Vangelo di Luca cap20

Cap 20

 

Ed avvenne in uno dei giorni mentre insegnava al popolo nel tempio ed annunciava la buona notizia si avvicinarono i sommi sacerdoti e gli scribi con gli anziani

2 e parlando gli dissero: Di’ a noi con quale autorità fai queste cose, o chi è che ha dato a te questa autorità.

3 Rispondendo allora disse a loro: Domanderò a voi anch’io una parola e ditemi:

4 l’immersione di Giovanni era dal cielo o dagli uomini?

5 Essi allora ragionavano fra sé dicendo: Se diciamo: Dal cielo, dirà: Perché non avete creduto a lui?

6 Se invece diciamo dagli uomini, il popolo tutto ci lapiderà, infatti è convinto che Giovanni sia un profeta.

7 E risposero di non sapere di dove fosse.

8 E Gesù disse a loro: Neppure io dico a voi con quale autorità faccio queste cose.

9 Cominciò allora a dire al popolo questa parabola: Un uomo piantò una vigna ed affidò essa ad agricoltori e partì in viaggio per lungo tempo.

10 e a suo tempo inviò dagli agricoltori uno schiavo perché dessero a lui dal frutto della vigna. Ma gli agricoltori lo rimandarono vuoto avendolo percosso.

11 E continuò a mandare un altro schiavo; ma essi avendo percosso anche quello ed insultato rimandarono vuoto.

12 E continuò a mandare un terzo: ma essi avendolo ferito cacciarono anche questo.

13 Disse allora il padrone della vigna: Cosa farò? Invierò il mio figlio amato: forse di questi avranno rispetto.

14 Ma vedendo lui gli agricoltori ragionavano gli uni con gli altri dicendo: Questi è l’erede: Uccidiamolo, affinché l’eredità diventi nostra.

15 Ed avendolo cacciato fuori della vigna lo uccisero. Cosa dunque farà a loro il padrone della vigna?

16 Verrà e distruggerà questi agricoltori e darà la vigna ad altri. Allora avendo udito dissero: Non sia!

17 Egli allora fissando loro disse: Cosa dunque è questo scritto: la pietra che scartarono i costruttori è divenuta testata d’angolo?

18 Ognuno che è caduto su quella pietra sarà sfracellato: colui sul quale poi cadrà, lo schiaccerà.

19 E cercavano gli scribi e i sommi sacerdoti di mettere le mani su di lui in quell’ora ed ebbero paura del popolo, infatti sapevano che per loro aveva detto questa parabola. 20 Ed avendo osservato inviarono uomini posti in agguato che simulassero di essere loro giusti, per prenderlo con la parola, così da consegnarlo all’autorità ed al potere del governatore.

21 E lo interrogarono dicendo: Maestro, sappiamo che parli ed insegni rettamente e non guardi alla persona, ma con verità insegni la via di Dio.

22 E’ permesso a noi dare il tributo a Cesare o no?

23 Ma avendo compreso la loro astuzia disse loro:

24 Mostratemi un denaro; di chi ha l’immagine e la soprascritta? Essi allora dissero: Di Cesare.

25 Ora egli disse a loro: Dunque date le cose di Cesare a Cesare e le cose di Dio a Dio.

26 E non poterono prenderlo con la parola davanti al popolo ed essendosi meravigliati per la sua risposta tacquero.

27 Essendosi poi avvicinati alcuni sadducei i quali dicono che non c’è la resurrezione, lo interrogarono

28 dicendo: Maestro, Mosè scrisse per noi: qualora il fratello di qualcuno muoia avendo moglie e questi sia senza figli, suo fratello prenda la moglie e susciti discendenza a suo fratello.

29 Dunque c’erano sette fratelli; ed il primo avendo preso moglie morì senza figli.

30 Anche il secondo

31 ed il terzo la prese, ugualmente poi anche i sette non lasciarono figli e morirono.

32 Infine anche la donna morì.

33 La donna dunque nella resurrezione di chi di loro sarà moglie? Infatti i sette l’ebbero in moglie.

34 E disse a loro Gesù: I figli di questo secolo si ammogliano e si maritano,

35 ma quelli che sono stati giudicati degni di ottenere quel secolo e la resurrezione dai morti non si ammogliano né si maritano.

36 Infatti non possono ancora morire, infatti sono come angeli e sono figli di Dio essendo figli della resurrezione.

37 Che poi risuscitino i morti, anche Mosè lo rivelò presso il roveto, come dice: Il Signore è il Dio di Abramo e Dio di Isacco e Dio di Giacobbe.

38 Allora non è Dio dei morti, ma dei viventi: tutti infatti vivono in lui.

39 Allora rispondendo alcuni degli scribi dissero: Maestro hai detto bene.

40 Infatti non osavano più interrogarlo su niente.

41 Disse poi a loro: Come dicono che il Cristo è figlio di Davide?

42 Di lui infatti Davide dice nel libro dei salmi: Disse il Signore al mio Signore, siedi alla mia destra

43 finchè ponga i tuoi nemici sotto i tuoi piedi.

44 Davide dunque lo chiama Signore e come è figlio suo? 45 Ora ascoltando tutto il popolo disse ai suoi discepoli:

46 Guardatevi dagli scribi che vogliono camminare in lunghe vesti ed amano i saluti  nelle piazze ed i primi seggi nelle sinagoghe ed i primi posti nei banchetti,

47 che divorano le case delle vedove e con pretesto pregano a lungo: questi riceveranno un giudizio più grande.

 

 

 

Ed avvenne in uno dei giorni mentre insegnava al popolo nel tempio ed annunciava la buona notizia si avvicinarono i sommi sacerdoti e gli scribi con gli anziani 2 e parlando gli dissero: Di’ a noi con quale autorità fai queste cose, o chi è che ha dato a te questa autorità.

Quando si tratta di insegnamento nel tempio nessuno può parlare senza essere mandato da chi ha autorità. E non ha nessuna rilevanza quello che si dice, fosse anche la novità più importante ed interessante. Sommi sacerdoti, scribi, anziani, tutti quelli che contano nella comunità religiosa, si pongono contro Gesù per metterlo alle strette. Nessuna parola  può essere detta in nome di Dio, se non  da chi ha autorità. Cristo deve spiegare quale autorità può vantare o chi l’ha data a lui.

Il problema è posto in maniera sbagliata. Non la Parola detta da chi ha autorità garantisce del suo fondamento , viceversa è il fondamento che garantisce della sua autorità. Allorchè una parola è detta va giudicata e compresa in rapporto all’ eterno Logos, non semplicemente in rapporto all’autorità falsa e pretestuosa che l’uomo attribuisce a se stesso.

3 Rispondendo allora disse a loro: Domanderò a voi anch’io una parola e ditemi: 4 l’immersione di Giovanni era dal cielo o dagli uomini?

Come accade sovente quando qualcuno la spara grossa, Gesù invece di dare una risposta pone una domanda. Perché la risposta ognuno la deve cercare in se stesso, interrogando e mettendo in discussione il proprio sapere ed il proprio comprendere.

5 Essi allora ragionavano fra sé dicendo: Se diciamo: Dal cielo, dirà: Perché non avete creduto a lui?

Quale l’intento di Gesù? Far capire ai suoi contradditori che non  si può chiedere conto dell’autorità a colui che unicamente parla in autorità. La falsità e la contraddizione questi tali la devono trovare e scoprire nel proprio cuore, non in quello di Gesù.

Se pensano che l’opera di un uomo , ad esempio quella di Giovanni,  venga da Dio, allora devono accoglierla senza dubbi o riserve. Se viceversa pensano che non venga dal cielo, devono rifiutarla. Ma i cuori falsi si sbugiardano da se stessi: infatti non della verità sono schiavi, ma di  calcoli meschini e menzogneri.  Non c’è timore di Dio, ma timore dell’uomo.

6 Se invece diciamo dagli uomini, il popolo tutto ci lapiderà, infatti è convinto che Giovanni sia un profeta.

Gesù ha visto bene: non c’è in loro amore per l’autorità vera accreditata da Dio, ma sono schiavi dell’autorità che l’uomo impone all’uomo con la violenza. Neppure sanno affrontare una brutta, ma salutare figura di fronte a Gesù. Se la cavano con una confessione di ignoranza, che qualcuno potrebbe anche  scambiare per umiltà.

Invece di mettere in discussione Cristo e la sua parola, mettano in discussione se stessi e la propria sincerità.

7 E risposero di non sapere di dove fosse.

Neppure sanno difendere le proprie convinzioni più profonde. Sono marionette che si muovono per autorità di altri uomini, non certo per quella di Dio.

8 E Gesù disse a loro: Neppure io dico a voi con quale autorità faccio queste cose.

Perché Gesù dovrebbe rispondere ad una generazione malvagia, quando nessuna sincerità è trovata nel suo cuore e nessun amore per la verità? Meglio parlare alle folle!

9 Cominciò allora a dire al popolo questa parabola: Un uomo piantò una vigna ed affidò essa ad agricoltori

Vigna è la terra promessa, Dio il suo padrone, agricoltori il popolo eletto. Dopo aver piantato in Israele, il Signore ha dato il suo giardino ai chiamati, per raccogliere frutto nel tempo opportuno.

e partì in viaggio per lungo tempo.

Per lungo tempo Israele coltiva la vigna del Signore nel ricordo di un mandato e nella consapevolezza di un bene che non gli appartiene in proprio, ma che gli è semplicemente affidato.

Finchè la promessa è coltivata e custodita nella memoria di un popolo Dio può anche starsene lontano.

10 e a suo tempo inviò dagli agricoltori uno schiavo perché dessero a lui dal frutto della vigna.

Viene il tempo in cui una verifica ed una visita si rendono necessarie per rinsaldare il vincolo tra il Signore ed il popolo suo. Dio vuol sapere se la  vigna ha dato frutti per Colui che l’ha piantata: dapprima manda un suo servo.

Ma gli agricoltori lo rimandarono vuoto avendolo percosso.

Brutta novità per il Signore: il servo gli è rimandato a mani vuote e per di più pieno di percosse.

11 E continuò a mandare un altro schiavo; ma essi avendo percosso anche quello ed insultato rimandarono vuoto.

Dopo il primo invio ce n’è subito un altro:  il risultato è sempre lo stesso, per non dire peggiore. Il primo schiavo viene semplicemente percosso, il secondo è percosso e pure insultato.

12 E continuò a mandare un terzo: ma essi avendolo ferito cacciarono anche questo.

Se il rifiuto d’Israele continua nel tempo, nel tempo è pure continua la pazienza e la misericordia del Signore. Frutti però non se ne vedono: la situazione sembra precipitare verso il basso. Il terzo servo  viene ferito con spargimento di sangue. Che si potesse arrivare a tanto non era certo nelle aspettative di Dio.

13 Disse allora il padrone della vigna: Cosa farò? Invierò il mio figlio amato:

Di fronte ad un  indurimento di cuore tanto grande il Signore deve pensare a qualcosa di diverso: di una diversità unica ed eccezionale che manifesti il suo amore in maniera chiara ed indiscutibile.

Chi può rappresentare l’amore del Padre meglio del Figlio suo?

forse di questi avranno rispetto.

Non crede Dio nell’amore dell’uomo, ma può sperare che la venuta in terra del Figlio suo porti il popolo eletto a considerazioni diverse in fatto d’amore. Se non verrà amato, almeno verrà rispettato. Accolta la Parola del Cristo si potrà ricucire un rapporto tra il Creatore e la creatura.

14 Ma vedendo lui gli agricoltori ragionavano gli uni con gli altri dicendo: Questi è l’erede: Uccidiamolo, affinché l’eredità diventi nostra.

Altro che rispetto! Gli agricoltori colgono l’occasione per farlo fuori. Semplicemente perché è un impostore? Al contrario perché vedono in lui il legittimo erede dei beni di Dio. Lo spirito criminale del ladro non è rinnegato, ma riaffermato nella forma più estrema e consapevole. Una prima volta l’uomo ha buttato fuori Dio dalla  vita, per farsi padrone assoluto di essa. Allorchè gli è data la possibilità di un ravvedimento e di un riscatto in una migliore conoscenza dell’amore del Creatore, quale si manifesta in Cristo Gesù, il peccato supera il limite estremo: oltre non c’è più possibilità di perdono, ma solo un giudizio di eterna condanna.

15 Ed avendolo cacciato fuori della vigna lo uccisero.

Gesù viene cacciato fuori dalla sua terra e messo a morte. Nella parabola è anche la profezia dell’imminente sacrificio di Gesù. Il Figlio di Dio morirà per mano dell’uomo, dopo essere stato portato fuori dalla città santa. Non lo si vuole vivo né dentro né fuori. Il suo nome deve scomparire dalla faccia della terra.

Cosa dunque farà a loro il padrone della vigna? 16 Verrà e distruggerà questi agricoltori e darà la vigna ad altri.

Conclusione scontata a cui nulla si può replicare, si può solo ribadire la propria convinzione che mai le cose andranno in questo modo.

Allora avendo udito dissero: Non sia!

Non accada mai che il popolo eletto sia estromesso dalla terra promessa per infedeltà ed ingratitudine. Quella che sembra  una eventualità così remota e campata in aria tanto assurda poi non è; consultate le Scritture!

17 Egli allora fissando loro disse: Cosa dunque è questo scritto: la pietra che scartarono i costruttori è divenuta testata d’angolo? 18 Ognuno che è caduto su quella pietra sarà sfracellato: colui sul quale poi cadrà, lo schiaccerà.

Basta leggere la Scrittura con attenzione e con retto intendimento e si potrà comprendere quanto siano vere le parole di Gesù. Chi è mai la pietra scartata dai costruttori che è diventata testata d’angolo? Una pietra come tutte le altre allorchè viene scartata; quella che tiene su tutto l’edificio allorchè è tolta.

Attenzione dunque! Certe convinzioni e scelte sbagliate, se pur confortate dall’apparenza, si pagano care. Il Figlio dell’uomo è in realtà figlio di Dio. L’uomo che cade in inganno riguardo a Gesù, non riconoscendo il Figlio di Dio, pietra portante di quell’edificio che è l’uomo, nella caduta perirà sfracellato. Non migliore sorte toccherà all’uomo che toglierà questa pietra angolare, semplicemente perché non la vuole: se la tirerà addosso e sarà schiacciato dalla rovina che lui stesso ha provocato. L’autore della vita sarà fatto dispensatore di morte.

19 E cercavano gli scribi e i sommi sacerdoti di mettere le mani su di lui in quell’ora ed ebbero paura del popolo, infatti sapevano che per loro aveva detto questa parabola.

Gli scribi ed i farisei hanno una gran voglia di mettere a morte Gesù, perché non sopportano  la sua parola. E non si avvedono che stanno lavorando per la propria rovina. Siano convinti che Gesù è un uomo qualunque, siano convinti che è Figlio di Dio, se vogliono la vita, devono accoglierlo. Se poi hanno intenzione di rifiutarlo meglio farebbero a prendere tempo e a riflettere: affrettano la propria morte.

20 Ed avendo osservato

Giusto e santo osservare qual è il tempo della propria salvezza. Chi vuole la morte di Gesù sta lavorando in senso contrario.

inviarono uomini posti in agguato.

Si invia a Gesù perché si vuole conoscerlo, non per farlo fuori, e si mandano fratelli di fede, non briganti in agguato.

che simulassero di essere loro giusti,

Non c’è giusto all’infuori del Cristo. Se accogli altri giusti, sappi che sono dei simulatori e dei nemici di Gesù.

per prenderlo con la parola,

Quale follia e stoltezza voler dare la morte a Gesù per quella parola che è a noi tutti donata per la vita. Lasciati prendere da quello che dice: ne avrai miglior guadagno!

così da consegnarlo all’autorità ed al potere del governatore.

Vuoi consegnare Gesù all’autorità che ha potere su questa terra per un tempo ? Per essere a tua volta consegnato a Colui che ha autorità in cielo ed in terra in tutti i tempi?

21 E lo interrogarono dicendo: Maestro, sappiamo che parli ed insegni rettamente e non guardi alla persona, ma con verità insegni la via di Dio.

Parole giuste e sante se uscissero da un spirito sincero che vuole Dio.  Si confessa con la bocca Gesù,  lo si  rinnega nel  cuore. Colui che ha orecchi per ascoltare la tua voce ha anche occhi per vedere il tuo profondo più nascosto. Se Gesù fosse semplicemente un maestro si potrebbe anche  trarlo in inganno con la parola. Ma in quanto Figlio di Dio sa leggere nelle intenzioni dell’uomo.

22 E’ permesso a noi dare il tributo a Cesare o no?

E’ permesso al popolo di Dio dare il tributo a Cesare? Pagare un tributo ad un qualsiasi sovrano non pone problemi di coscienza, ma quando il sovrano pretende di essere  Dio, allora cosa fare?

23 Ma avendo compreso la loro astuzia

Gesù ha capito dove si vuol arrivare. Se si nega che sia lecito dare il tributo a Cesare si merita la condanna delle stesso Cesare. E questa potrebbe essere un ottimo pretesto per portare Cristo in giudizio davanti ai Romani. Ma è sottovalutata l’intelligenza di Gesù e la sua capacità di mettere chiarezza là dove si vuol fare confusione.

disse a loro: 24 Mostratemi un denaro; di chi ha l’immagine e la soprascritta? Essi allora dissero: Di Cesare.

Non va messa in discussione l’autorità, piuttosto dobbiamo considerare che cosa è dovuto a questa autorità. Niente dobbiamo a Cesare se non quello che Cesare ci chiede. Se Cesare ci chiede semplicemente di pagare il tributo, lo fa in quanto sovrano e non in quanto Dio. Finchè si tratta di sborsare soldi a quelli che governano su questo mondo, non c’è problema alcuno.

Infatti le monete sono  coniate con la loro effigie, perché a loro dovute.

25 Ora egli disse a loro: Dunque date le cose di Cesare a Cesare e le cose di Dio a Dio.

A Cesare vanno dati i denari, perché con essi amministri le cose di questo mondo, a Dio vanno dati i cuori perché in virtù di essi amministri le cose dello spirito.

Altro è pagare  a Cesare il tributo che è di Cesare, altro è dare a Cesare la lode che spetta solo Dio.

Finchè si può stare in pace con coloro che governano questo mondo, perché cercare lo scontro ad ogni costo, anche quando non è richiesto? Quando Cesare ci comanda di versare le imposte, ci chiede semplicemente di riconoscerlo come re e non come Dio. Se poi Cesare è convinto di essere Dio, sono fatti suoi. Finchè non pretende da noi l’atto di adorazione, dobbiamo obbedire,  in quanto autorità creata dall’uomo ed accettata da Dio.

26 E non poterono prenderlo con la parola davanti al popolo ed essendosi meravigliati per la sua risposta tacquero.

La parola misura la nostra potenza, la stessa parola misura la nostra impotenza. Chi vuol contendere con il Signore alla fine dovrà chiudere la bocca. La Parola di Dio è talmente grande che anche quando non è cercata dalla fede, ma semplicemente provocata dalla non fede, riesce ugualmente a suscitare meraviglia e a far tacere ogni voce contraria.

27 Essendosi poi avvicinati alcuni sadducei i quali dicono che non c’è la resurrezione, lo interrogarono 28 dicendo:

La lezione è servita per mettere a tacere i nemici di Gesù, ma altri si avvicinano a Lui per interrogarlo, non con la malizia dei primi, ma neppure con una fede incondizionata nella sua parola.

I sadducei negano la resurrezione ed evidentemente preme loro conoscere il pensiero di Gesù. Non pongono la domanda in maniera diretta e provocatoria, ma cercano di costruire intorno alla resurrezione un castello critico che metta in crisi la fede di chiunque.

Maestro, Mosè scrisse per noi: qualora il fratello di qualcuno muoia avendo moglie e questi sia senza figli, suo fratello prenda la moglie e susciti discendenza a suo fratello. 29 Dunque c’erano sette fratelli; ed il primo avendo preso moglie morì senza figli. 30 Anche il secondo 31 ed il terzo la prese, ugualmente poi anche i sette non lasciarono figli e morirono. 32 Infine anche la donna morì. 33 La donna dunque nella resurrezione di chi di loro sarà moglie? Infatti i sette l’ebbero in moglie.

La domanda è chiara ed è altrettanto chiaro che nella Legge non c’è la risposta e la soluzione di tutti gli interrogativi posti dalla resurrezione dai morti. Dunque o la Legge non ha valore e significato eterni oppure non c’è resurrezione dai morti. Il ragionamento dei sadducei non tiene in conto una terza possibilità: quella di una resurrezione che non è l’esatta copia di questa vita, ma la rinascita ad un’altra  in cui sono scavalcate le categorie dell’esistenza. La Legge non è esclusiva della resurrezione e la resurrezione non è esclusiva della Legge, entrambe si collocano in un tempo ed in una dimensione diverse.

34 E disse a loro Gesù: I figli di questo secolo si ammogliano e maritano, 35 ma quelli che sono stati giudicati degni di ottenere quel secolo e la resurrezione dai morti non si ammogliano né maritano.

Il matrimonio così com’è sancito dalla Legge mosaica non ha significato eterno. E’ un’esperienza di questa vita la cui importanza è del tutto provvisoria e relativa agli scopi della salvezza.

Allorchè è fatto salvo il rapporto con il Creatore,  non c’è più bisogno del vincolo della Legge. E’ il legame eterno ed esclusivo con Dio che ci fa liberi da qualsiasi legame esclusivo con le creature.

36 Infatti non possono ancora morire,

E’ la prospettiva di una morte ineluttabile che rende necessario un vincolo tra l’uomo e la donna, sottomesso al dettame della Legge divina. Solo in questo modo è strappato all’arbitrio ed al capriccio del cuore umano. Non è semplicemente per il recupero di quel rapporto che c’era tra l’uomo e la donna in Eden, ma in vista di quel rapporto che si avrà con Dio nell’ultimo Eden. Il matrimonio non è realtà, ma semplicemente immagine dell’amore che c’è tra Cristo e la chiesa. L’immagine ha significato transitorio, è in funzione della realtà. Allorchè sarà reale il vincolo con Dio, l’immagine non avrà più ragione d’essere ed il vincolo da essa portato ancor meno. Alla luce del poi e di ciò che rimane in eterno non ha senso parlare di matrimonio.

Si potrebbe anche tentare di comprendere il matrimonio non alla luce dell’oggi  che è o del dopo che sarà, ma del prima che è stato.

E’ Gesù stesso che per dare fondamento immediatamente comprensibile al precetto divino dell’indissolubilità del matrimonio si rifà esplicitamente alla condizione dell’Eden.

“ Non separi l’uomo ciò che Dio ha unito”.

Ma questo è detto per un recupero del matrimonio in questa dimensione esistenziale, perché sia vissuto nello spirito di Dio. Non si può dare giustificazione positiva al rapporto  uomo e donna, se non rifacendosi a quello che era prima del peccato. Non tutti riescono ad intendere  pienamente alla luce di quello che sarà in eterno, a tutti è chiesto di recuperare ciò che è stato prima del peccato. Se vogliamo considerare il rapporto uomo e donna in una luce anticipatrice della vita eterna non vi è altra espressione se non quella di chi si è fatto eunuco per il regno dei cieli. Se viceversa vogliamo dare un significato positivo al matrimonio terreno, dobbiamo guardare a quello che fu in principio.

Nella resurrezione finale non ci sarà più possibilità di morte. E questo rende vano un rapporto uomo donna sancito dalla Legge. Questa possibilità è viva e reale nell’ esistenza. Non si può scavalcare un destino di morte eterna se non ritornando al progetto originale di Dio, guardando non a quello che sarà, ma a quello che era all’inizio.

E’ forse osare troppo cercare di intendere il rapporto uomo e donna quale fu all’inizio, senza gli occhiali imposti dalla Legge. Perché anche la lettura di quello che è stato in Eden deve essere strumentale per la salvezza. L’essenza e l’esistenza sono dimensioni diverse, che andrebbero comprese secondo categorie proprie. Per ragioni di utilità e per gli evidenti limiti della ragione umana, l’esistenza si può interpretare secondo categorie dell’essenza, e l’essenza secondo categorie dell’esistenza. Così ad esempio si devono intendere le parole di Gesù allorché afferma che il rapporto tra l’uomo e la donna è sancito da un legame indissolubile, perché Dio li creò maschio e femmina e dunque non separi l’uomo ciò che Dio ha unito.

Per dare un significato positivo ai legami umani, non sempre è possibile fare riferimento alla vita eterna.  Qualcuno certo, per grazia di Dio, comprende l’importanza di farsi eunuchi per il regno dei cieli, ma non tutti.

Giova tornare a quello che fu all’inizio: non sempre si può anticipare nella propria vita quello che sarà nel futuro.

Ma non è possibile un ritorno sic et simpliciter al passato, travasare in toto le categorie dell’esistenza in quelle dell’essenza. C’è di mezzo una comprensibile diversità che non tutti possono o vogliono comprendere. Anche il Signore deve adattarsi alle orecchie e all’intelligenza dell’uomo.

Così ad esempio affermare che Dio creò il matrimonio, può essere utile per un determinato scopo, ma non dice tutto e non è propriamente esatto. In Eden sta scritto semplicemente che Dio li creò uomo e donna. Il rapporto uomo e donna non è ancora stato toccato dal peccato .

Dove non c’è peccato, non c’è bisogno di Legge alcuna: il vincolo è dato e garantito dalla bontà dell’essere creato ed è vissuto nello spirito di un uomo che è innanzitutto genere, non individuo. Non esiste il mio uomo o la mia donna, esiste il genere uomo ed il genere donna che si rapportano l’uno con l’altra nell’unico amore. Il peccato spezza l’unità del genere e crea l’individuo. L’uomo per natura è ancora stimolato dalla ricerca di un amore umano che abbia caratteristiche universali, ma è tagliato fuori dalla possibilità di realizzarsi in tale senso. Non può rapportarsi in maniera positiva con la donna se non come singolo. L’essere singolo dell’uno deve incontrarsi con l’essere singolo dell’altra. L’uno non può portare le molte, e l’una non può portare i molti. Di più non è dato dal Signore e così sarà sancito con la Legge mosaica. Ogni tentativo di andare oltre per ritornare a ciò che è dato per natura è un andare fuori e contro la volontà di Dio. Si può essere libertini per natura, non per vocazione. Il rapporto con la donna va recuperato, non seguendo l’istinto naturale, ma il precetto divino. Ma non può essere semplicemente il ritorno a ciò che era all’inizio, perchè è entrato il peccato ed  è rotta l’unità del genere. Il cuore dell’uomo va recuperato tenendo conto di ciò che è stato, in vista di ciò che sarà.  Come? Respingendo la tentazione di un amore umano universale e recuperando il rapporto uomo donna a livello del singolo, in obbedienza alla Legge di Dio. Il rapporto uomo donna perde in questo modo il suo significato assoluto, mentre viene recuperata in assoluto l’obbedienza alla volontà di Dio. Fatto salvo il rapporto con la donna in obbedienza alla volontà di Dio, ripudiato l’amore spontaneo ed immediato che vien dal peccato, ci prepariamo all’incontro con il nostro eterno sposo.

In quest’ottica i vergini e gli sposati possono tenersi per mano: vanno verso la stessa meta.

 Il cuore si prepara all’incontro con il suo eterno sposo, ma soltanto dopo che è stata limitata la sua possibilità di espansione all’uno o all’una, per chi è sposo. In quanto a coloro che già si sentono di Cristo, meglio se non si sposano.

O ti fai eunuco per il regno dei cieli o per lo stesso regno dei cieli ti accontenti di una sola donna e ti sottometti al precetto di Dio ed alla sua correzione. Non puoi dare al rapporto uomo donna quel peso e quell’importanza che non ha. Nel regno dei cieli non ci sarà né chi sposa né chi è sposato.

Ci si sposa e ci si fa eunuchi non per realizzare se stessi, al contrario per morire a se stessi. Non c’è altra giustificazione che tenga se non l’obbedienza alla volontà di Dio. Non è semplicemente la soddisfazione di un bisogno naturale o la risposta ad una vocazione che è fin dall’inizio. E’ sottomissione al Signore e ad una via da Lui voluta. Ci si sposa o non ci si sposa semplicemente per farsi obbedienti a Cristo e per trovare il Lui l’eterno sposo.

Tutti coloro che interpretano il matrimonio in un’ottica puramente naturale, dalla stessa natura umana saranno contraddetti e confusi. Alla fine in nome della natura si dovrà giustificare tutto e tutti, anche la separazione ed il passaggio ad altro legame. E che ne sarà allora della Legge di Dio?

Sei lasciato libero di sposarti o meno. Ma allorchè hai scelto una donna come compagna non puoi fare retromarcia ed ignorare il precetto di Dio. Devi camminare con lei in un’unica obbedienza al Signore, in vista della vita eterna. Se ne facciamo una questione puramente naturale, non è più possibile giudizio alcuno. Perché la natura dell’uomo è segnata dal peccato e bisogna andare in senso contrario seguendo il precetto di Dio e l’obbedienza alla sua volontà. Non è innanzitutto un problema di fede nel sacramento o meno. E’ questione di obbedienza alla volontà del Signore. Che tu comprenda il matrimonio come un sacramento o come un’unione che non ha caratteristiche sacramentali, devi riconoscere che è legato e vincolato ad una obbedienza. Non è una questione che tu possa gestire come vuoi secondo leggi e categorie da te create. Devi farti obbediente al precetto divino, piaccia o non piaccia.

Il matrimonio non è un sacramento, pensano i fratelli protestanti, dunque il vincolo si  può rompere.

E’ un’abile scappatoia per ingannare se stessi. Scavalchi la Legge di Dio ed ignori il precetto che dà senso e vita al matrimonio.

infatti sono come angeli

Nessuna diversità sessuale dunque nel regno dei cieli? Non ci sarà più l’uomo e la donna? E cosa pensare allora di Maria, o degli apostoli Pietro e Paolo, non saranno più  donna e uomo, ma creature sessualmente neutre? Niente è ritenuto più ozioso e  fuori luogo che discutere sul sesso degli angeli. Qualcuno vorrebbe addirittura cancellare i loro attributi maschili nelle immagini sacre. Ma cosa si vuole  propriamente esprimere con la parola sessualità? Una diversità che è innanzitutto fisica o una diversità che ha innanzitutto un significato spirituale? Creata semplicemente dal nulla, o secondo l’immagine di Dio? Ne abbiamo ampiamente parlato altrove. Giova ancora una volta sottolineare che il venir meno della carne e del sangue, non significa di per sé l’annullamento di qualsiasi diversità creata. Nel regno dei cieli, l’uomo non avrà più il suo corpo materiale di maschio, ma conserverà il suo corpo spirituale.  Parimenti si deve dire della donna. L’uomo sarà ancora uomo e la donna ancora donna.

La diversità spirituale è fondamentale ai fini della comunicazione della vita di Dio, da creatura a creatura. La diversità dell’essere creato porterà un accrescimento di gioia e di vita. Se è bello comunicare a chi è perfettamente uguale a noi, molto di più è bello comunicare a chi è da noi diverso, di una diversità complementare che dà pienezza e completezza al nostro essere.

Noi pensiamo che non sarà innanzitutto la diversità dell’individuo, ma quella del genere. In questo senso saremo come gli angeli. Perché gli angeli sono diversi innanzitutto riguardo al genere. Poco sappiamo al riguardo: Paolo distingue gli angeli in principati, potestà dominazioni, troni… Sono nomi di comodo che vogliono semplicemente esprimere il concetto di una diversità dell’essere creato che innanzi tutto va compresa nell’ottica del genere, cioè di gruppi di creature con caratteristiche spirituali simili per tutti coloro che sono al suo interno e diverse rispetto a chi è all’esterno. In questo modo la gloria di Dio è diversamente intesa e diversamente comunicata da coro angelico a coro angelico. In un modo più pieno ed esaustivo in un continuo crescendo di gioia, passando di diversità in diversità. L’uomo sarà uno dei tanti cori degli angeli, con caratteristiche proprie e diverse da quelle di  qualsiasi altro.

e sono figli di Dio

Questo il destino eterno dell’uomo: essere figli di Dio. Si è padre e madre in un tempo e per un tempo: si è figli nell’eternità. Questo non vuol dire che saremo tutti uguali, come individui e come genere, significa semplicemente che non ci sarà più quella diversità attualmente necessaria per la procreazione. Qualcuno potrebbe in senso ironico sottolineare che allora, nell’ottica del nostro ragionamento, non ci saranno più gli attributi maschili e femminili. Rispondiamo che più di tanto non ci è dato sapere e più di tanto non dobbiamo sapere. Allorchè ci saranno terra nuova e cieli nuovi, tutto sarà pienamente restaurato come prima, anche la possibilità generativa? Non si può dire. La Parola di Dio sottolinea ciò che ha valore prioritario: saremo innanzitutto figli di Dio. Ammesso , ma non dato per certo, che ci sia ancora procreazione, sarà nello spirito di un’eterna figliolanza. Non ci è detto e neppure dobbiamo pretendere di sapere.

essendo figli della resurrezione.

Giova innanzitutto sapere che essere figli della resurrezione vuol dire essere figli di Dio in eterno. Il resto non avrà importanza: in qualunque caso sarà infinitamente grande e bello.

37 Che poi risuscitino i morti, anche Mosè lo rivelò presso il roveto, come dice: Il Signore è il Dio di Abramo e Dio di Isacco e Dio di Giacobbe. 38 Allora non è Dio dei morti, ma dei viventi: tutti infatti vivono in lui.

Qualche dubbio e qualche interrogativo riguardo al come saremo alla resurrezione dai morti. Non ci può essere dubbio alcuno riguardo alla resurrezione. Non è una semplice opinione: è largamente attestata dalla Parola di Dio, con chiarezza e con evidenza a partire da Mosè.

39 Allora rispondendo alcuni degli scribi dissero: Maestro hai detto bene. 40 Infatti non osavano più interrogarlo su niente.

Questa volta qualcuno fra gli scribi si schiera dalla parte di Gesù, ma solo perché ha messo a tacere i sadducei. Anche la parola del Cristo può essere accolta contro qualcosa o contro qualcuno: non è detto con ciò che vi sia la  fede nel Salvatore. Di un grande maestro si può condividere questo o quell’insegnamento, riguardo al fatto che sia Figlio di Dio è tutt’altra musica.

41 Disse poi a loro: Come dicono che il Cristo è figlio di Davide?

I sadducei escono dalla scena ed entrano di prepotenza gli scribi, pieni di ogni presunzione riguardo all’intelligenza della Parola. Può essere che in molto o in poco se l’intendano con Gesù; ma il problema è un altro. Credono in Cristo Figlio di Dio? Se un confronto si può fare è solo a partire dalla Scrittura. Innanzitutto, perché Cristo è chiamato figlio di Davide? Perché uno dei tanti discendenti del grande re d’Israele? E che cosa lo distingue da un qualsiasi altro?

42 Di lui infatti Davide dice nel libro dei salmi:

Se Davide parla proprio di lui nel libro dei salmi quale la ragione? E’ detto dalla stesso Davide.

Disse il Signore al mio Signore, siedi alla mia destra 43 finchè ponga i tuoi nemici sotto i tuoi piedi. 44 Davide dunque lo chiama Signore e come è figlio suo?

Signore di tutti è Dio, Signore di Davide è Gesù. Come può essere anche figlio suo? Non secondo lo spirito, ma secondo la carne. Dunque il Cristo viene da Dio e viene dall’uomo. E’ proprio Lui e non altri il Figlio della promessa. Colui che  siede in questo tempo accanto all’uomo, in eterno siede alla destra di Dio. Per dare gloria al Padre? Non solo: per vedere tutti i suoi nemici schiacciati sotto i suoi piedi. Non è questo  tempo di gloria e di esultanza per il Figlio: è tempo di lotta e di guerra contro il Satana. Meglio per l’uomo comprendere e condividere la passione del Cristo: è per la sua salvezza. In quanto a Gesù raccoglierà in eterno il frutto della sua venuta. La vittoria è sicura, perché garantita dalla parola del Padre.

45 Ora ascoltando tutto il popolo disse ai suoi discepoli:

Tutto il popolo sta ascoltando, Gesù parla ai suoi discepoli. Perché non tutti possono o vogliono comprendere.

46 Guardatevi dagli scribi

Anche quando danno ragione a Cristo state in guardia dagli scribi: non credono in Gesù Figlio di Dio. Non c’è in loro interesse per la salvezza ed amore per il Salvatore. Che cosa dunque sta a loro a cuore?

che vogliono camminare in lunghe vesti

Vogliono  camminare nella vita ben protetti da qualsiasi nudità e povertà. Perché è meglio avere di più che qualcosa di meno.

ed amano i saluti  nelle piazze ed i primi seggi nelle sinagoghe

Amano essere salutati in pubblico da tutti e sedere nei posti d’onore.

ed i primi posti nei banchetti,

E non si può certo dire che mortifichino la gola. Saziano la propria vanità, ma anche il proprio ventre. Quando c’è da mangiare si mettono al primo posto.

47 che divorano le case delle vedove e con pretesto pregano a lungo:

E’ vero : frequentano le case delle vedove. Non per dare qualcosa, ma per fare fuori i loro beni e ridurle in miseria. Fanno lunghe preghiere. E’ solo un pretesto per mettersi in agguato contro le loro prede.

questi riceveranno un giudizio più grande.

Sono i peggiori di tutti e riceveranno un giudizio più severo.

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