Vangelo di Giovanni cap12

Commento al Vangelo di Giovanni
 

Cap. 12

 

 

Allora Gesù, sei giorni prima della pasqua, venne a Betania, dove c’era Lazzaro, che Gesù aveva risuscitato dai morti.

2 Fecero dunque là un banchetto a lui e Marta serviva, ora Lazzaro era uno di coloro che giacevano a mensa con lui.

3 Allora Maria avendo preso una libbra di unguento di nardo genuino prezioso, unse i piedi di Gesù e asciugò con i suoi capelli i piedi di lui; la casa si riempì del profumo dell’unguento.

4 Dice allora Giuda l’Iscariota uno dei suoi discepoli, quello che stava per consegnarlo:

5 Perché questo unguento non si è venduto per trecento denari e non si è dato il ricavato ai poveri?

6 Ma disse questa cosa non perché a lui importava dei poveri, ma perché era ladro e avendo la cassa portava le cose messe.

7 Disse allora Gesù: Lascia essa, perché  abbia conservato esso per il giorno della mia sepoltura:

8 i poveri infatti sempre avete con voi, me invece non sempre avete.

9 Seppe allora la folla grande dei Giudei che là era Gesù e vennero non a motivo di Gesù soltanto, ma anche per vedere Lazzaro che aveva risuscitato dai morti.

10 Deliberarono allora i sommi sacerdoti di uccidere anche Lazzaro,

11 perché molti dei Giudei a causa sua se ne andavano e credevano in Gesù.

12 L’indomani la grande folla venuta alla festa avendo udito che veniva Gesù  a Gerusalemme ,

13 prese i rami delle palme e uscirono per incontrarlo e gridavano: Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore, e il re di Israele.

14 Avendo trovato Gesù un asinello sedette su di esso, com’è scritto:

15 Non avere paura, figlia di Sion: ecco il tuo re viene seduto su un puledro d’asino.

16 Queste cose non compresero i suoi discepoli in un primo momento, ma quando fu glorificato Gesù allora si ricordarono che queste cose erano scritte su lui e queste cose fecero a lui.

17 Testimoniava dunque la folla quella che era con lui quando chiamò Lazzaro dalla tomba e lo risuscitò dai morti. 18 Anche per questo la folla gli andò incontro perché avevano udito che lui aveva fatto questo segno.

19 Dunque i farisei dissero  a se stessi: Vedete che non concludete nulla: ecco il mondo è andato dietro di lui.

20 Ora c’erano alcuni Greci fra coloro che erano saliti per adorare alla festa.

21 Questi dunque si avvicinarono a Filippo, di Betsaida di Galilea e domandarono a lui dicendo: Signore, vogliamo vedere Gesù.

22 Viene Filippo e lo dice ad Andrea , viene Andrea e Filippo e lo dicono a Gesù.

23 Ma Gesù risponde a loro dicendo: E’ venuta l’ora che sia glorificato il figlio dell’uomo.

24 Amen amen vi dico, se il chicco di grano essendo caduto in terra non muore, esso rimane solo; ma se muore, porta molto frutto.

25 Chi ama la sua anima la perde, e chi odia la sua anima in questo mondo la custodirà per la vita eterna.

26 Se qualcuno mi serve, mi segua, e dove sono io là sarà anche il servo mio; se qualcuno mi serve il Padre onorerà lui.

27 Ora la mia anima è turbata e cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma per questo sono giunto a quest’ora.

28 Padre glorifica il tuo nome. Venne allora una voce dal cielo:  L’ho glorificato e di nuovo lo glorificherò!

29 Allora la folla che era presente e che aveva udito diceva che era stato un tuono, altri dicevano: Un angelo gli ha parlato.

30 Rispose Gesù e disse: Non per me per me è avvenuta questa voce, ma per voi.

31 Ora è il giudizio di questo mondo, ora il principe di questo mondo sarà espulso fuori;

32 e io quando sarò elevato da terra, tutti trarrò a me.

33 Questo poi diceva indicando con quale morte stava per morire.

34 Rispose allora a lui la folla: Noi abbiamo udito dalla legge che il Cristo rimane in eterno, e come dici tu che bisogna sia innalzato il figlio dell’uomo? Chi è questo figlio dell’uomo?

35 Disse allora Gesù a loro: Ancora poco tempo la luce è fra voi. Camminate mentre avete la luce affinché non vi colga la tenebra; e chi cammina nella tenebra non sa dove va .

36 Mentre avete la luce credete nella luce, affinché diventiate figli della luce. Queste cose disse Gesù, ed essendo andato si nascose da loro.

37 Sebbene tali suoi segni avesse fatto davanti a loro non credevano in lui,

38 affinchè si compisse la parola del profeta Isaia che disse: Signore, chi credette alla cosa udita di noi? E il braccio del Signore a chi è stato rivelato?

39 Per questo non potevano credere, poiché ancora Isaia disse:

40 Ha accecato i loro occhi ed indurì il loro cuore, affinché non vedano con gli occhi e non comprendano col cuore e si convertano e risani loro.

41 Queste cose disse Isaia perché vide la sua gloria e parlò di lui.

42 Tuttavia non di meno anche fra i capi molti credettero in lui, ma a motivo dei farisei non lo confessavano per non essere espulsi dalla sinagoga:

43 amarono infatti la gloria degli uomini più della gloria di Dio.

44 Gesù allora gridò e disse: Chi crede in me non crede in me, ma in colui che ha inviato me,

45 e chi vede me vede colui che ha inviato me.

46 Io, luce, sono venuto nel mondo, affinché ogni credente in me non rimanga nella tenebra.

47 E se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo giudico: infatti non venni per giudicare il mondo, ma per salvare il mondo.

48 Colui che mi respinge e non accoglie le mie parole ha chi lo giudica: la parola che ho detto quella lo giudica nell’ultimo giorno.

49 Poiché io da me stesso non ho parlato, ma il Padre, che mi ha inviato egli mi ha dato comando cosa dica e cosa parli.

50 E so che il suo comando è vita eterna. Dunque le cose che io dico, come mi ha detto il Padre, così parlo.

 

 

Allora Gesù, sei giorni prima della pasqua, venne a Betania, dove c’era Lazzaro, che Gesù aveva risuscitato dai morti. 2 Fecero dunque là un banchetto a lui, e Marta serviva, ora Lazzaro era uno di coloro che giacevano a mensa con lui.

Manca poco all’epilogo finale e Gesù gode gli ultimi giorni di intimità con coloro che lo amano, nella casa di Marta e Maria.

Quando arriva l’amico del cuore, bisogna far festa e riunire tutta la chiesa.

Marta, come al solito, si dà molto da fare per il servizio. Non sempre illuminata riguardo all’ascolto ed al comprendere è una delle persone più care a Gesù per la sua generosità: spende tutte le proprie energie fisiche per Dio e per gli altri.

Non manca neppure Lazzaro: questa volta in una veste diversa, non di morte, ma di  gioia e di allegrezza.

Se prima giaceva in una tomba, ora giace alla mensa del Signore, insieme con l’assemblea dei santi.

L’avevamo lasciato ancora legato e bendato, benché fatto vivo: ora la chiesa gli ha dato l’ultima “sistemata” e può sedere alla mensa preparata per il Signore.

3 Allora Maria avendo preso una libra di unguento di nardo genuino prezioso unse i piedi di Gesù e asciugò con i suoi capelli i piedi di lui; la casa si riempì del profumo dell’unguento.

Niente di più inopportuno che interrompere in questo modo una festa sul più bello, se non fosse per Gesù.

Si sta seduti alla mensa con Cristo per dar gloria al suo nome, per far festa ad un amico e ad un liberatore.

Qualcosa di insolito e di eccezionale può andare bene, se non altro per richiamare l’attenzione e i cuori verso una presenza diversa. Maria unge i piedi di Gesù con un unguento prezioso e li asciuga con i suoi capelli, senza risparmio alcuno di ciò che possiede.

Niente di più caro  per una donna dei propri capelli: sono il simbolo della grazia e della bellezza femminile.

Niente di più prezioso del profumo con il quale si fa gradita.

Tutto questo  ora è solo per Gesù: non c’è aspettativa di un altro amore, ma soltanto il desiderio che si consumi l’unico amore.

4 Dice allora Giuda l’Iscariota uno dei suoi discepoli, quello che stava per consegnarlo: 5 Perché questo unguento non si è venduto per trecento denari e non si è dato il ricavato ai poveri?

Non tutti nella chiesa gradiscono gli slanci di estrema generosità. C’è anche chi è legato ai propri calcoli e fa i conti.

Perché la strada del rinnegamento è sempre aperta ed il diavolo cerca di sedurre gli  eletti del Signore.

Qualcuno sta per cadere nella trappola e dà i primi segni del tradimento. Non subito nei confronti di Gesù, ma innanzitutto verso coloro che più lo amano.

Se è difficile contestare l’opera di Cristo, cominciamo con il mettere in discussione l’opera dei suoi prediletti.

Se non possiamo attaccarci alle opere malvagie, che non ci sono,  cerchiamo di intaccare il senso e la portata di una donazione totale ed esclusiva… da un punto di vista etico.

Perché tanto spreco per Gesù, quando ci sono i poveri che patiscono la fame?

Non è meglio operare in una maniera più illuminata e sensata? E’ questa la vera generosità o non è piuttosto la follia di una fede, che non ha più i piedi per terra ed ha perso ogni contatto col reale?

6 Ma disse questa cosa non perché a lui importava dei poveri, ma perché era ladro e avendo la cassa portava le cose messe.

L’evangelista Giovanni smonta subito un’intelligenza così prudente e sensata. Non manifesta un amore per Gesù ed ancora meno per il prossimo, ma semplicemente un attaccamento riprovevole al denaro.

L’espressione “era ladro” è molto forte e non è confortata da dichiarazioni di appropriazione indebita.

Non è ladro semplicemente chi sottrae e spende per sé, ma chi conserva e custodisce in maniera sbagliata ciò che alla chiesa è dato per tutti.

Giuda è l’economo prudente ed avveduto che non spende quanto riceve, ma lo tiene in custodia, per una vita più tranquilla e sicura, non solo per sé ma per tutto il gruppo.

Così la chiesa per tutelarsi contro l’incertezza del futuro, può arrivare ad ammassare beni e ricchezze, che dovrebbero essere subito spesi.

Non è lecito fare la vita dei ricchi, ma importa avere un gruzzolo al sicuro in banca. Giuda è figura di una chiesa che non vuol camminare leggera e spedita, ma sempre e ovunque porta con sé ciò che è stato dato per altri.

avendo la cassa portava le cose messe.

E così il cuore comincia ad appesantirsi e benché al riparo di mura possenti, dà segni di cedimento e di tradimento.

7 Disse allora Gesù: Lascia essa, perché  abbia conservato esso per il giorno della mia sepoltura: 8 i poveri infatti sempre avete con voi, me invece non sempre avete.

E’ subito richiamato chi pone intralci all’unico vero culto.

Tu Giuda hai conservato  per rinnegare il tuo Signore, lei ha conservato fino ad ora per rendere onore alla mia morte.

Tu hai costruito una difesa contro la mia croce,  lei l’ha abbracciata anzitempo, spendendo in vista di essa i risparmi di una vita.

Così l’uomo che non vuole sprechi per  Dio alla fine si ritrova ed è ritrovato lontano dal Signore, quando si delinea sempre più chiaramente una vita che passa attraverso la  morte.

8 i poveri infatti sempre avete con voi, me invece non sempre avete.

L’attenzione ai poveri non deve essere la preoccupazione prima: innanzitutto bisogna stare attenti a Cristo ed alle novità che vengono dal cielo.

Quando tutto si riduce all’amore al prossimo, si dimentica che nessuno ci è prossimo come Gesù.

La storia della nostra vita procede piatta  e monotona senza novità alcuna e, peggio ancora, senza lo sposo dell’anima nostra.

9 Seppe allora la folla grande dei Giudei che là era Gesù e vennero non a motivo di Gesù soltanto, ma anche per vedere Lazzaro che aveva risuscitato dai morti.

I miracoli fanno sempre una grande impressione e attirano le masse.

Si dovrebbe andare a Gesù soltanto a motivo di Lui; più spesso si va perché affascinati dal sensazionale.

10 Deliberarono allora i sommi sacerdoti di uccidere anche Lazzaro, 11 perché molti dei Giudei a causa sua se ne andavano e credevano in Gesù.

Un unico giudizio di condanna cade su Gesù e su coloro che da Lui sono risuscitati a vita nuova. Bisogna cancellare tutto ciò che è legato a Cristo ed al suo nome.

Non per amore della verità, ma per amor proprio, perché gli altri non se ne vadano da noi.

Nel rapporto con gli uomini non Dio è guida e luce, ma il nostro desiderio di possesso della vita altrui; ognuno è attaccato al proprio gruppo, al campanile di questa o quella chiesa.

Se qualcuno se ne va perché ha trovato di meglio e di più, subentra l’inimicizia e l’ostilità.

12 L’indomani la grande folla venuta alla festa avendo udito che veniva Gesù  a Gerusalemme, 13 prese i rami delle palme e uscirono per incontrarlo e gridavano: Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore, e il re di Israele.

Chi è venuto per festeggiare il Dio d’Israele nella ricorrenza della Pasqua trova ora il modo di anticipare la festa andando incontro al Figlio suo.

E’ un tripudio di massa che tutti coinvolge in maniera spontanea ed inconsapevole.

In certi momenti, Cristo trova largo consenso, fino a quando non si delinea la necessità della croce.

Invero Gesù può apparire anche un liberatore ed un salvatore da tutto ciò che angustia l’uomo.

Queste persone fanno il passo di uscire e di andare incontro, animati da una nuova speranza.

Gridano non per la gioia di ciò che è accaduto, ma nella speranza di ciò che deve accadere.

“Osanna”, cioè liberaci o Signore, in virtù di colui che  hai mandato nel tuo nome come re d’Israele.

Che Gesù sia re è fuori discussione, quale re è tutto da vedere.

14 Avendo trovato Gesù un asinello sedette su di esso, com’è scritto: 15 Non avere paura, figlia di Sion: ecco il tuo re viene seduto su un puledro d’asino.

Un re non è grande se non per la sua potenza e per la pace che porta al proprio popolo.

Spesso sono proprio i suoi sudditi che per primi devono temere. Per questo la Parola di Dio dà rassicurazioni, perché nessuno abbia paura del nuovo re d’Israele.

Viene seduto su un puledro d’asino, come è consuetudine in tempo di pace.

16 Queste cose non compresero i suoi discepoli in un primo momento, ma quando fu glorificato Gesù allora si ricordarono che queste cose erano scritte su lui e queste cose fecero a lui.

L’intelligenza della Scrittura è un dono che viene dal cielo. Raramente si comprende subito quanto è scritto, ma coloro che custodiscono la Parola e la riportano continuamente alla mente, prima o poi ne sono illuminati e confortati.

Giova tenerla in deposito nel proprio cuore e leggerla ogni giorno e conoscerla sempre di più.

Viene il tempo in cui dà il suo frutto, quando è rivisitata da Cristo risorto, nel vissuto del singolo.

ma quando… allora…

17 Testimoniava dunque la folla quella che era con lui quando chiamò Lazzaro dalla tomba e lo risuscitò dai morti.

Raramente chi è indiziato di reato ha tanti testimoni che attestano della bontà delle sue opere.

18 Anche per questo la folla gli andò incontro perché avevano udito che lui aveva fatto questo segno.

Oltre ai numerosi testimoni c’è anche il favore della folla. E quale inquirente o magistrato oserebbe mai procedere contro Gesù?

19 Dunque i farisei dissero  a se stessi: Vedete che non concludete nulla: ecco il mondo è andato dietro di lui.

Quelli che vogliono la morte di Gesù, sembra che in tale frangente se la facciano sotto ed abbiano perso tutta la loro baldanza.

Quale amore per la verità può esserci nei farisei?  Hanno lo sguardo fisso su quello che fa il mondo e sono da esso dominati. Grandi “osservatori” dei loro tempi, accorti politici, astuti diplomatici, tutto vedono: non vedono l’opera del Signore. Eppure tutti la sbandierano sotto il loro naso.

20 Ora c’erano alcuni Greci fra coloro che erano saliti per adorare alla festa. 21 Questi dunque si avvicinarono a Filippo, di Betsaida di Galilea e domandarono a lui dicendo: Signore, vogliamo vedere Gesù.

Se i farisei fanno brutta figura nel confronto con il popolo, ancor peggio con gli stranieri che sono a Gerusalemme. Come ignorare tanto clamore e tanto entusiasmo e non lasciarsi prendere dalla curiosità di vedere Gesù? Così anche questi Greci sono presi dal desiderio di conoscere da vicino un simile personaggio. Non hanno titolo per presentarsi di persona, in quanto stranieri; si rivolgono a Filippo che è di Betsaida di Galilea, per avere un aiuto.

22 Viene Filippo e lo dice ad Andrea , viene Andrea e Filippo e lo dicono a Gesù.

Trattandosi di Greci, Filippo si trova in imbarazzo e chiede consiglio ad Andrea. Andando in due, si fanno coraggio e lo dicono a Gesù.

23 Ma Gesù risponde a loro dicendo: E’ venuta l’ora che sia glorificato il figlio dell’uomo. 24 Amen amen vi dico, se il chicco di grano essendo caduto in terra non muore, esso rimane solo; ma se muore, porta molto frutto.

La risposta di Gesù non è delle più confortanti e il timore dei due si dimostra fondato. Non si va a Cristo per la fama di cui gode a questo mondo.

Niente di più vano e di più effimero della gloria che l’uomo riceve dall’uomo. Il Signore ha ben altro a cui pensare! C’è una realtà di morte che deve essere affrontata ed accettata, senza la quale non vi sarà vita nuova.

Culto del divo e smania di protagonismo non possono entrare nel mondo di Gesù. Certamente è venuta l’ora della glorificazione del figlio dell’uomo, ma non come voi ed altri vi aspettate.

Amen amen vi dico, se il chicco di grano essendo caduto in terra non muore, esso rimane solo; ma se muore, porta molto frutto.

Chi è questo chicco di grano caduto sulla terra se non  Cristo Gesù? Piccolo ed insignificante all’apparenza, possiede in sé una potenza di vita che può arricchire molti. Ma deve prima morire, altrimenti rimane solo e non può allargare il cerchio della sua vita.

25 Chi ama la sua anima la perde, e chi odia la sua anima in questo mondo la custodirà per la vita eterna.

Quello che Gesù dice per se stesso lo dice per ognuno di noi.

A nulla vale il sacrificio del Figlio  per noi, se non s’incontra con il nostro sacrificio per Lui.

Chi vuol salvare  la propria anima la manda in perdizione, chi la odia la propria anima per amore di Cristo la mette al sicuro per la vita eterna.

26 Se qualcuno mi serve, mi segua, e dove sono io là sarà anche il servo mio; se qualcuno mi serve il Padre onorerà lui.

Se qualcuno mi serve, mi segua sulla strada della croce e lo porterò nella mia eterna gloria.

Avrà tutti gli onori di casa e sarà tenuto in grande considerazione dal Padre.

Dovete fare una scelta fra la gloria del cielo e la gloria di questo mondo: insieme non possono stare.

27 Ora la mia anima è turbata e cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma per questo sono giunto a quest’ora.

Nel momento in cui si delinea chiaramente la necessità della morte, l’anima di Gesù è turbata: anche lui come ogni mortale è sconvolto all’idea.

Il passaggio fa paura e si è tentati di chiedere al Padre di rimandare. Eppure senza morte non c’è vita e senza il sacrificio del Figlio non c’è redenzione.

28 Padre glorifica il tuo nome. Venne allora una voce dal cielo:  L’ho glorificato e di nuovo lo glorificherò!

Quale nome del Padre deve essere glorificato se non quello che si fa conoscere nel Figlio?

Si dà gloria al Padre per la vita che ci ha già donato, ancor più si deve dar lode per la vita che ci donerà.

Nessuna nuova vita ci è donata da Dio Padre se non nel nome del Figlio. Vi è una gloria eterna del Figlio e vi è una gloria che cade nel tempo della sua morte e resurrezione.

Non c’è fede nell’una che non sia anche fede nell’altra. E questo per esplicita dichiarazione del Padre.

Non possiamo fermarci all’esaltazione di un amore divino ormai passato, dobbiamo cogliere la sua novità quale si manifesta con il Cristo.

Chi dà gloria al Dio d’Israele, ancor di più deve dar gloria a Colui che Egli ha mandato, non semplicemente per confermare un amore, ma per dare fondo a tutto l’ amore che c’è in cielo.

29 Allora la folla che era presente e che aveva udito diceva che era stato un tuono, altri dicevano: Un angelo gli ha parlato.

Che la voce sia stata udita da tutti è chiaro: che sia stato compreso quanto detto, non sembra. Non può esserci intelligenza piena della parola del Padre se non in virtù del Figlio.

E’ lui il mediatore tra il cielo e la terra: senza la sua grazia e la sua luce, la voce di Dio, che pure è data a tutti, è un mistero incomprensibile.

30 Rispose Gesù e disse: Non per me per me è avvenuta questa voce, ma per voi.

Che ci sia intesa tra il Padre ed il Figlio, in cielo è fuori discussione; non così in terra.

Per questo dice Gesù “non per me è avvenuta questa voce, ma per voi”; perché sappiate che il Padre ed il Figlio sono una sola cosa. Non i ragionamenti dell’uomo, frutto di un pensiero cresciuto e maturo, ma la voce stessa della coscienza, quale è data a tutti, sono la  conferma nei cuori che Cristo è gloria del Padre.

Nessuno crede in Cristo perché ha delle ragioni; ma semplicemente perché ascolta la voce di Dio, quale si fa presente nei cuori. Allorché odi la voce del Padre che ti chiama al Figlio suo, non indurire il tuo cuore e non mettere in discussione… confondendo le cose.

31 Ora è il giudizio di questo mondo, ora il principe di questo mondo sarà espulso fuori; 32 e io quando sarò elevato da terra, tutti trarrò a me.

Il giudizio su questo mondo, da tempo preannunciato, volge all’epilogo finale.

Che il mondo sia tutto in mano al Maligno, non è una novità dell’ultima ora: novità è l’intervento definitivo di Dio, in virtù del quale il Maligno, non solo è riprovato, ma è anche  espulso dai  cuori.

E non è ancora tutto: questa vittoria del Figlio sul Diavolo porta con sé un dono di grazia per tutti gli uomini. Saranno attirati al Figlio in maniera spontanea ed immediata, come calamitati.

Se ti chiedi perché, ti è data una sola risposta: Perché il Figlio di Dio è stato innalzato in croce.

Dalla croce di Cristo una nuova luce è irradiata sul mondo ed un potenza di resurrezione si insinua nei cuori. Prima ancora di cercare Gesù siamo da Lui rincorsi e da lui trovati.

Non c’è cuore così duro né orecchio così sordo che non siano toccati da questa novità di vita. Quale dunque la differenza tra il prima ed il dopo Cristo?

Una presenza più viva del Figlio per coloro che l’accolgono, un richiamo ed un’attrazione più forti per coloro che ancora non credono.

33 Questo poi diceva indicando con quale morte stava per morire.

E’ profetizzata non soltanto la morte, ma anche il modo ed il significato di questa morte. Il solo modo ci direbbe ancora poco: molto di più ci dice la grazia che viene da questa morte.

34 Rispose allora a lui la folla: Noi abbiamo udito dalla legge che il Cristo rimane in eterno, e come dici tu che bisogna sia innalzato il figlio dell’uomo?

Difficile credere ad un Cristo crocifisso. Come conciliare la morte con la vita eterna? Impossibile per qualsiasi figlio dell’uomo, non per il Figlio dell’uomo.
Chi è questo figlio dell’uomo?

Prima di discutere come la vita eterna si possa conciliare con la morte di croce bisogna conoscere chi è il Figlio dell’uomo.

Domanda legittima che trova una legittima risposta. Quello che non può starci è un accento polemico ed un atteggiamento provocatorio.

35 Disse allora Gesù a loro: Ancora poco tempo la luce è fra voi. Camminate mentre avete la luce affinché non vi colga la tenebra; e chi cammina nella tenebra non sa dove va . 36 Mentre avete la luce credete nella luce, affinché diventiate figli della luce.

Invece di perdervi in inutili domande, cogliete al volo la luce che vi è data: non è detto che sia per sempre.

Se tutto dipendesse esclusivamente dalla vostra volontà e dalle vostre forze potreste scegliere il tempo che ritenete opportuno.

Non vi basta avere le gambe: c’è bisogno della luce; questa è fra voi ancora per poco tempo. Chi cammina nella tenebra, se pure si muove molto e molto si dà da fare, non sa dove va a finire.

E’ questo il tempo opportuno, quello che vi è offerto dal Cristo. Mentre avete con voi la luce, fidatevi di essa e da essa lasciatevi guidare, per divenire figli della luce.

Queste cose disse Gesù, ed essendo andato si nascose da loro.

Quando non c’è volontà di ascolto, Gesù se ne va dai cuori e si nasconde. E’ tolta all’uomo che non crede qualsiasi luce di verità.

37 Sebbene tali suoi segni avesse fatto davanti a loro non credevano in lui,

Chi ha già scelto per la tenebra, che ha nome Diavolo, non si lascia certo smuovere dalle opere potenti del Cristo, neppure se Gesù gliele mette davanti al naso. Chi vorrebbe essere testimone diretto di qualche miracolo divino per accrescere la propria fede, è fuori strada. Nessuno crede semplicemente perché vede le opere di Dio: c’è bisogno dell’ascolto.

38 affinchè si compisse la parola del profeta Isaia che disse: Signore, chi credette alla cosa udita di noi? E il braccio del Signore a chi è stato rivelato?

39 Per questo non potevano credere, poiché ancora Isaia disse: 40 Ha accecato i loro occhi ed indurì il loro cuore, affinché non vedano con gli occhi e non comprendano col cuore e si convertano e risani loro.

Passi di difficile lettura. Sembra quasi che l’indurimento di cuore sia semplicemente in funzione dell’adempimento della Parola. Per questo non potevano credere… E’ come se l’uomo fosse schiavo di una potenza di perdizione voluta dallo stesso Dio.

In realtà la morte è entrata nel mondo a causa del Maligno e per volontà dell’uomo.

Dapprima, in Eden, è la vita di Cristo, ed  è perduta  non perché tolta da Dio, ma perché sottratta indebitamente dall’uomo, in affermazione di una propria vita.

Un grave smacco per il Signore, ma solo in apparenza: perché l’affermazione che l’uomo fa di se stesso contro Dio, diventa affermazione di Dio contro l’uomo.

La Parola che in Eden è stata giudicata, si erge ora a giudice dell’uomo. La disobbedienza che doveva far grande  l’uomo, fa ora grande la Parola che è stata rinnegata.

Non la parola dell’uomo, ma quella di Dio è sovrana della storia. Non c’è azione o moto del cuore ribelle che non sia conosciuto e preconosciuto dal Signore, a conferma di una Parola che non è sminuita dalla disobbedienza, ma affermata nella sua potenza.

41 Queste cose disse Isaia perché vide la sua gloria e parlò di lui.

Con quali occhi Isaia vide la sua gloria se non con quelli della fede? E’ la fede che ci fa vedere Cristo Figlio di Dio e ci fa parlare di Lui.

42 Tuttavia non di meno anche fra i capi molti credettero in lui,

Perché nessuno creda in una fatale necessità della storia, agita dalla stessa parola di Dio.

Se è previsto il rinnegamento del Cristo, lo è solo in quanto consequenziale ad un rifiuto di Dio già fatto in Eden e già attuale nei cuori.

Se l’uomo continuerà ad andare per la sua strada, Dio sa già dove andrà a finire. Ciò non esclude la possibilità di un’inversione di marcia, di un cambiamento di rotta allorché è ridata la luce che è il Cristo.

Ne sono la riprova tutti coloro che, nonostante un destino già segnato in Eden e confermato dalla Parola di Dio, credono al Cristo ed abbracciano la sua salvezza.

ma a motivo dei farisei non lo confessavano per non essere espulsi dalla sinagoga: amarono infatti la gloria degli uomini più della gloria di Dio.

Su quelli che credono in Cristo pende sempre il pericolo di un’espulsione dalla chiesa.

Accolti dalla chiesa celeste, si può essere respinti da quella terrena. Allorché si dà gloria a Dio si è ricoperti d’infamia dall’uomo.

Non bisogna scoraggiarsi e non si deve mollare. La gloria che ci viene dall’uomo non è niente in confronto con quella che ci viene da Dio.

Vi è anche un problema di certezza e di sicurezza. Vi sono uomini che hanno bisogno di certezze terrene, visibili e palpabili in questa o quella persona, in questa o quell’autorità religiosa. Bisogna guardare solo al Signore e tenere fisso lo sguardo su di lui. Non è giustificato alcun compromesso con quelli che non vogliono Cristo, anche se sono in autorità a questo mondo.

Dopo una nota positiva che getta un po’ di luce sullo squallore dei cuori umani, sembra che le forze del male abbiano di nuovo il sopravvento. E  questo per farci comprendere che come non esiste una predestinazione alla dannazione, così non esiste una predestinazione alla salvezza, che non siano libera scelta dell’uomo. Si può fare marcia avanti e marcia indietro, finchè si vuole. Il cuore dell’uomo, nel suo essere con o contro Dio, è da questi conosciuto nel momento che è in atto. Ciò non esclude che Dio non preconosca la sorte dei dannati e degli eletti. Altro è conoscere dove andrà a finire l’uomo, se in Paradiso o all’Inferno, altro è conoscere chi andrà a finire in Paradiso e chi all’Inferno. La preconoscenza del bene e del male non è preconoscenza del nome degli eletti. Nessuna azione dell’uomo può sfuggire agli occhi di Dio, né buona, né cattiva: ma il  cuore in quanto liberamente rapportato al Signore, sarà giudicato soltanto come sarà trovato nell’ultimo giorno.

Non dormano sugli allori coloro che sono già dentro, e non disperino coloro che sono  fuori. Come è ancora possibile la dannazione, è ancora possibile la salvezza.

A questo punto è opportuno fare alcune considerazioni riguardo alle profezie.

Una interpretazione superficiale ed affrettata della prescienza divina quale è attestata dalla profezia ha portato molti esegeti, primo fra tutti Agostino, all’affermazione che ogni uomo, prima ancora della sua nascita è predestinato o alla salvezza o alla dannazione.

Se noi leggiamo attentamente le profezie noteremo innanzitutto che da esse non è possibile ricavare alcun nome ed alcun riferimento specifico a questa o a quell’altra persona.

Più spesso riguardano fatti ed accadimenti la cui realizzazione è collocata in un futuro indefinito, non meglio specificato. L’impressione che se ne ricava non è quella di una prescienza divina, che tutto ingloba e tutto necessita, senza lasciare alcun spazio alla libertà umana, quanto piuttosto di una conoscenza che è frutto di un progetto globale sull’uomo da parte di Dio.

All’interno di questa conoscenza progettuale si inserisce la libertà umana, la quale farà sì che le cose vadano in un senso piuttosto che in un altro, senza con ciò alterare il quadro complessivo della storia, che è saldamente nelle mani di Dio.

Si comprende quindi che non può esserci intelligenza delle profezie se non con il senno di poi, non prima del loro adempimento.

Perché le profezie si realizzano nella misura e nel modo in cui l’uomo vuol realizzarle, fermo restando il disegno di Dio.

Necessario è il loro adempimento; in quanto al modo è tutto da vedere e si vede soltanto dopo.

Esse hanno un significato per lo più generico e non specifico, riguardano ciò che il Signore ha intenzione di fare per la salvezza dell’uomo, ma non possono tutto predire riguardo alla risposta dell’uomo.

C’è una dimensione spirituale in cui la risposta dell’uomo non è da Dio conosciuta, ma  attesa , in conformità alla libertà di cui Dio ha fatto dono: segno di un amore estremo che dopo aver donato ogni bene alle proprie creature, toglie a se stesso la possibilità di andare contro la loro volontà.

Dio impone il proprio dono, non se stesso come dono. L’amore vero tra due nasce da una proposta, non da una violenza e da un’imposizione.

Dio si è già dichiarato, aspetta la nostra risposta. Solo così da servi si diventa figli, quando l’amore di Dio da libera proposta, diventa libera scelta.

Se non ci fosse questa libertà nell’uomo, saremmo degli automi, felici forse, come ogni essere dotato di anima, ma impossibilitati a raggiungere la pienezza dello Spirito, nell’essere fatti figli di Dio, alla sequela di Cristo, primogenito di molti fratelli.

L’oscurità delle profezie non è imputabile ad una prescienza divina di per sé difettosa e limitata, sta piuttosto ad indicare e a significare lo spazio che è lasciato al libero intervento dell’uomo.

Nei limiti di questo spazio le profezie si adempiono in un senso piuttosto che in un altro.

Oltre ad una prescienza di tipo progettuale, dobbiamo riconoscere in Dio una conoscenza di tipo accidentale, che riguarda la storia nel suo accaduto, ovvero nel suo passato.

Che l’uomo non ami il suo Signore risulta a Dio dal resoconto della nostra storia.

E’ un dato di fatto che non può ignorare. Può bensì sperare che gli uomini che verranno siano migliori degli uomini che sono venuti, ma non può farsi illusioni riguardo al cuore dell’uomo.

Di fronte alla nostra infedeltà può solo crescere la misura del proprio amore, fino al sacrificio di Cristo.

La venuta del Salvatore porta come necessità una maggiore grazia: non significa di per sé una adesione all’amore di Dio, numericamente diversa.

Se il Cristo è da sempre, da sempre è per l’uomo la possibilità di ascoltare la sua voce, quale si fa sentire nel segreto dei cuori.

La diversità è data e garantita anzitempo soltanto da Dio, allorché dà fondo a tutto il suo amore mandando nel mondo il Figlio suo.

In quanto all’uomo resta l’incognita della sua scelta: incognita che è tale fino ad un certo punto: pesa e non può non pesare l’esperienza del passato e, per quel che riguarda Dio, la conoscenza degli uomini che già sono stati.

Se Dio profetizza l’indurimento dei cuori a livello di massa, ha le sue buone ragioni. Ci mette in guardia da un andazzo già radicato nell’uomo, che ha già dato ampiamente prova di sé.

Se non ci sarà conversione, le cose andranno come sono sempre andate. Peggio ancora, se pensiamo che si avvicina il giudizio ultimo di Dio.

Nelle profezie l’unica nota positiva viene dalla promessa dell’intervento divino, che darà fondo a tutte le sue risorse, per venire incontro a coloro che cercano il Signore.

Le profezie non sono date per chiudere l’uomo nel determinismo della volontà di Dio, aprendo la salvezza agli uni e negandola agli altri, al contrario, stanno a significare la possibilità per l’uomo di un’adesione più matura e consapevole al disegno di Dio. Spetta a noi fare in modo che le profezie si adempiano in un senso piuttosto che in un altro. Per quel che riguarda Dio, ci dicono semplicemente che Egli ha fatto e farà tutto il possibile per la nostra salvezza.

Ma vi è il limite invalicabile della libertà umana, oltre il quale Dio non può e non vuole andare, per scelta eterna d’amore.

Le profezie non sono per l’uomo l’esaltazione e l’affermazione di una divina necessità, ma di una divina libertà.

Nessun nome di uomo, nessuna indicazione specifica e dettagliata troverai in esse, ma soltanto un monito, un incitamento, un aiuto a far meglio e di più con l’aiuto del Signore, che tutto vede e a tutto provvede.

Non siamo abbandonati a noi stessi: dall’alto il Signore vigila e provvede, nella sua infinita misericordia, con una conoscenza piena e globale della nostra storia; mai invano, ma conforme ad un eterno progetto d’amore, non suscettibile di cambiamento alcuno se non nella misura in cui può essere più efficace per la nostra salvezza.

Gesù allora gridò e disse:

E’ il solito grido dell’amore tradito che non vuole vedere la perdizione dei propri figli.

Chi crede in me non crede in me, ma in colui che ha inviato me, 45 e chi vede me vede colui che ha inviato me.

Non lasciatevi spaventare e deviare da quelli che non credono. Non è questione di poco conto: chi crede in me non crede semplicemente in un uomo qualsiasi, ma in Dio che mi ha inviato. Credete almeno per riguardo al Padre. Chi mi vede con gli occhi della fede, vede Colui che abita nei cieli.

46 Io, luce, sono venuto nel mondo, affinché ogni credente in me non rimanga nella tenebra.

Se credere in me vuol dire credere nel Padre e se chi vede me, vede il Padre stesso, le ragioni per cui sono venuto nel mondo sono di vitale importanza. Io, la luce, sono venuto nel mondo per liberarvi dalla tenebra. Non semplicemente per ricevere gloria dall’uomo, ma ancor prima per dare salvezza all’uomo.

47 E se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo giudico: infatti non venni per giudicare il mondo, ma per salvare il mondo.

Non pensate che il mio interesse primo sia quello di giudicare il mondo: sono venuto per salvare il mondo. Vi irritate per il giudizio che porta con sé la venuta del Salvatore, perché non vi preoccupate della vostra salvezza?

48 Colui che mi respinge e non accoglie le mie parole ha chi lo giudica: la parola che ho detto quella lo giudica nell’ultimo giorno. 49 Poiché io da me stesso non ho parlato, ma il Padre, che mi ha inviato egli mi ha dato comando cosa dica e cosa parli. 50 E so che il suo comando è vita eterna. Dunque le cose che io dico, come mi ha detto il Padre, così parlo.

Quando Gesù si rivolge a noi, è nostro interesse non respingerlo ed accogliere la sua parola. Non parla infatti da se stesso, ma dice ciò che il Padre gli ha comandato di dire. Si può mettere in discussione le parole di Gesù come figlio dell’uomo,  non come figlio di Dio. In quanto mandato dal Padre dice parole di vita eterna. E nessuno può sottrarsi all’ascolto: l’annuncio della salvezza è anche monito per coloro che non l’accolgono. La parola che salva è anche la parola che giudica.

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