19 - SALMO 118 Agostino

 

Commento da Agostino, forma abbreviata

 

salmo 118

Aleph

1 Beati gli immacolati nella via, che

camminano nella legge del Signore.

2 Beati quelli che scrutano le sue

testimonianze: con tutto il cuore lo cercheranno.

3 Non certo gli operatori di iniquità hanno

camminato nelle sue vie.

4 Tu hai prescritto di custodire

i tuoi comandamenti con ardore.

5 Oh, siano dirette le mie vie

a custodire i tuoi decreti;

6 allora non sarò confuso, se

terrò lo sguardo rivolto a tutti i tuoi comandamenti.

7 Ti confesserò con rettitudine

di cuore per il fatto che ho appreso

i giudizi della tua giustizia;

8 custodirò i tuoi decreti: non abbandonarmi fino in fondo

Il presente amplissimo salmo,  fin dall'inizio ci invita alla beatitudine: la quale, si sa, è nelle speranze di ogni uomo. Può mai, infatti, esserci qualcuno (o ci fu o ci sarà) che non desideri essere beato?:

1 Beati quelli che sono senza macchia nella via, quelli che camminano nella legge del Signore. Sembra voler dire: So cosa tu vuoi; so che vai in cerca della beatitudine: ebbene, se vuoi essere beato, sii esente da ogni macchia. Dove poi si dovrà essere immacolati se non nella via? La quale altro non è se non la legge del Signore. Beati pertanto quelli che sono senza macchia nella via, quelli che camminano nella legge del Signore! Abbandonate la malizia e le sue vie traverse, voi tutti che non potete deporre il desiderio della felicità. Fatica sprecata sarà la vostra se tenderete a una meta che, raggiunta, vi coprisse di sporco.

Osservate cosa aggiunge

2 Beati coloro che scrutano le testimonianze di lui e lui cercano con tutto il cuore. Difatti " scrutare le testimonianze del Signore " e " cercar lui con tutto il cuore" è lo stesso che camminare immacolati in quella via che è la legge del Signore. L'autore di queste parole, cioè lo Spirito, ben sapeva infatti che molti scrutano le testimonianze dei Signore per secondi fini e non per conseguire i beni per i quali esse furono codificate. Per questo non si contentò di dire: Beati coloro che scrutano le sue testimonianze, ma aggiunse: E che lui cercano con tutto il cuore, volendo precisamente insegnarci in che modo e con quali intenzioni occorra scrutare le testimonianze del Signore.

Sta scritto e si legge nel nostro salmo  che quanti operano l'iniquità non camminano nelle vie del Signore.

3 Non certo gli operatori di iniquità hanno camminato nelle sue vie. Abbiamo  in noi della inclinazioni peccaminose, alle quali ci si vieta di obbedire. Sono quelle inclinazioni che producono in noi il peccato; e se a queste inclinazioni noi cediamo [con la volontà], siamo noi stessi a compiere il peccato; se invece, docili al precetto dell'Apostolo, ci rifiutiamo di obbedire, allora non siamo noi a compiere il male ma lo compie esclusivamente il peccato che abita in noi. Dunque, in quanto camminiamo nelle vie del Signore non siamo schiavi dei desideri del peccato; in quanto però non siamo ancora senza peccato portiamo in noi delle inclinazioni al peccato. Resta ancora da domandarsi quale sia il male che chiediamo ci venga perdonato allorché diciamo a Dio: Rimetti a noi i nostri debiti .  Per quanto mi è dato comprendere, io so che, per quel che concerne la colpa da cui procedono quel languore e quella debolezza che sono all'origine dei desideri e moti illeciti dell'animo che l'Apostolo chiama peccato , essa è stata completamente distrutta dal sacramento del battesimo. E so pure che sono state distrutte tutte le colpe che, asserviti al peccato, noi avevamo commesso in opere, parole e pensieri. So inoltre che un tal languore, anche continuando ad essere in noi, non ci nuocerebbe se noi non prestassimo mai ascolto alle sue voglie illecite e non l'assecondassimo con atti, parole o intimo consenso.

Alla fine poi, esso stesso verrà guarito, quando s'adempiranno le parole: Venga il tuo regno , e le altre: Liberaci dal male . Finché però la nostra vita trascorre sulla terra, essa è una tentazione e, per quanto noi siamo esenti da colpe mortali, tuttavia non mancano casi in cui, o con opere o con parole o con pensieri, assecondiamo le voglie del peccato: Rimetti a noi i nostri debiti . Sono infatti aspetti delle vie del Signore e la preghiera e la confessione, mentre non lo sono (evidentemente) i peccati. Le vie del Signore pertanto rientrano tutte nell'ambito dell'unica fede, per la quale si crede in colui che giustifica l'empio  e che un giorno disse: Io sono la via . Quando si cammina in esse, non si commette il peccato ma lo si confessa. Chi invece pecca si allontana dalla via del Signore: per cui il peccato commesso da chi è uscito da tale via non può ovviamente essere imputato alla via stessa. Finché, viceversa, si resta nella via della fede, vengono considerati senza peccato quei peccatori ai quali il peccato non viene imputato. Parlando di loro e volendo inculcare la giustizia operata dalla fede, l'apostolo Paolo dice che a loro si riferisce il testo del salmo in cui è scritto: Beati coloro le cui iniquità sono state rimesse e i cui peccati sono stati coperti. Beato l'uomo al quale il Signore non imputa il peccato . Questo risultato producono le vie del Signore e di conseguenza, siccome il giusto vive di fede , dalle vie del Signore allontana [solo] quella iniquità che consiste nel non credere. Viceversa, chi cammina per questa via, cioè nella fede sincera, o non commette peccato o, se deviando da essa ne commette, non gli viene imputato in grazia della via stessa, sicché lo si ritiene come uno che non l'abbia commesso.

Per cui il testo del salmo: Non camminano infatti nelle sue vie coloro che compiono l'iniquità, lo si potrebbe benissimo intendere come riferito a quell'iniquità che è l'abbandono della fede o il non voler aderire alla fede.

In tal senso diceva il Signore ai Giudei: Se io non fossi venuto, non avrebbero il peccato . Non che essi prima della sua venuta nella carne fossero esenti da peccato, mentre cominciarono ad averne dopo che egli venne. Voleva riferirsi a un peccato ben individuato e preciso, cioè alla loro incredulità per cui rifiutarono di prestargli fede. In Cristo dunque c'è la misericordia, perché ci ha redenti; e in lui c'è anche la verità, perché ha adempiuto le promesse fatte e adempirà le future. Quanto invece a coloro che operano iniquità (cioè agli increduli), essi non camminano nelle vie del Signore, poiché si rifiutano di credere in Cristo. Si convertano dunque e credano sinceramente in colui che giustifica l'empio . In questo modo esperimenteranno che le vie del Signore sono tutte misericordia (vedendosi rimessi i peccati) e verità (vedendo realizzate le promesse). Camminino per tali vie e così non commetteranno l'iniquità, poiché non persisteranno nell'incredulità ma abbracceranno la fede. Quella fede che mediante la carità opera il [bene]  e alla quale non viene imputata alcuna colpa.

4 Tu hai ordinato che i tuoi comandamenti siano osservati oltre misura. Se vogliamo intenderla esattamente, non possiamo darle altro senso che " molto ". Lo stesso, quando a un amico carissimo diciamo: " lo ti amo oltre misura ". Non intendiamo dirgli che l'amiamo più del consentito ma che l'amiamo profondamente. 

5 Oh, siano i miei passi diretti a custodire le vie della tua giustizia! Tu hai impartito degli ordini: oh, si realizzi in me quanto hai ordinato! Ascoltando l'esclamazione Oh, riconosci la voce di uno che esprime desiderio, e ascoltando questa voce scrollati di dosso la superbia della tua presunzione. Perché infatti esprimere il desiderio di una cosa che sia in potere del libero arbitrio quando la si possa effettuare senza alcun aiuto esterno? Se invece si dà il caso d'un uomo che desidera ciò che Dio comanda, è segno che occorre pregare Dio perché doni lui stesso quel che comanda. A chi infatti ha da volgersi il nostro desiderio se non al Padre della luce dal quale - come attesta la Scrittura - discende ogni beneficio eccellente e ogni dono perfetto ?

6 Allora io non sarò confuso, quando avrò lo sguardo rivolto a tutti i tuoi comandamenti. I comandamenti di Dio, e quando  si leggono e quando  si meditano, debbono essere guardati come si guarda a uno specchio, ricordando le parole dell'apostolo Giacomo: Uno che ascolta la Parola ma non la mette in pratica, sarà simile all'uomo che mira allo specchio il nativo suo volto e, dopo essersi mirato, se ne va e dimentica subito quale egli sia. Invece chi si specchia nella legge perfetta della libertà e in essa persevera, non come uditore smemorato ma come operatore di fatti, questi sarà beato nel suo operare

7 Ti confesserò, o Signore, nella rettitudine del cuore per aver imparato i decreti della tua giustizia. Non è questa una confessione dei peccati ma una confessione di lode. Ma che senso ha l'aggiunta:

8 Non mi abbandonare fino al molto, o, come leggono alcuni codici, fino al troppo . Non sembrerebbe quasi che gli piaccia essere abbandonato da Dio, a patto che non lo abbandoni troppo? Assolutamente no! Si riferisce al fatto che Dio aveva abbandonato il mondo a causa dei peccati, e l'avrebbe abbandonato fino al molto se al mondo non avesse giovato nemmeno quella medicina efficacissima che fu la grazia di Dio per l'opera di nostro Signore Gesù Cristo. Al contrario - secondo questa orazione del corpo di Cristo - Dio non l'abbandonò fino al molto, poiché Dio era nel Cristo per riconciliare con sé il mondo . Quest'uomo, ritrovando se stesso e deposta ormai ogni presunzione, grida: Non mi abbandonare fino al molto! Se mi hai abbandonato perché mi si palesi quanto sia grande la mia debolezza senza il tuo soccorso, non abbandonarmi però fino al molto, perché non perisca.

Beth

9 In che modo correggerà il

giovane la sua via? Custodendo le tue parole.

10 Con tutto il mio cuore

ti ho cercato: non allontanarmi dai tuoi comandamenti.

11 Nel  mio cuore ho nascosto le

tue parole per non peccare contro di te.

12 Benedetto sei tu Signore: insegnami i tuoi  decreti!

13 Con le mie labbra ho proclamato

tutti i giudizi della tua bocca.

14 Nella via delle tue testimonianze

ho trovato diletto così come in tutte le ricchezze.

15 Mi eserciterò nei tuoi comandamenti e

considererò le tue vie.

16 Mediterò sui tuoi decreti non dimenticherò le tue parole.

9 In base a che raddrizzerà il giovanetto la propria via? Osservando le tue parole. Si pone un interrogativo e se ne dà la risposta. In base a che raddrizzerà il giovanetto la propria via? È la domanda. Segue poi la risposta: Osservando le tue parole. Ove per " osservanza delle parole di Dio " è da intendersi la pratica dei comandamenti. Sarebbe infatti inutile avere nella mente le parole di Dio se non le si attuassero nella vita via secondo quel che altrove insegna la Scrittura: Figlio, comincia dalla tua giovinezza ad accogliere la dottrina e fino alla canizie scoprirai la sapienza . Nell'uomo avanzato negli anni io vedrei l'uomo vecchio , mentre nel giovanetto l'uomo nuovo. Col primo identificherei quanti portano l'effigie dell'uomo terreno, con l'altro coloro che portano l'immagine dell'uomo celeste. E questo perché non è prima lo spirituale ma l'animale; lo spirituale è posteriore . Per quanto dunque l'uomo sarà decrepito a causa degli anni e della vecchiaia per quel che concerne il suo corpo, egli sarà giovane dinanzi a Dio se si converte e riceve il rinnovamento, opera della grazia.

Ecco chi è il popolo giovane: il figlio della grazia l'uomo nuovo che canta il nuovo cantico, l'erede del Nuovo Testamento. Ecco il giovanetto. Non Caino ma Abele, non Ismaele ma Isacco, non Esaù ma Israele, non Manasse ma Efraim, non Eli ma Samuele, non Saul ma David. E ora state attenti alle parole che aggiunge. Dice:

10 Con tutto il mio cuore ti ho cercato; non allontanarmi dai tuoi comandamenti. Egli prega per essere aiutato ad osservare le parole di Dio, poiché, a quanto aveva detto, è in tal maniera che il giovane raddrizza la sua via. In realtà proprio a questo equivalgono le parole: Non allontanarmi dai tuoi comandamenti. Che significa infatti essere scacciati da Dio se non venire privati del suo aiuto? La fragilità umana infatti non potrà adeguarsi ai comandamenti di Dio, che sono giusti ma difficili, se non le venga incontro l'aiuto del suo amore preveniente.

E dell'uomo privato dell'aiuto divino si dice [nel salmo] che Dio giustamente lo allontana, quasi riprendendo l'immagine della spada fiammeggiante che, a chi se ne è reso indegno, impedisce di stendere la mano all'albero della vita . Ma chi ne sarà degno, dopo che per la colpa di quel solo uomo è entrato nel mondo il peccato e, tramite il peccato, anche la morte, la quale è così dilagata in tutti gli uomini per colpa di colui nel quale tutti hanno peccato ? Ma la misericordia di Dio, senza nostri meriti, sana la nostra miseria e condona il nostro debito; e a questo si riferisce colui che nel salmo pronunzia le parole: Io ti ho ricercato con tutto il cuore.

Come avrebbe potuto far ciò se, quando era rivolto in tutt'altra direzione, non l'avesse richiamato colui al quale è detto: O Diotu ci convertirai e ci darai la vita ? Come l'avrebbe potuto, se quand'era smarrito non l'avesse ricercato? e quand'era fuori strada non l'avesse richiamato, colui che dice: Io cercherò chi s'è smarrito e richiamerò chi ha perso la strada ?

13 Con le mie labbra ho proclamato tutti i giudizi della tua bocca. Che significa questo, o carissimi? Che significa? Chi sarà in grado di proclamare tutti i giudizi di Dio, quando non si è in grado nemmeno di penetrarli? Dovremmo forse mettere in dubbio l'esclamazione dell'Apostolo: O profondità delle ricchezze della sapienza e scienza di Dio! Come imperscrutabili sono i suoi giudizi e inesplorabili le sue vie ? L'apostolo Paolo è perentorio nel dire che la nostra conoscenza è parziale . Sicché dobbiamo concludere che, sebbene mediante lo Spirito Santo, di cui abbiamo ricevuto il pegno, noi siamo introdotti nella conoscenza di tutta la verità, questa pienezza si realizzerà quando saremo passati all'altra vita: quando cioè, terminata la conoscenza speculare ed enigmatica della vita presente, vedremo Dio faccia a faccia. Occorrerà intendere la frase nel senso che il salmista vuole imparare in quanto vuole praticare, e non soltanto tenere a mente e parlarne: mostrandoci in tal modo che anche noi dobbiamo chiedere a Dio la stessa cosa, sapendo che senza di lui non possiamo far nulla.

14 Nella via delle tue testimonianze io mi sono rallegrato, quasi possedessi tutti i tesori. Per " via delle testimonianze di Dio " non intendiamo se non il Cristo, nel quale sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza divina. Sono testimonianze di Dio tutte le prove mediante le quali egli si degna dimostrarci quanto ci ami. Ora, l'amore di Dio per noi è documentato dal fatto che, mentre noi si era peccatori, Cristo è morto per noi . Parlando di se stesso il Signore diceva: Io sono la via ; e praticamente l'umiltà che accompagna la sua nascita nella carne e la sua passione attestano con estrema evidenza la grandezza dell'amore che Dio ha per noi. Sicché la via delle testimonianze di Dio è senza alcun dubbio il Cristo. In virtù delle testimonianze divine che vediamo già adempiute in lui, attendiamo con fiducia che si adempiano anche quelle che riguardano il nostro avvenire, cioè le promesse eterne.

12 Sei benedetto, o Signore! Insegnami le vie della tua giustizia. Si ricava da ciò che egli non intende chiedere altro se non il soccorso della grazia.

Gimel

17 Ricompensa il tuo servo, dammi  vita e custodirò le tue parole.

18 Togli il velo dai miei occhi e

considererò  le meraviglie dalla tua Legge.

19 Pellegrino io sono

sulla terra, non nascondermi i tuoi comandamenti.

20 Ha bramato l’anima mia di

desiderare i tuoi decreti in ogni tempo.

21 Hai minacciato i superbi, maledetti quelli che

deviano dai tuoi comandamenti.

22 Togli via da me obbrobrio e

disprezzo perché ho ricercato le tue testimonianze.

23 Ecco che i principi si sono

seduti e parlavano contro di me,

ma il tuo servo si esercitava nei tuoi decreti.

24 Infatti le tue testimonianze

sono la mia meditazione e mio consiglio sono i tuoi decreti

17 Ricompensa il tuo servo; vivrò e osserverò le tue parole. Se chiedesse a Dio la ricompensa per un bene compiuto, significherebbe che ha già osservato le parole del Signore. Ma il testo non dice: " Dammi la ricompensa perché io ho osservato le tue parole ", esigendo (per così dire) la ricompensa d'un bene compiuto obbedendo. Al contrario dice: Ricompensa il tuo servo; vivrò e osserverò le tue parole. E questo cos'altro è se non riconoscere che chi è morto non le può osservare? Mentre per "vivi" intendiamo i credenti, poiché il giusto vive mediante la fede , né c'è altra risorsa per osservare le parole di Dio all'infuori della fede, che opera attraverso l'amore . È proprio questa fede che domanda colui che pronunzia le parole: Ricompensa il tuo servo; io vivrò e osserverò le tue parole. Paolo. Dice: Dio ci ha salvati non in vista di opere di giustizia da noi compiute ma in base alla sua misericordia attraverso il lavacro della rigenerazione . E ancora: Un tempo io fui bestemmiatore e persecutore e violento, ma ottenni misericordia perché agii per ignoranza nella mia incredulità . E ancora: Vi do però questo consiglio come uno che dal Signore ha ricevuto la misericordia sì da essere fedele , da ottenere cioè la vita, poiché il giusto vive di fede . Dunque, per la sua iniquità, prima che egli vivesse per la grazia di Dio, egli era morto; e di questa sua morte parla apertamente quando dice: Sopraggiungendo il precetto, il peccato prese vita, e io morii; e così risultò per me che il precetto, che mi doveva condurre alla vita, mi fu causa di morte . Ebbene, a Paolo Dio accordò un bene invece di un male: la vita invece della morte. Gli diede, cioè, una ricompensa quale invoca il salmista con le parole: Ricompensa il tuo servo, e io vivrò e osserverò le tue parole. Eccolo infatti vivere e osservare le parole del Signore ed entrare in quell'altra categoria di ricompensati, dove si accordano beni in sostituzione di beni. Ne parla lui stesso: Ho combattuto la buona battaglia, ho compiuto la corsa, ho conservato la fede; quanto al resto, è pronta per me la corona della giustizia, che darà a me in quel giorno il Signore, giusto giudice . Precisamente! Giusto, in quanto accorda beni in premio di beni; ma prima misericordioso, quando gli aveva accordato i beni al posto dei mali. Anzi, la stessa giustizia per la quale si rendono beni in compenso di altri beni non esclude la misericordia, come sta scritto: Egli ti corona per la sua compassione e misericordia . Difatti è vero che Paolo afferma: Io ho combattuto la buona battaglia , ma come l'avrebbe vinta se non fosse intervenuto col suo dono colui al quale rivolgeva le parole: Siano rese grazie a Dio, che dà a noi la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo ? Egli portò a termine la sua corsa, è vero; ma come avrebbe corso o raggiunto il traguardo se non l'avesse aiutato colui che gli faceva dire: Veramente il successo non è di chi vuole né di chi corre, ma di Dio che usa misericordia . E se poté conservare la fede, come vi riuscì se non perché (come lui si esprime) ottenne misericordia per cui divenne fedele ? Non si inorgoglisca quindi l'uomo nella sua superbia! Quando Dio premia, ricompensa i suoi stessi doni. Quanto a colui che nella preghiera esclama: Ricompensa il tuo servo e io vivrò, se fosse totalmente morto non potrebbe pregare. In effetti egli ha ricevuto, almeno allo stadio iniziale, un desiderio di bene, e l'ha ricevuto da colui al quale egli domanda la vita nella obbedienza. In tal senso possedevano una certa qual fede quei tali che dicevano: Signore, accresci la nostra fede . Il salmista sa poi che la parola di Dio non può essere osservata docilmente nella vita pratica se prima non viene percepita con la mente. Per questo nella sua preghiera aggiunge le parole:

18Togli il velo ai miei occhi e considererò le meraviglie della tua legge. Alla stessa esigenza si riferiscono le parole che seguono: Ospite io sono sulla terra, o - come riportano alcuni codici

– 19 forestiero io sono sulla terra: non nascondere a me i tuoi precetti. Quanto prima aveva detto con le parole: Togli il velo ai miei occhi, ora lo ripete dicendo: Non nascondere a me; e dove prima aveva detto: Le meraviglie della tua legge, ora in termini alquanto diversi dice: I tuoi precetti. Per evitare ogni controversia voglio, però, supporre che le parole del salmo non possano essere pronunziate da tutti gli uomini ma solo da coloro che hanno ricevuto la promessa d'una patria eterna nei cieli. Anche gli infedeli sono, è vero, pellegrini e ospiti, ma non nei riguardi della terra. Lo sono nei riguardi del popolo di Dio, da cui sono estranei. Viceversa, ai credenti, che godono sia pur inizialmente del diritto di cittadinanza in quella santa città che non è di questo mondo, l'Apostolo poteva dire: Voi non siete né pellegrini né ospiti, ma concittadini dei santi e membri della famiglia di Dio . Pertanto occorre conoscere Dio per saperlo amare; e per saper amare il prossimo come noi stessi prima occorre saper amare noi stessi nell'amore di Dio. Ma come riuscire in questo se non si conosce né Dio né noi stessi? Giustamente quindi si dice a Dio: Forestiero son io sulla terra; non celarmi i tuoi comandamenti. È logico infatti che questi comandamenti siano nascosti a quanti in terra non si sentono pellegrini. Costoro, anche se ascoltano i precetti divini, non ne posseggono la sapienza poiché hanno il gusto per le [sole] cose terrene. Viceversa, quando uno vive nei cieli , il fatto stesso di dover vivere sulla terra costituisce per lui un esilio. Sopra ci aveva detto:

20 L'anima mia ha bramato avere in ogni tempo il desiderio delle vie della tua giustizia, averlo cioè tanto nelle prosperità come nelle avversità, poiché il gusto della giustizia dobbiamo averlo anche in mezzo ai disagi e ai dolori.. È quanto ci inculca il salmo aggiungendo immediatamente:

21 Tu hai rimproverato i superbi; maledetto chi si allontana dai tuoi comandamenti. Allontanarsi dai comandamenti di Dio è quel che fanno i superbi. Una cosa infatti, è trasgredire i comandamenti di Dio per fragilità o ignoranza e un'altra abbandonarli per superbia, come fecero i progenitori che, generandoci a questa vita mortale, ci immersero nei mali che sopportiamo. Li incantarono le parole: Sarete come dèi e così si allontanarono dal comandamento di Dio.

Deleth

25 Ha aderito al pavimento l’anima

mia. Fammi vivere secondo la tua parola.

26 Ti ho esposto le mie vie

e mi hai esaudito, insegnami i tuoi decreti.

27 Fammi comprendere la via dei

tuoi decreti e mi eserciterò nelle tue meraviglie.

28 ha sonnecchiato per il tedio

l’anima mia. Confermami nelle le tue parole!

29 Allontana da me la via della

iniquità e  per la tua legge abbi misericordia di me!

30 Ho scelto la via della verità,

i tuoi giudizi non ho dimenticato.

31 Ho aderito alle tue testimonianze

Signore non farmi arrossire.

32 Ho corso la via dei tuoi

comandamenti , quando hai dilatato  il mio  cuore .

25La mia anima è stesa sul pavimento; dammi la vita secondo la tua parola. Cosa vuol dire: La mia anima è stesa sul pavimento? Lo si ricava dal seguito. Dicendo infatti: Dammi la vita secondo la tua parola, in quello che precede (cioè quando dice: La mia anima è stesa sul pavimento) esprime la causa che l'induce a chiedere d'essere riportato in vita. Chiede di tornare in vita perché la sua anima era stesa al suolo. In altri termini l'intera frase non significa altro che: "Io sono morto, ridammi la vita". Ma allora cos'è quel pavimento [su cui è prostrato]? Se volessimo raffigurarci il mondo come un'immensa casa, troveremmo che il cielo è, per così dire, la volta, mentre la terra ne è il pavimento. Pertanto il salmista esprime la volontà di essere liberato dall'asservimento alle cose terrene per poter dire con l'Apostolo: La nostra dimora è nel cielo .

26 Ti ho palesato le mie vie - dice - e tu mi hai esaudito. È vero che alcuni codici leggono: Le tue vie, ma la maggioranza, soprattutto dei greci, legge: Le mie vie, senza dubbio cattive. Non mi sembra quindi che voglia dir altro che questo: " Io ti ho confessato i miei peccati e tu mi hai esaudito, cioè me li hai perdonati Continuando dice: Suggeriscimi la tua via la via della tua giustizia o - come leggono alcuni codici - insegnami: senso che traspare più chiaramente dal testo greco ove si ha:

27 Fammi comprendere. E io mi eserciterò nelle tue meraviglie. Chiama meraviglie di Dio le conquiste più ampie che egli intende raggiungere progredendo nella via della giustizia. Il Salmista è provato: si sente in certo qual modo oppresso dalla loro stessa difficoltà, e quindi insiste: 28 Per il tedio la mia anima si è addormentata; rafforzami nelle tue parole. Che significa: Si è addormentata, se non che un freddo l'ha intirizzita al segno che essa ricusa di sperare quelle promesse che prima aveva fiducia di conseguire? Ma continua: Rafforzami nelle tue parole, sicché non abbia ad addormentarmi né decada da quelle mete che mi sento d'aver conseguito. Rafforzami dunque nelle tue parole, che io già posseggo e pratico, affinché sulla loro base progredendo possa tendere ad altre mete. [v 29.] Ma cos'è che impedisce all'uomo d'avanzare sulla via della giustizia divina e di raggiungerne facilmente le mirabili o altezze? Che cosa, se non quel che [il salmista] nel verso successivo invoca gli venga sottratto? Eccolo infatti dire:  29 Allontana da me la via dell'iniquità. E siccome la legge delle opere subentrò perché il delitto raggiungesse il colmo, egli proseguendo esclama: E nella tua legge abbi pietà di me. In quale tua legge se non quella della fede? Ascolta l'Apostolo: Dov'è dunque il tuo vanto? È eliminato. In forza di quale legge? Forse quella delle opere? No, ma per la legge della fede . Per questa legge della fede noi crediamo e preghiamo Dio che con la sua grazia ci doni la possibilità di compiere quel bene che con le nostre forze non siamo in grado di compiere; e non succeda che noi, ignorando la giustizia di Dio e volendo stabilire una nostra giustizia, ci sottraiamo alla giustizia di Dio . 30 La via della verità ho scelto, i tuoi giudizi non dimentico. 31 Mi sono attaccato alle tue testimonianze; o Signore, non farmi arrossire. Mi sono attaccato alle tue testimonianze mentre correvo. O Signore, non farmi arrossire, ma fa' che io tenda continuamente alla meta della mia corsa e vi giunga. Non conta infatti né colui che vuole o né colui che corre, ma Dio che usa misericordia . 32 Ho corso nella via dei tuoi comandamenti quando tu dilatasti il mio cuore. Non avrei corso se tu non mi avessi dilatato il cuore. La dilatazione del cuore altro non è che il gusto per la giustizia; e questo è un dono di Dio, mediante il quale camminiamo nei suoi precetti non compressi dal timore ma dilatati dall'amore e dall'attrattiva della giustizia.

He

33 Imponimi per legge, Signore, la

via dei tuoi decreti e la ricercherò  sempre.

34 Dammi intelligenza e scruterò

la tua legge e la custodirò con tutto il mio cuore.

35 Guidami nel sentiero

dei tuoi comandamenti perché questo ho voluto.

36 Piega il mio cuore alle tue

testimonianze e non alla cupidigia.

37 Distogli i miei occhi perchè

non vedano la vanità; nella tua via fammi vivere.

38 Conferma nel tuo servo la tua

parola nel tuo timore!

39 Togli il mio obbrobrio

che ho paventato, perché i tuoi giudizi sono soavi.

40 Ecco, ho bramato i tuoi comandamenti,

nella tua giustizia fammi vivere.

33 O Signore, imponimi la [tua] legge, [palesami la] via che conduce alla tua giustizia, e io la ricercherò sempre. Dice l'Apostolo: La legge non fu posta per i giusti ma per gli ingiusti e i ribelli e gli altri che elenca fino al punto dove dice: E per tutto quanto (se ce n'è ancora) si oppone alla sana dottrina, cioè alla dottrina conforme a quel Vangelo della gloria del Dio beato che è stato affidato a me . Orbene, l'uomo che esclama: O Signore, imponimi la legge, era forse simile a coloro ai quali il beato Paolo dice che fu necessario imporre la legge? No davvero! Se infatti fosse stato così peccatore, non avrebbe potuto dire più sopra: Ho corso nella via dei tuoi comandamenti, quando tu dilatasti il mio cuore. In che senso allora prega che il Signore gli imponga la legge, se la legge non si può imporre al giusto? O non sarà piuttosto vero che la legge non viene imposta al giusto allo stesso modo come venne imposta a quel popolo ostinato, al quale la si diede scritta in tavole di pietra  e non su tavole di cuori umani ? Sì, la legge che si esclude dal giusto è la legge tipo quella del Vecchio Testamento, stipulato sul monte Sinai e che genera alla schiavitù . Non è la legge che si adegua al Nuovo Testamento, del quale scriveva il profeta Geremia: Ecco venire i giorni - oracolo del Signore - e io stringerò con la casa di Israele e la casa di Giuda una nuova alleanza: non un'alleanza alla maniera di quella che avevo stretta coi loro padri, nel giorno che li presi per mano per condurli fuori dalla terra di Egitto, alleanza che essi violarono e [per questo] io li abbandonai, dice il Signore. Ma questa sarà l'alleanza che io stringerò con la casa di Israele dopo quei giorni, dice il Signore; Io metterò la mia legge nella loro mente e la scriverò nel loro cuore. In questo senso il salmista vuole che il Signore gli imponga la legge. Notiamo a questo punto che nessuno, se non ha ricevuto dal Signore il dono dell'intelletto, è in grado di conoscere adeguatamente la legge, cioè di comprendere cosa si prefigga la legge, per quale ragione sia stata imposta anche a coloro che non l'avrebbero osservata e che vantaggio abbia l'essere la legge subentrata perché abbondasse il delitto . Avendo dinanzi allo sguardo questa problematica prosegue dicendo:

34 Dammi l'intelletto e scruterò la tua legge, e la custodirò con tutto il mio cuore. Per una tale conquista non gli sono sufficienti le proprie forze ma dev'essere aiutato da colui che, dopo avergli dato il precetto, lo sostenga nell'adempiere il precetto stesso. Per questo dice:

35 Conducimi lungo il sentiero dei tuoi comandamenti, perché questo [sentiero] io ho prescelto. Insufficiente è la mia volontà se tu non mi conduci alla meta che mi sono prefisso. Si riferisce senza dubbio al sentiero, cioè alla via, dei comandamenti di Dio nella quale più avanti diceva di correre col cuore dilatato dal Signore; e se la chiama sentiero, è perché si tratta della via stretta che conduce alla vita , in essa però, per quanto sia stretta, non corre se non chi ha largo il cuore. Siccome lo stesso volere è di Dio che lo opera in noi - dal Signore infatti viene preparata la volontà -, per questo prosegue e dice: 36 Piega il mio cuore verso le tue testimonianze e non verso l'avarizia. Che significa avere il cuore rivolto ad una cosa se non volere quella tal cosa? Egli dunque già prima la voleva, e ora prega per volerla. Le testimonianze di Dio, cos'altro sono se non le attestazioni che Dio dà di se stesso? Infatti la testimonianza è qualcosa che serve a provare, e pertanto attraverso le testimonianze di Dio sono provate le vie della sua giustizia e i suoi comandamenti. Ogni cosa che Dio vuole farci accettare ce la presenta convalidata con le sue testimonianze.

37 Distogli i miei occhi dal vedere la vanità, nella tua via ridammi vita. Diametralmente opposte sono fra loro vanità e verità. Il mondo con le sue cupidigie è vanità; la verità invece è Cristo, che ci libera dal mondo. Egli è anche la via, nella quale il salmista si augura d'essere vivificato, in quanto il medesimo Cristo è anche la vita. Diceva infatti: Io sono la via, la verità e la vita . Provvisoriamente quindi noi siamo soggetti alla vanità, anche se abbiamo la speranza che un giorno contempleremo la verità e le saremo totalmente uniti. Difatti tutta la creazione di cui l'Apostolo parla, cioè tanto gli esseri spirituali quanto quelli materiali, animati o no, si ritrovano nell'uomo, o meglio sono l'uomo. La creazione quindi peccò deliberatamente e divenne nemica della verità e per questo fu giustamente punita divenendo, sia pure contro sua voglia, soggetta alla vanità.

37 Distogli i miei occhi affinché non vedano la vanità; nella tua via fammi vivere. E siccome la via [di Dio] non è vanità ma verità, eccolo soggiungere:

38 Conferma nel tuo servo la tua parola affinché progredisca nel tuo timore. Cosa significa questa invocazione se non: " Dammi la forza di eseguire ciò che mi ordini? ". La parola di Dio infatti non è stabile in coloro che se la scrollano di dosso e la trasgrediscono, ma in coloro che l'osservano costantemente. Dio, comunque, conferma la sua parola, sicché conduce al [possesso del] suo timore, in coloro ai quali dà lo spirito di questo suo timore: non quel timore di cui l'Apostolo dice: Voi non avete ricevuto lo spirito di servi per cui dobbiate ancora essere nel timore (il quale timore viene escluso dalla carità perfetta ), ma quel timore che il Profeta chiama spirito del timore di Dio . È un timore casto, un timore che rimane in eterno . È il timore per il quale si teme di offendere la persona amata. Diverso infatti è il timore che hanno nei riguardi del marito la moglie adultera e la moglie casta: la prima teme che torni a casa, la seconda teme che se ne vada e la lasci sola. Quale allora il significato delle parole:

39 Fa' cessare il mio disonore che io ho sospettato? Occorre ricavarlo dal testo precedente. Ascoltiamo il Signore. Parlando del fine per il quale dobbiamo compiere la nostra giustizia, egli volle impedire che i nostri occhi fissassero la vanità, e per questo ci proibì di compiere il bene per ottenere lodi dagli uomini. Diceva: Badate di non fare le vostre opere buone dinanzi agli uomini per essere veduti da loro. Ci proibì ancora di essere giusti per accumulare ricchezze, dicendo: Non ammassate tesori sulla terra; e ancora: Voi non potete servire Dio e mammona. Anzi, giunse a direi che nemmeno per procurarci le cose indispensabili come il vitto e il vestito dobbiamo compiere il bene. Non preoccupatevi - diceva - per la vostra vita di cosa mangerete né per il vostro corpo di cosa vestirete . Dopo tutte queste prescrizioni aggiunse: Non giudicate per non essere voi stessi giudicati . Motivo di questa aggiunta è da ricercarsi nel fatto che noi quando vediamo gli altri compiere il bene, non sapendo con quale intenzione lo facciano, potremmo sospettare che nelle opere buone siano animati da finalità mondane. Non diversamente il salmista. Avendo detto: Fa' cessare il mio disonore che io ho sospettato, aggiunge: poiché, i tuoi giudizi sono soavi, cioè: i tuoi giudizi sono veri. Da innamorato della verità egli grida che quanto è vero è anche soave; mentre i giudizi degli uomini nei confronti dei propri simili e dei loro segreti sono temerari e quindi non soavi. Questo disonore, che aveva avvertito in se stesso e sospettato negli altri, chiede ora il salmista che gli venga tolto, per non diventare simile al diavolo che, volendo penetrare nell'intimo del santo Giobbe, avanzò il sospetto che egli onorasse Dio per secondi fini. Tant'è vero che chiese il permesso di tentarlo per trovare una colpa da rinfacciargli .Anche il salmista desidera che gli venga reciso il disonore del suo sospetto, e per questo dice:

40 Ecco, io ho amato i tuoi comandamenti; nella tua giustizia fammi vivere. Ecco, ho desiderato amare te con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutta la mente; ho desiderato amare il mio prossimo come me stesso. Nella tua giustizia fammi vivere, non nella mia. Cioè: riempimi di carità, della quale io ho desiderio. Aiutami a praticare ciò che mi inculchi; dammi tu stesso quel che mi comandi. Nella tua giustizia fammi vivere: poiché io ho trovato in me di che morire ma di che vivere non lo trovo se non in te. La tua giustizia è Cristo, il quale da Dio è stato reso per noi e sapienza e giustizia e santificazione e redenzione, affinché, come sta scritto, chi si gloria si glori nel Signore . In lui trovo i tuoi precetti, che io ho desiderato affinché tu nella tua giustizia, cioè in Cristo, mi conducessi alla vita. Egli infatti è il Verbo, è Dio, e se egli, il Verbo, si è fatto carne vi si è fatto per essermi vicino.

Vav

41 E venga su di me la tua

misericordia, Signore, la tua salvezza secondo la tua parola,

42 e risponderò una parola a quelli

che mi insultano, perché ho sperato nelle tue parole.

43 Non togliere mai dalla mia bocca

la parola di verità perché nei tuoi giudizi ho tanto sperato;

44 e custodirò la tua legge sempre nel secolo

e nel secolo dei secolo.

45 E camminavo al largo,

perché ho ricercato i tuoi comandamenti

46 e parlavo delle tue testimonianze davanti ai re

e non ne avevo vergogna;

47 e meditavo i tuoi comandamenti che ho amato,

48 e ho alzato le mie mani verso i

tuoi comandamenti che ho amato,

e mi esercitavo nei tuoi decreti.

42 E risponderò a coloro che mi rinfacciano la parola. È incerto se si debba leggere: Mi rinfacciano la parola, ovvero: Risponderò la parola; ma in ogni caso il testo parla di Cristo. È lui infatti che ci rinfacciano coloro per i quali il Crocifisso è uno scandalo o una insensatezza .. È vero che quanti ci rinfacciano la Parola non si rendono conto di quale Parola si tratti, come è vero che non conoscevano la sua divinità quanti ne disprezzavano la debolezza quando era sulla croce. Noi tuttavia rispondiamo che si tratta proprio della Parola; e non spaventiamoci né vergogniamoci degli insulti. Se infatti essi avessero potuto riconoscere quella Parola, mai avrebbero crocifisso il Signore della gloria . Val poco quindi lo stesso fatto di avere Cristo nel cuore quando ci si rifiuta di confessarlo per timore dell'insulto. Occorre rispondere la Parola a coloro che ce la rinfacciano. I martiri ci sono riusciti, e ci sono riusciti in forza di quella promessa: Non siete voi che parlate ma è lo Spirito del Padre che parla in voi. Nello stesso senso anche il salmo, dopo aver detto: Risponderò a coloro che mi rinfacciano la parola, subito aggiunge: Poiché confido nelle tue parole, cioè nelle tue promesse. Ci sono stati moltissimi che, pur appartenendo a quel corpo che pronuncia queste parole, dinanzi all'insorgere della persecuzione non ressero all'urto né seppero accettare gli insulti, ma vennero meno e rinnegarono Cristo. Per questo continua il salmo:

43 E non togliere dalla mia bocca la parola della verità fino all'estremo. Si esprime in prima persona, perché chi parla è l'unità del corpo di Cristo, fra le cui membra sono da annoverarsi anche coloro che, dopo essere venuti meno e averlo momentaneamente rinnegato, poi si sono pentiti, son tornati in vita e col martirio hanno perfino conquistato, in una nuova confessione della fede, la palma che antecedentemente avevano perduta. Non fu dunque loro tolta la Parola della verità fino all'estremo o, come legge qualche codice, completamente, cioè totalmente.

44 E custodirò per sempre la tua legge. Cioè: Se tu non sottrarrai dalla mia bocca la Parola della verità, io custodirò per sempre la tua legge. A spiegare meglio la parola sempre specifica: Nel secolo e nel secolo del secolo. A volte infatti sempre significa: Finché si vive quaggiù; ma questo non è il senso della frase: Nel secolo e nel secolo del secolo. Questa lezione è preferibile all'altra contenuta in certi codici che recano: In eterno e nel secolo del secolo, non avendo potuto tradurre: " E nell'eterno dell'eterno ". Quanto alla legge di cui si parla, è da intendersi quella ricordata dall'Apostolo: Pienezza della legge è la carità . È infatti la carità una legge che i santi (coloro cioè dalla cui bocca non sarà mai sottratta la Parola di verità), ovvero la Chiesa di Cristo, custodiranno non solo in questo secolo (cioè finché durerà il mondo attuale) ma anche nel secolo avvenire, designato con la perifrasi: Il secolo del secolo. In cielo, è vero, non ci saranno imposte delle prescrizioni legali da osservare, ma della legge custodiremo, come ho detto, la pienezza, e questo senza alcun timore di peccato. Infatti vedendo Dio lo ameremo senza riserve; e ameremo anche il prossimo, essendo Dio tutto in tutti . Né ci sarà più posto, allora, per falsi sospetti sul conto del prossimo, dal momento che ognuno sarà totalmente palese a tutti.

Zain

49 Ricordati della tua parola

al tuo servo nella quale mi hai dato speranza

50 Questa mi ha consolato nella

mia umiliazione, poiché la tua parola mi ha fatto vivere.

51 I superbi si comportavano in

modo iniquo, ma dalla tua legge non ho deviato.

52 Mi sono ricordato, Signore, dei

tuoi giudizi che sono da sempre, e sono stato consolato.

53 Sgomento mi ha preso per i

peccatori che abbandonano la tua legge.

54 Tema di canto erano per me i tuoi decreti

nel luogo del mio esilio.

55 Mi sono ricordato di notte del

tuo nome, Signore, e ho custodito la tua legge.

56 Questo mi è avvenuto perché

ho ricercato i tuoi decreti

49 Ricordati, a vantaggio del tuo servo, della tua parola con la quale mi hai dato speranza. 50 Questa mi ha consolato nella mia umiliazione poiché la tua parola mi ha rimesso in vita. Forse che Dio al pari dell'uomo può incorrere in dimenticanze? Perché allora dirgli: Ricordati? Eppure tale parola ritorna inequivocabilmente in altri testi della Scrittura, fra cui questi: Perché mi hai dimenticato? E: Ti dimentichi forse della nostra miseria? E Dio stesso per mezzo del Profeta dice: Nulla ricorderò di tutte le sue iniquità . E così in altri numerosissimi testi: i quali tuttavia non sono da intendersi, se riferiti a Dio, come quando le cose accadono fra gli uomini. È un caso identico al cosiddetto pentirsi di Dio. Dio si pente quando, aldilà delle previsioni umane, cambia il corso delle cose, ovviamente senza che cambino le decisioni della sua volontà, poiché la volontà del Signore è stabile in eterno . Parimenti si dice che Dio dimentica quando sembra tardare a dare l'aiuto o a mantenere le promesse o a castigare come meriterebbero i malvagi, e così via. Si ha l'impressione, allora, che quanto da noi sperato o temuto gli sia sfuggito di mente e perciò non accada. Sono modi di dire consueti, desunti dai moti della sensibilità umana, poiché certamente Dio agisce sempre secondo un ordinamento infallibile, né gli falla la memoria o gli si oscura l'intelligenza o muta la volontà. Quando dunque un orante dice a Dio di ricordarsi, mostra, ingrandendolo, il desiderio con cui reclama l'adempimento delle promesse; non intende suggerire la cosa a Dio quasi che se la sia dimenticata. Dicendo quindi: Ricordati della tua parola a vantaggio del tuo servo, è come se dicesse: Adempi la tua promessa a vantaggio del tuo servo. Con la quale mi hai dato speranza, cioè: con la quale parola. È stato infatti per la tua promessa che mi hai fatto sperare. Questa mi ha consolato nella mia umiliazione. L'umiltà di cui si parla nel versetto, se lo capiamo bene, non è tanto quella con cui ci si umilia confessando i peccati o non attribuendoci opere di giustizia, ma piuttosto quella per cui ci sentiamo abbattuti se ci incoglie una qualche tribolazione o smacco, tanto se meritati dalla nostra superbia quanto se mandatici per esercitare e provare la nostra pazienza. È quell'umiltà di cui un po' più oltre dirà il nostro salmo: Prima d'essere umiliato io ero caduto in peccato. E nel libro della Sapienza: Nel dolore soffri da forte, nell'umiliazione abbi pazienza. Perché nel fuoco si saggiano l'oro e l'argento, e gli uomini accetti nel crogiolo dell'umiliazione del premio eterno.

51 I superbi agivano iniquamente fino all'eccesso, ma io non ho deviato dalla tua legge. Per superbi intende coloro che perseguitano i fedeli a Dio, e per questo aggiunge: Ma io non ho deviato dalla tua legge, cosa alla quale mi voleva costringere la loro persecuzione. Dei persecutori egli dice che si comportavano iniquamente fino all'eccesso; e ciò perché non soltanto erano empi loro personalmente ma costringevano anche i pii a diventare altrettanto empi.

53 Lo sgomento mi oppresse a causa dei peccatori che abbandonavano la tua legge. 54 Oggetto dei miei canti divennero per me le vie della tua giustizia nel luogo del mio esilio, ovvero, come leggono alcuni codici: Nel luogo della mia peregrinazione. Ecco l'umiliazione in cui cadde l'uomo scacciato dal paradiso e dalla Gerusalemme celeste e costretto a peregrinare nel regno della mortalità, simile in questo a quel tale che, scendendo a Gerico, incappò negli assassini . Ma dal buon Samaritano gli venne usata misericordia  e per questo nel luogo del suo peregrinare divennero oggetto dei suoi canti le vie della giustizia di Dio. Ciononostante egli resta sempre oppresso dallo sgomento a causa dei peccatori che abbandonano la legge di Dio, perché in questo mondo è costretto a vivere con loro, anche se temporaneamente, finché cioè non ci sarà la pulitura dell'aia.

55 Io mi ricordai del tuo nome, o Signore, nella notte e osservai la tua legge. Notte è quella umiliazione dove si trascina l'uomo mortale con il cumulo delle sue sventure; ed è notte per i superbi che fino all'eccesso agiscono con cattiveria. È notte per lo sgomento causato dai peccatori che abbandonano la legge di Dio. E finalmente è anche notte a motivo del luogo ove si protrae il presente esilio fino alla venuta del Signore, il quale illuminerà i recessi delle tenebre e paleserà i disegni del cuore, e allora ciascuno riceverà da Dio la sua lode. Finché dura questa notte, l'uomo deve ricordarsi del nome di Dio, sicché chi sì gloria si glori nel Signore. Proseguendo il discorso aggiunge:

56 Questa mi è accaduta perché ricercavo le tue giustizie. Sì, le tue giustizie, con le quali tu giustifichi l'empio; non le mie, che in nessun modo mi renderebbero pio ma solamente superbo. Senza cadere nell'assurdo, per " notte " intenderemo quindi l'umiliante condizione della nostra mortalità per cui il cuore dei singoli mortali è celato al proprio simile. Ebbene, questa umiliazione che l'uomo incontra nel suo peregrinare sulla terra e che giustamente è figurata nella notte, torna a vantaggio di coloro che ne escono salutarmente provati e vi imparano a deporre la superbia, che è quel male per cui l'uomo fu cacciato nella notte. L'espressione: Questa è accaduta a me, è suscettibile anche di un'altra spiegazione dove non occorre sottintendere né " legge " né " notte ". Si potrebbe, cioè, intendere il pronome questa come lo si intende in quell'altro salmo dove si legge: Una sola chiesi al Signore, questa ricercherò . Non precisa in che consista o come sia fatta quell'unica [cosa] di cui dice: Questa ricercherò; ma è come se il femminile venga usato a posto del neutro. Che se poi ci domandiamo quale essa sia, subito la nostra mente va alle parole precedenti: Io mi sono ricordalo del tuo nome, o Signore, nella notte e osservai la tua legge. Ecco cosa mi è accaduto: l'aver io osservato la tua legge non me lo son procurato io stesso ma è stato operato da te ed è tornato a mio vantaggio, perché io ho ricercato non le mie ma le tue vie di giustizia.

Het

57 Mia porzione sei tu, Signore, ho

detto di custodire la tua legge,

58 ho supplicato il tuo volto

con tutto il mio cuore. Abbi pietà di me secondo la tua parola.

59 Ho pensato alle mie vie e hai

volto i miei piedi nelle tue testimonianze.

60 Sono pronto e non

sono turbato per  custodire i tuoi comandamenti.

61 Le funi dei peccatori mi hanno

avvinto, ma non ho dimenticato la tua legge.

62 Nel mezzo della notte mi

alzavo a lodarti, per i giudizi della tua giustificazione.

63 Partecipe io sono di tutti quelli

che ti temono e custodiscono i tuoi comandamenti.

64 Della misericordia del Signore

è piena la terra, insegnami i tuoi decreti.

Mia parte è il Signore, o, come recano certi codici:

57 Mia porzione sei tu, Signore. Ciò si afferma in quanto chiunque è unito a Dio ne diviene partecipe, come sta scritto: Cosa buona è per me l'essere unito a Dio . Non è infatti in virtù della loro natura che gli uomini sono dèi ma divengono tali partecipando alla natura dell'unico vero Dio.

Signore, mia porzione, io ho detto: voglio osservare la tua legge? Non forse che il Signore sarà nostra porzione quando si sarà osservata la sua legge? Ma come sarà possibile osservarla se non ce lo dona lo Spirito della vita aiutandoci a ben riuscire?. Occorre quindi invocare il Signore, perché in tale maniera la fede ottiene quel che la legge può solo ordinare. Infatti sta scritto al riguardo: Chi invocherà il nome del Signore sarà salvo . Nota pertanto cosa aggiunga:

58 Ho scongiurato il tuo volto con tutto il mio cuore. E specificando in che modo abbia supplicato il Signore, continua: Abbi pietà di me secondo la tua parola. E poi, come per sottolineare che è stato esaudito e aiutato da colui che aveva supplicato, prosegue:

59 Ho pensato alle mie vie e ho distolto i miei piedi [per indirizzarli] verso le tue testimonianze. Li ho distolti, ovviamente dalle mie vie di cui ho provato dispiacere, per indirizzarli verso le tue testimonianze dove avrebbero trovato la via. Io ho distolto, in ogni caso la riuscita viene sempre da colui del quale il salmista nel suo cuore ha scongiurato il volto e al quale ha detto: Abbi pietà di me secondo la tua parola, cioè in conformità della tua promessa.

Ottenuto questo dono di grazia, dice:

60 Son pronto (e non turbato) ad osservare i tuoi comandamenti. Il testo greco, che reca , è stato reso da alcuni con: Per osservare i tuoi comandamenti; da altri con: Affinché osservassi; e da altri ancora con: Osservare. Descrivendo quanta prontezza abbia conseguita in ordine all'osservanza dei comandamenti di Dio, così si esprime:

61 Le funi dei peccatori mi hanno stretto all'intorno, ma non ho dimenticato la tua legge. Funi dei peccatori sono gli ostacoli frapposti dai nemici tanto spirituali (quali il diavolo e i suoi angeli) quanto carnali, vale a dire i figli dell'incredulità nei quali agisce il diavolo stesso . E certamente il termine peccatorum non è da prendersi come un caso declinato dal nome " peccato " ma lo si deve piuttosto derivare da " peccatore ", come appare con ogni evidenza dal corrispondente greco. Orbene quando questi peccatori minacciano con dei mali i buoni e li spaventano, facendoli ritrarre dall'affrontare i patimenti per la legge di Dio, in certo qual modo li avviluppano con delle funi, Sono una corda robusta e resistente quella che tendono. Trascinano infatti i propri peccati come una lunga corda , con la quale si sforzano di avviluppare anche i santi; e a volte questo viene loro accordato. Se però essi ne legano il corpo, non ne avviluppano l'anima, a meno che non si tratti di uno che abbia dimenticato la legge di Dio. Infatti la parola di Dio non si lascia legare .

62 A, mezzanotte mi levavo a lodarti per i giudizi della tua giustizia. Infatti uno dei giudizi della giustizia di Dio è anche il potere concesso ai peccatori di avviluppare il giusto con le loro funi. Per cui l'accenno alla mezzanotte penso doversi intendere dei momenti in cui la tribolazione raggiunse il culmine dell'atrocità. Che se dice: Allora io mi levavo, indica che la prova non lo tormentava fino a schiacciarlo ma lo allenava a rimettersi in piedi. Egli, cioè, dalla stessa prova traeva profitto per una confessione più coraggiosa. Tutto questo è frutto della grazia divina per l'azione del nostro Signore Gesù Cristo. Ecco pertanto che nella profezia di questo salmo il divino Salvatore aggiunge i suoi accenti personali a quelli del suo corpo. Ritengo infatti che le parole che seguono, e cioè:

63 Io sono partecipe di tutti coloro che ti temono e osservano i tuoi comandamenti, appartengano in proprio al nostro Capo. Né diversamente si legge nella Lettera intitolata " agli Ebrei": E colui che santifica e coloro che sono santificati [provengono] tutti da uno: per questo non si vergogna di chiamarli fratelli . E un po' più avanti: "Siccome i servi partecipano della carne e del sangue, per questo anche lui in qualche modo s'è reso solidale con loro " . Le quali parole cos'altro significano se non che egli si è reso partecipe della loro stessa sorte? Difatti noi non saremmo mai diventati partecipi della sua divinità se egli non si fosse reso partecipe della nostra mortalità. Attraverso questa partecipazione della divinità ci viene conferita la grazia per la quale temiamo castamente Dio e ne osserviamo i comandamenti. È quindi Gesù colui che parla in questa profezia; ma alcune cose le dice in persona delle sue membra o in unione col suo corpo (come un unico uomo sparso per tutto il mondo e in continua crescita nel volgere dei secoli), altre invece le dice il nostro Capo in persona propria. Così è del nostro verso: lo sono partecipe di tutti coloro che ti temono e osservano i tuoi comandamenti. Siccome poi egli si è reso partecipe della sorte dei propri fratelli, Dio compartecipe degli uomini, l'immortale dei mortali, per questo poté parlare di quel grano caduto per terra, che messo a morte portò frutto abbondante. È in riferimento a questo frutto che continuando dice:

64 Della tua misericordia, o Signore, è piena la terra. E quando avviene questo? Quando l'empio viene giustificato. Per poter poi progredire nella conoscenza di questa grazia continua: E insegnami le vie della tua giustizia

Teth

65 Hai usato bontà col tuo servo,

Signore, secondo la tua parola.

66 Insegnami bontà e disciplina

e conoscenza perché ho creduto ai tuoi comandamenti.

67 prima di essere umiliato io ho

sbagliato, per questo ho custodito il tuo dire.

68 buono sei tu e nella tua bontà

insegnami i tuoi decreti.

69 Si è moltiplicata contro di me

l’ingiustizia dei superbi,

ma io con tutto il cuore scruterò i tuoi comandamenti.

70 Si è rappreso come latte

il loro cuore, ma io ho meditato la tua legge.

71 E’ bene per me che tu mi abbia

umiliato perché impari i tuoi decreti.

72 E’ un bene per me la legge della

tua bocca, più che l’oro e l’argento a migliaia.

65 Hai operato la dolcezza verso il tuo servo, o Signore, secondo la tua parola, o meglio: secondo il tuo dire.  Quando dunque qui si dice: Hai operato la dolcezza verso il tuo servo, penso che non si debba intendere altro se non: Tu hai fatto sì che mi gustasse fare il bene. È infatti un gran dono di Dio provare l'attrattiva del bene. Se invece l'opera buona, comandataci dalla legge, la si compie per timore del castigo e non per il gusto del bene, non si ama Dio ma lo si teme soltanto. L'opera è compiuta con animo di servi, non di figli; e il servo non resterà in eterno nella casa [del padrone], mentre il figlio vi rimarrà in eterno .

66 Insegnami la dolcezza e l'istruzione e la scienza perché ho creduto nei tuoi comandamenti. Chiede che questi doni crescano in lui fino a raggiungere la perfezione. Aveva detto infatti già in precedenza: Hai operato la dolcezza verso il tuo servo. E quindi cos'altro vorrà dire con le parole: Insegnami la dolcezza, se non che la grazia divina gli si palesi sempre più assaporando la dolcezza della bontà? Come quei tali che, pur avendo la fede, chiedevano: Signore, accresci la nostra fede . Quello del salmo è un canto di gente che avanza [verso Dio] vivendo in questo mondo. Sicché continua: E l'istruzione o, come recano numerosi codici, la disciplina. Questa disciplina è dai greci chiamata  e di norma, quando la troviamo usata nelle nostre Scritture, dobbiamo intenderla nel senso di ammaestramento a base di asperità, secondo il detto scritturale: Il Signore riprende severamente colui che ama e sferza ogni figlio che accoglie . Nella letteratura ecclesiastica è invalso l'uso di chiamare questo tipo di ammaestramento col termine "disciplina", preso dal corrispondente greco . Incontriamo la parola nel testo greco dell'Epistola agli Ebrei, e il traduttore latino l'ha resa come segue: Ogni disciplina non sembra lì per lì esser di gioia, bensì di dolore; ma più tardi porta, a chi è per mezzo di essa esercitato, pacifico frutto di giustizia . Quando dunque Dio opera la dolcezza nell'animo di qualcuno, significa che nella sua misericordia gli ispira il gusto del bene o, per spiegarmi con più chiarezza, gli dona l'amore per Iddio stesso e per il prossimo, amato per amore di Dio. Chi è stato così favorito deve pregare insistentemente perché un tal dono aumenti nel suo cuore, al segno che per conservarlo sappia non solo disprezzare tutte le altre gioie ma anche sopportare ogni sorta di tribolazioni. Ecco perché è salutare che alla dolcezza si aggiunga la disciplina. È, questa, una disciplina che non si chiede né si brama per conseguire una dolcezza o bontà qualunque, per avere cioè un amore santo comune. La si vuole per raggiungere un grado di amore così elevato che, anche sotto il peso della disciplina, non si spenga ma, come fiamma possente al soffiare di vento impetuoso, quanto più viene compressa tanto più si accenda e divampi.  La scienza posta dal salmista come terza fra le prerogative che desidera gli siano insegnate, viene data  mediante l'insegnamento. Che significa infatti insegnare se non impartire la scienza? Son due cose così intimamente congiunte, la scienza e l'insegnamento, che l'una non può essere senza l'altro. Non s'insegna infatti se non quando l'altro riesce ad imparare, né si impara se non quando uno ci comunica il suo insegnamento. Quando Dio vuole insegnare qualcosa, prima dona l'intelletto, senza del quale l'uomo non può comprendere quanto ha attinenza con la dottrina di Dio. Per questo un po' più oltre il salmo dice: Dammi l'intelletto affinché apprenda i tuoi comandamenti .L'avere  i discepoli compreso le parole del Maestro dipese dal fatto che egli aprì loro la via alla comprensione. Dio dunque insegna la dolcezza ispirandone il gusto, insegna la disciplina mitigandone il peso, insegna la scienza comunicandone la cognizione. Siccome poi ci sono cose che s'imparano solo per saperle e altre che s'imparano per praticarle, Dio insegna le une in modo che le conosciamo come occorre conoscerle, e questo fa manifestandoci la verità; quanto alle altre invece, egli ce le insegna in modo che noi riusciamo a praticare ciò che è nostro dovere praticare, e questo fa ispirandocene la dolcezza.

67 Prima che io fossi umiliato, ho commesso falli; perciò la tua parola (ovvero, come altri recano più apertamente, il tuo dire) ho osservato. Evidentemente per non essere di nuovo umiliato. È preferibile riferire l'espressione al decadimento in cui incorse l'umanità tutta intera quando in Adamo  venne come viziata nella sua stessa radice. Non avendo voluto restare soggetta alla verità, venne assoggettata alla vanità

68 Sei soave, o Signore. Molti codici leggono: Soave sei tu, o Signore; alcuni altri: Soave sei tu, oppure: Buono sei tu, nel senso che abbiamo spiegato trattando sopra queste parole. E nella tua dolcezza insegnami le vie della tua giustizia. Vuol veramente praticare le vie della giustizia di Dio se vuole apprenderle, insieme con la sua soavità, da colui al quale or ora ha detto: Soave sei tu, o Signore. Continua poi:

69 S'è moltiplicata contro di me l'iniquità dei superbi. Di coloro, cioè, ai quali nessun vantaggio ha recato l'umiliazione in cui è decaduta la natura umana per aver peccato. Ma io con tutto il mio cuore scruterò i tuoi comandamenti. Dice: Abbondi pure fino all'inverosimile la cattiveria; non per questo si raffredderà in me la carità . Chi parla in questa maniera è un uomo che sta imparando le vie della giustizia di Dio per averne gustato la soavità. In realtà, quanto maggiore è la dolcezza dei comandamenti dati da Dio soccorritore, altrettanto cresce nell'amante l'impegno di scrutarli. E conoscendoli li metterà in pratica, e praticandoli li conoscerà [ancora meglio], poiché veramente col praticarli se ne acquista una cognizione più perfetta.

70 Il loro cuore s'è rappreso come latte. Di chi si parla, se non dei superbi che, come notava prima, avevano accumulato su di lui la loro malvagità? Con la parola che usa in questo verso vuole indicarci ancora una volta che essi hanno indurito il loro cuore. Osserva cosa il salmista da parte sua contrapponga alla durezza del loro cuore. Dice: Io viceversa ho meditato la tua legge. Quale legge? Una legge sommamente giusta e misericordiosa, tanto che di essa può dire al Signore: E nella tua legge usami pietà

71 Buon per me che tu mi abbia umiliato, affinché impari le vie della tua giustizia. Una cosa molto affine aveva detto poco prima: Prima che io fossi umiliato, ho commesso falli; perciò ho custodito la tua parola . Dal frutto che ne ha ricavato lascia comprendere quanto vantaggiosa gli sia stata l'umiliazione. Là tuttavia ne indicava anche la causa, in quanto fu per le sue colpe antecedenti che s'era meritato la umiliazione penale. Che se nel primo testo dice: Perciò io ho custodito la tua parola, e nel seguente: Affinché io impari le vie della tua giustizia, è - mi sembra - un indizio abbastanza chiaro per concludere che conoscere i comandamenti è lo stesso che custodirli, e custodirli è lo stesso che conoscerli. Questa pratica non si ottiene senza la spinta dell'amore; e chi riesce a praticare la legge è segno che ha quell'attrattiva a proposito della quale si diceva prima: Nella tua soavità insegnami le vie della tua giustizia . È quel che risulta dal verso seguente dove è detto:

72 Buona è per me la legge della tua bocca, più che tonnellate d'oro e d'argento. Veramente la carità suscita nel cuore, per la legge di Dio, un amore più intenso di quello che l'avidità vi suscita per tonnellate di oro e di argento

Ioth

73 Le tue mani mi hanno fatto e

plasmato, dammi intelligenza e

imparerò i tuoi comandamenti.

74 Quelli che ti temono mi

vedranno e gioiranno perché nelle

tue parole ho tanto sperato.

75 Ho conosciuto, Signore, che

giustizia sono i tuoi giudizi e

secondo verità mi hai umiliato.

76 Sia la tua misericordia

A consolarmi secondo la tua parola al tuo servo.

77 Vengano a me le tue compassioni

e vivrò, perché la tua legge

è la mia meditazione.

78 Siano confusi i superbi,

perché ingiustamente hanno

commesso iniquità contro di me,

ma io mi eserciterò nei tuoi comandamenti.

79 Si volgano a me quelli che ti temono e conoscono

le tue testimonianze.

80 Diventi il mio cuore immacolato

nelle tue giustificazioni così che io non sia confuso

In questo salmo per bocca del Profeta parla il Signore Gesù e chiede per il suo corpo, cioè per la Chiesa, come per un altro se stesso, che Dio gli doni l'intelletto con cui apprendere i comandamenti del Signore. La vita del suo corpo, cioè del suo popolo, è infatti nascosta [con Cristo] in Dio , mentre è nel medesimo suo corpo che Cristo si trova nel bisogno e chiede ciò che è necessario alle sue membra. Dice:

73 Le tue mani mi hanno fatto e plasmato: dammi l'intelletto affinché impari i tuoi comandamenti. Intende dire: Siccome tu mi hai formato, tu trasformami [in nuova creatura], affinché nel corpo di Cristo s'adempiano le parole dell'Apostolo: Riformatevi nella novità del vostro sentire . Prosegue: 74 Coloro che ti temono mi vedranno e gioiranno (o, come leggono altri codici: Si allieteranno), perché io ho sperato nelle tue parole. Ho sperato cioè nelle tue promesse, secondo le quali quanti ti temono sono figli della promessa e discendenza di Abramo, nel quale son benedette tutte le genti . Ma chi sono questi timorati di Dio? Chi vedranno e in che senso si allieteranno perché egli ha sperato nelle parole di Dio? Se è il corpo di Cristo, cioè la Chiesa, di chi sono questi accenti posti in bocca a Cristo? Sono certamente di chi è nella Chiesa e fa parte di essa; sono come una voce di Cristo che parla di se stesso. Considerando tutto questo dice:

75 Ho conosciuto, Signore, che giustizia sono i tuoi giudizi e nella tua verità tu mi hai umiliato. 76 Venga la tua misericordia a consolarmi, secondo la tua parola rivolta al tuo servo. La misericordia e la verità sono inculcate spessissimo nel Libro divino. Le si incontrano in frequenti passi, specie dei salmi; anzi una volta si legge proprio questo: Tutte le vie del Signore sono misericordia e verità . Nel nostro salmo è posta per prima la verità, perché noi siamo stati umiliati con il castigo della morte inflittoci da quel giudice i cui giudizi sono giustizia. Subito dopo però si menziona la misericordia, per la quale siamo risollevati e riacquistiamo la vita in forza della promessa di colui che ci benefica accordandoci la grazia. Dopo le traversie della vita presente, e attraverso queste, arriveranno le gioie che ci sono state promesse. Per questo continua:

77 Vengano su di me le tue misericordie e vivrò. Difatti solo allora vivrò la vera vita, quando non avrò alcun timore di morire. In effetti quando si parla di vita senza aggiunte, si ha da intendere necessariamente la vita eterna e beata, la quale sola merita il nome di vita. A confronto con tale vita, la vita presente sarebbe da chiamarsi non vita ma morte. Ma con quali meriti la si consegue? Dice: Poiché la tua legge è la mia meditazione. È questa una meditazione dettata dalla fede che opera mediante la carità , poiché se non fosse così nessuno per essa potrebbe arrivare alla vita eterna. Ci tengo a dire questo per ammonire chiunque abbia magari imparato a memoria tutta la legge e l'abbia ricordata e cantata chissà quante volte. Ebbene, se uno avrà avuto sulle labbra i precetti della legge ma non sarà vissuto in conformità dei medesimi, non pensi minimamente d'aver adempiuto le parole lette [nel salmo]: Poiché la tua legge è la mia meditazione. Continua dicendo:

78 Siano confusi i superbi, che ingiustamente hanno commesso l'iniquità ai miei danni; io però mediterò sui tuoi comandamenti. Ecco cosa chiamava meditazione della legge di Dio, o meglio in che senso la legge di Dio era la sua meditazione. Dice:

79 Si convertano rivolgendosi a me quelli che ti temono e conoscono le tue testimonianze. In alcuni codici, greci e latini, troviamo: Si convertano a me, che, a quanto sembra, equivale a: Si convertano, rivolgendosi a me. Ma chi è che pronuncia queste parole? Infatti non ci potrà mai essere fra gli uomini uno che osi dire parole come queste. Che se le dicesse, nessuno dovrebbe ascoltarlo. In realtà, chi parla così è colui che prima, prestando la sua voce e parlando in proprio, diceva: Io sono partecipe di tutti quelli che ti temono . Questo, poiché egli si è reso partecipe della nostra mortalità al fine di rendere noi partecipi della sua divinità: noi, divenuti partecipi di quell'Unico per conseguirne la vita; lui, divenuto partecipe dei molti per condividerne la morte. È infatti a lui che si rivolgono coloro che temono Dio e conoscono le sue testimonianze: cioè quelle testimonianze, rese a lui, delle quali tanto tempo prima avevano parlato i Profeti e che, in tempi non molto remoti, quand'egli era fra noi, furono convalidate mediante i miracoli.

80 Divenga il mio cuore immacolato nelle vie della tua giustizia, affinché io non sia confuso. Torna a parlare con la voce del suo corpo, cioè del suo popolo santo. Chiede che divenga immacolato il suo cuore, cioè il cuore delle sue membra, nelle vie della giustizia di Dio. E questo non per le proprie forze. È infatti una cosa che chiede, non che pretende. Concludendo: il cuore delle membra di Cristo, cioè del suo corpo, diventa immacolato per la grazia di Dio, e questo ad opera del Capo dello stesso corpo, il nostro Signore Gesù Cristo, mediante il lavacro della rigenerazione  dove tutti i nostri peccati antecedenti vengono cancellati.

Caf

81 Si è consumata per la tua

salvezza l’anima mia, nella tua

parola ho tanto sperato.

82 Si sono consumati i miei occhi

per la tua parola dicendo:

quando mi consolerai?

83 Poiché sono divenuto come un

otre al gelo; non ho dimenticato

i tuoi decreti.

84 Quanti sono i giorni del tuo servo?

Quando farai giustizia dei miei persecutori?

85 Mi hanno raccontato favole gli iniqui, tutt’altro

che la tua legge!

86 Tutti i tuoi comandamenti sono verità;

ingiustamente mi hanno perseguitato. Aiutami!

87 Per poco non mi hanno finito

sulla terra , ma io non ho

abbandonato i tuoi comandamenti.

88 Secondo la tua misericordia

fammi vivere e custodirò le

testimonianze della tua bocca.

81 La mia anima è calata verso la tua salute e io ho sperato nella tua parola.  La mia anima è calata verso la tua salute, cioè dirigendosi verso la tua salute. È quindi un calo benefico, e chi l'esperimenta palesa un desiderio di bene non ancora raggiunto ma bramato con intensissima passione.

82 I miei occhi si son calati verso la tua parola, dicendo: quando mi consolerai? Ecco di nuovo quel calo encomiabile e felice di cui sopra, attribuito questa volta agli occhi, evidentemente occhi interiori. Esso non deriva da debolezza d'animo ma dall'intensità del desiderio per le promesse di Dio. Lo dice espressamente: Verso la tua parola. In che senso poi questi occhi dicono: Quando mi consolerai?, se non perché sono lo slancio [interiore] e l'attesa [di tali promesse] che c'inducono a pregare e gemere? Infatti chi parla è la lingua, non l'occhio; ma il desiderio che anima la preghiera è in certo qual modo voce degli occhi.  Quando mi consolerai?

Come in quell'altro salmo ove si diceva: Ma tu, Signore, fino a quando? Il rinvio mira a rendere più dolce la gioia dilazionata; o forse si tratta di una impressione della persona che nutre il desiderio, alla quale, come a ogni innamorato, è lungo il tempo dell'attesa, anche quando al soccorritore sembra breve. Ora, il Signore sa certamente non solo quel che deve fare ma anche il momento giusto per farlo, lui che dispone ogni cosa secondo misura, numero e peso . Crescendo l'ardore dei desideri spirituali, ovviamente si smorza quello dei desideri carnali. Per questo continua [il salmo]:

83 Infatti io son divenuto come un otre esposto alla brina; pertanto non ho dimenticato le vie della tua giustizia. Non v'è dubbio che nell'otre ci invita a intendere la nostra carne mortale, mentre nella brina il dono celeste per il quale, come per un freddo che congela, vengono sopite le passioni carnali.

84 Quanti sono i giorni del tuo servo? Quando farai il giudizio dei miei persecutori? Nell'Apocalisse si ode questa voce dei martiri, e in risposta si impone loro di pazientare finché non si completi il numero dei loro fratelli . È dunque il corpo di Cristo che domanda quanti saranno i giorni che ancora gli restano da trascorrere in questo mondo. Nella risposta si vuol escludere l'opinione di chi pensasse che la Chiesa scomparirà dal mondo prima della fine dei tempi o che ci sarà quaggiù un certo periodo di tempo senza che vi sia la Chiesa. Al riguardo il salmista, dopo aver chiesto dei suoi giorni, aggiunge la menzione del giudizio: evidentemente per dimostrare che la Chiesa durerà sulla terra fino al giorno del giudizio, in cui si farà vendetta dei persecutori.

85 Gli iniqui mi hanno narrato di certe delizie, ma non erano come la tua legge, Signore. Con la parola delizie i nostri interpreti hanno voluto rendere ciò che i greci chiamano ; parola, questa, che è impossibile tradurre in latino con un unico termine, tanto è vero che alcuni hanno preferito delizie, altri favole. Cose di questa genere, in più campi e in più materie, hanno anche le letterature profane, come le hanno pure i Giudei (che le chiamano Deuterosis); e vi si contengono, oltre al canone delle Scritture, migliaia di racconti favolosi. Le hanno anche gli eretici, noti per la loro loquacità vana e ingannatrice. Il salmo allude a tutti questi iniqui, e da loro dice che gli sono narrate delle , cioè " esercitazioni " formulate con parole allettanti. Ma non erano - dice - come la tua legge, o Signore, nella quale il gusto non mi viene dalle parole ma dalla verità. Continua:

86 Tutti i tuoi comandamenti sono verità; mi hanno perseguitato ingiustamente: aiutami. Il senso dipende totalmente dalle parole antecedenti: Quanti sono i giorni del tuo servo? Quando farai il giudizio dei miei persecutori? Per perseguitarmi essi mi hanno raccontato delle " delizie " che altro non erano se non parole; ma io ho preferito ad esse la tua legge, nella quale ho provato maggiore delizia, perché tutti i tuoi comandamenti sono verità, e non come i loro discorsi dove abbonda la vanità. Comportandomi così, essi mi hanno perseguitato, ma ingiustamente perché in me essi non perseguitavano altro che la verità. Aiutami quindi, affinché io combatta fino alla morte per la verità. Anche questo infatti è tuo comando, e quindi è verità. Mentre la Chiesa si comportava così, subiva le angherie di cui subito dopo:

87 Per poco non mi hanno finito [qui] sulla terra. In effetti grande fu la strage dei martiri mentre loro confessavano e predicavano la verità. Ma siccome non era stata pronunziata invano l'invocazione: Aiutami, per questo può ora dire: Io però non ho abbandonato i tuoi comandamenti.

88 Secondo la tua misericordia rimettimi in vita, e osserverò le testimonianze della tua bocca, dove il testo greco legge: , parola da non passarsi sotto silenzio perché richiama il dolcissimo nome di martire. Quando infieriva la crudeltà incontenibile dei persecutori (al segno che la Chiesa stava per essere cancellata dalla faccia della terra), i santi non avrebbero certamente custodito i  di Dio se non si fosse adempiuta in essi la preghiera di questo salmo: Secondo la tua misericordia rimettimi in vita. E in realtà essi furono vivificati: non rinnegarono la Vita per amore di questa vita, né persero la vita per aver rinnegato la Vita. In tal modo, rifiutandosi di tradire la verità per amore della vita, conseguirono la vita morendo per la verità.

Lamed

89 In eterno Signore la tua parola

permane nel cielo,

90 la tua verità  di generazione in generazione.

Hai fondato la terra e permane.

91 Per tuo ordine persiste

il giorno, perché tutte le cose servono a te.

92 Se la tua legge non fosse la mia

meditazione, già forse nella mia

umiliazione sarei perito.

93 In eterno non dimenticherò

le tue giustificazioni perché in esse

mi hai fatto vivere.

94 Tuo sono io, salvami perché

ho ricercato le tue giustificazioni.

95 Mi hanno aspettato i peccatori

per rovinarmi; ho compreso le tue testimonianze.

96 Di ogni compimento ho visto il termine,

immenso è il tuo comandamento

La persona che parla in questo salmo appare angosciata per la mutabilità umana, che rende la vita presente piena di tentazioni. Immerso nelle afflizioni che poc'anzi lo avevano costretto a dire: Gli iniqui mi hanno perseguitato, e ancora: Per poco non mi hanno finito [qui] sulla terra , eccolo ora infiammato di desiderio per la Gerusalemme celeste. Dice:

89 O Signore, la tua parola perdura in eterno nel cielo, cioè negli angeli che son rimasti nel loro rango in cielo senza disertare. Il verso seguente, posto dopo menzionato il cielo, logicamente si riferisce alla terra. È un verso che fa parte degli otto elencati sotto l'identica lettera. Sotto ogni lettera ebraica infatti si succedono otto versi, sino alla conclusione del salmo veramente lungo.

90 La tua verità di generazione in generazione; hai fondato la terra e sta salda. Egli ha mirato il cielo: dopo di che, guardando alla terra con l'occhio della mente illuminato dalla fede, trova in essa delle generazioni che non erano in cielo. E dice: La tua verità di generazione in generazione. Con tale ripetizione vuol significare tutte le generazioni, durante le quali mai è venuta meno la verità di Dio nei suoi santi, fioriti in numero ora più ora meno elevato, quanti ne ha dati o ne darà il succedersi dei vari tempi [della Chiesa]. O forse ha voluto significare due tipi di generazione: una svoltasi al tempo della Legge e dei Profeti, l'altra al tempo del Vangelo. Per indicare in certo qual modo la causa per cui mai in queste generazioni manchi la verità, dice: Tu hai fondato la terra e sta salda, chiamando " terra " coloro che popolano la terra.

91 Per tuo ordine dura il giorno. Tutte queste cose sono il giorno: il giorno che il Signore ha fatto. Esultiamo e rallegriamoci finché dura , e camminiamo nell'onestà, come chi è nel giorno . Tutte le cose infatti sono al tuo servizio. Tutte le cose, cioè le cose di cui ha parlato, tutte queste cose, riferentisi al giorno, sono al tuo servizio. Non ti servono invece gli empi, di cui è detto: Ho paragonato la vostra madre alla notte .Guarda poi al modo come viene liberata questa " terra " e dove poggia il fondamento che la rende stabile, e soggiunge:

92 Se la tua legge non fosse la mia meditazione, già forse sarei perito nella mia miseria. È questa la legge della fede: non della fede vuota ma operante per mezzo della carità . Per essa si impetra la grazia che rende forti nella tribolazione temporale e impedisce di soccombere nella miseria della mortalità.

93 In eterno non mi dimenticherò delle vie della tua giustizia, perché per esse mi hai rimesso in vita. Ecco come è riuscito a non soccombere nella miseria della sua mortalità. Se infatti Dio non vivificasse, cosa sarebbe dell'uomo? Egli ha potuto darsi la morte, ma non può ridonarsi la vita. Continuando dice:

94 Tuo io sono, salvami, perché io ho cercato le vie della tua giustizia. Non è da sorvolarsi sul significato di quanto qui è affermato, e cioè: lo sono tuo. Chi infatti non è di Dio?

Cosa mai, quindi, avrà voluto inculcare il nostro salmo quando, riferendosi ad una particolare famigliarità con Dio, ha detto: Io sono tuo, salvami? Non avrà per caso voluto indicarci che fu per sua colpa se ambì d'essere autonomo, cosa che della disobbedienza è il male primo e più radicale? È come se avesse detto: Volli essere mio e mi rovinai. Per questo dice ora: Io sono tuo; salvami, perché io ho cercato le vie della tua giustizia. Non le mie voglie, con le quali pretesi di essere mio ma le vie della tua giustizia, per essere sempre tuo.

95 Mi hanno aspettato i peccatori per rovinarmi; ma io ho compreso le tue testimonianze. Cosa vuol dire dunque: Mi hanno aspettato, se non che hanno aspettato che io consentissi al male? Con questo infatti l'avrebbero veramente ucciso. Come però egli sia sfuggito alla rovina lo manifesta dicendo: Ho compreso le tue testimonianze. Nonostante tutto egli si manteneva fedele a quanto aveva compreso; e fissando lo sguardo alla fine che non ha fine, egli perseverava sino alla fine. Prosegue e dice:

96 Di tutte le conclusioni ho visto un fine; larghissimo è il tuo comandamento. Era entrato nel santuario di Dio e aveva compreso gli eventi della fine . Per " tutte le conclusioni " mi sembra che in questo verso si debbano intendere e il combattere fino alla morte in difesa della verità  e il sopportare ogni sorta di mali per il bene vero e sommo. Tratto finale di una tale conclusione è la esaltazione nel regno di Cristo, che sarà senza fine, dove si godrà una vita esente da morte e da dolori, colma anzi dei più grandi onori. Vie per raggiungere questa vita sono la morte i dolori e le umiliazioni della vita presente. Quanto alle altre parole: Larghissimo è il tuo comandamento, non vi intendo se non la carità. Largo è dunque il precetto della carità: quel duplice precetto con cui ci si comanda di amare Dio e il prossimo. Cosa infatti ci può essere di più ampio, se in esso si contengono tutta la Legge e i Profeti ?

Mem

97 Quanto ho amato la tua legge,

tutto il giorno è la mia meditazione.

98 Più dei mie nemici mi hai fatto

sapiente col tuo comandamento, perché in eterno è mio.

99 Più di tutti i miei maestri ho

compreso, perché le tue

testimonianze sono la mia meditazione.

100 Più degli anziani

ho compreso, perché ho cercato i  tuoi comandamenti.

101 Da ogni via cattiva ho trattenuto i miei

piedi per custodire le tue parole.

102 Dai tuoi giudizi non ho deviato

perché tu mi hai dato la legge.

103 Come sono dolci al mio palato

le tue parole, più del miele alla mia bocca.

104 Dai tuoi comandamenti

ho compreso, per questo ho odiato ogni via di ingiustizia.

Collegandosi al precedente aggiunge:

98 Più dei miei nemici tu mi hai fatto gustare il tuo precetto, perché in eterno esso mi appartiene. Loro hanno certamente lo zelo di Dio, ma non secondo scienza. Non conoscendo infatti la giustizia di Dio e volendo affermare la propria, non soggiacciono alla giustizia di Dio . Il salmista, a differenza di questi suoi nemici, è in grado di gustare la legge di Dio e, a somiglianza dell'Apostolo, vuol trovarsi sprovvisto di giustizia personale, derivatagli dall'osservanza della legge, per possedere la giustizia, dono di Dio, che si acquista mediante la fede in Cristo .

99 Ho compreso più di tutti coloro che mi istruivano?

Chi sarà mai questo uomo che ha compreso più di tutti i suoi maestri? Chi sarà, dico, l'uomo che in fatto di capire osa anteporsi ai Profeti (tutti i Profeti), i quali non solo istruirono con la parola i propri coetanei ma con gli scritti divennero anche per i posteri maestri dotati di incomparabile autorità? Consideriamo Salomone. A lui fu data una sapienza tale che, a quanto sembra, lo si debba ritenere superiore a tutti i suoi antecessori . Tuttavia, non è da pensarsi che in questo passo David, suo padre, profetizzi di lui, tanto più che sulla bocca di Salomone non potrebbero stare le parole che qui si leggono: Ho tenuto i miei piedi lontani da ogni via del male. È quindi più ovvio ritenere che il profeta autore del salmo si riferisca a Cristo, descrivendo con le sue parole profetiche ora la persona del Capo, cioè il nostro Salvatore, ora invece il suo corpo, cioè la Chiesa.

Perché le tue testimonianze sono la mia meditazione. Comprendeva più di tutti i suoi maestri perché meditava le testimonianze di Dio, che da se stesso conosceva meglio di loro. Tanto è vero che poteva dire: Avete mandato ad interrogare Giovanni ed egli ha reso testimonianza alla verità. Io però non ricevo la testimonianza da un uomo, e vi dico questo per la vostra salute. Egli è stato una lampada che arde e brilla, e voi vi siete compiaciuti di godere per un po' della sua luce. Io però ho una testimonianza maggiore di Giovanni . Ecco le testimonianze che meditava e per le quali aveva un'intelligenza maggiore di quella di tutti i suoi maestri. Non è assurdo identificare tali maestri con gli anziani di cui subito dopo afferma:

100 Ho compreso più degli anziani. La ripetizione - a quanto mi sembra - mira a richiamare l'attenzione di noi che leggiamo sull'età del fanciullo, riferitaci dal Vangelo. Egli era in tenera età e sedeva fra gente adulta. Cioè: sebbene giovanetto, egli sedeva fra gli anziani e comprendeva più di tutti i suoi maestri. In effetti, giovane e anziano usualmente significano rispettivamente minore e maggiore in età, anche se non si tratti di persone giunte alla vecchiaia o ad essa vicine.

101 Da ogni cattivo sentiero ho sottratto i miei piedi per custodire le tue parole, non sembra convenire al nostro Capo ma deve applicarsi al corpo. Infatti non può il nostro Capo, il salvatore del corpo, essere condotto da passioni disordinate a battere le vie del male, per cui debba trattenere i suoi piedi già in qualche modo incamminati verso quella direzione. È però questo quel che facciamo noi tutte le volte che freniamo i nostri desideri disordinati (di cui Egli era esente) affinché non calchino le vie del male. Infatti in tanto riusciamo ad osservare la parola di Dio in quanto rifiutiamo di seguire le nostre voglie disordinate , impedendo loro di compiere il male a cui aspirano; al contrario, le teniamo a freno in virtù dello Spirito che ha desideri contrari a quelli della carne , e in questo modo riusciamo a non farci trascinare per le vie del male, rapiti e travolti dal loro impeto.

102 Non mi sono allontanato dai tuoi giudizi, perché tu mi hai imposto la legge. Manifesta quale sia il timore che gli impedisce di far scivolare i suoi piedi nelle vie del male. Cosa significa infatti: Non mi sono allontanato dai tuoi giudizi, se non: Ho temuto i tuoi giudizi? Vi ho creduto con fede stabile, perché tu mi hai imposto la legge. Tu, che sei a me più intimo del mio intimo stesso, tu mi ponesti dentro, nel cuore, la tua legge, scrivendovela col tuo Spirito, come col tuo dito.

103 Quanto dolci sono al mio palato le tue parole! (o, come con più efficacia reca il greco: I tuoi detti). Sono alla mia bocca più gradite del miele e del favo [di miele]. Questa è la soavità che Dio dona perché la nostra terra produca il suo frutto : perché, cioè, noi operiamo il bene veramente bene; non quindi per paura di mali temporali ma per l'attrattiva che possiede in se stesso il bene spirituale.

104 Dai tuoi comandamenti ho compreso. Una cosa infatti è: Ho compreso i tuoi comandamenti; e un'altra: Ho compreso dai tuoi comandamenti. Indica certamente che egli dai comandamenti di Dio ha compreso una non so quale altra cosa. Per quanto posso arguire, ci lascia intendere che egli, osservando i comandamenti del Signore, è giunto a comprendere appieno le cose che desiderava conoscere. Come sta scritto: Desideri la sapienza? Osserva i comandamenti e Dio te la concederà .

Per questo io odio ogni via d'iniquità. L'amore della giustizia deve, infatti, odiare ogni sorta d'iniquità: quell'amore che è tanto più intenso quanto più l'infiamma la dolcezza d'una maggiore sapienza. Ma questa sapienza è accordata solo a chi è soggetto a Dio e comprende meglio la portata dei suoi comandamenti.

Nun

105 Lampada ai miei piedi è la tua

parola e luce ai miei sentieri.

106 Ho giurato e stabilito di

custodire i giudizi della tua giustizia.

107 Sono stato umiliato fino all’estremo,

Signore, fammi vivere secondo la tua parola.

108 Fa’ che ti siano gradite le offerte volontarie della

mia bocca Signore  e

insegnami i tuoi giudizi.

109 La mia anima è nelle tue mani

sempre e non ho dimenticato la tua legge.

110 I peccatori mi hanno teso un

laccio e dai tuoi comandamenti

non mi sono sviato.

111 Ho acquistato in eredità le tue

testimonianze per sempre, perché

sono l’esultanza del mio cuore.

112 Ho inclinato il mio cuore a compiere

le tue giustificazioni in eterno, per la ricompensa.

105 Una lampada ai miei piedi è la tua parola e una luce ai miei sentieri. La parola lampada è ripetuta con luce, e quanto si dice con ai miei piedi è ripetuto con ai miei sentieri. Ma cosa sarà, in tal caso, la tua parola? Forse quel Verbo che era in principio, Dio presso Dio, e per il quale tutte le cose furono create ? No. Difatti quel Verbo è, sì, luce ma non è lampada, in quanto la lampada non è il Creatore, ma una creatura che viene accesa attraverso una partecipazione della luce immutabile. Tale era Giovanni, a proposito del quale il Verbo-Dio diceva: Egli era una lampada accesa e rilucente . È vero che anche la lampada è un qualcosa di luminoso, ma, in confronto col Verbo del quale è detto: Il Verbo era Dio , Giovanni non era la luce ma fu inviato a rendere testimonianza alla luce. Il Verbo al contrario era la luce vera: non una luce illuminata dal di fuori, come lo è l'uomo, ma una luce che illumina ogni uomo. Non c'è infatti creatura, nemmeno fra quelle dotate di ragione e d'intelletto, che abbia da se stessa l'illuminazione, ma tutte sono illuminate per la partecipazione della verità eterna. E anche se talvolta le si chiama " giorno”  non sono quel giorno che è il Signore ma il giorno che il Signore ha fatto. Per questo risuona [nel salmo]: Accostatevi a lui e sarete illuminati .Risulta, dunque, che il termine "luce" può dirsi del Verbo unigenito uguale al Padre e può dirsi anche dell'uomo illuminato dal Verbo.

106 Ho giurato ed ho stabilito di osservare i giudizi della tua giustizia, Chiama giuramento ciò che ha deciso, nel senso che la nostra mente deve essere così stabile nell'osservare i decreti della giustizia divina che quanto si è proposta deve assolutamente equivalere a un giuramento. I decreti della giustizia di Dio vengono osservati mediante la fede, per la quale si crede che dinanzi a Dio, giudice giusto, nessun'opera buona rimane infruttuosa e nessuna colpa rimane impunita.

107 Sono stato umiliato fino all'estremo. Non dice: " Io mi sono umiliato ", per cui la frase debba riferirsi all'umiltà comandataci [dal Signore], ma al contrario: Io sono stato umiliato fino all'estremo. Siccome però una tal fede non doveva venir meno, nonostante la profonda umiliazione, per questo prosegue: Signore, dammi la vita secondo la tua parola, cioè, secondo la tua promessa. È infatti l'annunzio delle promesse divine che costituisce una lampada ai piedi e una luce al sentiero.

108 O Signore, fa' che le offerte volontarie della mia bocca incontrino il tuo beneplacito: fa' cioè che ti piacciano. Non rigettarle ma accettale. Per offerte volontarie della bocca si intendono bene i sacrifici di lode offerti non per timore o necessità ma come spontanea attestazione d'amore, conforme al detto: Ti sacrificherò volontariamente . Ma che significato hanno le parole successive: E insegnami i tuoi giudizi? Non ha già detto nei versi precedenti: Io non mi sono allontanato dai tuoi giudizi ? Abbiamo risolto interpretando le parole come pronunciate da uno che progredisce e che chiede gli venga accresciuto ciò che già possiede.

109 La mia anima è sempre nelle tue mani. E questo è ovvio, in quanto le anime dei giusti sono nella mano di Dio , nelle cui mani siamo noi e tutti i nostri discorsi .

mi sono dimenticato della tua legge, quasi a dirci che la sua memoria, sede dell'anima, è stata aiutata dalle mani di Dio a non dimenticare la sua legge

110 I peccatori mi hanno teso lacci, ma non ho deviato dai tuoi comandamenti. Perché questo, se non perché la mia anima era nelle mani di Dio, ovvero, tenendola egli nelle sue mani, la offriva a Dio perché la vivificasse?

111 Ho acquistato in eredità le tue testimonianze in eterno. Qualche traduttore, per rendere con una sola parola il verbo usato dal greco, ha scritto: Ho ereditato. Il senso genuino della frase, comunque, si specifica meglio ricorrendo a due parole, dicendo cioè o: Ho posseduto in eredità, ovvero: Ho acquistato in eredità, sempre quindi: In eredità, non: La eredità. Se poi gli si domanda cosa abbia acquistato in eredità, ci dice: Le tue testimonianze. Con questa espressione ci manifesta che è stato per un dono accordatogli dal Signore se egli ha potuto essere testimone di Dio e confessare le sue testimonianze.

Per questo il salmista proclama d'aver acquistato in eredità le testimonianze del Signore, e ciò in eterno. Infatti non si trova in esse una gloria temporale qual è quella degli uomini, di solito smaniosi di vanità, ma una gloria eterna, fatta per chi sa patire per un breve tempo al fine di regnare in eterno. Esse infatti sono la gioia del mio cuore. Comportano afflizione fisica, ma per il cuore sono esultanza.

112 Ho inclinato il mio cuore ad eseguire i tuoi statuti in eterno, a motivo della ricompensa.

Se  compiamo le opere di Dio mossi dall'amore, quest'amore sarà certamente eterno, come eterna sarà la ricompensa ad esso dovuta. Ora, è in vista di questa ricompensa che il salmista dice d'aver chinato il suo cuore all'osservanza delle prescrizioni di Dio. In tal modo, amando in eterno, merita di avere in eterno quello che ama.

Samech

113 Ho odiato i malvagi e ho amato la tua legge.

114 Mio aiuto e mio sostegno

sei tu; nella tua parola ho tanto sperato.

115 Allontanatevi da me malvagi! E

scruterò i comandamenti del mio Dio.

116 Sostienimi secondo la tua

parola e vivrò, e non

confondermi nella mia attesa.

117 Aiutami e sarò salvo e

mediterò sulle tue giustificazioni sempre.

118 Hai disprezzato tutti quelli che

si allontanano dalle tue giustizie,

perché ingiusto è il loro pensiero.

119 Prevaricatori ho reputato tutti

i peccatori della terra, per questo

ho amato le tue testimonianze.

120 Inchioda col tuo timore le mie

carni, infatti ho temuto per i tuoi giudizi

113 Ho odiato gli iniqui e ho amato la tua legge. Non dice: " Ho odiato gli iniqui e amato i giusti ", e nemmeno: " Ho odiato l'iniquità e amato la tua legge "; ma, dopo aver detto che ha odiato gli iniqui, come per mostrarne il motivo soggiunge: ho amato la tua legge. Ciò dicendo, precisa che negli iniqui egli non odia la natura umana ma l'iniquità che li rende nemici della legge 114 Mio aiuto e sostegno sei tu. Aiuto, per compiere il bene; sostegno, per evitare il male.

115 Allontanatevi da me, o maligni, e scruterò i comandamenti del mio Dio? Non dice  Eseguirò ", ma: Scruterò. Desidera che i malvagi si allontanino da lui, e in effetti li scaccia via da sé anche ricorrendo alla forza, per poter conoscere perfettamente e diligentemente i comandamenti di Dio. Ciò perché i cattivi, se ci mettono alla prova dandoci modo di praticare i comandamenti, ci distraggono dal penetrarne le profondità.

116 Accoglimi secondo la tua parola e vivrò, e non mi fare arrossire nella mia attesa. Colui che aveva chiamato [Dio] mio sostegno, chiede ora che venga sorretto con aiuti sempre maggiori per poter giungere alla meta per la quale sopporta tante molestie.

Quanto al futuro: E vivrò, è detto per significare che, mentre si è legati a un corpo di morte qual è ora il nostro, noi non siamo vivi.

Aspettiamo con pazienza ciò che speriamo senza vedere . Ora questa speranza non ci deluderà se nei nostri cuori è diffusa la carità di Dio per opera dello Spirito che ci è stato donato . È proprio per ricevere in maggior copia questo Spirito che si grida al Padre:

116 Non mi fare arrossire nella mia attesa. Gli si lascia intendere questa tacita risposta: Se non vuoi essere confuso nella tua attesa, non interrompere la meditazione delle vie della mia giustizia. E lui, constatando che una tale meditazione spesse volte gli viene impedita da languori spirituali, invoca: 117 Aiutami e sarò salvo, e mediterò sempre sulle vie della tua giustizia. 118Tu hai disprezzato (o, come da altri è stato reso sembra con maggiore aderenza al greco: Tu hai ridotto al nulla tutti quelli che si allontanano dalle vie della tua giustizia, perché il loro pensare è ingiusto. Ecco perché ha gridato: Aiutami e sarò salvo, e mediterò sempre sulle vie della tua giustizia. Perché Dio annienta quanti da tali vie si allontanano. Ma perché se ne allontanano? Dice: Perché il loro pensare è ingiusto. È nel pensiero che ci si avvicina o ci si allontana [da Dio]. Ogni atto, buono o cattivo, ha origine dal pensiero, e nel pensiero ciascuno è o innocente o colpevole.

119 Nel salmo seguono queste parole: Io ho considerato (ovvero creduto o anche stimato) trasgressori tutti i peccatori della terra. (e cioè: Per questo io ho amato sempre le tue testimonianze) . Conosciuta la grazia di Dio, unico mezzo per essere liberati dalla prevaricazione in cui si incorre attraverso la conoscenza della legge, prega e dice:

120 Fissa con i chiodi del tuo timore le mie carni

Fissa con chiodi. Riguardo poi al senso dell'espressione, non è altro se non quello di cui l'Apostolo: Quanto a me sia lungi dal gloriarmi d'altro che della croce del Signore nostro Gesù Cristo, per opera del quale il mondo è stato per me crocifisso, e io per il mondo . E ancora: Sono stato crocifisso con Cristo; e vivo non più io, ma vive in me Cristo. Ora questo cos'altro vuol dire se non: In me non c'è una mia giustizia, derivatami dalla legge (la quale legge anzi mi ha reso trasgressore), ma la giustizia di Dio, quella giustizia che mi è stata donata da Dio  e non deriva da me? In questo modo non vivo più io ma vive in me Cristo, che è divenuto per noi sapienza da Dio e giustizia e santificazione e redenzione, affinché, come sta scritto, chi si gloria, nel Signore si glori . E ancora: I seguaci di Cristo Gesù hanno crocifisso la carne con le sue passioni e le sue concupiscenze . Nel brano di Paolo si dice che essi hanno crocifisso la loro carne, nel salmo si invoca Dio perché lo faccia lui, e per questo gli si dice: Fissa con i chiodi del tuo timore le mie carni. Ciò è per farci intendere che quanto compiamo di bene deve attribuirsi alla grazia di Dio, il quale opera in noi e il volere e l'agire conforme alla buona volontà .

Ain

121 Ho operato l’equità e la

giustizia , non consegnarmi ai mei calunniatori.

122 Sostieni il tuo servo

nel bene. Non mi calunnino i superbi.

123 I miei occhi si sono consumati

per la tua salvezza e per la parola della tua giustizia

124 Agisci col tuo servo

secondo la tua misericordia

e insegnami le tue giustificazioni.

125 Tuo servo sono io, dammi intelletto e

conoscerò le tue testimonianze.

126 E’ tempo di agire per il Signore,

hanno dissolto la tua legge.

127 Per questo ho amato i tuoi

comandamenti più dell’oro e del topazio.

128 Per questo mi dirigevo a tutti i tuoi

comandamenti, ogni via ingiusta ho odiato

121 Ho operato il giudizio e la giustizia: non consegnarmi a chi vuol farmi del male. Nel nostro passo "giudizio" è detto in maniera tale che non lo si chiamerebbe appunto giudizio se non fosse retto. Se così non fosse, non si sarebbe contentato di dire: Ho operato il giudizio, ma avrebbe detto: Ho operato con retto giudizio. Una espressione di questo tipo usò anche il Signore Gesù quando disse: Voi avete dimenticato i punti più gravi della legge: il giudizio, la misericordia e la fedeltà. Anche qui si parla di giudizio in maniera che tutto lascia sottintendere come un giudizio non retto non sarebbe giudizio. E molti altri sono i passi delle Scritture divine in cui ci si esprime così. Ad esempio: La misericordia e il giudizio io canterò a te, o Signore . E ancora presso Isaia: Mi aspettavo che facesse il giudizio e invece operò l'iniquità . Non dice: " Ho atteso che operasse secondo un giudizio giusto, essa invece ha operato secondo un giudizio iniquo"; ma si esprime lasciando intendere che un giudizio in tanto è giudizio in quanto è giusto, mentre non sarebbe giudizio se fosse ingiusto. Riguardo alla giustizia, invece, non c'è una giustizia che sia buona e un'altra che sia cattiva, a differenza del giudizio che talvolta è buono tal altra cattivo. Essendo giustizia, è per ciò stesso buona. È dunque la giustizia una grande virtù dell'animo, una virtù degna di lode quanto altre mai, della quale non abbiamo ora agio di dissertare a lungo. Tornando quindi al giudizio, esso, se il rigore della espressione usata lo lascia intendere esercitato nel bene, è l'operazione della giustizia. Chi infatti ha la giustizia giudica rettamente; anzi, secondo la parola del nostro salmo, chi ha la giustizia giudica, poiché, se non giudicasse secondo giustizia non giudicherebbe affatto. Col nome di giustizia poi in questo passo si indica non la virtù in se stessa ma le opere che essa fa compiere. Chi, poi, opera nell'uomo la giustizia se non colui che giustifica l'empio, che cioè con la sua grazia lo rende, da empio, giusto? Come dice l'Apostolo: [Siete stati] giustificati gratis per la grazia di lui . Opera dunque la giustizia, cioè compie opere di giustizia, colui che ha in sé la giustizia, la quale a sua volta è opera della grazia.

Non consegnarmi a chi mi perseguita. Ebbene, pregando il Signore che non lo consegni agli avversari, cosa gli chiede se non quello stesso che chiediamo noi quando nella nostra preghiera diciamo: Non c'indurre in tentazione? Si tratta infatti di quell'avversario a proposito del quale l'Apostolo dice: Affinché non vi tenti colui che tenta . È a lui che Dio dà in mano quanti sono da lui abbandonati. Il nemico, infatti, non potrà mai sedurre se non colui che Dio abbandona: quel Dio che, nel suo beneplacito, conferisce all'uomo, oltre che la bellezza, anche il vigore.

122 Abbi cura del tuo servo per il suo bene; non lancino i superbi calunnie contro di me. Loro mi spingono a cadere nel male; tu abbi cura di me per il mio bene. Molte sono le calunnie con le quali i superbi vilipendono l'umiltà cristiana. Ma tra queste, sempre che il termine superbi sia qui riferito ad uomini, la più grande è senza dubbio quella per cui ci rinfacciano di adorare un morto. In effetti, con la morte di Cristo si va alla radice stessa dell'umiltà cristiana che da essa riceve un suggello divino. Viceversa, per gli increduli è occasione di calunnia, e ciò tanto per i Giudei come per i pagani. Ebbene, le calunnie di tutti questi superbi son come veleno di serpenti, e le si vince mirando con pietà sommamente vigile e amorosa Cristo crocifisso. A raffigurare questo, Mosè nel deserto, eseguendo il comando di Dio misericordioso , fece sollevare su un'asta di legno l'effigie di un serpente . Significava così in anticipo come la carne del peccato ha da essere crocifissa in Cristo. Guardando dunque questa croce salutare, noi allontaneremo ogni sorta di veleno inoculatoci dai superbi calunniatori. Guardava infatti ad essa, e con molta attenzione (se così è lecito dire), anche colui che diceva:

123 I miei occhi son venuti meno guardando alla tua salvezza e alla parola della tua giustizia. Infatti, per amor nostro Dio ha reso Cristo peccato, dandogli una carne peccatrice come la nostra , perché noi in lui siamo giustizia di Dio .

124 Opera nel tuo servo conforme alla tua misericordia, non conforme alla mia giustizia; e insegnami - dice - le vie della tua giustizia: certamente quelle con cui Dio ci rende giusti, non quelle con cui l'uomo giustifica se stesso.

125 Io sono tuo servo: non mi giovò, infatti, l'aver preteso di essere libero e padrone di me stesso, e non tuo servo. Dammi intelletto per conoscere le tue testimonianze. È una richiesta che non deve mai interrompersi. Non basta, infatti, aver ricevuto una volta l'intelligenza e aver appreso le testimonianze di Dio. Occorre riceverla di continuo e, per così dire, bere di continuo alla fonte della luce eterna. Le testimonianze di Dio, infatti, si conoscono in maniera sempre più completa man mano che uno diviene più dotato di intelligenza.

126 E’ tempo d'operare per il Signore. Così la maggior parte dei codici: non, come qualcuno reca: O Signore. Qual è dunque questo tempo a cui si riferisce? E cos'è ciò che, secondo lui, deve essere fatto dal Signore? Senza dubbio ciò che aveva indicato con le parole precedenti: Opera nel tuo servo conforme alla tua misericordia. Di operare questo è ora tempo per il Signore. E di che si tratta, se non della grazia che a suo tempo si è rivelata in Cristo? Di questo tempo dice l'Apostolo: Quando venne la pienezza dei tempi, Dio mandò suo Figlio . Allo stesso riguardo l'Apostolo cita una testimonianza profetica che suona: Nel tempo propizio ti ho esaudito e nel giorno della salvezza ti ho soccorso . E precisa: Eccolo ora il tempo favorevole, eccolo ora il giorno della salvezza . Ma che senso hanno le parole che il salmista, quasi a mostrare perché sia per il Signore giunto il momento d'operare, immediatamente aggiunge dicendo:

Essi hanno dissipato la tua legge? Sembra che in tanto è giunto al Signore il tempo d'agire in quanto i superbi hanno annullato la sua legge: quei superbi che, misconoscendo la giustizia di Dio e volendo affermare la propria, non si assoggettano alla giustizia di Dio . Che significa infatti: Hanno dissipato la tua legge, se non che, rendendosi colpevoli di trasgressione, essi non ne hanno conservata l'integrità? Era quindi necessario che a questi orgogliosi, presuntuosamente fieri delle risorse del proprio libero arbitrio, fosse imposta una legge causa di trasgressioni. Trovandosi in tale situazione, essi si sarebbero umiliati e compunti e avrebbero ricorso all'aiuto della grazia, guidati non dalla legge ma dalla fede. Quando poi fu annullata la legge, era ormai tempo che fosse inviata la misericordia ad opera dell'unigenito Figlio di Dio. Infatti la legge subentrò perché il delitto, ad opera del quale la legge stessa sarebbe stata annullata, raggiungesse il colmo; ma allora, essendo i tempi ormai maturi, apparve il Cristo, per il quale là dove il delitto era stato abbondante la grazia divenne più abbondante ancora .

127 Per questo io ho amato i tuoi precetti più dell'oro e del topazio. La grazia tende a questo: far eseguire con la forza dell'amore quei precetti che mediante il timore non era possibile attuare. Infatti per tale grazia viene diffusa nei nostri cuori la carità ad opera dello Spirito Santo che c'è stato dato . In vista di ciò diceva il Signore: Non sono venuto per abolire la legge ma per compierla . E l'Apostolo: Pienezza della legge è la carità . Ecco perché più che l'oro e il topazio o, come si legge in un altro salmo, più che l'oro e le pietre preziosissime . Dicono infatti che il topazio sia una pietra delle più pregiate. Purtroppo però ci furono di quelli che non compresero la grazia che si celava nel Vecchio Testamento, quasi che [fra i due Testamenti] si fosse calato un velo, ben rappresentato nel fatto che essi non osavano guardare al volto di Mosè . Costoro per conseguire una ricompensa terrena e materiale s'arrabattavano a mettere in pratica la legge di Dio, ma non riuscivano appunto perché non amavano la volontà di Dio ma qualcos'altro.

128 Perciò secondo tutti i tuoi comandamenti io mi raddrizzavo. Mi raddrizzavo perché li amavo e mediante l'amore m'immedesimavo con loro, affinché, essendo loro retti, divenissi retto anch'io. Era logico, quindi, s'avverasse quel che aggiunge, e cioè: Ho odiato ogni via dell'iniquità. Come poteva infatti non odiare la via iniqua se amava quella diritta?

Fe

129 Meravigliose sono le tue

testimonianze, per questo le ha

scrutate l’anima mia;

130 la manifestazione delle tue  parole

illumina e dà intelligenza ai piccoli.

131 Ho aperto la mia bocca e ho

attirato lo spirito perché bramavo

i tuoi comandamenti.

132 Guarda su di me ed abbi pietà

di me secondo il giudizio per gli amanti del tuo nome.

133 Dirigi i miei passi

secondo la tua parola e non mi

mi domini alcuna ingiustizia.

134 Riscattami dalle calunnie

degli uomini e custodirò i  tuoi comandamenti.

135 Fa’ splendere il tuo volto sul

tuo servo e insegnami le tue giustificazioni.

136 Rivi di acque hanno fatto scendere

i miei occhi perché non hanno

custodito la tua legge.

129 Mirabili sono le tue testimonianze; perciò l'anima mia le ha scrutate. Chi potrebbe enumerare anche per sommi capi le testimonianze di Dio? Il cielo e la terra, le creature visibili e invisibili di Dio testimoniano, per così dire, della bontà e grandezza di lui. Altrettanto il succedersi periodico degli eventi naturali, sebbene frequenti al punto da esser divenuti abituali; e così il tempo che passa strappando via ogni cosa, qualunque essa sia. Pur trattandosi di realtà temporali e caduche, di cose che per esservici assuefatti noi non calcoliamo, tuttavia se chi le considera ha senso religioso, esse rendono testimonianza al Creatore. In effetti, tra le varie creature che esistono al mondo, ce n'è forse qualcuna che non sia mirabile, se la si misuri non con la logica dell'abitudine ma con quella di una [illuminata] razionalità?

130 La manifestazione delle tue parole illumina e dà intelligenza ai piccoli. Che vuol dire " piccolo " se non umile e debole? Non insuperbirti dunque; non presumere della tua virtù (che poi non esiste), e comprenderai perché Dio, che è buono, abbia dato una legge buona ma incapace di portare alla vita. Te l'ha data per renderti piccolo, da grande che ti credevi, per farti toccare con mano che tu di tuo non avevi le forze per osservare la legge. In tal modo, sprovvisto e spoglio di risorse personali saresti ricorso alla grazia e avresti gridato: Signore, abbi pietà di me perché sono debole .

131 Aprii la mia bocca e presi fiato, perché dei tuoi precetti avevo brama. Cosa desiderava se non osservare i comandamenti di Dio? Ma, essendo debole, non aveva mezzi per compiere cose ardue; essendo piccolo, non bastava a cose grandi. Aprì allora la bocca, confessando la propria incapacità, e si attirò la forza per riuscire. Aprì la bocca chiedendo, cercando e picchiando , e nella sua sete si abbeverò di quello Spirito buono che lo mise in condizione d'osservare il comando divino, santo giusto e buono , che da solo non aveva potuto osservare. Tanto più si diventa figli buoni [di Dio] quanto maggiore è l'abbondanza di Spirito buono che il Padre ci dona. E chiede ancora. Ha aperto, è vero, la bocca e ha attirato in sé lo Spirito, ma seguita a picchiare e a cercare. Ha bevuto, ma quanto maggiore è stata la soavità che ha assaporato tanto più ardente ne è divenuta la sete. Ascolta le parole dell'assetato. Dice: 

132 Guardami e abbi pietà di me, conforme al giudizio per quei che amano il tuo nome, cioè secondo il giudizio che hai usato con coloro che amano il tuo nome: poiché prima che potessero amarti tu li avevi amati. Così dice infatti l'apostolo Giovanni. Noi amiamo Dio, dice, ma, come se qualcuno gli chiedesse la causa per cui siamo stati in grado di amarlo, soggiunge: Poiché lui ci ha amati per primo . Osserva cosa dice in maniera quanto mai esplicita anche costui:

133 I miei passi guida secondo il tuo dire, e non mi domini ingiustizia alcuna. Cosa dunque chiede se non di potere, con l'aiuto di Dio, amare Dio? Amando Dio, amerà anche se stesso e sarà in grado d'amare salutarmente il prossimo come se stesso: precetti nei quali si compendiano tutta la Legge e i Profeti . Insomma, cosa chiede nella sua preghiera se non che Dio con il suo aiuto gli faccia adempiere quei precetti che gli impone come legislatore? Ma che senso hanno le parole:

134 Liberami dalle calunnie degli uomini, e io osserverò i tuoi comandamenti?

Se mi tratterai così, se cioè, dandomi la pazienza, mi redimerai dalle loro calunnie e non mi farai tremare dinanzi alle falsità che calunniosamente mi rovesciano addosso, allora certamente, nonostante le loro calunnie, io rimarrò fedele ai tuoi comandamenti.

135 Fa' risplendere la tua faccia sul tuo servo; cioè: Manifesta la tua presenza soccorrendomi e aiutandomi. insegnami le vie della tua giustizia. Insegnamele affinché le metta in pratica, come più chiaramente si legge nell'altro testo: Insegnami a fare la tua volontà . Se infatti uno ascolta i comandamenti ma non li mette in pratica, non si può dire che li abbia imparati, anche se tiene a mente ciò che ha ascoltato.

136 I miei occhi sono discesi in scaturigini di acque, poiché loro stessi, i miei occhi, non hanno rispettato la tua legge.i Ma perché, dopo che si è trasgredita la legge, si ha da piangere così, se non perché questo vale ad impetrare la grazia?

Sade

137 Giusto sei tu, Signore, e retto è il tuo giudizio.

138 Tu hai prescritto le tue testimonianze come giustizia

e tua verità perfetta.

139 Mi ha consumato il mio zelo

perché hanno dimenticato le tue parole i miei nemici.

140 Tutta infuocata è la tua parola

e il tuo servo l’ha amata.

141 Giovane sono e disprezzato,

non ho dimenticato le tue giustificazioni.

142 La tua giustizia è giustizia in

eterno e la tua legge è verità.

143 Tribolazione e angoscia mi

hanno colto. I tuoi comandamenti

sono la mia meditazione.

144 Giustizia sono le tue

testimonianze in eterno, dammi intelletto e vivrò.

Il cantore di questo salmo aveva detto antecedentemente: I miei occhi sono discesi in scaturigini di acque, perché non hanno rispettato la tua legge, parole che attestano come egli abbia pianto copiosamente la sua trasgressione. Volendo ora indicare la ragione per cui abbia dovuto piangere tanto e dolersi così profondamente del suo peccato, dice:

137 Giusto tu sei, o Signore, e retto è il tuo giudizio; 138 hai ingiunto le tue testimonianze, che sono giustizia; hai prescritto severamente la tua verità. In effetti, chiunque pecca deve temere la giustizia di Dio e così pure il suo giusto giudizio e la sua verità. Infatti è per tale giustizia che vengono condannati tutti coloro che sono condannati, né c'è alcuno che con fondatezza possa lagnarsi della giustizia di Dio che gli ha inflitto la condanna.

139 Il mio zelo mi ha consumato Questo passo è - come sappiamo - citato anche nel Vangelo . Riguardo alla parola: Mi ha consumato, essa è simile all'altra che si legge anche nel salmo or ora citato: Mi ha divorato. Quel che poi leggono parecchi codici, e cioè: Il mio zelo, non crea alcun problema. Cosa c'è infatti di sorprendente ad essere consumati dal proprio zelo? Questo zelo è ispirato da Dio nell'anima dei suoi fedeli ad opera dello Spirito Santo; è infatti uno zelo frutto di amore, non di livore. Passa poi a considerare la fiamma di amore che gli arde in petto per la parola di Dio, e conclude: 

140 Purificato a intenso fuoco è il tuo parlare, e il tuo servo lo ama. È ovvio che fosse zelante per i nemici se vedeva in essi un cuore impenitente per cui avevano dimenticato le parole di Dio. Ardeva elevarli a quei beni che egli amava con estremo ardore.

141 Io sono assai giovane e disprezzato, ma le vie della tua giustizia non ho dimenticato. Non ho fatto come i miei nemici che hanno dimenticato le tue parole. Sembrerebbe quasi che sia più giovane di età questo tale che non ha dimenticato le vie della giustizia di Dio e che si duole perché le hanno dimenticate i suoi nemici più avanzati negli anni. Cosa infatti significano le parole: Io che sono più giovane non me ne sono dimenticato, se non: " Gli altri invece, che sono più adulti, se ne sono dimenticati "?

Bisogna intendere nel nostro testo due popoli: quei due cioè che si dibattevano in grembo a Rebecca , quando non in vista delle opere ma per volere di chi li chiamava le fu detto che il maggiore sarà servo del minore . Ora, questo figlio minore dice di essere disprezzato, ma è proprio per questo che diviene più grande: poiché Dio ha scelto le cose ignobili e spregevoli del mondo, e le cose inesistenti come se esistessero, per annullare le cose esistenti .

142 La tua giustizia è giustizia in eterno, e la tua legge è verità. Come infatti non sarebbe stata verità quella legge che fa conoscere il peccato  e che rende testimonianza alla giustizia di Dio? Così infatti si esprime l'Apostolo: Si è manifestata la giustizia di Dio, attestata dalla Legge stessa e dai Profeti .Per amore di questa [legge] il figlio minore ebbe a subire persecuzioni da parte del maggiore, e al riguardo eccolo uscire nelle parole:

143 Tribolazione e angustia m'hanno incolto: i tuoi precetti sono la mia meditazione. Si accaniscano pure contro di me e mi perseguitino; basta che io non abbandoni i comandamenti di Dio e che, in conformità con tali precetti, sappia amare anche i miei persecutori.

144 Giustizia [sono] le tue testimonianze in eterno: dammi intelletto e vivrò. Il nostro giovinetto chiede l'intelligenza, senza la quale non potrebbe comprendere più degli anziani. E la chiede quando si trova nella tribolazione e nell'angustia, al fine di comprendere quanto sia insignificante ciò che possono strappargli i nemici che lo perseguitano e, a quanto egli dice, lo disprezzano. In ordine a ciò dice: E io vivrò. E cioè: anche se la tribolazione e l'angustia arrivassero a quell'estremo che la vita presente fosse stroncata per mano di nemici persecutori, continuerebbe a vivere in eterno colui che alle cose terrene antepone la giustizia, la quale è stabile per tutta l'eternità.

Cof

145 Ho gridato con tutto il cuore:

Esaudiscimi, Signore!

Ricercherò le tue giustificazioni;

146 ho gridato a te: Salvami !

E custodirò i tuoi comandamenti.

147 Nella notte fonda ho

prevenuto e ho gridato, ho tanto

sperato nelle tue parole.

148 I miei occhi hanno prevenuto

l’alba per meditare le tue parole.

149 Ascolta, Signore, la mia voce

secondo la tua misericordia,

secondo il tuo giudizio fammi vivere.

150 Si sono avvicinati quelli

che mi perseguitano iniquamente

mentre  dalla tua legge si sono allontanati.

151 Vicino sei tu,

Signore, e tutte le tue vie sono verità.

152 Fin dall’inizio ho

conosciuto dalle tue testimonianze

che in eterno le hai fondate .

Quando preghiamo, possiamo gridare a Dio o con la voce esterna (se così esige il dovere) o anche rimanere in silenzio; comunque, in ogni preghiera deve esserci il grido del cuore. Ora questo grido del cuore consiste, manifesta il profondo desiderio e l'ardore che sorreggono l'orante a non disperare del risultato. E si grida con tutto il cuore quando nel pensiero non si ha altro [che la preghiera].

145 Io ho gridato con tutto il mio cuore: ascoltami, o Signore. Per dirci poi quale vantaggio abbia conseguito con il suo gridare, soggiunge: Le vie della tua giustizia ricercherò. Ecco perché ha gridato con tutto il suo cuore; ecco cosa ha desiderato gli fosse concesso dal Signore, qualora avesse ascoltato la sua preghiera: poter ricercare sempre le vie della sua giustizia.

146 Ho gridato: salvami! O, come leggono alcuni codici greci e latini: Ti ho gridato salvami! Che significa: Ti ho gridato, se non: " Ti ho invocato gridando? ". Ma dopo aver esclamato: Salvami, cosa aggiunge? E custodirò le tue testimonianze. Cioè non ti rinnegherò a causa della mia fragilità.  Le parole successive contengono dell'oscurità e devono essere spiegate un po' più diffusamente.

147 A notte fonda ho anticipato e gridato Il testo greco in se stesso dice: Durante la notte fonda, espressione che equivale a: In ora inopportuna, cioè quando le ore della notte non sono propizie [all'azione].

147 Durante la notte fonda ho anticipato e gridato: ho sperato nelle tue parole. Se riferiamo queste parole ai singoli fedeli e le prendiamo in senso proprio, capita spesso che durante tali ore notturne vigili l'amore per il Signore e, dietro la forte spinta che esercita il gusto della preghiera, non si aspetti ma si anticipi il tempo di pregare, che suol essere dopo il canto del gallo. Se poi per " notte " intendiamo tutta la durata del tempo presente, è certamente notte profonda tutte le volte che gridiamo a Dio prevenendo il tempo adatto, che è quello in cui egli ci accorderà quanto ci ha promesso, come altrove si legge: Preveniamo la sua faccia con la confessione . Questo appunto dicono le parole successive:

148 Prevengono i miei occhi il crepuscolo, per meditare i tuoi detti. Ammettiamo che sia stato mattino il periodo in cui spuntò una luce a coloro che giacevano nell'ombra di morte . Ebbene, non prevennero forse quest'ora mattutina gli occhi della Chiesa nella persona di quei santi che vissero antecedentemente sulla terra? Essi previdero l'avverarsi di questi fatti, meditando le parole di Dio che allora venivano dette e che nella Legge e nei Profeti annunziavano queste altre realtà future.

149 La mia voce ascolta, o Signore, secondo la tua misericordia, e secondo il tuo giudizio rimettimi in vita. Prima, infatti Dio nella sua misericordia rimette al peccatore la pena, poi, una volta che l'ha reso giusto, nella sua giustizia gli accorda la vita.

150 Si sono avvicinati i miei persecutori all'iniquità, o, come leggono alcuni codici, iniquamente. I persecutori si avvicinano quando giungono a tormentare e a uccidere il corpo. Si avvicinarono dunque i persecutori, quando sottoposero a tormenti il corpo di coloro che perseguitavano. Ma nota cosa segue: Dalla tua legge si sono allontanati. Quanto più s'avvicinavano ai giusti volendoli colpire, tanto più si allontanavano dalla giustizia.

151 Vicino sei tu, o Signore, e tutte le tue vie [sono] verità. Rientra nel costume dei santi e della loro confessione riconoscere la verità di Dio anche nei loro tormenti, in quanto cioè non li soffrono senza esserseli meritati.

152 [Fin] dall'inizio ho saputo, circa le tue testimonianze, che in eterno le avevi fondate. Quali sono queste testimonianze, se non quelle in cui Dio ha attestato di voler dare ai suoi figli un regno eterno? Ora questo [regno] egli ha testificato di volercelo dare nel suo Unigenito, del quale fu detto: Il suo regno non avrà fine . Dice dunque che tali testimonianze sono fondate per l'eternità in quanto è eterno ciò che per esse Dio ha promesso.

Res

153 Guarda la mia umiliazione e

scampami  perché non ho

dimenticato la tua legge.

154 Fa’ il mio giudizio

e riscattami, per la tua parola fammi vivere.

155 Lontana dai peccatori è la

salvezza, perché non hanno

Ricercato le tue giustificazioni.

156 Le tue misericordie sono molte

Signore, secondo il tuoi giudizi fammi vivere.

157 Molti sono i miei persecutori e i

miei oppressori, dalle tue

testimonianze non ho deviato.

158 Ho visto i prevaricatori e mi

struggevo perché non hanno

custodito le tue parole.

159 Vedi che ho amato i tuoi

comandamenti, Signore; nella tua

misericordia fammi vivere.

160 Principio delle tue parole la

verità e in eterno tutti i giudizi

della tua giustizia.

Nessuno che appartenga al corpo di Cristo può considerare a sé estranea la voce con cui si apre il brano del salmo che ora ci accingiamo ad esporre. In realtà, chi parla così è l'intero corpo di Cristo, situato nelle bassure della condizione mortale. Dice infatti:

153 Guarda alla mia miseria e liberami, perché la tua legge non ho dimenticato. Ad essere esatti, in queste parole non possiamo intendere altra legge divina se non quella per cui fu stabilito che chiunque si esalta sia umiliato e chiunque si umilia sia esaltato . Pertanto il superbo viene avviluppato nel male perché ne risulti umiliato, l'umile viene sottratto al male sicché ne è esaltato.

154 Giudica la mia causa e riscattami. È, in certo qual modo, la ripetizione dell'idea precedente. Quel che là suonava: Guarda alla mia miseria, qui è lo stesso che: Giudica la mia causa; e quel che prima diceva: Liberami, qui lo si ripete con: E riscattami. Al rimanente della prima frase: Perché la tua legge non ho dimenticato, corrisponde nella successiva: A motivo del tuo detto rimettimi in vita. Questo detto è infatti la legge di Dio, che il salmista non ha dimenticato perché nella umiliazione voleva essere esaltato, e in tale glorificazione rientra quel che egli chiede, cioè essere vivificato, poiché la gloria dei santi è la vita eterna.

155 Lungi dai malvagi è la salvezza, perché le vie della tua giustizia non hanno cercato. Queste parole sono  del corpo di Cristo, di cui noi siamo le membra.

156 Le tue misericordie sono molte, o Signore. In realtà anche il poter ricercare le vie della tua giustizia rientra nell'ambito della tua multiforme misericordia. Secondo il tuo giudizio rimettimi in vita. So infatti che nemmeno il tuo giudizio m'incoglierà senza che l'accompagni la tua misericordia.

157 Molti sono coloro che mi perseguitano e mi affliggono, ma dalle tue testimonianze non ho deviato. Sono cose avvenute. Le sappiamo, le commemoriamo, le tocchiamo con mano. La terra intera fu imporporata del sangue dei martiri.

158 Ho visto gli insensati e me ne struggevo, o, come recano altri codici: Ho visto coloro che non osservavano il patto. Ora a tale patto non sono stati fedeli coloro che, non resistendo al furore della persecuzione, hanno rinnegato le testimonianze di Dio e se ne sono allontanati. Il salmista li vedeva e se ne struggeva, poiché li amava. Aveva, cioè, lo zelo buono: quello zelo che viene dall'amore, non dall'astio. In che senso poi avessero mancato al patto, lo precisa in quel che aggiunge: Difatti i tuoi detti non hanno custodito.

159 Vedi che i tuoi comandamenti io ho amato. Descrive la radice da cui provengono i frutti di ogni martirio, poiché, se io dessi alle fiamme il mio corpo, ma non avessi la carità, non mi gioverebbe a nulla. Ora è questa carità che inculcano le parole del salmo: Vedi che i tuoi comandamenti io ho amato. In seguito ne richiede il premio: O Signore, nella tua misericordia rimettimi in vita. I nemici uccidono, tu dammi la vita.

160 Principio delle tue parole è la verità e in eterno sono tutti i giudizi della tua giustizia. E vuol dire: Le tue parole procedono da verità e quindi sono veraci ne' ingannano alcuno. Tali appunto quelle parole che predicono la vita al giusto e la pena all'empio. Ed esse sono gli eterni giudizi della giustizia divina.

Sen

161 I principi mi hanno perseguitato

senza ragione e il mio cuore ha temuto le tue parole.

162 Io esulterò per le tue parole

come chi ha trovato grande preda.

163 Ho odiato e aborrito l’ingiustizia

ma ho amato la tua legge.

164 Sette volte al giorno ti ho

lodato per i giudizi della tua giustizia.

165 Grande pace per quanti amano

la tua legge, e non c’è per loro inciampo.

166 Aspettavo la tua salvezza, Signore, e ho

amato i tuoi comandamenti.

167 Ha custodito la mia anima

le tue testimonianza e le ho amate con ardore.

168 Ho custodito i tuoi comandamenti e le tue

testimonianze perché tutte le mie vie sono davanti a te.

Sappiamo quali persecuzioni abbia subito da parte dei re della terra il corpo di Cristo, cioè la santa Chiesa. Riconosciamo quindi la sua voce nelle parole che qui dice:

161 I principi mi hanno perseguitato senza ragione, ma delle tue parole ha avuto paura il mio cuore.

Di fronte a queste tue parole il mio cuore ha temuto, e così non ho badato all'uomo che mi perseguitava e ho vinto il diavolo che voleva sedurmi. Successivamente prosegue:

162 Gioirò a motivo dei tuoi detti, come chi abbia trovalo una gran preda. .Il salmista ha avuto un certo timore per la parola di Dio; non per questo però noi dobbiamo pensare che in lui si sia insinuato dell'odio per la stessa parola. Egli infatti ha già detto: Ho esultato a motivo dei tuoi detti, parole che non avrebbe pronunciato se avesse provato dell'odio; inoltre, continuando, ecco cosa dice:

163 L'iniquità ho avuto in odio e ho aborrito, ma la tua legge ho avuto cara. Insomma, il timore derivato in lui dalle parole divine non produsse dell'odio per le stesse parole ma ne conservò intatto l'amore. Identica cosa sono infatti la legge di Dio, le sue parole e la sua rivelazione. Impossibile, dunque, che a causa del timore venga a distruggersi l'amore, quando quel timore è un timore casto.

164 Sette volte al giorno ti ho lodato per i giudizi della tua giustizia. Le parole: Sette volte al giorno, significano " sempre ". Infatti il numero sette sta di solito ad indicare la totalità.

165 Molta pace per quelli che amano la tua legge e non v'è scandalo per essi. Che dire? È la legge che non diviene scandalo per chi la ama; ovvero, per chi ama la legge, non c'è nessuna occasione di scandalo? L'una e l'altra interpretazione va bene. Difatti chi ama la legge di Dio venera anche ciò che in essa non comprende; e se qualcosa gli suona come assurdo, pensa essere lui stesso a non comprenderlo; quanto invece alla legge in se stessa pensa esservi nascosti grandi [misteri]. In tal modo la legge di Dio non gli crea scandalo.

166 Io speravo nella tua salvezza, o Signore, e ho amato i tuoi precetti. Che giovamento avrebbe recato agli antichi giusti l'aver amato i comandamenti di Dio, se non li avesse liberati Cristo, che è la salvezza di Dio? Fu anzi per un dono dello Spirito di Cristo che essi poterono amare i comandamenti di Dio.

167 La mia anima ha custodito le tue testimonianze e io le ho amate intensamente, o, come recano alcuni codici, le amò, con sottinteso l'anima mia. Le testimonianze di Dio vengono custodite quando non le si rinnega. Ma siccome lo stesso lasciarsi bruciare dalle fiamme per le testimonianze di Dio non varrebbe a nulla se mancasse la carità , per questo soggiunge: E le ho amate intensamente. Prima aveva detto: Ho amato i tuoi comandamenti; poi nel verso seguente: Ho custodito amato le tue testimonianze. Procedendo ancora, dice: Ho custodito i tuoi comandamenti le tue testimonianze.

168 Ho custodito i tuoi comandamenti e le tue testimonianze. E come se fossimo andati a chiedergli il perché della riuscita, prosegue: Poiché tutte le mie vie sono davanti a te, o Signore.

Thav

169 Si accosti la mia supplica

al tuo cospetto, Signore,

secondo la tua  parola dammi intelletto.

170 Entri al tuo cospetto la mia

supplica, secondo la tua parola liberami.

171 Faranno risuonare

le mie labbra un inno, quando mi

avrai insegnato le tue giustificazioni.

172 Proclamerà la mia lingua

la tua parola, perché tutti i tuoi

comandamenti sono giustizia.

173 Venga la tua mano a

salvarmi perché  ho scelto i tuoi comandamenti.

174 Ho bramato la tua salvezza,

Signore, e la tua legge è la mia meditazione.

175 Vivrà l’anima mia e

ti loderà e i tuoi giudizi mi aiuteranno.

176  Ho errato come una pecora

perduta , cerca il tuo servo

perché non ho dimenticato i tuoi comandamenti.

169 Si avvicini la mia preghiera al tuo cospetto, o Signore. Cioè: La preghiera che pronuncio sotto il tuo sguardo si avvicini a te. Infatti il Signore è vicino a coloro che hanno il cuore contrito .  Dicendo infatti: Secondo il tuo dire, è come se dicesse: " Secondo la tua promessa ".

170 Penetri la mia supplica al tuo cospetto, o Signore; secondo il tuo dire liberami. Ripete su per giù la richiesta di prima. Difatti alle parole precedenti: Si avvicini la mia preghiera al tuo cospetto, o Signore, sono simili quelle che aggiunge successivamente: Penetri la mia supplica al tuo cospetto, o Signore; e alla prima richiesta: Secondo il tuo dire dammi intelletto, corrisponde l'altra: Secondo il tuo dire liberami.

171 Proromperanno le mie labbra in inni, se tu m'insegnerai le vie della tua giustizia. Chi si gloria non si glori  di se stesso ma nel Signore , e prorompa in inni [di lode].Egli ha ormai appreso da Dio e lodato il suo Maestro. Ora vuole insegnare. Dice:

172 Celebrerà la mia lingua i tuoi detti, perché tutti i tuoi precetti sono giustizia. Affermando il proposito di diffondere le parole di Dio, diventa ministro della Parola. Difatti, sebbene a insegnare interiormente pensi Dio, tuttavia la fede nasce dall'ascolto. E come ascolteranno se non c'è chi predica ? In effetti, non si pensi che, per essere Dio colui che dà la crescita, per questo non occorra né piantare né irrigare . Divenuto banditore della parola di Dio, egli è consapevole dei pericoli che dovrà incontrare da parte degli oppositori e persecutori. Per questo soggiunge:

173 Intervenga la tua mano a salvarmi, perché ho scelto i tuoi comandamenti. Per vincere il timore e far sì che non solo il mio cuore custodisse la tua parola, ma anche la mia lingua la pronunziasse con franchezza, per questo io scelsi i tuoi comandamenti e con l'amore repressi il timore. Intervenga dunque la tua mano a salvarmi dalle mani degli avversari.

175 la mia anima, nonostante questo, vivrà e ti loderà, e i tuoi giudizi mi aiuteranno. Si tratta ovviamente di quei giudizi che già prima era tempo cominciassero dalla casa del Signore . Ma essi - dice - mi aiuteranno. Giunto ormai alla fine, ci si scopre completamente e ci manifesta chi sia stata la persona che ha parlato per tutto il salmo. Dice:

176 Io ho errato come pecorella smarrita; ricerca il tuo servo, perché i tuoi precetti non ho dimenticato.. Occorrerà sempre ricercare la pecora perduta e riportarla in vita: dico di quella pecora per la quale il pastore lasciò sui monti le altre novantanove e per rintracciarla fu piagato dalle spine della siepe giudaica . Quindi, anche se la si sta ricercando, si continui a ricercarla; anche se parzialmente ritrovata, la si ricerchi ancora. È vero, infatti, che è stata ritrovata per quel tanto che ai salmista consente di dire: I tuoi precetti non ho dimenticato; tuttavia la si ricerca ancora ad opera di coloro che, sceltisi i comandamenti di Dio, li accolgono e li amano. E viene ritrovata in mezzo a tutte le genti per i meriti del sangue versato dal suo Pastore che continua ad essere sparso ovunque. Per quanto potevo, ho esaminato ed esposto con l'aiuto del Signore questo lungo salmo. È un'impresa che hanno già compiuto (e con maggior successo) altri più sapienti e dotti di me, mentre altri la tenteranno in seguito. Non per questo però noi potevamo sottrarci a questo servizio, tanto più che me lo chiedevano con insistenza i fratelli verso i quali io ho il debito di tali prestazioni.

 

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