18 - salmo 118 Ilario
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- Categoria: Salmi
- Pubblicato Mercoledì, 26 Giugno 2024 08:03
- Scritto da Cristoforo
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Commento salmo 118 Ilario forma abbreviata
Quanti vengono preparati alla dottrina della sapienza spirituale e perfetta devono apprendere subito proprio l’alfabeto, per attingere la piena e vera comprensione fin dai primi passi della loro formazione di base. Il santo apostolo Paolo, consapevole che la sapienza vera e di contenuto utile è soltanto quella che comincia fin dalla tenera età e dai primi momenti nell’infanzia, scrive a Timoteo nella seconda lettera tra grandi e luminosi elogi per la fede e l’impegno: tu però resta fermo in ciò che hai appreso e creduto, consapevole da chi l’hai appreso e che fin dall’infanzia hai conosciuto le sacre scritture, che ti possono istruire per la salvezza. Questo vale anche per il presente salmo, il cui messaggio, dato che la conoscenza della verità va proposta per vincere l’ignoranza umana, è articolato in base alle iniziali alfabetiche. Infatti le lettere dell’alfabeto ebraico costituiscono le iniziali di ciascuno degli otto versetti di ogni strofa. La somma totale è di 176 versetti. Se infatti la lingua ebraica è composta di 22 lettere e ogni lettera copre otto versetti, il numero delle lettere moltiplicato per i versetti dà questo risultato. Ritengo che il motivo per cui questo salmo segue l’ordine alfabetico sia il seguente: come i bambini, senza istruzione e analfabeti dovrebbero conoscere prima le lettere dell’alfabeto per leggere i vocaboli, così anche chi non conosce, attraverso questa ripetizione per otto volte di ogni lettera dell’alfabeto, quali primi passi di un processo di apprendimento infantile, dovrebbe essere formato alla morale, alla disciplina, alla conoscenza di Dio. È arduo ed estremamente difficile per l’uomo cogliere con le proprie forze o con maestri profani il senso dei precetti celesti: né la debolezza della nostra natura accetta di essere istruita da direttive divine, se non per la grazia di colui che li ha proposti. Infatti coloro che leggono superficialmente ciò che loro capitano tra le mani, ritengono che non ci sia alcuna differenza tra i vari termini, di nome, di contenuti. Ma, se l’opinione comune non ammette che ai diversi appellativi non corrispondano significati diversi, dobbiamo credere che le parole di Dio siano così infondate o così confuse, da patire la povertà di vocaboli utilizzati o da ignorare le categorie in cui vanno distinte? Molti infatti quando sentono parlare di legge, giustificazione, precetti, testimonianze, giudizi, tutti termini che Mosè ha classificato tenendo conto del diverso valore di ogni singola categoria, ritengono che si tratti dell’unica e identica realtà, ignorando che altro è legge, altro giustificazione, altro precetto, altro testimonianza, altro giudizio. Di quanta differenza e diversità esista fra loro ne è testimone il salmo 118, in cui è specificata la proprietà di ogni termine e di ogni genere. Infatti la legge del Signore ora, converte l’anima. La testimonianza del Signore è fedele, istruisce i fanciulli. La giustizia del signore è retta, dà gioia ai cuori. Il precetto del signore è chiaro, dà luce agli occhi. Il timore del signore è santo, dura nei secoli. I giudizi del Signore sono veri, giustificati in sè. C’è dunque distanza tra le singole realtà considerate e chi è prudente e intelligente sa discernere nella scrittura dove si tratta di legge o di precetto o di testimonianze o di regole di giustizia o di giudizi, perché ciò che il testo profetico ha saputo distinguere con ammirevole proprietà per ciascun termine, la debolezza della nostra ignoranza non lo confonda con un giudizio superficiale da incompetente. Molti pensano che la semplicità della fede basti a garanzia di una speranza di eternità, come se, secondo l’opinione comune, una vita irreprensibile non abbia bisogno della formazione di un insegnamento celeste. Poiché le cose stanno diversamente, è stato trattato con grande abbondanza di parola profetica ciò che occorre sapere per vivere in Dio senza macchia e rimanere nell’innocenza in modo conforme alla religione, perché è difficile che qualcuno raggiunga da se stesso, cioè con i mezzi che gli offre il mondo, questa conoscenza dell’innocenza religiosa e la vera esperienza della vita pia e innocente. L’apostolo sa anche che la natura umana è incapace di raggiungere la scienza di questo stile di vita. Infatti quando trattava dei doni, di carismi e grazie, ha premesso prima l’argomento della sapienza e subito ha aggiunto quello della scienza. Questo della scienza, successivo a quello della sapienza è dono di Dio, perché l’esercizio della sapienza trova il suo compimento nella pratica della scienza…
salmo 118
Aleph
1 Beati gli immacolati nella via, che
camminano nella legge del Signore.
2 Beati quelli che scrutano le sue
testimonianze: con tutto il cuore lo cercheranno.
3 Non certo gli operatori di iniquità hanno
camminato nelle sue vie.
4 Tu hai prescritto di custodire
i tuoi comandamenti con ardore.
5 Oh, siano dirette le mie vie
a custodire i tuoi decreti;
6 allora non sarò confuso, se
terrò lo sguardo rivolto a tutti i tuoi comandamenti.
7 Ti confesserò con rettitudine
di cuore per il fatto che ho appreso
i giudizi della tua giustizia;
8 custodirò i tuoi decreti: non abbandonarmi fino in fondo
.
1 Beati gli immacolati nella via, che
camminano nella legge del Signore.
2 Beati quelli che scrutano le sue
testimonianze: con tutto il cuore lo cercheranno.
Non viene prima: Beati coloro che meditano le testimonianze di Dio, ma piuttosto: Beati gli immacolati in via. Prima viene infatti l’ingresso nella via della verità con una condotta morale comprovata e orientata a una vita irreprensibile a partire da un’onestà di base riconosciuta; poi viene la meditazione delle testimonianze di Dio e con l’animo purificato e limpido, il dedicarsi alla loro contemplazione…Questa dunque è la prima beatitudine: che siano beati quanti sono immacolati in via, ma non in una via qualunque o incerta o sbagliata, ma in quella via nella quale si cammina nella legge del Signore… È perciò beato chi, percorrendo questa via, dimentico del passato, dilata la speranza dei beni futuri. E quale sia questa via nella quale chiunque cammina è beato, il Signore la indica dicendo: io sono la via…L’aggiunta nella legge del Signore, non è superflua. C’è infatti anche la legge del peccato, di cui parla il beato apostolo . Essendoci dunque anche una legge del peccato per questo motivo si parla di legge del Signore. Cosa è la legge? Ombra, come dice l’apostolo, dei beni futuri. Non sta scritto da nessuna parte che siano ombra dei beni futuri la regola di giustizia, le testimonianze, i comandamenti, ma è specifico della sola legge, come insegna l’apostolo a più riprese, che la legge non va interpretata in senso letterale, ma che in essa va riconosciuta l’ombra dei beni futuri secondo un insegnamento spirituale. Dice infatti: non metterai la museruola al bue che trebbia; e aggiunge: forse Dio si prende cura del bestiame? Non è per noi che è detto e scritto tutto ciò? E di nuovo: voi che leggete la legge non avete inteso che Abramo ebbe due figli, uno dalla schiava e uno dalla libera? Ma quello avuto dalla schiava è nato secondo la carne; quello avuto dalla libera, secondo la promessa. E poiché la legge è ombra dei beni futuri, aggiunse: si tratta di allegorie, sono infatti i due testamenti. Perciò tutto quanto contiene l’ombra degli insegnamenti spirituali, deve essere chiamato legge; perché la legge è spirituale e ombra dei beni futuri. Il comandamento del Signore è quello che impegna all’osservanza e alla custodia dei precetti, come ad esempio: non uccidere, non commettere adulterio, e altri simili. E poiché sono semplici e luminosi e, se messi in pratica, ci guidano alla vera luce, a questo proposito è detto: il precetto del Signore è splendente, dà luce agli occhi. Non era invece conveniente dire questo della legge, perché essa è santa in quanto ombra dei beni futuri e converte le anime con la conoscenza delle realtà future; il comandamento invece illumina con la sua osservanza. Poiché sono beati coloro che meditano le testimonianze di Dio e altro è la legge, altro il comandamento, altro le testimonianze come abbiamo detto, occorre conoscere che cosa siano queste testimonianze di Dio. Infatti il libro di tutta la legge è stato consegnato in presenza di testimoni. Mosè, quando stava per consegnare il libro dell’alleanza, chiamò come testimone cielo e terra. Sono molte le realtà stabilite come testimonianze, quando Giacobbe dice: sarà testimonianza per voi questo mucchio, e sarà testimonianza per voi questa stele. E in Giosuè sta scritto: scegliete dodici pietre, perché siano testimonianza per i vostri figli. Dopo la guarigione del lebbroso il Signore dice: presenta la tua offerta come testimonianza che Mosè ha stabilito per essi. Sono molti gli argomenti di cui parla l’apostolo a Timoteo per lettera e per essi lo scongiura alla presenza di testimoni dicendo: di fronte a molti testimoni e al cospetto di Dio che dà la vita a tutto, di Gesù Cristo, degli angeli eletti, ti scongiuro di osservare queste cose. Varie e innumerevoli sono le testimonianze di Dio. Chi volesse scrutarle coltivando la conoscenza della legge, dei profeti, dei Vangeli, degli apostoli, rimarrebbe nella beatitudine, e sarebbe consapevole che poiché non vive in un mondo vuoto e solitario, non pecca se non alla presenza di testimoni. Tutto è pervaso dalla presenza di queste divine testimonianze; e tutto quanto è ritenuto vuoto è pieno di angeli di Dio e non c’è nulla che non sia abilitato dalla presenza di questi ministeri divini. Chi è stato formato alla conoscenza di queste cose sa di vivere alla presenza di testimoni. E poiché la natura dell’umana debolezza è incline al male, evita di peccare almeno in presenza di testimoni. Ce lo insegna la stessa esperienza comune… Quando siamo spinti dagli assalti della nostra debolezza ad acconsentire a qualche torbido affetto, non dobbiamo forse temere le schiere degli angeli ovunque presenti attorno a noi e il mondo pieno di misteri celesti? Se infatti gli angeli dei piccoli vedono ogni giorno il Padre nostro, che è nei cieli, possiamo temere le testimonianze di coloro che, lo sappiamo, sono tra noi e stanno ogni giorno presso Dio. Ma ancor più dobbiamo temere proprio quel diavolo, che procura le lusinghe stesse dei nostri vizi, e dobbiamo temere tutti i suoi testimoni. Egli in un attimo percorre tutta l’estensione di questo mondo, gode dei nostri peccati per gloriarsi della testimonianza dei nostri peccati. Questa è la sua arte: istigare al peccato e accusare i peccatori. È detto infatti: o non sai cosa è il diavolo, accusatore dei vostri fratelli? (Apocalisse 12, 10). E poiché queste potenze a noi ostili permangono mescolate alle altre nella testimonianza, era opportuno che il profeta ricordasse quelle sante, dicendo: Beati coloro che meditano le sue testimonianze, cioè non altre, ma quelle che sono di Dio. Occorre poi che la meditazione delle testimonianze di Dio non sia negligente; per questo è detto: con tutto il cuore lo cercano. Non può essere assunto parzialmente l’impegno di approfondire la dottrina celeste, ma con tutto il cuore occorre indagare le testimonianze di Dio, così che, essendocene altre che non sono di Dio, meditiamo con cuore libero da altre occupazioni quelle testimonianze che abbiamo imparato essere di Dio.
3 Non certo gli operatori di iniquità hanno
camminato nelle sue vie.
Nel primo versetto si parla di via al singolare, in questo terzo si parla di più vie, il che significa che attraverso molte vie si arriva all’unica via, nella quale è beato chiunque sia immacolato. Geremia non ha fatto differenza tra la pluralità di vie e l’unica via, dicendo: Tenetevi sulle vie e interrogate le vie eterne del Signore e cercate quale sia la via buona. Bisogna dunque stare su più vie e interrogarne diverse. Queste varie vie sono del Signore ed eterne, e tra di esse occorre distinguere quale sia l’ottima. Le vie sono molte e molti sono i comandamenti del Signore, molti I profeti attraverso i quali si imbocca l’unica via, ma in esse gli operatori di iniquità non hanno camminato. Infatti se fossero rimasti nella legge, sarebbero arrivati all’ottima via del Nuovo Testamento. C’è la via attraverso Mosè, quella attraverso Giosuè, quella attraverso Davide, quella attraverso Isaia, quella attraverso Geremia, ce n’è attraverso gli apostoli e attraverso tutte queste vie è necessario arrivare a conoscere colui che ha detto: io sono la via e nessuno va al Padre se non attraverso di me.
4 Tu hai prescritto di custodire
i tuoi comandamenti con ardore.
Dobbiamo dunque agire non con animo distratto o indifferente, ma è bene che noi ci prendiamo cura con sollecitudine e premura dei comandamenti di Dio, affinché ciò che facciamo per la crescita della nostra fede lo compiamo nel rispetto di colui per il quale operiamo. Altrimenti, se avremo agito con svogliatezza e con la mente occupata altrove, le facoltà fisiche saranno impegnate nell’agire, ma per la negligenza non conseguiremo il merito della devozione.
5 Oh, siano dirette le mie vie
a custodire i tuoi decreti;
Dopo la custodia dei comandamenti, abbiamo l’osservanza delle disposizioni di giustizia. Le norme di giustizia sono molteplici e diverse da applicare in relazione alle singole categorie di doveri da osservare; per la nostra natura saremo incapaci di custodirle, se non ci guida Dio. Dobbiamo dunque essere guidati dalla sua grazia e da lui diretti, per arrivare a cogliere l’ordine delle regole di giustizia prescritte…
Quando raggiungeremo tutto questo, allora si potrà dire ciò che è contenuto nel seguente versetto:
6 allora non sarò confuso, se
terrò lo sguardo rivolto a tutti i tuoi comandamenti.
Se infatti non porremo attenzione a tutti i suoi comandamenti e non li praticheremo, e alcuni saranno trascurati, mentre altri saranno osservati a piacimento, non sarà rispettato l’ordine della regola di giustizia. Diversamente, se la custodia dei comandamenti sarà pari e identica in tutti su vie rette, non saremo confusi per vergogna di dimenticanza o negligenza, ma piuttosto godremo fiduciosi per l’osservanza di tutti i comandamenti.
7 Ti confesserò con rettitudine
di cuore per il fatto che ho appreso
i giudizi della tua giustizia;
8 custodirò i tuoi decreti: non abbandonarmi fino in fondo
Va rimossa ogni malizia dell’anima e va professata la fede con cuore retto e inflessibile, perché l’animo non sia irretito dagli interessi terreni né si perda fuori dai sentieri dell’insegnamento di Dio… Questo è il frutto della giustizia conosciuta: il rispetto delle disposizioni di giustizia di Dio; e per questo ha aggiunto: custodirò le tue regole di giustizia. Quale sarebbe il frutto dell’apprendimento dei giudizi di Dio, se l’osservanza delle norme di giustizia non succedesse alla nostra conoscenza?…
Secondo il profeta bisogna chiedere che il Signore non ci abbandoni del tutto; dice infatti:
8 custodirò i tuoi decreti: non abbandonarmi fino in fondo
E questa domanda si trova anche nei passaggi della preghiera di Gesù, quando si dice: non abbandonarci nella tentazione che non riusciamo a sopportare. L’apostolo sa che siamo abbandonati perché dobbiamo essere tentati, ma sa anche che Dio conosce la misura della nostra fragilità quando dice: Fedele è Dio, che non permette che siamo tentati al di sopra delle nostre forze. Dio, consegnando Giobbe alla tentazione, ha sottratto al potere del diavolo la sua anima e ha lasciato al tentatore un diritto proporzionato alla misura della fragilità umana. Perciò il profeta, consapevole della propria debolezza, chiede di non essere abbandonato del tutto.
Beth
9 In che modo correggerà il
giovane la sua via? Custodendo le tue parole.
10 Con tutto il mio cuore
ti ho cercato: non allontanarmi dai tuoi comandamenti.
11 Nel mio cuore ho nascosto le
tue parole per non peccare contro di te.
12 Benedetto sei tu Signore: insegnami i tuoi decreti!
13 Con le mie labbra ho proclamato
tutti i giudizi della tua bocca.
14 Nella via delle tue testimonianze
ho trovato diletto così come in tutte le ricchezze.
15 Mi eserciterò nei tuoi comandamenti e
considererò le tue vie.
16 Mediterò sui tuoi decreti non dimenticherò le tue parole.
.Nella seconda lettera dei successivi otto versetti il profeta ha rivolto a se stesso una domanda per coloro ai quali avrebbe dato una risposta dicendo:
9 In che modo correggerà il
giovane la sua via? Custodendo le tue parole.
Queste sono parole di chi formula la domanda. E subito arriva l’affermazione di chi risponde: custodendo le tue parole …
È auspicabile che ogni età passi dai vizi del proprio corpo all’impegno per una vita irreprensibile, perché è utile per la scomparsa dei vizi la correzione anche tardiva. Ma il profeta che educa l’uomo a piacere a Dio non aspetta a formarlo con la dottrina di Dio e i precetti del suo timore dopo una lunga e quotidiana consuetudine con i peccati, ma vuole che cresca fin dagli anni innocenti e dall’età ancora ignara del peccato, non solo con qualche episodico impegno di innocenza, ma anche con un comportamento senza macchia lungo l’adolescenza. Difficile è infatti smettere le abitudini, difficile è distogliersi da ciò che ci è familiare. La consuetudine comporta un grande vincolo; e quindi sarà ottimo adoratore non solo colui che il perdono dei peccati avrà reso senza colpa, ma colui che l’assenza stessa di peccati avrà dichiarato innocente.
Il profeta Geremia dimostra di conoscere la beatitudine di questa età quando dice: è bene per un giovane assumere un giogo pesante nella sua giovinezza; starà seduto in solitudine e tacerà. Non aspetta gli anni gelidi della vecchiaia né l’età in cui viene meno la dimestichezza col peccato. Vuole un soldato pronto a lotta prolungata; vuole un servo di Cristo che non sia macchiato neppure dal ricordo di colpe passate. Infatti in coloro che hanno creduto in età avanzata è presente, per dono di grazia, il perdono delle colpe passate; ma non manca, per naturale consapevolezza, il ricordo di ciò che hanno fatto. Bene, dice, è portare un giogo pesante. L’adulto che non è stato educato all’obbedienza mal sopporta questo peso. Al contrario la tenera età, grazie all’esercizio progressivo nella virtù, non avverte la fatica di un carico pesante. Ma una volta assunto il peso in giovinezza, che farà? Starà seduto, dice, da solo e tacerà. Raro è un soggetto del genere dove il passare degli anni procuri il perfezionamento del timore di Dio. Per questo siederà in solitudine, lontano dalle compagnie dissolute dell’adolescenza, come anche da quelle degli anziani da poco convertiti; perché non gli si addice l’espressione: Non ricordare Signore i peccati della mia giovinezza… Ritorna quindi alla sua persona il profeta, perché si riconoscesse riferito a lui quanto precedentemente affermato e dice:
10 Con tutto il mio cuore
ti ho cercato: non allontanarmi dai tuoi comandamenti.
Dio non respinge nessuno se non è l’interessato che si oppone, non rigetta nessuno se non è lui che non vuole. La ragione che il profeta ha avanzato per chiedere di non essere respinto dai comandamenti di Dio sta nel fatto che ha cercato Dio non parzialmente né con pigrizia, ma con tutto il cuore; per cui comprendiamo che viene tenuto lontano dai comandamenti di Dio chi è indegno di essere ammesso per il suo grande disimpegno…
11 Nel mio cuore ho nascosto le
tue parole per non peccare contro di te.
Ricordiamo che si è soliti leggere qualcosa di simile, là dove si dice: è bene tenere nascosto il segreto del re… Leggiamo anche nel Vangelo di un tesoro scoperto in un campo fertile e fecondo, dove è stato nascosto, una volta acquistato il campo. Sappiamo che non bisogna gettare le perle ai porci, né dare ciò che è santo ai cani. Perciò comprendiamo che sono da conservare nel segreto del nostro cuore alcune cose, la cui divulgazione costituirebbe un reato paragonabile al peccato non remissibile. Così infatti disse: Ho nascosto nel mio cuore le tue parole, per non peccare contro di te. Se generalmente i peccati, secondo le circostanze differenti, sono commessi o contro di sé o contro di altre, tuttavia si possono ritenere commessi contro Dio, quando ciò che è destinato alla riservatezza segreta dei cuori, viene invece dato in pasto alla curiosità dell’opinione pubblica…
12 Benedetto sei tu Signore: insegnami i tuoi decreti!
La più grande e principale impresa è conseguire questa scienza delle regole di giustizia di Dio. La debolezza della umana natura con difficoltà consegue la conoscenza di tante e tanto grandi realtà; e chiede di essere istruito perché è dono della divina bontà abilitare la debolezza dell’animo umano a un’osservanza dei doveri conforme e appropriata a ciascuna categoria.Viene quindi a discorrere anche dei giudizi di Dio, dicendo:
13 Con le mie labbra ho proclamato
tutti i giudizi della tua bocca.
Prima si parla dei comandamenti di Dio custoditi fin dalla giovinezza, poi di Dio cercato con tutto il cuore, quindi delle parole di Dio conservate nel segreto e delle regole di giustizia che si desidera imparare e ora dei giudizi che vengono proclamati. Si potrebbe forse pensare che il profeta non sia stato coerente e che si sia scordato di parole sue o di altri. Leggiamo infatti in questo libro dei salmi: i tuoi giudizi sono come il vasto abisso. L’apostolo Paolo dice: Imperscrutabili sono i giudizi di Dio e ancora il profeta: grande infatti sono i tuoi giudizi e innumerevoli. Come oserà il profeta dire: Sulle mie labbra ho pronunciato tutti i giudizi della tua bocca? Ma il profeta qui non contraddice se stesso né altri ugualmente ispirati. Non dice infatti: Sulle mie labbra ho pronunciato tutti i tuoi giudizi, ma dice: tutti i giudizi della tua bocca, consapevole della differenza esistente tra i giudizi di Dio e i giudizi della bocca di Dio… Ciò che ha potuto essere conosciuto attraverso i profeti o dalle parole di Dio, questo costituisce i giudizi che il profeta non ha tenuto nascosto; ed è quanto è stato predicato per farlo conoscere.
Dopo i giudizi della bocca di Dio, cioè la pubblica e costante predicazione, segue:
14 Nella via delle tue testimonianze
ho trovato diletto così come in tutte le ricchezze.
Il profeta non è lieto per la soddisfazione di una gioia ordinaria; gioisce infatti come in mezzo a ogni ricchezza: non semplicemente in mezzo alle ricchezze, ma in mezzo a ogni ricchezza. Le ricchezze consistono nell’oro, nell’argento, nel denaro, nell’abito, nelle case, nei campi e nelle vigne, oliveti o prodotti. Ma il profeta del Signore è carico del raccolto degli insegnamenti ed è ricco di indicazioni efficaci della legge e dei profeti e ancor prima del tempo non è all’oscuro neppure dei precetti evangelici e apostolici. Conosce anche queste ricchezze Paolo parlando ai Corinti: Rendo grazie al mio Dio sempre per voi, per la grazia di Dio, che è stata data a voi in Cristo Gesù: perché in tutto siete stati arricchiti in lui, in ogni parola e in ogni scienza. In questo è ricco e di questo gioisce il profeta; ma non si deve pensare che abbia goduto di accumulare beni terreni, lui che ha potuto essere ricco del Signore solo con il disprezzo e la privazione del mondo.
Allietato nelle vie delle testimonianze di Dio, doveva impegnarsi in ciò che gli piaceva; e non c’è dubbio che vi attenda. Dice infatti nel settimo versetto:
15 Mi eserciterò nei tuoi comandamenti e
considererò le tue vie.
Ci vuole esercizio e perseveranza, per mantenere le attitudini alle funzioni necessarie; perché l’instabilità degli spiriti umani è pericolosa e dannosa… Ma anche qui si osserva un procedere ordinato. Infatti prima si richiede l’esercitazione nei comandamenti di Dio e solo dopo la considerazione delle sue vie. Se non precede la pratica fedele delle opere, non si acquista la conoscenza della dottrina e bisogna prima agire con fedeltà per conseguire la scienza
16 Mediterò sui tuoi decreti non dimenticherò le tue parole.
Il profeta non si discosta dall’ordine della dottrina perfetta. Medita sulle regole di giustizia su cui aveva chiesto di essere istruito, come si esercita nei comandamenti.
Coloro che non hanno una chiara coscienza della purezza di cuore non possono pregare con queste parole del profeta: Ricompensa il tuo servo (v.17). Se infatti ci fosse una ricompensa proporzionata alle nostre opere, rimarremmo nella pena dei nostri peccati e delle nostre colpe. È già tanto se qualcuno ha avuto almeno la fiducia di ringraziare Dio così: Non secondo i nostri peccati ci ha trattato, e non secondo le nostre colpe ci ha ripagato, poiché quanto dista il cielo dalla terra ha allontanato da noi le nostre iniquità, perché egli conosce di cosa siamo fatti. È importante riconoscere l’abbondanza della misericordia di Dio su di sé e sapere che si sta perdendo l’abitudine di peccare e che per la misericordia si è cominciato a essere degni di Dio…
Gimel
17 Ricompensa il tuo servo, dammi vita e custodirò le tue parole.
18 Togli il velo dai miei occhi e
considererò le meraviglie dalla tua Legge.
19 Pellegrino io sono
sulla terra, non nascondermi i tuoi comandamenti.
20 Ha bramato l’anima mia di
desiderare i tuoi decreti in ogni tempo.
21 Hai minacciato i superbi, maledetti quelli che
deviano dai tuoi comandamenti.
22 Togli via da me obbrobrio e
disprezzo perché ho ricercato le tue testimonianze.
23 Ecco che i principi si sono
seduti e parlavano contro di me,
ma il tuo servo si esercitava nei tuoi decreti.
24 Infatti le tue testimonianze
sono la mia meditazione e mio consiglio sono i tuoi decreti
17 Ricompensa il tuo servo, dammi vita e custodirò le tue parole.
Vivrò, dice, e osserverò le tue parole (v. 17 variante).
Vivrò e osserverò non riguarda il presente, ma il senso dell’espressione si estende al futuro. Il profeta infatti sa quando sarà il tempo della beata e vera vita dei viventi. Ora infatti restiamo in polvere di morte e siamo in un corpo di morte, dal quale l’apostolo chiede di essere liberato quando dice: me misero, chi mi libererà dal corpo di questa morte. Portiamo ancora frammista a noi una materia soggetta alla legge della morte e del peccato. Della dimora di questa carne fragile e malata noi contraiamo per partecipazione il contagio della corruzione e non può esserci noi la natura della vera vita se non in un corpo che ha raggiunto la gloria di una natura spirituale. Ascoltiamo colui che ricordò di abitare in un corpo di morte quando dice che la nostra vita è nascosta con Cristo in Dio. Ma quando Cristo apparirà, nostra vita, allora anche voi apparirete con lui della gloria. Questa è dunque la ricompensa che il profeta chiede per sé, cioè di vivere, indicando altrove il tempo di questa vita futura, quando dice: E sarò gradito Dio nella regione dei viventi… Poiché la legge è ombra dei beni futuri ci ha insegnato attraverso questa significativa prefigurazione che in questa abitazione del corpo terreno e soggetto a corruzione non possiamo essere puri, se non otteniamo attraverso il lavacro della celeste misericordia la purificazione, una volta raggiunta una condizione di gloria superiore da parte del nostro corpo terreno dopo il cambiamento della risurrezione…
18 Togli il velo dai miei occhi e
considererò le meraviglie dalla tua Legge.
Il profeta sa che una nube di oscurità si erge davanti agli occhi mortali del corpo. Sa che quanto è prescritto alla lettera dalla legge è ombra e specchio delle realtà future. Egli legge sì la legge, ma preferisce contemplare le meraviglie della legge. Ricorda che i sabati sono santi, ma desidera essere nel riposo dei sabati eterni. Usa certo i pani azzimi, ma si affretta a gettare via il fermento della vecchia natura. Immola l’agnello pasquale, ma brama stare alla presenza di quell’agnello rivelato da Giovanni. Osserva la legge del settimo anno, ma trascorsi i settemila anni si aspetta di essere libero dal mondo. Adempie la legge del giubileo del cinquantesimo anno, ma si affretta a ottenere la remissione e il rinnovamento di Pentecoste. Sa che per disposizione di Dio, secondo l’esemplare celeste, è stato istituito da Mosè un altare e Aronne è stato vestito con ambito e ornato sacerdotale, ma si affretta a trovarsi tra i ministeri del principe dei sacerdoti, in figura del quale queste cose avvenivano. Prega di essere introdotto in una Terrasanta, terra dove scorre latte e miele, lui che si sente straniero in tutto questo mondo… Queste sono dunque le meraviglie della legge, nascoste a occhi velati, e il profeta chiede di vedere: vedere cioè liberato dal corpo corruttibile e infermo, quelle realtà grandi, mirabili dei cieli che vengono preannunciate attraverso l’osservanza letterale della legge… Non cambia lo stato d’animo dell’orante. Dopo queste parole infatti dice:
19 Pellegrino io sono
sulla terra, non nascondermi i tuoi comandamenti.
Lo straniero non abita una terra sulla quale abbia diritto, ma aspetta da essa come straniero e pellegrino il frutto di una attività provvisoria. Esperto di questa modalità di residenza è l’apostolo secondo cui bisogna emigrare dal corpo e rimanere con Cristo. Perciò il profeta intuendo nella fede alcuni aspetti della vita futura, benché abiti nel corpo, si trova già altrove con lo sguardo dello spirito fisso al cielo… Il profeta professandosi straniero prega che i comandamenti di Dio non gli siano nascosti. Solo infatti chi è esule dal proprio corpo, è degno di conoscere comandamenti di Dio.
20 Ha bramato l’anima mia di
desiderare i tuoi decreti in ogni tempo.
Le espressioni di questo profeta non si confondono con il linguaggio corrente o del mondo. Egli ha acutamente penetrato il significato del linguaggio usuale con la profondità della sua intelligenza dicendo: la mia anima arse dal desiderio dei tuoi giudizi in ogni tempo. A molti sarà sembrato più giusto che dicesse: l’anima mia desidera i tuoi giudizi in ogni tempo. E forse alcuni ritengono che queste parole vadano interpretate così. Ma il profeta ricorda che è arduo e assai pericoloso per la natura umana desiderare i giudizi di Dio. Se nessuno di coloro che vivono al suo cospetto è puro, come può essere desiderabile il suo giudizio?… Il profeta si è attenuto al livello della natura e della coscienza umana quando dice: la mia anima arse dal desiderio dei tuoi giudizi in ogni tempo. Infatti non desidera il giudizio, ma arde al punto da desiderare: era mosso dalla brama del desiderio, non del giudizio… Sa che costante e senza posa deve essere l’aspirazione a questo desiderio; per questo ha aggiunto: in ogni tempo, insegnando che deve essere incessante così da essere sempre animati dalla brama di questo desiderio…
21 Hai minacciato i superbi, maledetti quelli che
deviano dai tuoi comandamenti.
O infelice superbia, che disdegna vivere sotto precetti celesti, che prova fastidio dei comandamenti divini per degenerazione di animo senza fede! Molte sono le mancanze dei vizi umani e diverse e innumerevoli le azioni di peccato, ma nessuna più della superbia provoca contro di noi l’ira di Dio.…
22 Togli via da me obbrobrio e
disprezzo perché ho ricercato le tue testimonianze.
I peccati sono degni di vergogna: per questo i peccatori risorgeranno per la vergogna eterna. Che poi tutti i peccati siano degni di vergogna, lo impariamo dai Vangeli, allorché il Signore incominciò a minacciare quelle città nelle quali erano stati compiuti diversi miracoli e non si erano convertite: Chorazain e Bethsaida. Ciò che ha avuto inizio da quelle città è necessario che avvenga in tutte quelle assimilate dalla stessa colpa e che per l’umanità che non si converte e che non persevera nella via del Vangelo risuoni la riprovazione contenuta nel salmo: Quale utilità nel mio sangue mentre discendo nella corruzione? Rimprovera infatti superbi e maledetti di ritenere che non ci fosse alcuna utilità nel ministero del suo sangue e della morte, quando invece egli per noi è nato, ha patito ed è morto. Il profeta poi cerca le testimonianze di Dio non nella tranquillità né nell’arroganza procurata dai successi, ma cerca anche se molti prendono posizione contro di lui, complottano contro di lui:
23 Ecco che i principi si sono
seduti e parlavano contro di me,
ma il tuo servo si esercitava nei tuoi decreti.
Sa che la forza di una fede profetica è invisa ai re di questo mondo; sa che anche gli apostoli si sarebbero resi odiosi a tutti a causa del nome cristiano. I principi siedono contro il profeta e lo calunniano allorché ascoltano Isaia che dice: Ascoltate la parola del Signore principi di Sodoma, fate attenzione alla legge di Dio popolo di Gomorra. Per decisione loro Isaia fu segato, lo stesso Geremia è chiuso in carcere, Daniele è gettato ai leoni incitati alla crudeltà dalla fame, Zaccaria è ucciso tra il tempio e l’altare, gli apostoli sono feriti, mutilati, crocifissi per eliminare la predicazione di Dio, per impedire la dottrina profetica, per bloccare la via della vita eterna. Ma la fede ferma disprezza questi convegni di re e questi discorsi denigratori.
24 Infatti le tue testimonianze
sono la mia meditazione e mio consiglio sono i tuoi decreti
Deleth
25 Ha aderito al pavimento l’anima
mia. Fammi vivere secondo la tua parola.
26 Ti ho esposto le mie vie
e mi hai esaudito, insegnami i tuoi decreti.
27 Fammi comprendere la via dei
tuoi decreti e mi eserciterò nelle tue meraviglie.
28 ha sonnecchiato per il tedio
l’anima mia. Confermami nelle le tue parole!
29 Allontana da me la via della
iniquità e per la tua legge abbi misericordia di me!
30 Ho scelto la via della verità,
i tuoi giudizi non ho dimenticato.
31 Ho aderito alle tue testimonianze
Signore non farmi arrossire.
32 Ho corso la via dei tuoi
comandamenti , quando hai dilatato il mio cuore .
25 Ha aderito al pavimento l’anima
mia. Fammi vivere secondo la tua parola.
Si può intendere riferito alla preghiera assidua, nel senso che il profeta sarebbe incollato alla terra in quanto prostrato a terra nella confessione dei peccati…
26 Ti ho esposto le mie vie
e mi hai esaudito, insegnami i tuoi decreti.
27 Fammi comprendere la via dei
tuoi decreti e mi eserciterò nelle tue meraviglie.
Coloro che si comportano secondo i piaceri del corpo, camminano nelle proprie vie. Quanti invece, lasciata ogni dimestichezza con i vizi della carne, vivono nella fedeltà ai precetti di Dio, ormai camminano non nella propria via, ma in quella di Dio…
28 ha sonnecchiato per il tedio
l’anima mia. Confermami nelle le tue parole!
Tutto il discorso precedente e conseguente ha in sé un’ammissione di umiltà e di debolezza: l’anima che sta incollata al pavimento, le vie dei peccatori che vengono riconosciute, la domanda di comprensione della via delle regole di giustizia. Si capisce perciò che ora si lamenti e che la sua anima si addormenti, stanca dell’abitazione mortale, mentre ancora non comprende la via delle regole di giustizia e rimane tuttora incollata al suolo. E prega di essere confermato nelle vie di Dio proprio perché si assopisce per stanchezza… Il profeta anche se assopito non dorme; e per questo, per non cadere nel sonno aggiunge: conferma me nelle tue parole. Così che, confermato dall’intelligenza di tutte le regole di giustizia che ha precedentemente richiamato, non solo non dorma, ma piuttosto rimanga sveglio senza alcuna sonnolenza.
29 Allontana da me la via della
iniquità e per la tua legge abbi misericordia di me!
Chiede dunque di allontanare da sé la via di peccato, che conduce facilmente al peccato, cioè di eliminare ogni desiderio di piaceri corporali e che non l’ assalga alcuna tentazione di concupiscenza o di ignoranza, per la quale, come attraverso una strada si giunge al peccato…
30 Ho scelto la via della verità,
i tuoi giudizi non ho dimenticato.
Molti amano una via, ma non tutti amano quella della verità… Il profeta parla animato dallo spirito di colui che una volta incarnato avrebbe detto: io sono la via, la verità la vita. C’è sintonia tra il linguaggio dottrinale e la confessione profetica; dice infatti:
31 Ho aderito alle tue testimonianze
Signore non farmi arrossire.
perché ha meritato il perdono degli antichi e precedenti peccati aderendo alle testimonianze del Signore. Sa infatti che è stato detto nelle parole di Dio: ecco dissolverò come nube le tue ingiustizie e come nebbia i tuoi peccati. Il Signore ha il potere di rimuovere tutto ciò che ci riempie di vergogna e di confusione…
32 Ho corso la via dei tuoi
comandamenti , quando hai dilatato il mio cuore .
Gradualmente è arrivato a questo punto. Si passa dall’abbandono della via di iniquità all’amore per la via di verità, al legame indissolubile con le testimonianze, per correre nella via dei comandamenti di Dio. Ma la via che conduce alla vita è angusta e tormentata: angusta, perché bisogna introdursi in essa con diligenza e cautela; tormentata, perché la si percorre attraverso molte tribolazioni e sofferenze… Dopo aver detto: sulla via dei tuoi comandamenti ho corso, aggiunse: quando hai dilatato il mio cuore. Dilatato quel cuore che per la fede si espande alla capacità della dottrina di Dio. E questo è detto dei credenti: e abiterò e camminerò in essi. È dilatato dunque quel cuore in cui risiede il mistero del Padre e del Figlio, in cui lo spirito Santo si compiace di abitare a suo agio.
He
33 Imponimi per legge, Signore, la
via dei tuoi decreti e la ricercherò sempre.
34 Dammi intelligenza e scruterò
la tua legge e la custodirò con tutto il mio cuore.
35 Guidami nel sentiero
dei tuoi comandamenti perché questo ho voluto.
36 Piega il mio cuore alle tue
testimonianze e non alla cupidigia.
37 Distogli i miei occhi perchè
non vedano la vanità; nella tua via fammi vivere.
38 Conferma nel tuo servo la tua
parola nel tuo timore!
39 Togli il mio obbrobrio
che ho paventato, perché i tuoi giudizi sono soavi.
40 Ecco, ho bramato i tuoi comandamenti,
nella tua giustizia fammi vivere.
33 Imponimi per legge, Signore, la
via dei tuoi decreti e la ricercherò sempre.
34 Dammi intelligenza e scruterò
la tua legge e la custodirò con tutto il mio cuore.
35 Guidami nel sentiero
dei tuoi comandamenti perché questo ho voluto.
36 Piega il mio cuore alle tue
testimonianze e non alla cupidigia.
Per il fatto che gli uni abbiano detto: verso il profitto, mentre altri abbiano detto: verso l’avarizia, si capisce come sia qui soggiacente l’idea di utilità. Infatti gli uomini del mondo chiamano profitto il denaro, l’argento, l’oro, le altre fonti di ricchezza. Quindi poiché il profeta domanda il suo cuore sia inclinato verso le testimonianze di Dio e non verso il profitto, distoglie senza dubbio il proprio cuore, inclinato verso le testimonianze di Dio, da ciò che secondo il giudizio umano è ritenuto profitto… Non occorre cercare a lungo per sapere quale sia il premio per chi distoglie gli occhi dalla vanità: segue infatti: e vivrò nella tua via…
37 Distogli i miei occhi perchè
non vedano la vanità; nella tua via fammi vivere.
38 Conferma nel tuo servo la tua
parola nel tuo timore!
39 Togli il mio obbrobrio
che ho paventato, perché i tuoi giudizi sono soavi.
40 Ecco, ho bramato i tuoi comandamenti,
nella tua giustizia fammi vivere.
Vav
41 E venga su di me la tua
misericordia, Signore, la tua salvezza secondo la tua parola,
42 e risponderò una parola a quelli
che mi insultano, perché ho sperato nelle tue parole.
43 Non togliere mai dalla mia bocca
la parola di verità perché nei tuoi giudizi ho tanto sperato;
44 e custodirò la tua legge sempre nel secolo
e nel secolo del secolo.
45 E camminavo al largo
perché ho ricercato i tuoi comandamenti
46 e parlavo delle tue testimonianze davanti ai re
e non ne avevo vergogna;
47 e meditavo i tuoi comandamenti che ho amato,
48 e ho alzato le mie mani verso i
tuoi comandamenti che ho amato,
e mi esercitavo nei tuoi decreti.
41 E venga su di me la tua
misericordia, Signore, la tua salvezza secondo la tua parola,
Anzitutto dunque chiede misericordia, successivamente la salvezza. La nostra salvezza viene dalla misericordia di Dio e ciò è in noi dono della sua bontà. Perché è il profeta non sembrasse pregare mosso dalla speranza incerta e infondata, richiama anzitutto la misericordia, poi la salvezza. In terzo luogo soggiunge: secondo la tua parola, per mostrare che questa fiducia della preghiera scaturisce secondo la parola di Dio, cioè dall’insegnamento della legge.
42 e risponderò una parola a quelli
che mi insultano, perché ho sperato nelle tue parole.
43 Non togliere mai dalla mia bocca
la parola di verità perché nei tuoi giudizi ho tanto sperato;
Il profeta chiede che gli sia concesso ciò che ancora non ha dimostrato di meritare di ottenere. Vuole che tutto abbia inizio dalla bontà di Dio verso di lui. Dice infatti: e non togliere dalla mia bocca la parola di verità completamente… Ogni espressione della bocca è a servizio del sentire e dei movimenti del cuore. Il motivo per cui il profeta chiede che non sia tolta dalla sua bocca la parola di verità lo insegna ciò che segue questo passo… Sperando nei giudizi di Dio non ha temuto che venisse tolta dal suo cuore la parola di verità. Conosce quali siano i peccati che tolgono dalla bocca la parola di verità. Al peccatore infatti Dio ha detto: perché tu racconti le mie regole di giustizia? Non dice infatti: Perché non ti ricordi dei miei atti di giustizia. Ma ha ammonito invece chi è rimasto nel peccato ad astenersi dal ministero della predicazione. Vuole infatti che sia libero dal peccato il predicatore dell’insegnamento celeste; vuole che le sue parole siano presentate nella castità della bocca di un corpo casto… Riconoscendo cioè la propria pochezza, domanda che non sia tolta da sé la parola di verità a onore di colui che solo è senza peccato.
44 e custodirò la tua legge sempre nel secolo
e nel secolo del secolo.
Il profeta non ha assolutamente paura della fine della sua vita. Infatti la sua fede non è limitata dai secoli, ma nel compito di custodire la legge raggiunge l’infinito.
44 e custodirò la tua legge sempre nel secolo
e nel secolo del secolo.
45 E camminavo al largo
perché ho ricercato i tuoi comandamenti
Ed entravo in uno spazio ampio, perché ho cercato i tuoi comandamenti (v. 45) il profeta sa che in mezzo alle sofferenze delle prove umane è necessario stare rivolti a Dio con cuore largo. Lo stesso apostolo lo insegna dicendo: dappertutto siamo tribolati, ma non allo stretto… Angusti sono i cuori dei peccatori e uno spirito colpevole non accoglie Dio come ospite. Occorre infatti un’abitazione aperta per Dio che è incontenibile, perciò il profeta cammina nello spazio ampio, in quanto lui è l’abitazione di Dio che parla attraverso di lui. Indica anche il motivo della sua ampiezza quando dice: perché ho insistentemente cercato i tuoi comandi…
46 e parlavo delle tue testimonianze davanti ai re
e non ne avevo vergogna;
Il profeta parla infatti costantemente contro i signori della terra quando annuncia Dio. Per di più è duplice il significato di questa espressione; anzitutto nel senso che secondo i precetti del signore bisogna che noi predichiamo Cristo di fronte ai re e ai potenti e non c’è motivo per lasciarsi intimorire dall’autorità dei potenti della terra. L’espressione può essere riferita anche a coloro di cui anche l’apostolo parla: già senza di noi regnate ; cioè come se fosse al cospetto di santi che spesso sono chiamati re della terra.
47 e meditavo i tuoi comandamenti che ho amato,
Non solo conviene che noi parliamo delle testimonianze di Dio, ma che noi custodiamo con meditazione quotidiana tutti i comandamenti della legge. La meditazione da sola non serve, se la stessa legge, oggetto della meditazione, non è amata, e nemmeno basta amare con un amore ordinario, se non si ama con forte intensità ciò che è oggetto d’amore. Per questo il discorso del profeta è ordinato e completo nel suo percorso, quando dice: e meditavo sui tuoi comandamenti che ho amato intensamente… L’impegno assunto deve essere costantemente attuato e non deve mai essere interrotto da nessun inganno di pigrizia e di negligenza.
48 e ho alzato le mie mani verso i
tuoi comandamenti che ho amato,
e mi esercitavo nei tuoi decreti.
L’esercizio manifesta l’assiduità nell’azione. Insegna dunque di praticare un’ osservanza dei precetti costante e sempre rivolta alle realizzazioni di quelle regole di giustizia celeste di cui abbiamo prima parlato, mentre ora si esercita nelle regole di giustizia della legge presente e segnata dall’ombra dei beni futuri.
Zain
49 Ricordati della tua parola
al tuo servo nella quale mi hai dato speranza
50 Questa mi ha consolato nella
mia umiliazione, poiché la tua parola mi ha fatto vivere.
51 I superbi si comportavano in
modo iniquo, ma dalla tua legge non ho deviato.
52 Mi sono ricordato, Signore, dei
tuoi giudizi che sono da sempre, e sono stato consolato.
53 Sgomento mi ha preso per i
peccatori che abbandonano la tua legge.
54 Tema di canto erano per me i tuoi decreti
nel luogo del mio esilio.
55 Mi sono ricordato di notte del
tuo nome, Signore, e ho custodito la tua legge.
56 Questo mi è avvenuto perché
ho ricercato i tuoi decreti
49 Ricordati della tua parola
al tuo servo nella quale mi hai dato speranza
Il profeta che ha creduto alle promesse di Dio, non richiama Dio al ricordo della sua parola, ma chiede che si ricordi della sua parola nel suo servo, così da essere considerato il luogo idoneo in cui Dio si degna di ricordarsi della sua parola, nella quale ha donato speranza.
50 Questa mi ha consolato nella
mia umiliazione, poiché la tua parola mi ha fatto vivere.
Questa si riferisce alla speranza che Dio gli ha fatto sperimentare. Essa l’ha consolato nell’umiliazione, quando cioè era disprezzato, deriso, colpito da ingiuria, diffamato da calunnie, consapevole di essere in situazioni di lotta contro le prove presenti. Ma la speranza donata dal Signore lo consola nel mezzo di questi combattimenti sopportati dalla sua debolezza; è vivificato inoltre dalle parole di Dio.
51 I superbi si comportavano in
modo iniquo, ma dalla tua legge non ho deviato.
Tra le troppe ed eccessive iniquità dei superbi, agivano infatti assai iniquamente, il profeta non devia neppure con minimo scarto dalla legge di Dio.
52 Mi sono ricordato, Signore, dei
tuoi giudizi che sono da sempre, e sono stato consolato.
Qui ora dice soltanto dal secolo, e non dal secolo del secolo, perché tutti i giudizi di Dio che ci riguardano sono stati stabiliti dai tempi di questo secolo e di questo mondo.
53 Sgomento mi ha preso per i
peccatori che abbandonano la tua legge.
Ogni santo che sia colpito ha pietà non della debolezza propria di chi è colpito ma dell’insolenza di chi lo colpisce, così come un padre offeso da un figlio insano o come un medico offeso da un malato fuori di mente.
54 Tema di canto erano per me i tuoi decreti
nel luogo del mio esilio.
Con il suo esempio insegna che, una volta accolti nelle orecchie i cantici dei salmi, essi vanno conservati nel cuore e sempre ripresi attraverso la bocca. Ha letto e ascoltato non con negligenza , come egli stesso predica e non ha accolto le parole divine, come capita per la nostra mancanza di fede, con orecchie intente ad altro o facili a dimenticare; ma per lui sono cantabili cioè cantate incessantemente.
55 Mi sono ricordato di notte del
tuo nome, Signore, e ho custodito la tua legge.
Sa che soprattutto la notte è il tempo in cui ricordarsi del nome di Dio. Sa che soprattutto allora è da mantenere la custodia della legge di Dio, quando i desideri impuri assalgono l’anima, quando le suggestioni dei vizi agitano il corpo per l’alimentazione appena assunta; allora il nome di Dio va ricordato, allora va custodita la sua legge che prescrive la purezza, la continenza, il timore di Dio.
56 Questo mi è avvenuto perché
ho ricercato i tuoi decreti
Questa è stata fatta per me, perché ho ricercato le tue regole di giustizia ( variante )
“Questa” si riferisce alla memoria, grazie alla quale nella notte mi sono ricordato del nome di Dio. Dicendo: è stata fatta per me, intende che non è comparsa improvvisamente nè è stata accolta saltuariamente, ma sempre è stata presente e radicata nel suo intimo per una certa vita di fede e quindi fatta per lui, in quanto egli ha cercato le regole di giustizia; è utile perciò indagare le regole di giustizia di Dio incessantemente, perché mediante la ricerca di lui conserviamo sempre la memoria di Dio, in Cristo Gesù, al quale va la gloria nei secoli dei secoli. Amen
Het
57 Mia porzione sei tu, Signore, ho
detto di custodire la tua legge,
58 ho supplicato il tuo volto
con tutto il mio cuore. Abbi pietà di me secondo la tua parola.
59 Ho pensato alle mie vie e hai
volto i miei piedi nelle tue testimonianze.
60 Sono pronto e non
sono turbato per custodire i tuoi comandamenti.
61 Le funi dei peccatori mi hanno
avvinto, ma non ho dimenticato la tua legge.
62 Nel mezzo della notte mi
alzavo a lodarti, per i giudizi della tua giustificazione.
63 Partecipe io sono di tutti quelli
che ti temono e custodiscono i tuoi comandamenti.
64 Della misericordia del Signore
è piena la terra, insegnami i tuoi decreti.
57 Mia porzione sei tu, Signore, ho
detto di custodire la tua legge,
Raro è chiunque abbia questa fiducia per cui osi dire che Dio è la sua parte di eredità. Occorre rinunciare al mondo e a tutti i suoi beni, perché Dio diventi la nostra parte di eredità. Mentre se noi siamo prigionieri dell’ambizione, se siamo totalmente presi dall’assillo del denaro, se ci lasciamo vincere dalla seduzione dei piaceri, se ci trattiene la gestione dei beni familiari, Dio non sarà la parte di eredità per noi schiavi degli affanni mondani e dei vizi...
58 ho supplicato il tuo volto
con tutto il mio cuore. Abbi pietà di me secondo la tua parola.
Siccome sa che la legge dice che nessuno può vedere Dio e restare in vita e siccome dalla beatitudine evangelica risulta con certezza che tutti i puri di cuore vedranno Dio, ha espresso l’intensità del suo desiderio temperandola con la modestia perfetta di queste parole: ho supplicato il tuo volto con tutto il mio cuore.
59 Ho pensato alle mie vie e hai
volto i miei piedi nelle tue testimonianze.
Partendo da ciò che riferisce di fare o di aver fatto, il profeta insegna ciò che convenga fare anche a noi. Considera infatti le sue vie e, una volta considerate, rivolge i suoi passi verso le testimonianze di Dio. Non ha fatto nulla che non abbia prima analizzato nel pensiero. Non ha mosso la lingua per il suo servizio, non ha compiuto un passo verso il lavoro da fare, non ha allungato la mano per qualche iniziativa, senza prima ponderare tutto ciò e così ha portato a realizzazione e compimento ciò che ha valutato. Ha visto dunque, prima di tutto, le vie della sua vita e quando ha trovato quella gradita e preferibile, allora si inoltra in essa; cioè soppesate tutte le vie dell’attività umana, una volta vagliato cosa gli fosse utile, ha rivolto i passi della sua fede verso le testimonianze divine.
60 Sono pronto e non
sono turbato per custodire i tuoi comandamenti.
Chi si prepara a qualcosa, si prepara con un prolungato esercizio a ciò che costituisce l’oggetto della sua riflessione, perché la forza di una crisi improvvisa non lo distolga per negligenza e leggerezza dalla decisione che ha preso...
Sia dunque noi questa fiducia e la sua voce, così che quando le lusinghe si insinuano, le passioni premono, i pericoli logorano, i supplizi mettono in croce, osiamo dire: sono preparato e non sono turbato, per custodire i tuoi comandamenti…
61 Le funi dei peccatori mi hanno
avvinto, ma non ho dimenticato la tua legge.
Apprendiamo da Isaia che ci sono le funi dei peccatori quando dice: Guai a quanti legano i peccati come una lunga fune, poiché intrecciano peccati come una lunga fune, sul modello cioè della corda che aumenta da piccoli nodi fino a considerevole spessore.
62 Nel mezzo della notte mi
alzavo a lodarti, per i giudizi della tua giustificazione.
Il profeta non passa tutto il tempo della notte a dormire e non rimane a letto a poltrire; si alza a lodare Dio non solamente durante la notte, ma nel mezzo della notte.
63 Partecipe io sono di tutti quelli
che ti temono e custodiscono i tuoi comandamenti.
E’ dunque partecipe di quanti temono Dio là dove soffre con chi soffre, piange con chi piange, condivide il dolore di un altro membro quasi fosse membro dello stesso corpo. Diventa perciò partecipe di coloro che temono Dio per la condivisione delle sofferenze.
64 Della misericordia del Signore
è piena la terra, insegnami i tuoi decreti.
Piena della misericordia di Dio è la terra contaminata, corrotta, senza religione, infedele, perduta. Il profeta non accetta che gli apra e gli consegni la chiave un dottore della legge, perché aspetta piuttosto come maestro della scienza celeste il Signore nostro Gesù Cristo.
Teth
65 Hai usato bontà col tuo servo,
Signore, secondo la tua parola.
66 Insegnami bontà e disciplina
e conoscenza perché ho creduto ai tuoi comandamenti.
67 prima di essere umiliato io ho
sbagliato, per questo ho custodito il tuo dire
68 buono sei tu e nella tua bontà
insegnami i tuoi decreti.
69 Si è moltiplicata contro di me
l’ingiustizia dei superbi,
ma io con tutto il cuore scruterò i tuoi comandamenti.
70 Si è rappreso come latte
il loro cuore, ma io ho meditato la tua legge.
71 E’ bene per me che tu mi abbia
umiliato perché impari i tuoi decreti.
72 E’ un bene per me la legge della
tua bocca, più che l’oro e l’argento a migliaia.
65 Hai usato bontà col tuo servo,
Signore, secondo la tua parola.
66 Insegnami bontà e disciplina
e conoscenza perché ho creduto ai tuoi comandamenti.
67 prima di essere umiliato io ho
sbagliato, per questo ho custodito il tuo dire
Non arriva la tribolazione delle sofferenze se non vengono prima i peccati, nè siamo umiliati dalle sofferenze prima di meritarle per colpa dei peccati. Il profeta insegna che la sua umiliazione è espiazione del peccato e per questo sa che è bene tutto quanto riceve da Dio, perché ha meritato di patire ciò che ha incominciato a patire. Sa anche che la disciplina è correzione dei vizi. Prima dunque ha peccato, successivamente è stato umiliato e attraverso l’esercizio dell’umiltà occorre che impari a non peccare e a rimanere nelle parole di Dio.
68 buono sei tu e nella tua bontà
insegnami i tuoi decreti.
Il profeta sa che le regole di giustizia di Dio sono buone, perché è buono colui che le ha stabilite
69 Si è moltiplicata contro di me
l’ingiustizia dei superbi,
ma io con tutto il cuore scruterò i tuoi comandamenti.
Il profeta, sopportando tutto con pazienza e con l’animo retto, è incappato nell’ostilità dei superbi e degli iniqui. Se qualcuno infatti ricorda i rimproveri dei tre re contro Giobbe, capirà da quale affronto e presa in giro egli sia esacerbato. Infatti quando alcuni non credenti vedono che i servi di Dio sono messi alla prova da alcune sofferenze, sono soliti fare questi rimproveri: “dov’è la fede? Dove la speranza in Dio? Dove la potenza di colui che aiuta? Dove la misericordia di un dio buono?”. Contro queste rimostranze occorre un animo fermo e fedele, intento ai comandamenti di Dio e da essi assorbito, per non cedere alle iniquità dei superbi moltiplicate contro di sé, ma per dire sempre: Sei stato buono con il tuo servo, Signore, come dice quel glorioso e beato vincitore delle sofferenze umane: il Signore ha dato, il Signore ha tolto, sia benedetto il nome del Signore.
70 Si è rappreso come latte
il loro cuore, ma io ho meditato la tua legge.
Egli dice che il cuore dei superbi è come latte cagliato. Il latte, per qualità e sapore è gradevolissimo; quando è avariato da qualche fattore si condensa e perdendo il suo gusto naturale diventa acido e amaro. Perciò in un primo tempo gli iniqui, vedendo il profeta in condizioni favorevoli, amici nella buona sorte, sono stati gradevoli come il latte nella sua scioltezza. Ma quando l’umiltà del santo uomo ha provocato in loro superbia e fastidio, sono diventati latte cagliato e da gradevoli e dolci adulazioni sono passati all’amarezza di un sapore cattivo e acido. Mentre essi si sono ridotti a essere come latte cagliato, il profeta è rimasto fedele alla meditazione della legge di Dio.
71 E’ bene per me che tu mi abbia
umiliato perché impari i tuoi decreti.
Benché l’empietà dei superbi si moltiplichi e il loro cuore come il latte si condensi, il profeta sa tuttavia che la sua umiliazione è per lui un bene. Sa, seguendo l’apostolo, che la potenza si raggiunge nella debolezza. Ogni sofferenza è un bene, tutte le tribolazioni sono un bene e attraverso di esse si conoscono le regole di giustizia di Dio; per correggere i peccatori con l’umiltà, per riprendere quelli che sbagliano con la severità, per istruire gli ignoranti con la dottrina.
72 E’ un bene per me la legge della
tua bocca, più che l’oro e l’argento a migliaia.
Le parole di questa conclusione non sono semplici. Sarebbe bastato infatti alla riconoscenza del profeta che avesse detto: per me è un bene la tua legge. Ma poiché aggiunge: la legge della tua bocca, ciò significa che ha inteso qualcosa di più profondo. Dio ha proclamato la legge attraverso Mosè, l’ha annunciata attraverso i profeti, ma questa è la legge di Dio, non la legge della bocca di Dio. Bocca di Dio è colui che è la potenza di Dio, la sapienza di Dio, il braccio di Dio, l’immagine di Dio, cioè il nostro Dio e Signore Gesù Cristo.
73 Le tue mani mi hanno fatto e
plasmato, dammi intelligenza e
imparerò i tuoi comandamenti.
74 Quelli che ti temono mi
vedranno e gioiranno perché nelle
tue parole ho tanto sperato.
75 Ho conosciuto, Signore, che
giustizia sono i tuoi giudizi e
secondo verità mi hai umiliato.
76 Sia la tua misericordia
a consolarmi secondo la tua parola al tuo servo.
77 Vengano a me le tue compassioni
e vivrò, perché la tua legge
è la mia meditazione.
78 Siano confusi i superbi,
perché ingiustamente hanno
commesso iniquità contro di me,
ma io mi eserciterò nei tuoi comandamenti.
79 Si volgano a me quelli che ti temono e conoscono
le tue testimonianze.
80 Diventi il mio cuore immacolato
nelle tue giustificazioni così che io non sia confuso
73 Le tue mani mi hanno fatto e
plasmato, dammi intelligenza e
imparerò i tuoi comandamenti.
E senza dubbio bisogna ritenere che non a caso il profeta non si sia limitato a dire: le tue mani mi hanno fatto, e abbia invece aggiunto mi hanno plasmato o preparato, ma il profeta, cosciente della grandezza della propria condizione, ha potuto sottolineare in questo la speciale dignità della sua origine dicendo anzitutto: le tue mani mi hanno fatto… Tutto ciò da cui o con cui è stato creato il complesso di tutto il mondo, ha il suo inizio da una dichiarazione e ha incominciato a godere della esistenza di cui vive dalla parola di Dio. Ma per l’uomo Dio si è espresso così: facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza. Quindi la natura e l’origine dell’uomo è diversa dalla costituzione di tutto il creato; e proprio nel suo caso prima si valuta e si arriva a decisione in ordine alla sua creazione, mentre la vita delle altre creature è stata decisa senza previo confronto... Le mani del Signore non hanno fatto gli animali di terra, di mare e di cielo; le scritture non hanno mai parlato di ciò. E questo costituisce per l’uomo l’eccezionalità e l’onore, che lo distingue dagli altri per la dignità della sua creazione… Anche se il cielo è stato fatto con una mano, l’uomo invece è stato fatto con le mani. L’opera di due mani è superiore alla fatica di una sola. Quanto è sufficiente per il firmamento non basta per la condizione dell’uomo. L’uomo dotato di una natura interiore e una esteriore, diverse l’una dall’altra, che costituiscono però, pur essendo due elementi, un solo essere vivente partecipe della ragione, è creato con una doppia origine. Anzitutto infatti si dice: facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza, quindi segue: e Dio prese la polvere dalla terra e plasmò l’uomo. La prima opera non proviene da un’altra natura assunta altrove. È incorporeo ciò che comincia in quel momento per decisione frutto di consultazione; nasce infatti a immagine di Dio. Non immagine di Dio, perché l’immagine di Dio è il primogenito di ogni creatura; ma a immagine, cioè secondo il genere dell’immagine e della similitudine. Ciò che veniva creato secondo l’immagine e la somiglianza di Dio richiedeva un elemento divino e incorporeo. È stabilita con ciò in noi una specie di riproduzione dell’immagine e della somiglianza di Dio. La seconda parte dell’opera differisce dal primo intervento creativo. Dio prese la polvere della terra. Viene presa la polvere e il materiale terreno riceve forma o viene preparato per diventare uomo e grazie all’opera e all’abilità dell’artefice viene trasformato in qualcosa d’altro. All’inizio dunque non prese, ma fece; non viene prima il fare, ma il prendere e insieme il formare o preparare. E inspirò in lui lo spirito di vita e l’uomo divenne anima vivente. È stato dunque preparato o formato a questa ispirazione, grazie alla quale la natura dell’uomo e del corpo poteva raggiungere una pienezza di vita in forza del patto nuziale stabilito tra essi dallo spirito infuso… Si può intendere Dio come se parlasse ad altri quando dice: facciamo l’uomo; e si può riconoscere una triplice perfezione all’atto della creazione e formazione dell’uomo, perché è fatto a immagine di Dio, è formato dalla terra ed è reso essere vivente con l’ispirazione dello spirito. Per questo il profeta attesta di essere fatto e formato con le mani e non con una mano soltanto perché insegna che la creazione non è stata l’opera di uno solo ed è stata una azione in tre fasi...
74 Quelli che ti temono mi
vedranno e gioiranno perché nelle
tue parole ho tanto sperato.
Il profeta vuole che sia considerata la correttezza della sua vita, vuole che sia riconosciuta la sua giustizia. Quelli che temono Dio gioiranno non per il fatto del solo vedere, ma perché vedono colui che spera nelle parole di Dio.
75 Ho conosciuto, Signore, che
giustizia sono i tuoi giudizi e
secondo verità mi hai umiliato.
Qui si parla non dei giudizi eterni, ma di quelli presenti. Quei giudizi eterni secondo lo stesso profeta sono come un grande abisso: sono ininvestigabili e inscrutabili.. Nei giudizi presenti tutto ciò che ci riguarda viene dal giudizio di Dio: tutte le tribolazioni, tutte le ristrettezze, tutte le ostilità avverse, tutte le molestie di persecuzioni arrivano da un giudizio di Dio sul suo conto perché attraverso di esse abbia l’occasione di essere messo alla prova… corretto esaminato come attraverso il fuoco e purificato… I giudizi di Dio sono giusti: sono quelli che riguardano il profeta: umiliazione, tribolazione, disprezzo, ingiustizia, dolore. Così infatti dice: “Ho conosciuto Signore che i tuoi giudizi sono giustizia e con verità tu mi hai umiliato. Non senza ragione cioè egli è stato sottoposto alle tribolazioni, non senza ragione è esposto alle sofferenze, non senza ragione è umiliato dalle ingiustizie, ma è per espiare i peccati dovuti a vizi umani che è stato assoggettato all’umiliazione derivante da giusti e veri giudizi di Dio. .
76 Sia la tua misericordia
a consolarmi secondo la tua parola al tuo servo.
è la mia meditazione.
Chiede alla misericordia di Dio il conforto delle umiliazioni presenti, perché la debolezza umana non è in grado di sopportare le sofferenze. Ma si ricorda che è bene per lui essere umiliato, è bene per lui essere sottomesso alle sofferenze e che ciò da cui è tribolato costituisce la sua purificazione dai vizi terreni.
Non chiede di liberarlo da umiliazione e tribolazione, ma di ottenere per sè dalla misericordia di Dio il conforto nella tribolazione. Preferisce dunque persistere con una lunga lotta in queste debolezze corporali, si auspica di resistere con un costante combattimento contro le perversità di questo mondo. Ma spera il conforto dalla misericordia di Dio così che benché tribolato e afflitto sia irrobustito dall’aiuto del conforto.
77 Vengano a me le tue compassioni
e vivrò, perché la tua legge
La debolezza della natura umana ha bisogno delle misericordie di Dio. Né infatti potrà il profeta conseguire per suo merito l’eternità di quella vita beata se non sarà facilitato dalle misericordie di colui che è il Padre delle misericordie… Vivrò, non per la vita che sta vivendo adesso ma per quella che vivrà grazie alla misericordia di Dio. Ma spera questo, perché la legge di Dio costituisce la sua meditazione. Dedichiamoci dunque alla lettura divina, attendiamo all’osservanza dei precetti di Dio ed eseguiamo le opere della legge con l’impegno della nostra vita, perché grazie alla meditazione della legge il profeta spera in una vita futura per la misericordia del Signore a lui elargita. Il nostro profeta non si accontenta di preoccuparsi solo di sé o di ricordarsi soltanto di se stesso. Deve preoccuparsi del genere umano e interessarsi sollecito di tutti. Di tale cura appassionata parla il versetto seguente dicendo:
78 Siano confusi i superbi,
perché ingiustamente hanno
commesso iniquità contro di me,
ma io mi eserciterò nei tuoi comandamenti.
Non si tratta di una preghiera di maledizione, né si tratta di richiesta di riparazione per una ingiustizia subita. Lunghi dal profeta predicatore del Vangelo una logica estranea alla carità evangelica. Se si tiene conto infatti della parola del Signore: Amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, non si tratta in questo passo di una richiesta di vendetta contro i superbi e gli ingiusti. Piuttosto, poiché chi smette di commettere peccati, di essi arrossisce, e chi abbandona i vizi bisogna che ne prenda le distanze, proprio per il fatto che li odia, il profeta prega che gli orgogliosi che hanno agito ingiustamente contro di lui arrossiscano di ciò che hanno compiuto a motivo della consapevolezza dei propri vizi. Finché uno pecca non si vergogna dei suoi atteggiamenti di peccato per l’abitudine e la volontà di peccare. Quando invece cessa di peccare, mette fine al peccato a motivo della sua vergogna del peccato. Egli stesso si esercita nei comandamenti di Dio vivendo nella giustizia, predicando con fede, non rispondendo alle ingiustizie e portando pazienza. Per questo egli ha sopportato le contraddizioni e le ingiustizie di molti superbi contro di lui. Ciò che abbiamo detto della confusione degli orgogliosi si comprende chiaramente nel suo significato con il versetto seguente. Segue infatti:
79 Si volgano a me quelli che ti temono e conoscono
le tue testimonianze.
Il profeta dunque vuole che coloro che hanno cominciato a temere Dio si rivolgano a lui, perché grazie al suo insegnamento arrossiscano dei propri vizi e colpe, se hanno conosciuto le testimonianze di Dio, di cui si è abbondantemente parlato, e confusi per le colpe passate si rivolgano alla scuola e all’ insegnamento del profeta; il loro è un passaggio dalla superbia e dai peccati alla pietà e alla modestia.
Ha concluso con la sua abituale modestia dicendo:
80 Diventi il mio cuore immacolato
nelle tue giustificazioni così che io non sia confuso
Chiede dunque che diventi puro ciò da cui provengono i germi di vizi così gravi come da un focolaio; sapendo che il cuore diventa puro solo se permane nella regola di giustizia di Dio. La confusione infatti dipende dalla consapevolezza dei peccati e dalla vergogna delle colpe. Dove non ci sarà dunque confusione, vera non ci sarà neppure peccato. Dove non ci sarà peccato, si dimorerà nelle regole di giustizia di Dio. Le regole di giustizia di Dio garantiranno la purezza di cuore.
Caf
81 Si è consumata per la tua
salvezza l’anima mia, nella tua
parola ho tanto sperato.
82 Si sono consumati i miei occhi
per la tua parola dicendo:
quando mi consolerai?
83 Poiché sono divenuto come un
otre al gelo; non ho dimenticato i tuoi decreti.
84 Quanti sono i giorni del tuo servo?
Quando farai giustizia dei miei persecutori?
85 Mi hanno raccontato favole gli iniqui, tutt’altro
che la tua legge!
86 Tutti i tuoi comandamenti sono verità;
ingiustamente mi hanno perseguitato. Aiutami!
87 Per poco non mi hanno finito
sulla terra , ma io non ho
abbandonato i tuoi comandamenti.
88 Secondo la tua misericordia
fammi vivere e custodirò le
testimonianze della tua bocca.
81 Si è consumata per la tua
salvezza l’anima mia, nella tua
parola ho tanto sperato.
Il profeta non ha niente altro che catturi il suo desiderio e l’aspirazione del santo non si rivolge alle cose del mondo. Si consuma perciò del desiderio di salvezza, e si consuma per questo, perché crede nelle parole di Dio. Fine della legge infatti è Gesù Cristo ed è di lui che hanno scritto Mosè e i profeti. Egli è la salvezza proprio per quel nome con cui si chiama: Gesù infatti in ebraico significa salvezza. La consunzione dell’animo di chi desidera è spiegata da ciò che segue.
82 Si sono consumati i miei occhi
per la tua parola dicendo:
quando mi consolerai?
La consumazione degli occhi segue perciò la consumazione dell’anima. Considera l’attesa della sposa per un marito in viaggio o del padre per un figlio già da lungo tempo assente: non sono essi sempre rivolti verso quella strada da cui si pensa arriveranno? Non si consumerà forse nell’attesa della loro apparizione l’attenzione e lo sguardo fisso?. Questi occhi del profeta, benché abbiano desiderato vedere il Signore, non sono però gli occhi del corpo, sono infatti eloquenti e attenti, di una attesa ed eloquenza più spirituale che fisica. Dicono infatti: quando mi conforterai?
83 Poiché sono divenuto come un
otre al gelo; non ho dimenticato i tuoi decreti.
È una motivazione singolare quella secondo cui non ha dimenticato le regole di giustizia di Dio, perché è diventato come un otre nel ghiaccio. Chiunque si riscaldi per l’ardore dei vizi come un otre pieno e non raffreddi il suo calore col timore di Dio e la vita di fede, dimentica necessariamente le regole di giustizia di Dio. Il santo non le potrà dimenticare, perché come un otre nel ghiaccio che si indurisce esteriormente, rimane freddo di fronte all’eccitazione di ogni sorta di desideri interni.
84 Quanti sono i giorni del tuo servo?
Quando farai giustizia dei miei persecutori?
Quale giudizio da parte dei suoi persecutori chiede che si faccia ora? Non certo quello che avverrà in futuro al tempo della risurrezione. Il profeta prega che per la misericordia di Dio si compia il giudizio sui suoi nemici prima di quel tempo.
85 Mi hanno raccontato favole gli iniqui, tutt’altro
che la tua legge!
Quanti sono coloro che mentendo di avere conoscenza delle sacre Scritture predicano dottrine eretiche e perverse! Il profeta non sopporta queste chiacchiere, sapendo che nulla è paragonabile all’annuncio della legge
86 Tutti i tuoi comandamenti sono verità;
ingiustamente mi hanno perseguitato. Aiutami!
Il profeta che si è ricordato che i comandamenti di Dio sono verità, sostiene con fedeltà la persecuzione di ingiusta iniquità. E poiché sa che la persecuzione è occasione per dimostrare la fede, non chiede che essa gli sia tolta, ma domanda di essere aiutato in essa e implora il soccorso e l’aiuto della misericordia di Dio.
87 Per poco non mi hanno finito
sulla terra , ma io non ho
abbandonato i tuoi comandamenti.
Come esiste un compimento per i beni, esiste anche il colmo delle malvagità. Ma benché questi nemici così pericolosi lo assalgano e lo perseguitino, egli non ha abbandonato i comandamenti di Dio e nonostante la sua natura sia debole e fragile, egli rimane nei precetti di Dio e rimane fedele ai comandamenti con tanta maggiore gloria, quanto più la debolezza della sua natura viene sottomessa.
88 Secondo la tua misericordia
fammi vivere e custodirò le
testimonianze della tua bocca.
Domanda di ricevere la vita come se non vivesse ancora e promette di custodire le testimonianze della bocca di Dio come se ora non le custodisse. Promette di custodire le testimonianze della bocca di Dio. Esse rinnovate dai precetti del Vangelo, portano a perfezione, con la sola consacrazione della fedeltà, coloro che si astengono non soltanto dall’adulterio ma anche dal desiderio di adulterio.
Lamed
89 In eterno Signore la tua parola
permane nel cielo,
90 la tua verità di generazione in generazione.
Hai fondato la terra e permane.
91 Per tuo ordine persiste
il giorno, perché tutte le cose servono a te.
92 Se la tua legge non fosse la mia
meditazione, già forse nella mia
umiliazione sarei perito.
93 In eterno non dimenticherò
le tue giustificazioni perché infino all’estremo esse
mi hai fatto vivere.
94 Tuo sono io, salvami perché
ho ricercato i tuoi decreti.
95 Mi hanno aspettato i peccatori
per rovinarmi; ho compreso le tue testimonianze.
96 Di ogni compimento ho visto il termine,
immenso è il tuo comandamento
89 In eterno Signore la tua parola
permane nel cielo,
In cielo, egli dice, perché sa che essa non rimane in terra, per la falsità degli uomini. Là non c’è né trasgressione, nè cambiamento, nè debolezza, né sosta. Là non si dà alcuna variazione, alcuna irregolarità, alcuna negligenza; ma tutto rimane fedele alla legge della propria identità e assolve in modo instancabile il servizio richiesto dall’obbedienza.…La parola di Dio rimane come in cielo in coloro nei quali questa parola non è offesa dalla collera, dall’ebbrezza, dall’odio, dall’infedeltà dei piaceri. . Ora essa è vicina a ciascuno; sta infatti alla porta la parola di Dio e bussa alla porta della nostra anima.
90 la tua verità di generazione in generazione.
Abbiamo conosciuto le due generazione nei due popoli di cui uno è quello della legge e dei profeti, l’altro è quello dei Vangeli e degli apostoli. La verità di Dio permane quindi in queste due sole generazioni. Ma quando la prima generazione comprendeva in sé la verità di Dio, nessun’altra allora la conteneva. C’erano infatti diverse generazioni di genti e di popoli. E ora dal momento che questa stessa generazione si è dimostrata indegno di possedere la verità di Dio, nessun’altra generazione possiede la medesima verità di Dio all’infuori di quella che ha creduto ai Vangeli.
Hai fondato la terra e permane.
Dopo il cielo, nel quale permane la parola di Dio, la terra fondata è destinata a rimanere. Essa è stata fondata attraverso la sapienza, potenza e lo spirito di Dio per rimanere.
91 Per tuo ordine persiste
il giorno, perché tutte le cose servono a te.
Questo giorno attuale non persevera, perché interrotto dal sopraggiungere della notte. Se avesse parlato del corso di questa giornata, ci voleva anche la menzione della notte, che ha pari spazio del giorno per disposizione di Dio. Ma poiché il giorno è luce e ogni santo è luce di questo mondo crediamo senza esitazione che il giorno di questa luce persevera per ordine di Dio ed è destinato a perseverare perché tutto sia a servizio di Dio. Dunque il giorno, cioè la luce dei santi, sarà permanente, quando il mondo intero incomincerà a essere a servizio di Dio. Il profeta chiede di perseverare come il giorno e ricorda di essere già servo del suo signore dicendo:
92 Se la tua legge non fosse la mia
meditazione, già forse nella mia
umiliazione sarei perito.
Non va trascurata la meditazione della legge di Dio quando siamo nella tribolazione e nelle angustie, ma piuttosto deve essere in noi costante la meditazione della legge quando siamo afflitti dalle varie infermità del corpo, quando siamo provati dall’ostilità delle persecuzioni. È veramente beato chiunque mediterà nella legge di Dio e con questa meditazione sarà salvato nel mezzo dell’umiliazione delle tribolazioni.
93 In eterno non dimenticherò
le tue giustificazioni perché infino all’estremo esse
mi hai fatto vivere.
Poiché nessun obblio delle regole di giustizia di Dio può impadronirsi di lui, il profeta ha dichiarato con sicurezza ciò che segue con queste parole:
94 Tuo sono io, salvami perché
ho ricercato i tuoi decreti.
Non è di tutti una dichiarazione del genere, ed è raro che qualcuno osi dire di appartenere a Dio. Ne avrà l’audacia colui che disse: Per me vivere è Cristo e morire un guadagno e: Non sono più io che vivo ma vive in Cristo (Galati 2,20). E coloro che gli assomiglieranno nella fede, confesseranno senza presunzione di appartenere a Dio. Questa è la voce dell’anima sempre protesa Dio; questa è l’opera di una misericordia mai stanca, della continenza stabile, del digiuno abituale, della generosità che mai si ricrede… Mentre altri cercano la gloria mondana o cercano campi, case, denaro, Paolo cerca la giustizia di Dio e si vanta di appartenere Dio.
95 Mi hanno aspettato i peccatori
per rovinarmi; ho compreso le tue testimonianze.
Tutta la lotta del il diavolo e dei suoi servitori sta nel privare di tutta la gloria l’uomo fedele e impedirgli di appartenere a Dio e renderlo invece suo compagno di dannazione. Combatte con un lungo e quotidiano combattimento contro la fede del profeta. Ma questi, memore dei comandamenti di Dio e cosciente delle sue testimonianze ha resistito e perseverato. E ha deluso la speranza di quanti aspettavano la sua rovina semplicemente comprendendo che l’insegnamento per la sua vita stava nelle testimonianze di Dio.
96 Di ogni compimento ho visto il termine,
Il profeta che coglie le testimonianze della legge, non però nel loro significato letterale o terreno, secondo il senso del testo greco vede al di là di ogni compimento parziale. Sa che c’è un termine dei tempi della legge, quando dopo la pienezza del tempo Dio sarà visto nel corpo; ma vede al di là di questo termine; vede infatti il tempo della speranza evangelica. Non gli sfugge neppure quest’ altro compimento: oltre di esso estende infatti lo sguardo della sua mente. Vede infatti il compimento della resurrezione, sa in realtà che è stabilito un ordine per questo cambiamento, sulla parola dell’apostolo. Sa che c’è anche il tempo del giudizio. E ha potuto conoscere questo dall’ampiezza dei comandamenti di Dio perché la parola divina si è dispiegata nell’insegnamento di una conoscenza senza misura. Dice infatti:
immenso è il tuo comandamento
È sicuramente ampio, sia perché dilata all’ infinito la conoscenza dell’ignoranza umana, sia perché molte sono le possibilità di obbedire ai precetti di Dio e di piacere a lui secondo le categorie e i doni di grazie. Non è necessario che arrivino tutti i doni a ciascuno, e non è di tutti raggiungere il massimo in tutto per piacere a Dio. Uno è gradito per il digiuno, un altro acquista meriti per la semplicità della fede, un altro sconta le colpe con le elemosina, un altro si consuma nella carità. Come a uno è concessa la capacità di guarire a un altro è donata la scienza profetica, a un altro è concessa la fermezza della fede, a un altro è accordata la sapienza e la conoscenza. Ampio è dunque il comandamento di Dio e si estende a tutte le forme della nostra speranza, perché non sia difficile, se c’è la volontà, obbedire al comandamento di Dio.
Mem
97 Quanto ho amato la tua legge,
tutto il giorno è la mia meditazione.
98 Più dei mie nemici mi hai fatto
sapiente col tuo comandamento, perché in eterno è mio.
99 Più di tutti i miei maestri ho
compreso, perché le tue
testimonianze sono la mia meditazione.
100 Più degli anziani
ho compreso, perché ho cercato i tuoi comandamenti.
101 Da ogni via cattiva ho trattenuto i miei
piedi per custodire le tue parole.
102 Dai tuoi giudizi non ho deviato
perché tu mi hai dato la legge.
103 Come sono dolci al mio palato
le tue parole, più del miele alla mia bocca.
104 Dai tuoi comandamenti
ho compreso, per questo ho odiato ogni via di ingiustizia.
97 Quanto ho amato la tua legge,
tutto il giorno è la mia meditazione.
Sarebbe stato più semplice dire come ho osservato la tua legge! Ma siccome maggiore è il merito di chi fa qualcosa per amore piuttosto che per timore, per questo dice: quanto ho amato la tua legge. C’è una bella differenza tra l’adesione per amore e il servizio per timore; l’agire per costrizione manca della gratuità di una libera adesione. Sente che per arrivare alla pienezza della perfetta obbedienza non basta l’adempimento del proprio dovere: se è forzato, non ha merito, perché privo del pieno consenso personale…
98 Più dei mie nemici mi hai fatto
sapiente col tuo comandamento, perché in eterno è mio.
Il profeta comprende i comandamenti di Dio, ma cosa c’è di comune tra noi e i nostri nemici nei precetti di Dio, dal momento che essi non solo non ne hanno esperienza neppure mediocre, ma non si impegnano neanche a iniziarne la conoscenza? E dove starebbe la superiorità, se il profeta è più saggio dei suoi nemici nei comandamenti di Dio? Quando mai infatti dalla venerazione di pietre inanimate o di metalli o di legni avrebbero potuto conseguire qualche conoscenza del Dio vivente ed eterno, così che a loro confronto il profeta apparisse più sapiente? In realtà tutto questo errore degli empi misconosce perfino il nome di Dio insieme alla legge ai profeti e agli apostoli: lo bestemmia, prova orrore. Ma i veri nemici di questo santo profeta sono altri al cui confronto risulta dotato di maggiore saggezza nei comandamenti di Dio. Gli eretici hanno nei profeti e nella legge il comandamento di Dio, ma non serve loro affatto per l’incoerenza di una volontà non religiosa. I giudei rivendicano come bene proprio e diritto ereditario il comandamento della legge, ma senza l’autore della circoncisione spirituale cosa può giovare ad essi la circoncisione ridotta a semplice segno? Quale vantaggio potrà portare l’osservanza religiosa del sabato a quelli che non riconoscono il Signore del sabato? Quale aiuto potrà dare a quanti ignorano l’agnello Pasquale della soglia tinta di sangue e la festa degli azzimi, l’agnello di Dio e gli azzimi di sincerità e il sangue di salvezza? Praticano i comandamenti, ma ignorano il compimento dei comandamenti e il suo tempo. Leggono la legge, ma la comprende il cristiano, dato che il giudeo legge e non comprende. Palese nemico del profeta è costui che stende le mani parricide contro l’unigenito figlio di Dio condannando a morte per quanto è in suo potere il salvatore del genere umano e dispensatore della vita eterna. In relazione dunque a tutti costoro egli è più esperto nel comandamento di Dio. Perché si comprendesse che si riferiva esclusivamente a questi nemici, ha aggiunto ciò che segue:
99 Più di tutti i miei maestri ho
compreso, perché le tue
testimonianze sono la mia meditazione.
Poiché talvolta può capitare per una eccezione della natura che il discepolo sia più sapiente del maestro, in questo caso invece egli dimostra che ciò è frutto di diligenza e impegno personale. Dice infatti più degli anziani ho compreso, perché ho cercato i tuoi comandamenti.
100 Più degli anziani
ho compreso, perché ho cercato i tuoi comandamenti.
Capisce più dei maestri e capisce più degli anziani, attestando il valore della sua dottrina e comprensione insieme alla stessa antichità nel tempo, indicando con ciò l’età del popolo che lo ha preceduto. In questo popolo entrambi gli aspetti si ritrovano, che cioè sia più anziano e si ritenga maestro. Ma più di lui capisce chi è allo stesso tempo alunno e più giovane, capisce veramente perché ha cercato i comandamenti di Dio, che colui che è maestro ignora, proprio mentre crede di insegnare.
Ho distolto i miei passi da ogni via di male per custodire la tua parola. (v. 101) Questa è la voce perfetta e degna di una persona evangelica, decisa ad astenersi da ogni via di malizia e, tra tanti e diffusi sentieri dell’errore, a non imboccarne alcuno dove ci sia il male. Il profeta indica qualcosa di più profondo, proprio quando dice: ho distolto i miei passi. La natura del nostro corpo ci porta in ogni percorso di peccato e la pressione delle passioni umane ci spinge in questa via. Ma colui che comprende più degli anziani e dei maestri, in nome del contenuto della compressione si è posto dei limiti e all’inizio, ma anche nel percorso, non ha accettato deviazioni. Occorre perciò resistere e opporsi per tenerci anzitutto lontano da ogni via di male, ma per avere poi, se l’istinto preme per portarci là, la forza di tirarci indietro e dobbiamo saperci prima frenare con il dominio di noi stessi, per custodire poi la parola di Dio.
Quale debba poi essere la custodia della parola di Dio, lo insegna il versetto seguente. Segue infatti:
101 Da ogni via cattiva ho trattenuto i miei
piedi per custodire le tue parole.
Questa è dunque la vera custodia: non allontanarsi dai giudizi di Dio per nessuna altra direzione e non deviare con uno scarto anche solo leggero, ma rimanere sempre deciso e sempre fermo sulla posizione assunta. Non devia, perché Dio ha stabilito per lui la legge… Quella legge infatti che Mosè aveva scritto è stata per noi pedagoga in Cristo; e per questo ha capito più dei suoi maestri degli anziani perché capisce la legge evangelica, contenuta nella legge di Mosè..Il profeta attesta la dolcezza di questa predicazione del Vangelo nel versetto che segue. Dice infatti:
103 Come sono dolci al mio palato
le tue parole, più del miele alla mia bocca.
Quanto sono dolci alla mia gola le tue parole, più del miele della mia bocca
103 il miele è dolce in bocca ma anche in gola. Fuori dalla zona della bocca infatti non si avverte alcun sapore sensibile. Ma le parole di Dio sono dolci in gola, cioè nel loro passaggio nell’anima e nella loro penetrazione nell’intimo; non piacevoli come il cibo in bocca ma dolci là dove risiedono conoscenza, prudenza intelligenza.
104 Dai tuoi comandamenti
ho compreso, per questo ho odiato ogni via di ingiustizia.
i precetti ci aiutano a capire, ma i precetti praticati effettivamente: cioè bisogna adempiere il loro contenuto, per quanto ci è possibile. Quindi i precetti, per capirli, bisogna metterli in pratica. E benché la perfetta intelligenza venga da Dio, tuttavia tocca a noi cominciare, per poter meritare l’intelligenza perfetta.
Nun
105 Lampada ai miei piedi è la tua
parola e luce ai miei sentieri.
106 Ho giurato e stabilito di
custodire i giudizi della tua giustizia.
107 Sono stato umiliato fino all’estremo, Signore,
fammi vivere secondo la tua parola.
108 Fa’ che ti siano gradite le offerte volontarie della
mia bocca Signore e
insegnami i tuoi giudizi.
109 La mia anima è nelle tue mani
sempre e non ho dimenticato la tua legge.
110 I peccatori mi hanno teso un
laccio e dai tuoi comandamenti
non mi sono sviato.
111 Ho acquistato in eredità le tue
testimonianze per sempre, perché
sono l’esultanza del mio cuore.
112 Ho inclinato il mio cuore a compiere
i tuoi decreti in eterno, per la ricompensa.
105 Lampada ai miei piedi è la tua
Il profeta sa di non poter sopportare, senza la luce della parola di Dio, le tenebre dei corpi e la notte del mondo.
Sa che ovunque ci sono pietre di inciampo, lacci di funi, fosse trabocchetto. Come infatti chi uscito di notte tiene la lampada davanti a sé e vede dove mette il piede ed è vigile a ogni passo per la luce che lo precede, così la parola di Dio, quando rimane in ciascuno di noi, cammina davanti ai passi del nostro agire come lampada.
parola e luce ai miei sentieri.
Per quelli che fanno pochi passi e soltanto in casa c’è bisogno della lampada; per chi affronta invece una strada sconosciuta e pubblica è necessaria piuttosto la luce, per evitare le insidie dell’altro, per non sbagliare strada in caso di incertezza. Progressivamente si passa da un grado minore a uno maggiore; per cui la parola di Dio è dapprima lampada per i passi e poi la stessa parola diventa luce nei sentieri.
106 Ho giurato e stabilito di
custodire i giudizi della tua giustizia.
Il profeta ormai non è più smarrito nella notte del mondo e non ha paura di compiere un passo falso. Giura dunque il profeta e non soltanto giura, ma anche decide, perché l’impegno del giuramento costituisce la solidità delle decisioni. Colui che ha giurato e si è deciso a custodire i giudizi della giustizia di Dio deve presentare un atteggiamento degno del giuramento e della decisione di osservare i giudizi. Non è una cosa da poco ciò che si è impegnato a osservare sotto giuramento. Di cosa si tratti lo attesta il versetto seguente. Dice infatti:
107 Sono stato umiliato fino all’estremo, Signore,
fammi vivere secondo la tua parola.
Colui che solo è senza peccato e sulle cui labbra, unico, non ci fu inganno volle che si ricevesse da lui, quale lezione principale del suo insegnamento, la mansuetudine e l’umiltà, grazie alle quali si sarebbe trovata pace per le anime. Nulla è possibile senza la grazia vivificante del Cristo.
108 Fa’ che ti siano gradite le offerte volontarie della
mia bocca Signore e
insegnami i tuoi giudizi.
il profeta persegue ciò che è coerente con il giuramento della sua decisione. Dapprima infatti è stato reso molto utile, ora chiede che siano gradite le decisioni volontarie della sua bocca. Non si accontenta più di attenersi alle prescrizioni della legge e neppure di soggiacere al vincolo dell’obbedienza. Il profeta chiede che le sue decisioni volontarie incontrino il favore di Dio, perché le azioni compiute su prescrizione della legge sono realizzate per dovere di servizio ad essa. Invece egli premette sempre il motivo della sua preghiera. Infatti dopo che ha richiesto che le scelte volontarie della sua bocca fossero gradite, ha aggiunto: E insegnami i tuoi giudizi. Egli compie i giudizi della legge e, per quanto dipende da lui, li pratica nella condotta e nelle azioni, ma non li capisce ancora. Sa infatti che la legge è spirituale. E si affretta a conoscere ciò a cui rimanda l’aspetto esteriore dell’agire terreno; bisogna infatti chiedere di imparare ciò che non si conosce.
109 La mia anima è nelle tue mani
sempre e non ho dimenticato la tua legge.
Tutto ciò che vive, lo vive per Dio. Dio ritorna in tutte le azioni e i pensieri. La legge è nella memoria, nelle mani di Dio è sempre l’anima del vivente. Sa bene quanto ciò gli sia utile, sa quanto sia necessario affidarsi ogni giorno alle mani di Dio nella sua condotta e nelle opere e grazie all’incessante ricordo della legge. Dice infatti:
110 I peccatori mi hanno teso un
laccio e dai tuoi comandamenti
non mi sono sviato.
Sa che nella selva di questo mondo vengono tesi molti lacci, vengono ordite molte insidie alla sua vita. La nostra parola, il pensiero, l’azione hanno sempre accanto dei lacci, perché interviene un motivo di ira, una situazione dolorosa, una questione urgente, l’occasione di un desiderio cattivo. E tuttavia l’anima di colui che è nelle mani di Dio e che non dimentica mai la legge di Dio, anche in mezzo a questi lacci sparsi dovunque non ha deviato dai precetti. Sempre infatti pensando a Dio, li evita.
111 Ho acquistato in eredità le tue
testimonianze per sempre, perché
sono l’esultanza del mio cuore.
L’erede, secondo la consuetudine umana, ottiene tutto ciò che appartiene a colui dal quale eredita. Ma il profeta rifiuta le eredità umane; ha ereditato le testimonianze di Dio. E’ grazie a lui se diventa egli stesso testimone di Dio, perché l’esultanza del suo cuore consiste nel testimoniare Dio in mezzo alla lotta nelle persecuzioni.
112 Ho inclinato il mio cuore a compiere
i tuoi decreti in eterno, per la ricompensa.
Egli inclina il suo cuore e lo rivolge dai peccati della natura umana all’obbedienza di Dio. E lo inclina in ogni tempo della sua vita; non in un tempo ben determinato, ma in tutto il tempo della sua vita.
Samech
113 Ho odiato i malvagi e ho amato la tua legge.
114 Mio aiuto e mio sostegno
sei tu; nella tua parola ho tanto sperato.
115 Allontanatevi da me malvagi! E
scruterò i comandamenti del mio Dio.
116 Sostienimi secondo la tua
parola e vivrò, e non
confondermi nella mia attesa.
117 Aiutami e sarò salvo e
mediterò sui tuoi decreti sempre.
118 Hai disprezzato tutti quelli che
si allontanano dalle tue giustizie,
perché ingiusto è il loro pensiero.
119 Prevaricatori ho reputato tutti
i peccatori della terra, per questo
ho amato le tue testimonianze.
120 Inchioda col tuo timore le mie
carni, infatti ho temuto per i tuoi giudizi
113 Ho odiato i malvagi e ho amato la tua legge.
Il precetto del Vangelo ci insegna ad amare i nemici e non solo quelli che ci amano, ma anche quelli che ci odiano. Quindi questa dichiarazione del profeta sembra contraddetta dai comandamenti del Signore. Tuttavia, la ragione di questa espressione si deve ricavare dai Vangeli. Infatti il Signore, che ha comandato di amare i nemici ma ha pure dichiarato che se qualcuno viene a me e non odia suo padre e sua madre e la moglie e i figli e i fratelli e le sorelle e per di più anche la propria vita, non può essere mio discepolo (Luca 14,26). Quindi queste proposte sembrano contraddirsi per il fatto che colui che stabilisce che non solo l’odio verso i genitori, ma la sola maledizione è già degna di morte, è lo stesso che, al contrario, afferma che nessuno può essere suo discepolo se non odia il padre, madre, moglie, i figli, i fratelli e la propria vita. In realtà niente di duro, contrario alla pietà, in contrasto con i precetti precedenti comandati da Dio. Non possono rivelarsi queste persone a noi carissime, cioè il padre, madre, moglie e i figli per il fatto che ci è comandato di odiarle, dal momento che abbiamo l’ordine di odiare noi stessi. Il Signore sa infatti che ci sono molti animati da un amore tanto incosciente da pregare i figli, quando li vedono persistere nella gloria del martirio, di arrendersi, di cambiar parere e da ricorrere a sentimenti di empietà verso di essi, quando la madre attempata e un padre anziano mostrano al figlio, con decisa avversione alla sua volontà ostinata, i capelli bianchi che suscitano compassione nel corso della lotta del martirio; e ancora quando si presenta a intercedere la sposa circondata dai figli con la richiesta che egli rimanga in vita per lei e per loro, quando fratelli e sorelle supplicano con la dolce familiarità dei loro nomi, quando l’interessato stesso a suo tempo prigioniero delle seduzioni della vita è tentato per la forza di qualche suggerimento interiore di consentire al cedimento della volontà. In questi frangenti il Signore ci ha comandato di odiare padre, madre, moglie, figli, fratelli, sorelle e perfino se stessi. Infatti dopo aver richiamato l’odio verso tutti, ha così concluso il medesimo discorso dicendo: e se qualcuno non porta la sua croce e viene dietro a me, non potrà essere mio discepolo. Quindi sono da odiare coloro che non vogliono che noi portiamo la croce del martirio, quando ci distolgono dal seguire il Signore secondo l’esempio della passione. Questo è l’odio onesto e utile, che ci fa odiare coloro che tentano di distoglierci dall’amore di Cristo. Perciò qui il profeta non sembra aver detto nulla di contrario ai precetti evangelici che ci comandano di amare i nemici quando dice:
113 Ho odiato i malvagi e ho amato la tua legge.
Non odia infatti i suoi nemici, ma gli ingiusti, cioè i trasgressori della legge. Chi odia coloro che trasgrediscono la legge deve amare ciò di cui non sopporta la trasgressione; e perciò dice:
Chi ama la legge, deve odiare coloro che sono nemici della legge.
114 Mio aiuto e mio sostegno
sei tu; nella tua parola ho tanto sperato.
Noi abbiamo bisogno di grande aiuto da parte di Dio nel combattimento così duro e incessante di questo mondo. Infatti, secondo l’apostolo, la nostra battaglia non è contro la carne e il sangue, ma contro la potestà e i potenti del mondo di queste tenebre, contro gli spiriti del male nel cielo. Abbiamo dunque questi nemici, contro la quale Dio va pregato come aiuto, perché ci accolga sotto la sua protezione.
115 Allontanatevi da me malvagi! E
scruterò i comandamenti del mio Dio.
Il profeta sa che nel profondo del cuore umano ci sono molte forme di male. Infatti secondo la parola del Signore, dall’interno escono pensieri cattivi, omicidi, adulteri, fornicazione, furti, falsità, bestemmie. Sono queste cose infatti che rendono comune la condizione dell’uomo. Sono questi gli avversari della sua fede che egli chiede stiano lontano da sé. Pongono ostacoli infatti ai propositi di purezza, osteggiano l’ insegnamento spirituale e si intromettono con l’invadente insistenza dei loro consigli. Lo spirito non è libero di scrutare i comandamenti di Dio, perché la presenza di un uomo cattivo è di grave impedimento . Poiché c’è bisogno della misericordia di Dio, perché una volta accolti nella sua famiglia veniamo liberati dal dominio di questi malvagi, il profeta prega dicendo:
116 Sostienimi secondo la tua
parola e vivrò, e non
confondermi nella mia attesa.
Il profeta aspetta e spera; non cerca nulla dell’ora presente, nulla di questo tempo. In verità sono molti che accusano e prendono in giro questa attesa della nostra fede, esprimendosi così: A che servono i digiuni, la continenza, la castità, la perdita dei beni? Dov’è la vostra speranza, cristiani? La morte ha potere uguale su tutti. Il profeta chiede di non restare confuso in questa sua attesa, ma di conservare la fiducia e di ricevere i frutti di quella vera vita che attende. Sa infatti che non vive ancora, benché viva. Infatti la nostra vita, secondo l’apostolo, è nascosta in Cristo. E a proposito dice: Accoglimi secondo la tua parola e vivrò, perché è preso dall’attesa e dalla speranza di quella vita vera che non finisce. Spera infatti l’eternità, spera il regno dei cieli, spera il regno di Dio, spera le benedizioni spirituali in cielo in Cristo. In questa speranza, nella quale non c’è confusione, chiede di essere accolto e di vivere.
117 Aiutami e sarò salvo e
mediterò sui tuoi decreti sempre.
Precedentemente aveva detto: Mio aiuto e protettore, ora chiede l’attuazione di ciò che i nomi richiamano, cioè che il protettore protegga e l’aiuto aiuti. Chiede che non gli manchi l’aiuto di chi aiuta. Non chiede di non avere a che fare con i malvagi, perché la fede è temprata dalla sopportazione delle sofferenze, ma domanda di essere aiutato contro di loro, perché bisogna sempre domandare l’aiuto dal Signore. Ma come nel versetto precedente ha detto che sotto la sua protezione vivrà, così in questo afferma che con il suo aiuto sarà salvato.
118 Hai disprezzato tutti quelli che
si allontanano dalle tue giustizie,
perché ingiusto è il loro pensiero.
Qui si trova la ragione per cui non si dice: Tu hai riprovato tutti peccatori, bensì: tu hai riprovato tutti coloro che si sono allontanati. Se infatti Dio riprovasse i peccatori riproverebbe tutti, perché nessuno è senza peccato. Ma riprova quelli che si allontanano da lui, che chiamiamo apostati. E non importa se qualcuno ha vissuto per qualche tempo nelle regole di giustizia di Dio. Riprovabile infatti da Dio è chiunque si sia allontanato, perché perseverare fino alla fine assicura il merito di chi rimane fedele. La defezione è una cosa diversa dal peccato, perché al peccato è riservata la possibilità del perdono attraverso la penitenza. La defezione invece si condanna da sé con l’abbandono stesso della penitenza; questo nasce dal fatto che la volontà di coloro che intendono disertare è iniqua.
119 Prevaricatori ho reputato tutti
i peccatori della terra, per questo
ho amato le tue testimonianze.
Il discorso del profeta si dilata di molto e al di là del significato ordinario. Noi infatti consideriamo prevaricatori coloro che abbandonano la fede ricevuta e la conoscenza di Dio accolta, promettendo una cosa e facendone ora un’altra. Ma qui sono considerati prevaricatori tutti i peccatori della terra; non si fa nessuna eccezione: la categoria di prevaricazione viene riferita in generale a tutti.
120 Inchioda col tuo timore le mie
carni, infatti ho temuto per i tuoi giudizi
Dobbiamo dunque morire e tutti i vizi della nostra carne devono essere inchiodati alla croce del Signore. Moriamo infatti secondo l’apostolo con Cristo e siamo consepolti nel battesimo. Il profeta chiede che le sue carni siano trafitte dal timore di Dio, perché teme i giudizi di Dio. Teme infatti la sentenza del giudizio eterno, teme di non essere crocifisso, morto e sepolto con Cristo, perché capisce che non diventerà uomo nuovo, se non spogliato del vecchio con i suoi vizi e le sue concupiscenze.
Ain
121 Ho operato l’equità e la
giustizia , non consegnarmi ai mei calunniatori.
122 Sostieni il tuo servo
nel bene. Non mi calunnino i superbi.
123 I miei occhi si sono consumati
per la tua salvezza e per la parola della tua giustizia
124 Agisci col tuo servo
secondo la tua misericordia
e insegnami i tuoi decreti.
125 Tuo servo sono io, dammi intelletto e
conoscerò le tue testimonianze.
126 E’ tempo di agire per il Signore,
hanno dissolto la tua legge.
127 Per questo ho amato i tuoi
comandamenti più dell’oro e del topazio.
128 Per questo mi dirigevo a tutti i tuoi
comandamenti, ogni via ingiusta ho odiato
121 Ho operato l’equità e la
giustizia , non consegnarmi ai mei calunniatori.
Il profeta compie delle azioni che piacciono a Dio e poiché le ha fatte chiede di non essere consegnato a coloro che gli fanno del male. Viene previamente indicata l’azione meritoria e successivamente si domanda la ricompensa del merito. Prima infatti si compie ciò che è gradito; e poi ci si rivolge alla benevolenza di colui al quale si è graditi per l’azione compiuta. Ma noi nè facciamo qualcosa, nè siamo graditi, anzi con atteggiamenti empi e profani siamo motivo di offesa; e poiché così non possiamo essere graditi, ci adiriamo. Ma conviene comprendere quali siano le azioni in forza delle quali il profeta chiede di non essere consegnato a coloro che gli fanno del male.
122 Sostieni il tuo servo
nel bene. Non mi calunnino i superbi.
Il profeta progredisce nella sua speranza e sale a un gradino superiore della sua preghiera. Avendo infatti pregato di non essere consegnato a chi gli fa del male, ora chiede di essere accettato a titolo di servo, implorando per sé la fortuna di appartenere alla signoria di Dio, con la sua accoglienza favorevole. E chiede di essere accettato nel bene non per un motivo da poco, vale a dire affinché i superbi non muovano calunnie contro di lui.
123 I miei occhi si sono consumati
per la tua salvezza e per la parola della tua giustizia
Gli occhi vengono meno, quando lo sguardo fatica proteso verso l’oggetto della propria attesa. Il profeta dunque ha tenuto fissi gli occhi della sua anima nella salvezza di Dio. Mentre altri tengono occupati i propri occhi nei desideri terreni e rivolti verso i piaceri della realtà presente, il profeta è rimasto fisso nella salvezza di Dio.
124 Agisci col tuo servo
secondo la tua misericordia
e insegnami i tuoi decreti.
La debolezza umana è incapace da sola di combinare qualcosa e soltanto la decisione e il primo passo dell’inserimento nella famiglia di Dio è appannaggio della sua natura. Compete in verità alla misericordia divina aiutare chi si è deciso, confermare chi ha incominciato, accogliere che si è messo in cammino; da noi invece dipende l’inizio, perché ci sia poi il compimento che essa assicura.
125 Tuo servo sono io, dammi intelletto e
conoscerò le tue testimonianze.
Nessuno di noi è tale da non dichiararsi servo di Dio o nel corso della sua preghiera o nel linguaggio della conversazione ordinaria. È proprio del profeta dichiararsi servo di Dio vivendo la disponibilità a servire secondo la propria condizione in ogni stato di vita.
126 E’ tempo di agire per il Signore,
hanno dissolto la tua legge.
La legge è stata data al popolo davanti a testimoni; ma quando è stata resa vana e rigettata dai giudei allora giunse il tempo per il Signore di fare ciò che era contenuto nella legge. Hai infatti promesso nella legge di dare la salvezza ai pagani, di assumere personalmente corpo umano, fatto a immagine e somiglianza di Dio, di donare la grazia della fede una volta svanita la legge. Dissipata la legge è giunto il tempo della predicazione evangelica.
127 Per questo ho amato i tuoi
comandamenti più dell’oro e del topazio.
Ha quindi amato i comandamenti, perché in essi era contenuto il tempo di agire per il Signore. Tutta la legge infatti ha attestato la venuta del Signore, come dice egli stesso: Se credeste a Mosè, credereste anche a me, di me infatti egli ha scritto. Il profeta dunque ha amato i comandamenti di Dio per il fatto che in essi ha intravisto l’avvento dell’incarnazione del Signore.
128 Per questo mi dirigevo a tutti i tuoi
comandamenti, ogni via ingiusta ho odiato
Non si lascia piegare, non si lascia travolgere dalle passioni terrene, ma si volge in direzione di tutti i comandamenti di Dio; non si lascia distogliere da ciò che incontra. Resiste dunque ai vizi della sua natura, coalizzati contro di lui e odia ogni via di ingiustizia…per essere unito a colui che è la via, cioè il Signore nostro che à benedetto nei secoli dei secoli. Fe
129 Meravigliose sono le tue
testimonianze, per questo le ha
scrutate l’anima mia;
130 la manifestazione delle tue parole
illumina e dà intelligenza ai piccoli.
131 Ho aperto la mia bocca e ho
attirato lo spirito perché bramavo
i tuoi comandamenti.
132 Guarda su di me ed abbi pietà
di me secondo il giudizio per gli amanti del tuo nome.
133 Dirigi i miei passi
secondo la tua parola e non mi
mi domini alcuna ingiustizia.
134 Riscattami dalle calunnie
degli uomini e custodirò i tuoi comandamenti.
135 Fa’ splendere il tuo volto sul
tuo servo e insegnami i tuoi decreti.
136 Rivi di acque hanno fatto scendere
i miei occhi perché non hanno
custodito la tua legge.
129 Meravigliose sono le tue
testimonianze, per questo le ha
scrutate l’anima mia;
Infatti mentre secondo la consuetudine umana bisogna prima indagare e scoprire e poi ammirare ciò che si è trovato, per lui invece le testimonianze del Signore sono prima ammirabili e per questo sono degne di indagine approfondita. Ecco dunque il senso di questa affermazione perfetta e splendida. Anche se le testimonianze di Dio, cioè quelle redatte alla presenza di testimoni, attraverso l’osservanza della legge educano la debolezza umana alla conoscenza e al servizio di Dio, dato che vi si raccomandano castità, pietà pudore, carità, verità, innocenza, sobrietà, pratica religiosa e si prescrive il compito della lode a Dio attraverso alcuni riti religiosi e forme diverse di sacrifici… Tuttavia nelle testimonianze maggiore è l’ammirazione suscitata dalla speranza e dall’insegnamento dei beni futuri. Poiché attraverso l’ammirazione attuale è l’immagine dei beni futuri ed eterni che viene ammirata, egli indaga le testimonianze in profondità. E non solo merita profondamente, ma merita nel profondo dell’anima, associando allo sforzo della volontà l’adesione della anima.
130 la manifestazione delle tue parole
illumina e dà intelligenza ai piccoli.
Le parole di Dio sono tutte quelle che i profeti hanno annunciato. Perciò sono parole di Dio quelle che sono state ascoltate anche se in una bocca soltanto umana. Ma la spiegazione delle parole è assolutamente necessaria. Ci sono infatti enunciati espressi nella forma di opinione altrui, ci sono figure allegoriche, come le chiama l’apostolo, ci sono espressioni polivalenti per diversi possibili significati. Il Signore è testimone che queste cose sono state dette ai giudei infedeli da Isaia quando li rimproverava dicendo: Ascolterete con l’udito e non comprenderete. La spiegazione delle parole spirituali è offerta attraverso i Vangeli dove, nel Signore che permane nel corpo, trovano spiegazione misteri della legge e dei profeti, prima scuola della fede. Ecco il tempo della spiegazione, dell’illuminazione, della comprensione. Queste realtà nascoste infatti fino a questi giorni sono spiegate, e spiegate rischiarano e facendo luce procurano la comprensione ai piccoli e con questa intelligenza diventano già capaci dello Spirito Santo. Proprio questo sottintende l’espressione seguente dicendo:
131 Ho aperto la mia bocca e ho
attirato lo spirito perché bramavo
i tuoi comandamenti.
Non ha parlato della bocca del corpo umano, che con le labbra si chiude o si apre. Infatti aspiriamo lo spirito più per opera delle narici che della bocca. Ma la scrittura parla solitamente di bocca non soltanto per le labbra, ma anche per il cuore. Infatti la comprensione dell’insegnamento celeste si riceve con il cuore che si apre grazie alla fede e si bea di accrescere il desiderio. Questo non è compito dell’anima, ma del cuore. Dice infatti l’apostolo: L’uomo animale non percepisce ciò che è proprio dello spirito; infatti è follia per lui. E ugualmente il dottore delle genti dice: La legge infatti non è scritta su tavole di pietra, ma solo tavole di carne del cuore. Aprendo dunque questa sua bocca il profeta ha attirato lo Spirito; non entra infatti altrimenti. È da chiedere, è da attirare ed è da bere come puro latte come bambini. Come infatti attraverso la bocca assumiamo i cibi come alimento del corpo, così pure attraverso il cuore riceviamo vivande di insegnamento celeste per la vita dell’anima, che non potranno entrare senza una certa quale attrazione di un cuore dilatato e aperto.
132 Guarda su di me ed abbi pietà
di me secondo il giudizio per gli amanti del tuo nome.
A ciò che aveva detto: Rivolgi il tuo sguardo verso di me, subito ha aggiunto: E abbi pietà. Sa infatti che Dio rivolge il suo sguardo anche per fare vendetta sugli empi e punirli. Ha guardato infatti, come sta scritto, sugli accampamenti degli egiziani e ha posto un freno alle ruote dei loro care. Guarda non solo per punire, ma anche per incutere terrore, quando si dice: Guardando sulla terra e facendola tremare. Il profeta dunque non chiede solo che Dio rivolga il suo sguardo su di lui, ma che lo guardi con pietà; nè solo con pietà, ma secondo il giudizio su coloro che amano il suo nome.
133 Dirigi i miei passi
secondo la tua parola e non mi
mi domini alcuna ingiustizia.
il profeta avanza secondo la sua volontà con i passi della giustizia, ma sa che da ogni parte lo minacciano potenze di ingiustizia . Ma dove ci sono ostacoli, dove c’è battaglia, occorre un aiuto superiore, perché non prevalga su di lui ogni ingiustizia… Il profeta ha temuto il prevalere dell’ingiustizia ma non ne rifiuta la prova. Si ricorda che i suoi passi devono essere diretti dal Signore secondo le sue parole, perché l’ingiustizia, che potrà tentarlo, non possa avere il potere di prevalere.
134 Riscattami dalle calunnie
degli uomini e custodirò i tuoi comandamenti.
Vi è calunnia quando una buona opera viene chiamata col nome di una cattiva azione o quando il virus della malvagità interiore inoculata sotto un’apparenza ingannevole. È difficile guardarsi da coloro che sono nemici sotto il nome di fratelli, sono avversari sotto il nome di amici, sono parricidi sotto apparenza di figli, sono un male ineluttabile dietro la facciata dell’intesa coniugale. Il profeta promette di custodire i precetti di Dio nel caso fosse liberato dalle calunnie, perché queste calunnie di tutte le persone di casa spesso costituiscono ostacolo alla fede.
135 Fa’ splendere il tuo volto sul
tuo servo e insegnami i tuoi decreti.
Certamente il volto del Signore è sopra coloro che compiono il male, per cancellarne dalla terra il ricordo, ma come il Signore guarda per condannare, così guarda anche per perdonare; quindi rivolge il suo volto in entrambe le direzioni; ma il profeta domanda il volto del Signore per la propria illuminazione. E certamente quando verrà il giorno del giudizio, quando la sua presenza sarà per noi visibile nella gloria della maestà del Padre, allora ci illuminerà con la luce del suo volto.
136 Rivi di acque hanno fatto scendere
i miei occhi perché non hanno
custodito la tua legge.
Il profeta non cessa di lavare come lacrime di vera penitenza la colpa dell’antica condotta dicendo. I miei occhi hanno superato le sorgenti di acque; ciò significa che le sorgenti delle sue lacrime hanno superato le sorgenti dei fiumi. Questa è infatti la voce della penitenza: implorare con le lacrime, gemere nelle lacrime e avere la confidenza di dire: Laverò ogni notte il mio letto, bagnerò di lacrime il mio giaciglio.
Sade
137 Giusto sei tu, Signore, e retto è il tuo giudizio.
138 Tu hai prescritto le tue testimonianze come giustizia
e tua verità perfetta.
139 Mi ha consumato il mio zelo
perché hanno dimenticato le tue parole i miei nemici.
140 Tutta infuocata è la tua parola
e il tuo servo l’ha amata.
141 Giovane sono e disprezzato,
non ho dimenticato i tuoi decreti.
142 La tua giustizia è giustizia in
eterno e la tua legge è verità.
143 Tribolazione e angoscia mi
hanno colto. I tuoi comandamenti
sono la mia meditazione.
144 Giustizia sono le tue
testimonianze in eterno, dammi intelletto e vivrò.
137 Giusto sei tu, Signore, e retto è il tuo giudizio.
138 Tu hai prescritto le tue testimonianze come giustizia
e tua verità perfetta.
Qualunque cosa ha comandato il Signore, è giusta, attestata e vera, con una maggiorazione aggiuntiva. Grandemente infatti è vera.
139 Mi ha consumato il mio zelo
perché hanno dimenticato le tue parole i miei nemici.
Il profeta è animato da zelo per Dio contro tutti i nostri vizi e peccati. Quanta sofferenza proviamo quando vediamo che uno del popolo di Dio diventa servo del mondo e operaio del diavolo e vaso di morte e materiale da Geenna! Sappiamo che anche gli apostoli si sono ricordati di questo zelo quando il Signore entrato nel tempio, scacciò tutti i venditori e i mercanti con una sferza di corde, quello zelo di cui sta scritto: Lo zelo della tua casa mi ha divorato.
140 Tutta infuocata è la tua parola
e il tuo servo l’ha amata.
Sono tutte vere le parole di Dio e non messe insieme a caso o inutilmente; ma sono provate al fuoco per eliminare qualunque ambiguità di elementi inutili e superflui, e provate al fuoco al massimo grado, perché non si pensi che ci sia qualcosa in esse di perfetto e di improprio.
Il profeta dice queste cose a titolo personale, ma esse riguardano anche il popolo del nostro tempo. Era infatti immerso nei vizi del mondo, era nella notte dell’ignoranza, era nella dimora selvaggia, rustica e in abbandono del corpo terreno. Ma non dimentica le regole di giustizia di Dio ed è lui più giovane che, rigettato il popolo anziano, viene scelto per l’eredità della famiglia. Compra infatti Giacobbe il diritto di primogenitura di Esaù, che quest’ultimo considerò inutile. Il popolo più giovane sa che queste primizie eterne della sua nascita non possono essergli sottratte neppure dalla morte. Perciò non le dimentica, mentre il popolo anziano non ha avuto fiducia e le ha vendute.
141 Giovane sono e disprezzato,
non ho dimenticato i tuoi decreti.
142 La tua giustizia è giustizia in
eterno e la tua legge è verità.
Per questa confessione della verità il popolo più giovane sa che sarà sottoposto a molte persecuzioni. Da qui infatti deriva il martirio beato e santo di quanti hanno confessato la fede in ogni parte del mondo.
143 Tribolazione e angoscia mi
hanno colto. I tuoi comandamenti
sono la mia meditazione.
Venga pure la pressione dei combattimenti, le minacce di esilio, la notifica di proscrizioni, la condanna a morte non solo inflitta, ma riproposta con forme ingegnose di pena; ma la voce dell’uomo sempre fedele dovrà essere: mi hanno trovato la tribolazione e l’angoscia ma i tuoi comandamenti sono la mia meditazione. Né per il sopravvento della violenza, né per l’insinuarsi dell’oblio del tempo; può essere assente da noi la meditazione dei comandamenti di Dio.
144 Giustizia sono le tue
testimonianze in eterno, dammi intelletto e vivrò.
Come ora medita le testimonianze di Dio e i comandamenti per il presente, così attende quelli eterne; e come vive la vita del corpo, così chiede di vivere la gloria eterna grazie all’intelligenza che avrà ricevuto da Dio.
Cof
145 Ho gridato con tutto il cuore:
Esaudiscimi, Signore!
Ricercherò i tuoi decreti;
146 ho gridato a te: Salvami !
E custodirò i tuoi comandamenti.
147 Nella notte fonda ho
prevenuto e ho gridato, ho tanto
sperato nelle tue parole.
148 I miei occhi hanno prevenuto
l’alba per meditare le tue parole.
149 Ascolta, Signore, la mia voce
secondo la tua misericordia,
secondo il tuo giudizio fammi vivere.
150 Si sono avvicinati quelli
che mi perseguitano iniquamente
mentre dalla tua legge si sono allontanati.
151 Vicino sei tu,
Signore, e tutte le tue vie sono verità.
152 Fin dall’inizio ho
conosciuto circa le tue testimonianze
che in eterno le hai fondate .
145 Ho gridato con tutto il cuore:
Esaudiscimi, Signore!
Ricercherò i tuoi decreti;
Il profeta sa che occorre il clamore del cuore più che quello della voce e per questo grida dal cuore. Colui che ha gridato per essere ascoltato e per cercare le regole di giustizia di Dio, ora
146 ho gridato a te: Salvami !
E custodirò i tuoi comandamenti.
Questa è la lotta della nostra fede: custodire i comandamenti e conservare come un segreto sicuro questo tesoro del precetto depositato in noi e a noi affidato.
Non ha atteso una vecchiaia indebolita dai vizi e non scelto il tempo dell’età in cui si sono raffreddati i calori, estinti da lungo godimento e dissolutezza; ma ha raggiunto in anticipo la piena maturità con la fede e la religiosità, dominando la giovinezza con la continenza, tenendo sotto controllo gli anni trasgressivi e anticipando la maturità della vecchiaia con la pacatezza di una adolescenza modesta casta.
148 I miei occhi hanno prevenuto
l’alba per meditare le tue parole.
Colui che aveva raggiunto in anticipo la maturità, ora anticipa le giornate stesse con le meditazioni. Egli veglia sul far del giorno, non aspetta che la piena luce del giorno venga a disturbare gli occhi gravati dal sonno. Egli veglia e attende nella preghiera il ritorno del sorgere della luce, ora impegnato nelle parole dei profeti, ora intento agli inni dei salmi, ora occupato nelle vicende dei patriarchi e dei santi, immerso nella meditazione di ogni parola di Dio in ogni momento e con perseveranza.
149 Ascolta, Signore, la mia voce
secondo la tua misericordia,
secondo il tuo giudizio fammi vivere.
Impariamo la discrezione dalle parole del profeta, come precedentemente abbiamo appreso il grido del cuore, la ricerca delle regole di giustizia, l’osservanza delle testimonianze di Dio e la continenza nella giovinezza e la veglia della meditazione prima dell’ alba; e a motivo di ciò, ponendo ogni speranza nella misericordia di Dio, chiede alla fine che la sua voce sia ascoltata secondo la misericordia, domandando anche la misericordia secondo il giudizio di Dio.
150 Si sono avvicinati quelli
che mi perseguitano iniquamente
mentre dalla tua legge si sono allontanati.
Si ritiene che abbia detto questo di sé, la cui vita fu insidiata da ogni parte. Ma lui che in questo salmo segue i passaggi ordinati dell’insegnamento umano, ha disposto tutto allo scopo di istruire, perché potessimo riconoscere che chi è vicino all’ingiustizia contro i fedeli, è assai lontano dalla legge di Dio.
151 Vicino sei tu,
Signore, e tutte le tue vie sono verità.
In altro luogo leggiamo: Io sono il Dio che si fa vicino e non il Dio lontano, dice il Signore. Dio non abita luoghi fisici e l’immensità della potenza divina non è limitata da confini o da spazi. Egli è ovunque ed è totalmente presente dappertutto; non è parzialmente presente da qualche parte, ma è tutto in tutti.
152 Fin dall’inizio ho
conosciuto circa le tue testimonianze
che in eterno le hai fondate .
Anche se il profeta dice queste parole di sé, che conosce la legge di Dio dall’origine, tuttavia esse si addicono a ogni generazione, istruita negli insegnamenti di Dio dalla creazione del mondo. Lungo tutto il salmo il profeta ci ha presentato molti e grandi esempi della sua vita di fede, attraverso cui si è proposto come modello di fede, di azione, di intelligenza, di coscienza di non sapere, di speranza, di preghiera, che incarna pienamente l’uomo evangelico con la perfetta osservanza della legge. E benché egli faccia o attesti o speri tutto quanto piace alla volontà di Dio o è proposto alla speranza umana, tuttavia ricorda in quale genere di osservanza consista l’essenziale e la sintesi di tutti i comandamenti e sa cosa il Signore abbia chiesto anche agli stessi apostoli ai quali stava per affidare le chiavi dei cieli. Utilissimo è perciò a quanti obbediscono e divini precetti reprimere in se stessi, spezzata e calpestata, tutta la vanità dell’insolenza e arroganza umana e mantenersi nella modestia dell’unità, tenendo conto della grandezza e misericordia di Dio. Per cui ora in questo passo il santo re e profeta scelto dal suo Dio e Signore per essere secondo la carne l’origine della sua discendenza, in mezzo a questi assalti del mondo e agli attacchi degli spiriti del male, proclama con questa sola ambizione che grida a Dio:
Res
153 Guarda la mia umiliazione e
liberami perché non ho
dimenticato la tua legge.
154 Fa’ il mio giudizio
e riscattami, per la tua parola fammi vivere.
155 Lontana dai peccatori è la
salvezza, perché non hanno
ricercato i tuoi decreti.
156 Le tue misericordie sono molte
Signore, secondo il tuoi giudizi fammi vivere.
157 Molti sono i miei persecutori e i
miei oppressori, dalle tue
testimonianze non ho deviato.
158 Ho visto i prevaricatori e mi
struggevo perché non hanno
custodito le tue parole.
159 Vedi che ho amato i tuoi
comandamenti, Signore; nella tua
misericordia fammi vivere.
160 Principio delle tue parole la
verità e in eterno tutti i giudizi
della tua giustizia.
153 Guarda la mia umiliazione e
liberami perché non ho
dimenticato la tua legge.
Non chiede di vedere in lui l’opulenza del regno o lo spirito di profezia o qualche altro titolo di vanto umano, ma l’umiltà. Non reagisce infatti a coloro che si accaniscono contro di lui con le armi da guerra e, per insofferenza delle condizioni avverse, non si lascia trascinare alla vendetta dalle fortune della potenza del regno.
154 Fa’ il mio giudizio
e riscattami, per la tua parola fammi vivere.
Chiedere il giudizio del proprio giudizio è voce di una coscienza elevata e sicura, capace di ricercare, al di là di ciò che ha stabilito e gli piace, anche il parere della sentenza divina. Nel giudizio sugli altri o su di sé egli non si lascia sviare da un’opinione errata, e non recede dal giudizio conforme a verità sotto pressione dell’ira, del favore, dell’odio o dell’amore, memore del comando evangelico: Con il giudizio con il quale giudicherete, sarete giudicati.
155 Lontana dai peccatori è la
salvezza, perché non hanno
ricercato i tuoi decreti.
L’ignoranza volontaria non ha scusante, perché non sapere, pur avendo la possibilità di conoscere è reato di scienza rifiutata, piuttosto che non trovata. Per questo infatti la salvezza è lontana dai peccatori, perché non hanno cercato le regole di giustizia di Dio, quando queste non rimangono scritte se non per essere a disposizione della scienza e conoscenza di tutti.
156 Le tue misericordie sono molte
Signore, secondo il tuoi giudizi fammi vivere.
Veramente molte sono dunque le compassioni di Dio; superano infatti la misura del pensiero umano.
157 Molti sono i miei persecutori e i
miei oppressori, dalle tue
testimonianze non ho deviato.
Non si lascia cacciare né smuovere e anche se molti lo perseguitano, egli non cambia strada. Queste le pene del profeta, solo questa la sofferenza che avverte, quando dice:
158 Ho visto i prevaricatori e mi
struggevo perché non hanno
custodito le tue parole.
Non è nuova la consunzione di questo profeta relativa alla prevaricazione del popolo, dato che sappiamo che lo stesso Signore ha pianto sull’empietà di Gerusalemme, e conosciamo anche che l’Apostolo piange per coloro che non si pentono, più ancora egli perfino brucia se qualcuno viene scandalizzato.
159 Vedi che ho amato i tuoi
comandamenti, Signore; nella tua
misericordia fammi vivere.
È poco per il profeta osservare i comandamenti per paura, ma piuttosto li ama, perché l’atto di amore non ha niente a che fare con l’agire per forza, tipico della paura. E benché l’amore della legge sia meglio della paura, egli non è così sicuro di sé al punto da non chiedere una vita fondata piuttosto sulla misericordia di Dio.
160 Principio delle tue parole la
verità e in eterno tutti i giudizi
della tua giustizia.
Le parole di Dio non passano, anche se il cielo e terra passano. Tutto ciò che è uscito dalle sue labbra non è vano. Eterne sono le regole di giustizia, eterna è la giustizia. Dunque l’inizio delle parole di Dio è verità.
Il profeta Davide ha sostenuto forti manifestazioni di avversione e ostilità da parte del re Saul e dei capi del popolo, perché l’empietà ostentata non poté sopportare la costanza di una coscienza santa. Ma impegnato a conformare a Dio l’uomo secondo il modello del Vangelo e degli apostoli, non può ignorare il dettato del Vangelo che dice: Infatti vi consegneranno e vi flagelleranno nelle sinagoghe e starete davanti ai re e ai potenti, in testimonianza per essi e per le nazioni.
Sen
161 I principi mi hanno perseguitato
senza ragione e il mio cuore ha temuto le tue parole.
162 Io esulterò per le tue parole
come chi ha trovato grande preda.
163 Ho odiato e aborrito l’ingiustizia
ma ho amato la tua legge.
164 Sette volte al giorno ti ho
lodato per i giudizi della tua giustizia.
165 Grande pace per quanti amano
la tua legge, e non c’è per loro inciampo.
166 Aspettavo la tua salvezza, Signore, e ho
amato i tuoi comandamenti.
167 Ha custodito la mia anima
le tue testimonianza e le ho amate con ardore.
168 Ho custodito i tuoi comandamenti e le tue
testimonianze perché tutte le mie vie sono davanti a te.
161 I principi mi hanno perseguitato
senza ragione e il mio cuore ha temuto le tue parole.
162 Io esulterò per le tue parole
come chi ha trovato grande preda.
È il vincitore che trova il bottino; chi è già vinto invece lo rende spontaneamente. Il profeta dunque non è spezzato da questi attacchi e vince con la fede l’avversione dei principi, porta a casa il bottino dell’empietà strappato ai vinti. Sa infatti che secondo i Vangeli il forte è stato legato in casa sua e che una volta spogliato delle armi del suo potere, offre ai credenti il bottino da sequestrargli. Si allieta perciò ora nelle parole di Dio, come uno che trovi un grande bottino, quando, infranto il potere degli empi e vincitore stabile per la fede, li ha spogliati di tutte le armi dell’empietà e della crudeltà. Ma questo senso di gioia nasce soltanto dall’amore della legge divina e dall’esecrazione dell’iniquità, perché ognuno deciderà di fuggire solo ciò che odio o si sforzerà di ottenere soltanto ciò che ama. Quindi rallegratosi come per un grande bottino aggiunge: Colui che ama la legge di Dio non si applica solo ai doveri che l’obbedienza a questa legge permette di adempiere.
164 Sette volte al giorno ti ho
lodato per i giudizi della tua giustizia.
Il santo profeta anzitutto ama ciò che fa, vale a dire l’opera della legge, perché dà un taglio netto a ogni vizio nella pratica e nell’intenzione, ma poi loda i giudizi della giustizia di Dio.
Il contenuto della predicazione profetica non è diverso da quello della fede. Infatti la pazienza nelle persecuzioni, la paura delle parole, la gioia del linguaggio divino, l’odio dell’ingiustizia e l’amore della legge, la lode della giustizia e tutto quanto di altro è comandato nella legge, si riassume nell’osservanza di questo solo precetto: Amerai il prossimo tuo come te stesso.
165 Grande pace per quanti amano
la tua legge, e non c’è per loro inciampo.
Occorre dunque conservare la pace e cercare non ciò che conviene a ciascuno in particolare ma alla totalità, perché secondo il Vangelo sarebbe più utile non essere mai nato che recare scandalo ai piccoli.
166 Aspettavo la tua salvezza, Signore, e ho
amato i tuoi comandamenti.
167 Ha custodito la mia anima
le tue testimonianza e le ho amate con ardore.
168 Ho custodito i tuoi comandamenti e le tue
testimonianze perché tutte le mie vie sono davanti a te.
il profeta, agendo alla presenza di Dio che giudica e scruta i cuori, persiste nella custodia dei comandamenti e delle testimonianze di Dio, non cammina nelle vie del mondo o sulle strade del vizio e dell’empietà. Infatti qualunque via della sua vita abbia imboccato, cammina con correttezza e innocenza degne del cospetto di Dio. Dio conosce anche i pensieri e i movimenti dei cuori e chi non ha il cuore puro non è degno neppure del suo cospetto. Questo disse infatti il fedele testimone in cielo, il Signore nostro Gesù Cristo. Il salmo termina con l’ultima lettera dell’alfabeto. Infatti analizzate tutte le proprietà della figura del santo secondo la serie delle lettere dell’alfabeto ebraico, ora il profeta chiede che la sua preghiera si avvicini alla presenza di Dio.
Thav
169 Si accosti la mia supplica
al tuo cospetto, Signore,
secondo la tua parola dammi intelletto.
170 Entri al tuo cospetto la mia
supplica, secondo la tua parola liberami.
171 Faranno risuonare
le mie labbra un inno, quando mi
avrai insegnato i tuoi decreti.
172 Proclamerà la mia lingua
la tua parola, perché tutti i tuoi
comandamenti sono giustizia.
173 Venga la tua mano a
salvarmi perché ho scelto i tuoi comandamenti.
174 Ho bramato la tua salvezza,
Signore, e la tua legge è la mia meditazione.
175 Vivrà l’anima mia e
ti loderà e i tuoi giudizi mi aiuteranno.
176 Ho errato come una pecora
perduta , cerca il tuo servo
perché non ho dimenticato i tuoi comandamenti.
169 Si accosti la mia supplica
al tuo cospetto, Signore,
secondo la tua parola dammi intelletto.
Sono molte le richieste espresse al Signore nel corso dell’intero salmo. Ma poiché le parole di Dio contengono in sé molta oscurità in ragione dei misteri delle realtà celesti, ora chiede soprattutto di essere degno dell’intelligenza di questa parola di Dio. E prima ha mantenuto lo stile della sua modestia carica di speranza, quando chiede che la sua preghiera si avvicini al cospetto di Dio. Poi, facendo un passo avanti, rinnova la sua richiesta, dicendo:
170 Entri al tuo cospetto la mia
supplica, secondo la tua parola liberami.
Ecco la sequenza di avvicinamento della preghiera al cospetto di Dio: una volta avvicinatasi, è entrata; egli, compresa la parola di Dio, chiede di essere liberato secondo la stessa parola di Dio. La salvezza non coincide subito con il momento dell’intelligenza, ma, solo una volta conseguita l’intelligenza, viene il momento di ottenere la salvezza.
E poiché queste stesse parole erano proclamate in spirito profetico o come ombra delle realtà future o come una specie di immagine della verità anticipata come in uno specchio o come significato nascosto e profondo delle parole divine, in spirito profetico più che come espressione dell’intelligenza umana, ha aggiunto:
171 Faranno risuonare
le mie labbra un inno, quando mi
avrai insegnato i tuoi decreti.
172 Proclamerà la mia lingua
la tua parola, perché tutti i tuoi
comandamenti sono giustizia.
Ricordiamo che l’immagine dell’ eruttare indica ogni parola di profezia quando si dice: Il mio cuore ha lottato una buona parola, oppure quel passo: erutterò cose nascoste dalla fondazione del mondo, o quel passo: il giorno al giorno erutta la parola. Ogni considerazione umana inizia dalla consapevolezza e dal movimento del pensiero, quando la nostra mente, spinta a rendere manifesto qualcosa, dichiara mediante parole ciò da cui si sente intimamente toccata. E tuttavia quando, al di là dell’istintivo processo espressivo dell’uomo, la lingua non resta servizio del parere maturato interiormente, ma, grazie allo spirito entrato in noi, si diffonde attraverso la nostra bocca la presentazione dell’insegnamento divino, allora ciò che viene detto sembra eruttato, perché, senza una percezione previa di pensiero o di moto interiore, mente esprime ciò a cui si sente spinta, ma inconsapevolmente lo spirito si esprime distintamente nella parola. Ora infatti, benché le labbra abbiano eruttato un insegnamento, tuttavia la lingua annuncerà ciò che dice solo dopo la conoscenza delle regole di giustizia di Dio. Solo raggiunta la conoscenza delle cose dette, segue la proclamazione della conoscenza.
173 Venga la tua mano a
salvarmi perché ho scelto i tuoi comandamenti.
Mentre altri scelgono la gloria terrena, altri si buttano nella venerazione di elementi naturali e di demoni, altri cercano le ricchezze terrene, questo santo ha scelto comandamenti di Dio. E li ha scelti non per dovere di natura, ma per decisione di fede, perché ciascuno si trova davanti una strada della vita che porta a ciò che lui decide e ha piena libertà di intenzione e di azione. E per questo la scelta comporta per ciascuno la pena o il premio. Ma quale fosse lo scopo dei comandamenti di Dio lo mostra dicendo:
174 Ho bramato la tua salvezza,
Signore, e la tua legge è la mia meditazione.
Egli è totalmente proteso alla venuta di Gesù Salvatore e brama con impaziente desiderio ciò che solo gli apostoli ebbero la beatitudine di vedere, indicando tuttavia che ciò che fa sotto la legge è meditazione della futura speranza, perché si ritiene che ogni meditazione solitamente è intrapresa non per un effetto immediato, ma per risultati futuri.
E mostra quale fosse la ricompensa di questa meditazione:
175 Vivrà l’anima mia e
ti loderà e i tuoi giudizi mi aiuteranno.
Non ritiene di vivere in questa vita, dato che ha detto: ecco sono stato concepito delle iniquità e nei peccati mi ha partorito mia madre. Sa di essere nato in una condizione di colpa originale e di legge del peccato ed egli ha scelto la meditazione della legge di Dio proprio per questo, per vivere, come dice l’esortazione rivolta nel salmo precedente alla propria anima, per godere di quella vita quando dice: Ritorna anima mia al tuo riposo, perché il Signore mi ha beneficato, ha strappato la mia anima dalla morte, i miei occhi dalle lacrime, i miei piedi dalla caduta. Sarò gradito al Signore della regione dei viventi. Si affretta a rendere queste lodi a Dio, aiutato dai giudizi di Dio, una volta dissolta la fragilità della corruzione terrena, a camminare verso l’eternità. Per questo dunque perché ha scelto i comandamenti e ha desiderato la salvezza del signore e la suo meditazione è sempre immersa nella legge di Dio. Con una conclusione degna del mistero del Vangelo ha posto fine a tutto il salmo dicendo:
176 Ho errato come una pecora
perduta , cerca il tuo servo
perché non ho dimenticato i tuoi comandamenti.
Ha fretta infatti che, come pecora smarrita e perduta, sia riportata sulle spalle del suo pastore, così che grazie al proprio Salvatore ed eterno pastore, accolta in cielo, sia motivo di gioia eterna per gli angeli. Il figlio dell’uomo infatti è venuto a salvare ciò che era senza vita, mandato alle pecore perdute della casa di Israele, il Signore nostro Gesù Cristo che è benedetto nei secoli dei secoli.