Vangelo di Luca cap11

Commento al Vangelo di Luca

 

Cap. 11

 

Ed avvenne nell’essere lui pregante in un luogo, come finì, gli disse qualcuno dei suoi discepoli: Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni insegnò ai suoi discepoli.

2 Disse allora a loro: Quando pregate dite: Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, 3 da’ a noi giorno per giorno il nostro pane quotidiano; 4 e perdona a noi i nostri peccati, infatti anche noi perdoniamo ad ogni nostro debitore; e non farci entrare in tentazione.

5 E disse a loro: Chi di voi abbia un amico e vada da lui a metà notte e gli dica: Amico, prestami tre pani,

6 poiché un mio amico dalla via presso di me e non ho cosa mettere davanti a lui.

7 E quello da fuori rispondendo disse: non procurarmi molestia: già la porta è stata chiusa e i miei bambini son nel letto con me, non posso essendomi alzato dare a te.

8 Dico a voi: se anche non li darà a lui essendosi alzato per il fatto di essere suo amico, a causa della sua sfrontatezza essendosi alzato darà a lui tutte quante le cose di cui ha bisogno.

9 E io a voi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e sarà aperto a voi.

10 Infatti ogni chiedente riceve e il cercante trova e al bussante sarà aperto.

11 Ora chi fra voi il padre a cui il  figlio chiederà un pesce, e al posto del pesce gli darà una serpe?

12 O anche chiederà un uovo e darà a lui uno scorpione?

13 Se dunque voi essendo malvagi sapete dare buoni doni ai vostri figli, quanto più il Padre celeste darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono

14 Ed era cacciante un demonio ed esso era muto. Avvenne allora, essendo uscito il demonio, il muto parlò e si meravigliarono le folle.

15 Alcuni di loro dissero: In Beelzebul il principe dei demoni caccia i demoni.

16 Altri poi tentandolo cercavano da lui un segno dal cielo.

17 Egli allora conoscendo i loro ragionamenti disse a loro: Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e casa su casa cade.

18 Se poi anche satana in se stesso è diviso, come persisterà il suo regno? Poiché dite che in Beelzebul  io caccio i demoni.

19 Se poi io in Beelzebul scaccio i demoni, i vostri figli in cosa li scacciano? Per questa cosa essi saranno di voi giudici.

20 Se allora col dito di Dio io scaccio i demoni, dunque è giunto a voi il regno di Dio.

Quando il forte armato sorveglia il suo palazzo in pace sono i suoi beni.

22 Quando però uno più forte di lui essendo venuto lo vince, prende la sua armatura su cui confidava e spartisce le sue spoglie.

23 Chi non è con me è contro di me e chi non raccoglie con me disperde.

24 Quando lo spirito impuro esce dall’uomo si aggira per luoghi aridi cercando riposo e non trovando; allora dice: Ritornerò nella mia casa da dove uscii.

25 Ed essendo venuta la trova spazzata e adorna.

26 Allora va e prende con sé altri sette spiriti più malvagi di lui ed essendo entrati abitano là. E diventano le cose ultime di quell’uomo peggiori delle prime.

27 Avvenne poi nel dire lui queste cose avendo alzato una donna la voce dalla folla gli disse: Beato il ventre che ti ha portato e i seni che succhiasti.

28 ma egli disse:  Beati piuttosto quelli che ascoltano la parola di Dio e la custodiscono.

29 essendosi poi radunate le folle cominciò a dire: Questa generazione è una generazione malvagia: cerca un segno, e un segno non sarà dato ad essa se non il segno di Giona.

30 Come infatti Giona fu un segno per i Niniviti, così sarà anche il figlio dell’uomo per questa generazione.

31 La regina del sud si alzerà nel giudizio con gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché venne dai confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone, ed ecco più di Salomone è qui;

32 gli uomini Niniviti sorgeranno nel giudizio con questa generazione e la condanneranno: perché si convertirono all’annuncio di Giona, ed ecco più di Giona è qui.

 

 

 

 

1 Ed avvenne nell’essere lui pregante in un luogo, come finì, gli disse qualcuno dei suoi discepoli: Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni insegnò ai suoi discepoli.

2 Disse allora a loro: Quando pregate dite: Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, 3 da’ a noi giorno per giorno il nostro pane quotidiano; 4 e perdona a noi i nostri peccati, infatti anche noi perdoniamo ad ogni nostro debitore; e non farci entrare in tentazione.

Non c’è preghiera che non generi desiderio di  preghiera, nel nostro cuore ed in quello altrui.

Innanzitutto vale ed ha importanza davanti al Padre la preghiera di Gesù: dopo la preghiera del Figlio viene la preghiera dei figli, per imitazione e per dono del primogenito dei molti fratelli.

La preghiera della Chiesa nasce dall’esempio del Cristo, per sua imitazione e per la grazia che è riversata su tutto il corpo dei chiamati.

Vuoi che la tua preghiera riceva il sigillo dell’autenticità e sia approvata in cielo? Fatti imitatore di Gesù, e chiedi a Lui di insegnarti a pregare. Se preghi da solo, non sai quale fondamento e quale fine abbia la tua parola; se ti metti nelle mani del Cristo sperimenterai la potenza della Parola che è esaudita in eterno.

Gesù dunque e solo Gesù sia nostro modello e maestro di preghiera. Non  insegna a pregare se non colui che innanzitutto è trovato in preghiera. Non si impara a pregare se non ascoltando La Parola che è eterna preghiera al Padre che è nei cieli.

Non c’è vera preghiera dei figli se non là dove si interrompe quella del Figlio, per essere sua continuazione, sua corona e suo completamento, come in cielo fra gli angeli, così in terra fra gli uomini.

Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni insegnò ai suoi discepoli.

Se è importante imparare a pregare da un profeta, quanto più dobbiamo chiedere che ci insegni a pregare colui che è adempimento di ogni profezia.

2 Disse allora a loro: Quando pregate dite:

Non c’è e non può esserci esercizio alcuno di preparazione alla preghiera. Presupposto per la preghiera? La semplice volontà di pregare. Non sai cosa chiedere? Chiedi con Gesù, metti sulla tua bocca le sue parole.

Non una qualunque preghiera ha valore davanti a Dio, ma quella che è fatta dal Figlio , nel Figlio.

Padre,

Soltanto in virtù del Figlio possiamo chiamare Dio, Padre. Non c’è vera paternità celeste se non quella che ci è svelata dal Figlio. Luca dice semplicemente Padre e non padre nostro. La preghiera di Gesù in Luca è in una forma più semplice rispetto a quella di Matteo. Tutto è ridotto all’essenziale: non per questo ha meno importanza e meno valore.

sia santificato il tuo nome

Colui che è santo in eterno vuole essere riconosciuto e lodato come tale non solo in cielo, ma anche in terra. Perché in cielo ed in terra vi è un unico e medesimo Dio.

Non il Dio creato dall’uomo, ma il Dio creatore dell’uomo, vuole essere glorificato da ogni bocca. Il suo nome deve essere distinto e separato da ogni altro nome: perché non c’è altro Dio all’infuori di Lui. Lui solo è il vero, Lui solo è il giusto, Lui solo è il santo: tutti gli altri dei sono prodotto del Maligno. Non sono per la vita dell’uomo, ma per la sua perdizione.

Sia dunque “separato” il Dio che si è reso manifesto in Israele da ogni altro dio. Quale certezza di essere esauditi nella preghiera, se non c’è innanzitutto certezza riguardo al suo destinatario?

venga il tuo regno,

Dopo l’esaltazione del nome di Dio, l’invocazione allo stesso  perché venga il suo regno. Non semplicemente quello che verrà in ogni caso alla fine dei tempi, ma quello che è già venuto e pertanto vuol venire in ognuno di noi.

Si affermi nei nostri cuori la signoria del Cristo e la sua opera di salvezza!

3 da’ a noi giorno per giorno il nostro pane quotidiano;

Allorchè si entra a far parte di un altro regno, messo da parte il vecchio padrone che ha nome di Diavolo, è al Signore che si deve chiedere ogni giorno il pane di vita. Innanzitutto il pane spirituale, poi quello materiale, perché tutto il nostro essere si alimenti in Lui e per Lui.

E’ il dono quotidiano di Colui e di quello che sono necessari  alla vita che rinsalda il vincolo d’amore tra il Creatore e le creature. Soltanto la preghiera reiterata giorno per giorno, all’unico e medesimo Dio, nella richiesta dell’unica e medesima vita è garanzia di un rapporto stabile e duraturo con il Signore.

Nessun pane si mangi ogni giorno all’infuori di quello che è chiesto a Dio e da Lui donato.

4 e perdona a noi i nostri peccati, infatti anche noi perdoniamo ad ogni nostro debitore; e non farci entrare in tentazione.

Dopo la lode al nome del Signore, dopo l’invocazione perché venga il suo regno, la richiesta di ciò che ci è necessario per la vita.

Innanzitutto il pane quotidiano da lui benedetto e visitato. E potrebbe essere sufficiente e potremmo considerare chiusa la storia della salvezza se non fosse per il Satana che ci insidia alle calcagna, per riprenderci di nuovo e riportarci nell’antica schiavitù.

Il Signore perdoni i nostri peccati perché non ricadiamo in uno stato di peccato. Gli siamo debitori della salvezza: perdonati una volta, ogni giorno abbiamo bisogno di essere perdonati. Colui che ci ha insegnato a perdonare non può sottrarsi alla nostra umile supplica.

E infine, Signore, non farci entrare in tentazione: liberaci dagli assalti del Maligno, perché la nostra gioia sia piena e la tua vittoria definitiva.

5 E disse a loro: Chi di voi abbia un amico e vada da lui a metà notte e gli dica: Amico, prestami tre pani,

6 poiché un mio amico dalla via presso di me e non ho cosa mettere davanti a lui.

7 E quello da fuori rispondendo disse: non procurarmi molestia: già la porta è stata chiusa e i miei bambini son nel letto con me, non posso essendomi alzato dare a te.

8 Dico a voi: se anche non li darà a lui essendosi alzato per il fatto di essere suo amico, a causa della sua sfrontatezza essendosi alzato darà a lui tutte quante le cose di cui ha bisogno.

L’amicizia ha le sue regole e s’impongono da sole senza bisogno che siano caldeggiate.

Ciò che invece deve essere detto è che un nuovo amico è entrato nel novero dei vecchi. Non uno di quelli che sempre chiede senza mai dare nulla, ma uno di quelli che sempre dona senza nulla pretendere, all’infuori della nostra gratitudine e riconoscenza. Un amico che si propone a noi secondo uno spirito di verità e giustizia, apportatore di ogni novità di vita. Non uno di quelli che si fa pregare al modo nostro per fare sentire il suo peso, ma uno di quelli che vuole la preghiera vera per entrare in una vera comunione di cuori e di intenti.

Un amico diverso dunque che vuole entrare nella nostra vita, per proiettarci in una dimensione diversa, che è quella dello Spirito. Diverso è il suo Amore, diverso il suo dare, diverso il suo sacrificio, diverso il suo alzarsi per noi.

Abbiamo chiamato questo amico col nome di Padre, abbiamo santificato il suo nome, invocato l’avvento del suo regno, rimesso nelle sue mani ogni pane quotidiano ed affidato a Lui la lotta contro il Maligno: ma non è ancora detto tutto. Il rapporto con questo grande, vero, unico amico non può risolversi secondo le categorie già sperimentate e conosciute del corpo e dell’anima. Il Signore va oltre, vuol farci prendere consapevolezza del nostro destino eterno che è innanzitutto una vita nello Spirito Santo. E in quest’opera del Padre non possiamo ignorare la parte che spetta al Figlio suo: opera non ancora completamente manifesta che sta per avere il suo epilogo con la morte e resurrezione del Cristo, perché in Lui e per Lui sia esaudita ogni preghiera al cielo.

9 E io a voi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e sarà aperto a voi.

10 Infatti ogni chiedente riceve e il cercante trova e al bussante sarà aperto.

11 Ora chi fra voi il padre a cui il  figlio chiederà un pesce, e al posto del pesce gli darà una serpe?

12 O anche chiederà un uovo e darà a lui uno scorpione?

13 Se dunque voi essendo malvagi sapete dare buoni doni ai vostri figli, quanto più il Padre celeste darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono

Se il dono è già pronto ed è già in offerta, questo non vuole dire che sia dato a tutti indipendentemente dalla loro volontà: bisogna manifestare apertamente il proprio desiderio.

L’opera della salvezza, se pur è opera esclusiva del Signore, non può e non vuole scavalcare la nostra preghiera.

Presupposto di ogni intervento di Dio nella nostra vita è e sarà fino alla fine la supplica fiduciosa  nel suo amore.

Nulla è dato a chi non chiede, tutto è dato a chi chiede con insistenza. E come non vedere nel discorso di Gesù un’allusione simbolica al dono che Dio fa di se stesso in tre persone  ( tre pani ), alla beatitudine eterna del Figlio che, nonostante il rifiuto di Adamo, riposa  nella casa del Padre, allietato dalla presenza degli angeli e che – tuttavia – viene in soccorso alla richiesta di aiuto di chi lo considera amico, nel mezzo della notte, affrontando il sacrificio che si conclude con la resurrezione?

E questo in definitiva quando seppure invocato si trova ormai “da fuori” rispetto a noi.

Modo singolare di esprimersi. Chi è dentro  casa risponde  da fuori. Rispetto a chi e a che cosa? Alla propria casa o a quella dell’uomo? Per rimanere presso il Padre o per aprire la porta del cielo e discendere in mezzo a noi?

Tutto già fatto e già dato dunque? Possiamo considerare il Padre nostro come esaustivo della preghiera in tutti i suoi aspetti e significati? 

La semplificazione del Padre nostro in Luca non è affatto casuale: non è un meno rispetto a Matteo, vuole semplicemente sottolineare la necessità di andare oltre.

Possiamo chiedere a Dio Padre tutto ciò che è giusto, santo, necessario alla vita, nella consapevolezza che non c’è supplica che non sia esaudita nel Figlio e per il Figlio, ma il discorso non è ancora chiuso.

Quello che Luca aggiunge, quasi in appendice al Padre nostro, quello che si deve chiedere oltre al resto, risulta alla fine quello che innanzitutto si deve chiedere.

Perché senza lo Spirito Santo è vanificata ogni lode a Dio Padre, invano chiediamo che venga il suo regno, invano chiediamo la vita nuova che passa attraverso il sacrificio del Figlio. Cosa o chi si deve chiedere in via prioritaria al Signore? Che ci venga dato lo Spirito Santo. Se c’è un tempo maturo per ogni preghiera, questo è il tempo in cui dobbiamo chiedere lo Spirito Santo. In Cristo e per Cristo non è più semplice promessa, ma realtà vivificante ed operante nell’oggi della nostra esistenza.

Tante cose si chiedono al Signore e possono anche essere buone e necessarie alla vita, innanzitutto dobbiamo chiedere lo Spirito Santo.

È l’effusione nei nostri cuori dello Spirito Santo che unica garantisce in noi la reale presenza di Dio e la perenne attualità dell’opera salvifica del Cristo.

Se non si entra in questa nuova dimensione dell’esistenza si rischia di restare a metà strada, come colui che non riesce a concludere il cammino di salvezza.

Il discorso non è da poco, per questo Luca gli ha dato un’ampiezza che supera quella del Padre nostro, non per smentire, ma perché ogni giusta preghiera al Signore trovi il suo adempimento e coronamento.

Crediamo noi nello Spirito Santo, nella vita eterna, nella risurrezione dei morti, in un regno di Dio che non è di questo mondo, nel mondo dei puri spiriti?

Crediamo che tutto il senso della nostra vita, il suo esito finale e definitivo si risolve nel e per lo Spirito Santo?

Può essere interesse nostro chiedere tante cose e tutte buone, interessa al Padre ed al Figlio donarci innanzitutto lo Spirito Santo.

14 Ed era cacciante un demonio ed esso era muto.

Cosa è venuto a fare Gesù sulla terra?

È venuto a cacciare il demonio che è nell’uomo.

Se a noi è chiesto di pregare per la liberazione dal Maligno, Gesù passa subito ai fatti.

Particolare non da poco, il demonio si presenta muto: muto per le orecchie dell’uomo e non visibile ai suoi occhi, ma non può sfuggire all’opera di pulizia del Cristo.

Avvenne allora, essendo uscito il demonio, il muto parlò

Quale il primo segno di liberazione dal Diavolo?

L’uomo che ne era posseduto apre la bocca; ma solo per dare lode a Dio.

Quale il primo segno della schiavitù al Maligno? Il mutismo più assoluto: non si parla a Dio e neppure si parla di Dio.

Quale il primo segno di liberazione?

Si dà gloria al Signore e si annuncia l’opera del Cristo.

e si meravigliarono le folle.

Fa meraviglia l’uomo che dal disinteresse più totale per Dio, passa ad una testimonianza di liberazione nel suo nome.

15 Alcuni di loro dissero: In Beelzebul il principe dei demoni caccia i demoni.

Che Gesù abbia un potere sui demoni, è indiscutibile: lo dimostrano i fatti. I segni di potenza sul Maligno non sono sufficienti per portare alla fede quelli che hanno il cuore indurito. Per chi crede non nel Logos rivelato, ma nella propria ragione, tutto può trovare una sua logica spiegazione. Chi stravede per la propria testa  trova sempre il modo di scavalcare la fede in Cristo.

Si può arrivare anche a conclusioni assurde come questa: Cristo scaccia i demoni perché è il loro capo.

Il suo potere sul male è interno al male stesso: ogni liberazione dal maligno altro non è che una questione fra diavoli: una guerra fratricida in tutto simile a quelle che fa l’uomo contro l’altro uomo.

16 Altri poi tentandolo cercavano da lui un segno dal cielo.

Cercare da Cristo un segno dal cielo è sempre un grave peccato: “non tenterai il Signore Dio tuo”.

17 Egli allora conoscendo i loro ragionamenti disse a loro: Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e casa su casa cade.

Non tutti hanno l’ardire di manifestare apertamente il proprio pensiero, non per questo sfuggono al giudizio di Dio. Chi giudica il Signore è da Lui ripreso, perché si ravveda dal proprio errore e non cada nel giudizio di condanna eterna.

Se non si vuole arrivare a Cristo per l’unica via aperta che è quella della fede, ma si vuole percorrere le strade incerte e malsicure della ragione, giova rilevarne tutte le ambiguità e contraddizioni. Se la ragione rinnega la fede, la stessa ragione ancor prima rinnega e smentisce se stessa. Se usata correttamente nei confronti di Cristo deve allinearsi alla sua Parola e riconoscerla come lume e guida.

La ragione non può scavalcare e sostituire la fede, può tuttavia comprendere la propria inadeguatezza e la falsità del proprio procedere.

Prima grande questione posta dalla ragione stessa: Si può concepire il male e la lotta contro ogni male, come una questione puramente interna al regno del Maligno?

Siamo già ad un livello superiore rispetto a quello che possono pensare i comuni mortali. Il discorso va compreso e collocato all’interno dell’economia salvifica di Israele, dove è assodato il superamento della concezione manichea del bene e del male intesi come due principi in perenne lotta tra di loro: Bene e male hanno un fondamento personale, non si possono intendere se non in rapporto a Dio e al Satana. La lotta tra bene e male non ha significato alcuno se non per quel che riguarda l’uomo ed il suo mondo: la contesa è per il possesso del cuore delle creature.

Da un lato vi è il regno di Dio, in cui il Signore domina sovrano sopra tutti i suoi figli, dall’altro il regno di Satana il cui principato ha un significato non semplice, ma complesso, che deve essere rettamente inteso.

Non ci è dato sapere e neppure deve interessare se il regno del Satana ha al proprio interno una qualche struttura gerarchica: in altre parole se esiste un diavolo più diavolo di un altro, un demonio più ostinato di un altro nel suo rifiuto di Dio e più accanito nella lotta per la contesa del cuore dell’uomo. Soltanto nella prospettiva di una redenzione finale potremmo distinguere fra i diavoli un più o un meno.

Da quanto leggiamo nella Scrittura sembra che la condizione del maligno sia definitiva, e in quanto tale assolutamente definita in ogni individuo del proprio regno.

Definita non nel rapporto tra diavolo e diavolo, tra i quali amore non c’è, ma nel loro essere uno contro il Cristo ed i figli suoi. L’omertà ha preso il posto della carità: benché “divisi” l’uno dall’altro, incapaci di vero amore, i diavoli sono allineati in toto in una eterna guerra  contro il  Signore.

Non possono nuocere al Cristo ed alla schiera dei suoi angeli, portano la guerra là dove è ancora possibile una vittoria, ovvero nel cuore dell’uomo.

Insinuare una qualche frattura fra i diavoli nella contesa per il possesso del cuore dell’uomo, è fare un uso distorto della stessa ragione.

Vero è che nel Vangelo, si parla di “spiriti peggiori” di altri e di persone possedute da molti demoni, in numero diverso.

Ma questo va inteso secondo la logica dell’immagine: il significato è puramente contestuale, non dobbiamo trarne verità di fede. Come il cuore dell’uomo può contenere la totalità di Dio, perché creato a tale scopo, così può contenere la totalità dei demoni. Non c’è bisogno che i diavoli si caccino l’un l’altro da questa o quella dimora: possono stare tutti ed ognuno in tutte ed in ognuna.

Pensate che Gesù sia il principe dei demoni che caccia altri demoni dall’uomo per prendere il loro posto?

Siete fuori strada!

18 Se poi anche satana in se stesso è diviso, come persisterà il suo regno? Poiché dite che in Beelzebul  io caccio i demoni.

È un errore ed un inganno della stessa ragione pensare che il regno di Satana presenti divisioni al proprio interno.

Non c’è divisione che non venga da volontà diverse: sono divise le persone che vogliono cose diverse e perseguono scopi diversi. In quanto al Maligno, tagliato fuori dal godimento di Dio e di ogni suo dono, può avere soltanto una volontà finale. I demoni non sono nella condizione di volere questo o quello, rimane loro soltanto la possibilità di portare l’uomo alla perdizione eterna. Una possibilità a senso unico partorisce una sola volontà , cioè una volontà che persegue un unico ed un medesimo fine: concorde e solidale in tutti i suoi membri non conosce al proprio interno fratture e ripensamenti.

Prima importante conclusione.

La lotta contro i demoni, non è una lotta che si possa collocare all’interno di uno stesso regno: è lotta fra regni diversi. E non c’è guerra se non per ciò che può essere oggetto di contesa.

Bene e Male sono due regni diversi, indifferenti ed inconciliabili l’uno con l’altro, possono entrare in collisione semplicemente dove c’è un territorio non ancora definitivamente conquistato. La guerra è nell’uomo e per l’uomo, per il possesso del suo cuore.

Se il campo di battaglia è il nostro mondo, bisogna anche comprendere chi sono i protagonisti di questa guerra, chiarire ruoli, posizioni, potenziale bellico, possibilità ed opportunità di perseguire rappacificazioni, tregue o concordati di pace: ne va della vita eterna.

19 Se poi io in Beelzebul scaccio i demoni, i vostri figli in cosa li scacciano? Per questa cosa essi saranno di voi giudici.

Se il Cristo scaccia i demoni in quanto principe dei demoni, allora dovete concludere che anche tutti quelli che sono figli di Adamo scacciano i demoni in virtù degli stessi demoni.

La loro guerra per la liberazione dal Diavolo è del tutto illusoria ed ingannevole: possono bensì scacciare un demonio, ma solo per farne entrare un altro. Cambia il demonio, ma l’uomo rimane schiavo dello stesso regno. Liberarsi dalla schiavitù di un malvagio, per ritrovarsi schiavo di un altro malvagio, se pur in veste minore, non è certa questa la liberazione che deve interessare.

Anche se l’uomo può lottare tra un male maggiore e tra uno minore, è e rimane schiavo del Male.

La guerra che  interessa e  coinvolge ogni uomo, non ha innanzitutto significato personale, non è una questione semplicemente interna al nostro io, una lotta in cui dobbiamo vedercela da soli.

Chiama direttamente in causa due regni che si contendono il nostro cuore: quello di Dio e quello del Maligno. Se la questione è solo nostra, siamo spacciati in partenza. Se facciamo in modo che diventi innanzitutto di Cristo, la vittoria è garantita, il regno di Dio si affermerà in noi in maniera definitiva. Il nostro nemico sarà sconfitto per l’eternità.

20 Se allora col dito di Dio io scaccio i demoni, dunque è giunto a voi il regno di Dio.

Se i demoni vengono scacciati non da altri demoni e neppure dall’uomo, ma dal Cristo, allora abbiamo la certezza che è giunto a noi il regno di Dio. Ed il regno del Satana?

È miseramente perito sotto le armate del Figlio di Dio, dito potente del Padre.

La guerra è dunque innanzitutto tra due regni, che fanno guerra su un campo di battaglia che ci interessa e ci coinvolge così da vicino da entrare fin nelle profondità del nostro cuore. Ma dove  siamo inizialmente collocati in questa guerra, dove dobbiamo noi posizionarci e da quale parte ci si deve schierare?

Quando il forte armato sorveglia il suo palazzo in pace sono i suoi beni.

Situazione iniziale: il forte, che ha nome di Maligno, tiene saldamente in proprio potere, nella propria casa, l’umanità intera ( i suoi beni ). Il suo palazzo è ben sorvegliato e custodito da servi: la vita trascorre in pace, la pace di questo mondo.

E le rivolte e le ribellioni dell’uomo contro il male che è nel mondo, di cui tanto si parla? Falsità ed illusione: tutto sono,   all’infuori che lotte per la liberazione dalla schiavitù antica.

22 Quando però uno più forte di lui essendo venuto lo vince, prende la sua armatura su cui confidava e spartisce le sue spoglie.

La pace di questo mondo ha avuto la sua fine allorché è sceso in guerra contro il Maligno, Uno, l’unico ed il solo, più potente del Diavolo, colui che ha nome di Cristo e figlio di Dio. Sicura è la sua venuta, sicura la sua vittoria.

Ed il Satana? Che fine ha fatto? Ha perso l’armatura in cui confidava e le sue spoglie sono state disperse.

All’uomo può essere toccata in sorte qualcuna di queste spoglie: non ha importanza alcuna, non sono impedimento per la vita eterna. Porti con te i segni e i lasciti del tuo antico padrone: malattia, povertà, peccati, cicatrici per le percosse ricevute? Non ti spaventare e non preoccuparti. Il suo regno è finito per sempre, è tempo di regno di Dio.

23 Chi non è con me è contro di me e chi non raccoglie con me disperde.

Se dobbiamo prendere consapevolezza che la guerra contro il Maligno è già stata fatta e vinta per sempre dal Cristo, dobbiamo considerare seriamente da quale parte collocarci e schierarci: con il vinto o con il vincitore, con l’antico padrone o con il Nuovo.

Vogliamo essere di Cristo o vogliamo rimanere con l’antico padrone?

Se Dio tutto può fare per noi contro il Maligno, nulla vuol fare senza la nostra volontà e senza la nostra adesione alla sua opera e senza consenso al suo amore.

Sappia dunque ogni uomo:  chi non si mette dalla parte del Cristo, è trovato contro il Cristo e chi non raccoglie in Lui i frutti della salvezza per sé e per altri, li getta al vento.

Ma cosa dire dell’uomo che cerca una liberazione dal Diavolo in proprio, con le sole sue forze?

Come andrà a finire. Comprendano i farisei, ma comprenda ogni uomo che si affida a Gesù.

24 Quando lo spirito impuro esce dall’uomo si aggira per luoghi aridi cercando riposo e non trovando; allora dice: Ritornerò nella mia casa da dove uscii.

Nessun spirito impuro esce dall’uomo se non è vinto e messo in fuga dal Cristo. Vi è una liberazione vera ed efficace operata dal Salvatore e vi è una liberazione falsa ed apparente operata dall’uomo in virtù delle proprie forze.

Lo spirito impuro può bensì uscire dall’uomo - almeno così sembra in apparenza - ma conserva intatta la propria armatura e lascia aperta la porta di casa.

Uscito dalla propria naturale dimora va in cerca di un’altra, ma avverte subito l’inadeguatezza di qualsiasi altro rifugio: non trova  ricettacolo ed è respinto da tutte le parti.

Arido cioè privo di una qualsiasi acqua dissetante gli appare ogni luogo diverso.

Solo nella creatura ribelle a Dio può trovare ristoro per la propria arsura e riposo per la propria stanchezza. E allora quale conclusione ne trae?

Ritornerò nella mia casa da dove uscii.

Mia casa è detta dal diavolo quella dell’uomo: non ne conosce un’altra e non può andare in nessun’altra.

25 Ed essendo venuta la trova spazzata e adorna.

Quale novità trova al suo facile ed incontrastato ritorno? Nessuna differenza sostanziale. Nessun sistema di difesa, nessun contrasto, nessuna volontà di guerra.

Semplicemente questa casa è un po’ più pulita di quando l’ha lasciata, inoltre è stata ben dipinta e decorata.

Niente che possa dargli fastidio: può sempre portarvi la propria immondezza ed imbrattarla a piacimento.

La bellezza e la ricchezza morale di una casa autoliberatasi dal Maligno, lungi dall’essere per lui un deterrente rappresenta una invincibile attrazione.

Vede sicuro ed incontrastato il proprio ritorno. Non solo intravede la possibilità di farne un luogo di festa, vede anche un aumento della quadratura spirituale, uno spazio maggiore che può dar ospitalità ad altri personaggi della sua stessa risma.

26 Allora va e prende con sé altri sette spiriti più malvagi di lui ed essendo entrati abitano là.

Il diavolo,  ormai deciso a ritornare, non si accontenta di un ritorno semplice come la dipartita. Fa ritorno in massa, assieme ad altri amiconi, tanto bella ed ospitale gli appare la propria dimora.

Anche nel satana c’è spirito di condivisione: mette in comune con altri diavoli la casa dello stesso uomo. Così sazia la propria brama di possesso e colma la propria solitudine. Quando la liberazione dal male è ridotta ad una dimensione puramente morale, il diavolo se la vede bella e ci gongola dentro. Il suo dominio diventa saldo ed invincibile. Può fare quello che vuole: può comportarsi come uno che va e che viene, può simulare la propria assenza, lasciare la casa ai propri confratelli.

E cosa dire dell’uomo che è vittima di un gioco così perverso?

E diventano le cose ultime di quell’uomo peggiori delle prime.

La presunzione nella propria giustizia, la fiducia riposta nella lotta etica e nel buon esito della propria campagna militare, rende la situazione dell’uomo peggiore in assoluto.

Quando c’era consapevolezza di peccato e di inadeguatezza rispetto all’entità della lotta, rimaneva aperta la porta della fede in Cristo salvatore. Superata e scavalcata ogni coscienza di peccato, acquisita la fiducia nella propria giustizia, tutto precipita paurosamente in basso verso l’eterno abisso del male.

Il discorso di Gesù chiaramente è nella forma del paradosso. In realtà il Satana non esce da casa alcuna se non è scacciato dal dito di Dio, e mai in maniera pacifica, ma sempre dopo cruenta lotta che ci vede schierati, allineati, appoggiati ad uno più forte di Lui, unica garanzia per noi di sicura vittoria.

Ma questo è lo spirito del fariseo: ama credere nella propria giustizia e nella liberazione dal diavolo in virtù delle proprie forze. Non solo, pensa anche di poter accrescere la bellezza della propria casa, ripulendola dalle brutture del peccato ed adornandola di opere buone.

È quel terribile inganno che il Satana opera nell’uomo che si crede giusto. Liberatosi dal Maligno non può far riposare il proprio cuore nel Suo liberatore, ma comincia ad avvertire l’aridità di un’esistenza senza l’Amore che salva dal nemico e riempie il cuore dell’unico vero amico.

La liberazione è solo un’illusione, la giustizia acquisita un inganno, la pienezza avvertita è per il saccheggio totale.

Non c’è festa per la vittoria, non c’è possibilità di vita nuova e di un amore diverso: non è accresciuta la propria gioia dalla comunione con il Salvatore. Vivere per la propria giustizia, non ha poi un gran sapore.

Ed allora non resta che il misero ripiegamento su se stessi, per contemplare non la bellezza e la gloria eterna del Cristo, ma l’effimera ed artificiosa bellezza di questa dimora terrena, abbellita ed impreziosita dalle nostre opere buone, ma resa indifesa di fronte agli assalti del male, destinata al peggiore dei saccheggi. E tutto questo per quella  deplorevole incoscienza o ignoranza che non merita il perdono di Dio e non è da lui scusata, perché rifiuto della luce che è stata data dal cielo.

27 Avvenne poi nel dire lui queste cose avendo alzato una donna la voce dalla folla gli disse: Beato il ventre che ti ha portato e i seni che succhiasti.

Anche quando il discorso è duro, il Gesù terreno sembra avere un suo fascino, soprattutto sugli animi femminili: non appare semplicemente un bello, ma anche un buono ed un intelligente. È il massimo per una donna.

Non meraviglia dunque questa esclamazione di stupore e questa lode così inopportuna rispetto a quello che Gesù va dicendo. Lo si può amare semplicemente anche come uomo, e considerare una fortuna averlo come sposo o ancor più come figlio.

28 ma egli disse:  Beati piuttosto quelli che ascoltano la parola di Dio e la custodiscono.

Intervento stroncante di Gesù, non per negare la veridicità di un’affermazione - Chi più beata della madre sua? - ma per riportare alla serietà di un discorso.

Beati, cioè felici, sono innanzitutto coloro che ascoltano la parola di Dio e la custodiscono.

E chi più della madre sua ha ascoltato e custodito la Parola di Dio?

Perché Maria deve essere considerata l’eccezione e l’unicamente beata, quando ci è data non semplicemente perché la esaltiamo, ma ancor prima perché la imitiamo come modello di fede, riconosciuto ed accreditato dalla stessa parola di Dio?

Ami Maria? Per null’altro è lodata ed esaltata dal Figlio suo, se non per il fatto che ha ascoltato e custodito nel suo cuore la Parola di Dio.

29 essendosi poi radunate le folle cominciò a dire: Questa generazione è una generazione malvagia:

Affermazione categorica, che non conosce attenuanti . Si è riconosciuti malvagi davanti agli uomini per questa o quell’azione: davanti a Dio non si è malvagi perché si fa il male; viceversa si fa il male perché si è malvagi.

Il peccato è in noi qualcosa di strutturale. È l’essere prodotto dalla colpa in Adamo.

Si riconosce esteriormente per le opere della carne, ma prima ancora interessa il nostro cuore e la nostra condizione nei confronti di Dio. Nasciamo malvagi perché fatti nemici di Dio, in virtù del peccato d’origine.

Tutte le generazioni sono malvagie: quello che Cristo ha detto agli uomini del suo tempo lo dice agli uomini di ogni tempo. E nessuno a diritto e giustamente come Lui, in quanto parte in causa. L’albero della vita, rifiutato una prima volta in Eden, si ripropone un’altra volta all’uomo come il Cristo Figlio di Dio.

Cambia il segno, non cambia Colui che è portato dal segno.

Rifiutata la vita nell’immagine e nella figura dell’albero portatore di un eterno frutto, la stessa vita si propone a noi in sembianze di morte, perché come dalla vita siamo passati alla morte, così dalla morte passiamo alla vita, in virtù dell’unico e medesimo Cristo.

Il Figlio di Dio, portatore della vita e di ogni vita, non può riportarci nella propria vita, se non facendo  sua la nostra morte, perché morti in Lui in Lui risuscitiamo.

cerca un segno,

Giusto e santo cercare un segno: ci è stato dato una volta, ci verrà dato un’altra volta, ma sarà un segno diverso, non innanzitutto di vita , ma di morte.

e un segno non sarà dato ad essa se non il segno di Giona.

Nessun altro segno di benedizione che viene dal cielo è dato all’uomo se non quello della croce di Cristo. E nessun uomo potrà in esso trovarvi il segno di una nuova vita, se non Colui che ripone la sua fede in Cristo, morto e risorto per donarci eterna salvezza.

30 Come infatti Giona fu un segno per i Niniviti, così sarà anche il figlio dell’uomo per questa generazione.

Un segno è chiesto al cielo ed un segno sarà dato: quello della morte e resurrezione del Cristo.

Giona gettato in mare ed inghiottito dal pesce, rimase nel suo ventre tre giorni e tre notti. Poi fu rigettato fuori  vivo e fu strumento per la salvezza di Ninive.

31 La regina del sud si alzerà nel giudizio con gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché venne dai confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone, ed ecco più di Salomone è qui;

Chi rifiuta il Cristo, rifiuta la rivelazione di quella sapienza divina che altri hanno ricercato come il bene più prezioso.

La regina di Saba venne dagli estremi confini della terra per

ascoltare la sapienza di Salomone. E quale differenza fra un uomo reso sapiente da Dio e Colui che è l’incarnazione della stessa Sapienza?

32 gli uomini Niniviti sorgeranno nel giudizio con questa generazione e la condanneranno: perché si convertirono all’annuncio di Giona, ed ecco più di Giona è qui.

Se i Niniviti si convertirono per le parole di un uomo mandato da Dio, quanto più questa generazione dovrà convertirsi alle parole del Figlio di Dio?

Non soltanto il Signore e i suoi angeli condanneranno in giudizio quelli che non hanno creduto in Cristo, ma anche tutti quelli che, in tempi diversi, hanno ascoltato la parola che è data dal cielo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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