Vangelo di Luca cap5
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- Categoria: Vangelo di Luca
- Pubblicato Lunedì, 01 Agosto 2011 17:01
- Scritto da Cristoforo
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Luca 5
Ora avvenne che mentre la folla faceva ressa a lui per ascoltare la parola di Dio, egli stava presso il lago di Genèsaret 2 e vide due barche poste presso il lago. Ora i pescatori da esse essendo scesi lavavano le reti. 3 Essendo salito ora su una delle barche, che era di Simone, lo pregò di scostarsi un po’ da terra; essendosi poi seduto, dalla barca ammaestrava le folle. 4 Quando poi terminò di parlare, disse a Simone: Distanziati verso il profondo e calate le vostre reti per la pesca. 5 E rispondendo Simone disse: Maestro, per l’intera notte essendoci affaticati abbiamo preso niente, sulla tua parola però calerò le reti. 6 Ed avendo fatto questa cosa rinchiusero una grande moltitudine di pesci e le loro reti si rompevano. 7 E fecero cenno ai compagni nell’altra barca che venissero per aiutarli. E vennero e riempirono entrambi le barche al punto da affondare esse. 8 Avendo visto allora Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù dicendo: Esci da me, Signore, perché sono un uomo peccatore. 9 Infatti stupore prese lui e tutti quelli con lui per la pesca dei pesci che avevano preso, 10 similmente fecero poi anche Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, che erano compagni di Simone. E disse a Simone Gesù: Non temere, da ora prenderai vivi gli uomini. 11 E avendo condotto le barche a terra avendo lasciate tutte le cose seguirono lui. 12 Ed avvenne mentre era in una delle città ed ecco un uomo pieno di lebbra; ora avendo visto Gesù, essendo caduto sulla faccia lo pregò dicendo: Signore. se vuoi puoi purificarmi. 13 E avendo steso la mano lo toccò dicendo: Lo voglio, sii purificato. E subito la lebbra partì da lui. 14 Ed egli comandò a lui di non parlare a nessuno: Ma essendo andato mostra te stesso al sacerdote ed offri per la tua purificazione come ha ordinato Mosè, in testimonianza per loro. 15 Ora si diffondeva di più la sua fama, e convenivano molte folle per ascoltare e per farsi guarire dalle loro infermità. 16 Egli invece retrocedeva in luoghi deserti e pregava. 17 Ed avvenne in uno dei giorni, ed egli insegnava ed erano seduti farisei e dottori della legge che erano venuti da ogni villaggio della Galilea e della Giudea e da Gerusalemme e la potenza del Signore era perché lui guarisse. 18 Ed ecco degli uomini che portavano su un letto un uomo che era paralitico e cercavano di portarlo dentro e di porlo davanti a lui. 19 E non avendo trovato per quale via introdurlo a causa della folla, essendo saliti sul tetto attraverso le tegole lo fecero scendere con la lettiga in mezzo davanti a Gesù. 20 Ed avendo visto la loro fede disse: Uomo, ti sono rimessi i tuoi peccati. 21 E gli scribi e i farisei cominciarono a discutere dicendo: Chi è questi che dice bestemmie? Chi può rimettere i peccati se non solo Dio? 22 Allora Gesù avendo conosciuto i loro ragionamenti rispondendo disse a loro: Cosa ragionate nei vostri cuori? 23 Cosa è più facile, dire: Sono rimessi a te i tuoi peccati, o dire: Alzati e cammina? 24 Ora affinché sappiate che il figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati, disse al paralitico: A te dico, alzati e presa la tua lettiga vai alla tua casa. 25 E subito essendosi alzato davanti a loro, preso ciò su cui giaceva, andò a casa sua glorificando Dio. 26 E lo stupore prese tutti e glorificavano Dio e furono pieni di paura dicendo: Abbiamo visto cose straordinarie oggi. 27 E dopo queste cose uscì e vide un pubblicano di nome Levi seduto al banco delle imposte e gli disse. Segui me. 28 Ed avendo lasciato tutte le cose essendosi alzato seguiva lui. 29 E Levi fece un grande banchetto per lui nella sua casa, ed era molta la folla di pubblicani e di altri che erano con loro giacenti a mensa. 30 E mormoravano i farisei e gli scribi di loro verso i suoi discepoli dicendo: Perché mangiate e bevete con i pubblicani ed i peccatori? 31 E rispondendo Gesù disse a loro: Non hanno bisogno i sani del medico ma quelli che hanno male; 32 non sono venuto a chiamare a conversione giusti ma peccatori. 33 Essi allora gli dissero: I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno preghiere similmente anche quelli dei farisei, mentre i tuoi mangiano e bevono. 34 Allora Gesù disse a loro: Potete far digiunare i figli della camera nuziale nel tempo in cui lo sposo è con loro? 35 Ma verranno giorni, e quando sarà portato via da loro lo sposo, allora in quei giorni digiuneranno. 36 Diceva poi anche una parabola per loro: Nessuno avendo strappato una pezza da un vestito nuovo mette su un abito vecchio se no strappa anche il nuovo ed al vecchio non si adatterà la pezza presa dal nuovo. 37 E nessuno getta vino nuovo in otri vecchi; se no il vino nuovo romperà gli otri ed esso si verserà e gli otri si perderanno, 38 ma vino nuovo si getta in otri nuovi. 39 E nessuno avendo bevuto il vecchio vuole il vino nuovo; dice infatti: il vecchio buono è.
1 Ora avvenne che mentre la folla faceva ressa a lui per ascoltare la parola di Dio, egli stava presso il lago di Genèsaret 2 e vide due barche poste presso il lago.
Spettacolo insolito e fuori dell’ordinario: raramente un pescatore di anime vede accorrere a sé tante persone desiderose di ascoltare la Parola di Dio. Quale ministro della Parola non approfitterebbe prontamente dell’occasione e non andrebbe incontro alle folle per portare l’annuncio del Vangelo?
Non così Gesù: nessuna fretta, nessuna smania di attirare a sé. Prima ancora di essere protagonista vuol essere spettatore attento e scrupoloso di ciò che si muove intorno a lui.
Da un lato lo spettacolo imponente della folla che con violenza a lui si avvicina, dall’altro due barche alla deriva presso il lago.
Ora i pescatori da esse essendo scesi lavavano le reti.
Da un lato l’eccezionalità della vita, dall’altro la sua dimensione più ordinaria e normale. Da un lato il chiasso ed il frastuono della folla che vuole ascoltare Cristo, dall’altro il silenzio di alcuni pescatori tutti intenti al loro lavoro. Non sembra proprio che questi ultimi siano interessati ad ascoltare Gesù. Eppure la prima attenzione di Cristo e la prima parola sono proprio per loro.
3 Essendo salito ora su una delle barche, che era di Simone, lo pregò di scostarsi un po’ da terra;
Con violenza Gesù sale sulla barca di Simone, senza chiedere il permesso, e lo prega di scostarsi da terra. Pietro obbedisce prontamente, non fa rimostranze e non pretende spiegazione alcuna per una simile invasione.
Il desiderio dell’uomo di ascoltare l’annuncio della salvezza, s’incontra con la volontà di Cristo di annunciare a tutti l’unica salvezza. Se noi in qualche modo non andiamo a Lui è Lui che in qualsiasi modo viene a noi. Ora il quadro è completo: ci siamo tutti, vicini e lontani, cercanti e cercati; Gesù può finalmente fare da Maestro.
essendosi poi seduto dalla barca ammaestrava le folle.
Nessun vero maestro si accontenta di parlare in qualche modo in piedi, ma preferisce stare seduto per meglio dire e meglio chiarire. E neppure si addice a chi viene dal cielo parlare da un qualsiasi posto. Se il punto d’ascolto della folla è dato dalla circostanza, Gesù non parla se non nella chiesa e dalla chiesa che lui ha scelto.
4 Quando poi terminò di parlare, disse a Simone:
Finita la lezione teorica Gesù va subito al concreto e passa alla dimensione pratica, non per sminuire la sua Parola , ma perché ad essa sia dato il credito giusto e dovuto.
Distànziati verso il profondo e calate le vostre reti per la pesca.
Finchè si pesca in superficie e non si attinge nella profondità del messaggio evangelico non si vedrà frutto alcuna e porteremo via ben poco. Ma quand’è che l’ascolto della Parola arriva al profondo? Quando si fa obbedienza. Nell’obbedienza dell’uomo la Parola manifesta tutta la propria potenza. La nostra vita assume un significato diverso; se pur facciamo le stesse azioni tutto è rivisto e rivisitato da una grazia celeste. E’ una vita che Pietro ed i suoi compagni gettano le reti, cosa possono aspettarsi di diverso?
5 E rispondendo Simone disse: Maestro, per l’intera notte essendoci affaticati abbiamo preso niente,
Certe considerazioni sono così ovvie e fondate che nessuno può sfuggire alla tentazione della disobbedienza ed alla pretesa di un rapporto con Gesù più ragionevole, fondato sul dialogo e sulla comprensione reciproca.
sulla tua parola però calerò le reti.
Pietro fa le sue considerazioni che vanno in senso contrario, tuttavia obbedisce prontamente alla parola di Gesù. La potenza che è nella Parola di Dio può solo essere oggetto di esperienza: va afferrata al volo allorché ci è offerta.
6 Ed avendo fatto questa cosa
Questa e non altra, perché non è indifferente quale sia il motore dell’ operare: l’iniziativa nostra, se pur all’apparenza lodevole o la semplice obbedienza alla parola di Dio. Finchè siamo padroni della nostra vita e facciamo quello che è nostra volontà, siamo destinati al fallimento più completo.
Non c’è uomo che rincorra se stesso che si possa dire realizzato, se non per l’inganno del Satana.
Ma quando si obbedisce, nonostante l’ora inopportuna ed i mezzi inadeguati, quando ormai le nostre forze sono esaurite e non sappiamo più quali pesci pigliare e a quali acque trarci, allora si compie il miracolo.
rinchiusero una grande moltitudine di pesci e le loro reti si rompevano.
In tanti anni di pesca Pietro ed i compagni non hanno mai visto nulla di simile. Qualsiasi momento di questo giorno terreno è benedetto allorché visitato dalla grazia del Signore. La pesca non è semplicemente molto abbondante: le reti addirittura cominciano a rompersi per il gran peso di pesci.
Ce n’è per tutti anche per quelli che stanno vicino, se pur non pescano nella stessa barca.
7 E fecero cenno ai compagni nell’altra barca che venissero per aiutarli.
Quando la grandezza del dono di Dio non è semplice ipotesi e vanto infondato, ma certezza visibile e palpabile, allora l’invito agli altri diventa più facile e spontaneo. In qualsiasi modo, l’evento è inteso: ci si spiega come si è capaci e si è ugualmente compresi: non c’è lontananza o diversità di lingua e di cultura che possa essere di ostacolo.
E vennero e riempirono entrambi le barche al punto da affondare esse.
L’obbedienza del singolo è ricchezza che si riversa non solo all’interno della chiesa, ma anche fuori di essa. E’ per tutti gli uomini che accolgono l’invito al grande banchetto preparato per noi dal Signore. Accogli prontamente la grazia che ti è offerta dal Signore e potrai tu stesso offrire i suoi frutti a tutti gli uomini.
8 Avendo visto allora Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù dicendo: Esci da me, Signore, perché sono un uomo peccatore.
Se il dono fa meraviglia, come ignorare un simile benefattore? E che cosa giustifica un dare senza misura? Una giustizia che non ci appartiene o l’amore infinito del Signore?
Pietro è sconvolto e confuso: si getta alle ginocchia di Gesù e confessa il proprio stato di peccato. Non per sempre un amore così grande può stare in un cuore peccatore. Se Cristo vorrà andarsene, Pietro, adesso che ha ben visto, nulla potrà recriminare e pretendere.
9 Infatti stupore prese lui e tutti quelli con lui per la pesca dei pesci che avevano preso, 10 similmente fecero poi anche Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, che erano compagni di Simone.
Gli apostoli che per primi accolgono l’amore del Signore nell’umile confessione del proprio peccato d’ora in poi saranno i suoi prediletti.
In quanto ad andarsene Gesù non sembra proprio intenzionato e neppure vuole dare una risposta. Quando il Signore ha ripreso possesso del proprio regno, non ha certo voglia di parlare di peccato. E’ ora di voltare pagina e di camminare al Suo fianco, in Lui riponendo ogni fiducia ed ogni speranza.
E disse a Simone Gesù: Non temere, da ora prenderai vivi gli uomini.
Non temere Pietro per i tuoi peccati, ma annuncia a tutti la misericordia del Signore. Se fino ad ora hai preso vivi soltanto dei pesci, d’ora in poi prenderai vivi gli uomini. Se l’annuncio della Parola è una rete, nessuno che cadrà in tale rete conoscerà la morte. I lacci del Maligno conducono dalla vita terrena alla morte eterna, quelli del Signore da vita in vita.
11 E avendo condotto le barche a terra
Dall’immagine alla realtà, dal cielo alla terra, dalla chiesa che deve essere fondata a quella che ancora non c’è.
La grande avventura della chiesa sta per cominciare. Ma non può cominciare se non da coloro e per coloro che abbandonano tutto per essere solo di Cristo.
avendo lasciate tutte le cose seguirono lui.
Se prima seguivano altro o altri d’ora in poi Pietro, Giacomo e Giovanni seguiranno solo Gesù.
12 Ed avvenne mentre era in una delle città ed ecco un uomo pieno di lebbra;
L’annuncio del vangelo comincia a dare i suoi frutti, non fra i primi in Israele, ma fra gli ultimi.
Coloro che abitualmente sono espulsi dal consorzio umano e devono girare alla larga da ogni centro abitato, trovano in Cristo e per Cristo il coraggio di farsi avanti per chiedere la salvezza.
ora avendo visto Gesù, essendo caduto sulla faccia lo pregò dicendo:
Altri hanno visto con gli occhi della carne, questi ha visto con gli occhi dello Spirito il volto di Dio Salvatore. E non perde tempo in inutili domande, ma “ caduto sulla faccia” in atteggiamento di umile adorazione, chiede subito ciò che unicamente gli sta a cuore. Signore, se vuoi puoi purificarmi. Nessuna pretesa di essere fatto puro, perché nulla è dovuto all’uomo peccatore, ma la consapevolezza che in Cristo è il potere di fare nuova ogni creatura. E’ solo questione di volontà dichiarata. Di Dio? Non innanzitutto, ma della nostra! La volontà di salvezza di Dio si è già dichiarata da tempo. Allorché noi vogliamo, anche Lui vuole, non in maniera arbitraria, ma conforme ad un eterno progetto d’amore.
13 E avendo steso la mano lo toccò dicendo: Lo voglio, sii purificato.
Ogni volta che l’uomo si lascia toccare dalla mano potente del Signore, la Sua eterna volontà diventa atto e i frutti si vedono subito.
E subito la lebbra partì da lui.
Non per sempre rimarrà il peccato nel nostro cuore, ma soltanto per il tempo da noi voluto. Se invocheremo la grazia del Signore, non tarderà a venire, ma subito saremo fatti puri dalla sua Parola.
14 Ed egli comandò a lui di non parlare a nessuno:
La salvezza è una questione tra noi e Dio: non siamo tenuti a parlarne agli altri, se non per esplicito comando del Signore.
Ma essendo andato mostra te stesso al sacerdote ed offri per la tua purificazione come ha ordinato Mosè, in testimonianza per loro.
Giova innanzitutto fare ciò che è comandato da Dio e non scavalcare il rapporto con la Sua chiesa. Benché fatta da uomini peccatori, la chiesa è depositaria dei doni di Dio, della Legge prima, del Nuovo Patto poi. Tutto deve essere a lei portato e a lei testimoniato, perché dalla chiesa si irraggi ogni nuova luce.
15 Ora si diffondeva di più la sua fama,
Non c’è silenzio più eloquente di quello che viene messo nelle mani della chiesa.
Il Signore vuole innanzitutto un cuore obbediente non una bocca loquace. Allorché si tacciono le meraviglie del Signore, ecco che da tutti sono risapute.
e convenivano molte folle per ascoltare e per farsi guarire dalle loro infermità.
È la volontà di ascolto e di salvezza che spinge gli uomini in unità a cercare il Cristo, ma bisogna sapere in quali luoghi.
16 Egli invece retrocedeva in luoghi deserti e pregava.
Da parte delle folle aria di festa, da parte di Gesù aria di guerra.
Cristo non si abbandona agli entusiasmi di un facile ascolto, ma retrocede in luoghi deserti per fortificare le proprie posizioni, dedicandosi alla preghiera. L’annuncio del Vangelo non è mai indolore, ma è dichiarazione aperta di guerra contro il Maligno: se c’è bisogno della grazia del Padre per il Figlio che annuncia, quanto più per chi ascolta!
17 Ed avvenne in uno dei giorni, ed egli insegnava ed erano seduti farisei e dottori della legge che erano venuti da ogni villaggio della Galilea e della Giudea e da Gerusalemme
Questa volta intorno a Gesù che insegna troviamo seduti anche quelli che la sanno lunga, venuti da ogni parte di Israele: farisei e dottori della Legge. Per ascoltare ed imparare? Non sembra proprio e non è scritto. Cercano piuttosto l’occasione propizia per potere accusare Gesù: scrutano il suo dire ed il suo fare per trovare il punto debole.
e la potenza del Signore era perché lui guarisse.
Non sembra neppure che farisei e dottori della Legge siano interessati alla guarigione e vogliano cogliere la potenza del Signore. Se ne stanno seduti tranquilli come chi non ha nulla da imparare, paghi della loro salute e sazi di benessere terreno. Non si aspettano nulla di buono da Gesù, ma considerata la sua popolarità e la concorrenza che fa al loro nome, sono venuti per controllare e verificare di persona.
18 Ed ecco degli uomini che portavano su un letto un uomo che era paralitico e cercavano di portarlo dentro e di porlo davanti a lui.
La pigrizia dei primi deve confrontarsi con la sollecitudine di alcuni sconosciuti che portano su di un letto un uomo paralitico. Questi, nonostante la fatica, non danno segni di stanchezza e non colgono l’occasione per deporre per un attimo il carico, mettendosi in fila dietro gli altri, ma ad ogni costo vanno decisi a Gesù, dimentichi di ogni educazione e delle buone maniere.
19 E non avendo trovato per quale via introdurlo a causa della folla, essendo saliti sul tetto attraverso le tegole lo fecero scendere con la lettiga in mezzo davanti a Gesù.
La folla è sempre un impedimento per chi vuole andare a Gesù: non resta che metterla da parte e scegliere vie diverse, che non sono quelle della terra ma del cielo. Soluzione non facile e percorso per nulla agevole, soprattutto quando di deve trasportare altri di peso, ma è l’unica via per arrivare subito nel mezzo della salvezza davanti a Cristo.
20 Ed avendo visto la loro fede disse: Uomo, ti sono rimessi i tuoi peccati.
Qualcuno dei presenti ha disapprovato? Non è detto. E’ scritto però che Gesù vide la loro fede. Non un semplice colpo di testa o la trovata di qualche mente originale, ma l’ostinazione e la fatica di chi vuole andare a Gesù a tutti i costi confidando nella potenza della Sua parola.
21 E gli scribi e i farisei cominciarono a discutere dicendo:
Gli scribi ed i farisei fino ad ora taciturni e sornioni, finalmente vengono destati dal loro ostile silenzio e parlano…, tra loro naturalmente, come si addice a chi è più in alto della massa. Non per dare gloria al Figlio di Dio, ma per mettere Padre contro Figlio. Quanto di peggio si possa immaginare!
Chi è questi che dice bestemmie? Chi può rimettere i peccati se non solo Dio?
Costui dice bestemmie, perché solo Dio può rimettere i peccati. Che il Padre possa avere un Figlio, neppure è preso in considerazione.
22 Allora Gesù avendo conosciuto i loro ragionamenti rispondendo disse a loro: Cosa ragionate nei vostri cuori?
Non c’è pensiero, parola o ragionamento che possano sfuggire al Verbo di Dio. Se il nostro pensiero evita il confronto con il Cristo è il Cristo stesso a provocarlo. Non c’è coscienza, per quanto malvagia, che in certi momenti non sia chiamata in causa da Gesù.
23 Cosa è più facile, dire: Sono rimessi a te i tuoi peccati, o dire: Alzati e cammina?
Finchè si tratta di remissione dei peccati, l’imbroglio è sempre possibile: chiunque può farsi passare per Dio. Infelice trovata quella di Gesù di giocare sul lato nascosto dell’opera divina, come se tutti quelli che l’ascoltano fossero degli sciocchi e degli sprovveduti. Così evidentemente la pensano gli scribi ed i farisei e così Gesù legge nel loro cuore. Che la remissione dei peccati non sia una falsa promessa, ma qualcosa di tangibile e sperimentabile per ogni cuore che si avvicina a Cristo, questo neppure è preso in considerazione. Chi si crede giusto è assai poco interessato a qualsiasi coinvolgimento in un’esperienza di liberazione dal peccato. Il perdono è una delle tante possibilità offerte dall’amore divino: non certamente la più importante né quella che tocca più da vicino il popolo eletto che è fatto di giusti. Allorché offerto, il dono di Dio è subito respinto e messo in discussione. Il Signore deve scegliere un’altra via per manifestare la propria potenza: quella delle opere e non quella della misericordia.
Se le opere materiali di Gesù possono servire per farci desiderare il perdono dei peccati, ben vengano! Questa la sostanza di questa breve nota introdotta dall’Evangelista.
24 Ora affinché sappiate che il figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati, disse al paralitico:
L’aggiunta è di Luca, non di Gesù, che, considerata la durezza dei suoi interlocutori, passa subito dal miracolo che si vede con gli occhi della fede a quello che si vede con gli occhi della carne, perché anche l’intelligenza materiale possa venire incontro a quella spirituale.
A te dico, alzati e presa la tua lettiga vai alla tua casa.
Siamo sempre in una dimensione spirituale… Ma in quella che si rende ben visibile anche agli occhi materiali. Allorché ci lasciamo afferrare dalla potenza della Parola di Dio ( a te dico ), rinasciamo a vita nuova ( alzati ) e portando sulle spalle la vita vecchia ( presa la tua lettiga ) andiamo senza impedimenti alla nostra casa, che è la chiesa ( vai alla tua casa ): non ad una chiesa diversa, ma a quella chiesa che è vissuta diversamente per grazia di Gesù.
25 E subito essendosi alzato davanti a loro, preso ciò su cui giaceva, andò a casa sua glorificando Dio.
Detto, fatto! Così si risponde alla Parola di Gesù.
Felice l’uomo che coglie al volo l’offerta della salvezza. Felice pure, ma di una felicità minore ed incompleta, chi vede le meraviglie operate dal Signore e dà lode al suo nome.
Meglio essere protagonisti e non semplici spettatori.
26 E lo stupore prese tutti e glorificavano Dio e furono pieni di paura dicendo: Abbiamo visto cose straordinarie oggi.
Quando il Signore opera i suoi prodigi davanti agli occhi di tutti, chi non è preso da meraviglia? Anche gli scribi ed i farisei sono indotti allo stupore e costretti a dare gloria a Dio e a riconoscere cose straordinarie. E’ una scossa salutare per la loro incredulità, ma non è ancora la proclamazione della gloria del Signore piena e senza riserve.
Soltanto chi obbedisce alla parola di Gesù da gloria a Dio nella pienezza della gioia e senza timore alcuno. Chi non ha ancora fatto il passo della fede ed è costretto a dare lode a Dio dalla mano potente del Figlio, porta con sé ogni paura.
furono pieni di paura dicendo: Abbiamo visto cose straordinarie oggi.
Non si passa dalla paura all’amore con una qualsiasi proclamazione di gloria, ma soltanto con quella che viene dall’obbedienza della fede. Il paralitico torna guarito alla propria casa e qui ha stabile dimora. Queste folle tornano al loro peregrinare di ogni giorno: di colpo sono state buttate sulla scena della salvezza, altrettanto presto vengono abbandonate alla solita vita.
27 E dopo queste cose uscì e vide un pubblicano di nome Levi seduto al banco delle imposte e gli disse. Segui me.
Esce Gesù verso acque più pescose e va a cercare nei bassifondi del peccato. Dove arriva Lui, cose straordinarie vedono gli occhi degli uomini ( abbiamo visto cose straordinarie). Ma non tutti: c’è anche chi se ne sta seduto a lavorare per la ricchezza disonesta e non vuole vedere: non per questo non è visto. Non c’è peccatore che non sia conosciuto e veduto da Cristo: non con gli occhi di chi vuol condannare, ma con gli occhi di chi vuol salvare. Qualunque sia il nostro peccato, gli occhi del Signore sono rivolti su di noi, perché diventiamo suoi discepoli. Lo sguardo di Dio precede e precorre la sua parola. Da tanto tempo, Levi, non hai più dialogo con Dio? Eppure sai bene che il suo sguardo sempre ed ovunque ti segue e ti accompagna.
Viene il momento in cui non si può più vivere di soli sguardi, ma bisogna dichiararsi per o contro Gesù. Sei timido e non riesci a fare il primo passo? Lo farà Gesù verso di te.
Un cuore che siede nel peccato non sempre è nemico di Dio, a volte è semplicemente legato ed impedito dal Satana.
28 Ed avendo lasciato tutte le cose essendosi alzato seguiva lui.
Quando l’uomo è toccato dalla potenza della parola di Dio, ( segui me ) cadono le catene del Maligno. Levi lascia le cose vecchie e destatosi a nuova vita non segue più il Diavolo ma Gesù.
29 E Levi fece un grande banchetto per lui nella sua casa, ed era molta la folla di pubblicani e di altri che erano con loro giacenti a mensa.
Dopo un evento così importante e decisivo per la propria vita, non può mancare un banchetto di festa e di ringraziamento. I primi invitati, naturalmente, sono Gesù ed i suoi discepoli, ma non solo.
Levi chiama a far festa tutti quelli che hanno condiviso la sua povertà spirituale: ci può essere qualcuno disposto a condividere la nuova vita.
I più numerosi sono i pubblicani. E non potrebbe essere diversamente: l’amore comincia da quelli che ci sono più vicini. Poi vengono tutti gli altri che, seppur senza volto e senza nome, in qualche modo entrano nella nostra esistenza quotidiana. Non sono stati esclusi neppure i farisei e gli scribi, nonostante la loro dichiarata avversione al Cristo. Non c’è sequela di Cristo che non porti con sé rotture e crei dei nemici, ma non per desiderio dei discepoli.
30 E mormoravano i farisei e gli scribi di loro verso i suoi discepoli dicendo :
Anche quando c’è volontà di pace e di riconciliazione, c’è sempre qualcuno che getta il seme della discordia e della divisione. Docili strumenti nelle mani del Satana gli scribi ed i farisei non perdono occasione per fare guerra al Cristo. Non contro di lui in maniera diretta, perché temono di avere la peggio, ma insinuando dubbi e malumori tra le sue truppe più fedeli.
Perché mangiate e bevete con i pubblicani ed i peccatori?
Contro un esercito così agguerrito ed entusiasta del proprio generale il piano di attacco deve essere adeguato e ben studiato. In confronto va portato sul campo di battaglia della Legge antica: l’unico deputato da Dio stesso a decretare vinti e vincitori.
Se è dichiarato beato l’uomo che non siede in compagnia degli empi e dei peccatori, perché voi, discepoli di Cristo, addirittura mangiate e bevete con loro?
Qual è il vostro amore per la Legge di Dio e quale il suo adempimento?
Polemica sottile e subdola a cui evidentemente i discepoli non saprebbero rispondere in maniera adeguata, ma un Altro vigila per loro e su di loro.
31 E rispondendo Gesù disse a loro:
Gli scribi ed i farisei non sanno parlare direttamente a Gesù: non riescono a sostenere il suo sguardo né possono contraddire alla sua Parola.
Gesù al contrario non perde occasione per arrivare direttamente a loro. Nessuno può parlare contro il Cristo e sperare in qualche modo di sfuggire il confronto diretto.
Non hanno bisogno i sani del medico ma quelli che hanno male; 32 non sono venuto a chiamare a conversione dei giusti ma dei peccatori.
Risposta secca e decisa che non dà spiegazione alcuna: dice semplicemente agli scribi ed ai farisei che la questione può anche non riguardarli. Gesù, che è il medico, è venuto per i malati: Gesù, che è il Salvatore, è venuto a chiamare a conversione non i giusti ma i peccatori. Perché dunque gli scribi ed i farisei, che non si reputano nel novero, s’intromettono in ciò che non li riguarda?
Così è chiusa la bocca di chi vuol contendere con il Cristo.
33 Essi allora gli dissero:
Uomini stolti che non comprendono la misericordia di Dio quale si manifesta nel Cristo, gli scribi ed i farisei non sono poi così insensati da non avvertire il pungolo che la Parola di Cristo ha provocato nel loro cuore. Volentieri si metterebbero nel novero dei sani e dei giusti che non hanno bisogno di Cristo, ma il giudizio che la Parola di Dio porta con sé fa sentire il suo peso.
Se fossero veramente convinti che il Cristo non fa per il caso loro, lo lascerebbero stare e non si accanirebbero più di tanto. Ma la Parola di Gesù, allorché detta, ha già turbato ogni coscienza, anche quella più sicura di se stessa e della propria giustizia.
Non si può liquidare in maniera semplicistica il caso Gesù. I fatti suoi sembra che siano anche i fatti nostri. Le vie di Dio e quelle dell’uomo in qualsiasi caso devono incontrarsi e confrontarsi.
I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno preghiere similmente anche quelli dei farisei, mentre i tuoi mangiano e bevono.
Il senso della polemica è chiaro. Beninteso che non sei venuto a chiamare a conversione i giusti, ma i peccatori, quel che proprio non si capisce è una penitenza che va alla rovescia rispetto a quanto insegnato dalla Parola di Dio. Persone a te vicine come i discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno preghiere. Così anche i discepoli dei farisei, che sono gli interpreti più attenti ed autorevoli della Legge di Dio. Perché dunque i tuoi discepoli al contrario mangiano e bevono?
Difficile far capire a chi non vuol proprio capire. Non resta che il linguaggio della parabola: luce per chi è nella luce, tenebra per chi è nella tenebra.
Chi non cerca il Signore, prima o poi si stancherà di fare domande e di rincorrere le stranezze e le assurdità dei Suoi discorsi, senza capo né coda.
Così la parola di Cristo convince tutti gli uomini: gli uni di verità, gli altri di Menzogna.
Notte profonda e buio pesto per i cuori empi e ribelli, grande luce e immensa gioia per coloro che comprendono l’ amore e la misericordia del Figlio di Dio.
34 Allora Gesù disse a loro:
Gesù ancora una volta parla a loro, ma il discorso non è certamente dei più chiari e dei più semplici; più che una spiegazione sembra una provocazione.
Potete far digiunare i figli della camera nuziale nel tempo in cui lo sposo è con loro?
Perché Gesù tira in ballo il matrimonio? Chi sono questi figli della camera nuziale? Chi è la sposa e soprattutto chi è lo sposo?
Non è la risposta eccessiva e fuori luogo rispetto alla semplicità ed alla chiarezza della domanda?
In verità Gesù nulla può spiegare a coloro che non vogliono fare un percorso di conversione. Per comprendere la gioia e la novità dell’annuncio bisogna prima entrare nello spirito dell’annuncio. Cristo non si pone sullo stesso piano di coloro che osservano semplicemente la Legge di Dio, c’è qualcosa di più: una salvezza portata gratuitamente dal cielo a tutti coloro che accolgono il Salvatore, mandato dal Padre. Tira aria nuova, e c’è profumo di festa. E quando si fa festa non c’è spazio per i cuori che fanno digiuno: al contrario è rotta e sospesa ogni penitenza, in onore allo sposo e per volontà dello sposo. Un qualsiasi matrimonio di per sé giustifica l’abbandono del digiuno, almeno per il tempo della sua durata.
Ma qui evidentemente non siamo di fronte ad uno dei tanti matrimoni terreni. C’è mistero intorno alla figura dello sposo, ma ancor di più riguardo alla sposa: se poi pensiamo ai figli della camera nuziale, chi può intendere? Se è vero che luce dà luce, è Cristo stesso a mettere sulla strada giusta.
Chi altri può essere lo sposo per i suoi discepoli, se non lui stesso? Immagine forte, che in realtà non può turbare più di tanto l’uomo della Legge. Non è l’Antico Testamento un inno all’amore di Javè nei confronti di Israele? E non è quest’amore celebrato ed esaltato nei termini e nel linguaggio dell’amore sponsale? Lo scandalo non è dato dall’immagine, ma dal fatto che Gesù prende il posto di Dio Padre e fa proprio il Suo amore.
Il resto in definitiva viene da solo e non può rappresentare uno scandalo a sé.
Se Cristo è lo sposo, sposa è la sua chiesa e figli della camera nuziale tutti coloro che sono nati da questo matrimonio. Tutto chiaro dunque? Qualcosa ancora non quadra e va compreso alla luce dello Spirito Santo. Se la chiesa è l’insieme di tutti coloro che sono eletti da Dio per essere fatti partecipi del suo amore, quale distinzione ci può essere tra la sposa ed i figli della camera nuziale?
Nessuna: della sposa non si parla affatto; eppure non ci può essere matrimonio senza sposa. Si dà per certo invece la presenza dei figli della camera nuziale; ma questi vengono dopo e non sempre.
Linguaggio pieno di mistero e di fascino che dà l’idea di un matrimonio unico ed esclusivo. Vi è un solo sposo, ma tante sono le spose, quante la chiesa ne può dare. Cristo non è venuto a sposare la chiesa che è in astratto ma tutte le anime che fanno parte della chiesa. Non è venuto a consumare un rapporto d’amore sterile, ma sposando la chiesa ha generato figli al Padre che è nei cieli. Ogni discepolo dunque è sposo di Cristo in quanto chiesa: figlio di Dio in quanto generato a vita eterna.
Siamo chiamati a diventare sposi di Cristo per essere fatti figli suoi. E tutto questo non è al futuro: è già un dato di fatto. Della sposa, che è la chiesa, non si parla, perché il matrimonio è già stato celebrato e consumato. Si parla invece del frutto di questo matrimonio, ovvero dei figli della camera nuziale. Non siamo semplicemente chiamati a diventare sposi di Cristo: piaccia o non piaccia Lui ci ha già sposato: siamo chiamati ad entrare nella vita nuova che ne è discesa, non come semplici eletti per un amore, ma come figli generati da questo amore. Neppure comprendiamo perché si debba essere sposi di Cristo, ed ecco addirittura siamo chiamati figli suoi.
Ma qui evidentemente è il salto di qualità fra la mentalità vecchia e quella nuova.
In Cristo e per Cristo non siamo più servi, se pur prediletti da Dio, ma acquistiamo lo stato e la dignità di figli.
35 Ma verranno giorni, e quando sarà portato via da loro lo sposo, allora digiuneranno in quei giorni.
Un matrimonio non è sempre e solo una festa. L’entusiasmo e la gioia iniziale passano alla svelta: viene anche il momento dell’abbandono e della solitudine, in cui la bella favola sembra finita. Ma non finisce e non finirà per coloro che considerano Cristo come il bene più prezioso, di fronte al quale tutto il resto merita di essere perduto. Nessun digiuno ha di per sé valore se non come espressione di un amore unico ed esclusivo per il Signore. Quando gli uomini e le cose di questo mondo ti tolgono Cristo, tu togli dal tuo cuore tutto ciò che non è solo Cristo. Allora tutto tornerà come il primo giorno: la tristezza cederà il posto alla gioia, il vuoto alla pienezza che viene dal cielo.
36 Diceva poi anche una parabola per loro: Nessuno avendo strappato una pezza da un vestito nuovo mette su un abito vecchio se no strappa anche il nuovo ed al vecchio non si adatterà la pezza presa dal nuovo. 37 E nessuno getta vino nuovo in otri vecchi; se no il vino nuovo romperà gli otri ed esso si verserà e gli otri si perderanno, 38 ma vino nuovo si getta in otri nuovi. 39 E nessuno avendo bevuto il vecchio vuole il vino nuovo; dice infatti: il vecchio buono è.
Il discorso sembra fare ora un brusco salto. Potrebbe intendersi come un’aggiunta posteriore se non fosse per quel: 36 Diceva poi anche una parabola per loro
L’evangelista intende chiaramente farne un discorso unico con quanto detto prima, anche se queste parole potrebbero essere state dette in un altro momento: sempre però alle stesse persone, con la medesima volontà di insegnamento e di richiamo.
Non necessariamente perché gli scribi e i farisei comprendano ciò che non vogliono comprendere, ma perché il loro caso sia di insegnamento per tutto il popolo di Dio, perché non si ripeta e non si perpetui nella chiesa un inganno tanto grande. Ciò che è detto per alcuni e riguardo ad alcuno è per l’edificazione e l’illuminazione dei molti.
Nessuno avendo strappato una pezza da un vestito nuovo…
La vita nuova che è in Cristo Gesù non ammette “strappi” di alcun genere. Nessun rapporto d’amore che sia nei termini sponsali può portare pienezza e fecondità se non è vissuto nella consapevolezza di una vocazione unica ed esclusiva. Unica in quanto diversa da tutte le altre e diversamente appagante, esclusiva in quanto non accetta di essere collocata a fianco e neppure più in alto di qualsiasi altra esperienza che possa essere detta simile. Dove c’è l’uomo nuovo, quello vecchio deve cedere il posto: non è possibile alcuna convivenza o forma di accomodamento.
Sbagliano coloro che cercano in Cristo una qualche novità che possa riempire e colmare la vecchia vita. Gesù non ci offre semplicemente la possibilità di riempire la nostra esistenza di significati nuovi: in Lui conosciamo una vera e propria rigenerazione dall’Alto. Allorché siamo fatti figli di Dio in virtù del Figlio Unigenito, la nostra vita va riconsiderata in un diverso fondamento ed orientata ad un altro fine. Dal Cristo non si attinge semplicemente qualche novità ma la totalità di una vita diversa. Diversamente facciamo un torto a Dio ed all’uomo.
A Dio, perché da artefice della vita ne facciamo un riparatore incauto malaccorto, alla fine inutile e dannoso.
se no strappa anche il nuovo
All’uomo, perché tutto tornerà come prima, peggio di prima.
ed al vecchio non si adatterà la pezza presa dal nuovo.
Nessuna riparazione dunque, ma una vera e propria rigenerazione.
37 E nessuno getta vino nuovo in otri vecchi; se no il vino nuovo romperà gli otri ed esso si verserà e gli otri si perderanno, 38 ma vino nuovo si getta in otri nuovi. 39 E nessuno avendo bevuto il vecchio vuole il vino nuovo; dice infatti: il vecchio buono è.
L’io di per sé nudo è fatto per essere rivestito.
L’io di per sé vuoto è fatto per essere riempito.
Se la questione si ponesse semplicemente in questi termini, sarebbe sufficiente considerare la qualità del vestito e la bontà di ciò che viene versato. Potremmo passare indenni e senza traumi da una vita ad un’altra in virtù del solo dono di Dio.
In verità la vita va riconsiderata innanzitutto dal punto di vista strutturale e generazionale.
L’uomo non ha semplicemente bisogno di essere diversamente riempito: deve innanzitutto essere diversamente generato. Va rinnovato non il solo contenuto, ma prima ancora il contenitore. E non attraverso una semplice riparazione del vecchio, ma con la sua totale e completa rimozione.
Il vino nuovo va gettato in otri nuovi: diversamente il vino rompe gli otri. E’ vanificato in questo modo il dono di Dio e l’uomo è perso per sempre.
Non c’è travaso di vino nuovo negli otri che non porti con sé una violenza. La vita nuova non è semplicemente messa in noi da Gesù, vi è gettata di forza. Se non fosse così nessun otre vorrebbe mai contenerla: il vino vecchio crea meno problemi. Quand’è allora che si consuma e si risolve positivamente il contrasto tra il nuovo ed il vecchio? Semplicemente per un atto della violenza divina completamente gratuito ed ingiustificato o quando l’uomo fa propria l’offerta che viene dal cielo accogliendo e facendo propria una proposta di morte?
Finchè siamo contenti e paghi di questa esistenza e di ciò che beviamo in essa nessun rinnovamento è possibile. Ma non potremo bere del vino nuovo che ci è offerto dal Cristo, se non attraverso un lavacro di rigenerazione spirituale, che è vita solo nella misura in cui accetta di passare attraverso la morte. In Cristo e per Cristo, beninteso, ma il tutto con un peso che è realmente conoscibile e conosciuto, con conseguenze sperimentabili e sperimentate.
Chi pensa ad una morte e ad una rinascita puramente ideali, si sbaglia di grosso.
Gli stessi scribi e farisei certamente sarebbero più condiscendenti verso Gesù se non avvertissero la perfetta coerenza tra il suo dire ed il suo fare. Tutti gli uomini parlano per parlare, Cristo solo per operare. E’ un personaggio scomodo e bisogna liberarsi al più presto da un confronto così problematico e difficile.