Vangelo di Luca cap4
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- Categoria: Vangelo di Luca
- Pubblicato Lunedì, 01 Agosto 2011 17:01
- Scritto da Cristoforo
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Luca 4
Gesù allora pieno di Spirito santo ritornò dal Giordano ed era condotto nello Spirito nel deserto 2 per quaranta giorni tentato dal diavolo. E non mangiò nulla in quei giorni ed essendo essi terminati ebbe fame. 3 Gli disse allora il diavolo: Se sei figlio di Dio, di’ a questa pietra che divenga pane. 4 E gli rispose Gesù: E’ scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo. 5 Ed avendolo condotto in alto gli mostrò tutti i regni della terra in un istante di tempo 6 e gli disse il diavolo: A te darò tutto questo potere e la loro gloria, che a me è stata data e darò essa a chiunque voglio; 7 se tu dunque adori davanti a me, sarà tutta tua. 8 E rispondendo Gesù gli disse: E’ scritto: Il Signore Dio tuo adorerai e a lui solo renderai culto. 9 Lo condusse poi a Gerusalemme e lo pose sul pinnacolo del tempio e gli disse: Se sei figlio di Dio, gettati giù di qui; 10 è scritto infatti: comanderà ai suoi angeli riguardo a te per proteggerti, 11 e: sulle mani ti sosterranno, perché non inciampi il tuo piede in una pietra. 12 E rispondendo gli disse Gesù: E’ stato detto: non tenterai il Signore Dio tuo. 13 Ed avendo terminato ogni prova il diavolo si allontanò da lui fino al tempo opportuno. 14 E ritornò Gesù nella potenza dello Spirito in Galilea e la fama riguardo a lui uscì per l’intera regione circostante. 15 Ed egli insegnava nelle loro sinagoghe glorificato da tutti. 16 E venne a Nazaret, dove era stato allevato, ed entrò secondo la sua abitudine nel giorno di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere. 17 E gli fu consegnato il libro del profeta Isaia ed avendo svolto il libro trovò il luogo dove era scritto: 18 Lo Spirito del Signore è su di me, per questo mi ha consacrato per annunciare la lieta notizia ai poveri, ha inviato me ad annunciare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista, a mandare in libertà gli oppressi, 19 ad annunciare l’anno accetto del Signore. 20 Ed avendo chiuso il libro, avendolo dato al ministro si sedette. E gli occhi di tutti nella sinagoga guardavano fisso a lui. 21 Cominciò allora a dire a loro: Oggi si è compiuta questa scrittura nei vostri orecchi. 22 E tutti gli rendevano testimonianza ed erano meravigliati per le parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: Non è questi figlio di Giuseppe? 23 E disse a loro: Certamente mi direte questo proverbio: Medico, cura te stesso. Quanto udimmo accaduto in Cafarnao fai anche qui nella tua patria. 24 Disse allora: Amen dico a voi che nessun profeta è accetto nella sua patria. 25 In verità poi vi dico, molte vedove c’erano nei giorni di Elia i Israele, quando fu chiuso il cielo per tre anni e sei mesi, quando ci fu una grande carestia su tutta la terra, 26 e da nessuna di loro fu inviato Elia, se non a Sarepta di Sidone da una donna vedova: 27 e molti lebbrosi c’erano in Israele al tempo di Eliseo il profeta, e nessuno di loro fu purificato se non Naam il Siro. 28 E coloro che ascoltavano queste cose nella sinagoga furono tutti pieni d’ira 29 ed essendosi alzati lo cacciarono fuori della città e lo condussero fino al ciglio del monte su cui era edificata la loro città per precipitarlo giù. 30 Ma egli essendo passato di mezzo a loro se ne andava. 31 E discese a Cafarnao, città della Galilea. Ed insegnava a loro nei sabati. 32 Ed erano meravigliati per il suo insegnamento, poiché la sua parola era con autorità. 33 E nella sinagoga c’era un uomo che aveva uno spirito di demonio impuro e gridò con grande voce: 34 Ah, cosa a noi e a te, Gesù nazareno? Sei venuto a distruggerci? So chi tu sei, il santo di Dio: 35 E gli comandò Gesù dicendo: Taci ed esci da lui! E avendolo gettato a terra il demonio in mezzo uscì da lui in nulla avendolo danneggiato. 36 E ci fu stupore su tutti e parlavano gli uni con gli altri dicendo: Che è questa parola che con autorità e potenza comanda agli spiriti impuri ed escono? 37 Ed usciva la fama di lui in ogni luogo della regione circostante. 38 Essendosi alzato poi dalla sinagoga entrò nella casa di Simone. Ora la suocera di Simone era stretta da grande febbre e chiesero a lui per lei. 39 Ed essendosi chinato su di lei sgridò la febbre ed essa la lasciò. Subito allora essendosi alzata serviva loro. 40 Tramontando poi il sole tutti coloro che avevano ammalati con malattie varie condussero essi da lui. Egli allora a ciascuno di loro imponendo le mani li guarì. 41 Uscivano poi anche demoni da molti urlanti e dicenti: Tu sei il figlio di Dio. E comandando non permetteva ad essi di parlare, perché sapevano che egli era il Cristo. 42 Fattosi poi giorno essendo uscito andò in un luogo deserto; e le folle lo cercavano e vennero fino a lui e lo trattenevano perché non se ne andasse da loro. 43 Egli allora disse a loro: Anche alle altre città è necessario che io annunci la buona notizia del regno di Dio perché per questo sono stato inviato. 44 Ed annunciava alle sinagoghe della Giudea.
Gesù allora pieno di Spirito santo
E’ tempo di pienezza e di manifestazione di questa pienezza. Forse che Gesù non possiede dalla nascita lo Spirito del Padre? Dopo il battesimo di Giovanni che cosa ha in più o di diverso rispetto a prima? Nulla, se consideriamo la sua natura in sé e per sé: la pienezza dello Spirito santo, se consideriamo ciò che è manifestato all’uomo.
Non è una novità l’uomo che possiede in qualche misura lo Spirito di Dio, in quanto alla pienezza appartiene solo a Gesù.
ritornò dal Giordano
Dopo che il Figlio di Dio è stato manifestato al mondo per bocca del Padre, sembra che faccia un passo indietro per volgersi altrove. Il confronto non è innanzitutto con l’uomo, ma con Colui che tiene l’uomo in proprio potere: l’antico maligno, che ha nome di diavolo.
ed era condotto nello Spirito nel deserto 2 per quaranta giorni tentato dal diavolo.
E’ lo Spirito stesso del Padre che lo conduce nel deserto perché si cimenti con la potenza del diavolo. Perché nel deserto e non altrove? Perché il deserto è luogo privilegiato di salvezza. Nel deserto si consuma il rapporto d’amore tra Dio ed il suo popolo. Lontano da tutto ciò che è distrazione e dissipazione, il cuore non trova altro o altri in cui riposare se non nel suo Signore. Gli innamorati di questo mondo trascorrono la loro luna di miele circondandosi delle cose più belle. Ma con ciò manifestano la fragilità e l’inconsistenza di un rapporto non pienamente appagante e in quanto tale non definitivo. Gesù percorre a ritroso la storia del popolo eletto ed affronta il Maligno sullo stesso campo di battaglia che ha visto la sconfitta di Israele. I quaranta giorni sono chiaramente da collegare ai quaranta anni dopo l’uscita dall’Egitto. Come gli Ebrei furono tentati dal Maligno così anche Gesù: stesso luogo, stesso tempo, ma un Altro uomo.
Ma qual è più propriamente la diversità di Dio fatto uomo? Una diversa potenza che se pure si abbassa alla condizione dell’uomo, mantiene intatte le sue prerogative celesti.
La vittoria è assicurata e scontata fin dall’inizio, ma non in maniera indolore. La rivelazione non manifesta soltanto la potenza di Dio, ma anche il suo amore per noi.
Gesù porta su di sé il peso del nostro peccato e la sofferenza di una lotta, fino al sacrificio estremo della propria vita.
E non mangiò nulla in quei giorni
Gesù è rimasto fedele ad un rapporto d’amore unico ed esclusivo, che non ha bisogno di nulla, se non di perseverare nella fedeltà al Padre, per essere continuamente riempito del suo spirito.
ed essendo essi terminati ebbe fame..
Fame di che cosa? La fame è lo stimolo che ci fa desiderare qualcosa in più rispetto a quello che già ci è stato dato. Di per sé non rappresenta nulla di male: ci dice semplicemente che, se vogliamo crescere, dobbiamo pur cogliere dei beni di questo mondo, per trovare in essi il nutrimento necessario. Non esiste semplicemente una vita di conservazione, in cui si consuma ciò che è già nostro indipendentemente da una scelta. Viene il momento in cui si è chiamati a diventare più grandi, e questo non avviene in noi, indipendentemente da noi, ma fa tutt’uno con il cibo di cui ci nutriamo.
Se lo stimolo della fame chiede di essere appagato, la giusta risposta è data da una volontà di crescita nell’amore che ci dona la vita, in un rapporto che vuol essere verificato e provato finchè la creatura non si identifica con il suo Creatore in maniera assoluta, fino ad acquisire la dignità di figlio di Dio.
Il momento in cui dobbiamo cogliere il cibo è di importanza decisiva: non solo non si può eludere o sostituire con altro, ma porta con sé la responsabilità di una creatura fatta libera in rapporto ai tempi ed ai modi della propria crescita.
Da fame a fame si cresce da conoscenza a conoscenza, ma soltanto se ci nutriamo del cibo che ci è offerto dal cielo.
Anche Adamo ad un certo punto della sua vita ebbe fame e voglia di crescere, ma si nutrì di un cibo sbagliato. Non si diventa come Dio disubbidendo alla sua Parola, al contrario bisogna perseverare in un ascolto più pieno e più maturo.
E’ questo lo spazio in cui si inserisce la tentazione che viene dal Maligno e si insinua la sua parola nel nostro cuore, per dirci che è possibile una crescita più facile ed immediata, che scavalca il travaglio di ogni fame e ci proietta subito nella felicità eterna.
Il digiuno dai beni di questo mondo manifesta un amore per il Signore unico ed esclusivo che è già sazio del suo Creatore. Ma non si può sfuggire ad una vocazione di crescita.
Nessuna meraviglia che anche Gesù, alla fine, dopo quaranta giorni abbia fame. Sarebbe una meraviglia il contrario. La fame è componente essenziale della vita, senza di essa non c’è volontà di cibo, ma neppure crescita. Il Salvatore ha voluto ripercorrere in tutto e per tutto il cammino dell’uomo, fino allo scontro frontale e mortale con il Maligno.
3 Gli disse allora il diavolo: Se sei figlio di Dio, di’ a questa pietra che divenga pane. 4 E gli rispose Gesù:
Il Maligno può ora dire la sua, per spingere Gesù verso una strada sbagliata. E’ ripetuta la tentazione di Adamo e di ogni figlio di Adamo.
Il diavolo chiede a Cristo di abusare della propria dignità di Figlio per scavalcare ogni cammino di crescita nell’obbedienza alla volontà del Padre.
Perché patire gli stimoli della fame, quando ogni fame può essere facilmente soddisfatta, in maniera diversa e più semplice, più pronta ed immediata, seguendo le vie dell’obbedienza a se stessi? Dove è finito il comune buon senso e dov’è la logica? Quando poi su tratta del Figlio di Dio non è sempre l’unica e medesima ragione?
E’ scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo.
Altrove, nel commento a Matteo abbiamo messo in evidenza, come Gesù in antitesi ad Adamo e per riparazione del suo peccato, non abbia dato alcun ascolto al Maligno, rendendo con ciò impossibile qualsiasi forma dialogo: in tutto e per tutto opponendo alla parola del Diavolo la Parola di Dio.
La risposta di Gesù è secca e decisa. Nessuna spiegazione e giustificazione è data al Maligno: Gesù afferma semplicemente la propria obbedienza al Padre.
Il pane materiale non è l’unico cibo di cui possiamo nutrirci e non rappresenta l’unica possibilità di crescita. In fatto di cibo il Padre nostro la sa più lunga di noi: meglio prenderlo dalle sue mani e nutrirci di ciò che è da Lui voluto ed approvato .
Non c’ sbaglio più grosso che prendere nella vita quello che si vuole, magari con la scusa che non è poi tanto e che ce l’hanno tutti. Volgi il tuo sguardo al Signore ed apri la tua bocca verso di Lui, ed Egli ti darà il vero cibo che è per la vita eterna.
5 Ed avendolo condotto in alto gli mostrò tutti i regni della terra in un istante di tempo 6 e gli disse il diavolo: A te darò tutto questo potere e la loro gloria, che a me è stata data e darò essa a chiunque voglio; 7 se tu dunque adori davanti a me, sarà tutta tua.
Fallito il primo tentativo, il Diavolo non si arrende e cerca altre strade.
Gesù ha respinto l’ offerta di una vita facile, ancorché paga del poco, che si pone però in una posizione di non ascolto rispetto alla volontà del Padre. Perché non far leva sull’ambizione e sul desiderio di una grandezza terrena? Se il poco hic ed nunc ( qui ed ora ) non per tutti diviene l’alternativa al Padre, c’è anche l’uomo che vola in alto ed aspira alle grandezze di questo mondo.
Dall’alto si abbracciano più cose e la vita offre stimoli più interessanti e più appaganti.
Meglio però non indugiare troppo su questa visione e non indagare e scrutare più di tanto: potrebbero saltar fuori delle sorprese non gradite!
Per questo è detto: in un istante di tempo . Il Satana deve sempre giocare d’astuzia e far leva sull’illusione ed impedire all’uomo di riflettere sulla vanità di ogni grandezza e sulla caducità di ogni potere mondano.
Pur di avere Gesù in proprio potere il Diavolo è disposto a cedergli tutti i regni della terra.
Strana proposta viene fatta al Figlio di Dio! Non sono suoi tutti i regni di questo mondo fino agli estremi confini? Qual è l’alternativa offerta dal Maligno a Cristo, se non quella di averli nel peccato e per il peccato, senza rispettare la libertà delle sue creature e senza pagare per esse il prezzo del riscatto?
Satana è diventato principe di questo mondo rapinando il Creatore, Cristo che è Creatore non vuole essere re, se non offrendo a noi tutti una libera elezione. Per questo ha spogliato se stesso di ogni attributo regale e divino facendosi uomo, a noi obbediente fino alla morte di croce, perché liberamente lo scegliamo come nostro Signore per la vita eterna.
8 E rispondendo Gesù gli disse: E’ scritto: Il Signore Dio tuo adorerai e a lui solo renderai culto.
Un rapporto unico ed esclusivo con il Padre, non tollera altre forme di possesso e di amore. Chi cerca e vuole le cose di questo mondo serve il Maligno e adora un altro dio. Non è possibile alcun patto ed alcun accomodamento tra il nostro amore a Dio e Colui che vuole prendere il suo posto nel nostro cuore.
9 Lo condusse poi a Gerusalemme e lo pose sul pinnacolo del tempio e gli disse: Se sei figlio di Dio, gettati giù di qui; 10 è scritto infatti: comanderà ai suoi angeli riguardo a te per proteggerti, 11 e: sulle mani ti sosterranno, perché non inciampi il tuo piede in una pietra. 12 E rispondendo gli disse Gesù: E’ stato detto: non tenterai il Signore Dio tuo.
Nella terza prova il Diavolo gioca la sua carta più alta. Se tutto quello che fa il Figlio è per amore dell’uomo in sintonia assoluta con la volontà del Padre, non è lecito insinuare qualche dubbio riguardo all’amore del cielo? Se Gesù è così sicuro del fatto suo, fino a che punto può fidarsi dell’Altro?
In questa storia dell’eterno disegno di redenzione del creato, il Figlio, in definitiva, è quello che ci rimette di più. E’ poi così sicuro che il Padre interverrà prontamente al momento opportuno con tutta la sua potenza? Se così è scritto, così non è ancora verificato.
Non è meglio chiedere un piccolo segno dal cielo e vagliare fino a che punto il Padre è in comunione col Figlio?
Ancora una volta Gesù risponde in maniera decisa con la stessa Parola: E’ stato detto: non tenterai il Signore Dio tuo.
Non è lecito mettere in discussione l’amore del Signore e voler misurare fino a quanto è disponibile verso di noi. Allorché tutto è stato detto, tutto è stato fatto.
I dubbi e le incertezze riguardo all’amore di Dio sono insinuati dal Maligno: vanno respinti subito al mittente. Ma bisogna conoscere quale potenza contro il Maligno ci venga dalla Parola rivelata.
13 Ed avendo terminato ogni prova il diavolo si allontanò da lui fino al tempo opportuno.
Satana, messo alla porta si allontana da Gesù, ma con l’intenzione di tornare al più presto, non appena si presenti il momento propizio.
14 E ritornò Gesù nella potenza dello Spirito in Galilea e la fama riguardo a lui uscì per l’intera regione circostante. 15 Ed egli insegnava nelle loro sinagoghe glorificato da tutti.
Quella stessa potenza dello Spirito che lo ha spinto nel deserto lo spinge ora a ritornare in Galilea.
Sembra che Gesù, al suo esordio, abbia trovato numerosi consensi tra coloro che si trovavano sulla via delle genti.
Possiamo vedere in questo come un segno profetico riguardo alla futura conversione dei pagani? La prova più dura per Gesù deve ancora venire ed è nel confronto con quelli della sua casa.
16 E venne a Nazaret, dove era stato allevato, ed entrò secondo la sua abitudine nel giorno di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere.
Come ogni fedele ebreo Gesù è assiduo frequentatore della sinagoga del proprio paese. E’ conosciuto dalla comunità religiosa, gode della stima di tutti ed è reputato degno di proclamare la Parola di Dio. Ma non può restare a lungo come uno dei molti colui che unico può riscattare i molti dal loro peccato.
17 E gli fu consegnato il libro del profeta Isaia ed avendo svolto il libro trovò il luogo dove era scritto: 18 Lo Spirito del Signore è su di me, per questo mi ha consacrato per annunciare la lieta notizia ai poveri, ha inviato me ad annunciare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista, a mandare in libertà gli oppressi, 19 ad annunciare l’anno accetto del Signore.
La scelta del passo è mirata: Gesù va subito al cuore della rivelazione, al suo compimento ed al suo epilogo finale. Non vive Israele nell’attesa della buona notizia: che è venuto finalmente il suo liberatore e redentore? Forse è l’ora? Cosa di meglio e di più per caricare gli animi e per attirare l’attenzione?
20 Ed avendo chiuso il libro, avendolo dato al ministro si sedette.
Il discorso è appena aperto e sembra subito chiuso. Ma soltanto per lasciare lo spazio ad un attimo di riflessione, e perché si faccia silenzio.
E gli occhi di tutti nella sinagoga guardavano fisso a lui.
Quando tutti sono attenti Gesù può cominciare a spiegare la Parola.
21 Cominciò allora a dire a loro: Oggi si è compiuta questa scrittura nei vostri orecchi.
Come inizio non è poco. Gesù ha appena cominciato a parlare e siamo già sul più bello: oggi si è adempiuta l’antica promessa.
Troppo grande per essere vero! Quando si dà una bella notizia, si è subito accolti con gioia. Tutti ascoltano volentieri ciò che fa piacere sentire.
22 E tutti gli rendevano testimonianza ed erano meravigliati per le parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: Non è questi figlio di Giuseppe?
Dopo la lode e la meraviglia però anche le persone più semplici tirano fuori il loro spirito critico.
Parole belle, indubbiamente, ma chi parla non è il figlio di Giuseppe il falegname? Quale rapporto tra lui e l’adempimento della antica promessa? Se è venuto a far luce ai nostri occhi non deve prima curare i propri?
23 E disse a loro: Certamente mi direte questo proverbio: Medico, cura te stesso.
Quel che Gesù non ode sulle bocche lo legge nei cuori. Meglio intendersi dunque subito senza falsità ed ipocrisie.
Un bravo medico delle anime non esordisce mai in maniera così eclatante. Deve prima dar prova di sé, riguardo a se stesso. Si limiti Gesù a dire quello che può dire e non tiri in ballo discorsi troppo grossi.
Quanto udimmo accaduto in Cafarnao fai anche qui nella tua patria.
Nella sua patria non gli si chiede niente di più di quanto ha detto e fatto in Cafarnao. Non cerchi Gesù di strafare e di straparlare solo perché lo richiedono la circostanza ed il luogo.
24 Disse allora: Amen dico a voi che nessun profeta è accetto nella sua patria.
Qualsiasi polemica è completamente fuori luogo. Perché Gesù dovrebbe parlare diversamente e perché gli abitanti di Nazaret pensano che altro sia stato annunciato a Cafarnao? Per l’accoglienza che ha avuto lo stesso Gesù?
“Diversità di accoglienza, diversità di annuncio, pensate voi. Diversità di accoglienza, diversità di cuori, dico io. Nessun profeta infatti è accetto nella sua patria. I lontani sono disponibili ad accogliere l’annuncio, voi che siete della mia casa, no” .
La storia si ripete allo stesso modo e anche Gesù avrebbe dovuto trarne giovamento e non lasciarsi prendere dall’impulso del proprio cuore che lo spinge innanzitutto a cercare quelli della propria casa.
25 In verità poi vi dico, molte vedove c’erano nei giorni di Elia in Israele, quando fu chiuso il cielo per tre anni e sei mesi, quando ci fu una grande carestia su tutta la terra, 26 e da nessuna di loro fu inviato Elia, se non a Sarepta di Sidone da una donna vedova: 27 e molti lebbrosi c’erano in Israele al tempo di Eliseo il profeta, e nessuno di loro fu purificato se non Naam il Siro.
Quando si è rifiutati si porta amarezza nel cuore, tanto più rimane ferito Colui che è venuto per il nostro bene.
Gesù non risparmia una nota polemica ai suoi. L’amore vero urta sempre contro la dura realtà. Meglio sarebbe stato per il Salvatore far tesoro dell’esperienza passata e non esporsi ad un rifiuto già scontato in partenza. Quel che accade oggi è già accaduto in passato: i lontani si dimostrano aperti all’opera del Signore, i vicini oppongono il loro rifiuto.
D’ora in poi Cristo non avrà più un occhio di riguardo per quelli della propria casa. Inutile contendere con chi non vuole la salvezza ed ha il cuore duro. Se l’amore è costretto a fare delle scelte, non sempre e non necessariamente cade su quelli della propria terra.
28 E coloro che ascoltavano queste cose nella sinagoga furono tutti pieni d’ira
Niente di più provocatorio per dei veri ebrei. La predilezione divina per il popolo d’Israele non si può in alcun modo toccare e mettere in discussione. L’iniziale simpatia si trasforma in odio mortale. L’unica certezza che è data ad Israele è quella di essere l’eletto del Signore. Al di fuori di questa consapevolezza non c’è titolo alcuno per essere nel novero dei figli di Dio.
29 ed essendosi alzati lo cacciarono fuori della città e lo condussero fino al ciglio del monte su cui era edificata la loro città per precipitarlo giù.
Chi “butta giù” e deprime Israele in questo modo merita una punizione esemplare. Non basta cacciarlo dalla città dei santi: bisogna farlo precipitare dalla sua altezza e non soltanto in senso spirituale.
30 Ma egli essendo passato di mezzo a loro se ne andava.
Non è ancora tempo del giudizio ultimo.
C’è chi vuole subito la resa dei conti con il Cristo e cerca lo scontro frontale. Gesù, dopo una prima “passata”, preferisce andare altrove.
31 E discese a Cafarnao, città della Galilea. Ed insegnava a loro nei sabati. 32 Ed erano meravigliati per il suo insegnamento, poiché la sua parola era con autorità.
Cacciato lontano da quelli della sua casa, Gesù può insegnare più liberamente anche in giorno di sabato. Non solo non è impedito, ma addirittura suscita meraviglia per il suo insegnamento: non la meraviglia che è scandalo ma quella che è stupore ed ammirazione per una parola detta con tanta autorità. Non c’è parola detta con autorità se non quella fondata nella potenza di Dio… ed i suoi frutti si vedono subito.
33 E nella sinagoga c’era un uomo che aveva uno spirito di demonio impuro e gridò con grande voce: 34 Ah, cosa a noi e a te, Gesù nazareno? Sei venuto a distruggerci? So chi tu sei, il santo di Dio:
Nell’assemblea degli eletti, che si riuniscono per ascoltare la parola di Dio, anche il diavolo ha le sue orecchie. In quanto alla lingua, ha tutto l’interesse a tacere e a starsene nascosto, per tramare nell’ombra. Ma allorché parla Gesù ed è da noi ascoltato, il Satana è costretto ad uscire allo scoperto e a palesarsi per quello che è, là dov’è.
gridò con grande voce, come colui che gonfia se stesso per apparire più grande, per dare alla propria parola quell’autorità di cui essa è per sua natura priva.
34 Ah, cosa a noi e a te, Gesù nazareno?
Il Satana esordisce sempre alla stessa maniera, col mettere in discussione l’amore del Figlio. La proposta di un amore da parte di Gesù nei nostri confronti nasconde una volontà subdola di inganno e di appropriazione indebita della vita che ci appartiene. Così chi è inseguito da un amore risponde sfacciatamente a chi vuol prenderlo per mano per portarlo con sé. Il seguito è illuminante.
Sei venuto a distruggerci?
Se c’è un pensiero suggerito all’uomo dal Maligno, che di frequente s’impone alla sua mente, è proprio questo. Gesù è il più grande guastafeste che la storia abbia prodotto. E’ venuto per ingannare e defraudare l’uomo e per mandarlo in rovina. Una pretesa vittoria sul male, alla fin dei conti altro non è che la nostra totale distruzione. Quale dialogo ci possa essere con un personaggio di tal fatta, ognuno ben l’intende da sé. La storia ormai è vecchia e si ripete alla stessa maniera dai tempi di Adamo. Cristo può ben tirare fuori qualsiasi trovata, ma chi è costui, lo sappiamo bene e non da ieri.
So chi tu sei, il santo di Dio:
Non l’umile confessione del proprio peccato e la festosa accoglienza del salvatore che viene dal cielo, ma la superba presunzione di un sapere che crede di poter giudicare lo stesso santo di Dio.
Chi intende una qualsiasi lode al Signore da parte del Satana, seppure estorta contro la sua volontà, intende malamente. Satana riconosce Gesù come il santo di Dio, ma col più grande disprezzo e con l’aperto invito a rifiutare la Sua parola e a dubitare del suo amore.
Un simile confronto non piace a Gesù e non gli è gradita la verità come esce dalla bocca del Maligno. Di un simile riconoscimento Cristo fa volentieri a meno. Va zittita dal cielo qualsiasi bocca che si fa strumento del Diavolo.
35 E gli comandò Gesù dicendo: Taci ed esci da lui!
Taccia la lingua ingannatrice che non dà lode all’amore di Gesù Salvatore. Esca dai nostri cuori, cacciato dal Cristo, l’antico Maligno, seduttore della nostra mente, l’angelo di luce e di verità che vede e sa prima di noi, ma solo per trascinarci nella sua eterna rovina.
E avendolo gettato a terra il demonio in mezzo uscì da lui, in nulla avendolo danneggiato.
Allorché cacciato e fatto uscire dall’uomo, il Diavolo mostra a tutti, in mezzo all’assemblea dei santi, il proprio spirito omicida. Se l’uomo, destinato al cielo, si è trovato a terra, è solo perché da un altro vi è stato gettato, in virtù di una parola ingannatrice. Ma allorché questa terra è visitata dal Figlio di Dio, al Maligno non è concesso di operare altro male: è costretto ad abbandonare la sua preda senza portare altre ferite.
36 E ci fu stupore su tutti e parlavano gli uni con gli altri dicendo: Che è questa parola che con autorità e potenza comanda agli spiriti impuri ed escono?
E’ questa l’unica parola che deve stupire: quella che caccia il Maligno dai cuori, con autorità e potenza.
37 Ed usciva la fama di lui in ogni luogo della regione circostante.
Non può rimanere nascosta l’opera del Signore, la fama di Gesù previene il suo arrivo.
38 Essendosi alzato poi dalla sinagoga entrò nella casa di Simone.
Ora la suocera di Simone era stretta da grande febbre e chiesero a lui per lei.
Da una sinagoga all’altra, finalmente viene nella casa di Simone, che è figura della nuova chiesa.
Nella sinagoga un uomo posseduto dal demonio, qui una donna vittima di una grande febbre. Non si tratta di una malattia per la morte, ma certamente quanto basta per impedire l’ascolto della Parola del Signore. Chi non è in grado di ascoltare neppure è in grado di parlare. Per questo altri chiedono a Gesù per lei.
39 Ed essendosi chinato su di lei sgridò la febbre ed essa la lasciò. Subito allora essendosi alzata serviva loro.
Allorché Gesù comanda, il Satana è costretto a lasciare l’uomo da esso posseduto, allorché sgrida, la febbre se ne va dalla suocera di Simone.
La Parola che è giudizio e condanna per il Maligno è liberazione e vita per l’uomo.
Il primo miracolo è compiuto nella chiesa dei Giudei: è la vittoria del Cristo sul Maligno antico. Il secondo è fatto nella nuova chiesa, che è quella degli Apostoli e di Pietro: sta a significare non la liberazione dal peccato, che è già avvenuta, una volta per sempre, ma la liberazione dal peccato che continuamente insidia l’uomo anche dopo la salvezza operata dal Cristo. Benché cacciato dal Cristo il Diavolo cerca continuamente di far ritorno nell’antica dimora: può ancora portare ferita e far danno, ma è prontamente allontanato da una parola, non più lontana, ma vicina al nostro cuore. Perché possiamo servire il nostro Signore, rimessi in piedi dalla sua mano potente.
40 Tramontando poi il sole tutti coloro che avevano ammalati con malattie varie condussero essi da lui.
Orario insolito e momento non certo il migliore per cercare Gesù. Ma quando veramente si crede in Cristo, l’ora non ha importanza alcuna. Importa arrivare in qualsiasi caso e condurre quelli che non sono in grado di andare da soli. Nessuno è rifiutato e nessuno è respinto, anche se l’ora è tarda ed il Signore a buon diritto potrebbe reclamare il riposo.
C’è anche chi va a Gesù al tramonto del sole, quando la vita ormai non promette più nulla ed è stoltezza credere in un domani che non ci sarà.
Egli allora a ciascuno di loro imponendo le mani li guarì.
Uno ad uno, imponendo le mani, Gesù tutti guarisce.
41 Uscivano poi anche demoni da molti urlanti e dicenti: Tu sei il figlio di Dio.
Allorché viene cacciato, il Diavolo urla ed impreca contro il Figlio di Dio. Non c’è bestemmia contro Dio, che possa sminuire e scalfire la Sua gloria. E’ pur sempre una manifesta certezza riguardo al Suo nome ed una esplicita dichiarazione che Gesù è riconosciuto come Figlio di Dio.
Di confessioni di tale genere Cristo, però, fa volentieri a meno. Non si tira in ballo le proprie certezze riguardo al Signore per inveire contro di Lui, ma solo per dare gloria al suo nome.
E comandando non permetteva ad essi di parlare, perché sapevano che egli era il Cristo.
C’è chi impreca contro Dio non sapendo e non conoscendo, c’è chi impreca con piena consapevolezza di verità. L’imprecazione che sale dalla bocca di chi sa e conosce non merita tolleranza alcuna da parte del Signore. Grave la bestemmia contro Dio creatore, ancor più grave quella contro il Figlio salvatore.
42 Fattosi poi giorno essendo uscito andò in un luogo deserto;
Come è sua consuetudine Gesù va in un luogo deserto per starsene in preghiera davanti al Padre. Non per questo riesce a sfuggire e a sottrarsi alle folle che lo cercano
e le folle lo cercavano e vennero fino a lui e lo trattenevano perché non se ne andasse da loro.
La fede che rincorre la salvezza, arriva fino a Gesù e, una volta che l’ha trovato, lo tiene ben stretto, perché non vuole perderlo.
43 Egli allora disse a loro: Anche alle altre città è necessario che io annunci la buona notizia del regno di Dio perché per questo sono stato inviato.
Se vogliamo Cristo solo per noi, Lui vuole se stesso per tutti noi. Perché ogni uomo veda la salvezza che viene dal cielo. 44 Ed annunciava alle sinagoghe della Giudea.
Nonostante l’esito infelice della predicazione in Giudea, Gesù non si arrende e ritorna ad annunciare al popolo eletto.