Vangelo di Luca cap7

                             Luca 7

Dopo che terminò tutte le sue parole negli orecchi del popolo, entrò in Cafarnao. 2 Ora uno schiavo di un centurione avendo male stava per morire , il quale era a lui caro. 3 Allora avendo udito di Gesù inviò da lui degli anziani dei Giudei chiedendogli affinché essendo venuto salvasse il suo servo. 4 Ora essi essendo giunti da Gesù, lo pregavano con insistenza dicendo: Degno è colui a cui concederai questa cosa: 5 ama infatti il nostro popolo ed ha edificato per noi la sinagoga. 6 Allora Gesù andava con loro. Ora già non essendo  lui lontano dalla casa il centurione inviò degli amici dicendogli: Signore, non disturbarti, infatti non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; 7  perciò neppure ritenni me stesso degno di venire da te; ma di’ una parola e sia risanato il mio servo. 8 Infatti anch’io sono un uomo stabilito sotto autorità avendo sotto me stesso dei soldati, e dico a questo: Va’! E va, e a un altro: Vieni! E viene; ed al mio schiavo: Fa’ questa cosa! E la fa. 9 Allora avendo visto queste cose, Gesù si meravigliò di lui ed essendosi voltato alla folla che lo seguiva disse: Dico a voi: non ho trovato in Israele una tale fede. 10 Ed essendo ritornati a casa quelli che erano stati inviati trovarono lo schiavo risanato.

11 Ed avvenne in seguito che andò in una città chiamata Naim ed andavano insieme a lui i suoi discepoli e molta folla. 12 Come poi si avvicinò alla porta della città, ed ecco veniva condotto via un morto, figlio unigenito di sua madre ed essa era vedova e la folla della città numerosa era con lei. 13 Ed avendo visto lei il Signore si commosse per lei e le disse: Non piangere! 14 Ed essendosi avvicinato toccò la bara; allora quelli che portavano stettero e disse: Giovanetto, a te dico, alzati! 15 E si sedette il morto e cominciò a parlare, e lo diede a sua madre.

16 Allora la paura prese tutti e glorificavano Dio dicendo: Un grande profeta è sorto fra noi e Dio ha visitato il suo popolo. 17 E uscì questa parola nell’intera Giudea ed in tutta la regione circostante riguardo lui. 18 E annunciarono i suoi discepoli a Giovanni circa tutte queste cose. E avendo chiamato a sé due dei suoi discepoli, Giovanni 19 li inviò dal Signore dicendo: Tu sei quello che deve venire o aspettiamo un altro? 20 Allora essendo giunti da lui gli uomini dissero: Giovanni l’immergitore ha inviato a noi da te dicendo: Tu sei quello che deve venire o aspettiamo un altro? 21 In quell’ora guarì molti da infermità e flagelli e spiriti malvagi e a molti ciechi donò di vedere. 22 E rispondendo disse a loro: Andati annunciate a Giovanni le cose che avete visto e udito: ciechi riacquistano la vista, zoppi camminano, lebbrosi vengono purificati e sordi odono, morti risuscitano, ai poveri è annunciata la buona notizia, 23 ed è beato chiunque non è scandalizzato in me. 24 Essendo poi partiti gli inviati di Giovanni cominciò a dire alle folle riguardo a Giovanni: Chi usciste a vedere nel deserto? Una canna agitata dal vento? 25 Ma cosa usciste a vedere: Un uomo vestito in morbide vesti? Ecco, coloro che sono con abito splendido e lusso sono nei palazzi del re. 26 Ma cosa usciste a vedere? Un profeta? Sì, dico a voi, e più grande di un profeta. 27 Questi è colui del quale è stato scritto: Ecco, mando il mio inviato davanti al tuo volto, che preparerà la tua via di fronte a te. 28 Dico a voi: fra i generati di donne nessuno è più grande di Giovanni; ma colui che è più piccolo nel regno di Dio è maggiore di lui. 29 E tutto il popolo avendo udito, anche i pubblicani, diedero  giustizia a Dio essendo stati immersi con l’immersione di Giovanni, 30 invece i farisei ed i dottori della legge respinsero il disegno di Dio verso loro stessi non essendo stati immersi da lui. 31 A cosa dunque paragonerò gli uomini di questa generazione e a chi sono simili” Sono simili ai bambini che siedono in piazza e gridano gli uni agli altri ciò che dice: Abbiamo suonato il flauto per voi e non avete ballato, abbiamo cantato lamenti e non avete pianto. 33 E’ venuto infatti Giovanni l’immergitore, non mangiante pane né bevente vino, e dite: ha un demonio; 34 è venuto il figlio dell’uomo mangiante e bevente e dite: ecco un uomo mangione e bevitore, amico dei pubblicani e dei peccatori. 35 Ed è stata resa giusta la sapienza da tutti i suoi figli.

36 Un fariseo lo pregava poi che mangiasse con lui ed essendo entrato nella casa del fariseo si adagiò a mensa. 37 Ed ecco una donna che era peccatrice nella città ed avendo saputo che giaceva a mensa nella casa del fariseo portando un vaso di alabastro di unguento 38 ed essendosi posta dietro presso i  suoi piedi piangendo con le lacrime cominciò a bagnare i suoi piedi e coi capelli del suo capo asciugava e baciava i suoi piedi e li ungeva con l’unguento. 39 Allora avendo visto il fariseo che l’aveva chiamato parlò fra sé dicendo:  Costui se fosse profeta, conoscerebbe chi e quale è la donna che lo tocca, perché è una peccatrice. 40 E rispondendo Gesù gli disse: Simone ho qualcosa da dirti. Egli allora dice: Maestro, di’. 41 Un tale creditore aveva due debitori, l’uno doveva cinquecento denari, l’altro invece cinquanta. 42 Non avendo essi da restituire condonò ad entrambi. Chi dunque di loro lo amerà di più? 43 Rispondendo Simone disse: Suppongo  che sia colui al quale più ha condonato. Egli allora disse a lui: Hai giudicato rettamente. 44 Ed essendosi girato verso la donna disse a Simone: Vedi questa donna? Entrando nella tua casa non mi hai dato acqua sui piedi: lei invece con le lacrime ha bagnato i miei piedi e coi suoi capelli li ha asciugati. 45 Non mi hai dato bacio: lei invece dal momento in cui sono entrato non ha smesso di baciare i miei piedi. 46 Non hai unto la mia testa con olio: lei invece con unguento ha unto i miei piedi. 47 A motivo di questo ti dico: Sono rimessi i suoi molti peccati perché molto ha amato. Colui invece al quale poco è rimesso, poco ama. 48 Disse poi a lei: Ti sono rimessi i peccati. 49 E cominciarono a dire in loro stessi quelli che giacevano con lui a mensa: Chi è questi che rimette anche i peccati? ? 50 Disse poi alla donna: La tua fede ti ha salvato; va’ in pace.

 

Dopo che terminò tutte le sue parole negli orecchi del popolo, entrò in Cafarnao.

Gesù non ama parlare invano. Finchè le folle hanno orecchi di ascolto fa loro da maestro, ma quando non c’è più desiderio della sua parola se ne va altrove.

2 Ora uno schiavo di un centurione avendo male stava per morire , il quale era a lui caro. 3 Allora avendo udito di Gesù inviò da lui degli anziani dei Giudei chiedendogli affinché essendo venuto salvasse il suo servo.

C’è una parola che dà i suoi frutti perché fatta entrare nelle orecchie in tutti i modi, con ogni sorta di violenza all’udito, c’è  una Parola che non ha bisogno di fare tanto chiasso e di rincorrere tutti ovunque. Questo centurione non ha conosciuto Gesù, ma nonostante ciò ha udito di Lui. Poco o molto, non importa: chi cerca la verità ne sente il profumo da lontano e sa distinguere una parola fondata da una infondata. E neppure c’è bisogno di un confronto diretto e di sentire Gesù di persona. Si può conoscerLo anche per testimonianza altrui, in maniera non distorta.

Nella chiesa del Signore c’è una fede che risalta in primo piano, c’è anche una fede nascosta e senza volto che arriva a Gesù in silenzio e sulla punta dei piedi. C’è chi crede senza avere un nome noto e mantenendo una certa distanza fisica da Cristo. Il cuore può essere con il Signore, anche in coloro che sembrano lontani e distaccati.

Non si propone con ciò un modello di fede, ma si evidenzia la diversità e la complessità dei modi della fede. Questo centurione è un lontano- vicino. Non segue di persona Gesù e mostra una certa difficoltà ad affrontare un rapporto diretto con il Cristo, eppure crede nella salvezza e nel Salvatore.

Avremmo preferito che fosse andato lui di persona a cercare Gesù, invece ha mandato altri.

Per timidezza, per difficoltà ad affrontare in maniera diretta il Salvatore o più semplicemente perché crede nel potere di mediazione che è dato alla chiesa?

Non si affida ai primi arrivati, ma ad anziani stimati in Israele, che ben comprendono il senso della supplica al Signore.

4 Ora essi essendo giunti da Gesù, lo pregavano con insistenza dicendo:

Insistenza per interposte persone che tuttavia ben fa comprendere a Gesù lo spessore della fede.

Degno è colui a cui concederai questa cosa: 5 ama infatti il nostro popolo ed ha edificato per noi la sinagoga.

Quando si ama la chiesa e si opera per il suo bene si può ben sperare che davanti al Signore essa

“ metta per noi una buona parola”. E’ bello e santo mandare avanti i fratelli a chiedere, quando c’è un rapporto d’amore ed una comunione dei cuori. La preghiera dei molti ha un grande potere presso Cristo: è esaudita subito.

6 Allora Gesù andava con loro.

Quadretto insolito di un Gesù che invece di precedere segue. Quando la nostra preghiera è conforme alla Sua volontà, Cristo è disposto a venire con noi, per vedere e conoscere quale bisogno.

Ora già non essendo  lui lontano dalla casa il centurione inviò degli amici dicendogli: Signore, non disturbarti, infatti non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; 7  perciò neppure ritenni me stesso degno di venire da te;

Questo centurione sembra che abbia quasi il chiodo fisso di mandare avanti gli altri: non solo quando Gesù è lontano, ma anche adesso che è vicino. Gli costerebbe ben poco andare incontro a Cristo e conoscerlo di persona.  Quando c’è consapevolezza di peccato e ci si sente indegni di Gesù e della sua presenza, il confronto diretto è sempre difficile. Come ospitare il Figlio di Dio nella propria casa piena di immondezze e con quale faccia andare incontro a Lui? Meglio affidarsi alla preghiera. Innanzitutto a quella della chiesa, che per sua vocazione fa proprie le suppliche di tutti e di ognuno.

ma di’ una parola e sia risanato il mio servo.

Qual è dunque il senso di una fede che non osa rapportarsi direttamente alla persona di Gesù, ma preferisce mandare altri ed affidare ad altri la propria preghiera? E’ fiducia nella potenza della Parola di Dio, che tutto opera in tutti. Scarso interesse dunque per la figura storica di Gesù, ma piena consapevolezza della potenza che si esprime attraverso la Sua parola. Il rapporto con Cristo, in definitiva, altro non è che rapporto con la sua Parola. Non conosce Cristo se non colui che si affida alla potenza vivificante della Sua parola. Tutto il resto è fumo negli occhi e non è strettamente necessario per la salvezza.

8 Infatti anch’io sono un uomo stabilito sotto autorità avendo sotto me stesso dei soldati, e dico a questo: Va’! E va, e a un altro: Vieni! E viene; ed al mio schiavo: Fa’ questa cosa! E la fa. 9

Perché dobbiamo affidarci alla Parola di Dio? Perché creati in Essa e per Essa. Non siamo creature autonome, se non per un fatale inganno, ma sin dall’origine siamo costituite sotto l’autorità di Dio, così come essa si esprime attraverso la Sua parola.

Dalla Parola siamo stati immessi nella vita, dalla stessa Parola siamo conservati in vita. Non c’è potenza in Dio se non nella Parola e per la Parola.

Se la parola ha un suo potere nella  dimensione creata quanto più nella sua realtà creatrice!

Allora avendo visto queste cose,

La fede nella Parola è una fede che si vede dal suo operare… quando tutto ruota e viene fatto ruotare intorno a ciò che è detto dal Figlio. 

Gesù si meravigliò di lui ed essendosi voltato alla folla che lo seguiva disse: Dico a voi: non ho trovato in Israele una tale fede.

Rispetto alla folla che segue Gesù, il centurione rappresenta l’eccezione. Gesù opera miracoli per indurre alla fede nella sua Parola, qui è la fede nella Parola che induce Gesù a compiere il miracolo.

Quel che importa a Gesù è la fede che viene dall’ascolto: fede agita dalla potenza della Parola di Dio è l’unica saldamente fondata. Vi è anche una fede indotta e strappata attraverso i miracoli; ma deve verificare se stessa. Coloro che nella chiesa sono sempre alla ricerca del sensazionale e del prodigioso ben poco conoscono della potenza che viene dall’ascolto della Parola. E’ impressionante  vedere come persone che molto “girano” per Cristo, in questo o quel santuario, e perdono tempo e denaro non siano assolutamente in grado di affrontare una lettura seria ed impegnata della Parola di Dio. Non hanno compreso dove è collocato e dove viene trovato il punto d’incontro tra Dio e l’uomo.

Dico a voi: non ho trovato in Israele una tale fede.

Chi vive un po’ lontano e staccato dal contesto culturale e religioso della chiesa può avere un rapporto con la Parola di Dio molto più autentico e fondato.

10 Ed essendo ritornati a casa quelli che erano stati inviati trovarono lo schiavo risanato.

La fede nella Parola  rende presente ed operante in noi e presso di noi Colui che può apparire lontano agli occhi della carne. Non giova correre ovunque c’è un segno della potenza di Dio; è la stessa potenza del Signore che opera nella tua casa quando tu riponi ogni tua fede nella sua Parola.

11 Ed avvenne in seguito che andò in una città chiamata Naim ed andavano insieme a lui i suoi discepoli e molta folla.

Al seguito di Gesù assieme ai discepoli viene sempre trovata molta folla.

12 Come poi si avvicinò alla porta della città, ed ecco veniva condotto via un morto figlio unigenito di sua madre ed essa era vedova e la folla della città numerosa era con lei.

Dopo un quadro di gioia ritrovata, un quadro di gioia perduta per sempre. Quale dolore più grande possiamo immaginare, quando una famiglia è distrutta e c’è chi rimane solo? In simili frangenti sembra che il cuore dell’uomo trovi il senso della vera solidarietà e dell’autentica amicizia. La gente della città in massa si stringe intorno a questa povera vedova, che ha perso anche l’unico figlio.

E Gesù non sembra essere l’eccezione rispetto al comune sentire dell’uomo.

13 Ed avendo visto lei il Signore si commosse per lei e le disse: Non piangere!

Il dolore è sempre per chi rimane. Chi è passato ad altra vita seppur giovane riposa in pace.

Non c’è sofferenza in atto che sia ignorata dal Signore o che lo lasci indifferente. E non è soltanto una questione di credenti o meno. Di solito Gesù interviene in risposta ad una supplica: questa volta nessuna preghiera, nessuna invocazione di salvezza. Eppure il Signore vede nel cuore dell’uomo, per soccorrerlo nella sua povertà e sofferenza . Se noi non andiamo a Gesù è Gesù che viene incontro a noi e ci manifesta il proprio amore.  Non perché ne siamo degni ma perché è venuto a salvare l’uomo che è perduto.

Se il miracolo non sempre è in risposta alla fede è sempre una proposta di fede. Quando tocchiamo con mano il dono di Dio da noi non richiesto e non meritato, come ignorare l’ offerta d’amore che viene dal cielo?

Possiamo vivere ancora come prima, quando la vita ci è data di nuovo dalle mani di Gesù? E il nostro rapporto con le persone che ci sono più care? Può continuare allo stesso modo anche quando esse ci appaiono tolte e ridate dal Signore?

14 Ed essendosi avvicinato toccò la bara;

Chi è morto nulla può operare per la propria salvezza, ma finalmente lascia spazio a Gesù.  Non c’è più possibilità di fuga e di allontanamento del Salvatore. Ora Cristo può farsi vicino e toccare  lo stato di morte.

allora quelli che portavano stettero e disse:

Quando ci mette le mani Gesù, anche i demoni portatori di morte sono costretti a cedere il campo e a fermarsi e a lasciare spazio alla potenza della sua parola.

Giovanetto, a te dico, alzati!

Nella parola di Gesù c’è una potenza di resurrezione… ma bisogna coglierla.

15 E si sedette il morto e cominciò a parlare, e lo diede a sua madre.

Colui che sedeva nella morte ora vuol sedere nella vita. Nessuna fretta, nessun desiderio di camminare come prima. Giova innanzitutto dimorare in Cristo e rimanere con Lui. “cominciò a parlare”. Cosa sarà uscito dalla sua bocca? I soliti discorsi senza senso dell’esistenza quotidiana o la lode al Signore, che dalla morte ci ha chiamato alla vita?

e lo diede a sua madre.

Fatti diversi perché rimaniamo diversi: così siamo consegnati agli uomini di questo mondo, perché da questa diversità donata colgano l’invito alla conversione che è portato dal Cristo.

16 Allora la paura prese tutti e glorificavano Dio dicendo: Un grande profeta è sorto fra noi e Dio ha visitato il suo popolo.

Quando gli uomini vedono la nostra morte e resurrezione in Cristo e per Cristo, allora il timore prende il posto dell’indifferenza e tutti sono costretti a dar lode a Dio: una lode strappata e rapita dalla potenza divina, che non è ancora fede nel Salvatore e che tuttavia diffonde su tutta la terra il nome di Gesù.

17 E uscì questa parola nell’intera Giudea ed in tutta la regione circostante riguardo lui.

La fama di Cristo si diffonde per la potenza della sua Parola, per i prodigi da essa operata. Gli uomini possono anche non credere a Gesù: è certo è che non possono non parlarne.

18 E annunciarono i suoi discepoli a Giovanni circa tutte queste cose. E avendo chiamato a sé due dei suoi discepoli Giovanni 19 li inviò dal Signore dicendo: Tu sei quello che deve venire o aspettiamo un altro?

Colui che è stato mandato per annunciare la venuta del Salvatore ha bisogno della testimonianza dello stesso Salvatore.

Eppure Gesù già si era fatto battezzare da Giovanni presso il fiume Giordano e doveva essere ben conosciuto dal Precursore. In quell’occasione lo Spirito Santo era disceso su di lui in forma corporea, come  colomba. Nello stesso tempo vi fu una voce dal cielo che disse: Tu sei il mio Figlio diletto, in te mi sono compiaciuto. Dopo la testimonianza dello Spirito Santo e del Padre, manca quella del Figlio. Per questo Giovanni manda i suoi discepoli a Gesù perché la testimonianza del cielo sia piena e completa.

20 Allora essendo giunti da lui gli uomini dissero: Giovanni l’immergitore ha inviato a noi da te dicendo: Tu sei quello che deve venire o aspettiamo un altro? 21 In quell’ora guarì molti da infermità e flagelli e spiriti malvagi e a molti ciechi donò di vedere.

Se il Figlio avesse risposto solo a parole, niente di più e di diverso dalla testimonianza del Padre. Dopo il segno che è dato dallo Spirito Santo ( la colomba ), la parola che è data dal Padre, manca il gesto e l’opera. E con ciò la conferma è completa. Gesù non dice, ma fa.

Guarisce dai mali della vita ( infermità e flagelli ), libera dallo spirito del Maligno, dona di vedere a chi è cieco. Quale testimonianza più grande può dare di sé se non operando alla luce del sole?

22 E rispondendo disse a loro: Andati annunciate a Giovanni le cose che avete visto e udito: ciechi riacquistano la vista, zoppi camminano, lebbrosi vengono purificati e sordi odono, morti risuscitano, ai poveri è annunciata la buona notizia, 23 ed è beato chiunque non è scandalizzato in me.

Ciò che viene annunciato a Giovanni è ciò che cade sotto gli occhi di tutti. Colui che conferma gli altri riguardo a Gesù, dagli altri è lui stesso confermato. Perché non si creda ad una testimonianza creata ad artificio da alcuni, ma si riconosca che  tutti hanno visto ed udito  la potenza che viene dal cielo.

ciechi riacquistano la vista,

Chi è cieco ritrova la vista, non quella che non ha mai avuto, ma quella perduta del cielo.

zoppi camminano,

Chi procede a stento nel cammino verso  Dio, finalmente trova gambe e piedi adatti.

lebbrosi vengono purificati

Chi è sfigurato dal peccato, trova la purezza del cuore

e sordi odono,

Chi è sordo alla voce di Dio, ora finalmente ode.

morti risuscitano,

I morti alla vita dello Spirito, risuscitano in Cristo e per Cristo

ai poveri è annunciata la buona notizia,

La buona notizia è annunciata ai poveri, cioè a coloro che si sentono vuoti e cercano Colui che unico può colmare il loro cuore.

23 ed è beato chiunque non è scandalizzato in me.

Felice l’uomo che non si scandalizza di Gesù. Da lui sarà riempito di ogni bene.

24 Essendo poi partiti gli inviati di Giovanni cominciò a dire alle folle riguardo a Giovanni: Chi usciste a vedere nel deserto? Una canna agitata dal vento? 25 Ma cosa usciste a vedere: Un uomo vestito in morbide vesti? Ecco, coloro che sono con abito splendido e lusso sono nei palazzi del re. 26 Ma cosa usciste a vedere? Un profeta? Sì, dico a voi, e più grande di un profeta.

Dopo l’incontro con i messi di Giovanni, Gesù coglie l’occasione per parlare di questo strano personaggio che è sulla bocca di tutti.

Qualcuno potrebbe essersi fatto di lui una convinzione sbagliata oppure più semplicemente non sapere cosa pensare. Se è stata una fatica uscire nel deserto, bisogna pur chiedersi se ne è valsa la pena. Forse che Giovanni è una mente delirante, che simile a canna agitata dal vento proferisce parole senza solido fondamento, ingannevoli e mutevoli secondo l’occasione e la convenienza?

Quale vantaggio e quale guadagno da una simile parola? Si può mettere in discussione la sua vita sobria e ritirata dal mondo e dalle sue attrazioni? E’ sotto gli occhi di tutti che non vive nel lusso: altrove va cercata la ricchezza di questo mondo. Nessun dubbio che sia un profeta; ma non è ancora  detto tutto. Giovanni è molto di più di un semplice profeta: non uno dei tanti, ma colui che è stato mandato per spianare la strada davanti al volto del Cristo.

27 Questi è colui del quale è stato scritto: Ecco, mando il mio inviato davanti al tuo volto, che preparerà la tua via di fronte a te.

Che cosa distingue questo profeta dagli altri? Non è stato inviato in un tempo qualsiasi della storia d’Israele, ma immediatamente prima la venuta del Salvatore. E’ suo contemporaneo e conterraneo:  conosce Gesù e nello stesso tempo è da questi conosciuto. Dopo Giovanni non ci sarà più alcun altro profeta che annunci la venuta del Salvatore, perché questa è già attuale con lui. La profezia ha  raggiunto il suo culmine e termine ultimo.

28 Dico a voi: fra i generati di donne nessuno è più grande di Giovanni; ma colui che è più piccolo nel regno di Dio è maggiore di lui.

Che Giovanni sia stimato e considerato come l’uomo più grande venuto in questo mondo, è fuori discussione. Ma dal cielo vi è ora una sorpresa ancora più bella.

Colui che vi parla e che ai vostri occhi appare piccolo, nel regno di Dio è più grande di Giovanni.

La grandezza di chi profetizza è ora superata dalla grandezza di chi è profetizzato. Ciò che l’uomo non è ancora in grado di comprendere, è già un dato sicuro nel regno dei cieli.

Non si può amare e stimare la grandezza di Giovanni senza accogliere nel contempo Colui che è da egli annunciato.

Per chi vuol intendere ed ha orecchi di ascolto, nessun discorso  più chiaro.

29 E tutto il popolo avendo udito, anche i pubblicani, diedero  giustizia a Dio essendo stati immersi con l’immersione di Giovanni, 30 invece i farisei ed i dottori della legge respinsero il disegno di Dio verso loro stessi non essendo stati immersi da lui.

Tutti hanno udito le parole di Giovanni, non tutti le hanno accolte. I peccatori ( pubblicani ) facendosi immergere da Giovanni  hanno riconosciuto la giustizia di Dio, i giusti invece non hanno accolto l’invito alla conversione: si sono tenuti le loro sozzure ed hanno rifiutato il bagno purificatore. I farisei ed i dottori della legge hanno vanificato in se stessi il disegno di Dio per la salvezza.

31 A cosa dunque paragonerò gli uomini di questa generazione e a chi sono simili?

Generazione incredula e perversa è in ogni tempo quella che non cerca e non accoglie Dio Salvatore. Finchè durerà questo mondo, ovunque ci sarà chi, come i farisei e i dottori della legge, irride al discorso della salvezza.

Come definire e a chi paragonare uomini di tal fatta?

Sono simili ai bambini che siedono in piazza e gridano gli uni agli altri ciò che dice: Abbiamo suonato il flauto per voi e non avete ballato, abbiamo cantato lamenti e non avete pianto.

Essere paragonati ai bambini è bella cosa, quando si prende in considerazione la loro semplicità ed il loro bisogno dell’altro. Ma vi sono anche aspetti di stupidità, egocentrismo, comportamenti asociali  che non si possono certo lodare e proporre come modello per una vita adulta e cresciuta. Basta guardarli quando giocano. Tutti vogliono vincere ed avere ragione, a costo della più grande confusione e babele di lingue. Stabilite le regole, ognuno intende quel che vuol intendere: a gioco fatto tutti pretendono di essere i vincitori. Sono sempre gli altri che infrangono le regole e non stanno ai patti. Peggio ancora nei giochi di gruppo e di squadra: i perdenti hanno sempre da ridire e da rivendicare per se stessi. Ma quello che può essere accettabile nei piccoli non lo è in persone adulte e cresciute. Non si affronta il problema della salvezza come un gioco da bambini, in cui tutto finisce in malo modo ed è mandato a monte: così i farisei ed i dottori della legge. Fanno gioco di squadra, nel più bel mezzo della piazza, ma in modo sporco, da bambocci.

33 E’ venuto infatti Giovanni l’immergitore, non mangiante pane né bevente vino, e dite: ha un demonio; 34 è venuto il figlio dell’uomo mangiante e bevente e dite: ecco un uomo mangione e bevitore, amico dei pubblicani e dei peccatori.

Quando non si vuole credere, non c’è evidenza che tenga. Giovanni è venuto come un vero asceta, che non mangia pane e non beve vino: diverso dagli altri uomini di una diversità visibile e palpabile. Non potendo attaccare la sua vita esteriore i farisei dicono che è posseduto dal demonio. L’apparenza può nascondere un terribile inganno. Ma quali prove e quale dimostrazione?

Allorché è venuto Gesù che mangia e beve come tutti, ecco che tutto l’interesse si rivolge verso ciò che appare. Nessun interesse per la  dimensione interiore, nessuna domanda ed indagine riguardo al perché del suo agire ed operare. E’ semplicemente un mangione ed un bevone, che se la intende con i pubblicani ed i peccatori. Non si va oltre le apparenze ed un giudizio facile e superficiale che non scava e non indaga nelle profondità dello Spirito.

35 Ed è stata resa giusta la sapienza da tutti i suoi figli.

Se i sapienti di questo mondo non hanno accolto Cristo, forse che non è stata resa giustizia alla sapienza di Dio? Niente affatto. La sapienza ha i suoi figli, nascosti agli occhi dell’uomo, ma ben conosciuti dal Padre. Non c’è vero sapiente che non abbia dato lode a Colui che è sapienza eterna e celeste. Chi accoglie Cristo non solo rende giusta la vera sapienza, ma manifesta se stesso nel novero dei veri sapienti.

I farisei e i dottori della Legge disprezzando Gesù, disprezzano se stessi e manifestano a tutti i   figli di Dio la propria stoltezza.

36 Un fariseo lo pregava poi che mangiasse con lui ed essendo entrato nella casa del fariseo si adagiò a mensa.

Dopo un giudizio così negativo sui farisei sembra che qualcuno voglia riscattare la categoria e ricucire lo strappo con Gesù. Un invito a pranzo può essere l’occasione per indurre Cristo a cambiare opinione riguardo a persone da tutti stimate perbene. Lo stesso Gesù può togliersi di dosso l’accusa di mangione e bevone, amico dei peccatori e dei pubblicani. Tra brave persone ci si può sempre intendere e fugare equivoci e facili giudizi.

37 Ed ecco una donna che era peccatrice nella città ed avendo saputo che giaceva a mensa nella casa del fariseo portando un vaso di alabastro di unguento 38 ed essendosi posta dietro presso i  suoi piedi piangendo con le lacrime cominciò a bagnare i suoi piedi e coi capelli del suo capo asciugava e baciava i suoi piedi e li ungeva con l’unguento.

Anche quando s’intrattiene coi giusti Gesù non sfugge all’attenzione e all’interesse dei peccatori. Sembra proprio che qualsiasi confronto tra il giusto e l’ingiusto debba risolversi davanti a Lui.

Una donna con la fama di peccatrice vuol incontrare Cristo a tutti i costi e non sembra per nulla intimorita dal fatto che questi sia ospite di un fariseo. Di solito chi gode di pessima fama fugge il confronto con chi gode di buona reputazione agli occhi del mondo. Ma quando c’è di mezzo Gesù tutto va diversamente. Non sappiamo come questa donna sia riuscita ad entrare nella dimora del fariseo: forse con l’astuzia, forse con la forza. Di fatto arriva al Cristo anche in una casa dove la propria presenza certamente non è gradita.

Mentre il fariseo siede di fronte a Gesù, lei si mette dietro. E’ consapevole della propria indegnità e si pone ai piedi del Salvatore, in atteggiamento supplice, come chi chiede una grazia. Ha portato con sé la propria colpa, ma anche un vaso di alabastro pieno di unguento: un profumo di valore riservato per le grandi occasioni. Ora sembra giunto veramente il momento di dar fondo ad ogni proprio risparmio e di versare tutto quanto si possiede di buono ai piedi di Gesù. Anche chi è macchiato dalla sozzura del peccato può avere serbato in cuore qualcosa di buono per il Signore: il pentimento per i propri peccati. Ed è proprio questo pentimento che giunge gradito a Gesù come rendimento di grazie ed esaltazione del suo amore. Niente e nessuno può accrescere la gloria di Dio ed aggiungere profumo al suo profumo. Se c’è qualche macchia in Cristo è solo ai suoi piedi e viene dal capo dell’uomo. Ma quando piangiamo davanti a Lui e bagniamo i suoi piedi con la nostra confessione e li asciughiamo con il nostro pentimento, allora il Figlio dell’uomo si riveste di un profumo diverso. Fatto buono dal Padre è fatto ancor più buono dall’uomo che accoglie la sua venuta liberatrice. Beati i piedi di Colui che è disceso dal cielo alla terra per salvarci dal potere del Maligno.

39 Allora avendo visto il fariseo che l’aveva chiamato parlò fra sé dicendo:  Costui se fosse profeta, conoscerebbe chi e quale è la donna che lo tocca, perché è una peccatrice.

Mentre la donna è tutta intenta a dar lode a Gesù e a farlo più bello, il fariseo, invece di cogliere la novità dell’accadimento e di gioire con la donna per l’amore ritrovato e di gustare il buon profumo che sale dai piedi di Gesù,  scruta l’uomo vecchio che è in Adamo ed il nuovo Dio che è in Cristo.

Se Gesù fosse un profeta dell’Altissimo conoscerebbe che ha davanti una peccatrice e questa sceneggiata sarebbe finita prima ancora di cominciare.

Il fariseo non ha compreso che Gesù non è un semplice profeta di Dio, ma Colui che da essi è stato annunciato. In quanto Dio non è toccato dal nostro peccato, se non per liberarcene.

40 E rispondendo Gesù gli disse: Simone ho qualcosa da dirti. Egli allora dice: Maestro, di’.

Nessun pensiero riguardo al Cristo sfugge a colui che è fondamento di ogni parola. Se tu eviti il confronto è Lui che lo cerca.

41 Un tale creditore aveva due debitori, l’uno doveva cinquecento denari, l’altro invece cinquanta. 42 Non avendo essi da restituire condonò ad entrambi. Chi dunque di loro lo amerà di più?

Una storiella molto semplice per una realtà molto grande. Chi sia questo creditore, forse non è subito inteso dal fariseo e neppure chi siano i due debitori. Non sempre l’uomo comprende di essere in debito con Dio. Si è debitori  quando si porta via qualcosa che appartiene ad un altro. Se la vita è dono di Dio, allo stesso Dio deve tornare con inno di lode e di ringraziamento. Chi si appropria di un’esistenza creata, la sottrae indebitamente al suo creatore.

Non c’è peccato se non come espressione e conseguenza di questo allontanamento della creatura dall’artefice della vita. Benché il peccato dell’uomo sia radicale e strutturale, uguale per tutti, di per sé non quantificabile, trova un suo sistema di misura negli schemi della Legge.

Per la Legge l’uomo può essere più o meno peccatore a seconda dell’osservanza dei comandamenti di Dio. Se la Legge può misurare la distanza che separa ognuno da Dio, non può certo misurare e conoscere la volontà ed il desiderio di riavvicinamento. Allorché viene il Salvatore, viene per tutti: non ha rilevanza quanto ognuno sia peccatore, ma quanto ognuno desideri la Salvezza e sia disponibile ad accoglierla. Se è vero che, peccato più, peccato meno, siamo tutti meritevoli di dannazione eterna, tutti gli uomini dovrebbero essere ugualmente disponibili ad accogliere il Salvatore. Ma per un perfido inganno del Satana l’amore verso il Salvatore è condizionato dall’opinione che ognuno ha di se stesso. Chi è più convinto di peccato è di fatto più ben disposto verso Cristo; chi crede ancora in una propria giustizia non sente il bisogno del Salvatore e guarda a Gesù con sospetto e diffidenza.

43 Rispondendo Simone disse: Suppongo  che sia colui al quale più ha condonato. Egli allora disse a lui: Hai giudicato rettamente.

Se retto è il giudizio di Simone, per quel che riguarda il suo amore a Dio, lascia ancora molto a desiderare. Non sempre chi sa giudicare rettamente gli altri è buon giudice di se stesso. Gesù che ha risparmiato il giudizio alla donna peccatrice non può risparmiarlo a questo fariseo, pieno della propria giustizia. E’ scritto nel primo e più grande comandamento: Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutte le tue forze.

Questa totalità dell’amore che si è resa manifesta nella peccatrice, è stata forse trovata in Simone, il fariseo?

44 Ed essendosi girato verso la donna disse a Simone: Vedi questa donna? Entrando nella tua casa non mi hai dato acqua sui piedi: lei invece con le lacrime ha bagnato i miei piedi e coi suoi capelli li ha asciugati.

Simone non ha considerato Gesù degno di acqua per i piedi: al contrario la peccatrice ha bagnato i piedi di Gesù con lacrime di pentimento e li ha asciugati coi propri capelli. Ha sacrificato ciò che è decoro del volto  per onorare i piedi del suo Signore.

45 Non mi hai dato bacio: lei invece dal momento in cui sono entrato non ha smesso di baciare i miei piedi.

Simone non ha dato a Gesù il bacio dell’amicizia; questa donna bacia in continuazione i suoi piedi . Colui che ama in modo diverso merita un trattamento diverso: anche i suoi piedi  sono cari e degni di considerazione, come quelli di un re  e di un principe.

46 Non hai unto la mia testa con olio: lei invece con unguento ha unto i miei piedi.

Ungere il capo è segno di elezione: Simone ha invitato Gesù nella propria casa, ma non lo ha ancora scelto nel proprio cuore. Al contrario questa donna ha accolto in Gesù il più bello tra i figli dell’uomo: ha posto sui suoi piedi il sigillo del proprio amore, perché Gesù la faccia sua.

47 A motivo di questo ti dico: Sono rimessi i suoi molti peccati perché molto ha amato. Colui invece al quale poco è rimesso, poco ama.

L’amore genera amore. Allorché si ama, si induce Dio ad amarci di nuovo, allorché riamati da Dio si cresce nel suo amore. Vi è un amore nascosto, che in Cristo abbraccia tutta i figli di Adamo: vi è pure un amore manifesto nello stesso Cristo, che ha nome di perdono. Ma non c’è perdono se non per chi lo cerca e lo vuole con tutto il suo cuore. Allorché viene ritrovata l’antica amicizia tra l’uomo e Gesù, insieme si cammina sulla strada che porta al Padre.

Non esistono i meriti dell’uomo: innanzitutto c’è la paziente attesa dell’amore divino che accoglie l’invocazione di salvezza che dalla terra sale al cielo. Non troverà la salvezza l’uomo che si crede giusto e non manifesta davanti a Dio il pentimento per i propri peccati.

L’amore vero va distino da ogni sua contraffazione e caricatura: in Dio ha nome di perdono, nell’uomo è confessione del proprio peccato ed invocazione di salvezza a Cristo Gesù.

48 Disse poi a lei: Ti sono rimessi i peccati.

Ciò che è desiderato con tutto il cuore è alla fine ottenuto, perché conforme alla volontà del Signore. Nel perdono dei peccati l’amore di Dio per l’uomo si incontra con l’amore dell’uomo per Dio. E’ momento liberatorio per eccellenza: libera la Volontà di amare, libera la volontà di essere amati. Allorché si va oltre la semplice intenzione ed il mero proposito, c’è bisogno di una proclamazione ad alta voce, che è udita da tutta la chiesa. Ciò che innanzitutto è udito da tutti è la Parola di Dio che annuncia la remissione da ogni colpa. E’ l’unica certezza che veramente importa. La confessione dell’uomo non può stare alla pari: seppure indispensabile, è in tono minore e non ha lo stesso peso della proclamazione aperta  per bocca del Figlio del perdono che viene dal cielo.

Si può dubitare del proprio pentimento, non vedere, non sentire. Nessun dubbio riguardo alla remissione che è detta, annunciata dal Cristo.

49 E cominciarono a dire in loro stessi quelli che giacevano con lui a mensa: Chi è questi che rimette anche i peccati?

E’ l’assurdo della storia: il perdono che è certezza sulla bocca del Figlio è messo in discussione dalla bocca dell’uomo, allorché già dato e proclamato.

 50 Disse poi alla donna: La tua fede ti ha salvato; va’ in pace.

Il perdono che unisce è anche il perdono che divide e segna la linea di demarcazione fra la vera fede e ogni sua contraffazione. In virtù dell’unica Parola i farisei se ne vanno col cuore turbato, la peccatrice nella pace del Signore: gli uni verso un giudizio di condanna, l’altra verso la salvezza eterna.

 

 

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