e la sua vita in balia dei suoi nemici, perché gliela togliessero. Ascoltate e comprendete bene la potenza delle parole di un innocente che non si rivolge se non a Dio nei suoi patimenti; ascoltate comprendete voi tutti che fate soffrire i giusti nel corso di questa vita.

Guardami dal laccio che mi hanno costoro teso e dalle insidie degli operatori di iniquità. Il laccio da cui Davide chiedeva a Dio di essere guardato, non era senza dubbio soltanto quello che gli tendevano per togliergli la vita del corpo, ma ancor più quello che il diavolo gli tendeva maliziosamente mediante il loro ministero, al fine di rovinarlo dinanzi a Dio e gettarlo nella impazienza, nella mormorazione e nell’aborrimento di quelli che lo odiavano.

10 Cadranno nella sua rete i

peccatori. Da solo sono io finchè io passi.

I peccatori mi tendono lacci incessantemente, ma cadranno essi stessi nella rete o di Dio che deve severamente castigarli o del demonio che non aspetta che il momento di precipitarli in una rovina comune con lui. Tutta la sicurezza e la forza del cristiano, dice un santo vescovo, è di passare tutto il tempo della sua vita in una fuga e in una separazione continua dai malvagi e da tutti quelli di cui potrebbe temere la corruzione e di vivere raccolto con se stesso in una santa solitudine, che è quella del cuore infiammato dall’amore. Non il deserto, dice egli, rende l’uomo solitario. Si può esserlo in mezzo alla città, allorché si ha tanta premura di allontanarsi dalle corrotte assemblee del secolo, per unirsi alla santa società degli uomini giusti.

Da Agostino

( Salmo di Davide )

1 Signore, ho gridato a te, esaudiscimi,

volgiti alla mia voce quando griderò a te.

Signore, ho gridato a te: ascoltami. Presta attenzione alla voce della mia supplica, mentre io grido a te. Dicendo: Ho gridato a te, tu pensavi che la faccenda del gridare fosse ormai terminata. Hai gridato, è vero, ma anche adesso non crederti al sicuro. Se fosse terminata la tribolazione, sarebbe finito anche il gridare; ma se la tribolazione della Chiesa e del corpo di Cristo durerà sino alla fine dei tempi, dica non soltanto: Ho gridato a te, ascoltami; ma anche: Presta attenzione alla voce della mia supplica, mentre io grido a te.

2 Sia diretta la mia preghiera

come incenso davanti a te,

l’alzarsi delle mie mani sacrificio vespertino.

S'innalzi la mia preghiera come incenso al tuo cospetto: l'elevazione delle mie mani [sia] come il sacrificio vespertino. Queste parole di solito vengono applicate al capo. Fu infatti quando il giorno volgeva ormai alla sera che il Signore sulla croce esalò l'anima per riprenderla, senza che alcuno gliela strappasse contro sua voglia. Tuttavia anche in quell'occasione c'è del simbolismo per noi. Di Cristo infatti cosa fu sospeso al patibolo se non quel che egli aveva assunto da noi? Ovvero come poté succedere che Dio Padre abbandonasse e lasciasse solo, sia pur temporaneamente, l'unico [suo] Figlio, che insieme con lui è un unico Dio? Egli tuttavia confisse alla croce la nostra fragilità, e lì, come dice l'Apostolo, il nostro uomo vecchio fu confitto alla croce insieme con lui . Per questo, parlando con accenti della nostra umanità, gridava: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?  Ecco dunque qual è il sacrificio vespertino: la passione del Signore, la croce del Signore, l'offerta della vittima di salvezza, l'olocausto accetto a Dio.

Quel sacrificio vespertino si tramutò, mediante la resurrezione, in dono mattutino. Quando dunque dal cuore dei credenti si innalza con purezza la preghiera, è come un incenso che si solleva dal santo altare. Non c'è cosa più deliziosa del profumo del Signore, e così debbono essere profumati tutti i credenti.

3 Poni Signore, una custodia alla

mia bocca, e una porta intorno alle mie labbra.

Dice: Poni, Signore, una custodia alla mia bocca: un uscio, quello della continenza, intorno alle mie labbra. Non dice: Un muro di contenimento, ma: Un uscio. L'uscio si apre e si chiude. Quindi, se è un uscio, occorre aprirlo e chiuderlo: aprirlo alla confessione del peccato e chiuderlo alla scusa del peccato. In tal modo sarà una porta di contenimento, non di rovina.

4 Non piegare il mio cuore a parole di malizia

per scusare le giustificazioni

nei peccati insieme con gli uomini

che operano iniquità e non

avrò parte con le loro scelte.

Qual vantaggio ci arreca una tal porta di contenimento? Cosa chiede Cristo pregando a nome del suo corpo? Dice: Per non piegare il mio cuore a parole maligne. Cos'è questo Mio cuore? Il cuore della mia Chiesa; sì, il cuore del mio corpo… Bisogna però che il tuo cuore, o membro di Cristo, non devii: non devii verso le parole maligne, per trovare scuse ai tuoi peccati insieme con gli uomini che operano l'iniquità, e che non faccia lega con i loro eletti. Così infatti prosegue: Non farò lega con i loro eletti. Chi sono i loro eletti? Quelli che si ritengono giusti e disprezzano gli altri.

5 Mi corregga il giusto con

misericordia e mi rimprovererà,

ma l’olio del peccatore non

unga il mio capo perché ancora

c’è anche la mia preghiera nelle

cose di cui si compiacciono.

Il giusto mi riprenderà con misericordia e mi sgriderà. Ecco un peccatore che confessa [la sua colpa]: preferisce essere caritatevolmente redarguito anziché essere lodato con false lusinghe. Il giusto mi riprenderà con misericordia, appunto perché è giusto e misericordioso, quando mi vedrà cadere in peccato. È il Signore che parla degnandosi di presentarsi come colui che rimprovera, senza per questo rifuggire d'identificarsi con chi è o dev'essere rimproverato. Difatti tutte le membra si unificano in lui, e intanto egli dice: Il giusto mi riprenderà. Qual è il giusto che ti riprenderà? Il capo rimprovera tutte le membra. Il giusto mi riprenderà con misericordia e mi sgriderà. Mi sgriderà, ma spinto da misericordia; mi sgriderà, ma senza odiarmi; anzi tanto più forte sarà la riprensione quanto meno è dettata dall'odio… Ma l'olio del peccatore non ungerà la mia testa. Che significano le parole: Ma l'olio del peccatore non ungerà la mia testa? La mia testa non ingrosserà per le adulazioni. È adulazione ogni lode falsa; e la lode falsa dell'adulatore è olio del peccatore.

In tal senso anche fra la gente, quando si mena per il naso qualcheduno tributandogli lodi false, si dice di lui che gli si è unta la testa. Ebbene, amate essere ripresi caritatevolmente dal giusto e non compiacetevi delle lodi che beffandovi vi tributa il peccatore. Siate voi stessi forniti di olio, per non doverne cercare presso il peccatore.

6 Sono stati inghiottiti congiunti

alla pietra i loro giudici.

Ascolteranno le mie parole perché

sono state potenti.

Sono stati inghiottiti accanto alla pietra i loro giudici. Che significa: Sono stati inghiottiti accanto alla pietra? E la pietra era Cristo. Sono stati inghiottiti accanto alla pietra. Accanto, cioè furono confrontati [con tal pietra] i [loro] giudici, vale a dire i grandi, i potenti, i dotti, poiché è a costoro che si dà il nome di giudici del popolo, essendo le persone qualificate nel giudicare i costumi e formularne le norme.

7 Come  zolla di  terra  è stata spaccata sopra la

Terra, così sono state sparse

le nostra ossa presso l’inferno.

Il concime della terra si sparge sopra la terra? Sappiamo che concime della terra è ogni sorta di rifiuti. I rifiuti dell'uomo rendono fertile il terreno. E in effetti c'è un salmo in cui, dei santi uccisi, si dice che giacquero senza che alcuno li seppellisse . Ma la morte di tutti questi santi è diventata concime della terra. Come la terra riceve l'umore che la fertilizza da cose spregevoli quali i rifiuti, così da ciò che il mondo presente disprezzava la terra è stata concimata, e più copiosa è spuntata dal suolo la messe della Chiesa.

8 Poiché verso di te, Signore, Signore

i miei occhi: in te ho  sperato,

non portare via la mia anima.

A te, Signore, [son rivolti] i miei occhi. Non curo le minacce di chi mi attornia; i miei occhi [son rivolti] a te, Signore. Fisso lo sguardo più sulle tue promesse che non sulle loro minacce. So infatti cosa tu abbia sofferto per me e cosa mi abbia promesso: A te, Signore, [son rivolti] i miei occhi: in te ho sperato; non togliermi la mia anima.

9 Custodiscimi dal laccio che

mi hanno teso e dagli inciampi

degli operatori di iniquità.

Preservami dalla trappola che mi hanno preparato. Qual era la trappola? Se consenti, ti lascio libero. Sulla trappola c'era un'esca, la vita presente. Se l'uccello ama quest'esca cade nella trappola; se invece ha le risorse per dire: E il giorno dell'uomo non ho bramato, tu lo sai , allora i suoi occhi non si distolgono da Dio, e Dio libererà dal laccio i suoi piedi . Preservami dalla trappola che mi hanno preparato e dagli scandali di coloro che commettono l'iniquità. Menziona due cose, che occorre distinguere l'una dall'altra. Dice che i persecutori gli hanno preparato una trappola, mentre una serie di scandali gli è stata causata da coloro che, cedendo [al persecutore], hanno apostatato. Dai due [mali] vuol essere preservato. Da un lato c'è chi si accanisce minacciando, dall'altro il pericolo di scivolare consentendo.

10 Cadranno nella sua rete i

peccatori. Da solo sono io finchè io passi.

Cadranno nelle sue reti i peccatori. Cosa significheranno mai, o fratelli, le parole: Cadranno nelle sue reti i peccatori? Non tutti i peccatori. Nella trappola cadono solo quei peccatori che si rendono colpevoli al punto da innamorarsi della vita presente e da anteporla alla vita eterna. Ma cosa dici? Credi sul serio che [solo] costoro cadano nelle sue reti? Cosa dire allora dei tuoi stessi discepoli, o Cristo?

Ecco anche i tuoi più intimi vennero meno nella prova e nella persecuzione che t'incolse, quando cioè i tuoi nemici ti cercavano per crocifiggerti. Ce ne fu uno più audace il quale ti assicurò che sarebbe stato con te fino alla morte; tuttavia, essendo malato, gli toccò udire dal medico cosa maturava nel suo interno. Era infatti febbricitante e si diceva sano, mentre il medico gli tastava il polso. Venne quindi la tentazione, venne la prova; ed egli fu posto sotto accusa. Fu interrogato non da un grande dignitario ma dall'ultimo degli schiavi, anzi delle schiave. Interrogato da una servetta, fece un capitombolo: rinnegò tre volte. Negò una volta, ma, richiamatogli alla mente [il suo dire], negò di nuovo; e dopo la seconda negazione, richiamatogli ancora alla mente [quanto detto prima], negò per la terza volta. Così aveva predetto il Signore: predetto, non comandato, non costretto. Badiamo  al comportamento di Pietro. Se non avesse peccato, perché mettersi a piangere? Nei riguardi di Pietro non indaghiamo altro fuorché le lagrime. Su di lui nessun'altra testimonianza troveremmo che sia più fedele [di quelle lagrime]. Dice: Pianse amaramente . Non era in grado di affrontare la passione; difatti gli era stato detto: Mi seguirai più tardi . Ma sarebbe diventato robusto fra poco, quando la resurrezione del Signore gli avrebbe somministrato la forza.

Dai Padri

Crisostomo: salmo oscuro, che tutti cantano senza comprenderlo, ma sarebbe sufficiente a risvegliare chi non dorme troppo profondamente o anche chi dorme profondamente. I padri hanno deciso di recitare questo salmo la sera, per il rimedio espiratorio che vi si trova e non solo a motivo delle parole sacrificio vespertino. Tra i sacrifici dell’antica legge c’era il sacrificio del mattino e il sacrificio della sera (Numeri 28,1), che i sacerdoti dovevano offrire ogni giorno, qualunque cosa accadesse. Altri sacrifici erano saltuari, come ad esempio quello per il peccato (Leviti con 4:05), mentre quello del mattino e quello della sera erano la preghiera pura. Il sacrificio del peccato non era sempre gradito, ma i sacrifici del mattino e della sera erano sempre graditi, perché erano una preghiera pura. Qui il salmista chiede che la sua preghiera sia pura e accetta e che per mezzo di essa siano allontanate dal suo animo tutte le passioni e tutti i rancori. Il salmista evoca soprattutto il sacrificio della sera perché, a sera, il culto della giornata è terminato e compiuto: non si attende più nulla. L’alzarsi delle mani può essere simbolo di atti purificati. Ha chiesto che la sua preghiera sia pura, che le sue mani tese siano pure. Prima precauzione necessaria: la lingua. Da questa potrebbe uscire ogni sorta di malvagità. Come la porta di una casa non serve a niente se non la si chiude, così è della lingua, se la ragione non la governa. Ciò che contamina l’uomo è quanto esce dalla sua bocca. Tuttavia non bisogna tacere sempre: bisogna aprire a volte la porta, ma custodendola e vigilando su ciò che ne esce: hai udito una parola contro il tuo prossimo? Muoia in te: sta’ tranquillo non ti farà crepare (Ecclesiastico 19,10). Pensa che la tua lingua è il membro col quale lodi Dio ed anche il membro sul quale ricevi il mistero venerabile. I fedeli comprendano ciò a cui alludo. La lingua non sopporta nulla che offenda Dio. Il fariseo della parabola ha aperto la bocca per vantarsi: si è così lasciato sfuggire tutto il suo tesoro che non ha saputo custodire e si è ritrovato povero davanti a Dio. Abramo mentre conduceva Isacco al sacrificio non risponde alla domanda che gli sorgeva nell’intimo: ciò che faceva, lo faceva solo per il Solo. Non lasciar piegare il mio cuore a parole malvagie, per trovare scuse ai peccati. Simmaco riporta un’altra lezione: non pensare cose malvagie. Le scuse consistono nel negare il peccato commesso, nel gettarlo sugli altri. Questa è una delle principali vie di perdizione. Il peccato è già un male, negare ciò che si è fatto è peggio. Questa è una delle più potenti armi del diavolo: così Adamo rinfacciò il peccato ad Eva ed Eva accusò il serpente. La difesa migliore è quella di dire sempre: ho peccato, come fece Davide dopo aver commesso adulterio e dopo il censimento del popolo. Insieme agli uomini che commettono iniquità e non avrò parte con ciò che essi scelgono: il giusto fugge la compagnia dei malvagi. Rifiutando la compagnia dei peccatori, scelgo quella del giusto che mi corregge, perché quella è la vera misericordia. Lo stico 5 presenta molte varianti: in mezzo alle loro compiacenze, in mezzo ai loro vizi, tra le loro malvagità. Mi opporrò ai loro desideri, cercherò di ostacolarli, pregherò perché non si realizzino. I due stichi precedenti erano domande del salmista, qui egli fa ciò che dipende da lui. I loro giudici sono caduti come una pietra viene inghiottita dall’acqua. Sono fatti spariti, cioè mandati in rovina senza che resti neppure una traccia di loro. Ho cercato il luogo ove c’era l’empio, ma non l’ho trovato (Salmo 36,10). Avevano ascoltato le mie parole, parole di esortazione al bene. In tutte le calamità, spero in te. Cadranno nella sua rete. È la rete di Dio.

2 Atanasio: come incenso. La nostra preghiera è paragonabile all’incenso che è fine e non si offre che a Dio. La tua grazia fa salire la mia preghiera, l’attira con dolcezza e la trattiene presso di sé. L’alzarsi delle mie mani: sono le opere che vengono paragonate al sacrificio, perché più visibili della volontà dell’anima. Il sacrificio vespertino: quello che offrono gli angeli quando salgono a te di ritorno dal loro ministero presso gli uomini che debbono ereditare la salvezza.

Girolamo incenso: è simbolo della preghiera. L’alzarsi delle mie mani: le braccia del Cristo in croce.

Cassiano: il Cristo ha teso le mani verso il Padre per il vero sacrificio vespertino, supplicando per la salvezza del mondo.

3 Origene: il timore di Dio è la custodia migliore del nostro cuore.

Girolamo tutta la casa sia così custodita; l’avversario non abbia alcuna breccia per cui entrare.

Cassiodoro: lo scusare e il giustificare i propri peccati è il peggior male di cui soffre l’umanità.

Simmaco: i loro giudici saranno estirpati fino alla radice per la potenza del verbo.

Atanasio: la roccia è il Cristo che li farà affondare nell’abisso.

Ilario: sono inghiottiti dalla roccia, perché la morte e la corruzione sono state inghiottite.

Girolamo: è stata assorbita la morte nella vittoria.

7 Teodoreto come la zolla di terra spaccata dall’aratro ricade in briciole, così le loro ossa saranno disperse.

Simmaco: come l’agricoltore che ara la terra.

Atanasio: i peccatori cadono nelle loro stesse reti ma io vivrò solo, separato da loro, senza timore né inquietudine finché non giunga alla fine della mia vita, cioè finché io passi.

Ilario: la rete del diavolo.

Cassiodoro: c’è una rete cattiva, che è quella del diavolo, e una rete buona che è quella del Signore.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

salmo 141

1 ( della comprensione di David,

mentre era nella grotta, preghiera )

2 Con la mia voce al Signore ho

gridato, con la mia voce il Signore ho supplicato.

3 Effondo davanti a lui la mia supplica

a lui espongo la mia tribolazione,

4 al venir meno da me del mio

Spirito, e tu hai conosciuto i miei

sentieri. Su questa via in cui

camminavo mi hanno nascosto un laccio.

5 Osservavo a destra e guardavo: e non c’era chi mi

conoscesse; è perduta la via di

fuga per me e non c’è chi ricerca l’anima mia.

6 Ho gridato a te Signore, ho detto:

Tu sei la mia speranza la mia

porzione nella terra dei viventi.

7 Volgiti alla mia supplica

perché sono umiliato molto.

Liberami dai miei persecutori,

perché si sono rafforzati sopra di me

8 trai dal carcere l’anima

mia, perché confessi il tuo nome, mi aspettano i

giusti finchè tu mi retribuisca.

 

Da Sacy

1 ( della comprensione di David,

mentre era nella grotta, preghiera )

2 Con la mia voce al Signore ho

gridato, con la mia voce il Signore ho supplicato.

3 Effondo davanti a lui la mia supplica

a lui espongo la mia tribolazione,

Con la mia voce esclamo al Signore, con la mia voce supplico il Signore. Mi sfogo con la preghiera al suo cospetto e dinanzi a lui espongo la mia tribolazione…

Davide nella tribolazione in cui si trova comprende con la luce della divina dottrina, di cui si parla nel titolo di questo salmo, che egli si deve indirizzare al solo Dio per uscire da un così grande pericolo. Egli grida perché si sente incalzato. Il sentimento vivissimo della nostra miseria ci induce a gridare come il profeta. Davide grida, come dice San Giovanni Crisostomo, con la voce che è a lui propria: una voce di soavità e di carità, una voce simile a quella di Gesù Cristo di cui egli era figura, che non chiedeva la morte ma la salute dei suoi nemici. La preghiera del santo uomo non era superficiale, come quella di una moltitudine di cristiani, che hanno il cuore freddo e arido quando pregano con le labbra, ma era uno sfogo del suo cuore alla presenza di Dio. L’abbandono in cui si trovava il profeta ci indica quello in cui si trovano talvolta i giusti. Ci sono poche persone, dice Giovanni Crisostomo che assistano i tribolati nelle loro afflizioni, soprattutto quando non si possa farlo senza pericolo. Il sentimento stesso della nostra impotenza deve incoraggiarci, come Davide, a ricorrere a Dio e a dirGli anche noi sinceramente con quel santo uomo: tu sei la nostra unica porzione nella terra dei viventi, cioè il nostro tutto e l’unico nostro tesoro o in questo mondo che viene chiamato terra o nell’altro, che è la vera terra dei viventi per coloro che hanno posto quaggiù in Dio tutte le loro ricchezze.

4 al venir meno da me del mio

Spirito, e tu hai conosciuto i miei

sentieri. Su questa via in cui

camminavo mi hanno nascosto un laccio.

5 Osservavo a destra e guardavo: e non c’era chi mi

conoscesse; è perduta la via di

fuga per me e non c’è chi ricerca l’anima mia.

6 Ho gridato a te Signore, ho detto:

Tu sei la mia speranza la mia

porzione nella terra dei viventi.

7 Volgiti alla mia supplica

perché sono umiliato molto.

Liberami dai miei persecutori,

perché si sono rafforzati sopra di me

8 trai dal carcere l’anima

mia, perché confessi il tuo nome, mi aspettano i

giusti finchè tu mi retribuisca.

Essendo Davide esiliato e fuggiasco, a motivo della persecuzione di Saul, egli dava spesso il nome di morte allo stato in cui era. Domandando a Dio di ritornare fra il suo popolo, gli diceva che non cercava se non lui solo nella terra dei viventi, cioè nella terra degli israeliti. La Chiesa che ha applicato questo salmo a Gesù Cristo nella sua passione, ha creduto in modo particolare di udire la sua voce in queste parole. Io consideravo e guardavo alla mia destra e non c’era alcuno che io conoscessi… Questo accadde, dice Sant’Ilario quando, camminando verso la morte, Gesù si vide abbandonato da quegli stessi che aveva scelto per il suo regno, togliendoli, per così dire dalla sinistra e collocandoli alla sua destra. Essendo il suo corpo pendente dalla croce non si diedero pensiero di cercare la sua anima, cioè di contemplare la potenza di quell’anima che aveva dimostrato con tanti segni miracolosi e con tante opere soprannaturali che egli era Figlio di Dio. Quanto dunque i potenti assaltano con orgoglio ed opprimono con violenza i piccoli, altrettanto questi hanno diritto di sperare in Dio e di supplicarlo di liberarli dai loro persecutori. Tira fuori, dice Davide, dalla prigione la mia persona, cioè liberami dal grave rischio in cui sono di perdere la vita, essendo assediato e relegato in questa caverna come in una prigione. Non ti domando questa grazia se non per glorificare in faccia a tutto il mondo la maestà e la potenza del tuo nome. Se queste parole si vogliono spiegare di Gesù Cristo, è vero il dire che quando egli era ancora in questo mondo come in una prigione, egli domandava al Padre suo di esserne tratto fuori. Egli vedeva in ciò la gloria stessa del Padre suo e l’adempimento dei voti dei santi patriarchi e di tutti i giusti che da tanti secoli aspettavano gli effetti della potenza e della giustizia che Dio avrebbe fatto risplendere nella persona del Messia, Figlio suo, quando dopo aver patito per gli uomini nella sua santa umanità, sarebbe entrato nella gloria del Padre suo.

Da Agostino

1 ( della comprensione di David,

mentre era nella grotta, preghiera )

2 Con la mia voce al Signore ho

gridato, con la mia voce il Signore ho supplicato.

Con la mia voce ho gridato al Signore. Sarebbe bastato dire: Con la voce ho gridato al Signore, ma forse non senza motivo vi è stato aggiunto quel mia. Sono infatti molti a gridare al Signore non con la loro voce ma con la voce del loro corpo. Ne segue che l'uomo interiore, nel quale Cristo ha cominciato ad abitare mediante la fede , ha da gridare al Signore con la propria voce: non cioè con lo strepito delle labbra ma con l'affetto, del cuore. Ivi non è uditore l'uomo ma Dio. L'uomo non ti ode se tu non gridi con la voce che esce dai polmoni, dalle viscere e dal moto della lingua; mentre dinanzi al Signore lo stesso pensiero è già un grido. Con la mia voce ha gridato al Signore; con la mia voce ho elevato suppliche al Signore. La parola: Ho gridato viene specificata dall'aggiunta: Ho elevato suppliche. In effetti elevano il proprio grido al Signore anche i bestemmiatori. Il salmo però, dopo aver segnalato nel verso che precede il fatto del gridare, nel verso successivo spiega in che cosa consista questo grido. Suppone che gli sia chiesto: Che sorta di grido hai elevato al Signore? e risponde: Al Signore ho elevato la mia supplica. Mio grido è la mia supplica: non si tratta di ingiuria, di protesta, di bestemmia.

3 Effondo davanti a lui la mia supplica

a lui espongo la mia tribolazione,

Effondo davanti a lui la mia preghiera. Che significa: Davanti a lui? Al suo cospetto. E per " suo cospetto " cosa s'intende? Là dov'egli vede. Ma  c'è forse un qualche luogo in cui non veda? Parliamo infatti di luogo posto sotto il suo sguardo quasi che ce ne sia un altro dove il suo sguardo non arrivi. Ma nell'ordine materiale delle cose vedono anche gli uomini, anche gli animali. Lui invece vede anche dove l'uomo non vede: ad esempio, nel tuo pensiero.

Con la mia voce ho gridato al Signore, con la mia voce ho elevato al Signore la mia supplica; l'altra è: Effondo davanti a lui la mia preghiera, paleso al suo cospetto la mia tribolazione. La stessa cosa infatti significano: Davanti a lui e: Al suo cospetto; e la stessa cosa: Effondo la mia supplica e: Paleso la mia tribolazione. Ma quand'è che compi questo? Chi parla così è nella persecuzione, come s'affretta a precisare: Mentre viene meno il mio spirito. Ma perché viene meno il tuo spirito, o martire provato dalla persecuzione? Perché io non attribuisca a me stesso le forze di cui dispongo, ma mi renda conto che ogni successo deriva da un altro.

4 al venir meno da me del mio

Spirito, e tu hai conosciuto i miei

sentieri. Su questa via in cui

camminavo mi hanno nascosto un laccio.

Su questa via in cui cominciavo a camminare mi hanno nascosto un laccio. La via in cui iniziava a camminare è Cristo: lì nascosero un laccio coloro che perseguitano chi è in Cristo, e ciò fecero a motivo del nome cristiano. Lì dunque mi hanno nascosto un laccio. Che c'è in me che possa eccitare la loro gelosia o spingerli alla persecuzione? Il fatto che sono cristiano. Se veramente perseguitano la mia condizione di cristiano, mi hanno nascosto un laccio nella via in cui cominciavo a camminare. Per quanto è in loro, mi hanno nascosto un laccio nella via in cui mi disponevo a entrare; per quanto concerne la loro voglia, il loro sforzo, il loro desiderio, essi volevano che nella stessa via io inciampassi nel laccio e vi fossi preso. Ma il Signore conosce la via dei giusti , e ancora: Tu hai conosciuto i miei sentieri. È vero che essi avevano tali intenzioni, ma tu non permetti che si servano di te per crearmi scandalo, poiché tu sei la mia via…  Quanto si dice qui, e cioè: Nella via, lo si dice in relazione alla loro volontà e al loro desiderio; l'altra espressione, cioè: Presso la via o, meglio, presso i sentieri, corrisponde invece alla realtà. In effetti è impossibile porre lacci nel sentiero o all'interno della via in se stessa, perché la via è Cristo . Per forza quindi li pongono ai margini della via. Cristo infatti non tollera che pongano inciampi nella via sicché ci sia ostacolato il passaggio; lascia solo che li pongano ai margini della medesima per impedire che ne usciamo fuori.

5 Osservavo a destra e guardavo: e non c’era chi mi

conoscesse; è perduta la via di

fuga per me e non c’è chi ricerca l’anima mia.

Guardavo a destra e vedevo. Guardava verso destra e vedeva: chi guarda verso sinistra diventa cieco. Che significa guardare a destra? Guardare là dove saranno coloro ai quali verranno rivolte le parole: Venite, benedetti del Padre mio! possedete il regno . Ci saranno poi degli altri, posti a sinistra, ai quali verrà detto: Andate al fuoco eterno, che è stato preparato per il diavolo e i suoi angeli . Mentre dunque tutto il mondo, fremente d'ira, minacciava persecuzioni, mentre da ogni parte si levavano numerosi gli insulti e le minacce degli uomini, egli non si curava del presente ma guardava all'avvenire: fissava l'occhio [del cuore] alla destra dove sarebbe venuto un giorno a trovarsi. Considerava d'essere già in quel luogo e vi fissava la mente: vedendone [la magnificenza], sopportava ogni dolore. Quelli invece che lo perseguitavano non vedevano. Osserva ancora, però, che quando ti volgerai a guardare verso destra non ci sarà chi ti apprezzi. Chi ti consolerà infatti, se non il Signore, al quale tu dici: E tu hai conosciuto i miei sentieri ? Né c'era chi mi conoscesse.

6 Ho gridato a te Signore, ho detto:

Tu sei la mia speranza la mia

porzione nella terra dei viventi.

Ho gridato a te, Signore; ho detto: Tu sei la mia speranza. Quando pativo, quando ero nella tribolazione ho detto: Tu sei la mia speranza. Mia speranza adesso: per questo resisto alla sofferenza; mia porzione [ereditaria] invece, non adesso, ma nella terra dei viventi. Dio ci darà la porzione [di eredità] nella terra dei viventi, e non sarà qualcosa distinto da lui o estraneo a lui. Cosa darà a chi lo ama se non se stesso?

7 Volgiti alla mia supplica

perché sono umiliato molto.

Liberami dai miei persecutori,

perché si sono rafforzati sopra di me.

Presta attenzione alla mia preghiera poiché sono stato umiliato grandemente. Umiliato dai persecutori, umiliato nella confessione. Umilia se stesso all'insaputa di tutti; dai nemici viene umiliato pubblicamente. Da Dio, al contrario, viene sollevato e in pubblico e nell'intimo della coscienza.

Liberami dai miei persecutori. Da chi credete voglia essere liberato attraverso la preghiera? Da persecutori umani? Ma è proprio vero che i nostri nemici sono gli uomini? Abbiamo altri nemici, nemici invisibili, che ci perseguitano sotto altra forma. L'uomo ci perseguita volendo uccidere il corpo, l'altro nemico ci perseguita volendo accalappiare l'anima. Egli dispone anche di strumenti essendo scritto di lui che opera mediante i figli dell'incredulità . Servendosi, di questi suoi strumenti nei quali agisce lui personalmente, perseguita il corpo per ottenere la rovina interiore del cuore. Se infatti pur cadendo il corpo, l'anima resta salda, la trappola va in frantumi e noi siamo liberi .

Ci son dunque altri nemici che ci minacciano e dai quali dobbiamo supplicare Dio che ci liberi, che non permetta veniamo sedotti né per la stanchezza causataci dalle tribolazioni mondane né per l'attrattiva di [false] lusinghe. Chi sono questi nemici? Vediamo se non ce ne abbia lasciata una chiara descrizione un servo del Signore, un soldato perfetto che con loro sostenne gravi combattimenti. Ascolta l'Apostolo, che ti dice: La vostra lotta non è contro la carne e il sangue. Non convogliate - sembra dirci - il vostro rancore contro esseri umani, credendoli vostri nemici o supponendo che a demolirvi [spiritualmente] sia la loro inimicizia. Questi uomini che voi temete sono carne e sangue; ora la vostra lotta non è contro la carne e il sangue. Contro chi allora? Dice: Contro i principati e le potestà, contro i reggitori di questo mondo tenebroso . All'udire: Reggitori del mondo t'eri spaventato. Sì tratta di " reggitori di questo mondo ": per non subirne quindi gli assalti dovrai forse uscire dal mondo? Dovrai uscire dal mondo per essere sottratto al loro potere? Intendi dunque reggitori del mondo e reggitori di queste tenebre non nel senso di dominatori del cielo e della terra, poiché l'universo è opera di Dio. Col nome di " mondo " ci si chiamano il cielo e la terra ma ci si chiamano anche gli uomini cattivi. Perché anche questi son chiamati mondo? Perché amano il mondo, e, se si chiamano tenebre, lo si deve alla loro empietà. Cosa dice infatti l'Apostolo alle moltitudini dei credenti provenienti di frammezzo a loro? Un tempo foste tenebre, ora però siete luce nel Signore . Prima di essere luce eravate tenebra, e notate chi fosse allora il vostro dominatore. Qual principe infatti hanno gli empi se non il diavolo, a quel modo che i buoni, i fedeli, hanno per capo Cristo? Chiama dunque reggitori del mondo il diavolo e i suoi angeli, nel senso che sono essi a dominare su coloro che amano il mondo, sui peccatori, qualificati come le tenebre di quaggiù. Ecco chi sono i nemici da cui dobbiamo scongiurare il Signore che ci voglia liberare.

8 trai dal carcere l’anima

mia, perché confessi il tuo nome. Mi aspettano i

giusti finchè tu mi retribuisca.

Trai fuori dal carcere la mia anima, affinché confessi al tuo nome. Varie le interpretazioni degli antichi nei confronti di questo carcere. Non è, forse, errato identificare questo carcere con la spelonca di cui si parla nell'iscrizione del salmo, che ha per titolo: Intelligenza, per lo stesso David quando era nella spelonca, orazione. Questa spelonca sarebbe la stessa cosa che il carcere. Orbene, a certi commentatori è sembrato opportuno identificare questa spelonca, o carcere, col mondo presente. In tal senso prega anche la Chiesa quando chiede di essere tratta fuori dal carcere, cioè da questo mondo collocato sotto il sole, dove tutto è vanità. Fuori di questo mondo quindi Dio ci promette d'essere un giorno in non so quale pace; e sarebbe, nell'ipotesi, questo mondo il luogo da cui gridiamo: Trai fuori dal carcere la mia anima.

Voglio finalmente, fratelli, dirvi un'altra opinione. Forse ha detto: Trai fuori dal carcere la mia anima nel senso di: Libera[mi] dall'angustia.  È vero infatti che nella speranza gode la spaziosità [del regno celeste], in concreto però attualmente egli è nella strettezza.

Proprio di questo trattano le parole: Trai fuori dal carcere la mia anima, affinché confessi al tuo nome.

Dai Padri

Ilario: il titolo di questo salmo: della comprensione, di Davide mentre era nella grotta, preghiera, deve essere inteso spiritualmente, perché se non dovessimo scorgervi che l’avventura di Davide, la parola preghiera sarebbe stata sufficiente. Sappiamo che esiste un Davide, il cui tempio è caduto e risorto: il Giusto, l’Oriente, nostro Signore, il Figlio di Dio. Lui pure è fuggito, si è nascosto, ha pregato, ha pianto, ha gridato a Dio, non per paura della passione ma per mostrare in tal modo che era uomo. Questa preghiera è la sua. Infatti Davide parla nella grotta, ma profetizza nel Cristo. Davide fugge e profetizza, non tanto con parole quanto con la sua stessa fuga, la fuga del suo Signore. Davide sente venir meno il suo spirito e l’anima del Signore è triste fino alla morte (Matteo 26,38). Dio conosce le vie di Davide, ma nessuno conosce il Figlio se non il Padre. Al Signore, come a Davide, si tendono tranelli. Il servo annuncia il maestro: il primo Davide, per mezzo di tutte le sue sofferenze, profetizza il secondo. Dobbiamo osservare tuttavia che, per annunciare il Cristo, il profeta rivela qualità che sono proprie del Salvatore. Il versetto 4, ad esempio: non c’è chi ricerchi l’anima mia e il versetto 7: mi attenderanno i giusti, finché tu mi abbia retribuito presentano caratteristiche che si realizzano solo nel Cristo, similmente la sua porzione, il suo regno, la sua eredità sono nella terra dei viventi (versetto 5) ed egli promette al ladrone di introdurvelo quel giorno stesso. Benchè il Cristo abbia il potere di deporre la sua anima e di riprenderla, abbandona nelle mani del Padre la sua salvezza e la sua glorificazione: trai dal carcere l’anima mia, per onorare la maestà paterna. Sia che il Cristo dica: Padre, glorificami (Giovanni 17,5) o: Dio mio, perché mi hai abbandonato? (Salmo 21,1) queste non sono confessioni di debolezza ma annuncio della potenza paterna; perché confessi il tuo nome: infatti la sua risurrezione renderà manifesta la potenza del Padre. L’apostolo ci insegna quale ricompensa gli ha dato il Padre: Dio lo ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni nome (Filippesi 2,9). Ciò vuol dire che, alla carne che ha assunto, è donata l’eternità della gloria del Padre. Quanto all’attesa dei giusti, lo stesso apostolo ci dice in che cosa consiste: essi attendono di essere resi conformi al suo corpo di gloria.

1 Girolamo: è il Cristo che dice questo salmo: grida verso il Padre, nell’umiltà della sua incarnazione.

2 Origene: annuncia la sua tribolazione, lui che non ne è schiacciato ma che si gloria nelle tribolazioni (Romani 5,3) sapendo che la via stretta e ripida conduce alla vita.

Teodoreto: effonderò: esprime l’intensità della preghiera.

3 Atanasio sono parole di un uomo pieno di fede, mentre corre la corsa della vita.

4 Origene: è il contrario di: mi ha tratto fuori al largo. Il combattimento di questo uomo non è contro la carne il sangue, ma contro le potenze delle tenebre.

Crisostomo rinnegamento di Pietro: supremo abbandono. Nessuno lo difende, nessuno gli viene in aiuto.

Ilario: nessuno accompagnò il Signore nella sua passione, nessuno lo riconobbe come Dio. E poiché la sua offerta era volontaria non c’era alcuna possibilità di fuga per lui.

Cassiodoro: è il tempo in cui si porta la croce: percuoterò il pastore e le pecore saranno dispersa.

5 Crisostomo: il male non raggiunge altro scopo che quello di farlo salire fino a Dio.

6 Atanasio: sono umiliato molto: è l’uomo sotto la schiavitù del peccato. Come conseguenza del peccato i nemici sono più forti di lui.

Ilario: sono umiliato molto, prendendo la forma di schiavo. I nemici sono più forti di lui quando osano crocifiggerlo.

Cassiodoro: svuotò se stesso.

7 Atanasio: libera dalla prigionia la mia anima.

Girolamo: prega il Padre per poterlo onorare con la sua resurrezione.

Girolamo darò soddisfazione all’attesa dei giusti quando risorgerò.

Cassiodoro: gli apostoli, sebbene sconvolti per la morte del Cristo, attendevano. La retribuzione fu la sua risurrezione: perciò Dio lo ha esaltato e gli ha dato il nome che è sopra ogni nome (Filippesi 2,9).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salmo 142

( salmo di Davide

quando il figlio lo perseguitava )

1 Signore ascolta la mia preghiera,

porgi le orecchie alla mia supplica nella tua verità.

Esaudiscimi nella tua giustizia

2 e non entrare in giudizio col tuo servo,

perché non sarà giustificato

davanti a te nessun vivente,

3 Poiché il nemico ha perseguitato l’anima mia,

ha umiliato fino a terra la mia vita,

mi ha collocato nelle tenebre come i morti per sempre.

4 Ed è stato preso da sconforto in

me il mio spirito, dentro di me è turbato il mio cuore.

5 Mi sono ricordato dei giorni

antichi, ho meditato su tutte

le tue opere, sulle azioni delle tue mani meditavo.

6 Ho steso verso di te le mie mani,

l’anima mia a te come terra arida           pausa

7 Presto esaudiscimi Signore, è

venuto meno il mio spirito,

non distogliere da me il tuo volto

che subito sarò simile a quelli che  discendono nella fossa.

8 Fammi sentire al mattino

la tua misericordia perché in te ho sperato.

Fammi conoscere la via

in cui camminare perché a te

ho levato l’anima mia.

9 Strappami dai miei nemici,

Signore, in te mi sono rifugiato.

10 Insegnami a fare la tua volontà,

perché il mio Dio sei tu.

Il tuo spirito buono mi guiderà in una terra retta.

11 Per il tuo nome Signore

mi farai vivere, nella tua giustizia

trarrai dalla tribolazione l’anima mia.

12 E nella tua misericordia disperderai i miei nemici

e farai perire tutti quelli

che tormentano l’anima mia, perché io sono tuo servo.

 

Da Sacy

( salmo di Davide

quando il figlio lo perseguitava )

1 Signore ascolta la mia preghiera,

porgi le orecchie alla mia supplica nella tua verità.

Esaudiscimi nella tua giustizia

2 e non entrare in giudizio col tuo servo,

perché non sarà giustificato

davanti a te nessun vivente,

Signore, esaudisci la mia preghiera, porgi le orecchie alla mia supplica con la tua fedeltà. Esaudiscimi secondo la tua giustizia… Dio, per bocca di Nathan, aveva promesso a Davide di perdonargli. Si appoggia egli dunque sulla verità della promessa di Dio allorché lo supplica di esaudirlo e di ascoltare la sua supplica piena di fervore che a lui presenta. Si appoggia egli dunque sulla verità della sua giustizia verso i penitenti, ovvero sopra la sua bontà come spiega Giovanni Crisostomo e non sulla rigorosa giustizia che richiede la punizione dei peccatori. Egli sa che dopo averlo offeso con così grandi delitti non può ricorrere se non alla sua clemenza. Quindi lo supplica di non entrare in giudizio con lui, cioè di non volere giudicarlo secondo il rigore della sua giustizia, dal momento che nessun uomo in questo mondo, essendo giudicato rigorosamente secondo i precetti dati  dal Signore, può essere perfettamente giusto ai suoi occhi. Quando Dio cava fuori dai tesori della sua verità la regola rettissima e purissima della sua giustizia, appare quanto siamo ancora lontani dall’essere giusti davanti a lui. Essendo questo vero degli stessi più giusti, quanto devono annientarsi al cospetto divino i peccatori quale era Davide allorché compose questo salmo!

3 Poiché il nemico ha perseguitato l’anima mia,

ha umiliato fino a terra la mia vita,

mi ha collocato nelle tenebre come i morti per sempre.

4 Ed è stato preso da sconforto in

me il mio spirito, dentro di me è turbato il mio cuore.

Può questo essere riferito al nemico che allora lo incalzava, che noi abbiamo detto essere Assalonne e del diavolo che in una maniera più crudele era il nemico della sua salute. Secondo la prima spiegazione Assalonne perseguitava l’anima di Davide, cioè voleva togliergli la vita e l’aveva umiliato sino a terra avendolo costretto a fuggire vergognosamente da Gerusalemme e avendolo disonorato alla presenza di tutto il popolo nella persona delle sue donne. Davide con una espressione metaforica ed iperbolica paragona tale stato a quello delle persone morte da molti secoli che giacciono nell’obblio e in una perfetta oscurità. Benché l’ordine di Dio fosse sempre davanti ai suoi occhi come fece egli credere rispetto a Semei, allorché l’oltraggiava questi così insolentemente, non smise però di sentire interiormente le più terribili angosce e di essere turbato nell’intimo del cuore, dal momento che tali angosce e tale turbamento dovevano far parte della sua penitenza e nel tempo stesso figurare il turbamento e l’agonia che poi ha sofferto Gesù Cristo all’approssimarsi della sua passione… Davide non si era accorto della oscurità così funesta che i suoi delitti avevano prodotto nella sua anima, ma dopo che il profeta Natan gli ebbe parlato da parte di Dio, incominciò egli ad essere inorridito dalle tenebre così spaventose di cui il suo nemico aveva riempito tutta la sua anima per il tempo così lungo in cui egli era stato davanti a Dio nel numero dei morti sepolti nell’amore del secolo. E una siffatta vista produsse in lui un’ angustia e un salutare turbamento per la sua profonda miseria nella quale era languito, senza accorgersi della sua disavventura o almeno senza dare ad essa tutta la sua debita attenzione. Beati quelli a cui l’angoscia di questo peccatore convertito è capace di ispirare un così santo turbamento per i propri disordini; coloro in cui simili tenebre diventano come una sorgente di luce e fanno nascere il timore dei peccati che sempre sono accompagnati da tenebre.

5 Mi sono ricordato dei giorni

antichi, ho meditato su tutte

le tue opere, sulle azioni delle tue mani meditavo.

6 Ho steso verso di te le mie mani,

l’anima mia a te come terra arida           pausa

Chiamo a memoria i tempi antichi; medito su tutte le opere tue; medito sulle opere delle tue mani. Stendo a te le mie mani… Per mitigare l’amarezza del suo cuore e calmare il turbamento Davide si ricordò dei tempi antichi cioè dei secoli passati in cui il Signore aveva tante volte fatto risplendere la sua misericordia verso il suo popolo… Se egli supplica il Signore di esaudirlo prontamente lo fa perché confessa la sua estrema infermità, perché sente il bisogno di un pronto soccorso, perché teme che Dio da lui distolga la sua faccia abbandonandolo del tutto per farlo alla fine discendere nella fossa cioè nel sepolcro o nel profondo abisso dell’inferno. La faccia di Dio, come più volte si è detto, è la luce della sua presenza e della sua grazia. Se noi abbiamo meritato che essa sia lontana da noi, diventiamo simili immediatamente a coloro che scendono nella fossa, cioè l’anima nostra cade nella morte poiché la sua vita è l’unione con Dio.

7 Presto esaudiscimi Signore, è

venuto meno il mio spirito,

non distogliere da me il tuo volto

che subito sarò simile a quelli che  discendono nella fossa.

8 Fammi sentire al mattino

la tua misericordia perché in te ho sperato.

Fammi conoscere la via

in cui camminare perché a te

ho levato l’anima mia.

9 Strappami dai miei nemici,

Signore, in te mi sono rifugiato.

10 Insegnami a fare la tua volontà,

perché il mio Dio sei tu.

Il tuo spirito buono mi guiderà in una terra retta.

11 Per il tuo nome Signore

mi farai vivere, nella tua giustizia

trarrai dalla tribolazione l’anima mia.

12 E nella tua misericordia disperderai i miei nemici

e farai perire tutti quelli

che tormentano l’anima mia, perché io sono tuo servo.

Fammi conoscere la via nella quale devo camminare perché a te alzo la mia anima… Quanto più egli sente l’estremo bisogno del soccorso di Dio, tanto più lo supplica di soccorrerlo. Egli si considerava allora come un fanciullo o come un cieco che aveva bisogno di guida dopo aver sperimentato quanto avesse errato seguendo il  proprio intelletto. Rinunciando alla sua sapienza non vuole più consultare altra luce che quella di Dio e sollevando la sua anima , cioè sollevandola sopra tutti sentimenti della carne, Lo supplica di volergli far conoscere per quale via debba egli camminare o per liberarsi da quel grande pericolo in cui si trovava a causa dei suoi sudditi ribelli o per non cadere più nel peccato che gli aveva tirato addosso così grandi sollevazioni. Parla dunque sia dei nemici spirituali, quanto degli altri quando scongiura il Signore di liberarlo e di volergli insegnare a fare il suo volere…Se è vero, dice Sant Ilario, che noi ignoriamo come dobbiamo pregare, certamente il profeta non chiede senza ragione a Dio che gli insegni a compiere la sua volontà. Il peccato ha talmente offuscato la mente dell’uomo che egli è, per così dire, nelle tenebre in mezzo alla luce e la verità dei divini precetti, così risplendente come è, non lo illumina salutarmente se non gliela scopre lo Spirito Santo che il Figlio di Dio promise di mandare ai suoi discepoli… Davide implora lo spirito buono, lo spirito che è dottore della verità non solo per tornare nella terra di rettitudine e di giustizia, cioè a Gerusalemme, ove era il regno di pietà e della religione dei giudei, ma ancor più per essere condotto come per mano nella via della verità che è la sola diritta, essendo storte tutte le altre, oppure nella terra da lui considerata come la sua vera patria cioè nel cielo ove regna una somma rettitudine e la perfezione della giustizia.…

Da Agostino

( salmo di Davide

quando il figlio lo perseguitava )

Ecco il titolo del salmo: Per lo stesso David, quando il suo figlio lo perseguitava. Dai libri dei Re sappiamo che si tratta di fatti realmente avvenuti. Assalonne pretese ergersi a nemico di suo padre e contro di lui intraprese una guerra che fu non solo civile ma addirittura domestica. David, pur nell'abbattimento, non si comportò iniquamente ma si umiliò piamente: ricevette dalle mani del Signore la severa lezione, ne accettò la medicina, non ripagò il male col male ma tenne il cuore preparato a compiere la volontà del Signore . Per questo merita lodi il David della storia; ma noi dobbiamo qui riconoscere un altro David, che davvero fu robusto di mano (questo infatti significa la parola " David "), e costui è il nostro Signore Gesù Cristo. In effetti, quegli avvenimenti del passato erano simboli di quanto sarebbe più tardi avvenuto; né occorre che spendiamo molte parole per rammentarvi cose da voi spesso udite e ottimamente conservate nella memoria. Esaminando dunque il presente salmo, indaghiamo come il nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo in questa profezia preannunzi se stesso e come, attraverso i fatti di allora, predica quel ché sarebbe accaduto ai giorni nostri.

1 Signore ascolta la mia preghiera,

porgi le orecchie alla mia supplica nella tua verità.

Esaudiscimi nella tua giustizia

Nella tua verità esaudiscimi, nella tua giustizia, non nella mia, affinché venga trovato in lui privo di ogni mia giustizia, proveniente dalla legge, ma con quella giustizia che è dalla fede. Ecco cosa significa: Nella tua giustizia esaudiscimi. Guardando infatti a me stesso, di mio non trovo altro all'infuori del peccato.

Sei un pervertito quando attribuisci a Dio ciò che è male e a te ciò che è bene. Se vuoi essere retto, attribuisci a te il male che compi e a Dio il bene. Eri infatti un empio, né ti sarebbe dato di vivere nella giustizia se non fossi stato reso giusto da colui che giustifica l'empio .

2 e non entrare in giudizio col tuo servo,

perché non sarà giustificato

davanti a te nessun vivente,

E non entrare in giudizio col tuo servo. Chi son coloro che vogliono entrare con lui in giudizio se non quei tali che, ignorando la giustizia di Dio, vogliono affermare la propria?  Noi abbiamo adempiuto i tuoi comandi; perché non ci accordi la ricompensa promessa? Dio ti risponde: Quel che t'ho promesso lo riceverai; io te lo darò come sono stato io a darti la possibilità di compiere quelle opere per cui ora ricevi la ricompensa. A questi superbi si rivolge il profeta quando dice: Cosa vi passa per la testa? contendere con me in giudizio? Tutti mi avete abbandonato, dice il Signore . Come presumete d'intentare a me un processo, elencandomi le vostre giustizie? Elencatele pure queste vostre giustizie; io conosco i vostri misfatti.  Molto opportunamente parla invece questo umile fra le membra di Cristo, che dal Capo ha imparato ad essere mite ed umile di cuore . Dice: Non entrare in giudizio con il tuo servo.

3 Poiché il nemico ha perseguitato l’anima mia,

ha umiliato fino a terra la mia vita,

mi ha collocato nelle tenebre come i morti per sempre.

Poiché il nemico ha perseguitato la mia anima, ha umiliato in terra la mia vita.  Certo, il diavolo perseguitò l'anima di Cristo e lo stesso fece Giuda: perseguitò l'anima del Maestro; ma anche ai nostri giorni non ha smesso il diavolo di perseguitare il corpo di Cristo, come pure altri Giuda son successi a Giuda [iscariota]. Non mancano quindi motivi per cui anche il corpo [di Cristo] dica: Poiché il nemico ha perseguitato la mia anima, ha umiliato in terra la mia vita.

Dice: Ha umiliato in terra la mia vita, mentre in un altro passo aveva detto: Hanno curvato la mia anima . Cosa si propone infatti ogni nostro persecutore se non che, dimenticando la speranza di quel che ci attende in cielo, nutriamo sentimenti terreni e, cedendo al persecutore, attacchiamo il nostro cuore alle cose di quaggiù?

Mi hanno confinato in luoghi tenebrosi come i morti del secolo. Chi sono i morti di questo secolo? Morti di questo secolo son coloro che si sono meritati la morte, nella quale ricevono il compenso della loro iniquità; son coloro che han contratto la morte per l'appartenenza a una stirpe peccatrice.  Lui viceversa venne prendendo la carne da una vergine; quindi della carne non contrasse la colpevolezza, avendo preso una carne monda e capace di render mondi gli altri.

4 Ed è stato preso da sconforto in

me il mio spirito, dentro di me è turbato il mio cuore.

E il mio spirito in me ha sofferto ansietà. Ricordate: La mia anima è triste fino alla morte . Notate come unica sia la voce; ma forse che non appare evidente il passaggio dal capo alle membra e dalle membra al capo? Dice: Il mio spirito ha in me sofferto ansietà.  La mia anima è triste fino alla morte . Ma anche in quell'occasione eravamo presenti noi. Egli aveva assunto in se stesso la forma del nostro corpo miserabile e l'aveva modellata sull'immagine del suo corpo glorioso. Così il nostro uomo vecchio fu confitto alla croce insieme con lui. In me il mio cuore è conturbato. Dice: In me, non negli altri. Gli altri infatti mi abbandonarono, e perfino i miei fedelissimi se la svignarono. Vedendomi morire, mi credettero qualcosa di diverso [da ciò che realmente ero] e furono superati dal ladrone, in quanto lui credette, gli altri non ressero [alla prova] .

5 Mi sono ricordato dei giorni

antichi, ho meditato su tutte

le tue opere, sulle azioni delle tue mani meditavo.

Adesso si passa alle membra. Mi son ricordato dei giorni antichi. Forse che a ricordarsi di questi giorni antichi è stato colui che creò tutti i giorni? Ma a parlare qui è il corpo: parla ogni uomo giustificato dalla grazia del Signore e a lui unito intimamente mediante la carità e l'umiltà devota. Parla e dice: Mi son ricordato dei giorni antichi; ho meditato su tutte le tue opere. Tu infatti hai creato buone tutte le cose e nulla avrebbe l'esistenza se non l'avesse ricevuta da te. Che senso ha tutto questo, se non per far capire all'uomo che, quanto ha in sé di buono, è stato creato da lui? Quindi, in tutte le opere di Dio e nella contemplazione di tali opere inserisce il richiamo alla grazia di Dio, inculca la grazia, si gloria per aver trovato la grazia: quella grazia per la quale siamo stati salvati gratuitamente, poiché è incontestabile che siamo stati salvati gratuitamente.

6 Ho steso verso di te le mie mani,

l’anima mia a te come terra arida           pausa

7 Presto esaudiscimi Signore, è

venuto meno il mio spirito,

non distogliere da me il tuo volto

che subito sarò simile a quelli che  discendono nella fossa.

Per tuo dono vidi che ogni elargizione di massimo pregio e ogni dono perfetto viene dall'alto, scende dal Padre di ogni luce presso il quale non c'è mutamento né oscuramento, sia pur temporaneo . E allora cosa feci? Vedendo tutto questo, volsi le spalle alle opere cattive da me compiute e in me esistenti e protèsi le mie mani a te. Dice: Protèsi a te le mie mani; l'anima mia [era] dinanzi a te come terra senz'acqua. Par che dica: Irrorami affinché produca buon frutto. Chi infatti dà la dolcezza per cui la nostra terra produce il suo frutto è il Signore . Protesi le mie mani a te; l'anima mia [era] dinanzi a te, non dinanzi a me, come terra senz'acqua. Posso aver sete di te, non posso irrigare me stesso. La mia anima [era] dinanzi a te come terra senz'acqua, perché l'anima mia aveva sete del Dio vivente . Quando andrò [da lui] se non quando lui verrà a me? La mia anima ha sete del Dio vivente, perché la mia anima [è] dinanzi a te come terra senz'acqua. Il mare è immenso e dilaga con le sue onde; è sterminato e solleva flutti, ma è amaro. L'acqua fu separata e apparve nella sua aridità l'anima mia . Irrorala poiché è dinanzi a te come terra senz'acqua.

7 Presto esaudiscimi Signore, è

venuto meno il mio spirito,

non distogliere da me il tuo volto

che subito sarò simile a quelli che  discendono nella fossa.

Prontamente esaudiscimi, Signore. Se sono così assetato, che motivo c'è di farmi aspettare? Forse perché la mia sete divenga più ardente? Tu rimandavi ad altro tempo la pioggia affinché io la accogliessi e me ne inzuppassi, e non rigettassi l'acqua con cui venivi a bagnarmi. Se questo era il motivo del tuo differire, dammela pure perché ora la mia anima [è] dinanzi a te come terra senz'acqua. Esaudiscimi prontamente, Signore; il mio spirito è venuto meno. Mi riempia il tuo spirito.

Non rivolgere da me la tua faccia.  Un tempo infatti io nella mia abbondanza  dissi: Non sarò smosso; invece ogni cosa di cui abbondavo mi proveniva da te. E per dimostrarmi che derivava proprio da te, hai distolto la tua faccia da me e io ne sono stato sconvolto.  Io divenni dinanzi a te come terra senz'acqua.

Se la volgi lontano, sarò simile a coloro che scendono nella fossa.  Scendono nella fossa coloro che non riescono a confessare, mentre il rovescio è descritto nelle parole: Non chiuda sopra di me il pozzo la sua bocca .

La Scrittura dà il nome di fossa a quell'abisso nel quale giunto il peccatore diviene sprezzante.

Che vuol dire: Diviene sprezzante? Non crede più ormai nemmeno alla Provvidenza, o, se crede che ce ne sia, non ritiene di considerarla. Si propone di peccare sfrenatamente e di correre a briglie sciolte, senza speranza di perdono, nella via dell'iniquità. Non dice: Tornerò a Dio, affinché Dio torni in me, né fa caso alle parole: Convertitevi a me e io tornerò a voi , perché, giunto nel profondo del male, è divenuto sprezzante. Dice infatti [la Scrittura]: Da chi è morto, come da chi non esiste, esula la confessione .

8 Fammi sentire al mattino

la tua misericordia perché in te ho sperato.

Fammi conoscere la via

in cui camminare perché a te

ho levato l’anima mia.

Fa' che senta fin dal mattino la tua misericordia, perché in te ho sperato. Ecco, sono nella notte; ma spero in te finché non sia passata l'iniquità della notte .  Chiama quindi mattino il periodo che succederà alla fine del mondo, quando ci sarà dato vedere ciò che nel tempo abbiamo creduto. Per questo dice: Al mattino esaudirai la mia voce; al mattino starò accanto a te e contemplerò . Fa' che senta fin dal mattino la tua misericordia, perché in te ho sperato. Se infatti speriamo cose che non vediamo, le aspettiamo con pazienza . La notte esige pazienza, il giorno arrecherà letizia. Fa' che senta fin dal mattino la tua misericordia, perché in te ho sperato.

9 Strappami dai miei nemici,

Signore, in te mi sono rifugiato.

Liberami dai miei nemici, Signore, poiché presso di te mi sono rifugiato. Un giorno fuggii da te, ma ora mi sono rifugiato presso di te. In effetti, Adamo fuggì dalla presenza di Dio e si nascose fra gli alberi del paradiso . Fuggì dalla presenza del suo Signore e finì nell'ombra: fu infatti ombra ciò che raggiunse fuggendo fra gli alberi del paradiso. Guai a lui se fosse rimasto nell'ombra! Sarebbero state per lui le parole: Ogni cosa è passata come ombra . Liberami dai miei nemici. Non mi riferisco qui a nemici uomini . Ma allora contro chi? Contro i principi e le potenze che reggono il mondo . Quale mondo? Il mondo di queste tenebre . È contro costoro che dovete lottare. Grande battaglia vi si para dinanzi: vincere un nemico invisibile. Contro i reggitori di questo mondo, di queste tenebre , Cioè il diavolo e i suoi angeli. Liberami dai miei nemici, Signore, poiché presso di te mi sono rifugiato. Dai miei nemici: non da Giuda, ma da colui che invase il cuore di Giuda. Quanti Giuda son posseduti da satana, e ricevono indegnamente il boccone di pane a loro condanna! Chi infatti mangia e beve indegnamente [a quella mensa] si mangia e beve la propria condanna . Pertanto, liberami dai miei nemici poiché presso di te mi sono rifugiato. Dove infatti mi sarei dovuto rifugiare? Dove andrò lontano dal tuo spirito? Se salirò in cielo, lì tu ci sei; se scenderò nell'inferno, sei presente. Cos'altro rimane? Se prenderò le mie penne come colomba e volerò fin nelle estremità del mare - per abitare cioè mediante la speranza nella fine del mondo -, anche lì è la tua mano che mi ci accompagna e la tua destra che mi ci conduce .

10 Insegnami a fare la tua volontà,

perché il mio Dio sei tu.

Il tuo spirito buono mi guiderà in una terra retta.

Insegnami a fare la tua volontà, poiché tu sei il mio Dio. O confessione, o ammonimento [salutare]! Dice: Poiché tu sei il mio Dio. Correrò da un altro perché, mi riformi se è stato un altro a formarmi. Ma tu sei il mio tutto, poiché tu sei il mio Dio. Cercherò un padre per ottenere l'eredità? Tu sei il mio Dio: non solo quindi colui che mi dona l'eredità ma colui che costituisce l'eredità stessa. Il Signore è la porzione della mia eredità . Cercherò un padrone per il riscatto? Tu sei il mio Dio. Cercherò un patrono per la liberazione? Tu sei il mio Dio. E finalmente, voglio essere una nuova creatura dopo essere stato già una prima volta creato?  Mi creasti col tuo Verbo esistente presso di te, mi hai ricreato con lo stesso Verbo fattosi carne per amore nostro. Orbene, insegnami a fare la tua volontà, poiché tu sei il mio Dio. Se tu non mi farai da maestro, io seguirò la mia volontà e il mio Dio si allontanerà da me.  Notate come venga sottolineata la necessità della grazia! Tenetelo a mente, imprimetevelo nella memoria e che nessuno ve lo cacci dal cuore, se non volete avere, verso Dio, uno zelo non guidato da scienza, se non volete essere di quelli che, misconoscendo la giustizia di Dio e volendo affermare la propria, non sottostanno alla giustizia di Dio .

Il tuo Spirito buono, non il mio spirito cattivo, il tuo Spirito buono mi condurrà nella terra piana. Il mio spirito cattivo mi condusse infatti nella terra della perversione, e cosa ci guadagnai?

11 Per il tuo nome Signore

mi farai vivere, nella tua giustizia

trarrai dalla tribolazione l’anima mia.

12 E nella tua misericordia disperderai i miei nemici

e farai perire tutti quelli

che tormentano l’anima mia, perché io sono tuo servo.

Per amore del tuo nome, Signore, mai darai la vita. Osservate con tutto il vigore che potete come venga inculcata la grazia per la quale gratuitamente avete conseguito la salvezza. Per amore del tuo nome, Signore, mi darai la vita. Non a noi, Signore, non a noi ma al tuo nome dà gloria . Per amore del tuo nome, Signore, mi darai la vita. Nella tua giustizia, non nella mia. Non perché io abbia meritato qualcosa ma perché tu hai avuto compassione di me. Nella tua giustizia libererai la mia anima dalla tribolazione e nella tua misericordia condurrai al supplizio i miei nemici. E disperderai tutti coloro che tormentano la mia anima, poiché io sono tuo servo.

Dai Padri

1 Origene: nella tua verità: è la preghiera di colui che adora in spirito e verità (Giovanni 4,23).

Atanasio: esaudiscimi: invia il tuo Figlio unigenito. Nella tua giustizia: nel Figlio tuo.

Ilario: Davide con le sue sofferenze, profetizza le sofferenze del Cristo. Nella lettura attenta di questo salmo, ricordiamoci che tutto ciò che è detto del profeta si riferisce alla persona del Cristo. Nella tua verità: tu che sei il vero Dio, anzi proprio perché sei il vero Dio.

Girolamo: è la voce del Cristo nella forma di servo.

2 Origene: come Giobbe: è impossibile rispondere a Dio una parola su mille (Giobbe 9,3).

Crisostomo: Giobbe ha detto la stessa cosa, eppure Dio ha avuto la condiscendenza di discutere con lui.

Teodoreto: non voglio giustificarmi davanti a te, ma voglio essere giudicato davanti a te con i miei nemici, perché sono loro che mi hanno spinto fuori dal regno e mi hanno cacciato dalla mia patria (Salmo 35,12).

3 Atanasio: il nemico è il diavolo: mi ha fatto sedere nelle tenebre: come si seppelliscono i morti.

Crisostomo: nelle tenebre, sono quelle del peccato.

Ilario: il salmista sa che Adamo è stato fatto prigioniero dal diavolo; sa che è stato spogliato delle promesse di Dio e del paradiso e ricorda i giorni antichi (versetto 5).

5 Crisostomo: queste cose furono scritte per ammonimento a noi cui doveva toccare la fine dei secoli (1 Corinzi 10,11). Dalla Scrittura ci giunge una grande consolazione e una grande filosofia.

6 Origene: terra arida è quella che cerca la scienza spirituale. Ho sete di te in modo sincero e puro, non solo come la cerva ma come una terra arida che ha sete di pioggia.

7 Origene: una angoscia troppo grande fa venir meno lo spirito dell’uomo.

8 Ilario e Cassiodoro: mattino: tempo della risurrezione.

9 Cassiodoro: Adamo era fuggito lontano da Dio, il profeta fugge verso Dio.

12 Ruperto: poiché nessun vivente può essere giustificato davanti a te (Romani 3,20), ti chiedo la vita per amore del tuo nome: tutto sia un dono della tua grazia. Mi farai sentire al mattino, giorno del giudizio, la tua misericordia che va al di là della giustizia e che dirà: venite, benedetti del Padre mio (Matteo 25,34). Le ferventi benedizioni, confessioni e lodi di questo salmo, la fede le suggerisce, la speranza le genera e la carità le versa a piene mani.

Gregorio Magno: in questo salmo il capo prega per le membra, il Cristo per la Chiesa; e la Chiesa prega per le sue membra inferme. Esaudiscimi nella tua giustizia: infatti è solo per la giustizia di Dio che possiamo essere esauditi, e non per la nostra giustizia, come pretendeva il fariseo della parabola (Luca 18,10). Non entrare in giudizio… Colui che si affida totalmente alla giustizia di Dio, pensa che le avversità, che si abbattono su di lui siano giuste, mentre il mormorare contro i flagelli e le prove equivale a entrare in giudizio con Dio (versetto1 – 2). Il nemico… La parabola della zizzania ci dice chi è il nemico del genere umano: è il diavolo. Tenebre e morte dei versetti 3 – 4 sono, per Gregorio, le tenebre spirituali e la morte spirituale. I giorni antichi, felici, senza tenebre  l’anima li aveva in paradiso, prima della sua caduta, prima della prevaricazione che aprì gli occhi adi Adamo. Ma colui che dice: è venuto meno il mio spirito, si riconosce povero di spirito e vuole offrire a Dio il sacrificio di un cuore umiliato (versetto 7). Non distogliere da me il tuo volto: infatti lo sguardo misericordioso del Signore impedisce la disperazione: Pietro non avrebbe pianto, se il Signore non l’avesse guardato. Ci sono tenebre là ove il Cristo non volge lo sguardo, là ove non penetra la vera luce (Giovanni 1,9). La faccia del Signore: è una certa luminosità della conoscenza di lui; quelli che non conoscono la misericordia del Signore non vedono questa luminosità. La tua misericordia al mattino: il mattino è il giorno senza tramonto, la risurrezione futura, quando apparirà il Cristo che è la nostra vita. In quel mattino il Signore ci farà sperimentare la sua misericordia dicendo: venite benedetti dal Padre mio. Allora si compirà questa misericordia di Dio che lo spirito umano non è in grado di concepire in questa vita.

In te ho sperato… A te ho levato l’anima mia. Ecco qual è l’ordine seguito dal profeta: anzitutto bisogna sperimentare il venir meno del proprio spirito e porre la propria speranza in Dio solo. Getta lontano da te tutto ciò che ha un’apparenza di gloria in questa vita. Poi innalza a Dio la tua anima nuda. Chi conosce l’insufficienza del suo spirito è condotto dallo spirito di Dio. Lo spirito diffuso nei nostri cuori, la cui unzione ci istruisce su ogni cosa ci insegni quale sia la buona, accettevole perfetta volontà di Dio. Bisogna prima morire come il chicco di grano, poi il Signore ci renderà la vita. Insegnami a fare la tua volontà: condotto dal tuo spirito buono fa’ che giunga a questa città ove il giorno è eterno, ove un solo spirito è lo spirito di tutti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salmo 143

( di Davide contro Golia )

1 Benedetto il Signore mio Dio,

che addestra le mie mani alla

battaglia, le mie dita alla guerra.

2 Mia misericordia e mio rifugio,

mio soccorso e in cui ho sperato,

tu che sottometti a me il mio popolo.

3 Signore, che cos’è l’uomo, poiché

ti sei fatto conoscere a lui? O il

figlio dell’uomo che tu ne faccia conto?

4 L’uomo è divenuto come vanità, i suoi giorni

come ombra passano.

5 Signore, piega i tuoi cieli

e discendi, tocca i monti e fumeranno.

6 Fa balenare il fulmine e li

disperderai, scaglia le tue frecce e li sconvolgerai.

7 Manda la tua mano dall’alto,

strappami e liberami

dalle grandi acque, dalla mano di figli stranieri.

8 La cui bocca ha parlato

vanità e la cui destra è destra di iniquità.

9 O Dio un cantico nuovo a te

canterò, sull’arpa a dieci corde salmeggerò a te,

10 che dai la salvezza ai re,

quello che redime Davide, suo

servo, dalla spada malvagia.

11 Liberami e strappami dalla mano

dei figli degli stranieri,

la cui bocca ha parlato vanità e la cui destra è

destra di ingiustizia.

12 I loro figli, come piantagione

novella nella sua giovinezza.

Le loro figlie agghindate,

ornate a somiglianza di un tempio,

13 i loro granai sono pieni,

traboccanti da questo in quello

le loro pecore  feconde, abbondanti  nelle loro uscite.

14 I loro buoi pingui, non c’è crollo di muro

né passaggio né grido nelle loro piazze.

15 Hanno detto beato il popolo

che possiede questi beni;  beato

è il popolo il cui Dio è il Signore.

 

da Sacy

( di Davide contro Golia )

1 Benedetto il Signore mio Dio,

che addestra le mie mani alla

battaglia, le mie dita alla guerra.

2 Mia misericordia e mio rifugio,

mio soccorso e in cui ho sperato,

tu che sottometti a me il mio popolo.

Si può considerare questo salmo come un trofeo che Davide innalza alla gloria dell’Onnipotente, spogliandosi di tutta la gloria delle sue maggiori azioni. Riguardando dunque la vittoria ottenuta da lui giovinetto contro il gigante Golia e in tale vittoria tutte le altre che poi egli riportò, si abbassa profondamente dinanzi a Dio e dichiara che il Signore merita di essere benedetto, poiché ha insegnato alle sue mani l’arte di combattere e alle sue dita quella della guerra. L’espressione del profeta sembra indicarci che egli ha usato sapienza piuttosto che forza in tale conflitto. E questa è pure la maniera con cui Gesù Cristo, rappresentato dalla persona di Davide si è condotto nella grande battaglia contro il demonio. La sua divina sapienza gli ha insegnato l’arte del tutto nuova di vincere l’orgoglio del suo crudele nemico più con la sua sapienza e con la sua profonda umiltà che con la sua potenza e di trionfare di lui morendo. Il profeta riconosce dunque di non aver vinto con la sua forza i suoi nemici, ma in virtù della misericordia di colui che egli ha considerato come il suo rifugio, il suo difensore, il suo liberatore e il suo protettore e per la speranza  in lui riposta. In ogni cosa, in tutti i suoi travagli e in tutti i suoi conflitti, in tutte le difficoltà in cui si è trovato ha sperato sempre in colui che gli ha sottomesso il suo popolo; o che intenda parlare del comando che gli diede il re Saul sopra una parte delle sue soldatesche poco tempo dopo che gli ebbe ucciso Golia, ovvero parli di quello che vide accadere tempo dopo, quando il Signore effettivamente lo costituì re di Israele. Ma la soggezione del popolo conviene molto meglio, secondo il senso spirituale, al figlio di Davide, Gesù Cristo, a cui Dio ha sottoposto tutti i popoli della terra dopo la distruzione dell’impero del demonio, per farne un solo popolo consacrato al suo servizio…

3 Signore, che cos’è l’uomo, poiché

ti sei fatto conoscere a lui? O il

figlio dell’uomo che tu ne faccia conto?

4 L’uomo è divenuto come vanità, i suoi giorni

come ombra passano.

Signore che cosa è l’uomo che ti sei fatto conoscere a lui? Ovvero che cosa è il figlio dell’uomo che tu fai conto di lui?…Tali devono essere i sentimenti che produce la fede in un’anima veramente umile come era quella di Davide. Non che vanti merito per le grandi cose operate da Dio per suo ministero, ma si inabissa in un certo modo in una  profonda ammirazione , perché non essendo l’uomo che un nulla in confronto a Dio, Egli nondimeno si è degnato non solo di farsi conoscere a quest’uomo, ma ha dimostrato tanta stima perché così poco lo meritava. Ma donde nasce dice Giovanni Crisostomo che Davide esclama: che cosa è l’uomo, poiché essendo stato l’uomo creato ad immagine di Dio può essere considerato per una cosa assai grande. Ma ciò nonostante che cosa è l’uomo in confronto a Dio? Inoltre avendo l’uomo corrotta l’immagine del suo Creatore col  peccato, cosa altro gli rimaneva per sua porzione fuorché la vanità e il nulla, poiché si era allontanato dalla verità, allontanandosi dal Signore? I suoi giorni, che scorrono e passano come l’ombra, possono essere mai paragonati all’eternità di Dio? Con somma ragione dunque pieno di stupore è Davide per i luminosi segni che Egli ha dato all’uomo della sua stima e del suo amore. Ma cosa diremo noi dell’altra ineffabile maniera con cui è a lui piaciuto  farsi conoscere all’uomo nel mistero della sua incarnazione? E quali sentimenti di gratitudine dobbiamo noi avere , allorché unendosi alla nostra natura ha voluto redimerci dalla schiavitù del demonio col prezzo del suo sangue? Questa considerazione ci deve fare rientrare veramente nel nostro nulla e indurci a considerare l’uomo per una pura vanità, soprattutto quando la sua ingratitudine ci fa dimenticare l’inestimabile prezzo con cui un uomo Dio ci ha redento.

5 Signore, piega i tuoi cieli

e discendi, tocca i monti e fumeranno.

6 Fa balenare il fulmine e li

disperderai, scaglia le tue frecce e li sconvolgerai.

7 Manda la tua mano dall’alto,

strappami e liberami

dalle grandi acque, dalla mano di figli stranieri.

8 La cui bocca ha parlato

vanità e la cui destra è destra di iniquità.

Benché l’uomo non sia che un nulla alla tua presenza, o mio Dio, egli però è così vano che insorge contro te e contro i tuoi servi. Abbassa dunque, se ti piace, i tuoi cieli e discendi. È questa una espressione figurata la quale ci indica in quale modo il Signore abbia assunto la difesa di quelli che erano suoi. Abbassa egli i cieli e discende quando nelle grandi tempeste pare che faccia avvicinare i cieli alla terra mediante le nubi, che sembrano quasi congiungere al firmamento e fa agli uomini conoscere la sua presenza in una maniera più sensibile coi lampi che risplendono da ogni parte e con le folgori che egli scaglia come saette contro la terra. In questo modo dunque Davide chiede a Dio che faccia risplendere dall’alto del cielo l’onnipotenza del suo braccio contro tutti i suoi nemici poiché non c’è cosa che agli uomini provi quanto egli sia terribile più di questi segni esteriori della sua potenza. Egli chiama un’ inondazione di acqua la moltitudine di nemici che egli spesso doveva combattere e i grandi pericoli che lo circondavano. Gli uomini tutti si abbassino, dai più grandi fino ai più piccoli davanti al Dio così terribile di Israele. Tremino le montagne più eccelse poiché se Egli vuole toccarle e percuoterle con il fuoco della sua folgore si ridurranno in fumo. Secondo il senso spirituale che i santi padri hanno dato a questo luogo, il Signore ha abbassato i cieli ed è disceso allorché si è annichilito fino ad unirsi all’uomo. Ha percosso le montagne allorché ha umiliato i superbi e tutti grandi della terra. Ha fatto risplendere su loro i suoi lampi con lo splendore dei suoi miracoli e li ha trafitti in maniera salutare con le saette divine della sua parola. Finalmente ha fatto risplendere dall’alto cielo l’onnipotenza del suo braccio ed ha salvato i suoi servi dalla inondazione delle acque e dalla mano degli stranieri allorché con la virtù della sua risurrezione ha tratto la sua chiesa di mezzo ai popoli idolatri che la circondavano, che si sforzavano di opprimerla, che preferivano mille bestemmie contro la verità della sua fede e che adoperavano tutto il loro potere per commettere l’iniquità, perseguitando Gesù Cristo nella persona dei suoi servi.

9 O Dio un cantico nuovo a te

canterò, sull’arpa a dieci corde salmeggerò a te,

10 che dai la salvezza ai re,

quello che redime Davide, suo

servo, dalla spada malvagia.

11 Liberami e strappami dalla mano

dei figli degli stranieri,

la cui bocca ha parlato vanità e la cui destra è

destra di ingiustizia.

Ti canterò mio Dio un cantico nuovo e salmeggerò a te, a tua gloria, sul decacordo. O tu, che procuri la salvezza ai re, che hai redento il tuo servo Davide dalla spada malvagia liberami... Il profeta promette a Dio di cantargli un cantico nuovo e di aggiungere l’arpa decacorde in riconoscenza della grazia che gli chiedeva di salvarlo dalla inondazione delle acque… Vero è, dice Giovanni Crisostomo, che è piccola cosa quella che Davide promette in confronto a ciò che vuole ricevere. Non può  dare se non quello che ha e noi stessi quando assistiamo i poveri, chiediamo loro soltanto la benedizione e un cuore grato. Ma mentre la riconoscenza dei poveri ridonda a nostra gloria, tutte le lodi che gli uomini danno a Dio o i loro cantici niente aggiungono alla Sua e procurano al contrario il nostro vantaggio. Se si adoperavano già un tempo gli strumenti per cantare cantici a Dio, noi dobbiamo al presente usare gli organi del nostro corpo per formare un santo concerto non di parole ma di azioni alla gloria del Signore. I nostri occhi, le nostre mani, i nostri piedi, le nostre orecchie ci possano servire per cantargli un cantico nuovo:  quando i nostri sguardi sono regolati dalla purità; quando si aprono le nostre mani per far parte delle nostre cose ai poveri; quando le nostre orecchie sono sempre pronte ad ascoltare cantici spirituali ed istruzioni di pietà e non empie canzoni, quando i nostri piedi camminano con zelo nella via dei divini precetti; quando il nostro cuore si occupa non a tessere inganni ma a produrre opere di carità. Dopo che Davide ha promesso a Dio di cantargli un cantico nuovo come suo Salvatore e gli ha protestato di riconoscere che gli stessi re non sono salvi che per la sua potenza come la stessa potenza l’aveva salvato dalla spada malvagia tanto di Golia quanto di Saul, egli rinnova daccapo la preghiera  di liberarlo dalla mano degli stranieri, cioè dei nemici del popolo di Dio. Egli ci insegna con il suo esempio che la riconoscenza migliore per le grazie che Dio ci ha fatto salvandoci molte volte dalle mani dei nostri nemici è di rivolgerci solo a lui in tutti i nuovi pericoli.

12 I loro figli, come piantagione

novella nella sua giovinezza.

Le loro figlie agghindate,

ornate a somiglianza di un tempio,

13 i loro granai sono pieni,

traboccanti da questo in quello

le loro pecore  feconde, abbondanti  nelle loro uscite.

14 I loro buoi pingui, non c’è crollo di muro

né passaggio né grido nelle loro piazze.

Davide parlando degli stranieri, dei nemici del popolo di Dio fa nel tempo stesso la descrizione della loro grande prosperità, delle loro ricchezze e del pacifico godimento di ogni sorta di beni temporali in cui facevano essi consistere tutta la loro felicità. I loro figli simili a nuove piante erano tutti pieni di vigore. Le loro figlie aggiungevano ogni sorta di ornamenti alla nativa loro bellezza. Abbondavano essi di tutti i beni che si possano desiderare. Le loro greggi e per la fecondità e per la pinguedine producevano loro ampie ricchezze. Le loro case e le loro mura non erano in rovina e stando essi dentro la loro città in perfetta sicurezza godevano pacificamente dei loro tesori, senza che un nemico straniero o domestico desse loro alcun motivo di lamentarsi. Tale è la felicità a cui aspirano i figli del secolo, il cui cuore essendo terreno non respira che l’amore dei beni della terra.

Quelli che qui sono biasimati dal profeta non erano malvagi, non erano vani perché erano nell’abbondanza di tali beni, ma perché ponevano alla destra quelle che doveva porsi alla sinistra. Usiamo dunque nel tempo presente dei beni temporali ma desideriamo ardentemente i beni eterni e diamo ad essi la preferenza del nostro cuore.

15 Hanno detto beato il popolo

che possiede questi beni;  beato

è il popolo il cui Dio è il Signore.

Diciamo col profeta: beato chiamano essi il popolo che ha tali cose; ma io dico beato chi ha il Signore per suo Dio: cioè si ingannano coloro che fanno consistere in queste cose la loro felicità, poiché la vera felicità dei popoli consiste nel conoscere, nell’ adorare e nel servire il Signore vero Dio, come colui al quale appartiene l’amore del loro cuore, dal quale devono dipendere come  loro sovrano e che sono essi necessariamente obbligati a preferire a ogni cosa. Qualunque altra beatitudine è passeggera e caduca;  questa gli assicura  una vera beatitudine per tutta l’eternità. Tale era il discorso di Davide, illuminato dallo spirito di Dio. Tale deve essere a più forte ragione quello di un cristiano a cui non è più lecito considerare le ricchezze come una beatitudine dopo che il Figlio di Dio ha dichiarato che i poveri sono beati perché a loro appartiene il regno dei cieli.

Da Agostino

( di Davide contro Golia )

Il titolo di questo salmo è breve per numero di parole ma impegnativo per la quantità di misteri. Per lo stesso David, contro Golia. Andando con la mente alle Scritture,  ricordate come  questo duello è  avvenuto al tempo dei nostri padri. Gli stranieri erano in guerra col popolo di Dio e durante la guerra uno, Golia, sfidò un altro, David. Da quel duello sarebbe dovuto risultare da che parte, secondo la volontà di Dio, stesse la vittoria. Ma perché ricercare chi avrebbe riportato vittoria, se ci è noto chi sia lo sfidante e chi lo sfidato? L'empietà lanciò la sfida alla pietà, la superbia all'umiltà, il diavolo a Cristo. E vi meravigliate che il diavolo sia stato vinto? L'uno era grande per la mole del corpo; l'altro, sebbene piccolo di corporatura, aveva grande la fede. Il santo David si rivestì dell'armatura solita a portarsi in guerra e cominciò ad avanzare contro Golia; tuttavia non riuscì a portare quelle armi essendo giovane d'età e piccolo, come dicevamo, di statura. Essendo per lui non un aiuto ma un peso, buttò via quelle armi e prese dal fiume cinque pietre, che cacciò nella sua borsa da pastore. Armato materialmente di quelle pietre e forte spiritualmente del nome di Dio, mosse all'assalto e vinse. Questo l'operato del David della storia, ma noi dobbiamo indagare i misteri. Avevamo infatti presentato il titolo di questo salmo come breve per numero di parole ma denso per la quantità dei misteri. Ripensate all'espressione dell'Apostolo quando dice: Tutte queste cose accadevano loro con valore di simboli .  In David viene simboleggiato Cristo, ma, come siete soliti comprendere quanti avete fatto progressi alla sua scuola, Cristo capo e corpo. Non ascoltate dunque nulla che si riferisca alla persona di Cristo pensando che non interessi voi che di Cristo siete membra. Premesso questo come fondamento, notate come prosegua.

1 Benedetto il Signore mio Dio,

che addestra le mie mani alla

battaglia, le mie dita alla guerra.

Benedetto il Signore mio Dio, che addestra le mie mani alla battaglia, le mie dita alla guerra. È la nostra voce, se siamo del corpo di Cristo. Benediciamo il Signore nostro Dio che addestra le nostre mani per la battaglia, le nostre dita per la guerra. A prima vista sembrerebbe trattarsi di una ripetizione: ciò che infatti sono le nostre mani per la battaglia sono le nostre dita per la guerra. O c'è una qualche differenza fra mano e dita? È un fatto che ad agire mediante le dita sono le mani; quindi non è assurdo identificare mani e dita. Tuttavia nelle dita notiamo un'azione distinta [d'un dito rispetto all'altro], pur conservando tutti la radice dell'unità. Nota l'affinità con la grazia. Dice l'Apostolo: Dallo Spirito infatti a uno è dato il linguaggio della sapienza; ad un altro il linguaggio della scienza secondo il medesimo Spirito; ad un altro la fede nel medesimo Spirito; ad un altro carismi di guarigioni nell'unico Spirito; ad un altro la diversità delle lingue; ad un altro la profezia; ad un altro il discernimento degli spiriti. Tutte queste cose le compie l'unico e medesimo Spirito, distribuendo a ciascuno in particolare com'egli vuole . Ad uno questo, a un altro quello: è la diversità delle operazioni. Tutte queste cose le opera l'unico e medesimo Spirito: è la radice dell'unità. Con tali dita combatte il corpo di Cristo, quando avanza verso la guerra, verso la battaglia.

2 Mia misericordia e mio rifugio,

mio soccorso e in cui ho sperato,

tu che sottometti a me il mio popolo.

Sei dunque in guerra; e siccome finché dura la guerra sei in pericolo, trovandoti appunto nel pericolo e nel cimento, di' quanto segue: Mia misericordia. Non sarò vinto. Ma che vuol dire questo Mia misericordia? Che tu mi usi misericordia e sei misericordioso con me, ovvero che tu mi hai perdonato affinché io, a mia volta, sia misericordioso? Non c'è infatti modo più facile per vincere il nemico che l'essere misericordiosi. Ecco il nemico ordire calunnie da obiettarci nel giudizio, ma non può ordirne di false perché il giudice non è tale da accettarle. Ogni colpa viene cancellata se con cuore sincero e piena fiducia diciamo a colui che ci vede: Rimetti a noi come anche noi rimettiamo. Dillo con tutto il cuore, dillo con fiducia illimitata, dillo senza titubazioni: Rimetti a noi come anche noi rimettiamo.  Non sarà mai infatti che lui sia fallace nel promettere, sicché tu, peccatore, rimanga impunito. Ti dice: Vuoi che io ti perdoni? Perdona. Ma c'è un'altra opera di misericordia. Vuoi ricevere i miei doni? Dona. Nel Vangelo [i due precetti] stanno insieme: Rimettete e sarà rimesso a voi; date e sarà dato a voi . Dice: Io ho un credito con te, e tu hai un credito con un'altra persona. Condonale e io condono a te. Tu vieni a chiedermi qualcosa, ma c'è quell'altro che chiede qualcosa a te. Dà a lui e io darò a te. Ma chi è che rimette? chi è che dona? Non forse la carità? E donde procede la carità se non dallo Spirito Santo che ci è stato dato ? In conclusione, la vittoria sul nostro nemico è frutto delle opere di misericordia, che noi mai potremmo compiere se non avessimo in noi la carità. Quanto poi alla carità, noi non l'avremmo se non ci fosse stata donata ad opera dello Spirito Santo. È quindi lo Spirito colui che addestra le nostre mani alla battaglia, le nostre dita alla guerra; e pertanto è a lui che diciamo: Mia misericordia

3 Signore, che cos’è l’uomo, poiché

ti sei fatto conoscere a lui? O il

figlio dell’uomo che tu ne faccia conto?

Signore, che cosa è l'uomo perché ti sia fatto a lui conoscere? Tutto quello che è, lo è perché tu ti sei a lui fatto conoscere. Lo stimi, lo valuti e lo calcoli tanto e tanto; lo collochi in un certo qual ordine e ben conosci le cose al di sotto o al di sopra delle quali lo collochi. La stima infatti altro non è se non il calcolo del prezzo di qualsiasi cosa. Ebbene, quale stima non ha avuto Dio dell'uomo se per lui ha disposto che versasse il sangue il suo Unigenito?

Nello stimare l'uomo Dio non fa come fa l'uomo quando stima un altro uomo. Quando, ad esempio, si trova esposto alla vendita uno schiavo, l'uomo sborsa più denaro per un cavallo che per un uomo. Osserva bene invece quanto ti abbia stimato Dio, quanto ti ha creduto prezioso se non ha risparmiato il suo proprio Figlio ma lo ha consegnato [alla morte] per tutti noi? Come non ci ha donato insieme con lui anche tutte le cose? Io sono il pane vivo che discesi dal cielo . Questo è il vitto dei combattenti, preso dalle dispense del padrone di casa, a cui attingono gli angeli, come sta scritto: L'uomo ha mangiato il pane degli angeli . Una volta poi cessati i combattimenti, quando non ci verranno più distribuite le razioni di vitto, cosa ti tiene da parte? Cosa darà Dio ai vincitori se non quel che è descritto in quell'altro salmo a voi noto? Dice: Una sola cosa ho chiesto al Signore, questa ricercherò: abitare nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita, per contemplare la felicità del Signore ed essere protetto quale suo tempio .

4 L’uomo è divenuto come vanità, i suoi giorni

come ombra passano.

L'uomo somiglia alla vanità. Quale vanità? Quella del tempo col suo continuo dileguarsi e fluire. Si chiama vanità, quella del tempo, in confronto con la verità, che è perfettamente stabile e mai vien meno. Tutti gli esseri terreni sono un soffio, tanto fuggono veloci, se li si paragona a quella Verità della quale fu detto: Io sono colui che sono . Ora tutto ciò che passa lo chiamiamo vanità: svanisce infatti nel tempo come il fumo nell'aria. E cosa potrei qui aggiungere se non quanto diceva l'apostolo Giacomo per inculcare l'umiltà a certi uomini superbi? Ecco le sue parole: Che cos'è infatti la vostra vita? È un fumo che per poco appare e poi si dilegua . È quindi comprovato che l'uomo somiglia alla vanità. Le somiglia da quando commise il peccato. Quando infatti fu creato somigliava alla verità, ma dopo il peccato, avendo ricevuto la pena che meritava, divenne simile alla vanità. Si dice in un altro salmo: Tu trattasti severamente l'uomo per la [sua] iniquità, e facesti consumare come un ragno la sua anima . Lo stesso qui: L'uomo somiglia alla vanità. E poi in quel salmo cosa si diceva? Ecco, hai fatto vecchi i miei giorni ; e nel nostro salmo cosa si dice? I suoi giorni passano come ombra. Per l'uomo cosciente poi il giorno della presente vanità è giorno di tribolazione. Voglio dire pertanto: l'uomo che si trova a vivere i giorni della sua oscurità quali sono i giorni presenti, faccia qualcosa che sia degno della luce che desidera. Durante la [sua] notte cerchi Dio come sta scritto: Nel giorno della mia tribolazione ho cercato Dio con le mie mani di notte dinanzi a lui, e non sono stato deluso .

5 Signore, piega i tuoi cieli

e discendi, tocca i monti e fumeranno.

Signore, abbassa i tuoi cieli e discendi; tocca i monti e fumeranno. Fa' lampeggiare le tue folgori e disperdili; scocca le tue saette e gettali nello spavento. Stendi la tua mano dall'alto e salvami e liberami dalle grandi acque. Il corpo di Cristo, (David nella sua umiltà), pieno di grazia e fidente in Dio, invoca l'aiuto divino mentre combatte in questo mondo: Abbassa i tuoi cieli e discendi. Chi sono questi cieli abbassati? Gli Apostoli nella loro umiliazione. Essi infatti sono i cieli che narrano la gloria di Dio, e di questi cieli, narratori della gloria di Dio, subito appresso è detto: Non sono discorsi e non sono parole di cui non si oda il suono; in tutta la terra è uscito il loro suono e sino ai confini dell'universo le loro parole . Ci fu dunque un tempo in cui questi cieli spandevano la loro voce per tutte le regioni della terra e compivano strepitosi miracoli. Era Dio che in loro e per loro scoccava fulmini e tuonava, per mezzo di miracoli e di precetti, al segno che gli stessi Apostoli furono presi per delle divinità scese dal cielo. Si riferisce infatti che certi pagani, convinti di questo, vollero un giorno offrir loro un sacrifizio. Appena però essi se ne avvidero, sapendo come un simile omaggio fosse indebito nei loro confronti, rimasero esterrefatti e disapprovarono l'iniziativa. Volendo poi distogliere dall'errore quella gente, per manifestare meglio i sentimenti del loro animo, si strapparono le vesti dicendo: Cosa mai state facendo? Anche noi siamo uomini mortali come voi. Dopo queste parole cominciarono a descrivere la grandezza incomparabile del nostro Signore Gesù Cristo: umiliavano se stessi per glorificare Dio, perché s'erano abbassati i cieli affinché vi scendesse Dio.

Tocca i monti e fumeranno. Intendiamo per " monti " gli uomini superbi, i dignitari di questa terra, le eccellenze gonfie di sé. Dice: Tocca questi monti, toccali. Dà a questi monti un tantino della tua grazia e fumeranno, cioè confesseranno i loro peccati. Tocca i monti e fumeranno. Finché non li tocchi si crederanno grandi, ma poi diranno anch'essi: Tu [solo] sei grande, o Signore : Tu solo l'Altissimo su tutta la terra .

6 Fa balenare il fulmine e li

disperderai, scaglia le tue frecce e li sconvolgerai.

Ci son tuttavia dei ribelli che cospirano e di comune intesa complottano contro il Signore e contro il suo Consacrato . Complottano, cospirano. Fa' lampeggiare le tue folgori e disperdili. Moltiplica i tuoi miracoli e si dissolverà il loro complottare. Fa' lampeggiare le tue folgori e disperdili. Spaventati dai miracoli, non oseranno muovere contro di te e, presi dal timore, si troveranno imbarazzati sul fatto stesso dei miracoli.

7 Manda la tua mano dall’alto,

strappami e liberami

dalle grandi acque, dalla mano di figli stranieri.

Stendi la tua mano dall'alto. Cosa accadrà in seguito? cosa alla fine? Come vincerà il corpo di Cristo? Con l'aiuto celeste. Verrà infatti lo stesso Signore nella voce dell'arcangelo e scenderà dal cielo con la tromba di Dio . Verrà lo stesso Salvatore, lui che è la mano di Dio. Stendi la tua mano dall'alto e salvami e liberami dalle grandi acque. Che significa: Dalle grandi acque? Dalla moltitudine dei popoli. Quali? Gli estranei, gli increduli, tanto quelli che mi assaltano dal di fuori quanto quelli che mi insidiano dal di dentro. Liberami dalle grandi acque, in mezzo alle quali mi mettevi alla prova e mi agitavi per spogliarmi di ogni abito insudiciato. Questa è anche la ben nota acqua della contraddizione . Salvami e liberami dalle grandi acque.

8 La cui bocca ha parlato

vanità e la cui destra è destra di iniquità.

Ascoltiamo ancora qualcosa a proposito di queste acque copiose dalle quali Dio libererà il corpo del suo Cristo, dalle quali libererà l'umile David. Che significa: Dalle grandi acque? Cos'è che hai inteso dire, affinché non interpretiamo in maniera arbitraria? Cosa hai chiamato " acque grandi "? Ascolta cosa ho voluto dire. Dalla mano di figli stranieri. Ascoltate, fratelli, qual sia la gente fra cui viviamo e da cui desideriamo essere liberati. La cui bocca ha proferito vanità. Voi tutti quest'oggi, se non foste convenuti a questo divino spettacolo, dove vi è presentata la parola di Dio, ma vi foste mescolati agli altri e vi trovaste fra loro in questo momento, quante stupidità non udreste! La loro bocca proferisce vanità. E ancora: proferendo essi a gran voce la loro vanità, come avrebbero potuto ascoltare il vostro annunzio di verità? La loro bocca proferisce vanità e la loro destra è una destra di iniquità.

9 O Dio un cantico nuovo a te

canterò, sull’arpa a dieci corde salmeggerò a te,

O Dio, ti canterò un cantico nuovo. Il cantico nuovo è l'inno alla grazia; il cantico nuovo è il canto dell'uomo nuovo, del Testamento Nuovo. Dice: Ti canterò un cantico nuovo.  Nel salterio a dieci corde, cioè nella legge compendiata nei dieci comandamenti. Lì io salmeggerò a te, lì godrò in te, lì voglio cantarti il cantico nuovo, poiché pienezza della legge è la carità che viene dal Cristo.

10 che dai la salvezza ai re,

quello che redime Davide, suo

servo, dalla spada malvagia.

Egli dà la salute ai re, quando ormai fumano i monti. Egli redime David suo servo. Riconoscete [questo] David; siate voi stessi David! Da che cosa redime Dio il suo servo David?, da che cosa redime Cristo, da che cosa redime il corpo di Cristo? Liberami dalla spada maligna. Non gli basta [dire]: Dalla spada, ma aggiunge: Maligna. C'è infatti, senza dubbio, anche una spada benigna. E qual è? Quella di cui dice il Signore: Non son venuto sulla terra a mettere la pace ma [a portare] la spada . Avrebbe infatti separato i credenti dagli increduli, i figli dai genitori, troncando tutti gli altri legami di parentela con quella spada che resecava il marcio e sanava le membra di Cristo. C'è dunque una spada benigna: è la spada a due tagli carica di potenza nell'un verso e nell'altro, la spada del Vecchio e del Nuovo Testamento, efficace con i racconti delle gesta passate e le promesse dei beni futuri. Ecco la spada benigna.

11 Liberami e strappami dalla mano

dei figli degli stranieri,

la cui bocca ha parlato vanità e la cui destra è

destra di ingiustizia.

12 I loro figli, come piantagione

novella nella sua giovinezza.

Le loro figlie agghindate,

ornate a somiglianza di un tempio,

I loro figli [sono] come piante novelle rigogliose nella loro giovinezza. Vuol descriverci la loro felicità. Voi, figli della luce e della pace, state bene attenti. Prestate attenzione voi, figli della Chiesa e membra di Cristo, e osservate chi siano coloro che chiama stranieri e figli di stranieri, chi siano coloro che chiama acque della contraddizione e spada maligna. Statemi attenti, vi prego, poiché è in mezzo a loro che vivete continuamente esposti al pericolo. Le loro lingue vi scrutano nel combattimento che sostenete con i vostri desideri carnali: esposti alle [insidie delle] loro lingue manovrate dal diavolo, che si serve di esse per combattervi, voi sostenete la lotta non contro la carne e il sangue ma contro i principi e le potestà e i reggitori del mondo di queste tenebre, cioè degli iniqui. State attenti e separatevi [da loro]. State attenti per non cacciarvi in testa che la vera felicità sia quella che si ripromettono gli uomini o deboli o perversi.

13 i loro granai sono pieni,

traboccanti da questo in quello

le loro pecore  feconde, abbondanti  nelle loro uscite.

14 I loro buoi pingui, non c’è crollo di muro

né passaggio né grido nelle loro piazze.

I loro figli sono come piante novelle rigogliose nella loro giovinezza; le loro figlie agghindate e adorne a somiglianza del tempio; le loro dispense piene, abbondanti di questo e di quello; le loro pecore feconde moltiplicano i loro parti; i loro bovi grassi; non c'è apertura né uscita nelle loro siepi, né grida nelle loro piazze. Non son dunque tutte queste cose la felicità? Mi rivolgo ai figli del Regno dei cieli, mi rivolgo a una stirpe risorta per l'eternità, mi rivolgo al corpo di Cristo, alle membra di Cristo, al tempio di Dio. Non è davvero questa la felicità: avere figli in piena salute, figlie vezzose, dispense piene, molto bestiame, nessuno squarcio non dico nelle mura ma nemmeno nella siepe, nessun tumulto né baccano nelle piazze; ma nelle case, nelle città, ovunque pace, abbondanza e sovrabbondanza d'ogni cosa? Non è davvero questa la felicità? E dovrebbero i giusti evitare questo tipo di felicità? Ma non t'imbatti [a volte] in case di giusti dove tutte queste cose abbondano, dove regna proprio questa felicità? Abramo non aveva forse in casa abbondanza di oro, argento, figli, servi e bestiame ? Non capitò altrettanto al santo patriarca Giacobbe? Fuggì in Mesopotamia per evitare [di scontrarsi con] suo fratello Esaù. Servendo divenne ricco, al segno che, tornando in patria, poté ringraziare il Signore suo Dio perché, mentre all'andata aveva attraversato il fiume avendo soltanto il suo bastone, adesso se ne tornava ricco di copiosissimo bestiame e di numerosi figli . Che diremo? Che tutto questo non sia felicità? Ammettiamo che lo sia, ma è la felicità posta a sinistra. Che vuol dire: Posta a sinistra? È una felicità temporale, mortale, corporale. Non t'impongo di evitarla a tutti i costi, ma non devi confonderla con la felicità della destra. Difatti, se la gente in parola è detta maligna e vana, non è per il fatto che possedeva l'abbondanza di tutte quelle cose ma perché poneva a destra ciò che invece sarebbe dovuto rimanere a sinistra. Per questo la loro destra [è] destra di iniquità; per questo la loro bocca ha proferito vanità: perché collocarono a destra ciò che avrebbero dovuto conservare sempre a sinistra. E nella destra cosa avrebbero dovuto porci? Dio, l'eternità, gli anni di Dio che non vengono mai meno, come sta scritto: E i tuoi anni non verranno meno . In queste cose dev'essere la nostra destra, in esse il nostro desiderio. Serviamoci di quel che si trova a sinistra limitatamente alla vita temporale; desideriamo di possedere in eterno ciò che sta a destra.

15 Hanno detto beato il popolo

che possiede questi beni;  beato

è il popolo il cui Dio è il Signore.

O uomini dalla bocca piena di vanità! Beato dissero il popolo che ha tali cose. Han perduto quel che veramente è la destra: malvagi, perversi, si son vestiti a rovescio dei benefici di Dio. O gente malvagia, predicatori della vanità, figli stranieri! Beato dissero il popolo che ha tali cose. Hanno spostato a destra ciò che sarebbe dovuto stare a sinistra. Beato dissero il popolo che ha tali cose. Tu viceversa, o David, cosa dici? Cosa dici tu, corpo di Cristo? cosa voi, membra di Cristo? cosa voi, figli di Dio e non progenie forestiera? Se i figli stranieri, ciancioni come sono, han detto beato il popolo che ha tali cose, voi cosa dite? Beato il popolo che ha come suo Dio il Signore.

Dai Padri

Ilario: questo salmo parla del Cristo che, nella Scrittura, spesso è chiamato Davide. Ha visibili affinità col salmo 17 che è tutto riferito alla persona del Cristo. Basta confrontare il versetto 1: Che addestra le mie mani alla battaglia col salmo 17,34 che ripete lo stesso versetto; il versetto 2: che sottomette a me il mio popolo col salmo 17,44:un popolo che non conoscevo mi ha servito; il versetto 5: piega i tuoi cieli col salmo 17,9; piegò il cielo e discese; il versetto 6: scaglia le tue frecce col salmo 17,14: ha scagliato frecce; il versetto 7: manda la tua mano dall’alto col salmo 17,16: Ha mandato dall’alto e mi ha preso.

Piega i tuoi cieli e discendi: è l’incarnazione: quando il figlio di Dio discende, il cielo si piega nel senso che i suoi ministri celesti gli sono vicini, lo assistono e lo servono. Un angelo lo annuncia a Maria, degli angeli lo annunciano ai pastori e dopo la tentazione nel deserto gli angeli lo servono. Infatti sebbene avesse preso la forma di schiavo, in lui è presente tutta la potenza della maestà divina. È così che il cielo si piega quando il Figlio di Dio viene sulla terra.

Il cantico nuovo che tutta la terra deve cantare celebra questo Davide che è il Cristo e che sfugge alla spada malvagia. Il Cristo è sfuggito a questa spada: ha deposto la sua anima quando ha voluto; non ha atteso per questo il colpo di lancia che gli è stato inflitto: infatti quella mano empia non aveva potere sulla sua anima. Quando il soldato gli trafisse il costato, il potere che Gesù aveva di deporre il suo spirito quando voleva, non aveva lasciato l’anima esposta alla violenza.

Origene: guerra contro l’avversario.

Crisostomo richiama Efesini 6,12: è la guerra contro le potenze.

2 Girolamo: mia forza, mio scudo… Sono tutti attributi di Dio. Sottomette a me il mio popolo: può essere detto a nome del Cristo.

3 Crisostomo interpreta: ti sei fatto conoscere a lui e raccomanda di non dire: l’uomo ti conosce. Possiamo e dobbiamo sapere che Dio esiste, ma non possiamo conoscere la sua sostanza.

Girolamo: in quanto uomo, l’uomo è nulla in sé: la sua grandezza sta nel conoscere il suo Creatore. Ma non disprezziamo la carne con la quale il Cristo regna in cielo.

Cassiodoro: Dio si fece conoscere all’uomo quando egli apparve nella umiltà della sua incarnazione.

4 Origene: accosta questo versetto al salmo 48,12 in cui l’uomo era divenuto simile alle bestie; per questo i suoi giorni come ombra passano. Ciò che facciamo sulla terra assomiglia a un gioco da bambini: un tale oggi giudica e domani viene giudicato: un ricco diventa povero e uno sconosciuto di ieri diviene imperatore.

5 Eusebio: piega i tuoi cieli e discendi. Il Verbo stesso è disceso perché l’uomo, anche se Dio gli insegnasse a combattere, non ha forze sufficienti contro i suoi nemici.

Girolamo: piega: invoca l’incarnazione.

6 Origene: le frecce infuocate si oppongono a quelle del nemico.

9 Origene: un cantico nuovo: è il Nuovo Testamento e il nuovo sacrificio del pane e del vino.

Eusebio: il cantico nuovo è il simbolo della vita nuova.

Crisostomo: espressione di gratitudine. Un povero a cui viene fatta l’elemosina non può dare in cambio niente di meglio di un cuore riconoscente: la sola cosa che posso fare è salmeggiare a te. Anche l’uso stesso che facciamo degli altri nostri sensi, dei nostri occhi, delle nostre mani, può cantare Dio.

Cassiodoro: un cantico nuovo: la novità dell’uomo nuovo, che è la pienezza dell’antica legge. Questa novità comprende il sacramento del corpo del sangue del Signore, l’acqua della nuova nascita che è il battesimo.

10 Eusebio: colui che ci salva ci dona pure di essere re nel suo regno.

Ruperto: ecco le parole di chi sa di avere un vero amico che combatte con lui. Pensando all’ora dell’ultimo combattimento che avrà col principe di questo mondo, venuto certamente per assalirlo, dice al suo difensore: tu che hai liberato Davide dalla spada malvagia, liberami! E, pieno di fiducia, benedice il Signore.

12 Origene e Crisostomo: La vera beatitudine è il poter invocare il Signore come proprio Dio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

salmo 144

( lode di Davide )

1 Ti esalterò, Dio, mio re e benedirò il tuo nome

nel secolo e nel secolo del secolo.

2 Ogni giorno ti benedirò

e loderò il tuo nome, nel secolo del secolo.

3 Grande è il Signore e degno di

somma lode e la sua grandezza non ha limite.

4 Generazione e generazione loderà

le tue opere e proclameranno la tua potenza.

5 Parleranno della magnificenza di

gloria della tua santità e  racconteranno le tue meraviglie.

6 Diranno la potenza delle tue

opere terribili e racconteranno la tua grandezza.

7 Proclameranno il ricordo della

abbondanza della tua dolcezza

ed esulteranno per la tua giustizia.

8 Misericordioso e pietoso il Signore

paziente e pieno di misericordia.

9 Dolce il Signore con tutti e le sue

compassioni su tutte le sue opere.

10 Ti confessino, Signore,

tutte le tue opere e i tuoi santi ti confessino.

11 Diranno la gloria del tuo regno

e parleranno della tua potenza,

12 per far conoscere ai figli degli

uomini la tua potenza e la gloria

della magnificenza del tuo regno.

13 Il tuo regno è regno

di tutti i secoli e il tuo dominio

in ogni generazione e progenie.

Fedele il Signore in tutte le sue parole e santo

in tutte le sue opere.

14 Rialza il Signore tutti quelli

che cadono e solleva tutti gli abbattuti.

15 Gli occhi di tutti in te sperano

e tu dai il loro cibo nel tempo opportuno.

16 Tu apri la tua mano e

riempi ogni creatura di benedizione.

17 Giusto il Signore in tutte le sue

vie e santo in tutte le sue  opere.

18 Vicino è il Signore a tutti

quelli che lo invocano,

a tutti quelli che lo invocano con verità.

19 Farà la volontà di quelli che lo

temono, esaudirà la loro supplica e li salverà.

20 Custodisce il Signore

tutti quelli che lo amano

e disperderà tutti i peccatori.

21 La mia bocca dirà la lode del

Signore e benedica ogni carne

il suo santo nome nel secolo e nel secolo del secolo.

 

Da Sacy

( lode di Davide )

1 Ti esalterò, Dio, mio re e benedirò il tuo nome

nel secolo e nel secolo del secolo.

2 Ogni giorno ti benedirò

e loderò il tuo nome, nel secolo del secolo.

3 Grande è il Signore e degno di

somma lode e la sua grandezza non ha limite.

4 Generazione e generazione loderà

le tue opere e proclameranno la tua potenza.

5 Parleranno della magnificenza di

gloria della tua santità e  racconteranno le tue meraviglie.

6 Diranno la potenza delle tue

opere terribili e racconteranno la tua grandezza.

7 Proclameranno il ricordo della

abbondanza della tua dolcezza

ed esulteranno per la tua giustizia.

Un cuore tutto pieno della grandezza e della gloria di Dio non fa che contemplarlo e lodarlo. Dal momento che nel mondo egli non vede niente che meriti le sue ammirazioni e le sue lodi all’infuori del solo Dio, si persuade pure che tutti gli altri abbiano gli stessi sentimenti. Perciò Davide, esprimendo perfettamente la disposizione in cui si trovava, dopo aver affermato che avrebbe celebrato la gloria di colui che egli riconosceva per suo Dio e per suo re e che avrebbe benedetto e lodato il suo nome in tutti i secoli; dopo aver esclamato con profonda ammirazione quanto è grande il Signore  al di sopra di tutte le nostre lodi, egli dichiara,  con varie espressioni che le sue opere, la sua potenza, la magnificenza della sua gloria, della sua santità, che le sue meraviglie, la virtù delle sue opere così terribili, che l’infinita sua grandezza e l’abbondanza della ineffabile sua dolcezza rispetto agli uomini saranno argomento dello stupore e delle lodi di tutte le future generazioni. Ma oltre al fatto che le parole di Davide significavano l’ardente desiderio che egli aveva che tutta la posterità riconoscesse e rendesse nota con le sue lodi la grandezza di Dio, le medesime erano anche profetiche e indicavano ciò che doveva accadere, allorché tutte le nazioni avrebbero esultato a motivo della giustizia del Signore, di quella giustizia per cui Dio avrebbe giustificato gli uomini in Gesù Cristo. Giovanni Crisostomo ci avverte che quando diciamo: ti  esalterò, o mio Dio e mio re, dobbiamo unirci così strettamente a Dio che Egli dica a noi, come già disse ad Abramo, ad Isacco, a Giacobbe, che veramente è il nostro Dio. Se diciamo, egli aggiunge, o mio Dio e mio re  ad esempio di quegli antichi patriarchi , dirà di noi come di loro che siamo i suoi servi.

Per lodare nel modo conveniente la grandezza di Dio è necessario innalzarsi sopra la bassezza delle cose presenti, non per insuperbire vanamente, ma al fine di essere in grado di concepire tanto più una così infinita grandezza, quanto meno stimeremo tutte le cose di quaggiù.

8 Misericordioso e pietoso il Signore

paziente e pieno di misericordia.

9 Dolce il Signore con tutti e le sue

compassioni su tutte le sue opere.

Questo diranno tutte le generazioni: che Dio è pieno di misericordia e di pazienza. Davide stesso dice queste parole attonito di fronte alla dimostrazione della infinita bontà che Dio porge in tutte le sue opere rispetto ad ogni persona. Come dice San Giovanni Crisostomo non solo i giusti, non solo i peccatori convertiti a Dio mediante la penitenza, ma anche i perversi sono prove viventi della sua pazienza e della sua bontà. Egli fu buono, dice il santo, anche rispetto a Caino e a tutti quelli che perirono nel diluvio. Fu un effetto della sua bontà verso il primo  condannare nella sua persona un temerario fratricida. Il castigo più che una pena era un avvertimento che potendo servirgli di espiazione per il suo delitto ammaestrava tutti gli altri uomini con un tale esempio. Fu un effetto della sua misericordia verso quelli che perirono col diluvio che uomini che commettevano i più gravi delitti e che né da esortazioni né da minacce non si erano potuti ridurre al loro dovere, fossero almeno fermati nel corso di tante iniquità.

10 Ti confessino, Signore,

tutte le tue opere e i tuoi santi ti confessino.

11 Diranno la gloria del tuo regno

e parleranno della tua potenza,

12 per far conoscere ai figli degli

uomini la tua potenza e la gloria

della magnificenza del tuo regno.

13 Il tuo regno è regno

di tutti i secoli e il tuo dominio

in ogni generazione e progenie.

La magnificenza delle opere di Dio annuncia la sua grandezza ed un tale linguaggio parla agli occhi nostri in una maniera efficacissima, per farci comprendere quanto sia di esse maggiore colui che le ha create. Ma inutile sarebbe agli uomini conoscere dall’aspetto delle sue creature quanto grande sia il creatore, se gli uomini non fossero mossi da tale conoscenza a glorificarlo come devono. Ciò sarebbe al dire di San Paolo un ritenere la verità nell’ingiustizia. Perciò Davide aggiunge: e ti benedicano i devoti, o i tuoi santi, cioè coloro tra gli uomini che sono santi e consacrati alla pietà… Dice Giovanni Crisostomo che la sua gloria e la sua maestà sono superiori non solo a quanto mai si possa dire ma anche a quanto si possa pensare. Ma così risplendente come è la sua gloria, essa nondimeno ha bisogno a motivo della stupidità di molti che alcuni la facciano conoscere ad altri. Perciò dice qui Davide che i santi narreranno la gloria del regno di Dio per fare conoscere ai figli degli uomini la sua potenza. In quel modo che il sole è tutto sfolgorante di luce e pure non possono questa vedere coloro che hanno gli occhi malati, parimenti tutto lo splendore della divina provvidenza non può essere scorto da quelli che hanno la ragione accecata dal peccato, se altri non si danno una grande premura di illuminare il loro intelletto e di aprire il loro cuore, ammaestrandoli di quello che ignorano e togliendo a poco a poco gli ostacoli che ad essi non permettono di scoprire la verità della fede.

Fedele il Signore in tutte le sue parole e santo

in tutte le sue opere.

Fedele è il Signore in tutte le sue parole e santo in tutte le sue opere. Davide parlando del regno di Dio rappresenta qui le eminenti qualità del re supremo infinitamente maggiore di tutti i re della terra e dice innanzitutto che siccome eterno ed immutabile è il suo regno, così ugualmente stabile ed infallibile è la sua parola.  Egli è santo in tutte le sue opere. Essendo egli la santità stessa, tutto ciò che egli fa non può  non essere santo benché la debolezza della mente dell’uomo non possa sempre sollevarsi per concepirne la santità e la giustizia.

14 Rialza il Signore tutti quelli

che cadono e solleva tutti gli abbattuti.

Il Signore sostiene tutti quelli che cadono e rialza quelli che cadendo si sono fracassati… Tutti quelli che non cadono nella tentazione, non cadono perché vengono sostenuti dalla mano di Dio e allo stesso modo tutti quelli che si sono fracassati cadendo e che si rialzano dalla loro caduta, si rialzano per opera di Dio stesso. Nessuno esclama santo Ilario confidi  talmente in sé da credersi sicuro e da non più temere di cadere e di fracassarsi dal momento che bisogna sperare da Dio la grazia di non cadere e di non fracassarsi cadendo.

15 Gli occhi di tutti in te sperano

e tu dai il loro cibo nel tempo opportuno.

16 Tu apri la tua mano e

riempi ogni creatura di benedizione.

Tutti, Signore, hanno gli occhi a te rivolti e tu dai loro da cibarsi in tempo opportuno. Tu apri la tua mano e riempi gli animali degli effetti della tua benevolenza. Tale è lo stato in cui si trovano naturalmente le creature rispetto a Dio e purché abbiano esse continuamente gli occhi a lui rivolti e aspettino il tempo opportuno per ricevere il loro cibo hanno esse motivo di sperare che lo darà loro… Alcuni spiegando molto semplicemente quello che qui si dice che il Signore dà a tutti il loro cibo nel tempo opportuno hanno creduto come san Giovanni Crisostomo che Davide parlasse di quella ammirabile economia che Dio mostra nella produzione successiva dei vari frutti della terra che nascono ciascuno nella stagione da lui determinata come la più opportuna per l’utilità delle sue creature.

17 Giusto il Signore in tutte le sue

vie e santo in tutte le sue le sue opere.

18 Vicino è il Signore a tutti

quelli che lo invocano,

a tutti quelli che lo invocano con verità.

19 Farà la volontà di quelli che lo

temono, esaudirà la loro supplica e li salverà.

20 Custodisce il Signore

tutti quelli che lo amano

e disperderà tutti i peccatori.

Il Signore è giusto in tutte le sue vie e santo in tutte le sue opere. Il Signore è vicino a tutti quelli che lo invocano in verità. Il Signore è santo in tutte le sue opere ed  è giusto in tutte le sue vie cioè la giustizia è la regola di tutta la sua condotta. Se gli uomini non possono spesso scoprirla devono accusarne  se stessi e non Dio, la cui luce più sfolgorante del sole acceca  gli occhi di coloro che non si umiliano per adorare quello che non possono comprendere. Benché il Signore sia dappertutto, egli nondimeno, dice il profeta, in un senso particolare è vicino a quelli che lo invocano e che lo invocano non solo con le labbra, ma in verità, cioè secondo quanto intende Sant’Agostino che altro non cercano all’infuori di lui ma che lo invocano per amore di lui stesso e che lo desiderano come il sommo loro bene. Di tali persone, che tanto lo temono quanto l’amano,  si dice poi che egli adempirà la loro volontà.  Temendo il Signore altro non domandano se non che sopra di loro non domini la morte eterna.. Se egli permette talvolta che quelli che l’amano siano esposti alla morte, come Abele al principio del mondo, nondimeno è vero dire che egli custodisce tutti quelli che l’amano. I peccatori che quaggiù si considerano superiori per la loro potenza periranno miseramente e si vedranno spogliati della gloria passeggera in cui riponevano la loro fiducia.

21 La mia bocca dirà la lode del

Signore e benedica ogni carne

il suo santo nome nel secolo e nel secolo del secolo.

La mia bocca narra le lodi del Signore. Ogni carne benedica il suo santo nome in questo secolo e in eterno. Termina il profeta dove ha cominciato. Dopo aver esposto tutti i motivi che aveva di lodare Dio, dichiara che narrerà e non cesserà di narrare le sue lodi, ma invita egli tutti gli uomini nel tempo stesso a benedire eternamente il suo santo nome.

 

Da Agostino

( lode di Davide )

1 Ti esalterò, Dio, mio re e benedirò il tuo nome

nel secolo e nel secolo del secolo.

Ti esalterò, mio Dio [e] re mio, e benedirò il tuo nome nel secolo e nel secolo del secolo. Ecco iniziata la lode di Dio, che si protrarrà fino al termine del salmo. Quanto al titolo del salmo, esso reca: Lode, per lo stesso David. Siccome però col nome di David è stato chiamato colui che è venuto a noi dalla stirpe di David , cioè il nostro Re, colui che ci governa e introduce nel suo regno, per questo le parole: Lode, per lo stesso David significano lode a Cristo. Riguardo poi a Cristo, egli secondo la carne è David perché figlio di David, ma secondo la divinità è Creatore e Signore di David.

Vien qui da pensare all'onore che l'Apostolo tributa all'antico popolo di Dio, dal quale provennero gli Apostoli, primi fra i credenti, e le numerose comunità delle origini. L'Apostolo, dunque, volendo tessere l'elogio di quell'antico popolo, dice così: Da loro [sono] i padri, e da loro [è] Cristo secondo la carne, che è al di sopra di tutto Dio benedetto nei secoli .

Se pertanto Cristo secondo la carne discende da loro, certo egli è David; siccome però egli è al di sopra di tutto Dio benedetto nei secoli, per questo ti esalterò, mio Dio [e] mio re, e benedirò - dice - il tuo nome nel secolo e nel secolo del secolo. Probabilmente nel secolo corrisponde a " quaggiù " mentre nel secolo del secolo corrisponde a " in eterno ". Comincia quindi adesso a lodare Dio se vuoi lodarlo in eterno.  In effetti nei versi che seguono il salmo dice, su per giù, proprio questo.

2 Ogni giorno ti benedirò

e loderò il tuo nome, nel secolo del secolo.

Ti benedirò di giorno in giorno. Non passerà giorno nel quale non ti benedica. Non è da stupirsi che tu benedica il tuo Dio nei tuoi giorni lieti. Ma che farai se spunterà un qualche giorno triste, quali ne comportano le vicende umane, come quando abbondano gli scandali e si moltiplicano le tentazioni? Come ti comporterai quando a te uomo capiterà qualche sventura? Cesserai forse di lodare Dio e di benedire il tuo Creatore? Se interromperai la tua lode, mentivi quando affermavi: Signore, ti benedirò di giorno in giorno. Che se al contrario non interromperai [la tua lode], anche se ti sembra che le cose vadano male, trattandosi d'un giorno infelice, in realtà dinanzi a Dio ti va bene.

3 Grande è il Signore e degno di

somma lode e la sua grandezza non ha limite.

Grande [è] il Signore e straordinariamente degno di lode. In che misura avrebbe dovuto dirlo [degno di lode]?, o quali parole avrebbe dovuto cercare? Quanta ricchezza di contenuto non avrà inteso racchiudere in quello straordinariamente? Immagina quanto ti pare, ma, se è un essere che non siamo in grado di afferrare, come riusciremo a pensarlo? Egli è straordinariamente degno di lode e la sua grandezza non ha limiti. Ha detto: Straordinariamente perché la sua grandezza non ha limiti. Se pertanto fai un atto della volontà e cominci a lodarlo, non credere che possa esaurire la tua lode, se è vero che è senza limiti la grandezza di lui. Se la sua grandezza è illimitata, non crederti capace di lodarlo adeguatamente. Non è quindi meglio che, com'egli è senza limiti, così sia senza limiti la lode che gli tributi? La sua grandezza è illimitata: sia quindi illimitata anche la tua lode.

4 Generazione e generazione loderà

le tue opere e proclameranno la tua potenza.

Ogni generazione loderà le tue opere. È infatti probabile che generazione e generazione significhi tutte le generazioni.  La semplice ripetizione usata da chi parla è, per la mente di chi riflette sulle sue parole, una proiezione verso l'infinito. Ecco la presente generazione, quella che adesso è sulla terra: come è venuta così se ne andrà; comunque è lei che ora loda le opere di Dio. Poi ne succederà un'altra a cui la prima farà posto: anche questa loderà certamente le opere di Dio. Dopo di questa ce ne sarà un'altra ancora, e sino alla fine del mondo quante generazioni! O non sarà vero piuttosto che, ripetendo la parola, ci ha voluto inculcare due particolari generazioni? Cioè: la presente generazione nella quale siamo figli di Dio e l'altra generazione in cui saremo figli della resurrezione? La Scrittura stessa parla di figli della resurrezione e chiama la resurrezione nuova generazione.

5 Parleranno della magnificenza di

gloria della tua santità e  racconteranno le tue meraviglie.

6 Diranno la potenza delle tue

opere terribili e racconteranno la tua grandezza.

E proclameranno la tua potenza. Non per altro motivo infatti gli uomini loderanno le tue opere se non per proclamare la tua potenza. Nella scuola si presentano ai fanciulli cose da lodare, e tutte queste cose che si propongono per essere lodate son opere di Dio. S'invita l'uomo a lodare il sole, il cielo, la terra, e, per scender a cose più modeste, gli si fa lodare la rosa, l'alloro. Son tutte opere di Dio, e si presentano, si accettano, si lodano. Si elogiano le opere, senza dir nulla dell'artefice! Io al contrario voglio che attraverso le opere venga lodato il Creatore: non mi piace il lodatore ingrato. Come fai, del resto, a lodare l'opera e a non dir nulla di colui che l'ha fatta? Nelle cose visibili cos'è che tu lodi? La bellezza, l'utilità, qualche energia o potere proprio di tali cose. Orbene, se ti incanta la loro bellezza, cosa c'è di più bello di chi le ha fatte? Se ne decanti l'utilità, cos'è più utile del Creatore dell'universo? Se ne lodi il vigore, cos'è più potente di colui dal quale tutto fu creato? Anche dopo create, le creature non vengono abbandonate ma vengono tutte sorrette e ordinate. Quando dunque la generazione e generazione dei tuoi servi loda le tue opere loda te. Come dunque ti loda? E proclameranno la tua potenza. Lodando le tue opere proclamano la tua potenza. Questi lodatori, fedeli santi e buoni, sono lodatori veraci, non ingrati verso la grazia. Se lodano le diverse opere di Dio, eccelse o umili, celesti o terrestri, fra queste varie opere divine che lodano trovano anche se stessi, che son certamente opera di Dio. Lodando quindi le opere di Dio, dovrai lodare anche te stesso in quanto anche tu sei opera di Dio. Ma allora come la metterai con le parole: Non ti lodi la tua bocca ?  In te loda Dio, non te stesso. Lodati non perché tu sei così e così, ma perché lui ti ci ha fatto; non perché tu sia in grado di fare questo o quello, ma perché in te e per te è lui che lo può. In questo modo loderanno te e proclameranno la tua potenza.

7 Proclameranno il ricordo della

abbondanza della tua dolcezza

ed esulteranno per la tua giustizia.

8 Misericordioso e pietoso il Signore

paziente e pieno di misericordia.

Misericordioso e compassionevole [è] il Signore, longanime e molto misericordioso; il Signore [è] buono verso di tutti e le sue misericordie [si estendono] a tutte le sue opere. Se egli non fosse così, nulla potrebbe esigere da noi. Osserva te stesso! Peccatore qual eri, cosa meritavi? Avendo disprezzato Dio, cosa meritavi? Pensaci e vedrai che null'altro ti sarebbe spettato se non la punizione e il supplizio. Ti è stato dato il perdono quand'eri peccatore; ti è stato dato lo Spirito che giustifica; ti sono stati dati l'amore e la carità con cui sei in grado di compiere ogni bene; inoltre egli ti darà la vita eterna in compagnia degli angeli. Tutto per sua misericordia. Non vantare in alcun modo i tuoi meriti, poiché anche questi tuoi meriti sono doni suoi. E per la tua giustizia esulteranno .  Misericordioso e compassionevole [è] il Signore in coloro che ha già perdonati, invece in coloro che non ha ancora perdonati [è] longanime perché non condanna ma aspetta e mentre aspetta grida: Convertitevi a me e io mi volgerò a voi ; anzi, esagerando nel pazientare dice: Non voglio la morte dell'empio ma che si converta e viva .

9 Dolce il Signore con tutti e le sue

compassioni su tutte le sue opere.

Buono [è] il Signore verso di tutti e le sue misericordie [si estendono] a tutte le sue opere. Perché allora condanna? perché flagella? O che forse coloro che, condanna e flagella non sono sue opere? Lo sono senz'altro. Vuoi quindi constatare come sopra tutte le sue opere [si estendano] le sue misericordie? Si tratta di quella longanimità per cui fa sorgere il suo sole sui buoni e sui cattivi. Non si tratta qui delle sue misericordie verso tutte le sue creature? Solo quando dirà: Andate al fuoco eterno che è stato preparato per il diavolo e i suoi angeli , non vi sarà più misericordia ma severità.

10 Ti confessino, Signore,

tutte le tue opere e i tuoi santi ti confessino.

Confessino a te, Signore, tutte le tue opere e i tuoi santi ti benedicano. Tutte le tue opere confessino a te. Cosa dice mai? Non è forse opera di lui la terra? o non son opera di lui le piante, gli animali, le bestie feroci, i pesci, gli uccelli? Forse che non son tutti opera di lui? Certo, tutti questi esseri sono opera di Dio. In che modo, allora, potranno questi esseri confessare a lui? Ben vedo come nell'angelo - poiché anche l'angelo è opera di Dio - la creatura confessi al Creatore. Così anche per l'uomo: è un'opera di Dio e quando confessa a lui è un'opera di Dio che confessa. Ma forse che le piante e le pietre hanno una voce che loro consenta la confessione?

Ma in che senso l'universo creato loda Dio? In quanto tu, mirando la creatura e trovandola bella, in essa lodi Dio. Non è forse vero che, se ti metti a considerare la bellezza sparsa nell'intero mondo creato, la stessa bellezza come con un unico accento ti risponde: Non sono stata io a farmi ma Dio?

11 Diranno la gloria del tuo regno

e parleranno della tua potenza,

[Narreranno la gloria del tuo regno e parleranno della tua potenza. Quant'è potente Dio, che ha creato la terra! quant'è potente Dio, che ha riempito la terra di cose buone, che ha dato a ciascuno degli animali una vita sua propria, che ha immesso nelle profondità della terra semi così svariati da produrre tutta questa diversità di arbusti, tutta questa magnificenza di piante! Quanto è potente Dio! quanto è grande! Tu interroghi la creatura ed essa ti risponde, e dalla sua risposta, come da una confessione fatta dalla creatura, tu, santo di Dio, prendi lo spunto per benedire Dio e annunziare la sua potenza.

12 per far conoscere ai figli degli

uomini la tua potenza e la gloria

della magnificenza del tuo regno.

Per far conoscere ai figli degli uomini la tua potenza e la gloria del grande splendore del tuo regno. I tuoi santi celebrano la gloria dello splendore, veramente grande, del tuo regno. Se è vero che tutto ciò che splende ha da te il suo splendore, quale splendore non dovrà avere il tuo stesso regno!

Riflettete, fratelli, e, se potete e per quanto potete, pensate allo splendore del regno che ha da venire, di quel regno a proposito del quale è detto nella nostra preghiera: Venga il tuo regno . Questo è il regno che ci auguriamo venga; questo è il regno che i santi annunziano come prossimo a venire. Osservate il mondo presente: ha un suo splendore. Quale splendore non hanno la terra, il mare, l'aria, il cielo, gli astri! Tutte queste meraviglie non sbigottiscono chiunque si pone a considerarle? La loro bellezza non è talmente elevata da far pensare che nulla possa trovarsi di più bello? Eppure, in questo mondo, immersi in tanto splendore e in una bellezza che quasi non dubiteresti a qualificare come ineffabile, accanto a te vivono anche i vermiciattoli e i topi e tutti gli esseri che strisciano sulla terra: esseri di questa levatura vivono insieme con te in questo magnifico splendore. Quale non sarà lo splendore di quel regno dove insieme con te non vivranno se non gli angeli?

Dicendo [la gloria] dello splendore, veramente grande del tuo regno, inculca qualcosa che ora non vediamo ma che pur senza vedere crediamo, e credendolo desideriamo

13 Il tuo regno è regno

di tutti i secoli e il tuo dominio

in ogni generazione e progenie.

Il tuo regno. Di qual regno parlo? È il regno di tutti i, secoli. Anche il regno dell'era presente ha un suo splendore, ma non è quella grandezza che rifulge nel regno di tutti i secoli. E il tuo dominio [si estende] per ogni generazione e generazione. È la solita ripetizione, con cui ci si indica o tutta la serie delle generazioni ovvero quella generazione che verrà, terminata la presente generazione.

Fedele il Signore in tutte le sue parole e santo

in tutte le sue opere.

Il Signore [è] fedele nelle sue parole e santo in tutte le sue opere. Fedele [è] il Signore nelle sue parole. Infatti, non ci ha forse dato tutto quello che aveva promesso? Fedele il Signore nelle sue parole. Ci sono, è vero, delle cose che ci ha promesse e non ancora date, ma sulla base di quel che ci ha dato ci si fidi di lui! Il Signore [è] fedele nelle sue parole. Anche se avesse soltanto parlato, noi potremmo fidarci di lui; lui però non s'è contentato di parole: ha voluto farci avere in mano anche la sua Scrittura. Ha fatto come quando tu, promettendo qualcosa, dici all'interessato: Se non ti fidi, ecco che te lo metto per iscritto. In realtà, una generazione va e un'altra viene, e, mentre i secoli passano, i mortali si avvicendano andandosene gli uni e succedendone altri. Per questo fu necessario che la Scrittura di Dio rimanesse immutata, quasi documento autografo lasciato da Dio che tutti i viventi sulla terra potessero leggere, ciascuno a suo tempo, e tutti incamminarsi sulla via delle promesse divine. E delle cose scritte in questo autografo quante sono quelle che già ha attuate! Certuni stentano a credergli per quanto riguarda la resurrezione dei morti e il mondo a venire, che sono le uniche cose che restano a verificarsi.

Non c'è dubbio che, contando le promesse già realizzate, puoi persuaderti che realizzerà anche quanto gli resta da mantenere. In quel documento autografo trovi come  aveva promesso il suo unico Figlio; ebbene, non l'ha risparmiato ma l'ha immolato per tutti noi . Metti questo fra le promesse adempiute: il pegno dello Spirito Santo .

Non gli si presterà fede nemmeno dopo che ha mantenuto tante promesse? Cosa rimane? Ecco, hai potuto fare i conti. Ha mantenuto un gran numero di promesse capitali, e sarà diventato immeritevole di fiducia per quel che concerne le poche che rimangono? Certo no! Perché? Perché fedele è il Signore nelle sue parole e santo in tutte le sue opere.

14 Rialza il Signore tutti quelli

che cadono e solleva tutti gli abbattuti.

il suo santo nome nel secolo e nel secolo del secolo.

Il Signore dona stabilità a tutti coloro che cadono. Ma chi sono coloro che cadono? Tutti assolutamente siamo gente che cade, ma cadiamo ciascuno in modo diverso.

Coloro che pur di rimanere santi, in questo mondo subiscono perdite e sono disprezzati a livello umano; coloro che da ricchi si fanno poveri, da nobili si fanno meschini, e ciononostante si conservano santi dinanzi a Dio: tutti costoro son come gente che cade. C'è però il Signore che dona stabilita a tutti coloro che cadono. Sette volte cade il giusto e si risolleva, mentre gli empi restano sfibrati nel [loro] male . Se il male si abbatte sugli empi, questi ne restano affranti; se invece si abbatte sui giusti, il Signore dona stabilità a tutti quelli che cadono.

15 Gli occhi di tutti in te sperano

e tu dai il loro cibo nel tempo opportuno.

Gli occhi di tutti sperano in te e tu dai a loro il cibo a tempo debito. Proprio come chi distribuisce il cibo ai malati, tu lo dai al tempo opportuno, cioè quando il malato lo deve prendere; e dai quel cibo che l'altro deve prendere.

Chi dunque ricorre a Dio chiedendo cose giuste, se non viene esaudito non deve perdersi d'animo, non deve abbattersi. I suoi occhi aspettino il cibo che egli dà al tempo opportuno. Se non [lo] dà, lo fa perché non diventi dannoso ciò che dà. Non chiedeva infatti una cosa cattiva l'Apostolo quando scongiurava il Signore che gli togliesse lo stimolo della carne, l'angelo di satana da cui era schiaffeggiato. Eppure, per quanto supplicasse, non ottenne [ciò che chiedeva] perché era ancora tempo di esperimentare la propria debolezza e non ancora il momento giusto per ricevere il cibo. Gli disse: Ti basta la mia grazia, poiché la virtù si perfeziona nella debolezza . Il diavolo chiese di tentare Giobbe e l'ottenne . Riflettete, miei fratelli, su questo grande mistero: un mistero che dovete apprendere, meditare di frequente, tener fisso nell'animo, né mai dimenticarlo, quando soprattutto abbondano le tentazioni di questo mondo.

Imparate a non brontolare contro Dio, nemmeno nel caso che egli si rifiuti di esaudirvi; e che non succeda che cessino sulle vostre labbra le parole scritte sopra: Ogni giorno ti benedirò.

16 Tu apri la tua mano e

riempi ogni creatura di benedizione.

Apri la tua mano e riempi di benedizione ogni vivente. Sebbene qualche volta ti rifiuti di dare, tuttavia al momento opportuno dài. Rimandi, non neghi, per dare al momento opportuno.

17 Giusto il Signore in tutte le sue

vie e santo in tutte le sue le sue opere.

Giusto [è] il Signore in tutte le sue vie. Sia che colpisca sia che risani, egli è giusto e presso di lui non c'è ingiustizia. Non per altro tutti i santi, quando vennero a trovarsi nella prova, lodarono la sua giustizia e poi chiesero i suoi doni. Prima dissero: È giusto quello che fai. Così pregò Daniele e così altri santi ancora: Giusti sono i tuoi decreti; a buon diritto soffriamo, meritamente soffriamo . Non accusarono Dio d'ingiustizia, né d'iniquità, né di insipienza. Prima, anche sotto i suoi flagelli, lo lodarono e così lo esperimentarono pronto a nutrirli. Giusto [è] il Signore in tutte le sue vie. Nessuno lo ritenga ingiusto, quando avesse a soffrire qualche male; lodi piuttosto la sua giustizia e accusi la propria colpevolezza. Giusto [è] il Signore in tutte le sue vie e santo in tutte le sue opere.

18 Vicino è il Signore a tutti

quelli che lo invocano,

a tutti quelli che lo invocano con verità.

Vicino è il Signore a tutti coloro che lo invocano. Come la mettiamo allora con quell'altro detto: Accadrà che, quando mi invocheranno, io non li esaudirò ? Bada bene però a come continua: A tutti coloro che lo invocano nella verità. Molti infatti non lo invocano nella verità. Ricorrono a lui, ma cercano altro, non lui. Perché ami Dio? Perché mi ha dato la salute. È ovvio, te l'ha data lui: da nessun altro infatti ci viene la salute, se non da lui. Dice ancora: A me, che non possedevo nulla, ha procurato una moglie ricca e sottomessa. Sì, anche questo te l'ha dato lui, è vero. Continui: Mi ha dato molti figli e tutti buoni; mi ha dato dei familiari, insomma ogni sorta di beni mi ha dato. E per questo lo ami? E, contento di questo, non aspiri ad altro? Sii affamato! continua a picchiare alla porta del padrone di casa. Ha ancora dell'altro da darti. Pur possedendo tutte le cose che dici d'aver ricevuto, sei ancora un mendico, anche se non te ne accorgi. Porti ancora con te quel cencio del tuo corpo mortale né hai ricevuto la stola della gloriosa immortalità; e, ritenendoti quasi sazio, non continui a chiedere? Beati coloro che hanno fame e sete della giustizia perché essi saranno saziati . Se pertanto Dio è buono perché ti ha dato gli altri beni, quanto non sarai più beato quando ti avrà dato se stesso?

Lo hai importunato desiderando da lui tante cose; per favore, desidera anche lui. E non ti credere che le cose richieste siano più dolci di lui o che, anche da lontano, possano essere paragonate a lui.

19 Farà la volontà di quelli che lo

temono, esaudirà la loro supplica e li salverà.

Farà la volontà di coloro che lo temono. La farà, la farà. Anche se non subito, la farà certamente. Sta' sicuro! Se temi Dio facendo la sua volontà, ecco, lui da parte sua viene in qualche modo a servirti e fa la tua volontà. Vedi al riguardo come il medico ascolta [i malati] perché abbia a salvarli. Ascolta l'Apostolo. Dice: Nella speranza siamo stati salvati. Ora la speranza [di ciò] che si vede non è speranza; se invece speriamo ciò che non vediamo, lo aspettiamo con pazienza , aspettiamo cioè la salvezza che, a detta di Pietro, è pronta per essere manifestata nei tempi della fine .

20 Custodisce il Signore

tutti quelli che lo amano

e disperderà tutti i peccatori.

Di tutti coloro che lo amano ha cura il Signore; egli disperderà tutti i peccatori. Vedete come in Dio, pur così ricco di dolcezza, ci sia anche la severità. Egli salverà tutti coloro che sperano in lui, tutti i credenti, tutti quelli che lo temono e lo invocano nella verità. E disperderà tutti i peccatori. Chi son questi peccatori, se non tutti coloro che persistono nel peccato, coloro che muovono rimproveri non a se stessi ma a Dio, coloro che ogni giorno han da litigare con Dio, che, ripromettendosi falsamente il perdono, per questa sicurezza non abbandonano il peccato e l'empietà? Verrà giorno in cui tutti costoro saranno divisi e si faranno quei due ben noti gruppi, che saranno collocati l'uno a destra e l'altro a sinistra. Allora riceveranno i giusti il regno eterno, mentre gli altri andranno al fuoco eterno .

21 La mia bocca dirà la lode del

Signore e benedica ogni carne

Così stanno le cose, e noi ci siamo sentiti descrivere la benedizione del Signore, le opere del Signore, le gesta mirabili del Signore, i tratti della sua misericordia e gli interventi della sua severità. Ci siam sentiti parlare della sua Provvidenza verso tutte le sue opere e la lode che a lui tutte le opere tributano. Ora notate come, sempre a lode di lui, concluda: La mia bocca narrerà la lode del Signore, e  ogni carne benedica il suo santo nome nel secolo e nel secolo del secolo.

Dai Padri

1 Origene: salmo di rendimento di grazie  .

Crisostomo: il figlio adottivo che gioisce della tavola spirituale rende gloria al Padre. Mio Dio, mio re: queste parole mostrano che è intimo della famiglia: un po’ come Dio è il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe.

Teodoreto: lo chiama mio re per uno slancio d’amore.

Ilario: tutti i profeti ci annunciano che il Cristo è il protagonista di questo salmo. Il salmista comincia col dire che Dio è il suo re; una volta deposto il suo corpo mortale, sarà reso conforme al suo re per tutta l’eternità.

Cassiodoro: questo salmo apre la serie dei sette salmi che sono sette laudes, cioè lodi al Cristo. Mio re: il salmista dichiara di essere al servizio di questo.

Ruperto: il titolo di questo salmo è lode di Davide: l’anima piena di amore di Dio lo canta al Cristo, il vero Davide, il vero re. Il canto comincia con benedizioni, si svolge di benedizione in benedizione e termina con le benedizioni eterne.

2 Origene: le nostre lodi non aggiungono nulla a Dio ma la lode riempie noi di luce.

Crisostomo: consacrarsi alla lode è proprio di un animo filiale.

Cassiodoro: chi loda il Signore tutti i giorni lo loderà per sempre nel giorno eterno.

3 Teodoreto il salmista esprime, con i mezzi che gli sono propri, che il Signore non è circoscritto entro limiti.

5 Teodoreto: le espressioni ridondanti del profeta mostrano come sia al di là della sua forza ciò che egli vuole lodare.

7 Origene: l’uomo celebra le opere di Dio ripetendo ciò che Dio stesso ha detto nei giorni della creazione: tutto è buono, molto buono (Genesi 1,31).

9 Eusebio: le sue misericordie sono più grandi di tutte le sue altre opere.

Crisostomo: ricco di misericordia, infatti non può essere misurata né compresa fino in fondo, anche verso i peccatori e quanti vivono una vita malvagia.

Crisostomo gli esseri che non hanno l’uso della parola benedicono Dio con la loro stessa esistenza e lo benedicono ancora per mezzo della voce dell’uomo.

13 Girolamo: il Signore è fedele: ha portato a compimento tutto ciò che aveva promesso per mezzo dei profeti.

14 Crisostomo: se qualcuno non si rialza, Dio non può essere chiamato in causa, lui che vuole rialzarlo. In quel caso è l’uomo che non vuole stare in piedi. Infatti Dio dona ciascuno ciò di cui ha bisogno. Le vie di Dio e le sue opere sono tutta l’economia divina. A tutti egli dona il necessario, ma a quanti lo invocano dona anche la vicinanza divina. Il profeta termina con la lode dopo aver menzionato tutte le creature di Dio, perché tutto il mondo è pieno della sua bontà.

21 Origene: ogni carne che benedice il nome di Dio nei secoli dei secoli vedrà la salvezza di Dio nei secoli dei secoli.

Teodoreto: qui il profeta non attribuisce solo ai giudei il compito di lodare Dio, come aveva detto altrove, ma profeticamente invita alla lode ogni carne, cioè ogni uomo

 

 

 

 

 

 

 

Salmo 145

1 ( Alleluia , di Aggeo e Zaccaria )

2 Loda anima mia il Signore.

Loderò il Signore nella mia vita,

salmeggerò al mio Dio finchè sarò.

Non confidate nei principi,

3 nei figli degli uomini per i quali non c’è salvezza.

4 Uscirà il suo spirito, ritornerà alla

sua terra. In quel giorno

periranno tutti i loro pensieri.

5 Beato colui del quale è suo aiuto

il Dio di Giacobbe, la sua speranza nel Signore suo Dio,

6 che ha fatto il cielo e la terra,

il mare e tutto ciò che è in essi,

7 che custodisce la verità in eterno,

opera il giudizio per coloro che

patiscono ingiustizia, dà il cibo agli

affamati. Il Signore scioglie gli uomini in ceppi.

8 il Signore illumina i ciechi, il Signore rialza quelli che

sono caduti. Il Signore ama i giusti.

9 Il Signore custodisce i forestieri,

solleverà l’orfano e la vedova, e la

via dei peccatori manderà in rovina.

10 Regnerà il Signore in eterno,

il tuo Dio, Sion, di generazione in generazione.

 

Da Sacy

1 ( Alleluia , di Aggeo e Zaccaria )

2 Loda anima mia il Signore.

Loderò il Signore nella mia vita,

salmeggerò al mio Dio finchè sarò.

Non confidate nei principi,

3 nei figli degli uomini per i quali non c’è salvezza.

4 Uscirà il suo spirito, ritornerà alla

sua terra. In quel giorno

periranno tutti i loro pensieri.

Anima mia, loda il Signore: io loderò il Signore finché vivrò, salmeggerò al mio Dio finché esisterò…Tutta la gloria appartiene unicamente al Signore. Invano si ripone la fiducia nei principi e negli uomini come se gli altri potessero salvare coloro che non possono salvare se stessi. Ma perché non possono essi salvarsi né salvare gli altri? Perché sono mortali e perché nel tempo stesso che la loro anima si separa dal loro corpo la loro carne ritorna alla terra donde è uscita ed allora tutti si dileguano e vanno a perire i pensieri che essi avevano o che avevano quelli che in loro vanamente confidavano. Vengano dunque ad udire, dice Giovanni Crisostomo, coloro che mettono tutto il loro appoggio sopra un soccorso così fragile qual è quello degli uomini, che non possono difendere se stessi dalla morte e che essendo morti diventano muti ed insensibili alla pari delle pietre.

5 Beato colui del quale è suo aiuto

il Dio di Giacobbe, la sua speranza nel Signore suo Dio,

6 che ha fatto il cielo e la terra,

il mare e tutto ciò che è in essi,

Beato colui che ha per suo aiuto il Dio di Giacobbe, che spera nel Signore suo Dio che ha fatto il cielo e la terra… Dopo aver dissuaso gli uomini dal riporre la loro speranza in altri uomini fragili e mortali come loro, il profeta scopre ad essi il vero luogo di rifugio ove possono trovare una totale sicurezza. Togliendo loro tutti gli appoggi vani ed inutili fa loro conoscere al tempo stesso quale sia quello che si deve considerare come saldo e incrollabile, quello che non distrugge la menzogna se non per stabilire la verità. L’unico appoggio della umana fiacchezza è il Signore, il Dio di Giacobbe e della stirpe di Giacobbe. Beato dunque è colui che ha per protettore non i principi né alcuno dei figli degli uomini, ma Dio stesso e che stabilisce la sua speranza nel Creatore dell’universo e di tutti gli uomini. Essendo onnipotente creatore non può venir meno alla verità delle promesse che ha fatto a quelli che lo temono e sperano in lui.

7 che custodisce la verità in eterno,

opera il giudizio per coloro che

patiscono ingiustizia, dà il cibo agli

affamati. Il Signore scioglie gli uomini in ceppi.

8 il Signore illumina i ciechi, il Signore rialza quelli che

sono caduti. Il Signore ama i giusti.

9 Il Signore custodisce i forestieri,

solleverà l’orfano e la vedova, e la

via dei peccatori manderà in rovina.

Trovandosi gli Ebrei schiavi e stranieri in Babilonia e come ciechi e spezzati dall’oppressione di ogni sorte di miserie  non dovevano riporre le loro speranze se non in colui che come Dio aveva il potere di dare la libertà agli schiavi, di rendere la vista ai ciechi, di ristabilire per una virtù onnipotente le membra spezzate e di proteggere i pellegrini, gli orfani e le vedove in mezzo a loro. Ciò nonostante affinché qualcuno non si ingannasse e non si immaginasse che bastava essere schiavo, cieco, spezzato nelle membra e straniero per essere certo del divino aiuto, il profeta aggiunge: che il Signore ama i giusti. Cioè per essere amato da Dio bisogna fare in modo di essere giusti e che innanzitutto per la giustizia si merita di aver Dio per protettore. Egli esorta dunque gli israeliti a rendersi degni nell’amore di Dio col diventare giusti. Ci sono, dicono i santi padri, altre catene oltre quelle che legano le membra ed altre tenebre oltre quelle che offuscano gli occhi del corpo. Queste catene e queste tenebre sono quelle del peccato. Questi vincoli spirituali sono rotti dal Signore con la sua grazia e le tenebre del nostro cuore sono da lui dissipate con la luce della sua verità. La caduta del primo uomo e le particolari cadute di ogni uomo hanno fiaccato tutta l’umanità. Ma il medico onnipotente, il caritatevole samaritano è venuto a spargere i veri rimedi nelle piaghe dei figli di Adamo: è venuto a ristabilirli e a rialzarli, essendosi egli stesso profondamente abbassato con la sua incarnazione. Tutte le vie, tutti i pensieri, tutti i desideri, tutti i vani progetti dei peccatori e dei nemici del popolo di Dio periranno, quando si vedranno adempiute le ultime seguenti parole del nostro salmo…

10 Regnerà il Signore in eterno,

il tuo Dio, Sion, di generazione in generazione.

Regnerà il Signore per sempre: il tuo Dio o Sion regnerà nel corso di tutte le generazioni… Il regno temporale di Gesù Cristo nella chiesa della terra e l’eterno suo impero nei cieli ci possono egualmente essere significati dalle parole del profeta. Se le spieghiamo nel primo, le vie dei peccatori, che dovevano essere distrutte significano tutte le persecuzioni degli infedeli che non hanno potuto impedire l’affermazione del regno suo nella chiesa. Se le intendiamo del secondo ci indicano esse il finale sconvolgimento di tutti i disegni e di tutte le opere  dei perversi, la cui passeggera potenza finirà per far luogo al supremo ed eterno impero di Gesù Cristo. Il profeta si rivolge a Sion, cioè a Gerusalemme, perché dovendo essere queste città ristabilita dopo la schiavitù, colui che da lei si riconosceva per suo Dio, doveva incominciare ad introdurvi il regno spirituale ed eterno del suo Figlio che si sarebbe esteso sopra tutte le generazioni e sopra tutte le nazioni della terra.

Da Agostino

1 ( Alleluia , di Aggeo e Zaccaria )

I cantici divini sono la letizia del nostro spirito quaggiù dove nemmeno il pianto è privo di gioia. Per il fedele che peregrina in questo mondo non c'è ricordo più soave di quello della città da cui è lontano; nello stesso tempo però il ricordo di quella città durante l'esilio non lo lascia senza dolore e gemito. Meno male che c'è la speranza certa del nostro ritorno, la quale consola e sospinge anche chi si sente triste nel suo peregrinare. Che le parole di Dio afferrino il vostro cuore, e il vostro padrone rivendichi per sé la roba sua, cioè le vostre menti, in modo che non si volgano ad altre mete.

2 Loda anima mia il Signore.

Loderò il Signore nella mia vita,

salmeggerò al mio Dio finchè sarò.

Ecco come canta il salmo. È la voce di uno (se volete, è la vostra voce), di uno che esorta la sua anima a lodare Dio e dice a se stesso: Loda, anima mia, il Signore. Nelle tribolazioni e nelle prove della vita presente succede a volte che, vuoi o non vuoi, l'anima assapori il turbamento… Se ne parla in un altro salmo, dove è detto: Perché sei triste, anima mia, e perché mi turbi? 1 Per sgombrarla dal suo turbamento le si suggerisce una gioia, motivata non dal possesso reale di un bene ma dalla sua speranza… Orbene, questa speranza noi l'abbiamo ricevuta e per conseguenza, possedendo questa speranza, non possiamo non essere nella gioia. Per quanto la vita presente ci riservi delle difficoltà e sia piena di uragani e di tempeste, la nostra anima è impavida perché sostenuta da questa speranza; anzi gode nella speranza, come dice l'Apostolo: Lieti nella speranza, pazienti nella tribolazione .

Ecco l'anima dotata d'una forza che, per così dire, la solleva a Dio e la pone in condizione di lodarlo. Le si dice infatti: Loda, anima mia, il Signore. Nella mia vita? Mia speranza tu sei quaggiù. Lo ripetiamo: Quaggiù tu sei la mia speranza; mia porzione invece non lo sei quaggiù ma nella terra dei viventi . Questa infatti è terra di morienti: da qui dobbiamo andarcene; l'importante è per quale destinazione.

Difatti vivi in forza della speranza: quindi loda [Dio] per la speranza, canta per la speranza. Non cantare per ciò che ti è causa di morte; canta per ciò che ti fa vivere. Causa della tua morte è il mondo presente con le sue tristezze; nella speranza del mondo a venire hai la vita. Dice: Loderò il Signore nella mia vita

Non confidate nei principi,

Non confidate nei potenti. Fratelli, è un affare serio quello che ci viene affidato. È parola divina e dall'alto risuona ai nostri orecchi. Capita infatti in questo mondo, ve lo dico subito, che l'anima umana quando è messa alla prova da non so quale sventura disperi del Signore e preferisca sperare nell'uomo. Comincia a ricercare e a riconoscere il tuo Creatore. Egli non abbandonerà la sua creatura, a meno che non sia la creatura stessa ad abbandonarlo.

Il salmista: pieno com'è dello Spirito in tutta la sua abbondanza, viene a darci dei suggerimenti. Ci vede distanti mille miglia, vede il nostro peregrinare lontano, osserva che non solo ci rifiutiamo di lodare Dio ma non vogliamo nemmeno sperare in lui. Per questo ci dice: Non confidate nei potenti né nei figli dell'uomo, in cui non c'è salvezza. La salvezza è nell'unico Figlio dell'uomo che è  Figlio di Dio.

3 nei figli degli uomini per i quali non c’è salvezza.

4 Uscirà il suo spirito, ritornerà alla

sua terra. In quel giorno

periranno tutti i loro pensieri.

Secondo il parere della maggior parte degli uomini, cosa sono, insomma, questi figli dell'uomo? Vuoi sapere cosa siano? Uscirà il suo spirito e tornerà nella sua terra. Ecco, l'uomo parla e questo è tutto: egli non sa quanto tempo gli resti per parlare. Ecco uno che minaccia: egli non sa quanto tempo potrà vivere. Improvvisamente uscirà il suo spirito ed egli se ne tornerà alla sua terra. Forse che il suo spirito uscirà quando lui vorrebbe? Uscirà, e uscirà anche quando lui non vorrebbe, e a sua insaputa se ne tornerà alla terra. Uscito lo spirito, il corpo ritorna alla terra. Orbene in quel giorno periranno tutti i suoi pensieri.

5 Beato colui del quale è suo aiuto

il Dio di Giacobbe, la sua speranza nel Signore suo Dio,

6 che ha fatto il cielo e la terra,

il mare e tutto ciò che è in essi,

La sua speranza [è] nel Signore suo Dio. Chi è questo Signore suo Dio? Statemi attenti, fratelli! Ci son molti che hanno una pleiade di divinità e le chiamano loro signori e loro dèi. Ma dice l'Apostolo: Sebbene ci siano dei cosiddetti dèi sia in cielo sia sulla terra, come ci sono molti dèi e molti signori, tuttavia per noi c'è un Dio solo, il Padre, da cui provengono tutte le cose e un solo Signore, Gesù Cristo, per mezzo del quale esistono tutte le cose . Sia dunque lui, il Signore tuo Dio, la tua speranza. La tua speranza sia riposta in lui.

7 che custodisce la verità in eterno,

opera il giudizio per coloro che

patiscono ingiustizia, dà il cibo agli

affamati. Il Signore scioglie gli uomini in ceppi.

Or dunque, il mio Dio, colui nel quale è riposta la mia speranza, è quel Dio che ha fatto il cielo e la terra, il mare e tutto ciò che in essi si trova. Per quanto riguarda poi me personalmente, cosa fa verso di me? Egli custodisce la verità in eterno. Inculca l'amore e il timore di Dio. Egli custodisce la verità in eterno? Egli è giudice di coloro che ricevono ingiustizia. Si prende la vendetta di coloro che, fratelli, subiscono ingiustizie; in loro favore farà il giudizio. Se pertanto egli protegge chi è oggetto d'ingiustizia ed è pronto a castigare gli ingiusti, esaminati prontamente e vedi in quale delle due categorie vuoi essere.

8 il Signore illumina i ciechi, il Signore rialza quelli che

sono caduti. Il Signore ama i giusti.

Fu illuminato dal Signore colui che fu risanato da Gesù dopo che gli ebbe spalmato gli occhi con del fango formato con lo sputo . Perché tu non ti ripromettessi qualcosa del genere, mentre in realtà il salmo parla di cose spirituali, ti ha mostrato come c'è una luce della sapienza con cui vengono illuminati i ciechi.

9 Il Signore custodisce i forestieri,

solleverà l’orfano e la vedova, e la

via dei peccatori manderà in rovina.

Il Signore custodisce i proseliti. I proseliti sono forestieri: e tutta la Chiesa dei gentili è una proselita. Rispetto ai patriarchi infatti è una comunità aggiunta, non generata dal loro sangue ma divenuta figlia imitando [la loro fede]. A custodirla c'è comunque il Signore, non un qualsiasi uomo. Egli accoglierà l'orfano e la vedova. Nessuno pensi trattarsi di pupilli a motivo dell'eredità o di vedove per non so quale privata faccenda. In effetti, è vero che anche a costoro Dio provvede e che, fra tutte le iniziative che si possono prendere dall'uomo, opera eccellente compie colui che si prende cura del pupillo e non abbandona la vedova. Tuttavia, da un punto di vista un po' particolare, tutti siamo dei pupilli: non perché il nostro padre sia morto, ma perché è lontano.

Finché siamo uniti al corpo mortale e dimoriamo nel luogo del nostro esilio, è assente il nostro Padre, a cui gridiamo: Padre nostro che sei nei cieli . E anche la Chiesa è vedova: perché lo sposo, il marito, è ora assente. Un giorno però tornerà colui che adesso, non veduto ma desiderato, la protegge. Grande infatti è il desiderio che ci rapisce a lui, e, sebbene non lo vediamo, lo desideriamo mossi dall'amore. Fruiremo stabilmente dei suoi amplessi quando lo vedremo, se ora che non lo vediamo conserviamo la fede in lui.

Cosa volle dunque intendere, o fratelli, parlandoci di orfano e di vedova? La gente priva di ogni risorsa e di ogni aiuto. L'anima che nel mondo si sente abbandonata da tutto conti pure sull'aiuto di Dio. Sei un pupillo di Dio, una vedova di Dio. Egli in effetti accoglie chi è derelitto. Così infatti diceva: Accoglie il pupillo e accoglie la vedova.

10 Regnerà il Signore in eterno,

il tuo Dio, Sion, di generazione in generazione

Il Signore regnerà in eterno; il tuo Dio, o Sion. O Sion, il tuo Dio regnerà in eterno, e potrà accadere che il tuo Dio regni senza di te? Nella generazione e generazione. L'ha ripetuto due volte perché gli era impossibile ripeterlo sempre; ma tu non credere che, per essere finite le parole, finisca anche l'eternità. La parola " eternità " è composta di quattro sillabe, ma l'eternità in se stessa è senza fine. Non poteva però essere inculcata a te se non in questa maniera: Il tuo Dio regnerà nella generazione e generazione. Ha detto poco. Se avesse detto: Per tutto il giorno, sarebbe stata un'espressione ancora troppo delimitata. Se avesse detto: Per tutta la sua vita, non avrebbe dovuto forse alla fine tacere? Ama l'eternità. Regnerai senza fine, se tuo fine sarà Cristo, col quale tu regnerai nei secoli dei secoli.

Dai Padri

1 Crisostomo: infiammato dal desiderio di Dio, il salmista visita tutte le creature, trascinando tutti a formare un solo coro con lui. La più grande lode, la più grande gloria di Dio è il cercare ovunque coloro che parteciperanno in futuro alla salvezza.

Ruperto: con tutto l’amore e l’affetto che lo spingono a cantare, il salmista si rivolge alla sua anima: loda, anima mia, il Signore! E l’anima risponde: loderò il Signore nella mia vita, salmeggerò al mio Dio finché esisto. Ma perché? Lo loderò per la sua potenza che ha fatto il cielo, terra e il mare; per la sua misericordia che scioglie gli incatenati e dà la vista ai ciechi.

Eusebio: l’anima è immortale; vive ancora dopo aver lasciato il corpo. Questo versetto vuol dire che essa loderà Dio per tutta l’eternità.

Atanasio: lo loderò finché non accolga il mio spirito; e quando l’avrà accolto, lo loderò ancora.

Girolamo: della mia vita: nel Cristo che è la mia vita.

Atanasio: mettete la vostra speranza nel solo Figlio dell’uomo che ha salvato il genere umano.

4 Origene: quando lo spirito esce dal corpo, perché la vita è giunta al suo termine, anche tutti i pensieri terrestri periscono, perché l’uomo dimentica allora tutte le cose inerenti alla terra.

Cassiodoro: rende lo spirito, lo spirito che al momento della morte, lascia il corpo. Padre nelle tue mani, raccomando lo spirito mio (Luca 23,46).

5 Crisostomo: al contrario, il Dio di Giacobbe contrasta con i limiti angusti di un protettore umano.

Teodoreto: Giacobbe è citato qui come simbolo della speranza in Dio solo.

Cassiodoro: la speranza è pazienza nelle circostanze presenti e desiderio dei beni futuri.

Teodoreto: il cielo e la terra comprendono tutta la creazione, anche gli angeli.

Cassiodoro: ogni uomo è bugiardo (Salmo 115,2) ma il Cristo è la verità.

7 Atanasio: dà il cibo ad ogni carne e la sua grazia a chi la desidera.

Ilario: il cibo per il corpo e il cibo spirituale. Dio dona questo cibo per mezzo della predicazione.

Girolamo: il pane quotidiano e il pane che è il corpo del Cristo.

8 Teodoreto questo versetto annuncia il Cristo come lo descrivevano i versetti di Isaia che il Signore lesse nella sinagoga.

9 Crisostomo: non manda in perdizione il peccatore, non odia la natura, ma manda in rovina la via del peccatore, la sua azione.

10 Origene: prima dei secoli il Cristo regnava senza la carne, ora regna ugualmente per i secoli dei secoli, nella carne.

Cassiodoro: attualmente il Cristo non regna perfettamente nelle sue membra perché i loro cuori sono occupati in parte da pensieri vani… Ma quando questo corpo mortale sarà rivestito di immortalità e avrà abbandonato questi pensieri lasciando il mondo, allora in Cristo regnerà perfettamente nei suoi santi e Dio sarà tutto in tutti.

Teodoreto: il tuo Dio, o Signore, regnerà di generazione in generazione su tutti i popoli, lui che, fino ad ora, è stato considerato esclusivamente il tuo Dio.

Ilario: il Signore: è la Gerusalemme celeste.

 

 

salmo 146

alleluia di Aggeo e Zaccaria

1 Lodate il Signore perché è buona cosa il salmo

al nostro Dio; sia dolce e bella la lode.

2 È il Signore che edifica Gerusalemme;

radunerà i dispersi di Israele.

3 È  lui che guarisce i contriti di

cuore e fascia le loro ferite,

4 che conta la moltitudine delle

stelle e le chiama tutte per nome.

5 Grande è il Signore nostro e

grande la sua potenza e la sua

sapienza è senza misura.

6 Il Signore sostiene i miti

ma umilia i peccatori fino a terra.

7 Intonate al Signore la confessione,

salmeggiate al nostro Dio con la cetra.

8 A  lui che ricopre il cielo di

nubi e prepara alla terra la pioggia,

che fa crescere sui monti il fieno

e le erbe a servizio degli uomini

9 e dà agli animali il loro cibo e ai piccoli

dei corvi che lo invocano.

10 Non amerà il vigore del

cavallo e non si compiacerà

delle gambe dell’uomo.

11 Si compiace il Signore di quelli

che lo temono e di

quelli che sperano nella sua misericordia.

 

Da Sacy

alleluia di Aggeo e Zaccaria

1 Lodate il Signore perché è  buona cosa il salmo

al nostro Dio; sia dolce e bella la lode.

2 È il Signore che edifica Gerusalemme;

radunerà i dispersi di Israele.

3 È  lui che guarisce i contriti di

cuore e fascia le loro ferite,

4 che conta la moltitudine delle

stelle e le chiama tutte per nome.

Volendo il profeta invitare i popoli a lodare Dio, li eccita a ciò mediante la considerazione del vantaggio che ne viene a loro stessi. Fa loro vedere a un tempo, che per esser loro utile la lode, che gli danno, bisogna che sia grata e degna di lui; cioè che non basta lodarlo ma che le nostre lodi devono nascere da un cuore pieno di amore ed essere un frutto della fede che opera per mezzo della carità. La nostra lode sarà dunque accettevole a Dio, dice Santo Agostino, e degna di lui se la nostra vita medesima è una lode continua che noi gli rendiamo.

Il particolare motivo per cui il santo profeta esortava il suo popolo a lodare Dio era che il Signore edificava Gerusalemme e doveva radunare Israele allora disperso. Questo ha fatto credere a Giovanni Crisostomo che questo salmo si debba riferire al tempo del ritorno da Babilonia, allorché fabbricandosi per ordine di Ciro il tempio e la città di Gerusalemme, a poco a poco i Giudei dispersi si andavano radunando da ogni dove.

Ma la Gerusalemme che  costruiva il Signore ci raffigura la Chiesa di Gesù Cristo, la cui costruzione doveva essere, in una maniera del tutto, singolare l’opera di Dio, dal momento che solo il Signore aveva il potere di radunare in un solo corpo tutti i veri figli di Israele dispersi fra tutte le nazioni della terra. Egli risana quelli che hanno il cuore trafitto e fascia tutte le loro piaghe. Questo in un linguaggio figurato ci dice letteralmente ciò che aveva fatto per liberare il suo popolo dal così misero stato in cui si era visto nel corso di tanto tempo e secondo il senso spirituale ciò che Gesù Cristo è venuto a fare nel mondo mediante la sua incarnazione, quando simile a samaritano a cui si è paragonato nel Vangelo, egli con carità ha medicato e guarito le piaghe dei peccatori spezzando il loro cuore con la penitenza.

Egli conosce come sue creature il numero così prodigioso delle stelle e tutte le chiama con i loro nomi cioè le conosce perfettamente. Ma egli pure, come Salvatore, sa il numero delle stelle della sua chiesa, quelli che devono risuscitare gloriosi e trionfanti come le membra di Gesù Cristo. Egli conosce veramente chi sono e dà  a ciascuno il suo nome, chiamandoli come dice San Paolo ai vari ministeri e alle varie funzioni a cui li destina, della sua chiesa. Il Signore nostro è grande e grande è la sua potenza e non ha limiti la sua sapienza. Il Signore solleva i mansueti…

5 Grande è il Signore nostro e

grande la sua potenza e la sua

sapienza è senza misura.

6 Il Signore sostiene i miti

ma umilia i peccatori fino a terra.

Deduce il profeta dalle cose dette questa giustissima conseguenza poiché ecco qual è pressa poco il suo discorso. Non il re dei persiani, non la potenza di Israele costruisce Gerusalemme, ma il Signore ed egli deve pure radunare tanti israeliti dispersi. Non si deve dubitare della divina potenza poiché colui che sa numerare la moltitudine delle stelle e che tutte le conosce una ad una può senza dubbio conoscere anche tutti quelli del suo popolo che sono ovunque dispersi. È dunque cosa giusta riconoscere la grandezza, la potenza e la infinita sapienza del nostro Dio, del Dio di Israele che si è finalmente dichiarato il protettore dei mansueti, cioè di quelli che si sono umiliati sotto di lui e che al contrario umilia i peccatori, cioè i malvagi che perseguitano i suoi servi e li abbattono sino a terra. La sua potenza e la sua sapienza sono infinite. Se la potenza e la sapienza del Signore ci sembrano infinite nella creazione e nel governo dell’universo, quanto più lo sono nella sua nuova creazione e nel mistero della sua incarnazione, ove la sua sapienza del tutto divina ha in un certo modo legato la sua onnipotente potenza per disarmare i principati del secolo con la debolezza e con la follia apparente della sua croce.

7 Intonate al Signore la confessione

salmeggiate al nostro Dio con la cetra.

8 A  lui che ricopre il cielo di

nubi e prepara alla terra la pioggia,

che fa crescere sui monti il fieno

e le erbe a servizio degli uomini

9 e dà agli animali il loro cibo e ai piccoli

dei corvi che lo invocano.

Intonate al Signore canti di lode, salmeggiate con la chitarra al nostro Dio. Egli copre il cielo di nubi e prepara la pioggia per la terra, produce il fieno sui monti. Il profeta invita i popoli a manifestare la loro riconoscenza verso Dio con santi inni e con il suono degli strumenti. Il Signore ricopre il cielo di nubi per formare le piogge così necessarie alla terra, fa produrre ai monti più aridi il fieno adatto a pascere le bestie e agli altri luoghi le erbe che servono a nostro uso.

Può facilmente accadere che l’uomo davanti a ciò che colpisce gli occhi non consideri se non come cosa puramente naturale gli effetti della provvidenza e della onnipotenza di Dio. Perciò è necessario che egli salga più in alto con lo sguardo della sua fede e che in tutte queste cose consideri la virtù divina e segreta del creatore. A lui si rivolgono i piccoli del corvo quando abbandonati dal padre e dalla madre gracchiano e sembrano chiedergli per un naturale istinto il cibo ad essi necessario.  Noi siamo in un certo modo quei piccoli corvi, essendo usciti dalla stirpe dei gentili, che per la loro infedeltà erano neri ed immondi agli occhi di Dio. Ma abbiamo la consolazione di essere certi che egli non mancherà di cibare spiritualmente le nostre anime se noi lo invochiamo con tutto il nostro cuore…

10 Non amerà il vigore del

cavallo e non si compiacerà

delle gambe dell’uomo.

11 Si compiace il Signore di quelli

che lo temono e di

quelli che sperano nella sua misericordia.

Egli non ama che l’uomo confidi nel vigore del cavallo e meno ancora nella forza delle proprie gambe. Guardati, sopra ogni cosa, o Israele di non riporre la tua fiducia nella tua forza o nella potenza dei tuoi cavalli, poiché non può piacere a Dio alcuno di quelli che confidano in questi vani appoggi. Possono essere sicuri del suo amore e della sua protezione solo coloro che lo temono e che considerano la sua misericordia come fondamento delle loro speranze.

Da Agostino

alleluia di Aggeo e Zaccaria

1 Lodate il Signore perché è buona cosa il salmo

al nostro Dio; sia dolce e bella la lode.

Lodate il Signore perché buona cosa è lodare il Signore. Noi siamo troppo sbrigativi nel lodare il Signore. Si recita qualcosa e subito finito; si fa qualcosa e subito si interrompe; lodiamo e poi tacciamo; cantiamo e presto smettiamo. Se la tua lingua [lo] loda per un po' di tempo, la tua vita lo lodi ininterrottamente. Per questo è buono il salmo. La lode sia gradita al nostro Dio. Quando sarà gradita a Dio la nostra lode? Quando lo si loda mediante la vita buona. Ascolta come allora la nostra lode gli è gradita. In un altro passo è detto: Non è bella la lode in bocca al peccatore . Si gradisce infatti ciò che è bello. Vuoi pertanto che la tua lode sia gradita a Dio? Non turbare il tuo canto buono con lo strepito dei cattivi costumi.

2 È il Signore che edifica Gerusalemme;

radunerà i dispersi di Israele.

Ecco, il Signore ricostruisce Gerusalemme, raccoglie i dispersi del suo popolo, cioè del popolo di Gerusalemme. Ma cosa c'entra Israele? Se approfondiamo i il significato del nome, in quanto lo stesso Giacobbe fu chiamato Israele per un cambiamento di nome, a molto maggior ragione troveremo appropriato per lassù il nome Israele .  Cosa significa infatti Israele? Colui che vede Dio. Ed è proprio perché vedono Dio che godono tutti i cittadini di quella città grande, spaziosa, celeste: Dio stesso forma l'oggetto della loro visione. Quanto a noi, invece, siamo esuli, lontani da quella città dalla quale fummo cacciati per il peccato, dopo il quale non ci fu consentito di rimanervi; inoltre, siccome portiamo il peso della nostra mortalità, siamo impediti di tornarci. Dio però guardò al nostro peregrinare e colui che restaura Gerusalemme riparò quella porzione [della città] che era caduta. Come riparò la parte caduta? Raccogliendo i dispersi d'Israele. Una parte di lei cadde e divenne pellegrina. Dio vide con occhio di misericordia questa pellegrina e, senza che gli uomini lo ricercassero, si mise in loro ricerca. Come li ricercò? Chi mandò nel luogo della nostra prigionia? Mandò il Redentore, nella persona del suo Figlio. Col suo sangue raccolse i dispersi d'Israele.

3 È  lui che guarisce i contriti di

cuore e fascia le loro ferite,

Egli risana quelli che hanno il cuore spezzato. Ecco come, vengono raccolti i dispersi d'Israele: risanando coloro che hanno il cuore spezzato. Chi non spezza il cuore non viene risanato. Che significa: spezzare il cuore? Sappiatelo bene, o carissimi, e praticatelo affinché possiate essere risanati. È una cosa di cui si parla in molti altri passi delle Scritture e principalmente in quel passo dove un tale, cantando con la nostra voce, diceva: Poiché se avessi voluto un sacrificio, senz'altro te lo avrei offerto. Lo diceva a Dio: Se avessi voluto un sacrificio, senz'altro te lo avrei offerto: ma tu non ami gli olocausti . E allora? Ci dispenseremo dall'offrire sacrifici? Ascolta cosa egli t'impone d'offrire. Continuando dice: Sacrificio gradito a Dio è lo spirito affranto. Dio non disprezza il cuore spezzato e umiliato . Egli dunque sana chi ha il cuore spezzato nel senso che sta loro vicino per risanarli. Come anche in un altro passo è detto: Il Signore è vicino a quelli che spezzano il cuore . Chi son coloro che spezzano il cuore? Gli umili. E coloro che non lo spezzano? I superbi. Il cuore spezzato viene guarito, il cuore gonfio d'orgoglio viene abbattuto. Anzi, con probabilità, se viene abbattuto è proprio perché, una volta spezzato, possa essere guarito.

4 che conta la moltitudine delle

stelle e le chiama tutte per nome.

Egli che numera la moltitudine delle stelle, e tutte le chiama per nome. Sarà forse impresa difficile a Dio contare la moltitudine delle stelle? L'hanno tentato anche gli uomini. Essi sapranno se son riusciti nell'impresa; sta però di fatto che non ci avrebbero provato se non avessero sperato di riuscirci. Ma lasciamo a loro [l'incombenza di precisare] cosa son riusciti a concludere e fino a che punto ci son riusciti. Quanto a Dio, non penso gli sia cosa complicata contare tutte le stelle. E se ne fa l'elenco, lo fa forse per non dimenticarsene? Ma cosa c'è di straordinario per Iddio contare le stelle, se dinanzi a lui son contati i capelli della testa di tanti uomini?  È chiaro, fratelli, che Dio dicendo quelle parole vuol farci intendere qualcos'altro. Dice: Egli che numera la moltitudine delle stelle, e tutte le chiama per nome. Sono stelle certi luminari posti nella Chiesa per consolarci durante la nostra notte. Son coloro di cui dice l'Apostolo: Fra i quali voi risplendete come luminari nel mondo. E ancora: In mezzo a questa generazione ribelle e perversa, fra cui voi risplendete come luminari nel mondo, avendo la parola di vita . Queste son le stelle che Dio conta: tutti coloro che regneranno con lui, tutti coloro che dovranno essere aggregati al corpo dell'Unigenito.

5 Grande è il Signore nostro e

grande la sua potenza e la sua

sapienza è senza misura.

Grande [è] il nostro Signore e grande la sua potenza, e la sua intelligenza è incalcolabile. Colui che enumera la moltitudine delle stelle non è numerabile.  Chi potrebbe spiegare questa realtà? chi sarà in grado di farsi una qualunque idea di ciò che vien detto [con le parole]: E la sua intelligenza è incalcolabile? Riflettete un istante, fratelli! È forse calcolabile la rena [del mare]? Per noi è incalcolabile, ma non lo è per Iddio. Se dinanzi a lui son numerati i capelli della nostra testa, è numerata anche la rena del mare. Sì, veramente, tutto ciò che il mondo presente abbraccia di incalcolabile, se è incalcolabile per l'uomo non lo è per Iddio. Tutte le cose che vengono contate, le si conta col numero; ma se tutto ciò che si conta vien contato col numero, non esiste numero per contare il numero e non c'è alcuna maniera di assegnare un numero al numero. Orbene, che senso ha ricercare in Dio da che cosa e dove abbia fatto tutte le cose quando a lui si dice: Hai disposto tutte le cose secondo misura, numero e peso? E d'altra parte ci sarà forse qualcuno in grado di enumerare, o misurare, o soppesare la misura e il numero e il peso secondo cui Dio ha disposto tutte le cose? Se ne conclude che la sua intelligenza è incalcolabile.

Tacciano le voci umane e si rassegnino i pensieri umani. L'uomo non osi protendersi verso le cose incomprensibili con l'idea di volerle comprendere, [si contenti] solo di parteciparne [in qualche modo]: poiché in effetti ne parteciperemo.

6 Il Signore sostiene i miti

ma umilia i peccatori fino a terra.

Il Signore accoglie i mansueti. Non opporre resistenza di fronte alle cose che Dio ti nasconde: sii mansueto, affinché egli ti accolga. Che se vorrai resistergli, ascolta quel che vien dopo: Ma umilia fino a terra i peccatori. Ci son molte categorie di peccatori, ma le parole: Ma umilia fino a terra i peccatori a quali peccatori si riferiscono se non alla categoria opposta ai mansueti? Il fatto stesso che dice: Il Signore accoglie i mansueti, ma umilia fino a terra i peccatori significa che ha inteso riferirsi a una particolare categoria di peccatori rapportandola con la mansuetudine nominata poco prima. In questo passo dunque per "peccatori" intendiamo gli uomini privi di mitezza, cioè i non mansueti… Dio dunque umilia i peccatori fino a terra. E noi, per non essere umiliati fino a terra, cosa dobbiamo fare?

7 Intonate al Signore la confessione

salmeggiate al nostro Dio con la cetra.

Ascolta il seguito del salmo. Dice: Iniziate col confessare al Signore. Da qui comincia se vuoi pervenire alla comprensione illuminante della verità. Se dalla via della fede vuoi arrivare al possesso attraverso la visione, incomincia col confessare. Prima accusati! Accusa te e loda Dio. Invoca colui che non ancora conosci, affinché venga e ti si manifesti e ti conduca a sé… Iniziate col confessare al Signore. E dopo la confessione cosa ci resta ancora? Seguano le opere buone!

8 A  lui che ricopre il cielo di

nubi e prepara alla terra la pioggia,

che fa crescere sui monti il fieno

e le erbe a servizio degli uomini

Su dunque! confessate, compite le opere di misericordia: Salmeggiate al nostro Dio. A quale nostro Dio? Egli che copre di nubi il cielo. E che significa: Egli che copre di nubi il cielo? Che cela la Scrittura dietro figure e sacramenti. Colui che umilia i peccatori fino a terra, colui che accoglie i mansueti copre di nubi il cielo. E chi riuscirà a vedere il cielo quando è coperto da nubi? Non temere! Ascolta il seguito. Egli che copre di nubi il cielo e alla terra prepara la pioggia. Egli copre di nubi il cielo: sei spaventato perché non vedi il cielo. Non appena sarà piovuto, porterai frutto e rivedrai il sereno. Copre di nubi il cielo e alla terra prepara la pioggia. Forse il Signore nostro Dio ha già fatto questo. Se infatti nella Scrittura non ci fossero state delle difficoltà, noi non avremmo avuto l'occasione di esporvi queste cose e voi non ne avreste goduto. Forse dunque è proprio questa la pioggia che vi rallegra. Né ci sarebbe stato motivo di spiegarvi la verità con le nostre parole, se Dio non avesse coperto con le nubi del simbolismo il cielo delle Scritture. Se dunque egli copre il cielo con delle nubi, lo fa per preparare la pioggia che bagni la terra. Se volle che le espressioni dei profeti fossero oscure, lo fece per dare ai servi di Dio materia da spiegare, come per irrorare gli orecchi e il cuore degli uomini, i quali proprio da queste nubi di Dio avrebbero attinto in abbondanza il nutrimento della letizia spirituale.

Egli che copre di nubi il cielo e alla terra prepara la pioggia. Egli che fa sorgere il fieno sui monti, e l'erba a servizio degli uomini. Ecco i frutti della pioggia. Dice: Egli che fa sorgere il fieno sui monti. Forse che non lo farà nascere anche nelle bassure? Ma, quel che è eccezionale, anche sui monti. Chiama monti i grandi del secolo; e tu in questo passo devi intendere per " monti " coloro che rivestono qualche dignità [veramente] grande.

9 e dà agli animali il loro cibo e ai piccoli

dei corvi che lo invocano.

E dà il suo cibo al bestiame. Chiama bestiame i numerosi greggi di Dio. Dio non priva del cibo il suo gregge ma glielo fornisce per mezzo di uomini, facendo spuntare l'erba per i servi dell'uomo. Ne parla l'Apostolo dicendo: Chi pasce il gregge e non se ne ciba del latte?  Egli dà il suo cibo al bestiame e ai pulcini dei corvi che lo invocano. Crederemo sul serio che i corvi invocano Dio affinché dia loro da mangiare? Prendete l'espressione in senso figurato e non credete, come dicono certi empi, che le anime umane trasmigrino negli animali, cani, porci, corvi. Cosa significa allora: E ai pulcini dei corvi che lo invocano? Chi sono i pulcini dei corvi? Pulcini dei corvi son coloro ai quali l'apostolo Pietro dice: Poiché voi sapete che non per mezzo dell'argento e dell'oro corruttibili siete stati riscattati dalla vana maniera di vivere ereditata dai vostri padri . Questi pulcini dei corvi infatti, che a prima vista sembravano adorare i simulacri come i loro padri, in realtà han fatto dei progressi e si son convertiti a Dio; ed ecco tu ascolti il pulcino del corvo che invoca l'unico Dio

10 Non amerà il vigore del

cavallo e non si compiacerà

delle gambe dell’uomo.

Egli non farà conto del vigore del cavallo. Il vigore del cavallo è la superbia. Il cavallo infatti sembra fatto apposta per essere una specie di supporto dell'uomo, il quale così incede più alto. Inoltre ha il collo elevato, mostrando in questo una nota di superbia. Non si inorgogliscano gli uomini per le loro dignità né si ritengano altolocati per gli onori [che ricevono]! Badino piuttosto a non precipitare dal loro cavallo indomito. Osserva cosa si dice in un altro salmo: Questi nei carri, quelli nei cavalli, noi invece saremo glorificati nel nome del Signore Dio nostro. E vuol dire: loro si gloriano degli onori temporali, noi ci glorieremo nel nome del Signore nostro Dio. E come conseguenza, a loro cosa succede? Notate il seguito: Essi furono presi al laccio e caddero ma noi ci rialzammo e ci drizzammo in piedi.

11 Si compiace il Signore di quelli

che lo temono e di

quelli che sperano nella sua misericordia.

Infine cosa aggiunge? Si compiace il Signore di chi lo teme, di chi spera nella sua misericordia. Il Signore nutre sentimenti benevoli verso coloro che lo temono. Ma che forse si teme Dio come si teme un brigante? In effetti anche del brigante si ha timore, e lo si ha delle belve, e ancor più dell'uomo ingiusto e potente. Si compiace il Signore di chi lo teme. Di chi spera nella sua misericordia. Ecco, lo temette anche Giuda, traditore di Cristo, ma non sperò nella sua misericordia. Più tardi si pentì d'aver tradito il Signore e disse: Ho peccato, ho tradito il sangue innocente. Va bene che hai temuto, ma avresti dovuto insieme sperare nella misericordia di colui che temevi. Invece lui disperato andò ad impiccarsi. Temi dunque il Signore, ma sperando nella sua misericordia.

Dai padri

Eusebio: la verità, è dolce e molto gradita a Dio la lode che gli viene da un’anima spirituale e pura. Dio ne gioisce e riceve volentieri questo frutto dello spirito umano.

Crisostomo: il salmo precedente esaltava la gloria del Signore; in questo salmo, la lode è buona in se stessa, il canto è la fonte di beni infiniti. Distoglie lo spirito dalle cose terrene e solleva l’anima, rende lo spirito più leggero.

Teodoreto: cantare inni è una cosa buona e gradita a Dio. Egli non ha bisogno dei nostri canti, ma vede lo slancio dei nostri cuori.

Cassiodoro: la lode del Signore ha in se stessa una ricompensa: ci troviamo in compagnia degli angeli il cui solo compito è di cantare a Dio in eterno. Non ci deve essere contraddizione tra le parole che pronunciamo e i nostri atti: lodiamo forse Dio inneggiando all’umiltà e gonfiandoci d’orgoglio? Il Signore vedrà la nostra intima contraddizione. La lode egli è gradita quando la voce e la vita si armonizzano.

Ruperto: il salmista non si accontenta di lodare solo, invita gli altri alla lode: lodate il Signore, perché è bene salmeggiare!

2 Crisostomo: è il Signore che edifica Gerusalemme e radunerà i dispersi; infatti quando Ciro li libera, ciò viene dal Signore. Gerusalemme è la Gerusalemme celeste.

Teodoreto: il Signore ricostruirà Sion e vi riunirà i dispersi di Israele. Alcuni, per colpa loro, non sono tornati dalla prigionia; l’editto di Ciro invitava tutti a tornare, ma alcuni hanno preferito la terra dell’esilio alla patria.

Ilario: si tratta della costruzione della Gerusalemme celeste. Il profeta loda il Signore che edifica Gerusalemme, città del gran re. Quando il Signore è entrato in Gerusalemme cavalcando un puledro, entrava materialmente nella città che uccide i profeti, ma la gioia del suo trionfo proveniva dall’altra Gerusalemme.

Cassiodoro: ama l’armonia il Signore che edifica Gerusalemme riunendo i dispersi: riunisce i cuori spezzati e li fonde per costituire la santa unità, cominciando dai popoli di tutto il mondo. Raduna gli eletti da tutti gli angoli della terra (Matteo 24,31).

Ilario: Israele è disperso ovunque: manderà i suoi angeli a radunare i suoi eletti dai quattro venti. Questo raduno costituirà la massa compatta della città santa, che ora si costruisce presso di noi con l’opera della fede e della speranza. La costruzione è dunque anteriore al raduno finale, poiché la misericordia di Dio ci edifica per mezzo della grazia che giustifica.

3 Ilario: nel raduno escatologico tutte le infermità umane saranno soppresse. In parte, tutto ciò è cominciato; in specchio e in enigma abitiamo già la città; ma non è ancora la pienezza di cui parla il salmo 114,7: ritorna, anima mia, al tuo riposo. In futuro ritorneremo a questo riposo, donde ci ha esiliati la caduta di Adamo.

Cassiodoro: se questa restaurazione dei cuori spezzati ci attira e ci sollecita, spezziamoci al più presto: questo dolore profondo conduce all’integrazione in un corpo sano, grazie alle cure del medico eterno.

4 Origene: poiché era una promessa immensa quella di radunare i giudei dispersi in tutto il mondo, il profeta porta esempi per mostrare la grande potenza di Dio: conta la moltitudine delle stelle.

Eusebio: dopo aver guarito gli infermi, li pone in questo mondo come delle luci.

Crisostomo: se conosce le stelle per nome, può anche riunire i dispersi.

Ilario: che centrano qui le stelle? Si tratta delle stelle che Abramo ha guardato in cielo (Genesi 15,5) e che Paolo ha visto diverse tra loro quanto a splendore (1 Corinzi 15,41). Saranno chiamate con loro nome. Ascoltiamo colui che le chiama: viene l’ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la voce del Figlio di Dio e usciranno (Giovanni 5,28). Solo il Signore può fare una cosa simile: dopo aver curato le ferite, chiama gli eletti per nome e li rende partecipi della gloria celeste.

Girolamo: il legame del pensiero tra questi versetti è che Dio muta i suoi afflitti in stelle, le stelle di Abramo.

Leone Magno: una discendenza che non si poteva contare fu promessa ad Abramo, fu paragonata alla moltitudine delle stelle per fargli sperare una discendenza non terrestre ma celeste.

7 Eusebio questo versetto ci comanda di confessare Dio con lo spirito, con i pensieri dell’anima e con le opere del corpo.

Ilario: è una esortazione perché noi siamo pigri ed esitanti.

8 Atanasio: c’è un senso ovvio e un senso spirituale. In senso spirituale la pioggia è simbolo dei santi.

Ilario: Dio ricorda spesso che egli è il creatore del mondo e l’autore della legge, affinché sappiamo che si tratta sempre dello stesso Dio. Il versetto 8 e i seguenti lodano la provvidenza di Dio e la sua bontà; anche essi hanno un significato allegorico.

Teodoreto: per gli animali a servizio dell’uomo: è Dio che ha posto gli animali a servizio dell’uomo.

Origene: il corpo in questo caso è simbolo di tutti gli uccelli.

Eusebio i corvi. I loro genitori non li nutrono. Sono simbolo di coloro che non hanno altro padre al di fuori di Dio.

Crisostomo: nutre anche coloro che non sono buoni a nulla.

Atanasio: i piccoli dei corvi sarebbero simbolo delle genti.

11 Atanasio il Signore si compiace di coloro che sperano nella sua misericordia e non in quelli che si credono giusti.

Cassiodoro: il timore gradito a Dio è il timore unito a un grande amore e alla confidenza filiale. Questo salmo allude alla fine del mondo, tempo in cui le pietre vive saranno cementate nella basilica celeste e nell’eterna beatitudine. Allora ogni santo troverà troppo lieve la sua fatica passata: le lacrime avranno generato la consolazione, la persecuzione avrà generato il riposo eterno, la povertà abbracciata per Dio avrà procurato il regno dei cieli

Salmo 147

Alleluia

12 Loda, Gerusalemme, il Signore

loda il tuo Dio  Sion,

13 perché ha rafforzato le sbarre

delle tue porte, ha benedetto

i tuoi figli dentro di te.

14 Lui che ha posto la pace

come tuoi confini  e col midollo del frumento ti sazia,

15 che manda la sua parola alla

terra, veloce corre il suo detto.

16 Che dà la neve come lana,

sparge la nebbia come cenere.

17 Manda il suo ghiaccio

come bocconcini; di fronte al suo

freddo chi potrà resistere?

18 Manderà la sua parola e

scioglierà queste cose, soffierà il

suo spirito e scorreranno le acque.

19 Annuncia la sua parola

a Giacobbe, i suoi decreti e i suoi giudizi a Israele

20 Non ha fatto così a nessuna nazione e i suoi

giudizi non ha manifestato a loro.

 

Da Sacy

Alleluia

12 Loda, Gerusalemme, il Signore

loda il tuo Dio  Sion,

13 perché ha rafforzato le sbarre

delle tue porte, ha benedetto

i tuoi figli dentro di te.

14 Lui che ha posto la pace

come tuoi confini  e col midollo del frumento ti sazia,

Loda, Gerusalemme, il Signore; Sion loda il tuo Dio, perché  fortifica le sbarre delle tue porte e benedice i figli che tu rinchiudi nel tuo recinto… Voi che abitate ora in Gerusalemme dopo essere stati liberati dalla schiavitù di Babilonia, voi popoli di Sion, lodate il Signore e rendetegli grazie come al vostro Dio, che vi riconosce per suo popolo e che avendovi così miracolosamente procurato la libertà di fabbricare di nuovo le mura della vostra città, malgrado tutte le opposizioni dei vostri nemici, ha reso le vostre porte invincibili a tutti i loro sforzi. A lui e non a voi stessi dovete attribuire una sorte così lieta, poiché egli ha colmato in Gerusalemme i tuoi figli di ogni sorta di beni, riunendo insieme in mezzo a te coloro che prima erano dispersi nei paesi stranieri. Non il tuo braccio, ma il braccio del Dio onnipotente ha reso tranquilli i tuoi stati. Egli dà la sua benedizione ai frutti della terra per farne ad essa produrre con abbondanza e per saziarti del miglior frumento. Nel parlare che faceva il profeta di Gerusalemme porgeva lo sguardo fino alla chiesa di Gesù Cristo, da essa figurata, e le dice secondo il Crisostomo: loda Santa città il Signore tuo Dio perché egli ti ha fortificata non con porte e sbarre ma con la virtù onnipotente della sua croce, allorché ti ha reso invincibile a tutte le porte e a tutte le potestà dell’inferno e allorché i principi e i popoli essendosi insieme uniti coi demoni per opprimerti non hanno potuto nuocerti con tutti i loro sforzi. Dio ha versato una abbondante benedizione sopra i tuoi figli che sono rimasti a te uniti. Egli con un miracolo della sua grazia faceva godere ai tuoi figli la pace dello Spirito Santo in mezzo alle guerre e alle persecuzioni suscitate contro loro ed ha finalmente stabilito il suo pacifico regno in tutta la terra allorché i loro imperatori si sono sottomessi alle tue leggi. Egli pure ti sazia del migliore frumento, cibandoti col pane di vita che è la sua parola e la sua carne sacrosanta.

15 che manda la sua parola alla

terra, veloce corre il suo detto.

Egli manda alla terra la sua parola e la sua parola corre veloce. Riconosci o Gerusalemme la onnipotenza e la infallibilità del comando del tuo Dio e non stupirti che egli ti abbia posto in salvo con la sua parola. Egli manda alla terra la sua parola e la sua parola corre veloce.  Questo passo si può in un senso spirituale intendere anche della predicazione della parola di Dio, poiché avendo il Signore mandato il suo Verbo sopra la terra, la parola che egli ha predicato da se stesso e mediante i suoi apostoli e discepoli ha percorso prontamente tutto l’universo. E per virtù di questa divina parola che percorreva tutta la terra, la Santa città, dice Sant’Ilario, figurata da Gerusalemme è stata edificata con pietre vive che sono i fedeli sparsi in tutto il mondo.

16 Che dà la neve come lana,

sparge la nebbia come cenere.

17 Manda il suo ghiaccio

come bocconcini; di fronte al suo

freddo chi potrà resistere?

18 Manderà la sua parola e

scioglierà queste cose, soffierà il

suo spirito e scorreranno le acque.

Dà neve come lana, sparge brina come cenere…Il profeta secondo Giovanni Crisostomo ci viene rappresentando la divina onnipotenza di cui aveva parlato. Non sono forse altrettanti miracoli questi sforzi naturali che sono mirabili, perché siano sempre esposti ai nostri occhi. La neve che egli fa cadere sulla terra come gomitoli di lana, la brina bianca che vi sparge come cenere, la grandine che fa piovere come granelli di ghiaccio sono prove della sua sovrana volontà che rende tutto ad un tratto, quando egli vuole, l’aria di un rigore e di un freddo insopportabili. Per un effetto ancora dello stesso potere assoluto il freddo così rigido, che rende solido l’elemento più liquido, cambia al punto che al primo soffio di vento meridionale la neve, la candida brina e il ghiaccio si liquefanno e scorrono in acqua. Quello che inoltre è degno di meraviglia è che la divina provvidenza fa rivolgere in utilità della terra le cose medesime che sembrerebbero ad essa più contrarie, quali sono la neve e la brina bianca e il ghiaccio, che sebbene siano di natura così fredda riscaldano in un certo modo i grani, servendo loro come di un vestimento di lana per coprirli, disseccando come la cenere e bruciando le erbe cattive che soffocherebbero il frumento. Ingrassano altresì la terra  facendo in essa come da alimento, allo stesso modo che il pane alimenta l’uomo. In questo modo continua a dire Giovanni Crisostomo tratta Dio i suoi servi e trattò Israele. Dopo che l’antica schiavitù di quel popolo poteva essere considerata come un inverno di un rigore e di un freddo insopportabile, quando ogni cosa era piena di nevi, di brine bianche e di ghiacci, quando piacque a Dio far soffiare, per così dire il vento propizio della sua bontà e della sua misericordia, tutti i ghiacci si liquefecero e tutte le cose furono ristabilite in una perfetta dolcezza con quella facilità con cui il soffio del vento meridionale riporta un’aria temperata e fa disciogliere in limpida onda tutti i ghiacci e tutte le nevi che ricoprono la terra nella stagione invernale. Come il più rigoroso freddo, come abbiamo detto, riesce utile ai frutti della campagna, così la lunga, penosa schiavitù di Israele diventò parimenti, a lui vantaggiosa per un effetto della divina misericordia, poiché mortificandolo ed umiliandolo sotto la mano dell’Onnipotente, lo rese idoneo a ricevere le sue grazie, delle quali si era prima reso immeritevole. È facile fare l’applicazione di questo esempio del popolo di Dio a tutti gli altri suoi servi. Chi potrebbe, dice Sant’Ilario, sostenere eternamente il rigore dell’inverno della vita presente e tutte le varie tribolazioni o tentazioni a cui sono esposti i più giusti? La via della vita è una via molto stretta e piena di croci e non si arriva al regno dei cieli se non superando una grande quantità di ostacoli e di tribolazioni. Ma questo inverno così rigido passerà e gli succederà un altro tempo di una grande serenità e di una perfetta dolcezza. Consoliamoci ricordando che la vita della nostra fede è molto più sicura sotto le nevi e sotto le brine che sono la prova e l’alimento della nostra virtù. Diciamo anche con un grande santo che, considerando il profeta tutta la terra come ricoperta delle nevi e dei ghiacci della sua infedeltà, con l’immagine di un vento soave, che Dio fa soffiare per sciogliere e far correre in acque gli stessi ghiacci, esprimeva egli mirabilmente ciò che doveva accadere, quando scendendo lo Spirito Santo sopra la Chiesa avrebbe distrutto con la carità del divino fuoco del suo amore i cuori di ghiaccio e induriti di tanti infedeli sparsi per tutta la terra.

19 Annuncia la sua parola

a Giacobbe, i suoi decreti e i suoi giudizi a Israele

20 Non ha fatto così a nessuna nazione e i suoi

giudizi non ha manifestato a loro.

Egli annuncia la sua parola a Giacobbe, i suoi statuti e i suoi giudizi ad Israele. Non ha il Signore trattato in questo modo tutte le altre nazioni e non ha loro manifestato i suoi giudizi. Il popolo di Israele, disceso da Giacobbe, sopra tutte le altre nazioni ha il privilegio che il Signore gli ha annunciato la sua parola, i suoi precetti con la legge che gli ha dato, avendolo in ciò trattato con un amore del tutto singolare, non dimostrato da lui verso alcun altro popolo. Vero è, dice Giovanni Crisostomo, che tutti gli uomini avevano dentro di sé medesimi la legge scritta nell’intimo del loro cuore, la quale diceva loro quello che era e quello che non era buono. Ma i Giudei furono il solo popolo a cui egli si degnò di far conoscere in modo particolare la sua volontà con la legge scritta che diede loro. Questo, dice lo stesso Santo, li ha resi meritevoli di una maggiore condanna, quando non hanno essi temuto di violare, oltre la legge naturale, la legge scritta. Noi lasciamo che altri ne deduca la conseguenza contro i cristiani ai quali è toccata in sorte la fortuna di possedere la verità di cui quell’antico popolo non aveva che le ombre. Non avendo Dio loro parlato soltanto per mezzo di Mosè e degli altri profeti, come ai Giudei, ma avendo loro mandato il suo Verbo e la sua eterna parola, cioè il suo proprio Figlio, il disprezzo che essi fanno di una giustizia molto più perfetta, li renderà degni di un giudizio molto più terribile.

Da Agostino

Alleluia

12 Loda, Gerusalemme, il Signore

loda il tuo Dio  Sion,

Ascoltiamo ora qual sia la città cantata dal salmo. Ascoltiamo e cantiamo. E la gioia che proviamo all'udire le parole del salmo è già un cantico al nostro Dio. Non cantiamo infatti solamente quando con la voce e le labbra pronunziamo il cantico; anche all'interno c'è un cantico, come all'interno son rivolti gli orecchi di Qualcuno. Cantiamo con la voce per animare noi stessi: cantiamo col cuore per piacere a lui.

13 perché ha rafforzato le sbarre

delle tue porte, ha benedetto

i tuoi figli dentro di te.

Dice: Ha rafforzato le spranghe delle tue porte. Il rafforzamento delle spranghe non lo si predica di porte aperte ma chiuse; tant'è vero che alcuni codici leggono: Ha rafforzato le serrature delle tue porte.  Perché questo? Perché si è ancora sull'aia, non dentro al granaio. Loda in coro, Gerusalemme, il Signore; loda, Sion, il tuo Dio; poiché ha rafforzato le spranghe delle tue porte. Ha rafforzato, dice, non soltanto: Ha posto. Ha rafforzato le spranghe delle tue porte. Nessuno uscirà, nessuno entrerà. Godiamo perché nessuno potrà più uscire; temiamo, perché nessuno potrà più entrare. Anzi, nemmeno questo dovrai temere. Sono infatti, queste, parole che verranno dette quando sarai entrato: sii soltanto del numero di quelle vergini che portarono con sé l'olio .

14 Lui che ha posto la pace

come tuoi confini  e col midollo del frumento ti sazia,

Ha benedetto i tuoi figli in te. Chi? Colui che ha posto la pace nei tuoi confini Ci rallegriamo vivamente tutte le volte che l'amore per la pace strappa grida al vostro cuore… La pace è una realtà invisibile, e qual occhio può vederla sicché ne segua l'amore? Eppure non avreste applaudito verso di lei se non l'aveste amata. Son questi gli spettacoli di realtà invisibili che ci offre Dio. Di quanta bellezza non ha colpito il vostro cuore l'idea della pace! E cosa potrò io aggiungere in tema di pace o a lode della pace? Orbene, cercate e desiderate sempre questa pace che, appena vi è stata nominata s'è visto quanto l'amiate e teniate cara. Abbiate a cuore la pace in casa, nel lavoro, con la moglie, con i figli, con i servi, con gli amici e con i nemici.

15 che manda la sua parola alla

terra, veloce corre il suo detto.

Egli invia la sua parola alla terra, e la sua parola venne sulla terra. In che maniera? Al limite della velocità. Non dice: La sua parola è veloce ma: Al limite della velocità corre la sua parola. .. Ingigantisci quanto ti pare la velocità della parola. È più veloce di questo e di quell'elemento, più degli uccelli, più del vento, più dell'angelo.

16 Che dà la neve come lana,

sparge la nebbia come cenere.

Egli infatti dà la neve come la lana. Che significa: Come la lana? Eccolo. Della neve che ha dato, cioè di questa gente ancora pigra e fredda spiritualmente che egli ha predestinata, egli farà qualcosa. La lana infatti serve per confezionare vestiti, e quando si vede la lana è come un'anticipazione della veste. Avendo dunque Dio predestinato coloro che per un certo tempo strisciano freddi sopra la terra e non ardono ancora dello spirito di carità (parla infatti ancora della predestinazione), Dio ha reso questi tali come lana. Da loro ricaverà una veste.

17 Manda il suo ghiaccio

come bocconcini; di fronte al suo

freddo chi potrà resistere?

Manda il suo ghiaccio come pezzi di pane. Ricordiamo come quella sua neve raffigura i predestinati, e quella sua nebbia quei predestinati alla salvezza, che vengono chiamati alla penitenza. Così, in certo qual modo, è del suo ghiacciaio. Cos'è un ghiacciaio? Neve molto dura, molto congelata, tanto che non si scioglie così facilmente come la neve comune. La neve indurita col passare di molti anni o di secoli uno dopo l'altro si chiama ghiacciaio. Questo ghiacciaio Dio ci invia come tozzi di pane. Che significa? Ci sono stati dei tipi assai duri, da paragonarsi non alla neve ma al ghiacciaio. Eppure furono anche loro predestinati e chiamati; anzi alcuni di loro ricevettero l'incarico di pascere gli altri e di contribuire all'utilità altrui. E che bisogno c'è di elencare i molti che forse noi stessi abbiamo conosciuti? di ricordare questo o quello? Basta che ci pensiamo un istante e subito ce ne vengono in mente, fra le persone stesse da noi conosciute: gente dura, ostinata e resistente di fronte alla verità. Eppure adesso predicano la verità: son diventati pezzi di pane.

18 Manderà la sua parola e

scioglierà queste cose, soffierà il

suo spirito e scorreranno le acque.

Invierà la sua parola e li squaglierà. Che significa li squaglierà?  Vuol dire: Li struggerà, li scioglierà. Essi son duri a causa della superbia. E giustamente la superbia è chiamata irrigidimento, e tutto ciò che è rigido è anche freddo. Quando gli uomini si sentono intirizzire dal freddo, dicono: Sono irrigidito. Quindi la superbia è un irrigidimento; ma invierà la sua parola e li squaglierà. In effetti quando sui mucchi di neve si spande il calore [del sole] si liquefanno e abbassano.

19 Annuncia la sua parola

a Giacobbe, i suoi decreti e i suoi giudizi a Israele

20 Non ha fatto così a nessuna nazione e i suoi

giudizi non ha manifestato a loro.

Annunzia la sua parola a Giacobbe, le sue giustizie e i suoi giudizi ad Israele. Quali giustizie e quali giudizi? Annunzia che quanto il genere umano ha patito quaggiù nei periodi antecedenti, quando cioè era neve nebbia e ghiacciaio, lo ha patito a motivo della superbia e della ribellione contro Dio. Non l'ha annunziato alla totalità delle genti ma solo a Giacobbe, a Israele? Dove saremmo noi? Nella persona di Giacobbe e d'Israele.

Dai Padri

Atanasio: Gerusalemme, tu che sei “visione di pace”, loda il Signore!

Ilario insiste sulla pace che è il luogo del Signore e il nome di Gerusalemme.

Ruperto: tutti i dispersi che sono stati riuniti, tutti i feriti che sono stati salvati, tutte le stelle che sono state chiamate per nome e contate, formano una sola città: la Gerusalemme celeste. Il salmista li invita ora alla lode: loda, Gerusalemme, il Signore, loda il tuo Dio! E infine quando i cori sono, per così dire, completamente fusi, questa moltitudine intona la lode universale, tutte le creature di Dio uniscono ad essa la loro voce in un inno ininterrotto che comprende anche i tre ultimi salmi.

2 Origene: le porte di Gerusalemme sono le virtù; le porte di Babilonia sono i vizi.

Atanasio: le sbarre delle tue porte: è la potenza degli apostoli.

Girolamo: come vorrei essere una porta di Sion per respingere gli eretici!

Cassiodoro: un giorno queste porte saranno chiuse non come quelle di una prigione, ma saranno chiuse sulla beatitudine eterna. Nessun santo uscirà da questa beatitudine e nessun nuovo arrivato vi entrerà più. Nessuno potrà più perdere la beatitudine e nessuno ne vorrà più uscire.

2 Origene: il Signore benedice i figli che sono in te; e non quelli che ancora non sono voluti tornare a te col pentimento.

Crisostomo li ha moltiplicati in te: non sono più dispersi, divisi, ma sono riuniti in te.

3 Origene: fuori dal territorio di Gerusalemme non c’è pace.

Crisostomo: tutto il tuo territorio, tutto il tuo popolo sono in pace. Il tempo presente: pace è senza fine.

Teodoreto: la pace la circonda da ogni lato.

3 Origene: il midollo del frumento. Il grano di frumento è il Salvatore: tale è il grano con cui Dio sazia Gerusalemme.

Teodoreto: midollo del frumento: tutti i beni messianici.

Cassiodoro: midollo del frumento: il Cristo. E se fin da quaggiù il Cristo ci dà forza dandoci da mangiare il suo corpo, come sazierà lassù coloro che avrà riempito di tutta la luce della sua divinità?

Girolamo: ti nutre di sé, lui che è il grano caduto in terra. Il pane è, a un tempo, il corpo di Cristo e il suo insegnamento.

Crisostomo: la terra: il mondo intero. Il suo Verbo corre veloce per la predicazione degli apostoli.

Ilario: per costruire la città di Dio, il Verbo di Dio percorre la terra. La predicazione degli apostoli si è diffusa rapidamente.

5 Ilario: questi versetti simboleggiano la sofferenza sulla terra. Ma Dio annienta tutte le sofferenze e avremo il riposo e la felicità. Dopo i rigori della notte di questo mondo, verrà ciò che non possiamo né descrivere né immaginare.

Atanasio: la sua parola è il Figlio unigenito.

Cassiodoro: l’incarnazione. Il Verbo incarnato fa fondere tutto il ghiaccio dei versetti precedenti: non c’è chi si nasconderà al suo calore (Salmo 18,6).

Baldovino di Ford: il sole diviene più caldo allorché  il nostro cuore si infiamma del desiderio dell’amore divino.

Atanasio: ha manifestato il Figlio al popolo più piccolo, di cui Giacobbe è il simbolo.

Cassiodoro gli ultimi quattro salmi hanno tutti come titolo alleluia: il loro unico oggetto è la lode di Dio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salmo 148

( Alleluia )

1 Lodate il Signore dai cieli

lodatelo nei cieli altissimi.

2 Lodatelo, voi tutti angeli

suoi, lodatelo voi tutte sue schiere.

3 Lodatelo sole e luna,

lodatelo voi tutte stelle e luce.

4 Lodatelo, cieli dei cieli

e  acqua che è al di sopra del cielo.

5 Lodino il nome del Signore,

perché egli disse e le cose furono

fatte, egli comandò e furono create.

6 Le ha stabilite nel secolo e nel secolo del secolo.

Ha posto un precetto e non passerà.

7 Lodate il Signore dalla terra,

voi draghi e tutti gli abissi,

8 fuoco, grandine, neve, ghiaccio,

vento di tempeste che eseguono la sua parola.

9 Voi monti e colli tutti,

alberi fruttiferi e tutti i cedri,

10 voi fiere e tutti gli animali,

rettili e uccelli alati.

11 I re della terra e i popoli tutti,

i principi e tutti i giudici della terra,

12 giovani e vergini,

anziani e giovanetti

lodino il nome del Signore,

13 perché è  esaltato il nome di lui solo.

14 La sua confessione  nel cielo

e sulla  terra e lo esalterà

il corno del suo popolo:

un inno da tutti i suoi santi

dai figli di Israele, dal popolo

che si avvicina a lui.

 

Da Sacy

 

( Alleluia )

1 Lodate il Signore dai cieli

lodatelo nei cieli altissimi.

2 Lodatelo, voi tutti angeli

suoi, lodatelo voi tutte sue schiere.

3 Lodatelo sole e luna,

lodatelo voi tutte stelle e luce.

4 Lodatelo, cieli dei cieli

e  acqua che è al di sopra del cielo.

5 Lodino il nome del Signore,

perché egli disse e le cose furono

fatte, egli comandò e furono create.

6 Le ha stabilite nel secolo e nel secolo del secolo.

Ha posto un precetto e non passerà.

Un cuore pieno d’amore e veramente grato desidera avere molti compagni nelle lodi e nei rendimenti di grazie che porge al Signore. Per questo il santo profeta invita tutte le creature ad unirsi a lui per lodare insieme il loro Creatore. Un santo vescovo ci fa osservare altre ragioni che l’hanno indotto a così fare. Innanzitutto invitando il sole e la luna, le stelle, la luce, i cieli dei cieli, cioè i cieli più sublimi e le acque che stanno sopra i cieli, ha voluto abbattere l’errore di quelli che hanno osato affermare che il mondo si trovò fatto, tale e quale lo vediamo, per un puro accidente. In secondo luogo ha egli confutato la stravaganza di alcuni altri che si sono immaginati che questo mondo sia un Dio che si muove e che da se stesso si dà tutti i movimenti così regolati che sono oggetto delle nostre ammirazioni. In terzo luogo ha egli confuso l’ignoranza di molti popoli che si sono fatti vari numi di alcune parti di questo mondo. Il profeta ha dunque tolto ogni pretesto all’ignoranza e all’errore, allorché invitando i cieli, sole, luna le stelle… a lodare Dio, ne rende sul fatto stesso la ragione con le seguenti parole: perché, dice, al suo parlare queste cose furono fatte, al suo comando furono create; e perciò esse non sono né l’opera del caso né propria opera loro e tutte essendo creature del Signore non solo non devono essere onorate come dei, ma sono destinate a lodare il loro Creatore cioè a far conoscere agli uomini con la loro bellezza che Dio solo merita le lodi di tutti gli spiriti celesti e di tutti gli uomini.

7 Lodate il Signore dalla terra,

voi draghi e tutti gli abissi,

8 fuoco, grandine, neve, ghiaccio,

vento di tempeste che eseguono la sua parola.

9 Voi monti e colli tutti,

alberi fruttiferi e tutti i cedri,

10 voi fiere e tutti gli animali,

rettili e uccelli alati.

Il profeta passa dal cielo alla terra e nominando le creature sia animate che inanimate fa conoscere a tutti gli uomini che invece di servirsi delle sue creature per offendere Dio devono al contrario trarne continuo motivo di lode secondo il disegno avuto da Dio nel crearle. Fra tutte le creature che devono spingerci a lodare Dio sembra che il profeta nomini innanzitutto quelle che ci sono contrarie o nemiche, quali sono i draghi, i serpenti, la grandine, il ghiaccio, la tempesta . Questo egli fa perché conosca l’uomo che Dio è ugualmente creatore di tutte le cose; che i serpenti stessi e le altre bestie  più feroci e più crudeli occupano il loro posto nel mondo e contribuiscono, come le ombre nel quadro, a farne risaltare maggiormente la bellezza e l’ordine così ammirabile. Esse ci rimproverano in un certo modo la nostra disobbedienza agli ordini di Dio, con la inviolabile fedeltà con cui eseguono il suo comando, quantunque siano senza ragione. Ogni volta, dice Giovanni Crisostomo, che voi vedrete con tremore o draghi, o mostri marini, o serpenti o leoni, ricordatevi con dolore dello stato di innocenza in cui Dio vi aveva creati, perché regnaste con sovrano impero su tutte quelle bestie; stato da cui siete decaduti per il peccato. Se tutte le creature, se le bestie che sono sopra la terra nelle acque e nei mari, se le cose stesse inanimate ed insensibili, tutte devono lodare il Signore quanto più obbligati a lodarlo sono gli uomini, per i quali è stato creato tutto l’universo!

13 perché è stato esaltato il nome di lui solo.

14 La sua confessione  nel cielo

e sulla  terra e lo esalterà

il corno del suo popolo:

un inno da tutti i suoi santi

dai figli di Israele, dal popolo

che è  vicino a lui.

Il cielo e la  terra sono segni della gloria del Signore e motivo di lode. Egli deve essere particolarmente lodato per aver esaltato la potenza del suo popolo sopra tutti i suoi nemici. Sia dunque egli lodato da tutti i suoi santi, cioè da tutti quelli che sono da lui santificati e consacrati al suo servizio e che altri non sono secondo il senso letterale che i figli di Israele. Dal momento che San Paolo ci ha dichiarato che tutti quelli che discendono da Israele non sono perciò stesso israeliti e che quelli che sono figli di Abramo secondo la carne non sono perciò stesso figli di Dio, noi possiamo dire con i santi padri che la lode del Signore, di cui qui si parla, conviene propriamente a quelli che sono santi, ai veri figli di Israele secondo lo spirito della fede, al popolo che essendo stato un tempo lontano da Dio per i suoi delitti,  si è a lui avvicinato per effetto della sua grazia: popolo che non si è accontentato di onorarlo con le  labbra ma gli ha dato l’amore del suo cuore. In questa lode ed interiore pietà consiste principalmente la lode dovuta a Dio, il quale  dichiara di rigettare quella delle persone che hanno il cuore da lui lontano anche se pronunciano con la bocca le sue lodi.

 

Da Agostino

( Alleluia )

1 Lodate il Signore dai cieli

lodatelo nei cieli altissimi.

Nella nostra vita dobbiamo pensare costantemente alla lode di Dio, poiché l'eterno giubilo della nostra vita futura sarà la lode di Dio, e nessuno può essere in grado di vivere la vita futura se al presente non vi si sarà allenato. Al presente quindi noi lodiamo Dio ma insieme lo supplichiamo; e, se la lode ci procura godimento, la preghiera include gemito. Ci è stato promesso qualcosa che ora non possediamo e, siccome l'autore delle promesse è veritiero, godiamo nella speranza; per il fatto però che non siamo nel possesso, gemiamo di desiderio. Buon per noi se persevereremo in questo desiderio finché non conseguiamo ciò che ci è stato promesso, quando ogni gemito sarà passato e al suo posto subentrerà la sola lode. Son due periodi: uno quello attuale, pieno di tentazioni e tribolazioni quante ce ne riserva la vita presente, l'altro quello dell'aldilà, nella tranquillità e nella gioia eterna. In rapporto a questi due periodi è stata anche introdotta nelle nostre costumanze ecclesiastiche la celebrazione di due tempi [liturgici]: uno prima e, un altro dopo Pasqua. Il periodo che precede la Pasqua raffigura la tribolazione in cui ci troviamo al presente; quello che invece celebriamo adesso, dopo Pasqua, raffigura la beatitudine, in cui saremo nell'eternità. Pertanto, quel che celebriamo prima di Pasqua è il tempo che trascorriamo adesso, invece quel che celebriamo dopo Pasqua è una anticipazione figurativa di ciò che non possediamo. Proprio per questo trascorriamo quel [primo] tempo in digiuni e preghiere, mentre nel periodo pasquale, ridotti i digiuni, indugiamo piuttosto nelle lodi [di Dio]. Questo indica l'Alleluia che cantiamo: parola che, come ben sapete, in latino si traduce con " Lodate il Signore ". Quel periodo precede la resurrezione del Signore, questo la segue, e raffigura la vita futura che ancora non possediamo.

Lodate il Signore dai cieli. Esorta gli abitanti del cielo a levarsi e cantare la lode del Signore, quasi che li abbia trovati in silenzio. Gli esseri celesti non interrompono mai la lode del loro CreatoreIl salmista comincia dal cielo. Tutte le creature lo lodano e lui dice: Lodate.

Se già lo lodano, perché dire: Lodate? Perché gioisce di questa lode tributata dalle creature e vuol come aggiungere il suo incoraggiamento.

2 Lodatelo, voi tutti angeli

suoi, lodatelo voi tutte sue schiere.

Lodate il Signore dai cieli: lodatelo negli eccelsi. Prima menziona il cielo, poi la terra.  Le realtà celesti sono tranquille, in pace. In cielo continua è la gioia, assente la morte, assenti la malattia e ogni molestia. I beati lodano sempre Dio. Quanto a noi invece siamo sulla terra; tuttavia ogni volta che pensiamo come Dio venga lodato in cielo, collochiamo lassù il nostro cuore, e non ascoltiamo infruttuosamente l'invito: In alto i cuori! Eleviamo fino al cielo il cuore, affinché non imputridisca sulla terra, se ci piace partecipare a quel che lassù fanno gli angeli. Adesso siamo in cielo con la speranza; più tardi, quando vi saremo arrivati, con il possesso effettivo.

3 Lodatelo sole e luna,

lodatelo voi tutte stelle e luce.

4 Lodatelo, cieli dei cieli

e  acqua che è al di sopra del cielo.

5 Lodino il nome del Signore,

perché egli disse e le cose furono

fatte, egli comandò e furono create.

Lodatelo, voi tutti, suoi angeli; lodatelo, voi tutte sue schiere. Lodatelo, sole e luna; lodatelo, voi tutte, stelle e luce. Lodatelo, o cieli dei cieli, e le acque che sono al di sopra dei cieli lodino il nome del Signore. Come elencare tutte le cose passandole in rassegna? Intanto però ha redatto come un compendio che include, ristrette, quasi tutte le cose e in tal modo ha abbracciato tutte le creature celesti che lodano il loro Creatore.

6 Le ha stabilite nel secolo e nel secolo del secolo.

Ha posto un precetto e non passerà.

Li ha stabiliti nel secolo e nel secolo del secolo. Egli ha dato stabilità a tutti gli esseri celesti, a tutti gli esseri superiori, a tutte le virtù e gli angeli. Ha fondato una città celeste, buona, santa, beata. Da tale città noi siamo esuli e per questo siamo anche miseri. Dovendovi però tornare, siamo beati nella speranza e quando vi saremo effettivamente giunti saremo beati nella realtà. Li ha stabiliti nel secolo e nel secolo del secolo: ha posto un precetto che non cadrà. Quale precetto pensate possano avere gli esseri celesti e gli angeli santi? quale precetto avrà loro dato Iddio? Quale, se non quello di lodarlo? Beati coloro la cui occupazione è lodare Dio!

7 Lodate il Signore dalla terra,

voi draghi e tutti gli abissi,

Terminate le lodi delle creature celesti, è ora ormai che si volga a quelle terrene. Lodate il Signore dalla terra. Come infatti aveva cominciato la parte precedente? Lodate il Signore dai cieli , e aveva elencato le creature celesti. Ascolta ora la enumerazione di quelle terrestri. Draghi e tutti gli abissi. Gli abissi sono le profondità delle acque: appartengono all'abisso tutti i mari e l'atmosfera caliginosa che ci attornia. L'ambiente dove si trovano le nubi, i venti, le tempeste, le piogge, i fulmini, i tuoni, la grandine, la neve e tutto ciò che Dio vuole avvenga sulla terra traendolo da quest'atmosfera umida e caliginosa, tutto questo l'ha chiamato col nome di terra… Lodate il Signore dalla terra, draghi e tutti gli abissi. I draghi vivono presso le acque, escono dai loro antri e si librano nell'aria, tanto che a causa loro si creano turbini nell'aria. Animali giganteschi son questi draghi, né sulla terra c'è sorta di animali più grandi di loro. Per questo comincia la sua rassegna con draghi e tutti gli abissi. Gli abissi sono grotte dove si nascondono le acque; da essi nascono le fonti e i fiumi, dei quali alcuni scorrono sopra la terra, mentre altri fluiscono nascosti sotto terra. Tutto questo, cioè tutta la sostanza umida delle acque, insieme col mare e gli strati inferiori dell'atmosfera, si chiama abisso o abissi; ed è lì che vivono i draghi e lodano Dio. Ma cosa? crederemo davvero che i draghi formino dei cori per lodare Dio? No di certo! Si tratta di voi, che, considerando i draghi, elevate la mente all'Artefice dei draghi, al Creatore dei draghi, e ammirando i draghi dite: Grande è Iddio che ha fatto opere di questo genere. In tal modo, cioè attraverso la vostra voce, i draghi lodano Dio.

8 fuoco, grandine, neve, ghiaccio,

vento di tempeste che eseguono la sua parola.

Fuoco, grandine, neve, ghiaccio, venti di tempesta, che eseguono la sua parola. Perché ora ha aggiunto: Che eseguono la sua parola? Gente tanto numerosa quanto priva di senno, trovandosi nell'incapacità di contemplare le varie creature distinguendo di ciascuna il posto e l'ordine suo proprio, come pure il moto che percorre in conformità col volere e il comando di Dio, s'è creata la persuasione che Dio governi, sì, le creature superiori ma non calcoli le inferiori, anzi le scansi da sé e le tenga lontane, al segno che non se ne curi, non le governi né le diriga. Esse sarebbero rette dal caso, come e fin dove è possibile… Chi ha disposto le membra della pulce e della zanzara, sì che abbiano un loro ordine, una loro vita, un loro moto? Considera un animaletto, il più piccolo, il più minuto che ti pare. Se esamini attentamente l'ordine delle sue membra e l'animazione vitale per cui si muove vedrai come rifugga dalla morte, ami la vita, cerchi i piaceri, eviti gli incomodi, tenga in esercizio i diversi sensi, goda di un moto a sé rispondente. Chi ha dato alla zanzara l'aculeo con cui succhia il sangue? Quant'è sottile questo filo con cui sorbisce [i liquidi]! Chi ha disposto queste cose? chi le ha fatte? Ti atterriscono le cose infinitamente piccole; loda colui che è grande. Tenetevi saldi a queste verità, miei fratelli!

9 Voi monti e colli tutti,

alberi fruttiferi e tutti i cedri,

10 voi fiere e tutti gli animali,

rettili e uccelli alati.

11 I re della terra e i popoli tutti,

i principi e tutti i giudici della terra,

12 giovani e vergini,

anziani e giovanetti

lodino il nome del Signore,

Dice quindi, invitando tutti a lodare il Signore: Monti e colline tutte, piante da frutto e cedri tutti; fiere e armenti tutti, rettili e uccelli pennuti. Poi, rivolto agli uomini, i re della terra e i popoli tutti, i principi e i giudici tutti della terra; i giovani e le vergini, i vecchi e i fanciulli lodino il nome del Signore. È così esposta diffusamente la lode che deve levarsi dal cielo e quella che deve levarsi dalla terra.

13 perché è stato esaltato il nome di lui solo.

Poiché solo il suo nome è esaltato. Nessun uomo cerchi l'esaltazione del suo nome. Vuoi essere esaltato? Assoggettati a colui che non può essere abbassato. Solo il suo nome è esaltato.

14 La sua confessione  nel cielo

e sulla la terra e lo esalterà

il corno del suo popolo:

un inno da tutti i suoi santi

dai figli di Israele, dal popolo

che è vicino a lui.

Che significa: La sua confessione sulla terra e nel cielo? Forse la confessione che esce dalle labbra di lui? No; ma quella per la quale tutte le creature lo confessano, tutte gridano. Loro voce è, in certo qual modo, la bellezza che tutte posseggono e con cui confessano Dio. Il cielo grida a Dio: Tu mi hai fatto, non sono stato io a farmi. La terra grida: Tu mi hai modellato, non io. Come gridano queste creature? Ogni volta che l'uomo le considera e scopre queste verità. Gridano con la tua ricerca, gridano con la tua voce. La sua confessione sulla terra e nel cielo. Osserva il cielo: è bello; osserva la terra: è bella; tutt'e due insieme sono assai belli. Ebbene, lui li ha fatti e li dirige, dal suo cenno sono governati; lui sospinge il corso delle stagioni, stabilisce i momenti e li stabilisce da se stesso. Tutti questi esseri dunque lo lodano, sia che stiano fermi sia che si muovano, sia che si tratti della terra quaggiù sia che si tratti del cielo su in alto; sia col loro invecchiarsi sia col loro rinnovarsi. Quando tu osservi queste creature e ne godi e ti sollevi all'Artefice di tutto e dalle cose create per via d'intelletto contempli i suoi attributi invisibili , allora si leva la sua confessione sulla terra e nel cielo. Cioè: tu confessi a lui procedendo dalle creature tanto del cielo quanto della terra… Ed esalterà il corno del suo popolo. Ecco cosa profetizzavano Aggeo e Zaccaria. Adesso il corno del suo popolo è abbassato, trovandosi nella trebbiatura, nella tribolazione, nella tentazione, costretto a battersi il petto. Quando esalterà il corno del suo popolo? Quando verrà il Signore e sorgerà il nostro sole: non il sole visibile con gli occhi che si leva sui buoni e sui cattivi , ma il sole del quale è detto: Per voi che temete il Signore sorgerà il sole della giustizia, e la sanità sulle sue penne . Di questo sole diranno un giorno i superbi e gli empi: Il lume della giustizia non ci illuminò, e il sole non è sorto per noi . Quella sarà la nostra estate. Adesso che siamo nella stagione invernale i frutti sono nella radice e non sono visibili: d'inverno, infatti, guardi gli alberi e ti sembrano secchi. Chi non ha l'occhio assuefatto potrebbe pensare che quella vite sia ora un arido sterpo e, forse, lì vicino ce n'è un'altra che per davvero s'è seccata. D'inverno son due piante simili, eppure l'una vive, l'altra è morta. La vita dell'una e la morte dell'altra sono però occulte d'inverno; quando arriverà l'estate, apparirà in pieno splendore la vita dell'una come pure si manifesterà la morte dell'altra. Ecco spuntare la dovizia delle foglie, la fecondità dei frutti. La vite si veste in modo palese di ciò che teneva nascosto nella radice. Così è di noi, fratelli. Adesso siamo simili a tutti gli altri uomini. Gli uomini nascono, mangiano, bevono, si vestono, tirano avanti la vita. Così i santi..

Dai Padri

Gregorio di Nissa: Davide dice che Dio è lodato da tutte le potenze, e ancora da tutto ciò che c’è nel cielo: la luce delle stelle, il sole, luna, il cielo dei cieli e le acque al di sopra dei cieli. Il respiro comune, l’armonia di tutti questi elementi nell’ordine e nella bellezza perfetta, sono la prima e vera musica. Il mondo intero è una musica, di cui l’autore e l’artista è Dio. Questo canto della vita guarisce la nostra natura. La sua melodia è come un simbolo che ci sollecita a volgerci a un’esistenza più elevata. Nei suoni della sua armonia ci comunica un segreto, per placare i turbamenti dell’animo.

1 Origene: il cielo è, in questo caso, la creatura dotata di ragione.

Ilario: tutta la creazione che è stata liberata dalle fatiche e respira nel regno dell’eternità, assunta essa stessa nella gloria della beatitudine, infine saziata e felice, canta al suo Dio. Infatti la creazione stessa attende la manifestazione dei figli di Dio… Essa stessa sarà liberata dalla schiavitù e assunta nella libertà della gloria dei figli di Dio (Romani 8,19).

Girolamo: la natura umana da sola non basta per lodare Dio; dai cieli: voi, angeli ed eletti del cielo.

3 Atanasio gli elementi naturali hanno obbedito a Dio e lo hanno servito in ogni circostanza: nel diluvio, all’ascensione, al battesimo.

Eusebio: tutte queste creature non hanno il dono della parola per lodare Dio, ma Dio ordina agli uomini di guardare la sua creazione, di riconoscervi la sapienza del Creatore e di celebrarla con inni.

Girolamo: sole, luna e stelle lodano il Signore, non allontanandosi ma dal compito che è stato loro assegnato. Il loro servizio è la lode di Dio.

5 Eusebio: lodino come loro re il nome di Gesù Cristo, il Verbo di Dio.

Ilario: egli disse: nulla è fortuito, nulla è lasciato al caso: la materia non ha una esistenza eterna.

Girolamo: ha dato un ordine al sole e anche dopo tanti anni, il sole non è mai venuto meno a questa sua obbedienza.

9 Girolamo: gli alberi danno il loro frutto meglio di noi.

14 Ilario: questo inno è quello dei santi che si avvicinano a Dio. Lodano Dio e gli rendono grazie per la beatitudine che è stata resa perfetta in loro.

 

 

 

 

 

Salmo 149

( alleluia )

1 Cantate al Signore un canto nuovo,

la sua lode nell’assemblea dei santi.

2 Gioisca Israele in colui che lo fece

e i figli di Sion esultino nel loro re.

3 Lodino il suo nome

in coro, col timpano e l’arpa

salmeggino a lui.

4 Perché si compiace il Signore del suo popolo,

ed esalterà i miti nella salvezza.

5 Esulteranno i santi nella gloria,

gioiranno nei loro giacigli.

6 Le esaltazioni di Dio nella loro

bocca e spade a due tagli nelle loro mani.

7 Per fare vendetta tra le genti,

castighi fra i popoli;

8 per legare in ceppi i loro re

e i loro nobili in catene di ferro.

9 Perché si esegua su di essi il giudizio

scritto: questa è la gloria per tutti i suoi santi.

 

Da Sacy

1 Cantate al Signore un canto nuovo,

la sua lode nell’assemblea dei santi.

2 Gioisca Israele in colui che lo fece

e i figli di Sion esultino nel loro re.

3 Lodino il suo nome

in coro, col timpano e l’arpa

salmeggino a lui.

4 Perché si compiace il Signore del suo popolo,

ed esalterà i miti nella salvezza.

Il nuovo inno di cui parla qui il profeta e che egli chiede al popolo di Dio, per attestare la sua riconoscenza verso il suo divino legislatore è un inno eccellente, composto per questa speciale occasione che esprime in una maniera nuova i favori da essi ricevuti. Il profeta pone pure l’eccellenza di un tale inno nell’assemblea di quelli che lo cantano tutti insieme, poiché l’unione innanzitutto dei cuori forma un concerto gradito Dio e veramente santo. Egli vuole che si rallegrino  non già in se stessi ma nel loro artefice supremo che è il Cristo, il quale li ha fatti quello che sono ed è il fondamento della loro letizia non solo nell’averli creati, ma assai più nell’aver voluto essere loro re e riconoscerli per popolo suo. Ora questa allegrezza, secondo la riflessione di Giovanni Crisostomo, ci indica che bisogna che il rendimento di grazie sia accompagnato da ardore e da amore e che tutto intero si consacri a Dio colui che accinge a lodarlo degnamente. In quanto agli strumenti di cui qui si parla alcuni si spiegano in senso spirituale e dicono che il cembalo significa la mortificazione della carne e il Salterio, che si suonava nella parte superiore, significa l’elevazione della nostra mente verso il cielo: cose che sono necessarie a rendere perfetta la lode dovuta a Dio. San Giovanni Crisostomo dichiara di essere del parere che lo spirito rozzo e carnale di quell’antico popolo, uscito poco prima dall’idolatria, rendeva in un certo modo necessario l’uso degli strumenti e che come Dio aveva permesso una moltitudine innumerevole di sacrifici, aveva parimenti concesso l’uso dei timpani e di tutti gli altri strumenti musicali per pura accondiscendenza e per volersi adattare alla loro debolezza. Dal momento che Dio è puro spirito non è egli propriamente lodato né glorificato se non dall’amore e dall’adorazione del cuore, che sono cose puramente spirituali e degne di lui. Tutto ciò che è esteriore e corporale non può riuscirgli accettevole se non in quanto gli viene offerto sopra l’altare di un cuore infiammato dalla carità. Qual è dunque la ragione addotta dal profeta per esigere un inno nuovo dal popolo di Dio? Perché, dice egli, Dio si compiace del suo popolo. Quale altra sorte si può paragonare a quella di un popolo eletto da Dio per sua pura bontà ad essere interamente suo, da lui continuamente onorato dei suoi favori e che Egli ha deciso di innalzare sopra gli altri popoli, purché esso con la sua umile mansuetudine si renda degno di ricevere la salute che gli è preparata? L’argomento però di tutte le lodi che i veri Israeliti danno a Dio è per l’appunto l’infinita misericordia con cui gli è piaciuto separarli da tanti altri popoli per essere in una maniera particolare il loro Dio e il loro re. E non devono essi mai dimenticare le parole del profeta: che il Signore li esalterà per la loro salvezza se sono mansueti ed umili, se umilmente si mantengono sottomessi sotto la sua mano onnipotente e se come gli antichi israeliti non si insuperbiscono della loro esaltazione. Poiché ci sono molti che sono esaltati per la loro perdizione e non per la loro salvezza: sono coloro che non pensano ad umiliarsi tanto innanzi a Dio, quanto Dio li esalta dinanzi agli uomini.

5 Esulteranno i santi nella gloria,

gioiranno nei loro giacigli.

6 Le esaltazioni di Dio nella loro

bocca e spade a due tagli nelle loro mani.

7 Per fare vendetta tra le genti,

castighi fra i popoli;

8 per legare in ceppi i loro re

e i loro nobili in catene di ferro.

Esulteranno i santi in gloria: si rallegreranno nel riposo dei loro letti. Le lodi del Signore saranno sempre nella loro bocca: i santi nella gloria si rallegreranno nel riposo dei loro letti. Le lodi del Signore saranno sempre nella loro bocca. I santi o pii, secondo il senso storico e letterale, sono anche gli Israeliti che Dio aveva santificato con la circoncisione, perché fossero il suo popolo. Dice dunque il profeta che essendo diventati mansueti ed umili e sottomessi alla volontà di Dio egli li colmerà di gloria in faccia ai loro nemici e procurerà loro una pace perfetta, facendoli innanzitutto riposare nei loro letti, senza alcun timore di quelli che li avevano fino ad allora perseguitati. Le lodi del divino loro protettore saranno sempre nella loro bocca. I santi o pii, secondo il senso storico letterale sono ancora gli israeliti che Dio aveva santificato con la circoncisione perché fossero il suo popolo. Dice dunque il perché verranno convinti, che non era merito delle loro proprie armi né delle loro forze ma un effetto dell’aiuto di Dio se godevano uno stato di tale sicurezza… Le spade a due tagli che essi devono avere nelle loro mani  significano e la potenza che Dio doveva dare a loro contro tutti i loro nemici e la maniera in cui li avrebbe stabiliti nel riposo di cui si è parlato. La sicurezza e il riposo del popolo di Dio poggia su un conflitto continuo in cui Dio rende invincibili ponendo fra le mani spade a due tagli, cioè spade che sbranino per ogni lato i loro nemici a cui essi non possono resistere. Per questo il santo profeta aggiunge subito: che essi si sarebbero vendicati delle nazioni e avrebbero castigato i popoli, che avrebbero legato il loro re con ceppi e i loro nobili con manette di ferro. Tutto ciò che qui si dice si spiega in un senso spirituale anche della gloria e della potenza in cui saranno stabiliti i santi dopo i patimenti di questa vita, allorché godendo un perfetto riposo, che può esserci indicato dai letti, riceveranno essi dal Signore spade a due tagli, cioè un pieno potere nel giorno finale per giudicare insieme con Cristo le nazioni e i principi che li hanno perseguitati, per richiamarli e convincerli  della loro ingiustizia e condannarli a un castigo eterno. Molti cercano quaggiù il riposo di questi letti. Gli uni vorrebbero non aver più a combattervi e gli altri desidererebbero abitarvi come in un luogo di riposo dicendo quello che disse Pietro sulla montagna: è bene per noi essere qui. Ma costoro non sanno cosa chiedono. I letti dei santi non si trovano sulla terra dove non c’è che affanno, miseria e conflitti, ma nell’altra vita, ove ogni guerra avrà fine e ove Dio li farà eternamente riposare di tutte le loro fatiche.

9 Perché si esegua su di essi il giudizio

scritto: questa è la gloria per tutti i suoi santi.

Aveva Dio espresso nelle sue Scritture che egli avrebbe vendicato alla fine i suoi servi e avrebbe avuto pietà dei loro patimenti: che egli avrebbe punito i loro nemici e si sarebbe reso propizio alla terra e al popolo che aveva eletto. Questo è dunque il giudizio prescritto. E Dio stesso metteva in atto la sua vendetta sulle nazioni allorché si dice in questo luogo dei suoi santi che essi esercitavano un tale giudizio verso i popoli. Così gli empi rispetto ai santi, come i santi rispetto agli empi sono soltanto i ministri o della sua giustizia o della sua misericordia, quantunque in una maniera diversa, poiché gli empi perseguitando i giusti contribuiscono, loro malgrado, per un effetto della sua bontà alla santificazione degli stessi giusti; i santi invece esercitando il giudizio da lui stesso prescritto contro gli empi, rendono alla loro ingiustizia e alla loro impenitenza la pena giustissima loro dovuta. Tale è, soggiunge il profeta, la gloria propria di tutti i suoi santi, cioè degli israeliti, che in qualità di popolo suo gli erano consacrati. Ma noi possiamo aggiungere che tale è pure la gloria che è riservata ai santi nel cielo, allorché insorgendo, come sta espresso nella Scrittura contro quelli che li hanno perseguitati li riempiranno un giorno  di un incomprensibile spavento. Il tempo della vita presente è un tempo di obbrobri e di patimenti per i santi: il tempo della loro gloria non è se non quello della loro morte. Non pensiamo dunque a sconvolgere l’ordine dei tempi. Siamo ora nel numero delle persone umiliate, perseguitate, vilipese, schernite, se aspiriamo alla gloria riservata ai santi nel cielo.

Da Agostino

( alleluia )

1 Cantate al Signore un canto nuovo,

la sua lode nell’assemblea dei santi.

Lodiamo il Signore con la voce, con la mente, con le opere buone; a lui cantiamo un cantico nuovo, come ci esorta il presente salmo che così comincia: Cantate al Signore un cantico nuovo. Uomo vecchio, cantico vecchio; uomo nuovo, cantico nuovo. Testamento vecchio, cantico vecchio; Testamento nuovo, cantico nuovo. Nel vecchio Testamento c'erano delle promesse temporali e terrene: e chiunque ama le cose terrene canta il cantico vecchio. Chi vuol cantare il cantico nuovo deve amare i beni eterni. E lo stesso amore è nuovo ed eterno, e in tanto è sempre nuovo in quanto non invecchia mai… E questo è un cantico di pace, un cantico d'amore. Chiunque si separa dalla comunione dei santi non canta il cantico nuovo: segue infatti la via dell'animosità che è roba vecchia, non quella della carità, che è nuova. E cosa c'è nella carità, virtù nuova? La pace, il vincolo di una società santa, la compattezza spirituale, l'edificio fatto di pietre vive. E questo, dove? Non in un paese soltanto ma in tutto l'universo.

2 Gioisca Israele in colui che lo fece

e i figli di Sion esultino nel loro re.

Israele si allieti in colui che l'ha creato. Che significa Israele? " Colui che vede Dio ". Tale il significato del nome Israele. Colui che vede Dio si allieti in colui dal quale è stato creato. Ma cosa diremo, fratelli? Per il fatto che apparteniamo alla Chiesa dei santi, forse che già vediamo Dio? E se non lo vediamo, in che senso siamo Israele? C'è una visione che si attua nel tempo presente, e ce n'è un'altra che si attuerà nel futuro. La visione del tempo presente si attua mediante la fede, la visione futura sarà visione facciale. Se crediamo vediamo, se amiamo vediamo. Cosa vediamo? Dio! Interroga Giovanni. Dio è carità . Benediciamo il suo santo nome, e godiamo in Dio, se godiamo nella carità. Quando uno ha la carità, perché inviarlo lontano per fargli vedere Dio? Penetri nella sua coscienza e lì vedrà Dio. Se lì non alberga la carità, non vi abita nemmeno Dio; se invece vi alberga la carità, Dio certamente vi abita. Ma l'uomo forse vorrebbe vederlo come quando siede nel cielo. Abbia la carità e abiterà in lui come nel cielo. Siamo dunque Israele e allietiamoci in colui che ci ha creati.

3 Lodino il suo nome

in coro, col timpano e l’arpa

salmeggino a lui.

Lodino il suo nome in coro. Che cosa rappresenta il coro? Molti sanno cosa sia un coro, anzi, dal momento che parliamo in [questa] città, lo sanno quasi tutti. Il coro è un complesso di cantori che cantano insieme. Se cantiamo in coro dobbiamo cantare d'accordo. Quando si canta in coro, anche una sola voce stonata ferisce l'uditore e mette confusione nel coro stesso.

Ormai tutto il mondo è un coro di Cristo: e questo coro di Cristo canta in perfetta armonia dall'oriente all'occidente… Salmeggino a lui sul timpano e sul salterio. Perché prende in mano il timpano e il salterio? Affinché non soltanto la voce [lo] lodi, ma anche le opere. Quando si prendono il timpano e il salterio, le mani s'accordano alla voce.

4 Perché si compiace il Signore del suo popolo,

ed esalterà i miti nella salvezza.

Poiché il Signore ha beneficato il suo popolo. Qual beneficio più grande che morire per gli empi? Qual beneficio più grande che distruggere col sangue giusto il rescritto [di condanna] del peccatore? Qual beneficio più grande che dire: Non m'interessa ciò che siete stati finora; siate ciò che finora non siete stati? Il Signore ha beneficato il suo popolo, rimettendo i peccati, promettendo la vita eterna.

Ed ha elevato i mansueti a salvezza. Anche i superbi, in effetti, vengono elevati ma non a salvezza. I mansueti a loro salvezza, i superbi a loro perdizione. Cioè: i superbi si innalzano e il Signore li umilia, i mansueti si umiliano e Dio li esalta.

5 Esulteranno i santi nella gloria,

gioiranno nei loro giacigli.

Esulteranno i santi nella gloria. Voglio dire qualcosa sulla gloria dei santi.  Non c'è nessuno che non ami la gloria. Gli stolti però amano una gloria (la cosiddetta gloria popolare), la quale contiene un'attrattiva ingannevole. L'uomo, invogliato delle lodi di uomini vuoti [di senno], vorrebbe vivere in modo da andare sulla bocca di tutti, non importa come. Per questo diventano anche dissennati, e, tronfi d'orgoglio, vacui dentro e gonfi fuori, concepiscono propositi come quello di disfarsi del proprio patrimonio, donandolo ai commedianti, agli istrioni, ai gladiatori e agli aurighi. Che somme regalano! che somme spendono! Sperperano le risorse non solo del loro patrimonio ma anche del loro animo. Gente di tal fatta ha in uggia il povero, perché il popolo non acclama quando si dà qualcosa al povero, mentre grida quando lo si dà al gladiatore.

Come viceversa esultino i santi (che esultano nella gloria), non c'è bisogno che lo descriviamo noi. Ascoltate il seguente verso del nostro salmo: Esulteranno i santi nella gloria, si rallegreranno nei propri letti. Non nei teatri, non negli anfiteatri, non nei circhi, non nelle bazzecole, non nelle piazze ma nei propri letti. Che significa: Nei propri letti? Nei loro cuori. Ascolta come esultasse nel suo letto l'apostolo Paolo. La nostra gloria è questa: la testimonianza della nostra coscienza .

6 Le esaltazioni di Dio nella loro

bocca e spade a due tagli nelle loro mani.

Dopo le parole: Si rallegreranno nei propri letti, subito aggiunge: Le glorificazioni di Dio sulla loro bocca. Questo per evitare ogni impressione di vana compiacenza. Se infatti si rallegrano nei loro letti, lo fanno non attribuendo a sé il merito di essere buoni, ma lodando colui dal quale han ricevuto ciò che sono. Dal medesimo, inoltre, essi son chiamati a giungere là dove ancora non son pervenuti, e da lui ancora si attendono la perfezione. In quanto lo ringraziano per aver iniziato [l'opera], le glorificazioni di Dio sulla loro bocca. Osservate i santi, osservate la loro gloria; volgete lo sguardo a tutto il mondo e vedete come le glorificazioni di Dio sono sulla loro bocca.

7 Per fare vendetta tra le genti,

castighi fra i popoli;

Ormai, fratelli, v'è dato vedere i santi nella loro armatura, Osservatene le stragi, osservate le gloriose battaglie. Dove infatti c'è il comando supremo [d'un esercito] là ci sono anche i soldati; dove sono i soldati, ci sono anche i nemici; e se c'è la guerra, c'è anche la vittoria. Cosa fecero questi tali che avevano in mano brandi affilati da tutt'e due le parti? A compiere la vendetta fra le genti. Osservate se fra le genti non sia stata compiuta effettivamente questa vendetta. La si compie ogni giorno: è quello che facciamo anche noi col nostro parlare. Osservate come siano state abbattute le popolazioni di Babilonia.

8 per legare in ceppi i loro re

e i loro nobili in catene di ferro.

I re delle genti han d'essere legati e posti in ceppi, e - aggiunge - i loro nobili in vincoli di ferro. Sappiamo di re divenuti cristiani e di nobili del paganesimo divenuti anch'essi cristiani. Ce ne sono oggi, ce ne sono stati in passato e ce ne saranno in avvenire: non hanno interrotto la loro opera le spade a due tagli maneggiate dai santi.

9 Perché si esegua su di essi il giudizio

scritto: questa è la gloria per tutti i suoi santi.

Per eseguire su di essi il giudizio già scritto. Questo è il giudizio che i santi esercitano su tutte le genti. Perché: Già scritto? Perché tutte queste cose sono state descritte antecedentemente e ora si adempiono. Ecco avvengono adesso, mentre prima le si leggeva ma non erano fatti accaduti. E conclude: E questa è la gloria per tutti i suoi santi. Questo fanno i santi in tutto il mondo, fra tutte le genti, e così vengono glorificati. Così esaltano Dio con la loro voce, così godono nei loro giacigli, così esultano nella loro gloria, così vengono elevati e salvati, così cantano il cantico nuovo, così dicono l'Alleluia col cuore, con la bocca, con la vita.

Dai Padri

Ilario: il motivo di questo cantico nuovo è che Dio si compiace del suo popolo. Tutta la creazione era buona, ma l’uomo, creato buono e a immagine di Dio, aveva peccato. È stato riconciliato dal sangue del Cristo e per questo Dio può compiacersi in lui.

Ruperto il motivo della lode di questo salmo è che il Signore giudicherà il mondo e che, in questo giudizio, glorificherà i suoi santi.

2 Girolamo e Agostino: loro re è il Cristo.

5 Eusebio: i giacigli sono simbolo del riposo e la morte dei santi è la loro dannazione.

6 Eusebio: la spada contro le potenze avverse è la predicazione del Vangelo.

Girolamo cita Apocalisse 1,16: dalla sua bocca usciva una spada a due tagli. Quindi è dalla  bocca del Signore che i santi hanno ricevuto la loro spada.

8 Eusebio: il forte armato è stato legato (Luca 11,21) e il Cristo si è impadronito dei suoi prigionieri.

Girolamo: li castigano per salvarli; li incatenano e li portano alla Chiesa

 

 

 

Salmo 150

1 Lodate Dio nei suoi santuari,

lodatelo nel firmamento della sua potenza,

2 lodatelo nelle le sue opere potenti,

lodatelo secondo l’immensità della sua grandezza.

3 Lodatelo al suono della tromba,

lodatelo con l’arpa e la cetra.

4 Lodatelo col timpano e con il

coro, lodatelo sulle corde e sul flauto,

5 lodatelo con cembali armoniosi,

lodatelo con cembali di giubilo.

6 Ogni spirito lodi il Signore.

 

Da Sacy

Lodate il Signore nel suo santuario: lodatelo nel firmamento della sua potenza: lodatelo nelle sue virtù: lodatelo secondo la sua mirabile grandezza.

Dio può essere considerato in sé medesimo o relativamente alle sue creature. Si può considerarlo o in cielo, che è come il suo santuario e il trono della sua potenza, o sopra la terra negli effetti di quella onnipotente virtù e nella moltitudine di testimonianze che ci dà della sua infinita grandezza. Secondo queste due mire diverse il profeta esorta i popoli a lodare Dio. Altri spiegano questo passo riferendo il primo versetto agli spiriti celesti nel seguente modo: lodate il Signore voi che siete nel santo luogo: lodatelo voi che siete nel firmamento ove risplende la sua potenza e il secondo versetto agli uomini come segue: lodatelo o Israele nelle prove che egli manifesta della sua virtù onnipotente in vostro favore: lodatelo a motivo testimonianze che egli vi reca della sua infinita grandezza. Lodatelo a suono di tromba, lodatelo con salterio e con la cetra, lodatelo col cembalo. Giova osservare con  alcuni interpreti che non si può determinare con precisione quali fossero tutti questi strumenti degli Ebrei. Gli strumenti che servivano alla loro musica avevano pochissimo a che fare con i nostri e si nominano secondo la più probabile idea che possiamo formarcene. L’utilità che dobbiamo ricavare da questi versetti ci viene additata da Giovanni Crisostomo là dove egli dice riguardo ad essi: che il profeta esortando gli Israeliti a cantare le lodi del Signore con tanti, diversi strumenti ci ammonisce, come si è già altrove osservato, a lodarlo in una maniera molto più santa con tutte le membra del nostro corpo, servendoci e degli occhi nostri e della nostra lingua e delle nostre orecchie e delle nostre mani, per glorificare il nostro Creatore e Salvatore, rendendo secondo quello che dice San Paolo i nostri corpi un’ostia vivente, santa ed accettevole mediante il ragionevole ossequio con cui a Lui sottomettiamo tutte queste membra e ne consacriamo l’uso alla pietà.

Alla fine, conclude il profeta, lodi il Signore tutto ciò che ha vita e spirito. Alcuni lo restringono ai soli uomini, altri intendono parimenti degli angeli e degli uomini, molti lo attribuiscono a tutti i viventi o angeli o uomini o animali. Forse con queste parole adombrava egli profeticamente, secondo il parere del Crisostomo, ciò che doveva accadere, quando essendo sparso per tutto l’universo il seme della parola di Dio e del Nuovo Testamento, hanno risuonato per tutta la terra le lodi del Signore. Tale è e deve essere il desiderio di un’anima vivamente penetrata dalla maestà e dalla grandezza di Dio. Non è la stessa soddisfatta se tutti gli uomini non lo lodano e riconoscono degno infinitamente di essere amato. Il sacrificio delle lodi di tutti gli uomini è pur sempre troppo ristretto e troppo sproporzionato a un Dio così grande. Si unisce l’anima per quanto può a tutti gli spiriti celesti e il suo zelo si estende fino alle creature irrazionali, volendo che tutta la natura insieme concorra per offrire un universale sacrificio di rendimento di grazie al Creatore.

Da Agostino

1 Lodate Dio nei suoi santuari,

lodatelo nel firmamento della sua potenza,

Lodate il Signore nei suoi santi.  Lodatelo nel consolidamento del suo vigore. Lodatelo nelle sue potenze, (o, come altri hanno tradotto, nei suoi poteri sovrani). Lodatelo secondo la moltitudine della sua grandezza. Tutto questo sono i suoi santi, come dice l'Apostolo: Affinché noi siamo giustizia di Dio in lui . Se sono la giustizia di Dio, giustizia che egli ha in loro operata, perché non dovrebbero essere anche la forza di Dio? quella forza che egli ha in essi esercitato risuscitandoli dai morti? In realtà, la forza [o potenza] di Dio si segnala in maniera superlativa nella resurrezione di Cristo, come nella sua passione era apparsa la debolezza. Lo dice l'Apostolo: Che se egli fu crocifisso per la sua debolezza, vive però per la potenza di Dio . E in un altro passo: Per conoscere lui e la potenza della sua resurrezione . Perfetta è poi l'affermazione: Nel consolidamento del suo vigore. [Nella resurrezione] ci fu proprio questo consolidamento di vigore, perché egli non morrà più, la morte non avrà più su di lui alcun potere. Perché poi gli interventi da lui operati nei santi non dovrebbero chiamarsi anche poteri sovrani? Anzi, i santi stessi sono i suoi principi sovrani, come fu detto: Noi siamo giustizia di Dio in lui . C'è forse, in realtà, qualche potere che superi quello di regnare in eterno, ponendosi sotto i piedi tutti i nemici? Perché non saranno, gli stessi santi, anche la moltitudine della sua grandezza? Non della grandezza per cui egli è grande, ma per la quale egli ha reso grandi tante persone, o meglio miriadi di persone. Non diversamente in alcuni luoghi si tratta della giustizia per la quale egli è giusto, mentre altrove della giustizia che egli produce in noi affinché noi siamo giustizia in lui…Gli stessi santi son poi simboleggiati in tutti gli strumenti musicali elencati più avanti per lodarvi Dio. In effetti, l'espressione d'apertura, cioè: Lodate il Signore nei suoi santi , ritorna sempre nel seguito del testo, indicando in varie maniere gli stessi santi.

2 lodatelo nelle sue opere potenti,

lodatelo secondo l’immensità della sua grandezza.

3 Lodatelo al suono della tromba,

lodatelo con l’arpa e la cetra.

Lodatelo al suono della tromba, per l'insuperabile sonorità della lode. Lodatelo sul salterio e sulla cetra. Il salterio è chi loda Dio muovendo dall'alto, la cetra chi loda Dio muovendo dal basso: quasi a dirci che chi ha fatto il cielo e la terra dev'essere lodato dalle creature celesti e da quelle terrestri. In un altro salmo infatti abbiamo esposto come il salterio ha nella parte più alta quel legno sonoro sul quale poggia la serie delle corde per rendere migliore il suono. Lo stesso legno è, nella cetra, dalla parte più bassa.

4 Lodatelo col timpano e con il

coro, lodatelo sulle corde e sul flauto,

Lodatelo nel timpano e nel coro. Il timpano loda Dio in quanto nella carne trasformata non c'è più ormai alcuna miseria derivante dalla corruzione terrena. Il timpano infatti si fabbrica con pelli essiccate e tese robustamente. Il coro loda Dio quando lo loda una società in pace. Lodatelo con le corde e con l'organo. Hanno le corde tanto il salterio quanto la cetra, già sopra ricordati. Quanto all'organo, è un nome generico per indicare tutti gli oggetti producenti armonia, sebbene ormai sia invalsa la consuetudine di chiamare propriamente organo lo strumento che si gonfia con mantici. Tuttavia, io non penso che qui si tratti di questo specifico strumento. In effetti, la parola " organo " è greca, come ho già detto, e si applica genericamente a tutti gli strumenti musicali. L'organo che va a mantice i greci lo chiamano con vocabolo diverso, e chiamarlo senz'altro "organo" è piuttosto un'usanza latina e popolare. Dove pertanto dice: Con le corde e con l'organo, io ritengo che egli abbia voluto intendere uno strumento fornito di corde. Non sono infatti solo il salterio e la cetra ad avere le corde; ma, siccome nel salterio e nella cetra a motivo del suono che esce dal basso e dall'alto è stato trovato qualcosa che quadra bene con questa distinzione, qui attraverso la menzione delle corde in se stesse ci si invita a cercare qualche altro significato. Anche le corde infatti son carne, ma ormai esente da corruzione. Alle corde poi ha aggiunto l'organo, forse per dirci che esse non debbono suonare isolatamente, ma, nonostante la diversità, produrre un accordo perfettamente armonioso, come quando sono disposte nell'organo. Questo, perché anche di là i santi saranno diversi gli uni dagli altri, ma tutti saranno in armonia, non in disaccordo: saranno cioè tutti d'un unico sentire, non di diversi sentimenti. Si avrà così un soavissimo concerto, risultante di numerosi suoni diversi ma non contrastanti fra loro. Una stella infatti differisce in splendore dall'altra, così sarà pure della resurrezione dei morti .

5 lodatelo con cembali armoniosi,

lodatelo con cembali di giubilo.

6 Ogni spirito lodi il Signore.

Lodatelo nei cembali armoniosi, lodatelo nei cembali del giubilo. I cembali per suonare devono urtarsi l'uno con l'altro, e per questo motivo da certuni sono stati paragonati alle nostre labbra. Ma suppongo che sia meglio intendere la cosa in quest'altra maniera: si loda Dio con i cembali quando uno riceve l'onore da un altro, non ne va a caccia da sé, e così i due, onorandosi scambievolmente, lodano Dio. Quanto all'aggiunta: Nei cembali del giubilo, penso vi sia stata posta per impedire che si intendessero i cembali che suonano senza avere l'anima. In effetti il giubilo, cioè la lode inesprimibile, non nasce se non dall'anima. Né giudico opportuno passare sotto silenzio quanto ci dicono gli esperti di musica (tanto più che si tratta d'una cosa di per sé nota), e cioè che tre sono i tipi di suono: della voce, degli strumenti a fiato, degli strumenti a percussione. Il suono vocale si produce attraverso il palato e le corde vocali dell'uomo che canta, senza l'uso di alcuno strumento. Il suono a fiato è quello dato, ad esempio, dal flauto o da strumenti similari. Il suono a percussione è quello prodotto, ad esempio, dalla cetra o da simili strumenti. Nessuno di questi tre tipi di suono è stato omesso dal salmo: si ha infatti la voce nel coro, lo strumento a fiato nella tromba, quello a percussione nella cetra. Sembra quasi un'allusione alla mente, allo spirito e al corpo: naturalmente in un linguaggio non proprio ma figurato. Aveva detto peraltro in apertura: Lodate il Signore nei suoi santi ; ma a chi dice queste parole se non ai santi stessi? e in chi lo loderanno come Dio se non in se stessi? Dice: Voi dunque, o santi di Dio, siete il suo vigore, ma perché egli l'ha prodotto in voi; voi siete i suoi poteri sovrani e l'abbondanza della sua grandezza, perché ciò egli ha operato e mostrato in voi. Voi siete la tromba, il salterio, la cetra, il timpano, il coro, le corde e l'organo, e i cembali del giubilo che emettono bei suoni, che cioè suonano armoniosamente. Voi siete tutte queste cose. Non si pensi, ascoltando il salmo, a cose di scarso valore, né a cose transitorie, né a oggetti teatrali. E siccome aver sentimenti carnali è [causa di morte], ogni spirito lodi il Signore. Volgiamoci al Signore Dio Padre onnipotente e con cuore puro, per quanto è concesso alla nostra pochezza, ringraziamolo immensamente e con tutta verità. Invochiamo con tutta l'anima la sua misericordia senza pari affinché, nel suo beneplacito, si degni di esaudire le nostre preghiere. Si compiaccia ancora d'intervenire con la sua forza a scacciare il nemico dai nostri atti e dai nostri pensieri. Aumenti in noi la fede, governi la nostra mente, ci conceda pensieri spirituali, e ci conduca alla sua beatitudine. Per Gesù Cristo, Figlio suo e Signore nostro, che è Dio e con Dio [Padre] nell'unità dello Spirito Santo vive e regna per tutti i secoli dei secoli. Amen

L'ordine dei salmi contiene, a mio avviso, un sacramento grande e occulto: finora a me non è stato rivelato. Nel loro complesso i salmi sono centocinquanta e, con questo numero, anche a noi che non siamo riusciti a penetrare con l'acume della nostra mente la loro profondità, insinuano qualcosa su cui non sarà azzardato trattenerci alquanto, con l'aiuto del Signore. Iniziamo coll'esaminare il numero quindici, di cui centocinquanta è un multiplo. Ciò che rappresenta il numero quindici nell'ordine delle unità, lo rappresenta il centocinquanta nell'ordine delle decine, poiché centocinquanta è il risultato di dieci per quindici. La stessa cosa esprime il numero millecinquecento nell'ordine delle centinaia: è infatti cento moltiplicato per quindici; e lo stesso ancora è di quindicimila, cioè quindici volte mille. Ebbene, il numero quindici significa l'armonia dei due Testamenti. Nel primo [Testamento] infatti si osservava il sabato, che vuol dire " quiete " ; nel secondo si osserva la domenica, che ricorda la resurrezione. Ora, se il sabato è il settimo giorno e la domenica viene dopo il settimo giorno, cos'è se non il giorno ottavo, ovvero, secondo un'altra valutazione, il primo [della settimana]? Difatti la domenica si chiama anche primo [giorno] dopo il sabato , al quale poi seguono il secondo, il terzo, il quarto e così via fino al settimo, che è lo stesso sabato. Da una domenica fino alla successiva domenica ci sono otto giorni, segno che in essa si palesa la rivelazione del Nuovo Testamento, mentre nel Vecchio Testamento la stessa rivelazione era occultata come da promesse terrene. Notate come sette più otto fa quindici e come quindici sono anche i salmi cosiddetti "dei gradini", proprio perché tanti di numero erano gli stessi gradini del tempio. Inoltre lo stesso numero cinquanta rappresenta di per se stesso un grande sacramento. È infatti la risultanza di una settimana di settimane con l'aggiunta di una unità, come d'un ottavo giorno, per completare la cinquantina: sette per sette fa quarantanove, a cui, per fare cinquanta, occorre aggiungere una unità. E', questo cinquanta, un numero denso di significato: terminati infatti tutti questi giorni a cominciare dalla resurrezione, cioè nel giorno cinquantesimo, venne lo Spirito Santo su coloro che erano radunati in Cristo . Ora, lo Spirito Santo nella Scrittura è celebrato in maniera preminente attraverso l'uso del numero sette, e questo tanto in Isaia quanto nell'Apocalisse. In questi passi si descrivono anzi in maniera estremamente chiara sette Spiriti di Dio, a motivo dell'azione che in sette direzioni svolge l'unico e medesimo Spirito . Queste sette operazioni così son descritte nel profeta Isaia: Riposerà su di lui lo Spirito di Dio, lo Spirito di sapienza e di intelligenza, lo Spirito di consiglio e di fortezza, lo Spirito di scienza e di pietà, lo Spirito del timore del Signore . Per " timore " deve intendersi il timore casto che sopravvive nei secoli dei secoli . Quanto invece al timore servile, la carità perfetta lo esclude: quella carità che ci fa liberi, impedendoci di compiere le opere servili proibite di sabato. Ora la carità di Dio è stata diffusa nei nostri cuori per opera dello Spirito Santo che ci è stato dato . Pertanto col numero sette si indica lo Spirito Santo. Anzi, il Signore stesso divise il numero cinquanta in quaranta più dieci. Quaranta giorni dopo la resurrezione infatti ascese al cielo e poi, al termine di altri dieci giorni, mandò lo Spirito Santo . Voleva, regolandosi così, insegnarci a vedere nel numero quaranta la nostra dimora in questo mondo. Nel numero quaranta prevale il numero quattro: e quattro sono le parti del mondo e le stagioni dell'anno. Aggiungendovi però il dieci, quasi percepita la ricompensa dovuta alle opere buone e all'osservanza della legge, si ha la figura dell'eternità. Questo numero cinquanta ha il suo triplo nel numero centocinquanta, quasi che a moltiplicarlo sia stata la Trinità. Sicché sotto questo punto di vista comprendiamo non essere disdicevole che tale sia il numero dei salmi. Ricordiamo il numero dei pesci presi dopo la resurrezione quando [al comando di Cristo] furono calate le reti. A centocinquanta se ne aggiunsero tre , come per farci attenti al numero delle parti in cui si sarebbe dovuto dividere il centocinquanta: vale a dire che il numero bisognava prenderlo per tre volte cinquanta. Tuttavia quel numero dei pesci contiene anche un altro computo molto molto più sottile e attraente. Lo si fa disponendo il diciassette a triangolo, cioè computando tutti i numeri da uno fino a diciassette, e si ottiene lo stesso numero centocinquantatre. Ora nel numero dieci si raffigura la legge, nel numero sette la grazia, poiché la legge non si adempie se non per la carità che è stata diffusa nei nostri cuori dallo Spirito Santo, simboleggiato dal numero sette.

Uno o cinque i libri del salterio?

Alcuni hanno ritenuto essere cinque i libri dei salmi, e lo hanno stabilito sulla base della finale di certi salmi, quando cioè vi si dice: Così sia, così sia . Quanto a me, per quanto volessi comprendere il motivo di una simile divisione, non c'è l'ho fatta: le stesse cinque parti non sono uguali fra loro, non dico per l'estensione degli scritti, ma nemmeno per il numero dei salmi, che sarebbe dovuto essere di trenta ogni libro. E se la finale di ogni libro è: Così sia, così sia, vien giustamente fatto di chiedersi perché il quinto libro, che è anche l'ultimo, non si chiuda con identica conclusione. Noi seguiamo l'autorità della Scrittura canonica, dove si legge: È stato scritto nel libro dei salmi , e pertanto riteniamo che il libro dei salmi è uno solo. Vedo però come questa, che è la verità, non sarebbe in contraddizione con l'altra ipotesi, supposta vera. È infatti possibile che, sulla base di un'usanza propria della letteratura ebraica venga chiamato unico libro un libro che effettivamente consta di diversi libri. Come si parla di una Chiesa, la quale tuttavia risulta di più Chiese, e di un unico cielo, anche se formato da moltissimi cieli… Così colui che dice: È stato scritto nel libro dei salmi  può essersi adattato al modo comune di esprimersi e così dare l'impressione che unico è il libro [dei salmi]. Si potrebbe rispondere che è detto: Nel libro dei salmi nel senso di: In uno dei quei cinque. Tuttavia ciò non è nel linguaggio corrente o lo è molto di rado, al segno che la stessa cosa potrebbe, allora, tirarsi in ballo a proposito dei dodici profeti. Ci si potrebbe cioè convincere che unico è il loro libro per il fatto che si legge, come nel caso dei salmi: Come è stato scritto nel libro dei profeti . Ci son di quelli che chiamano libro unico tutte quante le Scritture, a motivo del loro accordo che davvero è mirabile e divino. Per questo motivo sarebbe stato detto: In apertura del libro è stato scritto di me, che io faccia la tua volontà , intendendo con ciò la verità che il Padre creò il mondo mediante il Figlio: della quale creazione si parla nel libro della Genesi, che costituisce l'inizio delle Scritture. Inoltre, questa profezia sembra non raccontare fatti avvenuti ma preannunziare eventi futuri. (Non dice infatti: Ecco io ho fatto, ma: Affinché faccia, o facessi, la tua volontà); per questo sembra piuttosto l'espressione doversi riferire a ciò che è scritto nelle parti iniziali di quel libro, e precisamente alle parole: Saranno due in una carne sola . Sacramento grande, questo - al dire dell'Apostolo - in rapporto a Cristo e alla Chiesa . A dir il vero poi, nelle parole: In apertura del libro è stato scritto di me, che io faccia la tua volontà, si potrebbe trovare un richiamo proprio a questo libro dei salmi. Continua infatti: Dio mio, ho voluto, e la tua legge è in mezzo al mio cuore . La profezia, riguardante lui, si prende cioè proprio dall'inizio di questo libro, ed è esattamente il primo salmo. Beato l'uomo che non segue il consiglio degli empi e non si ferma nella via dei peccatori, e non siede nella cattedra delle pestilenze; ma nella legge di Dio si compiace e nella sua legge medita giorno e notte . Questo sarebbe il corrispondente di: Dio mio, ho voluto, e la tua legge è in mezzo al mio cuore . Quanto poi alle parole successive, e cioè: Ho annunziato la tua giustizia in una grande assemblea , più opportunamente le si riferiscono all'altro passo: E saranno due in una carne sola .

Predestinazione e glorificazione.

Le parole: In apertura del libro possono essere intese nell'una o nell'altra maniera. Sta però di fatto che questo libro dei salmi, presi cinquanta per cinquanta, se lo si esamina nelle sue articolazioni di cinquanta per cinquanta, presenta un fenomeno notevole e veramente degno d'essere considerato. Non mi sembra infatti casuale che il salmo cinquantesimo parli della penitenza, il centesimo della misericordia e del giudizio, il centocinquantesimo della lode di Dio nei suoi santi. Questo infatti è l'ordine secondo il quale tendiamo alla vita eterna e beata: prima detestiamo i nostri peccati, poi viviamo rettamente, affinché, disapprovando la vita cattiva e praticando la vita buona, ci meritiamo la vita eterna. Dio infatti, secondo un proposito della sua occultissima giustizia e bontà, quelli che ha predestinati, li ha anche chiamati; quelli che ha chiamati, li ha anche giustificati; quelli che ha giustificati, li ha anche glorificati . La nostra predestinazione non è avvenuta in noi ma segretamente presso di lui, nella sua prescienza. Le altre tre [componenti del processo], la vocazione, la giustificazione, la glorificazione, avvengono invece in noi. Siamo chiamati attraverso la predicazione della penitenza. Così infatti cominciò il Signore a proclamare la sua lieta novella: Fate penitenza perché il regno dei cieli è vicino. Quanto alla giustificazione, essa avviene nella chiamata, che è opera della misericordia [divina], e mediante il timore del giudizio. Per questo si dice: Dio, nel tuo nome salvami e nella tua potenza giudicami . Non teme d'essere giudicato colui che antecedentemente ha ottenuto salvezza. Chiamati, rinunziamo al diavolo nella penitenza, per non restare sotto il suo giogo; giustificati, veniamo risanati dalla misericordia per non dover temere il giudizio; glorificati, passiamo alla vita eterna, dove loderemo Dio senza fine. A questo penso si riferiscano le parole del Signore: Ecco, scaccio i demoni e opero guarigioni oggi e domani, e il terzo giorno sarò consumato . La qual cosa egli comprovò anche nei tre giorni della sua passione, dormizione e risveglio. Infatti fu crocifisso, sepolto e risorse. Sulla croce trionfò dei principi e delle potestà [del male], nel sepolcro riposò, nella resurrezione esultò. La penitenza tormenta, la giustizia tranquillizza, la vita eterna glorifica. Voce della penitenza è: Dio, abbi pietà di me secondo la tua grande misericordia, e cancella la mia iniquità secondo la moltitudine delle tue misericordie . Compito della penitenza infatti è offrire a Dio, come sacrificio, uno spirito contrito, un cuore spezzato e umiliato. Voce della giustizia di Cristo nei suoi eletti è: Signore, celebrerò in te la misericordia e il giudizio; salmeggerò e comprenderò nella via dell'innocenza, quando verrai a me . Dalla misericordia infatti ci viene l'aiuto per compiere la giustizia e così giungere tranquilli al giudizio. Nel giudizio poi vengono dispersi dalla città del Signore tutti gli operatori d'iniquità . Con questo verso si chiude il presente salmo: è la voce della vita eterna.

 

Dai Padri

Gregorio di Nissa: attraverso i cinque libri dei salmi l’anima sale sempre più in alto e poi giunge alla suprema felicità che sarà comune a tutti e che non è altro che la celebrazione della lode divina, allorché essa si realizzerà in tutti i santi senza alcun pericolo di peccato. La natura umana canterà questa lode in modo conforme alla maestà di Dio e non canterà più una lode povera e limitata come quella di quaggiù. L’immensa moltitudine di tutte le perfezioni degli eletti realizzerà per Dio come una musica composta da diversi strumenti, un concerto di armonie e melodie. Dopo aver elencato la tromba, il salterio e la cetra, il suono più gioioso del cembalo evoca gli angeli e la nostra comunione con loro. Infatti, quando la natura umana sarà giunta al suo fine, la riunione degli angeli e degli uomini compirà il rendimento di grazie nella sua armonia ultima. I due cembali gioiosi che si incontrano sono l’uno la natura angelica e l’altro la natura umana. Il peccato li ha separati, ma quando la benevolenza divina li riunirà, insieme faranno riecheggiare l’inno di cui parla l’apostolo: ogni lingua confesserà in cielo, sulla terra… (Filippesi 2,10). I due cembali canteranno allora il canto di vittoria perché non ci sarà più guerra: e con un fervore comune canteranno e loderanno Dio per tutta l’eternità. Alla sommità di questa quinta ascensione, il profeta contempla tutto il piano della salvezza: canta tutti i benefici di Dio e gli innumerevoli motivi di azione di grazie. Tutto ci è dato dalla bontà di Dio e noi non abbiamo nulla per attirare i suoi benefici. Gli angeli e gli uomini che vogliono seguire Dio, non debbano fare altro che trasformare la loro vita in una lode perenne a Dio

Crisostomo: il profeta ha chiamato gli abitanti del cielo, poi tutti gli uomini di tutti i tempi e infine tutti gli strumenti musicali. Lodare Dio ininterrottamente è il nostro sacrificio, la nostra offerta, il nostro ministero più alto che riproduce la vita degli angeli.

Ruperto: l’oggetto della lode di questo salmo è la beatitudine ineffabile del secolo futuro. Per dieci volte il profeta dice: lodate, senza aggiungere spiegazioni perché nè l’occhio ha visto nè l’orecchio ha udito.

Ilario: gli ultimi salmi lodavano Dio per le sue opere, questo lo loda per i santi che avrà posto nella sua eternità, dopo il giudizio che è scritto. Lodatelo nel firmamento della sua potenza, perché ha assorbito la morte: l’incorruttibilità ha divorato la corruzione.

Lodatelo con cembali di acclamazione, perché ha riplasmato i santi a immagine del loro Creatore, ed essi cominciano già a essere conformi al suo corpo, di gloria, sono arricchiti di tutta la pienezza di Dio.-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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